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1-22015 SOMMARIOL’EDITORIALEAttenzione exponenziale ............................................................................................ 5

Design for food ............................................................................ 6

ISTITUZIONI E PMIMade in Italy .................................................................................................................... 122° Rapporto di bilancio sistema previdenziale ............................................ 14

ECONOMIA E MERCATOMinibond................................................................................................................................ 16Valutare le pmi con i multipli ...................................................................................... 18L’eccesso di finanza rischia di uccidere l’economia ...................................... 22

DOVE NASCONO LE IDEEDal cacciavite al tablet .................................................................................................. 24

INNOVAZIONI & TECNOLOGIEItaliana la tecnologia per migliorare la qualità dell’aria ................................ 26Il “verde” bruciare .......................................................................................................... 28Un nuovo modo di fare impresa ............................................................................ 302014 col botto! .................................................................................................................. 34

AMBIENTE ED ENERGIALa nuova era della sostenibilità ................................................................................ 38

INNOVARE CON LA FORMAZIONEFormazione e qualità dei processi produttivi .................................................. 42Tecnico sportivo motivazionale .............................................................................. 46Scuola di alta moda sartoriale .................................................................................. 48I fondi ai tempi del jobs act ........................................................................................ 50I giovani e il futuro .......................................................................................................... 54

EVENTIEMO ........................................................................................................................................ 56SMAU Milano ...................................................................................................................... 58A Ecomondo 2015 debutta Global Water Expo .......................................... 60World Efficiency ................................................................................................................ 62

LE PMI SANNO INNOVARELa tecnologia che aiuta le imprese ........................................................................ 64Albéa packaging and more .......................................................................................... 66Da 70 anni “Made in Varese” ... e tanta voglia di fare .............................. 68Azzurri campioni del mondo! .................................................................................... 70Free Sport Labs il connubio tra sport e stampa 3d .................................... 72L’unione fa la forza e ... l’innovazione! .................................................................. 74DAL MONDO CONFAPILa regione si faccia carico della questione del credito per le Pmi ...... 76

NEWS DALLE AZIENDEUna mela al giorno .......................................................................................................... 78OML ........................................................................................................................................ 80SERVIZIO AI LETTORI ................................................................................................ 82

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L’EDITORIALE

ATTENZIONE EXPONENZIALE

le indirizzando la sua attenzione verso le tema-tiche più delicate che interessano l’umanità. In un mondo troppo pieno di contraddizioni,tra chi muore di fame e chi si ammala per un’a-limentazione scorretta, sebbene esistano tec-nologie innovative in grado di rendere fin da o-ra più sostenibili stile di vita e produzione indu-striale, servirebbero segnali forti, scelte politi-che importanti e strategie lungimiranti. Anchein questo caso occorre un cambio culturale, chepotrebbe essere un sano ritorno alle origini.

Per l’Italia il cibo è cultura e aesso sono legate eccellenze ti-picamente italiane quali design,arte e teatro che il mondo ci in-vidia. Puntando su questo lega-me è nato il progetto Design forFood ideato dall’architettoAlessia Galimberti di cui Inno-vare è media partner. Design forFood raduna le più svariate per-sonalità del mondo del Design,del Fashion, del Food e del Tea-

tro in sinergia con Enti Pubblici, Associazioni dicategoria e aziende del settore. All’interno di que-sto numero di Innovare dedichiamo ampio spazioa Design for Food proponendo anche le intervistea Fabrizio Sala Assessore alla Casa, Housing socia-le, Expo 2015 e Internazionalizzazione delle im-prese di Regione Lombardia e a Fabrizio Figini As-sessore all’Urbanistica del comune di Varedo.

Fabio Chiavieri

L’esposizione universale di Milano è inpieno svolgimento. Lasciamoci allespalle polemiche, disguidi e situazioni

poco piacevoli e pensiamo che l’Italia sarà alcentro dell’attenzione di tutto il mondo anco-ra per i prossimi quattro mesi e che quindi sarànostro dovere dare il meglio che possiamo. Soprattutto dobbiamo fare in modo che il no-stro Paese venga ricordato perché dal cuoredella sua Expo pulsi nuova linfa vitale per il pia-neta, un’energia per la vita, come recita il temadell’esposizione, che restitui-sca alla terra ciò che le è statoincautamente tolto.“Nutrire il pianeta” e non più“Derubare il pianeta” deve es-sere il motto degli anni a veni-re, un cambiamento radicale dimentalità in forte contrastocon quanto stiamo assistendoancora oggi. Distruggere e im-poverire una parte del nostropianeta per soddisfare la vora-cità di un’altra, non solo non è eticamente cor-retto, ma i danni che ne derivano sono ormaisotto i nostri occhi. Ecco, quindi, che appare chiaro il compito diExpo e ancora più limpide le grandi sfide chele si pongono di fronte, non ultima il supera-mento degli interessi di parte. L’Expo rimane certamente una grande vetrina,ma nel corso del tempo ha saputo mutare pel-

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Design for Food è un progettoideato da Alessia Galim-berti, Architetto e Dottore

di Ricerca in Progetti e Politiche Ur-bane, e da Mattia Poggi, Chef e vol-to di tanti programmi di cucina. Conla collaborazione del regista DarioCarrarini, il duo ha deciso di intra-prendere un viaggio alla ricerca del-l'anello di congiunzione tra due mon-di, quello del fashion e quello dell'ali-mentazione, il tutto in occasione del-l'evento universale EXPO 2015. Durante la manifestazione si avrà

l'occasione di dare visibilità alla tradi-zione, alla creatività e all'innovazionenel settore del Food, offrendo nume-rose opportunità anche alle aziendenel settore del Design.Tra le varie finalità del progetto,

troviamo la volontà di presentare ilterritorio brianteo attraverso la suaricchezza: quella del mobile e del de-sign; mostrare ai giovani il fascino del-l'impresa radicata nel territorio, con-siderando che la Brianza debba conti-nuare a conservare la sua immaginedi laboriosa operosità, alimentando ilprimo anello della filiera pro-duttiva: quello della risor-sa umana; proporre pro-getti per la riqualificazio-ne del tessuto urbanobrianteo, finalizzato al mi-glioramento degli spazicollettivi; ideare un percor-so espositivo delle icone del designper mostrare le eccellenze del Madein Italy durante Expo 2015, che avràcome obiettivo quello di creare unaforte interazione tra le realtà territo-riali che hanno fatto la storia della ma-nifattura italiana e che hanno contri-buito allo sviluppo del Design; mo-

strare il valore delle imprese sia nelsettore del Food che del Design, per-correndo avventure imprenditoriali;evincere il tema dell'alimentazione sa-na attraverso workshop didattici constudenti provenienti da Enti di For-mazione e Università in collaborazio-ne con Professionisti di Settore; ri-portare il concetto di Piazza Urbana,evidenziando l'importanza della piaz-za ed il ruolo che ha sempre ricoper-to nella vita urbana, mostrando la dif-ferenza delle nuove piazze nel mon-do virtuale; infine, creare incontri esocializzazione attraverso perfor-mance teatrali e musicali, facendo sìche Arte e Teatro si uniscano insie-me al Design e al Food. L'evento rappresenta inoltre

un'occasione per radunare le più sva-riate personalità nel mondo del Desi-gn, del Fashion, del Food e del Tea-tro, in sinergia con Enti Pubblici, As-sociazioni di Categoria e Aziende diSettore. Tra le collaborazioni che sisono unite per la realizzazionedel progetto è doveroso cita-

re quella con

Enaip, l'Ente di Istruzione eFormazione Professionaleche consiste in una leva stra-tegica per la crescita culturalee sociale della persona, per lo svi-luppo economico del Paese e perrispondere alle sfide della compe-tizione globale. Unendosi all'azien-

DESIGN FOR FOODUn evento nato per avvicinare

due mondi affascinanti con le intervisteagli assessori Sala e Figini

a cura diFlora Rosa

Alessia Galimberti

Mattia Poggi

Dario Carrarini

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da Riva 1920 - produttrice di mobili da genera-zioni - Enaip si è rivolto agli studenti organiz-zando un concorso il cui tema prevedeva la rea-lizzazione di uno sgabello in cedro; successiva-mente, la scuola professionale ha attuato un'ul-teriore collaborazione - tramite Design forFood - con Il Cucchiaio d'Argento, il più auto-revole libro italiano di cucina, pubblicato nel1950 dalla Rivista di Design e Architettura DO-MUS. Sono, tuttavia, da ricordare anche le col-laborazioni con l'ADI (Associazione DisegnoIndustriale), il Comune di Mariano Comense ela Fondazione La Versiera 1718; insieme, que-ste permetteranno di illustrare il Design Stra-tegico, la qualità del Made in Italy, la cultura,l'arte e la ricchezza dei territori, invitando al-l'interpretazione di un futuro economico e so-ciale. Scendendo nei dettagli, l'ADI, che riunisce

dal 1956 progettisti, imprese, ricercatori, inse-gnanti, critici e giornalisti intorno ai temi delDesign, si presenta a Expo come protagonistadello sviluppo del disegno industriale visto co-me fenomeno culturale ed economico, dedican-do il I° Premio Compasso d'Oro InternazionaleADI al tema Design for Food and Nutrition: il de-sign come strumento d'innovazione e di svilup-po sostenibile della produzione alimentare e deisistemi di distribuzione e di consumo di cibo. Il Comune di Mariano Comense ha invece con-

tribuito alla realizzazione del Progetto Territo-riale "Abitare la Città", a cura di Alessia Galim-berti. Tale progetto ha come obiettivo quello dicreare una forte interazione tra le realtà territo-riali che hanno fatto la storia del Made in Italy eche hanno contribuito a quella del Design.

Infine, grazie alla Fondazione LaVersiera 1718, ente che gestisceil patrimonio architettonico, sto-

rico, artistico e culturale del Comune di Vare-do (MB) con il patrocinio della Regione Lom-bardia, EXPO 2015, Provincia di Monza e Brian-za e dello stesso Comune di Varedo, è statopossibile indire la 1ª Edizione di ExpoArteItalia-na Mostra/Concorso curata dal Prof. VittorioSgarbi.E proprio a proposito di questi importanti e-

venti - oltre che, più in generale, sulla tematicaEXPO -, di seguito riportiamo le interviste rila-sciataci dagli assessori Fabrizio Sala, Asses-sore alla Casa, Housing sociale, Expo 2015 e In-ternazionalizzazione delle imprese di RegioneLombardia e Fabrizio Figini, Assessore Ur-banistica del Comune di Varedo.

Studenti Enaip Lombardia,Dessert ispirati al divano “La Michetta” di Meritalia

Meritalia, Divano “La Michetta” - design Gaetano Pesce

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Dr. Sala, finalmente èiniziata EXPO 2015. I da-ti che vi giungono sull’af-fluenza dei visitatori so-no in linea con le previ-sioni o superiori?

«I dati che ci giungono sonopienamente soddisfacenti. Par-lano di 15 milioni di bigliettivenduti a un mese dall’apertu-ra. Un mese prima dell’inaugu-razione erano 9 milioni, dopoil primo maggio, che ha regi-

strato numeri davvero elevati, con mezzo milionedi visitatori nel primo fine settimana, si è registratoun forte incremento sulle vendite. L’obiettivo dei20 milioni di biglietti venduti è ampiamente rag-giungibile».Oltre all’aspetto folcloristico di EXPO

sembrano particolarmente apprezzati itemi affrontati. Insomma c’è una fortesensibilizzazione al problema dello sfrut-tamento incondizionato e iniquo del no-stro pianeta. La dimostrazione è che sem-pre più nazioni vogliono aderire alla Car-ta di Milano. Qual è la sua sensazione?

«La sensazione è che il primo successo di Expo

sia proprio il tema. Attorno al tema dell’alimenta-zione sono stati riuniti 145 Paesi, il 94% della po-polazione mondiale, di cui 54 hanno costruito unproprio padiglione, mentre gli altri sono presenti informe diverse, come i cluster, che consentono an-che ai Paesi minori di esprimere il proprio poten-ziale grazie alla presenza di sponsor privati. Biso-gna innanzitutto spiegare come si è arrivati a que-sto e che cosa sia Expo. L’esposizione universalenon è infatti semplicemente una fiera, ma è forse ilpiù grande evento di dibattito politico a livello glo-bale. Un evento in cui attorno a un tema, e in que-sto caso si parla di un importante tema sociale co-me la nutrizione, ciascun Paese porta il proprio con-tributo, le proprie idee e prospettive».EXPO 2015 è anche l’occasione per

sfruttare le sinergie tra design, buon ciboe arte, certamente tre pilastri della cul-tura italiana e dell’industria italiana. Un’e-redità che rimarrà al termine di questoevento mondiale che se ben alimentatapotrebbe rappresentare la forza dell’Ita-lia per gli anni a venire, cosa ne pensa?

«Expo è un grande valore aggiunto. Per la Lom-bardia innanzitutto. E noi come Regione abbiamovoluto fare la nostra parte, investendo anche e so-prattutto sui territori lombardi, che per noi sono il

Fabrizio Sala

Barcellona - design Alessia GalimbertiFoto - Francesca Ripamonti

Barcellona, PaellaMattia Poggi - Chef

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vero sito dell’esposizione universale. Con la primafase del Bando di Attrattività territoriale per Expo2015 abbiamo erogato 3,45 milioni di Euro per lapromozione delle nostre province. Con il nuovo ban-do, che è stato approvato in Giunta lo scorso 27marzo, abbiamo erogato altri 4,75 milioni di Europer attrarre i visitatori di Expo sui territori lombar-di. Complessivamente la Giunta regionale ha stan-ziato per i territori circa 12 milioni di euro, contan-do anche le iniziative in campo artistico e cultura-le. Questo perché Expo 2015 deve essere un'op-portunità non solo per Milano e l'Italia, ma anchee soprattutto per le nostre bellezze e le nostre ec-cellenze locali, che sono tantissime. Regione Lom-bardia ha creduto e crede in questo progetto. E que-sto sarà già un primo lascito di Expo, la crescita delterritorio e dei territori, le cui eccellenze vengonopromosse nello spazio di Regione Lombardia nelsito Expo, il nostro “Pianeta Lombardia”, posto alcentro esatto del sito espositivo, tra cardo e decu-mano. Sempre in campo di attrattività territoriale,cito il Fondo di Coesione per i progetti “Expo e ter-ritori”, grazie al quale saranno sostenuti i sistemituristici della Villa Reale e del Parco di Monza equello del Monastero di Astino, con l’Orto botanicodi Bergamo. C’è poi l’opera di promozione e valo-rizzazione degli itinerari turistici, culturali, ambien-tali e paesaggistici dei parchi regionali Valle Lam-bro e Colli di Bergamo e di Franciacorta.

E arriviamo ad un altro grande lascito prospet-tico di Expo: le opportunità di internazionalizza-

zione per le nostre imprese. Che sono imprese qua-litativamente imbattibili, ma che hanno bisogno og-gi come non mai di opportunità per aprirsi a unmondo che sta cambiando profondamente. Insie-me a Promos, azienda speciale della Camera dicommercio specializzata nella consulenza alle im-prese proprio nel ramo dell’internazionalizzazio-ne d’azienda, abbiamo organizzato il World ExpoTour, con cui abbiamo fatto visita a Paesi come Sta-ti Uniti, Canada, Emirati Arabi Uniti, Israele, Cina eTurchia. Economie emergenti, che hanno capitali einteresse verso il nostro territorio e le sue imprese.Partendo dai risultati del World Expo Tour e daicontatti che abbiamo generato, stiamo organiz-zando incontri BtoB insieme a Promos proprio trele aziende lombarde che hanno necessità di inter-nazionalizzarsi e potenziali investitori internazio-nali, perché il capitale estero oggi è vitale per la te-nuta e la crescita del nostro tessuto economico. E’inutile dire che senza Expo, tutto questo non sa-rebbe stato possibile. Oggi viviamo in una situazio-ne globale di forte trasformazione e instabilità, tut-tavia all’interno del sito si vive un’atmosfera ovat-tata, che vede i Paesi confrontarsi pacificamente.Così possiamo trovare il padiglione di Israele a duepassi dal padiglione dell’Iran, il padiglione degli Sta-ti Uniti non lontano da quelli di Russia e Kuwait. AExpo c’è quella parte di mondo che vuole aprirsial dialogo sui grandi temi».A proposito di sinergie, Design For

Food è un’iniziativa che vuole radunare

Riva 1920, sgabello Expò in cedro naturale - design Bizzarro + Galimberti

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Dr. Figini, la prima edi-zione di ExpoArteItalianaMostra/Convegno, curatadal Prof. Vittorio Sgarbi, siinserisce nel più ampiocontesto dell’iniziativaDesign For Food che hacome obiettivo quello dirilanciare la Piazza Urba-na come centro di dialo-go, sperimentazione e fu-cina di nuove idee per ilbene della comunità. Non

è un po’ una sfida al mondo virtuale di In-ternet?

«Infatti lo è. Sia chiaro, non voglio essere passa-tista. Ma oggi viviamo di fatto in una realtà che haperso un po’ del suo senso umano. Ci si parla su Fa-cebook e poi magari quando ci si incontra per stra-da si cambia percorso perché non si ha voglia diperdere un po’ di tempo ad ascoltare l’altro. Vivia-mo a fianco di vicini di casa di cui non conosciamoneppure il nome. Il riscoprire la comunità è inveceun elemento chiave per ridare umanità alle nostrecittà, ai nostri quartieri. E se questo passa dalla sco-perta del bello, che è parte integrante del nostropatrimonio culturale, tanto meglio».Come è nata questa iniziativa e come

si prepara il comune di Varedo a viverequesto evento?

«È nata nell’ambito del progetto Expo Belle Artidi Regione Lombardia, curato dal professor VittorioSgarbi. Il concetto cardine del progetto era quellodi valorizzare il patrimonio artistico e culturale deiterritori nei sei mesi di Expo, per portare i turistianche stranieri a scoprire i nostri meravigliosi gioiel-li. Il fatto che Villa Bagatti Valsecchi faccia parte diquesto circuito è una cosa che ci riempie di orgo-

glio, perché ci siamo impegnati tanto per arrivarea questo risultato. Volevamo che Villa Bagatti fosseportata all’attenzione della comunità culturale ita-liana. Ci siamo riusciti».Quali saranno i temi principali della pri-

ma edizione di ExpoArteItaliana?«Un tema sarà quello di promuovere il talento

dei giovani artisti. Il talento e il genio sono del re-sto una delle caratteristiche peculiari dell’italianitàe sono il talento e il genio che possono aiutarci auscire dalla difficile situazione economica in cui citroviamo a muoverci. Pensando ancora a Expo, u-no dei temi di Padiglione Italia è proprio “la poten-za del limite”, il limite che incita a trovare soluzio-ni per superarlo, uno dei motivi frequenti della no-stra storia».Design, buon cibo e arte sono certa-

mente delle eccellenze italiane. È pensa-bile oltre che auspicabile che la sinergiatra questi tre pilastri della nostra culturapossa dare nuovo impulso alla crescita delnostro Paese?

«Torno a quanto dicevo prima. Se la nostra qua-lità principale fosse la precisione, non saremmo ita-liani. La nostra qualità principale è la genialità, lacreatività. Design, arte e gastronomia ne sono un e-sempio. È con la qualità che possiamo risollevarci evisto che in questi settori siamo eccellenti è giustopuntare su di essi».Nelle vostre intenzioni c’è quella di ren-

dere questo evento a cadenza annuale?«C’è sicuramente l’intenzione di dargli una ca-

denza fissa, che sarà biennale. Un evento così nonpoteva essere semplicemente una tantum e credosia giusto impegnarsi affinché possa proseguire neltempo»

Flora Rosa

Fabrizio Figini

Passiamo ora alle risposte date dall'assessore Figini

le più svariate personalità del mondo deldesign, del fashion, del food e del teatro,ridando, inoltre, valore al concetto diPiazza Urbana. Non per nulla alcuni even-ti legati a Design For Food si terranno nel-le piazze tra cui la più importante PiazzaCittà di Lombardia dove ha sede PalazzoLombardia. Perché a suo avviso in epocadi Internet, cerare Salotti Urbani è cosìimportante?

«È importante perché bisogna far rivivere le no-stre città, dar loro luce e colore. E bisogna farlo par-tendo da quello che noi italiani e lombardi sappia-mo fare meglio, cioè creare bellezza. Anche in cu-cina. Sul nostro territorio gli stranieri scoprono co-me, ogni venti chilometri, cambino le ricette, le tra-dizioni. È una situazione unica al mondo ed è at-traverso questa specificità che dobbiamo tornare

ad “accendere” i territori».“Abitare la città” e “ExpoArteItaliana”

saranno altri due eventi che si svolgeran-no in collaborazione con Design ForFood. La prima a Mariano Comense, la se-conda a Varedo. La qualità del made in I-taly, passa dunque per tutto il territorio enon solo per le grandi città. Il senso dellacollettività è più forte in provincia che neigrandi centri urbani? È da qui, a suo avvi-so. Che occorre ripartire per arrivare adare sostanza al grande tema del viverein modo sostenibile?

«Nei territori e nelle province c’è sicuramente unforte senso di equilibrio tra sviluppo e tradizione,tra innovazione e attività tramandate nel tempo. E’da questo equilibrio che bisogna ripartire per pen-sare un concetto di sviluppo sostenibile».

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ISTITUZIONI E PMI12

a cura diMassimo Amorosini*

La tutela del Made in Italy rappresenta perle PMI un elemento di grande importan-za. La crisi che ha investito il nostro Pae-

se ha avuto ripercussioni anche nei settori del-l’industria manifatturiera di elevato standard icui prodotti sono conosciuti e apprezzati daiconsumatori di tutto il mondo: agroalimenta-re, tessile, calzaturiero e arredo. A differenza di quelle imprese italiane di gran-

di dimensioni, che delocalizzano la propria atti-vità in Paesi con minor costo del lavoro, conti-nuando a marchiarli come “Made in Italy”, il si-stema delle piccole e medie imprese continuaad essere radicato sul territorio producendoautenticamente “Made in Italy”. La mancata tutela del vero Made in Italy può

avere della gravi ripercussioni sull’economia na-zionale ed è pertanto necessario sostenere u-na normativa che tuteli il “lavoro italiano”, quel-lo cioè geograficamente svolto in Italia, a favo-re di un’obbligatoria tracciabilità geografica deibeni di consumo. Purtroppo, a livello europeo tale auspicio in-

contra delle forti resistenze. Risale, infatti, alloscorso 4 dicembre il mancato raggiungimentodi un accordo all’interno del Consiglio Euro-peo sull’etichettatura di origine obbligatoria deiprodotti di consumo non alimentari.

Un ulteriore argomento collegato al Made inè quello relativo alla tutela dei marchi e dei bre-vetti, che risulta fondamentale per prodotti chehanno una tradizione e una visibilità conosciutain tutto il mondo, così come quello concernen-te la contraffazione. A tal riguardo, CONFAPI partecipa ai lavori

del Consiglio Nazionale Anticontraffazione,l’organismo interministeriale con funzioni di in-dirizzo e coordinamento delle iniziative intra-prese in materia di lotta alla contraffazione e,in passato, ha altresì condotto un sondaggiopresso le proprie associate per acquisire utilielementi relativi al fenomeno. In tale ambito, un’importante azione dovreb-

be essere intrapresa a livello europeo per ga-rantire controlli più efficaci su tutte le frontie-re, senza tuttavia creare ingiustificati ostacoli alcommercio internazionale, promuovendo alcontempo un programma di collaborazione tral’UE e i Paesi terzi. Sarebbe altresì auspicabile il raggiungimento

di un’armonizzazione dei vari sistemi doganalinazionali, affinché tutti rispondano agli stessistandard operativi, fissando limiti di entrata eparametri di controllo omogenei.

* Direttore Generale Confapi

MADE IN ITALYTutela e valorizzazione di un asset strategico

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I N F O R M A T I AC

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a cura diCristina Gualdoni

Lo scorso 15 aprile 2015 i presidenti di Pre-vindapi, Franco Colombo, e Fasdapi, Vitto-rio Ambrosio, sono intervenuti alla presen-

tazione del “2° Rapporto Bilancio del sistemaprevidenziale italiano”, l’unico strumento disponibile in grado di dare una visione d’insiemedel complesso sistema previdenziale del nostroPaese. Tra i presenti presso la Sala della Regina della

Camera dei Deputati: Cesare Damiano presiden-te della Commissione Lavoro della Camera, Lellodi Gioia presidente della Commissione Bicamera-le di controllo degli Enti Previdenziali e PierpaoloBaretta sottosegretario all’Economia.Tra le novità del Rapporto, l’analisi degli an-

damenti della Gestione per gli interventi assi-stenziali (GIAS) e della Gestione PrestazioniTemporanee (GPT) per le prestazioni di soste-gno al reddito, finanziate dalla produzione e dal-la fiscalità generale che sono il logico completa-mento delle analisi sulla spesa complessiva per ilwelfare previdenziale ed assistenziale; una analisidi dettaglio sulle diverse tipologie di prestazionipensionistiche e assistenziali con la loro distri-buzione geografica e un approfondimento sul si-

stema delle Casse Privatizzate.Fino al 2012 il Rapporto era redatto dal Nucleo

di Valutazione della Spesa Previdenziale (Nuvasp),istituito dalla legge n. 335/1995 (riforma Dini) eveniva trasmesso annualmente al Ministro del La-voro e tramite questo alle Camere e agli organi-smi internazionali. Per un insieme di motivi nelmaggio del 2012 il Nuvasp cessa la sua attività. Si è creato così un vuoto non coperto, se non

in modo parziale, da altre pubblicazioni. Per col-mare questo vuoto, con il contributo di soggettiprivati è stata ricostruita con un lungo e com-plesso lavoro di “data entry”, la banca dati am-pliata anche alle gestioni assistenziali e a quellerelative alle “prestazioni temporanee”; unavolta elaborate le tabelle finali è stato redattograzie al contributo volontaristico di diversi e-sperti il presente rapporto che nelle intenzionidei componenti il CTS di Itinerari Previdenziali(molti dei quali già componenti o collaboratoridel Nuvasp), viene messo a disposizione del Mi-nistro del Lavoro, delle Istituzioni e di tutti i sog-getti interessati ai temi della previdenza socialenella versione italiana ed inglese.

Il 2° RapportoSulla base dei dati dei bilanci consuntivi forniti

dagli Enti di Previdenza, sono illustrati gli anda-menti della spesa pensionistica, delle entrate con-tributive e dei saldi delle differenti Gestioni pub-bliche e privatizzate che compongono il sistemapensionistico obbligatorio del nostro Paese. Il pe-riodo di osservazione inizia dal 1989, poiché soloda tale anno si possono effettuare confronti suserie storiche omogenee. L’analisi retrospettivacopre il periodo fino al 2013, ultimo anno per ilquale sono disponibili dati completi ricavabili daibilanci disaggregati. Nel Rapporto sono descrittie valutati mediante appropriati indicatori gli an-damenti di tutti i fondi della previdenza obbliga-toria, sia quelli riguardanti le gestioni pubbliche,che dal gennaio 2012 secondo quanto previstodal decreto “Salva Italia” sono confluite nell’INPSche attualmente agisce in qualità di ente unico di

2° RAPPORTO BILANCIODEL SISTEMA PREVIDENZIALEAndamenti finanziari e demograficidelle pensioni e dell’assistenza

ISTITUZIONI E PMI14

Vittorio Ambrosio e Franco Colombo

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INNOVARE 15

gestione della previdenza pubblica, sia i fondi fa-centi capo alle gestioni private, inerenti le CasseProfessionali in base ai D.Lgs. n. 509 del 1994 en.103 del 1996. Per quanto riguarda l’Inps il 2013è il primo anno di redazione del bilancio consoli-dato tra tutte le gestioni.Ai fini della valutazione degli andamenti delle di-

verse gestioni sono prese in considerazione leprincipali variabili – numero di iscritti attivi, pen-sionati, contribuzione media, pensione media – checoncorrono a determinare i saldi, sia nei bilancicorrenti che nel medio lungo termine.L’osservazione puntuale dei risultati dei sin-

goli fondi è preceduta da un’analisi generale delledinamiche della spesa complessiva del sistemapensionistico obbligatorio nell’arco temporalesopra richiamato.In base ai risultati delle proiezioni relative al si-

stema pensionistico obbligatorio, nel Rapportovengono illustrate le tendenze e l’andamento delrapporto spesa totale/PIL successivi al 2013 e inuna prospettiva di breve e medio lungo termineanche con riferimento sia alla sostenibilità finan-ziaria sia all’adeguatezza delle prestazioni. Tra le novità del Rapporto vi sono l’analisi de-

gli andamenti della Gestione per gli interventi as-sistenziali (GIAS) e della Gestione PrestazioniTemporanee (GPT) per le prestazioni di soste-gno al reddito, finanziate dalla produzione e dallafiscalità generale che sono il logico completamen-to delle analisi sulla spesa complessiva per il welfa-re previdenziale ed assistenziale; il calcolo dei “tas-

si di sostituzione” offerti dal sistema con proie-zioni per differenti carriere e scenari economici,sulla base sia della normativa vigente sia con diffe-renti indicatori economici, proposte con metodi-ca di calcolo e rappresentazione grafica innovati-ve; una analisi di dettaglio sulle diverse tipologie diprestazioni pensionistiche e assistenziali con la lo-ro distribuzione geografica e un approfondimentosul sistema delle Casse Privatizzate. Il Rapporto ècompletato da una valutazione qualitativa e quan-titativa del welfare complementare ed integrativoe da una rassegna delle principali modifiche e no-vità legislative proposte nel biennio 2013/2014.Alla luce delle risultanze del rapporto, l’On.

Di Gioia si è detto «favorevole a rendere obbli-gatoria l’adesione ai fondi pensione» e ha aggiun-to «che il confronto politico non potrà più prescin-dere anche dalla regolamentazione e sviluppo del-le forme di sanità integrativa costruendo un vero eproprio sistema di welfare integrato».L’On. Baretta ha sottolineato che «le recenti

riforme previdenziali hanno premiato la sostenibi-lità di medio/lungo termine, tralasciando il tema del-l’effettiva adeguatezza delle prestazioni. Ora gli in-terventi da porre in essere dovranno riguardare laflessibilità in uscita dei lavoratori dal mercato dellavoro, riducendo i rigidismi per l’accesso alle pre-stazioni pensionistiche; la carriera previdenziale u-nica, completando il quadro delle ricongiunzioni edelle totalizzazioni; il welfare integrativo, al fine didare sviluppo al settore e rendere Casse e Fondipensioni i primi alleati dello sviluppo del Paese».

Per leggere il rapporto completo: http://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/eventi/eventi-2015/bilancio-sistema-previdenziale.html

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Finanziare le aziende evitando il creditobancario. Di questo si è discusso ad A-vellino nel corso del convegno dedica-

to ai minibond promosso dal presidio irpinodi Confapi presso il Circolo della Stampa loscorso 23 Aprile. Un momento di approfon-dimento dedicato agli strumenti di finanzia-mento per le imprese introdotti con il De-creto Legge 83/2012 e un'opportunità di con-fronto e di crescita per chi opera nel mondodell'impresa.Il seminario è stato introdotto dal presi-

dente della Confederazione italiana della pic-cola e media industria, dottor Ciro Ciaccio:«Il progetto Minibond si inserisce all’interno deiseminari che Confapi Avellino offre alle impreseirpine e non solo. Con questo incontro infatti vo-gliamo illustrare alle aziende lo strumento finan-ziario introdotto con il decreto legge 83 del 2012che permette di accedere a forme di liquidità al-ternative alle classiche forme utilizzate».L'incontro è stato organizzato in collabo-

razione con Meridie Advisory, società diconsulenza specializzata in attività di corpo-rate finance. A rappresentarla il presidenteGiuseppe Lettieri e la dottoressa MyriamAmato.

«Si tratta di una modalità nuova per finanzia-re le aziende intermediando il solito credito ban-cario – ha evidenziato il presidente Lettieri. –Quindi ci si rivolge ad investitori qualificati chenon sono le banche. Sono escluse dal progetto lesocietà che hanno meno di dieci dipendenti edun fatturato inferiore ai 2 milioni di euro. Per ilresto tutte le Pmi possono accedere a questo stru-mento».Durante il suo intervento il presiden-

te Lettieri non ha nascosto l’entusiasmo peraver organizzato il primo incontro proprioad Avellino. «Sono di origini campane e ho sem-pre creduto nel potenziale della mia regione d’o-rigine. Non a caso abbiamo scelto l’Irpinia comeprima provincia da cui iniziare il nostro tour nelMezzogiorno per promuovere il progetto Mini-bond. Questa è una terra dal forte potenziale. Vo-gliamo stimolarla affinchè questo potenziale pos-sa essere espresso».

«Uno strumento che nasce con il GovernoMonti e che è stato successivamente modificatoattraverso decreti attuativi – ha spiegato poiMyriam Amato –. È poco conosciuto perché ilsistema industriale italiano è molto legato allebanche. Il minibond deve essere visto come unostrumento alternativo al ricorso agli istituti di cre-dito perché permette di finanziare progetti di svi-luppo che le banche hanno difficoltà a fare. Èpossibile accedervi tramite le misure di obbliga-zioni che vengono sottoscritte da investitori isti-tuzionali appositi. Oggi sono stati creati fondi perminibond da investitori istituzionali che hannoproprio come obiettivo quello di sottoscrivere leobbligazioni emesse dalle aziende».Durante il convegno non è mancato un ap-

profondimento sugli obiettivi di Confapi A-vellino. Ad illustrarli è stato il dottor Gerar-do Schettino: «La confederazione si occupadi fornire servizi alle imprese del territorio a 360gradi. Servizi che spaziano dalla finanza agevo-lata, diretta e indiretta, all’assistenza alle impre-se, all’accompagnamento, fino all’internaziona-lizzazione, arbitrato e formazione. Grazie all’isti-tuzione di una convenzione con lo studio De Pri-sco di Nocera, ogni martedì presso la nostra se-

de è presente un esperto di fi-nanza agevolata che fornisce tut-te le informazioni alle impreseche vogliono usufruire di questifinanziamenti, soprattutto in que-sto periodo di grande crisi econo-mica. Oltre a questo sarà a bre-ve sottoscritta una convenzionecon Unioncamere Campania.Grazie allo sportello EuropeanEnterprise Network, tutte le im-prese potranno conoscere i po-tenziali buyers e compratori».

ECONOMIA E MERCATO16

MINIBONDa cura di

Confapi Giovani

Un momento del seminario

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ECONOMIA E MERCATO18

a cura diGuidalberto Gagliardi*

Quando un soggetto intende cedere unasocietà o un’azienda e la sua contropartepensa di acquistarla, uno dei primi temi

su cui si confrontano è il corrispettivo. Venditoree acquirente fanno appello alle loro capacità ne-goziali e a quelle dei loro consulenti per migliora-re la rispettiva posizione, il primo cercando di au-mentare e anticipare il proprio incasso netto, il se-condo nel tentativo di ridurre e dilazionare il pro-prio esborso.Da dove partono di solito i negoziati? Da un va-

lore determinato con il metodo dei multipli.Perché? Perché questa tecnica valutativa è sem-

plice. Anche troppo secondo i teorici della valuta-zione aziendale1. Nella pratica, quando si dispone di informazio-

ni parziali, frammentate, magari anche datate, granparte delle alternative non sono praticabili. O al-meno non lo sono quando si sta solo ragionandosu un’operazione relativa a una società non quo-tata o quando si è nelle prime fasi negoziali e sivuole formulare la prima offerta indicativa. Facen-do riferimento a un multiplo, l’offerente può age-volmente legare la propria offerta ai risultati eco-nomici e patrimoniali che emergeranno dalla duediligence, affermando, per esempio, che «la mia of-

ferta ammonta a x euro, corrispondenti a y voltel’Ebitda che avete dichiarato nel vostro bilanciodedotto l'indebitamento».Cerchiamo d’inquadrare il funzionamento di

questa metodologia valutativa.L’idea di base consiste nel moltiplicare una gran-

dezza economica (di solito i ricavi, l’EBITDA o l’E-BIT) della società che interessa per un fattore spe-cifico del settore, il multiplo appunto. Come risul-tato si ottiene il cosiddetto enterprise value cioè ilvalore economico complessivo dell’impresa, datodal capitale di rischio più il debito2. Se vogliamoconoscere il “prezzo”, cioè quanto offrire agli a-zionisti della società obiettivo, togliamo dall’enter-prise value (EV) l’indebitamento netto (NFP, net fi-nancial position) e il gioco è fatto. Aritmetica dibase: una moltiplicazione e una sottrazione. Unmetodo talmente rapido che talvolta non richiedenemmeno una calcolatrice. I bei sogni però tendono a durare poco. Il pro-

blema di questo metodo, in effetti, non è a livellomatematico, quanto nella fissazione del moltiplica-tore di riferimento. I multipli, infatti, mostranoun’ampia dispersione intorno alla media e varianonel tempo, oltre che per settore. La tavola 13 illu-stra i multipli emersi da numerose acquisizioni so-

VALUTARE LE PICCOLEE MEDIE IMPRESE CON I MULTIPLI

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cietarie realizzate tra il 2010 e l’aprile 2015 nel ma-cro-settore manifatturiero (la dimensione dei cer-chi rappresenta l’ammontare del deal).Come si può notare, la dispersione dei multipli

è ampia, tanto con riferimento al rapporto tra en-terprise value e fatturato (asse delle ordinate),quanto per quanto attiene al multiplo dell’EBITDA(in ascissa). Questa disseminazione, già riscontra-bile a livello di unico settore, diventa statistica-mente ingestibile se si confrontano transazioni av-venute in epoche differenti, per quote di proprietàdisomogenee, oppure aventi per oggetto impresedi settore diverso, di dimensione differente o, an-cora, appartenenti a economie più o meno matu-re. La tavola 24, per esempio, confronta la dinami-ca del rapporto EV/EBITDA riscontrata nel perio-do 2005/2015 nelle economie emergenti, piutto-sto che mature. Chiaramente differenti i valori ele tendenze, per quanto i dati sui mercati consoli-dati risultino prevedibilmente meno oscillanti ri-spetto a quelli dei cosiddetti BRIC.La notevole variabilità dei multipli è indice che:

■ non sempre le definizioni delle grandezze con-tabili sono omogenee nel campione statistico5;

■ raramente gli istituti di ricerca e le agenzied’informazione che propongono i multipli co-noscono i “numeri” reali dell’operazione6;

■ il “prezzo” di ciascuna operazione dipende dafattori peculiari come, per esempio, la compa-tibilità tra impresa acquirente e acquisita, il mo-mento in cui la transazione è conclusa, la qua-lità dei negoziatori delle due parti, il modo incui il progetto è gestito.In altri termini, è ben difficile che un multiplo

possa spiegare da solo il valore di un’azienda. D’al-tra parte, per la facilità di applicazione, il diffusoimpiego nella pratica dell’M&A li rende un sistema“auto-referenziante”: a forza di usare il multiploper effettuare l’offerta preliminare, nell’arco di po-chi mesi i valori delle operazioni tra aziende similiper settore, Paese e dimensioni tendono ad avvi-cinarsi a quelli risultanti dal multiplo. Miracoli del-

la statistica e dell’effetto annuncio. Questo meto-do inoltre presenta un altro pregio oltre all’agilitàapplicativa: le tendenze dei multipli sono abitual-mente corrette7 e il loro studio può quindi essereimpiegato per stimare l’andamento prossimo del-l’attività di M&A in termini di volumi, valori e di at-trattività di un determinato comparto dell’econo-mia. Se torniamo alla tavola 2, per esempio, notia-mo che nell’ultimo biennio i multipli stanno risa-lendo dopo il tracollo del 2010 (figlio della crisi

INNOVARE 19

Tav. 1: alcuni multipli per il settore dei beni industriali

Tav. 2: la dinamica di un multiplo nel tempo

1 Autorevoli autori sostengono che la metodologia in parola lasci al valutatore troppa autonomia nel “manovra-re” il valore dell’impresa oggetto di analisi, ovvero nel giustificare prezzi pre-confezionati; si veda L.Guatri e M.Bini,Valutazione d’impresa con più rigore, Il Sole 24 Ore, 19/10/2002.

2 Secondo questo approccio, l’acquirente che paga l’Enterprise Value deve ricevere, senza alcuna variazione nelcorrispettivo dovuto, tutti i beni, mobili e immobili, e i diritti, avviamento compreso, che l’azienda ha normalmentegestito per generare una certa redditività.

3 Analisi di distribuzione statistica svolta a partire dai dati di Mergermarket. Si veda C.Bieri, An interactive toolto track M&A transaction multiples, LinkedIn, May 20, 2015.

4 Mediana dei multipli sull’EBITDA pagati per acquisizioni totalitarie di società private, fonte MergerMarket.5 L’EBITDA basato su bilanci con principi contabili americani, per esempio, è molto diverso rispetto al MOL co-

struito sul bilancio di una PMI italiana. E poi l’EBITDA può essere misurato con riferimento all’ultimo esercizio dibilancio, agli ultimi 12 mesi (TTM, Trailing Twelve Months) o ai prossimi 12 (NTM, Next Twelve Months). Per un ap-profondimento si veda G.Gagliardi, Come ottenere il prezzo che volete, L’Ammonitore, luglio/agosto 2013, pag.12.

6 Non sempre il dato impiegato in una transazione è riportato nel relativo contratto e di rado i termini di que-st’ultimo sono diffusi al pubblico per chiare ragioni di riservatezza. In pratica gli unici multipli affidabili sono quellicalcolati per le società quotate, se non che essi tendono a riferirsi ad azioni che rappresentano la minoranza del ca-pitale e ad aziende ben diverse dalle PMI.

7 Così i multipli nei Paesi emergenti, a parità di settore, tendono a essere più elevati rispetto a quelli delle eco-nomie mature; oppure quelli in settori ritenuti a maggiore tasso di crescita, come l’ICT, sono superiori rispetto aquelli di settori tradizionali, come il retail.

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della finanza globale) e che le impre-se nelle economie emergenti risul-tano sempre più appetite.Data quindi l’importanza assunta

dalla tecnica in questione nell’espe-rienza pratica, per una disamina del-le accortezze da applicare nell’appli-cazione dei multipli, nonché di comequesti ultimi (e le grandezze conta-bili sottostanti) entrino in gioco neidiversi momenti contrattuali delle fa-si di M&A (offerta non impegnativa,LOI, SPA…) rimandiamo a un recen-te articolo8 e a un approfondito ma-nuale sulla due diligence9.Da ultimo, si ricorda che la dot-

trina prevalente in tema di valutazio-ne sostiene che il valore attribuibilea ogni impresa è generale, razionale,dimostrabile e stabile. In altre paro-le, il valore teorico di un’azienda sa-rebbe unico. La crescente consuetu-dine alle operazioni straordinarie,

l’ampia disponibilità d’informazioni su di esse, lo sviluppo di metodologie eprassi comuni dovrebbero agevolare la convergenza verso l’ideale valo-re oggettivo: nonostante ciò l’esperienza quotidiana è costellata di

situazioni in cui diversi operatori valutano in manieraanche sostanzialmente difforme la medesima azienda. La

ragione è semplice: l’oggettività del processo va-lutativo è una chimera, in quanto la scelta e l’ap-plicazione degli strumenti forniti dalla teoria va-lutativa presuppone e richiede ipotesi, giu-dizi, intuizioni e contesti che, nei fatti, sonosovente di natura soggettiva. Il corrispet-tivo di una compravendita societaria, i-noltre, è sempre un compromesso ri-sultante dalla combinazione di un am-pio ventaglio di elementi (si veda la ta-vola 3).Ne consegue che nelle operazioni

straordinarie (siano esse acquisizioni,cessioni o fusioni societarie) risulta es-senziale gestire e strutturare un pro-

cesso efficace affinché il prezzo (paga-to, incassato o mutualmente scambia-to) sia corretto rispetto al valore chel’affare in sé genera per le parti coin-volte.

Guidalberto Gagliardi * Equity Factory S.A.www.equityfactory.ch

ECONOMIA E MERCATO20

8 AA.VV., Acquisizioni societarie: pricing, earnout ealtre previsioni contrattuali relative al corrispettivo, Ammi-

nistrazione & Finanza, 5/2014.9 Per dettagli sulle possibili normalizzazioni si veda AA.VV.,

Il manuale della due diligence, Il Sole 24 Ore, 2004, da pag. 105.10 Tra la vasta bibliografia disponibile si suggerisce di scari-

care gratuitamente dal sito www.borsaitalia.com la Guida allavalutazione realizzata nel 2004 da Borsa Italiana con il contri-buto di studiosi, consulenti e banchieri d’affari.

Tav. 3: fattori che possono entrare in gioco nella determinazione del prezzo nell’M&A

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Tra le poche certezze che l’attuale situazio-ne evidenzia, non può che esserci il richia-mo all’affermazione paradossale di Leibniz

sul fatto che non “viviamo nel migliore dei Mondipossibili”.La conferma di ciò viene evidenziata nel rappor-

to esistente tra due cifre, nelle quali si certificano ipiù grandi rischi che minacciano la convivenza civi-le e lo sviluppo del Mondo intero.Il primo numero al quale far riferimento è quel-

lo che quantifica in circa 54 mila miliardi di euro ilProdotto interno lordo dell’intero Pianeta, ovve-ro la sommatoria di beni e servizi che è stata pro-dotta nel corso del 2013.Il secondo è 766 mila miliardi di euro e certifica

l’ammontare delle attività finanziarie globali a fine2013 (a titolo di riferimento si sottolinea che il pur“gigantesco” debito pubblico italiano è quantifica-to in circa 2150 miliardi di euro!).Come è facile intuire la montagna della finanza

di carta, umilia il topolino della ricchezza reale, su-perandolo di oltre 13 volte e con una velocità diaccrescimento che negli ultimi dieci anni è statasuperiore a quella del PIL di tre volte.Un primo elemento di preoccupata riflessione

su questa montagna di rischi elevati è legata nonsolo alla sua dimensione, ma alla sua dinamica che,con accelerazione crescente, stacca sempre più ivalori concreti e misurabili del PIL, per avventu-rarsi nel Mondo fideistico della “credulità”che pa-

re essere una caratteristica comune a tutti gli es-seri umani, che preferiscono credere a narrazioniinverosimili, piuttosto che conoscere e capire. Un secondo dubbio che dovrebbe assillarci è la

composizione di questa presunta ricchezza, infattisolo 200 mila miliardi di euro rappresentano la finan-za primaria; ovvero azioni, obbligazioni e attivi ban-cari; tutto il rimanente, circa 560 mila miliardi di eu-ro, è formato da prodotti derivati che sono scam-biati al di fuori dei mercati regolamentati e solo inminima parte fa riferimento all’economia reale.La parte preponderante si sostanzia in rischio-

sissime “scommesse” sulle valute, sui prezzi dellematerie prime, sui tassi di cambio e d’interesse,sulla crescita o il default di grandi aziende o addi-rittura di singoli Stati.È evidente che questa situazione è difficilmente

sostenibile e anche se è vero che la finanza non ènemica dell’economia reale, anzi ne è un indispen-sabile supporto, anche con le conseguenti innova-zioni che introduce, non può evidenziarsi come ilsuo concorrente più agguerrito. Infatti negli ultimianni la “finanza creativa” è diventata, nella competi-zione per l’attrazione delle risorse, il principale con-corrente dell’economia reale, fondata su prodottie servizi, e ha scardinato processi e politiche indu-striali, introducendo instabilità e precarietà e gio-vandosi della velocità con la quale ha amplificato iltrasferimento dei capitali da attività produttive a fi-nanziarie, ha sottratto risorse alla crescita e all’oc-

L’ECCESSO DI FINANZA RISCHIA DI UCCIDERE

L’ECONOMIA

ECONOMIA E MERCATO2222

a cura di Luigi Pastore

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cupazione. Il tutto accresciuto dal fatto che, moltospesso, la “finanza di carta”, vive di sua autonomaautoreferenziabilità, non è sottoposta a regole econtrolli e finisce con l’accaparrarsi le risorse chepoi non trasferisce all’economia reale, ma incanalaverso i patrimoni personali di pochi privilegiati (iricchi che con la crisi, diventano ancora più ricchi).I rischi sono elevatissimi e i guadagni sono co-

lossali, con l’aggravante che le potenziali perdite,molto spesso, sono poi a carico della collettività;pertanto, tutto ciò, la rende particolarmente at-traente per la gigantesca massa di capitali in cercadi rapide opportunità.Sono queste le ragioni per cui il Fondo Mone-

tario Internazionale nel suo rapporto “Global Fi-nancial Stability Report”, evidenzia, come primofattore di instabilità, lo sbilanciamento tra gli inve-stimenti finanziari e quelli nell’economia reale e in-dividua nella definizione di nuovi equilibri, la solu-zione per abbattere i rischi, ridurre le disuguaglian-ze ed assicurare crescita e occupazione durevoli.È evidente che il Fondo Monetario non avreb-

be nessun obbligo di evidenziare questa dicotomiase la finanza fosse effettivamente a supporto del-l’economia reale e ci fosse una corrispondenza biu-nivoca tra investimento, rischio finanziario ed e-quivalente investimento economico.Questo purtroppo non avviene e anzi si è ge-

nerato un ulteriore problema, legato all’efficaciadelle politiche monetarie della Banche Centrali.Infatti le politiche monetarie espansive da loro

adottate, con l’intento di contrastare gli effetti del-la caduta degli investimenti e della domanda nei

principali Paesi, conseguenza della crisi finanziariae della perdita di occupati nei settori industriali,hanno avuto scarsa efficacia.In effetti i miliardi immessi nel sistema non so-

no serviti a finanziare gli investimenti alle impreseo i consumi delle famiglie, ma, invece, le operazio-ni finanziarie più spericolate che, è risaputo, nongenerano occupazione, non aumentano il PIL eneppure accrescono il gettito fiscale.La conseguenza è la paradossale situazione che

le politiche monetarie delle Banche Centrali, perraggiungere i loro scopi di accrescimento di reddi-to per famiglie ed imprese, debbono ricorrere astrumenti non convenzionali ed innovativi, così co-me ha fatto la finanza creativa per aggirare le re-gole e i limiti posti dalle stesse. La conseguenza finale però, non potrà che es-

sere quella che, pur in presenza di innovazioni, ri-conosca che da sola la politica monetaria non puòessere sufficiente.Si dovrà giocare su due fronti: da un lato le im-

prese dovranno trovare il modo di essere più at-trattive per la finanza, grazie ad innovazioni di pro-cesso, prodotto e mercato, in grado di produrre ri-torni profittevoli e continuativi e gli Stati, da parteloro, dovranno essere in grado di far pagare le tas-se anche a chi fa quattrini con la finanza creativa.Perché se capitale e lavoro pagano tasse eleva-

te e la rendita le paga ridotte, non potranno esser-ci riforme ed innovazioni in grado di riequilibrareil sistema e finiremo tutti più poveri, tranne, ov-viamente, i pochi fortunati speculatori, grazie aisoldi creati dalla “vendita delle indulgenze”.

INNOVARE 23

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Quali sono gli strumenti da adottare affin-ché i governi e il sistema delle imprese fa-voriscano la ripresa dell'industria? Due

sono le tesi: da un lato, il rilancio di un’azionepubblica all’altezza delle sfide della globalizzazio-ne, in grado di accrescere la dimensione delleimprese e di favorirne internazionalizzazione einnovazione; dall'altro, una politica industrialeplurale in cui lo Stato diminuisca le tasse e passil’iniziativa a banche, fondi di investimento e mul-tinazionali. Ed è così che nasce il libro "Cacciavite, robot

e tablet", scritto da Gianfranco Viesti (docen-te di Economia internazionale all’Università di

Bari) e Dario Di Vico (editorialista e inviato delCorriere della Sera), sostenitori - rispettivamen-te - della prima e della seconda tesi. Durante l'e-vento svoltosi lo scorso 6 febbraio al Faberlab diTradate (VA) e dedicato alla presentazione deltesto, lo stesso Di Vico è stato chiamato a con-frontarsi con due giovani imprenditori della pro-vincia di Varese, Simone Maccagnan della Gimacdi Castronno e Alessio Travetti della Travetti S.r.l.di Arcisate.A introdurre la serata è stato il presidente di

Confartigianato Varese Davide Galli, il quale haspiegato che i modi nuovi di fare impresa sonoquelli che sanno unire i saperi e le esperienze del

DAL CACCIAVITE AL TABLET

DOVE NASCONO LE IDEE24

Alla ricerca del metodo per far ripartirele imprese

a cura di Flora Rosa

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passato con l’utilizzo delle tecnologie più mo-derne: «La sfida è proprio questa - ha affermato -le tipologie tradizionali di lavoro devono sapersi inte-grare con le nuove tecnologie. Ma è tutt’altro che u-na sfida impossibile. Non è forse nel Dna degli arti-giani la capacità di innovare, sperimentare, ingegnar-si per risolvere sempre nuovi problemi? Sembra stra-no ritrovarsi a parlare di piccole imprese che sfidanola globalizzazione, ma è qualcosa che non ci devespaventare, perché gli artigiani si sono sempre misu-rati con l’innovazione e la sperimentazione».La parola è passata poi a Maccagnan che ha di-

mostrato come pensare in piccolo conduca arealizzare grandi cose portando come esempiola Gimac, che - nata negli anni '80 - produce com-ponenti plastici per le nanotecnologie e il bio-medicale, e oggi è arrivata ad esportare in tuttoil mondo nonostante conti meno di 25 dipen-denti.

«Le nostre regole fondamentali sono tre - ha spie-gato a proposito del segreto del successo otte-nuto - la lealtà nei confronti di tutti, l'innovazione,quindi la volontà di continuare a creare qualcosa dinuovo cercando dove ci sono necessità inespresse, ela terza è viaggiare, il desiderio di andare dall'altraparte del mondo dove si trovano le esigenze».Altra piccola azienda presente in occasione

della presentazione del libro e dimostrazionelampante di una «staffetta generazionale riuscita»- come ha osservato Di Vico -, è la Travetti S.r.l.,che - nata in una cantina nel 1956 - esporta aHong Kong e Dubai, ed è oggi leader nella com-ponentistica per articoli da viaggio: dalle mani-glie delle valigie alle rotelle dei trolley. In rispo-sta alla domanda sull'approccio adottato per di-ventare partner di multinazionali, Alessio Tra-vetti ha risposto: «Nel nostro caso, è stata la dedi-zione al cento per cento al lavoro in cui crediamo eche amiamo a portarci ad essere conosciuti. Noi sia-mo in una nicchia, però questa conoscenza tramite

passaparola ci ha permesso di essere contattati dafamosi brand del lusso. È questo che ci ha portatoad un cambiamento e ad una crescita».Dopo il racconto delle esperienze dei due gio-

vani imprenditori, Di Vico ha ripreso la parolaper lanciare un messaggio di fiducia: «La speran-za è che le nuove start up stiano generando ancheun nuovo ciclo di imprenditoria - ha commentato -Gli operai del passato sono stati bravi ad affrontarela discontinuità elettronica. Meno semplice, ancheper questioni generazionali, sarà per quelli di oggimisurarsi con la discontinuità prodotta dall’avventodel digitale».Ciò che dunque sembra decretare, oggi, il suc-

cesso delle imprese favorevoli al cambiamento èla volontà di essere non solo creativi, ma anchecoraggiosi e dotati di buonsenso, perché comeaffermano Viesti e Di Vico, «in Italia si grida e silanciano slogan, invece sarebbe meglio ragionare perfare crescere le imprese, mettere più laureati nelleaziende, puntare sull’innovazione e andare di più al-l’estero. Insomma, il mondo è vario e i capitalismi so-no tutti diversi: l’Italia deve assomigliare a se stessa,ma meglio».

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Siamo tutti consapevoli dei pericoli derivantidal cambiamento climatico. Il riscaldamentoglobale e le emissioni di carbone sono argo-

menti molto discussi nel mondo Occidentale, men-tre nelle economie in via di sviluppo si affrontanotemi come l’incidenza sull’inquinamento dello zolfoe del carbone. Meno diffusi sono invece le infor-mazioni sui danni provocati da un’altra minaccia al-l’ambiente, gli ossidi di azoto, che rappresentanoun killer silenzioso e pervasivo, i cui effetti e dannisulla nostra società e sulla vita quotidiana sono an-che maggiori del riscaldamento globale.Gli ossidi di azoto sono prodotti dalla reazione

di gas di ossigeno e azoto nell’aria durante la com-bustione, soprattutto ad alte temperature. Le dueprincipali fonti di emissione sono i veicoli per il tra-sporto e le fonti di combustione fisse come le u-tenze elettriche e le caldaie industriali, ma gli ossi-di di azoto possono essere ampiamente diffusi an-che all'interno delle abitazioni, dovuti alla cottura,al riscaldamento, al fumo ed alle infiltrazioni. Non esiste una soluzione facile al problema: in-

fatti, visto il numero crescente di automobili e ca-mion a livello globale, e la crescita della domandadi energia per sostenere la popolazione mondiale

in continua crescita, il problema ri-schia di intensificarsi.

Un altro ele-mento di rischioper la salute èdato dall’insor-gere di batterimutanti resi-stenti agli anti-biotici. Il lorosviluppo è ungrave pericolo, inquanto le malattieche generano nonpossono essere cu-rate in modo tradi-zionale con l’assun-

zione di antibiotici equesto può portare a vere e proprie epidemie.

Fortunatamente, sono state recentemente svi-luppate tecnologie che, utilizzando la luce del sole,permettono di ridurre notevolmente la presenzanell’aria degli ossidi di azoto e di eliminare la pre-senza di batteri nocivi.Una di queste si può applicare come una sem-

plice pittura su ogni superficie, trasformando unaparete in un depuratore naturale dell’aria che siattiva con la luce. Si chiama Airlite ed è una pitturache scompone gli agenti inquinanti facendoli diven-tare molecole di sale e che permette di eliminarebatteri e cattivi odori, semplicemente se sottopo-sta all’azione di una fonte luminosa, come la lucedel sole o di una lampadina. In realtà questo prodotto non è una semplice

pittura, bensì una delle possibili applicazioni com-merciali delle tecnologie che Massimo Bernardonistudia da oltre dieci anni.

«Airlite – spiega Bernardoni, inventore della tec-nologia – si applica come una normale pittura. Ma inrealtà è una straordinaria tecnologia che, utilizzandola luce, riduce gli inquinanti nell’aria, elimina gli odori,previene le muffe e distrugge gli agenti patogeni dan-nosi. Permette in pratica di trasformare qualsiasi pare-te in un depuratore d'aria naturale, che usa solo l’e-nergia della luce. Nessun rumore, nessun consumo dielettricità, nessuna manutenzione, nessun effetto col-laterale, e una efficacia che dura nel tempo».Secondo gli esperti del settore Airlite ha le po-

tenzialità per diventare una "killer application". In-fatti si pone come uno strumento semplice ed ef-ficace per ridurre la presenza di inquinanti dall'ariae per rendere perfettamente antibatteriche le su-perfici sulle quali è applicata.Quello dell’inquinamento è un problema che sta

assumendo contorni sempre maggiori. Secondol’OMS più del 15% delle malattie croniche sonocausate dalla cattiva qualità dell’aria, che provocaoltre 3,5 milioni di decessi all'anno.

«Ogni giorno – afferma la professoressa MariaLaura, Santarelli del dipartimento di Ingegneria Chi-mica Materiali Ambiente dell'Università La Sapien-za di Roma – siamo esposti a inquinanti dannosi, qua-li gas di scarico, rifiuti industriali, ed altri materiali tos-

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE2626

a cura di Matteo Lorenzi

È ITALIANA UNA TECNOLOGIA PER MIGLIORARE

LA QUALITÀ DELL’ARIA

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INNOVARE 27

sici. Ogni giorno usiamo antibiotici che possono provo-care la formazione di nuovi virus più forti e resistentiper il nostro sistema immunitario. Ogni giorno la no-stra salute è più a rischio semplicemente respirandoaria cattiva». «Questa tecnologia – conclude la Prof.Santarelli – si presenta come una delle migliori solu-zioni a questi problemi: abbatte le sostanze dannosepresenti nell’aria (oltre il 90%), combatte e riduce dra-sticamente virus, batteri e spore, elimina i cattivi odoricome quelli di cibo e sigarette, rendendo più puliti esalutari sia gli ambienti domestici che lavorativi. Inol-tre, impedisce allo sporco di depositarsi sulle pareti,rendendo l’aria più salubre e confortevole».Utilizzare la tecnologia Airlite è molto sempli-

ce: è sufficiente dipingere, come se si trattasse diuna normale pittura, le superfici interessate, e ga-rantire una illuminazione costante. Questa tecnologia permette di ridurre i cattivi

odori in bar, fast food, ristoranti, rendendo piùpiacevole l'atmosfera di questi luoghi. I cattivi o-dori sono generati da materie organiche presentinell’aria o che aderiscono alle superfici. In pratica,assicura che queste particelle vengano neutraliz-zate, rendendo l’aria più pulita. Oltre all’attivitàsull’aria, Airlite ha una grande efficacia anche sul-la superficie, dove uccide e decompone le celluledei batteri evitando la formazione di muffe. Grazie a queste proprietà il suo impiego è consi-

gliato dal Ministero dell’Ambiente per l’utilizzo negliedifici scolastici in quanto riduce la circolazione deibatteri: elimina, tra gli altri, batteri come l’Escheri-chia Coli, lo Staphylococcus Aureus, la KlebsiellaPneumoniae, tutti responsabili di gravi malattie.Calcoli scientifici hanno mostrato come l'effet-

to della tecnologia Airlite sia molto efficace anchein ambiente esterno. È stato misurato che un me-tro quadrato dipinto con la tecnologia fotocataliti-ca, ha un potere di assorbimento degli inquinantipari a quello di un albero di alto fusto. La tecnologia Airlite permette, inoltre, di ridur-

re il consumo di energia grazie alla capacità di ri-flettere notevolmente la luce. Grazie ai valori di riflettanza termica (0,86) e

solare (88,8%), e al valore dell'indice di riflettanza(112, tra i più alti della categoria) le pitture Airliteper esterni sono uno degli strumenti più efficaciper ridurre il consumo energetico necessario peril raffreddamento degli ambienti interni. Inoltre, seutilizzate per tunnel, gallerie, parcheggi e per tuttele applicazioni in ambiente illuminato con luce ar-tificiale, permettono, a parità di illuminazione, diinstallare una potenza elettrica inferiore. Il prodot-to, che è già commercializzato in tutto il mondo, èdisponibile anche in Italia, sotto forma di pittura i-norganica ad acqua sia per interni che per esterni. Siapplica con un normale pennello, rullo o spruzzato-re ad acqua e presenta anche il vantaggio di non con-tenere i composti organici volatili, come la formal-deide, che possono provocare gravi irritazioni.

Test che mostrano l'efficacia della tecnologia in ambiente indoorsia in assenza che in presenza della tecnologia Airlite

Senza Airlite Con Airlite RiduzioneNOx (μg/m3) 24,9 12,7 49%SOx (μg/m3) 68,8 4,16 94%C. Batterica (CFU/m3) 20,93 11,89 43%Muffe (CFU/m3) 1,67 0,44 74%PM 2.5 (μg/m3) 177 92 53%

Test di anti battericità in superficie

Tempo 0 Tempo Tempo Riduzione+24h +24h

Senza Airlite Con AirliteE.Coli 1.1 x 10E6 1.8 x 10E7 <10 99.99%P. Aeuriginosa 2.2 x 10E5 2.6 x 10E6 3.3 x 10E2 99.85%S. Aureus 4.4 x 10E5 9.9 x 10E5 <10 99.99%

Equivalenza tra superficie alberata e superficie dipinta con Airlite

Alberi Superficie con AirliteSuperficie 30.000 mq 30.000 mqAssorbimento (1 anno) 670 kg 755 kg

Capacità di riflessione della luce solare; le pitture normali hanno un SRI di circa 50

Solar Reflectance Index (SRI) 112Solar Reflectance 88,8%Thermal Reflectance 0,86

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Negli ultimi anni, molte aziende manifattu-riere hanno iniziato ad adottare strategieatte a perseguire la sostenibilità dei pro-

pri prodotti e processi, sia in risposta a specificherichieste della propria clientela (business o consu-mer), sia, meno virtuosamente, lasciandosi tra-sportare dall’ultima onda generata dagli esperti dimarketing. Prescindendo dall’etica dell’innesco,questi early adopters necessitano di esempi praticie strumenti da imitare ed adottare per diventaresostenibili o, meglio, più sostenibili (di prima o deiconcorrenti). Secondo la letteratura, uno dei mag-giori problemi connessi con modelli di business o-rientati alla sostenibilità deriva dalla necessità diperseguire simultaneamente il beneficio di sogget-ti privati (aziende e loro clienti) e del pubblico (so-cietà nella sua interezza ed ambiente). Finché be-nefici pubblici non risultano in vantaggi privatiquantificabili, prodotti e sistemi produttivi più so-stenibili possono essere svantaggiati in un conte-sto altamente competitivo. È verosimile che alcuniproduttori ed acquirenti accolgano questa logica,a patto, però, che abbiano esatta percezione diquale e quanto sia il beneficio generato dal loro sa-crificio, sì da poter discernere e selezionare le al-ternative che ritengano più feconde secondo i pro-

pri parametri di giudizio. Da qui nasce un fonda-mentale prerequisito per l'attuazione di strategiedi sostenibilità: la disponibilità di metriche rico-noscibili, riconosciute e, soprattutto, utilizzabilinell’incedere quotidiano. In letteratura e anche,recentemente, in ambito commerciale (ad es. Ga-Bi LCA software di PE International, SimaPro L-CA di Pré Consultants, Umberto NXT LCA di i-fu Hamburg) sono disponibili set di indicatori erelative formule, nonché raccomandazioni e pro-cedure per il loro utilizzo, anche se spesso sonodedicati ad uno solo dei tre ambiti della sosteni-bilità (ambientale, sociale ed economico) e hannolimitato carattere operativo o, quantomeno, ne-cessitano di un’elevata alfabetizzazione degli uti-lizzatori più sullo strumento di misura che sull’og-getto misurato.Da alcuni anni, presso l’Istituto sistemi e tecno-

logie per la produzione sostenibile della SUPSI,stiamo sviluppando metodologie e, soprattutto,strumenti che consentano una rapida ed af-fidabile misura della sostenibilità di prodot-ti e processi produttivi. Recentemente abbia-mo rilasciato una versione beta di un software chepersegue tale scopo focalizzandosi, in particolare,sulle fasi di progettazione di nuove soluzioni: l’in-tento è di misurare la sostenibilità di alternativetecnologiche od organizzative così da individuarela più promettente, prima ancora di realizzarla.Una mini-fabbrica sita a Gordola, in Ticino, de-

dita alla lavorazione a km zero della lana locale èuno dei casi più interessanti sui quali stiamo te-stando lo strumento. La realtà analizzata è fruttodi una serie di progetti di ricerca ed innovazioneportati avanti dal nostro dipartimento di concertocon una locale associazione territoriale, la Pro Ver-zasca, aventi come obiettivo la messa a punto diapprocci organizzativi e tecnologie che consentis-sero una valorizzazione sostenibile della lana rac-colta dalle greggi ticinesi. Tale materia prima, sinoal 2008, veniva tradizionalmente trattata comesemplice rifiuto: tosata da bestiame destinato pre-valentemente alla produzione di carne e latte, lalana veniva inviata ad un inceneritore per essere,diciamo, termovalorizzata (caso 0). Poiché gliartigiani locali dediti alla produzione di manufattiin lana utilizzavano materia prima di importazione,proveniente addirittura dalla Nuova Zelanda, la

IL “VERDE” BRUCIARE

a cura di Marzio Sorlini, Silvia Menato, Paolo Pedrazzoli*

È più sostenibile incenerire 1 kg di lana o trasformarlo in un abito?

Figura 1 - Luoghi e percorsi nei tre casi analizzati

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE2828

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Pro Verzasca decise di farsi carico della raccolta edel lavaggio, presso la più vicina pettinatura indu-striale (sita in provincia di Biella, a circa 180 km didistanza), della lana della valle (caso 1). Dal 2014,con l’obiettivo di garantire la creazione di una fi-liera esclusivamente locale, sono state introdottenuove tecnologie per poter trattare (in particola-re: lavare ed asciugare) la lana direttamente in lo-co, a Gordola (caso 2). In Figura 1 i tre casi sonomappati sul territorio interessato.Usando lo strumento sopra menzionato, abbia-

mo quindi raccolto i dati necessari. Ci siamo, inparticolare, limitati al calcolo di nove indicatori (treper ogni aspetto di sostenibilità) opportunamentescelti in base al contesto di applicazione, alla faci-lità di reperimento dei dati ed alla significatività del-le informazioni derivanti. Ogni misurazione di sostenibilità che si rispetti

deve considerare l’intero lifecycle del prodotto, i-noltre il confronto tra più scenari deve basarsi suuna comune quantità di riferimento (1 kg di lanaraccolta) e su estremi d’analisi comuni (Figura 3)arrivando, per i due scenari produttivi, sino all’a-sciugatura dei fiocchi di lana (le fasi a valle sono sta-te trascurate poiché non differenziali). I risultati ot-tenuti sono piuttosto interessanti, sia per il nostroscopo di validazione dello strumento software siaper le riflessioni che possono generare.Si può infatti notare (Figura 2) come con il re-

cupero della lana, la sua lavorazione ed il suo riuti-lizzo (casi 1 e 2) peggiorino, seppur parzialmente,le performance ambientali: il semplice trasportoed incenerimento della lana ha un impatto minoresulla sostenibilità ambientale rispetto al trasportodella lana dagli allevatori all’impianto di lavorazio-ne e la relativa operatività dei macchinari per iltrattamento. Migliorano, ovviamente, le perfor-mance economiche (si noti che nel caso in cui lalana viene smaltita non vi è la creazione di un busi-ness vero e proprio) e quelle sociali (la possibilitàdi trattare la lana si traduce nella preservazionedel territorio e delle tradizioni locali).Perché, però, passare da una lavorazione della

lana conto terzi alla creazione di un impianto pro-duttivo ex novo vicino ai siti di raccolta della mate-ria prima e dimensionato secondo le effettive ne-cessità del contesto? L’analisi fatta ha messo in lu-ce quanto la riduzione dei trasporti della materiaprima e gli investimenti sul territorio per la crea-zione di una realtà produttiva avrebbero migliora-to le performance su tutti e tre gli ambiti della so-stenibilità.Quindi sì, tendenzialmente è più sostenibile la

lana lavorata di quella incenerita, ma non quantoci si sarebbe potuti aspettare e, più significativa-mente, è meno ambientalmente impattante bru-ciarla che trasformarla usando un processo tradi-zionale.

* SUPSIScuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana

INNOVARE 29

Figura 2: Sinottico impatti dei tre casi analizzati

INDICATORI UTILIZZATI: • AMBIENTALI:

- GWP - “GLOBAL WARMING POTENTIAL” MISURA IL CONTRIBUTO RELATI-VO DI UN GAS A EFFETTO SERRA IN UN ARCO TEMPORALE DI 100 ANNICONSIDERANDO LA CO2 COME GAS DI RIFERIMENTO [KG CO2 EQ].

- HTP - “HUMAN TOXICITY POTENTIAL” MISURA L’IMPATTO RELATIVO DISOSTANZE TOSSICHE SULL’UOMO IN RELAZIONE ALLE EMISSIONI DI COM-PARTI AMBIENTALI (ARIA, ACQUA, TERRENI AGRICOLI ED INDUSTRIALI), 1,4DICLOROBENZENE (1,4 DCB) È PRESO COME SOSTANZA DI RIEFERIMENTO[KG 1.4-DB EQ].

- WD - “WATER DEPLETION” MISURA L’ACQUA CONSUMATA DURANTE L’IN-TERO CICLO DI VITA DEL PRODOTTO [m3]• ECONOMICI:

- TUAC – “TOTAL UNITARY ABSORPTION COST” MISURA IL COSTO INDU-STRIALE TOTALE, INCLUDE I COSTI DI MATERIALE, PERSONALE ED INDIRET-TI [CHF]

- UEGP “UNITARY EXPECTED GROSS PROFIT” MISURA LA DIFFERENZA TRAIL RICAVO UNITARIO E IL COSTO UNITARIO [CHF]

- RDII “R&D INVESTMENT INTENSITY” MISURA GLI INVESTIMENTI IN RICERCAE SVILUPPO [CHF]• SOCIALI:

- LS “LOCAL SUPPLY” MISURA LA PERCENTUALE DI COSTI RELATIVI AD OPE-RAZIONI ESEGUITE IN LOCO RISPETTO AI COSTI DELLE OPERAZIONI ESE-GUITE LUNGO L’INTERA FILIERA [%]

- EO “EMPLOYMENT OPPORTUNITY” MISURA LE ORE DI LAVORO NECESSA-RIE PER TUTTE LE LAVORAZIONI DI UN PRODOTTO [h]

- RLP “RURAL LAND PRESERVATION” FORNISCE UNA MISURA QUALITATIVADEI CONTRIBUTI DATI DALLA LAVORAZIONE DELLA LANA ALLA COMU-NITÀ LOCALE IN TERMINI DI PRESERVAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURA-LE E DEL TERRITORIO [%]

Figura 3: Le tre filiere a confronto

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Iprossimi anni vedranno dei profondicambiamenti nei modi di produrre e digestire la produzione. Queste innovazioni, racchiuse nel con-

cetto di Industria 4.0, si basano sul pre-supposto che la crescente digitalizzazio-ne delle imprese renderà il mercato an-cora più dinamico e globale di quanto nonlo sia già oggi. In questo contesto la Stampa 3D rap-

presenta un nuovo tassello le cui dimen-sioni sono destinate ad aumentare in ma-niera considerevole nel giro di pochissi-mo tempo.Queste, almeno, sono le previsioni di

molti analisti e operatori di mercato chevedono nella Stampa 3D un metodo rivo-luzionario per produrre oggetti con tem-pi ciclo drasticamente ridotti, aprendo laporta a business finora impensabili.Ma quando è davvero conveniente im-

piegarla? Quali sono i limiti di utilizzo? Equali le reali potenzialità?La tavola rotonda “Stampa 3D, vera ri-

voluzione industriale?” nasce per dare u-

na risposta a questi quesiti analizzandovantaggi e svantaggi, gli aspetti tecnologi-ci, le applicazioni attuali e quelle future.All’incontro hanno partecipato Vito

Chinellato Direttore generale EOSS.r.l., Marzia DonghiResponsabile di Sha-rebot Academy, Arturo Donghi Ammi-nistratore delegato Sharebot, StefanoLongato Direttore tecnico (Manudi-rect), Marco Marcuccio Responsabilecommerciale di CMF Marelli, Paolo Mat-teazzi Presidente di MBN Nanomateria-lia, Roberto Rivetti Amministratore de-legato Renishaw, Alessandro Pieroni eAlessandro Zito di Ridix.

I settori applicativiSebbene le stampanti 3D siano oggi di-

sponibili anche per usi domestici (si pensiper esempio alla realizzazione di giocatto-li), l’ambito in cui sono stati chiamati a in-tervenire i nostri interlocutori è quelloprettamente industriale. Ma quali sono, attualmente, i comparti

in cui sta prendendo sempre più piedi la

UN NUOVO MODODI FARE IMPRESA

a cura di Fabio Chiavieri

Tavola rotonda stampa 3D

La redazione delle testate L’Ammonitore e Innovare, con il patrocinio di Confapi Varese, ha organizzato la tavola rotonda dal titolo

“Stampa 3D, vera rivoluzione industriale? Stato dell’arte, tecnologie, applicazioni”. Dal dibattito sono emerse interessanti considerazioni, ma anche visioni differenti sul ruolo delle tecnologie additive nel panorama produttivo attuale e futuro.

Vito Chinellato

Arturo Donghi

Marzia Donghi

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE3030

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tecnologia di produzione additiva inparticolare in Italia?

«L’Italia è in linea con i trend interna-zionali, pertanto, per la nostra esperien-za di principali fornitori di tecnologie diproduzione additive sia con metalli checon materie plastiche, i settori che mag-giormente stanno impiegando la stam-pa 3D sono l’Aeronautico, l’Energeticoe, in particolar modo se visto in prospet-tiva, il settore Biomedicale» dice VitoChinellato.Dello stesso parere anche Paolo

Matteazzi, sebbene, la sua ottica siaquella della ricerca di materiali spe-ciali nano-strutturati fortemente per-sonalizzati in base alle specifiche esi-genze, fabbricati secondo una tecni-ca di mechanical alloying.Per quanto riguarda la produzio-

ne delle macchine MBN è correlataa Manudirect di cui detiene anche u-na quota.

«Manudirect si occupa di Micro-Ma-nufacturing e nasce dal successo di unprogramma europeo che ci ha permes-so di sviluppare le nostre macchine perla stampa3D. Gli ambiti applicativi cheal momento più ci interessano sono ilBiomedicale dove interveniamo nella co-struzioni di parti o ristrutturazione di su-perfici. In generale noi interveniamo peraggiungere valore alla tecnologia esi-stente dove questa non arriva o arrivain modo non corretto» dice StefanoLongato.

«Abbiamo iniziato a occuparci distampanti 3D più di vent’anni fa, quan-do davvero la tecnologia era agli albori -esordisce Marco Marcuccio. Oggi rap-presentiamo 3D Systems che copre unrange di ben sette tecnologie diverse gra-zie alle quali possiamo spaziare in moltiambiti applicativi. Oltre a quelli già citatiaggiungo il settore della Gioielleria equello Architettonico e Visuale con la tec-nologia del gesso in full-color. Molte a-ziende si stanno giustamente avvicinan-

do alle tecnologie di produzione additi-ve ma bisogna considerare che rara-mente esiste una soluzione perfetta eperlopiù si tratta di scegliere un prodot-to di compromesso tra esigenze tecni-che, di materiali e di budget disponibili».Tutt’altra realtà quella che intro-

duce Arturo Donghi: «Effettivamen-te Sharebot è nata circa un anno fa conl’obiettivo di portare una filosofia nuovanel mercato delle stampanti 3D, mac-chine che rivoluzionerà il modo di fareimpresa. In altre parole, vorremmo intro-durre questa tecnologia nelle piccole emedie imprese proponendo prodotti cherichiedono investimenti contenuti».Diversa, ma per altri versi, l’espe-

rienza di Renishaw come dice Rober-to Rivetti: «Renishaw è presente daoltre quarant’anni in tutti quei settori ap-plicativi dove il controllo di processo e lametrologia 3D trovano sbocco. Da quat-tro anni siamo entrati nel mondo dellaproduzione additiva costruendo macchi-ne solo per metalli, per cui i settori pernoi maggiormente rappresentativi sonoquelli Aeronautico, del Racing e del Me-dicale all’interno del quale c’è il compar-to Dentale».Da un’azienda storica a un’altra:

«Ridix – dice Alessandro Zito - è na-ta negli anni ’60 come rappresentantedi macchine utensili e attrezzature mec-caniche varie destinate sia alle grandisia alle medie e piccole imprese. Da cir-ca dieci anni, rappresentiamo, nel cam-po delle tecnologie additive, la tedescaConcept Laser che produce macchineper metalli. customizzazione dei pezziprodotti, e l’Aerospace, considerate le se-rie medio-piccole, le complessità geome-triche e l’alto valore aggiunto dei com-ponenti».

Stampanti come officineIl titolo è forte ma non del tutto

privo di fondamento. La rivoluzionedella manifattura digitale, in partico-

INNOVARE 31

Stefano Longato Marco Marcuccio Paolo Matteazzi Alessandro Pieroni

Roberto Rivetti

Alessandro Zito

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lare della stampa 3D, consiste nel concetto diprodurre a costi minori a pari qualità e con ele-vato livello di personalizzazione. Siamo lontani,quindi, dall’immagine della prototipazione rapi-da, termine che si tende a non utilizzare quasipiù come conferma Chinellato: «Da almenodieci anni in EOS non si parla più di prototipazione,perché il nostro obiettivo è quello di portare questatecnologia di produzione per creare manufatti piùperformanti, a costi inferiori rispetto a oggetti equi-valenti impiegati attualmente nell’industria».Se non si parla di sostituire la produzione tra-

dizionale, certamente la stampa 3D può esserevista come una tecnologia che la affianca, la com-pleta o la rende più efficiente.È la filosofia che ci introduce Longato: «Le

nostre macchine, impiegate per realizzare manu-fatti di piccole dimensione che richiedono maggioreaccuratezza, sono coadiuvate da controlli che con-sentono la gestione di diversi tipi di materiali spe-ciali sullo stesso oggetto donandogli particolari ca-ratteristiche. Per questo motivo la comparazione e-conomica con oggetti simili realizzati in altro modo,in questo caso, non ha senso». I materiali che vengono utilizzati sulle mac-

chine Manudirect sono studiati e realizzati daMBN: «siamo partiti con l’idea di realizzare mate-riali speciali in ambito additivo – spiega Matteaz-zi – abbinandoli a questa tecnologia di deposizionediretta che punta a inserire differenti materiali nel-lo stesso oggetto, dando la possibilità ai progettistidi studiare un nuovo prodotto sia sotto l’aspetto geo-metrico sia sotto quello del design del materiale. Lavera novità consiste, quindi, nel dare maggiore li-

bertà di progettazione che si estende fino al gra-diente del materiale alla sua costituzione».Perfettamente d’accordo sul concetto di li-

bertà progettuale di un oggetto anche Marcuc-cio, il quale vede proprio in questo vantaggio lavera rivoluzione introdotta dalla stampa 3D: «ol-tre all’efficienza in termini di costi e tempi di produ-zione, credo che la vera grande novità consista pro-prio nella possibilità di costruire oggetti finora im-possibili da realizzare.

Certamente i materiali giocano un ruolo fonda-mentale. Da questo punto di vista c’è una dinamicafortissima da parte della Ricerca».Quasi perentorio, ma suffragato da dati di fat-

to, è il parere di Donghi che ancora una voltavede nella Ricerca di nuovi materiali il nocciolodella questione: «le produzioni di massa sono esi-liate definitivamente nei paesi emergenti, di conse-guenza in Europa e in particolare in Italia, le azien-de devono attrezzarsi per essere sempre più veloci,flessibili e specializzate in mini produzioni».Molto più cauto Rivetti che pone l’accento

sulla necessità di ripensare il ciclo produttivo:«Le stampanti 3D non sono concorrenti delle mac-chine utensili a deformazione o ad asportazione ditruciolo, semmai sono complementari e comunquenecessarie proprio per adeguarsi a un mondo cheè cambiato».

«È certamente anche un cambiamento cultura-le – interviene Zito – che deve iniziare a montedel processo produttivo, quindi, dagli uffici tecnici,cercando di sfruttare questa nuova tecnologia per isuoi reali vantaggi come per esempio la libertà geo-metrica, l’alleggerimento dei prodotti e la riduzione

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degli assemblaggi». Vito Chinellato spiega inoltre: «La decen-

nale esperienza di EOS nell’accumulare dati stati-stici relativamente ai materiali metallici in sensostretto, dimostra che la tecnologia additiva dà otti-mi risultati metallurgici in generale migliori rispettoalla stechiometria equivalente di un grezzo fuso».Pur avendo una formazione metallurgica, il

professor Matteazzi lancia un grosso sasso nel-lo stagno, auspicando una maggiore collabora-zione nella filiera produttiva legata alle tecno-logie additive: «la grande potenzialità di questosettore è strettamente legata allo studio di nuovimateriali personalizzati, ottimizzati, studiati perspecifiche applicazioni, in altri termini, alla capa-cità di innovare. E questo discorso spazia dai poli-meri ai compositi, ai metalli».Secondo Marco Marcuccio non esiste nes-

sun ostruzionismo atto a bloccare gli investi-menti in ricerca di nuovi materiali, semplice-mente «…è una questione di priorità. Stiamo solofacendo i primi passi di un percorso ancora lungoe straordinario che non sappiamo esattamente do-ve ci porterà. Di certo, c’è il fatto che il mercatocresce ogni anno del 50% e che ci sono ancora mol-ti obiettivi da raggiungere con i materiali già esi-stenti per poter arrivare a una standardizzazionedel processo».Testare i materiali è quindi la base per ave-

re, di conseguenza, manufatti affidabili. Però,proprio a causa di una filiera produttiva ancoranon coesa, non sempre questo è facile soprat-tutto per piccole realtà come Sharebot. «Investiamo molto nella ricerca di nuovi ma-

teriali – dice Donghi – ma, purtroppo, facciamomolta fatica a testarli dovendo appoggiarci a multi-nazionali che ci mettono a disposizione i loro labo-ratori. In questo momento, per esempio, abbiamodifficoltà a testare delle nuove resine.

Vorrei porre anche l’attenzione su quelli che so-no i software, non di controllo della macchina, ben-sì quelli desinati al suo facile impiego così come alcorretto modo di disegnare un pezzo che dovrà poiessere realizzato su una stampante 3D. Questo èuno dei motivi per cui è nata Sharebot Academy».Anche Roberto Rivetti di Renishaw è asso-

lutamente concorde nell’affermare chehardware e software devono progredire di pa-ri passo con lo sviluppo di nuovi materiali: «at-tualmente il confronto è possibile tra pezzi ottenu-ti per produzione additiva e pezzi analoghi otte-nuti per fusione.

Partendo da questo presupposto, mi sento di po-ter affermare che oggetti prodotti attraverso lastampa tridimensionale non solo sono comparabili,ma in alcuni casi hanno caratteristiche e resisten-za meccanica superiore».

«Non dimentichiamo – sottolinea AlessandroZito – che sugli oggetti prodotti con la stampa tri-dimensionale, possono essere eseguiti trattamenti

termici migliorativi a volte differenti, perché è diffe-rente la microstruttura del pezzo rispetto a quellofuso o microfuso».

Come controllo il processo?Come abbiamo capito, la qualità del mate-

riale incide profondamente sulla bontà del pez-zo prodotto indipendentemente dalla macchi-na usata. Tuttavia, sarà molto importante nelcorso del tempo – probabilmente anni – arri-vare all’ottimizzazione dei parametri di pro-cesso per renderlo il più controllabile possibi-le. La difficoltà, però, è insita proprio nel nu-mero dei parametri stessi da controllare chedipendono a loro volta da tanti fattori. Tra i pa-rametri più importanti ci sono il piano di stam-pa, la deposizione del primo strato che fungeda base per tutti il pezzo, la temperatura, la ve-locità di esecuzione, l’umidità (nella stampa dipolimeri) ecc. Senza dimenticare poi la proget-tazione che ha nei sofware Cad dedicati un li-mite oggettivo.D’altronde, la difficoltà di ottimizzare i para-

metri di lavorazione è direttamente proporzio-nale alla libertà progettuale che questa tecno-logia mette a disposizione. Geometrie semprepiù complicate e materiali molto diversi rendo-no ogni oggetto da produrre una nuova sfidada affrontare.

ConclusioniGrazie agli interventi dei nostri interlocuto-

ri abbiamo potuto capire che quella che abbia-mo davanti agli occhi è una tecnologia dalle po-tenzialità di crescita davvero enormi.Su tutti emerge la libertà progettuale, ciò che

fino a ora rappresentava un limite oggettivo al-la fantasia di progettisti, ingegneri, designer. Lapersonalizzazione del prodotto, la velocità diesecuzione e, in taluni casi, il costo ridotto so-no le altre peculiarità vincenti della stampa 3D.Le difficoltà per la sua applicazione, a oggi,

non sono solo di ordine tecnico ma anche cul-turale, partendo dal presupposto che occorrerivedere la progettazione del pezzo e l’interociclo produttivo.

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Nettamente in controtendenza alla len-ta e faticosa ripresa del mercato ita-liano sono le notizie che arrivano dal-

la conferenza stampa tenutasi lo scorso mar-zo a Parma, in occasione della manifestazione

fieristica Mecspe, da Hexagon Metrology Ita-lia. L’immagine di un’azienda in continuo fer-mento tecnologico, confermata da una seriedi investimenti in nuovi Centri Tecnici e dal-l’introduzione costante di nuovi prodotti sulmercato, hanno permesso a questa importan-te realtà nel settore della metrologia indu-striale di registrare il 2014 come il miglioredi sempre per quanto riguarda il nostro paese.

«Siamo davvero molto soddisfatti per i risultatiottenuti lo scorso anno merito, tra gli altri, dellachiusura del contratto con lo stabilimento FCA diCassino dove verrà prodotta la nuova Alfa. Un pri-mo importantissimo passo che dovrebbe portarcial successivo accordo con lo stabilimento Mirafio-ri per la produzione del nuovo Suv Maserati Le-vante» dice Bruno Rolle Direttore vendite diHexagon Metrology Italia.

«I dati relativi al primo trimestre 2015 – con-

2014 COL BOTTO!In occasione della consueta conferenza stampa svoltasi

durante lo svolgimento della fiera Mecspe, i vertici di Hexagon Metrology Italia hanno segnalato il 2014 come miglior anno di sempre per il mercato italiano. Buone le previsioni anche per il 2015.

a cura diMattia Barattolo

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE34

Bruno Rolle e Levio Valetti

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tinua Rolle – sembrano confermarequesta tendenza positiva sia in terminidi ordini che di fatturato e ciò ci fa bensperare per il prosieguo dell’anno. Buo-ni risultati in linea con le attese stannoarrivando dai due nuovi centri tecnici i-naugurati nel 2014 di Napoli e Orbas-sano, quest’ultimo da poco nominatomiglior centro di certificazione e calibra-zione di strumenti di misura portatilid’Europa».

«Questi risultati sono il frutto di ungrande impegno che si può vedere an-che dal modo in cui siamo presenti aMecspe. In particolare abbiamo aderi-to al progetto della Fabbrica Digitale,un’area dove è stato riprodotto, in colla-borazione con altre aziende espositrici,un intero ciclo produttivo, dalla fabbri-cazione, al controllo dimensionale al-l’immagazzinaggio, in cui un sistema disupervisione monitora l’intero processoin modalità non presidiata. La linea è co-stituita da una macchina utensile, unastazione di collaudo dimensionale ed unmagazzino di raccolta dei componenti.I pezzi realizzati dalla macchina uten-sile sono prelevati da un robot Comauche li trasferisce su un sistema automa-tico di trasporto che li movimenta lun-go tutta la linea fino all’operazione fi-nale di immagazzinaggio, anch’essa ro-

INNOVARE 35

Panoramica delle stand Hexagon Metrology a Mecspe

Il nuovo scanner laser per i bracci Romer Absolute Arm SE

L'Hexagon Probe Laser 20.8 (HP-L-20.8) sostitui-sce lo scanner laser CMS 108, per fornire presta-zioni migliori anche su superfici complesse e suimateriali lucidi più difficili, come parti lavorate,fuse, stampate o forgiate in metallo, plastica, fi-bra di carbonio e molti altri. Con il laser scanner HP-L-20.8 associato alROMER Absolute Arm di ultima genera-zione, lanciato nel marzo 2014, Hexa-gon Metrology offre ai suoi clienti unsistema di misura a coordinate diprim'ordine e la precisione di un sistemadi scansione certificato. L'ampiezza di scansione re-golabile dell'HP-L 20.8, con una lunghezza dellalinea fino a 230 mm e una frequenza di scan-sione fino a 150.000 punti al secondo per ilrilevamento di nuvole di punti 3D ad alta ve-locità, rendono possibile il rilievo di qualun-que materiale molto più rapidamente di pri-ma. L'HP-L-20.8 è il primo scanner laser per ilROMER Absolute Arm certificato in base alle nuove nor-me ISO 10360-8.L'HP-L-20.8 è completamente integrato con il ROMER Ab-solute Arm e non richiede cavi addizionali o controlli e-sterni. Inoltre non è necessaria la definizione manuale del-l'intensità del laser in base al colore o alla riflettività dellasuperficie in quanto la tecnologia di scansione HP-L bre-vettata si adatta automaticamente in tempo reale.

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botizzata. La stazione di collaudo è costituita dauna macchina di misura a coordinate Tigo SF diHexagon Metrology asservita da un robot KukaKR10. Il riconoscimento dei pezzi e la tracciabi-lità degli stessi è gestita da un sistema RFID for-nito da Global Sensing e interfacciato direttamen-te con la macchina di misura» spiega Levio Va-letti Responsabile marketing di Hexagon Me-trology Italia.

«Siamo molto contenti, inoltre, - sottolineaValetti - di aver vinto la prima edizione del pre-mio Innovazione dei Sistemi Produttivi indettodagli organizzatori della manifestazione, grazieal nostro sistema 360° SIMS, una soluzione peril controllo qualità dimensionale e di processo in-teramente automatizzato dedicata agli stabili-menti di produzione di carrozzerie automobili-stiche, che verrà installato a Cassino nello stabili-mento FCA. Una tipica installazione 360° SIMSè costituita da sensori per fotogrammetria a lu-ce bianca montati a bordo di robot industriali, aloro volta collocati lungo la linea di assemblaggiodelle scocche. Una procedura di calibrazione e-seguita su appositi calibri e riferimenti, unita adispositivi di posizionamento ripetibile della scoc-ca permettono di attribuire al sistema la preci-sione necessaria per eseguire il collaudo dimen-sionale. La rapidità con la quale l’insieme robot-sensori esegue le operazioni di misura è compa-tibile con i tempi tipici delle linee di assemblag-gio, e consente quindi un controllo di processo in

tempo reale fino al 100% della produzione».Nel campo dell’Automazione Hexagon Me-

trology sta investendo moltissime risorse ne-gli ultimi anni a livello mondiale: «per noi l’Au-tomazione ha due significati: il primo è quello del-l’integrazione dei sistemi di misura in processi giàin essere; il secondo è quello della misura su ro-bot industriali per la fotogrammetria o per la scan-sione/digitalizzazione di superfici complesse» di-ce Valetti.Nello stand di Hexagon Metrology erano

in funzione due robot industriali (Comau eKuka), rispettivamente integrati con un siste-ma di misura a luce bianca (fotogrammetria)e con uno scanner laser ad alta velocità di ac-quisizione controllato da un laser tracker. En-trambe le soluzioni vedono tra le principaliapplicazioni la verifica di superfici complessenei settori automobilistico (carrozzerie e par-ti mobili) e aeronautico (componenti struttu-rali ed eliche). I sistemi per fotogrammetria, in particola-

re, rappresentano la base per la il collaudo econtrollo di processo in linea di carrozzerie,applicazione fino ad oggi solo parzialmente ri-solta con sistemi di confronto rispetto ad uncampione. Grazie a queste nuove tecnologie,Hexagon Metrology porta la misura assolutasulla linea di assemblaggio a bordo di normalirobot industriali e garantisce il campionamen-to della produzione in tempo reale.

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE36

Sistema robotizzato per l’allineamento

delle vie di guida di carriponteIl corretto allineamento delle vie di guida deicarriponte industriali è importante per il cor-retto funzionamento del sistema di sollevamen-to e soprattutto per la durata nel tempo degliorgani di scorrimento.Sia in fase di installazione che in occasione delleperiodiche attività di manutenzione degli im-pianti le operazioni di allineamento delle vie diguida richiede tempi e costi significativi, gravatiulteriormente dal fermo impianti. Hexagon Metrology Italia, in collaborazione conCerrato s.r.l., primario costruttore di sistemi di sollevamento industiali e il Politecnico di Tori-no, ha realizzato un innovativo sistema di rilevamento della geometria delle guide di scorrimen-to, corredato da un software di gestione e analisi dei dati.Presentato in anteprima assoluta a MecSpe 2015, il sistema è costituito da un piccolo robot ingrado di percorrere in modo autonomo le vie di guida, controllato in modo continuo da un la-ser tracker Leica Geosystems che insegue e rileva in modo tridimensionale con grande rapiditàe precisione la geometria delle guide. Il software di analisi è in grado di visualizzare in temporeale gli scostamenti dalla geometria teorica e fornire le indicazioni necessarie agli operatoriper eseguire le correzioni necessarie.Il sistema, brevettato e primo nel suo genere, è destinato a costruttori, installatori e manu-

tentori di impianti di sollevamento.

Levio Valetti presenta durante Mecspe il Sistema robotizzato per l’allineamento

delle vie di guida di carriponde

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AMBIENTE ED ENERGIA38

LA NUOVA ERA DELLA SOSTENIBILITÀ

Oggi la scarsità delle risorse a nostra disposizione e la necessità dipreservare in maniera adeguata la qualità dell’ambiente in cui viviamo,ci impongono di riflettere sul delicato equilibrio del nostro sistema e

di rivedere i nostri modelli di sviluppo, adottando stili di vita e comportamentipiù responsabili e realizzando prodotti che consumano e inquinano di menolungo tutto il loro ciclo di vita. Per questo, è sempre più necessario limitare lacrescita continua dei consumi, soprattuttoattraverso politiche appropriate da parte deiGoverni e delle singole Nazioni, ma anche at-traverso una forte sensibilizzazione delle im-prese e dei piccoli consumatori. La difficoltà nella realizzazione di

questi propositi rappresenta un te-ma molto dibattuto: infatti, neipaesi industrialil ’eff icienzacon cui le risor-se vengono utilizzatesi mantiene a un livellomolto basso e l’inquinamentoè ancora particolarmente ele-vato. Per questo motivo occor-re applicare apposite strategiecon l’obiettivo di ridur-re gli impatti di tipo am-bientale, economico e so-ciale dei prodotti e dei ser-vizi lungo il loro intero ciclodi vita, perseguendo la crescita ditecnologie ambientali innovati-ve che li rendano maggiormen-te competitivi.Tale obiettivo rappresenta

attualmente una delle sfide piùimpegnative delle economie

a cura di Andrea Mazza e Marco Bossi*

Consumare meno è certo la strada migliore per salvaguardare l’ambiente, ma esistono oggi nuovi strumenti, tecniche e strategie per conciliare il consumo con il rispetto del territorio?

Riusciremo a produrre e soprattutto a consumare nel rispetto dell’ambiente?

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INNOVARE 39

mondiali: integrare la sostenibilità con l’aumen-to del benessere, ponendo un limite chiaro enetto al degrado ambientale derivante dal con-tinuo sviluppo economico. Come proporre eimplementare tale approccio? Trasformando lesfide ambientali in opportunità economiche esostenendo la diffusione di prodotti e servizisostenibili attraverso il coinvolgimento dei con-sumatori. Nell’ultimo decennio il crescente fabbisogno

energetico, unitamente all’aumento della sensi-bilità verso temi ambientali, ha spinto quindi unnumero sempre maggiore di Nazioni a investi-re nella ricerca e nello sviluppo di fonti di ener-gie rinnovabili e di produzione eco-sostenibile.Inesauribilità, basso impatto ambientale e bas-so costo di produzione in una visione a lun-go termine rappresentano i motivi che cispingono ad investire in queste fonti di

energia eco-sostenibili, al finedi preservare il delica-

to equili-

brio ambientale ed evitarne un degrado che por-terebbe a conseguenze economiche e sociali di-struttive.Il tema della “Produzione e Consumo Soste-

nibile” (PCS) è infatti al centro di numerosi di-battiti e incontri di spessore internazionale, vol-ti a definire una serie di manovre attuabili a li-vello locale per incentivare l’adozione di fontidi energia rinnovabile e soprattutto educare iconsumatori e in particolare i cittadini all’im-portanza dell’economia sostenibile.Promuovere la produzione di beni e servizi a

ridotto impatto ambientale richiede dunque ladisponibilità e l’uso di adeguati strumenti di va-lutazione e analisi (Life Cycle Assessment, Life Cy-cle Thinking, Life Cycle Management) in grado dimisurare gli impatti ambientali complessivi deiprodotti. Da questo punto di vista, vi è unani-me consenso sull’adozione di misure che con-siderino il prodotto come un determinato si-stema tecnologico comprendente tutti i pro-

cessi relativi alla sua progettazione, fab-bricazione, gestione, manutenzione einfine dismissione, evitando che inter-venti parziali si traducano in semplicispostamenti dei problemi ambienta-

li da una

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AMBIENTE ED ENERGIA40

fase all’altra o da un problema ambientale ad unaltro. Questa importante consapevolezza ciporta all’esigenza di implementare un’adeguataed efficace ottimizzazione dei processi attraver-so l’analisi critica dell’intero sistema di relazionitra il sistema tecnologico del prodotto e l’am-biente, attraverso la cosiddetta logica del LifeCycle Thinking (LCT).Esistono molteplici strumenti analitici basati

su un approccio LCT e tra questi sicuramenteil Life Cycle Assessment (LCA) rappresenta il me-todo universalmente adottato per effettuareun bilancio di tutti i flussi occorrenti fra l’am-biente e il sistema tecnologico esaminato, cioèper quantificare tutte le risorse naturali estrat-te dall’ecosistema e le emissioni dal sistema tec-nologico all’ambiente stesso. Al fine di facilita-re l’interpretazione di questa analisi, che puòcomprendere anche centinaia di flussi elemen-tari, si applicano dei modelli ambientali che per-mettono di valutare gli effetti sul territorio. E-stendendo il paradigma dell’LCA anche alle te-matiche economiche e sociali attraverso il LifeCycle Costing e il Social Life Cycle Assessment ri-spettivamente, si è cercato di ricomprenderenell’analisi tutti gli elementi più importanti peruna valutazione di sostenibilità.Molte aziende si stanno quindi adeguando a

questi cambiamenti, adottando il LCT nella pro-pria conduzione e gestione, attraverso un in-sieme di tecniche e strumenti noto come LifeCycle Management (LCM). Si tratta di pratichesemplici e snelle che consentono di inserire nelprocesso decisionale quotidiano aziendale va-lutazioni di ciclo di vita relative a tutti gli aspet-

ti di sostenibilità oppure, più limitatamente, aisoli aspetti ambientali. Le decisioni di maggiorerilevanza sono quelle relative allo sviluppo diun nuovo prodotto: infatti è nella fase di pro-gettazione che si determinano quelli che saran-no i costi e gli impatti ambientali del prodottostesso. L’eco-progettazione ha di conseguenzalo scopo di ridurre l’impatto ambientale e in-centivare il continuo miglioramento dei pro-dotti nel loro intero ciclo di vita. E affinché leaziende possano effettivamente raggiungere iloro obiettivi, essa dovrebbe essere effettuatacome parte integrale del funzionamento dell’a-zienda stessa.Un evidente aspetto, che deriva dall’adozio-

ne di queste tecniche, è riscontrabile nel modocon cui le aziende comunicano le caratteristi-che dei propri prodotti, attraverso per esem-pio l’utilizzo di etichette ecologiche che forni-scono informazioni specifiche sul prodottostesso, rispondendo a una sempre maggiore e-sigenza da parte del consumatore che, consa-pevole della necessità di salvaguardare e pro-teggere l’ambiente, tende a privilegiare prodot-ti a ridotti impatti ambientali. Questo allo sco-po di stimolare un processo di miglioramentocontinuo guidato dal mercato, oltre a incenti-vare un elevato livello di competitività tra le im-prese.Un ulteriore incentivo allo sviluppo di politi-

che eco-sostenibili è rappresentato anche daicosiddetti "acquisti pubblici verdi” (Green Pu-blic Procurement - GPP), ovvero procedure diacquisto con le quali le amministrazioni pubbli-che mirano ad acquistare beni, servizi e lavori

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INNOVARE 41

con impatto ambientale ridotto. Gli acquistiverdi apportano numerosi benefici all'ambien-te dal momento che contribuiscono ad orien-tare la produzione, lo sviluppo e la diffusionedi prodotti e tecnologie innovativi, miglioran-do le prestazioni delle imprese e aumentandola competitività, senza alcun detrimento per ilivelli di qualità e di prestazioni. Tutti questi ef-fetti sono potenzialmente molto estesi in quan-to gli acquisti pubblici non solo interessano di-rettamente un mercato di notevoli dimensioni,che la Commissione Europea ha stimato pari acirca il 19% del prodotto interno lordo dell’UE,ma possono avere anche molta visibilità e rive-stire un efficace ruolo di esempio per i privati.Infine, per promuovere con successo mo-

delli di produzione e di consumo sostenibili, ènecessario incentivare i comportamenti virtuo-si e penalizzare quelli negativi da un punto di vi-sta ambientale, come sancito dall’Unione Eu-ropea attraverso principi che impongono aglistessi inquinatori di sostenere i costi marginalidei danni causati dalla loro attività. A tal fine,un contributo significativo ad una migliore allo-cazione delle risorse può essere fornito dallatassazione dell’uso di materiale che generanoimpatti negativi sull’ambiente e dalla detassa-zione di misure volte al miglioramento costan-te delle prestazioni ambientali delle aziende cheadottano prodotti ad alto contenuto di inno-vazione ambientale.Appurato che sempre più istituzioni, azien-

de e individui stanno investendo nella produ-zione eco-sostenibile e nelle energie rinnova-bili, verso quali problematiche una piccola-me-dia azienda va incontro attraverso questo tipodi investimento? L'energia che costa meno èproprio quella che non adottiamo, ma il consu-mo di energia è indispensabile per lo sviluppoeconomico e non. Le aziende oggi s’interfaccia-no con prodotti sempre più complessi che ne-cessitano trattamenti molto sviluppati, assor-bendo molta energia che, specialmente nel no-stro Paese, assume un peso notevole nei bilan-ci aziendali (si stima che un’azienda Italianaspenda 6000 euro di costi energetici in più ri-spetto ad una concorrente europea).Dal momento che il Life Cycle Assessment co-

stituisce il primo passo per comprendere qualisono le problematiche che un’azienda deve cer-care di risolvere, è fondamentale capire qualialternative abbiamo davanti. Da un punto di vi-sta essenzialmente economico, l’installazionedi impianti che sfruttano le fonti rinnovabili perla produzione di energia, risulta essere costosase confrontata con l’utilizzo di impianti tradi-zionali, tuttavia tale costo è da considerarsi e-levato solo se viene preso in considerazione ilmero esborso iniziale. Infatti, esso comportaun grande risparmio per i 20-30 anni successivi

(durata media di un impianto ad energie rinno-vabili), traducendosi in un fattore chiave perl’abbattimento dei costi.Prendiamo in considerazione per esempio

un impianto fotovoltaico relativamente picco-lo, di circa 6000kWp: esso costa sul mercatocirca 15 mila euro. Tuttavia l’Italia, come altriPaesi, ha preso importanti accordi a livello in-ternazionale per l’abbattimento delle emissio-ni: per rispettare tali accordi, il nostro Paeseoffre incentivi (confermati per tutto il 2015) ri-volti all’installazione di tali impianti. Concreta-mente si possono così abbattere fino al 50%tutti i costi iniziali, con un pay-back period di cir-ca 5-6 anni a partire dall’entrata in funzione del-l’impianto. Se puntare alla completa autopro-duzione di energia risulta difficile, bisogna tut-tavia considerare la presenza diversi strumentieconomicamente accessibili e sostenibili chepermettono di ridurre al minimo l’approvvigio-namento esterno.Dal fotovoltaico al geotermico e alle bio-

masse rimangono però molti interrogativi: dalfatto che la produzione di energia risulta esse-re discontinua e quindi andrebbe supportataseppur solo in parte dalla produzione tradizio-nale, al problema che questi impianti possonoessere risolutivi se si riferiscono all’uso abitati-vo ma sconsigliabili per la produzione industria-le. Il territorio Italiano è molto variegato e quin-di risulta evidente che non esiste una soluzio-ne adeguata per tutte le aree del Bel Paese.In conclusione, risultano evidenti le poten-

zialità che queste tecnologie ci offrono: tocca anoi approfittarne e investire, specialmente neiperiodi di crisi quale ora, per un mondo sem-pre più green, pulito, efficiente e proiettato ver-so un prospero futuro.

Andrea Mazza e Marco Bossi*JELiuc - Junior Enterprise LIUC

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Agire strategico, coltivare i talenti, inter-nazionalizzare con intelligenza, attuareil paradigma della rete per crescere, non

è certo facile contemperare tutti questi aspetti,ma non c’è altra strada se le nostre aziende vo-gliono reggere i ritmi della competitività, in uncontesto difficile come quello attuale. La Fon-dazione IDI di questo è convinta, non a casoha nel corso di quest’anno organizzato una se-rie di eventi di sensibilizzazione, perché questetematiche potessero diventare patrimonio co-mune delle nostre PMI, chiamate ancora unavolta a tenere a galla un sistema industriale, cheè stato spossato da una crisi lunga e senza pre-cedenti. La ripresa ora c’è, novità non da poco,il problema è abbattere i ritardi che continuia-mo a scontare. Rispolverare i fondamentali cheper il made in Italy sono da sempre rappresen-tati: dalla competenza, dalla qualità, dall’origina-

lità, dal senso estetico, tutti fattori che posso-no aiutare a coniugare business e conoscenza ea gettare un ponte tra le discipline scientifichee gli studi di impianto umanistico.

Il valore strategico della formazione «Le aziende che hanno una forte propensione

all’export hanno tenuto a galla il sistema industria-le, dimostrando ancora una volta di essere il cuorepulsante della nostra economia – spiega Aldo Bu-ratti Presidente della Fondazione IDI. Inquesta fase credo che tutti dobbiamo rimboccarcile maniche, a partire da noi formatori, ricordandociche oggi alla formazione non spetta articolare le ri-sposte, che nessuno può avere in tasca, piuttosto adarticolare le domande giuste, da cui far scaturireun'analisi attenta e quindi una reazione sul pianoorganizzativo e strategico da parte delle aziende,una reazione che generi valore». Parola d’ordine

FORMAZIONE E QUALITÀ DEI PROCESSI PRODUTTIVIIl neo Rinascimento italiano comincia da qui

INNOVARE CON LA FORMAZIONE42

a cura diMassimiliano Cannata*

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distinguersi. L’adaptive enterprise dovrà far ri-corso a due principi della biologia: la varietà ela forza, che consentono una selezione intelli-gente delle risorse e una capacità di lettura dimercati altamente instabili. «Nell’attuale conte-sto – commenta Tullio Miscoria ExecutiveTrainer & Consulant di Harris Italia, docentepresso la Fondazione IDI che ha presentatocon successo insieme alla collega ElisabettaCastagneri, presso Aldai, il progetto da “Ma-nager a consulente: una reale opportunità ” - èdeterminante saper marcare la differenza per af-fermarsi e valorizzare la propria capacità competi-tiva. Non è solo un problema di innovazione e dicreatività ma di capacità di comunicare con il mer-cato e di essere percepiti come “diversi”. Non dob-biamo dimenticare che affermare e mantenerecompetitiva una PMI è frutto della sapiente capa-cità dell’imprenditore e dei suoi manager di far cre-scere la propria organizzazione coerentemente conil progetto innovativo, necessario per rendersi attua-li e vincenti nel mercato di riferimento, migliorandoi processi e affinando l’engagement e la prepara-zione dell’organico a tutti i livelli». «Servono primadi tutto i talenti, ma ancor prima servono nuovementalità – aggiunge Elisabetta Castagneri,docente della Fondazione IDI e managementconsultant fondatrice di FormAtelier, uno spazio

fisico ma soprattutto mentale dove si coltival’innovazione - In una realtà in cui non c'è più la-voro tradizionale per tutti, il lavoro va inventato ebisogna trovare qualcosa di appetibile da offrire; maquesto talento creativo fatica a spiccare il volo per-ché è trattenuto da zavorre mentali. Le piccole emedie imprese hanno bisogno di nuove idee; questosignifica che deve essere aperta al nuovo e a nuovemodalità relazionali con i talenti propositivi e inno-vativi. Non può essere certo considerato un buoninvestimento creare posti di lavoro nuovi, per assu-mere teste vecchie, magari chiamate a svolgere ruo-li e compiti obsoleti».

La nuova alleanza tra cultura e manifattura

Adeguare le organizzazioni alle sfide del mer-cato globale, rimane l’imperativo categorico, cuinessuno può sottrarsi. «Lo sforzo che sta portan-do avanti la Fondazione IDI – spiega la vice Pre-sidente Eliana Grossi – va in questa direzione.La nostra mission è quella di valorizzare le compe-tenze, che danno il meglio nei contesti in cui sonoabituate ad esprimersi. Abbiamo stipulato una con-venzione con le diverse strutture della Confapi e leFedermanager territoriali, orientata al finanziamen-to di piani formativi, con lo scopo preciso di aiutarele aziende a potenziare il patrimonio di know-how,

INNOVARE 43

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che è il primo motore della crescita in una societàche definiamo della conoscenza. Cercheremo di sol-lecitare il maggior numero di aziende a partecipareal nostro bando, che assume un valore strategico inquesta delicata fase». Risulterà decisivo, in que-st’ottica, instaurare un giusto legame tra cultu-ra e manifattura, come sostiene Marco Bet-tiol, esperto di internet marketing in un recenteinteressante saggio, Raccontare il Made in Italy(ed. Marsilio), che ha nell’ artigianalità, nel desi-gn, nella personalizzazione, nell’esperienza leparole chiave di riferimento. La nostra industriasta riscoprendo la “riserva di varietà” dell’intel-ligenza artigiana per imporsi. I casi non manca-no. Bettiol ricorda nel suo lavoro il settore delcaffè, che ha segnato un capitolo importante del-l’innovazione grazie all’invenzione dell’espres-so, alle intuizioni di Bialetti e al contributo datoda molti designer italiani: Ponti, Munari Casti-glioni. Dalle macchine, alla torrefazione alla di-stribuzione le nostre sono aziende leader, ba-sta pensare ai risultati di Lavazza, Illy, Segafre-do, hanno ampliato la gamma dell’offerta, ren-dendola originale e perciò inimitabile. Stesso ra-gionamento si può fare per il settore vitivinico-lo che nell’ultimo decennio ha quasi duplicatol’export, passando da 2,6 miliardi di Euro nel2003 a oltre 5 miliardi del 2013. Nomi comeAngelo Gaja, o Veronelli fanno capire come «icontenuti culturali devono entrare nell’offerta, tra-sformandola, dandole un’anima». Su questa scia si potrebbe richiamare anche

la realtà del distretto di Murano, che conta alsuo interno una molteplicità di figure professio-nali, a cominciare dagli architetti. «Il tema verodi questa fase storica – ci spiega proprio un ar-chitetto, Margherita Petranzan, docente di

critica dell'architettura presso il Politecnico diMilano e direttore della prestigiosa rivista di ar-chitettura e arti Anfione e Zeto (AZ) - è quellodi saper definire l'artigiano globale a cominciare dalvalore di un sapere e di una competenza che iericome oggi ci dà la misura della qualità della nostramanifattura. Sarti, fabbri, falegnami, scalpellini han-no espresso, dando voce alla nostra identità, confe-rendo ai territori quella dinamicità, senza di cui tut-to sarebbe cristallizzato, morto, senz'anima». Sipossono individuare delle storie di successofondate sul giusto mix di formazione qualificata,confronto generazionale, trasmissione dell’e-sperienza e intuizione imprenditoriale. Probabilmente «è lo stesso concetto di produ-

zione industriale che viene rivisto oggi», intervieneMax Lamb allievo promettente di un mito del-l’industrial design come Tom Dixon che ha pre-sentato una personale nel contesto della Desi-gn Week milanese. «Ogni oggetto – prosegueLamb – ha una sua identità. La forma viene fuoridalla materia. Non si può pensare di dare a tutti lostesso oggetto. Bisogna confrontarsi con la materia,esplorandone i limiti continuamente. Così quandoguardo una mia sedia non posso non pensare allecreazioni di Enzo Mari e Vico Magistretti». La sfidasi può ancora vincere puntando sui valori in cuida sempre riconosciamo il prodotto italiano. Lenuove logiche di divisione del lavoro, in parti-colare i processi di frammentazione della pro-duzione, consentono oggi di considerare il la-voro artigianale come una chiave importantedella competitività L’impressione è che si stiafacendo strada una rivisitazione del fenomenodella Globalizzazione, che non deve significareappiattimento e uniformità. Occorre leggerenelle esigenze del cliente per interpretarne i bi-sogni, tenendo a mente che lo scambio non sirisolve solo e unicamente in una transazione e-conomica.

“La fine dell’onniscienza”Da questo quadro mutevole e in grande di-

venire una cosa appare molto chiara: il lavoroper i buoni formatori di certo non mancherà.Se le nostre PMI dovranno continuare ad espri-mere, quello che il filosofo della scienza MauroCeruti ha definito nel suo ultimo saggio La finedell’onniscienza (ed. Studium) - identità profon-de e storia globale da cui il “nuovo Rinascimen-to industriale italiano” dovrà prendere le mos-se, occorrerà saper coniugare antiche pratichee nuovi mestieri, rispetto della memoria e gran-de voglia di futuro, perché per costruire le sto-rie di successo, ancora tante pagine ci sarannoda scrivere, è bene tenerlo a mente.

Massimiliano Cannata * Giornalista Professionista, esperto di social innovation, formazione e cultura manageriale

INNOVARE CON LA FORMAZIONE44

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Sport. Motivazione. Sono parole chiave attornoalle quali ruotano i concetti di: Benessere psi-co-fisico. Raggiungimento obiettivi personal-pro-

fessionali. Inclusione socio-lavorativa. Orientamento.Gestione dinamiche di gruppo. Su questi elementi chiave, Isfor Api ha ideato e

progettato, in collaborazione con un team di pro-fessionisti provenienti da differenti ambiti (sporti-vo, coaching, progettazione, nutrizione…), un per-corso formativo finalizzato a far acquisire la quali-fica di Tecnico sportivo motivazionale (COA-CH SPORTIVO). Una figura professionale nuo-va che la Regione Sardegna ha approvato dandolepertanto il riconoscimento e la validità (inseren-dola nel Repertorio delle figure professionali).Una figura che integra competenze teorico-pra-

tiche nell’ambito dello sport e dell’educazione mo-toria e fisica con competenze co-municative, psicologiche e proget-tuali tipiche dell’ambito formativo.Una figura in grado di creare pro-grammi di attività motorie volti alraggiungimento del benessere fisi-co psichico e sociale dei destinata-ri. In grado di promuovere, attra-verso lo sport, il coinvolgimentoattivo del singolo o di gruppi, di mi-gliorarne gli aspetti motivazionali,

di gestire e risolvere problematiche all’interno didinamiche di gruppo (siano esse in contesti scola-stici, lavorativi, agonistici o dilettantistici). In gra-do di progettare interventi, attraverso l’attivitàmotoria, che possano supportare la persona nelsuperamento di problematiche o nel rafforzamen-to di competenze.

Bisogni del mercato del lavoro. Orientamento e po-litiche europee.A seguito di una attenta analisi dei mercati, I-

sfor Api ha ritenuto il Tecnico sportivo moti-vazionale (COACH SPORTIVO), una figuradotata di spendibilità nel mercato del lavoro a li-vello regionale, nazionale ed europeo.Il mercato del lavoro richiede professionisti che

posseggano competenze e capacità per poter o-perare in differenti contesti educativi e formativicon metodologie efficaci, in grado di garantire ilbenessere psico-fisico delle persone. Oggi, sempre

di più, è importante accompagnare la persona, sia es-sa minore che adulta, in un percorso di gestione delproprio benessere inteso in senso globale e comple-to: alimentazione, movimento fisico, orientamentoal raggiungimento di obiettivi in cui si crede realmen-te, consapevolezza di come le proprie passioni pos-sono divenire punto di forza per costruire un pro-prio progetto di vita, capacità di valorizzare gli ap-porti che, ciascuno, in un gruppo porta. Tutti coloro che già collaborano presso asso-

ciazioni e società sportive, con anni di esperienzacome sportivi ma senza un titolo di studio specifi-co rispetto alla mansione che rivestono, hanno lapossibilità di divenire maggiormente competitivi,di mettersi in gioco con una “qualifica” di Tecnicosportivo motivazionale, un titolo nuovo, una figu-ra innovativa e riconosciuta.Il tecnico sportivo motivazionale potrà operare

in differenti contesti lavorativi (mondo dell’istru-zione, associazionismo sportivo, coaching sporti-vo, affiancamento terapie di recupero da stress etraumi di natura psicologica) come libero profes-sionista o inserito sia all’interno di associazionisportive/ giovanili, scuole, associazioni che lavora-no con giovani/genitori. E la spendibilità della figu-ra va oltre il territorio regionale o nazionale.L’Europa da anni porta avanti approcci che so-

stengono l'attività motoria non come semplice cu-ra del corpo ma come veicolo per sostenere la per-sona nella sua interezza e nella sua dimensione so-ciale. L’attività motoria è considerata sistema emotore di sviluppo di economia e di coesione so-ciale all'interno delle linee guida dei Consigli del-l'Unione Europea all'interno dell'asse "Istruzione,gioventù, cultura e sport". In molte nazioni lo sport, ancora più fortemen-

te rispetto all’Italia, è riconosciuto come veicoloper il sostegno della persona, per il recupero delbenessere non solo fisico ma anche psichico.Il corso avrà la durata di 600 ore e partirà a bre-

ve con una 1ª edizione. Isfor Api si approccia dunque ad una nuova sfi-

da con il supporto di esperti di differenti settori,per proporre occasioni di formazione e riqualifi-cazione che siano allineati alle esigenze di oggi, aibisogni di un mondo che richiede un approccio ditutela reale della persona.

TECNICO SPORTIVOMOTIVAZIONALE (COACH SPORTIVO)

a cura diIsfor Api

INNOVARE CON LA FORMAZIONE46

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INNOVARE CON LA FORMAZIONE48

SCUOLA DI ALTA MODA SARTORIALE

Rilanciare il tessile varesinoattraverso la formazione

I protagonisti ■ Damiano Vuono Srl e Api Varese – GruppoGiovani: sono gli enti promotore e coordinatoredel progetto, ne definiscono i contenuti didattici eidentificano i docenti.

■ Le aziende tessili del territorio: sono i co-pro-tagonisti del progetto. Ne supportano material-mente l’attività formativa (con macchinari, materieprime…) e sono la sede di svolgimento dei tirociniformativi.

■ Giovani neo-diplomati: sono soggetti beneficiarii giovani degli istituti tecnici varesini nell’ambito mo-da e arti mestieri interessati a conformare le pro-prie capacità e competenze alle esigenze del mer-cato e a collocarsi professionalmente all’interno dipercorsi di carriera indirizzati alla produzione di al-ta qualità in Provincia di Varese.

■ Altre istituzioni: sono quegli enti che – avendo acuore il territorio e le sue imprese – sono interes-sate a sostenere a vario titolo il progetto.

a cura diErika Ballerio e Davide Vuono

Il settore tessile, comparto storico della provincia di Varese,occupa 8.828 addetti (9,4% del manifatturiero) nelle 882imprese del territorio, che si sviluppano in 1.017 unità pro-

duttive. Le industrie tessili hanno vissuto anni di mutamenti di scena-

rio molto rilevanti per via della concorrenza dei Paesi emergentie dei fenomeni di delocalizzazione che hanno avuto ripercussio-ni importanti sulle imprese e sull’occupazione locali, peraltro, a-cuite dalla recente crisi economica: dal 2008 al 2013 il settoreha perso il 21% delle imprese e il 25% della forza lavoro.Nonostante la crescente pressione della concorrenza estera,

però, il tessile rimane una specializzazione del territorio varesi-no apprezzata nel commercio internazionale. Occorre dunque recuperare la competitività ed ampliare la

capacità attrattiva del settore per riaffermare il tessile varesinocome motore di sviluppo del territorio. Tale riaffermazione delsettore tessile passa attraverso la formazione.

Il progettoIl progetto di una Scuola di Alta Moda Sartoriale, nato da un’i-

dea della Damiano Vuono Srl in collaborazione con Api Varese,

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INNOVARE 49

I tempi Il progetto nelle sue fase di start up occuperà i prossi-mi mesi fino all’estate, mentre l’attività vera e propriadi formazione e stage, partirà – con il primo momentosperimentale – a settembre 2015.

I luoghi L’attività sarà realizzata in due luoghi definiti: la formazione sul cam-po, vera peculiarità della scuola, sarà erogata presso l’azienda Damia-no Vuono Srl a Vergiate, che a messo a disposizione spazi, materiali eattrezzature dedicati; la parte di formazione frontale sarà invece svol-ta nelle aule di Api Varese.

mira a creare una stabile attività formativa post –diploma per lo sviluppo di nuove competenze eprofessionalità in grado di supportare la crescita ela competitività delle aziende del tessile varesino.Si vuole realizzare una vera e propria scuola sar-

toriale in cui gli allievi possano formarsi nelle a-ziende del territorio, così da aumentare in modoconcreto le loro opportunità di collocamento egarantire al settore una nuova priesthood in gra-do di accrescerne la competitività.La portata innovativa di questo progetto risie-

de nel ruolo da protagonista delle aziende coin-volte. Esse infatti sono promotrici dell’attività for-mativa, nella scelta dei contenuti didattici e dei do-centi, ma anche sono esse stesse le sedi dell’atti-vità di formazione.

Gli obiettiviL’obiettivo del progetto è quindi quello di rea-

lizzare un percorso formativo in grado di favorirel’incontro tra la domanda di forza lavoro altamen-te qualificata proveniente dalle aziende tessili conl’offerta presente sul territorio e, allo stesso tem-po, la domanda di occupazione dei giovani (e nonsolo) con l’offerta proveniente dalle ditte del set-tore. Attraverso questa attività di formazione sivuole quindi tentare di annullare la mancanza dicollegamento tra il mondo della scuola e il mondodel lavoro, così che le aziende, le persone e il ter-

ritorio possano risultare, allo stesso tempo, tuttivincenti.

I risultati attesi In un’ottica dove tutti i soggetti coinvolti risul-

tino vincenti, i risultati attesi dal progetto sarannonecessariamente molteplici: il principale obiettivoè che, al termine del percorso formativo, i di-scenti siano assunti dalle aziende.Tale risultato sarà la cartina di tornasole della

qualità della formazione sia nell’accrescimento del-le competenze dei partecipanti, sia nella rispostaalle esigenze delle aziende.Altro risultato atteso è l’aumento della com-

petitività delle imprese: la presenza di perso-nale con un bagaglio formativo di altissima qualitàe fortemente orientato al mercato, può garantireun accrescimento della capacità competitiva delleimprese. Un ulteriore valore del progetto sarà da-to dalla diminuzione della disoccupazione ed unaumento della ricchezza diffusa sul territorio inProvincia di Varese.

Contatti Confapi Varese Via Milano, 16 – 21100 Varese (Va) – tel. 0332.830200e-mail: [email protected] Erika Ballerio (Presidente Confapi Giovani) [email protected] Davide Vuono (Vice Presidente Confapi Giovani) [email protected]

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a cura diGiorgio Tamaro*

Èiniziata una nuova stagione per i Fondi perla formazione continua. E non siamo ancorain grado di dire se sarà una stagione di suc-

cessi o di crisi; se i Fondi conosceranno un nuo-vo slancio o entreranno in una spirale di ripiega-mento e declino.Il tema è ancora quello di oltre dieci anni fa: i

Fondi 0,30 sono privati o pubblici? Si tratta di sog-getti a tutti gli effetti privati o di articolazioni o-perative di un meccanismo pubblico di erogazio-ne di risorse per la formazione continua dei lavo-ratori?Sentenze del Consiglio di Stato, pareri della

Consulta, pronunciamenti di diversi TAR succe-dutisi negli anni non sono stati sufficienti a scio-gliere un nodo che per certi versi appare quasi i-nestricabile.Gioverà allora tornarci brevemente sopra, dal

momento che, come diremo più avanti, la que-stione è tutt’altro che confinata agli ambiti squisi-tamente tecnico-giuridici della magistratura nellesue diverse articolazioni. E’ questione che divie-ne immediatamente politica e che dispiega i suoieffetti nel vasto mondo della bilateralità, delle co-siddette parti sociali, dei rapporti tra le rappre-sentanze sociali dell’impresa e del lavoro e ipoteri legislativo ed esecutivo.In estrema sintesi il nocciolo della

questione è il seguente. I Fondi pari-tetici interprofessionali per la forma-zione continua (i cosiddet-ti Fondi 0,30) nascono, aisensi della Legge 388/2000, come associazionitra soggetti privati di partedatoriale – nel nostro casola Confapi – e di parte sin-dacale – nel nostro caso CGIL, CISL eUIL – che co-stituiscono or-ganismi bilateralisenza fini di lu-cro con rappre-sentanza pro-prietaria paritetica (50% Confapi e 50% CGIL-CI-SL-UIL) per la gestione delle risorse derivanti dal-

lo 0,30% dei versamenti contributivi dei lavora-tori dipendenti delle aziende che liberamente de-cidono di aderire ai Fondi stessi. Che l’origine delle risorse sia pubblica non

sembrano esservi ragionevoli dubbi: si tratta diquote dei contributi previdenziali che obbligato-riamente le aziende versano ogni mese all’INPS;l’omesso versamento dei contributi, e di conse-guenza l’omesso versamento dello 0,30%, all’IN-PS costituisce evasione contributiva; e infatti lerisorse ai Fondi pervengono non direttamentedalle aziende ma dall’INPS che le riversa periodi-camente ai rispettivi Fondi di appartenenza. E’ insomma una vera e propria devoluzione a

privati di una piccola quota parte di contributiprevidenziali obbligatori; un po’come l’8 per mil-le o il 5 per mille delle imposte sul reddito dellepersone fisiche: una percentuale di tasse viene de-voluta a privati, siano essi organizzazioni del cul-to, associazioni umanitarie, istituti di ricerca, par-titi politici e via dicendo.D’altra parte, che i Fondi 0,30 siano soggetti di

diritto privato è altrettanto incontrovertibile: sitratta di associazioni tra soggetti

privati, che per defini-

I FONDI AI TEMPI DEL JOBS ACT

INNOVARE CON LA FORMAZIONE50

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zione non possono dar vita a un soggetto “pub-blico”. Dunque soggetti privati che gestiscono ri-sorse di origine pubblica. Da qui il concetto disussidiarietà orizzontale, che è stato usato piùvolte a proposito dei Fondi 0,30.Peraltro i pubblici poteri esercitano comun-

que un controllo sull’attività dei Fondi, attraver-so tre fondamentali modalità di intervento: la no-mina del Presidente del collegio sindacale, il de-posito dei bilanci consuntivo e previsionale, il con-trollo a campione sulla spesa per formazione eper attività propedeutiche e di gestione.Ora, a ben vedere già questi interventi costi-

tuiscono un’anomalia rispetto all’atteggiamentotenuto dai pubblici poteri nei confronti di altrisoggetti privati che gestiscono risorse di originepubblica: a qualcuno risulta che un qualunque Mi-nistero eserciti controlli sui bilanci e sulle spesedelle organizzazioni di culto o di ricerca o deditead attività umanitarie? Forse che il Governo con-trolla i conti, per dire, della Chiesa Cattolica o diEmergency?I Fondi 0,30 invece, sono controllati. Su que-

sto, si badi bene, il nostro Fapi, il Fondo per laformazione delle PMI di Confapi, non ha nulla daeccepire. I controlli sui rendiconti di spesa, sullemodalità di assegnazione dei contributi per la for-mazione, sulle stesse spese di gestione dei Fondipossono rappresentare un utile elemento di au-toregolamentazione e di disciplina per organisminati da poco più di una decina d’anni e certamen-te bisognosi di più solidi apparati regolamentari egestionali. Dove forse i pubblici poteri esorbita-no da una logica di supporto critico e utilmentecorrettivo per assumere atteggiamenti che ap-paiono francamente invasivi nei confronti di sog-

getti alla fin fine comunque privati, è nella prete-sa, in un primo momento adombrata e successi-vamente dichiarata in modo esplicito, che i Fondidebbano sottostare agli stessi vincoli normativi eprocedurali degli enti pubblici economici: giustopretendere il rispetto della normativa sugli appal-ti e forniture (procedure di gara, soglie di spesacomunitarie, documentazione antimafia e antiri-ciclaggio…); insensato voler applicare le stessenorme e procedure alla gestione degli Avvisi peril finanziamento della formazione alle aziende a-derenti.In tal senso appare particolarmente fuorviante

e incomprensibile la distinzione “tollerata” daipubblici poteri nei confronti dei Fondi 0,30 chehanno istituito i cosiddetti “conti formazione”,destinati alle aziende di maggiori dimensioni: se-condo questa lettura, le risorse destinate dai Fon-di al finanziamento della formazione tramite Av-visi costituiscono aiuti di Stato, mentre quelle de-stinate al medesimo scopo tramite i “conti for-mazione” no.

INNOVARE 51

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A nostro parere si tratta di un abominio giuri-dico: se le risorse sono pubbliche, lo sono sem-pre e comunque, a prescindere dal mezzo con ilquale vengono veicolate.Infine, in questo panorama già di per sè abba-

stanza complesso si è innestata l’iniziativa recen-temente assunta dall’Autorità Nazionale Anticor-ruzione, la famosa ANAC guidata dal giudice Raf-faele Cantone. L’ANAC ha intrapreso un’indagine sulle mo-

dalità di selezione dei soggetti ai quali i Fondi 0,30concedono i contributi per la formazione nonchédei soggetti fornitori di servizi ac-cessori quali l’informatica, la pub-blicità, le funzioni di controllo e-sternalizzate, e così via.Il Fapi ha prontamen-

te fornito documenta-zione illustrativa, colla-borando in maniera tra-sparente e inequivocacon l’Autorità: da que-sto punto di vista siamocerti di poter rassicurare inostri associati, le aziendee i lavoratori aderen-ti, circa la correttez-za delle azioni e delleprocedure ap-plicate inquesti ormaioltre dieci an-ni di vita dalFapi.Tuttavia è e-

vidente come anchequesta iniziativa si in-serisca nella più ge-nerale “aria che tira”nel variegato mondodelle parti sociali, del-le rappresentanze. Mentre scrivia-

mo non sono anco-ra noti i contenutidella sentenza con laquale recentissimamente ilConsiglio di Stato ha pre-so ancora una volta in e-same, a seguito di unricorso, la questionedella natura dei Fon-di 0,30. Così come non è

ancora noto l’approdoal quale giungeranno i de-creti legislativi collegati alJobs Act, e in particolare ildecreto legislativo inmateria di servizi per il

lavoro e di politiche attive. Si prefigura la creazio-ne di una Agenzia Nazionale per le Politiche Atti-ve del Lavoro (“ANPAL”) alla quale dovrebberoessere trasferite, tra l’altro, anche tutte le com-petenze in materia di formazione continua: non èchiaro in tutto questo quale sarà il destino deiFondi, anche se si ipotizza per l’ANPAL di affian-care all’attuale funzione di “controllo” sui Fondi,anche una funzione di “indirizzo” che, predefinen-done gli obiettivi e le modalità per attuarli, fini-rebbe di fatto per svuotare del tutto il ruolo del-le parti sociali nella definizione delle strategie, de-gli orientamenti, delle scelte insomma.

Ecco allora,come diceva-mo all’ini-zio, perchéil tema si fa

squisitamente politico:c’è ancora unruolo per le par-ti sociali, per le

organizzazioni dato-riali e sindacalinelle politicheper la forma-zione continua,

e più in generale nelle poli-tiche per il lavoro? E magari, un

domani, nelle politiche industriali?Mentre questi temi piombano co-

me macigni sull’agenda della politi-ca italiana, noi del Fapi ci indu-striamo a tenere la barra a drit-ta, progettando e mettendo incantiere nuove ipotesi di la-voro per la formazione del-le nostre imprese: i contiformazione di rete, le proce-

dure a sportello, gli Avvisi mi-rati per le aziende medio-gran-di, per le categorie, i vou-chers individuali e così via.

Ne parleremo in unprossimo intervento,sperando che nel frat-tempo la politica assumaun atteggiamento più dia-logante con le cosiddetteparti sociali: una definizio-ne dietro alla quale stannoimprenditori e lavoratori, laspina dorsale produttiva delPaese.

Giorgio Tamaro* Direttore Generale

FAPI Fondo Formazione PMI

INNOVARE CON LA FORMAZIONE52

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a cura diMarzia Sabino

In occasione della presentazione del libro"7 in condotta", scritto da Antonio Mar-tina ed edito da Franco Angeli, lo scorso

17 gennaio si è tenuto il convegno intitolato"I giovani e il futuro", nato dall'incontro tradieci ex alunni dell'Istituto Daverio di Vareseche hanno deciso di mettere a disposizionedei ragazzi di oggi la propria esperienza in fat-to di scuola e lavoro.

«In momenti difficili come quello che stiamo at-traversando abbiamo deciso di raccogliere le no-stre esperienze e raccontarle ai giovani che stan-no cercando di affrontare ciò che noi, fortunati, ab-biamo chiamato il futuro! - ha spiegato AntonioMartina - La mancanza generalizzata di una vi-sione prospettica ci indispettisce, ci amareggia e cilascia un enorme senso d’insoddisfazione. Eccoquindi la decisione di socializzare le nostre espe-rienze per cercare di far capire quali siano stati glistimoli, le passioni, il talento che ci hanno accom-

pagnati nel nostro cammino».Nella realizzazione del convegno sono stati

coinvolti importanti figure, dal rettore dell’U-niversità dell’Insubria al sindaco di Varese, epoi giornalisti, imprenditori, dirigenti scolasti-ci, che si sono alternati come relatori ad alcu-ni studenti del Collegio De Filippi e dell'Istitu-to Daverio-Casula, i quali hanno presentato alpubblico gli interessanti workshop in cui sonostati coinvolti grazie alla collaborazione con O-penjobmetis, sponsor e partner dell'evento.Filo conduttore dei vari interventi è stato

l'invito a guardare con maggiore ottimismo alfuturo, un incoraggiamento rivolto alle nuovegenerazioni, le stesse ad essere maggiormentepenalizzate nel periodo di crisi economica, so-ciale e politica.

«Bisogna ripartire dall'entusiasmo, una qualitàsenza la quale non si può ottenere nulla - ha af-fermato il sindaco di Varese Attilio Fonta-

INNOVARE CON LA FORMAZIONE54

I GIOVANI E IL FUTUROUn messaggio di speranza dal passato

per i ragazzi di oggi

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na - Questo chiedo di fare ai giovani, ma anchealla nostra città, che sul piano infrastrutturale, del-l'attrattività del territorio e dell'innovazione tec-nologica ha importanti sfide da raccogliere nelbreve periodo».Anche la dirigente scolastica Renata Bal-

lerio dell'Istituto Daverio-Casula ha voluto da-re un messaggio esortativo al pubblico di stu-denti: «Se avete un'idea, portatela avanti; non fa-tevi spaventare dalle negatività, perché da lì si traela forza per migliorare».È susseguito poi l'intervento del rettore

dell'Università degli Studi dell'Insubria, Alber-to Coen Porisini, il quale ha sottolineatol'importanza di scegliere bene la facoltà a cuiapprodare, tenendo in conto ciò per cui si hapassione: «La scelta sbagliata è spesso dovuta acondizionamenti familiari. Anche a costo di im-porvi sui genitori, voi ragazzi dovete scegliere ilvostro futuro per riuscire a vivere veramente be-ne con voi stessi; io, ad esempio, non mi sarei im-maginato prigioniero di una professione».E a proposito dei genitori e del ruolo di gui-

da e supporto che questi ultimi debbono rap-presentare per i giovani nel cammino versol'età adulta, ecco le parole di Alessandro Bal-lerio, uno dei fondatori della Elmec S.p.A.: «Il consiglio che mi sento di dare ai vostri genitoriè di investire nei figli, dalla formazione classicacon i libri, all'esperienza all'estero con i viaggi stu-dio. Continuate a formarvi».Figure di spicco della parte pomeridiana del

convegno sono stati i "ragazzi di ieri", ovveroCarlo Chiesa, Vittorio Keuleyan, AntonellaPaccioretti, Ivan Ferdani, Mirella Galli, Ago-stino Ambrosetti, Nello Miola, Antonio Boni-na e Roberto Nelba, che - assieme all'autoredel libro da cui è nato il convegno - hanno rie-vocato la propria esperienza di studi. In parti-colare, Carlo Chiesa, si è soffermato sulla

sua ventennale esperienza all'estero: «18 mesiin Kuwait e 20 anni in Libia per un consorzio diaziende. Vivere in certe zone del mondo fa ap-prezzare ancora di più il valore del lavoro e so-prattutto, a fronte magari di una minore disponi-bilità di mezzi, aiuta ad aguzzare l'ingegno pertrovare soluzioni concrete ad ogni problema quo-tidiano».Un susseguirsi di spunti di riflessione, insom-ma, in un evento con l'obiettivo di incoraggia-re i giovani che si apprestano ad entrare nelmondo del lavoro in un momento tanto diffi-cile a non farsi spaventare dalle sfide, e a guar-dare con fiducia al futuro affinché questo siaaffrontato con successo.

INNOVARE 55

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EVENTI56

Dal 5 al 10 ottobre 2015, nel centro espositivo di fieramilano, va in scena EMO MILANO 2015, la mostra mon-

diale della macchina utensile promossa da CE-CIMO, l’associazione europea delle industriedella macchina utensile, che ne ha affidato l’or-ganizzazione alle strutture operative di UCI-MI-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazionedei costruttori italiani di macchine utensili, ro-bot e automazione. Un’assegnazione che suo-na come un riconoscimento al valore e allacentralità dell’industria italiana di settore nelpanorama internazionale e un apprezzamentoper il lavoro svolto dall’EMOteam italiano nel-le edizioni svoltesi nel 1979, 1987, 1995, 2003e 2009. Per sei giorni il quartiere fieristico di fiera-

milano si trasformerà nella più grande fabbricaallestita all’interno di uno spazio espositivo pre-sentando il meglio della produzione internazio-nale di macchine utensili, robot, automazione,

additive manufacturing, soluzioni meccatroni-che e tecnologie ausiliarie. 150.000 visitatori in rappresentanza di oltre

100 paesi, e più di 120.000 metri quadrati di su-perficie espositiva netta sono i numeri attesiper la prossima edizione di EMO MILANO chesi preannuncia più calda che mai, considerato ilmiglioramento dell’economia mondiale e l’in-cremento del consumo di macchinari previstodalle stime di Oxford Economics per Europa eItalia nel periodo 2014-2017. Del resto, dopola crisi mondiale del 2009, nel 2014, il settoredelle macchine utensili ha iniziato una nuova fa-se di sviluppo che sicuramente darà ulteriorespinta al successo di EMO MILANO 2015 e deisuoi espositori.Ad oggi sono oltre 1.400 le imprese iscritte

EMO MILANO 2015, più di quante ne registròl’edizione 2009 al momento dell’apertura deicancelli. A guidare la classifica degli espositorisono i padroni di casa con oltre 400 aziende,

EMO MILANO 2015TORNA A MILANOLA MONDIALE DELLAMACCHINA UTENSILE

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INNOVARE 57

seguiti a distanza dai tedeschi e dai taiwanesi.L’offerta sarà presentata nei 12 padiglioni com-pleti per 120.000 metri quadrati di superficieespositiva. Ben oltre la soglia dei 95.000 metriquadrati di mostra occupati dall’ultima edizio-ne di EMO MILANO (2009). Con EMO MILANO 2015, e le sue macchi-

ne per “costruire il futuro”, come recita lo slo-gan della mostra, l’Italia si prepara a ricevere lavisita dei più importanti decisori di acquisto edei principali influencer dell’industria manifat-turiera internazionale, dall’automotive all’ae-rospace, dall’energia al biomedicale, dall’elet-trodomestico alla meccanica varia, coloro i qua-li definiranno i piani di acquisto e investimentodei prossimi anni. Momento di aggiornamento e verifica dell’a-

vanzamento tecnologico del settore che più diogni altro determina lo sviluppo e la competiti-vità del sistema industriale, EMO è da sempreluogo ideale per gli operatori del manifatturie-ro interessati a valutare e pianificare nuovi in-vestimenti in macchinari di produzione. D’al-tro canto il profilo professionale dei visitatori,per la maggior parte appartenenti alle aree ac-quisti, produzione, management (CEO, dire-zione generale, proprietà), reparto ricerca esviluppo, è testimonianza della competenza delpubblico che partecipa abitualmente alla mo-stra e che si troverà a EMO MILANO 2015. Per valorizzare al massimo la presenza degli

operatori in mostra la manifestazione proporràun ricco programma di eventi collaterali che,anche attraverso il coinvolgimento diretto deivisitatori, favoriscono lo sviluppo di nuove ideee l’apertura di nuovi scenari. È il caso del semi-nario dedicato all’Additive manufacturing, del-l’appuntamento con ROBOFOOD 2015 La robo-tica nell’industria alimentare, cui si aggiungono e-venti speciali come la cerimonia di consegna deiPREMI UCIU e la mostra a cura del maestroFulvio Levati, dedicata all’artigianato del metal-lo che presenterà microriproduzioni di mac-chine utensili realizzate in leghe ferrose ad e-vocare il genio e la capacità artigiana degli ita-liani che è origine, tra l’altro, dell’industria co-struttrice di macchine utensili. L’internazionalità degli espositori che, come

dimostrano i dati della più recente edizione i-taliana (EMO MILANO 2009), è caratteristicadistintiva della manifestazione, farà da ulterio-re traino alla presenza di visitatori provenientida ogni angolo del mondo. D’altra parte, EMOMILANO 2015 avrà un respiro ancor più co-smopolita grazie alla concomitanza con EXPO2015, evento che sta richiamando a Milano cen-tinaia di migliaia di persone e per cui il capoluo-go lombardo si presenta con un look comple-tamente rinnovato e una viabilità più snella an-che grazie al servizio di trasporto pubblico po-

tenziato. Direttamente connesso al quartieredi fieramilano Rho-Pero, il sito di Expo 2015offrirà agli operatori di EMO MILANO 2015numerosissime attrazioni per un “Dopo Fiera”unico nel suo genere. Tra queste, particolareattenzione merita la mostra organizzata daConfindustria in collaborazione con dieci asso-ciazioni partner – tra cui UCIMU - dedicata alruolo dei sistemi per produrre nella filiera ali-mentare: “Fab Food. La fabbrica del gusto italia-no”. La mostra è un progetto educativo e cul-turale sull’alimentazione industriale sostenibi-le, che ha l’obiettivo di far conoscere ai visita-tori di Padiglione Italia come sia possibile otte-nere, rispettando l’ambiente e le risorse delmondo, prodotti alimentari sicuri, di qualità, aprezzi accessibili e in quantità sufficiente pertutti grazie all’industria e alle sue tecnologie. La concomitanza di EMO MILANO 2015,

mostra mondiale della macchina utensile, conla parte finale di Expo, evento dedicato alle pro-blematiche relative il nutrimento del pianeta,concorrerà a portare il capoluogo milanese incima alla classifica delle città più attive e vivacinel panorama internazionale, permettendole diesprimersi, così, al meglio, nel ruolo di capitaleeconomica di un paese a forte tradizione indu-striale quale è l’Italia. La vicinanza di due grandiappuntamenti, così profondamente connessi al-la natura del paese che li ospita, sarà motivo diulteriore sviluppo per l’economia italiana chefinalmente sembra imboccare la direzione del-la ripresa, a tutto a beneficio degli operatoriche parteciperanno a EMO MILANO 2015.

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La 52ª edizione di Smau Milano, in pro-gramma dal 21 al 23 ottobre a Fieramila-nocity, quest’anno si terrà in contempo-

ranea ad Expo 2015 e rientrerà nel calendariodegli eventi business dell’Esposizione Univer-sale, aprendo così le porte alle delegazionibusiness provenienti da oltre 100 Paesidel Mondo interessate a conoscere l’offertacompleta di innovazione presente in Italia. Al-l’evento milanese, che ospiterà la prima edizio-ne degli Stati Nazionali dell’Innovazione,saranno presenti i governi delle principali Re-

gioni d’Italia con il proprio ecosistema dell’in-novazione e i più importanti operatori nazio-nali e internazionali del mondo delle tecnolo-gie digitali. L’offerta di innovazione non riguar-derà solo il settore ICT, ma coinvolgerà diver-se tematiche, selezionate in base alla classifica-zione dei Cluster Tecnologici Nazionali in coe-renza con la Strategia di Specializzazione Intel-ligente delle Regioni (S3) richiesta dalla pro-grammazione europea Horizon 2020.Un’edizione che si arricchisce di un road-

show nazionale ed internazionale. Un anno si-curamente ricco di novità e iniziative che sot-tolinea la capacità di adattamento e anticipa-zione delle tendenze di mercato, come dimo-stra la prima tappa internazionale con SMAUBerlino, che si è svolta nello scorso mese dimarzo, nella sua duplice valenza: da una parterispondere con una proposta concreta al mer-cato dell’internazionalizzazione proponendo iltalento italiano delle startup per un ruolo stra-tegico nei sistemi produttivi europei; dall’altraper anticipare in maniera concreta l’offerta diinnovazione che gli operatori stranieri potran-no incontrare nella tappa internazionale mila-nese di ottobre, collegata agli eventi B2B di Ex-po2015, e che vedrà tutte le regioni presenti,oltre 800 espositori, nuovi protagonisti dell’in-

EVENTI58

SMAU MILANO GLI STATI NAZIONALIDELL’INNOVAZIONE

In contemporanea con EXPO ad ottobre gli Stati Nazionali dell’Innovazione

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novazione, di cui 400 startup. Una piattaforma dinamica che si evolve ad

ogni tappa e si arricchisce di collaborazioni epartnership. Oltre a Berlino anche Padova, To-rino, Bologna e Firenze, in cui gli stati generalidell’innovazione hanno incontrato le Regioniper fare il punto della situazione sulle politichea supporto dell’innovazione, la strategia di spe-cializzazione intelligente e la nuova program-mazione europea. Un punto di vista concreto e orientato al ri-

sultato, a beneficio delle PMI, per facilitare laconvergenza tra obiettivi europei, indirizzo re-gionale e fabbisogni di sviluppo. Naturalmentecon l’arrivo anche in Italia dei Digital Cham-pions non poteva mancare una collaborazionefattiva attraverso la Digital Champions Aca-demy, arena che nell’arco delle giornate ospitaun articolato programma di workshop realiz-zati congiuntamente alla comunità dei Di-gital Champions, guidati da Riccar-do Luna, Digital Championper l’Italia, con l’obiettivodi facilitare e agevolarel’adozione del digitalepresso imprese epubbliche ammini-strazioni e al cuitermine dei per-corsi formativi i vi-sitatori possonorichiedere un atte-stato di partecipa-zione firmato dai Di-gital Champions e daSmau. Il tema della Fabbrica

Intelligente viene affrontatoanche all’interno dell’Arena Fab-brica 4.0 realizzata in collaborazionecon Confindustria Servizi Innovativi e Tecno-logici. L’arena nei tre giorni ospita un programma

di workshop gratuiti, uno speed pitching in cuiaziende digital e startup che realizzano prodot-ti e soluzioni dedicate al settore si presente-ranno in 90 secondi al pubblico in sala e mo-menti di networking volti a facilitare la relazio-ne tra i sistemi manifatturieri e gli attori pro-tagonisti in ambito servizi innovativi. Ma ancheSmart Communities e casi di progetto raccon-tati dai giornalisti di scienza di Radio24. Dalla tappa di Bologna una partnership con

AgID - Agenzia per l’Italia Digitale – AgID Di-gital Ecosystem - che prevede la promozionee la realizzazione di attività di formazione einformazione sui progetti inerenti l’Agenda Di-gitale Italiana ed in particolare su Sistema Pub-blico per la gestione dell'Identità Digitale - SPIDe Competenze digitali ICT, dalle linee guida A-

gID alla normazione UNI. Per rendere più effi-cace la visita in fiera di imprenditori e managerè presente lo Smau Discovery, un vero e pro-prio personal shopper di innovazione che,

dopo aver analizzato esigenze diinnovazione dei visitatori, è ingrado di elaborare un’a-genda di incontri perso-nalizzati durante laman i f e s t a z i o n e .Presso Smau Di-scovery sarà inol-tre possibile ri-chiedere informa-zioni sui bandi e fi-nanziamenti apertia disposizione diimprese e startup,grazie alla presenzadi personale qualifica-

to di Warrant Group,realtà specializzata nel sup-

portare le imprese in tutte lefasi di sviluppo del business: dalla de-

localizzazione e internazionalizzazione al tra-sferimento tecnologico, dalla finanza agevolataad altre proposte strategiche.

INNOVARE 59

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EVENTI60

È Global Water Expo una delle novità di ECOMONDO 2015, la grande fiera inter-nazionale dedicata al recupero di materia ed

energia e dello sviluppo sostenibile. Dal 3 al 6 no-vembre, al padiglione D3 di Rimini Fiera, sarà alle-stita un’area per rappresentare le tecnologie di ge-stione del ciclo idrico integrato delle acque in unalogica di efficienza.Alla depurazione delle acque reflue, urbane ed

industriali, oltre che alle acque meteoriche, saràdedicata anche un’importante sezione convegni-stica che illustrerà i mercati attuali e prossimi fu-turi, italiani ed esteri, e le tecniche innovativeready-to-market, già applicate in impianti dimo-strativi europei e pronte per efficientare i si-stemi su vasta scala, soddisfacendo lerichieste del competitivo merca-to del prossimo futuro.Il board scientifico,

coordinato dal prof. FabioFava, accosterà all’expoun focus sul tema della‘Water Energy andCarbon Nexus’, os-sia il nesso fra acqua edenergia, poiché la ge-stione della prima assor-

be grandi quantità della seconda ed entrambe lerisorse hanno necessità di un forte efficientamen-to. Saranno presentate non solo le esperienze del-le aziende del servizio idrico intergrato, ma i pro-getti internazionali Horizon2020 che tendono allastandardizzazione di metodi e strumenti per l’effi-cienza energetica.Difatti, oltre alla forte spinta comunitaria, un

importante driver all’adozione delle migliori prati-che per il risparmio energetico è stato introdottoin ambito nazionale dal Decreto Legislativo 4 lu-glio 2014 n. 102 di attuazione della Direttiva Eu-ropea 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Saranno presenti le innovazioni tecnologicheper trattamento e valorizzazione dei fanghi di

depurazione, con una particolare at-tenzione alla sostenibilità tecni-ca, economica ed ambientaledegli impianti e alle strate-gie per il riuso dell'acquadepurata.

Molti degli appunta-menti seminariali a-vranno il plus dei credi-ti formativi e contribui-ranno ad una alta forma-zione che vede le impre-

A ECOMONDO 2015DEBUTTA

GLOBAL WATER EXPO

Un padiglione di Rimini Fiera dedicato alla nuova sezione espositiva, in una logica ‘ready-to-market’. Nell’expo le tecnologie delle varie fasi della filiera del ciclo idrico integrato delle acque.

Tecnologia, alta formazione, internazionalizzazione e business orienteranno le giornate di fiera.

IL GRANDE MARKETPLACE PERL’INDUSTRIA IDRICA ITALIANA

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INNOVARE 61

se direttamente coinvolte nella spiegazione del mi-gliore uso delle tecnologie disponibili. Gli eventi collaterali all’area espositiva offriran-

no la concretezza chiesta dalle imprese e per que-sto saranno presenti i soggetti che al momentopresentano le occasioni di nuovo business. Perquanto riguarda il territorio nazionale, sarannopresentati gli interventi per il superamento del-le infrazioni comunitarie e delle emergen-ze, andando nel nel dettaglio di investimenti piùimportanti come Catania, ove si prevede il com-pletamento ed adeguamento di fognatura e depu-razione. Non solo superamento di infrazioni co-munitarie, ma saranno presentati anche interventiprioritari e strategici come il nuovo sistema di col-lettamento delle acque reflue per la salvaguardiadel Lago di Garda.

«Global Water Expo – spiega il Prof. FrancescoFatone dell’Università di Verona,membro delgruppo di lavoro water del Comitato TecnicoScientifico di Ecomondo – darà quest’anno forte im-pulso e supporto all’internazionalizzazione: oltre alletecniche alle aziende saranno presentate anche le pro-spettive di business possibili in Paesi che stanno piani-ficando ingenti interventi nel settore, quali ad esempioOman, Israele, Brasile, Iran e area Balcani. La partner-ship con i principali network europei e mediterranei,come il Water_2020, garantirà possibilità di diretta in-terazione con i maggiori attori e inedite possibilità diinnescare business in nuovi mercati».Global Water Expo è realizzata in collaborazio-

ne con Federutility-Utilitalia, Associazione Idro-tecnica Italiana, IRSA-CNR, Università di Brescia,Università di Verona e Consorzio Inca.

L’acqua in cifreInItalia sono necessari circa 5.2 miliardi di m3

(87m3 di acqua pro capite) all’anno solo per uso

privato. Tra 55% e 88% dei cittadini sono servitidall’acquedotto (indagini condotte in modo diver-so hanno dato risultati differenti). Circa 30% del-l’acqua trattata è riutilizzata in agricoltura. La reteidrica è composta da oltre 470mila km di tu-bazioni e le perdite sono stimate intorno al 32%.In un panorama mondiale che stima un mercatodell’acqua pari a 250 miliardi di euro con 33 mi-liardi di euro investiti all’anno, l’Italia non brilla perinvestimenti (mediamente 30 euro capite all’anno)rispetto agli altri paesi europei che investono fra i79 e i 130 euro pro capite all’anno). La situazionedi fognatura e depurazione è critica e indietro ri-spetto ai requisiti comunitari: 3 italiani su 10 nonsono ancora allacciati a fognature o a depuratori,con quasi la maggioranza di chi vive in Sicilia, in Ca-labria, Campania, un 30% in Lombardia e Friuli.Questo ritardo sulla capacità di depurazione por-terà alla cifra complessiva delle sanzioni UE a circa480 milioni di euro l'anno dal 2016 e fino al com-pletamento delle opere. È realistico nel ciclo 2015-20 l'aumento dell’investimento dei gestori da 1.3miliardi l’anno a 2,5 miliardi. Aggiungendo i 400 mi-lioni di euro l’anno di fondi pubblici di sostegno (F-SC, POR, Regionali) e i 2.7 miliardi non spesi e daspendere siamo a oltre 20 miliardi. Le prospettive sono per lavori pari a 5.8 miliar-

di di euro destinati alla realizzazione di 63 grandiopere nel Sud, ma la cifra è parzialmente disponi-bile e mancano i piani attuativi.Nel settore della gestione idrica operano 311

imprese con 27.822 addetti e d un fatturato com-plessivo di 7,2 miliardi di euro.

(Fonti: Blue book. Cosentino. 14 maggio 2014. Rom; L'industria dei servizi idrici. Servizio studi e ricerche SRM.

Intesa San Paolo. febbraio 2013; Acqua Tech. Dossier: Trattamento acque. La chimica L'industria 2010 (4): 37)

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EVENTI62

Sei settimane prima di COP21, l’appuntamento delle soluzioni risorse e clima

Creato dagli organizzatori di Pollutec già abitua-ti ad eventi su ambiente e energia da oltretrent’anni, World Efficiency è il primo Salone

+ Congressi a riunire soluzioni e savoir-faire, esi-stenti o in via di sviluppo, alternativi ai mo-delli economici attuali. Sostenuto da numerosiattori istituzionali ed economici.

Un primo evento esposizione + congressi dedicato alle soluzioni alternative

Dal 13 al 15 ottobre 2015 a Parigi Porte deVersailles, World Efficiency riunirà oltre 20 000decision makers e consulenti francesi ed interna-zionali dei settori pubblici e privati attorno a solu-zioni concrete relative alla preservazione/otti-mizzazione delle risorse e alla riduzione/adat-tamento alla deregolamentazione climatica, svi-luppati dagli operatori dei settori Ambiente, Energia,Edilizia, Industria, Trasporti, IT e Ingegneria. Circa 15 000 mq di soluzioni tecnologiche o integrate per

«produrre in modo alternativo», «costruire in modoalternativo », «ristrutturare e utilizzare in modo alter-nativo», «trasportare in modo alternativo» e «nutrirein modo alternativo» che saranno riunite per la prima voltanell’ambito della stessa esposizione. Appuntamento di convergenza delle sfide e opportunità lega-

te ai temi delle risorse e del clima, il congresso World Efficiencytratterà il tema della governance e dei mercati e declinato insette tematiche principali: ■ Produzione energetica; ■Gestione dell’acqua; ■ Edilizia e ristrutturazione; ■ Industria del futuro; ■ Produzione, materie e attrezzature;■ Trasporto e mobilità; ■ Agricoltura e alimentazione.Un Summit Eco-Innovazione assocerà un incontro inter-

clusters internazionale e un evento dedicato alle startup, ai cir-cuiti di finanziamento e d’investimento e alle tendenze «Cleantech eRinnovabili».Numerosi operatori impegnati nelle tematiche risorse e

clima sono già partner di World Efficiency: ADEME, The ShiftProject, ICLEI, Business France, Syntec Ingénierie, la Fédération des Indu-

WORLD EFFICIENCYDal 13 al 15 ottobre 2015, a Parigi

Porte de Versailles

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INNOVARE 63

stries Mécaniques, la Fédération des entrepri-ses du recyclage, l’Association technique éner-gie environnement, Biogaz Vallée, France Ener-gie Eolienne, Uniclima, France Cleantech, l’As-sociation HQE, Les Eco-Maires, ecc.

Un evento internazionale fondato sulla multipolarità

Incontro di dimensione multipolare,World Efficiency accoglierà rappresentanti pro-venienti da un centinaio di paesi e valorizzerà iprogetti e le soluzioni che si adattano al-la diversità geografica dei territori.I territori d’oltremare francesi, sostenu-

ti dal ministero des Outre-Mer e Business Fran-ce, presenteranno le loro soluzioni esemplarireplicabili in altre regioni del mondo e riuniran-no, in parallelo, i loro eletti durante il loro con-

gresso annuale organizzato da ACCDOM.La «Nordic Efficiency», sotto la tutela del

Conseil Nordique, valorizzerà le soluzioni di ec-cellenza di Danimarca, Finlandia, Islanda, Nor-vegia e Svezia.Infine, numerose delegazioni di paesi e-

mergenti sono attese per presentare i loroprogetti clima.World Efficiency fa parte del network Pro-

mosalons, dedicato esclusivamente alla promozio-ne internazionale delle fiere francesi. La Franciaaccoglie 450 manifestazioni fieristiche in-ternazionali, di cui 320 professionali. Questieventi attirano 155.000 aziende espositrici e 12milioni di visite. I saloni professionali, accolgo-no il 38% di espositori internazionali e il 28% divisite di provenienza estera.

www.world-efficiency.com

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Gestire il patrimonio d'informazioni di unaqualsiasi realtà imprenditoriale è da sempreun problema spinoso. Non importa quale

sia la dimensione o il settore d'appartenenza: nes-sun responsabile dormirà sonni tranquilli se non conla certezza che i dati chiave della propria attività, ne-cessari sia internamente che per la comunicazioneesterna, siano aggiornati, protetti e ben veicolati.Avendo ben presente quest'esigenza, il mercato

del software non si è mai fermato nella ricerca dinuove soluzioni, che nel tempo continuano ad affi-narsi con l'obiettivo di offrire le migliori risposte,studiate a misura di ogni richiesta. «L'innovazione èla chiave di volta di molte aziende del territorio – spie-ga Roberto Di Francesco, vicepresidente di Unima-tica Confapi Varese – che puntano ad affiancare aitradizionali processi aziendali strumenti tecnologici a-vanzati, così da poter garantire un beneficio tangibile a

breve e lungo termine a tutti coloro che non smettonomai di guardare al futuro”.Un'intuizione che negli anni ha strutturato una

vera e propria scuola di pensiero, battezzata con ilnome di Digital Datacycle Management. La gestionedel ciclo dei dati digitali, come da letterale traduzio-ne, altro non è che la razionalizzazione di tutte quel-le che possono essere definite le informazioni utiliai processi d'azienda, che vengono analizzate e ge-stite secondo due approcci: uno tecnologico, basa-to sulla continua ricerca e sviluppo, e uno analitico,che punta a identificare le criticità all'interno deiflussi aziendali per poi correggerle.Tecnologicamente si è diffuso negli ultimi anni il

concetto di PIM, abbreviazione di Product Informa-tion Management, ossia una tipoligia di software dal-le elevate potenzialità in ambito imprenditoriale, econ pochissime limitazioni nell'utilizzo. La struttura

LE PMI SANNO INNOVARE

LA TECNOLOGIA CHE AIUTA LE IMPRESE

a cura diFrancesca Vergerio*

La gestione automatizzata dei dati aziendali è oggi strumentoessenziale per incrementare il successo delle azioni commerciali,grazie a significativi risultati nell'abbattimento del time to market

e al supporto alle attività d'internazionalizzazione© iStock.com/mediaphotos

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INNOVARE 65

di un PIM, flessibile e personalizzabile, ècapace di raccogliere al suo internotutti i dati condivisi in azienda, chevengono organizzati secondo u-na logica basata su schede diprodotto, suddivise in classi diappartenenza. Il risultato è undatabase alimentato sia attra-verso integrazioni con sistemipreesistenti sia con caricamen-ti diretti a sistema dove, parten-do da una categoria di prodotti fi-no ad arrivare a una singola scheda,si possono trovare informazioni tecni-che, commerciali, promozionali o logistiche,elementi multimediali come video, immagini, dise-gni o allegati di altro tipo, ma soprattutto tutti i ma-teriali testuali, gestibili in più lingue.Una valida risposta al frazionamento dei dati che,

soprattutto in aziende abituate a dividere ermetica-mente le attività tra i reparti, genera altissimi rischidi duplicazione delle informazioni, con conseguentisbagli, discrepanze e perdite di tempo. Un correttoutilizzo di un PIM consente infatti la riduzione deglierrori derivanti dalla mancata condivisione delleinformazioni fino al 100% grazie alla gestione univo-ca del dato, che viene inserito a sistema una solavolta e diventa subito disponibile per tutti i possibiliutilizzi. L'immediatezza nel reperire le informazioni,unita alla possibilità di limitare gli accessi al softwa-re con diversi livelli di autorizzazione, sono poi al-tre due valide motivazioni che hanno convinto mol-ti imprenditori che questa fosse la via giusta per snel-lire i propri processi interni, guadagnando in tempie risultati.Se però è facile paragonare un PIM ad un gestio-

nale aziendale, è altrettanto vero che non potreb-bero esserci due soluzioni software più diverse. A differenza di un classico strumento di gestione,un PIM è in grado non solo di catalogare le informa-zioni al suo interno in maniera coerente e indicizza-ta, ma anche di alimentare automaticamente pub-blicazioni destinate alla propria rete di contatti,interni o esterni all'azienda. Siti e-commerce, cata-loghi online o cartacei e applicazioni mobile, studia-te per la forza vendita, per i partner o per il pubbli-co, vengono automaticamente popolati, gestiti eaggiornati tramite i dati contenuti all'interno del PIM,secondo logiche e criteri studiati e predisposti inprecedenza. In questo modo più del 90% del lavoro operati-

vo comunemente in carico a grafici o web designer,che a tal fine spesso sacrificano altre attività a mag-gior valore aggiunto, viene svolto da un sistemainformatico performante e preciso, che lascia all'o-peratore solo una minima fase di controllo del ri-sultato ottenuto. Un ottimo metodo per far fronteai frequenti aggiornamenti che coinvolgono le poli-tiche commerciali o di promozione che, nel caso diapplicazioni mobile, e-commerce o siti web, vengo-

no pubblicati in tempo reale.Uno strumento utile per non per-dere nessun aggiornamento, so-prattutto se si pensa ad aziendedove lo staff è distribuito in piùsedi o ramificato sul territorio,ma anche per gestire più facil-mente le versioni multilingua.Essendo le informazioni giàprecaricate nel sistema, diven-ta molto più immediato inseriree controllare gli aggiornamenti

previsti e aprirsi all'internazionaliz-zazione, progetto che spesso spaventa

per la mole di lavoro derivante dall'adatta-mento delle proprie pubblicazioni, che diventa cosìuna reale possibilità a portata di mano.Per facilitare gli utenti nella gestione quotidiana

dei prodotti tecnologici, si utilizza l'approccio anali-tico del Digital Datacycle Management, che si com-pone di cinque fasi incentrate sulla gestione del da-to, concatenate tra loro: analisi, caricamento, frui-zione, divulgazione e archiviazione. Studi di merca-to hanno infatti attestato che, all'interno del conte-sto aziendale, i processi comunicativi non sono maivisti come fini a sé stessi, ma sono più simili a unaruota in continuo aggiornamento sulla base dellenuove conoscenze acquisite.Nel dettaglio, la fase di analisi racchiude tutte le

procedure necessarie a far sì che i dati identificaticome idonei al popolamento del PIM siano, o diven-tino, effettivamente univoci: si incrociano quindi leinformazioni tra i vari settori dell'azienda e, una vol-ta raggiunto un risultato comune, queste vengonocaricate all'interno del software come nuove sche-de di prodotto o semplicemente come aggiorna-mento dei contenuti precedenti. I dati diventanoquindi fruibili internamente a coloro che hanno ac-cesso al sistema, e vengono poi utilizzati per la di-vulgazione delle informazioni attraverso i canali co-municativi dell'azienda. Una volta che la divulgazio-ne è terminata, le informazioni restano archiviatenel PIM per utilizzi futuri, senza per forza esserecancellati o sovrascritti.Con questa procedura il time to market si accor-

cia notevolmente, fino a sovrapporsi con il concet-to di immediatezza per tutto ciò che concerne lacomunicazione online, e cresce l'efficienza dei pro-cessi aziendali: partendo dai medesimi dati è possi-bile generare strumenti dedicati alla forza commer-ciale, ai partner, a specifiche fasce di clienti o a tuttii propri utenti, destinando così risorse prima dedi-cate ad attività di impaginazione e controllo a pro-cessi a più alto valore aggiunto. Il risparmio di tem-po e l'abbattimento dei costi è una prima e logicaconseguenza, mentre nel tempo risulta incentivatala formazione e la specializzazione del capitale uma-no di ogni azienda.

* TK Soluzioni [email protected]

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LE PMI SANNO INNOVARE66

ALBÉAPACKAGING AND MOREIn Italia il primo Centro di Eccellenza

europeo dedicato al mascara

a cura diStefania Giussani*

Albéa, leader mondiale nel campo degli imballag-gi per prodotti di bellezza, d’igiene personale efarmaceutici, ospita il primo Centro di Eccel-

lenza europeo dedicato al mascara.È stato inaugurato lo scorso gennaio il nuovo impianto

di produzione Albéa a Bottanuco, in provincia di Bergamo.Il sito è nato dall’unione dei due impianti produttivi di Ver-derio e Imbersago, operativi da oltre 35 anni nel lecchese.Frutto di un investimento di 7 milioni di dollari, la nuova u-

nità riflette le competenze tecniche del gruppo,i suoi requisiti di eccellenza industriale ed ilsuo impegno nel campo della responsabi-lità ambientale, sempre con l’obiettivo diservire meglio i suoi clienti.

Albéa, azienda associata ad Api Lec-co, occupa una posizione di primo pia-no nel campo dei tubi di plastica e la-minati, dei mascara, rossetti, campio-ni e dosatori di schiume e gode inol-tre di competenze riconosciute nelsettore degli erogatori, dei cap-pucci per fragranze e prodotti ditrattamento, fondotinta, compat-ti, gloss, articoli promozionalied accessori.A fronte di una superficie di

18.400m², 250 dipendenti e u-na capacità di produzione di

160 milioni di unità all’anno, ilnuovo stabilimento di Bottanucodiventa centro di eccellenza europeodedicato ai mascara, gloss e eyeliner,

grazie a tecnologie integrate di iniezione,iniezione-soffiaggio, decorazione, tratta-mento superficiale e assemblaggio. Dallosviluppo di nuovi prodotti fino alla loro fab-bricazione, i team di Bottanuco accompa-gnano i lanci di clienti internazionali, regio-

nali o locali. Su un mercato del makeup contrassegnato dai ritmi soste-nuti con cui si succedono le in-novazioni, i nostri team condivi-dono le stesse esigenze di reatti-

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INNOVARE 67

vità, qualità, competitività e servizio deinostri clienti. L’azienda bergamasca ospita il Centro

di Competenze globale del gruppo nelcampo degli applicatori, Albéa TipsStudio. Questo programma unico nelsuo genere riunisce tutte le competenzedel gruppo nel campo dell’innovazione,dello sviluppo e della produzione di ap-plicatori – dalle brush in fibra e plasticaper mascara agli applicatori per gloss,passando per i pennelli per eyeliner.Albéa Tips Studio permette di progetta-re, sviluppare e produrre le soluzionid’applicazione che rinnovano i gesti dibellezza e moltiplicano gli effetti del makeup. Questa iniziativa si basa su studi dimercato, analisi e test con gruppi di con-sumatori destinati a decodificare le a-spettative di ogni donna. Da un punto divista tecnico, poggia su capacità di pro-totipazione rapida, metodologie di valu-tazione rigorose, senza dimenticare la

gestione della proprietà intellettuale ecapacità full service.Ogni anno gli esperti di Albéa Tips

Studio in Europa e nel Nord America svi-luppano oltre 30 nuovi design e prototi-pi di applicatori, ottimizzando al contem-po le tecniche di produzione e i processidi sviluppo. Con la nuova unità di Botta-nuco, in Italia, Albéa vanta un centro dicompetenze mondiale riservato agli ap-plicatori del make up. I clienti dispongo-no di un’area dedicata allo sviluppo e al-la produzione, nonché una bibliotecacompleta di spazzolini in fibre e plastica.Su un mercato del make-up in costan-

te crescita ovunque nel mondo, contras-segnato dai ritmi sostenuti dei lanci dinuovi prodotti, Albéa Tips Studio offreai brand “beauty” la possibilità di distin-guersi sul mercato, anticipandone le esi-genze grazie a soluzioni innovative e dif-ferenzianti.

* Api Lecco

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LE PMI SANNO INNOVARE68

DA 70 ANNI “MADE IN VARESE”… ETANTA VOGLIA DI FARE

a cura diPasqualina Borrelli*

La Gatti e Vanoni srl quest'anno festeggia 70anni di attività, l'impresa associata alla Con-fapi Varese dal 1961 è nata dalla volontà

degli omonimi coniugi fondatori, iniziò la sua at-tività nel 1945 come rivendita all'ingrosso di can-celleria. Da oltre mezzo secolo l’Azienda, ben radica-

ta sul nostro territorio, è sempre attenta alle sol-lecitazioni del mercato circostante, portando a-vanti con successo un servizio di vendite orien-tato totalmente al cliente.

Trasferitasi nel 1985 nell'attuale sede di Gaz-zada, ove è presente il cash and carry di 4500 mqcon oltre 30.000 articoli commercializzati. Unpratico sistema di vendita self-service rende a-gevole l’acquisto da parte della clientela. Il Mar-chio Mister Paper, creato dal Rag. Virginio Ca-ravati, è diventato identificativo dell'intera atti-vità, aperta ai soli possessori di partita IVA.L'area è suddivisa in settori merceologici, o-

gnuno dei quali è presentato in una gamma va-stissima di articoli. Le forniture vanno dall’arre-do ufficio, cancelleria, articoli regalo e un nuo-vissimo reparto dedicato a bomboniere, parte-cipazioni e nastri.

«L’attività seleziona per la sua affezionata clien-tela solo prodotti delle migliori marche italiane, co-me ci tiene a sottolineare la Sig.ra Caravati - sia-mo una realtà ben radicata in provincia di Varese e ilnostro obiettivo è quello di riuscire a raggiungere piùaziende del nostro territorio, perché penso sia vitalefavorire l'economia locale. Ai nostri clienti ci lega unrapporto di fidelizzazione, conosciamo le loro realtàe offriamo il servizio consegne f.co destino».Di assoluta novità è il rinnovamento dell'area

“arredo ufficio” con l’introduzione di nuovi arti-coli di punta del settore. Grazie al personale qua-lificato si è in grado di progettare e personaliz-zare gli spazi operativi, avvalendosi di nuovi si-stemi grafici tridimensionali e rendering. Si ese-guono forniture “chiavi in mano”: pareti mobili,pavimenti sopraelevati, cartongesso/ controsof-fitti, tende tecniche.Attenta anche all’informatizzazione, la Gatti e

Vanoni è presente sulle piattaforme Mepa/Con-sip Sintel con FATTURAZIONE ELETTRONI-CA per la pubblica amministrazione. Tramite ilsito www.mrpaper.it mette a disposizione deisuoi clienti uno SHOP ONLINE dal quale è pos-sibile l’acquisto di tutti i prodotti per l’ufficio,con consegne in 24h.Grazie ai 70 anni di attività, la Gatti e Vanoni

è in grado di proporre sempre soluzioni e pro-dotti di qualità al giusto prezzo e sopratutto conun servizio efficiente e puntuale.

* Confapi Varese

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Esempio di fresaturasu macchina

5 assi

SinterGrip nasce dall’esigenza di bloccare il pezzo per meno mmpossibili (solo 3,5 mm di presa).SinterGrip sono inserti in metallo duro sinterizzato.

Il grande vantaggio di SinterGrip è pertanto la combinazione diquesto materiale abbinato alla speciale affilatura dei denti e allaspeciale forma triangolare conica che crea un accoppiamentosenza giochi tra l’attrezzo di bloccaggio e il pezzo stesso.

Solo 3,5 mm di presa pezzosenza preventiva perforazione del pezzo!

Totale assenza di vibrazioni!

Grande risparmio di materia prima!

Possibilità di lavorare il pezzo in un’unica fase!

Maggiore velocità di taglio e di avanzamento =maggior volume di truciolo asportato!

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Successi per l'Italia e per il Trentino dal cielomessicano, in Valle de Bravo, dove dal 28 Feb-braio al 13 Marzo si è svolto il XX Campio-

nato Mondiale di deltaplano 96 piloti coinvolti e20 nazioni in gara. La nostra Nazionale italiana,campione del mondo in carica, doveva difendere iltitolo conquistato nel 2013 in Australia. Il trentino Christian Ciech di adozione varesi-

no, è il nuovo Campione del Mondo di deltaplanogara individuale. Primo posto anche per il Team I-talia, per la sezione a squadre, composta da: SuanSelenati del Team Volo Libero Carnia, Filippo Op-pici, Davide Guiducci, Tullio Gervasoni eValenti-no Baù, portano a casa il quarto titolo consecuti-vo dal 2009, risultato storico.Christian Ciech, 44enne di Folgaria, è riuscito a

conquistare la sua medaglia d'oro vincendo benquattro gare su otto. Ha da subito condotto la clas-

sifica individuale per tutte le manches, salvo unamomentanea eclissi dopo il secondo giorno, causaproblemi tecnici. Gareggiava con il delta “Laminar”di Icaro 2000 di Sangiano che ad oggi può vantareun totale complessivo di 7 campionati mondiali.Il commento di Christian - in merito alla gara-

«8 sono state le manche volate, tutte in alta quota, lecondizioni erano generalmente buone ma su di un a-rea molto elevata che rendeva gli atterraggi piuttostodifficili. Un team eccezionale, affiatato e preparato siatecnicamente che fisicamente sono stata l'arma vin-cente, oltre all'ala del deltaplano Laminar, oggi più com-petitivo che mai. Il tutto mi hanno consentito di rag-giungere il traguardo che aspettavo da tanto tempo.Vinco così il mio primo campionato mondiale di alaflessibile ed insieme alla squadra abbiamo raggiunto il4 titolo mondiale consecutivo. Ad oggi, un traguardomai raggiunto da nessun'altra squadra».

LE PMI SANNO INNOVARE

AZZURRI CAMPIONI DEL MONDO!

a cura diPasqualina Borrelli*

Ai Mondiali di deltaplano in Messico, la nazionale ha vinto titolo individuale

e a squadre

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INNOVARE 71

La passione di Christian per il volo sembra es-sere un'eredità proprio di famiglia: «Anche miopadre – afferma – era un appassionato. Lui fu unodei pionieri del volo libero in Trentino e io mi sono av-vicinato al volo all età di 17 anni. Oggi questa passio-ne per il volo coinvolge tutta la mia famiglia, mia mo-glie è campionessa di parapendio, e anche lei si è ap-passionata di deltaplano, tanto che nel 2003 ha de-ciso di iscriversi ai nostri corsi e imparare così a vola-re con il deltaplano.

L'emozione è unica, con le correnti giuste si riescea raggiungere anche i 130km orari, ovviamente biso-gna essere esperti».

Un po' di storiaIl deltaplano, è un mezzo progettato per il volo

libero, arrivato in Italia nel 1969, grazie alla praticadel pilota Alfio Caronti. La Icaro 2000, associata alla Confapi Varese dal

1989, è una delle più importanti se no l'unica a-zienda produttrice sia a livello nazionale che euro-peo di deltaplani ne produce circa 150 modelli al-l'anno.Fondata nel 1973 da Alfio Caronti & Peter Skaa-

rup. Alfio è stato il primo pilota di deltaplano inEuropa a decollare da una montagna il 4 Novem-bre 1971. Prima di questa data i deltaplani eranoutilizzati unicamente al traino di motoscafi. Incre-dibile ma vero, il deltaplano utilizzato da Alfio erasenza torre e con tubi quadrati. Peter era il tecni-co della ditta ed insieme ad Alfio producevano ecommercializzavano, dietro licenza, i deltaplanidella ditta australiana Moyes. Nel 1981, FrancoGarzia & Gianni Hotz, diventano i nuovi titolaridella ditta ICARO 2000 e continuano la produzio-ne dei deltaplani Moyes.Dal 1998 ICARO ha il suo atterraggio di pro-

prietà (più di 50.000 mq) con Club House, in unbellissimo posto, sul lago Maggiore (nord Italia), afianco di una montagna ideale per il volo. ICARO è orgogliosa di poter raggiungere – alla

fine del 2010 – il traguardo dei 9000 delta prodot-ti e venduti: la maggior parte sono stati delta dalleelevate prestazioni che hanno ottenuto grandi suc-cessi nelle competizioni.Alcuni numeri:6 volte campioni del mondo5 volte campioni europei9 volte campioni italiani5 modelli in varie taglie, tutti certificati secondo le norme del tedesco D.H.V.

Come è costruito il deltaplanoIl deltaplano è l'unico velivolo che, generalmen-

te, è guidato attraverso il solo spostamento di pe-so del pilota, con pochissime eccezioni rappresen-tate da deltaplani a comandi aerodinamici. Per ibassi costi di acquisto, di utilizzo e di manutenzio-ne è stato lo strumento che ha aperto la strada delvolo a molti appassionati.

Il Deltaplano è costituito da una grande ala aforma di delta realizzata in materiale plastico, soli-tamente il dacron, che deve unire le caratteristi-che di leggerezza, resistenza, e di una scarsa defor-mabilità (la vela è sottoposta, durante il volo, a u-na forte e continua trazione),infati oggi visto il mer-cato di nicchia, viene utilizzato lo stesso tessutoper la realizzazione della vela della barca. L'ala è sorretta da un telaio in alluminio o nella

maggior parte dei casi dal carbonio, al quale si so-stiene il pilota durante il volo che, sfruttando lecorrenti d'aria e grazie agli spostamenti del pro-prio corpo ne determina la direzione. I cavi impie-gati nel Deltaplano, sono di acciaio intrecciato ericoperto di materiale plastico trasparente (perconsentire l’ispezione visiva).All interno della Icaro 2000 il deltaplano pren-

de vita in tutte le sue parti. Dal taglio a mano deltessuto per la realizzazione dell'ala - allo scheletrodel deltaplano, assemblato da uno staff di esperti.Il materiale maggiormente utilizzato è il carbonio,per rendere lo struttura più leggera possibile siadurante la fase di volo che di trasporto, il pesomassimo di un deltaplano è circa 32/35 kg.Il mercato di riferimento è oggi per un 20% ita-

liano – Christian ci informa che attualmente vamolto bene – si riscontra un aumento delle vendi-ta grazie anche a un nostro rivenditore di Brescia– ma resta ancora molto alto il mercato estero:Giappone, Germania e Brasile.Prima della consegna al cliente viene fatta una

prova di volo, per essere certi della prestazione edel funzionamento ottimale del delta. È sicuramen-te una realtà affascinante e curiosa, un mondo chenon tutti conosco bene ma una cosa è certa la Ica-ro 2000 davanti a sé ha la strada “spianata” perraggiungere tanti altri grandi successi.

* Confapi Varese

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LE PMI SANNO INNOVARE72

FREE SPORT LABS IL CONNUBIO

FRA SPORT E STAMPA 3DRight On: stop ai dubbi

sulla taglia da acquistare online

a cura diFlora Rosa

L’incontro tra due passioni, quella per glisport quali il freeride, il freestyle ski, ilgravity mountain bike, l'arrampicata e

l'alpinismo e quella per il mondo della stampa3D, ha portato alla nascita di Free Sport Labs(FSL), ovvero il network di negozi specializzatiche permetteranno la realizzazione di prodottisu misura.Tra i servizi offerti da FSL, quello di spicco è

senz'altro l'innovativo Right On, il quale per-metterà di scoprire per ogni articolo il modelloe la taglia che più si adattano alle caratteristichefisiche del singolo sportivo incrociando i dati

delle dimensioni del corpo acquisiti online (op-pure tramite 3D Body Scanner) con quelli delletabelle standard. Tale iniziativa verrà inoltre e-stesa anche all'attrezzatura sportiva, in modoche questa sia progettata e fabbricata per sod-disfare le esigenze di ciascun appassionato.Una delle modalità che permette di usufrui-

re del servizio Right On in modo completamen-te gratuito è quella di creare un account perso-nale sui siti e-commerce del network di FreeSport Labs e di inserirvi le proprie misure ana-tomiche. La seconda è invece quella di servirsidirettamente del 3D Body Scan, che - impie-

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INNOVARE 73

gando solo 3 secondi grazie al-la tecnologia ad infrarossi -consente di acquisire una rap-presentazione 3D del corpo u-mano (avatar) e di calcolare au-tomaticamente le sue misuresenza lasciare spazio a eventua-li errori. Per chi non avesse lapossibilità di visitare il puntovendita e desiderasse comun-que usufruire del servizio, FSLha pensato di montare l'appa-recchiatura necessaria su unveicolo che farà tappa pressole località e gli eventi sportivifrequentati dagli appassionatidegli sport sopracitati, in mo-do che tutti coloro che si sia-no prenotati sul sito internetpossano vivere l'esperienza del3D Body Scan. Il servizio Right On sarà pre-

sto disponibile online, ma ci a-spettiamo di vederlo in futuroanche su altri siti dedicati all'e-commerce, dal momento che- se il progetto dovesse anda-re in porto - adottare un plug-in di questo tipo permettereb-be di ridurre drasticamente iresi derivati da errori di sceltadella taglia fino a renderli quasiinesistenti e, di conseguenza,incrementare notevolmente illivello di soddisfazione deiclienti.

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LE PMI SANNO INNOVARE74

L’UNIONE FA LA FORZAE... L’INNOVAZIONE!

a cura diPasquale Latorre*

L’utilizzo di materiali rigenerati nella pro-duzione di imballaggi nel Paese è attivitànota anche se colpevolmente limitata. I

settori finora interessati riguardano la filmatura,l’estrusione dei tubi e lo stampaggio delle mate-rie plastiche. Nessuno finora era riuscito ad im-piegare il PE rigenerato nella produzione di fla-coni, fusti e taniche, quindi nell’ambito del co-siddetto “soffiaggio”, in percentuali significativee comunque impiegando non i propri scarti di la-vorazione, materiali omogenei e per stessa na-tura limitati, ma polimeri ottenuti dall’utilizzo dimateriali post consumo, pratica molto più impe-gnativa data la disomogeneità delle materie pri-me ma, di converso, dei quali esistono potenzial-mente enormi quantità.Questo vuoto è stato colmato da ECOPLEN

S.r.l., azienda materana di produzione e com-mercializzazione di taniche da 5,10 e 20 litri ot-tenute utilizzando non meno del 70% di PE rige-nerato. Non un generico PE rigenerato può es-sere utilizzato nella produzione su descritta, mail RILENE®. Il RILENE® è un nuovo prodotto ot-tenuto dalla miscelazione di scarti post-consu-mo sulla base di una inedita ricetta inventata daEcodesign S.r.l. e utilizzato in esclusiva dalla E-COPLEN per la realizzazione dei suoi prodotti.Una linea di selezione di materiali in ingresso

garantisce un flusso controllato per le successi-ve linee di lavaggio e granulazione, eliminando ilrischio dell’introduzione di materiali non confor-mi. L’esame in laboratorio ne accerta le caratte-ristiche tecniche, certificandone la composizio-ne e le caratteristiche fisiche e chimiche e otte-nendo così un prodotto costante ed omogeneoche ne favorisce l’impiego industriale.Uno dei maggiori motivi di ostilità all’impiego

di materiali rigenerati nella produzione di arti-coli tecnici era proprio rappresentato dalla di-somogeneità dello stesso, in definitiva nella in-costanza dei materiali in quantità e qualità chenon ne consigliavano l’uso significativo.Oggi RILENE® rimuove questo ostacolo: le

sue caratteristiche sono costanti nel tempo e neconsentono il massivo utilizzo.I prodotti ECOPLEN a base di RILENE®, ot-

tenuti con l’ausilio di soffiatrici della tedescaKAUTEX, hanno proprietà meccaniche superio-ri a quelli realizzati con granuli c.d. “vergini” epossono essere utilizzati in tutti i settori.È una piccola conquista per l’industria italia-

na, darà la possibilità anche ad aziende autenti-camente rispettose dell’ambiente e sinceramen-te green di offrire i loro prodotti realizzati allastregua dei principi ecosostenibili nel packagingfinora più green del mondo.È una bella sfida per tutti i sinceri amanti del-

l’ambiente.* Confapi Matera

A Matera ecodesign ed ecoplen insieme per la produzione di imballaggirigidi autenticamente ecosostenibili

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a cura diEmily Casciaro*

«È stato un anno impegnativo, ma possodire che la piccola e media impresain Calabria ha una casa, rappresen-

tata da un'associazione che partecipa a tutti i ta-voli interistituzionali per dare voce al nostro siste-ma produttivo». Così il Presidente di ConfapiCalabria Francesco Napoli, ad apertura dellaconvention organizzata al Teatro Rendano su-gli effetti del piano della Banca Centrale Euro-pea, contestualmente, l’occasione per festeg-giare il primo anno della territoriale calabresedi Confapi. Dopo i saluti istituzionali dell’as-sessore Nicola Mayerà per il Comune di Co-senza, dell’assessore CarloGuccione per la RegioneCalabria e di Fabiola Viapresidente dell’Ordine deiConsulenti del Lavoro diCosenza, sul cosiddetto“Bazooka di Draghi” si è sviluppata una tavo-la rotonda, coordinata dallo stesso Napoli edintrodotta dal Sen. Paolo Naccarato, che haricordato di essere stato «negli anni '80 segre-tario regionale dell'allora Confapi Calabria, unaassociazione che oggi, con questa nuova gover-nance, ha riconquistato il suo ruolo in una regioneche ha bisogno di tante, troppe cose». Il con-fronto a quattro voci – tra Massimo MariaAmorosini, direttore generale di Confapi, Pa-squale Giustiniani, direttore della confedera-zione BCC calabresi, Alberto Castelli, di EidosPartners e Fabio Cutrera, Direttore generale

di Confapi Lombarda Fidi – si è sviluppato suun piano di estrema concretezza, legando glieffetti del piano Draghi sull’economia reale, leimprese e le famiglie. La proposta è che la Re-gione utilizzi delle risorse per poter integrarele disponibilità del fondo di garanzia nazionale,che sui dati di bilancio lascia fuori tante im-prese, costituendo una sezione speciale cala-bra, che renda meno stringenti i parametri diaccesso al credito, tramite i Confidi accredita-ti a certificare il merito di credito che, in Ita-lia, sono circa cinquanta. La manifestazione èstata conclusa dal presidente Maurizio Casa-

sco che ha avuto parole digrande elogio per la gover-nance calabrese di Confapiche «in appena un anno – hadetto - ha creato un'organiz-zazione radicata sul territorio

lavorando con un impegno ed una determinazio-ne che non ho visto in altre realtà regionali e che,anzi, devono essere prese a modello». Poi il Pre-sidente si è soffermato su alcune questioni diestrema attualità, come il Jobs Act «Un'ottimalegge – ha detto il presidente Casasco – ma illavoro si crea con investimenti e nuove commesse.E poi c'è il problema della pressione fiscale trop-po alta per creare lavoro”. Infine, la propostadel presidente Casasco: far entrare nei consi-gli di amministrazione delle banche i rappre-sentanti delle PMI.

* Confapi Calabria

DAL MONDO CONFAPI76

LA REGIONE SI FACCIA CARICO DELLA QUESTIONE

DEL CREDITO PER LE PMI

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NEWS DALLE AZIENDE78

Parlare di Val Venosta è come parlare di me-le, è infatti la mela la risorsa aurea di que-sta valle situata in Alto Adige nella provin-

cia di Bolzano. Parlare di mele e di Val Venosta, vuoldire però parlare anche di VIP il consorzio cheraccoglie le 7 cooperative con circa 2000 frutti-coltori.

Frutticoltori che, forti della loro conoscenzadel prodotto e quindi consci dell’importanza del-l’apporto umano necessario per mantenere altilivelli qualitativi del prodotto, sposano quello cheè il capitale umano, insostituibile, con la tecnolo-gia di punta nelle varie fasi del processo, produtti-vo prima e distributivo poi.

Parlando appunto del processo distributivo, ne-gli ultimi 4 anni, tre delle più grosse Cooperativedel consorzio, avendo la necessità di migliorare laloro logistica a valle della produzione, si sono do-tate di magazzini automatici per lo stoccaggio delprodotto finito, cioè del prodotto pronto per es-sere confezionato e poi immesso nel mercato.

Dato che parlare di Val Venosta è sinonimo dimele, così come parlare di magazzini automatici èsinonimo di Lyto’s, infatti tutti i progetti sono sta-ti realizzati per quanto concerne la loro partestrutturale da Lyto’s, azienda Italiana che da 50 an-ni (quest’anno infatti passerà il traguardo dei pri-mi 50 anni di presenza sul mercato) progetta, co-struisce ed installa strutture per magazzini auto-matici.

Scopo principale dei magazzini automatici rea-lizzati, è quello di stoccare in modo completa-mente automatico, velocizzandone quindi le ope-razioni, le mele pronte per essere confezionate epoi spedite ai clienti, fungendo al contempo dapolmone fra la produzione (necessità di averegrandi quantità dello stesso prodotto) e le vendi-te ( prodotti diversi in piccole quantità). Tutti i ma-gazzini realizzati, dovendo gestire esattamente lostesso tipo di prodotto, hanno goduto delle stes-se peculiarità progettuali e realizzative. Anche leinstallazioni, pur in siti diversi, sono state molto

simili, presentando tutte una cronica mancanza dispazi, dovuta al fatto che questi nuovi magazzinisono stati costruiti sulle aree di magazzini preesi-stenti e circondati da altri edifici.

Lyto’s forte del proprio know how e dell’espe-rienza accumulata in più di 1000 progetti realiz-zati fin ora, ha saputo risolvere e gestire i vari pro-getti, mantenendo al contempo i tempi di realiz-zazione promessi. Per questo tipo di prodotto (eper la frutta in generale) i periodi di raccolta a cuiseguono poi quelli di immagazzinamento, sonopraticamente fissi e non possono essere in alcunmodo procrastinati, da cui l’assoluta necessità del-la puntualità per la consegna dei magazzini.

Addentrandosi un po’ nel progetto (possiamoparlarne al singolare, date le somiglianze fra quellirealizzati), è bene scinderlo in 2 parti, struttura erivestimento, ed in tre fasi distinte, progettazio-ne, costruzione, installazione, così da capirne me-glio le peculiarità.

Struttura, dato che si sta parlando di magazziniautomatici autoportanti, la struttura, rappresen-tata dalla scaffalatura, rappresenta di per sé loscheletro del magazzino, avente lo scopo di sup-portare le merci stoccate al suo interno, nonchédi sorreggere tutto l’edificio completo del suo ri-vestimento, resistendo alle azioni atmosferichecome vento, neve, pioggia. Lyto’s all’interno del

a cura della Redazione

UNA MELA AL GIORNO...

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INNOVARE 79

suo ufficio tecnico, sviluppa e progetta interamen-te le scaffalature, scaffalature che si differenzianototalmente da quelle tradizionali, • per il fatto di utilizzare profili sagomati a freddo

e non forati, quindi con la massima capacità re-sistente, e con la massima libertà progettuale;

• per l’utilizzo dei giunti ad attrito (brevetto Ly-to’s);

• per l’ampia gamma di soluzioni progettuali pro-poste.I magazzini realizzati, se da un punto di vista pu-

ramente strutturale non presentavano particolaridifficoltà, data l’esperienza e la competenza dei pro-gettisti di Lyto’s, presentavano invece una qualchedifficoltà dal punto di vista dell’ambiente interno.Infatti, le mele per una loro corretta conservazio-ne all’interno del magazzino, devono essere man-tenute ad una temperatura costante di 2°C conun’umidità del 100 %, quindi ambiente interno alta-mente aggressivo nei confronti della struttura. Ilpotenziale problema è stato risolto da Lyto’s conl’utilizzo di un acciaio strutturale zincato a caldo equindi resistente a questo tipo di aggressione e sen-za nessuna saldatura in opera.

Un altro aspetto importante e caratteristicodella scaffalatura Lyto’s, è l’ampio ricorso all’uti-lizzo di stocchetti (travi a C sagomate a freddo)fissate sulle baie di carico e supportanti i carichi,siano questi pallet o cassoni, su tutta la loro lun-ghezza, svincolando così la funzionalità del magaz-zino, dalla qualità dei pallet/contenitori, stoccati alsuo interno. (Uno dei problemi dei magazzini au-tomatici con scaffalature tradizionali, è quello chemolto spesso il loro funzionamento è dettato dal-la qualità dei pallet al loro interno, qualità che so-vente, il Cliente utilizzatore non è in grado di con-trollare).

Passando alla costruzione, è importante sotto-lineare che la scaffalatura Lyto’s è interamente co-struita all’interno del proprio stabilimento pro-duttivo, dove utilizzando acciai strutturali ad altaresistenza, vengono preassemblate le varie strut-ture. Tutto il ciclo produttivo, basato su un mix bi-lanciato di manualità ed automazione, è control-lato ed ogni singola saldatura certificata, portan-do al risultato di un prodotto marcato CE (certi-ficazione ottenuta in anticipo rispetto ai tempidettati dalle normative, ad ulteriore conferma del-la mentalità di Lyto’s a perseguire un elevato livel-lo qualitativo del proprio prodotto).

Arrivando all’ultima fase, quella dell’installazio-ne, possiamo dire che in tutti i progetti conside-rati, il fattore comune è stata la cronica mancanzadi spazi, infatti tutti i nuovi magazzini realizzati so-no sorti al posto di precedenti edifici, abbattuti ecircondati su tutti i lati da altri edifici esistenti. Ilfatto di avere un elevato livello di preassemblag-gio delle proprie strutture e l’indiscutibile espe-rienza, ha fatto si che Lyto’s sia riuscita a comple-tare l’installazione secondo i tempi prestabiliti

contrattualmente, cosa questa tutt’altro che sem-plice analizzando singolarmente i vari siti.

Passando alla seconda componente struttura-le del magazzino, il suo rivestimento, qui è impor-tante considerare che questo deve assolvere a de-terminate funzioni, a volte in antitesi fra di loro.Deve logicamente resistere (anche se supportatodalla scaffalatura) alle sollecitazioni atmosferiche,vento, neve, pioggia, deve isolare l’ambiente inter-no mantenendone costante la temperatura (con-servazione del prodotto) e deve al contempo noncreare un impatto estetico visivo.

Lyto’s, oltre a fornire la parte strutturale = scaf-falatura autoportante, è stata scelta dal consor-zio, per fornire anche la parte rivestimento.

Il rivestimento del magazzino, realizzato consi-derando simultaneamente i tre aspetti sopra e-lencati (resistenza, isolamento, estetica), è statoottenuto con pannelli sandwich di elevato spes-sore, tipici per questo tipo di realizzazione, capacidi resistere alle sollecitazioni atmosferiche, capa-ci di isolare perfettamente l’ambiente interno(schiumatura dei giunti di fissaggio), capaci di nonessere impattanti esteticamente, pur dovendo ri-coprire edifici di quasi 30 m di altezza.

Possiamo e anzi dobbiamo continuare a man-giare le mele della Val Venosta, perché buone, per-ché coltivate secondo rigorosi canoni di qualità,ed anche perché ben conservate su magazzini au-tomatici prodotti da Lyto’s.

Lyto’s ha infatti gestito bene le mele che le so-no state affidate, come ha sempre gestito benetutti i progetti realizzati, fossero questi per pro-dotti alimentari e non, non si spiegherebbe altri-menti una presenza ininterrotta di 50 anni sulmercato.

Progetti realizzati in tutto il mondo, partendodal Far East per concludere nelle Americhe, siasud che nord. Tessile ed abbigliamento, food andbeverage, plastica, carta, elettronica, meccanica,non c’è settore produttivo dove non ci siano ma-gazzini automatici costruiti da Lyto’s, partner affi-dabile per la realizzazione di progetti più o menocomplessi.

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OML SinterGrip

Il prodotto SinterGrip nasce dall’esigenza dibloccare un pezzo per meno millimetri possi-bili (con SinterGrip 3,5 mm di presa), e

questo per le ragioni seguenti:▶ Per poter lavorare completamente il pezzo in

un’unica fase (soprattutto per macchine a 5assi);

▶ Per poter risparmiare sulle materie prime, so-prattutto quando queste hanno una grossa in-cidenza sul prezzo (alluminio, titanio, ecc.)

▶ Indirettamente a tali ragioni, e per poter me-glio sfruttare la prestazioni della macchinautensile e gli utensili (maggiore velocità di ta-glio + maggiore velocità di avanzamento =maggior volume di truciolo asportato = mino-re tempo per lavorare il pezzo), il mercato ri-chiede un bloccaggio sicuro che oltremodopossibilmente eviti le deformazioni del pezzostesso.Partendo da questa esigenza, quindi, abbiamo

cercato di trovare una soluzione che evitasse:1) Di dover utilizzare un macchinario o utensile

particolare per eseguire la preliminare perfo-razione del pezzo = costi aggiuntivi

2) Di dover utilizzare una morsa o un’attrezzatu-ra particolare = costi aggiuntivi

3) Di dover eseguire una pre-lavorazione del pez-zo tipo a coda di rondine = costi aggiuntivi.

Ma che allo stesso tempo permettesse di ot-tenere un’eccezionale stabilità di bloccaggio contotale assenza di vibrazioni.

Da tutti questi fattori nasce il prodotto Sinter-grip.

SinterGrip sono degli inserti in metallo du-ro sinterizzato tipo ISO P30:P35 e rivesti-to con metodo PVD.

Il grande vantaggio di SinterGrip è pertanto lacombinazione di questo materiale abbinato con:▶ la propria affilatura delle cuspidi, che è rea-

lizzata in modo che l’angolo inferiore é mag-giore rispetto al superiore e pertanto consen-te, dopo l’incisione, di bloccare il pezzo conuna minore forza di bloccaggio, evitandone ledeformazioni;

▶ la speciale forma conica (5 gradi) della se-zione del’inserto, che genera effetto staffan-te (pull-down) che si trasmette al pezzo in la-vorazione, pertanto ne evita il sollevamento;

▶ la speciale forma triangolare, che crea unaccoppiamento praticamente senza gioco, ga-rantendo precisione di accoppiamento tra in-serto e ganascia;La combinazione dei due elementi (la forma

conica e l’affilatura delle cuspidi) crea un doppioeffetto staffante (pull-down).

In senso generale, l’inserto con la sua specialeforma a tronco di piramide e la speciale affilaturadelle cuspidi, incide penetrando il materiale da la-vorare e crea degli accoppiamenti con assolutaassenza di giochi, scaricando le forze e le vibra-zioni diventando un corpo unico con la mor-sa e/o l’attrezzatura di bloccaggio e il pez-zo in lavorazione.

SinterGrip viene proposto con 3 tipologie diinserto (per acciaio, per alluminio e per HRC 50-54) che, pur avendo le stesse caratteristiche co-muni si differenziano per il proprio tipo di affila-tura delle cuspidi e del rivestimento.

I vantaggi, oltremodo, sono quelli che Sinter-Grip, come dicevamo prima, potrà essere utiliz-zato su qualsiasi morsa o attrezzatura di bloccag-gio già esistente sul mercato, con la semplice ag-giunta di una coppia di ganasce riportate da appli-care alle morse e/o direttamente solo gli insertinel caso di attrezzature speciali e mandrini auto-centranti.

A questo proposito OML ha studiato diversesoluzioni alla sua applicazione consultabili dal ca-talogo.

In conclusione, SinterGrip consentirà alla clien-tela di far evolvere la propria attrezzatura dibloccaggio già utilizzata verso una presa pezzo piùsicura, stabile e con totale assenza di vibrazioni emigliorare le prestazioni della futura. E tutto que-sto bloccando il pezzo per soli 3,5 mm.

Dopo i premi ricevuti per l’innovazione durante le mani-festazioni di Lione e di Erba nel 2014, SinterGrip è statopremiato durante la fiera Mecspe 2015 “per aver svilup-pato una soluzione di bloccaggio pezzi per macchine u-tensili con funzionalità implementate”.

Il momento della premiazione a Mecspe 2015

NEWS DALLE AZIENDE80

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INNOVARE 81

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SERVIZIO AI LETTORI82

Organo Scientifico Ufficiale di CONFAPIConfederazione Italiana

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In questo numero si parla di...

Api Lecco 66

coNFApi 12

coNFApi cALAbriA 76

coNFApi GiovANi 16

coNFApi MAterA 74

coNFApi vArese 68

ecoMoNdo 60

e.dicoLA iii cop

equity FActory 18,55

eMo MiLANo 53

erowA 17

expo 2015 6

FApi 50

FAsdApi 14, 37

FoNdAzioNe idi 42

HexAGoN MetroLoGy 4,34

isFor Api 46

JeLiuc 38

Lyto's iv cop, 78

M2 13

MALpeNsA.Net 73

Medici seNzA FroNtiere 45

oML 69,80

opeNwAre 77

previNdApi ii cop 14

repAr 2 47

siteMA 52

sMArtcoM 75

sMAu 11, 58

studio GuALdoNi 21

supsi 28

worLd eFFicieNcy 62

tk soLuzioNi 64

Massimo Amorosini

Erika Ballerio

Mattia Barattolo

Pasqualina Borrelli

Marco Bossi

Massimiliano Cannata

Emily Casciaro

Fabio Chiavieri

Guidalberto Gagliardi

Stefania Giussani

Cristina Gualdoni

Pasquale Latorre

Matteo Lorenzi

Andrea Mazza

Silvia Menato

Luigi Pastore

Paolo Pedrazzoli

Flora Rosa

Marzia Sabino

Marzio Sorlini

Giorgio Tamaro

Francesca Vergerio

Davide Vuono

Hanno collaborato a questo numero

INNOVARE

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