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rivista mensile di formazione e informazione di Azione Cattolica

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IN QUESTO NUMERO:

EDITORIALE SU la Memoria

TESTIMONI DI CRISTO RISORTO Giuseppe Lazzati

DOSSIER il pianeta dei consumi43° Giornata delle Comunicazioni Socialiil linguaggio del web 2.0il Papa in Terra SantaSicurezza e Accoglienza possono ConvivereFame e Sete di giustizia

A CASA NOSTRA Agorà dei GiovaniFestincontro Diocesanoil protagonismo dei ragazzi

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LA MEMORIA TI SCAVA DENTRO: ASCOLTA L'ECOLa domanda è semplice e diretta: ha ancora un senso oggi la memoria?Abbiamo a disposizione i mezzi più disparati per poter registrare ogni singolo momento della nostra vita; allora ripeto la domanda e rilancio: ha ancora senso oggi la memoria avendo qualcosa che fa al posto nostro?Oggi ci aspettiamo che qualcuno ci racconti una storia, forse per questo "spopolano" le varie giornate della memoria (che sono e rimangono un valido momento di condivisione e rinnovo dell’impegno). A volte danno tanto l’impressione che siano una pasticca da buttare giù e l’effetto è assicurato. Oggi ci aspettiamo che qualcuno vada in cerca per noi, come se la memoria fosse qualcosa che un altro fa al posto nostro.Purtroppo, a volte, confondiamo il fare memoria con il riempire il secchio della nostra curiosità.La memoria è quel luogo in cui se sussurri una parola, ti ritorna l’eco della tua (e non solo tua) vita ma non è semplicemente ricordare.Ti propongo un esercizio. Di seguito ci sono varie parole accompagnate da una frase da sussurrare alla tua memoria e ascoltare cosa risponde la tua vita.Un proverbio austriaco dice che "Una parola venuta dal cuore riscalda per tre inverni" (e in Austria l'inverno è rigido).Dopo aver letto le parole e aver ascoltato l’eco scegli quelle che intendi approfondire, con le quali desideri prendere più confidenza, quelle che ti risultano più difficili da digerire e cerca un brano del Vangelo che possa aiutarti a farlo.Ti sembrerà strano, ma "l’avvenire appartiene a chi avrà la memoria più lunga" (Baal Shem Tov). Questa non è una lista chiusa ed esaustiva, ma solo uno sprono a mettersi in ricerca: se vuoi, puoi mandare una tua riflessione in merito per far ascoltare anche ad altri l’eco della tua memoria.

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SORRIDEREPerché dire ciao fa bene? Perché è salutare!Popotus del 01/03/2007

CARITÀNon può essere vero donatore di carità, chi anche non la richiede con affettoS. Agostino

SILENZIOTacendo con gli uomini, si parla meglio con DioSan Bernardo

ATTESA/PROMESSADio non realizza le nostre attese, ma compie sempre le sue promesse – D. Bonhoeffer

RAGIONE/SAGEZZALa perfetta ragione fugge dagli estremi e vuole chesi sia saggi con moderazioneMolière, Il misantropo

FEDELa paura ha bussato alla porta.La fede ha risposto:"Non c’è nessuno là fuori".Dio si prenderà cura di voi. Martin Luther King

TENEBRENon lasciare che le tenebre parlino al tuo cuoreFrere Roger

VITANella vita se non hai dato tutto non hai dato niente –Helenio Herrera

PACELa pace non è una colomba bianca, siamo io e teRigobert Menchu Tum

SOGNO/REALTÀQuando sogniamo soli, è solo un sogno. Quando sogniamo insieme, è l’inizio della realtà – canto brasiliano

LIMITELe persone ci piacciono per i loro pregi, ma le amiamo per i loro difetti

SPERANZALa speranza vede la spigaquando i miei occhi di carnenon vedono il seme che marcisce – don Primo Mazzolari

INTERIORITÀPartí la goccia dalla sua patria,trovò una conchiglia,vi entrò e divenne una perla.O uomo,viaggia da te stesso in te stesso,perché da un simile viaggiola terra diventa oro purissimo – Gialla al-Din Rumi

IMPOSSIBILEDissero che era impossibile, Lui non lo sapeva e per questo lo fece

MORTELa muerte non accallarà nostra voz (La morte non ci zittirà) –Madrid, 11/03/2005 scritta sul muro di cinta della stazione, comparsa dopo l’attentato terroristico

TESTIMONIANZANon ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili – Rosario Livatino

SEMPREÈ tutto chiaro improvvisamentema dopo un po' non rimane nienteallora è meglio che tornino le ombrefa troppa luce la parola sempre – Mario Venuti, "È stato un attimo"

TERRA/DENAROQuando l’ultimo albero sarà stato tagliato, l’ultimo animale abbattuto, l’ultimo pesce pescato, l’ultimo fiume avvelenato, allora ci accorgeremo che il denaro non si può mangiare – Indigeni nord-americani

RANCORE/VENDETTAProvare rancore e desideri di vendetta è come prendere del veleno e sperare che faccia male ad un altro – Shakespeare

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TESTIMONI DI CRISTO RISORTO!!!In questa rubrica, quasi con regolarità, si cercherà di fare memoria delle persone che hanno caratterizzato la loro esistenza con la presenza forte e viva del Cristo Risorto e lo hanno fatto passando dall'Azione Cattolica.Non un memoriale doveroso e distante dalla quotidianità di quest'oggi ma un autentico confronto della nostra vita con quella di chi ha scelto la testimonianza quotidiana dei valori cristiani. Iniziamo questo mese con Giuseppe Lazzati.

GIUSEPPE LAZZATI 1909-2009: Ricorre il centenario della nascita di Giuseppe Lazzati, figura di spessore della cultura e della spiritualità del nostro Paese. Lazzati nasce nel giugno del 1909 e morirà nel maggio del 1986, ma la sua eredità morale, intellettuale e spirituale è tuttora viva. Lazzati è stato un personaggio poliedrico e ha attraversato il XX secolo da protagonista, nell’intento di costruire una società civile dialogante e riformista; fu deputato costituente, direttore del quotidiano cattolico ”L’Italia”, presidente diocesano di Azione Cattolica Ambrosiana, professore di Letteratura Cristiana antica e poi rettore dell’Università Cattolica, fondatore dell’Ambrosianeum e di Città dell’Uomo. Il tratto distintivo di Giuseppe Lazzati risiede nel suo essere stato maestro di vita spirituale, grande educatore e testimone di valori civili anche nella realtà più dura, quale l’esperienza di prigioniero di guerra nei lager nazisti. Unitamente ad altre associazioni e realtà ecclesiali e culturali, anche l’Azione Cattolica vuole fare memoria grata della figura di Giuseppe Lazzati, presidente della Gioventù maschile in anni particolarmente duri della storia italiana, dal 1934 al 1945 (gli ultimi due in particolare Lazzati fu internato nei lager, in Polonia e in Germania). Due gli eventi in programma, in ambito sia ambrosiano che nazionale: il primo è previsto per l’8 novembre, a Milano. Si tratta di un incontro per giovani, educatori e adulti dal titolo: Ricevere con gratitudine, donare con responsabilità. Sulle orme di Lazzati educatore e maestro di vita spirituale. Il secondo è il 21 novembre a Roma, con un Convegno dal titolo: Lazzati, il Concilio… e noi”. “Il professor Lazzati – afferma la presidente dell’Azione Cattolica Ambrosiana, Valentina Soncini – non solo è da ricordare come presidente della Giac (Gioventù di Azione Cattolica) ) e Presidente della Giunta Diocesana tra il 1964 e il 1967, ma in qualità di formatore, uomo di grande cultura ed educatore di giovani, teso a far cogliere a ciascuno la consapevolezza del proprio battesimo, del proprio compito nell’annunciare il Vangelo e nel costruire la città dell’uomo. Lazzati fu precursore di acquisizioni conciliari e ha perseguito in anticipo un tipo di formazione diretta alla coscienza. Oggi le sue intuizioni spirituali sulla “maturità del laicato”, in tempo di rilancio della formazione di un laicato capace di comunione e corresponsabilità a favore di una Chiesa estroversa e missionaria, sono ancora linfa vitale nella ricerca di nuovi cammini di educazione a una fede adulta per giovani e adulti”.

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IL PIANETA DEI CONSUMILa notizia della sempre maggiore crescita dei prezzi dei cereali unita a quella del prezzo del petrolio non è certamente una novità. Risorse alimentari fondamentali come i cereali, alla base dell’alimentazione umana, vengono sempre più utilizzati per produrre biocarburanti in sostituzione dei combustibili fossili derivati dal petrolio, il cui prezzo è arrivato a livelli insostenibili, causando un aumento incontrollato dei prezzi delle derrate alimentari sempre più richieste per usi diversi dall’alimentazione.Tutto ciò sta avvenendo a sempre maggiore discapito di nazioni povere ed economicamente deboli, che si vedono private sempre più di risorse fondamentali per favorire i consumi delle Nazioni più ricche, generando una crisi alimentare senza precedenti favorendo cosí la fame e la miseria. In un mondo orientato sempre più verso il materialismo e volto a realizzare sempre più il benessere dell’individuo e della singola persona, la ricerca verso nuove fonti di energia non può essere indirizzata a scapito di Paesi dove si muore ancora per la malnutrizione: i più colpiti ancora una volta sono i deboli e gli indifesi soprattutto bambini e anziani, a cui vengono sottratte risorse destinate al proprio sostentamento per favorire lo sviluppo delle economie dei Paesi ricchi, sempre più vincolate al petrolio. La crescita galoppante dei consumi nei Paesi industrializzati e di quelli in via di sviluppo, sta avendo come conseguenza una guerra fra poveri in nazioni già afflitte da carestie con rivolte in alcune grandi città dell’Africa e in Medio Oriente, a causa del prezzo troppo elevato del cibo. Forse è necessario ripensare la politica agricola e sociale affinchè favorisca la produzione nei Paesi poveri, dando ad ogni Paese strumenti adatti per proteggere i propri prodotti e la propria alimentazione, sensibilizzando le persone e facendo prendere coscienza alla gente dei gravi problemi causati dall’aumento indiscriminato dei consumi.

DA SFOGLIARE...Il gomitolo dell'allelujaPaolo Giuntella Vittorio Emanuele GiuntellaDopo aver tanto cercato, dubitato, sperato, cantato, pianto, pregato, ritroveremo il capo e la coda del gomitolo della fede (...), la traccia del sentiero fino a quando canteremo insieme il grande alleluja del raccolto.

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43ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALINuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia

Il nuovo Messaggio del Papa per la 43a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ha sorpreso non pochi: soprattutto coloro che sono abituati a considerare la Chiesa come una realtà chiusa alle sollecitazioni del mondo contemporaneo. Da questo Messaggio, invece, tutti costoro sono presi in contropiede. In esso, infatti, le nuove tecnologie sono considerate “un vero dono per l’umanità” e sono apprezzate per il loro straordinario potenziale, nella misura in cui vengono usate “per favorire la comprensione e la solidarietà umana”. Ma, oltre a ciò, quella che viene fatta in queste poche pagine è un’operazione ancora più interessante. Qui, infatti, le tecnologie informatiche vengono considerate nell’ottica delle nuove relazioni che sono in grado di promuovere e, più in generale, sono riportate a quel contesto più generale di amicizia e di amore di cui esse possono farsi, oggi, effettivo veicolo di espressione. Non si tratta, cioè, di semplici realizzazioni artificiali, ma di vere e proprie manifestazioni antropologiche. Le nuove tecnologie, infatti, “rispondono al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre”. Di più: non solo altro che “manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri”. A partire da qui si comprende allora come Internet e, in particolare, il Web 2.0 possono essere davvero luoghi di promozione del dialogo, dimensioni in cui crescono amicizie e, addirittura, riflessi nell’uomo dell’amore divino: di quel Dio che è, appunto, “il Dio della comunicazione e della comunione”. E diviene chiaro perché questo Messaggio si rivolge soprattutto alle generazioni più giovani. Il Papa chiama in causa queste generazioni mettendo in relazione passato e futuro, tradizione e speranza: collegando cioè, in un unico arco, la testimonianza degli Apostoli e il compito, che proprio i giovani sono chiamati ad assolvere, di abitare degnamente e di evangelizzare il nuovo “continente digitale”.

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LE PAROLE DEL WEB 2.0Web 2.0è una locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet ( e in particolare del World Wide Web), rispetto ala condizione precedente. Si tende ad indicare come web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistema Wikipedia, YouTube, Facebook, Myspace, Gmail, ecc.)Social Networktradotto dal termine inglese vuol dire “rete socale” e consiste in un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. Le reti sociali sono speso usate come base

di studi interculturali in sociologia e in antropologia.Wikiun wiki è un sito web che può essere modificato dai suoi utilizzatori e i cui contenuti sono svillupati in collaborazione da tutt icoloro che ne hanno accesso, come in un forum. Il termine wiki indica anche il software collaborativo utilizzato per creare il sito web.Blogè la contrazione di web-log, ovvero “traccia su rete”. Il fenomeno ha iniziato a prendere piede nel 1997 in America. Il 18 luglio 1997 è stato scelto come data d nascita simbolica del blog riferendosi allo sviluppo da parte dello statunitense Dave Winer del software che ne permette la pubblicazione, mentra il primo blog è stao effettivamente pubblicato il 23 dicembre dello stesso anno, grazie a Jorn Barger. Nel 2001 è approdato in Italia.Forumpuò riferirsi all'intera struttura informatica contenente discussioni e messaggi scritti dagli utenti, a una sua sottosezione oppure al software utilizzato pr fornire questa struttura. Un senso di comunità virtuale si sviluppa spesso intorno ai forum che hanno utenti abituali. La tecnologia, i videogiochi, la politica, l'attualità e lo sport sono temi popolari, ma ci sono forum per un enorme numero di argomenti differenti.Chatil termine chat (in inglese, letterlmente, “chiacchierata”), viene usato per riferirsi a un'ampia gamma di servizi sia telefonici che via Internet; ovvero complessivamente, quelli che i paesi di lingua inglese distinguono di solito con l'espressione “online chat”, “chat in linea”. Questi servizi, anche piuttosto diversi fra loro, hanno tutti in comune due elementi fondamentali: il fatto che il dialogo avvenga in tempo reale, e il fatt oche il servizio possa mettere facilmente in contatto perfetti sconosciuti, generalmente in forma anonima.

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IL PAPA IN TERRA SANTA

I 6 milioni di ebrei uccisi dal nazismo persero la vita, ma non perderanno mai i loro nomi, incisi soprattutto nella memoria di Dio onnipotente. Queste le parole del Papa Benedetto XVI visitando lo Yad Vashem, il Memoriale dell'Olocausto a Gerusalemme.Possano i nomi di queste vittime non perire mai, possano le lor osofferenze non essere mai dimenticate, ha auspicato il Pontefice, aggiungedo di pregare perchè l'odio non regni mai più nel cuore degli uomini e l'umanità non sia più testimone di un crimine di simile enormità.Quali genitori vorrebbero mai violenza, insicurezza o divisioni per i figli? Questa è la domanda con cui il Pontefice, incontrando il presidente israeliano Peres, ha introdotto il suo appello alle famiglie di questa città, di questa terra, affinchè contribuiscano alla causa della pace.Il Papa, giunto a Betlemme, ha chiesto con fermezza ai palestinesi di non cedere alla tentazione del terrorismo. "Abbiate il coraggio di restistere a ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo",ha detto Benedetto XVI, ricordando le vittime del conflitto nella Striscia di Gaza. "So quanto avete sofferto e continuate a soffrire a causa delle agitazioni che hanno afflitto questa terra per decine di anni", ha affermato il Pontefice.

"La Santa Sede appoggia il diritto del suo popolo ad una sovrana Patria palestinese nella terra dei vostri antenati,sicura e in pace con i vicini, entro confini internazionali riconosciuti". Lo ha detto Benedetto XVI al presidente dell'Anp,Abu Mazen,riaffermando la posizione vaticana sullo stato di crisi del Medioriente. "Prego percè,con l'assistenza della comunità internazionale,il lavoro di ricostruzione possa procedere rapidamente dovunque case,scuole o ospedali siano stati danneggiati o distrutti specialmente durante il recente conflitto in Gaza",ha detto il Pontefice."So quanto avete sofferto e continuate a soffrire a causa delle agitazioni che hanno afflitto questa terra per decine di anni: il mio cuore si volge a tutte le famiglie che sono rimaste senza casa".Il Papa ha poi chiesto a israeliani e palestinesi di accantonare rancori e contrasti per realizzare una "coesistenza giusta e pacifica fra i popoli del Medio Oriente". Nel corso della cerimonia, il Papa ha ricordato che nel pomeriggio farà visita al campo profughi di Aida e ha chiesto ai giovani la rinuncia alla violenza. "Abbiate il coraggio -ha detto- di resistere ad ogni tentazione di ricorrere ad atti di violenza o terrorismo".

Papa in Terrasanta: Benedetto XVI chiede la pace, ‘due popoli due stati’“Supplico quanti sono investiti di responsabilità ad esplorare ogni possibile via per la ricerca di una soluzione giusta alle enormi difficoltà, così che ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti”: lo ha detto stamani Benedetto XVI nel discorso pronunciato all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, poco dopo il suo arrivo in Israele.Il Papa ha quindi posto l’accento sul tema della pace: “vengo per pregare nei luoghi santi, a pregare in modo speciale per la pace – pace qui nella Terra Santa e in tutto il mondo”. Anche se il nome Gerusalemme significa “città della pace”, ha proseguito Benedetto XVI “è del tutto evidente che per decenni la pace ha tragicamente eluso gli abitanti di questa terra santa. Gli occhi del mondo sono sui popoli di questa regione, mentre essi lottano per giungere ad una soluzione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. Le speranze di innumerevoli uomini, donne e bambini per un futuro più sicuro e più stabile dipendono dall’esito dei negoziati di pace fra Israeliani e Palestinesi”. Il Papa ha quindi ricordato la Shoah e condannato l’antisemitismo, che “continua a sollevare la sua ripugnante testa in molte parti del mondo”, definito inaccettabile.

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Benedetto XVI ha poi toccato anche alcune questioni interne nei rapporti tra Vaticano e Israele: “una cosa che le tre grandi religioni monoteistiche hanno in comune è una speciale venerazione per questa Città Santa. È mia fervida speranza che tutti i pellegrini ai luoghi santi abbiano la possibilità di accedervi liberamente e senza restrizioni, di prendere parte a cerimonie religiose e di promuovere il degno mantenimento degli edifici di culto posti nei sacri spazi”. Israele: seconda tappa del viaggioBenedetto XVI arrivato questa mattina in Israele, da dove inizia la seconda tappa del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Atterrato alle 10:00 ora italiana a Tel Aviv, Benedetto XVI è stato accolto dal presidente israeliano Shimon Peres e dal premier Benjamin Netanyahu.Nel pomeriggio, a Gerusalemme, è prevista la visita allo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto, e più tardi l’incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso.Prima di partire per Israele, il Papa ha terminato questa mattina la sua visita in Giordania con l’invito “a costruire sulle solide fondamenta della tolleranza religiosa che rende capaci i membri delle diverse comunità di vivere insieme in pace e mutuo rispetto”. La cerimonia di congedo si è svolta all’aeroporto Queen Alia di Amman.Benedetto XVI ha ringraziato per l’accoglienza ricevuta in Giordania, ha parlato del “giorno particolarmente luminoso” della visita alla Moschea al-Hussein bin-Talal e ha nuovamente incoraggiato i cristiani a “rimanere fedeli al loro impegno battesimale” offrendo uniti la “loro testimonianza a Cristo”.Il viaggio in GiordaniaNonostante la messa tenuta ieri allo stadio di Amman davanti a 30.000 persone, il momento più alto della visita del Papa in Giordania è sicuramente il discorso tenuto davanti alla Moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman, dove ha incontrato i capi religiosi musulmani, il corpo diplomatico e i rettori delle Università giordane.“Non possiamo non essere preoccupati – ha detto in quell’occasione - per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni ritengono che la religione fallisca nella sua pretesa di essere, per sua natura, costruttrice di unità e di armonia, un’espressione di comunione fra persone e con Dio. Di fatto, alcuni asseriscono che la religione è necessariamente una causa di divisione nel nostro mondo; e per tale ragione affermano che quanto minor attenzione vien data alla religione nella sfera pubblica, tanto meglio è. Certamente, il contrasto di tensioni e divisioni fra seguaci di differenti tradizioni religiose, purtroppo, non può essere negato. Tuttavia, non si dà anche il caso che spesso sia la manipolazione ideologica della religione, talvolta a scopi politici, il catalizzatore reale delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società? A fronte di tale situazione, in cui gli oppositori della religione cercano non semplicemente di tacitarne la voce ma di sostituirla con la loro, il bisogno che i credenti siano fedeli ai loro principi e alle lorocredenze è sentito in modo quanto mai acuto. Musulmani e Cristiani, proprio a causa del peso della nostra storia comune così spesso segnata da incomprensioni, devono oggi impegnarsi per essere individuati e riconosciuti come adoratori di Dio fedeli alla preghiera, desiderosi di comportarsi e vivere secondo le disposizioni dell’Onnipotente, misericordiosi e compassionevoli, coerenti nel dare testimonianza di tutto ciò che è giusto e buono, sempre memori della comune origine e dignità di ogni persona umana, che resta al vertice del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia”.Il Pontefice ha sottolineato il contributo positivo che le religioni possono dare alla società esprimendo la preoccupazione che alcuni vogliono tacitarne la voce sostituendola alla propria.Ha parlato della manipolazione ideologica della religione, talvolta a scopi politici, ribadendo il vincolo indistruttibile fra l’amore di Dio e l’amore del prossimo e quindi la contraddizione del ricorrere alla violenza nel nome di Dio. Durante la sua visita in Giordania il Papa si era recato a Madaba, ad una quarantina di chilometri da Amman, per benedire la prima pietra dell’Università del Patriarcato latino della città

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SICUREZZA E ACCOGLIENZA POSSONO CONVIVEREdi Domenico Sigalini (Assistente Generale Nazionale di Azione Cattolica)La vita non la ferma nessuno, le migrazioni dei popoli sono la ricerca vitale di una possibilità di vivere, diritto di ogni persona che viene al mondo. I confini li ha fatti l’uomo, i muri pure, ma anche i ponti e le strade, le navi e gli aerei. Finché avevamo confini precisi ci volevamo bene, ci salutavamo dal cancello dell’orto, ci passavamo le primizie dei raccolti, ma quando abbiamo tolto la siepe che delimitava il nostro e il suo orto siamo andati in crisi.Dobbiamo cedere al fatto che la forza della convivenza deve per forza stare nei muri, nelle siepi, nei confini, nelle reclusioni, nei commerci di povere vite sballottate nei mari oppure andiamo verso una umanità che si affratella sempre di più e che elimina le disuguaglianze? Che rispetta i diritti e che li ridefinisce in base alla evoluzione della convivenza umana? Prendiamo coscienza che tanti popoli li deprediamo e che hanno diritto a venire a prendere quello che abbiamo tolto o stiamo estorcendo ancora oggi?Certo oggi stiamo vivendo un momento di passaggio delicato, che non va affrontato con l’irruenza delle ideologie e della demagogia, della contrapposizione tra partiti e della immagine mediatica. L’umanità merita di meglio. La sicurezza e l’accoglienza possono assolutamente convivere e convivere bene. Le guerre che il mondo opulento provoca producono stracci di umanità e urla di pace. Dobbiamo con pacatezza, con decisione, con onestà e ponderatezza affrontare i temi delle immigrazioni, ciascuno con la sua responsabilità.Lo Stato lo sta facendo, ma occorre il concorso di tutti e l’ascolto di tutti gli uomini che hanno buona volontà e non mutuo disprezzo, per definire, cambiare, completare le leggi. La contrapposizione mediatica tra i partiti è un ottimo alibi per esimere il cittadino dal prendere coscienza di quanto miseramente paga il suo operaio immigrato o il proprietario di una casa di quanto lo strozza con il suo affitto pure in nero.La Chiesa si è vista ingigantire l’attenzione ai migrantes, molto più di ieri. Le nostre pastorali ancora non tengono conto che devono ridefinirsi a partire da questo segno dei tempi, cioè luogo dove sicuramente Dio sta passando e bussando alle nostre vite e alle nostre istituzioni, alle nostre chiese e ai nostri oratori. Nessuno se ne può tirare fuori. C’è bisogno di governo e di opposizioni, di Chiesa e di università, di arte e di musica, di sport e di letteratura, di stampa e di fiction per aiutarci tutti a creare un mondo nuovo, sicuramente più bello e più ricco, come Dio lo ha da sempre sognato per tutti noi.

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FAME E SETE DI GIUSTIZIAIntervista-provocazione a Don Luigi CiottiIn questo periodo il programma Caterpillar (Radio-Rai-Due) ha allestito come da 12 anni il Cater-Raduno di Senigallia. Un incontro di festa, musica e riflessione. Da 12 anni infatti in un unico evento si tiene l'asta di sostegno all'associazione Libera dal titolo L'Asta della Legalità alla quale ha preso parte Don Luigi Ciotti. Alla domanda di una studentessa: “Che cosa significano per Lei egoismo e solidarietà?” Don Ciotti ha così risposto: “Cancella la parola solidarietà. Oggi è troppo usata, sbandierata, tutti la stanno sbandierando a destra e a sinistra, la solidarietà non può essere il nostro obiettivo. Il nostro obiettivo deve essere la giustizia. La solidarietà e la legalità, ma quella vera solidarietà, che è fatta di faccia a faccia, di gomito a gomito con le persone, di sporcarsi le mani; questa solidarietà, che io Vi auguro a tutti Voi di vivere, che poi comincia dalle piccole cose, dalla quotidianità, questa solidarietà, che è fondamentale, perché mischiarTi dentro la storia degli altri è lo strumento per raggiungere l’obiettivo che deve prenderci tutti nella vita. La giustizia. Io sono venuto qui a riflettere con Voi, a portare un mio piccolo contributo di riflessione, consapevole dei miei limiti, ma nella chiarezza che tutto quello che stiamo dicendo ha un obiettivo, che per me è cristiano. Gesù Cristo che non era uno che non stava lì a far tanti discorsi, nel Vangelo lo dice in tre parole: “Fame e sete di giustizia“. Il valore giustizia è il nostro obiettivo. La solidarietà, quella vera, quella concreta, e la legalità, quella che comincia dalle piccole cose, sono gli strumenti per raggiungere tutto questo. Il mio augurio è che nessuno si dimentichi mai che la solidarietà non può essere la virtù di qualcuno, l’eccezione, ma dovrebbe diventare, in questo senso, la regola di tutti. Tu non sei un cittadino, se non sei una persona volontaria. Per quello che mi riguarda, tu non sei un cristiano se non sei una persona solidale. Fa parte dell’essere cittadino e del tuo essere per me cristiano l’attenzione agli altri, questo altro che deve entrare nella vita, nella nostra vita. Se no si diventa delle persone egoiste, delle persone ripiegate su se stesse. E sono troppi quelli che si lasciano catturare, sempre e sempre di più, da quell’orizzonte culturale, in cui è tutto molto proiettato su se stessi: l’immagine, l’apparire, la ricchezza, il potere. Allora il coraggio di essere inadeguati a quell’orizzonte culturale e recuperare la dimensione, a fianco delle cose che dobbiamo metterci testa che ci appartengono, perché tu hai la tua vita, i tuoi sentimenti, i tuoi affetti e cerchi giustamente delle cose belle, ma a fianco della tua dimensione, che nessuno vuole negare, ti prego di essere strabica. Con grande rispetto dico questa parola. Un occhio alla tua dimensione, alla tua vita, a quello che ti circonda nella dimensione più stretta, ma l’altro occhio a guardare attorno, a guardarci attorno.”

Una società civile degna di questo nome non si accontenta quindi di aderire alle manifestazioni o di tenere viva la memoria di certi avvenimenti: essa deve anche agire concretamente all’interno del proprio paese e della propria città. Da Corleone ad Aosta, da Locri a Trieste, il problema della legalità coinvolge tutti noi cittadini. Sono convinto che i giovani costituiscano un’enorme risorsa e che la stragrande maggioranza dei ragazzi abbia una gran voglia sia di guardarsi dentro, sia di impegnarsi nel sociale.

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A CASA NOSTRAAGORA' DEI GIOVANIUn cammino di tre anni (2007 – 2009) è giunto al termine con l'Evento diocesano dell'anno. Un evento ricco di significati: Rock NO WAR in bicicletta verso l'Abruzzo, i giovani delle diverse Associazioni, Movimenti e Aggregazioni coinvolgono Piazza Grande per farsi conoscere e far conoscere le proprie attività, la presentazione della serata dalle parole del Vescovo prima e don Federico poi, le testimonianze di Cecilia Camellini e Luciano Lanzoni che hanno anticipato lo show di Paolo Belli. Cosa portiamo a casa da un esperienza di tale portata? Sicuramente ognuno ha portato qualcosa, per me la più evidente è la ricchezza del nostro territorio, centinaia di giovani che hanno fatto la scelta di vivere secondo il Modello, non quello televisivo-cinematografico che dopo un breve periodo scade e si sostituisce con un colpo di spugna, il modello di Gesù Cristo. E credo che per rendersi conto di questa ricchezza bisognava essere presenti in Piazza Grande gremita di noi giovani.

Al termine del percorso affrontato però è indiscutibilmente necessario fare una breve sintesi del percorso affrontato in tre tappe:

L’ Ascolto è analisi della situazione e ricerca della volontà di DioLa dimensione dell’ascolto prima di tutto. Ogni proposta, attività, esperienza, iniziativa di pastorale giovanile nasca nell’ascolto della realtà, dei giovani, dei loro bisogni reali, dei loro desideri, del tessuto sociale; in questa osservazione è presente lo Spirito Santo. Soltanto così sarà possibile evitare il pericolo di attuare una pastorale giovanile ingabbiata in proposte, attività, iniziative che, seppur belle e ben preparate, molto spesso rischiano di non essere opportune e, a volte, di non trasmettere ai giovani la bellezza della fede.L’ Annuncio è ideazione e progettazione dell’azione pastorale per e con i giovaniRisultato di una valutazione della realtà giovanile e dei suoi bisogni, l’azione pastorale deve essere però anche un’azione capace di annunciare in Vangelo. È la dimensione dell’annuncio, in primo luogo di ciò che è alla base della proposta rivolta ai giovani: l’esperienza di fede che ciascun giovane è accompagnato a fare anche attraverso e grazie all’attività proposta. Qualsiasi attività di pastorale giovanile, infatti, deve necessariamente essere in grado di annunciare al giovane il Vangelo e di accompagnarlo nella scoperta della bellezza dell’annunciare all’altro la speranza che Cristo ha portato nel mondo.La Cultura è riflessione sulla ricchezza dell’esperienza e comunicazione all’esternoÈ, infine, attraverso la dimensione della cultura che ogni attività pastorale proposta ai giovani diventa stile di vita. Le numerose esperienze proposte e vissute dai giovani molte volte non hanno continuità, non incidono sulla pastorale ordinaria né, a volte, sul personale cammino di fede del giovani. Ecco, quindi, la necessità che l’esperienza maturata all’interno di un contesto sociale conosciuto, finalizzata all’annuncio dell’amore di Dio per l’uomo, diventa per il giovane momento di riflessione culturale. Le esperienze forti possono tanto più giovare quanto più si coniugano con i cammini ordinari della vita, che consistono nell’operare scelte di cui poi si è responsabili.Le iniziative pastorali creano cultura quando non si esauriscono all’interno della comunità cristiana ma vengono fatte conoscere sul territorio, nella società, attraverso i media o la testimonianza esterna.

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FESTINCONTRO DIOCESANOdalle parole di Paola BignardiIl Festincontro è stato arricchito dal prezioso contributo di Paola Bignardi, che è stata con noi per aiutarci ad approfondire insieme il tema dell’educazione, sempre più additato come una vera e propria emergenza di questa epoca.Originaria di Cremona, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana dal 1999 al 2005, col suo intervento Paola ha voluto analizzare questo tema non in prospettiva pessimistica, ma piuttosto problematica: la crisi che stiamo attraversando, infatti, deve essere un momento che ci scuote, ci sprona a crescere e a porci domande per superare le difficoltà. E di questa crisi esistono vistosi e molteplici segnali, che Paola ha analizzato con schiettezza: la difficoltà nel costruire un dialogo tra generazioni che contenga elementi di progettualità, il senso di impotenza di fronte al compito educativo, la perdita di fiducia nella possibilità stessa di educare. Si tratta di segnali evidenti soprattutto negli ambienti della famiglia, della scuola e della comunità cristiana. In particolare, Paola ha sottolineato la difficoltà che la generazione adulta incontra nell’assumere il compito educativo, difficoltà che deriva principalmente dal disorientamento di fronte alla complessità e frammentazione crescente della società, dal continuo cambiamento delle situazioni di vita e dal pluralismo di modelli culturali; ma anche dalla stanchezza che deriva inevitabilmente da uno stile di vita caratterizzato dalla frenesia e dal passare rapidamente da una cosa all’altra, perdendo di vista il centro del tutto. Un altro fattore di difficoltà che Paola ha sottolineato consiste nella presenza di “educatori occulti” quali la televisione, internet, ecc, nei confronti dei quali i genitori si sentono concorrenti molto meno efficaci. All’analisi puntuale delle caratteristiche e dei segnali della crisi che stiamo vivendo, ha fatto però da contraltare la sottolineatura di alcuni “guadagni” che ne possono derivare, perché non è giusto considerare il momento che stiamo vivendo esclusivamente come un tempo di fatica. In primo luogo, quindi, Paola ha evidenziato il fatto che la percezione della crisi ci ha portato a porci di nuovo la questione dell’educazione, che riguarda la crescita integrale della persona, non solo la sua capacità di avere comportamenti socialmente accettabili. Un altro “guadagno” è il capire che non possiamo fare a meno di educare i nuovi nati alla vita, il riscoprire il valore e la bellezza dell’educare, nel particolare rapporto che si instaura con l’altro nella sua novità e diversità, accettando che l’altro diventi se stesso e realizzi il capolavoro della propria vita. Se così interpretato e vissuto, allora, educare è un’avventura spirituale di incredibile intensità umana e bellezza, è un’esperienza che non si limita ad aiutare i giovani, ma rende più maturi e fa crescere anche gli adulti.Quindi, la necessità principale che Paola ha individuato per poter superare la crisi che stiamo attraversando consiste nel recuperare il senso e il gusto dell’educare, nel dare nuovo spessore al compito educativo, che va assunto come scelta e vocazione, ritrovandone i fondamentali e non lasciandolo all’improvvisazione. E in conclusione del suo intervento Paola ci ha lasciato un grande messaggio: noi cristiani abbiamo il compito di testimoniare la speranza che questa crisi sia un segno dei tempi, una sfida da raccogliere e vincere, per poter poi un giorno, guardandoci indietro, riconoscerla come una crisi benedetta perché ha portato frutto.

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IL PROTAGONISMO DEI RAGAZZIIn parrocchia le Prime Comunioni e le Cresime viste dai protagonistiLA NOSTRA PRIMA COMUNIONELa nostra prima Comunione è stata celebrata in Abbazia il 24 Maggio dal nostro parroco Don Paolo.Ci siamo svegliati tutti molto presto perchè non volevamo fare tardi. Quando siamo arrivati in sala della colonna, nell'agitazione generale, ci siamo vestiti con il saio, poi Don Paolo ci ha spiegato alcune cose. Dopo un pò siamo partiti in processione per entrare in Abbazia. Ci siamo seduti davanti, tutti vestiti uguali e abbiamo iniziato a cantare partecipando alla S. Messa.Eravamo veramente emozionati durante la celebrazione, ma l'emozione più grande si è fatta sentire quando ci siamo messi in fila per ricevere la particola intinta nel vino, il Corpo di Gesù e il Suo Sangue.Subito dopo la Comunione con le gambe tremanti siamo ritornati ognuno al proprio posto per recitare la preghiera del Padre Nostro. Avevamo gli occhi in lacrime dalla felicità!Dopo la Benedizione ci hanno chiamato ad uno ad uno per nome e siamo andati davanti all'altare, da Don Paolo, che ci ha consegnato un bellissimo libricino sulla Prima Comunione e una Tau, da parte sua e di tutti gli educatori.Al termine della consegna dei regali e delle foto con Don Paolo si è dato il via ai festeggiamenti e alle foto nel giardino dell'Abbazia con mamma, papà e tutti i parenti!E' stata una giornata davvero indimenticabile per ognuno di noi.

Daria, Enrica e Francesca