infermieristica clinica applicata alla chirurgia generale assistenza al paziente nel perioperatorio...
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INFERMIERISTICA CLINICA INFERMIERISTICA CLINICA APPLICATA ALLA CHIRURGIA APPLICATA ALLA CHIRURGIA
GENERALEGENERALE
Assistenza al paziente nel perioperatorio
CORSO DI LAUREA INFERMERISTICA
INTRODUZIONEINTRODUZIONE
Come decidiamo la nostre linee assistenziali ?
In base alle EBN EBMIn base all’esperienzaIn relazione ai diritti e ai desideri del
paziente
EBNEBN
Educazione preoperatoria strutturata
Riduzione del dolore, della durata del ricovero del livello di ansia, miglioramento della compliance respiratoria
EBNEBN
La pratica assistenziale basata su interventi di provata efficacia (controllo delle infezioni, gestione del dolore, pianificazione delle dimissioni)
Standard assistenziali sviluppati da organismi riconosciuti: CDC (Centers for Disease Control); AHRQ (Agency for Health Care and Quality)
Il nursing perioperatorioIl nursing perioperatorio
Viene definito come l’insieme delle attività assistenziali praticate dall’infermiere al paziente sottoposto ad intervento chirurgico, nelle fasi:
Pre operatoriaIntraoperatoriaPost operatoria
Il contesto chirurgicoIl contesto chirurgico
Il paziente chirurgico non è più necessariamente ricoverato
La fase preoperatoria è sempre più extraospedaliera, realizzata ambulatoriamente per ridurre la degenza ed i relativi costi
La durata di degenza è limitata
Il contesto chirurgicoIl contesto chirurgico
La possibilità di basarsi su percorsi clinici assistenziali standardizzati da adattare ai singoli pazienti
La necessità di continuità assistenziale sia nella fase di preparazione che di dimissione a domicilio o protetta
L’esigenza di una collaborazione multidisciplinare La necessità, con le dimissioni precoci, di
interventi educativi rivolti al paziente e alla famiglia per gestire a domicilio eventuali problemi o complicanze
L’evoluzione della chirurgiaL’evoluzione della chirurgia
Scoperta dell’anestesia nel 1840Alla fine dell’800, il lavaggio delle mani e
lo sviluppo delle teoria batterica di Pasteur, ha innescato lo studio dell’asepsi
Nel 1956 viene fondata l’associazione degli infermieri di sala operatoria (AORN) che ha sviluppato standard di pratica infermieristica
L’evoluzione della chirurgiaL’evoluzione della chirurgia
Recentemente l’introduzione della videolaparoscopia, che permette di eseguire alcuni interventi minori (biopsie, colecistectomie) attraverso piccole incisioni, ha ridotto i tempi di ricovero e di convalescenza
L’approccio mininvasivo permette una riduzione del dolore e delle complicanze postoperatorie con maggiore soddisfazione da parte del paziente
La fase La fase preoperatoriapreoperatoria
.
Fase preoperatoriaFase preoperatoria
Le modalità di ricovero La preparazione diagnosticaLa classificazione degli interventi chirurgici La valutazione clinica del rischio operatorioLa preparazione del paziente all’intervento
Le modalità di Le modalità di ricoveroricovero
.
Modalità di ricoveroModalità di ricovero
Ricovero ordinario
Day-hospital
Chirurgia ambulatoriale
Day surgery
La chirurgia ambulatorialeLa chirurgia ambulatoriale
Offre la possibilità di effettuare piccoli interventi chirurgici o procedure diagnostico terapeutiche invasive in regime ambulatoriale senza ricovero in anestesia locale o analgesia
Il day surgeryIl day surgery
Permette di eseguire interventi chirurgici in anestesia locale, loco regionale di ambito oculistico, gastroenterologico, ginecologico, ortopedico, ORL, plastica
Il servizio viene fornito da ospedali o da centri chirurgici dedicati
I benefici sono la deambulazione precoce, la riduzione dei costi, la riduzione del rischio di infezione nosocomiale
Il day-surgeryIl day-surgery
Ha una degenza brevissima Settore in espansione negli ultimi anni (più della
metà degli interventi chirurgici) Gli infermieri hanno mediamente 2 ore a
disposizione per preparare il paziente all’intervento e alla dimissione
L’infermiere si trova a gestire un elevato numero di informazioni, attività e domande espresse dal paziente
Richiesta all’infermiere capacità di giudizio ed interazione con altri servizi
La La preparazionepreparazione diagnosticadiagnostica
.
La preprazione diagnosticaLa preprazione diagnostica
Indagini a scopo diagnostico in relazione al quadro clinico del paziente
Indagini necessarie alla valutazione del rischio anestesiologico
Preparazione diagnosticaPreparazione diagnostica
Esami ecografici:Non invasiviIndagano gli organi addominali o altri
organi (mammella, tiroide)Forniscono informazioni meno precise
rispetto ad altri tipi di indagineNon prevedono preparazioni complesse
(talvolta il digiuno, o la vescica piena)
Preparazione diagnosticaPreparazione diagnostica Esami radiologici: Prevede l’utilizzo di raggi x, potenzialmente
nocivi Indagano ogni distretto corporeo Possono essere rappresentati con un singola
immagine radiologica (radiografia diretta) o una serie di immagini in sezione (TAC)
La radiologia che prevede l’utilizzo di mezzi di contrasto radiopachi prevede l’incannulamento di una via venosa, ed il monitoraggio per il rischio di reazione allergica al mezzo di contrasto)
Preparazione diagnosticaPreparazione diagnostica
Esami endoscopici:Molto invasivi e con rischio di
perforazioneIndagano organi cavitari, tramite
l’utilizzo di una sonda a fibre ottiche e telecamera sull’estremità distale
Prevedono una preparazione articolata
Preparazione diagnosticaPreparazione diagnostica
Colonscopia: prevede una dieta povera di scorie 3 giorni precedenti l’esame, la pulizia intestinale con un preparato iperosmotico (Selg Esse, Phospho Lax, Klean prep) digiuno da cibi dalla notte precedente
Durante l’esame il paziente viene sedato; dopo l’esame è necessario monitorare i parametri per individuare segni di una possibile perforazione (sanguinamento, dolore, febbre)
Preparazione diagnosticaPreparazione diagnostica
Esogastroduodenoscopia: digiuno per le 6 ore precedenti l’esame, può bere fino a 2 ore prima dell’esame, rimozione delle protesi dentarie; viene applicato un anestetico locale sul faringe posteriore per ridurre il senso di fastidio quindi il paziente non deve alimentarsi fino alla ripresa del riflesso orofaringeo (2-3 ore); misurazione dei parametri vitali per individuare segni di perforazione (dolore, sanguinamento)
Preparazione diagnosticaPreparazione diagnostica
ERCP: colangiografia endoscopia retrograda. Coniuga la tecnica endoscopica con quella radiologica. Utilizzata per le patologie delle vie biliari. Può avere valenza curativa oltre che diagnostica. Presenta notevoli complicanze (perforazione, pancreatite). Prevede un nursing post esame
Preparazione diagnosticaPreparazione diagnostica
Esami di laboratorio: emocromo, elettroliti, glicemia, creatininemia, prove di coagulazione, analisi delle urine
Gruppo sanguigno e prova crociataValutazione cardiologica pneumologica ed
altre consulenze in relazione alle condizioni del paziente, alla presenza di fattori di rischio e al tipo di intervento chirurgico
La valutazione La valutazione anestesiologicaanestesiologica
Esami strumentali e di laboratorio: nessuna linea guida raccomanda una serie di esami di routine, ma la valutazione del rischio anastesiologico per gli interventi elettivi viene fatta dal medico anestesista in base alle condizioni cliniche del paziente (classificazione ASA), al tipo di procedura e alla realtà locale
La valutazione La valutazione anestesiologicaanestesiologica
Elettrocardiogramma Uomini di età > 45 Donne età > 55 Pazienti a rischio o con anamnesi positiva per
malattie cardiovascolari o che ne presentino segni clinici alla visita, comprese le aritmie
In terapia con farmaci cardiotossici o nefrotossici A rischio di alterazioni elettrolitiche maggiori
La valutazione La valutazione anestesiologicaanestesiologica
Radiografia al torace Chirurgia elettiva cardiotoracica Età > 60 anni Malattie polmonari acute e croniche Malattie cardiovascolari Fumatori Immunodepressi Inassenza di modificazioni cliniche di rilievo può
essere ritenuta valida una radiografia del torace eseguita nei 6 mesi precedenti
La valutazione anestesiologicaLa valutazione anestesiologica Ogni volta che è possibile, identificare e trattare tutte le
infezioni distanti dal sito chirurgico prima di un intervento elettivo, rimandare l’intervento elettivo su un paziente con infezioni lontane dal sito chirurgico, fino a quando siano state risolte
Controllare adeguatamente il livello di glucosio nel sangue in tutti i pazienti diabetici e soprattutto evitare l’iperglicemia nel periodo preoperatorio
Incoraggiare i pazienti ad astenersi per almeno 30 giorni prima del’intervento, dal fumare sigarette, sigari, pipa o di ricorrere a qualsiasi altra forma di consumo di tabacco
Ridurre la durata del ricovero preoperatorio al minimo possibile, sufficiente a consentire un’adeguate preparazione preoperatoria del paziente
La classificazione La classificazione degli interventi degli interventi
chirurgicichirurgici
Scopo della terapia chirurgicaScopo della terapia chirurgica
Diagnostico o esplorativo: consentono la definizione della diagnosi
Costruttivo: ripristino della funzione persa a causa di anomalia genetica
Ablativo: rimozione di parti corporee malate Ricostruttivo/riparativo: ripristino di tessuti
traumatizzati Palliativo: riduzione dell’intetnsità dei sintomi
della malattia; non è curativo Trapianto d’organo Estetico
Classificazione degli interventi Classificazione degli interventi chirurgicichirurgici
In base al grado di urgenza Emergenza: situazione clinica a rischio della vita o
di compromissione della funzione di un organo e che richiede l’intervento immediato (appendicite perforata, emorragia interna)
Urgenza: interventi necessari per la salute del paziente che prevedono una risoluzione entro
24-48 ore (asportazione di un tumore) Elettivo: Condizioni cliniche che consentono
un’adeguata preparazione, anche psicologica, all’intervento chirurgico
Indici di gravità dell’interventoIndici di gravità dell’intervento
Coinvolgimento di uno o più organi e strutture del corpo
Tipo di anestesia e durataPresenza di fattori di rischioComplicanze potenziali
La classificazione degli La classificazione degli interventiinterventi
Il sistema proposto dal National Reasearch Council è basato sul rischio di contaminazione endogena della ferita durante l’intervento:
Classe 1/ferite pulite Classe 2/ferite pulite contaminate Classe 3/ferite contaminate Classe 4/ferite sporche infette
Classe 1/puliteClasse 1/pulite
Ferite operatorie non infette in cui non è presente infiammazione
Chiuse per 1^ intenzione, senza interruzione delle manovre asettiche
Se necessario, sono drenate con drenaggi a circuito chiuso
Non coinvolgono l’apparato respiratorio, alimentare, genitale, urinario
Classe 2/pulite contaminateClasse 2/pulite contaminate
Ferite operatorie non infette in cui non è presente infiammazione
Chiuse per 1^ intenzione, senza interruzione delle manovre asettiche
Coinvolgono l’apparato respiratorio, alimentare, genitale, urinario senza contaminazione rilevante
Interventi che interessano il tratto biliare, l’appendice, la vagina e l’orofaringe sono inclusi
Classe 3/contaminateClasse 3/contaminate
Ferite traumatiche recentiInterventi con interruzione della sterilitàImportante perdita dal tratto
gastrointestinalePresenza di infiammazione acuta non
purulenta
Classe 4 /sporche infetteClasse 4 /sporche infette
Ferite traumatiche non recentiPresenza di tessuto ritenuto devitalizzatoInfezioni cliniche in attoVisceri perforatiI microorganismi che causano l’infezione
nel periodo postoperaorio sono presenti nel campo operatorio prima dell’intervento
La valutazione La valutazione clinica del rischio clinica del rischio
operatoriooperatorio
La valutazione clinica La valutazione clinica preoperatoriapreoperatoria
Definizione del rischio operatorio:Rappresenta il pericolo di vita del malato
che deriva dall’intervento chirurgico e da diversi fattori che sommatisi aggravano la situazione
Il rischio legato all’interventoIl rischio legato all’intervento
Tipo di interventoTipo di anestesiaGravità della malattia per cui è indicato
l’intervento chirurgicoPossibilità o meno di un’adeguata
preparazione all’intervento chirurgico
Rischio infettivo legato a Rischio infettivo legato a fattori individuali fattori individuali
Età (avanzata o pediatrica) Stato nutrizionale (malnutrizione/obesità) Uso di tabacco o alcol Uso di steroidi Diabete mellito Infezioni coesistenti in siti corporei diversi Colonizzazione con microorganismi (narici) Alterata risposta immunitaria Durata della degenza preoperatoria
Rischio legato a fattori Rischio legato a fattori individualiindividuali
Alterazioni metaboliche (squilibrio idroelettrolitico, alterazioni della crasi ematica, deficit coagulativi, ipoalbuminemia, iperglicemia)
Alterazioni respiratorie (BPCO, enfisema polmonare, malformazioni della gabbia toracica)
Alterazioni cardiovascolari (ipertensione arteriosa, pregresso infarto/coronaropatie, cardiopatia valvolare o dilatativa, aritmie)
Alterazioni renali (insufficienza renale con alterata produzione di urine, riduzione della clearance della creatinina)
Rischio tromboembolicoRischio tromboembolico
Età > 45 anni Durata dell’intervento > 3 ore Poliglobulia (ematocrito > 50%) Obesità Immobilità Varici arti inferiori Pregressa trombosi venosa e/o embolia polmonare Uso di contraccettivi orali Deficit di produzione di antitrombina III
Rischio emorragicoRischio emorragico
Storia familiare di sanguinamenti Pregresso sanguinamento spontaneo in
concomitanza di interventi chirurgici Fenomeni emorragici dopo assunzione di aspirina
o altri FANS Assunzione di farmaci anticoagulanti o
antipiastrinici Insufficienza epatica Malattie ematologiche (deficit emocoagulativi)
La classificazione ASALa classificazione ASA
Classificazione della condizione clinica nel preoperatorio del paziente secondo l’American Society of Anesthesiologist
Classe I: nessuna alterazione organica, biochimica, psichiatrica
Classe II: malattia sistemica lieve correlata o meno alla regione dell’intervento chirurgico
Classe III: malattia sistemica severa, ma non invalidante correlata o meno alla regione dell’intervento chirurgico
Classe IV: malattia sistemica grave con prognosi severa che pregiudica la sopravvivenza indipendentemente dall’intervento chirurgicoClasse V. paziente moribondo che si prevede non sopravviverà nelle successive 24 ore, che viene sottoposto all’intervento chirurgico come ultima possibilità
Classe E: ogni intervento chirurgico non dilazionabile che non consente una completa valutazione del paziente e la correzione di ogni alterazione. La lettera E viene aggiunta alla corrispettiva classe ASA
La preparazione del La preparazione del paziente paziente
all’interventoall’intervento
La preparazione del paziente La preparazione del paziente all’interventoall’intervento
Accertamento di base Valutazione della terapia farmacologica domiciliare Igiene Tricotomia Digiuno Preparazione intestinale Prevenzione TVP Profilassi antibiotica Consenso all’intervento Informazione perioperatoria Preparazione psicologica del paziente e persone significative Richiesta di emocomponenti Preparazione della documentazione clinica
Accertamento di baseAccertamento di base Il paziente che viene accolto nel reparto di chirurgia viene
sottoposto all’accertamento di base da parte del medico, dell’infermiere e dell’anestesista con un approccio multidisciplinare
Nella cartella infermieristica vengono registrati: i dati anagrafici il motivo del ricovero l’anamnesi patologica remota (patologie concomitanti e
pregresse) la valutazione dei modelli funzionali (alimentazione,
eliminazione, attività/esercizio, sonno, percezione della salute, autostima, …)
i parametri vitali di base (per un confronto nel postoperatorio)
fattori di rischio che possono incidere durante la degenza postoperatoria
Accertamento di baseAccertamento di base
L’esame obiettivo: altezza e peso corporeo (BMI) colorito e turgore della cute (secchezza o presenza di
edemi) tipo di respirazione postura, deambulazione e mobilità degli arti livello di orientamento, vigilanza ed umore del paziente,
memoria nel ricordare gli eventi
La terapia domiciliare ed eventuali allergie.
Valutazione della terapia Valutazione della terapia farmacologica domiciliarefarmacologica domiciliare
Antipertensivi, antiaritmici, antianginosi, digitalici, broncodilatatori, antiepilettici, antiparkinson: si continua l’assunzione, fino al giorno precedente l’intervento; l’anestesista darà indicazioni rispetto all’eventuale somministrazione il giorno dell’intervento
Anticoagulanti : gli anticoagulanti orali (Warfarin) ed antiaggreganti (acidoacetilsalicilico) devono essere sospesi almeno 3 giorni prima dell’intervento
Valutazione della terapia Valutazione della terapia farmacologica domiciliarefarmacologica domiciliare
Antidiabetici: vanno sospesi dal momento del digiuno, va controllata la glicemia, ed un’eventuale iperglicemia va corretta con insulina pronta
Diuretici: si consulta il medico responsabile sull’oppotunità di somministrarli (rischio di disidratazione, deplezione elettrolitica ed ipotensione in relazione anche alla preparazione intestinale )
Pace maker: può essere disincronizzato dal bisturi elettrico Pillola contraccettiva: sospendere l’assunzione 4 settimane
prima dell’intervento (rischio di TVP)
Valutazione della terapia Valutazione della terapia farmacologica domiciliarefarmacologica domiciliare
Corticosteroidi: riducono la capacità dell’organismo di resistere allo stress, se utilizzati per un lungo periodo determinano immunosopressione
FANS: inibiscono l’aggregazione piastrinica e possono prolungare il tempo di coagulazione. Devono essere sospesi per tempo per consentire il ripristino delle piastrine (1-3 giorni)
Misure legate alla riduzione Misure legate alla riduzione del rischio di infezione del rischio di infezione dell’incisione chirurgcadell’incisione chirurgca
La doccia preoperatoriaLa tricotomiaLa profilassi antibiotica
La doccia preoperatoriaLa doccia preoperatoria Esigere che i pazienti facciano la doccia o il bagno
utilizzando un agente antisettico a base di clorexidina gluconato, almeno la sera prima dell’intervento, per ridurre la carica microbica della cute
Comunque, anche se la doccia preoperatoria con antisettico riduce la conta delle colonie microbiche,ciò non è stato definitivamente associato ad una riduzione dei tassi di infezioni del sito chirurgico (SSI)
La tricotomia La tricotomia
La rasatura preoperatoria del sito chirurgico, la sera prima dell’intervento, è associata ad un rischio di infezioni del sito chirurgico significativamente maggiore se confrontata con l’impiego di agenti depilatori o con la rinuncia della tricotomia
Non praticare la tricotomia nel preoperatorio, a meno che i peli in corrispondenza o attorno al sito chirurgico interferiscano con l’intervento
Se si effettua la tricotomia, praticarla immediatamente prima dell’intervento, preferibilmente con un rasoio elettrico
La profilassi antibioticaLa profilassi antibiotica Somministrare una profilassi antibiotica solo quando indicato
(interventi addominali, intervento di durata > 2 ore, una ferita chirurgica classificata come contaminata o infetta)
Selezionare i tipi di antibiotici in base alla loro efficacia contro i patogeni più comunemente causa di infezioni del sito chirurgico, per lo specifico intervento
Somministrare la dose iniziale di antibiotico per via venosa, in modo tale che ci sia una concentrazione battericida nel siero e nei tessuti del paziente nel momento in cui viene eseguita l’incisione. Mantenere nel siero e nei tessuti, concentrazioni terapeutiche del farmaco durante tutto l’intervento ed al massimo poche ore dopo che la ferita è stata chiusa in sala operatoria
Somministrare per via orale antimicrobici non assorbibili, in dosi frazionate, durante il giorno prima dell’intervento
I pazienti che presentano un’infezione localizzata alla zona dell’intervento continuano la terapia antibiotica in atto
Digiuno Digiuno Il significato del digiuno è legato ai rischi di polmonite ab
ingestis che si può verificare durante l’anestesia, in seguito al rilassamento degli sfinteri e alla posizione sul lettino operatorio.
Il digiuno prolungato determina comunque una produzione di succo gastrico (50 ml/h) e diminuisce il PH
In base a studi randomizzati, la società degli anestesisti canadesi ha prodotto delle linee guida in cui si specifica che “nei pazienti sani sottoposti ad anestesia generale, un digiuno da liquidi superiore alle 3 ore è una pratica non necessaria”
Si può consumare un pasto leggero (liquidi e fette biscottate) fino a 6 ore prima dell’intervento
A giudizio dell’anestesista, possono essere necessarie delle intergrazioni di liquidi e/o elettroliti poco prima dell’intervento
Preparazione intestinalePreparazione intestinale
L’efficacia di un enteroclisma dipende dal VOLUME (la distensione delle anse stimola la propulsione) dalla TONICITA’ della soluzione (richiama liquido nel colon per osmosi) e per la presenza di sostanze IRRITANTI per la mucosa intestinale (stimola la contrazione)
Il retto di un adulto contiene generalmente 400 ml, quantità superiori raggiungono il sigma ed il colon
Gli enteroclismi con acqua e sapone sono più efficaci di quelli con acqua di rubinetto in quanto con l’acqua di rubinetto viene trattenuta una maggiore quantità di liquido nel colon, quindi riassorbita con il rischio di sovraccarico di liquidi, da rivedere le indicazioni sul consiglio di trattenere il liquido il più a lungo possibile
Preparazione intestinalePreparazione intestinale
La preparazione intestinale va sicuramente eseguita per i pazienti che vengono operati sul tubo digerente e per quelli per cui si prevede un lungo periodo di immobilità
Tale preparazione su indicazione del chirurgo può prevedere, il giorno precedente all’intervento, l’applicazione di enteroclisma, la somministrazione orale di sostanze osmotiche diluite in acqua (Selg Esse), lassativi
Per tutti gli altri pazienti devono essere valutati l’utilizzo pesante di farmaci durante l’anestesia (barbiturici, morfinici) e le abitudini intestinali del paziente
Sono disponibili in commercio i clisteri preconfezionati, di volume ridotto
Prevenzione TVPPrevenzione TVP Ha lo scopo di favorire il ritorno venoso dagli arti inferiori
e ridurre la stasi venosa che potrebbe determinare la formazione di trombosi
Utilizzo di calze a compressione graduata o bendaggio elastico sugli arti inferiori per pazienti a medio-alto rischio che non abbiano controindicazioni specifiche (edema, ischemia, chirurgia vascolare a carico degli arti inferiori); non vi sono evidenze se sia preferibile bendare tutto l’arto o solo la gamba
Profilassi preoperatoria con eparina a basso peso molecolare, sottocute, dosaggio in base al peso del paziente ed al rischio definito (controindicata per pazienti con insuff. epatica severa, diatesi emorragica, ulcera peptica attiva, ipertensione arteriosa grave, ipersensibilità al farmaco)
Il consenso informatoIl consenso informato
Significato del consenso informato: un documento scritto ?
Quali procedure sono sottoposte al consenso? Solo il chirurgo è tenuto al consenso?
Il diritto del paziente all’informazione: deve essere chiara comprensibile ed essenziale; un atto di volontà del paziente
L’informazione perioperatoriaL’informazione perioperatoria
Un diritto dell’utente L’informazione sanitaria preoperatoria riduce l’ansia, il
distress, migliora la compliance e la soddisfazione Meno evidenti anche se positivi i risultati su altri esiti:
dolore, benessere, conoscenze,lunghezza della degenza Informare su: il percorso clinico, la preparazione
preoperatoria, a cosa andrà incontro con l’intervento, quello che proveranno (sete, dolore, nausea, rumori, sensazioni), come potrà collaborare per prevenire le complicanze postoperatorie (mobilizzazione precoce, esercizi respiratori)
L’informazione dovrebbe essere stutturata e durare anche 30 minuti, informare singolarmente e non in gruppo.
Chi deve informare? dove e quando?
Preparazione psicologicaPreparazione psicologicaAnsia elevata Paura dell’ignoto/di morire (stt legato all’anestesia) Senso di impotenza (legato alla paura di diventare
dipendenti dagli altri o di perdere funzioni fisiche o mentali)
Deficit di conoscenze (rispetto al prima ed al dopo intervento)
Disturbi dell’autostima (incapacità di adattarsi allo stress chirurgico, senso di inadeguatezza)
Disturbo dell’immagine corporea (per la rimozione di una parte del corpo, deturpazione)
Isolamento
Preparazione psicologicaPreparazione psicologicaInterventi: Rivolgersi ai pazienti chiamandoli per nome ed ascoltare le
loro richieste e le preoccupazioni Permettere ai pazienti di esprimere le loro preoccupazioni
e spiegare che è normale avere paura I pazienti vogliono sapere che l’infermiere è realmente
presente per loro sia da un punto di vista fisico che di supporto emotivo
Fornire informazioni chiare e dettagliate rispetto a cosa deve aspettarsi il paziente prima e dopo l’intervento
Coinvolgere attivamente i familiari o altre persone significative, se il paziente lo desidera, nel processo di informazione e nel sostegno psicologico
Rispettare la cultura e le abitudini del paziente
Richiesta di emocomponentiRichiesta di emocomponenti
In relazione all’intervento, il chirurgo potrà decidere di richiedere unità di emocomponenti da trasfondere per eventuali complicanze emorragiche intraoperatorie:
eritrociti concentrati plasma piastrine
Il consenso informato alla trasfusione
Richiesta emotrasfusionale Richiesta emotrasfusionale
La richiesta di gruppo sanguigno: Il sistema antigenico AB0 Rh L’esecuzione del prelievo (riconoscimento attivo del
paziente)
La richiesta di prova crociata: Il concetto di compatibilità degli emocomponenti La responsabilità nel prelievo (distinta dal gruppo
intermini temporali e di operatori); la firma dell’esecutore; il prelievo da una vena pulita (non con infusione)
L’emotrasfusioneL’emotrasfusione
L’atto della trasfusione: Interpretare i dati di laboratorio Il trasporto degli emocomponenti (mantenimento della
temperatura) L’identificazione attiva del paziente e delle unità da parte
del medico e infermiere Le responsabilità del medico nell’infusione La scelta del sito di infusione, la velocità (150-200 ml/h
GR e plasma), le interazioni con altre infusioni Il monitoraggio nei primi 15 minuti: rush cutaneo in zona
inguinale ed ascellare, brivido, ipertermia, nausea e vomito, segni di shock
PreanastesiaPreanastesia
Può essere richiesta la somministrazione di farmaci preanestetici poco prima dell’ingresso in sala operatoria:
Diazepam : sedativo, ha lo scopo di ridurre l’ansia; può causare vertigini e confusione mentale
Atropina: anticolinergico, viene utilizzato per la riduzione delle secrezioni bronchiali; può dare tachicardia, non deve essere somministrato a pazienti con glaucoma (ipertensione endoculare)
Il giorno dell’interventoIl giorno dell’intervento
L’infermiere e l’OSS completano alcune procedure standard:
Far indossare al paziente un camice pulito fornito dal servizio
Far eseguire la pulizia del cavo orale Far svuotare la vescica Far togliere al paziente tutte le suppellettili
(forcine, collane, anelli), le protesi (dentarie, auditive, occhiali, lenti a contatto) e consegnarle ai familiari
Rimuovere il trucco e lo smalto per le unghie
BibliografiaBibliografia
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 33, assistenza chirurgica, pagg. 1524-1566
Redazione, L’assistenza al paziente nel pre e postperatorio. Parte I; Assistenza Infermieristica e ricerca, 2001, 19, 4
P. Di Giulio, et al., L’assistenza al paziente nel pre e postperatorio. Parte II; Assistenza Infermieristica e ricerca, 2001, 20, 1
Linee guida per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico, 1999
La fase La fase intraoperatoriaintraoperatoria
Fase intraoperatoriaFase intraoperatoria
L’infermiere di reparto verifica la completezza della documentazione clinica e la preparazione del paziente e lo accompagna in sala operatoria
L’infermiere di sala accoglie il paziente, verifica l’identità, raccoglie le informazioni dell’infermiere di reparto sugli accadimenti delle ultime ore (rialzo termico, esami ematochimici alterati, insorgenza di segni o sintomi significativi) e rivede la documentazione clinica
Il ruolo dell’infermiere in sala Il ruolo dell’infermiere in sala operatoriaoperatoria
L’infermiere di sala (pulito): Accertamento preoperatorio Preparazione preoperatoria Sorveglianza intraoperatoria Continuità assistenziale nel postoperatorio
L’infermiere strumentista (sterile): Affianca il chirurgo durante tutto l’intervento E’ responsabile dell’asepsi del campo operatorio Prepara e dispone tutto il materiale necessario all’intervento Collabora alla preparazione del campo chirurgico Passa gli strumenti chirurgici ed altro materiale al chirurgo)
Fase intraoperatoriaFase intraoperatoria
Supporto psicologico al paziente Posizioni sul letto operatorio Tipo di anestesiaMonitoraggio intensivoCodici comportamentali per la prevenzioni
delle infezioniPassaggio di informazioni tra equipe
Supporto psicologicoSupporto psicologico
Il paziente, nel momento dell’ingresso in sala, generalmente appare impaurito e disorientato
Compito di chi lo accoglie è quello di fargli sentire che ci si sta occupando di lui, descrive tutte le procedure che si stanno per fare, con tono della voce basso e tranquillo , risponde alle domande e ai dubbi
Posizioni del paziente sul Posizioni del paziente sul lettino operatoriolettino operatorio
L’infermiere verifica con il paziente il tipo di intervento chirurgico ed il sito dove si deve eseguire l’intervento prima di iniziare l’anestesia; la scelta della posizione è indicata dall’approccio chirurgico:
Posizione supina (interventi all’addome) Posizione laterale (interventi al torace, loggia
renale) Posizione prona (interventi sulla colonna) Posizione litotomica (interventi perianali)
Obiettivi dell’infermiereObiettivi dell’infermiere Il posizionamente sul lettino, in relazione al tempo
in cui il paziente viene lasciato nella stessa posizione, deve rispondere ai criteri di :
Garantire un facile accesso al sito chirurgico, ma anche favorire una adeguata funzione cardiocircolatoria
Mantenere l’integrità cutanea Evitare ustioni (da elettrobisturi) Evitare compressione di nervi Prevenire o ridurre lesioni articolari e stiramenti
muscolo scheletrici
Tipo di anestesiaTipo di anestesia
SedazioneRegionaleGenerale
Tipo di anestesiaTipo di anestesia
Sedazione conscia Riduce il livello di coscienza Viene conservata la respirazione autonoma ed i
riflessi delle vie aeree Il paziente è in grado di rispondere a stimoli fisici e
verbali Si somministrano sedativi endovenosi a breve
durata di azione (Midazolam) I vantaggi sono: riduzione della paura e dell’ansia
con segni vitali stabili, amnesia, riduzione del dolore, migliore collaborazione da parte del paziente
Tipo di anestesiaTipo di anestesia
Sedazione conscia: E’ indicata per interventi di chirurgia plastica,
biopsia polmonare, broncoscopie colonscopie Usata spesso in associazione ad anestesia loco-
regionale Prevede una conoscenza approfondita da parte
dell’infermiere dei farmaci utilizzati per la sedazione per individuare precocemente effetti indesiderati e per il trattamento delle vie respiratorie (materiale per la rianimazione)
Tipo di anestesiaTipo di anestesiaAnestesia regionale :Causa perdita di sensibilità in una zona del corpo,
non vi è perdita di coscienza (non è necessario intubare il paziente), ma può essere necessario sedare il paziente; l’anestetico viene somministrato per infiltrazione o applicazione locale
L’anestesia regionale può essere: Subaracnoidea o spinale Epidurale Dei nervi (plesso brachiale) Locale
Tipo di anestesiaTipo di anestesiaSubaracnoidea o spinale: Il paziente è sveglio Si esegue la puntura del rachide per l’iniezione
dell’anestetico nello spazio subaracnoideo Di rapida esecuzione, con pronta realizzazione del blocco
neuromuscolare Presenta rischio di liquorrea attraverso il foro della dura
madre, con cefalea postoperatoria e rischio di contaminazione del liquor
Importante valutare il rischio di migrazione dell’anestetico verso l’alto nel midollo spinale (dipendente dalla posizione, dalla quantità e dal tipo di farmaco) che può determinare paralisi respiratoria ed ipotensione (per vasodilatazione da blocco dei nervi vasomotori simpatici)
Tipo di anestesia Tipo di anestesia
Epidurale Il paziente è sveglio, Si esegue la puntura del rachide per l’iniezione
dell’anestetico nello spazio sottodurale La tecnica presenta minori complicanze rispetto
alla spinale ma è più indaginosa, Le complicanze sono legate alla capacità
dell’anestesista
Tipo di anestesiaTipo di anestesia
Locale: Si ha perdita di sensibilità a livello dell’area da
sottoporre ad intervento per blocco delle terminazioni periferiche
Viene iniettato localmente o applicato per via topica e non raggiunge i piani muscolari
Usata per interventi di chirurgia ambulatoriale di minore estensione e per tempi limitati (20-30 minuti)
Tipo di anestesiaTipo di anestesia
Anestesia generale: i farmaci anestetici determinano la depressione del
sistema nervoso centrale, il blocco neuromuscolare, l’analgesia; consentono l’accesso chirurgico a tutti gli organi, tempi chirurgici lunghi e l’amnesia del paziente.
il paziente viene completamente addormentato, con perdita di coscienza, e rilascio muscolare; viene intubato e collegato a ventilatore automatico
Tipo di anestesiaTipo di anestesia
L’anestesia generale prevede 3 fasi: induzione, mantenimento e risveglio
Per l’induzione all’anestesia, vengono somministrati un farmaco ipnoinducente per via endovenosa o inalatoria (propofol, tiopentale, midazolam, alotano); un farmaco miorilassante (curarizzazione con succinilcolina), un farmaco analgesico (oppioidi come il Fentanyl)
La fase di mantenimento segue l’evoluzione dell’atto chirurgico
Durante il risveglio si riducono gli anestetici ed il paziente inizia a risvegliarsi; si ripristinano le condizioni di base (coscienza, ventilazione, controllo muscolare). Il risveglio avviene spesso in sala operatoria
Tipo di anestesiaTipo di anestesia
Complicanze dell’anestesia generale: Pneumopatia ab ingestis, Lesioni alle alte vie respiratorie create durante la manovra
di intubazione, Ipossiemia da ventilazione intraoperatoria inadeguata Depressione respiratoria postoperatoria (oppioidi, curari) Depressione cardiocircolatoria da sovradosaggio di
anestetici Ipotermia, ipertermia maligna Reinfarto del miocardio (pregresso < a 6 mesi) Lesioni epatiche e renali
Monitoraggio intensivoMonitoraggio intensivo
Il paziente sottoposto ad anestesia generale è incosciente e non respira
L’anestesista in collaborazione con il nurse d’anestesia eseguirà il monitoraggio continuo della pressione arteriosa, tracciato ECGrafico, saturazione, PVC (se presente CVC), temperatura corporea con sonda esofagea
Il nursa inoltre valuterà in base alla situazione il riempimento capillare, il bilancio idrico, le perdite intraoperatorie
Si applica sulla cute una placca (elettrodo neutro) per scarica la corrente elettrica dell’elettrobisturi
Si controllano: emogasanalisi, emocromo
Codici comportamentali per la Codici comportamentali per la prevenzione delle infezioniprevenzione delle infezioni
Antisepsi mani ed avambracciPreparazione della cuteVentilazione delle sale operatorieTecniche asetticheDrenaggi chirurgiciTecnica chirurgica
Antisespi mani ed avambracciAntisespi mani ed avambracci
Pulire lo spazio sottoungueale Eseguire un lavaggio preoperatorio delle mani e
degli avambracci fino al gomito per almeno 2-5 minuti, con appropriato antisettico
Tenere le mani sollevate e distanti dal corpo Asciugare le mani con teli sterili e quindi
indossare prima il camice e poi i guanti sterili
Preparazione della cutePreparazione della cute
Lavare scrupolosamente e pulire la cute attorno al sito chirurgico per rimuovere le macrocontaminazioni, prima di applicare le preparazioni antisettiche cutanee
Utilizzare un’appropriata preparazione antisettica per la cute
Applicare la preparazione antisettica sulla cute con movimenti circolari e centrifughi. L’area così preparata deve essere sufficientemente ampia da permettere l’eventuale estensione dell’incisione o, se necessario nuove incisioni o posizionamenti di drenaggi
Ventilazione delle sale Ventilazione delle sale operatorieoperatorie
Mantenere nella sala operatoria una pressione dell’aria positiva, rispetto ai corridoi ed ai locali adiacenti
Tenere le porte della sala chiuse eccetto che il tempo necessario per il passaggio, di personale, attrezzature e pazienti
Limitare allo stretto necessario il numero di persone che entra in sala
Educare ed incoraggiare il personale chirurgico, che abbia segni e sintomi di un’infezione trasmissibile, ad astenersi dall’ingresso in sala
Tecniche asetticheTecniche asettiche
Decontaminare (fenoli), lavare (proteolitico), asciugare, confezionare e sterilizzare i ferri chirurgici (autoclave)
Montare i dispositivi sterili e preparare le soluzioni immediatamente prima dell’utilizzo
Rispettare i principi di asepsi quando si posizionano i dispositivi intravascolari, i cateteri spinali o epidurali, quando si somministra la terapia endovenosa
Indossare, per tutta la durata dell’intervento, una maschera chirurgica che copra completamente la bocca ed il naso
Indossare un copricapo per coprire completamente la capigliatura
Gli studi dimostrano l’inutilità dell’utilizzo delle soprascarpe e delle stuoie adesive all’entrata della sala
Drenaggi chirurgiciDrenaggi chirurgici
Se è necessario un drenaggio, utilizzare un sistema ad aspirazione chiuso
Posizionare il drenaggio attraverso un’incisione separata e distante dall’incisione chirurgica
Rimuovere il drenaggio appena possibile
Tecniche chirurgicheTecniche chirurgiche
Trattare i tessuti in modo non traumaticoMantenere un’emostasi efficaceMinimizzare la presenza di tessuti
devitalizzati (necrotici, coagulati)Prevedere una guarigione per seconda
intenzione se la ferita è fortemente contaminata
Il passaggio di informazioni tra Il passaggio di informazioni tra equipeequipe
Il passaggio di informazioni tra l’equipe di reparto e quella di sala operatoria è fondamentale per garantire sicurezza e competenza al paziente
L’infermiere di sala informerà rispetto ad eventi accaduti in sala (emorragie ed eventuali trasfusioni, complicanze verificatesi durante l’intervento, interruzione accidentale delle tecniche asettiche) oltre che al tipo di intervento e alle prescrizioni terapeutiche dell’anestesista
BibliografiaBibliografia
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 33, assistenza chirurgica, pagg. 1566-1569
Linee guida per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico, 1999
Fase Fase postoperatoriapostoperatoria
.
Fase postoperatoriaFase postoperatoria
Prevede l’accoglimento del paziente in reparto (o in terapia intensiva ove è previsto) ed il monitoraggio di alcuni parametri che permettono all’infermiere di valutare l’evoluzione clinica del paziente e l’individuazione precoce delle complicanze precoci, nelle prime 24 – 48 ore, e tardive
Ha lo scopo di ristabilire l’equilibrio fisiologico ed alleviare il dolore
Accertamento infermieristico Accertamento infermieristico all’ingressoall’ingresso
Prevede la raccolta dei dati di sala operatoria: tipo ed estensione dell’intervento chirurgico, tipo di anestesia, farmaci somministati, quantità di sangue perso e liquidi/emotrasfusioni somministrate durante l’intervento, complicanze avvenute in sala operatoria, prescrizioni dell’anestesista
La valutazione delle funzioni vitali eseguita ogni 15 minuti fino alla stabilizzazione del paziente, ogni ora per le successive 4 ore ed ogni 4 ore per i 2 giorni successivi e comunque ogni volta che le condizioni del paziente lo richiedono
Accertamento infermieristico Accertamento infermieristico all’ingressoall’ingresso
Eseguire una valutazione sulla presenza e sulle caratteristiche dei presidi :
linee infusionali e tipo di infusioni in corso catetere vescicale e quantità di urina presente drenaggi e quantità e tipo di materiale drenato estensione e caratteristiche delle medicazioniValutare il livello di dolore, ed il comfort (posizione e
nausea), lo stato emotivo
REGISTRARE TUTTI QUESTI DATI !
Il monitoraggio postoperatorioIl monitoraggio postoperatorio Livello di coscienza Funzione respiratoria (vie aeree e ventilazione) Funzione cardiocircolatoria Funzione neurologica centrale e periferica La temperatura corporea Colorito cute Funzione renale Equilibrio idroelettrolitico Valutazione e gestione del drenaggio Valutazione e gestione della ferita chirurgica Valutazione e gestione del SNG Valutazione del dolore Valutazione e gestione degli accessi vascolari
Cosa devo valutare nel Cosa devo valutare nel periodo post operatorio?periodo post operatorio?
Insorgenza di complicanze precoci
Insorgenza di complicanze tardive
Funzione neurologicaFunzione neurologica
Valutare
Stato di coscienza
Mobilità degli arti
Stato di coscienzaStato di coscienza
Valutare il livello di coscienza: vigile, disorientato, confuso, assopito, incosciente
Problema: può essere correlato agli effetti collaterali dei farmaci anestetici (sedazione) o ad un’alterazione delle funzioni vitali (ipotensione, anossia cerebrale)
Interventi: se il paziente è assopito deve essere stimolato ogni 15 minuti per valutare il risveglio; se il paziente è incosciente e non risponde se sollecitato, far partire il BLS
BLSBLS Basic life support: è il primo grado di soccorso al paziente
con perdita di coscienza Prevede la verifica della perdita di coscienza attraverso la
sollecitazione verbale e fisica del paziente Allertare immediatamente un altro collega/operatore della
situazione In attesa dei soccorsi, verificare la funzione respiratoria Se presente la funzione respiratoria mettere il paziente in
posizione di sicurezza SIMS (evitare la caduta della lingua)
Se non è presente la funzione respiratoria valutare la funzione cardiocircolatoria (polso centrale)
Se assente partire con la ventilazione in maschera ed il massaggio cardiaco (o defibrillazione)
Mobilità degli artiMobilità degli arti Valutare: la mobilità dei 4 arti, la forza muscolare
(presa della mano), la sensibilità (lieve pizzico alla cute)
Problema : può essere indice di una lesione dei nervi periferici nel caso di un’anestesia regionale; se la diminuzione/assenza di movimento riguarda l’emisoma può essere indice di danno cerebrale perioperatorio a seguito di anestesia generale;
Interventi: nel caso di assenza di movimento all’emisoma avvisare immediatamente il medico; generalmente vi sono altri sintomi correlati come anisocoria, alterazione del riflesso pupillare, alterazione dello stato di coscienza
Funzione respiratoriaFunzione respiratoriaValutare: la frequenza e caratteristiche del respirola presenza di rumori respiratoril’espansione toracica l’utilizzo dei muscoli accessori il riflesso della tosse la saturazione dell’ossigeno (97-99%) il colorito della cutela presenza di fattori di rischio (BPCO,
obesità, età,…)
Funzione respiratoriaFunzione respiratoria
Problema ventilatorio con difficoltà a sostenere la ventilazione spontanea dovuto a:
Accumulo di farmaci anestetici : la sedazione centrale con farmaci oppioidi diminuisce la frequenza respiratoria, fino all’arresto; i farmaci miorilassanti indebolendo il tono muscolare faringeo determinano la caduta all’indietro della lingua e l’ostruzione delle alte vie aeree
Pneumopatia ab ingestis: presenza di secrezioni abbondanti o liquidi nelle vie aeree a causa di tosse inefficace per assenza del riflesso faringeo (miorilassanti)
Pneumotorace: perforazione accidentale della pleura a seguito del posizionamento di CVC, rottura di sacche enfisematose da ventilazione forzata (anestesia generale)
Funzione respiratoriaFunzione respiratoriaInterventi: valutazione continua delle caratteristiche del
respiro, della saturazione e del colorito cute stimolazione del paziente a respirare e a tossire somministrazione dell’ossigeno mantenimento del digiuno aspirazione delle secrezioni ventilazione non invasiva o intubazione tracheale
con ventilazione meccanica fino allo smaltimento dei farmaci anestetici
Posizionamento di drenaggio pleurico in caso di pneumotorace
Funzione respiratoriaFunzione respiratoria
Problema ipossiemico con compromissione degli scambi gassosi; può presentarsi tardivamente, ma anche precocemente
Infezione polmonare da stasi stt in pazienti con BPCO ( in cui abbiamo un accumulo di secrezioni per inefficace clearance muco-ciliare e per broncospasmo) o immunologicamente compromessi
Atelettasia causati da tappi di muco nelle vie respiratorie Embolia polmonare
Funzione respiratoriaFunzione respiratoria
Interventi: ossigeno terapia (sondino nasale, nasofaringeo; maschera
facciale) Aerosolterapia (farmaci fluidificanti e broncodilatatori) favorire l’espansione polmonare attraverso la corretta
postura, la stimolazione verbale ad effettuare esercizi di respirazione profonda, tosse efficace e spirometria incentivante (pagg 1553-1556 Potter-Perry)
Stimolare ed agevolare la deambulazione precoce anche con strumenti di supporto (treppiede, girello)
Embolia polmonareEmbolia polmonare
Quadro clinico: dispnea tosse emoftoe tachicardia stato ansioso/senso di morte confusione mentale fino alla perdita di coscienza dolore toracico segni di shock (ipotensione, pallore, sudorazione fredda) scintigrafia perfusionale positiva D-Dimeri elevati
Embolia polmonareEmbolia polmonareInterventi:Embolia di grado semplice somministrazione di eparina in infusione continua PTT ogni 6 ore con valori 1,5-2,3 volte il valore normale iniziare l’anticoagulante orale (Warfarin) e proseguire per
almeno 3 mesiEmbolia di grado elevato terapia trombolitica (Actilise 100 mg in 2 ore) morfina (per dispnea, agitazione, dolore) ossigeno terapia con sondino nasale a 4-8 litri terapia antishock antibioticoterapia (per prevenire infezioni polmonari)
Funzione cardiocircolatoriaFunzione cardiocircolatoria
Valutare: pressione arteriosa frequenza e ritmo cardiaco PVC (se presente CVC) presenza di edemi periferici presenza di dispnea colorito e temperatura della cute diuresi riempimento capillare dolore toracico costrittivo presenza di fattori di rischio (cardiopatia, pregresso
infarto)
Funzione cardiocircolatoriaFunzione cardiocircolatoria
Problema ipovolemco correlato a: emorragia esterna attraverso il drenaggio o interna (con
shock emoragico) disidratazione (perdita di liquidi in sala ed esposizione
durante l’intervento)Interventi: reintegro di liquidi con plasma expanders valutazione dell’emocromo ed eventuali emotrasfusioni valutazione del bilancio idrico valutazione dei paramentri coagulativi e degli elettroliti Se la perdita non si riduce il chirurgo riporta il paziente in
sala operatoria per cauterizzate la fonte dell’emorragia
Funzione cardiocircolatoriaFunzione cardiocircolatoriaProblema legato alla funzione cardiaca: scompenso cardiaco da sovraccarico (con shock
cardiogeno) Aritmie fino alla fibrillazione ventricolare e all’arresto
cardiocircolatorio IMA (infarto del miocardio acuto)Interventi: monitoraggio continuo della frequenza cardiaca e della
pressione arteriosa valutazione del bilancio idroelettrolitico (K, NA) somministrazione di farmaci che sostengono la funzione
cardiovascolare (inotropi-Dopamina, antiaritmici-Isoptin, diuretici-Furosemide, digitale-Lanoxin, vasodilatatori-Carvasin)
massaggio cardiaco, defibrillazione
Shock Shock
E’ una complicanza precoce, ma può presentarsi anche alcuni giorni dopo l’intervento; può portare al decesso
Segni e sintomi Ipotensione (sistolica < 80 mmHg) Sudorazione fredda e pallore Polso debole e filiforme Tachicardia Tachipnea Ansia, agitazione, confusione mentale Riduzione della diuresi
ShockShockInterventi: I° livello: decubito supino, su superficie rigida,
con arti inferiori sollevati, paziente al caldo, controllo dell’emorragia se presente, ossigenoterapia, assistenza cardiorespiratoria se necessaria (BLS)
II° livello: incannulare una grossa vena, infondere rapidamente soluzioni fisiologiche clorurate e plasma expanders (Emagel)
III livello: monitoraggio della pressione arteriosa, ECG continuo, PVC, diuresi oraria, temperatura e colore cutaneo, emogasanalisi, emocromo, elettroliti plasmatici, creatininemia, glicemia.
SHOCK SHOCK Interventi specifici Shock ipovolemico: somministrazione di sangue fino alla
normalizzazione dell’ematocrito Shock settico: antibioticoterapia mirata per via venosa ad alte dosi, in
attesa dell’antibiogramma associare Tobramicina ed Acido Clavulonico, idrocortisone 1 gr, ringer lattato e bicarbonati (per bilanciare l’acidosi), eparina (per contrastare l’attivazione della cascata emocoagulativa nella DIC)
Shock cardiogeno: diminuzione del precarico (nitroglicerina in infusione continua), stimolatori cardiaci (Dopamina, Dobutamina in infusione continua)
Shock anafilattico: rimuovere o allontanare l’allergene, somministrazione di Adrenalina, Farganesse (Antistaminico), Idrocortisone 1 gr EV (preparare l’occorrente per intubazione orotracheale per pericolo di edema della glottide), Aminofillina o Teofillina ( per broncospasmo)
PVCPVC
Pressione venosa centrale Rappresenta la misura della pressione a livello
dell’atrio destro Necessita della presenza di un CVC Fornisce informazioni sull’emodinamica (volume
circolante, precarico) Valori normali: 4 – 10 cm H2O Può essere misurato manualmente con deflussore
ed asticella o elettronicamente con monitor in misura continua
Temperatura corporeaTemperatura corporea
Ipotermia: determinata da diminuzione del tono muscolare e vasodilatazione cutanea (curari); diminuzione del metabolismo, esposizione dei visceri, lavaggi con soluzioni fresche, flusso laminare della sala operatoria
Interventi: coperte termiche, infusioni di soluzioni calde
Temperatura corporeaTemperatura corporea
IpertermiaMaligna: da reazione agli anestetici,
compare di solito all’induzione dell’anestesia, con segni di grave squilibrio emodimamico; ma può presentarsi anche 48-72 ore dopo l’intervento; se non identificata precocemente può essere letale
Da reazione emotrasfusionale
Temperatura corporeaTemperatura corporea Più tardivamente come segno di possibile
infezioneInterventi: Si scopre il pazientesi identificano le eventuali fonti infettive: incisione della ferita chirurgica sito di inserzione della via endovenosa centrale o
periferica apparati respiratorio ed urinario Si monitorizzano la temperatura e globuli bianchi Si eseguono colture di sangue, urine ed espettorato
Colorito cuteColorito cute
Roseo: normale Rosso: ipertermia, vasodilatazione farmacologica,
reazione allergica Cianotico: difficoltà ad eliminare l’anidride
carbonica (problemi respiratori o cardiovascolari) Pallido: intensa vasocostrizione, emorragia Itterico: disfunzione epatica o delle vie biliari Rush, petecchie: sensibilità o allergia a farmaci,
patologie della coagulazione (DIC)
Funzione renaleFunzione renale Valutazione: eventi di pressione sistolica < 80 mm Hg per oltre
30 minuti durante l’intervento diuresi ( < 0,5 ml/kg/h) bilancio idrico caratteristiche delle urine esame urine clearance della creatinina ed elettroliti sierici peso del paziente presenza di edemi utilizzo di farmaci nefrotossici presenza di fattori di rischio
Funzione renaleFunzione renale
Problema: rischio di insuff. renale, squilibrio idroelettrlitico
Interventi: reidratare con infusioni di liquidi mantenere i valori delle natremia nel range mantenere un adeguato regime pressorio posizionare un catetere vescicale per la
monitorizzazione oraria della diuresi sospendere i farmaci nefrotossici somministrazione di farmaci diuretici o di
Dopamina a basse dosi (vasodilatazione del circolo corticale renale)
Funzione urinariaFunzione urinaria
Valutazione: Difficoltà ad iniziare la minzione (il controllo
della funzione urinaria deve avvenire entro 6-8 ore dall’anestesia stt nella peridurale o spinale)
Palpare ed ispezionare l’addome inferiore appena sopra della sinfisi pubica
Se il paziente ha un catetere vescicale verificare il flusso di urine
Verificare la qualità delle urine negli interventi che coinvolgono l’apparato urinario
Funzione urinariaFunzione urinaria
Interventi: Stimolare la minzione (mobilizzazione,
applicazioni calde o fredde) Se il paziente non effettua la prima minzione entro
12 ore potrebbe essere necessario inserire un catetere estemporaneo
Se il paziente ha un catetere vescicale a permanenza, rimuovere il più presto possibile (rischio di infezione)
Funzione intestinaleFunzione intestinale Valutazione: Presenza di nausea Distensione addominale (accumulo di gas) Valutare l’ileo paralitico (irritazione da
manipolazione dei visceri) e la ripresa dell’attività motoria intestinale (peristalsi):
dopo poche ore nel piccolo intestinodopo 2 giorni nello stomacodopo 3-5 giorni nel colon canalizzazione a gas e feci Ritorno di suoni intestinali: 5-30 gorgoglii forti al
minuto su ogni quadrante Valutare la pervietà del sondino naso gastrico
BibliografiaBibliografia
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 33, assistenza chirurgica, pagg. 1570-1575
Interventi Interventi infermieristiciinfermieristici
.
Interventi infermieristiciInterventi infermieristici
Hanno lo scopo di accertare e valutare continuamente le
funzioni vitali per prevenire le complicanze
permettere il recupero delle attività del paziente ad un livello pari a quello precedente all’intervento
Gli interventi infermieristiciGli interventi infermieristici Che favoriscono l’espansione polmonare Che favoriscono la prevenzione della stasi venosa Che favoriscono il ripristino dell’eliminazione
fecale Che favoriscono la ripresa dell’alimentezione Che favoriscono la riduzione degli stati d’ansia Che favoriscono il riposo
Interventi infermieristici ….Interventi infermieristici ….Che favoriscono l’espansione polmonare: Sospensione del fumo 30 giorni prima
dell’intervento Incoraggiare esercizi di respirazione profonda
(diaframmatica) ogni 2 ore Spirometria incentivante per ripristinare il volume
inspiratorio preoperatorio Educazione all’espettorazione efficace delle
secrezioni bronchiali Favorire una mobilizzazione precoce Ridurre la pressione addominale sul diaframma Controllo del dolore Aiutare i pazienti costretti a letto a girarsi di lato
ogni 1-2 ore e stare seduti quanto possibile Collaborazione con la terapista della riabilitazione
Interventi infermieristici ….Interventi infermieristici ….Per la prevenzione della stasi venosa Valutare la presenza di edema, rossore, turgore,
calore monolaterale agli arti inferiori Favorire la mobilizzazione precoce Evitare modalità di compressione degli arti
inferiori (presidi, cuscini) Far eseguire esercizi per le gambe almeno ogni ora
quando svegli Eseguire la terapia con anticoagulanti (eparina) Mantenere le calze antitrombo fino alla completa
mobilizzazione Garantire un adeguato apporto di liquidi (evita
l’emoconcentrazione e la formazione di coaguli)
Interventi infermieristici….Interventi infermieristici….La prima alzata: Può avvenire il giorno dell’intervento o 1-2 giorni
dopo Accertare i parametri vitali e la loro stabilità Se i parametri sono simili a quelli di base, aiutare
il paziente a stare seduto sul bordo del letto Se il paziente accusa vertigini, far stendere il
paziente e rivalutare i parametri Se reagisce bene far scendere dal letto il paziente e
farlo deambulare per alcuni metri Se il paziente tollera l’attività ed i parametri
rimangono stabili può rimanere seduto in poltrona per alcuni minuti
Interventi infermieristici….Interventi infermieristici….
Che favoriscono il ripristino dell’eliminazione fecale Dopo interventi sull’addome la peristalsi intestinale è
transitoriamente depressa per lo stimolo irritativo dovuto alla manipolazione dei visceri ed al trauma operatorio; inoltre la somministrazione di oppioidi e di miorilassanti riduce la motilità intestinale
Valutare giornalmente l’alvo Mobilizzazione precoce Garantire l’apporto di liquidi Instaurare un corretto regime alimentare (ricco di fibre) Eventuale esecuzione di clisteri (su prescrizione per
interventi addominali) Somministrazione di lassativi Valutare la presenza di colon/ileostomie
Interventi infermieristici….Interventi infermieristici….Per la gestione della nausea: Sono più a rischio: soggetti anziani, sottoposti ad
anestesia generale stt di lunga durata e con l’uso di oppioidi, i non fumatori
Aumentano il rischio di nausea il dolore, l’ipotensione e l’alimentazione
Sedare il dolore e ridurre l’ansia Per le categorie a rischio è indicata una terapia
preventiva con Ondansetron (Zofran) o Metoclopramide (Plasil)
Bere dopo un intervento che non ha interessato il tratto gastrointestinale non aumenta necessariamente l’incidenza di nausea e vomito, pertanto la scelta va lasciata al paziente
Interventi infermieristici…Interventi infermieristici…
Che favoriscono la ripresa dell’alimentazione per via naturale:
Per i pazienti in cui l’apparato gastrointestinale non è stato coinvolto dall’intervento è possibile riprendere l’apporto dietetico dopo aver smaltito gli effetti dell’anestesia
Per i pazienti sottoposti a chirurgia intestinale, dopo intervento di elezione, nella maggior parte dei casi viene tollerata un’alimentazione precoce: dieta liquida a partire dalla I^ giornata e gradualmente dieta regolare entro le successive 24/48 ore se tollerata
Se il paziente tollera i liquidi senza nausea passare alla dieta prescritta dal medico (dieta leggera e dieta libera)
Interventi infermieristici…Interventi infermieristici…Che favoriscono la ripresa dell’alimentazione per via
naturale:
la pratica tradizionale di alimentare i pazienti sottoposti a chirurgia intestinale solo dopo la ripresa della peristalsi (III – V giornata postoperatoria per presenza di borborigmi), non è sostenuta da motivazioni scientifiche;
l’alimentazione precoce favorisce la guarigione delle anastomosi quando alla dieta vengono associate fibre;
un’alimentazione precoce non provoca complicanze quali cedimento dell’anastomosi (con possibile peritonite)
per prevenire la deiscenza dell’anastomosi è importante presidiare una corretta preparazione del paziente all’intervento, una buona pulizia intestinale, la correzione di uno stato di malnutrizione, tecniche chirurgiche e materiali di sutura che riducano la risposta infiammatoria
La nutrizione La nutrizione
La ripresa dell’alimentazione può non essere graduale o interrotta a causa
del tipo di intervento (gastrectomie totali), della comparsa di complicanze (peritonite) di alimentazione inferiore al fabbisogno
(anoressia) di richieste nutrizionali aumentate (traumatismo)Per ciò può essere necessario fornire al paziente un
tipo di nutrizione alternativa
La nutrizione La nutrizione Nutrizione enterale: introduzione di principi
alimentari (zuccheri, protidi, lipidi, sali, vitamine) in soluzione acquosa, attraverso sondino nasogastrico o nasodigiunale o attraverso gastrostomia o digiunostomia.
Durante la fase iniziale, cominciare gradualmente l’alimentazione utilizzando pompe pressometriche che garantiscano la somministrazione nelle 24 ore,
Valutare il rischio di aspirazione, valutare la tolleranza alla soluzione (diarrea) e modulare la velocità di somministrazione,
Correggere alterazioni glicemiche, valutare gli elettroliti sierici, controllare il peso,
Garantire il comfort (dolore, nausea, mal di gola )
La nutrizione La nutrizione
Nutrizione parenterale totale: introduzione di elementi (glucosio, amminoacidi, lipidi, elettroliti, vitamine, insulina) disciolti in acqua sterile attraverso un accesso vascolare di grosso calibro.
Prevede una gestione asettica del circuito infusionale per rischio di infezione settica
E’ necessaria una accurata valutazione del bilancio idroelettrolitico, della glicemia e di altri parametri metabolici per definire il fabbisogno giornaliero
Interventi infermieristici…Interventi infermieristici…Che favoriscono il riposo Organizzare le procedure (rilevazione dei
parametri, somministrazione d terapie) in modo da disturbare meno possibile durante il periodo di sonno
Garantire una posizione confortevole ed eliminare o ridurre il dolore durante le ore serali, prima di dormire
Rivedere la posizione dei presidi (medicazioni, gessi, drenaggi, linee infusionali) perché non interferiscano con il comfort
Concordare la presenza di una persona significativa accanto che riduca l’ansia
Somministrare farmaci che inducono il sonno (Benzodiazepine)
Interventi infermieristici…Interventi infermieristici…
Che favoriscono la riduzione degli stati d’ansia Stare accanto alla persona, ascoltarla, ponendosi di fronte Consentire alla persona di piangere o di parlare Non esprimere giudizi Parlare in modo lento e tranquillo Sottolineare il fatto che tutti, in situazioni particolari si
sentono ansiosi o hanno paura Eliminare stimoli eccessivi (rumori, luci, movimento di
persone) Concentrare l’attenzione su ciò che può essere fatto, non
su cosa non si può fare Distrarre la persona da pensieri negativi ricorrenti
Interventi infermieristici….Interventi infermieristici….
Che favoriscono la mobilità e la cura di se
Assicurare la privacyCambiare spesso la biancheria (sporche di
secrezioni o sangue)Far eseguire l’igiene oraleCoinvolgere i familiari
L’equilibrio L’equilibrio idroelettroliticoidroelettrolitico
Equilibrio idroelettroliticoEquilibrio idroelettrolitico Valutazione (esame obiettivo): stato di coscienza, orientamento spazio temporale
(alterazioni elettrolitiche) disidratazione (plica cutanea, lingua secca, assenza
di sudorazione del cavo ascellare, sete) ipotensione (ortostatica), tachicardia edemi periferici (diminuzione dell’osmolarità
plasmatica) digiuno ipertermia (perdita di liquidi)
Equilibrio idroelettroliticoEquilibrio idroelettrolitico
Valutazione (strumentale):bilancio idricoPVCpeso del pazienteelettroliti sierici (natremia; kaliemia,
calcemia)indici di funzionalità renale (clearance della
creatinina, elettroliti urinari)
Equilibrio idroeletroliticoEquilibrio idroeletrolitico
Problemi: ipo/ipervolemia, squilibrio elettrolitico
Interventi: ripristino della volemia con infusione di liquidi ed elettroliti (fisiologica, bilanciata, ringer), apporto aggiuntivo di elettroliti (NaCl, KCL, CaCl), rivalutazione del bilancio e degli elettroliti sierici
Equilibrio idroelettroliticoEquilibrio idroelettrolitico
All’interno dell’organismo l’acqua corporea è ripartita in 2 grandi settori: il settore extracellulare che rappresenta il 45% (plasma,liquido interstiziale, secrezioni mucose e sierose) ed il settore intracellulare che rappresenta il 55%
La differenza tra liquido interstiziale e plasma è data dalla presenza di proteine in quest’ultima (albumina)
La quantità totale di acqua e soluti dell’organismo rimane pressochè invariata grazie all’intervento di meccanismi neurormonali (ADH, sistema renina angoitensina – aldosterone) che usa il rene come organo effettore e all’ormone ANP (Peptide natriuretico atriale) rilasciato dall’atrio cardiaco in risposta ai cambiamenti del volume dei liquidi extracellulari
Equilibrio idroelettroliticoEquilibrio idroelettrolitico L’osmolalità del settore extracellulare (plasmatico e terzo
spazio) dipende soprattutto dalla natremia Ogni aumento dell’osmolalità plasmatica si accompagna
spesso ad un aumento della natremia ed a una disidratazione cellulare (sudorazione profusa, vomito, diarrea, poliuria da diabete insipido, diabete mellito) Il paziente presenta sete intensa, perdita di peso, astenia, secchezza delle mucose
Ogni diminuzione dell’osmolalità plasmatica è invece indice di una iponatremia e di una iperidratazione intracellulare (eccessivo apporto idrico, insuff renale oligurica, secrezione eccessiva di ADH); il paziente presenta nausea, vomito, cefalea, confusione mentale
Il terzo spazio (interstiziale) può essere più o meno alterato in relazione alla concentrazione di sodio e alla pressione oncotica plasmatica e quindi può infarcirsi determinando l’edema (in caso di insufficienza cardiaca, renale, epatica)
Il bilancio idricoIl bilancio idrico
L’equilibrio idrico viene mantenuto grazie ad un rapporto ottimale tra liquidi assunti (mediamente 30-40 ml/kg/die) e liquidi eliminati
Il fabbisogno può essere aumentato fino a 150 ml/kg/die in seguito a stress chirurgico, diarree non controllabili, ustioni, sepsi
Bilancio idricoBilancio idrico
Entrate idriche: acqua ingerita o infusa (1500 –3000); acqua come componente degli alimenti; acqua metabolica proveniente dall’ossidazione
degli alimenti (proteine 100 g/40ml, grassi 100 g/100 ml, carboidrati 100 g/ 60 ml) circa 300 ml nelle 24 ore
Bilancio idricoBilancio idrico
Uscite idriche: via renale (urina) con un flusso di 0,5-1 ml/kg/ora via digestiva: feci (circa 100-200 ml/die), vomito, ristagno
gastrico) via polmonare (perspirazio polmonare 400 ml/die) via cutanea (perspirazio insensibilis 0,6 ml/kg/ora), circa
1000 ml/die perdite da drenaggi e dalla ferita Per temperatura corporea > 37.5 C°, si dovrà incrementare
la perspiratio insensibilis di 0,2 ml/kg/die per ogni 0,1 C° di incremento della temperatura
EsercizioEsercizio
In prima giornata postoperatoria la signora Lucia (peso 55 kg) ha eseguito una terapia infusionale di fisiologica 500 x 2, bilanciata 500, glucosata al 5% 500 x 2, ciproxim 100 ml x 3; presenta un catetere vescicale che ha drenato 1300 ml, un SNG che ha drenato 700 ml, un drenaggio addominale che ha drenato 230 ml; la temperatura corporea si è mantenuta su 37-37.5 C; durante la giornata ha bevuto un bicchiere d’acqua (150 ml)
Alterazioni elettroliticheAlterazioni elettroliticheSodio (136 – 150 mEq/l) Ipernatremia: perdita di acqua (febbre, diuretici) o ridotta
introduzione di acqua o eccessiva introduzione di sodio Iponatremia: vomito, diarrea, sudorazione abbondante,
perdite dai drenaggi, infusioni di soluzioni povere di sodio, diuretici drastici
Le alterazioni della natremia comprendono spasmi muscolari, convulsioni, aumento del peso, edemi, oliguria, ipertensione
Alterazioni elettroliticheAlterazioni elettrolitiche
Potassio (3,7 – 5,0 mEq/l) Iperkaliemia: insuff renale, acidosi metabolica,
danno cellulare (intervento chirurgico) Ipokaliemia: digiuno, perdite enteriche, terapia
diuretica, diabete mellito scompensato Le alterazioni della kaliemia comprendono
sintomi neuromuscolari (ipotonia muscolare, parestesie), alterazioni del ritmo cardiaco (rilevazioni elettrocardiografiche)
Alterazioni elettroliticheAlterazioni elettrolitiche
Calcio (4,2 – 5,2 mEq/l) Ipercalcemia: iperpartiroidismo, allettamento
prolungato, ipervitaminosi D Ipocalcemia: ipoparatiroidismo, deficit vit D,
pancreatite, IRC Le alterazioni della calcemia comprendono crampi
muscolari, convulsioni, alterazioni elettrocardiografiche, parestesie a dita e piedi
BibliografiaBibliografia
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 33, assistenza chirurgica, pag. 1576
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 25, bilancio idrico ed elettrolitico, pagg. 898-994
Il drenaggioIl drenaggio
Il drenaggioIl drenaggio
Permettono la fuoriuscita di sangue e liquidi sierosi che possono diventare coltura di batteri
Possono essere connessi ad un sistema di raccolta a caduta o in aspirazione
o posti all’interno della medicazione Compito dell’infermiere è la registrazione della
quantità di perdite presenti al momento dell’uscita dalla sala e la valutazione continua delle perdite
Il drenaggioIl drenaggio
Viene posizionato in sala operatoria dal chirurgo con tecnica asettica, in posizioni declivi (doccia dolico colica, cavo del Douglas) o attorno alla zona di intervento
Al fine della prevenzione delle infezioni è consigliato di posizionare i drenaggi attraverso un’incisione diversa e distante da quella chirurgica, di utilizzare drenaggi a circuito chiuso, di rimuovere il drenaggio appena possibile
Il drenaggio deve essere solidale con il paziente
Scopo del drenaggioScopo del drenaggio
Funzione terapeutica: permettono la fuoriuscita di liquidi che si accumulano nella sede dell’intervento allo scopo di favorire la cicatrizzazione e ridurre il rischio di infezione
Funzione curativa: è possibile l’instillazione di farmaci (lavaggi)
Funzione diagnostica, preventiva : permette di evidenziare in modo tempestivo il verificarsi di eventuali complicanze (deiscenze, emorragie, infezioni) e nello stesso tempo di risolvere temporaneamente il problema insorto
Tipi di drenaggiTipi di drenaggiDrenaggi che agiscono per capillarità: in garza: necessita di sostituzione ogni volta che si
impregna di materiale Laminari semplici, ondulati, a tubicini multipli affiancati:
è possibile applicare un sistema di raccolta protetto (Minidren)
Drenaggi che agiscono per gravità: Tubulari a caduta: con sacchetto di raccolta, possono
essere fissati alla cuteMuniti di sistema aspirante: Redon; jackson Pratt, Hemovac: munito di mantice, da
ricaricare periodicamente e sostituire il sacchetto di raccolta
Drenaggi a valvola ad acqua: per drenaggi pleurici, sistema a Bulau
La valutazione del drenaggioLa valutazione del drenaggio
Valutare la pervietà del sistemaValutare la quantità nel tempo Valutare la qualità del materiale drenatoValutare le variazioni registrate nel tempo
Registrare accuratamente nella documentazione infermieristica
Cosa si può drenare?Cosa si può drenare?
Essudato sieroso o sieroematicoTrasudatoContenuto intestinaleSanguePusUrinaBile
Problemi correlati al drenaggioProblemi correlati al drenaggio
Rischio di infezioneDoloreCompromissione dell’integrità cutaneaEmorragiaPeritoniteDislocazione/incarceramentoDeiscenza
Interventi correlati al Interventi correlati al drenaggio drenaggio
Controllo periodico del materiale drenato e registrazione su termografica e/o diario infermieristico
Valutazione del sito di inserzione del drenaggio
Gestione asettica della medicazione o del sistema di drenaggio
Rimozione del drenaggio
BibliografiaBibliografia
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 32, cura delle ferite, pagg. 1458-61
La ferita La ferita chirurgicachirurgica
.
La valutazione della ferita La valutazione della ferita chirurgicachirurgica
Valutazione della classificazione dell’intervento (deve essere fatta da un membro dell’equipe chirurgica)
Valutazione dei fattori di rischio Valutazione obiettiva della ferita per individuare
precocemente i segni di infezione Valutazione delle modalità operative del personale
sanitario
Guarigione della feritaGuarigione della ferita
Che guarisce per 1^ intenzione: minima perdita tissutale; i bordi della ferita sono ravvicinati, il tessuto di granulazione non è visibile
Che guarisce per 2^ intenzione: ferite con perdita tissutale; i bordi della ferita non sono ravvicinati e sono visibili lacerazioni profonde, il tessuto di granulazione è visibile
Che guarisce per 3^ intenzione
Le infezioni della feritaLe infezioni della ferita
Infezioni del sito chirurgico incisionali superficiali: si verificano entro i 30 giorni successivi all’intervento e riguarda solo il tessuto cutaneo o sottocutaneo dell’incisione; possono presentare i segni dell’infiammazione, drenaggio purulento dalla superficie dell’incisione, coltura positiva a microorganismi
Infezioni del sito chirurgico incisionali profonde: possono verificarsi fino ad un anno dall’intervento se è presente una protesi e coinvolge i tessuti molli sottostanti l’incisione; possono presentare un drenaggio purulento da un’incisione profonda, una incisione profonda spontaneamente deiscente o aperta dal chirurgo, coltura positiva a microorganismi, febbre, dolore localizzato, leucocitosi, ascesso individuabile dall’osservazione diretta o tramite esame stumentale (radiologico, istopatologico)
Fattori che influiscono sulla Fattori che influiscono sulla guarigione delle feriteguarigione delle ferite
Fattori sistemici: nutrizione, ossigenazione dei tessuti, funzione cellulare immunitaria
Fattori individuali: età, fumo e stress, malnutrizione/obesità, uso di farmaci (steroidi), diabete
Fattori locali: tipo di intervento, presenza di infezione, cura della ferita
Valutazione delle complicanze Valutazione delle complicanze di una feritadi una ferita
Presenza di segni di infiammazione: tumor, rubor, calor, dolor, functio laesa
Presenza di secrezioni di materiale purulento (infezione)
Presenza di sanguinamento (emorragia)Presenza di ematoma sottocutaneoPresenza di deiscenza della ferita e/o
eviscerazione
Le domande da porsiLe domande da porsi
La cute è calda ed arrossata? (infiammazione) La cute è sollevata e tumefatta? (raccolta di pus,
ematoma) I margini della ferita sono aderenti e regolari o
separate ed irregolari? (deiscenza della ferita, punti allentati)
La ferita è asciutta o secerne materiale anomalo (pus, bile, materiale intestinale)
La ferita è sanguinante? Quale colore presenta il sangue? (rosso vivo o marrone?) Con quale intensità sanguina?
Scopo di una medicazioneScopo di una medicazione Proteggere da aggressioni microbiche esterne Valutare la comparsa di emorragie, deiscenze,
eviscerazioni Valutare l’andamento dei processi di cicatrizzazione di una
ferita chirurgica di 1^ intenzione Valutare i processi di riparazione di una ferita che guarisce
per 2^ intenzione Controllare l’incisione cutanea attorno al drenaggio e la
tenuta dei sistemi di fissaggio Favorire il drenaggio di ferite infette Controllare e proteggere la cute da fenomeni irritativi
attorno all’orifizio di fistole secernenti o stomie Rimuovere i drenaggi ed i punti di sutura
Tecnica di medicazioneTecnica di medicazioneMedicazione di 1^ intenzione (linee guida)Proteggere una ferita che è stata chiusa per 1^ intenzione con
una medicazione sterile ed asciutta per 24 – 48 ore dopo l’intervento
Lavarsi le mani prima e dopo aver cambiato medicazioni e ad ogni contatto con la ferita chirurgica
Quando bisogna cambiare una medicazione , usare la tecnica sterile (ferri chirurgici o guanti sterili), appoggiarsi su piani puliti e ridurre i movimenti d’aria (le operazioni di pulizia dovrebbero terminare almeno 30 minuti prima dell’esecuzione della medicazione)
Utilizzare disinfettanti di comprovata efficacia e a bassa tossicità (Iodofori, Clorexidina in soluzioni acquose)
Assenza di raccomandazioni riguardo la copertura, dopo le 48 ore, di una ferita chiusa per 1^ intenzione e riguardo il tempo appropriato per farsi una doccia o il bagno avendo una ferita non coperta
Tecnica di medicazione Tecnica di medicazione
Eseguire il lavaggio sociale delle mani Indossare i guanti in lattice Rimuovere la vecchia medicazione staccando il
cerotto e facendo attenzione a non creare lesioni della cute
Cambiare i guanti Disinfettare procedendo dall’alto verso il basso Usare un tampone per ogni applicazione per
prevenire la trasmissione di microrganismi Applicare sterilmente garze pulite e chiudere con
il cerotto
Tecnica di medicazioneTecnica di medicazione
Medicazione di 2^ intenzionePrevede la rimozione dei materiali infetti e la gestione con
medicazioni avanzate che presentino i seguenti criteri: Mantenere la superficie della ferita umida e non bagnata Creare isolamento termico Creare una barriera antibatterica Non aderire alla ferita Ridurre/assorbire l’essudato infiammatorio Non lasciare residui sulla ferita Permettere gli scambi gassosi Alleviare il dolore
Materiale di medicazioneMateriale di medicazione
Garze sterili, cerotti , guanti (lattice, polietilene, sterili), teli sterili
Filo di sutura, steristrip Disinfettanti Ferri chirurgici Medicazioni alginate Medicazioni idrocolloidi Idrogel Schiuma di poliuretano Medicazione adesiva trasparente semipermeabile
Lo zaffoLo zaffo
Uno zaffo sterile può essere inserito in una ferita infetta o aperta
Evita che la ferita si chiuda prematuramente, diminuisce il rischio di proliferazione di microrganismi e formazione di ascessi
DisinfettantiDisinfettanti
ClorexidinaBassa tossicitàElevata efficacia germicidaAttività batteriostatica e battericidaAntisepsi della cute integra, lesa e mucose
DisinfettantiDisinfettanti
Acqua ossigenataAzione debolmente battericidaOttimo potere detergenteProprietà di liberare ossigeno che favorisce
la rimozione meccanica dei tessuti necroticiSensibile alla luce
DisinfettantiDisinfettanti
Amuchina® (composti del cloro) Elevato potere battericida Indicato per cute integra, lesa e mucose Dissoluzione tessuti necrotici Recenti studi riportano un effetto irritante e
ritardante la formazione del tessuto di granulazione
Azione dissolvente dei coaguli,rischio di sanguinamento
DisinfettantiDisinfettanti
Iodio e iodoforiOttimo potere battericidaInattivato da materiale organicoIodio in soluzione alcolica per cute integra Iodio in soluzione acquosa per antisepsi
piccole ferite e mucose
La pulizia dei ferri chirurgiciLa pulizia dei ferri chirurgici
Decontaminazione: dopo l’uso i ferri devono essere immediatamente immersi in un decontaminante chimico di riconosciuta efficacia sul virus dell’HIV (DM 1990)
Pulizia: possono essere immersi in un proteolitico per favorire la rimozione dei residui, prima di effetture la pulizia manuale
Asciugatura Sterilizzazione: possibilmente in confezioni
singole con data di scadenza ben identificabile
Strumenti chirurgiciStrumenti chirurgici
BibliografiaBibliografia
Linee guida per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico, 1999, Center for Disease Control, Atlanta U.S.A.
Dispensa fornita dal docente o
reperibili sul sito:
www.regione.piemonte.it/sanita/sanpub/dwd/infezioni.pdf
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 32, cura delle ferite, pagg. 1483-1502
La valutazione del SNGLa valutazione del SNG
Conoscere lo scopo della presenza del SNG
Valutare i rischi legati alla permanenza del SNG
Scopi del SNGScopi del SNG
Diagnotico: in caso di emorragie digestive superiori
Detensione e svuotamento gastrico : nell’ileo paralitico postoperatorio o da fenomeni infiammatori addominali (pancreatite)
Aspirazione di sostanze (intossicazioni) Nutrizione enterale (pazienti intubati, disfagici,
traumi cranio facciali, lesioni esogagee)
Rischi del SNGRischi del SNG Durante il posizionamento : errato posizionamento
in trachea o in bocca (arrotolato), epistassi, traumi alle vie aeree superiori, perforazione esofagea, aspirazione polmonare per vomito o reflusso gastroesofageo
Dislocazione: molto pericoloso nei pazienti sottoposti a nutrizione enterale (polmonite ab ingestis)
Difficoltà di respirazione Difficoltà di deglutizione Lesioni da decubito Polmonite Alterazione della mucosa del cavo orale
La rimozione del SNGLa rimozione del SNG E’ pratca comune rimuovere il SNG quando il paziente
riprende la peristalsi Numerosi studi hanno ormai dimostrato che non è
necessario tenere in sede il SNG in tutti i pazienti dopo una laparotomia elettiva, mentre il mantenimento può determinare gravi complicanze
Il SNG dovrebbe essere messo solo ai pazienti che hanno bisogno di decompressione gastrica o intestinale (sondino gastro digiunale), nel postoperatorio
La rimozione al termine dell’intervento rispetto a quella decisa alla ripresa della peristalsi (3 – 4 giornata), non ha evidenziato significative differenze rispetto a nausea, vomito, distensione gastica, infezioni, deiscenza della ferita, mentre risultano significativamente minori le complicanze polmonari nei pazienti con rimozione precoce
Introduzione della sondaIntroduzione della sonda
o Definire la lunghezza della parte del sondino da introdurre (naso-orecchio- apofisi xifoidea)
o Posizione del paziente durante l'introduzione o paziente seduto con colonna vertebrale in estensione, capo orientato
in avanti, in posizione assialeoppure
o paziente supino senza cuscino, capo orientato in avanti in posizione assiale.
o Mano dell'operatore dietro la nuca del paziente in modo da controllare la posizione della testa.
o Preparazione all'introduzione del sondino o mettere un panno pulito sulle gambe (paziente seduto) o sul petto
(paziente supino) o ungere con luan i primi 20 cm della sonda
Introduzione della sonda Introduzione della sonda o Introduzione del sondino o introdurre la sonda puntando verso le vertebre cervicali fino a sentire lo
stop della parete posteriore del faringe. o spingere ancora e si deve avvertire il cedere di questo ostacolo( il
sondino si e' incurvato verso il basso). Se l'ostacolo non cede far piegare indietro il capo e riprovare.
o superato l'ostacolo dire al paziente di piegare il capo in avanti il più possibile e di respirare con la bocca
o spingere il sondino in faringe e in esofago o progredire lentamente eventualmente sollecitando il paziente ad
ingoiare. o se si avverte uno stop ritirare il sondino di un cm e controllare la
posizione del capo che deve restare piegata o arrivati a 30 cm si puo' far raddrizzare il capo e si continua ad introdurre
molto lentamente.
Controllo del posizionamentoControllo del posizionamento
o Aspirare il sondino eliminando quanto possibile il contenuto gassoso dello stomaco. Non rimuovere il contenuto liquido.
o Insufflare 20 cc di aria nel sondino e contemporaneamente auscultare in sede epigastrica. Se immediatamente dopo l'insufflazione si avverte un rumore di gorgoglio oppure semplicemente di soffio si puo' avere la certezza di aver posizionato la punta del sondino oltre l'esofago (nello stomaco ).
BibliografiaBibliografia
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 28, alimentazione, pagg. 1220-1229
Il doloreIl dolore
La valutazione del doloreLa valutazione del dolore Caratteristiche del dolore: urente, puntorio, irradiato,
continuo, intermittente Sede del dolore: riferibile alla sede dell’incisione o altra
sede Modalità di insorgenza: gradualmente, improvvisamente,
dopo uno sforzo, a riposo Intensità del dolore Fattori che aumentano o riducono il dolore: la posizione, il
rumore, l’illuminazione della stanza, la paura, la presenza del familiare, i farmaci
Riconoscimento del dolore riferibile ad altre situazioni: dolore nuovo o già provato
Nei pazienti con deficit cognitivi e nei pazienti pediatrici, il coinvolgimento delle persone significative può risultare fondamentale per un’adeguata valutazione del dolore
La valutazione del doloreLa valutazione del dolore
Valutazione soggettiva dell’intensità del dolore: utilizzando delle scale semplici quali la VAS (scala visiva analogica) la NRS (scala di valutazione numerica), espressioni facciali (pz pediatrici) o scale più articolate come Pain Rating Index o McGill Pain Questionnaire
E’ fondamentale credere al paziente, non sono consentiti altre modalità di valutazione del dolore oggettivo (il giudizio dell’operatore) per determinare il grado e l’importanza del dolore provato dal paziente (codice deontolgico)
L’infermiere raccoglierà altri dati oggettivi per dare una interpretazione di gravità clinica del dolore (dolore anginoso)
Il dolore postoperatorioIl dolore postoperatorio
Ha dolore? Per forza è stato appena operato! Deve avere pazienza!”
Il dolore postoperatorio è sempre stato considerato, erroneamente un evento inevitabile
Recenti studi continuano a dimostrare che il dolore o non viene adeguatamente trattato o non viene trattato affatto
Il dolore postoperatorioIl dolore postoperatorio
Fattori che influenzano l’esperienza del dolore postoperatorio:
Il livello di tolleranza del dolore del
paziente dipende da:fattori affettivi, cognitivi ed emotivi,personalità, fattori etnici, culturali,
ambientali, preparazione fisica, psicologica e farmacologica, esperienze precedenti
Il dolore postoperatorioIl dolore postoperatorio
Un dolore intenso stimola la risposta allo stress che influenza negativamente il sistema cardiovascolare, respiratorio e immunitario
L’incidenza di infezioni aumenta nel paziente con scarso controllo del dolore postoperatorio
L’infermiere accerta il livello del dolore usando le scale e valutando le caratteristiche
L’infermiere accerta l’efficacia del trattamento
Il trattamento del doloreIl trattamento del dolore
– Informazione preoperatoria– Trattamento analgesico prima, durante e dopo
l’intervento– Qualità dell’assistenza postoperatoria
Molti studi dimostrano che i soggetti che hanno ricevuto sufficienti informazioni (istruzioni sulla tosse, respirazione profonda, postura, movimento…) riportano una minore intensità percepita di dolore. (Fortin, Kirouac 1976)
Trattamento del doloreTrattamento del dolore Gli effetti avversi più importanti del dolore severo
derivano dal mancato trattamento del dolore stesso;
Un approccio adeguato al dolore prevede il coinvolgimento del paziente, un triage del dolore e una documentazione accurata della terapia analgesica praticata
Il dolore dovrebbe essere considerato come un parametro vitale e registrato sulla documentazione clinica attraverso l’uso di scale
Nei casi in cui non sia possibile alleviare completamente il dolore, l’obiettivo dovrebbe essere di ridurlo ad un livello accettabile per il paziente
Trattamento del doloreTrattamento del dolore L’intensità del dolore dovrebbe essere valutata ogni 4 ore
nelle prime 48 ore dall’ingresso o dall’intervento La valutazione del dolore dopo trattamento farmacologico,
deve essere eseguita 1 ora dopo la somministrazione parenterale e 2 ore dopo quella orale
Il trattamento del dolore per essere efficace richiede flessibilità e deve essere tarato sulle caratteristiche e sulle esigenze del singolo paziente
L’utilizzo del placebo per il controllo del dolore non è sostenibile né da un punto di vista etico né scientifico
Gli interventi non farmacologici sono utili se il paziente li desidera, ma non devono essere utilizzati in alternativa, ma associate alle altre tecniche analgesiche, potenziando gli effetti e riducendo ad esempio il fabbisogno di farmaci
Tutti gli operatori dovrebbero essere adeguatamente preparati a gestire il dolore
Errori comuni sul doloreErrori comuni sul dolore• L’idea comune che il dolore è solo un sintomo e non è
dannoso in se stesso• Prescrizioni inadeguate dei farmaci analgesici relative
sia alla scelta del farmaco che del dosaggio• Carenze nelle conoscenze e nella comprensione della
farmacocinetica dei vari farmaci analgesici• La credenza erronea che gli oppioidi non possano essere
somministrati ad intervalli inferiori alle 4 ore• Tendenza da parte degli infermieri di sottostimare o
interpretare la valutazione del paziente rispetto al dolore• Resistenza da parte degli infermieri alle prescrizioni
mediche che si traducono in dosaggi inferiori o in ritardi nella somministrazione rispetto alla prescrizione
• Timore per la potenziale dipendenza da oppioidi
Terapia analgesicaTerapia analgesica
Un approccio preventivo (prescrizione oraria) piuttosto che l’approccio al bisogno risulta più efficace nell’alleviare il dolore postopetatorio
Vie di somministrazione Via orale: compresse di oppioidi o di FANS Via parenterale: iniezioni intramuscolari di FANS Via endovenosa: somministrazione di oppioidi
anche controllata dal paziente (elastomero) Via transdermica: cerotto a base di oppioidi a
lento rilascio Via peridurale: infusione continua con elastomero
Terapia analgesicaTerapia analgesica
FANS: esplicano un azione antinfiammatoria: possono dare fenomeni allergici, ulcera gastrica, fenomeni emorragici
Oppioidi: agiscono a livello del SNC, determinano sedazione e a dosaggi molto elevati il rischio di depressione respiratoria
La combinazione di diverse classi di analgesici, migliora l’efficacia della terapia farmacologica e riduce il rischio di effetti collaterali
BibliografiaBibliografia
Di Giulio P., Saiani L., Brugnolli A , Clementi R., Laquintana D., Palese A., Assistenza al paziente nel pre e postoperatorio, in Assistenza Infermieristica e Ricerca, 2001; (1): 27-33.
Potter-Perry, Infermieristica generale clinica, ed. Sorbona, 2006; cap. 27, gestione assistenziale del dolore, pagg. 1150- 1154, tab 27.17 pag 1162
La terapia La terapia endovenosaendovenosa
.
Terapia endovenosaTerapia endovenosa
Consiste nell’infusione di un liquido sterile in una vena allo scopo di:
Mantenere o ripristinare liquidi per il fabbisogno giornaliero
Prevenire o trattare squilibri elettroliticiFornire elementi energetici e nutritiviSomministrare farmaci o emocomponenti
Terapia infusionaleTerapia infusionale
Soluzioni cristalloidi: liquidi chiari che contengono elettroliti e zuccheri
Soluzioni colloidi: liquidi che contengono proteine o lipidi
Terapia infusionaleTerapia infusionale Le soluzioni devono essere valutate in base all’osmolarità
che presentano e vanno messe in relazione all’osmolarità sierica (275 – 295 m Osm/l).
Possono essere classificate: Isotoniche: ringer, ringer lattato, fisiologica 0,9 % (308
mOsm/l), glucosio 5% ( 260 mOsm/l), elettrolitica reidratante, emagel ( 280 mOsm/l), albumina 5%
Indicazioni: vengono utilizzate per il ripristino del volume circolante
Problemi: rischio di sovraccarico del circolo in pazienti con ipertensione arteriosa e scompenso cardiaco
Terapia infusionaleTerapia infusionale
Ipotoniche: fisiologica 0,45% (154 mOsm/l), cloruro di sodio 0,33%, glucosio 2,5%
Indicazioni: vengono utilizzate per ridurre la concentrazione ematica (iperglicemia)
Problemi: rischio di collasso cardiovascolare per passaggio di liquidi nel comparto extravascolare ed aumento della pressione inrtacranica
Terapia infusionaleTerapia infusionale
Ipertoniche: glucosio 5% in fisiologica 0,9% (560 mOsm/l), glucosio 10% (520 mOsm/l), glucosio 20%, albumina 25% (1500 mOsm/l)
Indicazioni: vengono utilizzate per stabilizzare la pressione arteriosa
Problemi: rischio di sovraccarico del circolo con disidratazione cellulare, edema polmonare acuto (EPA) in pazienti cardiopatici e nefropatici
Terapia infusionaleTerapia infusionale
Soluzioni elettrolitiche reidratanti per pazienti per cui si prevede un breve periodo di digiuno
Soluzioni di amminoacidi ed emulsioni lipidiche per pazienti per cui si prevede un digiuni prolungato o un’alimentezione insufficiente al fabbisogno metabolico (catabolismo). Il farmacista può preparare delle soluzioni complete di tutti gli elementi nutrizionali (nutrizione parenterale totale) in relazione ai parametri ematochimici del paziente e all’obiettività clinica
Soluzioni contenenti farmaci (antibiotici, gastroprottetori, antidolorifici, antiemetici) ed integrazioni elettrolitiche (potassio cloruro, sodio cloruro, calcio gluconato)
Trasfusione di emocomponenti (eritrociti concentrati, plasma) o emoderivati (albumina)
Terapia infusionaleTerapia infusionale
Infusione continua, nelle 24 ore, intermittente, in bolo
La scelta dipende da:Scopo della terapiaDurata della terapiaSituazione clinica del pazienteEtà e grado di collaborazione del paziente
Terapia infusionaleTerapia infusionaleResponsabilità infermieristiche Correttezza nella somministrazione nel rispetto
delle 7 G (G paziente, G farmaco, G via di somministrazione, G dosaggio, G orario, G registrazione, G approccio con il paziente)
Preparazione del paziente Corretto utilizzo dei presidi infusionali (cateteri
vascolari, deflussori, regolatori di flusso, porte d’ingresso)
Rispetto dell’asepsi Corretta modalità di diluizione dei farmaci
Terapia infusionaleTerapia infusionale Conoscenza dell’interazione tra farmaci (diluiti
assieme o somministrati attraverso la stessa via di infusione)
Determinazione della velocità di infusione in relazione al tipo accesso vascolare ed al tipo di infusione
Sorveglianza delle infusioni e del sito di ingresso del catetere vascolare (flebite, occlusione, dislocazione)
Valutazione degli effetti desiderati della terapia (attraverso la semeiotica, gli esami ematochimici)
Individuazione precoce di reazioni avverse e/o di complicanze
BibliografiaBibliografia
Terapia endovenosa, ed. it. Rizzo Maria, McGrow-Hill, 1999, pagg. 10-23
L’accesso L’accesso vascolarevascolare
L’accesso vascolareL’accesso vascolare
Inserzione percutanea di un ago all’interno di una vena:
PerifericaCentrale
L’accesso vascolare centraleL’accesso vascolare centrale
Posizionamento di un catetere in una vena centrale di grosso calibro
Sedi maggiormente utilizzate: vena succlavia e giugulare interna; ma all’’occorrenza possono essere utilizzate anche la vena giugulare esterna e la vena femorale
La punta del catetere si posiziona a livello della vena cava superiore fino all’atrio destro o in vena cava inferiore (accesso femorale)
Cateteri venosi centraliCateteri venosi centrali
Cateteri a 1 o 2 o 3 vie di accesso (multilume)
Cateteri venosi tunnellizzatiCateteri venosi centrali inseriti
perifericamenteCateteri impiantatiCateteri ad uso particolare (tipo Quinton per
dialisi)
Catetere di HickmanCatetere di Hickman
Catetere di GroshongCatetere di Groshong
Catetere lungoCatetere lungo
Terapia venosa centraleTerapia venosa centrale
Infusione di farmaci ad elevata concentrazione o citotossici (chemioterapici)
Nutrizione parenterale totale (ad elevata osmolarità)
Terapia a lungo termineLimitati accessi venosi perifericiCondizioni di gravità clinica del paziente
Valutazione dell’accesso Valutazione dell’accesso vascolarevascolare
Valutare la scelta della sede di inserzione in relazione all’obiettivo infusionale, al tipo e durata dell’intervento, alle possibili complicanze postoperatorie
E’ possibile eseguire un’infusione in una arteria?
Presidi per la terapia Presidi per la terapia infusionaleinfusionale
Bottiglia o sacca che contiene la soluzione Set di somministrazione: deflussori,
rubinetti, connettori antireflussoCateteri vascolariDispositivi del controllo di flusso
Velocità di infusioneVelocità di infusione
Fattori che influenzano la velocità di infusione: Altezza del contenitore della soluzione Posizione delle estremità Ostruzione del set Posizione dell’accesso vascolare (piega del collo) Pervietà del catetere Occlusione del lume per bolla d’aria Regolazione velocità di infusione
Terapia infusionaleTerapia infusionale
Come si calcola la velocità di infusione di una soluzione?
Gocce al minuto: gtt/min Millilitri all’ora: ml/h Fattore di conversione: 1 ml = 15-18-20 gtt/min Con quali strumenti? Deflussore standard Regolatore di flusso Pompe di infusione volumetriche Pompe siringa
Complicanze della terapia Complicanze della terapia endovenosaendovenosa
Sistemiche: Pneumotorace (posizionamento di CVC in
giugulare interna e succlavia) Sovraccarico di liquidi Embolia gassosa (CVC) Infezioni fino alla setticemia Locali: Infiltrazioni e stravaso Flebiti e tromboflebiti (CVP) Ematoma Coaguli ed ostruzione del catetere
Cute integraCute integra
Cute arrossataCute arrossata
Segni di flogosiSegni di flogosi
Terapia infusionaleTerapia infusionale
Ci sono farmaci che prevedono una particolare attenzione rispetto alla velocità di infusione?
Soluzioni contenenti potassio (K) per rischio di aritmie e complicanze cardiologiche
Soluzioni lipidiche per rischio di embolie grassose Soluzioni contenenti farmaci cardiovascolari o
salvavita ad infusione continua Emocomponenti ed emoderivati (albumina)
Linee guida per la prevenzione delle Linee guida per la prevenzione delle infezioni associate a catetere vascolare infezioni associate a catetere vascolare
CDC 2002CDC 2002 Categoria IA: fortemente raccomandate e supportate da
studi sperimentali ben disegnati, clinici o epidemiologici Categoria IB: fortemente raccomandate per
l’implementazione e supportate da studi sperimentali, clinici o epidemiologici e da un forte razionale teorico
Categoria IC: richieste da standard, regole, leggi statali o federali
Categoria II: suggerite per l’implementazione e supportate da studi clinici o epidemiologici suggestivi o da un forte razionale teorico
Problema irrisolto: rappresentano un problema per il quale l’evidenza è insufficiente o non esiste alcun consenso riguardo l’efficacia
Cateteri venosi perifericiCateteri venosi periferici
Negli adulti cambiare il catetere e ruotare il sito ogni 72-96 ore
Cambiare i cateteri inseriti in condizioni di emergenza ed inserire un nuovo catetere in un sito differente entro 48 ore
Cambiare la medicazione quando il catetere viene rimosso o cambiato o quando la medicazione è umida, staccata o sporca
Cambiare i dispositivi per l’infusione non più frequentemente di intervalli di 72 ore
Cambiare le linee usate per la somministrazione di sangue o emulsione di lipidi entro 12 ore dall’attacco dei liquidi
Completare le infusioni di sangue entro 4 ore
Cateteri venosi centraliCateteri venosi centrali
Cambiare la medicazione in garza ogni 2 giorni e quelle trasparenti ogni 7 giorni sui cateteri a breve termine
Cambiare la medicazione quando il catetere viene cambiato o quando la medicazione si inumidisce, si stacca o si sporca o quando è necessaria l’ispezione del sito
Cambiare la linea endovenosa ad intervalli di 72 ore Cambiare le linee di infusione per somministrazione di
emulsioni di lipidi entro 24 ore dall’attacco dell’infusione
Completare l’infusione di lipidi entro 24 ore dall’attacco dell’infusione
Linee guida per la prevenzione delle infezioni Linee guida per la prevenzione delle infezioni associate a catetere vascolare CDC 2002associate a catetere vascolare CDC 2002
Lavaggio delle mani prima di ogni contatto con qualsiasi parte del sistema di infusione e con il paziente, con saponi contenenti antisettici ed acqua o con creme o gel a base di alcol
Utilizzo dei guanti in lattice che non sostituisce la necessità del lavaggio delle mani
Utilizzare guanti puliti per inserimento e gestione cateteri vascolari periferici
Utilizzare guanti sterili per l’inserimento dei cateteri venosi centrali e arteriosi
Linee guida per la prevenzione delle infezioni Linee guida per la prevenzione delle infezioni associate a catetere vascolare CDC 2002associate a catetere vascolare CDC 2002
Rispettare le tecniche asettiche per l’inserimento e la gestione dei cateteri intravascolari
Utilizzare garze sterili o medicazioni semipermeabile, trasparente, sterile
Esaminare flaconi e sacche Prima di aver accesso al sistema pulire le porte di
iniezione con alcol al 70% o con un iodoforo Mantenere una stretta asepsi
BibliografiaBibliografia
Terapia endovenosa, ed. it. Rizzo Maria, McGrow-Hill, 1999, pagg. 65-74, 94-96
Infermieristica medico chirurgica; brunner Suddarth pagg 344, 346, 349, 350, 351
Linee Guida per la prevenzione delle infezioni associate a catetere intravascolare, CDC 2002; Giornale Italiano delle infezioni Ospedaliere vol. 9, n 3, luglio-settembre 2002
(dispensa fornita dal docente)
I farmaci in I farmaci in chirurgiachirurgia
.
Farmaci più comuni in Farmaci più comuni in chirurgiachirurgia
Antibiotici: a largo spettro per la profilassi, su esame colturale per la cura delle infezioni postoperatorie
Anticoagulanti: eparine a basso peso molecolare Antidolorifici: FANS e oppioidi Antiacidi: bicarbonato di sodio, Idrossido di Magnesio
(Maalox) H2 antagonisti: Ranitidina (Zantac) Inibitori della pompa protonica: Omeprazolo (Losec),
Pantoprazolo Procinetici/antiemetici: Metoclopramide (Plasil),
Domperidone (Motilium), Ondansetron (Zofran) Lassativi e purganti: Lattulosio (Laevolac), Glicerina
Farmaci più comuni in Farmaci più comuni in chirurgiachirurgia
Ripresa dei farmaci preoperatori: valutare la possibilità di attendere il recupero della
capacità alimentare, valutare la ripresa in base ad alcuni parametri
(antipertensivi), valutare la somministrazione per altra via se non è
possibile la sospensione del farmaco
Aspetti organizzativiAspetti organizzativi
La pianificazione delle attività ordinarie (ingressi in regime ordinario, monitoraggio postoperatorio, dimissioni)
La pianificazione delle attività straordinarie (ingressi d’urgenza, emergenze)
Il significato della presa in carico dell’utente Le risorse umane: flessibilità, capacità di giudizio
clinico, aggiornamento, motivazione, valorizzazione
Il trattamento delle principali Il trattamento delle principali complicanzecomplicanze
Peritonite Quadro clinico: dolore a colpo di pugnale, vomito,
addome contratto o disteso, febbre e tossiemia fino allo shock settico
Interventi: riposo assoluto a letto, sospensione dell’alimentazione, apporto idroelettrolitico endovenoso (polisalina e glucosata 2000ml die), antibioticoterapia a largo spettro; in attesa dell’antibiogramma Cefozidima, Ciprofloxacina (Ciproxim), terapia per lo shock settico (vedi scheda), rimozione della causa con intervento chirurgico ove necessario
Il trattamento delle principali Il trattamento delle principali complicanzecomplicanze
Il delirio postoperatorio Infermieristica medico chirurgica; Brunner
Suddarth pagg 547