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In collaborazione con AGI
(Associazione Grafologica Italiana)
Corso CTS
“Maestra ci insegni a … scrivere”
Anno 2014
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Dott.ssa Paola Gardoni Grafologa –Rieducatrice della Scrittura- Corso CTS “Maestra ci insegni a … scrivere” 2014
PREREQUISITI PER L’APPRENDIMENTO DELLA LETTURA E DELLA SCRITTURA
NELL’ETA’ PRESCOLARE
Nel bambino, l’apprendimento agevole, senza sforzo e quindi motivante di lettura e scrittura
richiede come prerequisito indispensabile, lo sviluppo armonico delle diverse tappe di sviluppo.
Ne consegue che i fattori determinant i tal i competenze sono notevol i, i pr incipal i
possono essere così r iassunti:
A. lo svi luppo motorio
B. lo svi luppo cognit ivo e affett ivo
C. lo svi luppo del l inguaggio
D. le esper ienze e gli esercizi graf ici specif ici
A. SVILUPPO MOTORIO
È il primo e fondamentale percorso che il bambino percorre ed è dato dalla mediazione della
funzione tonica e della funzione psicomotoria.
Gli organizzatori psicomotori della scrittura
Nel corso dello sviluppo l’atto psicomotorio dall’incontro con fogli e colori si trasforma in traccia,
ossia nel desiderio di rappresentare un’emozione, un vissuto, un movimento.
La comunicazione corporea si trasforma in atto psicomotorio, il desiderio di rappresentare si
commuta in segni, linee, cerchi, scarabocchi che traducono il gesto motorio in gesto grafico.
Psicomotricità e grafo motricità sono quindi connesse in un rapporto di interdipendenza perché il
tono corporeo agisce nel guidare il movimento del corpo ed in particolare del braccio sul foglio e
nello stesso tempo vi inserisce emozioni e vissuti propri del soggetto che si trasformano in segni,
scarabocchi, disegni, grafemi, scrittura.
Con il passare del tempo le tracce si organizzano in base ai codici convenzionali e si trasformano
in segni, lettere, parole: linguaggio.
Quali sono i prerequisiti psicomotori della scrittura?
EQUILIBRIO
LATERALITÀ
SCHEMA CORPOREO
COORDINAZIONE MOTORIA FINE
ORGANIZZAZIONE VIUSOMOTORIA E VISUO PERCETTIVA
SPAZIO-TEMPO RITMO
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1. EQUILIBRIO Nell'atto dello scrivere la funzione dell'equilibrio sta alla base di tutto in quanto punto di
riferimento stabile per l'attività che si va evolvendo nello spazio. Il punto di appoggio non
riguarda soltanto la pastura seduta come elemento statico, ma anche il braccio che scrive
con un appoggio mobile e dinamico che si riaggiusta in continuazione in ragione dello
spostamento lineare da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso. Questo implica un
rapporto armonico e preciso tra il controllo ionico-posiuraie e il controllo tonico-motorio del braccio.
Infatti, il mantenimento dell'orizzontalità della scrittura è strettamente dipendente dall'insieme
posturale corpo-braccia-mano, i quali devono mantenere la stessa leggera obliquità rispetto
al foglio.
Il rispetto e l'apprendimento corretto di questo rapporto tra elementi statici e dinamici del
corpo sono correlati alla duplice gestione del movimento ad origine prossimale e distale e
stanno alla base del controllo e dell' organizzazione del movimento nello spazio.
2. LATERALITA’ è l’insieme delle predominanze particolari dell’una o dell’altra parte simmetrica
del corpo, a livello di mano, piede, occhio, orecchio; per lateralizzazione si intende il processo
attraverso il quale si sviluppa la lateralità.
Il suo sviluppo è intimamente connesso con l’organizzazione, da un lato dello schema
corporeo, dall’altro dello spazio e del tempo. La dominanza è fissata quando il bambino (a 6-7
anni) entra nella scuola dell’obbligo.
Movimento lateralizzato
La scrittura è innanzitutto un movimento volontario che richiede l'apprendimento dei diversi
schemi motori, i quali, una volta interiorizzati e automatizzati,permetteranno al bambino di
non pensare più a come eseguire la sequenza dei movimenti ma di prestare attenzione ai
contenuti del pensiero da fissare sul foglio. E' per questo motivo che molti bambini
disprassici, con debilita motrice o dislateralizzati fanno molti errori ortografici: non avendo
automatizzato la scrittura, la loro attenzione o sarà rivolta allo scrivere bene a scapito
dell'ortografia o dei contenuti logici oppure si preoccuperanno dei contenuti linguistici
mettendo in secondo piano la scrittura in quanto tale che diventerà disgrafica al punto, a
volte, da essere incomprensibile al soggetto stesso che ha scritto.
Ancora, l'esecuzione motoria deve permettere di realizzare delle tracce orientate da sinistra
verso destra ripartendo le parole in righe parallele al bordo superiore del foglio; questo si
può realizzare se si è stabilizzata la dominanza laterale, se è avvenuta una buona
organizzazione spazio-temporale ed una valida integrazione dello schema corporeo.
E' da tener presente, in particolare, che la problematica della dominanza laterale deve
essere risolta precedentemente all'avvento della scrittura e trova le sue basi nell'
esperienza corporea proiettata nello spazio vissuto, in quello reale, come nello spazio delle
relazioni fra persone: la lateralità, quindi, non rappresenta soltanto un problema di ordine
strumentale, ma anche di natura psicologica.
ESERCIZI PER LO SVILUPPO DELLA LATERALITÀ
Le esercitazioni da fare eseguire, pur coinvolgendo globalmente il bambino devono essere più
particolarmente orientate verso l’acquisizione o l’affermazione della lateralità e verso il
raggiungimento della consapevolezza dei due emilati corporei:
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a. Lanciare una palla contro una parete con una mano e riprenderla con ambedue le
mani, poi lanciarla con un mano e riprenderla con la stessa mano;
b. Gioco del bersaglio: colpire con un lancio, eseguito con la mano o con un calcio
(colpire birilli, pupazzi, barattoli, ecc.);
c. Fare saltare dentro e fuori da un cerchio su un piede solo;
d. Saltare: con un punto di riferimento (cubetto o altro oggetto di un colore) fuori a destra
e fuori a sinistra di un cerchio;
3. SCHEMA CORPOREO La percezione di forma e di spazio sono a loro volta strettamente
connesse con l’apprendimento motorio, e l’apprendimento motorio è strettamente connesso
con l’evoluzione dello schema corporeo. In gran parte la conoscenza del mondo comincia con
la conoscenza del nostro corpo, la percezione visiva dello spazio inizia la comprensione dei
rapporti spaziali di noi stessi. Lo Schema corporeo in definitiva non è tanto o solo una
percezione, ma soprattutto una rappresentazione costante, che si avvale di una sintesi di
esperienze multiple (passate e attuali) visuo-vestibolari, cinestetiche e posturali, influenzata da
stimoli emotivi e da necessità biologiche. Lo schema corporeo non è semplicemente una
percezione sebbene giunga attraverso i sensi, ma comporta schemi e rappresentazioni
mentali. Tale immagine è sottoposta ad un continuo programma di strutturazione,
destrutturazione dalle prima età in avanti: quindi è sempre in evoluzione.
EDUCAZIONE ALLO SCHEMA CORPOREO
Lo schema corporeo, quindi inteso come processo dinamico e motorio, non deve essere spiegato
verbalmente al bambino, ma deve venire costruito insieme a lui utilizzando i sui stessi schemi
motori. Occorrerà perciò predisporre una precisa strutturazione delle sequenze e degli esercizi
secondo uno schema organico. E’ bene consentire al bambino un iniziale approccio alla globalità
del proprio corpo attraverso l’esperienza diretta di contrasti fra situazioni varie quali: movimento-
arresto; eretto- sdraiato ecc.. Il bambino dovrà “sentire” la situazione e, come se fosse un gioco,
deve stare all’interno di essa insieme all’insegnante. L’imitazione degli animali, per esempio,
consente l’esperienza dei vari tipi di movimento, quali:
· Strisciare;
· Camminare bocconi;
· Saltellare;
· Camminare lateralmente;
· Correre;
· Nuotare ecc …
In questo modo l’insegnante può osservare anche le effettive capacità dei bambini di coordinare i
vari movimenti, dai più semplici a più complessi. Nel contesto dei movimenti di coordinazione
dinamica generale rientra anche il tema dell’equilibrio sia statico, sia dinamico e la percezione
delle simmetrie assiali del corpo che l’insegnante può facilitare attraverso semplici esercitazioni,
quali:
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Sul SE corporeo si ha:
1. scoperta dei vari movimenti del capo;
2. significato mimico dei movimenti (il “si”, e il “no” ecc …)
3. davanti allo specchio: gioco della smorfia (per approfondire l’osservazione delle varie parti
della testa)
4. con una maschera o uno scatolone sul capo che copre completamente il viso: percezione
attraverso l’assenza. Si scoprono così le varie funzioni comunicative della “testa” proprio per le
difficoltà che si incontra nel drammatizzare qualsiasi situazione in queste condizioni;
5. descrizione verbale delle singole parti (occhio, orecchie, bocca, naso, ecc …) sempre
seguendo un criterio secondo il quale l’osservazione precede la rappresentazione; ad esempio:
occhi: percezione attraverso l’assenza; l’insegnante dovrà preparare dei giochi in cui gli occhi
vengono bendati allo scopo di far scoprire ai bambini le funzioni dell’occhio. Si chiede al
bambino: “Si vede meglio con un occhio o con due?” L’insegnante dovrà preparare esercizi in cui
viene chiesto al bambino di chiudere un occhio per scoprire l’ampiezza del campo visivo; si
procede con esercizi di osservazione degli occhi davanti allo specchio. Lo stesso procedimento
va utilizzato per le altre parti del viso.
Sugli altri (persone, animali): si, procede con l’osservazione delle differenze. Per quanto
riguarda i movimenti, le parti che compongono la testa degli animali, con riferimento anche ai
colori, alle forme e alle grandezze. E’ da evidenziare che l’osservazione dei contrasti facilita e
amplia l’osservazione del sé, proprio perché il bambino viene stimolato ad osservare meglio i
particolari.
A livello simbolico (su disegni e figure): si procede con il riconoscimento delle varie”parti” su
figure e col collage. L’insegnante predispone (ritagliandoli) una serie di occhi, bocche, nasi,
sopracciglia ecc … e chiede ai bambini di comporre la testa; si passa successivamente alla
rappresentazione simbolica.
E’ a questo punto che l’insegnante può chiedere al bambino di riprodurre graficamente il proprio
autoritratto (davanti allo specchio) completo di tutti i particolari. Questo disegno poi verrà
ritagliato e applicato a quella sagoma di corpo umano, a grandezza naturale, che era rimasta in
bianco e che ora può essere riempita. Contemporaneamente a questo tipo di attività si possono
fare attuare al bambino altre esercitazioni quali:
· consegnare al bambino una figura umana divisa in più parti e chiedergli di ricomporla, le
difficoltà si presenteranno in questa gradazione: ad incastro, con modello e poche parti, con
modello e molte parti, senza modello e molte parti, gioco collettivo;
· gioco del fotografo: il bambino deve osservare attentamente, memorizzare la posizione
assunta dall’insegnante con il corpo e riprodurla mantenendo tale posizione per un certo periodo
di tempo anche al occhi chiusi e descrivendola verbalmente;
· gioco dello scultore: l’insegnante fa da modello e inventa una posizione; un bambino fa da
scultore e riproduce la posizione dell’educatore su un compagno oppure descrive al compagno i
movimenti da fare e la posizione da assumere;
· fare imitare al bambino azioni che egli ha compiuto o che ha visto compiere, ecc..
Si può affermare, quindi che l’attività percettiva abbia una funzione di mediazione e di
regolazione tra individuo ed ambiente. Ciò che viene percepito non è semplicemente effetto
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della registrazione e trasmissione di informazioni da parte dei recettori periferici in presenza di
determinati stimoli esterni, ma ha comunque un significato in funzione dell’elaborazione del
vissuto da parte del soggetto, con le sue disposizioni, esperienze e motivazioni. Noi viviamo
immersi in una realtà fisica costituita da una molteplicità di oggetti, ognuno dei quali ha una
forma, delle dimensioni, un colore, una collocazione nello spazio. Entrare in rapporto con gli
oggetti, conoscerli è essenziale per i nostri fini vitali, perché la conoscenza della realtà esterna è
il presupposto di ogni nostra azione.
4. La COORDINAZIONE MOTORIA FINE è il prodotto di movimenti minuziosi e precisi che
richiedono il controllo muscolare di diversi distretti corporei.
Si diversifica dalla motricità globale perché riguarda esclusivamente i muscoli distali.
La coordinazione motoria fine e l’esecuzione di prassie e gesti sempre più difficili è possibile solo
grazie all’integrazione dello schema corporeo.
La prensione e l’uso dello strumento grafico sono quindi collegate all’evoluzione della motricità
fine.
Una buona capacità organizzativa motoria determinerà sia una prensione valida al fine
dell’accesso al grafismo ma anche una capacità di controllo fine motorio per organizzare il
movimento del braccio e della mano sul foglio, della direzione, della forza e della capacità di
esecuzione.
ESERCIZI PER LA COORDINAZIONE MOTORIA FINE
Per la coordinazione oculo-manuale e prensione, si può cominciare col far compiere al
bambino gesti usuali come: prendere, afferrare, posare; poi gesti simmetrici e sincroni quali
muovere rapidamente le mani ruotando il polso(fare le farfalline); inoltre si possono svolgere altre
attività quali:
· Aprire e chiudere scatole;
· Sovrapporre cubi;
· Avvitare e svitare;
· Avvitare uno spago attorno a un bastoncino;
· Annodare e sciogliere cordicelle;
· Strappare della carta;
· Ritagliare seguendo linee dritte e curve;
· Utilizzare la creta e la plastilina; gioco del cannone
· Infilare perline di vari colori;
In un secondo momento, si passa all’utilizzo della matita o di pennarelli con i quali si possono
fare eseguire semplici percorsi, tracciati, labirinti, ecc.
Esercizi per la pressione:
· Lasciare impronte della mano e delle dita su plastilina o das;
· Conficcare ed estrarre chiodini;
· Accartocciare carta crespa; carta di giornale (materiale di diversa consistenza);
· Utilizzare timbri.
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5. LA PERCEZIONE VISIVA : È una funzione psichica che identifica le varie lettere dell’alfabeto
e le parole che esse compongono e presuppone un determinato tipo di organizzazione visiva. E’
ormai ampiamente riconosciuto che la percezione visiva non è semplicemente una presa di
coscienza della realtà esterna di cui rispecchierebbe le caratteristiche, ma il prodotto di un
complesso processo che si sviluppa secondo leggi proprie, soggette anche a graduali
modificazioni col crescere dell’età. Per ciò che attiene gli aspetti bio-fisiologici, è indispensabile
la presenza di un certo grado di acuità visiva e di finezza discriminativa, come pure l’integrazione
uditivo-visiva, un’ampiezza adeguata del campo visivo, una strategia sistematica di esplorazione
oculo-motoria, nonché un determinato gradiente di dominanza emisferica a livello corticale. La
maturazione psicologica necessaria per iniziare a leggere esige, tra l’altro, il raggiungimento di un
adeguato sviluppo percettivo-visivo che consente la decifrazione, l’identificazione e il
riconoscimento della parola scritta.
Questo processo implica l’esistenza di altre capacità, quali la discriminazione, cioè la
facoltà di distinguere un segno grafico dagli altri, e la trasformazione, ossia l’idoneità di
trasformare un segno dalla forma visiva in quella uditiva e viceversa.
Esercizi per lo sviluppo della percezione visiva
· Ricerca di oggetti in funzione del colore: il bambino deve individuare oggetti di uguale colore
tra tanti;
· Raggruppamento per colore: il bambino deve individuare e associare oggetti dello stesso
colore;
· Raggruppamento per forme: il bambino deve individuare gli oggetti della stessa forma;
· Esercizi con le schede: attraverso lo svolgimento dei compiti richiesti dalle schede il bambino
ha modo di affinare la capacità di discriminazione e di esplorazione di configurazioni diverse e
complesse; nelle schede vengono prese in considerazione figure che si intersecano, figure
nascoste, figure sovrapposte, figure da completare, ricostruzione di figura, somiglianza e
differenza dei dettagli.
6.L’ORGANIZZAZIONE SPAZIO-TEMPORALE, influenza fortemente il movimento il quale è
insieme fenomeno spaziale e temporale. Lo spazio esterno è percepito come distanza da sé e
direzione in rapporto a sé; l’afferramento di distanza e di direzione avviene secondo due canali
informatori principali: quello propriocettivo che ci informa sullo spostamento dei vari segmenti del
corpo nello spazio; quello visivo che ci permette di afferrare distanza e direzione verso cui va, per
esempio, la mano che tenta di afferrare un oggetto. Ogni acquisizione del bambino presuppone
una dinamicità che evolve nel tempo; perché il bambino possa operare processi logici, di
rapporto, di seriazione, di comparazione per giungere alla capacità di riproduzione e di
astrazione, deve distinguere un <primo> da un <dopo>, cogliere nella successione temporale,
l’elemento base che permette la giustapposizione di fattori di cui si compone un tutto spaziale.
L’interiorizzazione dello spazio e del tempo esterni porta, in seguito, all’elaborazione di uno
spazio e di un tempo interni.
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In ogni fase della vita l’apprendimento presente dipende da tutto l’apprendimento precedente. Ad
esempio l’apprendimento della lettura dipende parzialmente dalla capacità, sviluppata in
precedenza, di percepire visivamente delle forme.
ESERCIZI PER L’ORGANIZZAZIONE SPAZIALE
Il bambino per essere avviato all’analisi cosciente per il riconoscimento degli spostamenti di
alcuni elementi dei segni grafici che si trovano nella lettura e nella scrittura, deve avere, anzitutto,
la coscienza del proprio corpo. Da ciò scaturisce la consapevolezza delle possibilità di
movimento e la conseguente acquisizione delle nozioni che esprimono i fondamentali rapporti
spaziali: sopra, sotto, dentro, fuori, davanti, dietro, in alto, in basso ecc..
Tali posizioni prima vanno vissute dal fanciullo in situazioni concrete nelle quali egli si possa
muovere, anzitutto verso le cose (mettersi dentro uno scatolone, in un grande cerchio collocato a
terra; passare strisciando sotto la sedia, sotto il tavolo, ecc..); successivamente il bambino
procederà a muovere le cose verso di sé; infine muoverà le “cose” tra loro cogliendone i vari
rapporti (mettere la gomma dentro una scatola e la penna fuori; indicare tre oggetti qual è quello
più vicino …; mettere la matita vicino al quaderno e i colori lontani dal quaderno; ecc..).
Dalle situazioni concretamente vissute, si passa poi all’uso delle immagini, come segue:
· presentare al bambino delle schede con figure di tavoli, sedie, ecc. con sopra o sotto un
giocattolo e chiedergli di indicare o di raggruppare tutte le figure in cui il giocattolo è sempre
sopra o sempre sotto ecc.;
· presentare al bambino un foglio con disegnati alcuni tavoli e chiedergli di disegnare una palla
sotto ed un vaso sopra;
· presentare al bambino un foglio con disegnati tavoli e sedie e invitarlo a disegnare una cosa
sopra i tavoli e una cosa sotto le sedie;
· in seguito presentare dei fogli con disegnati sedie con dei gatti che sono sopra o sotto ad
essi: invitare il bambino a disegnare un gomitolo di lana vicino ai gatti che stanno sopra (o sotto)
la sedia;
· consegnare al bambino delle schede in cui sono rappresentati due oggetti posti uno davanti
all’altro: dare al bambino gli oggetti concreti ed invitarlo a porli nello stesso rapporto;
· presentare al bambino un foglio con due vasi disegnati: chiedergli di mettere i fiori nel vaso
che sta davanti o in quello dietro;
· dare al bambino un foglio con disegnati bicchieri e una bottiglia, posti l’uno davanti all’altro e
chiedergli:
1. di colorare in rosso il recipiente che sta davanti a tutti (o dietro),
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2. di colorare i bicchieri che stanno davanti (o dietro) alla bottiglia;
3. di colorare il recipiente che sta in mezzo.
A conclusione dell’esperienza relativa alle posizioni, vanno poi attuati una serie di esercizi che
riguardano le direzioni (destra, sinistra, in alto, in basso).
Per la scoperta della DIREZIONE si inizia col fare intuire al bambino le due parti simmetriche
del corpo con esercitazioni riguardanti, appunto, il corpo: si chiede di mostrare un braccio, poi
toccare l’occhio della stessa parte; si fa ripetere l’esercizio con l’altro braccio: si chiede di toccare
successivamente l’orecchio, la spalla, la gamba, il piede, ecc. della stessa parte.
Si continua con altri esercizi quali:
· invitare il bambino a mettere un cartoncino verticalmente, come una lama, lungo la fronte, il
naso, il mento;
· fare chiudere un occhio e chiedere al bambino di nominare le cose che vede dalla parte
dell’occhio aperto; ripetere l’esercizio con l’altro occhio.
Altri esercizi riguardano la scoperta della direzione: il bambino, con gli occhi bendati, deve
indicare con il braccio teso la parte dalla quale reputa provenga il suono di un campanello:
· deve muoversi, ad occhi chiusi, nella direzione da cui proviene un suono;
· deve cambiare direzione,quando, marciando ad occhi aperti, sentirà un segnale stabilito.
Nel momento in cui il bambino sarà in grado di riconoscere le direzioni, sempre movendosi nello
spazio, lo si inviterà a trascrivere alla lavagna, dopo averlo fatto sul pavimento, i percorsi fatti in
direzioni opposte e a riconoscere e discriminare le direzioni su immagini colorando(con colori
diversi) le differenti direzioni.
Esercizi per la percezione delle dimensioni
L’acquisizione del concetto di grandezza prenderà l’avvio da una semplice discriminazione delle
qualità opposte: grande-piccolo, in evidente contrasto. Attraverso l’osservazione dell’ambiente
l’insegnante farà concentrare l’attenzione dei bambini su questa qualità degli oggetti, qualità
percepibili con il tatto e la vista. Alla presentazione di oggetti diversi “grandi e piccoli”, seguirà
una distribuzione degli oggetti in due gruppi separati: quello degli “oggetti grandi” e quello degli
“oggetti piccoli”. La presenza di due esemplari di diversa dimensione dello stesso tipo di oggetti,
faciliterà questa discriminazione. Successivamente Superata questa prima fase, ai concetti
semplici di grande e di piccolo se ne aggiungeranno altri, sempre relativi alle caratteristiche
dimensionali degli oggetti (alto-basso, largo-stretto, lungo-corto), che nella rappresentazione
figurativa saranno messe in evidenza da alcuni tratti in neretto, lungo la linea che determina
l’attributo. Per favorire il concetto di astrazione, si potranno eseguire esercizi di confronto di
grandezze opposte in figure geometriche: il bambino ritaglia le immagini disegnate su una carta
colorata o su un cartoncino e le incolla, dietro indicazione dell’insegnante: “le grandi vicino alle
piccole”, le grandi su di un foglio, le piccole su di un altro” ecc … Quindi farà eseguire seriazioni
di grandezza ed altezze, prima con oggetti, poi con immagini ed, infine, con figure geometriche
per facilitare le capacità di astrazione.
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Esercizi per l’organizzazione temporale
Strettamente correlata all’organizzazione spaziale ed ugualmente necessaria in riferimento alla
lettura e scrittura è l’organizzazione temporale. Grazie a questa il bambino si rende conto della
successione delle varie lettere nel contesto di una parola, degli stacchi tra le diverse parole nel
contesto delle frasi, degli spazi vuoti che li esprimono, delle pause tra una frase e l’altra nel
contesto del periodo. Tale successione è poi rispettata ed espressa nella scrittura, nella quale
parole, frasi, periodi; si fanno rappresentazione significante di contenuti mentali. Le attività
realizzabili a tale proposito sono moltissime, ma vanno svolte con gradualità affinché la nozione
che si vuole fare acquisire al bambino sia lentamente e progressivamente elaborata e fissata.
Una prima serie di esercitazioni può riguardare la presenza o l’assenza di un oggetto. Mettere
un oggetto (per esempio, una palla) sul tavolo e chiedere: “che cosa c’è sul tavolo?”; togliere la
palla dal tavolo e domandare: “c’è la palla sul tavolo?”. Si predispone poi una serie di cartoncini
abbinati in cui una cosa c’è o non c’é.
Per esempio: una gabbia con l’uccellino; - una gabbia senza l’uccellino; un vaso con il
pesciolino; - un vaso senza pesciolino;
· presentare le prime figure e chiedere al bambino di indicare quelle in cui c’è l’uccellino;
· presentare la seconda serie e chiedere di mostrare la figura in cui non c’è il pesciolino;
· chiedere al bambino di riunire le figure in cui l’oggetto c’è e quelle in cui l’oggetto non c’è;
· presentare al bambino un foglio con disegnati oggetti vuoti ed oggetti contenenti qualcosa ed
invitarlo ad indicare quelli in cui c’è qualcosa, ecc..
Una seconda intuizione importante è quella relativa al “prima” e al “dopo”, per la quale bisogna
partire dalle azioni che il bambino compie.
Esempi di esercizi:
· fare eseguire al bambino un’attività (disegnare,giocare con la palla ecc.); mentre il bambino
esegue chiedere: “cosa stai facendo adesso?”.
· Invitare il bambino ad osservare il compagno vicino. Mentre lo osserva chiedergli: “che cosa
sta facendo adesso il tuo compagno?”
· Fare accartocciare un foglio di carta e chiedere al bambino: “com’è adesso la carta?
Com’era prima?”
· Chiedere al bambino di raccontare quello che ha fatto prima di venire a scuola, ciò che fa
prima di andare a letto ecc.
· Fare eseguire al bambino alcune azioni che abbiamo un prima e un poi immediato; per
esempio, lavare ed asciugare le mani, sbucciare e mangiare la mela, tagliare ed incollare.
· Fare indicare al bambino la successione dando cartoncini che illustrano le azioni eseguite.
Chiedere, inoltre, al bambino: “Prima si mangia o prima si sbuccia la mela?” “Prima si
asciugano le mani o prima si lavano?”ecc.
· Portare il bambino a intuire la successione cronologica di due e più azioni, col sussidio di due
cartoncini rappresentati lo stesso oggetto in due momenti diversi e con una successione
obbligata.
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Per esempio: la mela intera e torsolo; matita non temperata e matita temperata; chiedere al
bambino di disporre esattamente le due figure secondo un successione che è irreversibile,
accompagnando l’azione con la spiegazione, per esempio: “Prima la matita era lunga, poi l’ ho
temperata ed è diventata corta”.
· Usando una serie di due cartoncini, con lo stesso oggetto rappresentato secondo una
successione temporale non obbligata, reversibile, (ombrello aperto e ombrello chiuso, vestito
sporco, vestito pulito; ecc.,chiedere al bambino di disporre a piacere le due figure,
accompagnando l’azione con la spiegazione: “prima il vestito era sporco, poi la mamma l’ha
lavato” ecc.
I tempi della successione dell’azione possono, inoltre, moltiplicarsi; in questo caso vengono
richieste al fanciullo: l’intuizione della situazione, l’analisi, l’interpretazione logica, la ricostruzione
dell’episodio; quest’ultima può essere espressa oralmente o per iscritto oppure riordinata
attraverso una opportuna serie di immagini.
Attraverso l’analisi del ripetersi di azioni specifiche, il bambino avverte il succedersi dei giorni e il
senso della settimana. Le ore del giorno vengono riconosciute per mezzo delle azioni che il
bambino compie, egli si rende conto anche del tempo necessario per realizzarle e dell’intervallo
fra un’azione e l’altra. Un procedimento analogo conduce il bambino a comprendere il significato
dei mesi e delle stagioni. I sussidi da allestire in proposito sono moltissimi: tombole, domini,
cartelloni raffiguranti le ore del giorno, i giorni della settimana, i mesi e le stagioni dell’anno ecc.
A tale scopo l’insegnante può servirsi di alcune schede illustrate, appositamente preparate, per
esercizi di riconoscimento, di classificazione tra ciò che si riferisce al passato e ciò che
appartiene al presente ed esercizi di seriazione temporale.
Ecco alcune serie temporali da sviluppare in quattro quadri o sequenze:
· Le azioni del mattino (svegliarsi, pulirsi, vestirsi, fare colazione);
· Le azioni che precedono il pranzo (lavarsi le mani, asciugarle, sedersi a tavola, mangiare);
· I momenti della giornata (colazione, pranzo, merenda, cena; oppure: mattino, mezzogiorno,
pomeriggio, sera);
Infine, altre acquisizioni temporali essenziali riguardano il ritmo e la durata.
Ogni fanciullo possiede naturalmente un suo ritmo specifico da cui traggono origine le diverse
scansioni e i diversi tempi del suo inserimento nella realtà, del suo dominio di quest’ultima, delle
sue capacità rappresentative e simboliche. L’osservazione e la conoscenza del ritmo personale
di ogni alunno sono, quindi, indispensabili; infatti il ritmo esterno al quale il bambino deve
adeguarsi deve essere anzitutto conforme al ritmo personale e solo in un secondo momento
differenziato al fine di modificare quest’ultimo.
A tal fine è necessario che l’insegnante faccia eseguire una serie di esercitazioni partendo
dall’esperienza diretta del bambino attraverso l’azione:
· Percorrere un tracciato prima a passi brevi poi a passi lunghi;
· Fare rotolare un pallone lentamente e poi in fretta;
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· Fare rotolare un pallone e correre più in fretta o meno in fretta di esso; ecc.
E’ opportuno, inoltre, aiutare il bambino a raffigurare graficamente un ritmo attraverso le seguenti
esercitazioni:
· Mettere molte palle, ugualmente distanti tra loro, davanti al bambino e chiedere a questi di
battere un colpo davanti ad ognuna;
· Successivamente togliere alcune palle e chiedere al bambino di battere un colpo davanti
ogni palla e di fare finta di batterlo dove la palla è stata tolta.
· L’insegnante batte un certo numero di colpi (per esempio:tre); chiede poi al bambino di fare
altrettanto e successivamente di trascrivere graficamente ciò che ha fatto (per esempio, fare tre
cerchietti) oppure di registrarlo in altro modo (per esempio, porre tre cubetti o tre bottoni ecc.).
Progressivamente si può aumentare un certo numero di colpi, esercitando in tal modo anche la
memoria uditiva.
· L’insegnante batte un certo numero di colpi lasciando tra loro intervalli vari (per es.: due
colpi- intervallo; un colpo- intervallo- due colpi) e chiede al bambino di riprodurre i colpi sentiti e di
esprimerli graficamente:
· All’esercizio di ritmi secondo un modello acustico l’insegnante deve aggiungere esercizi di
esecuzione di ritmi secondo un modello visivo.
1. Si propongono al bambino delle strutture ritmiche, espresse graficamente, con cerchi
pieni del diametro di cm 3.
Il bambino le deve leggere e riprodurle battendo un oggetto sul tavolo, oppure battendo le mani o
il tamburello, ecc.
Tali attività educative sono molto importanti in quanto facilitano la capacità di simbolizzare delle
strutture ritmiche e di decodificare le medesime, traducendole in movimento e facilitando così
quei processi indispensabili per l’apprendimento della letto-scrittura; infatti la parola e la frase
scritta non sono altro che riproduzioni grafiche di sequenze sonore.
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7. PERCEZIONE UDITIVA:
L’apprendimento della lettura dipende da buone abitudini di ascolto; se il bambino non prende
dimestichezza con diversi modelli sonori e non distingue parole simili per suono non riuscirà a
leggere e scrivere correttamente. La percezione uditiva non è la capacità di sentire suoni o
rumori, bensì la capacità di iniziare a selezionarli ed ha interpretarli. Quindi “percezione” e
“capacità” sono due cose diverse: la sola capacità non garantisce una buona percezione mentre
è possibile avere percezione anche se la capacità non è buona. Ai fini di una corretta percezione
uditiva è ovviamente necessario poter disporre di una capacità acustica normale o almeno
deficitaria.
Esercizi per lo sviluppo della percezione uditiva
Gioco della localizzazione della sorgente sonora: bendare il bambino, suonare uno strumento
in un punto della stanza e chiedere al bambino di individuare la provenienza del suono;
Gioco della discriminazione della sorgente sonora: bendare il bambino, suonare uno
strumento scelto fra tre o quattro presentati e chiedere al bambino di indicare lo strumento
suonato.
Gioco della sequenza sonora: bendare il bambino, suonare tre strumenti in successione e
chiedere al bambino di nominare gli strumenti nell’ordine suonato.
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B. SVILUPPO COGNITIVO E AFFETTIVO
Queste due capacità sono interconnesse e si trovano alla base di molti processi che
partono dal motorio fino ad arrivare a quelli del pensiero e del linguaggio.
CAPACITA’ COGNITIVE: rappresentate da una buona efficienza intellettiva e da
un’organizzazione simbolica e logica del pensiero adeguata all’età.
Sia pensiero che linguaggio sono i risultati ultimi di vari processi interiori, quali
comprensione, affettività, motivazione, attenzione e memoria.
Motivazione, attenzione e memoria sono processi neuropsicologici che stanno alla base di
ogni apprendimento, strettamente collegati fra loro e capaci di influenzarsi reciprocamente.
La motivazione e l’elemento propulsivo di ogni comportamento. E’ la spinta interiore che
predispone l’organismo ad attivare la vigilanza, a focalizzare l’attenzione, ad evocare dati
dalla memoria. L’ attenzione è la principale e fondamentale attività della mente, diretta e
orientata dalla motivazione, ha per scopo la messa a fuoco selettiva di particolari gruppi di
stimoli. La selezione degli stimoli appare indispensabile per una corretta ed ordinata
elaborazione dell’esperienza percettiva. La memoria è il processo che consente sia
l’immagazzinamento di un’informazione derivata dall’attenzione, sia il suo recupero, per un
sempre migliore adattamento dell’organismo all’ambiente. Nella memoria i dati vengono
immessi in forma più o meno elaborata ed è il grado di elaborazione che ne consente il
recupero. In base al tempo è al grado di elaborazione si distingue:
· Memoria a brevissimo termine o registrazione sensoriale; è la capacità di registrare per
pochi secondi l’informazione sensoriale di tipo visiva, uditiva e tattile pronta per essere
selezionata dall’attenzione.
· Memoria a breve termine (MBT) , ha la funzione di trattenere temporaneamente (dai 15
ai 30 secondi) le informazioni per la loro codificazione e successiva elaborazione. E’ nella
MTB che i dati codificati vengono associati e si vengono a formare relazioni fra informazioni
nuove ed altre già possedute e rievocate,prima che il materiale elaborato venga trasferito alla
MLT. La MBT ha una capacità più ampia per le informazioni uditive che quelle visive.
Memoria a lungo termine coincide con il significato corrente al termine memoria,come deposito
d’informazione da cui è possibile attingere ricordi. I ricordi diventano permanenti quando il soggetto
non si limita alla sola codificazione visiva o uditiva ma li elabora in forma verbale e li associa
attraverso relazioni logiche, integrando il nuovo con quanto è già stato appreso in modo da
inserirlo nella propria mappa cognitiva.
Attività mirate allo sviluppo della memoria e attenzione
· Gioco del memory: consiste nel presentare al bambino/i una serie di carte doppie (diversi
argomenti) , capovolgerle e a turno riuscire ad accoppiarle girandone due per volta;
· Ricerca dell’oggetto figura/mancante: si presentano tre o quattro oggetti/figure, si fanno
denominare e poi si chiede al bambino di chiudere gli occhi, l’insegnante nasconde un
oggetto/figura di questi e chiede al bambino di ricordare l’oggetto/ figura mancante.
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C. SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
Sviluppo del linguaggio
Dai 25 ai 36 mesi
Per un po’ farà fatica a trovare il volume giusto quando parla, ma imparerà presto. Comincerà a
capire meglio i pronomi quali io, me, tu. Fra i due e i tre anni, il suo vocabolario arriverà a circa
300 parole. Metterà insieme nomi e verbi per formare frasi complete se pur semplici come ad
esempio “Adesso io vado”.
Verso i tre anni, il suo linguaggio sarà molto più sofisticato. Sarà in grado di sostenere una
conversazione, aggiustare il tono, seguire delle strutture e cambiare il proprio vocabolario a
seconda della persona con cui parla.
Per esempio, userà parole più semplici se parla con un altro bambino, ma più complesse
parlando con te.
A questa età è quasi del tutto comprensibile quando parla. Dirà il proprio nome e la propria età
in modo chiaro, e risponderà immediatamente se interrogato.
PERCEZIONE UDITIVA:
L’apprendimento della lettura dipende da buone abitudini di ascolto; se il bambino non prende
dimestichezza con diversi modelli sonori e non distingue parole simili per suono non riuscirà a
leggere e scrivere correttamente.
La percezione uditiva non è la capacità di sentire suoni o rumori, bensì la capacità di iniziare a
selezionarli ed ha interpretarli.
Quindi “percezione” e “capacità” sono due cose diverse: la sola capacità non garantisce una
buona percezione mentre è possibile avere percezione anche se la capacità non è buona.
Ai fini di una corretta percezione uditiva è ovviamente necessario poter disporre di una capacità
acustica normale o almeno deficitaria.
Esercizi per lo sviluppo della percezione uditiva
Gioco della localizzazione della sorgente sonora: bendare il bambino, suonare uno strumento
in un punto della stanza e chiedere al bambino di individuare la provenienza del suono;
Gioco della discriminazione della sorgente sonora: bendare il bambino, suonare uno
strumento scelto fra tre o quattro presentati e chiedere al bambino di indicare lo strumento
suonato.
Gioco della sequenza sonora: bendare il bambino, suonare tre strumenti in successione e
chiedere al bambino di nominare gli strumenti nell’ordine suonato.
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LE DIFFERENZE INDIVIDUALI NELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
Esistono delle forti differenze individuali nell’apprendimento del linguaggio, tuttavia le tappe
svolutive restano le stesse in tutti i bambini
MEDIA MINIMO MASSIMO
Età di comparso delle prime parole 13 mesi 8 mesi 18 mesi
Ampiezza del vocabolario a 20
mesi
50 parole 22 parole 628 parole
Comprensione di parole a 8-10
mesi
30 parole Nessuna 200
Comprensione di parole a 17-18
mesi
215 22 398
Età di comparsa delle prime frasi 20 mesi 14 mesi 24 mesi
Quando preoccuparsi
I bambini con problemi di udito smettono di barbugliare intorno ai sei mesi. Se il bambino non
emette alcun suono (e non tenta nemmeno) o non cerca il contatto visivo con la mamma, bisogna
parlarne con il pediatra. Alcuni bambini iniziano a formulare le prime parole a nove mesi, ma molti
aspettano fino ai 13 – 14 mesi. Se a 15 mesi non ha ancora detto una parola o ancora non
capisci nulla di quello che dice, bisogna parlarne con il medico.
Se a tre anni continua a mangiarsi alcuni suoni o sostituisce le sillabe, potrebbe avere dei
problemi di linguaggio o di udito. Bisogna parlarne con il medico e chiedergli che gli facciano un
controllo.
Tutti i bambini balbettano di tanto in tanto. A volte sono così eccitati per qualcosa che devono
dire che non riescono a far uscire le parole in modo corretto. Bisogna permettigli di terminare la
frase, ed evitare di intromettersi per aiutarlo. Lo farebbe sentire sconfitto e non favorirà il suo
apprendimento.
Tuttavia, una balbuzie persistente dovrebbe essere controllata da un logopedista. Di solito un
bambino migliora notevolmente se controllato entro i sei e i 12 mesi da quando si è notato la
balbuzie, indipendentemente dalla sua età. Si potrebbe chiedere un controllo del medico, ma
molti logopedisti accettano anche di vederlo sulla base di quello che i genitori hanno notato e che
li hanno fatti preoccupare.
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GRAFOMOTRICITÀ E GRAFISMO
Grafomotricità o motricità grafica: la presenza e l’uso di movimenti fisiologici di base, innati e
ben regolati dal tono muscolare, che permettono al soggetto di lasciare una traccia visibile su una
superficie.
La traccia non è altro che la proiezione dei movimenti. La grafomotricità è espressione dello
spazio vissuto
Nella grafomotricità non è implicata la componente cognitiva, per questo le realizzazioni
grafomotorie sono possibili anche ad occhi chiusi e sono presenti anche nei non vedenti o nei
ritardi cognitivi gravi.
Grafismo: è la capacità del soggetto di realizzare forme e disegni, a partire da tracciati combinati
tra di loro, secondo regole spazio-temporali e logiche. Ciò permette la comprensione del prodotto
da parte di chi lo osserva, perché si colloca nell’ambito del rappresentativo.
È espressione di competenze motorie, cognitive e psico-affettive nonché il risultato di
apprendimenti specifici. Il grafismo è espressione dello spazio rappresentato
Scrittura: è un’organizzazione di tracciati secondo regole socialmente stabilite che parte dalla
dimensione tonico-pulsionale e narcisistica interna e si mette al servizio del simbolico divenendo
quindi veicolo di pensieri e linguaggio verbale. La scrittura è espressione dello spazio simbolico
LA GRAFOMOTRICITÀ
• Lo sviluppo delle competenze grafo-motorie segue nello specifico le seguenti linee evolutive.
1. All’inizio il bambino incomincia ad essere in grado di tracciare segni su una superficie con
qualsiasi mezzo appuntito: punteggia per un puro piacere motorio e percettivo e non
interviene il fattore intellettivo ma solo l’intenzione di lasciare una traccia.
2. In seguito, il bambino, prolunga in modo informe la punteggiatura, eseguendo una specie di
traccia informale. Questi tratti informi che precedono il disegno e la scrittura sono gli
scarabocchi
Gli scarabocchi che sono in continua evoluzione secondo almeno tre fasi: ·
1. puro scarabocchio, ghirigori, ovvero tracce circolari che tendono a ripetersi prive di
significato ( fino ai 2 anni circa),
2. scarabocchio con significato conferito a posteriori e mutevole nel tempo, privo di
intenzionalità simbolica (dai 2 ai 4/5 anni circa),
3. scarabocchio con intenzionalità simbolica-rappresentativa, significato preventivo, come
rappresentazione grafica di una realtà figurata secondo visioni e simbologie personali.
Per quanto riguarda l’evoluzione delle linee il bambino è in grado di eseguire in questa sequenza:
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1. la linea verticale, un tratto dall’alto verso il basso per effetto del movimento verticale del
polso omologo allo scivolamento secondo il peso,
2. la linea obliqua, un tratto progressivamente controllato verso l’alto e l’orizzontale,
3. la linea orizzontale, un tratto controllato in orizzontale con senso da sinistra a destra per i
destri e da destra a sinistra per i mancini,
4. la linea aperta, un tratto informale non chiuso,
5. la linea chiusa, un tratto che tende a chiudere un campo (a tre anni circa) , in
corrispondenza con le precoci nozioni di aperto-chiuso e dentro-fuori,
6. il cerchio, la chiusura di forme tendenzialmente circolari,
7. l’incrocio di linee, la tendenza ad incrociare linee, a creare relazioni topologiche nello
spazio.
A questo punto il bambino è in grado di realizzare il semicerchio, a imitare i tratti, a controllare la
dimensione grafica, a chiudere il cerchio in senso antiorario e infine a eseguire il disegno
imitativo e il disegno geometrico.
J. Piaget sostiene che nella linea evolutiva dei grafismi è importante la sequenza degli stadi: l’età
di comparsa può variare da soggetto a soggetto, ma ciò che è sicuro è la successione nella quale
si manifesteranno questi stadi.
Sempre secondo Piaget, lo sviluppo, in questo caso delle competenze grafo-motorie, non è
quantitativo, ma qualitativo, cioè lavora per processi diversi: saper eseguire la linea verticale e il
cerchio implica una differenza qualitativa e non sono comparabili in termini di quantità. Lo
sviluppo quindi non si misura, non si compara e non si presenta in modo lineare, chiaro, ma a
volte con momenti di perturbazione.
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COME AIUTARE IL BAMBINO A SCRIVERE IN CORSIVO E STAMPATO
Come avviene l’apprendimento del gesto grafico
1. percezione visiva,
2. consapevolezza, quindi si fissa nella
3. memoria e infine di traduce in
4. esecuzione del gesto vera e propria.
I SEGNALI D’ALLARME
• I segnali di allarme sono indipendenti dalla cultura, dalla lingua e dal modello grafico.
• Riguardano le varie categorie grafiche:
SPAZIO – FORMA – MOVIMENTO - TRATTO
I principali segnali di allarme sono:
Eccesso di:
- spaziature: tra parole, buchi, “caminetti”, “isole”
- confusione: righe intricate, collisioni tra tracciati, movimento tumultuoso, forma strapazzata
- rigidità: regolarità sistematica, spazio iperstrutturato, tensione,
- collegamenti angolosi, movimento irrigidito, lettere strette
- rilasciamento: tensione insufficiente
Ad esempio, perturbazioni:
- del MOVIMENTO: mancanza di elasticità, finali bloccate, rotture,
collages
- del TRATTO: coprente, ritoccato, pastoso/impreciso, frammentato/spezzato
- della FORMA: collegamenti a meandri
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COSA SI PUO’ FARE A SCUOLA
Fino ad oggi gli sforzi della ricerca e della pedagogia sono stati prevalentemente concentrati
sull’analisi di tale disturbo e sulle possibilità rieducative per ripristinale un normale ductus
scrittorio in chi manifesta queste difficoltà.
Ben poco è stato fatto, almeno in Italia, per studiare tecniche didattiche che possano prevenire
all’origine questo fenomeno, i cui effetti negativi sulla scolarizzazione e sullo sviluppo globale
dell’individuo sono, come noto, ad ampio raggio.
L’apprendimento del gesto grafico resta affidato alla libertà didattica del singolo docente e alle
strategie dell’alunno lasciando sguarnito anche l’aspetto di una progettualità pedagogico-
didattica che sappia sia abbracciare i vari aspetti della scrittura senza trascurarne nessuno sia
integrare, anche per questo tipo di apprendimento, scuola materna e scuola elementare.
Un breve sguardo va dato sui metodi di insegnamento della scrittura che in Italia hanno maggior
seguito: il metodo analitico- globale (30.2%) ed il globale (28.1%). Ambedue privilegiano la libertà
del bambino di personalizzare la scrittura fin dalle prime fasi dell’apprendimento, in quanto ogni
parola viene considerata come un disegno che può facilmente essere riconosciuto, senza
bisogno di percepirne i particolari, ma semplicemente in base alla sua forma di insieme. Da qui la
convinzione che deve essere concessa al bambino ampia libertà di esecuzione delle lettere,
evitando così che l’apprendimento si riduca a una semplice attività di copiatura. La tendenza di
questa metodologia considera il grafismo come un’attività poco stimolante, costrittiva e, in fondo
di secondaria importanza. Ciò fa si che il gesto grafico non venga più insegnato e aumentano i
casi di bambini che non sanno tenere bene la penna in mano, non rispettano le norme di
impaginazione, di forma e di dimensione delle lettere, non riescono a coordinare adeguatamente
i movimenti fini per realizzare buoni collegamenti tra le lettre, producendo così scritture spesso
illeggibili e maldestre, che confluiscono ne fenomeno delle disgrafie.
L’educazione della scrittura ha come finalità l’ottenere una facilità del gesto grafico che induca al
piacere di scrivere e che porti ad appropriarsi gradualmente di questo mezzo di comunicazione,
fino al punto da trasformarlo liberamente in modo del tutto personale. L’insegnamento del gesto
grafico può attuare un’efficace opera di prevenzione di quegli eventuali disturbi disgrafico che poi
richiedono consulenze specialistiche individualizzate.
Per l’insegnamento del gesto grafico bisogna tener in debito conto alcuni criteri metodologici
generali che possono guidare la didattica nelle prime fasi di apprendimento della scrittura.
Un principio base che deve essere sempre tenuto a mente è che la forma grafica della scrittura
non è che il risultato, la proiezione su carta , di un gesto: l’atto scrittorio. Questo ci porta
all’assunto che si deve partire dal movimento, dal processo che porta a realizzare la forma e non
viceversa. L’insegnamento deve quindi soffermarsi sull’acquisizione dei gesti che portano alla
forma ad esempio della lettera, senza dare per scontati i diversi passaggi. Ad esempio si tende a
pensare che il bambino, vedendo l’insegnante scrivere alla lavagna una lettera, percepisca
immediatamente il percorso grafico seguito per l’esecuzione di quella lettera e,
conseguentemente, sia in grado a sua volta di riprodurlo. Non è sempre così scontato: il bambino
può avere avuto delle difficoltà nel percepire quale sia il punto della zona grafica dove
l’insegnante ha iniziato il tracciato, se e in quali punti è stato interrotto e quale direzione abbia
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preso; ma può anche averlo dimenticato col passaggio alla copiatura. Come già scritto il bambino
con DSA presenta lacune marcate nelle competenze grafo-motorie, di orientamento e
integrazione spazio-temporale, di coordinazione oculo-manuale e di coordinazione dinamica
generale, di discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale, per cui proprio l’effetto di
traslazione dal piano verticale della lavagna al piano orizzontale del foglio può causargli problemi.
Insegnare analiticamente i movimenti, favorendo l’attenzione e lo spirito d’osservazione, la
consapevolezza e la memorizzazione, prima ancora di passare alla realizzazione pratica del
gesto grafico. Da qui la necessità di valorizzare di più il corretto apprendimento anziché l’aspetto
formale di lettere e parole, il quale non è altro che il risultato finale.
Questa premessa delinea la necessità di evidenziare alcuni criteri metodologici per insegnare il
gesto grafico.
COSA FARE ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA
1. PREVENIRE
1. EDUCAZIONE AL GESTO GRAFICO
attraverso consegne di attività di prescrittura, disegno e pittura: postura, impugnatura della matita,
movimento del braccio, avambraccio, polso e mano in attività di disegno su fogli macro
2. ORIENTAMENTO NELLO SPAZIO GRAFICO sviluppando l’acquisizione della lateralità, della direzionalità
di riferimenti topologici e l’organizzazione spaziale, concetto spazio-tempo nella successione di
avvenimenti e nei numeri
3. EDUCAZIONE AL RITMO E AL SUONO, dando continuità e rinforzo al lavoro di ritmi a secondo modalità
diverse, come ad esempio attraverso un “corso di disegno” che partendo dall’ascolto di una favola e la
mimica dei personaggi arriva all’espressione delle emozioni per mezzo del disegno
4. PERCEZIONE DEL SE’ CORPOREO attraverso giochi allo specchio, osservazione e riproduzione mimica
del viso-emozione che cambia ed esercizi specifici
5. ASCOLTO DEL PROPRIO CORPO E DEL PROPRIO RESPIRO, RILASSAMENTO per calmare, tranquillizzare
e favorire una maggiore concentrazione e capacità di autocontrollo
6. SVILUPPO DELLA MOTRICITA’ FINE attraverso esercizi specifici e percorsi con l’uso delle mani, giochi
con le dita e le braccia, in abbinamento a numeri in forma ritmica, disegno-ritaglioincollo
7. SVILUPPO DEL COORDINAMENTO OCULO-MANUALE attraverso il completamento di percorsi
Tratteggiati, labirinti, figure geometriche, ecc.
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2.COME FARE?
ATTRAVERSO LO SVILUPPO DEI PREREQUISITI ED ABILITÀ DI BASE:
• il gioco
• il disegno
• le attività psicomotorie
CON CHE STRUMENTI?
La narrazione di una storia –fiaba che comprenda al suo interno:
1. Il gioco
Attraverso il gioco il bambino sviluppa una serie di competenze, fa prove, errori, sperimenta il
mondo e trova come meglio adattarsi. Attraverso i giochi con le regole divertendosi impara
l’ordine e il rispetto per gli altri. Nei giochi liberi si esprime liberamente. Giochi di simulazione,
labirinti, puzzle, ginnastica, danza, ecc. sono essenzialmente interattivi e interessano il bambino
se si pongono al centro di uno scambio e se noi giochiamo con lui e non stiamo lì solo a
guardarlo giocare.
2. Il disegno
Cominciare già a 3 anni facendogli fare esperienze con colori, direzione del gesto grafico e
lateralità
E’ importante ricordarsi di:
dare indicazioni precise o regole, facendo soprattutto vedere come si fa non esprimere giudizi
di valore sugli gli elaborati dei bambini né criticare o correggere i lavori dei bambini non
costringere a fare un esercizio.
I bambini fanno quello che vedono fare dagli adulti
Non suggerire mai ai bambini i soggetti dei loro disegni.
In questo modo il bambino riceve sicurezza e costruisce un buon livello di autostima
3. Le attività psicomotorie
Disegno e scrittura richiedono abilità diverse. Nel disegno la figura è più vicina all’esperienza
concreta della realtà che essi fanno, mentre la scrittura richiede un effetto di astrazione
Per scrivere il bambino deve avere raggiunto la completa maturazione di alcune capacità motorie
e lo sviluppo dei muscoli del braccio, del polso e della mano.
Scrivere è un’attività che richiede movimenti delicati, coordinati e di grande precisione.
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3.PERCHÉ E’ IMPORTANTE SCRIVERE BENE?
• Perché favorisce lo sviluppo neurologico del bambino e lo stimola a livello percettivo e
motorio nelle prime fasi dell’apprendimento;
• Perché consente di comunicare in modo chiaro;
• Perché favorisce l’apprendimento in tutte le materie e aumenta il livello dei risultati
scolast ici ;
• Perché favorisce la motivazione allo studio e alla partecipazione alla vita scolastica;
• Perché migliora l’attenzione, la concentrazione, l’autocontrollo emotivo e motorio;
• Perché eleva la fiducia in sé e nelle proprie capacità di riuscire
CRITERI METODOLOGICI PER INSEGNARE IL GESTO GRAFICO
1. Non dare per scontati i passaggi di copiatura delle forme
2. Insegnare a copiare il gesto piuttosto che le forme
3. Verificare eventuali difficoltà percettive, mnemoniche e grafomotorie attraverso la prova di
copiatura di una lettera dalla lavagna
4. Valorizzare l’apprendimento dei punti d’attacco, delle direzioni e delle modalità di
collegamento delle lettere, anziché l’aspetto formale (ne è il risultato finale)
5. Gradualità del percorso verso il gesto grafico, predisponendo un terreno favorevole in
modo progressivo attraverso:
• attività psicomotorie ( per migliorare la conoscenza dello schema corporeo, la
percezione spazio- temporale e la motricità generale)
• esercizi di disegno e di pre-scrittura ( per migliorare l’orientamento nello spazio grafico,
per rafforzare la lateralizzazione manifestata e per affinare i gesti più frequentemente
presenti nell’attività scrittoria)
• impostare correttamente la postura, le posizioni e l’impugnatura della strumento grafico
6. Sistematicità nel seguirei criteri generali nella scansione delle attività proposte sia di
pregrafismo sia di scrittura:
dalla memorizzazione di un gesto (ad esempio, eseguito nell’aria a occhi chiusi ) alla sua
realizzazione grafica;
dal grande al piccolo (ad esempio, da ampi gesti nell’aria o tracciati alla lavagna ad
analoghi gesti grafici più in piccolo sul foglio);
dal semplice al difficile e al complesso ( ad esempio, da forme prescrittorie molto facili
come ghirlande semplici a forme più evolute, come combinazioni di ghirlande e arcate)
dall’elemento singolo all’insieme di più elementi (dalla singola forma a forme combinate,
così come dalla lettera alla parola).
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MA È INDISPENSABILE IL CORSIVO?
“Dalle esperienze didattico-riabilitative attuate nei confronti di alunni che presentano disgrafie,
secondo molti insegnanti emerge che il corsivo è più adatto in quanto:
• elimina la necessità di alzare continuamente la penna dal foglio; le singole lettere della
parola si susseguono nello stesso verso e sulla stessa linea;
• il formato corsivo prevede un numero minimo di lettere invertibili che possono indurre
confusione;
• elimina il problema dello spazio tra le lettere;
• prevede maggiore fluidità nell'andamento grafico, e di conseguenza consolida
l'esecuzione degli schemi.
In conclusione sembra che il corsivo presenti meno "effetti collaterali" sulla produzione
esecutiva, ciò soprattutto rispetto ai processi connessi alla discriminazione dei tratti e ai compiti di
analisi e allineamento dei grafemi. “
Da “La scrittura e i suoi errori” di Carlo Pascoletti Giunti ed 2010
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IL PREGRAFISMO
Che cos’è il pregrafismo? A che cosa serve? Quali sono i gesti che aiutano l’apprendimento della
scrittura? Come insegnarli?
Nel pregrafisomo come nella scrittura, sono implicati diversi fattori:
1. percezione visiva,
2. consapevolezza, quindi si fissa nella
3. memoria e infine di traduce in
4. esecuzione del gesto vera e propria.
Il pregrafismo non è quindi la sola ripetizione di gesti fino-motori ma implica un lavoro
“allenamento” corporeo e motorio che possa creare la migliore condizione psicomotoria per
l’acquisizione del gesto grafico. Per effettuare tutto ciò è importante seguire alcuni criteri
metodologici:
• Abituare al movimento sciolto e curvilineo verso destra del corsivo
• Preparare ai gesti più frequenti nel corsivo in modo graduato e sistematico
• Incentivare l’interiorizzazione e la memorizzazione visiva, tattile e cinestetica
• Promuovere l’apprendimento delle diverse dimensioni, della continuità e della ritmicità
grafica
• Essere sistematici nel seguirei criteri generali nella scansione delle attività proposte sia di
pregrafismo sia di scrittura:
dalla memorizzazione di un gesto (ad esempio, eseguito nell’aria a occhi chiusi ) alla sua
realizzazione grafica;
dal grande al piccolo (ad esempio, da ampi gesti nell’aria o tracciati alla lavagna ad
analoghi gesti grafici più in piccolo sul foglio);
dal semplice al difficile e al complesso ( ad esempio, da forme prescrittorie molto facili
come ghirlande semplici a forme più evolute, come combinazioni di ghirlande e arcate)
dall’elemento singolo all’insieme di più elementi (dalla singola forma a forme combinate,
così come dalla lettera alla parola).
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Si inizia con la COPPA
La coppa:
a) Inizialmente si esegue alla lavagna il gesto di una “coppa” e si chiede ai bambini a cosa
assomiglia: es un volto? Un bicchiere?
b) si chiamano a turno i bambini (un piccolo gruppo) a ripassare tale forma col dito indice, da
sinistra verso destra;
c) si chiede agli alunni di chiudere gli occhi e di «rivedere» con la mente il movimento prima
eseguito;
d) ora si eseguono nell'aria dei gesti con tutto il braccio corrispondenti alla «coppa», da
sinistra verso destra, seguendo l'esempio dell'insegnante:
e) alla lavagna, si tracciano altre «coppe» prima con spugnette bagnate e poi ripassando il
tracciato dell'insegnante con gessetti (nel caso un bambino sia molto incerto o maldestro,
l'insegnante gli guida inizialmente la mano);
f) si ripassa più volte tale forma su fogli grandi;
g) l'insegnante fa solo la croce sul punto d'inizio e i bambini, senza il modello, eseguono una
coppa da soli;
h) si tracciano altre coppe di varie dimensioni utilizzando diversi colori, fino a riempire il
foglio;
i) si propone di «mettere in ordine la credenza», completando i seguenti «ripiani» con tazze
e bicchieri:
UU
UU
UUU
UUU
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La ghirlanda:
a) l'insegnante esegue prima una ghirlanda alla lavagna, chiede ai bambini a cosa assomiglia (ad
esempio, i denti) e ne fa ripassare il tracciato col dito:
b) segue l'interiorizzazione a occhi chiusi;
c) i bambini eseguono il gesto della ghirlanda nell'aria in modo ritmato, seguendo l'esempio
dell'insegnante e la musica di sottofondo;
d) ripassano il tracciato alla lavagna con spugnette bagnate e poi con gessetti. In questi casi, il
ripasso non deve essere perfetto, bensì sciolto per agevolare e abituare gradualmente al
movimento;
e) quindi, si possono ridurre gradualmente le dimensioni, utilizzando strisce di carta, da riempire
fino ai bordi;
f) si passa quindi alla semplice rigatura, modificando le dimensioni:
- mare calmo:
- mare mosso:
- mare in burrasca:
E viceversa ….
L'arco:
si segue il medesimo procedimento della «coppa» dal punto «a» al punto «h», in quanto si tratta
dello stesso movimento rovesciato:
a) si può suggerire di tracciare su una riga una serie di «tane», alternativamente del «topo
grande» e del «topo piccolo»:
b) tracciare una rete, eseguire un «ponte»…..
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Le asole
il modo di procedere è analogo a quello della coppa dal punto a) al punto h), tenendo conto che
questa volta si tratta di un tracciato continuo perché circolare:
a) si chiede poi ai bambini di riempire liberamente il foglio bianco con «il filo che corre»:
con il «filo che si nasconde»:
e con il «filo che cuce»:
b) si può introdurre una variazione alternando le dimensioni:
anche in questo caso. si riempie liberamente il foglio bianco con tracciati del «filo che salta»:
b) infine. tutti i vari tracciati di «filo» vengono rimpiccioliti e riprodotti sulla riga unica.
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Le onde:
Per prima cosa. i bambini camminano su un percorso a slalom, evitando delle clavette o dei
birilli posti su un percorso;
a) Poi, alla lavagna, tracciano con l'indice uno slalom, evitando delle palline di pongo poste
come ostacoli;
b) b) infine. eseguono un analogo percorso sul foglio per riprodurre le onde evitando delle
monete:
Le chiocciole:
Partendo dal centro prima in senso antiorario e poi in senso orario:
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LA SCRITTURA
LE REGOLE DELLA SCRITTURA
• la disposizione spaziale (oltre a favorire la chiarezza interiore, a organizzare meglio il
proprio pensiero in fase espositiva riguarda trasversalmente tutte le discipline scolastiche
in cui si scrive vedi la matematica);
• l’impugnatura, il mantenere distanze adeguate e regolare dal margine superiore,
inferiore, destro e sinistro;
• spazi costanti tra righe o quadretti, tra parole, tra lettere e di lettera ( in modo tale ad es.
che la a non rassomigli ad una e);
• allineamento regolare delle lettere sul rigo di base evitando che le lettere scattino sopra
o sotto il rigo in modo eccessivo o che intere righe fluttuino nello spazio grafico;
• inclinazione dritta delle lettere affinché alcune lettere non vengano inizialmente apprese
con un’anomala direzione assiale rispetto alle altre;
• direzione del movimento da sinistra verso destra in senso orizzontale sul rigo di base.
Per aiutare il bambino può essere utile inserire un puntino colorato a sinistra del foglio per
ricordargli dove deve cominciare a scrivere;
• consapevolezza delle 3 zone la zona mediana, superiore ed inferiore. Per aiutare il
bambino a discriminare queste zone si può inizialmente evidenziare con colori diversi ogni
zona come fossero tre binari. In questo modo specialmente chi ha problemi di tipo
percettivo spaziale, può avere delle coordinate di riferimento per non perdersi nello spazio
grafico.
Oltre a queste regole bisogna far riflettere gli alunni sulle regole gestuali che sono alla base di
ogni lettere e, successivamente, dei diversi collegamenti tra lettere
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IL CORSIVO insegnato per GESTI MOTORI
COME INIZIARE A SCRIVERE
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I NUMERI
1 2 3 7
5
0 6 8 9
GESTI IN LIBERTÀ
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GESTI PER LO STAMPATO MAIUSCOLO
Bibliografia
Dal gesto alla scrittura A.Venturelli Mursia ed 2004
Difficoltà visuospaziali e psicomotorie P.B. Tanguay Erickson ed 2006
Le difficoltà di apprendimento a scuola C. Cornoldi Il Mulino ed 1999
La scrittura e i suoi errori” di Carlo Pascoletti Giunti ed 2010
Psicomotricità e grafismo F.Boscaini AISIS ed 1995
Scrivere in corsivo: il piacere del movimento R. Pellegrini Arcolibri ed 2009
Lo sviluppo psicomotorio, Boscaini F., Libreria Ed. Universitaria, Verona 1987.