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Il sussidio diocesano per la Quaresima del 2012, elaborato 'in rete' dall'Ufficio Catechistico diocesano, dall'Ufficio Liturgico e da quello per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese, ha lo scopo di fornire un aiu-to soprattutto ai catechisti parrocchiali attraverso alcune indicazioni metodologiche che possono tornare utili nell'ambito dello svolgimento dell'incontro catechistico settimanale. La sua scansione è quella domenicale e il punto di riferimento è il brano del Vangelo che leggere-mo nelle prossime domeniche di Quaresima. Ci siamo orientati su questa scelta tenendo lo sguardo fisso sul tema della pedagogia della santità che è il 'filo rosso' che, in questa anno pastorale, sta guidando le proposte pastorali in tutte le parrocchie della nostra Diocesi. Ci è sem-brato che questo tema si collegasse in modo interessante con quello della solidarietà tra le generazioni, evidenziato dalla frase 'Gioiranno insieme i giovani e i vecchi. Cambierò il loro lutto in gioia' (Geremia 31,13) scelto dalla Caritas Italiana: santità è anche trasmettere l'essen-ziale alle giovani generazioni, la ricchezza di un vissuto, maturato nel tempo, che parte dal nostro Battesimo e che si approfondisce quotidia-namente nell'incontro con Gesù, incontro che motiva la nostra fede e la nostra testimonianza 'fino agli estremi confini della terra'. Spero che accoglierete questo contributo con attenzione, facendolo diventare og-getto, dove possibile, di un uso convinto e motivato. Vista la sua conno-tazione assolutamente 'sperimentale' (è la prima volta che viene elabo-rato, a livello diocesano, un sussidio di questo tipo ed è la prima volta che alcuni Uffici pastorali diocesani lavorano in modo sinergico per la sua stesura) vi chiedo, se lo riterrete opportuno, dopo averlo opportu-namente utilizzato, in accordo con il materiale formativo che la Caritas diocesana invierà a tutte le comunità parrocchiali, di farmi pervenire tutte le vostre osservazioni e i vostri suggerimenti in modo che la stesu-ra del prossimo sussidio possa essere ancora più adeguata al lavoro ca-techistico 'sul campo'. Un ringraziamento sentito a don Marcello Serio e a don Gianluca Emidi e ai loro rispettivi collaboratori che, con me, han-no creduto in questo progetto. Il Signore ci accompagni tutti e sostenga il nostro impegno educativo Don Luca Caprini Vicario Episcopale per la Pastorale

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PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

In ascolto... Gesù, tentato da Satana, è servito dagli angeli Dal Vangelo secondo Marco 1, 12-15 In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” Parola del Signore Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione. Per riflettere...

IL RE C'era una volta un re, che era il più ricco, il più potente ed anche il più sapiente di tutti gli uomini della terra.

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Nel suo regno le persone vivevano felici, poiché non mancava loro nulla. C'erano cibo e lavoro per tutti. Il re ebbe quattro figli; li amava più di ogni altra cosa al mondo. Il tempo passò, i figli crebbero e quando divennero grandi, uno ad uno, lasciarono il padre per andare per il mondo a cercare fortuna. Il re tutti i giorni saliva sulla torre più alta del suo castello per scrutare l'orizzonte e vedere se almeno uno dei suoi figli facesse ritorno a casa. Non ebbe mai da loro nessuna notizia. Il re, ormai vecchio, decise di andarli a cercare. S'incamminò verso l'ignoto e dopo tanto girovagare riuscì a trovare i primi tre figli; l’ultimo, invece, sembrava sparito dalla faccia della terra. Come il re amava i suoi figli, anche Dio ci ama. Ci lascia mai soli? Il re parte alla loro ricerca, anche Dio ci cerca. Siamo in grado di capire i segni che ci manda? Qual è, secondo te, la strada per raggiungere il suo Re-gno? Gioco delle faccine Rileggiamo il racconto ai ragazzi. Ognuno di loro dovrà esprimere con il volto la gioia, la tristezza, l'ansia del Pa-dre che ama e cerca i suoi figli. Si può fare anche usando dei cartoncini in cui sono state disegnate alcune facce stilizzate: una sorridente , una triste, una che piange. In questo caso i ragazzi alzeranno il cartoncino con l'espressione corrispondente a quella del personaggio.

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In missione... Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio…: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino…». Il primo movimento che un’esperienza forte di Dio provoca è quello dell’andare. Dell’andare incontro ad altri per annunciare la cosa bella (vangelo = buona notizia) che ci ha toccato, ci ha dato allegria e voglia di vivere. Andare non vuol dire fuggire ma incontrare altre persone alle quali annunciare, far nota-re, che il Signore è anche vicino a loro, è già nella loro vita: il regno di Dio è vicino per tutti.

In questa settimana cercherò di “andare”, di farmi vici-no a qualcuno, di non evitare chi potrebbe apparire noioso, antipatico, non accettato dagli altri. Cercherò di sentire vicino anche i molti ragazzi del mondo, che sono in situazioni meno serene della mia, magari in-formandomi senza fermarmi a luoghi comuni e pregiu-dizi. Mi posso informare abbonandomi riviste missio-narie per ragazzi come “Il Piccolo Missionario” (http://www.bandapm.it/) o “Il ponte d’oro” (http://www.poim.it).

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SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA In ascolto... Questi è il Figlio mio, l’amato Dal Vangelo secondo Marco 9, 2-10 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovan-ni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splen-denti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e con-versavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Ge-sù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!". E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non racconta-re ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. Parola del Signore

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O Dio, Padre buono, che non hai risparmiato il tuo Figlio unigenito, ma lo hai dato per noi peccatori; rafforzaci nell’obbedienza della fede, perché seguiamo in tutto le sue orme e siamo con lui trasfigurarti nella luce della tua gloria.

Per riflettere...

L'INCONTRO

Un caldissimo giorno d'estate il re, stanco e assetato vide un ragazzo seduto vicino ad una fontana; il ragazzo beveva da un'anfora. Il re gli chiese da bere, il ragazzo gli porse l'anfora ed il re vide che portava al collo una catenina d'argento con appeso un anello bellissimo. Il re chiese al ragazzo dove avesse preso quell'anello. Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime e rispose al re: “Era l'anello di mio padre , una settimana fa è morto insieme a mia madre a causa di una orribile malattia . Mio padre aveva avuto que-sto anello da suo padre, mio nonno. Mi raccontava che ogni volta che guardava questo anello lo ricordava: era l'uomo più amabile del mon-do. Adesso sono io che penso a lui, me lo ha chiesto mio padre in punto di morte. Porto l'anello con me per ricordarmi della promessa che ho fatto.

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È ancora largo per le mie dita. Presto partirò alla ricerca di mio non-no; è tutto ciò che mi resta al mondo”. Il ragazzo cominciò a piangere e il re lo abbracciò teneramente. Guardandolo negli occhi gli disse: “Ti capisco, so che soffri molto, vorrei consolarti raccontandoti una storia ……………………………………………….. Siamo disponibili, come il ragazzo, a dare il nostro aiuto agli altri quando si trovano in difficoltà? Esistono alcune cose che ce lo impediscono? Come quel re c'è un episodio del Vangelo in cui Gesù chiede da bere ad una donna. Leggi il Vangelo di Gio-vanni al capitolo 4 versetti 1-30 e rifletti. Gioco degli ostacoli Si prendono due ragazzi uno dei due viene bendato, l'altro lo guida in un percorso ad ostacoli che abbiamo creato in una stanza e lo aiuterà a raggiungere una meta che può essere rappresentata dal Vangelo o da un'imma-gine di Gesù. Successivamente i ragazzi si scambieranno le parti. In missione... Cosa vuol dire risorgere dai morti? Risorgere vuol dire al-zarsi di nuovo. Gesù è risorto da morte e ci ha rimessi in piedi dandoci nuove ragioni di vita. Ma anche noi possiamo contribuire a rialzare chi è schiacciato dall’ingiustizia o ab-battuto da una società tremendamente competitiva che non guarda alla persona ma al profitto.

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Cercherò di aiutare alcune persone a rialzarsi, a pren-dere fiducia in sé stesse, dando la mia amicizia e sostenendo in questo tempo di Quaresima qualche progetto della Caritas, o aiutando l’operato di qualche missionario come, per esempio, don Carlo Paris, sacerdote della nostra diocesi che opera in una par-rocchia di Belém in Brasile, o padre Nello Ruffaldi, anche lui in Brasile a servizio delle popolazioni indios, ma in questo momento a Roma per cure.

TERZA DOMENICA DI QUARESIMA

In ascolto...

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere Dal Vangelo secondo Giovanni 2, 13-25 Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalem-me. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e co-lombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo

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zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrit-tura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo. Parola del Signore Signore nostro Dio, santo è il suo nome; piega i nostri cuori ai tuoi comandamenti e donaci la sapienza della croce, perché, liberati dal peccato, che ci chiude nel nostro egoismo, ci apriamo al dono dello Spirito per diventare tempio vivo del tuo amore.

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Per riflettere...

I DONI DI UN PADRE Il vecchio cominciò a parlare: “Devi sapere che io sono un re e vengo da un paese molto lontano dove vivevo felice con i miei quattro figli. Un giorno il figlio primogenito mi disse “Padre, voglio andare per il mondo e cavarmela da solo”. Io fui molto triste, volevo che mio figlio ottenesse il meglio nelle terre dove si sarebbe recato. Allora gli dissi. “Figlio mio è giusto che tu te ne vada per conto tuo; promettimi solo una cosa: non dimenticarti mai di tuo padre! Se lo prometti puoi chiedermi ciò che vuoi.” Mio figlio, dopo un attimo di esitazione , mi rispose: “Dammi la tua ricchezza e non ti dimenticherò.” Allora io riempii i forzieri d'oro e glieli diedi e mio figlio partì con un lungo corteo di servi e carri. Poco tempo dopo anche il mio secondo figlio ormai adulto se ne volle andare. Anche a lui chiesi una sola cosa : non dimenticare tuo padre! Mio figlio rispose: “Voglio la tua potenza ed io non ti dimenticherò” Diedi a mio figlio i guerrieri della mia armata invincibile e lui partì alla testa delle sue nuove truppe. Presto anche il mio terzo figlio decise di tentare la fortuna nel mondo. Anche lui mi promise che non mi avrebbe mai dimenticato e mi chiese: “Dammi la tua sapienza”. Diedi a mio figlio un grosso libro in cui avevo scritto i miei pensieri e le mie sentenze; con il libro sotto il braccio se ne andò. Quando il mio quarto figlio volle partire divenni molto triste e lo im-plorai di rimanere con me e di non lasciarmi solo. Gli dissi: “Non voglio passare i miei ultimi anni nella solitudine. Del resto ho già dato tutto quello che possedevo ai tuoi fratelli. Ho dato loro la

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ricchezza, la potenza e il sapere, non mi è rimasto nulla!” Allora lui mi rispose: “Dammi il tuo amore , padre, e affinchè non mi possa dimenticare di te, donami l'anello che porti al dito “ Io piangendo diedi l'anello a mio figlio che, a piedi, si allontanò dal castello. Così rimasi solo, passarono molti anni, i miei quattro figli sembravano spariti nel nulla; non ricevetti da loro nessuna notizia. Ormai vecchio e stanco decisi di andarli a cercare . Il ragazzo, incuriosito, chiese al re: Siete riuscito a trovarli? Come a-vete fatto?............................................. Il re diede un dono diverso ad ogni figlio, e chiese a tutti una sola cosa: di non dimenticarsi di lui. Dio, come quel re, da ad ognuno di noi uno o più doni? Dio cosa ci chiede in cambio? Qualche volta ci dimentichiamo di Dio, quali sono le cose che ci allontanano da Lui?

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Gioco: labirinto dei doni I quattro figli del re partono tutti dal castello. Cerca la strada che li porterà a trovare il loro dono.

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In missione... Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Ciò che divora, e che ci divora, oggi, è il desiderio di avere di più, di potere di più, di apparire meglio. Mentre questa smania divora la persona, lo zelo, cioè l’amore per Dio, fa crescere la persona, da’ più vita alle persone, ce le fa guardare con gli occhi di Dio. Lo zelo per Dio ci da’ zelo anche per l’uomo e per la vita di ognuno. In questa settimana voglio ardere, vibrare, riscaldarmi e bruciare per le situazione di ingiustizia lontane e vicine. Per cominciare mi impegno a non offendere nessuno e a rispettare tutti.

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA

In ascolto... Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui Dal Vangelo secondo Giovanni 3, 14-21 In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

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Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio uni-genito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché le sue opere non venga-no riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”. Dio buono e fedele, che mai ti stanchi di richiamare gli erranti a vera conversione e nel tuo Figlio innalzato sulla croce ci guarisci dai morsi del maligno, donaci la ricchezza della tua grazia, perché rinnovati nello spirito possiamo corrispondere al tuo eterno e sconfinato amore.

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Per riflettere...

LA RICCHEZZA LA POTENZA LA SAPIENZA Il re rispose: “Si li ho trovati! Sono partito anch'io verso l'ignoto e do-po un po' sono arrivato sotto le mura di uno splendido castello. Da-vanti al portone c'era una lunga fila di contadini vestiti poveramente. Chiesi loro a chi appartenesse il castello. Un contadino mi rispose che era del signore più ricco del mondo, che tutti erano lì per pagargli l'af-fitto e che lasciava loro a malapena il necessario per non morire di fa-me. Di nascosto riuscii ad entrare nel castello. Riconobbi mio figlio, era seduto ad un tavolo e contava un grosso mucchio di monete. Era cir-condato da forzieri pieni d'oro. Mio figlio mi guardò e mi disse “seccato”: Vecchio che fai? Vattene , come vedi ho molto da fare” Con molto dolore capii che mio figlio mi aveva dimenticato; me ne an-dai e ripresi il cammino alla ricerca del mio secondo figlio. Dopo qualche giorno arrivai ad una cittadella fortificata, cinta da alte e potenti mura. Un cavaliere armato di tutto punto mi fermò, mi fece prigioniero e mi portò con sé. Entrai nella cittadella, nella piazza c'erano molti prigionieri legati da pesanti catene e con i segni della tortura. Il cavaliere mi spinse alla presenza del suo potente signore. Era vestito di un'armatura d'acciaio brunito, l'elmo ricopriva il suo viso, si intravedevano solo i suoi occhi altezzosi. Guardandoli riconobbi gli occhi di mio figlio che mi apostrofò con pa-role minacciose dicendomi che ero andato lì per carpire il segreto della sua potenza e poiché ero così vecchio me ne potevo andare. Capii così che anche il mio secondo figlio mi aveva dimenticato. Sempre più triste ed avvilito lasciai la cittadella fortificata e ripresi il

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cammino . Dopo alcuni giorni giunsi in una grande città. Gli abitanti si muovevano per le vie in silenzio, malinconici e preoccupati. Chiesi loro perché fossero così tristi. Un passante mi rispose di parlare sottovoce, perché il loro signore era l'uomo più sapiente del mondo e se avesse sentito dire da qualcuno una sciocchezza lo avrebbe sbattuto subito fuori dalla città. Incuriosito volli conoscere questo sapiente, mi recai da lui, era seduto su un alto trono, circondato da discepoli che pendevano dalle sue labbra pieni di timore. Come lo vidi riconobbi il mio terzo fìglio,che guardandomi mi disse: “Vecchio. Tutti dicono che i vecchi sono saggi. Io invece so che sono stupidi. Rispondi al mio indovinello, vecchio! Che cosa è più grande di un oceano, ma può stare in una piccola palla?” Io sapevo la risposta, ma negai di conoscerla. Lui prendendomi in giro mi redarguì che era la sua sapienza, più grande di tutto l'oceano e che stava tutta nella sua testa. Deluso ed amareggiato me ne andai, anche il mio terzo figlio mi aveva dimenticato. Il vecchio re cominciò a piangere silenziosamente ed il ragazzo............................. I figli del re come hanno fatto fruttare i doni dati loro dal padre? Anche noi abbiamo ricevuto molti doni da Dio. Li faccia-mo fruttare? Come? Gioco dell’intervista Si prendono tre ragazzi, ognuno di loro rappresenterà i figli del re: il ricco, il potente e il sapiente. L'intervistatore può essere il catechista o un altro ragazzo del gruppo. Terminata l'intervista tutti gli altri ragazzi potranno intervenire facendo domande o espri-mendo i propri pareri.

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In missione... …bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo. Tutti voglia-mo essere innalzati per ricevere auguri, omaggi, lodi. Gesù invece è innalzato non per ricevere ma per dare: non gli tolgono la vita, lui la dona. Non vale di più chi si innalza su-gli altri, ma chi si mette al pari di tutti facendosi fratello a servizio della vita di tutti. Oggi chi innalza di più è la pubblicità. Tante cose sono messe talmente in vista da apparire indispensabi-li, irrinunciabili. Spesso le cose ci vengono presentate come più importanti delle persone e il successo più importante del rispetto. In questi giorni voglio scegliere di guardare con occhi più critici gli spot pubblicitari e domandarmi se quello che ci viene presentato è così utile e indispensabile.

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QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

In ascolto... Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto Dal Vangelo secondo Giovanni 12, 20-33 In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rima-ne solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servi-tore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glori-fica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorifi-cherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è

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il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, atti-rerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Parola del Signore Ascolta, o Padre, il grido del tuo Figlio che, per stabilire la nuova ed eterna alleanza, si è fatto obbediente fino alla morte di croce; fa’ che nelle prove della vita partecipiamo intimamente alla sua passione redentrice, per avere la fecondità del seme che muore ed essere accolti come tua messe nel regno dei cieli.

Per riflettere...

LA GIOIA L'ANELLO

Il ragazzo, ormai dimentico del suo dolore, cercò di rincuorare il vec-chio re. Sentiva una grande pena per lui. Lo vedeva così indifeso, solo. I suoi vestiti, un tempo così belli, erano ridotti a miseri stracci, non era più il re ricco, potente e sapiente, ma solo un povero vecchio. Cominciò ad accarezzarlo e piano piano il re si calmò e smise di piangere. Il ragazzo commosso gli disse: “Tu ormai sei solo come lo sono io, se vuoi puoi rimanere qui, ci faremo compagnia. Prima, però, dimmi tu avevi un quarto figlio, lo hai mai trovato? Se non ci sei ancora riusci-to, ti posso aiutare. Partiremo insieme.”

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Il re scrutò gli occhi del ragazzo, vide lo sguardo pieno d'amore con cui lo aveva guardato, l'ultima volta, il suo quarto figlio e rispose: “Ormai la ricerca è finita. Quell'anello che è appeso alla tua catenina d'argento era di mio figlio, lui non mi aveva dimenticato. Tutto il mio dolore è sparito, è rimasta solo la gioia di averti trovato.” Il vecchio re prese la mano del nipote e s'incamminò con lui verso il suo castello. Arrivati i sudditi del re: giovani, vecchi, donne, uomini e bambini vol-lero fare una grande festa perché il loro re con suo nipote era tornato e il loro dolore si era mutato in gioia. Secondo te il figlio si sarebbe ricordato del padre senza l'anello? L'amore, in questo racconto, è rappresentato dall'anello. Per te con che cosa o con chi rappresenteresti l'amore di Dio? Il figlio aveva trasmesso l'amore per suo padre a suo figlio. Siamo capaci di trasmettere amore agli altri? Gioco: ogni gruppo darà un titolo a questa storia. Oppure i ragazzi possono scrivere: La storia è liberamente tratta da un racconto di Bruno Ferrero. UN MOMENTO DI TRISTEZZA L’AMORE È …... CHE E DIVENTATO GIOIA …..

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In missione... Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane so-lo; se invece muore, produce molto frutto. Sembra una con-traddizione eppure è così. Bisogna spendersi e darsi per realizzarsi e ottenere qualcosa. Gesù si è speso totalmente e il suo frutto è stata una umanità nuova.

Sarà difficile, ma voglio fare il proposito di spendermi in quello che credo: nell’amicizia e in un gioco sano, nello studio e nei compiti di scuola, per la mia fami-glia e le faccende domestiche alle quali voglio contri-buire.

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