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MERIGGIO (ALCYONE) Quest'opera è importante non solo per il linguaggio analogico e simbolico del decadentismo, ma anche perché in essa D'Annunzio ci descrive il fenomeno panico. Il panismo è il partecipare dell'essenza del tutto l'uomo si estranea facendo prevalere la sua parte irrazionale per poi fondersi con il resto della natura, creando un tutt'uno e partecipando dell'essenza del tutto. Il fenomeno panico veniva raggiunto da alcuni poeti francesi attraverso le droghe, D'Annunzio non ne aveva bisogno. Qui ci viene descritto il processo panico, anche se ci vogliono precise condizioni ambientali. Nell'Alcyone egli descrive una vacanza trascorsa in una località marina presso le coste tirreniche laziali, dove in estate si creano quelle condizioni ambientali che permettono al poeta di liberarsi della propria fisicità e fondersi con l'essenza del tutto. Questa poesia si compone di quattro strofe e un verso finale isolato. Le prime due sono dedicate interamente alla descrizione del paesaggio che lo circonda nella prima l'autore guarda verso il mare, nella seconda guarda verso l'interno. L'autore sta parlando del meriggio, del mezzogiorno: prima guarda verso la spiaggia che si trova più vicino a lui, poi pian piano lo sguardo si alza per riuscire a inglobare tutto il paesaggio circostante fino a individuare alcune isole appartenenti all'arcipelago toscano. Il mare viene definito etrusco perché lui comincia a creare una rete di analogie estremamente importante che percorre l'intero componimento. In questa rete analogica è presente il termine etrusco, fortemente legato a "verdicante", "dissepolto", "ipogei", quasi tutti termini posti a explicit verso. Il mare tirreno è definito etrusco perché l'antica Etruria includeva praticamente quasi tutta la Toscana e parte del Lazio. Il termine etrusco è fortemente legato a "ipogei", facendo riferimento alle statue di bronzo che furono rinvenute (dissepolti) nei sepolcri (ipogei) etruschi, e che hanno un colore pallido tendente al verde (verdicante) e che è simile a quello del mare; un pallore tendente al verde che ricorda la morte. Bronzo metonimia. L'autore ci dà un'indicazione temporale con il termine "bonaccia", l'assenza di vento, essa è una delle condizioni ambientali che permette il fenomeno del panismo. L'autore, nel descrivere la situazione circostante, ricorre alla litote, alla negazione, per indicare l'assenza di un qualcosa; addirittura ricorre a una triplice litote che è collegata al pallido verdicante, al mare etrusco, agli ipogei e fa riferimento alla morte. Non trema…arsi notare l'allitterazione che crea forti scontri consonantici per dare il senso dell'arsura, della mancanza di acqua, del torrido calore estivo della canicola (caldo torrido estivo, componente che permetterà all'autore di entrare in estasi panica). Non suona…ascolto oltre alla mancanza di vento e all'arsura c'è un silenzio pressoché assoluto che domina in questo paesaggio estivo. Biancica classico verbo usato dai decadenti, esso non indica un'azione ma una connotazione coloristica, quella delle vele (metonimia) sta dicendo che la mancanza di vento blocca le barche che formano una sorta di riga in mare che si trasforma in una riga bianca sullo sfondo azzurro del mare visto dal poeta. Chiaro silenzio sinestesia, il meriggio estivo è caratterizzato da una luminosità abbagliante a cui si aggiunge il silenzio dovuto all'arsura che immobilizza ogni cosa e alla bonaccia. Pel chiaro…scorgo pian piano l'autore prima guarda la spiaggia vicina, poi lentamente comincia ad osservare tutto ciò che c'è in lontananza e riesce ad individuare Capo Corvo, l'isola del Faro e ancora più in lontananza "forme d'aria nell'aria" l'autore si riferisce alla percezione di queste sagome quasi diafane dovute alla presenza della foschia determinata dalla calura estiva. La foschia ci permette di individuare la presenza di un'isola in lontananza, ma non riusciamo a distinguerla in maniera chiara e precisa. Le isole che l'autore individua sono la Capraia e la Gorgona e qui abbiamo un riferimento a

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MERIGGIO (ALCYONE)Quest'opera è importante non solo per il linguaggio analogico e simbolico del decadentismo, ma anche perché in essa D'Annunzio ci descrive il fenomeno panico. Il panismo è il partecipare dell'essenza del tutto l'uomo si estranea facendo prevalere la sua parte irrazionale per poi fondersi con il resto della natura, creando un tutt'uno e partecipando dell'essenza del tutto. Il fenomeno panico veniva raggiunto da alcuni poeti francesi attraverso le droghe, D'Annunzio non ne aveva bisogno. Qui ci viene descritto il processo panico, anche se ci vogliono precise condizioni ambientali. Nell'Alcyone egli descrive una vacanza trascorsa in una località marina presso le coste tirreniche laziali, dove in estate si creano quelle condizioni ambientali che permettono al poeta di liberarsi della propria fisicità e fondersi con l'essenza del tutto. Questa poesia si compone di quattro strofe e un verso finale isolato. Le prime due sono dedicate interamente alla descrizione del paesaggio che lo circonda nella prima l'autore guarda verso il mare, nella seconda guarda verso l'interno. L'autore sta parlando del meriggio, del mezzogiorno: prima guarda verso la spiaggia che si trova più vicino a lui, poi pian piano lo sguardo si alza per riuscire a inglobare tutto il paesaggio circostante fino a individuare alcune isole appartenenti all'arcipelago toscano. Il mare viene definito etrusco perché lui comincia a creare una rete di analogie estremamente importante che percorre l'intero componimento. In questa rete analogica è presente il termineetrusco, fortemente legato a "verdicante", "dissepolto", "ipogei", quasi tutti termini posti a explicit verso. Il mare tirreno è definito etrusco perché l'antica Etruria includeva praticamentequasi tutta la Toscana e parte del Lazio. Il termine etrusco è fortemente legato a "ipogei", facendo riferimento alle statue di bronzo che furono rinvenute (dissepolti) nei sepolcri (ipogei) etruschi, e che hanno un colore pallido tendente al verde (verdicante) e che è simile a quello del mare; un pallore tendente al verde che ricorda la morte.Bronzo metonimia. L'autore ci dà un'indicazione temporale con il termine "bonaccia", l'assenza di vento, essa è una delle condizioni ambientali che permette il fenomeno del panismo. L'autore, nel descrivere la situazione circostante, ricorre alla litote, alla negazione, per indicare l'assenza di un qualcosa; addirittura ricorre a una triplice litote che è collegata al pallido verdicante, al mare etrusco, agli ipogei e fa riferimento alla morte. Non trema…arsi notare l'allitterazione che crea forti scontri consonantici per dare il senso dell'arsura, della mancanza di acqua, del torrido calore estivo della canicola (caldo torrido estivo, componente che permetterà all'autore di entrare in estasi panica). Non suona…ascolto oltre alla mancanza di vento e all'arsura c'è un silenzio pressoché assolutoche domina in questo paesaggio estivo. Biancica classico verbo usato dai decadenti, esso non indica un'azione ma una connotazione coloristica, quella delle vele (metonimia) sta dicendo che la mancanza di vento blocca le barche che formano una sorta di riga in mare che si trasforma in una riga bianca sullo sfondo azzurro del mare visto dal poeta. Chiaro silenzio sinestesia, il meriggio estivo è caratterizzato da una luminosità abbagliante a cui si aggiunge il silenzio dovuto all'arsura che immobilizza ogni cosa e alla bonaccia. Pel chiaro…scorgo pian piano l'autore prima guarda la spiaggia vicina, poi lentamente comincia ad osservare tutto ciò che c'è in lontananza e riesce ad individuare Capo Corvo, l'isola del Faro e ancora più in lontananza "forme d'aria nell'aria" l'autore si riferisce alla percezione di queste sagome quasi diafane dovute alla presenza della foschia determinata dalla calura estiva. La foschia ci permette di individuare la presenza di un'isola in lontananza, ma non riusciamo a distinguerla in maniera chiara e precisa. Le isole che l'autore individua sono la Capraia e la Gorgona e qui abbiamo un riferimento a

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Dante (apostrofe) che aveva citato queste due isole nel 33esimo canto dell'inferno, in cui parla di Ugolino della Gherardesca (politico italiano ghibellino): infatti dopo aver parlato dell'uccisione dei suoi due figli, Dante sdegnato si augura che le due isole possano creare una sorta di sbarramento presso la foce del fiume Arno e determinare lo straripamento di quest'ultimo per affogare i cittadini di Pisa, colpevoli dell'uccisione di questi due innocenti.

ANALISI DE “IL MERIGGIO”, ALCYONE1^ stanzaLe prime due strofe sono dedicate interamente alla descrizione del paesaggio, un paesaggio marino che va verso l’orizzonte, anche se a un certo punto nell’ultima parte, l’autore volge lo sguardo verso l’interno, infatti parla delle Alpi Apuane che si intravedono dal luogo dove lui si trova. Nella seconda parte descrive più l’entroterra, o meglio la zone vicina alla foce del fiume Arno. Queste due strofe descrittive servono per introdurre l’esperienza panica ( del panismo). Già all’interno di queste prime due strofe, nella descrizione del paesaggio si crea tutta una serie di analogie, tipiche del decadentismo e che allo stesso tempo fanno riferimentoal senso di impotenza (di velleitarismo) che caratterizza i personaggi dannunziani nella narrativa ma che profondamente esprimevano lo stato d’animo del poeta.Marmorea corona … assunte qui abbiamo la personificazione del paesaggio infatti le Alpi Apuane ci vengono descritte come una corona fatta di punte minacciose, una corona di marmo (perché le Alpi Apuane sono famose per la presenza di marmo).Regno amaro qui l’autore si rifà ad un’espressione tipicamente virgiliana, infatti con l’espressione “regno amaro” Virgilio indicava l’Ade, espressione che riprese anche Dante nell’Inferno. Quindi con l’espressione regno amaro si indica proprio l’inferno, il luogo del peccato.Tra l’altro l’autore per rimarcare questo concetto, utilizza la figura retorica etimologica: quando l’aggettivo deriva dal sostantivo a cui viene affiancato (ex. selva selvaggia). In questo caso “regnano” è il verbo e “regno” sarebbe il sostantivo da cui deriva il verbo regnare. minaccevoli punte … assunte perché il fatto che siano particolarmente alte e spicchino sul paesaggio, fa sì che l’autore gli attribuisca, attraverso la figura retorica della personificazione, il difetto pregio dell’orgoglio.come il dissepolto bronzo dagli ipogei ipogei si riferisce ai luoghi di sotto, le catacombe, i cimiteri da cui furono rinvenute le statue etrusche.L’assenza di vita è evidenziata da una fitta rete di analogie, anche grazie alla litote, che ritroviamo in ben tre proposizioni consecutive (non bava, non trema, non suona). La prima si riferisce al movimento, la seconda all’arsura, la terza al suono; quindi abbiamo il riferimento apercezioni sensoriali molteplici, perché il vento lo si può percepire soprattutto a livello tattile. I decadenti, proprio perché devono evocare una realtà altra, ricorrono a figure retoriche che coinvolgono i vari campi sensoriali. Da qui poi l’uso frequentissimo della sinestesia, presente anche in questa prima stanza. Un’altra percezione molto frequente è la percezione coloristica, addirittura siccome c’è bonaccia e non c’è movimento, in genere i verbi indicano l’azione del movimento, in questo caso l’autore ricorre ad un verbo che non indica movimento, ma una connotazione coloristica BIANCICA.Anche qui abbiamo una fitta rete di corrispondenze, un linguaggio fortemente analogico che fa riferimento all’oscurità, ma soprattutto al concetto di morte che è presente nella prima stanza.I decadenti provano una morbosa attrazione verso tutto ciò che è in decadenza, oggetto di un annullamento totale e verso la morte stessa. A ben vedere, il panismo oltre a potenziare l’io, è una forma di morte e resurrezione, in quanto io rinuncio consapevolmente o inconsapevolmente ai confini delimitanti della mia fisicità e quindi conseguo una sorta di morte corporale per assumere una dimensione spaziale e temporale infinita, ossia l’essenza del tutto. Quindi potenzio il mio io, ma determino una sorta di morte del mio corpo, anche se

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momentanea.Qui abbiamo una fitta rete di analogie, la prima espressione che ci induce a pensare alla mortee al disfacimento è “pallido vendicante”, quindi il pallore della morte e il colore verdognolo deldisfacimento. Infatti il Mare Etrusco viene paragonato al colore verdastro che si forma nei bronzi sepolcrali: è un effetto di ossidazione, il contatto dell’acqua con il bronzo, a lungo andare, provoca ossidazione (da qui il colore verdognolo) che diventa anche sinonimo di disfacimento. Infatti la percezione che abbiamo nel vedere quel colore è di disfacimento, quasi di morto.2^ stanzaOra tutto questo viene ripreso in maniera quasi simmetrica nella seconda stanza: cioè l’autore prima descrive la foce del fiume Arno e poi allarga i suoi orizzonti, ma non procede verso il mare, bensì verso l’interno o i luoghi che affiancano la foce del fiume Arno.La foce … cumuli di vapore tra la prima e la seconda stanza vi è una fortissima simmetria, infatti come nella prima stanza, anche nella seconda l’autore inizia a descriverci la foce del fiume, il colore dell’acqua che lo caratterizza e tutto ciò che si trova intorno alla foce del fiume Arno.Del marin colore … si tace la foce dell’Arno è circondata dalle reti che i pescatori appendono su dei pali incrociati.Salso stagnosignifica stagno salato; lo stagno salato ci ricorda il mare che è caratterizzato daassoluta immobilità; lo stagno stesso è immobile perché è pervaso dalle cosiddette correnti marine.Come il bronzo sepolcrale di nuovo la stessa analogia che aveva utilizzato prima;pallida verdica in pace in pace significa che non è caratterizzato da alcun movimento;quella che sorridea qui il passaggio è fortemente ellittico, metaforico e qui il poeta utilizza anche la figura retorica della personificazione, quindi soggettivizza moltissimo la realtà circostante. La descrizione che fa è fortemente soggettiva, come succedeva nel romanticismo ma soprattutto nel decadentismo. Utilizza l’espressione “Sorridea” perché quando l’acqua si increspa produce dei semicerchi cheall’io poetico ricordano un sorriso; quindi il vento della bonaccia fa sì che il fiume Arno assuma un colore verde pallido, paragonato ai bronzi sepolcrali e quest’acqua è assolutamentestagnante, in pace e non si muove mentre precedentemente c’era un accenno di movimento dato dal vento della bonaccia, tanto da attribuire alla foce stessa un sorriso. Il discorso analogico si infittisce ulteriormente nei versi successivi:quasi letéa … d’aura come è successo nella strofa precedente, anche qua l’autore ricorre allalitote che essendo una negazione mette in evidenza il concetto di morte perché la morte è assenza, noi lo associamo all’assenza di qualcosa. Anche il termine “letea” che proviene dal fiume Lete, il fiume dell’Ade virgiliana, che poi venne ripreso da Dante che lo collocò nel Paradiso Terrestre. La funzione del fiume Lete era quello di permettere alle persone che vi si immergevano di dimenticare completamente la vita passata. Nell’Eneide di Virgilio si immergevano nel fiume Lete le anime che poi dovevano reincarnarsi,perché avessero la possibilità di ottenere la metempsicosi (ossia l trasmigrazione delle anime).Ma il termine “letea” fa riferimento al mondo dei morti sia a livello fonico che concettuale, perché sia nel caso di Virgilio che nel caso di Dante il fiume Lete è un fiume che si trova bel mondo dei morti.Al termine letea è poi abbinato analogicamente il termine obliviosa, che determina oblio, un elemento tipico della morte, un dimenticare assolutamente noi stessi e tutto ciò che ci ha caratterizzato nel corso della vita. Ad esempio questo è un concetto su cui insiste molto Leopardi, un concetto presente nel “Canto notturno di un pastore errante nell’Asia”, perché lui corre come un pazzo e poi alla fineprecipita in una voragine dove dimentica tutto, quindi la morte viene vista non solo come

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una grande voragine ma anche come dimenticanza totale, del nulla assoluto nichilismo. eguale, segno … d’aura le rughe prodotte dal vento che increspa l’acquaLa fuga … silente tutto ciò che è stato attribuito alla foce fa sì che l autore definisca la foce oblio silente, dimenticanza silenziosa, quindi qui è evidente la fitta rete di analogie. “La fuga delle due rive” nel senso che la foce è caratterizzata dalla presenza di due rive che però in lontananza sfumano, non viene percepita la separazione e lui la vede come una sorta di cerchio che circoscrive e soffoca l’oblio silente, l’acqua stagnante della foce del fiume Arno.e le canne non han sussurri figura retorica della personificazione e della litote per sottolineare l’assenza di vento. Il vento viene paragonato a dei sussurri perché può essere percepito anche a livello uditivo.Più foschi i boschi notiamo la paronomasia; per i decadenti la musicalità era molto importante e in questo caso l’uso della paronomasia accentua l’oscurità, il colore scuro e tenebroso che analogicamente fa riferimento sempre al concetto di morte.chiostra cerchio; un cerchio che può ricordarci la tomba e il mondo dei morti.ma i più lontani … son quasi azzurri le varie sfumature di colore che percepisce guardandosi intorno.Infine in chiusa della seconda stanza, così come aveva fatto per chiudere la prima, ci parla dei monti.dormono i monti pisani … vapore la foschia determinata dalla calura estiva ha determinato il crearsi di banchi di foschia proprio sulle punte dei monti pisani.3^ stanzaBonaccia … ove il tatto s’affina qui inizia il processo panico, l’estasi panica. Qui ribadisce concetti già espressi precedentemente e li riassume attraverso la figura retorica dell’accumulo.B0naccia, calura e silenzio sono i tre presupposti fondamentali perché avvenga nell’autore l’estasi panica. L’Estate viene personificata infatti usa la lettera maiuscola.L’Estate … solo questo “solo” finale ha indotto molti critici a ritenere che il panismo sia associato al superomismo: così come pochissimi uomini che possiedono delle caratteristiche fondamentali possono aspirare a una dimensione sovraumana (che è quella del superuomo) lostesso discorso vale per il panismo, che può essere interpretato come una dimensione sovraumana. Notiamo l’uso dell’io io debba promesso sia a me, è un frutto che solo io posso cogliere non è un’esperienza comune, non è un’esperienza da tutti. Perduta m’è ogni traccia dell’uomo è come se pian piano cominciasse a dimenticare la sua condizione umana, come se si sdoppiasse lentamente e la mente vagasse da una parte e il corpo restasse separato.voce non suona se ascolto insiste sul silenzio assoluto che è condicio sine qua non e quindi può avvenire il fenomeno panico. Man mano che inizia a staccarsi dalla sua corporeità, inizia anon sentire più il dolore e la sofferenza dovuta alla fisicità.non ho più nome se mi distacco e mi libero del fardello del corpo, automaticamente non appartengo più all’umanità e quindi il mio nome e la mia identità che mi circoscrive come essere, si perdono.e sento che il mio volto … meridiano siccome il processo panico avviene lentamente, in questa prima strofa della seconda parte, l’autore usa delle similitudini e inizia a paragonare alcune parti del proprio corpo agli elementi della natura. Solo nella seconda parte lui stesso e poi gli elementi del corpo diventano elementi della natura, perché lui si fonde con l’essenza del tutto.Qui notiamo anche l’uso del climax, molto usato da D’Annunzio perché il climax è un ritmo crescente che indica da una parte il processo metamorfico di trasformazione dell’autore e allo stesso tempo indica l’ansietà il desiderio da parte del poeta di giungere a questa fusione con il tutto.

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s’indora diventa dorato come il giallo oro del meriggio.paglia marina alghe gialle che ritroviamo sulla spiaggiail loido rigato … il mio palato anche il nostro palato è fatto di righe che percepiamo a livello tattile attraverso la lingua e quindi a livello gustativo.Il cavo … s’affina man mano che egli si distacca dalla sua dimensione terrena e si fonde con gli altri elementi della natura la sua percezione sensoriale si potenzia notevolmente e questo potenziamento delle percezioni viene messo in evidenza proprio alla fine della stanza.ove il tatto si affina anche il fatto della mano con le sue rughe viene paragonato al lido rigato.e la mia forza supina … e la mia vita è divina lentamente si arriva al vero processo di estasipanica. Viene definita estasi perché viene paragonata al fenomeno del misticismo, durante il quale la mia mente, tramite la preghiera, fuoriesce dai suoi limiti corporei per fondersi con Dio e diventare un tutt’uno con lui. Lui si fonde con l’essenza del tutto e non con Dio, infatti l’ideologia decadente non ha nulla a che vedere con la religione, ma è una visione puramente laica; però è inevitabile paragonare l’esperienza panica a una esperienza spirituale.E la mia forza … nell’arena come se il suo corpo cominciasse a fondersi e a diventare un tutt’uno con la spiaggia (--> l’arena).Diffondersi nel mare il fenomeno panico comincia ad abbracciare anche il mareE adesso ci viene e descritta la metamorfosi, l’estasi panica.Il fiume … sudore tutto fa parte di lui e lui fa parte di tutto.E io sono … esigua dovrebbe essere un frammento di granello di sabbiae in ogni cosa immane perché l’essenza del tutto coinvolge ogni parte dell’universo non facendo più distinzioni gerarchiche.Ardo, riluco esattamente come il meriggio che da titolo alla poesia, anzi arde di luce essendo lui stesso meriggio perché non c’è più la similitudine ma c’è la piena identità. Ed essendo lui parte dell’essenza del tutto, anche gli elementi della natura si identificano in lui e quindi si ha il processo contrario che viene evidenziato tramite un climax ascendente, ma mentre nella prima parte l’autore ricorre all’asindeto, nella seconda parte ricorre al polisindeto.E l’alpi … l’usato nome anche loro non hanno più l’identità, la distinzione che lui aveva fatto nelle prime due strofe.in tutto io vivo … divina è un’espressione ossimorica; in tutto il componimento abbiamo una fitta rete di analogie che rimandano al concetto di morte. La morte rappresenta, all’interno di questo componimento la metamorfosi perché io mi libero dei limiti determinati dal corpo. Però c’è un altro significato che rimanda comunque all’ideologia decadente e alla personalità sia di D’annunzio che dei personaggi delle opere dannunziane.I personaggi dannunziani sono stanzialmente duplici, cioè da una parte sono caratterizzati da un forte estetismo e superomismo e da una volontà di potenza smisurata e imposizione del proprio io. Dall’altro però sono caratterizzati da un forte velleitarismo che preannuncia il concetto di inettitudine che si diffonderà nella letteratura d’Oltralpe e diventerà un concetto basilare dell’esistenzialismo che si diffonde nei primi decenni del 1900.Qui sta dicendo che accanto al desiderio di potenza, incombe sull’autore e sul personaggio un senso di morte, disfacimento e impossibilità di raggiungere il proprio obiettivo. È un vivere al di sopra delle righe in senso superomistico del termine, ma allo stesso tempo un morire, una sconfitta e disfatta più totale che si fondano e diventano un tutt’uno (vedi i personaggi di Andrea Sperelli, Giorgio Aurispa e Claudio Cantelmo che puntualmente, aldilà delle loro ambizioni ed obiettivi, sono caratterizzati da una forte inettitudine, incapacità a vivere a realizzare i propri sogni ed obiettivi).L’ultimo verso è “La mia vita è divina”; per la mia vita è divina intende tutto ciò che si distaccache va oltre l’umanità e quindi una condizione oltre l’umanità grazie al fenomeno panico. UNA FANTASIA IN BIANCO MAGGIORE

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In questo brano, il protagonista Andrea Sperelli sta aspettando Elena, che gli ha dato un biglietto invitandolo a presentarsi a casa sua. Mentre la aspetta però, invece di pensare a lei, inizia a fantasticare sull’altra donna della sua vita, Maria Ferres che rappresenta la donna angelicata e pura e all’interno del testo abbiamo delle analogie fra questa donna ed il concetto di purezza che viene espresso attraverso la neve, i gigli ecc.Quindi Maria viene presentata come una sorta di Madonna che incede in questo paesaggio bianco puro come la neve tempestato di gigli, che sono bianchi e quindi simbolo essi stessi di purezza.All’interno di questo brano è presente un elemento tipico del decadentismo: il forte simbolismo, che è possibile individuare in tutto il testo.I termini non si riferiscono semplicemente agli oggetti descritti, ma rimandano a delle dimensioni altre. Anche questa fusione più che interruzione tra realtà concreta e fantasia, rientra nel procedimento che potremmo definire decadente, dove fantasia e realtà si fondono in un tutt’uno e sono difficilmente distinguibili.latte immateriale immateriale perché non ha materia come la nebbia o la neve.irradiamento chimerico la chimera è un mostro, un elemento fantastico, come se questi elementi fantastici si proiettassero in tutta l’atmosfera d’intorno rendendo quest’ultima di sogno e stranita, non è la realtà a cui siamo solitamente abituati.La neve copriva … filigrana sta ricorrendo all’estetismo perché la neve depositata sul cancello, viene apprezzata perché ricorda l’opera di un orefice, non il contrario. Perché la filigrana dell’orefice è ispirata alla natura e noi non ci mettiamo nulla, le forme che noi creiamo sono frutto di fantasia ma sono associazioni di forme che cogliamo dalla natura e dunque il processo si inverte.Il giardino fioriva … paradiso di selene sta dicendo che la presenza della neve creava delle forme strane (--> gigli enormi e difformi). Abbiamo di nuovo il procedimento estetico; prima fa riferimento ad una incantazione lunatica, cioè ad un incantesimo prodotto dalla luna, e poi specifica ulteriormente ad un esanime un paradiso senza sangue, perché la luce della luna è bianca, non è calda, ricorda più la morte e non la vita.Selene dea della luna, divinità che produceva incantesimi che vengono descritti nelle opere mitologiche greche, da qui il paragonare il paesaggio circostante che vede ad un’opera letteraria.Tutta l'opera è caratterizzata da un linguaggio fortemente simbolico, come tutte le opere d'annunziane al di là di quelle che sono le tecniche narrative. Il linguaggio è fortemente correlato all'estetismo, basti pensare a quando paragona la neve alla filigrana lavorata dall'orefice oppure ancora quando il giardino della Casa, completamente ricoperto di neve e ghiacciato, spinge l'autore a paragonarlo a un esanime. Ma l'estetismo è presente anche nei passi successivi quando dice "Quei candori…ariostea", dove la neve trasformava l'edificio rendendolo particolarmente suggestivo perché ricorda all'esteta i palazzi incantati descritti da Ariosto nell'Orlando Furioso. Qui abbiamo un passaggio quasi impercettibile dal personaggio al narratore, quindi nella parte iniziale la focalizzazione è interna, poi si passa al narratore che è un esteta come Andrea Sperelli, ma assume un atteggiamento ironico nei confronti di questo personaggio."Si sentiva…luna" non è né simbolismo né estetismo, abbiamo una rappresentazione soggettiva del paesaggio che sembra il riflesso dello stato d'animo del personaggio e questo non rientra specificatamente nella produzione decadente, ma riguarda anche la produzione romantica. Il simbolismo ostentato è evidente soprattutto nella parte successiva quando ci parla dei due personaggi Elena, vestita di porpora, e Maria, vestita di ermellino. L'ermellino è una pelliccia bianca che entra in contrapposizione con la porpora di Elena: il bianco simboleggia la purezza (legato al nome Maria), il color porpora simboleggia invece la sensualità.Ancora quando "e come il suo spirito…e l'immaginaria per Maria" entrambe le donne sono

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desiderate per motivi completamente diversi: se Elena è desiderata realmente da Andrea in quanto suo alterego (anch'essa è un'esteta), Maria è desiderata per la speranza di poter trovare una purificazione, poter dare nuovo senso e nuovo significato alla sua vita perché Maria dovrebbe indurlo, nella sua purezza, a condurre una vita secondo i criteri, i canoni morali e le consuetudini borghesi del tempo. Nella seconda parte Sperelli si perde in una fantasia immaginandosi Maria mentre cammina nel luogo ricoperto dalla neve vestita di bianco, essa è ancora più candida dell'ambiente circostante; essa va ad immolarsi, il suo incedere è strettamente correlato al fatto che questa sia una fantasia di tipo erotico, egli si immagina che Maria vada da lui per farci l'amore. Qui l'autore utilizza un linguaggio volutamente ambiguo perché mescola il sacro con il profano, tipico di un personaggio che si erge al di sopra della morale comune e che rende ancora più perverso il suo sogno erotico. Maria ci viene paragonata a un essere puro e superiore e proprioper questo motivo il suo incedere ricorda quello della Vergine Maria, da qui l'uso di frasi latineche appartengono al linguaggio liturgico cristiano (ave, amen ecc). Però allo stesso tempo, accanto a questa terminologia, abbiamo altri termine dove non si parla di amore sacro (che Maria dovrebbe apparentemente suscitare), ma di amore profano e anzi è proprio questa mescolanza che rende agli occhi di Andrea ancora più desiderabile il personaggio di Maria, è come se possedendo Maria possedesse un qualcosa di puro che risulta assolutamente inviolabile. Anche qui si denota l'estetismo d'annunziano per la ricerca del piacere, perché si erge al di sopra della morale comune e perché al di là di quelli che sono i suoi discorsi, lui non vuole amare Maria per ritornare allo status di normalità e conformarsi a quelli che erano i dettami morali della società di appartenenza, lui lo vuole fare per soddisfare un suo desiderio morboso.L'OPERA DISTRUTTIVA DELLA NEMICAÈ così che viene soprannominata Ippolita Sanzio, la donna amata da Giorgio Aurispa. Ma è talmente innamorato di questa donna che in lei proietta la sua parte più oscura, la sua malattia interiore che lo rende particolarmente impotente e gli impedisce di raggiungere i suoiobbiettivi. In questo brano il simbolismo si accentua in maniera smisurata e tutto diventa estremamente soggettivo, ogni elemento della natura diventa espressione dell'interiorità del personaggio. Questa accentuazione del positivismo è data anche dall'adesione dell'autore a un nuovo genere di romanzo, quello psicologico che nacque in Francia proprio in quegli anni. Nel romanzo psicologico prevale la focalizzazione interna sul personaggio, ma non esclude la presenza del narratore anche se, esattamente come succede nel Piacere, spesso questi due elementi sfumano uno nell'altro, è molto difficile riuscire a separare il punto di vista del narratore da quello del personaggio. L'ambientazione è marina e questo fa sì che si creino quelle condizioni che sono state individuate come condicio sin equa non per l'estasi panica; tra l'altro all'interno della descrizione del paesaggio circostante l'autore fa riferimento a questo concetto quando parla del dio Pan nella quarta riga dove dice "l'ora panica". Questa frase ha un duplice significato:

1.L'ora del dio Pan che abitava i luoghi e i boschi nell'ora estiva2.Panica in riferimento al panismo e quindi si sta parlando del mezzogiorno, del meriggio estivo.

In questo brano ci sono due personaggi, Giorgio Aurispa e Ippolita Sanzio che sono sulle rive dell'Adriatico. Giorgio guarda Ippolita che va a bagnarsi i piedi nelle acque e la descrive in maniera fortemente soggettiva. Ippolita è un personaggio ambiguo, e ciò è rimarcato, insieme ai sentimenti contraddittori che legano Giorgio a questa donna, nella descrizione perché da unlato lui è molto attratto da lei per la sua bellezza e la sua dolcezza, ma dall'altro lato la disprezza perché è di origine plebea (è evidente il suo estetismo) e ciò è sottolineato quando descrive i suoi piedi deformi che nella loro deformità indicano l'origine rozza e plebea di questa donna. Lui prova attrazione ma anche estetica repulsione.

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L'autore descrive le ciocche bagnate di Ippolita quando essa esce dall'acqua per andare da Giorgio, tutto il personaggio di Ippolita è pervaso da un'ambiguità che sembra ricordare quella provata nei confronti di Maria da Sperelli, però qui non c'è l'aspirazione alla purezza."la donna…cristallo armonioso di un ellesponto" qui c'è un forte estetismo, la donna è considerata bella e specchio della natura in quanto al poeta essa ricorda le statue greche che siaffacciano armonicamente sull'ellesponto. Però non è la donna in sé ad essere così, ma la donna viene percepita in questo mondo dal personaggio che prova attrazione e repulsione.C'è un avvenimento importante che viene omesso dall'autore: i due hanno un rapporto sessuale La visione lugubre del paesaggio si accentua ulteriormente (i promontori…chiamava), questo è espressione dell'impotenza che caratterizza il personaggio di Giorgio Aurispa, un personaggio che si sente soggiogato dalla figura di Ippolita che verrà considerata la responsabile principale della sua incapacità a realizzarsi. Nell'ultima parte ("saliva su per la…in un attimo") abbiamo un dialogo tra i due, lui vuole morire per via dell'attrazione e della repulsione che prova nei suoi confronti. La sua impotenza lo porta ad avere desideri suicidi. "Fragoroso … nera nel sole" gli elementi della natura riflettono lo stato d'animo del personaggio. È una natura che impedisce al poeta stesso di realizzarsi.LA PIOGGIA NEL PINETOIl poeta immagina di trovarsi, in una giornata d'estate, con la sua donna amata, alla quale dà ilnome classico di Ermione, nella pineta di Versilia battuta dalla pioggia. La lirica rappresenta le sensazioni prodotte dalla pioggia estiva che cade, sempre più intensamente, sulla pineta in cui stanno per addentrarsi cogliendola nei vari momenti con la sua musicalità: all'inizio quando è ancora rada per poi divenire sempre più scrosciante. La natura sembra risvegliarsi al contatto della pioggia come una serie di strumenti dal suono diverso. In mezzo a questi suoni e sotto l'intensificazione della pioggia, l'uomo e la donna, si abbandonano con voluttà (passione, piacere, libidine) al freddo della pioggia sentendosi quasi purificati dall'acqua piovana che bagna le vesti. L'acqua che cade addosso sembra inzupparli- immergere lentamente e progressivamente nella natura, divenendo parte di essa.È probabilmente una delle liriche più famose di Gabriele D'Annunzio, essa è virtuosistica perché l'autore ricorre moltissimo al virtuosismo, all'eccesso di figure retoriche che sono in funzione della musicalità. È una poesia che concretamente non ha chi sa quale grande significato, tutto si riduce al tentativo riuscitissimo di descrivere la musica prodotta dalle gocce di pioggia che cadono in varie zone di questa pineta. C'è anche un abbozzo di panismo, però la musica diventa evocativa della realtà altra dell'ideologia decadente a cui D'Annunzio aderisce in pieno.La musica in questa poesia ha un'importanza fondamentale perché è l'unica arte che si sganciacompletamente dalla realtà fenomenica e risulta estremamente evocativa della realtà altra. Questo è un esempio del virtuosismo d'annunziano, altro esempio è "L'onda".Prima stanzaErmione è il nome che lui attribuisce alla donna amata. Sceglie un nome che appartiene alla letteratura antica, è un nome di origine greca, come se fosse una sorta di divinità che popola i boschi, esattamente come il dio Pan. La poesia inizia con un "taci" che è in perfetta sintonia con tutte le volte in cui, nell'interno componimento, l'autore invita Ermione ad ascoltare la musicalità della natura. Loro stanno passeggiando e a un certo punto sentono la pioggia che cade, questo evento naturale spinge l'autore a voler ascoltare la natura per fondersi con essa perché i suoni della natura permettono al poeta e alla sua donna di entrare in contatto con questa realtà altra e giungere all'estasi panica. "Taci-ascolta" sono due imperativi che lui rivolge alla donna amata in modo da esortarla a entrare in comunicazione col mondo naturale, però poi le parole che lui sceglie e la struttura dei versi sono in funzione della musicalità.

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Il rumore prodotto dalle gocce di pioggia viene paragonato a delle parole che esprimono un linguaggio sovraumano e che evoca la presenza di una realtà altra che si nasconde dietro le parvenze fenomeniche (che parlano gocciole e foglie lontane). L'autore ricorre a tutta una serie di espedienti per riuscire a riprodurre quello stesso suono: piove..piove..piove procedimento anaforico, forti allitterazioni gocciole-foglie, iterazioni, ripetizioni in forma quasi anaforica non odo, ma odo, parole, parole. Ancora, l'uso di tanto in tanto di un sistema di rime senza che sia presente un sistema ben preciso (irti-mirti, pini-divini, fuggenti-aulenti, accolti-folti ecc.), la presa di un climax ascendente (piove dalle nuvolesparse…) caratterizzato sia dall'enumerazione che da periodi che man mano si fanno sempre più brevi. Ma a parte questi elementi la musicalità e le variazioni musicali sono affidate alla versificazione, agli accenti ritmici o ictus che cadono in posizioni differenti scagliosi…accolti si creano un'accelerazione e una decelerazione continue in base alla posizione degli accenti. L'autore utilizza versi sempre differenti, talvolta composti da cinque sillabe, talvolta da tre (divini e silvani) la variazione dei versi determina una forte variazione degli ictus che crea una diversificazione musicale che è espressione della diversificazione fonica determinata dalle gocce di pioggia che cadono in varie zone della pineta, in alcuni momenti la pioggia è piùforte, in altri momenti è meno intensa. Qui l'autore, nell'ultima parte, quando dice "volti silvani", oltre a utilizzare il refrain (o ritornello, l'ultima parte di questa stanza si ripete nell'ultima parte del componimento), fa riferimento anche al fenomeno panico: i volti dei due amanti diventano silvani, che appartengono alla selva, anch'essi sono due elementi della natura esattamente come gli alberi, le foglie, l'erba ecc. Su i freschi…novella qui il discorso si fa estremamente generico e volutamente ambiguo perché in realtà l'autore sceglie queste espressioni per la loro musicalità. Freschi pensieri è una sorta di sinestesia perché viene attribuita la freschezza ai pensieri.Abbiamo anche un poliptoto in "t'illuse - m'illuse". In "favola bella" probabilmente fa riferimento al sentimento d'amore che lega questi due personaggi, però in realtà queste parole vengono scelte unicamente per conferire musicalità alcomponimento poetico.Seconda stanzaÈ come se a un certo punto il suono della pioggia si interrompesse o riguardasse solo il fondo del bosco e loro cominciassero a percepirlo in maniera meno chiara e man mano che si avvicinano in maniera sempre più nitida.Odi…rade in questo caso l'autore ricorre a un climax discendente, la frantumazione del verso in due parti per l'asindeto (più rade, men rade) e la ripetizione dello stesso termine, creaun procedimento anaforico tipico dell'epifora (ripetizione del suono a fine verso) in questo caso a fine emistichio. Ciò determina una decelerazione del ritmo e quindi mette in evidenza ilvariare del suono nelle varie zone del bosco. Pianto - canto allitterazione.Ascolta…Ermione anche qui l'autore prima ricorre al climax discendente poi accelera il ritmo ricorrendo al polisindeto (e non più all'asindeto) e poi esplicita le sue scelte: questa variazione musicale viene paragonata a strumenti suonati da innumerevoli dite. Abbiamo quindi il processo di antropomorfizzazione della natura che è una delle altre caratteristiche presenti nella produzione decadente e in modo particolare in D'Annunzio. Cioè le gocce di pioggia vengono paragonate a innumerevoli dita umane che cadendo sulla natura è come se suonassero uno strumento ogni elemento della natura su cui cadono le gocce di pioggia, viene paragonato a strumenti diversi per cui la pioggia che cade all'interno della pineta viene paragonata a una vera e propria orchestra costituita da tantissimi strumenti. Vita viventi figura etimologica che crea una fortissima allitterazione che vivono di vita vegetale.

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Anche qui si accenna all'estasi panica "E immensi…Ermione" attraverso una forte simmetria. Le percezioni sensoriali sono fondamentali per dar vita a questa estasi panica.Terza stanzaL'epifora (si spegne) rallenta il ritmo creando un anticlimax, il rallentamento è dovuto anche all'enumerazione. Più sordo…trema,si spegne la frantumazione del verso crea decisamente un anticlimax. L'autore dice che lentamente il canto delle cicale si spegne per dare spazio al canto della rana. (lezione del 24 novembre)Ascolta…Ascolta anadiplosi, iterazione, necessità dell'io poetico e di Ermione di ascoltare il suono della natura, è un elemento che consente ai due personaggi di fondersi con essa in estasi panica.Se la pioggia cade nei vari elementi della vegetazione che costituiscono questo bosco, i canti delle cicale e della rana costituiscono delle voci solistiche come in un'orchestra. Anche qui l'autore ricorre al refrain in "chi sa dove, chi sa dove!" che viene ripetuto nell'ultima stanza. Poi inizia il processo panico.Ultima stanzaÈ qui che si sviluppa il processo panico in "piove…esca".Virente verde.Par…esca è come se fuoriuscisse dalla scorza di un albero. Aulente profumata.Son come…erbe vede sorgenti di acqua fresca.Nella prima parte l'autore nel descrivere il processo panico, come nel Meriggio, ricorre alla similitudine. E il verde…ginocchi sono come delle piante rampicanti che legano e creano una fusione tra il poeta, la donna amata e il resto della natura. E poi notiamo il refrain che si ripete come un vero e proprio ritornello.LA SERA FIESOLANALa sera fiesolana è il primo testo della raccolta Alcyone ad essere composto (1899) e presenta una sera di giugno, periodo del declino della primavera e dell’inizio dell’estate. La poesia è strutturata su tre strofe di quattordici versi con metri differenti ogni strofa è intermezzata da una lauda o ripresa (secondo la tecnica della ballata) in tre versi alla sera. Il componimento è fitto di rime liberamente distribuite nel testo.Originariamente ognuna della stanze di questo componimento costituiva una poesia a sé stante, poi l'autore ha deciso di fondere le varie poesia intervallandole con il refrain o meglio la ripresa. Essa è costituita da una rete di analogie e corrispondenze che legano le varie stanze.Prima stanza + refrainL'autore esordisce con una sinestesia (fresche le mie parole) che è la figura retorica più gettonata dai decadenti proprio perché l'unico modo per riuscire ad evocare la realtà altra è la percezione sensoriale dal momento che noi non possiamo conoscere l'essenza del tutto tramite la ragione, ma solo attraverso la percezione. Qui l'autore sta descrivendo un'ambientazione notturna.Ti sien…foglie fruscio è un'onomatopea, le parole onomatopeiche vengono usate raramente da D'Annunzio e frequentemente da Pascoli, essa consiste nel ribattezzare l'oggetto per conferirgli un significato altro. In questo caso l'obbiettivo è puramente musicale, tant'è vero che l'autore fa ricorso a una fortissima allitterazione della f a cui si aggiunge il termine fresche a incipit verso successivo, producendo il rumore delle foglie di gelso mosse dal venticello notturno che crea una sonorità particolarmente suggestiva ed evocativa di una realtà altra.Nella man…silenziosa si riferisce al contadino che raccoglie le foglie di gelso.E ancor…s'annera se a incipit componimento la percezione sensoriale uditiva prevale, ad essa subentra una percezione visiva fondamentalmente coloristica, c'è tutto un gioco di colori perché descrive la scala nera, il gelso di color argento (il suo fusto). Notare anche come "rami"

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sia al femminile e ciò induce il lettore a percepirle come una sorta di personificazione. Spoglie privi di foglie che vengono raccolte. Mentre…cerule qui abbiamo la classica teofania (termine greco), una manifestazione della divinità, o almeno veniva concepita in questa maniera la percezione della luna, soprattutto neiculti misterici di Iside (la luna) e Osiride (il sole). Questi culti provenienti dall'Oriente si diffusero prima e contemporaneamente all'avvento del cristianesimo nell'antica Roma, interessando soprattutto le classi sociali più elevate. Tuttavia le teofanie, nella produzione decadente, sono sempre laiche, non riguardano la manifestazione di una vera e propria divinità, in tal caso abbiamo la celebrazione della luna in senso quasi pagano del termine. La luna in questi versi è personificata, sta per sorgere e comincia a diffondere la sua luce bianca che mette in evidenza ancora di più l'argento dei rami spogli del gelso con il nero della scala dove il raccoglitore si arrampica. Notare che sia nell'uno che nell'altro caso per definire una connotazione coloristica, l'autore ricorre a due verbi come il biancica di Meriggio s'annera, s'inargenta come se conferisse alla colorazione una funzione importante, come di solito viene attribuita al verbo che è l'elemento centrale della frase.E par…velo la luce della luna è bianca e in questo caso viene paragonata a un velo bianco. Ove…giace non necessariamente si giunge a un'interpretazione chiara in questo caso il velo offusca la vista, non ci permette di vedere in maniera chiara e nitida, e questo fa scattare l'immaginazione che viene definita come il nostro sogno perché come al solito D'Annunzio è incompagnia della donna amata.E par…sommersa qui fa riferimento alla luminosità bianca della luna che sta sorgendo e chedistende il suo colore e la sua luce in tutta la campagna. E par…vederla l'autore vuole solo creare suggestione. Ci sono dei passaggi volutamente ellittici, come l'associazione tra la luce e il gelo, passaggio non esplicitato La luce lunare nonsolo è un velo, ma viene paragonata alla brina che si deposita come gelo su tutta la campagna e sembrerebbe quasi che la campagna, siccome la brina non è altro che acqua, bevesse (metafora) direttamente dalla luna quest'acqua che allo stesso tempo sembra generare in tuttoil paesaggio circostante la sperata pace ricevuta dalla luna. Questo perché ciò che deriva dalla luna che è una sorta di divinità pagana, non può che generare pace. Laudata sii questa frase riecheggia il Cantico delle Creature di San Francesco perché elogia gli elementi della natura. Però mentre il Cantico celebra la natura di un Dio Cristiano e Cattolico, qui il gusto è propriamente pagano luna, sorgere della luna come teofania mescolanza tra sacro e profano conferendo al componimento una particolare ambiguità collegandolo all'estetismo perché l'autore si erge al di sopra della morale tradizionale. Mescolanze di questo genere non sono presenti in Pascoli. Laudata…sera non viene più celebrata solo la luna,ma anche la sera che si identifica con la luna. E pè…cielo tipico linguaggio decadente. Probabilmente si tratta di pozzanghere d'acqua che si trovano sul terreno dove si riflette l'immagine del cielo e della luna e siccome sono umide, tondeggianti e piene d'acqua, vengono paragonate a pozzanghere. Probabilmente lui sta anchedescrivendo un incanto lunare in seguito alla pioggia e questo permette di associare la prima stanza con la seconda.Seconda stanza + refrainBruiva francesismo scelto per il suo valore onomatopeico che sembra ricordare il rumore della pioggia.Anche qui esordisce con una sinestesia, anche questa è una sorta di anafora, l'unica variante è "dolci". Ti sien…fuggitiva l'autore ricorre a una similitudine. Sta parlando di una sorta di acquazzone quasi estivo e ciò è indicato sia dalla percezione tattile "tiepida" sia dal termine "fuggitivo" perché solitamente le piogge estive sono fugaci e questo lo sottolinea nel verso successivo.

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Commiato…primavera personificazione, come se la primavera salutasse il mondo commossa per la sua scomparsa. Si parla del mese di giugno in cui inizia l'estate, il 21 giugno èil commiato della primavera prima di lasciar spazio all'estate. Su i gelsi…diti ripetizione su. L'autore a livello fonico, attraverso l'allitterazione, e a livello visivo riproduce la pioggia attraverso la ripetizione della "i" che sembra ricordare le fitte goccedi pioggia (questo è stato visto anche nel VI canto dell'inferno dantesco, dove le i riproducevano i graffi sui golosi). Per accentuare questo aspetto l'autore ricorre anche alla rima viti- diti, non solo, ma qui ancora una volta la pioggia viene paragonata alle dita rosee che suonano i vari strumenti della natura com'è successo nella pioggia del pineto, la natura è antropomorfizzata. Fratelli olivi riferimento a San Francesco. L'uso di "fratelli", "santità", "vini sorridendi" conferisce alla natura circostante un'antopomorfizzazione. L'autore sta dicendo che gli olivi rendono pallidi i pendii delle colline perché le foglie della parte bassa tendono al bianco connotazione coloristica. Sembra quasi che essi conferiscano gioia ai pendii.Laudata…odora ancora una volta la luna viene personificata, sembra quasi che indossi delle vesti profumate. Le percezioni sensoriali si accumulano, qui fa riferimento all'orizzonte che viene paragonato alla salce (erba) che lega il fieno che è profumato.E pel cinto…cinge allitterazione.Terza stanza + refrainQuesta stanza è espressione massima del nuovo e rivoluzionario linguaggio decadente.Io ti dirò…monti lo scorrere del fiume produce un suono, una musica che si trasforma in una sorta di voce umana che chiama il poeta e la donna, è una sorta di richiamo della natura. Questa chiamata particolarmente suggestiva (perché non produce parole) del fiume, spinge i due amanti a immaginarsi dei reami d'amore, un luogo in cui esprimere pienamente il proprioamore. Ora il fiume produce delle fonti che sgorgano all'ombra degli antichi alberi (rami sineddoche). Nella cultura classica gli alberi e le fonti erano abitati dalle ninfe che venivano considerate delle semidivinità (simbolo dell'amore della natura perché si accoppiavano con i satiri) che in qualche modo fanno riferimento al mistero sacro dei monti, al fatto che ogni elemento della natura è espressione di un'essenza del tutto che va al di là delle parvenze fenomeniche. Nella tradizione pagana dell'antica Grecia e Roma fa riferimento alle divinità dell'olimpo, nel caso della produzione decadente fa riferimento all'essenza del tutto. Qui però non parla di ninfe, dice solo che la natura con i suoi rumori e i suoi elementi sembra comunicare al viandante il mistero sacro dei monti, l'appartenenza all' essenza del tutto.E ti dirò…chiuda le colline viste a distanza vengono paragonate a delle labbra chiuse. Osservando quelle "labbra" il poeta spera di carpire il segreto della natura, è come se le colline, assumendo la forma delle labbra, vogliano nascondere il segreto dell'universo che è l'essenza stessa del tutto. È come se le colline volessero parlare, ma non possono perché è un segreto che non si può svelare all'umanità. E nel silenzio perché le colline non parlano. Ma comunque il loro silenzio funge da consolazione per il poeta e la sua compagna. Questo senso di pace e consolazione che provienedalla natura circostante induce il poeta e la sua compagna ad amare ancora più intensamente. Questo è più o meno il significato denotativo dei versi, che non sono stati creati per riferirsi a un qualcosa di concreto, ma a un qualcosa di astratto, che l'autore percepisce ma non può rappresentare.Laudata sii…stelle la sera è preannunciata dal sorgere della luna e dalle stelle che palpitano (personificazione). "Pura morte", il concetto della morte è celebrato anche nel Cantico delle Creature perché porta l'uomo a liberarsi della sua fisicità che è veicolo di peccato per unirsi a Dio; qui fa riferimento alla trasformazione panica, per raggiungere l'estasi è necessaria la morte fisica, da qui la purezza della morte che generalmente permette di liberarsi dai vincoli opprimenti della fisicità per entrare a far parte dell'essenza del tutto.

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L'ONDA Si tratta di una poesia dedicata all'onda in cui, attraverso il fonosimbolismo (fonema unità →di suono che genericamente corrisponde a una sillaba), ci descrive l'onda in movimento attraverso i sensi della vista, dell'udito, dell'olfatto e del tatto.nella cala tranquilla scintilla metafora per descrivere l'onda→intesto di scaglia.. del catafratto attua un confronto tra il mare, caratterizzato dalla →presenza delle onde che sono illuminate dal sole e la lorica, la corazza rivestita utilizzata dal soldato medievale che scintilla al sole.Lorica si dovrebbe leggere lOrica, ma nella poesia è lorIca, il poeta cambia l'accento per →creare una rima baciata.Sembra trascolorare S'argenta? S'oscura? indica la mutevolezza della colorazione dovuta al →movimento dell'ondadismaglia l'arme...l'intacca continua a fare riferimento a livello semantico alla guerra, il →vento viene paragonato ad un arma che spezza l'onda e la modifica esattamente come un colpodi lancia o di spada dismaglia la corazzadismaglia viene utilizzata in riferimento alla corazza di cui ha parlato prima→Non dura. Nasce l'onda fiacca con una variazione metrica indica la morte della prima onda →e la nascita della secondacome agnello che pasce pel verde il bianco della schiuma viene paragonato al vello →dell'agnello, mentre il verde del mare al prato in cui l'agnello bruca l'erbafiocco di spuma risulta qualcosa di meditato, quasi ornamentale nel tutto→riviene, rincalza, ridonda forte fonosimbolismo, termini scelti per il loro effetto →onomatopeico che ci da l'idea dell'incalzare del ventoPalpita, sale... propende climax ascendente→scavezza, spezza termini che indicano la violenza del vento che fa schizzare l'onda→cavo del solco sonora sta parlando della parte vuota dell'onda (dove passano i surfisti)→spumeggia... l'ulva fonosimbolismo, ce lo sta descrivendo a livello visivo, ma allo stesso →tempo ricorre a una serie di fonemi che riproducono il rumore dell'onda stessa.S'infiora sembra creare una serie di fiori→odora quando il mare è agitato sprigiona un profumo di salsedine maggiore rispetto a →quando è calmotravolge la cuora travolge i detriti→ulva tipo di alga→galoppa appartiene al campo semantico del cavallo a cui aveva fatto riferimento in →precedenza, si crea un tessuto analogico come nel gusto decadentel'avversa... s'accresce l'onda si scontra con un'altra onda che sta nascendo, per poi unirsi ad→essa, creando un'onda ancora più granded'iridi ferve nella risacca l'onda si infrange nel bagnasciuga, creando una serie di spruzzi e →di schizzi di vario genere che determinano una varietà coloristica, l'iride è l'arcobaleno, gli iridi sono i colori creati da questi spruzzicrisopazzi la varietà coloristica spinge l'autore a paragonare gli schizzi a pietre preziose→O sua favella! comincia a parlare della sua voce→Sciacqua.. schianta serie di onomatopee attraverso le quali riproduce il suono dell'onda→romba, ride fonosimbolismo della r→accorda discorda paronomasia (Figura retorica, detta comunemente→bisticcio o annominazione, per la quale si accostano due parole di suono simile o uguale ma disignificato differente )dissonanze... volute profonde ogni volta che il mare si avvolge produce tutti questi rumori →differenziati che poi vengono sommati fra di loropossente e molle dipende dal tipo di onda, la differenza fra l'onda forte e quella fiacca è già →stata fatta in precedenza

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Aretusa personaggio mitologico greco, la ninfa che fu trasformata in una fonte perché →cleptomane. Questo personaggio si trova sulla spiaggia ad attendere l'onda, riferimento alla religiosità pagana-rapace la ninfa era cleptomane→grembo lei utilizzava il suo vestito per raccogliere la frutta→Lascia ella... melode è quasi un racconto fantastico, Aretusa che si inchina al richiamo →canoro dell'onda e chinandosi dimentica la frutta acerba che lei ha appena rubato nel bosco perché è incantata dai suoni prodotti dall'ondafreschezza marina percezione tattile provata dalla ninfa, che diventa il tramite della →percezione sensoriale del poeta stessofura arcaismo che l'autore sceglie per innalzare lo stile poetico e conferire al componimento→estrema eleganza, questa parola deriva dal latino “fur- furis” che significa furto. È un termine molto usato da D'Annunzio che lo riprende a sua volta da Dante.Nembo metonimia: significa nuvola, ma in questo caso fa riferimento alla pioggia, gli →schizzi dell'onda, questo termine è stato scelto per questioni fonichemusa cantai la lode della mia strofe lunga si rivolge direttamente alla sua musa ispiratrice →senza identificarla, qualcuno ha avanzato l'ipotesi che questa musa ispiratrice potesse essere la stessa Aretusa, ma non ha molta importanza. Nella produzione classica la musa diventa identificativa della poesia in sé. Il poeta si sta autocompiacendo, complimentandosi da solo per il suo componimento. Cantai la lode significa che ha lodato e strofe lunga indica la poesia, elemento che rientra nell'estetismo d'annunziano. Il poeta in questa poesia tenta di rovesciarela situazione, l'onda è molto bella, ma la mia poesia è ancora più bella, e grazie alla mia poesia l'onda stessa diventa più bella perché io sono riuscito a descriverla in maniera estremamente raffinata. Si inverte il rapporto fra l'arte e la natura, D'Annunzio è riuscito a creare arte superiore alla natura stessa.I PASTORIMentre nel componimento precedente il ritmo era continuamente accelerato da climax etc., questa poesia ha un ritmo decisamente più lento. La frantumazione dei versi ne “L'Onda”, oltre a rappresentare la frantumazione dell'onda sul bagnasciuga, determinava un'accelerazione ritmica. Ne “I Pastori” abbiamo pochi ictus, si tratta di una poesia molto malinconica. Il tema principale è la nostalgia verso la patria e il paese natio, simboleggiati dai pastori abruzzesi che praticano la transumanza ormai da secoli, che a loro volta sono il simbolo della cultura di appartenenza verso cui il poeta prova nostalgia. Non si tratta più di descrizione estetica, ma di effusione lirica, la lentezza dei versi esprime questa malinconia.Settembre, andiamo abbiamo una sorta di focalizzazione interna. Il poeta parla come se →fosse lui stesso un pastore dicendo che è tempo di migrare insieme agli altri. La transumanza inizia a settembre. i miei pastori si dissocia, passa alla focalizzazione esterna Adriatico →selvaggio a settembre il mare comincia ad agitarsi→verde come i pascoli dei monti identità coloristica fra i monti che lasciano i pastori →abruzzesi e l'Adriaticosapor d'acqua... conforto letteralmente significa che si stanno dissetando, ma in senso più →profondo vuole dire che stanno portando con sé una parte della terra natia per confortarli nel corso del viaggio. I pastori vengono definiti “esuli” perché sono costretti a migrare, come tutte le persone che abbandonano la patria cercano di conservare il ricordo della propria casa.sete desiderio di patria verga d'avellano bastone di nocciolo usato per aiutarsi e per → →incitare il greggeE vanno... padri questo sentiero non è percorso solo dai pastori, ma anche dagli antichi →padri che hanno lasciato le loro impronbte (vestigia). Il tratto di strada viene paragonato ad un fiume d'erba silenzioso.O voce vuole riprodurre lo stupore e la meraviglia che il primo pastore che originariamente →intravide il tremolar della marina In questa poesia il linguaggio è molto più dimesso, non

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soltanto perché è pura effusione lirica, ma anche perché sta descrivendo l'ambiente pastorale e bucolico e conforma il proprio linguaggio alla tematica trattata. tremolar della marina--> principio di emulazione, si tratta di un'espressione dantesca che troviamo nel primo canto del purgatorio, quando esce dalla fuliggine dell'inferno e finalmente, pur essendo ancora notte, intravede il tremolar della marina, rendendosi conto di essere uscito dall'inferno e arrivato in purgatorio.litoral cammina sono arrivati al mare e la greggia cammina lungo la riva →Senza mutamento è l'aria al mare l'aria è più stabile →Isciacquio riproduce il suono prodotto dall'onda attraverso la prostasi, ossia l'aggiunta della vocale i →che crea una forte allitterazione Calpestio il rumore delle pecore dolci romori i due suoni si → →fondono Ah perché non son io cò miei pastori? a chiusa esprime il suo dolore per non essere insieme ai suoi →pastori e dunque lontano dalla sua patria. Questa poesia può anche essere considerata una sorta di inno alla patria.

LA TRILOGIA = IL TEMPORALE, IL LAMPO E IL TUONOQuesta trilogia comprende tre componimenti poetici riferiti ad un fenomeno atmosferico, il temporale.Il temporaleLa struttura riprende quella della ballata, seppure si tratti di una ballata minima poiché non si compone di varie stanze ma solo di una. Di solito nelle stanze della ballata o della canzone si alternano endecasillabi e settenari, ma all’interno de “Il Temporale” l’autore ricorre solo a settenari (risultano settenari perché nel conteggio teniamo conto delle sinalefi). Il primo verso dovrebbe essere il ritornello della ballata; apparentemente l’autore si rifà ad un genere codificato dalla tradizione, anche se in questo caso il componimento presenta una struttura completamente diversa.“un bubbolio lontano” --> si tratta di una frase nominale in cui il verbo viene sottinteso o omesso volutamente perché l’unico obiettivo dell’autore è descrivere la percezione sensoriale del temporale che si sta avvicinando. Infatti “bubbolio” è un’espressione cislinguistica, ossia un’espressione onomatopeica, tipica del fanciullino; non parla di temporale bensì riproduce il rumore che percepisce, che è indicativo dell’arrivo del temporale.Poi però inserisce dei puntini di sospensione che generalmente si utilizzano in relazione alla figura retorica della reticenza: infatti possono essere utilizzati per riprodurre un tono minaccioso o dei sentimenti difficili da esternare (estrema sofferenza o un amore che genera dolore e turbamento).In questo caso i puntini di sospensione fanno riferimento al prolungamento dei rumori generati dal temporale, che si prolungano e che si ripetono a distanza e viene percepito l’eco del temporale.rosseggia l’orizzonte come affocato a mare--> in tutto il componimento poetico viene utilizzato un solo verbo, ossia “rosseggia” che non indica un’azione ma una connotazione coloristica. Infatti la percezione sensoriale primeggia in assoluto nella produzione decadente; “rosseggia l’orizzonte” significa che l’orizzonte è rosso a causa dei fulmini prodotti dal temporale e quindi la connotazione coloristica colpisce interamente il poeta. Come affocato a mare--> qui ricorre ad una sorta di similitudine: l’orizzonte affocato può significare “infiammato”; però il termine ha un’importanza anchefonica e ricorda il termine “affogare” (-->come immerso), alludendo ad una situazione di estremo disagio e di morte dell’orizzonte che si trova in linea con il mare, come se fosse completamente sommerso da esso.Nero di pece--> l’autore ricorre ad uno stravolgimento lessicale, infatti utilizza l’espressione nero di pece e non nero come la pece--> il nero (che implica una connotazione coloristica) è un aggettivo: all’interno della poesia non ricorre ad una similitudine, bensì al complemento di specificazione e il “nero come la pece” diventa “nero di pece”, cioè è il nero che domina, l’astratto diventa concreto. Se l’autore avesse mantenuto la similitudine, l’astratto sarebbe rimasto tale; ma ricorrendo al complemento di specificazione, l’astratto diventa IL concreto. nero di pece a monte --> si riferisce ad una dislocazione temporale, indica tutto ciò che viene percepitolontano dal poeta.stracci di nubi chiare--> anche qui le nubi, che sono il sostantivo, sono il complemento di specificazione. Inoltre in questo verso viene stravolto l’ordine di una similitudine: la similitudine dovrebbe essere “le nubi chiare sono come degli stracci” perché sono fatte quasi a brandelli; il secondo

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termine di paragone diventa il primo termine (-->stracci e non più nubi che somigliano a stracci). Ma anche in questo caso l’astratto diventa concreto; “stracci” è un termine di paragone e “nubi” assume il ruolo secondario di complemento di specificazione del concetto astratto, rendendo particolarmente ambiguo e generico il dettato poetico.tra il nero un casolare --> di nuovo l’aggettivo viene personificato e diventa simbolico della condizione meteorologica di quel paesaggio. Intravede un casolare e poi inserisce i due punti e va a capo. un’ala di gabbiano--> è un’analogia decadente, secondo cui due elementi vengono associati senza che vi sia un chiaro riferimento al comune denominatore che li associa, non ha importanza individuare questo elemento di raccordo perché l’analogia decadente ha come obiettivo rendere il linguaggio poetico estremamente simbolico, vago e indefinito, che non è più rappresentativo di una realtà concreta, ma diventa evocativo di una realtà altra e per fare questo deve essere astratto e poco tangibile.Il casolare potrebbe rappresentare la sicurezza di casa, un rifugio di fronte all’imperversare del temporale; l’ala di gabbiano, che potrebbe essere associata a dei cuccioli che si trovano nel nido, potrebbe rappresentare un elemento di protezione. Riesce a intravedere questo casolare (-->anch’esso ha una connotazione coloristica perché immaginiamo questo casolare come bianco in mezzo al nero, bianco come l’ala di gabbiano) perché il bianco è simbolo di speranza e positività, in mezzo al nero che è simbolo di morte e sofferenza. All’interno di questo componimento è presente un continuo riferimento alla morte quando usa terminicome “rosseggia”, “affocato” , “fuoco”, “nero”, “stracci di nubi chiare” (-->che per quanto riguarda il livello coloristico possono acquisire una connotazione negativa che suscita nel lettore sofferenza e dolore). Quindi il bianco del casolare rappresenta speranza e viene affiancato all’ala che è simbolica della libertà e di una condizione di serenità.

Il lampoNei componimenti di Pascoli il titolo è parte integrante del componimento poetico e senza il titolo non capiremmo a cosa faccia riferimento l’autore.Anche questo componimento riproduce in qualche modo la struttura della ballata; grazie all’improvvisa illuminazione del lampo, è come se esso svelasse improvvisamente l’essenza della realtà e il poeta riuscisse a vederlo come una sorta di illuminazione non solo in senso fisico, ma anche in senso psichico e mentale (-->una sorta di epifania). La terra ansante livida in sussulto--> qui usa un chiasmo; inizialmente nel ritornello l’autore usa la “e” congiunzione perché si riferisce a qualcosa che sta continuando; è possibile che l’autore sottintenda ciòche è avvenuto nel primo componimento, ossia il temporale.Ricorre al chiasmo: prima descrive la Terra e ad essa attribuisce gli aggettivi “ansante” e “livida in sussulto”--> la Terra viene personificata con espressioni che di solito attribuiamo ad un essere vivente.Ansante significa che respira a fatica, perché qui viene indicato lo sconvolgimento dovuto al temporale; livida qui si riferisce ad una connotazione coloristica. Il livore è tipico di una persona che sembra soffocare se le viene bloccato il sangue; è una manifestazione di sofferenza e perdita di conoscenza. Invece il livore della Terra è dovuta al grigiore determinato dal temporale: in assenza di luce sembra che stia sussultando in un lamento agonizzante. Il cielo che diventa ingombro, tragico e disfatto--> la struttura è la stessa: tragico--> perché il temporale è dato dalla pioggia e la pioggia fa riferimento a una situazione di tragicità, è espressione di una sofferenza comune a tutto il mondo e che circonda il poeta. Inoltre qui l’autore ricorre ad un climax ascendente tramite l’asindeto: “ansante livida in sussulto / ingombro tragico disfatto”. Utilizza il termine “disfatto” perché se attribuito ad una persona , implica che questa è sconvolta, che non ha dormito o che si vede in lei il turbamento, l’angoscia e il suo malessere, quindi esso è sinonimo di sofferenza, ma anche sconvolgimento perché disfatto è contrario di fatto.Bianca bianca nel tacito tumulto --> è un ossimoro perché tacito si contrappone al tumulto che normalmente è rumoroso; è un’allitterazione e una forma di sinestesia perché il tumulto viene percepito dall’autore in senso visivo del termine e il lampo improvvisamente illumina il cielo e la Terra per una frazione di secondo e lui riesce a veder questo sussulto, ma allo stesso tempo il tutto avviene inmodo silenzioso, perché il lampo rappresenta a livello fonico una pausa e subito dopo si ode il tuono.bianca bianca --> iterazione (iterare significa ripetere); rientra nel linguaggio fanciullesco perché il bambino non conosce gli aggettivi superlativi o comparativi di maggioranza e minoranza (ex. molto bianco o più bianco) e quando una cosa è veramente bianca, dice “bianca bianca” in modo tale da

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ribadire il concetto. Il lampo illumina il paesaggio circostante e in mezzo a questo stravolgimento da esso causato, l’autore nota una casa particolarmente bianca.apparì sparì--> è una figura etimologica; usa la stessa radice per esprimere concetti opposti. Questi due termini sono accostati senza l’uso della virgola o della presenza della congiunzione “e” (polisindeto). Vuole indicare la velocità con cui il lampo si accende e si spegne improvvisamente; appare e poi scompare improvvisamente e lo rende non solo attraverso l’accostamento di questi due termini, ma anche attraverso la figura etimologica per poi ricorrere alla similitudine. Come un occhio … nella notte nera--> anche qui la similitudine viene stravolta perché il lampo è paragonato al battito di ciglia di un occhio che si apre ed è spalancato e quindi è esterrefatto e stupito. Una persona che quando è stupita spalanca gli occhi, quindi questo lampo viene paragonato ad un occhio largo perché esprime stupore e meraviglia. La natura, anche in questo caso, viene antropomorfizzata poiché ad essa viene associata l’espressione dell’emozione provata da un essere umano. Pascoli nella poesia “Il lampo” di ce esplicitamente di aver voluto far riferimento alla morte del padre che è stato ucciso a fucilate e sicuramente non se lo aspettava, da qui l’occhio che si spalanca esterrefatto e si apre e si chiude nella notte nera che rappresenta la morte. Qui abbiamo detto che si tratta di una similitudine rovesciata perché il lampo nella visione Pascoliana dovrebbe rappresentare ilfuoco dello sparo, che coglie di sorpresa il padre del poeta. L’autore ha voluto rappresentare la situazione non dall’esterno, ma dall’interno, cercando di riprodurre i sentimenti quali lo stupore e il terrore dell’occhio paterno poco prima di morire. A questo punto tutto il contesto ha senso: è come se lo scenario naturale assistesse ad una tragedia, alla morte di un uomo che crea un trauma nel giovane Pascoli. Quindi la realtà e il paesaggio circostante sono specchio della percezione angosciata della realtà.s’aprì si chiuse--> antitesi; anche in questo caso ricorre all’asindeto che riproduce l‘ “apparì –sparì” deiversi precedenti e la velocità con cui tutto avviene e con cui viene consumata la tragedia.L’antropomorfizzazione della natura sottintende l’ assenza di una vita che non viene bene esplicitata, come se il lampo, il temporale ed ogni manifestazione atmosferica fossero espressione di una condizione esistenziale non ben esplicitata, della situazione vissuta da un’essenza non ben identificata e quindi evocativa della realtà altra.

Il tuonoAnche in questo caso il componimento si apre con la congiunzione “e” che implica la continuità di un discorso; infatti riprende l’ultima espressione del componimento “Il lampo”: la congiunzione “e” indicauna continuità tra “Il lampo” e “Il tuono”, infatti subito dopo il lampo interviene il tuono.come il nulla--> il nulla è la morte;a un tratto con il fragor d’arduo dirupo--> paragona il suono del tuono a una frana che avviene da un dirupo, uno scoscendimento che si trova in una posizione elevata e che produce fragore. In questo casoprevale una connotazione uditiva, infatti l’autore ricorre a forti allitterazioni (--> l’allitterazione è una figura retorica fondamentale in Pascoli) delle lettere d - r - u – o che vengono continuamente ripetute.Il tuono rimbombò di schianto--> (rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo) riproduce lo stesso suono, ma non sta indicando solo un suono bensì il modo in cui i massi cadono dopo la frana.Sembra che il tuono produca un movimento rotatorio e quindi non si riferisce solo ad una percezione uditiva, ma anche ad un movimento che ricorda quello della frana, perché i sassi e le rocce in una franarimbalzano. Il suono del tuono sembra quasi rimbalzare, prima più forte e poi più debole, poi di nuovo più forte, come se rimbalzasse da una parte all’altra del cielo. Quando l’autore ricorre a questi termini, non vuole conferire loro una sola significazione ma due significati, uno uditivo e l’altro del dinamismo, determinato dal tuono, come se questo si muovesse da un punto all’altro e quindi anche il tuono viene antropomorfizzato.L’autore, se nei primi due componimenti ricorre ad una serie di termini che apprategono al campo sensoriale della vista, nel terzo componimento ricorre a figure retoriche del suono, in modo particolareall’allitterazione(--> che abbiamo incontrato per esempio nel primo verso, con l’allitterazione dei suoniN, R, O, E e queste allitterazioni diventano sempre più importanti man mano che l’autore vuole rappresentare la crescita e la sonorità sempre più cupa e assordante del suono).

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Termini come “rimbombò”, “rotolò cupo” se posti in asindeto, evidenziano la produzione di un suono particolare e la volontà dell’autore di indicare la dispersione del suono e il fatto che esso sembri quasi provenire da punti diversi dell’orizzonte man mano che si amplia. Tant’è vero che il termine “rimbalzare” non viene scelto solo perché crea allitterazione con “rimbombò” e “rotolò”, ma anche perché quando si verifica un tuono sembra che il suo rumore rimbalzi come una sorta di eco da un parte e dall’altra dell’orizzonte. Poi a questo si aggiungono altri termini. All’asindeto succede il polisindeto perché prima i rumori si fanno ravvicinati e molto intensi e poi pian piano si distanziano e ricorre alla metafora “rimareggiò rinfranto”.Qui indica l’affievolirsi del rumore e il distanziarsi di esso, perché mentre all’inizio il suono è fitto e ravvicinato, più avanti i suoni si diradano e l’autore indica questo con il polisindeto che crea distanza. rimareggiò rinfranto--> rimareggiare sottintende un paragone con un’onda; questo termine significa infatti che il mare risacca e si restringe per creare una nuova onda che si infrange; oltre a creare una forte allitterazione, riesce a rendere bene anche il suono del tuono che prima sembra affievolirsi e pi ritorna con prepotenza perché sembra che sia terminato il suono del tuono e poi ritorna alla carica come un’onda che si infrange e poi svanisce. Otre al polisindeto usa anche il “poi” che crea ulteriore distanza tra i vari eventi.e tacque--> silenzioe poi van--> scompare il suono.Descrive il classico temporale estivo, carico di elettricità, in cui i fulmini si infittiscono e spaventano perché sembrano squarciare il cielo.Ne Il temporale l’elemento di conforto è dato dal casolare, ne Il lampo dalla casa, mentre ne Il tuono l’immagine di conforto è rappresentato dal canto della madre. Se nei primi due la connotazione coloristica diventa importante (il casolare, il gabbiano, il bianco della casa), adesso più importante è la connotazione uditiva, in perfetta conformità alla descrizione del suono. Infatti il controcanto del tuonodiventa il canto soave di una madre e il movimento di una culla che cerca di confortare il bambino. Quindi come la casa bianca, il casolare, l’ala di gabbiano, il canto della madre e il moto di una culla rappresentano la famiglia. Pascoli nelle sue opere è ossessionato dal nucleo familiare che rappresenta l’unico luogo in cui l’uomo può essere gratificato dal punto di vista affettivo. La famiglia viene vista anche come una protezione dalle intemperie e dalla negatività della vita in generale. Il fatto che il poeta associ un evento naturale come il lampo alla morte del padre è indicativo del fatto che, all’interno dei Bozzetti impressionistici, la natura rappresenta una minaccia.Negli ultimi due versi, dal punto di vista musicale, spiccano termini come soave, madre, moto e culla che indicano una sorta di melodia e che si contrappongono al suono negativo della prima parte.X AgostoSi tratta di una delle più famose poesie di Giovanni Pascoli; l’esordio si riferisce al 10 agosto, ossia la notte di san Lorenzo, durante la quale si assiste ad una ricorrenza particolare: la caduta delle stelle. Questo fenomeno viene paragonato ad un grande pianto del cielo; dopo l’exordium, l’autore inizia a raccontare la storia di suo padre, che fu ucciso proprio nella notte del 10 agosto. ritornando con una rondine al tetto --> “ tetto” è la metonimia con cui la letteratura classica indica la casa, ma qui l’autore specifica che anche un uomo quella notte tornava al suo nido (suo padre), quindi le due situazioni vengono volutamente incrociate.l’uccisero … rondinini --> anche qui si crea una forte simmetria tra la seconda e la quarta strofa, perché mentre la rondine ha nel becco il verme, che è la cena per i suoi cuccioli, l’uomo ha in mano le bambole per le sue figlie. È ricorrente anche la simbologia cristiana --> come in croce: allusione a Gesù Cristo (il padre è simbolo di innocenza); spini --> “cadde tra i spini”, in riferimento alla corona di spine di Cristo. Paragona l’uccisione del padre a quella di una rondine e la rondine, a sua volta, viene paragonata all’uccisione di Cristo perché la sua è una morte ingiusta, esattamente come quella di Cristo che fu immolato ingiustamente. La scelta della rondine non è casuale perché dal punto di vista scientifico conosceva perfettamente gli uccelli (era un esperto ornitologo) e sapeva che quando la rondine muore spalanca le sue ali e ricorda la figura di Cristo in croce. Inoltre la sceglie in quanto, mentre altri uccelli possono essere cacciati perché considerati commestibili, la rondine non lo è. Quindi l’uccisione di un altro uccello poteva essere vagamente giustificata, poiché è possibile cibarsene, ma uccidere una rondine è una cattiveria e una morte inutile poiché non è commestibile.Anche un uomo … l’uccisero -->la ricerca della simmetria è continua anche nel ricorso ad alcuni refrain.

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poco prima di morire il padre, come Gesù Cristo, perdona i suoi assassini.e restò … un grido --> gli occhi dell’uomo esprimono la sofferenza.Ora là … invano --> aspettano invanoE tu, Cielo --> la poesia ha una forma circolare perché inizialmente aveva parlato della notte di San Lorenzo e del fatto che il cielo piangesse, perché con la caduta delle stelle il cielo sembra piangere.dall’alto … del Male --> atomo opaco : è la Terra che viene paragonata ad un atomo opaco poiché offuscato e non chiaro. È come se il cielo piangesse per tutto il male che si concentra sulla Terra e espressione di questo male è l’uccisione di esseri innocenti come il padre di Pascoli. La poesia è molto melodica grazie al sistema di rime tradizionale, l’autore infatti si rifà al sistema metrico tradizionale che riproduce quasi una cantilena. Non è una poesia pura e viene considerata una delle poesie più brutte mai composte non solo da Pascoli, ma dalla letteratura in generale; la poesia pura non ha fini didascalici e il poeta riproduce, all’interno di una poesia pura, le sue percezioni sensoriali che inevitabilmente sono l’unico elemento che permette all’uomo di entrare in contatto con l’essenza del reale. Il poeta decadente vuole far parlare la sua parte irrazionale per individuare e percepire l’essenza del reale che si nasconde dietro le parvenze fenomeniche e la poesia diventa pura espressione di questa percezione sensoriale. Invece in questo caso il fine didascalico è esplicito nella ricerca delle similitudini, la simbologia cristiana e soprattutto quando immagina che il padre, poco prima di morire, perdoni i suoi uccisori, attribuendogli una purezza paragonabile a quella di Cristo. Denuncia la morte del padre e la malvagità del mondo. Anche qui fa parlare il fanciullino un po’ più cresciuto, che non ha nulla a che vedere con leespressioni cislinguistiche generalmente utilizzate: in questo caso il fanciullino ha un sua moralità e si erge al di sopra dell’umanità per esprimere dei giudizi morali ben precisi: infatti il mondo viene paragonato e definito come “atomo opaco del male”, cioè come qualcosa in cui domina la malvagità. Confronto con Il LampoIl lampo invece è una poesia pura , dove parla della morte del padre ma senza un fine didascalico: non vuole istruire, condannare o esprimere le sue posizioni morali. E cielo … notte nera --> non c’è nemmeno la traccia del fine didascalico; la percezione sensoriale del mondo che lo circonda diventa soggettiva ed espressione stessa del suo dramma interiore dovuto alla morte del padre. Quindi è come se la natura partecipasse dello sconvolgimento interiore del poeta che ha vissuto questo terribile dramma. Insiste molto sulla morte del padre e meno sulla morte della madre e degli altri fratelli perché la morte del padre è stata una morte tragica e ingiusta, quindi non soffriva semplicemente per la morte effettiva, ma soprattutto perché ebbe difficoltà ad elaborare il lutto, cosa non semplice quando si tratta di una morte violenta.NovembreLivello denotativoGemmea l’aria: anche qui la frase è nominale, l’aria gemmea è chiara come una gemma.prunalbo biancospino; “prunalbus” è il nome latino italianizzato del biancospino.Anche qui parte integrante del componimento è il titolo. Parla del mese di novembre e dice che la giornata è così bella che non si direbbe essere in autunno ma in primavera. È come se uscisse e, vedendo il cielo terso e il sole chiaro, si guardasse intorno sperando di vedere gli albicocchi in fiore. e del biancospino l’odorino senti nel cuore --> non è una percezione sensoriale reale ma è semplicemente immaginaria.i puntini di sospensione--> in un primo momento l’apparenza inganna il poeta facendogli credere di essere in primavera; ma osservando meglio la realtà si rende conto di essere in autunno ed esprime questo mettendo i puntini di sospensione e il “ma” avversativo.ma secco e pruno … terreno --> in realtà non ci sono alberi in fiore, ma il pruno è seccostecchite --> usa questo termine per simboleggiare la morte (ex. morto stecchito).Il termine viene scelto anche per il suo suono e la sua musicalità, ma fa riferimento all’autunno, stagione in cui le piante muoiono.di nere trame segnano il sereno --> i rami secchi e spogli vengono paragonati a nere trame che si stagliano sul cielo sereno; è un’immagine macabra quasi di morte. Il cielo è vuoto perché non ci sono uccelli, come invece avviene in primavera.Come cammina sente che il terreno è vuoto--> questo accade quando il terreno è ghiacciato perché il ghiaccio dell’inverno crea una sorta di vuoto sottostante quando si cammina.silenzio intorno … cader fragile --> fa riferimento all’autunno e poi conclude “e l’estate fredda dei morti” alludendo all’estate di San Martino, che corrisponde ai primi 10 giorni di novembre, durante i

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quali solitamente sembra che ritorni l’estate. Di solito si parte dal giorno dei morti fino ai primi 10 giorni di novembre, il mese che prelude all’avvento dell’inverno vero e proprio.Sta dicendo che la realtà appare in un modo, ma l’apparenza è ingannevole, l’essenza è tutt’altra cosa. In questo è evidente l’ideologia decadente --> la realtà si nasconde dietro le parvenze fenomeniche e per esplicitare questo usa un fenomeno meteorologico abbastanza conosciuto, ossia l’estate di san Martino. Novembre è esplicitazione della poetica di Pascoli perché a novembre tutto muore. La prima strofa è simbolo di vita e rigenerazione, mentre nelle altre strofe la simbologia è quella della morte; infatti il componimento si chiude con “l’estate fredda dei morti”, in riferimento al fatto che l’estate di San Martino inizia nel periodo in cui si festeggiano i morti e la tematica della morte, che incombe sulla realtà, è una tematica tipicamente decadente. Scelte stilistiche attuate dall’autore: novembre rimanda perfettamente alla poetica del fanciullino e questo lo si evince dall’accostamento di frasi nominali senza verbo (gemmea l’aria, il sole così chiaro); utilizza poi una subordinata che è la classica consecutiva. Le consecutive vengono considerate propriamente delle subordinate in senso stretto del termine perché servono da completamento della frase precedente sia in latino che in italiano; per questa ragione le consecutive sono alcune delle proposizioni a cui ricorrono maggiormente gli autori quando vogliono elaborare una poesia con uno stile che si avvicina di più al sermo quotidianus, maggiormente utilizzato e fortemente paratattico.La poesia riproduce il genere letterario del madrigale.Il termine chiave in questa strofa è il cuore (-->senti nel cuore) che ci aiuta a capire che si tratta di pura immaginazione; l’autore crea una fitta rete di suoni, il classico fonosimbolismo. Usa gli albicocchiper creare l’allitterazione di C H I O, che riproducono un suono che diventa simbolico di una percezione non visiva e quindi non reale e concreta, ma immaginata. Inoltre l’albicocco rimanda alla primavera. Viene scelto per una questione fonica: infatti la musicalità viene considerata dai decadenti l’arte per eccellenza in quanto è la più lontana dalla rappresentazione della realtà fenomenica.albicocchi/prunalbo--> fortissima allitterazionestecchite piante … sereno --> ci da l’idea dello scheletro, le piante sono quasi scheletrite, la morte domina la realtà circostante. Questo concetto viene ulteriormente sottolineato dall’allitterazione della S e della C (secco). “Stecchite segnano sereno”, l’allitterazione della S segna la presenza di aridità che è il simbolo della mancanza di vita ulteriormente evidenziato dalla connotazione coloristica dell’espressione “nere trame”.Inoltre si crea un’ apparente antitesi: il vuoto del cielo per via della mancanza di uccelli, il cavo del terreno risuona il passaggio di qualcuno, la bara, la sepoltura, il vuoto la mancanza di vita, sono tutti elementi indicativi della morte in antitesi alla vita e alla luminosità della prima strofa. L’autore esplicita meglio la descrizione facendo ricorso ad una forte punteggiatura e alla figura retoricadell’ipallage (-->ipallage e enallage sono figure retoriche molto usate dagli autori classici, sia greci che latini, ma poco usate nella produzione letteraria italiana; è una figura retorica dello spostamento, cioè viene attribuito un concetto a qualcosa che non lo riguarda) che possiamo vedere nel verso “foglie un cader fragile” : l’ipallage consiste nell’attribuire la fragilità al cadere e non alle foglie.

LAVANDARE Si tratta di un altro componimento poetico appartenente alla raccolta Myricae. Qui l'autore conia un nuovo termine, infatti il termine "lavandare" non esiste e qui sta per "lavandaie", l'autore plasma il lessico a favore della musicalità.La struttura riprende, anche se in misura minima, quella del madrigale che è un genere letterario utilizzato soprattutto dai poeti barocchi e manieristi a partire dalla seconda metà del 500. Questo genere era costituito da tre strofe, le prime due più brevi (terzine o quartine di endecasillabi) e l'ultima più lunga ( rispettivamente quattro o cinque versi). Qui le prime due strofe sono caratterizzate da tre versi e l'ultima da quattro. Il madrigale veniva utilizzato unicamente o per celebrare la bellezza della donna amata e di alcuni elementi legati ad essa (pettine, capelli, occhi, il suo incedere) oppure per trattare la tematica dell'amore, ma era soprattutto un componimento di elogio e celebrazione. In questo caso viene trattata la tematica dell'amore ma in maniera del tutto originale. Il sistema di rime è regolare nelle prime due strofe, mentre nell'ultima c'è un sistema di rime

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differente.L'autore parte da una percezione sensoriale - visiva e dice "nel campo…leggero" la parte nera del campo è quella arata per la terra smossa e ricca di humus, mentre la parte grigia è la terra non smossa, quindi sta parlando di un campo mezzo arato. In esso vi è un aratro senza buoi che pare dimenticato tra la nebbia. In molti componimenti pascoliani, la nebbia è una costante perché essa offusca la visualee impedisce all'autore di descrivere la realtà e soprattutto di dominarla e ciò è espressione della massima irrazionalità dell'uomo e del poeta. L'ambientazione sembrerebbe autunnale, malinconica, triste. Subito dopo "E cadenzato…cantilene" dalla percezione visiva si passa a quella uditiva, si crea una serie di accordi musicali. "Cadenzato dalla gora" la cadenza viene data dalla gora, dallo scorrere dell'acqua e le lavandaie sembrano seguire questa cadenza mentre lavano i panni con tonfi spessi (dati dallo sbattimento dei panni sulla pietra) e allo stesso tempo cantano. A questo punto abbiamo i due punti perché l'autore inserisce il testo del canto o meglio i due testi del canto che si incrociano: l'autore inserisce due distici che appartengono a due canti popolari particolarmente diffusi nella sua zona, spesso intonati dalle lavandaie. "Il vento…paese" qui viene affrontata la tematica della lontananza, a parlare è una donna e ce ne rendiamo conto perché nel secondo distico dice "rimasta", usa il femminile."Nevica la frasca" è una metafora perché la frasca non nevica. "Quando partisti…maggese" qui si crea una sorta di circolo: molto spesso i componimenti dell'autore sono circolari, tant'è vero che il senso di abbandono e solitudine provato da questa donna che non ha più avuto la possibilità di rivedere il fidanzato è paragonata al senso di solitudine, malinconia, tristezza ed abbandono che l'autore prova nel guardare il paesaggio che lo circonda. Nel campo mezzo nero e mezzo grigio si suppone che il maggese sia la parte grigia, il maggese è la parte di campo non coltivata (presumibilmente sta parlando del classico terreno che viene diviso in due o tre parti, in esso una parte viene lasciata non coltivata). A incipit, l'aratro senza buoi e dimenticato, viene antropomorfizzato (e ciò consente di raccordarlo con

l'ultima strofa) sempre per evidenziare l'interpretazione fortemente soggettiva della natura circostanteche diventa specchio e l'espressione dell'animo del poeta, del suo senso di solitudine rimarcato ulteriormente dai canti delle lavandaie. Qui c'è un gioco fonico, basti pensare a "sciabordare - lavandare" che è una rima al mezzo. Inoltre il senso di malinconia, di tristezza e profonda solitudine è rimarcato dagli accenti ritmici che sono molto frequenti, creando una musicalità lenta e cadenzata che sembra riprodurre la cadenza della gora. "Con tonfi…cantilene" è un chiasmo, nella prima parte mette prima il sostantivo e poi l'aggettivo, nella seconda parte fa l'esatto contrario. Sembra che questi tonfi spessi producano una sorta di contro canto rispetto alle lunghe cantilene. Mentre queste creano un protrarsi della musica, i tonfi creano una cadenza che sembra conferire ulteriore musicalità al canto, come le note in una composizione musicale.Anche qui la percezione fonica diventa primaria.

L'ASSIUOLO È tra i componimenti più famosi e decadenti dell'autore.L'assiuolo è parte integrante del componimento, infatti l'espressione onomatopeica "chiù" riproduce il suo canto. L'assiuolo è un uccello notturno simile alla civetta che si trova nei boschi ma talvolta anche in città; il canto che si sente è quello della femmina che attira il maschio. Nel componimento si sente una fitta rete di analogie. Inizia con un'interrogativa "dov'era la luna?" perché la luna sta per sorgere quindi è una sorta di epifania o meglio teofania, come già notato nella Sera fiesolana, perché anche qui la luna si riferisce ai culti misterici di Iside a cui accenna l'autore nell'ultima strofa. Siccome la luna non è ancora sorta, l'io lirico si chiede dove essa sia.

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"ché" proposizione causale."ché…perla" il cielo cominciava ad essere illuminato da una luce chiara, ma la luna di fatto non si vedeva. L'autore utilizza il termine "nuotare" perché la luce chiara della luna che viene paragonata alla perla crea quasi una sostanza lattiginosa in cui sembra nuotare il cielo stesso. "Ed ergersi…vederla" addirittura i due alberi, il mandorlo e il melo, sembravano ergersi nel tentativo diintravedere la luna. Anche qui abbiamo l'antropomorfizzazione della natura, l'autore non definisce maile piante in maniera generica, usa spesso i termini specifici (il salice e l'ontano del Bove ad esempio). Questi alberi vengono scelti per ragioni foniche, per creare una forte allitterazione della m, della o aperta, della a e della e aperte che sembrano prolungare il suono e dare proprio il senso dell'ergersi e dell'innalzarsi nel tentativo di catturare o intravedere la luna. Molto interessante che in questa prima parte è assente la proposizione principale per eliminare la gerarchizzazione del linguaggio e per rimarcare il dubbio e l'incapacità di dare delle risposte (in contrapposizione alla sicurezza affermata tipicamente da qualsiasi proposizione principale). Stravolge completamente la sintassi classica lasciando sospesa la domanda perché il tutto rimanga nel dubbio."Venivano…laggiù" "nero di nubi" stravolge la sintassi attribuendo alla connotazione visiva -il nero- una valenza maggiore rispetto al sostantivo -nubi- che diventa addirittura complemento di specificazione. "Soffi di lampi" è una sinestesia perché il tutto si verifica in lontananza, sta arrivando un temporale e lui vede dei lampi che possono essere percepiti a livello visivo, mentre il soffio è percepito a livello tattile o talvolta uditivo. Perciò attraverso un'unica sinestesia sembra raggruppare non due, bensì tre percezioni sensoriali. "Veniva…chiù" notare la ricerca di musicalità tramite il ricorso del procedimento anaforico in poliptotoin "venivano-veniva". Il chiù ci viene definito come una voce proveniente dai campi che sembra conformarsi all'ambientazione perché anche questo suono è triste e lugubre. "Le stelle…chiù" si crea un'analogia tra la nebbia di latte con "notava in un'alba di perla" dove si fa riferimento alla luce chiara della luna che sembra creare un liquido lattiginoso in cui il cielo nuota. È tutta una concatenazione che si crea come le metafore del barocco, da una metafora ne scaturiva un'altra e così via; ma lì si trattava di un gioco poetico, di virtuosismo, qui queste continue analogie servono ad evocare l'essenza del tutto, a ricreare una fitta rete di corrispondenze perché ogni elemento del reale è espressione dell'essenza stessa. "Le stelle lucevano rare" dopo il tramonto del sole siamo quasi in un'ambientazione notturna e la luna sta per sorgere. Di nuovo la percezione sensoriale è visiva."Sentivo…fratte" si passa alla descrizione sensoriale uditiva e i suoni vengono riprodotti con onomatopee come "fru fru" che entrano in allitterazione con termini come "fratte". Ad incipit verso vi èun'anafora "sentivo" e l'ulteriore musicalità è data da "cullare - mare", una rima interna. Nel momento in cui passa dalla percezione visiva a quella uditiva, l'elemento fonico diventa ancora più importante. Lui ricerca quella stessa musicalità prodotta dal "fru fru" tra le fratte (cespugli), esprimendo il movimento prodotto dal passaggio del vento o di qualche animale. "Com'eco…sussulto" il sentire uditivo si trasforma nel sentire emotivo "nel cuore un sussulto", il cuore sussulta quando prova un'improvvisa emozione molto forte. Si crea una sorta di legame analogico tra voce e singulto, sussulto e grido e quindi una forte gradatio. L'autore attua un'associazione: il suono dell'assiuolo lo fa sussultare, gli appare come l'eco di un grido di spavento e di dolore, probabilmente per la morte dei familiari, tant' è vero che usa il passato remoto ad indicare che è un suono che c'è stato. Il suono lo fa sussultare perché fa riemergere un ricordo doloroso e improvvisamente, attraversola gradatio, la voce che viene dai campi diventa un singulto, un pianto espressione del dolore profondo del poeta."Su tutte le luci…chiù" i culti di Iside (luna) e Osiride (sole) erano culti misterici (su cui si basano le Metamorfosi di Apuleio o l'Asino d'oro, come vennero ribattezzate in epoca medievale) che provenivano dall'antico Egitto e che si diffusero a Roma a partire dal I secolo a.C. Con questi culti, per

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la prima volta, si parla di reincarnazione o della resurrezione del corpo dopo la morte. Secondo il culto di Iside i morti potevano tornare sulla Terra riappropriandosi dei propri corpi. Un altro elemento fondamentale è che il culto di Iside e quello di Osiride erano praticati soprattutto in Egitto prima dell'avvento dell'islamismo (600-700 d.C.) e nel corso delle celebrazioni si usavano i sistri, strumenti musicali che producevano un suono argentino o metallico che qui viene paragonato allo squassare delle cavallette (il suono delle loro ali mosse in maniera frenetica). Le vette sono dette lucide perché illuminate dalla luna, quindi abbiamo di nuovo la percezione visiva. Tremava un sospiro di vento perché il sospiro è proprio dell'uomo, quindi anche in questo caso c'è l'antropomorfizzazione dell'uomo, come se la natura vivesse come l'uomo, provando le sue stesse sensazioni in un tutt'uno. Questa antropomorfizzazione è sempre correlata all'essenza del tutto e sta adindicare la rete di corrispondenze. "Squassavano…argento" allitterazione della s che riproduce lo squassare delle cavallette che a sua voltaviene associato ai suoni dei sistri d'argento. Anche qui c'è un'ipallage (figura retorica che consiste nelloscambiare la normale relazione fra due parole in un costrutto) perché è lo squassare ad essere argentino. Ma lui non usa il termine "argentino", ma il termine "d'argento" che dà una connotazione visiva al tutto però allo stesso tempo rimanda a una connotazione uditiva creando uno spostamento perché non sono i sistri d'argento, ma il suono delle ali delle cavallette è paragonato a quello dei sistri. È il linguaggio che viene rinnovato e diventa ambiguo perché non segue più la struttura di senso, di significato e grammaticale della tradizione."Tintinni" il rumore dei sistri viene associato ai tintinni, rumore che si sente su delle porte invisibili "che forse non s'aprono più?" parla delle porte che separano il mondo dei vivi e quello dei morti, diventa un'operazione a livello intellettuale e di pensiero perché il rumore dei sistri viene associato dal poeta a rumori su delle porte invisibili. Lui si pone questa domanda perché non crede nella risurrezione della carne, in un ritorno dei morti e degli affetti. È come se questi rumori venissero percepiti quasi come messaggi dell'oltretomba che però non danno risposte perché lui fondamentalmente non ci credo. Con la gradatio il singulto diventa un pianto di morte, il ricordo dei lutti familiari e un riferimento a unmondo altro che si nasconde dietro le parvenze fenomeniche. Questo riferimento alla realtà altra è inquietante per il semplice fatto che il poeta non domina razionalmente questo riferimento.

DIGITALE PURPUREA La digitale purpurea è una pianta medicinale che produce un veleno che, se utilizzato in piccole quantità previene l'infarto. Un'altra raccolta un po' meno decadente e un po' più classicheggiante è “Poemetti”, che si divide in “primi poemetti” e “nuovi poemetti”. Mentre Myricae è una raccolta di poesia lirica i poemetti contengono delle composizioni poetiche narrative, ossia di racconto, anche se molto spesso dietro i racconti si cela l'ideologia del poeta. I poemetti hanno una lunghezza maggiore rispetto ai bozzetti impressionistici che invece caratterizzano la prima raccolta. Il metro utilizzato è quello classico del poemetto, detto anche carme, ossia quello dei versi in terzine dantesche (endecasillabi a rime incatenate). Nei poemetti parla dell’agricoltura e fa riferimento al mos maiorum (alla cultura latina) secondo la quale l’attività per eccellenza erano la guerra e l’agricoltura che permetteva all’uomo romano di forgiare il proprio carattere, condurre una vita spartana e parsimoniosa che gli consentiva di rafforzarsi a livello fisico e psicologico per poter affrontare i combattimenti. Infatti oltre a essere insegnante di latino Pascoli era un cultore dell'arte e della cultura latina, dunque ilmodello da lui ripreso sono le georgiche di Virgilio. Le georgiche è un poema didascalico in cui l'autore parla di agricoltura, della coltivazione dei campi, di come si raccolgono le olive, che strumenti vengonoutilizzati etc., la sua grandezza consiste nella descrizione poetica di tutte le attività connesse all'agricoltura, di cui abbiamo la celebrazione. Queste descrizioni sono inframmezzate da miti, il mito sia greco che latino nasce per spiegare l'origine di qualcosa ad esempio l'origine dell'aratro e

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dell'apicoltura. Attraverso il mito cercavano di dare delle risposte anche a livello esistenziale, ad esempio la teogonia è la concezione del mondo e della religione in senso mitologico del termine. L'opera delle georigiche è una mescolanza fra la rappresentazione della quotidianità nei campi e la mitologia. Nei suoi poemetti Pascoli rappresenta la vita del contadino e tutte le sue attività, non in senso verista, ma idillico, esattamente come fa Virgilio. Il poeta latino scrisse le bucoliche per conformarsi a un programma politico voluto da Ottaviano Augusto che, per eliminare la disoccupazione e porre rimedio ad alcuni fenomeni sociali come la delinquenza e la prostituzione, aveva invitato tutti i sudditi dell'impero a ritornare nelle campagne e a coltivare la terra. Questa strategia serviva anche a risolvere il problema della mancanza di generi alimentari che altrimenti dovevano essere importati, tratta che comportava un forte aumento dei prezzi. Nella speranza di creareun'economia dell'autosufficienza Ottaviano aveva attuato una vera e propria campagna di persuasione affinché tornassero nei campi. Pascoli non mette mai in evidenza le sofferenze della vita di campagna (i disagi, la fame, le fatiche etc.), come fa invece la letteratura verista, ma la rappresenta in senso idillico del termine. Questa è la raccolta che meglio esprime la sua ideologia, cioé l'autore si fa cantore della piccola e media borghesia rurale e del fatto che tutte le persone dovrebbero possedere un proprio terreno con cui mantenere la propria famiglia senza dipendere da nessuno. La novità nella letteratura è che celebra situazioni estremamente umili, come seminare o arare la terra, utilizzando un linguaggio molto alto. Abbiamo dunque una forte emulazione dei classici rivisitati in chiave moderna. Proprio per questo motivo i poemetti si allontanano dalla poetica del fanciullino, essi appartengono alla produzione decadente, ma non la esprimono in toto, fatta eccezione per alcune poesie come “La digitale purpurea”, considerata fra le poesie più ispirate e più belle dell'intera raccolta, dove l'autore tratta tematiche particolarmente inquietanti, dove il linguaggio si fa fortemente simbolico e prevale il gusto decadente. A differenza delle Myricae non abbiamo lirismo, ma narrazione.vv. 1-10 nei primi versi abbiamole due protagoniste, due donne adulte che si incontrano dopo anni e →iniziano un dialogo, rivisitando i ricordi della giovinezza, trascorsa in un convento.vv. 1-3 notiamo subito la figura retorica dell'antitesi che percorre tutto il componimento. Le due →donne sono opposte: una è esile e bionda, semplice di vesti e di sguardi, mentre l'altra è esile e bruna. Le prima donna, di nome Maria, rispecchia perfettamente la donna angelicata bionda, con gli occhi chiari e la carnagione chiara, proprio per questo motivo a lei vengono associate la semplicità dell'abbigliamento, ma soprattutto l'innocenza e la purezza di questa donna che non ha fatto esperienza di vita (semplice di sguardi). L'altra invece non viene descritta direttamente, troviamo invece la figura retorica della reticenza (i puntini di sospensione) per spingere il lettore a immaginare chissà cosa.vv. 4-5 antitesi fra gli occhi delle due donne, gli occhi che ardono è una metafora che indica la →passione , sinonimo di sensualità.vv. 5-6 l'autore usa un linguaggio fortemente ellittico perché il dialogo avviene fra due persone che si→guardano negli occhi ed è quindi pieno di sottintesi. Se si ha un rapporto di complicità con una persona non si ha bisogno di dire tutto, è sufficiente uno sguardo per capirci. L'autore vuole sia sottolineare la complicità fra le due, che suscitare curiosità morbosa nel lettore, creando dei sottintesi. La curiosità morbosa si ha quando si vuole entrare nei particolari più sordidi per provare piacere.v8 bianche suore, le suore vengono ricordate per il colore bianco, perché simboleggia la purezza→v10 cuore... la reticenza viene usata per indicare l'intensità del ricordo. La donna sta parlando, ma il →ricordo è talmente forte che mi lascia senza parole. In questo caso funge anche come introduzione al discorso successivo, che è una lunga analessi.Piccoli anni così dolci al cuore la nostalgia viene sottolineata dagli aggettivi→v11 il sorriso dell'altra è condivisione di un ricordo e introduce l'analessi→ v12 orto è un latinismo che viene da ortus e significa giardino. Chiuso indica che queste ragazze si →trovavano in un convento, un luogo completamente separato e protetto dal mondo, in una situazione apparentemente idilliaca (descrizione del cortile), che cambia completamente quando parla di “segreto

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canto” (canto in latino significa angolo). Maria è troppo timida per pronunciare il nome del fiore proibito, tanto che completa Rachelevv. 16-18 Maria non si avvicinò mai a quel fiore→v17 la donna si chiama Rachele, che nella Bibbia era una donna combattente→vv. 19-25 abbiamo doppia analessi: la prima consiste nel ricordare alcuni particolari dell'infanzia →passata, mentre la seconda è la ricostruzione della vita condotta da questeragazze nel convento di suore. L'analessi è scaturita da una netta separazione fra prima, seconda e terza parte.vv. 19-20 il fiore... aria il profumo dolce del fiore viene associato a quello del miele, che poi con →un'ulteriore metafora viene definito un vapore che bagna. La prima metafora determina la seconda, e illinguaggio si fa fortemente traslato.Oblio dolce e crudele antitesi, quasi un procedimento ossimorico. L'oblio è la dimenticanza che →viene definita dolce e crudele, sta facendo riferimento all'effetto di questa pianta medicinale che se ingerita (o in questo caso sniffata) porta a un oblio dolce perché dimentico di me stesso, ma anche crudele. Il perché del secondo aggettivo viene lasciato in sospeso, sta insinuando nel lettore che il fiore sia una pianta oppiacea, una droga, elemento che rimanda alla cultura della droga tipica del decadentismo.Montagna cerulea sorta di ipallage (Figura sintattica per cui si scambia il normale rapporto fra due →parole: per es. Il divino del pian silenzio verde (Carducci) invece di ‘il divino silenzio del verde piano' ) la luminosità è talmente forte da connotare anche gli elementi vicini.Vv 25 non è un guardare letterale, ma un riesumare il ricordo insieme→

II parte vedono si ricollega strutturalmente al siedono con cui iniziava la prima parte→azzurro intenso luminosità del cielo che indica positività, si tratta di un ricordo positivo, nostalgico→pieno... incenso alla connotazione visiva si aggiungono quella olfattiva e uditiva. Quando una →persona ricorda attiva nella mente una serie di sensi, soprattutto l'olfatto che è il senso maggiormente associato al ricordo.Rose e viole a ciocche sono i fiori che prevalgono e che hanno una connotazione particolare, →l'ambientazione e primaverileinnocenza e mistero il profumo dei fiori diventa il simbolo dell'innocenza delle ragazze del convento,→mentre mistero insinua nel lettore il sospetto di qualcosa. È tutto un gioco per suscitare curiosità nel lettore.Oh indica stupore e meraviglia nel potersi ritrovare in determinate situazioni→vv. 35-40 parla delle visite che ricevono le ragazze nel convento. Era consuetudine che le ragazze →appartenenti alle classi sociali più alte fossero educate in convento per insegnare loro la pudicizia, l'umiltà etc. Gli ospiti creano eccitazione, anche qui il poeta ha voluto creare ambiguità, ha una duplicevalenza: semplice felicità perché hanno avuto la possibilità di vedere i loro genitori e parenti dopo molto tempo oppure... Questo rientra anche nella classica narrativa decadente.Piangono..perché essendo ancora delle ragazze non riescono a comprendere e a razionalizzare le →loro emozioni e i loro istinti.V 43 bianco il biancore che connotava le suore connota adesso le educande, è ancora simbolo di →innocenzav 45 fortissima allitterazione, il vento gonfia le loro gonne→libro buono si attribuisce una connotazione sensoriale a un libro, si tratta di un libro didascalico→vv 47-50 descrizione un po' macabra della digitale purpurea, che sono rosse,i petali non sono piatti, →sono tondeggianti e sembrano delle dita, proprio per questo motivo l'autore personifica il fiore, antropomorfizzandolo secondo il gusto decadente. Questo fiore spande nel giardino delle educande un profumo ignoto, che potrebbe provocare l'oblio di cui parlava prima.

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V 51 dal passato si ritorna al presente. Le due donne si devono salutare, e, nel momento della →separazione, Rachele confessa di aver provato il fiore.I neri occhi no non osa guardarla in faccia, cosa che fa pensare che si vergogni di qualcosa→v 62-64 l'atmosfera è impregnata di sensualità. Lei si è alzata all'alba perché svegliata da un sogno →chiamato “languido” , che le aveva creato una sensazione di ardore. Il poeta non lo dice esplicitamente,ma potrebbe essere un sogno erotico, non si sa, ma è certo che le sensazioni provate da questa ragazza siano molto forti. “anima ignara” perché non ha capito cosa ha sognato.Grave sera gravis-gravi in latino significa pesante, la pesantezza può essere riferita ad una mente →ingombra di pensieri, che lei atttribuisce soggettivamente alla sera che la circonda. Questo può anche essere riferito al rimorso. L'atmosfera quasi notturna rientra nei caratteri di mistero e di negatività chel'autore ci vuole presentare.Luce di baleni silenziosi sinestesia che si estende a tutto il verso, rendendolo particolarmente →ambiguo, “soffiare la luce” sono cose completamente diverse. Come al solito si parla di un temporale lontano che si avvicina, utilizzato nella letteratura in generale (e da Pascoli) per indicare problemi e minacce che incombono sull'uomo.Vieni! lei sta cedendo a una tentazione, quasi demoniaca che viene personificata→si muore sta dicendo che sta per morire e dice tra sé e sé addio, senza dirlo esplicitamente. Sta →dicendo che la causa di questa morte è dovuta all'aver annusato il fiore della digitale purpurea. È possibile che stia facendo riferimento al suicidio, o che sia un riferimento alla droga e alla tossicodipendenza. È possibile che la digitale abbia causato danni a lungo termine (livello denotativo), mentre in quello connotativo si riferisce ai danni che un momento nell'età giovanile in cui si sbaglia (donna, notte d'amore, alcol) può causare. Può anche essere vista come la morte della sua parte più innocente, tutte le interpretazioni sono possibili perché l'autore non ci da una risposta, tutto è immerso nel mistero, nella sensualità e nella morbosità, in un'atmosfera prettamente decadente.RACCOLTA DI CASTELVECCHIOGiovanni Pascoli fu un autore molto prolifico, scrisse diverse raccolte di cui alcune in latino, nelle qualiusa una metrica che definisce “metrica barbara”, con il significato di straniera rispetto al punto di vista degli italiani.In questa raccolta di Castelvecchio, l’autore ritorna ad una produzione tipicamente decadente infatti con la raccolta Primi Poemetti e Nuovi Poemetti (che poi confluirà in poemetti) l’autore si era distaccato dalla poetica del fanciullino per adottare un metro e soprattutto un linguaggio poetico decisamente di più vasto respiro per diventare il cantore della piccola borghesia rurale. Invece nella raccolta Canti di Castelvecchio torna al linguaggio alogico e analogico tipico della prima raccolta e quindi decadente. C’è una marcata continuità tra la raccolta Myricae e Canti di Castelvecchio, infatti il sottotitolo di Cantidi Castelvecchio è Myricae e anche in questo caso Myricae assume il significato simbolico di tamerici che deriva dal latino; i tamerici che sono piante molto basse che nella poesia virgiliana (esattamente nelle Bucoliche) diventano simbolo di una poesia dimessa che si fa portavoce di elementi della quotidianità considerati, in genere, di poca importanza. La continuità è data anche dal fatto che se la raccolta Myricae era dedicata interamente al padre, questicomponimenti sono dedicati alla madre; questo indica un rifarsi all’affettività della famiglia che lui definisce “il nido” in più componimenti. Si tratta di poesie liriche e non narrative come i Poemetti, dove l’autore racconta la vita del contadino ele varie fasi dei lavori che si svolgono in campagna e come la vita del contadino sia regolata dal ciclo delle stagioni. qui abbiamo anche della poesia lirica e ritorna alla poesia pura, cioè non didascalica, una poesia che è espressione diretta dell’interiorità del poeta e della sua concezione soggettiva del tuttoe della realtà altra e nella quale prevale la percezione sensoriale. Però c’è una differenza rispetto a Myricae: essa è una raccolta di bozzetti impressionistici--> bozzetti perché si tratta di poesie molto brevi e impressionistici, perché esprimono impressioni e sensazioni del poeta.

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Questi componimenti sono più lunghi e poi la tematica della morte (in relazione ai lutti familiari) diventa ossessiva e questa presenza rende decadente la raccolta di Castelvecchio per via della celebrazione della morte. Oltre al riferimento alle tragedie familiari, nei canti di Castelvecchio abbiamo tematiche morbose e inquietanti che a volte si potevano riscontrare in Myricae e poemetti, mentre in questo caso sono molto frequenti. Ad esempio una tematica che viene trattata con una certa morbosità è quella del sesso presente in Gelsomino Notturno, visto come un qualcosa di negativo dal punto di vista del fanciullino (perché a parlare è sempre il fanciullino).

NebbiaPascoli parla con la nebbia e apre le strofe con vari imperativi; usa il procedimento anaforico (Nascondi) che utilizza per collegare le varie strofe e che rende la poesia simile ad una preghiera perché ripete sempre “nascondi – nascondi” e per indicare la sua ossessione verso le “cose lontane”, che sono i lutti familiari, la sua sofferenza legata al passato di cui non riesce a liberarsi: da qui il dialogo con la nebbia e da qui il procedimento anaforico che evidenzia la sua ossessione e il desiderio di liberarsi da essa.tu nebbia impalpabile scialba --> abbiamo una serie di labiali dal punto di vista fonico; impalpabile--> è qualcosa di evanescente e inafferrabile, inconsistente, quasi una divinità dal momento che si parla di una preghiera che l’autore rivolge alla nebbia;scialba--> non ha un’accezione necessariamente negativa, si riferisce al colore della nebbia che è chiara e grigia.tu fumo … su l’alba --> la nebbia che c’è al mattino dopo la notte fuoriesce; rampollare --> significa “fuoriuscire da una polla” ossia un contenitore naturale nel terreno, dal quale, se si scava improvvisamente fuoriesce l’acqua.fumo che ancora rampolli --> che fuoriesce dalla natura, sembra fuoriuscire dalle parvenze fenomeniche sull’alba; l’ambientazione è sempre negativa, temporalesca.crolli d’aeree frane --> tuoni che vengono definiti così per il rumore che fanno; i tuoni sembrano quasi crollare, sembra che qualcosa crolli nell’aria tanto è il rumore che producono. Mentre nei componimenti precedenti, il fatto che la nebbia impedisse di vedere qualcosa dava alle poesie una connotazione negativa, in questo caso alla nebbia viene chiesto esplicitamente di nascondere e di non consentire al poeta di vedere qualcosa che possa provocargli sofferenza.Con una sorta di gradatio l’autore specifica meglio che cosa sono le “cose lontane” nella seconda strofa;crea un’antitesi perché vuole che la nebbia nasconda le cose lontane e vuole vedere solo la siepe dell’orto.la mura --> femminile perché ricalca il “menia” latino, quindi è un latinismo. Le mura vengono definite piene di crepe in cui spunta l’erba valeriana. Questo implica tranquillità perché la siepe è un qualcosa che circoscrive il giardino (l’orto) che rappresenta per l’autore un rifugio nei confronti della negatività del mondo circostante, diventa simbolo dell’affettività della famiglia. Un tempo le mura venivano costruite per difendersi dai nemici esterni, tutte le città nel corso del medioevo avevano delle mura che ora sono piene di crepe e dove sono presenti le valeriane (valeriana -->un’erba officinale che serve per calmare e per lenire le sofferenze). e la mura che ci protegge--> può avere la finzione di lenire la sofferenza del poeta e conferirgli pace e serenità data dalle piccole cose chegli sono familiari.nascondi … mio pane --> come al solito la sua conoscenza botanica viene usata in funzione antipositivista , cioè non vuole specificare i tipi di albero che ci sono nel suo giardino e la scelta di questi termini è legata a questioni foniche; peschi – meli--> epanastrofe, una figura retorica in cui si pone uno stesso termine al principio e alla fine di un gruppo di frasi o versi. Si tratta di un’iterazione, ossia un procedimento anaforico,

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l’assonanza (i-e) determinata dall’identità di questi due termini. Generalmente questa figura retorica suscita stupore nell’autore e viene utilizzata nelle orazioni, nei discorsi.lor mieli --> frutti, dolcipel nero mio pane --> è una sorta di companatico, per evidenziare la semplicità della vita quotidiana ma soprattutto per celebrare la semplicità della vita del contadino, una vita che lui stesso conduceva.nascondi … campane --> parla di morteche vogliono ch’ami e che vada --> i suoi familiari si augurano dall’oltretomba che lui torni a vivere e ad amare. ch’io veda … strada --> sta parlando di una strada sterrata che dovrebbe collegare la sua casa alla chiesa del paese.Usa la reticenza per sottolineare la morte che non viene esplicitata e che viene rimarcata dai puntini di sospensione.involale al volo --> poliptoto; lo usa perché spera che la sua vita sentimentale spicchi il volo. Di solito questo suono è sgradevole, invece in questa poesia è consono a quello che vuole dire, vuole esprimere un’ansia di libertà, un peso che lo ha sempre accompagnato nel corso della vita. Sembra che voglia liberarsi della morte fisica per liberarsi di questo dolore.cipresso --> simbolo di morte.Usa il deittico “là” perché ancora non ci è arrivato.Il giardino che circonda la casa è simbolo degli affetti familiari; associa il cane, che rappresenta la fedeltà, all’affetto familiare perché rientra nella composizione familiare.

Il Gelsomino notturnoÈ un epitalamio, ossia un componimento di celebrazione delle nozze di qualcuno; gli antichi greci e latini, in occasione delle nozze, erano soliti comporre delle poesie che venivano detti epitalami, cioè celebrazioni del talamo che è il letto nuziale che simboleggia l’unione tra due persone.Il Gelsomino notturno viene scritto da Pascoli in occasione delle nozze di un suo amico.La musicalità cantilenante ricorda sempre che il protagonista è il fanciullino, infatti è con gli occhi di quest’ultimo che viene rappresentata la prima notte di nozze.ci sono dei riferimenti alla natura come per esempio fiori notturni--> il gelsomino che si apre durante la notte e le farfalle.nell’ora che penso ai miei cari --> all’imbrunire (quando tramonta il Sole) pensa ai suoi cari, infatti la sera, nella tradizione letteraria, rappresenta un momento di riflessione e il poeta pensa al proprio passato e ai propri affetti.viburni --> biancospinifarfalle crepuscolari --> sono le farfalline che hanno il compito di impollinare i gelsomini che altrimenti non potrebbero schiudersi di notte; i fiori si schiudono per essere impollinati dagli insetti. Gli unici insetti che vagano nella notte sono le farfalle (definite “crepuscolari”) di cui ci sono varie specie tra cui quelle che sembrano avere la forma del teschio nella testa e che sono simbolo di morte.L’impollinazione rappresenta simbolicamente il rapporto sessuale.Pascoli faceva continui riferimenti alla morte; D’Annunzio condusse una vita meno tragica di quella diPascoli: i due non vissero gli stessi traumi e non avevano la stessa sensibilità, ma anche D’Annunzio faceva continui riferimenti alla morte che invadevano quasi tutto il tessuto poetico.i gridi --> c’è una differenza tra i gridi e le grida: le grida sono umane, mentre i gridi sono versi animali. In questo caso i gridi sono degli uccelli che sono andati a dormire.da un pezzo … bisbiglia --> qui il componimento è costituito da varie strofe di 4 versi e ogni strofa si divide in 2 versi che si contrappongono e creano antitesi.Si crea un’antitesi tra la natura circostante e l’interno della casasotto l’ali … ciglia --> ancora riferimenti alla natura. Ovviamente il nido di cui parla può essere associato alla protezione.

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nidi --> metonimial’ali --> sineddoche per indicare gli uccellicome gli occhi sotto le ciglia --> usa questa similitudine per associare il comportamento animale a quello umano. Lui era etologo, cioè studiava il comportamento degli animali. Non tutti gli etologi si occupano di tutti gli animali, Pascoli era specializzato in ornitologia (uccelli), conosceva il loro verso specifico, sapeva perché emettevano quel determinato verso etc.Qui utilizza queste sue conoscenze in senso positivista per creare associazioni tra il comportamento degli animali e quello degli uomini, come gli occhi sotto le ciglia.fragole rosse -->usa le fragole rosse perché sono rosse e dolci e vengono associate alla notte di nozze; inoltre la fragola viene considerata un afrodisiaco.Le fragole rosse in questo caso sono metafora di un profumo sensuale con il compito di attirare le farfalle crepuscolari che impollinano.splende … fosse --> i deittici hanno la funzione di indicare la lontananza del fanciullino, la sua esclusione da quella casa dove si consuma l’amore, ma che allo stesso tempo è simbolo di protezione.chioccetta per l’aia azzurra … stelle --> parla della costellazione delle pleiadi che volgarmente vengono definite “chioccetta”. Qui abbiamo una situazione animata perché la chioccetta è la mamma dei cuccioli degli anatroccoli che la seguono per l’aia azzurra (--> il cielo) pigolio di stelle --> non stanno veramente pigolando, ma il verso corrisponde allo scintillio delle stelle.Ovviamente questa immagine è tipicamente infantile e rimarca il fatto che si tratti del punto di vista dell’io lirico e del fanciullino.Nella prima parte parla di un’ape tardiva --> qualcuno ha ipotizzato che si trattasse del poeta che non riesce ad avere una sua famiglia ed un suo nido esattamente come quest’ape a cui è preclusa la possibilità di avere una famiglia.per tutta la notte … s’è spento … --> sta dicendo che il profumo delle fragole impregna tutta l’aria, però ad un certo punto scompare con l’arrivo del vento. Usa la reticenza con i puntini sospensione.Contrappone la natura e l’uomo: come in tutti i componimenti di Castelvecchio e Myricae, abbiamo in primo piano le percezioni sensoriali che possono essere olfattive, ma anche e soprattutto uditive. Infatti nella prima parte abbiamo una sensazione olfattiva e invece nell’ultima parte abbiamo una sensazione visiva. È l’alba … felicità nuova --> i due sposini hanno finito e ora sono felici.Ovviamente anche qui usa la metafora dei petali della corolla e dei fiori impollinati; i petali si chiudonoperché i petali del gelsomino notturno si aprono solo durante la notte.un poco gualciti --> strapazzati dall’eventosi cova --> usa l’impersonale “si” che rende universale la vicenda e quindi fa riferimento al campo ornitologico; ma la metafora fa riferimento al mondo animale generico (uomo compreso). Dentro l’urna molle e segreta --> è evidente che il termine urna faccia riferimento alla corolla e al sesso femminile, ma anche alla morte perché le urne contengono i residui e le ceneri di un morto.Il riferimento alla morte è presente in tutto il componimento e si crea una fitta rete di analogie.Qualcuno ha avanzato l’ipotesi di una visione violenta del sesso da parte di Pascoli soprattutto nell’uso di gualciti e di urna.