il mimetismo digitale claudio laiso

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Il mimetismo digitale e le uniformi operative di ultima generazione. Di Claudio Laiso 9 Novembre 2012 Introduzione In un articolo, pubblicato su un vecchio numero della rivista Focus, dal titolo “L’arte militare si prepara al 2000” si legge di una mimetizzazione computerizzata ispirata a quella utilizzata dall’alieno del film Predator. Più precisamente si legge che “ è l’esercito americano a fare ricerche perché le uniformi possano assumere, istantaneamente e automaticamente, i colori mimetici adatti all’ambiente circostante con l’aiuto di un computer. Al centro dell’esercito Natick R&D alla periferia di Boston, gli scienziati stanno studiando, in gran segreto, tecniche di adattamento al colore. Uno dei vari modi dovrebbe fare uso di un qualche tipo di sensore che, sensibile alla luce circostante, modifica l’output-luce del tessuto speciale. […] i ricercatori del Centro Natick stanno anche facendo esperimenti […] con animali che mutano il colore della pelle come i camaleonti, nella speranza di ricreare un tipo di seta sintetica che possa imitare le capacità mimetiche del minuscolo rettile. […]. Un’altra idea di mimetizzazione automatica si basa sull’elettroforesi, una tecnologia sviluppata inizialmente per gli schermi dei computer. In questo sistema, particelle colorate, caricate elettricamente, rimangono in sospensione in un liquido anch’esso colorato. Questa mistura deve essere inserita tra due pellicole plastiche che vengono trattate con un rivestimento conduttivo. Quando si applica un campo elettrico, le particelle sciamano su una delle due pellicole. Quando il campo viene invertito, attraversano il liquido colorato e passano sull’altra pellicola. Di conseguenza, le pellicole assumono o il colore delle particelle o quello del liquido. Nel progetto di Jeff Thomson, uno scienziato della Mission Research Corp. di Torrance in California, centinaia di celle elettroforetiche, ognuna del diametro di appena 2,5 cm circa, potrebbero essere collegate assieme per formare qualcosa che diventerebbe una tuta di materiale policromatico a bolle. L’equipaggiamento dovrebbe essere collegato a una videocamera per stabilire il colore, la luminosità e la struttura particolare dell’area circostante e a un piccolo computer che modifichi di conseguenza i campi elettrici. Il passo seguente potrebbe portare a fondere assieme le celle per formare lunghe fibre vuote riempite con il liquido colorato e i pigmenti. Queste fibre piatte potrebbero essere quindi tessute come una stoffa”. Sebbene una tale tecnologia non sia stata ancora implementata sulle attuali uniformi da combattimento le Forze armate di varie nazioni non hanno mai smesso di sperimentare nuovi schemi mimetici in grado di rendere più difficile, al nemico, la identificazione dei soldati sul campo di battaglia. A partire dai primi anni del 2000, come si è potuto constatare dalle numerose immagini provenienti dai diversi teatri, le Forze armate degli Stati Uniti, e non solo, hanno gradualmente sostituito le vecchie divise mimetiche con uniformi nuove caratterizzate da importanti novità in tema di vestibilità ed operatività ma in particolare da nuovi disegni (pattern) realizzati con tecniche in grado di aumentarne la capacità mimetica. Il mimetismo e il camuffamento In generale con mimetismo “si intende la capacità di un soggetto di ingannare per trarne un vantaggio evolutivo, che può essere: 1

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Mimetismo Digitale

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Page 1: Il Mimetismo Digitale Claudio Laiso

Il mimetismo digitale e le uniformi operative di ultima generazione.Di Claudio Laiso9 Novembre 2012

Introduzione

In un articolo, pubblicato su un vecchio numero della rivista Focus, dal titolo “L’arte militare si prepara al 2000” si legge di una mimetizzazione computerizzata ispirata a quella utilizzata dall’alieno del film Predator. Più precisamente si legge che “è l’esercito americano a fare ricerche perché le uniformi possano assumere, istantaneamente e automaticamente, i colori mimetici adatti all’ambiente circostante con l’aiuto di un computer. Al centro dell’esercito Natick R&D alla periferia di Boston, gli scienziati stanno studiando, in gran segreto, tecniche di adattamento al colore. Uno dei vari modi dovrebbe fare uso di un qualche tipo di sensore che, sensibile alla luce circostante, modifica

l’output-luce del tessuto speciale. […] i ricercatori del Centro Natick stanno anche facendo esperimenti […] con animali che mutano il colore della pelle come i camaleonti, nella speranza di ricreare un tipo di seta sintetica che possa imitare le capacità mimetiche del minuscolo rettile. […]. Un’altra idea di mimetizzazione automatica si basa sull’elettroforesi, una tecnologia sviluppata inizialmente per gli schermi dei computer. In questo sistema, particelle colorate, caricate elettricamente, rimangono in sospensione in un liquido anch’esso colorato. Questa mistura deve essere inserita tra due pellicole plastiche che vengono trattate con un rivestimento conduttivo. Quando si applica un campo elettrico, le particelle sciamano su una delle due pellicole. Quando il campo viene invertito, attraversano il liquido colorato e passano sull’altra pellicola. Di conseguenza, le pellicole assumono o il colore delle particelle o quello del liquido. Nel progetto di Jeff Thomson, uno scienziato della Mission Research Corp. di Torrance in California, centinaia di celle elettroforetiche, ognuna del diametro di appena 2,5 cm circa, potrebbero essere collegate assieme per formare qualcosa che diventerebbe una tuta di materiale policromatico a bolle. L’equipaggiamento dovrebbe essere collegato a una videocamera per stabilire il colore, la luminosità e la struttura particolare dell’area circostante e a un piccolo computer che modifichi di conseguenza i campi elettrici. Il passo seguente potrebbe portare a fondere assieme le celle per formare lunghe fibre vuote riempite con il liquido colorato e i pigmenti. Queste fibre piatte potrebbero essere quindi tessute come una stoffa”.

Sebbene una tale tecnologia non sia stata ancora implementata sulle attuali uniformi da combattimento le Forze armate di varie nazioni non hanno mai smesso di sperimentare nuovi schemi mimetici in grado di rendere più difficile, al nemico, la identificazione dei soldati sul campo di battaglia. A partire dai primi anni del 2000, come si è potuto constatare dalle numerose immagini provenienti dai diversi teatri, le Forze armate degli Stati Uniti, e non solo, hanno gradualmente sostituito le vecchie divise mimetiche con uniformi nuove caratterizzate da importanti novità in tema di vestibilità ed operatività ma in particolare da nuovi disegni (pattern) realizzati con tecniche in grado di aumentarne la capacità mimetica.

Il mimetismo e il camuffamento

In generale con mimetismo “si intende la capacità di un soggetto di ingannare per trarne un vantaggio evolutivo, che può essere:

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- nascondersi da un predatore confondendosi cromaticamente nello sfondo ambientale (mimetismo criptico difensivo);

- nascondersi alla preda durante l’avvicinamento, confondendosi cromaticamente nello sfondo ambientale (mimetismo criptico offensivo);

- dissuadere un predatore, imitando animali o esseri viventi o parti di animali o altri esseri viventi che possano incutere timore per la loro nota pericolosità o che permettano di non essere individuati (mimetismo batesiano)”1.

Il camuffamento, anche noto come colorazione criptica o di occultamento permette ad un organismo o oggetto, altrimenti visibile, di rimanere impercettibile dall’ambiente circostante. Si tratta in sostanza di una forma di inganno.In genere gli studiosi anglosassoni utilizzano il termine mimetismo (mimicry) per indicare quello batesiano mentre camuffamento (camouflage) per quello criptico2.

Alcune considerazioni sul mimetismo in ambito militare

Il camuffamento è quella pratica, adottata principalmente in ambito militare, volta a dissimulare o nascondere la presenza di veicoli, equipaggiamenti e persone al nemico facendo in modo tale che essi sembrino parte dell’ambiente naturale circostante. Questo è un aspetto vitale per tutti i soldati che operano sul campo di battaglia e riguarda una vasta area di studi tattici.In sostanza, il camuffamento è la capacità di mascherarsi in modo tale da non essere rilevati dai sensi degli avversari, siano essi la vista, l’udito, l’olfatto o anche sensori elettronici. Può essere utilizzato sia per scopi difensivi che offensivi. Per sorveglianza o ricognizione, può significare stare nascosti senza rivelarsi ad altri. Per un attacco, invece può significare attendere fino a che non ci si trovi a breve distanza da un nemico ignaro. Il camuffamento, quindi, aiuta un soldato ad ottenere e mantenere l’iniziativa in combattimento, permettendo di nascondere se stesso al nemico fino al momento in cui non intende rivelare la propria presenza.I fattori che vengono presi in considerazione quando si camuffa un oggetto sono tre: colore, brillantezza e forma. Un oggetto camuffato deve avere un colore il più possibile somigliante a quello dell’ambiente in cui si trova; le superfici riflettenti vengono coperte o brunite in modo da evitare riflessi luminosi, la forma viene dissimulata, ad esempio mediante l’applicazione di strisce di stoffa irregolari, in modo che si confonda con lo sfondo della vegetazione e l’identificazione dell’oggetto da una certa distanza risulti assai difficile. Per quanto riguarda invece la persona, l’intento della mimetizzazione è quello di interrompere i contorni della figura del soldato percepita dall’occhio umano fondendo (o confondendo) la stessa con l’ambiente circostante e rendendolo un obiettivo più difficile da individuare e colpire. Secondo gli esperti delle forze speciali, per esempio, “sul campo di battaglia la tinta mimetica deve coprire fino al più remoto millimetro quadrato di epidermide. Tutta la faccia, la gola, fin dietro le orecchie. La tinta mimetica serve a non far riflettere la pelle e a disperdere le linee del volto. L’applicazione del trucco mimetico è una vera e propria cartina al tornasole della competenza di un soldato di professione”. La Scout Sniper Instructor School dei Marine ha considerato vari fattori che influenzano il camuffamento personale. La maggior parte di questi sono definiti come “indicatori di obiettivo” il cui mancato rispetto determina il rischio di essere visti dal nemico. Gli elementi da considerare quali indicatori di obiettivo sono: la forma, la luminosità, la posizione, l’ombra, la sagoma o profilo, la distanza, il suono, l’odore, il colore e il movimento.

1 Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Mimetismo.2 Nel presente articoli i termini sono utilizzati indistintamente.

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Un indicatore di obiettivo primario è il camuffamento improprio. Infatti, visto che lo scopo della mimetizzazione è quello di creare una fusione con l’ambiente circostante, avere un aspetto che contrasta con esso può essere considerato un camuffamento improprio.L’efficacia della fusione con l’ambiente è però spesso relativa alla percezione dello spettatore, ovvero se questi è addestrato o meno a vedere il mondo circostante con la “visione primaria” o se ha la naturale tendenza ad utilizzare la “visione secondaria”. Si parla di visione secondaria quando lo spettatore associa quello che vede con immagini mentali preconcette; una forma limitante di memoria ricognitiva. Per esempio se un osservatore alla ricerca di un oggetto specifico non vede qualcosa che corrisponde ad una immagine preconcetta, l’oggetto passa spesso inosservato. Un osservatore addestrato alla visione primaria, invece, non vedrà una superficie visiva con nozioni preconcette su cosa si aspetta di vedere, e quindi avrà una maggiore possibilità di cogliere oggetti parziali o in ombra. Un cervo nascosto nella vegetazione non può essere visto da chi fa ricorso alla visione secondaria perché è alla ricerca di una testa con due corna mentre chiunque usi la visione primaria individuerà la coda bianca e quindi l’animale. La maggior parte delle persone non sono addestrate o non hanno le capacità per vedere con la visione primaria e fanno affidamento invece sulla visione secondaria. In ogni caso anche l’osservatore medio può rilevare il camuffamento improprio. Ciò dipende generalmente dal fatto che ognuno è in grado, intuitivamente, di riconoscere determinati oggetti come artificiali. Gli oggetti naturali spesso seguono un flusso casuale di colori e schemi nel loro aspetto, gli oggetti artificiali invece hanno spesso forme geometriche, forme solide e contrastanti, o altri schemi riconoscibili. In ambito militare lo schema o disegno (pattern) mimetico è una delle componenti più importanti di ogni uniforme da combattimento dal momento che la divisa copre la maggior parte del corpo.Il pattern mimetico dell’uniforme aiuta a rompere il contorno del corpo di chi la indossa determinando un flusso continuo dello spazio, cioè il corpo del soggetto diventa un tutt’uno con l’ambiente circostante. Un osservatore non addestrato divide naturalmente il campo visivo in spazio positivo e spazio negativo. Un albero, un edificio o un altro specifico oggetto che attira la nostra attenzione è considerato spazio positivo. L’area visiva compresa tra due spazi positivi è considerata spazio negativo. Poiché l’osservazione di una persona si svolge attraverso il campo visivo, la sua tendenza naturale è quella di saltare da uno spazio positivo ad un altro. Tutto ciò che interrompe questo flusso di spazio potrebbe essere considerato un indicatore di obiettivo.Molti modelli di camuffamento presenti in commercio si basano su alcune rappresentazioni dello spazio positivo. La maggior parte dei cacciatori, per esempio, si posiziona normalmente vicino ad un albero o ad altra forma di spazio positivo e, poiché tende a rimanere ferma per lunghi periodi di tempo, l’abbigliamento mimetico come quello che imita la corteccia degli alberi e le foglie è adeguato allo scopo. I soldati, invece, trascorrono la maggior parte del loro tempo ad essere mobili, e spesso attraversano lo spazio negativo mentre si muovono verso un obiettivo o checkpoint. Hanno bisogno quindi di uno schema mimetico che interrompa il loro profilo limitandone la identificazione come spazio positivo e favorendo la percezione che facciano parte dello sfondo. Ovviamente, la velocità dei movimenti può attirare l’attenzione di un osservatore, ma il movimento disciplinato può ridurre questo rischio ad un minimo accettabile. L’ideale sarebbe il passaggio di una squadra, attraverso un ambiente, che lasci il minor segno possibile. Se una squadra dovesse fermarsi mentre è in formazione dispersa, una buona mimetizzazione dovrebbe consentire ai membri della stessa di rompere i rispettivi profili e

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permettere loro di fondersi con lo spazio circostante negativo, ovvero consentire il flusso naturale e ininterrotto dello spazio.Anche i colori possono essere percepiti come naturali o artificiali. I colori grigiastri si fondono in modo più uniforme in un ambiente naturale di quanto non lo facciano i colori primari che, invece, sono più difficili da trovare in natura. Per esempio il blu e il giallo primari miscelati in parti uguali creano il colore verde (detto anche secondario). Anche se diverse sfumature e tonalità di verde si possono trovare in qualsiasi foresta, il verde puro non è comune, e dunque costituisce un indicatore di obiettivo. Lo stesso si può dire per il marrone puro, che è composto da parti uguali dei tre colori primari (rosso, blu, giallo). Sfumature di marrone, invece, sono più comunemente presenti in natura.Il camuffamento ideale, quindi, usa colori medi in modo da ridurre il contrasto con gli oggetti circostanti. In pratica, se un oggetto è molto simile al suo ambiente circostante, la mente di chi osserva - specie se non addestrato alla visione primaria - tende automaticamente a ritenere ciò che vede parte di quello stesso ambiente. Questo spiega anche perché il nero è stato spesso usato nei modelli di camuffamento. Il nero, infatti, si trova raramente in natura, ma la maggior parte degli osservatori registra le ombre o i colori scuri come neri.

L’evoluzione storica e l’attuale stato dell’arte

L’importanza della mimetizzazione in ambito militare è dimostrata, storicamente, dall’esistenza nei vari eserciti di sezioni specificamente dedicate allo sviluppo di nuove uniformi. La storia ci mostra i diversi tentativi di scelta di disegni mimetici e gli sviluppi delle tecniche, dei materiali, della struttura e dei colori.Il camuffamento è diventato una parte essenziale delle moderne tattiche militari a causa dell’aumentata precisione e celerità di tiro delle armi nel corso del diciannovesimo secolo. Nonostante il dimostrato valore del camuffamento, fino al ventesimo secolo gli eserciti hanno sempre utilizzato per le uniformi colori vivaci e motivi impressionanti. L’obiettivo era di intimidire il nemico, favorire la coesione delle unità, consentire una più facile identificazione delle unità attraverso la cosiddetta “nebbia della guerra”, e di attrarre le reclute. Inoltre le uniformi dai colori vivaci, come le giacche rosse un tempo usate dagli inglesi, tendevano a scoraggiare la diserzione.Nel corso del diciottesimo e diciannovesimo secolo, il tipico schema includeva una combinazione di colori brillanti ed altamente contrastanti che rendeva più facile distinguere le unità in battaglia a causa anche del fumo generato dalla polvere da sparo di fucili e cannoni. Inoltre, anche nelle migliori circostanze, i colori tendevano ad essere coperti dalla fuliggine dopo che la sparatoria era durata molto. Lo stesso vale per la polvere sollevata dalle unità in marcia.Nel diciottesimo secolo piccole unità irregolari di scout furono le prime ad adottare i colori nei toni scuri del marrone e del verde. Ma gli eserciti principali mantennero i loro colori finché non furono convinti del contrario. Gli inglesi in India nel 1857 furono costretti dalle numerose vittime a tingere le loro tuniche rosse con toni neutri, inizialmente un marrone fangoso chiamato khaki (dalla parola urdu, polveroso). Le uniforme tropicali bianche invece furono tinte semplicemente immergendole nel tè. Questa comunque rappresentava solo una misura temporanea. Solo nel 1902, le uniformi di tutto l’esercito britannico furono standardizzate sul tono marrone chiaro opaco per le uniformi da battaglia.Tuttavia, con la crescente diffusione di fucili sempre più precisi e di altre armi da fuoco come standard per la fanteria, si notò, a partire dagli anni ‘80 del 1800, che i colori vivaci rendevano i soldati facili bersagli per i nemici. Le nuove armi iniziavano ad usare una nuova polvere in grado di generare nella fase di sparo meno fumo e pertanto le truppe dai

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colori vivaci erano obiettivi altamente visibili. Di fronte a tale situazione i vari eserciti, a cominciare dal British Army, decisero di cambiare i colori, specialmente con quelli in grado di confondersi meglio con il terreno come il kaki o il verde oliva. A questa idea fece seguito quella di uniformi adatte a climi e stagioni particolari come il bianco per le zone innevate e il marrone chiaro per quelle sabbiose. Altri eserciti, come quello statunitense, russo, italiano e tedesco seguirono l’esempio sia con il kaki che con altri colori più adatti ai rispettivi ambienti.All’inizio del 1900 erano comunque ben pochi gli eserciti che adottavano delle divise che potessero nascondere i propri soldati dall’individuazione a lunga distanza, anzi le uniformi erano molto colorate per riconoscere i vari reggimenti impegnati nella lotta e avere una visione complessiva nella mischia. Per esempio all’inizio della prima guerra mondiale l’esercito francese si presentava con uniformi di colore rosso-blu. Lo svilupparsi poi della guerra di trincea diede una sostanziale svolta: tutti gli eserciti coinvolti, infatti, si apprestarono a cambiare le loro uniformi con altre meno visibili.In questo periodo iniziarono le prime ricerche sul camuffamento da parte di vari eserciti come quello francese e statunitense attraverso la costituzione di appositi reparti. Tra le due guerre mondiali, fondamentale fu l’interessamento della ricerca fascista. Il regime infatti sviluppò senza saperlo il più famoso dei pattern. Utilizzato dapprima per le tende, venne adottato più avanti come mimetica per i paracadutisti, e venne poi ripreso dall’esercito cecoslovacco ed ungherese. L’esercito tedesco iniziò lo studio dei disegni mimetici sui passi degli italiani sviluppando durante la seconda guerra mondiale moltissimi schemi. Anche gli alleati realizzarono i loro disegni mimetici: le ricerche degli USA portarono al “duck hunter” spotted camouflage, mentre quelle inglesi al “denison smock”.Alla fine della II guerra mondiale vi fu una vera e propria corsa ai pattern. Tutte le nazioni, praticamente, introdussero divise basate sugli schemi degli alleati o dell’asse, per arrivare poi ai nostri giorni con il pattern in pixel del CaDPat (Canadian Disruptive Pattern) e del MarPat (Marine Pattern). Si tratta di schemi mimetici formati da piccolissimi quadratini, appunto pixel, difficilmente visibili sulle lunghe distanze.I primi ad iniziare lo sviluppo di questa nuova uniforme furono i canadesi nel 1995 adottando il cosiddetto disegno CaDPat poi utilizzato sulle mimetiche ufficiali nel 1997 e, dopo un periodo di valutazione iniziato nel 1998, gradualmente sostituito al vecchio schema woodland a partire dal 2001.I Marine USA (USMC – United States Marine Corps), rimasti colpiti dai test del CaDPat nel febbraio 2000 diedero il via al progetto MarPat (Marine Disruptive Pattern).Molte forze militari attualmente utilizzano uniformi da combattimento che non solo rompono il contorno del soldato per l’impiego sul campo di battaglia durante il giorno, ma hanno anche caratteristiche peculiari tali da renderli difficili da rilevare con dispositivi di amplificazione di luce, come gli occhiali per la visione notturna (NVG - Night Vision Goggles).Queste moderne uniformi con disegno digitale presentano un aspetto un po’ a chiazza, generalmente con colori attenuati, che consentono un occultamento visivo in una varietà di ambienti.Tale schema può essere definito “camuffamento digitale” (o “digi-cammies”) ed è realizzato utilizzando molteplici microdisegni (appunto pixel) a differenza delle vecchie mimetiche che utilizzavano macroschemi (grandi macchie o “big blobs”) per un maggiore effetto distorsivo3.

3 L’idea di utilizzare macchie di colore piccole e numerose piuttosto che grandi non è un concetto nuovo. Durante la seconda guerra mondiale, le truppe tedesche utilizzarono vari modelli di pattern, simile all’attuale FLEKTARN, che sfruttava l’insieme delle macchioline per creare un mimetismo straordinariamente efficace.

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Oltre alle Forze canadesi e all’USMC le uniformi da combattimento con schema mimetico digitale sono attualmente in uso presso l’Esercito (US Army), l’Aeronautica (US Air Force) e la Marina Statunitensi, le Forze armate giordane, l’Esercito cinese e le Forze di difesa finlandesi. Anche l’Esercito italiano utilizza uno schema simile: il cosiddetto “vegetato”.

Il CaDPat delle Forze canadesi

Il CaDPat (Canadian Disruptive Pattern) è il nome dello schema mimetico in uso presso le Forze Canadesi (Canadian Forces), ed il primo micromimetismo ad essere concepito. Il brevetto del CaDPat cita le ricerche (Dual Texture) condotte dal Tenente Colonnello (ora in pensione) dell’US Army Timothy R. O’Neill negli anni ‘70 come base di partenza per il digital pattern. Ovviamente il CaDPat (così come gli altri schemi simili) è andato notevolmente al di là di queste iniziali ricerche.Fino all’introduzione del CaDPat, gli schemi mimetici erano basati su interpretazioni di processi naturali o addirittura creazioni artistiche. La comprensione di come effettivamente il mimetismo operi nell’ambito dello spettro visivo ha permesso, tramite sofisticate elaborazioni al computer, la creazione di pattern in grado di massimizzare le qualità mimetiche in ogni ambiente. Lo schema CaDPat è stato sviluppato in tre varianti: TW (Temperate Woodland), per le aree boschive e a clima temperato, AR (Arid Region) per le aree desertiche e WA (Winter/Arctic) per le aree nevose. Attualmente le divise in CaDPat hanno sostituito quelle verde oliva dell’esercito canadese degli anni ‘60, rispetto alle quali sono del 40% più efficienti. Le aspirazioni canadesi per un nuovo Sistema Soldato risalgono al novembre del 1988 e vanno di pari passo con gli sforzi compiuti in molti paesi della NATO. Un primo tentativo di ricerca, chiamato Integrated Protective Clothing and Equipment (IPCE) Technology Demonstration fu avviato nel 1995, ma poi fu annullato a causa degli alti costi dei sistemi e l’incapacità di soddisfare la maggior parte dei requisiti richiesti. Attività in corso nella metà degli anni ‘90, portarono alla nascita del Clothe the Soldier (CTS) Project di cui il CaDPat rappresentava una parte delle ricerche4.Come per ogni innovazione prima di essere approvato il CaDPat è stato sottoposto a numerosi test sul campo al fine di determinare il design e i colori giusti.

Secondo fonti coinvolte nel processo di valutazione, i test con modelli digitali iniziarono effettivamente in Canada intorno al 1995. Il CaDPat è stato quindi ufficialmente adottato come modello standard dell’esercito canadese nel 1997. Il modello doveva essere riprodotto su tessuto con estrema precisione per garantire l’integrità della rappresentazione in pixel (cosiddetta “pixelation”). Ciò era fondamentale ai fini dell’efficacia complessiva del CaDPat. I primi 6 mesi di studio furono condotti nel 1998, con 660 divise. La prova finale sul campo fu condotta nel 2001.Il CaDPat è un pattern generato da computer che incorpora una sofisticata protezione Near Infrared progettata per ridurre la probabilità che i soldati siano

individuati attraverso gli strumenti per la visione notturna. Studi canadesi mostrano che la

4 Il Clothe the Soldier Project nasce con lo scopo di realizzare la transizione dell’esercito canadese verso una nuova generazione di indumenti ed equipaggiamenti operativi per soldati, migliorando lo stato dell’arte relativo a tutto l’abbigliamento militare. Sia l’abbigliamento che l’equipaggiamento è stato progettato per operare come un sistema integrato compatibile per la protezione dei soldati. Progettato con tecnologia all’avanguardia, l’abbigliamento permette di migliorare notevolmente l’efficacia operativa e proteggere i soldati in tutte le condizioni climatiche.

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probabilità di essere individuati da 200 metri con una divisa in CaDPat risulta essere inferiore del 40% rispetto alla vecchia mimetica verde oliva. Il CaDPat TW si compone di quattro specifici colori: verde chiaro (light green), verde scuro (dark green), marrone (brown) e nero (black), e fu introdotto tra il 1997/98 sulla copertura dei nuovi elmetti. Nello stesso tempo il pattern fu anche introdotto sul nuovo Soldier's Individual Camouflage Net.In concomitanza con le prove del CaDPat TW, incominciarono le ricerche per individuare un’uniforme per le operazione in ambienti desertici e simili. Il nuovo pattern noto come CaDPat AR si compone di tre differenti tonalità di marrone. La caratteristica peculiare di entrambi gli schemi è la riproduzione al loro interno della foglia d’acero, simbolo del Canada. Per quanto riguarda l’impiego operativo si ricordano le seguenti fasi5:

L’uniforme CaDPat TW è stata per la prima volta indossata in un teatro operativo nel settembre 2001 in Bosnia-Herzegovina per l’Operation Palladium Rotation 09.

Il CaDPat TW è stato rilasciato a circa 1/3 dei soldati dell’esercito canadese da gennaio 2002.

Le unità regolari e della riserva sono state completamente dotate di uniformi in CaDPat TW a partire dalla fine del 2002.

In funzione del dispiegamento della Forza di reazione rapida terrestre ( Immediate Reaction Force (Land) - IRF (L)) in Afghanistan, il progetto CaDPat AR fu accelerato con l’intento di fornirlo in dotazione ai soldati nell’estate 2002.

Attualmente, il pattern e i dati tecnici sono brevettati e protetti da copyright. Il marchio CaDPat è stato acquisito dal Department of National Defence.Sulla scia della mimetica in CaDPat, poco tempo dopo il Corpo dei Marine degli Stati Uniti adottò lo schema MarPat.

Il MarPat dell’US Marine Corps

Il MarPat, abbreviazione di Marine Pattern (per esteso Marine Disruptive Pattern) è uno schema mimetico basato su pixel, adottato dall’United States Marine Corps (USMC) ed introdotto sulle nuove uniformi Marine Corps Combat Utility Uniform (MCCUU) al posto delle vecchie Camouflage Utility Uniform in mimetismo woodland.Il pattern woodland è composto da innumerevoli pixel rettangolari di 3 colori: nero (black), verde oliva (olive drab) e marrone coiote (coyote brown). Mentre lo schema desertico presenta diverse tonalità di marrone tra cui anche quella coiote. Secondo il Project Manager del CaDPat il MarPat è uno schema derivato da quello canadese e sviluppato con l’aiuto del Canadian Department of National Defence. L’USMC infatti manifestò notevole interesse per tutte le ultime fasi di sviluppo del CaDPat raggiungendo il culmine quando le conoscenze scientifiche relative all’efficacia del modello indicarono, anche dopo i risultati dei test NATO, la sua superiorità su ogni altro attualmente impiegato. L’USMC era alla ricerca di una nuova uniforme specifica per il Corpo e la CaDPat si adattava perfettamente. Su richiesta dell’USMC il governo canadese concluse con gli USA un accordo militare bilaterale di scambio (Exchange Agreement).Anche il brevetto MarPat cita come base di partenza le ricerche condotte dall’US Army negli anni ‘70 sullo schema mimetico frattale. Infatti, sebbene esso sia ispirato al CaDPat, altro schema mimetico digitale, la teoria originale è comunque attribuita all’ex Ten. Col. dell’US Army Timothy R O’Neill (il cosiddetto Dual Texture Camouflage).In teoria la nuova uniforme è molto più efficace delle vecchie mimetiche con pattern standard perché imita la sfasatura dell’immagine e dei suoi contorni come in natura. In pratica, chi indossa la MCCUU sembra, o almeno dovrebbe sembrare, più “sfocato” e 5 Fonte: http://www.forces.gc.ca/site/news-nouvelles/news-nouvelles-eng.asp?id=341.

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quindi più difficile da individuare. Test di laboratorio dimostrano infatti che a parità di distanza e condizioni ambientali un soggetto che indossa un’uniforme in MarPat è meno

visibile del 20% rispetto ad un’altro con la tradizionale divisa con schema woodland6.Dal momento che il Corpo dei Marine era interessato allo sviluppo di una nuova uniforme da combattimento, una delle principali aree riviste per un miglioramento era appunto il disegno mimetico poiché la divisa, coprendo la maggior parte del corpo di un soldato, rappresenta l’elemento principale per il suo camuffamento.Secondo l’USMC la vecchia uniforme violava alcuni principi. Aveva quattro colori posti in “macchie” contrastanti su tutta la superficie della divisa. Il verde e il marrone

utilizzato nel modello dominavano lo schema generale dei colori, entrambi vicini al loro valore primario e quindi non adatti per gli ambienti più boscosi. Inoltre, ogni “macchia” di colore sul modello aveva contorni ben definiti, provocando transizioni brusche tra i colori. Queste caratteristiche del disegno e del colore sulle vecchie uniformi tendevano ad interrompere il flusso spaziale attirando l’attenzione di un potenziale osservatore.Alla Scout Sniper Instructor School dove sono stati testati vari modelli di mimetismo, sono state applicate queste considerazioni per determinare lo schema migliore. Il modello in sostanza doveva rompere la sagoma di chi lo indossava.Lo schema è stato selezionato dopo numerosi test condotti sul campo in diversi ambienti sottoponendo l’uniforme anche ai visori notturni e illuminandola con gli IR. Il modello MarPat è stato scelto dopo una gara finale contro altri sette modelli tenutasi all’USMC Scout Sniper Instructor School. Il MarPat è stato considerato il migliore della selezione per la sua flessibilità multi-ambiente, efficacia tattica e capacità distintiva.I test sul campo sono iniziati nel 2001 e la nuova uniforme ha debuttato nel 2002 a Camp Lejeune, mentre l’introduzione è stata completata nel 2004.Sul sito dell’USMC si legge che l’uniforme MCCUU è stata disegnata dai Marine per

migliorare la sopravvivenza, il comfort e la durata. Il disegno mimetico è adatto per ogni clima e luogo, ed è efficace per mimetizzarsi in molti ambienti. Il woodland pattern fornisce la migliore copertura per le foreste e le aree boschive; il desert pattern invece funziona meglio in ambienti urbani e aridi o sabbiosi.Il MarPat usa colori ottimizzati attraverso i loro valori medi e ha uno schema casuale omni-direzionale. Visto da vicino, lo schema appare in piccoli blocchi digitali, ma con l’aumentare della distanza riesce a confondersi con qualsiasi ambiente.Il disegno a pixel del MarPat è stato prodotto attraverso complesse equazioni frattali7 realizzando quindi un modello non ripetibile.

6 Fonte: http://www.hyperstealth.com/digital-design/index.htm.7 Un frattale è una figura geometrica che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scala sempre più ridotta, ovvero che non cambia aspetto anche se vista con una lente d'ingrandimento. Questa caratteristica è chiamata auto similarità. I frattali compaiono spesso nello studio dei sistemi dinamici e nella teoria del caos e sono spesso descritti in modo ricorsivo da equazioni, funzioni o algoritmi ricorsivi.

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Lo scopo del modello digitalizzato è quello di far si che l’occhio umano abbini la figura dell’operatore che lo indossa allo sfondo ambientale. Se confrontata con uno sfondo bianco la mimetica in MarPat risalta in maniera sorprendente, catturando l’attenzione ma, quando viene usata in un ambiente operativo, la

sua texture frastagliata e la mancanza di contorni netti la rendono più efficace rispetto ai tradizionali modelli.Inizialmente i modelli di MarPat erano tre: Woodland, Desert e Urban. Attualmente però sono utilizzati dal Corpo dei Marine solo i modelli Woodland e Desert, che sostituiscono i vecchi modelli Woodland e Desert three colours.In generale l’uniforme è stata ridisegnata per essere più efficace in combattimento. Oltre al pattern sono stati fatti diversi cambiamenti rispetto alla precedente divisa per agevolare il soldato in vari movimenti, come le tasche sulle maniche all’altezza delle spalle in modo che il marine può accedervi anche se indossa il giubbotto antiproiettili; le tasche sul petto sono state

inclinate verso l’interno in modo da poterle facilmente raggiungere con la mano opposta. Infine sono stati realizzati nel tessuto degli scomparti per inserire ginocchiere e gomitiere. L’uniforme dispone inoltre di un rivestimento anti-IR per rendere meno visibile il marine attraverso i visori notturni.Come l’uniforme in CaDPat anche quella in MarPat riproduce all’interno del proprio schema un disegno, ossia l’emblema dei Marine (Eagle, Globe and Anchor), mascherato dai pixel.Lo schema MarPat è stato brevettato dall’USMC che ha registrato il relativo marchio.

Uniformi simili

Mimetiche in schema digitale simili a quella canadese e dei Marine sono state sviluppate anche dall’Esercito, Aeronautica e Marina statunitensi. La US Air Force ha progettato la nuova uniforme ABU (Airman Battle Uniform), utilizzando un modello digitale con colori e forme degli agglomerati di pixel che ricordano la vecchia mimetica tiger stripes.La US Navy alla fine del 2008 ha annunciato l’approvazione di una uniforme digitale che soddisfacesse principalmente esigenze di comodità, praticità e resistenza. La NWU (Navy Working Uniform) Type I essendo costituita dai colori blu, grigio e nero risponde più a scopi estetici che a reali esigenze tattiche. Ma nel gennaio 2010, la Marina ha iniziato a considerare due nuovi modelli di uniforme NWU derivati dal MarPat, chiamati Type II (desert) e Type III (woodland), rispettivamente per deserto e foresta. Questi modelli, complessivamente più scuri rispetto ai corrispondenti schemi MarPat, sono stati pensati specificatamente per le esigenze tattiche dei membri del Naval Special Warfare.

L’UCP dell’US Army

La natura produce molti esempi di forme simili ai frattali. Ad esempio i cristalli di neve o “in un albero (soprattutto nell’abete) ogni ramo è approssimativamente simile all'intero albero e ogni rametto è a sua volta simile al proprio ramo, e così via” (Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Frattale). In effetti la natura e la realtà che ci circondano sono simili a se stesse ed invarianti per risoluzione con dimensioni non necessariamente intere bensì fratte.

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L’Universal Camouflage Pattern (UCP), anche noto come ACUPat (Army Combat Uniform Pattern) o ArPat (Army Pattern), rappresenta il disegno mimetico attualmente in uso sull’uniforme da combattimento dell’Esercito USA. Lo schema è stato scelto ed adottato dopo numerosi test di laboratorio e sul campo svolti tra il 2003 e il 20048.Il suo schema digitale è una variante del camuffamento MarPat dell’US Marine Corps anch’essa basata sulle ricerche condotte negli anni ’70 relative al cosiddetto mimetismo Dual-Texture per i veicoli militari.La nuova uniforme che adotta tale schema, ovvero la Army Combat Uniform (ACU), ha

sostituito le vecchie Battle Dress Uniform (BDU) e le uniformi desertiche (Desert Camouflage Uniform - DCU). Ciò che caratterizza particolarmente il nuovo disegno è l’eliminazione del colore nero. Infatti lo schema della Army Combat Uniform è composto da tanti pixel dei seguenti colori: grigio ardesia, marrone chiaro e verde fogliame. Il colore nero (puro) è stato omesso dall’uniforme poiché ritenuto non presente normalmente in natura ed inoltre perché se osservato attraverso un visore notturno appare eccessivamente scuro e crea quindi una indesiderata immagine ad alto contrasto.La scelta del grigio, invece, dipende dal fatto che in combattimento la polvere tende facilmente a coprirlo e

che si tratta di un colore neutro che non tende a catturare lo sguardo come farebbero dei colori saturi.Il 14 giugno del 2004, 229° compleanno dell’US Army, l’esercito USA svelò ufficialmente la nuova uniforme da combattimento già testata dai membri della Stryker Brigade in Iraq dal 2003. Da allora la nuova uniforme ha sostituito gradualmente la vecchia BDU Woodland e la Desert three colours. Attualmente la sostituzione è stata completata.Non si è trattato di una semplice riprogettazione estetica della divisa, ma di un cambiamento funzionale della stessa che ha migliorato la capacità dei soldati di eseguire la loro missione di combattimento. Ogni cambiamento è stato fatto per una ragione. Oltre al pattern che ha migliorato la mimetizzazione sono state apportate diverse modifiche stilistiche: ad esempio le tasche sul fondo della giacca sono state rimosse e poste sulle maniche poco al di sotto delle spalle in modo che il soldato possa accedervi mentre indossa il giubbotto antiproiettile; le tasche sono state anche inclinate in avanti in modo che siano facilmente accessibili. I bottoni sono stati sostituiti con cerniere che si aprono dal basso e dall’alto garantendo un maggiore comfort mentre si indossa la protezione balistica. In generale, sono stati apportati circa 20 cambiamenti.

8 L’Universal Camouflage Pattern è stato selezionato dall’Esercito statunitense e più precisamente dal Natick Soldier Center’s Individual Protection Directorate e dal Supporting Science and Tecnology Directorate. La selezione è avvenuta tra tre schemi chiamati All Over Brush, Track e Shadow/Line. Per ogni schema sono state individuate quattro combinazioni di colori corrispondenti a specifiche tipologie di terreni, anche se tutte le combinazioni hanno usato il marrone chiaro come colore base. Gli altri tre colori sono stati rispettivamente il verde, il marrone e il nero per il mimetismo woodland, il marrone scuro, il khaki e il marrone per lo schema desertico, il grigio chiaro, il grigio medio e il nero per il mimetismo urbano e il marrone scuro, il grigio chiaro e il marrone per lo schema desertico/urbano. Sono state effettuate un totale di quindici valutazioni che hanno avuto luogo a Fort Benning, Fort Polk, Fort Irwin, Fort Lewis e Yakima. Gli schemi mimetici sono stati quindi valutati in funzione della loro combinazione, luminosità, contrasto e rilevamento sia durante il giorno che la notte attraverso strumenti di visione notturna. Alla fine delle differenti fasi di valutazione e dopo aver introdotto un ulteriore schema il Contractor-Developed Mod, MultiCam, il Centro Natick ha classificato i modelli dal migliore al peggiore: Desert Brush, Woodland Track Mod, Contractor-Developed Mod e Urban Track.

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Sebbene il disegno sia chiamato Universal Camouflage Pattern i critici sostengono che il concetto di schema “universale” non è reale dal momento che essendo prevalente sull’uniforme il verde fogliame rispetto agli altri colori, l’operatore non riesce a mimetizzarsi efficacemente in zone desertiche ed urbane. Come già detto in precedenza il camuffamento permette ad un soldato di confondersi nel suo ambiente. Una migliore corrispondenza del colore e del disegno allo sfondo ambientale produce un migliore occultamento. Cercare di ottenere un’uniforme adatta per ogni scenario rappresenta una parte molto ardua della ricerca in materia poiché la mimetica è sfondo-dipendente e quindi ciò che si confonde in un ambiente potrebbe non confondersi in un altro. L’Esercito USA aveva come obiettivo una uniforme di nuova generazione con un unico schema, ma ciò sarebbe stato difficile da sviluppare perché la vegetazione ha un fattore di riflessione differente rispetto alle rocce e alla sabbia.In effetti il camuffamento woodland è il più facile da realizzare e anche il più efficace perché la presenza della vegetazione favorisce l’occultamento. Quello desertico invece è più difficile perché i soldati operano sostanzialmente “allo scoperto”. Infine quello urbano è davvero complicato, perché il combattimento è molto ravvicinato. Pertanto i requisiti mimetici per le aree urbane rappresentano una sfida diversa da quella dei terreni boscosi o desertici.L’esercito statunitense non dispone attualmente di una divisa mimetica urbana ufficiale. Purtroppo il soldato del 21° secolo si troverà ad affrontare nuove sfide sul campo di battaglia che sono più complesse e più numerose che mai. Una di queste consiste nel condurre operazioni militari in territorio urbano (Military Operation in Urban Terrain), il che richiede lo sviluppo di una mimetica urbana che sia efficace in un ampia varietà di ambienti. Ma le difficoltà tecniche per la sua realizzazione non sono poche. Per prima cosa, nella maggior parte dei casi, la distanza tattica è molto breve nel combattimento urbano rispetto al combattimento nel deserto o in aree boschive. Ciò si traduce in disegni più piccoli a mano a mano che si riducono gli spazi e le distanze. Inoltre, gli sfondi urbani in genere richiedono schemi mimetici con contorni più dritti e caratterizzati da linee verticali ed orizzontali per fondersi con case, edifici ed altre strutture urbane.Secondo gli esperti dell’esercito l’ACU è stata disegnata specificatamente dai soldati9 per far fronte alle esigenze degli attuali ambienti operativi. Essa è parte del continuo sforzo dell’US Army di equipaggiare l’Army’s Future Force e di fornire ai soldati il migliore equipaggiamento possibile10. Grazie al suo schema mimetico universale e la maggiore versatilità, comfort e qualità ergonomiche, l’ACU migliora le capacità di adattamento, addestramento e combattimento dei soldati in ambienti differenti.Sempre secondo gli esperti dell’US Army “lo schema non è ovviamente la soluzione universale, ma è un’ottima soluzione su tutta la linea”11.L’ ACUPat non può essere considerato lo schema migliore per ogni ambiente qualora dovesse competere con modelli specificamente progettati con disegni e combinazioni di

9 L’ACU è stata progettata da sottufficiali e testato da soldati. La vita della ACU è iniziata nel gennaio 2003. Un team ha esaminato una serie di uniformi e ha preso le parti migliori di ogni uniforme e le ha combinate in una. Il primo prototipo è stato quindi consegnato in 25 divise alla Stryker Brigade presso il National Training Center. Dopo aver ascoltato i commenti dei soldati, il team è tornato al laboratorio e ha creato un secondo prototipo. Ventuno uniformi sono state poi consegnate agli Stryker Soldier presso il Joint Training and Readiness Center di Fort Polk, Louisiana. Due delle tre versioni sono state date ai soldati della Stryker Brigade dispiegati in Iraq.10 Fonte: http://www.tradoc.army.mil/pao/fact_sheets/ACU/ACUstandinginfo.htm.11 Secondo i critici, invece, l’uniforme per i suoi colori risulterebbe “efficace solo fra le case di baghdad o in una cava di ghiaia”.

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colori per una determinata zona, ma offre un’alternativa per un rapido dispiegamento dell’esercito senza dotare il personale di uniformi extra.

Il MultiCam o Enduring Freedom Camouflage Pattern

Dopo aver effettuato per quattro mesi una serie di valutazioni di schemi mimetici dai colori alternativi, l’esercito statunitense ha selezionato il modello MultiCam per le uniformi fornite ai soldati dispiegati in Afghanistan nel corso dell'operazione Enduring Freedom, a partire dal mese di agosto del 2010. A differenza del camuffamento convenzionale che prevede la fusione con l’ambiente attraverso la corrispondenza dei colori, il disegno mimetico MultiCam, brevettato dalla

Crye Precision di Brooklyn NY, è progettato per integrarsi e riflettere alcuni dei colori dell’ambiente circostante. Il nuovo modello è stato concepito per ingannare l’occhio umano e il cervello ad accettare l’oggetto camuffato come parte dello sfondo. Si tratta di uno schema più complesso in cui gli elementi curvi sono modellati per mantenere efficacemente l’occultamento gestendo efficacemente la scala e il contrasto a lungo e breve raggio.Il MultiCam è un moderno pattern mimetico multi-ambiente a 6 colori sviluppato dalla Crye Associates in collaborazione con l’US Army Soldier System Center (noto anche come US Army Natick), anch’esso con la finalità di sostituire i vecchi pattern di tipo woodland e

desert.Le forze USA, infatti, ebbero problemi con i vecchi modelli di camuffamento subito dopo l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, in seguito al dispiegamento delle truppe, tra le montagne afgane e i deserti iracheni, che indossavano la Desert BDU e l’equipaggiamento woodland. Per migliorare e standardizzare la divisa l’esercito USA quindi introdusse l’ACU nel 2004, realizzata con il pixel pattern, in seguito ad una gara a cui partecipò anche il modello MultiCam. Una nuova iniziativa per migliorare il camuffamento è stata lanciata nell’autunno del 2009,

quando due unità battaglioni in Afghanistan sono state dotate di divise e relativo equipaggiamento in modelli diversi da quello standard UCP. In particolare una unità ha ricevuto uniformi ed equipaggiamenti in MultiCam, l’altra in una variante dell’UCP conosciuta come UCP - Delta. L’US Army ha quindi schierato un team di esperti in Afghanistan al fine di raccogliere dati sul campo e foto su ambienti diversi dove i soldati spesso operano.I dati raccolti hanno fornito la base per uno studio di simulazione fotografica distribuito a circa 750 soldati schierati in Afghanistan. Tale studio ha chiesto loro di confrontare 6 modelli con otto diversi ambienti. I risultati, poi, insieme alle valutazioni dei soldati dei due battaglioni, che hanno ricevuto il camuffamento

alternativo, hanno costituito la base per la decisione dell’esercito sul modello MultiCam. Il nuovo modello utilizza elementi curvi, piuttosto che elementi pixel basandosi più su un effetto di miscelazione che di contrasto per mascherare chi lo indossa. Il pattern è dato da uno sfondo costituito da grandi chiazze di vari colori sfumate tra loro (marrone, marrone

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chiaro e giallo verde) e da macchie più piccole (verdi, marrone scuro e una tonalità di rosa chiaro) che interrompono quelle più grandi. Il risultato è che il profilo di un oggetto così colorato tende a fondersi con l’ambiente circostante rendendo così difficile il riconoscimento della sua sagoma12.“Infatti, il pattern MultiCam ha la capacità di adattarsi ai diversi ambienti, apparendo sostanzialmente verde in zone intensamente vegetate e marrone chiaro in aree desertiche. L’uso di materiali all’avanguardia e lo studio dei colori lo rendono al momento il pattern “all-terrain” più prestante”13.Dal 2011 l’US Army ha iniziato a dotare diversi reparti di fanteria con divise in MultiCam, prendendo quindi in considerazione l’idea di sostituire completamente l’ACU.Attualmente la nuova divisa è impiegata oltre che dai membri della 173^ Brigata aviotrasportata dell’esercito, schierata in Afghanistan, anche da alcune unità statunitensi per le Operazioni Speciali e da uomini di varie agenzie di Law Enforcement.

12 Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/MultiCam e http://en.wikipedia.org/wiki/MultiCam.13 Ibid.

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