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UNIVERSITÀ CA' FOSCARI Facoltà di lettere e filosofia Corso di laurea in storia Esame di Storia dell’Italia Contemporanea IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE PROVINCIALE DI VENEZIA E I SUOI RAPPORTI IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE REGIONALE VENETO Studente: Demetrio Serraglia Matricola 776515 Anno accademico 2000/2001

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UNIVERSITÀ CA' FOSCARI Facoltà di lettere e filosofia

Corso di laurea in storia

Esame di Storia dell’Italia Contemporanea

IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE

PROVINCIALE DI VENEZIA E I SUOI RAPPORTI IL

COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE

REGIONALE VENETO

Studente: Demetrio Serraglia Matricola 776515

Anno accademico 2000/2001

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Indice

Come nascono i Comitati di Liberazione Nazionale

Organizzazione e Ordinamento dei CLN

La Resistenza Veneta durante la guerra

La Resistenza in Veneto dopo la liberazione

La Resistenza vista durante il periodo del governo Parri

Il CLN Provinciale di Venezia e i suoi rapporti con il CLNRV

Il Prefetto di Venezia (Camillo Matter)

Il caso del Prefetto di Belluno

La fusione del CLNP di Venezia con il CLNRV e la fine dei CLN

Sigle

p. 2

p. 2

p. 3

p. 4

p. 7

p. 10

p. 12

p. 26

p. 27

p. 29

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Come nascono i Comitati di Liberazione Nazionale

I Comitati di Liberazione Nazionale (CLN) nascono dall'unione di una parte dei partiti

antifascisti che durante il regime hanno vissuto in stato di clandestinità o si sono

formati quale reazione alla politica portata avanti dal Partito Nazionale Fascista. I

Comitati di Liberazione erano formati dai cinque principali partiti antifascisti: il

Partito Comunista Italiano (PCI), il Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP), il

Partito d'Azione (PdA), il Partito della Democrazia Cristiana (DC), il Partito Liberale

(PLI). La loro attività si divide fondamentalmente in due parti: la prima durante la

guerra di liberazione, in cui prevaleva all'interno del movimento il fattore militare,

anche se si iniziarono a preparare i quadri atti ad assumere provvisoriamente la

direzione della vita politico amministrativa delle varie regioni; la seconda nel post

liberazione, dove emerge prepotentemente il lato politico, necessaria per

l'amministrazione nel futuro Stato in via di ricostituzione; qui iniziano gli scontri tra le

varie anime della resistenza per decidere quale sarà il futuro della nuova nazione.

Nella fase successiva al 25 aprile 1945 sono reperibili più documenti e verbali

riguardanti tutta l'attività dei CLN rispetto al periodo clandestino, infatti ormai le

forze partigiane avevano ceduto le armi agli alleati che divennero i governanti

dell'Italia liberata mentre i partiti antifascisti erano diventati gli amministratori delle

zone liberate (in particolare modo ciò avvenne nell'Italia del Nord). Nell'Italia del

Nord la situazione vedeva un'enorme confusione e sovrapposizione di poteri che molte

volte si ostacolavano l'un l'altro, questi erano il Governo Militare Alleato (AMG), il

Comitato di Liberazione Alta Italia (CLNAI) e il Governo del Regno, quest'ultimo di

fatto non era ufficialmente presente al Nord ma era in diretto contatto con gli altri due

organismi, e collaborava con loro per il ritorno del Nord Italia al Regno.

Organizzazione e Ordinamento dei CLN

I Comitati di Liberazione Nazionale Regionali e Provinciali in seguito alla liberazione

si trasformarono in giunte consultive e l'assunzione dei poteri fu presa da parte del

governo militare alleato (AMG). L'emissione di decreti diventò prerogativa delle

autorità designate dal CLN e confermate dall'amministrazione militare alleata.1

1 Politica e Amministrazione nella Vicenza del dopoguerra Introduzione e cura di Maria Grazia Maino. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza, 1997- p. 9

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L'ordinamento dei CLN prevedeva che all'interno dei Comitati avevano diritto di

essere ammessi tutti i partiti antifascisti, con voto deliberativo e in modo paritetico;

furono in seguito ammessi anche i rappresentanti delle organizzazioni di massa

(partigiani, Unione delle donne italiane, Fronte della gioventù, contadini e sindacati)

ma solo con ruolo consultivo. Ogni CLN doveva avere un presidente e i rappresentanti

dei partiti dovevano essere provvisti di delega dei propri partiti. Dovevano essere

esclusi da cariche che comportavano compiti di direzione politica e amministrativa

coloro che, per personale condotta, per l'attività svolta o per posizione ricoperta

durante il regime fascista, non potevano dare sicure garanzie politiche e morali per la

ripresa democratica della vita pubblica. Per la divisione dei vari incarichi era

necessario tenere conto del "colore" politico della popolazione dove l'amministratore

avrebbe operato e dell'aiuto offerto dai partiti durante la lotta di liberazione. Chi

avesse operato all'interno dei CLN doveva, come impegno morale, posporre l'interesse

generale a quello personale; all'interno dei Comitati non si doveva far politica di

partito ma piuttosto di unità nazionale, la sola capace di dar vita ad un nuovo potere

che si sarebbe dovuto sostituire agli organismi del passato regime.2

Molte erano le discriminanti che dividevano i vari partiti che parteciparono alla

resistenza, ma il collante che riuscì, in parte, durante la guerra di liberazione a far

cadere in secondo piano le differenze politiche era uno solo e qualificante per tutti i

movimenti che si definivano antifascisti: cacciare i tedeschi d'Italia e sterminare il

fascismo.3 Infatti i problemi, tra i partiti antifascisti, vennero alla luce nella fase

postbellica.

La Resistenza Veneta durante la guerra

La nascita del movimento partigiano nel Veneto non fu così automatica, di fatto

l'embrione della Resistenza l'otto settembre è isolato e i primi nuclei del movimento

partigiano nascono per iniziativa di singole persone. Le masse popolari a fronte degli

anni di guerra hanno un forte malcontento nei confronti del fascismo ma non riescono

a tradurre in fatti concreti e azioni questo malessere.4

2 Ibid. - p. 9, 10 3 Il governo dei CLN nel Veneto Introduzione e cura di E.Brunetta. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza,1984- p. 4 4 Ibid. - p. 3

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I partiti durante i 45 giorni di Badoglio erano riusciti a riallacciare i contatti con i

vecchi militanti, ma tutta l'operazione fu estremamente difficoltosa a causa dei

vent'anni di regime fascista lasciati alle spalle. Questo lavoro portò alla costituzione di

Comitati interpartitici, i futuri CLN. Agli inizi i Comitati interpartitici come ho già

detto vivevano più per frutto dell'iniziativa dei singoli che per convinzione e mandato

dei partiti che rappresentavano.

Subito dalle fasi iniziali di vita dei CLN emergono difficoltà, dovute a problemi

politici più che a problemi organizzativi, naturale frutto della diversa composizione

politica. In primo luogo queste contraddizioni affiorano in seno ai CLN e si

riscontrano anche tra le formazioni partigiane, soprattutto nei confronti di chi doveva

assumere la direzione militare. Gli interventi del CLNR Veneto a riguardo di queste

problematiche sono incisivi e dimostrano chiaramente la forte rete di direzione politica

che caratterizza il movimento partigiano.5

Necessaria alla resistenza veneta come alle altre regioni era il fattore finanziario, non

bastavano solamente i contributi della gente, anche se questi erano sintomatici rispetto

al grado di radicamento che aveva il movimento partigiano nel popolo, erano necessari

contributi più cospicui. I contributi più rilevanti arrivarono da grossi personaggi della

finanza Veneta (Cini, Gaggia, Volpi, Marzotto), finanziamenti di questo tipo creavano

pericolosi precedenti rispetto all'obbiettivo di tagliare i ponti con il passato regime,

difatti molti personaggi di spicco dell'alta finanza erano stati collusi con il fascismo

fino a partecipare anche al governo dello Stato fascista.6 Quello che emerge durante

l'epurazione è che questi uomini d'affari di fatto avevano "comprato la loro vita", la

salvezza delle proprie attività e dei profitti che avevano ottenuto durante il fascismo.

Accettando questi finanziamenti e non procedendo all'epurazione delle figure

economiche di spicco complici del fascismo il movimento partigiano aveva barattato

in parte i propri ideali di libertà e soprattutto le direttive sull'epurazione che dicevano

di indugiare in basso e colpire in alto.

La Resistenza in Veneto dopo la liberazione

Nella fase post liberazione i partiti del CLN avevano stabilito che per la distribuzione

delle cariche si sarebbe provveduto ad una suddivisione che avrebbe tenuto conto

5 Ibid. pp. 11, 12

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prima di tutto di un dosaggio equilibrato tra i vari partiti7; questo provocò durante il

periodo di amministrazione partigiana dell'Alta Italia un ulteriore motivo di scontro tra

le anime che componevano il CLN e fece scaturire forti polemiche sull'operato dei

vari amministratori pubblici di nomina politica. A cosa era dovuto il fatto che i vari

partiti ritennero loro diritto assumere in prima persona le cariche pubbliche di maggior

rilievo? Questa è la reazione a ciò che aveva provocato il regime e le sue cause

nell'animo dei partiti antifascisti, si intendeva rompere con la continuità dello Stato e si

voleva imporre nella struttura dell'amministrazione periferica il potere dei CLN8,

dando così un taglio netto con il vecchio Stato liberale e con il regime fascista. Si

volevano mettere le fondamenta per una nuova organizzazione statuale che poi

emergerà nella futura costituente.

Concretamente il Comitato di Liberazione Nazionale Regionale Veneto il 3 maggio

1945 con il decreto n. 1 assume i poteri di governo nella regione: "Il Comitato di

Liberazione Nazionale Regionale Veneto (CLNRV) espressione unitaria delle forze

che hanno collaborato alla lotta di liberazione nazionale. Per volontà ed azione del

popolo. In forza del mandato conferito dal governo democratico italiano al Comitato di

Liberazione Nazionale per l'Alta Italia (CLNAI) rappresentante legittimo del governo

stesso e come tale riconosciuto dalle Autorità Alleate. Assume le funzioni di giunta

provvisoria di governo e conseguentemente tutti i poteri di amministrazione e di

governo nel territorio della regione Veneta. Esercita la sua giurisdizione direttamente

per la provincia di Venezia e attraverso i Comitati di Liberazione Provinciali per le

altre provincie della regione. Il Comitato Regionale è costituito da 10 membri

designati dai seguenti partiti: PdA, PCI, DC, PLI, PSIUP. Ciascuno dei partiti designa

2 membri"9. A seguito di questo decreto, per avere un'idea veritiera del ruolo dei CLN,

è bene sapere che la funzione dei Comitati è ridimensionata dalla subalternità che

hanno rispetto all'Amministrazione Militare Alleata, che di fatto amministra l'Italia

trattandola con il ruolo che essa ha: di Paese uscito sconfitto dalla guerra10.

6 Ibid. pp. 12, 13 7 Ibid. p. 16 8 Ibid. p. 18 9 Ibid. p. 19 10 Ibid. pp. 20, 21

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Il CLN nella fase dopo la liberazione si trova ad affrontare i problemi di

amministrazione giornaliera, tra cui emerge in modo preponderante il come

approvvigionare di alimenti la popolazione delle città: questo porta allo scontro con le

campagne. I Comitati infatti non riescono a legare con il mondo agricolo e gli appelli

per gli ammassi di generi di prima necessità si accompagnano di solito alla minaccia di

provvedimenti di polizia11. Queste problematiche oltre a dividere le città dalle

campagne dividono al loro interno i CLN, facendo riemergere il problema sempre

latente, ovvero il prevalere delle ragioni di ogni partito rispetto alle ragioni dell'unità

antifascista, queste divisioni sono dovute anche alla progressiva perdita d'importanza

del CLN12 e della sua funzione consultiva che man mano si trasformò in funzione di

organo che preparava il referendum istituzionale e le elezioni della costituente.

Atto che ulteriormente confermò la perdita dei poteri da parte dei Comitati e riaffermò

la continuità dello Stato fu il ripristino del personale di carriera nella pubblica

amministrazione: il simbolo di questo ritorno al passato fu il passaggio dai prefetti

politici a quelli di carriera. I prefetti politici erano stati designati dai CLN previo

gradimento dell'AMG, però il problema che sorse spesso fu quello del rapporto che i

prefetti dovevano avere sia con gli alleati sia con il CLN. Alla prefettura di Venezia c'è

uno dei casi più rilevanti che evidenzia il difficile rapporto tra gli organismi di

prefettura, AMG e CLN. Camillo Matter (prefetto di Venezia) non si sentiva del tutto

vincolato ai CLN ma si sentiva idealmente legato al ruolo che rappresentava,

interpretandolo come lo avrebbe fatto un prefetto di carriera. La visione di Matter del

ruolo che doveva assumere il prefetto lo mise in contrasto con il CLN che però non lo

sostituì, per evitare che si aprisse una crisi con gli Alleati, che invece ben vedevano la

figura di Matter13. Il CLNRV si era auspicato che il ruolo del prefetto fosse ricoperto

dai rispettivi CLN provinciali e che fisicamente il ruolo fosse ricoperto da un

componente effettivo del CLN provinciale. Per i CLN era logico che quando un

prefetto si trovasse in contrasto con l'organo che l'aveva nominato (il CLN)

rassegnasse le dimissioni, ma anche se questo fosse avvenuto molte volte perveniva il

11 Ibid. p. 24 12 Ibid. p. 25 13 Ibid. pp. 32, 33

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veto al provvedimento da parte delle autorità alleate14. Ogni sostituzione di prefetti

politici provocava da parte dagli alleati la richiesta all'amministrazione centrale dello

Stato dell'invio di un funzionario di carriera, ovvero coloro che avevano fatto carriera

sotto il regime fascista e quindi erano ancora sottoposti ai processi di epurazione.15

La discriminante che creò notevoli contrasti durante tutta la vita dei CLN, e quindi

anche in Veneto, è che il CLNRV rivendicava la sua funzione di organo politico

mentre gli alleati lo trattavano come un organismo tecnico con funzioni consultive. Il

problema deriva dal fatto che le forze partigiane non si consideravano forze sconfitte

ma di fatto si trovavano ad amministrare una Nazione che aveva perso la guerra e che

doveva sottostare alle regole di chi invece la guerra l'aveva vinta16.

Per analizzare in modo obiettivo quale sia stata la funzione dei CLN è bene tenere

come premessa quanto detto sopra. Sostanzialmente la linea d'azione dei CLN si

svolge su tre linee direttive: 1)linea politica, ovvero il dare al popolo una presenza

rassicurante durante un momento di sostanziale confusione; 2)studio e analisi della

situazione sociale ed economica della regione con piani di breve e lungo periodo che

non furono sfruttati del tutto; 3) formazione di una nuova classe dirigente e di

un'attivazione della partecipazione popolare17. Questa formazione di un nuovo e

rinvigorito interesse per il futuro dello Stato è riscontrabile anche dal fatto che sorsero

un moltitudine di CLN periferici che contribuirono all'avvicinarsi alla vita politica di

molta gente che fino ad allora era stata esclusa dalla politica dal regime fascista18.

La Resistenza vista durante il periodo del governo Parri

Il governo Parri durò dal giugno al novembre del 1945, quindi nel periodo

immediatamente successivo alla liberazione. Questo periodo di governo fu il momento

di verifica di come la resistenza sarebbe stata in grado di affrontare le responsabilità di

governo e di aprire una svolta nella vita democratica del paese. Vedendo come

procedette il processo di rinnovamento si notò che esso rimase incompiuto e tutto fu

caratterizzato dall'essere continuativo rispetto al passato regime.19

14 Ibid. p. 33 15

Ibid. p. 34 16 Ibid. pp. 34, 35 17 Ibid. pp. 38, 39 18 Ibid. p. 42 19 G. Vaccarino, Il governo Parri e le forze politiche in Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, L'Italia dalla liberazione alla Repubblica, Feltrinelli Milano, 1977, p. 267

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Una rivoluzione che avrebbe rotto in modo netto con tutto ciò che era legato al vecchio

Stato, come molte ali della sinistra di matrice rivoluzionaria auspicava, avrebbe rotto

l'unità dei CLN. Questo obbiettivo rivoluzionario fu ostacolato non tanto dal non

voler rompere l'unità dei CLN ma dal ruolo che l'Italia avrebbe assunto nel futuro

assetto politico internazionale. Nel panorama internazionale lo stesso Partito

Comunista aveva messo non come immediato obiettivo la rivoluzione in Italia. La

divisione dell'Europa in zone d'influenza aveva reso necessaria una diversa politica dei

partiti comunisti a seconda della loro ubicazione. Per quanto riguarda l'Italia, l'atto con

cui i comunisti legittimarono la continuità con il vecchio Stato è la loro entrata nel

governo di Salerno dell'aprile 1944, un'entrata non concordata nel CLN. Non solo il

PCI era entrato nel governo ma ne aveva permesso la costituzione.20

Dopo aver accennato all'accantonamento degli ideali marxisti nella fase post

liberazione, è bene dire che anche la stessa unità delle forze della resistenza e i principi

da essa portati avanti sono stati accantonati dopo la liberazione. Voler tagliare con ciò

che rimaneva del vecchio Stato e costituire un governo che fosse l'espressione delle

forze che avevano lottato contro la dittatura fascista, questi erano i due obbiettivi

minimi che la Resistenza si era data: tutti e due furono subito accantonati dal

compromesso di Salerno voluto del PCI e dal suo leader Togliatti, che era il portavoce

delle decisioni che Stalin aveva preso con gli anglo americani. Il nuovo governo non

solo non ruppe con il passato ma non si adoperò nemmeno per emanare decreti che

abrogassero le vecchie leggi di polizia fasciste.21 Al condizionamento portato avanti

dalle forze alleate in senso conservatore la sinistra avrebbe potuto opporre la forza

delle masse popolari che la sostenevano, tale forza avrebbe potuto sostenere le istanze

di cambiamento che erano peculiari dei programmi di sinistra.22

Quando si arrivò alla costituzione del governo Parri le decisioni che avrebbero segnato

la futura vita del Paese erano già state prese dai due precedenti governi: di Badoglio e

di Bonomi. Quello che si proponeva Parri e il partito dal quale esso proveniva (il

Partito d'Azione) era una ricostruzione autonomistica dal basso, basata sulle forze

emerse dalla resistenza, che si sarebbe contrapposta all'accentramento burocratico del

20 Ibid. pp. 267- 269 21 Ibid. pp. 270- 272 22 Ibid. p. 274

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vecchio stato sabaudo.23 Questo a causa dei condizionamenti sia interni che

internazionali non poté essere fatto, una rivoluzione anche se di matrice istituzionale

potrebbe aver scatenato una reazione che avrebbe potuto far scoppiare una nuova

guerra civile e l'intervento delle forze alleate presenti sul territorio italiano.

Dopo la liberazione, quando i Comitati si resero conto di non essere in grado di

ottenere quei cambiamenti che si erano proposti di raggiungere, si prese la decisone in

seno ai CLN che poteva essere allargata la loro base e composizione politica. Ciò

causò un ulteriore freno alle residue possibilità di cambiamento, dato che la presenza

di nuove forze politiche sia partitiche che rappresentanti delle organizzazioni di massa

costringeva il CLN a sottostare ad ulteriori compromessi e mediazioni, ma cosa ancor

più grave fu il fatto che le forze di destra utilizzarono questo fatto per richiedere

l'annullamento dei CLN perché erano insidiati da una pericolosa deriva comunista,

dato che le organizzazioni di massa erano nelle mani del partito comunista.24

Ma cosa fece rinunciare al PCI, oltre agli ordini ricevuti da Stalin, di fornire un più

forte appoggio al governo appoggiato sul CLN? La cosa che condizionò costantemente

l'azione dei leader comunisti fu la paura di essere estromessi dalla suddivisione dei

poteri del futuro Stato.25 Questa paura portò i comunisti a sacrificare i CLN per avere

la possibilità di partecipare alla futura suddivisione di poteri e posti di comando. In

sintesi i Comitati furono barattati con le esigenze che mano a mano emergevano nei

vari partiti; si può affermare che in Italia mancò quella figura che potesse fare da

collante tra le forze antifasciste.

L'atto, che in modo definitivo mise fine ai CLN come organi di potere politico e

amministrativo e li trasformò in organi consultivi e tecnici, fu firmato il 1° giugno

1945 dai sei partiti dei Comitati, il documento fu voluto dai liberali per evitare fratture

insanabili e deviazioni rivoluzionarie.26 Questo portò tutti i partiti a puntare le loro

forze sulla futura competizione elettorale e a utilizzare i CLN come mezzi di

propaganda politica. Le elezioni subentrarono come mezzo di cambiamento alla spinta

rivoluzionaria del movimento di liberazione, però subito le elezioni si rivelarono

23 Ibid. p. 275 24 Ibid. p. 277 25 Ibid. p. 278 26 Ibid. p. 280

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simbolo non di cambiamento ma di continuità e di ricostituzione dei vecchi rapporti di

forza.27

Si può affermare che la breve storia del governo Parri è una lotta tra la rivoluzione

democratica intrapresa dalle forze antifasciste, e i compromessi per evitare che lo Stato

fosse investito da delle reazioni antidemocratiche che avrebbero portato lo Stato in

nuove pericolose prospettive dittatoriali.

Il CLN Provinciale di Venezia e i suoi rapporti con il CLNRV

Il CLN Provinciale di Venezia rinasce in maniera autonoma, ovvero come organismo a

sé stante rispetto al CLNRV, il 21 maggio 1945. Il 28 aprile 1945 si era invece

proceduto alla fusione tra Comitato regionale e provinciale. Nella stessa riunione del

21 maggio 1945 vengono divisi gli incarichi in seno al CLN: come presidente viene

eletto l'avvocato Arduino Cerutti membro del Partito Socialista cui spettano inoltre

l'incarico dell'economato, dell'amministrazione e dei collegamenti col Regionale28.

Il 4 e 5 agosto è in progetto un convegno dei CLN Provinciali, il Comitato di Venezia

decide di sostenere vari punti all'ordine del giorno; tra tutti è da sottolineare il primo

punto che mette in risalto un fatto di grande importanza: quale rapporto ci sarà tra

CLN Regionale e Provinciale dopo il ritiro dell'amministrazione dell'AMG?29 Durante

il convegno dei CLN della Regione Veneta del 4 e 5 agosto 1945 il CLNRV, nella

persona del sig. Damo del PCI, pone alcune questioni sull'esistenza dei CLN per il

periodo che va dal passaggio di tutto il territorio nazionale dall'Autorità Alleata al

Governo Italiano alla Costituente. Gli interrogativi sono: 1- si ritiene opportuna la

continuazione dei CLN e il loro potenziamento? 2- Se sì: devono avere un

riconoscimento giuridico? 3- Quale posizione verrebbero pertanto ad assumere nella

impalcatura statale? 4- Quali rapporti gerarchici dovrebbero intercorrere fra CLN

Regionale e CLN Provinciale da una parte e le Autorità classiche esprimenti il potere

centrale? 5- Avendo i CLN provinciali un parallelismo nei Prefetti ecc. quale

parallelismo e quale posizione viene ad avere il regionale?30 Il problema posto da

quest'ultimo punto emerge spesso nei rapporti tra regionale e provinciale di Venezia in

27 Ibid. p. 283 28 Archivio dell'Istituto Veneto per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea (AIVSREC) Sezione 2 CLNPVE busta 165 bis verbali CLNPVE 21 maggio 1945 p. 1, 2 29 Ibid. 3 agosto 1945 p. 81 30 Il Gazzettino martedì 7 agosto 1945 anno 59 numero 16

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cui in molte occasioni emerge il problema di chi debba essere la giurisdizione del

prefetto di Venezia, ovvero a chi doveva rispondere il prefetto Matter di Venezia in

caso di sue mancanze? Una parte di questi problemi nasce anche dal fatto che il

regionale come il provinciale e la prefettura risiedano tutti e tre a Venezia, e la

vicinanza di questi tre organismi inevitabilmente li mette in contrasto non solo per il

problema della prefettura ma anche per altre problematiche. La proposta di ordine del

giorno esposta da Damo viene modificata da un'apposita commissione costituita ad

hoc, le risposte emerse sono le seguenti: 1- il CLNRV e i CLN provinciali, riuniti in

Venezia, udito le relazioni sull'opera svolta dalle province e nella regione; 2- fiduciosi

dell'avvenire della patria; 3- riaffermano la loro necessità di vita in seno al popolo

italiano dal quale spontaneamente nacquero in momenti fortunosi, esempio d'amore di

Patria e di unica guida; 4- dichiarano che i Comitati di Liberazione dovranno

continuare a sussistere sino alla Costituente rafforzati nella loro missione di

rinnovamento della vita civile e politica italiana31. Questa modifica del primo ordine

del giorno non dà risposta ai quesiti posti da Damo, il CLN Provinciale di Venezia

ritiene d'inviare al Regionale una propria risposta:

"a) i CLN devono avere un riconoscimento giuridico nei sensi di cui in appresso, non

perché lo Stato crei o disciplini sotto di sé i CLN, ma perché riconoscano le funzioni

che la volontà popolare ha loro attribuito.

b) la posizione del CLN è quella di costruire la base democratica di tutta la struttura

statale che non può giuridicamente reggersi altrimenti in difetto di libere elezioni fino

all'attuazione della nuova costituzione.

c) fra i CLN e le Autorità classiche possono esistere rapporti gerarchici, queste ultime

in regime di libertà amministrano in virtù di una volontà propria derivante da una

delega diretta o indiretta della sovranità popolare. Nell'attuale stadio precostituente

non esistendo tale delega le autorità classiche sono sprovviste sostanzialmente di

proprio autonomo potere, che non può loro derivare perciò che dalla originaria

investitura e successiva fiducia dei CLN che rappresentano la sovranità popolare.

Perciò i CLN non hanno supremazia gerarchica sulle autorità classiche ma la loro

fiducia condiziona la legittimità dell'esercizio del potere da parte delle autorità stesse.

31 Il Gazzettino martedì 7 agosto 1945 anno 59 numero 16

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d) il CLN Regionale non ha un parallelismo in una autorità classica, né in fase

precostituente tale autorità può essere creata, per quanto possa essere auspicabile che

sorga dalla nuova costituzione.

Il CLN Regionale ha perciò:

a) nei riflessi interni, funzioni di coordinamento e controllo dei CLN Provinciali,

b) nei riflessi esterni, diritto d'iniziativa nei confronti del Governo, la cui legittimità è

condizionata a sua volta dalla fiducia della somma dei CLN Regionali"32.

Queste dichiarazioni del CLN Provinciale di Venezia dimostrano la convinzione

ancora radicata nei CLN locali di essere i legittimi rappresentanti del popolo italiano,

tale convinzione si scontrava con la realtà dei fatti ovvero che i Comitati si trovavano

ad essere i traghettatori inconsapevoli dello Stato dalla dittatura alla democrazia, una

democrazia che però non tagliava di netto con il passato Stato ma che ne era simbolo

di continuità. L'obiettivo dei CLN era quello di essere la base del futuro Stato, ma

ebbero come intralcio gli accordi intercorsi tra alleati, Regno e CLNAI stabiliti ancora

nella fase clandestina. Accordi che bloccarono a priori ogni reale progetto futuro di

cambiamento radicale dello Stato che sia i partiti sia i Comitati di liberazioni

progettarono. Questo emerge i modo evidente durante la svolta di Salerno in cui il PCI

abbandona la rivoluzione del proletariato come obbiettivo primario sostituendola con

la lotta contro il nazifascismo, tutto ciò è frutto degli ordini di Stalin trasmessi al PCI,

attraverso Togliatti, per far rispettare gli accordi di Yalta firmati dagli Stati che si

apprestavano a vincere la guerra contro il nazifascismo.

Il prefetto di Venezia (Camillo Matter)

Le prime avvisaglie di quello che in seguito si rivelerà essere un problema, il ruolo del

prefetto Matter, di notevole spessore emergono durante una riunione del CLNRV del

19 giugno 1945. Il regionale chiede che le questioni di rilevanza politica presso il

comando alleato siano curate dalla prefettura previo comunicazione al regionale. La

replica del prefetto è che egli e ciò che rappresenta agisce per il CLNP, e che solo le

questioni che hanno importanza regionale saranno di competenza del regionale. Il

ruolo che andava assumendo il regionale era quello di voler dire la propria opinione in

molte faccende riguardanti il CLNP di Venezia e questo causava ulteriori rallentamenti

32 AIVSREC Sezione 2 CLNPVE busta 165 bis verbali CLNPVE 7 agosto 1945 pp. 82- 84

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nell'amministrazione della provincia. Quindi il prefetto di Venezia si trovava ad essere

sottoposto al fuoco incrociato sia del Comitato regionale sia di quello provinciale, e

con la continua pressione del governo militare alleato: un ruolo quello del prefetto a

dir poco scomodo. Il prefetto di Venezia affermava che l'unica autorità riconosciuta

dagli alleati era il prefetto, questo era vero ma i CLN replicavano che l'incarico

prefettizio gli era venuto dai CLN e quindi lui doveva rispondere innanzitutto al

CLN33. Queste difficoltà amministrative rimasero durante tutta la durata di questa sorte

di diarchia: CLN e alleati.

È bene sapere, prima di analizzare in modo più approfondito la figura e il ruolo

rivestito dal prefetto Matter, che egli proveniva dalla guerra di liberazione e in

particolare modo dal Partito d'Azione di cui faceva ancora parte.

Durante la seduta del 27 luglio si può rilevare che Damo (PCI) evidenzia che il

prefetto Matter crea degli intoppi al lavoro del CLN, nell'occasione l'argomento

trattato è il ritardo alla nomina dei commissari alla società veneziana conterie e

cristallerie di Murano. Il giorno successivo a questa seduta avrebbe avuto luogo a

Milano il convegno di tutti i prefetti dell'Alta Italia, Damo chiede che al presidente

Parri venga chiesto quale debba essere il rapporto da avere con i prefetti e in

particolare modo con quello di Venezia.34 Il giorno successivo a Milano il prefetto

Matter farà un intervento molto duro nei confronti dei CLN e del CLNP di Venezia in

particolare affermando che il suo rapporto con i CLN non è dei più positivi e che la

composizione dei Comitati è la stessa della fase clandestina, a dire del prefetto ciò è

insufficiente perché nell'attuale fase amministrativa è necessario avere delle

competenze che agli attuali Comitati mancano. La cosa che preoccupava Matter è la

fase successiva a quella attuale, ovvero quando gli alleati se ne sarebbero andati e tutto

sarebbe passato nelle mani dei CLN che avrebbero fatto ciò che avrebbero ritenuto

opportuno. La prima replica viene dal prefetto di Sondrio che afferma, viceversa, che i

suoi rapporti con i CLN sono buoni. Poi interviene il presidente Parri che afferma la

necessità di rafforzare i CLN per governare in modo più adatto il nascente Stato,

aggiunge poi che non tutte le regioni sono nella stessa situazione del Veneto, in cui

33 Il governo dei CLN nel Veneto Introduzione e cura di E.Brunetta. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza,1984- verbale n. 21 del 19 giugno 1945 pp. 172 -175 34 Ibid. verbale n. 40 del 27 luglio 1945 pp. 252, 253

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sembra che la situazione in generale sia meno buona, e sollecita i prefetti a farsi

strumento per modificare in senso favorevole questa situazione.35 Questo intervento

darà frutto a numerose polemiche che investiranno i tre organismi presi in esame: il

prefetto, il comitato provinciale e il regionale. I Comitati vedranno in questa presa di

posizione pubblica del prefetto di Venezia un attacco personale al loro lavoro e al loro

mandato, la cosa che disturberà di più è l'essere stati accusati davanti ai rappresentanti

di tutto il movimento partigiano riunito a convegno.

L'intervento di Matter al convegno dei prefetti a Milano viene discusso anche in

regionale, i toni sono subito aspri e il Comitato da subito si divide in chi difende il

prefetto e in chi lo accusa duramente. Viene da Ascoli (DC) riportato quanto detto a

Milano da Matter a proposito delle nomine dei commissari, ossia che il Comitato

elegge dei commissari di poca capacità. Morin (PdA) tende a minimizzare l'accaduto

sostenendo che una crisi con il prefetto si sarebbe ritorta contro lo stesso Comitato,

ribadendo che i rapporti intercorsi con il prefetto sono sempre stati buoni e che la crisi

e nata nelle ultime due settimane. La decisione su proposta di Biadene (PSIUP) è

quella di convocare il prefetto ad una prossima riunione del Regionale.36

Nella seduta del regionale del 13 agosto tra i punti all'ordine del giorno c'è quello della

questione del Prefetto. La relazione sull'attività del prefetto è tenuta da Tonetti

(PSIUP). I problemi sollevati sono i seguenti: i ritardi nella nomina del questore

Palminteri; la questione degli ammassi e in particolar modo del controllo delle trebbie

(Matter aveva annullato un'ordinanza dei CLN che stabilivano che elementi partigiani

controllassero le trebbie, fondamentali per la gestione della questione alimentare del

dopoguerra); le nomine di commissari che erano (su ordine del CLNAI) prerogativa

dei regionali; raccomandazioni per l'assunzione di impiegati di proprio gradimento in

ditte private; interventi in materia di epurazione; nomina di un liquidatore alla

cooperativa di consumo di Venezia dopo averne nominato il commissario qualche

giorno prima; e infine, il fatto che ha fatto venire alla ribalta anche gli altri è

l'intervento al convegno di tutti i prefetti dell'alta Italia. Il Tonetti afferma che questi

35 AIVSREC Sez. II, b. 67, fasc. Prefetto di Venezia - estratto degli interventi al convegno dei perfetti a Milano del 28 luglio 1945 36 Il governo dei CLN nel Veneto Introduzione e cura di E.Brunetta. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza,1984- verbale n. 43 del 10 agosto 1945 pp. 268 -270

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atti del prefetto sono inaccettabili perché dimostrano lo scarso legame che egli ha nei

confronti dei Comitati e la scarsa correttezza politica. Il PSIUP nella persona di

Tonetti ritiene che un'ulteriore permanenza di Matter alla prefettura sia intollerabile e

propone che il prefetto sia invitato a dimettersi. Gaddi (PCI) sostiene la proposta del

PSIUP proponendo al PdA di trovare una persona più adatta di Matter alla carica di

prefetto. Dopo un vivace scambio di opinioni sull'operato e sulla persona del prefetto,

Tursi (PLI) difende Matter affermando che bisogna prendere in esame tutto il suo

operato nella provincia di Venezia e non solo dei singoli episodi. Damo (PCI) afferma

che la sua presa di posizione non è contro la persona ma contro il modo che ha Matter

di rivestire il ruolo di prefetto, un modo inequivocabilmente anticomitato. Casilli

(PdA) disapprova anch'esso la condotta di Matter ma si domanda se una crisi in

prefettura sia controproducente con gli Alleati. Morin interviene affermando che

dovrebbe essere informato il provinciale sulle intenzioni del regionale, anche perché le

questioni che riguardano la prefettura sono di competenza del CLNP37. Durante questa

riunione emerge chiaramente l'indignazione da parte del Regionale su quanto ha

affermato il prefetto Matter a Milano, le altre questioni, seppur gravi, vengono viste

come cornice allo smacco subito dal CLNRV a Milano. Smacco che sta anche in

quanto lo stesso presidente Parri ha affermato a proposito alla questione dei rapporti

tra CLNRV e prefetto, riassunto così da Tonetti: "sarà solo nel Veneto che i CLN

saranno incompetenti"38.

Il 14 agosto 1945 c'è una seduta straordinaria del CLNP di Venezia indetta dal

vicepresidente Ugo Perinelli (PdA) per trattare la posizione del Prefetto di Venezia, la

decisione subito emersa dalla discussione è che la questione in merito è di competenza

del Provinciale e non del Regionale: il tutto viene ufficializzato con una mozione

inviata al CLNRV in cui si sottolinea "… Rilevato che il ripetersi di interferenze da

parte del CLN Regionale Veneto crea un turbamento nella direzione degli affari

provinciali in genere e quindi nell'attività e nel prestigio del CLN provinciale...".

Quanto riportato è ciò che disturba maggiormente il provinciale e che lo fa reagire con

decisone. Di seguito c'è l'intervento del prefetto che viene invitato a dare spiegazioni

37 Ibid. verbale n. 44 del 13 agosto 1945 pp. 278 -283 38 Ibid. p. 279

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circa le sue dichiarazioni fatte a presidente Parri a Milano. Quello che dice è riassunto

nei tre punti che seguono:

1° la sua critica si è limitata al singolo operato del CLN Regionale; nulla ha da rilevare

sul CLN Provinciale.

2° la sua critica non si è estesa al CLN come istituto né egli ha inteso di contrapporre

l'autorità dei prefetti a quella dei CLN.

3° il testo stenografico in atti non risponde al pensiero del prefetto.39

Quanto detto dal prefetto lascia dei dubbi rispetto alla veridicità dei fatti, perché

sembra che il suo sia solo un tentativo di difesa che tenta di limitare i danni e di non

avere attacchi anche dal provinciale, in realtà da quanto emerge dai testi riguardanti gli

interventi al convegno di Milano risulta che Matter dai suoi attacchi non abbia escluso

i CLNP affermando: "…Oggi ci vogliono competenze e queste nei Comitati non si

sono…"40.

Il 17 agosto continua la discussione del Regionale in proposito della questione Matter,

la discussione è sempre accesa e le posizioni dei vari partiti in proposito si inquadrano

sempre di più: a favore della richiesta delle dimissioni da parte del prefetto si

dichiarano socialisti e comunisti, contro questo atto sono azionisti e liberali che

affermano l'inopportunità di una crisi in un momento così delicato per il futuro dello

stato, i democristiani cercano di mediare tra le due posizioni e propongono di discutere

del problema anche in presenza del CLNP di Venezia dato che la prefettura è di

competenza di questo organismo.41

Il giorno 20 agosto 1945 la federazione regionale delle Venezie del PSIUP invia a

Tonetti e Cerutti rispettivamente rappresentanti dei socialisti nel Regionale e nel

Provinciale una lettera, in cui la persona in questione è il perfetto Matter, si afferma

l'inaccettabilità degli atti emessi dal prefetto circa la cooperativa di consumo che

vanno ad aggiungersi ad altri atti e prese di posizione ritenute inadeguate dal PSIUP.

La lettera si conclude con la richiesta di allontanamento del prefetto, ruolo che per le

responsabilità che ricopre si dimostra essenziale agli interessi del Paese. Il PSIUP si

39 AIVSREC Sezione 2 CLNPVE busta 165 bis verbali CLNPVE 14 agosto 1945 pp. 96 -98 40 AIVSREC Sez. II, b.67, fasc. Prefetto di Venezia- estratto degli interventi al convegno dei perfetti a Milano del 28 luglio 1945 41 Il governo dei CLN nel Veneto Introduzione e cura di E.Brunetta. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza,1984- verbale n. 46 del 17 agosto 1945 pp. 285 -290

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augura che la richiesta sia appoggiata anche dagli altri partiti presenti in Comitato. La

questione della cooperativa di consumo sta a cuore ai socialisti anche perché il

commissario delegato alla gestione sarebbe stato, prima che venisse designato un

commissario liquidatore, il socialista Medici42.

Durante la seduta del CLNRV del 21 agosto si viene casualmente a parlare del prefetto

Matter, Morin del PdA ne prende le difese affermando che l'attività di Matter, nella

maggior parte dei casi, è sempre stata adeguata e che l'unica pecca sta nelle

dichiarazioni fatte a Milano, inoltre continua ribadendo che una crisi in prefettura non

sarebbe opportuna. Damo (PCI) propone una via di mezzo, quella che il prefetto

rassegni le proprie dimissioni, e che il Comitato regionale si riservi di accettarle a suo

tempo, questa avrebbe potuto essere una sorta di cambiale con cui tenere sotto

pressione la futura attività del prefetto43.

Il 23 agosto 1945 c'è la più importante seduta del regionale in cui si tratta della

questione "Prefetto Matter", a questa riunione è presente anche il CLN provinciale di

Venezia. Morin afferma che le tematiche da prendere in esame sul prefetto riguardano

la nomina di alcuni commissari e le dichiarazioni fatte al convegno dei prefetti a

Milano. Il PSIUP presenta la mozione redatta il 20 agosto e inviata a Tonetti e a

Cerutti. Cerutti come presidente del CLNP di Venezia interviene affermando che i

rapporti di collaborazione con il prefetto sono stati cordiali, ma che la macchina

burocratica della prefettura funziona male. Non si può stabilire, secondo Cerutti, se la

burocrazia sia stata più forte del prefetto o se il prefetto non sia stato abbastanza forte

rispetto alla macchina burocratica. Gli episodi negativi del rapporto tra prefetto e

provinciale sono due e riguardano il controllo delle trebbie, in cui il prefetto ha firmato

un ordine sottoposto dal viceprefetto Bastianetto, senza conoscerne il contenuto. Il

secondo riguarda la cooperativa dei lavoratori, questa cooperativa era stata creata

durante il fascismo e si occupava di alimentazione e della distribuzione, e il decreto

prevedeva la requisizione di alcuni negozi: questo organismo seppure fascista sarebbe

stato utile nel campo della distribuzione alimentare in una fase di necessità come

42 AIVSREC Sez. II, b.35 fasc. Dottor Camillo Matter ex prefetto di Venezia - lettera dell'esecutivo della federazione regionale veneta del PSIUP del 20 agosto 1945 43 Il governo dei CLN nel Veneto Introduzione e cura di E.Brunetta. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza,1984- verbale n. 47 del 21 agosto 1945 pp. 293 -.295

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quella dei giorni post liberazione. Per far continuare questa struttura era necessaria una

delibera del prefetto che però era in ritardo di quasi due mesi rispetto alla richiesta del

CLNP. Non solo non era stato emanato nessun decreto prefettizio ma Matter aveva

disposto la liquidazione di detta cooperativa. Dopo una serie di opinioni scambiate tra

i vari membri dei CLN interviene Biadene (PSIUP) centrando la sostanza del problema

ovvero il rapporto di fiducia tra Comitato e prefetto. Matter fa emergere la questione

del suo rapporto con il CLN nel suo intervento a Milano quando espone le

preoccupazioni in merito a quando all'autorità alleata subentrerà quella dei Comitati.

Chi difende l'azione del prefetto imputata le mancanze di Matter al fatto che è stato

fagocitato dal meccanismo burocratico della prefettura, e chiunque avesse rivestito il

ruolo di prefetto si sarebbe trovato nelle stesse condizioni. Altra argomentazione a

difesa del prefetto sta nel fatto che la posizione da lui rivestita si trovava tra l'incudine

e il martello (gli alleati e i CLN). La discussione si incentra su molti "se" e "ma" non

portando però a conclusioni e prese di posizione definitive. D'altronde la casistica su

queste problematiche non sussiste, esiste soltanto un caso simile a Venezia: la

sostituzione del questore Battistello ma i problemi emersi in questa situazione sono

diversi. Cerutti interviene per riaffermare un punto chiave e da cui dovrebbe partile la

discussione: il Comitato di liberazione è un organo superiore al prefetto, e questi a

riguardo della questione delle trebbie ha firmato un documento che ha annullato un

ordine del CLN. Continuando Cerutti specifica che quando i prefetti sono diventati

emanazione dei Comitati, si è sovvertita la figura politica di questo funzionario,

passato da rappresentante del governo centrale a rappresentante della provincia perché

egli è una emanazione della volontà del popolo della provincia di Venezia. Quanto ha

fatto Matter è al di fuori di questo presupposto base, egli interpreta il ruolo di prefetto

alla maniera napoleonica non come rappresentante del popolo ma del governo.

Ascoli (DC) tenta di mediare tra le due posizioni, sottolineando che non è il caso di

aprire una crisi tra Comitato e prefettura, e all'interno dei Comitati stessi; e che

qualsiasi decisione presa è bene che sia all'unanimità, come prevede lo spirito e

l'ordinamento dei Comitati. Le due posizioni sono le seguenti: una dei Partiti d'Azione

e Liberale che cercano di minimizzare quanto ha fatto di sbagliato e contro la politica

dei comitati il prefetto Matter. L'altra posizione è quella sostenuta del PCI e dal PSIUP

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i quali portano avanti con decisione i loro atti d'accusa44. L'atto d'accusa portato avanti

dai rappresentanti dei due partiti di sinistra è stato stilato dai rispettivi esecutivi

regionali e può essere riassunto in quanto segue: 1- non accettazione di nessuna

diminuzione di poteri dei CLN da parte di un organo a loro sottoposto (il prefetto), 2-

invito al prefetto di rassegnare le dimissioni al CLNRV insistendo affinché

quest'ultimo le accetti senza alcuna riserva, 3- invito al PdA di proporre un nuovo

prefetto che abbia i requisiti per una fruttuosa collaborazione con i CLN.45

I rappresentanti socialisti e comunisti minimizzano quanto prospettato da Ascoli, ossia

che la questione del prefetto se non risolta con l'unanimità provocherebbe una rottura

insanabile all'interno dei Comitati. Ma appare chiaro che con la mozione delle sinistre

e con la presa di posizione dei liberali e azionisti prevalgono sugli interessi nazionali le

proposte e le linee direttive dei rispettivi partiti. Questo è un campanello d'allarme per

chi prospettava i Comitati come rappresentanti di qualcosa di diverso rispetto alle

vecchie istituzioni del Regno, in realtà la politica di partito prevale e si punta più a

rispettare una divisione di poteri secondo colore partitico che secondo capacità

politiche reali. Già la mozione delle sinistre, solo perché ordinata dalle rispettive

federazioni regionali, risultava di difficile approvazione da parte degli altri partiti:

questa è la posizione che emerge dalla discussione, e che giustifica ogni presa di

posizione, inderogabile, che mano a mano assumono i vari partiti. Damo, vedendo le

titubanze dei vari esponenti del CLN rispetto alla mozione presentata dal suo partito e

dai socialisti, corregge il tiro e dall'iniziale intransigenza passa ad affermare che la

mozione è in discussione sia nella forma che nella sostanza e poi passerà ai voti.

L'opportunità dell'unanimità o meno la si vedrà in seguito a seconda della

discussione.46

Morin riassume la situazione affermando che nella valutazione degli inconvenienti

riguardanti Matter non c'è accordo e che le linee emerse sono due: alcuni vedono gli

estremi gravi e non controbilanciati dalle benemerenze di Matter, altri li vedono meno

gravi e parzialmente o nettamente controbilanciati dall'opera fattiva e costruttiva del

44 Ibid. verbale n. 48 del 23 agosto 1945 pp. 297- 311 45 AIVSREC Sez. II, b. 67, fasc. Prefetto di Venezia - mozione del PSIUP e del PCI al CLNRV, s.d. 46 Il governo dei CLN nel Veneto Introduzione e cura di E.Brunetta. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza,1984- verbale n. 48 del 23 agosto 1945 pp. 312 - 315

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prefetto. Ci sono alcuni che propongono le dimissioni e altri che non le ritengono

opportune, come scelta strategica per il futuro. Cerutti continua constatando che i casi

sono due: o si prende atto della divisione in seno al CLNRV o si cerca di formare

un'opinione intermedia; la divisione e la mancata unanimità faranno sì che le cose non

restino più come prima e comprometteranno la futura azione del Regionale

indebolendola ulteriormente agli occhi degli alleati e dal governo del Regno.47

Ravagnan del provinciale ricorda che il prefetto aveva già rassegnato le proprie

dimissioni al PdA, e domanda quale sia la presa di posizione del PdA rispetto alla

questione Matter, questo è importante rispetto alle pressioni del CLNAI e del

presidente del consiglio che hanno chiesto delucidazioni in merito alle problematiche

sorte nella questura veneziana.48

Dopo una serie di scambi di opinioni e di impressioni rispetto all'operato del prefetto, e

sul fatto se egli abbia fatto più del "bene" o del "male" nello svolgere le sue funzioni, il

presidente del CLNRV tira le fila del discorso formulando due domande:

"1. Si deplorano le dichiarazioni del prefetto di Venezia fatte al convegno di Milano

sui rapporti tra i prefetti e i CLN?

Tutti all'unanimità sono d’accordo nel deplorare.

2. Si richiede che, per queste dichiarazioni, tenuto conto di tutta l'opera del prefetto

Matter, si debbano chiedere le sue dimissioni?

Il PSIUP vota si. Il PCI vota si. Il PLI vota no. Il PDC non ritiene si debbano ottenere

le dimissioni del prefetto Matter perché dal suo comportamento complessivo […] deve

ritenere che egli stesso vuole essere prefetto di Comitato. La Democrazia Cristiana

ritiene inoltre, in questo momento, che sarebbe pregiudizievole una crisi di prefetto a

Venezia.

Il PLI si associa alle dichiarazioni della Democrazia Cristiana."49

Il PSIUP e il PCI alla luce di questa votazione ritengono opportuno informare il

CLNAI di quanto avvenuto. Morin è d’accordo sull'informare il Comitato Alta Italia

di come si sono svolti i fatti, ma sottolinea altresì la necessità di dimostrarsi uniti per

difendere il prestigio del Comitato, e che ogni problema può essere risolto in regionale

47 Ibid. pp. 315 -317 48 Ibid. p. 318 49 Ibid. pp. 320 -322

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senza l'intervento di altri organismi superiori. Il Presidente conclude la discussione

ritenendo l'argomento esaurito e concluso.50

L'undici settembre si è riunito il CLNP di Venezia per esaminare in separata sede

(ovvero autonomamente) la questione Matter, alla riunione è presente anche lo stesso

prefetto Matter. Matter prende subito la parola iniziando a parlare della Cooperativa di

Consumo tra lavoratori, arriva subito al dunque delle sue argomentazioni difensive che

si incentrano maggiormente sul far rilevare le interferenze del regionale nel

provinciale per cercare il contrasto tra i due organismi. Poi passa a giustificare il

proprio intervento a Milano dicendo che era finalizzato a vedere se la situazione di

Venezia si riproponeva in altre province, e che l'intervento al convegno dei prefetti

servì solo come pretesto a comunisti e socialisti per attaccare il suo operato su più

fronti. Matter continua la sua difesa elencando tutte le accuse che gli sono state fatte e

affermando che si è voluto indire un processo nei suoi confronti solo con prove

indiziarie e da un organismo non competente. Questa sua difesa, che ben presto si

trasforma in un attacco a PCI e PSIUP, è forte anche della già presa di posizione del

Regionale in data 23 agosto che lo conferma al suo posto di prefetto.

Durante tutta la discussione vengono trattati gli stessi argomenti e fatti discussi

precedentemente in regionale: sostanzialmente Matter non nega la sua responsabilità

nei fatti imputategli, però non vede cosa non vada e cosa sia stato fatto da parte sua

contro i CLN. Il prefetto più volte afferma di non vedersi e non di aspirare a diventare

prefetto di carriera e di sentire il suo incarico derivare esclusivamente dal CLN.

Analizzando i verbali del CLNP di Venezia sussiste però il dubbio che Matter non sia

riuscito a far diventare la prefettura esecutrice delle disposizione dei CLN ma che

Matter sia diventato, suo malgrado, ciò che gli stessi CLN e in particolar modo il PdA

(il partito da cui il prefetto proveniva) combattevano: il simbolo della continuità con il

vecchio Stato.

Continuando ad esaminare la seduta del CLNP di Venezia dell'undici di settembre si

nota che l'argomento preso in esame con più rilevanza è quello della Cooperativa di

consumo, questa cooperativa è stata messa in liquidazione nonostante la richiesta

contraria del CLN che chiedeva fosse nominato un commissario per far si che l'attività

50 Ibid. pp. 322 -324

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della cooperativa continuasse. Il prefetto si era opposto alla cooperativa per il fatto che

un decreto luogotenenziale del dicembre del 1944 stabiliva che tutti i decreti del

governo fascista fossero aboliti: la cooperativa difatti era nata sotto il regime ed era

regolata dalla legislazione fascista. Nonostante questa sua contrarietà il 3 agosto il

prefetto ha firmato il decreto di nomina. Quando poi il prefetto si reca dal Comando

Alleato per parlare della Cooperativa, gli anglo americani non lo controfirmano perché

è un decreto fascista. Altro fatto che ha ostacolato la decisione dei CLN è che il

decreto fascista della Cooperativa aveva valore per tutta l'Italia e quindi non era

possibile ratificarlo con un decreto che aveva valore solamente per la provincia di

Venezia, l'interessato dovrebbe essere stato il Governo Italiano di Roma. Con quanto

detto il prefetto sosteneva di aver fatto tutto ciò era in suo potere e che quindi non

poteva essere accusato di cose che non aveva fatto. Matter fu anche accusato di avere

dei rapporti troppo cordiali con gli alleati, ma questo a suo avviso era dovuto alle

stesse raccomandazioni fattegli da Parri che gli raccomandò di conservare i migliori

rapporti con gli alleati, poiché è necessario che il prefetto usi della cortesia per chiarire

quelle relazioni di fiducia che in qualche modo possono servire.

Matter nel suo intervento ha messo in causa le interferenze del Regionale con il

Provinciale, e facendo questo ha parlato spesso del ruolo che ha avuto Cerutti

(presidente del CLNP di Venezia) in questa faccenda. Stranamente tutta la discussione

si trasformò in una difesa di quanto ha fatto Cerutti a proposito della questione prefetto

di Venezia. Cerutti nel suo intervento sostanzialmente confermò quanto detto dal

prefetto, ma sottolineò che ogni atto proveniente dalla prefettura poteva essere

soggetto a doppia interpretazione e che il prefetto non ha mai fatto niente per chiarire

la ragione del suo agire.

La discussione continua senza seguire un preciso filo logico, e i vari interventi

ritornano a concentrarsi sul ruolo inappropriato avuto dal CLNRV in una questione di

pertinenza del CLNP di Venezia; altro fatto che infiamma gli animi fu che la questione

riguardante tutta la polemica sul prefetto Matter fosse apparsa sui giornali, e in

particolare sul settimanale "Avanti".51 L'articolo apparso sul settimanale "Avanti" del

Partito Socialista è intitolato "Chi rappresenta?". L'articolo riporta quanto affermato da

51 AIVSREC Sezione 2 CLNPVE busta 165 bis verbali CLNPVE 11 settembre 1945 pp. 124 -156

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Matter al convegno dei prefetti tenutesi a Milano, sottolineando soprattutto quanto

detto in negativo nei confronti dei CLN, le dichiarazioni di Matter vengono riassunte

in quanto segue:

1- Tra i CLN e i prefetti "politici" c'è contrasto e antitesi;

2- I prefetti per "governare" (il termine non è suo ma rende bene il pensiero) devono

appoggiarsi (contro il CLN) alla massa degli amministrati e alla Autorità Alleata!

3- Quando gli alleati non vi saranno più la situazione personale e politica di tali

prefetti sarà un'incognita, e dovranno forse andarsene;

4- È preoccupante per essi l'idea di trovarsi alla mercé dei CLN che vorranno imporre

la loro volontà;

5- Bisogna pertanto che il Governo assicuri ad essi il suo appoggio (contro il CLN);

6- I membri dei Comitati sono incompetenti, e tutti i partiti brillano per la loro

incoscienza e senso di irresponsabilità.

Il settimanale "Avanti" espresse subito il suo stupore nel vedere Matter ancora prefetto

di Venezia dopo aver fatto queste dichiarazioni, e continuò l'articolo affermando:

1- Egli è stato nominato dal CLN;

2- Nel sistema del CLN i prefetti come i sindaci ecc. sono degli organi esecutivi dei

CLN con pieno diritto da parte di questi ultimi di fissare loro la linea di condotta,

di sostituirli, ecc. (salvo s'intende l'approvazione del AMG);

3- Non è concepibile pertanto un conflitto, tanto meno permanente tra Prefetti e CLN,

in tale ipotesi sarebbe elementare dovere morale e politico del Prefetto (anche se

non giuridico) di rassegnare il mandato;

4- Ancor meno è concepibile che essi si appoggino, secondo la miglior tradizione

borbonica, al Governo centrale, o, peggio ancora, all'autorità straniera, contro i

CLN unica espressione, fino alla Costituente, della sovranità popolare.

5- Tali idee e siffatta interpretazione e prassi del sistema dei CLN nell'Italia del Nord

sono sostenute dai partiti ad essi aderenti, in particolare dai partiti di sinistra e in

primissima linea dal PdA di cui il Matter è rappresentante, dapprima nella

presidenza del CLN poi quale Prefetto, espressione sempre del CLN.

L'articolo conclude affermando che Matter non rappresenta altri che se stesso dato che

disattende sia le ordinanze provenienti dai CLN sia la linea politica del partito da cui

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proviene: il PdA.52 Questo articolo è sintomatico rispetto all'aria che si respirava nella

società in quel periodo di stallo istituzionale: non c'era certezza rispetto al futuro che

attendeva lo Stato di lì a qualche mese; i CLN sapevano bene che ogni loro atto

influenzava la futura loro permanenza come organo dello Stato; alcuni partiti politici

avevano il sospetto di poter essere estromessi nel futuro Stato dalla suddivisione di

poteri, questo li faceva agire pesando la valenza politica di ogni atto che veniva

intrapreso dagli altri partiti o da altri organismi. Quella che emerge dalla questione

Matter non è certo una situazione che permise ai vari politici di agire per il meglio del

popolo.

Il 14 settembre viene continuata la seduta del giorno 11, e questa è l'ultima seduta del

CLN che tratta della questione prefetto di Venezia. L'avvocato Vighi, responsabile del

giornale "Avanti", tramite una lettera spiega che la presa di posizione del proprio

giornale è in linea con le direttive del PSIUP e del PCI, continua affermando che la

responsabilità degli atti della prefettura è sempre del prefetto e che la stampa ha il

diritto di fare critiche. Il Comitato torna ad analizzare la nomina del commissario alla

Cooperativa di consumo spostando l'attenzione dalla mancata nomina alle lentezze con

cui la pratica è stata spostata da un ufficio all'altro: ognuno scarica la responsabilità

della lentezza burocratica ad un altro organismo o ad altre persone della propria

istituzione. Matter alle varie dichiarazioni replica con certezza di aver emanato il

decreto di nomina e di averlo fatto portare al commando alleato tramite un usciere, e

che chiunque ha delle incertezze è meglio vada direttamente dalla persona interessata e

non da altri: in questo caso il Comitato è andato prima dagli alleati e poi dal prefetto

causando inutili complicazioni che si sono ripercosse anche sull'opinione pubblica.

Matter poi elenca le ragioni per cui il Comando Alleato ha respinto il decreto in

questione:

"1- perché il decreto era illegale perché era un decreto fascista.

2- perché si tratta di un decreto valevole per tutta l'Italia fascista mentre loro hanno

autorità solo per decreti provinciali.

3- perché loro, ribadendo le osservazioni, non consentiranno l'espropriazione della

proprietà privata."

52 AIVSREC Sez. II, b. 67, fasc. Prefetto di Venezia- copia dattiloscritta dell'articolo apparso su "Avanti!", s.d.-

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Perinelli cerca di tirare le conclusioni alla discussione ponendo due domande a cui

bisogna rispondere per prendere una posizione definitiva nei confronti del prefetto

Matter:

"1- se il prefetto aveva o no inviato in tempo utile questo decreto firmato agli alleati e

se il comando alleato si sarebbe rifiutato per le ragioni già esposte.

2- il secondo punto è questo: se è stato il prefetto che ha sabotato o il comando

alleato."

Tutti concordano che nell'agire di Matter non c'è stata l'intenzione di sabotare l'azione

del CLN, al massimo il prefetto nella sua azione non si è interessato con particolare

sollecitudine. Si chiude la discussione con l'approvazione all'unanimità per la

pubblicazione a tutti i giornali dei partiti di una mozione a favore del prefetto senza

alcun commento: "Esaminato il comportamento del prefetto dottor Camillo Matter

relativo alla questione della Cooperativa di Consumo tra i Lavoratori, sentiti i

chiarimenti forniti e preso atto della documentazione relativa, si riconosce che il

Prefetto, pur non avendo manifestato particolare premura, si è comportato in modo da

escludere qualsiasi sospetto di attività sabotatrice". La mozione approvata è stata

consegnata al Prefetto, ai rappresentanti dei partiti in seno al CLN e trasmessa al

CLNRV.53

La questione sull'attività del prefetto non è più trattata fino a quando nella seduta del

CLNRV del 15 gennaio 1946 non si discute della direttiva del governo di Roma che

prevedeva la sostituzione dei prefetti politici con quelli di carriera. Il CLNRV ritiene

di prendere posizione sulla questione e lo fa all'unanimità difendendo l'operato del

Prefetto di Venezia Matter (ora passato sotto la giurisdizione del Regionale per il fatto

che provinciale e regionale si erano uniti). La mozione, approvata all'unanimità,

inviata tramite telegramma al governo nazionale è la seguente: "Comitato di

liberazione nazionale veneto vista e apprezzata opera svolta prefetto Matter in periodo

particolarmente difficile vita provincia fa voti perché governo nazionale confermi

prefetto Matter, tenendo presente sua dirittura, sua capacità amministrativa, appoggio

s.f. 53 AIVSREC Sezione 2 CLNPVE busta 165 bis verbali CLNPVE 14 settembre 1945 pp. 156 -166

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che incondizionatamente i partiti del CLN prestano suo importante lavoro".54 Questa

mozione sembra essere in contrasto con tutto quanto affermato e sostenuto dal

regionale durante tutta la sua discussione circa il prefetto Matter, ma oramai la vita del

CLN è alla fine e quindi esso cerca di salvare il salvabile della sua opera di governo

portata avanti in questo periodo post bellico, l'importante non è più lottare per le giuste

questioni di principio ma far si che nello Stato non ritornino più le vecchie istituzioni

del passato regime: questo non avverrà, e la scomparsa dei CLN sancirà ulteriormente

la continuità con il vecchio Stato.

Il caso del Prefetto di Belluno

Altri prefetti crearono contrasti in seno al CLN: uno di questi casi si riscontra nel

prefetto di Belluno Dazzi (DC), egli firmò deliberazioni in netto contrasto con il CLNP

di Belluno. Dazzi, sempre più in disaccordo con la maggioranza dei partiti che

combatterono nella resistenza, fu messo sotto accusa per i suoi trascorsi fascisti

(durante la guerra il prefetto fu funzionario d'ambasciata a Berlino), altro fatto che lo

portò a scontrarsi con i CLN fu che indisse le elezioni dei sindaci per capi famiglia, il

che sostituì, di fatto, le giunte popolari di nomina partigiana: quest'atto del prefetto fu

un duro colpo al prestigio del CLN e al PCI, quest'ultimo perse i sindaci di molti

comuni, che così passarono da 37 a 4. Dazzi giustificò l'atto affermando che aveva

prevalso la volontà del popolo su un'imposizione del CLN.55

Tutti questi scontri tra CLN e altre autorità crearono una perdita di credibilità

all'istituzione partigiana, e giustificarono ogni presa di posizione restrittiva da parte del

governo del Regno nei confronti dei CLN. I contrasti, come quello riguardante Matter,

si concludono con il mantenimento dello status quo; ciò mostra chiaramente che

all'interno dei Comitati non c'è un'univoca convinzione per attuare un cambiamento, le

varie prese di posizione dei singoli rappresentanti all'interno del CLN sono dovute

esclusivamente alle direttive dei partiti e non ad uno spirito che anteponga gli interessi

generali a quelli particolari dei singoli partiti.

54 Il governo dei CLN nel Veneto Introduzione e cura di E. Brunetta. Istituto storico della Resistenza. Neri Pozza Editore Vicenza,1984 verbale n. 89 del 15 gennaio 1946 pp. 552 -555 55 Verbali del CLN provinciale di Belluno Presentazione di Ferruccio Vendramini - Introduzione di Giuseppe Sorge Istituto storico bellunese della resistenza e dell'età contemporanea. Quaderno di "protagonisti", n. 6 - 1993 pp. XI, XIV

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La fusione del CLNP di Venezia con il CLNRV e la fine dei CLN

Nella seduta del CLNP di Venezia del 29 ottobre 1945 si decide per la deliberazione

del regionale che stabiliva di sopprimere il Comitato di Liberazione Provinciale di

Venezia. L'avv. Cerutti afferma che il Comitato Regionale ha notato un cattivo

funzionamento del Comitato Provinciale, inoltre è emerso un eccesso di spesa nel

mantenere tutti e due i Comitati, quindi sempre il Regionale ha stabilito di sopprimere

il provinciale come si è già fatto in altri capoluoghi di regione come Milano, Torino e

Genova. Il CLNRV vede inoltre la necessità di far nascere un Comitato cittadino in

sostituzione al provinciale. La risposta del CLNP a tale proposta è la seguente: "AL

CLNRV, questo CLNP dichiara che il problema di fusione fra CLN provinciale e

regionale non può essere di competenza di uno solo di questi CLN e che il CLN

provinciale non può accettare il deliberato del CLNRV e che la decisione stessa sia di

competenza delle federazioni provinciali dei 5 partiti che hanno costituito il CLN

provinciale.

Di conseguenza invita il proprio presidente avv. Cerutti a non partecipare ai lavori

della Commissione nominata dal CLNRV fino a contrarie concordi istruzioni dei 5

partiti."56 Il 2 novembre viene ripresa la mozione in merito alla fusione tra Regionale e

Provinciale, le posizioni dei vari partiti sono le seguenti: "partito liberale- favorevole

alla fusione; partito comunista- in linea di massima favorevole; partito d'azione-

sfavorevole, è stata però interessata la federazione regionale per il parere; partito

socialista- non ha in linea di massima alcuna obiezione per la fusione […]; la

democrazia cristiana non si è ancora ufficialmente pronunciata".57 Durante la seduta

del 6 novembre il dr. Perinelli comunica che anche il Partito d'Azione risponde

affermativamente circa la fusione tra il CLNRV e il CLN Provinciale.58 Il 16

novembre 1945 avrà luogo l'ultima seduta del CLNP di Venezia come organismo

autonomo, poi verrà assorbito dal CLNRV. Di fatto questa fusione tra regionale e

provinciale è uno dei vari segnali che confermano la decadenza di un organismo che

aveva creato grandi aspettative nei suoi promotori. Colui che tentenna maggiormente

nel convalidare questa fusione è l'esponente azionista, difatti il PdA era il partito che

56 AIVSREC Sezione 2 CLNPVE busta 165 bis verbali CLNPVE 29 ottobre 1945 p. 322 57 Ibid. 2 novembre 1945 p. 360 58 Ibid. 6 novembre 1945 p. 365

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aveva puntato più degli altri sui CLN come organismi di una democrazia partecipativa

che nasceva dal basso, che avrebbe rivoluzionato le regole della democrazia

rappresentativa. Come più spesso detto i Comitati furono barattati con gli interessi di

partito e gli idealisti ne fecero le spese: difatti la vita del PdA fu breve e le sue istanze

non riuscirono a far breccia e a radicarsi tra la popolazione. Chi voleva tagliare i ponti

con il vecchio Stato fu messo da parte, chi tentò di arrivare a una mediazione con le

vecchie istituzioni fu assorbito dalla stesse: l'amnistia firmata da Togliatti, quando era

ministro di grazie e giustizia, più che servire come mezzo di pacificazione nazionale

servì ai due principali partiti di massa (PCI e DC) per assumere il controllo e la

dirigenza di chi, prima della Resistenza, aveva collaborato con il fascismo e che ora

era necessario all'amministrazione dello Stato per la DC e alla gestione del partito per

il PCI. Per molti la battaglia per cambiare lo Stato doveva svolgersi attraverso le

elezioni e con l'azione della Costituente, purtroppo, come poi si è dimostrato, quando

la costituzione fu emanata non fu poi messa in atto, anzi fu annullata la sua spinta

innovatrice dalle stesse leggi del passato regime che continuavano e continuano a

persistere. La cosa che più fa pensare è che gli ideali e i principi più innovatori portati

avanti dalla guerra partigiana scemarono, e questo anche perché non fecero breccia in

modo significativa nella gran parte della massa popolare. I partiti si accontentarono di

attuare delle riforme, che anche se fortemente innovative non rivoluzionarono

l'apparato amministrativo statale basato sulla burocrazia. Difatti fu la burocrazia, da

come si è visto anche dai verbali, ad essere quella che concretizzò la continuità con il

vecchio Stato e fu sempre essa a far rientrare nell'alveo della continuità ogni spinta

innovatrice.

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Sigle

AMG: Governo Militare Alleato

CLN: Comitato di Liberazione Nazionale

CLNAI: Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia

CLNP: Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale

CLNRV: Comitati di Liberazione Nazionale Regionale Veneto

DC: Democrazia Cristiana

PCI: Partito Comunista Italiano

PCdI: Partito Comunista d'Italia

PdA: Partito d'Azione

PLI: Partito Liberale Italiano

PSIUP: Partito Socialista di Unità Proletaria

BIBLIOGRAFIA

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30

- Politica e Amministrazione nella Vicenza del dopoguerra, introduzione e cura di Maria Grazia Maino, istituto storico della Resistenza, Neri Pozza Editore, Vicenza 1997

- Il governo dei C.L.N. nel Veneto, introduzione e cura di Ernesto Brunetta,

istituto storico della Resistenza, Neri Pozza Editore, Vicenza1984 - L'Italia dalla liberazione alla Repubblica, Atti del Convegno internazionale

organizzato a Firenze il 26 -28 marzo 1976 con il concoroso della Regione

Toscana, Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, Feltrinelli, Milano 1977

- Verbali del CLN provinciale di Belluno, introduzione di Giuseppe Sorge,

Istituto storico bellunese della resistenza e dell'età contemporanea, Belluno 1993

- Archivio dell'Istituto Veneto per la Storia della Resistenza e dell'Età

Contemporanea (AIVSREC), Sez. 2, CLNPVE, b. 165 bis. Verbali CLNPVE; Sez. 2, b. 67, fasc. Prefetto di Venezia; Sez. 2, b.35, fasc. Dottor Camillo Matter ex prefetto di Venezia