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Il cerchio cromatico tra scienza e creatività È come un arcobaleno a forma di anello. Un tondo con i colori della luce. Una circonferenza iridata… No, non è un indovinello. Sto solo provando a dare una definizione ‘poetica’ al cerchio cromatico! Ma non essendo portata per la poesia torno alle mie abitudini teutoniche e vado con ordine e con un po’ di scienza. Pare che il primo cerchio cromatico moderno (cioè la rappresentazione dei colori dello spettro della luce disposti radialmente dentro un cerchio) sia opera di Isaac Newton (1642-1727). Sì, proprio quello della mela e della gravità! Prima di arrivare alla rappresentazione circolare Newton individuò la relazione tra colore e luce partendo da alcuni esperimenti con un prisma condotti intorno al 1665.

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Page 1: Il cerchio cromatico tra scienza e creatività · Il cerchio cromatico tra scienza e creatività È come un arcobaleno a forma di anello. Un tondo con i colori della luce. Una

Il cerchio cromatico tra scienza e creatività

È come un arcobaleno a forma di anello. Un tondo con i colori della luce. Unacirconferenza iridata… No, non è un indovinello. Sto solo provando a dare unadefinizione ‘poetica’ al cerchio cromatico!

Ma non essendo portata per la poesia torno alle mie abitudini teutoniche e vado conordine e con un po’ di scienza.

Pare che il primo cerchio cromatico moderno (cioè la rappresentazione dei colori dellospettro della luce disposti radialmente dentro un cerchio) sia opera di IsaacNewton (1642-1727). Sì, proprio quello della mela e della gravità!

Prima di arrivare alla rappresentazione circolare Newton individuò la relazione tracolore e luce partendo da alcuni esperimenti con un prisma condotti intorno al 1665.

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Sarà solo nel 1704, con il trattato di Ottica, che Newton presenterà per la prima volta ilcerchio cromatico, una sorta di diagramma a torta in cui ad ogni fetta corrisponde uncolore.

La cosa curiosa è che l’ampiezza dei settori si basa sulle proporzioni di un’intera ottavadella scala musicale. Le lettere maiuscole sul bordo esterno del cerchio non sono altroche i nomi delle note secondo la codifica anglosassone (A = la, B = si, C = do etc.)

Insomma, duecento anni prima di Kandinsky erano già emerse le corrispondenzescientifiche tra suono e colore!

Ma torniamo al cerchio di Newton. Andando verso il centro i colori sono sempre menosaturi, cioè non puri (tecnicamente non-spettrali). Fino al bianco, la somma di tutti i

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colori della luce. E proprio con un disco simile Newton ha fatto l’esperimento inverso aquello del prisma: facendo ruotare un cerchio con i sette colori dello spettro (ancheripetuti più volte in piccoli spicchi), questi si fondono fino a dare l’effetto del bianco.

Questa proprietà è quella della sintesi additiva dei colori, cioè la somma dei coloricome luce, non quella dei colori come pigmenti. In quel caso la mescolanza di tutti icolori darà il nero come abbiamo già visto parlando del colore rosso.

Ma torniamo al cerchio. Per certi versi è una forzatura, perché lo spettro della luce hapiù senso se viene rappresentato attraverso una linea, su un grafico cartesiano nelquale si trovino alle ascisse le lunghezza d’onda e alle ordinate i valori d’irradianzaspettrale (scusate i tecnicismi e guardate il diagramma, le immagini spiegano più delleparole…).

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Di contro, la rappresentazione circolare nella quale il viola si congiunge al rosso,consente di scoprire delle relazioni reciproche tra i colori altrimenti non rilevabilicome la definizione dei colori primari e dei secondari.

È del 1708 una pubblicazione a firma di un misterioso C.B. nella quale sembrano giàevidenti queste considerazioni anche se i due cerchi non sono molto coerenti tra loropresentando il primo 7 e il secondo 12 colori.

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Molto più preciso è il cerchio di Moses Harris del 1766. Qui appaiono già i tre coloriconsiderati a quel tempo i primari nella sintesi sottrattiva (cioè i colori-pigmento):rosso, giallo e blu. Al centro, infatti, è il nero come somma di tutti i colori.

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Di qualche anno successivo è quello che trovate in cima al testo, nel libro aperto. È diun naturalista austriaco, tale Ignaz Schiffermüller, che lo elaborò nel 1775per classificare i colori necessari a definire le tinte degli insetti.

Del 1810 è l’altro caposaldo nella storia del cerchio cromatico. Stranamente non èopera di uno scienziato ma di un poeta e scrittore. Parlo di Johann Wolfgang vonGoethe e della sua Teoria dei Colori.

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In contrasto con le idee di Newton, Goethe sosteneva che i colori dipendesserodall’oscurità piuttosto che dalla luce. “Il colore è, come tale, un valore d’ombra“,scrisse in proposito.

Per questi aspetti, di tipo più filosofico che scientifico, il suo testo non ebbe grandeeco tra gli studiosi. Ma alcune intuizioni sono state di fondamentale importanza nellastoria della pittura contemporanea. Parlo della scoperta dei colori complementari(che sul cerchio cromatico sono quelli diametralmente opposti), dell’intuizione delleombre colorate, del contrasto simultaneo ma anche delle sensazioni psicologicheprodotte dai colori.

Già pochi anni dopo William Turner dipinge un quadro dedicato al “Mattino dopo ildiluvio universale” (1843) esplicitamente ispirato alla teoria di Goethe, persino nellaforma circolare della disposizione dei colori.

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Negli stessi anni Michel Eugène Chevreul, un chimico francese, cominciò a studiare inmodo scientifico la teoria del contrasto simultaneo, cioè dell’influenza reciproca chehanno due colori accostati. Il suo cerchio cromatico a 72 colori, elaborato nel1861, influenzerà direttamente gli artisti post-impressionisti e in particolare GeorgesSeurat.

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La più importante tappa successiva nell’evoluzione del cerchio cromatico è opera diJohannes Itten, pittore e designer svizzero tra i primi ad insegnare al Bauhaus, lascuola tedesca di arte e architettura attiva dal 1919 al 1933.

Del 1921 è la sua stella a dodici punte in sette gradazioni luminose.

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Nel suo celebre testo “L’arte del colore” del 1961, una vera bibbia in fatto diaccostamenti cromatici, inserisce anche un’altra versione, forse la più nota, del cerchiocromatico.

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Dal punto di vista della colorimetria, però, nemmeno questo è il cerchio cromaticodefinitivo. Perché riporta come primari (parliamo sempre di sintesi sottrattiva), il giallo,il rosso e il blu.

I veri primari, invece, sono il giallo, il magenta e il ciano. Solo questi colori possonodare i terziari corretti. Non è un caso che per le vostre stampanti comprate toner diquesti colori (a cui si aggiunge il nero perché la mescolanza dei tre primari dà un grigioe non un nero profondo).

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Cosa possiamo osservare da questo cerchio cromatico? Per esempio che il rosso è unsecondario (cioè si crea mescolando i primari giallo e magenta) e l’arancione è unterziario (un secondario + un primario) e che i complementari sono sempre i coloridiametralmente opposti (il verde lo è del magenta, il blu del giallo, il rosso del ciano,etc. etc.).

Ma in realtà non volevo parlarvi di tutto questo (se l’ho fatto è perché ogni tanto sonoun po’ perfida). Volevo solo fare una ‘breve’ introduzione ad un esercizio di creativitàfatto con i ragazzi di quinta dopo aver lavorato sul cerchio di Chevreul e su quellocontemporaneo.

No, niente tempere e ciotoline per mescolare i colori. Una cosa ancora più divertente!Ho detto loro: “Create il vostro cerchio con oggetti che avete in casa. Anche diversitra loro. Fate una foto e mandatemela”.

Risposta: silenzio totale e sguardi sconvolti…

Allora ho fatto vedere loro qualche esempio. Giusto per capire di cosa diavolo stessiblaterando.

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Quello è il momento in cui succede qualcosa di magico. Lo sguardo a forma di puntointerrogativo si illumina. Se facessero meno baccano si potrebbero sentire addiritturale rotelline nella loro testa che cominciano a mettersi in moto.

È anche un momento difficile perché dare un esempio è sempre rischioso: da un latopuò sbloccare la creatività, far capire che possono osare; dall’altro può imbrigliarlaperché si è portati a pensare che quella sia l’unica ‘risposta giusta‘. Ma non ci sonosoluzioni corrette in questo lavoro. C’è solo da osservare il mondo con occhio menodistratto…

Ecco cosa hanno prodotto.

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Niente male, vero?

Io, invece, mi sono divertita, come sempre, a setacciare il web in cerca dei cerchicromatici più originali. E questo è ciò che ho trovato.

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Scommetto che vi state chiedendo se pure io lo abbia fatto (e se non ve lo statechiedendo, peggio per voi!). Nel primo caso eccovi accontentati.

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È molto da prof. di storia dell’arte, ma che ci volete fare? Ormai ho subito questamutazione genetica e le cose mi escono tutte così!