il bollettino del rosario perpetuo n3 - settembre-dicembre 2012

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1 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012 nuoova serie - anno XXVIII - n. 3 - settembre - dicembre 2012 - piazza san domenico, n. 5 - 09127 cagliari IL ROSARIO PERPETUO

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1Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

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IL ROSARIO PERPETUO

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2 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

L’ASSOCIAZIONE DEL

ROSARIO PERPETUO

Supplemento a“DOMENICANI”autoriz. Tribunale di Firenze

del 4 Gennaio 1967 - n. 1800

Nuova serie - Anno XXVIIIsettembre - dicembre

n. 3 - 2012

c /c postale n. 15 38 10 98intestato a: Bollettino del

Rosario Perpetuo - Convento S. Domenico - 09127 Cagliari

Direzione & Redazione:P. Eugenio Zabatta o.p.

piazza San Domenico, n. 509127 CAGLIARITel. 055-2656453Cell. 339 18 22 685

e.mail: [email protected]: www.rosarioperpetuo.net

Con approvazione Ecclesiasticae dell’Ordine Domenicano.

Anno XXVIIIsettembre - dicembre

n. 3 - a. 2012 quadrimestrale

di collegamento dei gruppidell’Ass. Rosario Perpetuo

Regina del Santo Rosariovenerata in s. Domenico

di Cagliari(statua in legno - sec. xv).

Copertina: GAROFALO (1517-1518). Madonna con Bimbo (part.). Londra, National Gallery.

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SommarioIl saluto del Direttore alle zelatrici.

P. Eugenio Zabatta

La nostra preghiera per gli altri.il padre direttore

Il mio Rosario. A. Angelico.

L’Ave Maria (seconda parte) (NN).

Lo spirito della nostra Associazione.P.E.Z.

Con la recita del Rosario.Papa Benedetto XVI.

Anno della fede.Dalle creature al Creatore.

N.N.

Nella Casa del Padre.Le nuove iscritte al Rosario.

La redazione.

Il Rosario Vivente.Misteri gloriosi. La beata Imelda.

Noi crediamo in un Dio solo.

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3Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

Il saluto del Padre Direttore

care zelatrici del Rosario Perpetuo,

A dare autorità e forza al saluto che voglio farvi, mi avvalgo delle parole del Santo Padre Benedetto XVI che in al-cune esortazioni ci invita a far propria, cioè a far sempre più nostra la pia pra-tica del Rosario. Mi sembrano adattarsi bene al momento atteso dell’inizio del mese di Ottobre tradizionalmente dedi-cato alla Madonna del Rosario.

• Nel messaggio ai giovani di Olan-da, in occasione della prima giornata nazionale dei giovani cattolici, il Papa scriveva (21 nov. 2005): “Vi invito a cercare ogni giorno il Signore, che non desidera altro se non che siate realmen-te felici. Intrattenete con Lui una rela-zione intensa e costante nella preghiera (…). Se non sapete come pregare, chie-dete che sia Lui stesso ad insegnarvelo e domandate alla sua celeste Madre di pregare con voi e per voi. La recita del Rosario può aiutarvi ad imparare l’arte della preghiera con la semplicità e la profondità di Maria”.

• Nell’omelia, dopo la recita del rosario, nel Santuario dell’Aparecida (12 maggio 2007) in Brasile: “Come gli

Apostoli insieme a Maria salirono alla stanza superiore e lì uniti dallo stesso sentimento, si dedicavano assiduamen-te alla preghiera (At 1,13), così anche noi oggi (in questo mese).

Oggi è Lei che guida la nostra medi-tazione; è Lei che ci insegna a pregare”. “È con grande speranza che mi rivolgo a voi tutti che partecipate al santo Ro-sario…”.

È proprio questa scena del Cenacolo che, ogni volta che facciamo insieme l’Ora di Guardia, vogliamo rinnovare: tutti in preghiera intorno a Maria, come gli apostoli, mentre lo Spirito Santo, da-tore di vita, illumini, riscaldi, conforti i nostri cuori, orientandoli sempre, per l’intercessione di Maria, al bene delle nostre persone e dei nostri cari.

Quando si recita il Rosario si rivivo-no i momenti importanti e significativi della storia della salvezza; si ripercorro-no le varie tappe della missione di Cri-sto. Con Maria si orienta il nostro cuore al mistero di Gesù. Si mette Cristo al centro della nostra vita, del nostro tem-po, delle nostre città, mediante la con-templazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di luce, di dolore e di gloria.

Cristo stesso, per l’intercessione del-

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la Regina del Rosario, ci aiuti ad acco-gliere in noi la grazia che promana da questi misteri, affinché, a partire dalle relazioni quotidiane, attraverso di noi, quella grazia, possa “irrigare” la società e “purificarla“ da tante forze negative aprendola alla novità di Dio.

Il Rosario, quando è pregato in mo-do autentico, non meccanico e super-ficiale ma profondo, reca infatti pace e riconciliazione. Contiene in sé la potenza risanatrice del Nome santissi-mo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria…”Benedetto il frutto del Tuo seno, Gesù” (3 maggio 08).

Ritorna ottobre con il suo particola-re fascino. Finite le vacanze, ciascuno riprende il proprio posto di lavoro per una nuova stagione di bene, sempre fi-duciosi nell’aiuto di Colei che cooperò in modo tutto speciale all’opera del Sal-vatore, per il nostro bene eterno.

Chi dice ottobre, dice anzitutto “Ro-sario”, dice preghiera. Ne fanno prova le molte encicliche dei Papi su quella preghiera mariana, tanto diffusa tra il popolo cristiano e tanto cara anche a loro stessi: il Rosario.

La “Marialis Cultus” di Paolo VI, ad esempio, invita ad “una ripresa vigoro-sa e più consapevole della recita del S. Rosario”, che è “il compendio di tutto quanto il Vangelo” ed ha una “conna-turale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l’impegno apostolico”.

È bene quindi dare un giusto rilievo alla celebrazione ecclesiale della festa mariana del 7 ottobre, istituita da San Pio V nell’anniversario della vittoria na-vale riportata dai cristiani a Lepanto e attribuita all’aiuto della Madonna, in-vocata con la recita del Rosario (1571).

“Maestra di vita spirituale per i cri-stiani”, Maria ravviva nel nostro animo di pellegrini indaffarati la gioiosa e co-stante sollecitudine per la preghiera. >

SVILUPPO DELL’ASSOCIAZIONEdel Rosario Perpetuo in Italia

Dal mese di gennaio 2012 ho inviato a tutte le zelatrici la rivista “Il Rosario”. Questo gesto mio e della Direzione dell’Associazione è ordinato alla fusione del Centro sardo con quello nazionale che ha sede a Firenze.

Potremmo adottare questa rivista anche per i gruppi della Sardegna al posto del presente Bollettino? Naturalmente la rivista avrà delle pagine che riportano notizie dei gruppi, nuove iscrizioni, nomi dei defunti, come finora ha fatto questo bollettino.

Gradirei sapere il parere delle zelatrici e soprattutto il numero degli esemplari che desiderano ricevere. Tenere conto che la rivista sarà bi-mestrale (sei volte l’anno) a cui bisogna aggiungere i due supplementi (il lungo foglio dei misteri del Rosario). L’aumento delle stampe naturalmente comporterà una spesa maggiore che sarà indicata. (P. Eugenio, direttore).

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Per la comodità dei nostri gentili lettori e particolar-mente per le zelatrici e le iscritte all’Associazione del Ro-sario Perpetuo, riportiamo qui di seguito tutte le indica-zioni per collegarsi in vario modo con la Direzione:

ASSOCIAZIONE DEL ROSARIO PERPETUOPiazza Santa Maria Novella, 18 - 50123 FIRENZETelefoni: S. M. Novella 055 23 96 034 - 055 26 56 453 ViaCittadella(ufficidell’Associazione)055355680Cellulare Direzione: 339 18 22 685 - Numero Fax: 055 53 08 370Conto Corrente Postale: 30 45 01 intestato a: Rosario perpetuo - FirenzeSito Web dell’Associazione: http://www.rosarioperpetuo.net

Scrivere sempre l’indirizzo completo e preciso, a stampatello, in modoparticolaresesitrattadeinomideinuoviiscritti.Grazie.•••

Liturgicamente il mese di ottobre si apre con la memoria di S. Teresa di Gesù Bambino, che oggi onoriamo an-che come “Dottore della Chiesa”. Morì il 30 settembre 1897, offrendo la vita per la salvezza delle anime e il rinnova-mento della Chiesa. Devotissima della Madonna, Teresina avrebbe voluto es-sere sacerdote per potere predicare sul-la Madre del Signore.

Segue, il giorno 15, il ricordo dell’al-tra Santa Teresa. Aveva 12 anni quando le morì la mamma. Racconta: “Appe-na compresi la gran perdita subita, mi portai tutta afflitta ai piedi di una statua della Madonna e la supplicai con molte lacrime, a volermi fare da madre. Ella mi fece tutta sua”.

Il 18 ottobre festeggiamo, poi, l’e-vangelista Luca, il “pittore” della Ma-donna. È Lui che ci offre il primo ri-tratto spirituale di Maria: “Colei che ha creduto…” “Colei che portava tutto nel suo cuore, meditandolo”. >

I primi cristiani seppero far riferi-mento a Maria per difendere la propria fede. A noi del XXI secolo, per una nuo-va primavera dello Spirito, San Luca, che festeggiamo il 18 ottobre, ci sprona a pregare con Maria, Madre di Gesù, che, come abbiamo detto, conservava tutto nel suo cuore meditandolo.

Ricordiamo, infine, come la Provvi-denza divina, all’inizio del mese di ot-tobre, il giorno 2, mette ai nostri fianchi i Santi Angeli custodi perché ci proteg-gano, ci istruiscano e ci guidino. “Che cosa dobbiamo temere con protettori così grandi?” (s. Bernardo).

Quando Cristoforo Colombo, il 12 ottobre 1492, scoprì il nuovo mondo, veleggiava sulla nave ammiraglia, chia-mata “Santa Maria”. Con Maria, stella del nostro mare, continuiamo fiducio-samente il cammino che ci attende.

La Madonna compensi la vostra fede ed esaudisca le vostre preghiere.

P. Eugenio Zabatta op •••

IMMAGINECAMPANILES. M. NOVELLA

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La preghiera e i sacrifici per i peccatori, che la Regina del Rosario ha chiesto ai ragazzi di Fa-tima, ci fa capire che dobbiamo recitare il Rosa-rio non solo per noi stessi, ma deve costituire una premurosa invocazione per la salvezza degli altri nostri fratelli in Cristo. •••

MORETTO, Pentecoste (1525), olio su tela. Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo

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Ci hanno scritto: «Chiedo preghiere, in questo mese di maggio, per me, mio maritoeimieifigli;chiedodiricordar-ci alla cara Mamma celeste…». Parteci-piamounanostrariflessioneeunconsi-glio a proposito di… preghiera!

La richiesta di preghiere a favore di qualche familiare, soprattutto per figli e non solo per la loro salute fisica, è vera-mente costante. Diciamo che la richie-sta si equivale al numero delle lettere.

Tale richieste se da un lato non pos-sono che riempirci di gioia, dall’altro ci presentano il vasto orizzonte delle sof-ferenze del nostro prossimo e più anco-ra ci richiamano la nostra responsabili-tà e l’impegno di fare seriamente quelle preghiere richieste e promesse.

Ci fermiamo a considerare quest’ul-timo aspetto che è forse anche il più tra-scurato, ma merita un’attenzione parti-colare a motivo delle conseguenze che si riflettono nella persona che accoglie la richiesta di coloro che si trovano nel bisogno e promette di pregare.

Promettiamo facilmente, ma non ri-cordiamo di mantenere la promessa.

È edificante l’atteggiamento di chi, nell’evidenza della propria condizione precaria, si raccomanda con umiltà, fi-ducia e confidenza a qualcun altro per-ché preghi Dio, faccia da mediatore, in-terceda perché venga sollevato dal pro-prio male e abbia quanto gli necessita.

L’umile atteggiamento di chi chiede, e lo fa con fiducia, è gratificante; chi compie questo gesto di domanda tro-va già sollievo e possiamo aggiungere che ha già preparato la risposta di Dio a suo favore, perché Dio ama gli umili e i fiduciosi.

Quando siamo incapaci di provve-dere a noi stessi e di conseguenza ci raccomandiamo agli altri perché pre-ghino per noi, facciamo concretamente professione di vera umiltà. L’atteggia-mento esterno di supplica assicura che anche quello interiore del cuore, che il Signore vede (Ap. 2,23) è nell’umiltà e perciò pone la persona nella sicurezza di essere accolto dal Signore.

Ma quanto maggiormente si richie-de che sia impegnato l’animo di chi si fa carico della “situazione” di afflizio-

LA NOSTRA PREGHIERA PER GLI ALTRI

Ilgestodiumiltà,dichichiedeaglialtridipregarepersé,èlodevole;sia concreto e fattivo pure il gesto fraterno e di squisita carità offerto

da chi promette di pregare per coloro che glielo chiedono. La nostra Associazione, chiedendoci il contributo di un’ora di preghiera mensile (Ora di Guardia) ci fa esercitare in questa carità vicendevole

di preghiera gli uni per gli altri.

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ne del prossimo e promette la sua pre-ghiera. «Prega per me!» è la richiesta e ne abbiamo considerato la bontà. «Si! Prego per te!» è la risposta generosa e a volte possiamo far caso che (forse per umiltà o perché più cosciente dell’im-pegno promesso) qualcuno, richiesto di pregare, dice: «Sì! Unisco la mia pre-ghiera alla tua».

E, tuttavia, comunque stanno le cose, se diciamo di vo-ler pregare, non è da sottovalutare né l’impegno che ci assumiamo e né la grandezza dell’atto di carità che offriamo!

Il nostro “fra-tello” ha legato,

con la sua richiesta, alla nostra preghie-ra la sua condizione, forse drammatica; si è affidato, si è rimesso a noi. Se gli abbiamo dato fiducia con il nostro sì,

non possiamo venir meno, non possia-mo dimenticarci di pregare per lui.

Nella scala dei valori, quello della preghiera è al primo posto e perciò se io ho promesso di pregare, ho promes-so l’azione più preziosa a vantaggio di chi me l’ha chiesta. Dico “più prezio-sa” perché non sbagliamo a considera-re che tutto è stato legato alla preghiera. Se questa venisse a mancare, il mio fra-tello non potrà ottenere quanto ormai egli aveva affidato alla mia cura.

Ma se tutto questo è vero, che cioè tutto è collegato principalmente al-la preghiera, allora quali meravigliose conseguenze il Signore ha voluto unire alla preghiera che ci chiede di fare gli uni per gli altri, Lui che ci chiede di a-marci gli uni gli altri (1 Gv. 3,11).

Quando la preghiera c’è e si fa per gli altri, allora diventa il più grande atto di carità. Questo è vero sia consideran-do che pregare per un altro è un atto di altruismo e d’amore, perché voglio,

Chiedere di pre-gare? È quanto fac-ciamo in ogni Ave Maria. Lo chiediamo alla Madre di Dio! Preghiamo per il mo-mento che stiamo vi-vendo e per quello della nostra morte.

La nostra Associazione del Rosario insiste sulla utilità della preghiera vicendevole

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chiedo il suo bene; sia considerando il valore dell’atto in se stesso, dato che pregare è l’azione più nobile e perfetta che la persona possa compiere.

Non a caso vogliamo insistere sulla bontà del gesto di chi prega per gli altri.

La nostra Associazione del Rosario Perpetuo, mettendoci in questa pro-spettiva della preghiera vicendevole, gli uni per gli altri, attira continuamen-te innumerevoli persone a iscriversi ad essa per poter compiere questo gesto di amore: pregare per gli altri, ma nello stesso tempo per ricevere lo stesso ge-sto. Infatti “gli altri”, che hanno goduto della sua preghiera, ricambiano lo stes-so gesto di preghiera, facendo la pro-pria “Ora di Guardia”.

Da considerare, poi, che il gesto di carità, di amore, che si compie pregan-do per gli altri nell’Associazione, viene maggiormente nobilitato a motivo che, questa preghiera vicendevole, è come ufficializzata in forza dell’iscrizione e

viene fatta per amore della Madonna, Regina del Rosario, e a gloria di Dio.

In altre parole, il nostro intento di aiutare gli altri, proprio perché sia più concreto ed efficiente, ci spinge a coin-volgere nella nostra piccola preghiera la Madonna stessa. Sarà lei, la sua me-diazione materna, ad elevarla e render-la gradita al Signore.

Ci pare, così facendo, che possiamo più facilmente non solo capire meglio la nostra professione di fede nella “co-munione dei santi”, ma viverla in uno degli aspetti più belli: avvantaggiarci, davanti a Dio, gli uni gli altri, interce-dendo Maria.

È questo il vero spirito della nostra Associazione del Rosario Perpetuo che si premura con la carità della preghiera vicendevole, di procurare, attraverso il Rosario, una lode perpetua alla Madre di Dio: lode che riflette su tutti i suoi benefici raggi.

(P Eugenio Zabatta op). •••

IL MIO ROSARIO (A. Angelico) •••••••••••••••••••

Il Rosario mi aiuta a meditare il mistero dell’amore di Dio per l’uomo. Mi guida nella riflessione sulle vicende del Figlio di Dio che per realizzare la nostra salvezza si fa Figlio di Maria, scegliendola così come collaboratrice della salvezza dell’uma-nità.

Amo soffermarmi sulla singolare collaborazione che Maria ha offerto al Padre perché Suo Figlio operasse la Redenzione dell’umanità. Madre di Gesù, è diventata anche Madre di ogni uomo che suo Figlio ha redento. È, quindi, anche Madre mia.

A mia madre, io non mi stanco mai di dirle: “Mamma ti voglio tanto bene; mam-ma ti amo tanto; lo sai quanto ti amo?”. E Lei, mia madre, non si stanca di sentirselo dire; non s’infastidisce di sentirselo ripetere. Ma, rivolgendomi amabilmente il suo sguardo, mi risponde sorridendo: “Lo so, lo so bene che mi vuoi bene, che mi ami. E mi fa tanto piacere. Anch’io ti voglio bene; anch’io ti amo, bambino mio”.

Questo è il mio Rosario. Per questo lo dico con fede, con amore e con gioia, sa-pendo di rivolgermi a Colei che per volontà di Gesù mi ha adottato per figlio.

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PIENA PAGINA coronazione di Maria

B. ANGELICO, L’incoronazione della Beata Vergine e Santi (1440-1).Cella 9, San Marco, Firenze.

La Vergine Santa ci garantisce per «l’adesso» una presenza materna dolce e insostituibile.

Ma mentre ci sostiene nel presente, ci dispo-ne con serenità al futuro e all’ora suprema. Ci prepara alla morte, insegnandoci a vivere.

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Segue la meditazione sulle singole parole della seconda parte dell’Ave Maria. Rimandiamo al precedente bollettino per la prima parte.

A noi che recitiamo continuamente questa preghiera, soprattutto con il Rosario, conviene comprenderne sempre più la meravigliosa ricchezza e recitarla con più devozione e goderne maggiori frutti.

L’ Ave Maria(meditiamo sulle parole della seconda parte)

La prima parte della nostra preghiera si è aperta col nome di Maria e si è chiu-sa con quello di Gesù. Il primo nome, Maria, èmotivo di fiducia e speranzapertuttinoi;ilsecondonome,Gesù,èl’unico nome nel quale possiamo otte-nere la salvezza.

Rispetto alla prima, la seconda parte di questa preghiera, a noi tanto cara, è molto più recente.

Fu S. Pio V, Papa domenicano (1504-1572), che raccogliendo i vari elemen-ti presenti nelle diverse consuetudini secolari dei fedeli, fissò le formedellasupplica nei termini che oggi usiamo e la introdusse per primo, come antifona, nell’ufficiodelleOre(1568).

Mentre nella prima parte ci han-no guidato nella lode alla Vergine Ma-ria, l’Angelo Gabriele e S. Elisabetta, in questa seconda parte è la Chiesa che ci guida a invocare la mediazione mater-na della Madre di Dio.

Cerchiamo di capire qualcosa delle verità che l’Ave Maria ci presenta, in modo da godere, nella contemplazio-ne, della sua forza spirituale.

“Santa Maria”

Accompagniamo il nome di Maria con l’attributo di “Santa”. Il valore di questa parola merita di essere appro-fondito. Lo aggiungiamo al nome per attirare a noi la benevolenza di Colei che invochiamo, ma conoscerne il si-gnificato aumenta la nostra devozione!

Santo è, nella Bibbia, uno dei tanti attributi di Dio; è un altro nome per di-re Dio. Lo ricorda la stessa etimologia: sanctus è participio passato del verbo sancire, e significa «essere separato, distinto». «Dio Santo» è Colui che tra-scende l’uomo e il mondo; che «abita una luce inaccessibile» ed è distinto dall’uomo.

Più che una qualità morale, il termi-ne “santo” indica l’essenza di Dio e la sua autorità: Dio è totalmente diverso, superiore, distinto... anche se presente e non distaccato dalle cose. Lui solo è Santo! Il Signore, che è il solo San-to, può tuttavia partecipare, e di fatto partecipa, la sua santità. Noi vediamo infatti che sono detti santi: il popolo di

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Israele, i Profeti, gli Apostoli, Giovanni Battista; santa è la Chiesa e santi tutti i Cristiani, partecipi della vita e della missione di Cristo. Sante sono dette sia le persone che le cose che assumono u-na funzione divina: i ministri del culto, il tempio, l’altare, il sacrificio, Gerusa-lemme, Sion. Le cose in sé sono pro-fane, ma siccome entrano in relazione con Dio che è santo e servono il Santo, partecipano di questa santità.

Ma, soprattutto, la santità si ha quan-do si imita la santità di Dio. Nell’Antico Testamento, Dio dice di essere santi, perché Lui è santo; e nel Nuovo: «que-sta è la volontà di Dio: la vostra san-tificazione»; «siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli». Gesù, il Santo di Dio in mez-zo a noi, costituisce il modello di tutte le virtù, e l’imitarlo è il modo più vero per raggiungere quella perfezione che ci consente di essere uomini maturi e integrali.

Alla base di questa imitazione di Dio di cui Gesù è il modello supremo c’è un dono fondamentale, che eleva la sostanza stessa dell’anima rendendola partecipe della santissima natura divi-na. Questo dono si chiama molto signi-ficativamente «grazia santificante».

Essa è ricevuta nel battesimo e ren-de l’anima splendente e luminosa: per questo è simboleggiata dalla veste can-dida che viene indossata.

Ora, questa grazia santificante che noi riceviamo nel battesimo è stata ri-cevuta con sovrabbondanza dalla Ver-gine Maria al momento della sua Im-macolata Concezione. Per questo Ella è chiamata dall’Angelo: «Piena di gra-zia». La sua anima dunque ha avuto sin dal primo istante una bellezza e uno splendore abbaglianti.

La grazia santificante, oltre a trasfor-mare la sostanza dell’anima fa sì che essa diventi tempio dello Spirito Santo. Quindi Maria è santa anche perché lo

CORREGGIO, Madon-na di S. Sebastiano (1524 c.) olio su tavola. Dresda, Gemåldegalerie.

Maria è la «Theo-tòkos», Madre di Dio,perché è l’unico Figlio eterno di Dio che si fa uomo da lei e per mez-zo di lei.

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Spirito Santo abita in lei e l’ha assun-ta come strumento e luogo della sua attività divina. Ella è santa quindi non tanto e solo per la conquista di una e-minente santità personale, ma perché porta in sé lo Spirito Santo. Attraverso lei, lo Spirito realizza per così dire una dimensione storica; e Maria diviene, in un certo senso, la proiezione nel tem-po dell’attività specifica dello Spirito: è infatti la sua santità che in lei vive e opera. È santa anche perché assunta a servizio del disegno santo di Dio di sal-vare l’umanità attraverso l’incarnazione del suo Figlio. Lei è stata scelta e messa a parte per diventare la Madre del Sal-vatore. E come tale non poteva essere contaminata dal peccato comune a tutti gli uomini.

Nella sua vita Maria ha esercitato tutte le virtù proprie di una donna e di una cristiana.

“Madre di Dio”

Maria genera una Persona che è Dio dall’eternità. Gesù non è Dio per il fatto che è stato generato da Maria (sarebbe un assurdo pensare a Maria come ma-dre della natura divina!). Maria è Madre di Dio perché nelle sue viscere e dalle sue viscere comunica al Verbo di Dio (cioè alla seconda Persona della Trinità) una natura umana simile alla sua.

Come nella generazione umana or-dinaria la donna genera una persona e non una natura, così Maria genera la Persona del Verbo, il quale, conservan-do la natura divina, diviene suo vero Figlio pur avendo preso da Lei solo la natura umana. Un’unica Persona di-vina è nella natura divina come nella natura umana che le unisce. Maria è quindi «Theotòkos», Madre di Dio, per-

ché è l’unico Figlio eterno di Dio che si fa uomo da lei e per mezzo di lei. La maternità riguarda la Persona e in Ge-sù l’unica Persona è divina, anche se le nature sono due.

L’espressione «Theotòkos», madre di Dio, applicata a Maria Santissima, fa sì che Ella possa venire chiamata «vinci-trice di tutte le eresie». Infatti le eresie, cioè gli errori che riguardano il mistero dell’incarnazione del Verbo (= la Perso-na divina che prende la nostra carne, cioè la nostra natura umana), si posso-no ricondurre alla negazione o della vera divinità di Gesù, o della sua vera umanità, o dell’unione della divinità con l’umanità nell’unica Persona divi-na del Verbo.

Ora, dicendo che Maria è madre di Dio noi riconosciamo: 1) che Gesù è veramente Dio; 2) che è veramente uo-mo (altrimenti Maria non sarebbe sua madre); 3) che in Lui c’è la sola Persona divina (altrimenti Maria sarebbe madre della persona umana di Gesù, e quindi non più Madre di Dio). In breve, Gesù è vero Dio e vero uomo: - dicendo che Maria è Madre di Dio, noi affermiamo la divinità di Gesù; - dicendo che è Ma-dre di Dio, noi affermiamo la umanità di Gesù.

Nessuna creatura umana è stata pensata, «progettata», assunta, elevata a così alta dignità. Lo dice il Conc. Va-ticano Il con incisive parole: «redenta in modo sublime in vista dei meriti del Figlio suo, e a Lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, Maria è insignita del sommo ufficio e della eccelsa digni-tà di Madre del Figlio di Dio, e perciò prediletta del Padre e tempio dello Spi-rito Santo. Per questo dono di grazia ec-cezionale, precede di gran lunga tutte le creature celesti e terrestri».

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Ovviamente, per questa altissima di-gnità Dio l’ha adeguatamente preparata «arricchendola di tutti i doni consoni a tanto ufficio».

«Dio volle che l’accettazione della predestinata Madre precedesse l’Incar-nazione, perché, come una donna ave-va contribuito a dare la morte, così una donna contribuisse a dare la vita.

Ciò vale in modo straordinario per la Madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la Vita stessa che tutto rinnova».

Noi siamo debitori a lei della vita nuova portata da Cristo; è lei che con il suo “sì” ha contribuito al disegno del-la redenzione, quello cioè di costituire Gesù Cristo come l’unico Mediatore e Salvatore di tutti gli uomini.

“Prega per noi peccatori”

Coscienti della sua posizione di pri-vilegio in relazione a Dio, e prendendo fiducia e ardimento, ecco allora l’invo-cazione: prega! Maria, prega, fa qual-cosa per noi! Dì una parola in nostro favore! Intercedi presso Dio!

Intercedere significa intervenire a vantaggio di qualcuno; mediare, fare dei passi a suo vantaggio; “strappare” una grazìa. Maria può intercedere, vuo-le intercedere, perché è dalla parte di Dio e dalla parte nostra. È stata definita: «l’onnipotenza che intercede», «l’onni-potenza supplice».

Solo Dio è onnipotente, ma la po-tenza di Maria consiste nell’ottenere da Dio ciò che è bene per quei figli biso-gnosi che Dio stesso le ha affidato.

Quando ci affidiamo a lei, la nostra causa, anche se disperata, è in buone mani. Ci rivolgiamo a lei consapevoli del nostro stato di «poveri peccatori». Non abbiamo titoli e meriti da riven-

dicare, se non quelli di essere «iscritti nella lista dei poveri».

È questa la condizione che ci dà garanzia di essere esauditi: riconosce-re che siamo bisognosi di tutto, e che nulla siamo senza l’aiuto del suo divin Figlio e senza quella intercessione che Ella può caldeggiare con materno amo-re.

Prima ancora di chiedere «una gra-zia», poniamoci fiduciosi davanti a lei, «rifugio dei peccatori» e «madre del-la divina Grazìa». Poniamo la nostra «posizione personale» nelle sue mani, e, con le nostre frequenti invocazioni, chiediamole di condurci per quelle strade che lei conosce come sicure e orientate al nostro vero bene! “Appro-fittiamo” della sua bontà, della sua pre-mura materna.

“Adesso“

Prega per noi, adesso... L’adesso dell’ “Ave Maria” richiama l’oggi del “Padre nostro”: «dacci oggi il nostro pa-ne quotidiano». La nostra fragile vita ha bisogno di quel nutrimento essenziale che è il pane. Ma proprio perché la vi-ta umana è all’insegna della fragilità e della precarietà, ha bisogno di essere coperta e assicurata in ogni momento, e quindi adesso.

Troppo spesso viviamo con lo sguar-do rivolto al passato, o proiettato verso il futuro... e così perdiamo gli appunta-menti decisivi, quelli dell’oggi. Viviamo di ricordi, di rimpianti, di nostalgie... Oppure di sogni vaghi o di attese illu-sorie. In tal modo non sappiamo affer-rare l’adesso, il momento favorevole, il messaggio di oggi, la grazia di oggi. Ma l’uomo maturo e illuminato non è distratto nei confronti del presente: lo

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alimenta con la memoria del passato e con l’attesa del futuro, ma lo vive in-tensamente, responsabilmente, nella certezza che è proprio il presente ciò che conta, e che... questo presente non tornerà mai più.

Non esistono solo le rare grandi oc-casioni della vita; esistono invece le mi-nuscole, modeste, normali, occasioni quotidiane... E sono tutte preziose, tutte importanti; tutte da vivere e da sfrutta-re con intensità gelosa: momento per momento, e quindi adesso! In questo prezioso attimo presente imploriamo l’aiuto di Maria: una presenza quindi costante, abituale, lungo il filo dei gior-ni feriali, nell’ambito del quotidiano.

Non solo nei momenti di emergen-za, quando le cose si mettono male e siamo nella disperazione, perché l’in-tervento della Madre non può essere sporadico, occasionale, frammentario.

Una presenza familiare, che ce la rende presente nella gioia e nel dolore,

nei momenti nei quali vivere è facile e in quelli nei quali il cammino si fa ar-duo e oscuro.

Pregando adesso e per l’adesso, noi chiediamo a Maria di non «abituarci al-la vita», ma di scoprirla ogni giorno per quello che realmente è: uno splendido dono che si riceve e che si deve rendere al Signore, fruttificato.

La vita è miracolo, è sorpresa. È un evento sempre nuovo, sorprendente, inaudito. È un prodigio unico e irripe-tibile. Il giorno che spunta oggi non è qualcosa di scontato, di banale... dal momento che c’è stato quello di ieri.

La vita è creazione, è invenzione dell’ «Amore». Ogni giorno è la «prima volta». Non ce n’accorgiamo?

Non esistono giorni ordinari: ogni giorno è straordinario, insolito, «mai visto», ed è carico di novità e impre-vedibilità a non finire. Maria, aiutaci a celebrare la vita con stupore e ricono-scenza, ogni giorno e in ogni istante.

Quando ci affidiamoalei,lanostra causa, an-che se disperata, è in buone mani.

Ci rivolgiamo a lei consapevoli del

nostro stato di “peccatori”.

A. DEL SARTOAssunzione Passe-

rini (part.) (1526 c.). Olio su tavola. Firenze,

Galleria Palatina.

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16 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

Per non renderlo banale, inutile e triste. Per non disperderlo, per non svuotarlo, per non sciuparlo. Per ricuperare il sen-so della gratuità e della lode, per ritro-vare la freschezza del canto, per gusta-re la felicità di donarla con amore e per amore. Aiutaci. Adesso.

“Nell’ora della nostra morte”

L’ora della morte è l’ora più temuta e il più possibile allontanata. Ma è un’ora che inesorabilmente verrà... e per tut-ti. Siamo sicuri che, nella successione degli adesso, verrà un «adesso» che se-gnerà la fine, e, con essa, la partenza da questo mondo.

A questa realtà costantemente ci ri-chiama l’Ave Maria, anche se la reci-tiamo distrattamente e quasi scivolan-do sulla parola che non vorremmo mai pronunciare: la morte.

Nell’Ave Maria quell’ora suprema si chiama proprio morte, senza camuffa-menti ed eufemismi. Si chiama col suo termine immediato e vero, perché, da-ta la persona a cui ci rivolgiamo, non serve a nulla nascondere la realtà di un evento che è il più decisivo. Nulla ci angoscia più del pensiero della morte. Essa si presenta come una realtà assur-da e scandalosa, da evitare accurata-mente, da non far entrare nei discorsi abituali fra persone «normali».

Ci fa paura anche se abbiamo fede. Cristo, morendo, ha distrutto la nostra morte, e, risorgendo, ha ridato a noi la vita. Col suo mistero di morte e di re-surrezione, ha trasformato la morte in amore di vita immortale. Ce lo dice la fede: e per questo sappiamo che morire non è finire, ma entrare in quella vita vera, per la quale siamo nati.

Tentiamo di persuaderci che la mor-

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te, sul piano fisico, è un evento biolo-gico normale, e, sul piano cristiano, il momento più prezioso che dà senso e coronamento alla nostra esistenza.

Anche Gesù, sulla Croce, accolse la morte con terrore gridando al Padre tutta la sua angoscia. Che cosa possia-mo fare? Possiamo continuare così ad allontanare, a minimizzare, a sottovalu-tare l’evento più importante e decisivo della nostra esistenza? Evidentemente no! Meglio accettare la realtà delle co-se: accettare fin d’ora, per allora, quello che accadrà, e, fin d’ora prepararlo con responsabilità ed equilibrio. E proprio... con l’aiuto di Maria.

Con Maria, la vita illumina la morte e la morte illumina la vita. Maria, invo-cata con fiducia, rende tutto più sem-plice, più comprensibile, più accetta-bile, più sereno. Essa ci garantisce per l’adesso una presenza materna dolce e insostituibile. Ma mentre ci sostiene nel presente, ci dispone con serenità al futuro e a quell’ora suprema. Ci prepa-ra alla morte, insegnandoci a vivere. La morte illumina la vita, e la vita prepara la morte, perché essa, come diceva P. Kolbe, «non si improvvisa, ma si merita con tutta la vita».

Il pensiero della morte richiama l’ur-genza di non sciupare nulla di quello che la vita offre nel suo scorrere quo-tidiano e di sfruttare per il meglio ogni

attimo che via via essa ci dona nel suo rapido dispiegarsi. Vita e morte così mi-rabilmente si intrecciano in un’armonia che dona responsabilità, impegno e se-renità. L’Ave Maria, unendo nella pre-ghiera 1’ «adesso» e 1’ «ora della mor-te» è il ricordo e lo stimolo migliore a realizzare questa armonia salutare.

All’appuntamento con la morte, tutti ci lasceranno, ma non Maria. Ad aprire quella porta sarà lei e soltanto lei. Nel momento nel quale avverrà il nostro personale incontro col suo Figlio, Giu-dice e Salvatore, sarà lei a parlare per noi, come madre, come amica, come avvocata potente. Entreremo nella vita eterna con l’aiuto e la protezione della mamma. Anzi: in sua compagnia!

Sarà lei a prenderci per mano, a fa-cilitarci il passaggio, a parlare con noi. Non ci ricaccerà, non ci abbandonerà, perché a lei Gesù ha detto: «ecco tuo figlio!».

Di una cosa siamo sicuri: che non ci deluderà, se noi l’avremo invocata, se noi l’avremo chiamata e pregata reci-tando ogni giorno, in vita, la preghiera dei figli: l’Ave Maria.

“Amen”

L’Ave Maria, come tutte le preghiere termina con la parola Amen. È questa un’acclamazione ebraica intraducibile che, dalla Bibbia, fin dai primi tempi, passò nella Liturgia cristiana. Proviene dalla radice àman, ed esprime: sicurez-za e verità. Per questo, Dio è chiamato l’Amen, e Gesù è detto l’Amen perché «è il testimone della verità». Amen è anche il termine col quale esprimiamo l’assenso a ciò che altri fanno o dicono a nome di tutti, specie in un contesto liturgico. Amen: così è. •••

A p. 16: Un’Ora di Guardia a S. MariaNovella di Firenze (2012).

Di una cosa siamo sicuri: la Madonna non ci deluderà se noi l’avremo invocata, se noi l’avremo chiamata e pregata recitando ogni giorno, e molte volte, la preghiera dei figli:l’AveMaria.

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«Urge la preghiera del Rosario» fu, dieci anni fa, il grido appassionato, poi ripetuto da vescovi e predicatori, del Papa Giovanni Paolo II, all’inizio del nuovo millennio (1 ottobre 2002).

Ne seguì una mobilitazione gene-rale di preghiera con il Santo Rosario. L’obiettivo che suggeriva allora il San-to Padre, fu quello di ottenere dal Si-gnore il dono della pace per il mondo e l’unità della famiglia. Pace e unità, in quel periodo, particolarmente contra-state: ricordiamo l’abbattimento delle torri gemelle (11 settembre 2001). Pa-ce e unità familiare, alle quali la recita del Rosario, per sua natura, dispone gli animi e ce le fa ottenere, come veniva ribadito nella lettera apostolica sul Ro-sario (RVM, n. 40).

Così stimolati, fummo allora inco-raggiati a prendere in mano la corona con più fede e a vivere maggiormente secondo lo spirito dell’Associazione del Rosario Perpetuo che affida le gran-di finalità da raggiungere, proprio alla recita del Rosario.

Da ricordare, inoltre, che già pre-cedentemente, durante l’Anno Santo (2 aprile 2000) il Papa durante l’udien-za generale, a cui partecipavano quel giorno numerosissimi iscritti, parlando proprio di noi ci aveva rassicurati della seria validità della nostra Associazione a cui abbiamo aderito, come a garan-

tirci il frutto spirituale che ce ne deriva, una volta che cerchiamo di fare la no-stra parte.

Impegnandoci come meglio possia-mo, infatti, noi penetriamo nello spirito della nostra Associazione, riscopriamo i mezzi e le finalità che ci propone e ci assicuriamo i frutti che attendiamo per la nostra adesione ad essa. Più usiamo i mezzi suggeriti, più meditiamo le fina-lità da raggiungere e più le nostre attese saranno soddisfatte.

L’Associazione da parte sua, dopo averci fatto riscoprire la necessità del-la preghiera, ci invita a fare un gesto d’amore, schietto e generoso, verso la Madonna, impegnandoci a fare l’Ora di Guardia mensile, sicura di suggerirci un mezzo infallibile di lode alla Vergi-ne Santa e di santificazione della nostra vita personale.

Se la lode alla Regina del Rosario costituisce il nostro traguardo, il mez-zo per arrivarci è l’Ora di Guardia, cioè la recita del Rosario in cui mettiamo in evidenza la cooperazione, del tutto sin-golare, di Maria con l’opera di salvezza operata da Cristo, suo Figlio.

Ma a questo punto, come non desi-derare che la lode a Maria sia continua-ta anche nel tempo, e sia “perpetua”?

Il Rosario è il mezzo giusto, indica-

PENETRARE NELLO SPIRITO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE

DEL ROSARIO

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toci più volte dalla stessa Santa Vergi-ne, per attuare il nostro desiderio, per dare spazio al nostro cuore di figli verso la Madre di tutti.

È così che è nata l’Associazione del Rosario Perpetuo! Infatti non potendo personalmente lodare, giorno e notte, la Madonna, qualcuno ha pensato di “associare” tante persone in modo tale che la recita fosse continua e perpetua.

Come? Affidando a ciascuna di esse un’ora precisa in un determinato giorno del mese. In tante persone diventa faci-le e anche l’impegno di ciascuna non è gravoso perché si tratta di cooperare all’iniziativa con un’ora sola di preghie-ra, con il Rosario, una volta al mese.

Quest’ora di preghiera l’abbiamo chiamata: “Ora di Guardia” pensando a quell’Ora di preghiera desiderata e chiesta da Gesù ai suoi Apostoli predi-letti, nell’Orto degli ulivi, all’inizio del-la Sua Passione cruenta.

Così organizzati, ognuno nella pro-pria ora – e in qualche ora siamo in molte migliaia a fare l’Ora di Guardia – una volta al mese, assicuriamo che 24 ore su 24 ci siano alcuni, a nome di tut-

ti gli altri iscritti, ad elevare con il Rosa-rio la lode alla nostra Madre e Regina.

La nostra ora di Rosario deve costitu-ire un gesto d’amore schietto e sincero verso la Madonna: “gesto” al quale non ci obblighiamo sotto pena di peccato, qualora ne fossimo impediti, ma non per questo è meno generoso.

Chi di noi, del resto, una volta com-presa l’efficacia del Rosario e la fecon-da preziosità di questa unione spiritua-le di persone, vorrà rinunciare alla pro-pria ora? Penso: «Io prego un’ora sola al mese per tutti gli altri iscritti, mentre in tutte le altre ore, molte migliaia di per-sone pregano anche per me! Chi vorrà rinunciare ad uno scambio così vantag-gioso, oppure non corrispondere a tan-to bene che ci viene offerto?

Il problema personale piuttosto, che dobbiamo sapere affrontare, è questo: «come recitare bene il Rosario». Non ci manchi lo slancio, il fervore, la de-vozione. Facciamo in modo che queste caratteristiche le abbia sempre il nostro Rosario, la nostra ora di preghiera.

Certo! Non è facile meditare, con-templare i misteri del Rosario! Sfor-ziamoci! Non possiamo rinunciarvi! È proprio la contemplazione l’anima del Rosario. Priva di questa, sarebbe… un corpo senz’anima. Con la contempla-zione sono certi e abbondanti i frutti di grazia, anche i miracoli.

Facciamo in modo che la nostra i-scrizione fatta all’Associazione non ri-manga sterile, ma si arricchisca sempre più di fiducia, di zelo e di amore per la Madonna.

Con S. Domenico e S. Caterina ai piedi di Maria: ci benedica tutti con il suo Figlio divino!

(P. Eugenio Zabatta op). •••

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Prima di entrare in Santuario per re-citare insieme a voi il santo Rosario, ho sostato brevemente dinanzi all’urna del beato Bartolo Longo, e pregando mi so-no chiesto: «Questo grande apostolo di Maria, da dove ha tratto l’energia e la costanza necessarie per portare a com-pimento un’opera così imponente, nota ormai in tutto il mondo? Non è proprio dal Rosario, da lui accolto come un ve-ro dono del cuore della Madonna?».

Sì, è stato veramente così! Lo testi-monia l’esperienza dei santi: questa po-polare preghiera mariana è un mezzo spirituale prezioso per crescere nell’in-timità con Gesù, e per imparare, alla scuola della Vergine Santa, a compiere sempre la divina volontà.

E’ contemplazione dei misteri di Cristo in spirituale unione con Maria, come sottolineava il servo di Dio Paolo

MEDITAZIONE DI BENEDETTO XVI

CON LA RECITA DEL S. ROSARIOla pratica della carità

e l’invocazione per la pace

VI nell’Esortazione apostolica Marialis Cultus (n. 46), e come, poi, il mio vene-rato predecessore Giovanni Paolo II ha ampiamente illustrato nella Lettera a-postolica Rosarium Virginis Mariae, che oggi idealmente riconsegno alla Comu-nità pompeiana e a ciascuno di voi.

Voi che vivete ed operate qui a Pom-pei, specialmente voi, cari sacerdoti, religiose, religiosi e laici impegnati in questa singolare porzione di Chiesa, siete tutti chiamati a fare vostro il cari-sma del beato Bartolo Longo e a diven-tare, nella misura e nei modi che Dio concede a ciascuno, autentici apostoli del Rosario.

Ma per essere apostoli del Rosario, occorre fare esperienza in prima per-sona della bellezza e della profondità

I santi hanno attinto forza proprio dalla recita devota e costante del S. Rosario. Siamo invitati non solo a praticare questa preghiera popolare

e accessibile a tutti, ma a diventarne apostoli: cultori e propagatori. «Ma per essere apostoli del Rosario, occorre fare esperienza in prima

persona della bellezza e della profondità di questa pratica, semplice ed accessibile a tutti». Il richiamo alla dimensione apostolica del Rosario ciportaaperseguireduefinalitàcomenostroimpegnopastorale:

la pratica della carità e la preghiera per la pace nel mondo.

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di questa preghiera, semplice ed acces-sibile a tutti. È necessario anzitutto la-sciarsi condurre per mano dalla Vergi-ne Maria a contemplare il volto di Cri-sto: volto gioioso, luminoso, doloroso e glorioso.

Chi, come Maria e insieme con Lei, custodisce e medita assiduamente i mi-steri di Gesù, assimila sempre più i suoi sentimenti e si conforma a Lui.

Mi piace, a riguardo, citare una bel-la considerazione del B. Bartolo Longo: «Come due amici – egli scrive – prati-cando frequentemente insieme, soglio-no conformarsi anche nei costumi, co-sì noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Miste-

ri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, (per quanto ne sia capace la nostra bassez-za), possiamo diventare, simili ad essi, ed apprendere da questi sommi esem-plari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto» (I Quindici Sabati del Santissimo Rosario, 27a ed., Pom-pei, 1916, p. 27: cit. in Rosarium Virgi-nis Mariae, 15).

Il Rosario è scuola di contemplazio-ne e di silenzio. A prima vista, potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabi-le con il silenzio che viene giustamen-te raccomandato per la meditazione e

la contemplazione. In realtà, questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il si-lenzio interiore, anzi, lo richie-de e lo alimenta.

Analogamente a quanto av-viene per i Salmi quando si pre-ga la Liturgia delle Ore, il silen-zio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza di senso ultimo che trascende le parole stesse e insieme con esse parla al cuore.

Così, recitando le Ave Ma-ria occorre fare attenzione a che le nostre voci non «copra-no» quella di Dio, il quale par-la sempre attraverso il silenzio, come «il sussurro di una brezza leggera» (1 Re 19,12). >

Papa Benedetto XVI in preghiera con il Rosario dinanzi a una immagine

di Maria, Madre di Dio.

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Quanto è importante allora curare questo silenzio pieno di Dio sia nella recita personale che in quella comuni-taria!

Anche quando viene pregato, come oggi, da grandi assemblee e come ogni giorno fate in questo Santuario, è ne-cessario che si percepisca il Rosario co-me preghiera contemplativa, e questo non può avvenire se manca un clima di silenzio interiore.

Vorrei aggiungere un’altra riflessio-ne, relativa alla Parola di Dio nel Ro-sario, particolarmente opportuna in questo periodo in cui si sta svolgendo in Vaticano il Sinodo dei Vescovi sul te-ma: «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». Se la contem-plazione cristiana non può prescinde-re dalla Parola di Dio, anche il Rosa-rio, per essere preghiera contemplativa, deve sempre emergere dal silenzio del cuore come risposta alla Parola, sul mo-dello della preghiera di Maria. A ben vedere, il Rosario è tutto intessuto di e-lementi tratti dalla Scrittura.

C’è innanzitutto l’enunciazione del mistero, fatta preferibilmente, come og-gi, con parole tratte dalla Bibbia. Segue il Padre nostro: nell’imprimere alla pre-ghiera l’orientamento «verticale», apre l’animo di chi recita il Rosario al giusto atteggiamento filiale, secondo l’invito del Signore: «Quando pregate dite: Pa-dre...» (Lc 11,2).

La prima parte dell’Ave Maria, tratta anch’essa dal Vangelo, ci fa ogni volta riascoltare le parole con cui Dio si è ri-volto alla Vergine mediante l’Angelo, e quelle di benedizione della cugina Eli-sabetta.

La seconda parte dell’Ave Maria ri-

suona come la riposta dei figli che, ri-volgendosi supplici alla Madre, non fanno altro che esprimere la propria a-desione al disegno salvifico, rivelato da Dio. Così il pensiero di chi prega resta sempre ancorato alla Scrittura e ai mi-steri che in essa vengono presentati.

Infine, mi piace richiamare la di-mensione apostolica del Rosario, una dimensione che il beato Bartolo Longo ha vissuto intensamente traendone ispi-razione per intraprendere in questa ter-ra tante opere di carità e di promozione umana e sociale. Inoltre, egli volle que-sto Santuario aperto al mondo intero, quale centro di irradiazione della pre-ghiera del Rosario e luogo di interces-sione per la pace tra i popoli.

Cari amici, entrambe queste finalità: l’apostolato della carità e la preghiera per la pace, desidero confermare e af-fidare nuovamente al vostro impegno spirituale e pastorale.

Sull’esempio e con il sostegno del venerato Fondatore, non stancatevi di lavorare con passione in questa parte della vigna del Signore che la Madonna ha mostrato di prediligere.

Cari fratelli e sorelle, è giunto il mo-mento di congedarmi da voi e da que-sto bel Santuario. Vi ringrazio per la ca-lorosa accoglienza e soprattutto per le vostre preghiere.

Ringrazio l’Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio, i suoi collaboratori e coloro che hanno lavorato per prepa-rare al meglio la mia visita.

Devo lasciarvi, ma il mio cuore ri-mane vicino a questa terra e a questa comunità. Vi affido tutti alla Beata Ver-gine del Santo Rosario, e a ciascuno imparto di cuore l’Apostolica Benedi-zione. (Pp. Benedetto XVI).

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Nell’anno della fede il Papa, Bene-detto XVI, ci invita a pregare la Madon-na. Nella lettera “Porta fidei” (11 otto-bre 2011) esclama: «Affidiamo alla Ma-dre di Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto” (Lc 1,45), questo tempo di grazia». Il Papa presenta, poi, la Ma-donna come l’esempio più genuino di credente, con queste espressioni: «Per fede Maria accolse la parola dell’Ange-lo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell’obbedienza della sua dedizione (cfr Lc 1,38). Visi-tando Elisabetta innalzò il suo canto di lode all’Altissimo per le meraviglie che compiva in quanti si affidano a Lui (cfr Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo unico Figlio, man-tenendo intatta la verginità (cfr Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe suo sposo, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (cfr Mt 2,13-15). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e rimase con Lui fin sul Golgota (cfr Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurrezio-ne di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), lo tra-smise ai Dodici riuniti con lei nel Ce-

nacolo per ricevere lo Spirito Santo (cfr At 1,14; 2,1-4).

Appartenendo ad un’Associazione Rosariana, dobbiamo sentirci partico-larmente coinvolti in questo anno del-la fede e sapere elevare con fervore la nostra preghiera. La fede non è solo la “porta” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio, ma è anche la “porta” che permette l’ingresso nella sua Chiesa. Attraversare quella porta – aggiunge il Papa - comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita.

Per questo cammino difficile, ci vie-ne spontaneo ricorrere alla nostra guida sicura che è Maria, tanto più che si trat-ta di entrare nella Chiesa, che come ha ricordato Benedetto XVI nell’udienza generale (L’Oss. Romano, 15 marzo), non può esserci Chiesa senza Maria: «Non si può parlare di Chiesa se non è presente Maria, Madre del Signore».

Parlando della “presenza orante del-la Vergine” nella vita terrena di Gesù e nei momenti in cui ”iniziano i primi passi della Chiesa”, il Pontefice ha fatto notare come le tappe di questo cammi-no – dalla casa di Nazareth a quella di Gerusalemme, passando attraverso l’e-

L’Anno della Fede era già stato annunciato, nel 2011, da Papa Benedetto XVI con questo motivo: “Proprio per dare impulso alla missione della Chiesa di condur-re gli uomini fuori dal deserto, ho deciso di indire un Anno della Fede”.

L’anno inizierà l’11 ottobre 2012, in occasione del 50esimo anniversario dell’a-pertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, giorno della Solennità di Cristo Re dell’Universo.

ANNO DELLA FEDE

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sperienza della Croce – “sono segnate dalla capacità di mantenere un perse-verante clima di raccoglimento, per meditare ogni avvenimento nel silenzio del suo cuore, davanti a Dio».

In particolare nell’esperienza del Cenacolo Maria condivide con gli Un-dici il dono dello Spirito Santo. «Se non c’è Chiesa senza Pentecoste – ha osser-vato il Papa – non c’è neanche Pente-coste senza la Madre di Gesù, perché lei ha vissuto in modo unico ciò che la Chiesa sperimenta ogni giorno sotto l’a-zione dello Spirito Santo».

Questo legame, sottolineato in mo-do particolare dal Concilio Vaticano II, attesta che «il posto privilegiato di Maria è la Chiesa». Venerarla vuol dire, dunque, «imparare da Lei a essere co-munità che prega»: non soltanto nelle situazioni di difficoltà o di bisogno, ma sempre «in modo unanime, perseveran-te, fedele», con «un cuore solo e un’a-nima sola».

«Affidiamo a lei – è l’invito del Pa-pa – ogni fase di passaggio della nostra esistenza personale ed ecclesiale non ultima quella del nostro transito finale. Maria ci indica come solo con un lega-me costante intimo, pieno di amore con suo Figlio possiamo uscire da noi stessi per raggiungere i confini del mondo e annunciare ovunque il Signore».

Ci rimanga sempre cara questa sce-na che ci presenta, nel Cenacolo, gli Apostoli in preghiera con Maria per attendere con lei il dono dello Spirito Santo, senza il quale non si può essere testimoni. Maria, che ha già ricevuto lo Spirito per generare il Verbo incarnato, condivide con tutta la Chiesa l’attesa dello stesso dono, perché nel cuore di ogni credente «sia formato Cristo» (cf. Galati 4,19). • • •

I principali eventi, previsti per l’anno dellafede, sono: - La solenne apertura è in piazza san

Pietro. Vi sarà una Messa concelebrata da tutti i padri sinodali e dai presidenti delle conferenze episcopali del mondo.

- Domenica 21 ottobre ci sarà la cano-nizzazione di 6 martiri.

- Il 25 gennaio 2013: la tradizionale ce-lebrazione ecumenica nella basilica di San Paolo fuori le Mura che avrà un carattere ecumenico più solenne.

- Sabato 2 febbraio è stata fissata la messa per i religiosi di tutto il mondo e il 24 marzo, domenica delle Palme, sarà come sempre dedicata ai giovani che si prepara-no alla Giornata Mondiale della Gioventù.

- Il 28 aprile, il Papa cresimerà un picco-lo gruppo di giovani. Il 5 maggio sarà dedi-cata alle Confraternite e il 18 maggio a tutti i movimenti, antichi e nuovi, con il pelle-grinaggio alla Tomba di Pietro.

- La festa del Corpus Domini, domeni-ca 2 giugno, ci sarà una solenne adorazio-ne eucaristica in contemporanea in tutto il mondo. Nella cattedrale di ogni diocesi e in ogni chiesa alla stessa ora si realizzerà il silenzio della contemplazione a testimo-nianza della fede che contempla il mistero del Dio vivo e presente in mezzo a noi con il suo Corpo e il suo Sangue.

- Domenica 16 giugno sarà dedicata al-la difesa della vita umana e della dignità della persona.

- Domenica 7 luglio arriveranno a Roma tutti i seminaristi, le novizie, i novizi men-tre dal 23 al 28 luglio è fissata la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.

- Il 29 settembre sarà dedicato ai cate-chisti e il 13 ottobre a tutte le realtà ma-riane.

- Infine domenica 24 novembre sarà ce-lebrata la giornata conclusiva. •••

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25Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

Credere è dire sì a Dio, alle sue pro-poste; è affidarsi a lui, come dice San Paolo: «Iosoachimisonoaffidato».

Credere è ancora fondare su Dio la propria esistenza, in conformità a quanto diceva Isaia: «Se non stabilite la vostra esistenza in Dio, non avrete un’esistenza solida». Credere è, infatti, possedere un’esistenza solida.

Le grandi azioni e i sacrifici eroici sembra siano possibili solo se accom-pagnati dalla fede in Dio. Le grandi conquiste, come la stessa nostra salvez-za, sono legate alla fede: “chi crederà sarà salvo”. Prima di operare il miraco-lo, Gesù ha chiesto sempre la fede.

E quanti esempi di fede possiamo cogliere attorno a noi! Spigoliamone qualcuno!

S. Giovanni Bosco, grande amico dei giovani, nelle asperità della vita, che non mancarono neanche a lui, sug-geriva questa immagine: «Sii con Dio come l’uccello che sente tremare il ra-mo su cui poggia e continua a cantare,

sapendo di avere le ali». Le fede, sì, ci fa crescere le ali!

Su uno squallido muro di un’orribile prigione nazista un giovane, in procinto di essere gettato nel forno crematorio, scrisse: «Credo nel sole anche quan-dosono immersonelle tenebre;credonell’amore anche quando intorno a me furoreggia l’odio; credo in Dio anchequando egli fa silenzio».

Si racconta di Dostojevskji, scrittore russo, che prima di morire raccomandò ai figli: Abbiate incondizionatafiduciain Dio e non disperate mai del suo per-dono. Io vi amo molto, ma il mio amore è nulla in confronto all’amore immenso di Dio per gli uomini, sue creature».

Lo stesso scrittore affermò: «Se Dio non c’è, tutto è lecito». La nostra gene-razione sta sperimentando sulla carne viva questa amara verità. Senza Dio si scambia l’ardore dei sensi per amore, il saper guadagnare denaro per intelli-genza, le radioline a transistor per civil-tà e la violenza per progresso. >

Nell’Anno della Fede

DALLE CREATURE AL CREATORE«Ognioggettopossiedeunabellezzadivina;ognioggettoèveramente

unafinestraattraversolaqualenoistessipossiamoimmergercinell’infinito»(Carlyle).«Labellezzadiunacreaturanonèaltroche

una somiglianza della Bellezza divina, partecipata alle cose» (S. Tom-maso d’Aquino). «Quanto più penetro nel senso della natura, tanto più

profondamente rispetto il Creatore» (Buffon).

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26 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

A buon diritto siamo preoccupati per la rottura dell’equilibrio ecologico, cioè dell’ambiente in cui viviamo, ma dobbiamo credere che è ancora più ne-cessario l’equilibrio morale.

Poveri noi se si rompesse l’equilibrio tra bene e male: l’umanità cadrebbe nel nulla o nella barbarie raffinata. Dio ci ha amati fondando nel Sangue del suo Figlio Gesù l’alleanza eterna con noi: in Lui risiede tutta la nostra speranza.

Nel capitolo decimo del Vangelo di Matteo si dice che Dio conta persino i capelli del nostro capo, cosa che non fa neppure la più tenera delle madri per il più bello dei suoi bimbi.

Giuseppe Mazzini ha scritto: «Chi nega Dio di fronte a una notte stellata, davanti alla sepoltura dei suoi cari, da-vanti al martirio, è grandemente infelice o grandemente colpevole».

Diderot, che non eccelleva certo per spirito religioso, ha confessato: «L’oc-chio e l’ala di farfalla bastano per an-

nientare un ateo». Un personaggio di Pirandello dice: «Ciòchec’èdiumanoinnoièilmeno;innoic’èDio».

Papa Giovanni XXIII con la sua can-dida dolcezza ci esorta così: «Se stiamo vicino al Signore, il nostro volto prende-rà il colore del suo».

F. Mauriac fa capire che solo la fede nella misericordia di Dio ci salva dal disgusto di noi e dal disprezzo per gli altri. Dio ha, per così dire, due braccia distese: uno abbastanza forte da circon-darci con la giustizia, l’altro abbastanza soave da abbracciarci con la grazia.

La Sacra Scrittura ci conforta così: «Se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore».

Alla fine di questa vita, chi ha fede in Dio può accogliere con il sorriso sul volto sorella morte, ripetendo con il sal-mista: «Per me il mio bene è starmene vicino a Dio e riporre in lui ogni spe-ranza. Il mio cuore è pronto, o Signore, pronto ad ogni tuo cenno». (NN.).

NOTIZIE UTILI SULL’ASSOCIAZIONE • • •

Uno dei vantaggi dell’iscrizione all’Associazione, oltre alla preghiera vicendevole, è la partecipazione alle Messe Perpetue. Ogni giorno dell’an-no, in S. Maria Novella, viene celebrata una S. Messa di suffragio per tutti coloro che sono appartenuti alla grande Famiglia del Rosario Perpetuo.

Normalmente le zelatrici, che comunicano i nomi dei defunti del proprio gruppo, aggiungono una piccola offerta per i suffragi e altre usano rinno-varla nel tempo. Le ringraziamo mentre invitiamo tutte a fare lo stesso.

Inutile dire che ugualmente avviene quando c’è la comunicazione di nuove iscrizioni. Ogni membro contribuisce così al mantenimento e svilup-po dell’Associazione: stampe, corrispondenza, personale impegnato e mezzi di comunicazione richiedono molto.

Attualmente anche la nostra Associazione ha il sito internet per farsi conoscere e diffondere la devozione al Rosario: è bello, visitatelo!

Sito web del Rosario: www.rosarioperpetuo.net

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27Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

NELLA CASA

DEL PADRE

Irgoli: Floris Grazia Rosa;Meana Sardo: Demuru Francesca Seba-

stiana, Puxeddu Giuseppina;Monti: Seddaiu Murrai M. Antonia;Nurachi: Lucia Lasiu;Nurallao: Murgia Antonio; Nurri: Caria

Annetta, Atzeni Adalgisa, Marcialis Anto-nietta; Ortacesus: Aresu Maria;

Samatzai: Fois Giannetta, Putzolu Maria, Vacca Antonietta e Pibiri Giuseppina, Med-da Antonina; Sassari (Cuore Immacolato): Ledda Margherita, Casu Vincenzina;

Segariu: Casu Rachele, Collu Giovanna, Collu Wlachiria;

Selegas: Lai Disma, Lalloti Licia, Mascia Battistina; Sennori: Cossu Antonietta;

Settimo S. Pietro: Musiu Delia; Siddi: Murtas Giulia; Sindia: Delrio Giu-

seppina, Lardo Vincenzina; Sinnai: Pisano Adelina; Siurgus Donigala: Uzeri Laurina;

Sorgono: Cocco Manuelina, Mulas Ma-ria, Poddu Maria; Sorso: Sini Michelina;

Tertenia: Piroddi Silvia in Vargiolu, Pirod-di Rosina, Putzolu Maria;

Tonara: Deiana Antonietta, Piras NinaVillaspeciosa: Orru Mariolina, Vitalia Boi

(8/04/1947 - 27/02/2012. •••

Abbasanta: Pala Gesuina; Aidomaggiore: Atzeni Maura, Marras

Maria, Pala Assunta, Miola Maria;Albagiara: Mura Maria Pia;Anela: Fiore CosimaAtzara: Cossu Lucia, Manca Demurtas

Maria; Baratili S. Pietro: Enna Annuccia, Cardias Immacolata; Birori: Pes Francesca;

Bortigali: Porcu Peppina; Bottidda: Sec-chi Annalisa; Cagliari: Erbì Concetta;

Cuglieri: Farina Luisa; Gavoi: Curreli Ca-terina; Fonni: Urrai Anna in Mureddu;

LAURINAUTZERI

diSiurgus Donigala

190623 febbraio 2012

105 anni! Tutta la vita spesa per la fami-glia e per il prossimo. È vissuta sempre nel nome del Signore che ha sempre pregato.

Ha fatto parte dell’Associazione del Ro-sario Perpetuo per oltre 50 anni nel gruppo della Parrocchia di S. Teodoro.

I figli la ricordano come mamma esem-plare, secondo la parola di Gesù.

Tutti la ricordano con viva simpatia.(La figlia Giuseppina e la zel. A. Perseu).

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28 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

PEPPINA

MANCA

di Atzara

27 maggio 1925 13 dicembre 2011

ANTONINA

MEDDA

di Samatzai

27 gennaio1923 25gennaio 2012

Serenamente e in silenzio come ha vis-suto, si è spenta la nostra sorella Peppina.

È stata Zelatrice del gruppo dell’Asso-ciazione del Rosario di Atzara per oltre cin-quant’anni. Sentendosi affievolire le forze, lei stessa, qualche anno fa, passò l’incarico all’attuale zelatrice: Grazia Muggianu.

Ringraziamo il Signore, autore e dispen-satore d’ogni bene, che ci chiama ad essere pietre vive per il suo Regno.

(La sorella Angela Manca).

Iscritta da giovanissima all’Associazione del Rosario Perpetuo, è stata sempre devota della Madonna del Rosario e ha contribuito generosamente alle necessità dell’Associa-zione. È stata madre esemplare di quattro figli. Sostenuta dalla preghiera e confortata dall’affetto dei suoi cari, figli e nipoti, ha trascorso in casa gli ultimi anni della sua vita. Siamo certi che, accanto al Signore in Paradiso, prega per tutti.

(la zel. Maria Bonaria Pibiri).

Nel lontano 1946, quando a Samatzai fu fondata l’Associazione da P. Giovanni Sorbi, Maria venne invitata a farne parte dalla prima zelatrice, Donna Eufrasia Dia-na, sua madrina di battesimo. È stata fedele ed esemplare sempre. Negli ultimi 13 anni ha sofferto molto per il morbo di Parkinson. Sofferenza che ha saputo accettare con cri-stiana rassegnazione, coraggio e tanta fede. Un ricordo nella preghiera che lei avrà più per noi. (La zel. Maria Bonaria Pibiri).

MARIAPUTZOLU

diSamatzai

15 maggio 19305 marzo 2012

A 87 anni, nonostante la lunga sofferen-za ha accettato con pazienza e fede la sua malattia. E, per tanti anni nell’Associazione del Rosario Perpetuo, ha dimostrato sempre grande amore verso la Madonna.

È stata consorella della Cappella del S. Rosario e priorissa per due anni. È deceduta il 12 marzo, lasciando grande vuoto tra i suoi sette figli. Le socie del Rosario la ricor-dano con stima e affetto.

(La zel. Stefanina Zoccheddu).

ANNUCCIAENNA

diBaratili S. Pietro

192512 marzo 2012

ANDREANA SANNA di Anela (nata il 04/07/1920 e morta il 06/10 /2010). Ricordiamo, a due anni dalla morte, la nostra cara socia Andreana che è stata iscritta

tanti anni al Rosario Perpetuo. Ora sono le sue figlie che s’iscrivono all’Associazione, seguendo l’esempio della mamma: le accogliamo volentieri. (La zel. M. Grazia Bellai).

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29Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

LETIZIA

PORCEDDU

di Ortacesus

11 marzo 1936 4 gennaio 2012

ANTONIETTA

COSSU

di Sennori

29 settembre 193026 marzo 2012

MARIA

ARESU

di Ortacesus

18 luglio 1928 24 aprile 2012

GIULIA

MURTAS

di Siddi

27 gennaio 1919 12 febbraio 2012

“Sei stata nostra guida e gioia quoti-diana”. Così la ricordano i suoi otto figli, i nipoti e i pronipoti. La sua vita è stata di sacrificio sia per portare avanti la famiglia anche da sola, sia per il lungo tempo tra-scorso negli ospedali. Riceveva Gesù Euca-restia ogni primo venerdì del mese e con grande amore pregava la Madonna.

Tutte le socie la ricordano con affetto.(La zel. Angela Mannu).

Amante della pace, ha vissuto con fede e nella semplicità cristiana, confidan-do nell’aiuto di Dio e della Madonna. Di vero esempio a figli e nipoti. Tutte le socie dell’Associazione la ricordano con affetto nella preghiera. (La zel. Caterina Sedda).

Umile e fedele socia del Rosario Perpe-tuo, donna di fede e di preghiera è stata ben voluta da tutti. Mamma semplice, ma for-te e generosa, era sostenuta dal suo amore verso il Signore e la Madonna: figli e nipoti e tutti gli associati la ricordano con affetto.

(La zel. Angela Castangia).

Dopo breve malattia la nostra cara e amata Letizia è tornata alla casa del Padre.

La Vergine Santissima, nella sua gran-de misericordia interceda per la sua anima benedetta presso il Signore. Con lei racco-mandiamo anche noi alle preghiere degli iscritti al Rosario perpetuo.

(La zel. Caterina Serra Piseddu)

TERESINA

SIDERI

di Ussaramanna

10 novembre 19348 marzo 2009

ANNALISA

SECCHI

di Bottida

16 settembre 197410 dicembre 2011

Figlia amatissima della socia Obino Gio-vanna, sposa e madre esemplare, è manca-ta dopo lunghe sofferenze offerte alla Ma-dre celeste della quale era devotissima.

(la zel. Andreina Squintu).

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30 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

BARBARA

SANNA

di Villaspeciosa

10 marzo 1945 31 ottobre 2011

VINCENZINA

CASU

di Sassari

13 luglio 1925 26 maggio 2012

Donne silenziose, ma piene d’amore per la famiglia e per il prossimo. Sollecite nelle attività parrocchiali e molto devote della Madonna del Rosario. Anche se sofferenti sono rimaste fedeli all’impegno di preghiera. Le ricordiamo con sentimenti di stima e di affetto.

Preghiamo per loro e le altre nostre defunte sicure che, dal Cielo, intercederanno per noi presso il Signore e la dolcissima Vergine. (Zel. Noemia e Carlo Sanna).

Iscritta all’Associazione del Rosario dal 2006 ci ha lasciato per il Paradiso ad un mese dal suo 87 compleanno. Ce lo co-munica il figlio Antonello che l’ha amore-volmente assistita. Tutta l’Associazione la ricorda con affetto nella preghiera.

Ebbe da Dio il grande dono di una fami-glia. Chiamata dalla terrena alla Celeste Pa-tria, serenamente si addormentò nel Signo-re, lasciando il più caro ricordo della sua bontà e rettitudine in quanti la conobbero.

(La zel. Jona Podda).

MARIUCCIACANCEDDA

diUssaramanna

7 maggio 19393 novembre 2007

RACHELECASU

diSegariu

20 gennaio 192831 luglio 2011

Socia del Rosario perpetuo e molto de-vota della Madonna si prodigava volentieri in servizi utili al decoro della chiesa.

L’associazione ricorda anche Collu Gio-vanna (28/12/1925-3/11/2011).

(La zel. Rosetta Sanna Murru).

VITALIA

BOI

di Villaspeciosa

8 aprile 1947 27 febbraio 2012

TONINACURRELI

diFonni

n. 19639 marzo 2012

A soli 48 anni e in breve tempo lascia attoniti e afflitti tutto il gruppo del Rosario, ma soprattutto la madre novantaseienne, il marito e la figlia diciannovenne, studentes-sa. Siamo loro vicini con la preghiera, l’af-fetto, la stima. (La zel. Isabella Loddo).

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31Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

ASSOCIAZIONE DEL ROSARIO PERPETUO

LE NUOVE ISCRITTE

un saluto fraterno di benvenute a tutte le nuove socie nella nostra grande famiglia del Rosario Perpetuo. In questo Anno della Fede, voluto dal Santo Padre, la loro adesione ci giunge particolarmente preziosa

perché vengono ad assicurare e a far crescere la nostra preghiera di lode alla Vergine Santissima perché interceda per tutti presso Dio.

Albagiara: Mura Demetrina, Pu-sceddu Franca;

Aidomaggiore: Atzori Pasqualina, Atzori Rosaria, Miola Vittoria, Deligia Angela, Deligia Carmela, Colleo Bona-cata; Anela: Nurra Tora, Bullitta Rosa-lia, Bullitta Elena, Bullitta Anna;

Baressa: Casula Patrizia; Bessude: Spina Don Salvatorico.Birori: Demartis Silvana, Marceddu

Stefania; Bortigali: Viola Manuelina; Carboni

Eleonora, Contini Tetta, Uda Rita;Buddusò: Soro Teresina,Burcei: Lobina Daniela, Codonesu

Martina, Perra Simonetta, Piccioni Lo-rella, Serra Michela, Zuncheddu Lucia-na; Cuglieri: Oro Francesca, Fara Ma-riangela, Meloni Maria;

Domusnovas: Saiu Isabella (La nuo-va Zelatrice);

Dualchi: Meloni Sonia;Iglesias: Atzeri Dolores;Nurallao: Atzeni Rossella;Nurri: Argiolas Paola, Lai Antonel-

la, Cera Anna, Atzeni Maria Adele, Loi Francesco;

Perdaxius: Manca Antonella, Santus Marisa, Melis Marina;

Selegas: Deiana Efisia, Pisano Pieri-na, Porru Enrico, Porru Ludovica, Secci Tilde.

Sennori: Basciu Franca, Deledda Rosanna, Fara Nicolina, Marras Giulia-na, Piana Giovanna, Nieddu Antoniet-ta, Bianchi Maria, Serra Gavina, Con-ti Francesca, Chessa Francesca Maria, Trogu Marisa;

Settimo S. Pietro: Deiana Diana;Sindia: Delrio M. Andreana, Oggia-

nu Piera Maria, Pitzolu M. Grazia, Mu-ra Teresa, Delrio Lucia, Del Rio Nina;

Sinnai: Cocco Dina, Lai Costanza, Sollai Vincenza, Murgia Teresina;

Sorso: Nieddu Anna Maria;Tertenia: Pisu Cristina (vice-zelatri-

ce), Vellini Marzia, Covoni M. Rita;Villasor: Montis Maria Rosarioa, In-

ticu Maria Teresa, Corda Caterina;Villaspeciosa: Deidda Mirella, Serre-

li Giovannina, Pes Sisinnio, Collu Tere-sina.

RINGRAZIAMENTO.La zelatrice e le socie dell’Associa-

zione di Bortigali gentilmente ringrazia-no la iscritta signora Pasqualina Cappai che per tanti anni è stata disponibile e sollecita per distribuire i bollettini del Rosario. Ringraziamento che va anche alle quattro brave capogruppo, alla vi-ce-zelatrice del gruppo (oltre settanta).

Ringraziamento che volentieri esten-diamo a coloro che si prodigano per aiutarelelorozelatrici.•••

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32 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

In numerosi luoghi stanno riforman-dosi i gruppi del Rosario Vivente. I promotori per la formazione di

questi gruppetti di ragazzi, di quindici o venti, sono alcuni adulti appartenenti

al Rosario Perpetuo oppure dei cate-chisti che lodevolmente, come miglio-re “dono” che offrono ai loro ragazzi, insegnano loro a meditare sui misteri

della nostra fede.

Questo bollettino dedica sempre al-cune pagine al Rosario Vivente, alla sua finalitàestoria.Inquestonumerolare-

dazioneoffrealcuneriflessionisui misteri della gloria che possono

essere utili anche agli adulti. Recitando le Ave Maria, con la co-

rona del Rosario tra le mani, dobbiamo saper riportare la nostra attenzione al messaggio che il mistero, che stiamo

contemplando, ci dona.

Un rinnovato invito a tutte le no-stre care zelatrici e zelatori a formare il gruppo di ragazzi del Rosario Vivente.

È un’iniziativa che richiede tempo e pazienza, ma non darsi per vinti prima

di iniziare! Anche la Santa Vergine, il più delle volte, è proprio ai ragazzi che haaffidatoisuoimessaggimaterniper

il bene di tutta l’umanità.

Potete chiedere ulteriori informazio-ni e il materiale occorrente al centro di

S. Maria Novella di Firenze.

IL ROSARIO VIVENTEil movimento di preghiera tra ragazzi e ragazze

Cari ragazzi e ragazze,voi intrecciate in onore della no-

stra Regina una delle più belle corone, quando pensate ai Misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria del Rosario: le ”Ave Maria“, che uniamo al-le buone azioni, sono infatti come belle rose bianche, gialle, rosse e celesti.

Intrecciamo subito una corona di queste rose: i Misteri gloriosi.

Meditazione sui

Misteri GloriosiPrimo misteroGesù ritorna alla vitadal Vangelo: «Io sono la via , la verità

e la vita».Frutto del mistero: Una virtù sempre

più salda della fede.

Gesù è risorto! Alleluia! Con la sua stessa forza egli è ritornato a vivere.

E gli apostoli hanno toccato il suo corpo, e hanno visto Gesù mangiare e bere, come noi, che siamo ben vivi, mangiamo e beviamo.

E Gesù è per sempre vivente! È in cielo, ma è anche realmente presente e vivente nei tabernacoli delle nostre chiese. Come ha detto agli apostoli, il suo Corpo diventa nostro nutrimento sotto le apparenze della piccola ostia

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33Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

bianca, perché anche noi diventiamo viventi, perché anche noi viviamo co-me lui, quali figli di Dio.

È questo Gesù risorto, vincitore dei suoi nemici, sempre felice della gioia del cielo, che noi adoriamo nel Taber-nacolo. Professiamogli la nostra gioia e il nostro amore ogni volta che passiamo davanti ad una chiesa.

Anche tu per prepararti bene alla comunione della domenica e per rin-graziare durante la giornata Gesù che si fa nostro cibo, va a fare una visita in chiesa: Gesù nel tabernacolo rimane tutto solo per amore nostro.

Secondo mistero.Gesù sale al cielo.dal Vangelo: «Là sia il vostro cuore

dov’è il vostro tesoro».Frutto del mistero: Speranza sempre

più viva di ottenere il Paradiso.

Non siamo fatti per la terra. Dopo essere stato quaranta giorni con i suoi discepoli, Gesù risorto ritorna da suo Padre. Egli non vuole che ci attacchia-mo ai beni di questa terra, anche se ci è difficile farlo. Prima di lasciare i suoi disse: “Vado a prepararvi un posto”.

Gesù non è da solo in Cielo. Tutta la grande famiglia dei figli del Buon Dio si trova riunita con lui.

Tutti ci attendono e vedono gli sforzi che facciamo per restare nella via che porta al Cielo. Se essi sono attualmente con Gesù è perché sono stati fedeli agli esempi del loro Maestro e hanno perse-verato nel fare il bene.

Anche tu cerca di mantenere i tuoi buoni propositi: recitare le preghiere il mattino e la sera, tenere pulita e ordina-ta la tua stanza, alzarti senza pigrizia e obbedire prontamente. Facendo le buo-ne azioni vogliamo bene a Gesù.

Terzo Mistero. Lo Spirito Santo sugli Apostoli.dal Vangelo: «Furono tutti pieni di

Spirito Santo».Frutto del Mistero: Crescere nell’a-

more di Dio e del prossimo.

Gli apostoli avevano paura. Gesù e-ra salito in Cielo ed essi erano rimasti solo intorno alla Vergine Maria. Aveva-no paura dei Giudei e si erano rinchiusi nel Cenacolo nell’attesa dello Spirito Santo promesso dal Signore. Essi prega-vano concordi e con fede. >>>

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34 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

QUARTO MISTERO

TERZO MISTERO

Venendo su di loro, lo Spirito Santo, Spirito della Verità e dell’Amore, li tra-sformò completamente: la sera stessa, San Pietro predicò il Vangelo di Gesù e convertì tremila uomini.

Nessuno di loro ebbe paura quando i capi giudei volevano far loro rinne-gare il Cristo. Tutti diedero la vita per Gesù e predicando che Gesù era risorto non si lasciavano intimidire.

Anche tu non cercare pretesti per non obbedire e non dare la colpa ad altri quando sbagli e sei rimproverato.

È giusto dire sempre la verità, mai le bugie e anche quando giochi, con i tuoi amici, non imbrogliare.

Quarto Mistero. La Beata Vergine è portata in Cielo.dal Vangelo: «Grandi cose ha fatto in

me l’Onnipotente».Frutto del mistero: filiale venerazio-

ne e grande amore verso la Madonna.

La Vergine Maria va in Cielo traspor-tata dagli angeli, felici di accogliere in Paradiso la loro Regina.

Il suo corpo non è più nella tomba. Il buon Dio fa un’eccezione per la Madre

di suo Figlio anticipandone la gloria.Il corpo di Maria, come la sua ani-

ma, non è stato mai toccato dal peccato e non aspetta perciò, per godere la feli-cità del Cielo, il giorno del Giudizio e della Resurrezione universale.

La Vergine Maria ha sempre sofferto e pregato per i poveri peccatori, stando vicinissima alla Croce di Gesù, merita quindi di risorgere e trovarsi in Cielo con la totalità del suo essere, corpo e anima, come Suo Figlio. Le è dato que-sto privilegio a motivo della sua grande purezza.

Anche tu cerca sempre solo ciò che è buono e non agire mai di nascosto.

Evita inoltre di parlare di cose catti-ve con i tuoi amici e non guardare mai illustrazioni indecenti.

Quinto Mistero. L’incoronazione della Madonna.dal Vangelo: ”Tutte le generazioni mi

chiameranno beata».Frutto del mistero: non scoraggiarsi

nelle difficoltà; perseverare nel bene.

La Beata Vergine Maria è coronata da suo Figlio. Gesù che è stato sempre

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La Beata IMELDA

La fede e l’amore, verso Gesù pre-sente nell’Eucarestia, in questa santa fanciulla furono talmente grandi che oggi, per volere di S. Pio X, la invo-chiamo patrona dei ragazzi che fan-no la prima comunione.

Nacque a Bologna verso il 1320.Ancora bambina stava con le mo-

nache domenicane di S. Maria di Val-dipietra. A quel tempo la prima Co-munione si faceva tardi e a tredici an-ni ancora non aveva potuto ricevere Gesù. Ma lei lo desiderava tanto e lo pregava di affrettare il giorno per po-terlo ricevere.

Ma il 12 maggio 1333, vigilia dell’Ascensione, una particola dell’Eu-carestia, elevandosi, rimase sospesa e radiosa sulla sua testa.

Il sacerdote che stava celebrando la S. Messa, comprese e le si avvici-nòeprendendoquell’ostia,lefecelaprima e l’ultima comunione.

Fu infatti tale la sua gioia che in un’estasid’amore,Gesùlaportòsu-bito con Sé in Paradiso.

Le reliquie di questa ragazza eu-caristica si venerano nella chiesa di San Sigismondo, ove furono trasferite al tempo delle soppressioni napoleo-niche. Leone XII, il 20 dicembre 1826 neapprovòilcultopubblico.

Si termina la contemplazione dei misteri recitando la Salve Regina e le Litanie laure-tane. Si raccomanda di aggiungere un Pa-dre Nostro, un’Ave e il Gloria, secondo le intenzioni del Papa, per le indulgenze.

QUINTO MISTERODOLOROSO

un figlio affettuoso ed ha piacere di e-stendere la sovranità della sua Mamma su tutta la creazione, sugli angeli, i santi e su tutta la terra. Ella siede, quale regi-na gloriosa, al Suo fianco.

Regina del mondo, la Vergine Maria estende la sua premura materna verso tutti. Senza distinzione di razza o di condizione, siamo tutti suoi sudditi, tutti suoi figli. Ma la vera gioia di una mamma è vedere in casa tutti i suoi figli e nessuno fuori. Ella pensa a tutti coloro che vivono lontani da lei… e ci chiede di aiutarla con la preghiera!

Anche tu ricordati spesso che hai una Mamma in Cielo. Recita bene o-gni giorno il mistero del Rosario: le tue dieci Ave Maria. E prova a parlare della Madonna con i tuoi compagni, spie-gando loro i misteri del Rosario che an-cora non conoscono.

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36 Il Bollettino del R.P. - A. XXVIII - settembre - dicembre 2012

BOLLETTINO DEL ROSARIO PERPETUOsettembre-dicembre 2012 - n. 3

Ccp. n. 304501 intestato a: Rosario Perpetuo - FItel. 055 2656453 - cell. 339 18 22 685

E.mail: [email protected] web: www.rosarioperpetuo.net

Sede nazionale Associazione

Rosario Perpetuop.za S. Maria Novella, 18

50123 Firenze

“Noi crediamo in un solo Dio...”

Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, Creatore delle cose visi-bili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì an-geli, e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale. (…).

Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incar-nato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, essa, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminen-te, preservata da ogni macchia del peccato originale e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature.

Associata ai misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine Santissima, l’Im-macolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, conti-nua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti.

Dal “Credo del popolo di Dio”, pronunciato da Paolo VI, davanti alla Basilica di San Pietro, il 30 giugno dell’anno 1968.

Sede nazionale