iis telesi@ - controluce aprile 2014

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MAGAZINE Aprile 2014 Rivista degli studenti dell'IIS Telesi @ www.iistelese.it

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Page 1: IIS Telesi@ - Controluce Aprile 2014

MAGAZINE

Aprile 2014

Rivista degli studenti dell'IIS Telesi@

www.iistelese.it

Page 2: IIS Telesi@ - Controluce Aprile 2014

Specchio,in vetro ..................................................................................... 3

AttualitàLa crisi: la germania ed il ruolo della Germania ................................. 5Violente rivolte insanguinano il Venezuela .......................................... 6Roma-Kiev ............................................................................................... 7Ucraina: un inverno caldo ...................................................................... 8

IntervisteAtei vs Credenti ........................................................................................ 9

CinemaUn ilm di Paolo Sorrentino .................................................................10

GiovaniIl vero potere è nero su bianco ............................................................. 12Alcol, non più un piacere ma una moda............................................. 13Nessuno può giudicarci ........................................................................ 13

CulturaIl mondo allo specchio.......................................................................... 14Don Antonio: La speranza per il Rione .............................................. 15

LetturaGod save the virgin queen .................................................................... 15Memorie nomadi ................................................................................... 16

MusicaI gruppi emergenti nella valle telesina ................................................ 17Elisa e l’anima vola ................................................................................ 17La musica: l’arte e la scienza dei suoni ................................................ 18

PoliticaCaso de Girolamo .................................................................................. 19Matteo Renzi: l’ennesimo antidoto di Napolitano .............................20

SportOlimpiadi invernali ............................................................................... 22

PoesiaJust Dream .............................................................................................. 23

TecnologiaInnovazion e delusioni della nuova generazione di console ............ 24Le tecnologie che cambieranno le nostre abitudini .......................... 25

SpettacoloBraccialetti Rossi ................................................................................... 26Justin Bieber’s Believe: Il ilm evento dell’anno ................................. 26Hunger Games: la ragazza di fuoco .................................................... 27

Racconti a PuntateCammina con me: Capitolo III ............................................................ 31

SOMMARIOFondatore Gianclaudio Malgieri

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SPECCHIO, IN VETRO, QUALCHE COSA

Per Marika

Non bisogna sbrigarsi per fare in tempo a viverePrima che sia tardi, prima che cada la neveMuovi le corde del tuo cuore, sii protagonista del tuo concertoPrima che sia notte, mostra la tua faccia al soleGli odori e le iamme non dormiranno maiSe avessi sempre letto, non avresti capitoNulla è cambiato, niente sembra spostatoEppure tutto è fuori postoApri gli occhi, e guardati allo specchio. Ne vale la pena. Abbi iducia, ho provato.Lo vedi? Quello che rimane In fondo, un po’ d’ordine da solo non si faNon odiare cosa è stato, non ricordare chi non c’èCerca il tuo posto, e non permettere che sia di un altroQuando ti classiicano, non vergognarti Se sai troppo, o troppo poco, alza la testaÈ la miglior cosa che puoi fare, è lo spazio che ci vuolePrima o poi succedeL’arte consiste nel proporsi la cosa giusta da non fareSi è arrivati a questoSul rovescio del mondo, accanto alla vitaTutto succederà a tempo debitoNon disdegnare la tristezza, almeno saprai quando sarai felicePensa ad alta voce, il nascere non è gratuito a questo mondoNon temere di perderti il meglioQuello dovrà ancora venireMolla le cime, esplora, sogna, scopriTutto quello che è interessante accade nell’ombra È la curiosità che veste il viandante Non temere di agognare il voloVai oltre, senza punti cardinaliAbbi una fortuna sfacciata, o almeno non respingerla Non perdere l’occasione, la vita ha il suo scopo ovunqueOgni volta che cadi, raccogli qualcosaNon per forza devi dare un senso alle cose.Accontentati di quello che lasciano dentro. Ciò che tu scopri con orrore, risulta poi essere la semplice veritàSi fugge insieme, si ritorna uno per uno.Soppesa ogni parola, controlla ogni battitoSii capace di tutte le ideeI respiri non si lasciano condensare in conclusioni.Perché ognuno, chissà, qualcun altro, è normale

di Amedeo Votto

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5Aprile 2014Attualità

LA CRISI: LA GERMANIA E IL RUOLO DELL’EUROPAQuando la memoria storica diventa proitto

di Francesco Artizzu

La recente crisi economica che ha colpito dapprima gli Stati Uniti e successivamente l’Europa ha portato la Germania, nazione

meno colpita dalla crisi, ad avere un ruolo di leader economico e politico all’interno del Unione Europea. A partire dal 2008, la crisi ha portato una forte lessione del valore e della quantità di merci importate e esportate nei singoli Stati: ciò ha prodotto una forte riduzione del P.I.L con conseguente perdita di molti posti di lavoro, ed un aumento del debito. I vari governi, seguendo le direttive dell’UE che prevedono un tetto massimo al rapporto deicit/PIL oltre il quale lo Stato viene commissariato dalla stessa UE, hanno cercato di diminuire il deicit tagliando la spesa interna, ma in molti casi ciò non ha fatto altro che impoverire i singoli Stati, in quanto le politiche di rigore li hanno portati si a stare in regola con le direttive europee, ma al tempo stesso il forte aumento delle tasse messo in atto non ha migliorato né i servizi, né ha favorito piani per lo sviluppo, impoverendo sempre più la popolazione. Ad essere favorite da queste politiche sono state in particolar modo le banche, le quali sono proprietarie dei debiti dei vari Paesi, e traggono enormi proitti dagli interessi che si pagano su questi; solo l’Italia, ad esempio, versa ogni anno nelle casseforti delle varie banche oltre 80 miliardi di euro d’interesse, che sono destinati ad aumentare se non si punta sulla crescita con un conseguente abbattimento del debito. La Germania dal canto suo, oltre a essere la terza economia più importante del globo dopo USA e Giappone, possiede la metà del debito europeo e ciò le permette di condizionare le politiche dei vari Paesi dell’UE imponendo forti misure di rigore che ne rallentano la ripresa. Questo va in netto contrasto con il principio di solidarietà che ha permesso la nascita dell’UE, grazie al quale la stessa Germania sessant’anni fa ha evitato di sprofondare in una crisi economica e sociale: nel 1953, con la Conferenza di Londra, i vari Stati fondatori della Comunità europea, tra cui Italia e Grecia, s’impegnarono nella remissione dei debiti di guerra tedeschi. La Germania da questo momento in poi inizierà ad avere un

forte crescita economica ino a diventare la “locomotiva d’Europa”: è diventata il più grande esportatore europeo e, nonostante la recente crisi, ha aumentato il valore delle sue esportazioni e diminuendo le importazioni, rendendo la bilancia dei pagamenti in attivo. La diminuzione delle importazioni è avvenuta, secondo molti, a scapito dei principali paesi europei, che sono i principali partner commerciali della Germania; in questo modo le loro economie si sono ulteriormente indebolite. Di parere nettamente opposto a questo è il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il quale aferma: “Non si può evitare al governo tedesco di essere a favore di un dinamismo dell’export del Paese che governa. Ridurre l’export tedesco non aiuterebbe gli altri in Europa.” La Bce dal canto suo per tentare di favorire gli investimenti ha mantenuto i tassi d’interessi bassi, andando in netta contrapposizione con la volontà della Bundesbank di aumentarli, ma questo non ha prodotto i risultati sperati e gran parte dell’Europa sta vivendo ancora una forte recessione. La solidarietà che la Germania ha ricevuto in passato, oggi non viene più messa in conto e secondo il Governo di Berlino “della colpa del debito devono lavarsi gli stati europei prima che intervenga l’Europa con i piani di salvamento”. Secondo questa frase, ogni Stato deve provvedere autonomamente ad abbattere il debito, senza che l’Europa dia una mano in caso di diicoltà. A questo punto viene da chiedersi una domanda: in che modo può uno Stato abbattere il proprio debito quando la politica interna è pesantemente condizionata dalle decisioni di terzi, che impongono uno sforzo che non porta crescita? Si tratta di un qualcosa che è impossibile e che a meno di grossi stravolgimenti, porta lo Stato alla bancarotta. La Grecia è a causa di queste politiche vicina a questo “traguardo” ed è ormai una Nazione nelle mani d’investitori stranieri, i quali hanno acquistato settori chiave dell’economia ellenica come i trasporti, le telecomunicazioni e la produzione di energia elettrica. Analoga cosa è avvenuta in Portogallo, dove ancor più paradossalmente l’Angola, sua

ex colonia, ha acquistato la società pubblica che gestiva il settore delle telecomunicazioni. Il new deal dovrebbe insegnare a tutti, politici in primis, che l’unica soluzione per uscire da una crisi è favorire l’occupazione investendo, se è necessario, molte risorse pubbliche anche a scapito del debito, in quanto se da una parte questo all’inizio può aumentare, successivamente può essere ridotto grazie alla ricchezza che gli investimenti hanno prodotto. A conferma di questo ci arrivano le parole dello stesso Schulz, il quale dice: “La soluzione contro gli squilibri è raforzare la crescita nel resto della Ue, il più possibile. Un consolidamento dei bilanci pubblici funziona solo con investimenti, crescita, e occupazione che raforzano il consumo. La crescita è vitale contro gli squilibri macroeconomici.” La situazione già grave di per sé potrebbe aggravarsi se ad altri Stati toccherà la stessa sorte di Grecia e Portogallo, in quanto l’Ue subirebbe un altro duro colpo che metterebbe sempre a più a rischio la sua già traballante stabilità. Per evitare questo è necessario rivedere l’impostazione dell’intera Comunità al ine di far prevalere il principio di solidarietà tra i vari Stati, al ine di evitare micro-guerre economiche che col passare del tempo potrebbero trasformarsi in veri e propri conlitti con le armi, alla ine dei quali sarebbe imposta una “pax americana” che non gioverebbe a nessuno. Le prossime scelte che verranno fatte in questo a livello europeo saranno fondamentali per tutti noi. Solo attraverso l’aiuto reciproco dei vari Stati, l’Ue ne uscirà più forte da questa crisi e potrà far valere il suo peso a livello globale, e questo non porterebbe vantaggi solo alla Germania ma a tutti noi. Un’Europa più unita che non permette a uno Stato di comandare sugli altri è un qualcosa di necessario non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, in quanto in molti casi l’uscita da una crisi è stata segnata dall’entrata in guerra che giova a pochi e causa problemi a molti. Solo se l’Europa riuscirà a vincere questa sida potrà dire di aver superato con un bel 10 “l’interrogazione di storia sulla prima e seconda guerra mondiale.”

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6 Aprile 2014

Sta facendo il giro del mondo, in queste settimane, il video che mostra il disperato tentativo di due giovani che cercano di salvare una loro amica, trasportandola in ospedale con lo scooter. La ragazza

è Genesis Carmona, una studentessa di Scienze del Turismo in procinto di laurearsi, Miss Turismo dello stato di Carabobo, che stava partecipando ad un corteo paciico per le strade di Valencia contro l’arresto di Leopoldo Lopez, leder del partito di opposizione al premier Maduro. All’improvviso il corteo è stato raggiunto da un gruppo di uomini armati in moto che ha aperto il fuoco contro gli studenti. Il video, nella sua drammaticità, è emblema dello stato di disordine in cui versa in questi giorni il Venezuela. Le proteste ormai imperversano dallo scorso 2 Febbraio quando gli studenti dell’ Universidad de los Andes di San Cristobal hanno iniziato una protesta contro il governo per il mancato inasprimento di misure di sicurezza contro la criminalità che, nel paese, sta raggiungendo livelli record. I motivi della rivolta sono, in realtà, molto più profondi e hanno radici nello scontro che da anni divide il paese: quello tra il partito socialista, ispirato dalle idee dell’ex premier Hugo Chavez , defunto lo scorso Marzo, ora guidato da Nicolas Maduro, attuale premier, e l’ala centrista rappresentata da Henrique Capriles (sconitto alla ultime elezioni da Maduro) e Leopoldo Lopez. Il Paese è ormai scivolato sul piano inclinato dell’instabilità, ed è sempre più incapace di utilizzare gli enormi proventi petroliferi per avviare un sistema produttivo diversiicato ed eiciente. La situazione inanziaria del Venezuela è disastrosa. Basti pensare che negli ultimi mesi l’inlazione è salita alle stelle e al momento si aggira intorno al 55%. La cosa però non stupisce se si considera la politica di progressiva svalutazione del Bolivar che il governo di Caracas ha efettuato negli ultimi mesi e che ha messo in ginocchio l’economia del paese. Essendo il cambio uiciale dollaro-bolivar completamente fuori dalle reali meccaniche di mercato è sorto e sta iorendo un mercato nero di dollari. A tale mercato tutti i rivenditori di prodotti importati si devono adeguare ainché le loro attività non falliscano. In più casi però Maduro ha imposto dei limiti standard, estremamente svantaggiosi per i commercianti, che hanno visto i loro esercizi assaltati da orde di persone che, approittando della situazione, hanno svaligiato i negozi. Questo è successo, ad esempio, lo scorso Novembre quando l’assalto alle grandi catene di prodotti elettronici ha richiesto l’intervento dell’esercito per mantenere l’ordine, obbiettivo in realtà per niente raggiunto a giudicare dai video che circolano su You Tube. Intanto la risposta del governo alle proteste non si è fatta attendere ed è arrivata dura come ci si aspettava. Il premier ha infatti denunciato “un golpe fascista” e sta dispiegando le forze armate in tutti i punti caldi, avendo addirittura inviato aerei da guerra nella regione da cui è partita la rivolta. Inoltre si è inasprita la polemica contro i giornalisti che è culminata con l’espulsione di quattro reporter della CNN e con la soppressione delle trasmissioni della rete colombiana Ntn24, per aver espresso pareri discordanti con la visione “uiciale” della rivolta: quella cioè del colpo di stato fascista teso a far cadere il governo. La situazione resta critica in Venezuela con gli scontri che non si placano e con il governo che, nonostante abbia manifestato l’intenzione di convocare una “conferenza di pace” per mettere ine agli scontri, non ritratta l’accusa di tentato golpe rivolta ai leader dei maggiori partiti centristi. Al di là delle varie considerazioni politiche che si potrebbero fare sulla

VIOLENTE RIVOLTE INSANGUINANO IL VENEZUELAQuando la voce di un popolo disperato è azzittita con la forza

di Giuseppe Viscusi

vicenda la verità di fondo è una sola: il Venezuela al momento è uno stato in subbuglio, con un tasso di criminalità spaventoso e con condizioni economiche disastrose. La necessità di un cambio della classe dirigente attuale venezuelana è messa in risalto dalla stessa reazione del governo che, invece di afrontare seriamente i problemi del Paese, tenta di zittire la voce di un popolo disperato con la repressioni e la violenza. Nonostante le volontà del governo di mantenere segreti certi particolari (volontà che sta alla base dai sopracitati attentati alla libertà di stampa) sono arrivate all’orecchio dell’opinione pubblica le testimonianze di studenti che denunciano violenze atroci da parte della polizia. Il fatto che la voce del popolo si stia facendo sentire, muovendo accuse precise e gravissime verso una politica e verso un leader che ha distrutto il Venezuela, è molto signiicativa e fa ben sperare per quel che sarà il futuro del Paese. La speranza è proprio quella che il Venezuela trovi la forza di scrivere la parola ine ad un capitolo della sua storia che lo ha messo in ginocchio e aprirsi verso nuovi orizzonti politici e nuove amministrazioni che sappiano ridare alla popolazione la serenità e la stabilità che fanno parte dei diritti di ogni uomo.

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7Aprile 2014

2376.7: sono i chilometri che dividono Roma da Kiev, attualmente al centro di una vera e propria guerra civile.Più di cento morti, cinquecento feriti, cinquecento. In piazza, in stra-

da, nei giardinetti ovunque ci sono solo iamme. Migliaia di dimostranti si sono scagliati contro le barriere costruite dalle forze armate, le hanno distrutte, si sono beccati la gomma prima, ed il piombo delle pallottole poi. Un arsenale da ilm d’azione, senza dimenticare le armi dei rivoltanti: spranghe, sassi, coltelli, ma anche molotov. È guerra, non vi sono mezze misure, gli ucraini si sono stancati ed hanno agito, il governo non si è fatto pregare ed ha reagito, con la forza, come ogni volta ha cercato di soppri-mere la voce altrui, contraria alla propria. Violenza però genera soltanto violenza.Alla base di tutto ciò troviamo due fattori: la povertà, un’Ucraina in gi-nocchio, vicina al baratro, che rappresenterebbe la bancarotta; e la lotta tra Unione Europea e Russia. Il fascino europeo aveva incantato il presidente ucraino Yanukovich, l’aveva portato sulla soglia di un’autentica svolta, ba-stava una irma, sarebbe entrato in lista d’attesa ed il centralino europeo l’avrebbe ricontattato, solo ricontattato però, e questo non ha convinto molto il presidente, che ingolosito dai 15 miliardi di Putiniana fattura, ha fatto dietrofront.Alto tradimento per la popolazione ucraina che, in un primo momento paciicamente,è scesa in strada. Lì però il pensiero personale lo si abban-dona, a galla sale quello comune: i risultati sono disastrosi e la città è in lacrime. Messaggi indignati di presidenti europei e non ioccano, le cre-denziali del governo ucraino si sciolgono come neve al sole. E allora fuoco ed armi, escono i paciisti; molti di loro cadono a terra, per legittima difesa della forza armata statale dicono, non si rialzeranno. Entrano i nazionali-sti, la questione passa dall’ambito politico a quello sociale; Yanukovich che aveva varato manovre repressive si trova con le spalle al muro e così decide di scappare via da tutto. Ormai la rivolta è degenerata. Mentre leggi altre vittime si aggiungono, le strade si ricolorano di rosso, le urla aumentano, tutto sincopaticamente si avvicina al baratro tanto “osannato”; tanto è co-stata una rivolta vera, tante volte, il gioco non vale la candela: qui ormai le candele non si osservano più, s’accendono e si lanciano verso la divisa.Perché dunque continuare a sguazzare nel fango invece di rompere questo “muro”? La violenza sulle donne deve continuare a marcire dietro un vi-scido maschilismo senza che siano presi seri provvedimenti a riguardo? A mio avviso, testate giornalistiche o discorsi solidali dei politici non hanno alcuna importanza se non vengono accompagnate da fatti concreti; ci si limita a narrare giorno per giorno singole atrocità, mentre il governo non si attiva per emanare nuove leggi che ci tutelino. Le si fa scivolare via nel dimenticatoio per poi tirarle fuori l’8 marzo, come pura formalità. In que-sto modo si mostra mancanza di rispetto non solo per noi donne perché non serve una giornata dedicata a noi per farci dimenticare delle disparità che ancora ci sono tra i due sessi, ma per tutte quelle famiglie che hanno perso mamme, iglie, sorelle e che devono aspettare almeno sei anni per poter avere giustizia.Perché non diciamo basta a queste inutili formalità? Perché non riscat-tiamo le nostre origini? A me non va più di essere “un altro mattone nel muro”.

La distanza dal baratro

ROMA-KIEV:2376.7 KM

di Alberto Mattia Menido

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8 Aprile 2014

UCRAINA: UN INVERNO CALDO

Dai tempi della dissoluzione dell’Unione Sovietica vi è la paura che si presenti lo scenario di una spaccatura dell’Ucraina, divisa nell’Est ilo-russo e nell’Occidente ilo-occidentale.

Il 21 novembre 2013 il governo ucraino guidato dal presidente Viktor Yanukovich ha rinunciato all’accordo di associazione con l’Unione Europea a pochi giorni dalla irma prevista, preferendo, al contrario, rilanciare le relazioni economiche con Mosca, provocando così massicce proteste da parte dei suoi oppositori. Vi è stato poi un allargamento delle proteste e la messa in atto di una dura repressione da parte delle forze dell’ordine che ha causato anche la morte della giornalista Tetyana Chornovol. A ciò Yanucovich ha reagito con il pugno di ferro e il Parlamento ha approvato dure leggi anti-protesta che non hanno avuto altro efetto se non quello di innescare una nuova ondata di manifestazioni che hanno portato ad un crescente numero di morti. Mentre la protesta non si arrestava, il Parlamento ha fatto marcia indietro sulle contestatissime leggi anti-protesta e il primo ministro Azarov si è dimesso. In seguito i manifestanti arrestati sono stati rilasciati e gli occupanti hanno lasciato il municipio di Kiev ed altri ediici pubblici. Le manifestazioni, in seguito alla mancata discussione in Parlamento di modiiche costituzionali volte a ridurre i poteri presidenziali, sono ricominciate il 18 febbraio, il giorno più sanguinoso dall’inizio delle proteste con decine di morti e centinaia di feriti. Dopo giorni di sangue, il 21 febbraio l’ex presidente ucraino, per porre ine alle violenze, ha irmato con i rappresentanti dell’opposizione un accordo che prevedeva elezioni anticipate, una riforma della Costituzione e la formazione immediata di un governo di unità nazionale. Il giorno seguente il Parlamento ha approvato la liberazione dell’ex primo ministro Yulia Tymoshenko, detenuta dal 2011, e al contempo ha votato l’impeachment per Yanucovich. La capitale

ucraina diviene, di fatto, posta sotto il controllo dell’opposizione e mentre l’oramai ex presidente lascia la città, riuscendo ad arrivare in Russia, la Tymoshenko vi fa ritorno. In Ucraina, dove le elezioni sono issate per il 25 maggio, la tensione resta altissima, in particolar modo in Crimea, la regione più ilo-russa dove uomini armati hanno assalito i palazzi locali del Parlamento e del governo e al posto della bandiera ucraina hanno issato il tricolore russo. Oltre alle manifestazioni ciò che ora preoccupa l’Ucraina è un eventuale intervento militare russo. Infatti, il 26 febbraio le forze armate russe hanno organizzato un’esercitazione militare quasi al conine ucraino, provocando le ire del governo che risponderà immediatamente ai movimenti militari della lotta russa nel Mar Nero in Crimea, cioè in zone esterne a quelle prestabilite dagli accordi bilaterali. Un intervento russo in Crimea porterebbe ad una nuova escalation di violenze, come notato dagli USA e dall’UE che hanno chiesto a Mosca di rispettare la sovranità di Kiev e di evitare provocazioni. Il 28 febbraio in Crimea, dopo l’occupazione dei palazzi governativi, i miliziani ilo-russi hanno preso il controllo anche di due aeroporti nella stessa regione dove, in concomitanza con le elezioni del prossimo 25 maggio, ci sarà un referendum per una maggiore autonomia dal governo centrale. Le autorità ucraine hanno poi ripreso il controllo degli scali. Il governo ucraino ha accusato la Russia di fomentare le violenze nella regione e di essere dietro le recenti occupazioni da parte dei militanti ilo-russi, ma la lotta russa, presente nel Mar Nero, ha smentito ogni coinvolgimento. Lo stesso giorno si è insediato a Kiev il nuovo governo guidato da Arseni Iatseniuk, uomo vicino a Yulia Timoshenko, che ha incassato totale sostegno da parte degli USA. L’Ucraina è in una situazione economica estremamente precaria e la strada verso la paciicazione e la stabilità del Paese appare quando mai diicile.

di Alfredo Marenna

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9Aprile 2014Interviste

ATEI VS CREDENTIdi Rosanna Proto e Eleonora Fonzo

In una società in bilico tra la lotta per la sopravvivenza e la sete di potere, qual è il ruolo della religione? Oltre un decimo della popolazione mondiale è atea, non

crede che possa esistere un qualcosa di metaisico da venerare o un dio a cui attribuire fenomeni inspiegabili. Ma, sia per chi crede che per chi non crede, la religione è comunque un punto di partenza importante per rilettere su ciò che siamo e su tutto ciò che ci circonda.Abbiamo intervistato una ragazza atea , che vuole rimanere anonima. Il nostro obiettivo è quello di “presentare” queste due posizioni (l’ateismo e la religiosità) per poterle confrontare e metterle in parallelo con una società nella quale si trovano comunque a convivere.Di seguito riportiamo la nostra intervista.La “sida” è aperta, attendiamo la controparte...

- CiaoAnonima - Ciao- Perché ti professi atea?A - Essere atea non si decide ma è un passaggio che avviene gradualmente. Un giorno mi sono interrogata su ciò che la religione predica e ho capito che sostanzialmente erano "favole per bambini".- Cos'è per te la religione ?A - Per me la religione è una grande invenzione che l'uomo , nella sua evoluzione, ha usato per spiegare cose che non potevano essere spiegate altrimenti.- Chi o cosa ti ha spinto verso l'ateismo?A - Fino all'età di 10-11 anni ero cattolica, ma vivevo in una famiglia non molto praticante, ad eccezione di mia nonna. Poi però ho seguito mia sorella nell'ateismo, abbandonando il cattolicesimo.- È possibile che tu sia atea solo per emulare tua sorella?A - Inizialmente era così, anche perché vedevo l'ateismo come qualcosa di "trasgressivo" e particolare, ma in seguito, al liceo, ho consolidato deinitivamente la mia posizione.- Cosa rimproveri alla Chiesa cattolica?A - Per me l'istituzione della Chiesa è solo una scusa per rubare i soldi allo Stato. In qualche modo la Chiesa si contraddice da sé in quanto predica l'uguaglianza e ad esempio è contro gli omosessuali.- Grazie mille dell'intervistaA - Grazie a voi.

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10 Aprile 2014 Cinema

Innanzitutto, sgomberiamo il tavolo da ipocrisie e italici provincialismi: parafrasando Nanni Moretti, con ‘La Grande Bellezza’ non vince il cinema

italiano, bensì Sorrentino e il suo cast. In Italia, si spaccia per patriottismo il comune vizio di salire sul carro del vincitore, e ognuno si ritaglia la fetta di una torta per la quale non ha contribuito alla cottura. ‘La Grande Bellezza’ non è rappresentativo di cosa sia il cinema italiano oggi, non prendiamoci in giro.Il cinema italiano contemporaneo è monopolizzato da più di vent’anni dai cinepanettone e dai suoi surrogati. Esistono poi le commedie, che si rivolgono ad un target ben deinito (e dunque si avvalgono dei soliti attori, dei soliti registi e dei soliti sceneggiatori). Ed inine, ci sono le opere dei registi che si dividono la nomea di ‘registi impegnati’: Gabriele Salvatores, Giuseppe Tornatore, il nostro Sorrentino e in parte Gabriele Muccino. Il cinema italiano contemporaneo è questo, non abbiamo alcuna ‘scuola’ di cui vantarci e di cui vantare all’estero. Non facciamo di tutt’erba un fascio, soprattutto quando si punta alla convenienza. Nel 2013, sono stati venduti 97,2 milioni di biglietti per un importo totale di 617,5 milioni di euro. Insomma, un aumento di spettatori del 6,5% rispetto allo scorso anno. E’ un trionfo dovuto non solo al successo di Checco Zalone ( ‘Sole a Catinelle’), quanto soprattutto al ridimensionamento del 3D e, quindi, alla riduzione del prezzo medio di ogni ticket. A dimostrazione che se si sollecita il pubblico a concepire il cinema come un buon ed economico mezzo di intrattenimento, il pubblico risponde. Non solo. Il cinema italiano - e per ‘cinema italiano’ intendo le ‘produzioni italiane’ - vanta il 30,20% di presenze con il 29,75% di rispettivi incassi: roba mai vista. Motivo per cui inserisco il ‘successo’ del ilm di Sorrentino nell’ondata di buona salute di cui sembra godere il cinema nostrano. Il cinema italiano dunque quest’anno se la sta spassando bene, in termini di introiti, ma ciò non vuol dire che al fronte di una maggiore partecipazione del pubblico corrisponda una maggiore qualità dei ilm proposti. ‘La maia uccide solo d’estate’ si è dimostrato un ottimo ilm, eppure non ha avuto quel riscontro di pubblico che meritava di avere. Stesso discorso si può dire de ‘La Grande Bellezza’. All’estero ha sicuramente avuto un grande successo di critica, ma in Italia non è che abbia sbancato il botteghino. Anzi, se vogliamo dirla tutta Sorrentino non è mai stato molto fortunato con le entrate, eppure ... è ora considerato un cineasta autoriale e soprattutto il rappresentante del cinema italiano all’estero. Alzi la mano chi il ilm l’ha visto per la prima volta in Tv, su Canale 5 alle 21.10. Dopo Striscia la Notizia.Se ‘La Grande Bellezza’ ha vinto l’Oscar al ‘Miglior Film Straniero’ lo si deve alla Medusa Film(per info: http://www.wired.it/play/cinema/2014/03/03/come-ha-fatto-la-grande-bellezza-vincere) Insomma, tutta ipocrisia, tutto provincialismo, mai una argomentazione, mai un ragionamento intellettualmente onesto: solo logica calcistica tanto cara in politica, dove non vige il confronto ma la tifoseria.

‘La Grande Bellezza’, ovvero essere critici e non saperlo.

Un film di Paolo Sorrentino

di Ciro Alessio Formisano

Tutti si improvvisano critici, anche quando di professione questo dovrebbero fare. Penso a Giorgio Carbone, che nel mese di settembre 2013 sulle pagine di Libero scriveva: “Candidato a perdere - Agli Oscar l’Italia punta su Sorrentino. Con poche speranze”. E che ora scrive: “Ma il tripudio è grande, anche se previsto, per diverse

ragioni: l’opera di Sorrentino merita la vittoria. Lo

sosteniamo da almeno nove mesi, alla faccia di chi a

partire da un non trionfale passaggio al Festival di

Cannes, ha fatto mille smorie (sì, non è male, ma vuoi

mettere colla Dolce vita?). E’ un ilm italiano di respiro

internazionale”.

Stesso discorso vale per chi il titolo di critico non lo ha e che si limita a scrivere su Facebook:“A chi dice che il ilm di Sorrentino è una grande

schifezza, io dico che voi del ilm non avete capito

nulla”

Bene, illuminaci. Se le tue parole si riducono a questo è come se non avessi detto niente.Io ci provo.Paolo Sorrentino è tra i migliori cineasti italiani, lo ha dimostrato in dai suoi esordi.Come Scorsese e tanti altri registi d’oltreoceano, a Sorrentino piace pensare con la macchina da presa. Non si limita, come la maggior parte dei nostri connazionali, alla grammatica classica del cinema (campi e controcampi, primi piani, panoramiche orizzontali): lui va oltre, sperimenta, gioca con i linguaggi della narrazione, talvolta correndo qualche rischio, certo, ma sempre con la chiara e corretta assunzione di responsabilità. A lui piace la narrazione iltrata dall’occhio della cinepresa.Questa la sua forza, questo il suo limite. Non sempre Sorrentino riesce a coniugare in maniera felice il piacere dell’inquadratura con le ragioni della narrazione. La ‘storia’ dei suoi ilm non sempre è coerente con i mezzi attraverso cui viene raccontata.Solo con il Divo (che rimane a mio avviso una delle pellicole europee più interessanti degli ultimi anni) Sorrentino è riuscito a unire in una sintesi perfetta le esigenze del racconto con la volontà di averlo voluto raccontare il quel modo, omaggiando il grande cinema di Hong Kong.La cinematograia di Sorrentino è tutta combattuta da questa antitesi: la vocazione per la ‘scrittura’, il piacere per il ‘racconto cinematograico’: il gusto per una particolare inquadratura, la volontà di voler trasmettere quel particolare messaggio.Sarebbe il caso di recuperare molti dei precedenti lavori di Sorrentino (che benché ancora giovane, può vantare un bel po’ di esperienza alle spalle) per comprendere pienamente il valore della sua opera di maggior successo, La Grande Bellezza.La Grande Bellezza è un ilm ambizioso, dichiaratamente ambizioso, che a diferenza di quanto hanno voluto vederci ‘i critici’, non ha nulla a che vedere con Fellini.Certo, Sorrentino ammicca alla Dolce Vita, lì dove presenta un carnevale di maschere gaudenti del proprio status, ammicca a 8 e mezzo, lì dove decide di aprire scorci ad una narrazione onirica e pregna di simbolismo, ma a parte questo, che sono aspetti meramente formali, La Grande Bellezza non ha nulla a che spartire con quelle opere, da cui a mio avviso

prende addirittura le distanze.Non era nelle intenzioni di Sorrentino ‘omaggiare Roma’ (cosa che neanche Fellini ha fatto, sia chiaro), più ambiziosamente ha tentato di raccontarla.La Grande Bellezza è in questo senso sì un ilm sull’Italia, un ilm che tenta di mostrare al nostro occhio assopito dalla quotidianità del reale cosa in realtà il reale nasconde.Perché ho prima precisato che occorra dare una sbirciata ai precedenti lavori del regista per comprendere l’ultimo? Perché quel che alcuni hanno ritenuto essere un modo di raccontare l’Italia, altro non era che lo stile del regista. Sorrentino ha sempre dato molto spazio alle ombre (anche metaforicamente, basti pensare a il Divo, con la igura di Andreotti come mano oscura delle vicende italiane), alle atmosfere socchiuse, crepuscolari, ai monologhi talvolta nostalgici e decadenti, al gusto per il surreale e per il kitsch...In questo ilm sicuramente un certo particolare lavoro sull’estetica è stato compiuto, ma ne parlerò dopo: è ora mia intenzione inquadrare il ilm nella sua giusta dimensione.Insomma, La Grande Bellezza è innanzitutto un ilm che si iscrive perfettamente nella cinematograia del suo autore.E’ un’opera dichiaratamente ambiziosa. Jep Gambardella lo confessa: ‘Questa è la mia vita, non è niente. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente e non ci è riuscito, ci posso riuscire io?’ Un ilm sulla vacuità, dunque. Un ilm che punta a denunciare la vacuità di queste igure della notte, ognuna con la propria maschera da indossare. Se così fosse, non sarebbe nulla di nuovo e originale. A mio avviso occorre non dilungarsi troppo su questo genere di interpretazioni.Ne ‘La Grande Bellezza’ la Roma del traico e della quotidianità non esiste. Sembra di essere catapultati in un’altra dimensione. Anche i luoghi ‘storici’ non vengono mai nominati. Sono degli sconosciuti, delle anonime igure appartenenti ad una civiltà ormai morta.E’ questo il signiicato che ho voluto attribuire al ilm: il manifesto di una Italia decadente, inputrefazione, priva della forza di costruire un qualcosa che sia pari a quel che in passato è stata in grado di creare.I monumenti sono lì, destinati a sopravvivere a coloro che li ammirano (il cinese che muore all’inizio del ilm).Non si spostano. Rimangono a testimonianza di una civiltà ormai tramontata e che si compiace dei suoi ultimi raggi di sole a cui si abbandona completamente.Tutti i personaggi del ilm sono un coacervo di igure sull’orlo della decomposizione (anche isica, si pensi al modo mostruoso con cui è stata truccata la suora/santa). Sorrentino non critica la società radical-chic, il mondo borghese, lo sfarzo: Sorrentino, più semplicemente, osserva queste igure come specchio di una italianità morta e sepolta. Avete fatto caso che la morte nel ilm è quasi mai mostrata?Della morte del suo primo amore, Jep ne viene a conoscenza dal marito di lei.La morte di Ramona viene annunciata solo dopo, dal padre, con un veloce taglio di montaggio.La morte del giovane pazzo viene vissuta direttamente nel suo funerale.

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11Aprile 2014

‘Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla’Io non voglio credere che Sorrentino abbia voluto fare un ilm sul senso della vita. Non credo abbia voluto presentare il suo modo di vedere il mondo. Sarebbe troppo riduttivo. E’ lecito vedere nel ilm anche una denuncia sociale e politica.La denuncia di una Italia che sta immobile, schiacciata da un passato del quale rimpiange nostalgicamente il ricordo. Una nobiltà ormai decaduta.Una Italia che tira avanti con i segreti di pulcinella, con le ipocrisie di tutti i giorni, con gli aiuti farmacologici e con la cocaina. Una Italia che non trova più piacere nelle energie della vita, che siano ilsesso, le amicizie, i ricordi dell’infanzia, il lavoro. Una Italia che si culla nel proprio vittimismo e a cui non può e non vuole dare una soluzione. Una Italia che non riesce più a trovare le proprie radici, che non sa più darsi una rappresentanza.Il ilm mi è dunque piaciuto? No, l’ho trovato semplicemente l’opera di un buon regista provvisto di un buon budget (9 milioni di euro non sono pochi, da noi).Fino a questo momento ho voluto restar tra ‘color che son sospesi’ perché temevo di unirmi al coro o di chi lo ha elogiato nell’attesa che vincesse l’ambita statuetta o al coro di chi l’ha criticato nella speranza che non la

vincesse.La fotograia. Dicono sia uno dei suoi punti di forza. Bha. Nulla a cui non eravamo già stati abituati dalle pubblicità di moda e dai videoclip musicali (quelli di Lady Gaga e delle grandi star, ovviamente).La fotograia utilizzata nel ilm è sì molto curata, è sì molto ammiccante e ricercata, ma non dà alle scene presentate quella epicità e quella sostanza necessarie, anche lì dove l’epicità e la sostanza sono o dovrebbero essere rievocate (penso alla scena, molto bella, in cui Jep e Ramona visitano di notte i palazzi, i musei e i giardini di Roma inaccessibili al pubblico).Roma da efetto cartolina. Roma è bella, basta accendere una telecamera e fare una panoramica verso il Colosseo, tutto qui.Sì, una estetica particolare, curata. Un buon uso dei costumi, delle luci. Un gusto per il kitsch (la nana che improvvisamente compare tra la folla di una festa; un giovane con un tatuaggio al volto ad un funerale...). Ma niente di, oddio!, Kubrick.Poi il surrealismo, le girafe e gli stambecchi... come volete. Può piacere o non piacere.La sceneggiatura. Alcuni hanno criticato la pesantezza e la totale mancanza di struttura del racconto. Io invece dico che un ilm basato prevalentemente sulle immagini e che ammicca al Fellini più onirico non necessita di una trama coerente e lineare. La Grande

Bellezza parla per immagini.Il problema è un altro: gli sceneggiatori hanno completamente ignorato le esigenze della recitazione.Una buona sceneggiatura è il presupposto di una buona prova attoriale. Occorre dunque ponderare le parole che si vuole far recitare.Abbiamo una grande tradizione di ottimi doppiatori. Sapete cosa dicono i grandi doppiatori italiani? E’ più facile doppiare un ilm che un cartone animato, perché nei cartoni non esiste respiro. I doppiatori (che sono innanzitutto degli attori) si servono del respiro degli attori che doppiano per recitare le battute.In questo caso non ci si è proprio posti il problema: ma che efetto farà all’orecchio di chi ascolta questa frase?Qui gli attori sembrano vogliano recitare il De Profundis. Per quanto siano bravi (e bravi lo sono stati, tutti), la loro bravura non ha sanato le lacune della sceneggiatura.E’ inutile corrugare la faccia, se le parole che dici non sono state scritte per essere davvero recitate la tua recitazione ne risente!

Voto: 7

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12 Aprile 2014

IL VERO POTERE È NERO SU BIANCOIl senso della scrittura: un’onestà intellettualedi Teresa Riccio

Si dice che a volte la carta e la penna siano più pericolose delle pistole. Ci siamo mai chiesti il perché? Personalmente non l’ho mai fatto, ma non potevo permettermi di lasciare insoddisfatta e irrisolta questa mia

curiosità, richiudendola nel dimenticatoio o, meglio, in quel nostro baule dove giacciono tutti i “perché” a cui non abbiamo mai dato una risposta; tutti gli enigmi che abbiamo preferito lasciar tali a causa della nostra mancanza di tempo, che altro non è che una puerile e inaccettabile giustiicazione. Ma in realtà, prima d’ogni altro, bisognerebbe risolvere questo di mistero. È ormai diventato luogo comune la scarsità di tempo e spesso ci culliamo su questo aspetto che ha ormai iniziato a far parte della quotidianità di ognuno di noi. Tutto ciò è sbagliato e nasconde le nostre vere mancanze nonché carenze: dovremmo essere in grado di appagare gli interrogativi che ci poniamo invece di ignorarli, o per pigrizia o per comodità. Ecco perché giorno dopo giorno, curiosità dopo curiosità, cercherò di accertare i miei dubbi iniziando dai “PROIETTILI DI CARTA”, ovvero dalle parole che, con rapidità, fermezza, scavalcando qualsiasi ostacolo, riescono a raggiungere il bersaglio e ad oltrepassarlo con precisione e determinazione proprio come un proiettile attraversa il corpo di una vittima sotto il mirino di un killer spietato. In fondo, noi tutti, ogni qualvolta impugniamo una penna, seppur involontariamente, o meglio, inconsciamente, ci proponiamo l’obiettivo di raggiungere e di colpire il lettore con le nostre parole, con le espressioni più incisive, ma allo stesso tempo semplici e chiare, in grado di assicurarci una critica positiva. Ma il nostro desiderio più grande quando abbiamo dinanzi un foglio, una penna e mille idee è quello di trasmetterle al destinatario, di spiegargli nel modo più palese possibile i nostri pensieri e di scombussolare le sue certezze, trasformandole, se siam davvero abili, in utopie. E la cosa migliore è non riuscir più a smettere di scrivere, non riuscir più a frenare la nostra vena artistica (perché se si dice che il saper scrivere in modo accattivante è arte, è meglio crederci), nonché prosatrice, e mostrare la nostra incapacità nel bloccare la mente per cercare di farla tacere. Ma no, è impossibile! Il desiderio e il piacere di veder terminato il nostro lavoro così come noi lo avevamo progettato sin dall’inizio, quando avevamo dinanzi solo un’ininita pagina bianca che si arricchisce lettera dopo lettera, è più grande e forte di qualsiasi censura, di qualsiasi limite di parole, righe o pagine, di qualsiasi doloretto che potremmo iniziare a provare alla mano che ormai è diventata irrefrenabilmente incontrollata, instancabilmente sfrenata, quasi violenta. Seppur un po’ strane, queste sono alcune delle caratteristiche più importanti di cui le mani di ognuno di noi dovrebbero essere dotate per poter scrivere il nostro destino e anche se ormai avremmo già disegnato la nostra strada, potremmo comunque metterci in mano una gomma e una matita. Esprimere se stessi è essenziale, indispensabile, importante, vitale, fondamentale, basilare (qualunque aggettivo vogliamo utilizzare, il signiicato resta rilevante). Quindi il poterlo fare al pieno signiicherebbe raggiungere la perfezione, il sogno di sempre, non l’impossibile ma qualcosa di realizzabile solo per pochi. Scrivere vuol dire diventare inalmente e completamente liberi, liberi di navigare nella nostra mente in cerca di qualcosa di sensazionale da far conoscere anche agli altri e che sia in grado di sorprenderli, così come Colombo navigò nei mari in cerca dell’America. Dopo aver cercato a lungo la risposta alla mia iniziale curiosità, posso mostrarvi come, in poche righe, un grande scrittore, Italo Calvino, è stato in grado di spiegare ciò che io ho provato ad illustrare in tanti modi e senza il raggiungimento certo della mia meta. “Ogni tanto mi accorgo che la penna ha preso a correre sul foglio come da sola, e io a correrle dietro. È verso la verità che corriamo, la penna e io, la verità che aspetto sempre che mi venga incontro, dal fondo d’una pagina bianca, e che potrò raggiungere soltanto quando a colpi di penna sarò riuscito a seppellire tutte le accidie, le insoddisfazioni, l’astio che sono qui chiuso a scontare”. Italo Calvino Giovani

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13Aprile 2014

ALCOL, NON PIÙ UN PIACERE MA UNA MODA

I giovani bevono, non è una novità. Oggigiorno, si sono difuse vere e proprie gare, spesso anche mortali poiché l’organismo non è in grado di assorbire tutto l’alcol che è stato assunto, che vengono esposte

e promosse sui social network. L’ultima novità ad essere comparsa è “Neknominate”. Un gioco folle nato in Australia e viralizzato su Facebook, che consiste nello sidare la morte afogandosi nella birra o altri alcolici con i propri amici. Chi supera la prova passa il turno e nomina altri utenti iscritti al social che devono rispondere alla sida entro 24h. Per fortuna però c’è anche chi si ribella. Alla base del bere ci sono ragioni psicologiche, sociali ma anche economiche; infatti l’alcol è la “droga” meno costosa e maggiormente accettata nella società. I giovani, forse poiché lasciati soli dalla famiglia, forse per far parte del branco, cercano l’adrenalina nel modo a loro più accessibile: bevendo. L’alcol facilita la socializzazione e mette a tacere la nostra coscienza, diventando pretesto e giustiicazione anche per rapporti sessuali inattesi e non pianiicati. Fondamento del bere è il desiderio di essere i protagonisti del ine settimana. Si beve per il semplice gusto di bere, ci si vanta delle proprie sbornie, senza vergogna! La legge proibisce la somministrazione di alcolici a ragazzi al disotto di sedici anni, ma aggirata, portandosi bottiglie da casa, o comprandole nei supermercati, l’Italia presenta un tasso altissimo di giovani che bevono: ben l’80% degli adolescenti fa abuso di alcol. I dati sono chiari: questa è

Dilaga su Facebook “Neknominate”

una vera e propria emergenza che non deve essere sottovalutata. Bere non è più una trasgressione, ma un terribile conformismo. Fino a pochi anni fa bere era sinonimo di degrado, oggi farsi vedere con la bottiglia nelle mani già a unidici o dodici anni è molto di tendenza. I primi a non dover sottovalutare il problema dell’alcolismo giovanile sono i genitori perché come si sa, l’alcol, produce efetti devastanti sulle cellule celebrali, che sono le uniche a non riprodursi!

NESSUNO PUÒ GIUDICARCI di Francesca Bucciero

“Ero una ragazzina felice - racconta una vittima di bullismo virtuale - la mia vita era senza problemi, andavo bene a scuola, mi sentivo bella, avevo un buon rapporto con i miei compagni e la mia famiglia, inché

un giorno ho iniziato a prendere voti alti, come 9-10. Alle mie amiche non stava bene. Hanno iniziato a spingermi, tirarmi i capelli, dicendo che prendevo voti troppo alti e che ero una secchiona. Hanno iniziato a ofendermi anche altri compagni su Ask.Fm e Facebook dandomi della sigata e dicendomi che la mia esistenza non serviva a nulla. Queste ofese non sono ancora cessate. Ora tutti gli studenti della mia scuola mi considerano un errore e tutti mi ofendono sui social network. Mi convinco di fregarmene ma non ci riesco, mi fa male sentirgli dire queste cose.” Le vittime che scelgono i bulli sono sempre quei ragazzini un po’ timidi, quelli che preferiscono starsene in camera ad ascoltare musica da soli anziché andare in discoteca con gli amici, quelli che studiano tanto e ottengono ottimi voti. Si nascondono dietro un falso nickname e puntano il dito contro chi non è come loro. Iniziano ad ofenderli sul web dandogli del “secchione”, “diverso”, “inutile” e peggio ancora lo invogliano a suicidarsi. La persona si ritrova davanti a una pagina piena d’infamie e scorrendo tra di esse inizia a sentirsi male ino ad arrivare a buttarsi da un balcone a 30

metri di altezza. Non sempre per fortuna ci sono conseguenze negative. A volte la vittima riesce ad afrontare i bulli e ritrova la serenità che a causa di queste persone aveva perso. Il fenomeno del cyber-bullismo oggi distrugge molti adolescenti nel mondo, e l’unica cosa che possiamo fare è augurarci che ciò abbia presto ine.

di Ada Colella

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14 Aprile 2014 Cultura

IL MONDO ALLO SPECCHIO

Negli ultimi 20 anni, la politica italiana si è completamente trasformata: dalle atmosfere grigie e seriose dei governi democristiani si è passati a un susseguirsi di rocamboleschi

intrighi e giochi di palazzo perpetrati da grotteschi personaggi tagliati più per il cabaret che per la politica. Questa degenerazione ha portato inevitabilmente a un drastico calo di iducia nei confronti delle Istituzioni pubbliche, favorendo la nascita di schieramenti politici anti-partitici come il Movimento 5 Stelle; questi ultimi, però, nonostante abbiano ottenuto un largo consenso elettorale, non hanno apportato cambiamenti di fatto, rivelandosi un ennesima presa per i fondelli. Ebbene, all’alba del terzo governo insediatosi senza esser stato nominato dai cittadini, una domanda mi sorge spontanea, anzi due: perché la nostra classe politica è formata in massima parte da persone spregevoli? E perché al resto degli italiani questo sembra stare bene? La risposta, secondo me, va cercata proprio tra queste quattro mura: nella scuola. Avete mai pensato che le elezioni dei rappresentanti di classe non si distanziano molto da quelle dei sindaci o dei governatori? Avete mai fatto caso che lo svolgimento delle Assemblee d’Istituto è molto simile a quello delle sedute della Camera o del Senato, risse a parte? Avete mai guardato ai Rappresentanti d’Istituto come ai componenti di un governo? Ebbene, se osserviamo la faccenda da questo punto di vista, ci rendiamo conto che le vicende interne alla nostra scuola possono essere una valida chiave di lettura per comprendere le dinamiche che ci coinvolgono a livello nazionale: infatti, sono molti i paralleli che si possono trovare tra i due mondi. Spesso, ad esempio, lo scopo di chi si candida a una carica pubblica non è quello di rappresentare al meglio i proprio concittadini e difenderne gli interessi, bensì di ottenere potere e denaro, nel caso dei politici, o

DON ANTONIO: LA SPERANZA PER IL RIONE

La lettura del libro ‘’Noi del Rione Sanità, scommessa di un parroco e dei suoi ragazzi, ha portato alcuni alunni del Telesi@, Mercoledì 26 Febbraio, all’incontro con l’autore, Don Antonio Lofredo. Parroco napoletano, ostinato e coraggioso, Don Antonio, da anni è impegnato nella rinascita del suo quartiere, il Rione Sanità, da molti visto come un ghetto senza poesia in mano alla criminalità organizzata. Egli, uomo di chiesa e d’azione, ha saputo sostituirsi alle istituzioni locali e creare lavoro, occasioni, nuove prospettive di vita per i ragazzi del quartiere. Il libro, viva testimonianza del lavoro del parroco, è vincitore del primo Premio Siani 2013 e ha saputo suscitare interesse in lettori di ogni età. Non ha difatti stupito la grande partecipazione, di studenti e insegnanti, di alcune scuole della valle telesinaal ‘’salotto letterario’’ tenutosi alla Fondazione Gerardo Romano. Qui, dopo alcune parole spese da Don Antonio in merito al libro, c’è stato permesso di interagire con lui. Tante le domande sottopostegli ed esaurienti le risposte

di Roberta Rovelli

di Jacopo Del Deo

semplicemente di mettersi in mostra, nel caso dei nostri compagni d’istituto: è per questa ragione che molte liste elettorali sono formate da persone egoiste e senza scrupoli. Intanto, lì giù nella platea, il pubblico di questa farsa agghiacciante rimane indiferente, giocando al cellulare, ascoltando musica, lanciandosi in cori da stadio, oppure semplicemente restando a casa a dormire. I ragazzi con tutte le carte in regola per cambiare qualcosa spesso sono scoraggiati, siduciati, a volte un po’ menefreghisti, e così le cose rimangono sempre uguali. Invece è proprio a questi ultimi che voglio rivolgermi scrivendo quest’articolo, anzi, parlo proprio a te che stai leggendo in questo momento: invece di lamentarti, comincia a fare qualcosa, a pensare con la tua testa, a esprimere la tua opinione; comincia a fare la diferenza. Siamo il futuro: solo cambiando la nostra scuola potremo sperare un domani di cambiare l’Italia. E chissà, forse anche il mondo.

ottenute. Con fare deciso e semplice, e sana dialettica napoletana, il parroco ha saputo coinvolgerci e lasciato toccar con mano parte del suo ‘’mondo’’. Afascinante inoltre, l’intervento di Enzo, uno dei giovani del Rione, pronto a testimoniare di una realtà che, sebbene diicile, lo ha portato a reagire e a realizzarsi in ambito personale e lavorativo. Come Enzo, tanti i ragazzi che Don Antonio ha reso ‘’pezzi’’ del suo puzzle: creare per il Rione, Il Quartiere e i suoi abitanti, situazioni migliori.

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God save the Virgin queen! di Sabrina Rafaella Cusano

Durante gli anni del liceo, si afrontano tante tematiche diverse, accostate ,spesso, a personaggi che, col loro pensiero o con le loro gesta, sono passati alla storia. Figure carismatiche,

geniali, appassionanti che, però, inito il ciclo di studi rischiano di cadere in alcuni cassetti della memoria che saranno poi chiusi e dimenticati. Tuttavia, capita a volte che si crei un interesse particolare verso alcuni personaggi che ci afascinano per motivi vari non sempre chiari. È quello che è accaduto quando ho analizzato la igura di Elisabeth I, anche conosciuta come la “Virgin Queen”. E, osservando tutte le pagine di storia, la letteratura, la poesia, la ilmograia, i dipinti e perino la musica e lo sport che ha saputo ispirare questa sovrana inglese nel corso dei secoli e ancora oggi, credo che abbia suscitato interesse non solo in me. È per questo che vorrei parlare di questa regina cinquecentesca e, in particolare, di alcune curiosità che la riguardano. Innanzi tutto, sofermiamoci sulle numerosissime tele che la raigurano. In esse si nota una vera evoluzione della visione della regina: i primi dipinti sono di una fanciulla austera ma semplice, poi cambiano man mano ino ad arrivare alla raigurazione di una donna matura che ci appare potente e quasi arrogante contorniata dall’ oro dei gioielli e dal ramato dei capelli. Tutti i regnanti commissionavano o ricevevano in dono ritratti ma la cosa strana è il numero spropositato delle tele elisabettiane . Perché una così vasta produzione? Bisogna precisare che in Inghilterra, i re erano soliti visitare le zone del Paese da loro governato per farsi conoscere e rendersi “simpatici”, promettendo favori e poderi soprattutto ai nobili. Questa usanza, però, non poteva essere messa in pratica da Elisabeth poiché avrebbe messo a rischio la sua incolumità. La Virgin Queen, infatti, era iglia di Enrico VII e di Anna Bolena, dunque, impersoniicava il simbolo di quello scisma tanto importante nella storia non solo religiosa, ma anche sociale e politica: quello della chiesa anglicana. All’epoca, molti in Inghilterra, però, erano cattolici e un tour della regina poteva renderla vittima di cospirazioni . Ecco che quindi la “campagna elettorale” di Elisabeth venne fatta non da lei stessa ma da una controigura, da una sorta di primordiale stuntman: i suoi ritratti! Eppur, nemmeno tale idea geniale fece dormire sonni tranquilli a Elisabeth, perché i complotti alle spalle non mancavano, di solito capitanati da sua cugina Maria Stuart, meglio nota come Bloody Mary anche dopo essere stata rinchiusa nella torre di Londra, tanto che alla ine Elisabeth ,a malincuore, esasperata dalle congiure che da lei partivano , dovette farla decapitare . La igura di Elisabeth è particolare per le vicende storiche e gli intrighi che la attorniavano, ma anche per le straordinarie capacità di sovrana e di stratega militare, che la portarono a cambiare le sorti del suo Paese. Venne ribattezzata “Virgin queen” perché mai si sposò, sebbene più regnanti erano suoi pretendenti. Anzi, ella usò il suo essere nubile per sfruttare alleanze e piaceri dai sovrani che la volevano in moglie, asserendo spesso di essere sposata coi suoi sudditi e di aver riiutato qualsiasi legame sentimentale pur di appartenere sempre e solo all’Inghilterra. In realtà, secondo indiscrezioni di palazzo, riportate anche in alcune trasposizioni cinematograiche, c’era un uomo che fece innamorare perdutamente la regina: si tratta del pirata Francis Drake che ella nominò cavaliere, ciò probabile ulteriore testimonianza del suo debole nei confronti dell’afascinante avventuriero dei mari. In realtà, tale nomina gli venne riconosciuta poiché Elisabeth fece una sorta di alleanza con i pirati che vagavano nei mari al sud-ovest dell’Inghilterra per attaccare e saccheggiare in maniera indiretta la potenza nemica per eccellenza ovvero la Spagna di Filippo II e la sua Invincibile Armada. Secondo, invece ,altre leggende la sovrana inglese

non si sposò mai perché non era una sovrana ma, udiite, udite: era un sovrano! Si, infatti, a soli tre anni (secondo alcuni nove anni) fu mandata con la dama di compagnia in una tenuta di campagna per scappare alla peste. In questo soggiorno Elisabeth ebbe una febbre fortissima e morì. La serva per evitare le ire del tremendo Enrico VIII decise di usare una controigura: bastava prendere una bambina con gli stessi capelli rossi e che vagamente le somigliava e spacciarla per Elisabeth. Nel paesino dove si trovavano, a Bisley, riuscirono a trovare un coetaneo molto somigliante, ma era un ragazzo!! E a testimonianza della veridicità di questo racconto si hanno vari indizi raccolti nel libro “Impostori della storia”(1910) di Stoker, il padre di Dracula: dai dipinti non sembra molto sensuale, anzi possiede tratti mascolini ; sofriva di calvizie già in giovane età; il trucco eccessivo giustiicato col fatto di avere la pelle secca; la volontà di farsi vestire solo dalla stessa serva che andò con lei a Bisley; il ritrovamento di una bara vicino la casa di campagna in cui aveva soggiornato Elisabeth con dentro lo scheletro di una bambina vestita in stile Tudor. “So di avere il corpo di una debole e fragile donna, ma ho il cuore e il fegato di un re”- disse Elisabeth. In queste parola c’era forse la volontà di una confessione?

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16 Aprile 2014 Lettura

Scritte sotto forma di diario o di lettere, inviate nel corso di viaggi ad amici e conoscenti e poi raccolte insieme, o

ancora sotto forma di relazione, le memorie di viaggio esprimono la sete di conoscenza per paesi e popolazioni, per abitudini, usanze, modi di esistenza e organizzazione. Per chi le scrive, sono strumenti per approfondire il senso della propria esperienza, per ordinare ed orientare le esperienze conseguite nel viaggio. Per i lettori, non sono esclusivamente strumenti di informazione, ma vanno a soddisfare nuove curiosità e nuovi bisogni culturali. La letteratura di viaggio nasce insieme alla letteratura stessa, basti citare l’ Epopea di Gilgamesh, la più ben nota Odysseia omerica, le Argonautiche di Apollonio Rodio, l’ Aeneis di Virgilio, tutte opere che si collocano tra reale e fantastico, verità e meraviglia, aperte ad evocare il destino dei popoli e l’avventura dell’individuo. Durante il Medioevo, il campo semantico del viaggio assume signiicato diverso: l’esistenza umana viene concepita come transizione, passaggio terrestre verso Dio. Il “viator”è il pellegrino in cammino verso i luoghi santi e la ioritura letteraria è quella degli Itinerari in latino, che descrivono in forma di diario o di guida i percorsi verso le mete cristiane. L’enfasi si sposta dalla descrizione dei luoghi al signiicato mistico del cammino con ininite sfumature di metafore e allegorie, le quali trovano il culmine nel “altro viaggio” di Dante nella Divina Commedia. Ma è nel settecento che i libri e le relazioni di viaggi hanno ampissima difusione; questi si distinguono da quelli dei secoli precedenti per la loro tendenza all’esattezza di osservazione e descrizione, che vince i pregiudizi e le diicoltà tradizionali verso le realtà incontrate e prepara il terreno alle moderne scienze geograiche e antropologiche. È questo, infatti, un momento in cui, nella mentalità collettiva il viaggio si propone come unico e solo ine in nome di una curiosità più audace, in nome del sapere e della conoscenza. Questa idea innovativa si incarna così nel “viaggio in Italia”, tappa privilegiata del Grand Tour intrapreso dai giovani dell’aristocrazia europea, artisti e uomini

di cultura per formare la loro personalità anche attraverso l’esercizio del confrono. Tra coloro che sono stati ammaliati dal fascino neoclassico dell’Italia, con la sua eredità della Roma antica, i suoi paesaggi e luoghi ameni, la sua cultura dalle innumerevoli sfaccettature, Goethe è colui che ne dà più ampia testimonianza nel Italianische Reise. L’opera è soprattutto espressione della svolta moderna, avvenuta in età romantica, dell’idea di viaggio come ritrovamento del proprio io più profondo, con lo spirito proprio del “wanderer” del Romanticismo tedesco, il quale segue un cammino, non si dirige verso qualcosa di connotabile isicamente, verso un luogo reale, tangibile; al contrario, egli è un avventuriero dello spirito, un essere che va alla ricerca di sé stesso, o meglio dell’indeinibile. Anche Foscolo condivide con il suo personaggio Jacopo Ortis l’esperienza del viaggio; un peregrinare amaro quello di Foscolo, infatti il viaggio nasce dalla delusione dell’eroe romantico che non si sente più guida della società e cerca di placare la sua irrequietezza viaggiando. Bisognerà aspettare il secondo dopoguerra per vedere il premio Nobel attribuito ad un grande scrittore che ha fatto della Wanderung la caratteristica costante dei suoi personaggi, in Oriente come in Occidente alla ricerca della propria identità spirituale che nasce ed esiste nella dialettica eterna tra interiorità ed esteriorità, tra io e mondo: Hermann Hesse. Altro aspetto che assume l’idea di viaggio negli anni cinquanta è quella proposta dalla Beat Generation, movimento artistico e letterario caratterizzato da una particolare categoria dello spirito, in cui coesiste la fuga, il viaggio e il nomadismo. Interprete del pensiero “on the road” è l’inglese Chatwin, la cui fama di scrittore di viaggi è stata consacrata dal libro, presto divenuto di culto, In Patagonia, nel quale racconta il suo viaggio sulle tracce di un mostro preistorico e di un suo parente navigatore, li trova entrambi, insieme alla bellezza del viaggio e il piacere di scoprire cosa c’è più in là. “La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi” Bruce Chatwin

MEMORIE NOMADIUn viaggio nel viaggio

di Angelica Ciaburri

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17Aprile 2014

I GRUPPI EMERGENTI DELLA VALLE TELESINAGuardarsi allo specchio fa più paura di essere se stessi

di Alfonso Martone

Musica

L’articolo di Chiara Foschini dell’ultima uscita di Controluce, l’intervista agli ADMA, apre un importante dibattito sul panorama musicale della valle telesina. Per chi c’è dentro, sa quanti gruppi

nascano e muoiono continuamente, molti brillanti, altri meno, troppo spesso stroncati per motivi vari tra cui, forse, uno dei più rilevanti è il terreno ben poco fertile a disposizione, in cui è diicile crescere e farsi strada, nonché la scarsa pubblicità, uno scarso interesse e, soprattutto, le ben poche possibilità di esibizione.

Perché non, allora, aprire questa rosa per dar modo di mostrare ciò che ofre questa culla verde tra Matese e Taburno?

A questo proposito, inizierei da un gruppo musicale, i Musici Sanniti,venuto al mondo nel 2013, mosso, come altri, dalla voglia di divertirsi suonando, con l’intento di fare della buona musica e di difondere nuovamente il gusto nell’ascoltare dei giovani che fanno arte.

Il complesso è costituito da ragazzi della valle telesina, di Castelvenere, Alessandro Verrillo (clarinetto), Daniele Verrillo (percussioni), Mauro Verrillo (licorno baritono, trombone), Alfonso Martone (clarinetto), Telese Terme, Gianni Iannucci (clarinetto basso), Guardia Sanframondi, Giustino Lombardi (sax contralto), Guido Garofano (lauto), diplomati e diplomanti al conservatorio “Nicola Sala” di Benevento.

Un ensemble molto variegato, eclettico sotto molti punti di vista, a partire da una desueta formazione a settetto ino al repertorio molto vasto, che comprende generi che spaziano dalla classica al pop, dalle colonne sonore

al jazz, passando per Gershwin, Strauss, Beethoven, colonne sonore come “La Vita è bella” o “he Simpson”, da Piovani a Danny Elfman, da Piazzolla a Tchaicowskij.

Si sono esibiti per la prima volta a Guardia Sanframondi venerdì 3 gennaio di quest’anno con un programma molto vasto, comprendente il celebre Libertango di Piazzolla, the Entertainer, la Tritsch-Tratsch Polka di Strauss.

Al momento sono in cantiere, tra i tanti brani, la V sinfonia di Beethoven, trascritta come gli altri da Gianni Iannucci e Alessandro Verrillo, e vari brani di Hendel, nonché musica sudamericana in vista dell’esibizione, l’8 marzo, al Carafa-Giustiniani di Cerreto.

Si progetta, inine, l’incisione di un CD con i brani che, nelle esibizioni, hanno riscosso più successo, i passi e le arie più celebri.

Per più di quindici anni, la critica e il pubblico hanno chiesto ad Elisa di incidere un album che fosse totalmente in italiano; le hanno chiesto di abbandonare la lingua inglese con la quale si è espressa in

dal suo esordio, quando era ancora una ragazzina...Ebbene, quell’album è arrivato il 15 ottobre 2013.L’Anima vola è l’ottavo lavoro discograico della cantautrice triestina, un lavoro con cui ha fatto breccia nel cuore di molti: di chi la ama da sempre, di chi la sentiva lontana dopo una lunga assenza e anche di chi (com’è normale) nutriva qualche diidenza.Quello che più colpisce, in dal primo ascolto, è il sound incredibilmente internazionale che sembra contraddire la scelta di interpretare un disco solo in lingua italiana. E invece no, Elisa si dimostra capace di essere intensa e profonda senza rinunciare a una cultura musicale di fortissimo impatto contemporaneo.Ma, se da un lato troviamo maturità e consapevolezza, dall’altro si percepisce ancora in ogni brano uno spirito, il suo, che non è mutato afatto nel corso degli anni; in dalla prima nota ci si immerge nell’intensità e nella solidità di un suono diventato ormai tipicamente suo ed inconfondibile, ainatosi e consolidatosi nel tempo.Elisa ti porta per mano nel suo mondo, inché nel suo mondo ti perdi.Un album relativamente snello, di appena undici tracce, ma quando schiacci “play” è diicile dire e raccontare bene cosa succede. Ad un certo punto, mentre ascolti Pagina bianca la mente inizia a vagare, non si accorge nemmeno dei secondi di pausa tra un brano e l’altro. Però capisci alcune cose e le visualizzi in modo molto chiaro.La potenza degli arrangiamenti, ad esempio, che entra nei testi in modo originale, mai modaiolo (anzi, spesso con un sapore vintage).Niente è prevedibile, ma tutto appare semplice: un disco dalla chimica disarmante. Preoccupato, ma in qualche modo ottimista: una nuvola che

si sposta con il vento e poi diventa una giornata di sole.Dopo una prima immersione, riemergi in un brano che “stacca” come Maledetto labirinto – un pezzo dai suoni elettronici anni ’80 che rapiscono al primo ascolto – e lì capisci che sei dentro un panorama che puoi guardare a 360 gradi, la perfetta via d’accesso ai due brani successivi come E scopro cos’è la felicità (con quel “e ti ringrazio” inale con Tiziano Ferro che è davvero commovente) e A modo tuo, una ninna nanna scritta da Ligabue che guarda al futuro (a quello rimasto) in modo speciale.Brividi e abissi si susseguono ascoltando una dopo l’altra le canzoni di questo disco che, tra i miracoli e le gioie, non disdegna di indagare il dolore delle storie che iniscono: “Io, se solo sapessi cos’è, cosa c’è dietro a quell’ombra, a quella paura, che ti fa cambiare faccia e fa dire quello che non si pensa” (Un ilo di seta negli abissi)Ne L’Anima Vola c’è tutta l’inquietudine dei nostri tempi, ma anche la consapevolezza delle risorse umane, dell’anima appunto, che nessuno ci potrà mai togliere. Niente è prevedibile in questo disco, niente. Dalla voce alla melodia, all’idea che sta dietro ogni brano.L’ultimo lavoro di Elisa è un ritorno all’innocenza dopo quindici anni di carriera. È questo il potere di chi sceglie, prendendosi molti rischi, di rinnovarsi, di cambiare pelle, di non somigliare mai all’immagine provvisoria di se stessa.Mai banale, mai forzata, mette se stessa in ogni nota ed in ogni parola. Avvolta sempre da un alone di timidezza ed arte, Elisa dimostra di aver accettato le side della vita, di aver saputo mettere a punto il suo talento entrando di diritto nella hall of fame degli artisti italiani.E che dire allora? Complimenti Elisa, sostieni sempre la leggerezza della tua anima che vola!

ELISA E L’ANIMA VOLAViaggio all’interno di un disco leggero come il suo nome

di Eleonora Fonzo

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18 Aprile 2014

LA MUSICA: L'ARTE E LA SCIENZA DEI SUONI

di Gambuti Elena Maria

Etimologicamente il termine musica deriva dall’aggettivo greco mousikos, relativo alle Muse , igure della mitologia greca e romana, riferito in modo sottinteso a tecnica, anch’esso derivante dal greco

techne. In origine il termine non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di “perfetto”.Se, invece, proviamo a cercare sul vocabolario la parola “musica” possiamo notare che la deinizione che leggiamo è: “l’arte e la scienza dei suoni combinati secondo determinati principi, l’insieme armonico di suoni prodotti da strumenti musicali o da più voci. Suono armonioso, melodia soave.”Ma la musica non è solo un insieme di note, scritte in ordine su un pentagramma, il suono melodioso che produce uno strumento quando le suona, o la bella voce del cantante quando canta una canzone, la musica è molto di più. La musica nel mondo è sempre esistita, forse anche da prima delle antiche testimonianze. Ogni popolazione ha sempre avuto una sua forma di musica che si è protratta ino ai giorni nostriìGià nel XVI secolo si inizia a parlare di musica, Torquato Tasso disse «La musica è una delle vie per le quali l’anima ritorna al cielo» e nel XIX secolo Friedrich Nietzsche disse «La vita senza musica sarebbe un errore». La musica oggi è entrata a far parte della vita dei ragazzi. Per alcuni adolescenti è semplicemente un modo per svagarsi, per ballare e per non pensare a ciò che gli riserva il futuro. La musica si può ischiettare, non esiste un luogo particolare dove la si può scoltare o cantare canzoni: sotto la doccia, mentre si cammina per strada, in macchina, sul pullman, alle feste, nei riti religiosi, in compagnia o da solo. Fin dall’antichità, la musica è stata sempre motivo di aggregazione, con la musica popolare legata alle tradizioni dei popoli. Tanti sono stati i musicisti di fama internazionale che hanno segnato la storia della musica. Esistono moltissimi generi musicali, da quello pop a quello rock, dal metal alla musica classica, tutti esprimono qualcosa di importante per ognuno di noi e trasmettono emozioni, dipende solo dai propri gusti. La musica ci tiene compagnia, infatti ci aiuta a vincere la noia e la solitudine, essa è la medicina migliore del mondo contro la tristezza. È molto importante per noi giovani, perchè è fonte di sfogo, è deliberativa perchè in alcune canzoni ritroviamo la stesse situazioni che stiamo vivendo e ci aiuta a dire quello che non riusciamo a dire con le sole parole. In ogni canzone c’è un ricordo particolare, un momento della nostra vita. Basta premere “play” per perderci in un mondo tutto nostro, un mondo di poesia, di sogni, di illusioni, di ricordi, di divertimento. La musica serve anche a questo; a ricordarsi di una persona che non c’è più o con cui non si hanno più gli stessi rapporti e ai bei momenti passati insieme ad essa. Dopo un compito, un interrogazione o una critica non accettata volentieri la musica è l’unica cosa che riesce a farci calmare e a tirarci su il morale. La musica è come la nostra migliore amica, c’è sempre, ci capisce, capisce quello che stiamo provando, non ci lascia mai soli, con lei siamo come un libro aperto perchè è l’unica che riesce a farci essere noi stessi e far esprimere

i nostri sentimenti. La musica è molto vicina a noi ragazzi, molto più di tante poesie che studiamo a scuola, che sono state scritte tanto tempo fa e in una lingua che non è la stessa che parliamo oggi e per questo qualche volta diicile da capire. Infatti la poesia per essere capita necessita di uno studio approfondito, ma le canzoni no, sono più immediate, arrivano dritte al cuore. Non servono necessariamente strumenti professionali, ma tutto ciò che emette un suono, creando un ritmo da origine alla musica, alla quale si possono combinare anche le parole. La musica ci fa stare bene, ci fa sognare, ci illude, ma nonostante tutto non ne riusciamo a fare a meno, perchè ci aiuta a migliorare il mondo che non è così come vorremmo che fosse. Non si riesce ad immaginare un mondo senza musica, esso sarebbe grigio, spento, morto. La musica è come la libertà: a una persona possono togliere tutto, ma non la musica. Nonostante esistano vari generi musicali, essa è un punto di unione per tutta l’umanità indipendentemente dalla lingua, religione o razza perchè con solo sette note alternate e disposte in modo diverso sui righi e negli spazi del pentagramma riempie un animo, una magia che nient’altro potrebbe regalarci.

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19Aprile 2014Politica

CASO DE GIROLAMO, EX MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE.

“Mi dimetto per la mia dignità”

L’indagine sull’ex ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, deriva dall’inchiesta della Procura di Benevento sugli afari dell’Asl, tra le vicende contenute nelle registrazioni a tratti incomprensibili di

Felice Pisapia e i dettagli degli articoli del “Fatto Quotidiano”. La De Girolamo è accusata per aver tenuto molti incontri del «direttorio» della Asl di Benevento organizzati a casa del padre dell’ ex ministro e in una masseria in campagna, preceduti da vere e proprie convocazioni. Lo ha raccontato durante il suo interrogatorio davanti al giudice Felice Pisapia, il Dirigente amministrativo, che nel settembre scorso aveva consegnato ai pubblici ministeri le registrazioni di quelle riunioni. E che, come dimostrano alcune conversazioni rese pubbliche, discuteva con l’allora parlamentare del Pdl di un possibile complotto ordito ai suoi danni. Sono i documenti processuali depositati presso il Tribunale del Riesame, che ha confermato nei confronti di Pisapia l’obbligo di dimora per i reati di trufa e appropriazione indebita, a raccontare che la faida interna alla sanità beneventana andava avanti già dal 2011. In tutte le questioni veniva coinvolta proprio De Girolamo. Le parole di Pisapia: “Quel direttorio si occupava in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione della Asl”. Il funzionario cerca di difendersi dall’accusa di aver irmato molti mandati di pagamento illegali. Poi parla degli incontri che si svolgevano fuori dagli uici e aferma di esser stato invitato a partecipare a queste riunioni in case private, organizzate principalmente da Luigi Barone (uno dei più stretti collaboratori della De Girolamo) in cui si trattavano alcune esigenze politico-territoriali.A quanto risulta dalle carte processuali, si premurava di convocare i dirigenti, compresi quelli che notoriamente erano in guerra, come lo stesso Pisapia e il direttore generale Michele Rossi. Tutti insieme ad afrontare questioni che andavano dagli appalti, alla dislocazione degli uici, dalle consulenze, alle nomine e ai trasferimenti di dirigenti e primari, come emerge dalle decine di ore di conversazioni che i magistrati hanno già potuto ascoltare. Tutti protagonisti di una faida segnata da veleni e ricatti, ino alla scelta di Pisapia di registrare ogni passaggio di quegli incontri e poi utilizzarlo per i propri interessi.Leggendo i verbali si scopre che De Girolamo fu informata di questa guerra in corso, ma decise evidentemente di continuare a trattare con tutti proprio per avere il controllo della situazione.Dopo essersi difesa alla Camera dei deputati dalle accuse di coinvolgimento nell’inchiesta sulle Asl di Benevento, la ministra De Girolamo annuncia: «Mi dimetto da Ministro. L’ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo. Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata ofesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto

spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità.»In quest’Italia priva di valori, di giustizia e di doveri, smascherare complotti, illegalità, persone corrotte e avide non conduce alla giustizia; chi sbaglia non paga, anzi continua ad infrangere le leggi, ad arricchirsi sulle spalle degli altri e spesso non riceve una giusta “punizione”. È più importante avere onorabilità ed una buona reputazione piuttosto che una dignità pulita davanti alla legge e a sé stessi. Siamo arrivati al disfacimento e alla collisione di un Paese proprio per la mancanza di un valore essenziale, l’umanità.

di Maria Rosaria Arzano

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20 Aprile 2014

MATTEO RENZI: L’ENNESIMO ANTIDOTO DI NAPOLITANO Ecco le tappe fondamentali che hanno portato alla formazione del nuovo governodi Carmine Cavaiuolo

Venerdì 14 febbraio 2014: a seguito della votazione a larghissima maggioranza da parte della direzione del PD e un

documento nel quale esorta il Capo dello Stato Giorgio Napoletano a provvedere alla nomina di un sostituto, il premier uscente Enrico Letta rassegna le proprie dimissioni dalla Presidenza del Consiglio.Subito dopo le dimissioni, alle 17 dello stesso venerdì, hanno luogo le consultazioni: i primi a salire al Colle sono, nell’ ordine, il Presidente del Senato Pietro Grasso e quello della Camera Laura Boldrini. Nei giorni successivi, la prima carica dello Stato riceve delegazioni di tutti i partiti, fatta eccezione per il M5s e i rappresentati della Lega Nord che, per voce del suo segretario Matteo Salvini, scioglie così la riserva circa la possibilità o meno di salire al Colle, esprimendo tra l’altro la propria vicinanza unanime alle dichiarazioni di Grillo, che attacca fortemente Napolitano, accusandolo di ricevere un pregiudicato come Silvio Berlusconi. Al termine delle consultazioni, il 16 febbraio, il Presidente della Repubblica convoca al Quirinale il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, il quale però si riserva di accettare l’incarico. Il giorno seguente, nella sua amata Firenze, Renzi tiene il suo ultimo consiglio comunale e, davanti

alla folla accorsa a Palazzo Vecchio, pronuncia un discorso in cui ringrazia consiglieri e cittadini per il calore e l’afetto ricevuto nel corso degli anni e invita l’intera amministrazione a non sprecare “nessuno dei 96 giorni da qui alle elezioni comunali” che si terranno a maggio, continuando a portare avanti l’ ampia rosa di progetti previsti ai ini delle sviluppo e della crescita economica e culturale della città. Il 18 e il 19 febbraio il neo-incaricato Presidente del Consiglio svolge le consultazioni con il gruppo parlamentari, mentre il 21 febbraio al Quirinale scioglie la riserva e presenta la lista di ministri che vanno a comporre il suo governo. Ecco dunque i numeri della squadra di governo presieduta da Renzi: 16 ministri (8 uomini e 8 donne), 9 vice e 35 sottosegretari. Il dato che colpisce, più che una presenza signiicativa della componente femminile, è l’età dei collaboratori scelti da Renzi: poche le vecchie guardie, come Alfano al Ministero dell’ Interno, Lupi alle Infrastrutture e trasporti, Franceschini ai Beni e alle attività culturali, numerosi invece i volti nuovi, tranne quello di Beatrice Lorenzin di Ncd, ministro della Salute anche nella scorsa legislatura. A partire dalla scelta dei suoi ministri, traspare in da subito un obiettivo chiave della politica di Renzi: favorire il ricambio generazionale della classe dirigente.Numerosi i punti del suo programma, esposto

il 24 febbraio, con il quale ottiene la iducia prima al Senato e poi, il martedì successivo, alla Camera. Temi centrali di questo programma, sono le tre riforme principali: quella del isco, del lavoro e della pubblica amministrazione, ma c’ è spazio anche per il problema dell’ istruzione e per quello della lotta alla criminalità organizzata. Per quanto riguarda la riforma del isco, obiettivo centrale del governo Renzi è il recupero del gettito iscale evaso, quantiicato in 35 miliardi di euro, attraverso la tracciabilità dei pagamenti con tetto massimo di 500 euro per i contanti. Strettamente connessa a questo tema è anche la lotta alla criminalità organizzata, di cui Renzi sottolinea l’ importanza in una lettera inviata a Roberto Saviano e datata 2 marzo 2014, in cui il neo-premier sottolinea che << il cuore delle organizzazioni criminali è negli afari che conducono >> e che purtroppo il partner economico privilegiato di Maia S.p.A. risulta essere proprio lo Stato.<< Sono questi i legami che dobbiamo smascherare e recidere >>, prosegue Renzi nella sua lettera, sostenendo al riguardo che è di fondamentale importanza l’ introduzione all’ interno del nostro codice penale del reato di auto-riciclaggio, strumento fondamentale di aggressione dei patrimoni maiosi.Il ripensamento dello strumento di certiicazione maiosa, che permette di individuare la

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21Aprile 2014

TTEO RENZI:

ANO

provenienza dei capitali illeciti e debellare il fenomeno dei prestanome, la ridistribuzione ai cittadini dei beni sottratti alla maia, le agevolazioni iscali e creditizie alle aziende coniscate, l’ individuazione e la scelta di commissari esperti di management e gestione aziendale, con pieni poteri e possibilità di operare anche in deroga alle regole del patto di stabilità per favorire la ripresa e il risanamento delle imprese e delle strutture burocratiche inquinate, lo scioglimento delle società miste o a parziale partecipazione degli enti locali, l’ utilizzo di un’ unica stazione appaltante dopo l’ uscita dal commissariamento, oltre alla vicinanza e alla protezione dello stato alle vittime di maia e ai collaboratori di giustizia, sono i punti principali sui quale Renzi intende muoversi nei prossimi mesi di governo, nel tentativo di garantire all’ Italia una piena riforma della giustizia. Altro tema scottante dell’ agenda Renzi è la riforma del lavoro, con un’ ulteriore modiica dell’ articolo 18 della Costituzione e l’ introduzione tra i contratti atipici (in Italia ve ne sono ben 40 tipi) di un contratto a tutele progressive, che per 3 anni non godrà delle garanzie dell’ articolo 18, dando possibilità alle aziende di poter licenziare, ma con un indennizzo a seconda dell’ anzianità del lavoratore a fare da contrappeso. Prevista l’ introduzione, sulla scorta di diversi Paesi dell’ Unione, del sussidio universale

di disoccupazione o reddito minimo di cittadinanza di 500 euro, con tutte le clausole connesse a tale indennità, tra cui l’ obbligo per il soggetto interessato di frequentare un corso di formazione e di non poter più riiutare più di una proposta di lavoro che l’ Agenzia federale dell’ occupazione provvederà a fornirgli, pena la perdita dell’ assegno.Per quanto riguarda i contratti tra le aziende e tra le aziende e la pubblica amministrazione, scatta l’ obbligo della fattura digitale, della dichiarazione patrimoniale e vi sarà poi una detrazione Irpef per i redditi medio -bassi. Nel campo della pubblica amministrazione non si potranno più assumere dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma con la possibilità di licenziarli nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi preissati e misurabili. Renzi ha sottolineato anche l’ importanza dell’ istruzione, strumento di primaria importanza nella formazione della futura classe dirigente del paese, nella lotta contro le maie e piattaforma di lancio privilegiata verso il mondo del lavoro, che si spera eguagli i livelli di competitività e gli standard produttivi europei. Il nuovo ministro dell’ istruzione Stefania Giannini, si trova ad afrontare una situazione già di per sé disastrata. Numerosi i problemi per l’ esecutivo in questo campo: primo fra tutti, la formazione dei docenti,

di cui si intende raforzare le competenze digitali; la contrattazione per gli scatti d’ anzianità; il decreto che modiica in parte la formazione iniziale degli insegnanti; la veriica dei contratti di assunzione dei ricercatori senior. Resta comunque aperta la questione del inanziamento alla scuola pubblica: dopo la riforma Berlinguer del 2000 si è di fatto proceduto a una pariicazione della scuola pubblica e privata, inanziando in particolare la scuola privata cattolica e favorendo così gli interessi di chi opera in quel campo. Altro problema,poi, è quello dell’ edilizia scolastica, tagliata fuori dai fondi per i inanziamenti a causa del patto di stabilità. In una lettera inviata ai sindaci di 8.000 comuni, parlando da “collega”, Renzi li esorta a segnalare un ediicio scolastico del proprio comune che ritengono debba essere rammodernato. Chiede, almeno per ora, di indicare il sito, il valore dell’ intervento e le modalità di inanziamento previste. Poi il premier chiosa: “Dalla crisi non usciremo semplicemente con una ricetta economica. No, si esce con una scommessa sul valore più grande che un Paese può incentivare: educazione, educazione, educazione!

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22 Aprile 2014

Tra il 7 e il 23 febbraio si sono svolti a Sochi in Russia i XXII Giochi olimpici invernali , che sono stati i più costosi e discussi di sempre. L’anno seguente l’Olimpiade di Torino il CIO (Comitato Olimpico

Internazionale) si riunì a Città del Guatemala per scegliere la sede della ventiduesima olimpiade invernale e,nonostante Sochi fosse quella che presentava un pesante deicit infrastrutturale, riuscì a spuntarla su altre città come Salisburgo e PyongChang grazie soprattutto al Presidente della Repubblica della Russia, Putin, che si battè in dall’inizio per rendere la città bagnata dal mar Nero sede dei giochi. E proprio riguardo all’assegnazione sorgono i primi dubbi, in quanto Sochi presenta un clima particolarmente mite ed è inoltre una famosa località balneare in Russia, e sulle montagne la neve è spesso molle e talvolta risulta assente. Per disputare le varie gare, inoltre, sarebbe stato necessario costruire dal nulla un centro per lo sci alpino, uno per il fondo dei trampolini e una pista per bob, slittino e skeleton, e aianco a queste una gran quantità di strade e alberghi, e il tutto in un’area di notevole importanza dal punto di vista faunistico. La zona di Sochi, tuttavia, sorge al conine con la Georgia, teatro di recenti conlitti e non è molto distante dalla Cecenia che, in più di un’occasione, ha mostrato il proprio dissenso nei confronti della Russia anche attraverso gravi attentati, come quello di Beslan del 2004, portatori di morti, feriti e mutilati gravi. Una volta ottenuti i giochi, Sochi e le montagne che la circondano sono diventate un cantiere a cielo aperto e nel giro di cinque anni sono stati ultimati tutti gli impianti, tanto che nel 2012 si sono svolte le prime gare di coppa del mondo dei vari sport della neve. Con queste Olimpiadi, la Russia ha voluto mostrare al mondo intero la propria potenza in campo organizzativo, in quanto è riuscita a tirare dal nulla un’olimpiade, per di più in un luogo teatro di continui conlitti che ne avrebbero potuto minare la sicurezza stessa, cosa che poi non è avvenuta grazie al dispiegamento di un ingente numero di forze di controllo. Il costo totale dei Giochi in termini economici è stato altissimo in quanto sono stati spesi oltre 37 miliardi di euro, che sono la più grande somma di denaro mai spesa pe l’organizzazione di un’Olimpiade, sia invernale che estiva. Torino per organizzare la ventesima edizione dei Giochi olimpici invernali spese “soli” 1,5 miliardi di euro ed altre città come Londra e Pechino non hanno toccato i dieci miliardi di euro. Dopo tutta la fase organizzativa, il sette febbraio sono inalmente iniziati i Giochi con una cerimonia d’apertura in cui i Russi hanno mostrato le proprie eccellenze in campo artistico, culturale e sportivo. Il giorno seguente si è avuto l’avvio le gare che vedono subito un predominio dei norvegesi che vincono diverse medaglie già il primo giorno di gara. Il secondo giorno è uno dei più attesi dagli azzurri, in quanto è in programma sulle nevi di Rosa Khutor la disciplina regina dello sci, ovvero la discesa libera maschile. Durante le prove della gara gli atleti italiani non brillano particolarmente e a prevalere è il solito Bode Miller che ottiene i tempi migliori, ma come ben si sa la gara è ben diversa dalle prove. Il fondo della pista , contrariamente alle aspettative, rimane ghiacciato sia durante le prove che nel corso della gara. L’Italia al cancelletto di partenza schiera un quartetto che si è sempre distinto in coppa del mondo e che esprime il meglio quando il fondo della pista è ghiacciato. Iniziata la gara gli Azzurri non brillano: Heel Paris e Fill e si devono accontentare di piazzamenti intorno alla decima posizione. Le speranze italiane sono intorno ad Innerhofer che con una discesa perfetta condotta gran parte con il tempo migliore taglia il traguardo in seconda posizione a soli sei centesimi dallo sciatore austriaco Mayer. Per l’Italia è la terza medaglia conquistata in discesa libera nel corso delle varie edizioni dei Giochi olimpici invernali e mancava da ben trentotto anni, quando nell’edizione dei Giochi olimpici di Innsbruck, Herbert Plank si aggiudicò il bronzo. La supercombinata femminile si dimostra una vera débâcle e la squadra italiana non brilla; in discesa libera invece Daniela Merighetti siora il podio arrivando quarta a pochi centesimi dalla Ticinese Lara Gut. La “favola” d’Innerhofer continua

anche in supercombinata, dove dopo aver disputato una manche di discesa libera molto al di sotto delle sue aspettative, si riscopre slalomista e con un’ottima manche agguanta un bronzo che sa dell’incredibile in quanto in slalom si era allenato ben poco. Contemporaneamente ai successi di Innerhofer, Armin Zoggeler vince la medaglia di bronzo nello slittino , diventando uno degli atleti italiani più vincenti di sempre nella storia dei Giochi olimpici invernali e portando a 6 il suo palmares di medaglie olimpiche, una più di Tomba. Le cose non si mettono bene nei due supergiganti sia maschili che femminili, mentre in gigante femminile Elena Fanchini agguanta un altro quarto posto che risulta particolarmente amaro a tutta la squadra azzurra. Nel gigante maschile, Simoncelli spreca un’occasione importantissima in quanto, dopo una prima manche perfetta, commette diversi errori nella seconda giungendo nelle retrovie. Lo slalom femminile va male e le sue due atlete non portano a termine la gara, mentre nello slalom maschile l’Italia porta a casa l’ennesima medaglia di legno grazie a Stefano Gross. Nella combinata nordica, disciplina composta da salto con gli sci e sci di fondo, Alessandro Pittin ottiene un altro quarto posto a un solo secondo dal terzo. Le gioie più grandi arrivano però dallo short track, dove Arianna Fontana conquista una medaglia di bronzo e un’altra d’argento e, nella stafetta. la squadra italiana ne ottiene un’altra ancora classiicandosi terza. Un’altra gioia inaspettata arriva dal biathlon , dove nella stafetta mista l’Italia conquista un bellissimo bronzo. L’ultima gioia ci giunge dal pattinaggio artistico grazie alla bravura di Carolina Kostner, che conquista il bronzo. IL Presidente del Coni, Malagò, ha così commentato i risultati degli atleti italiani: ”Sono soddisfatto, ma non mi accontento”. Cerchiamo di capirne di più. L’Italia si è posizionata al 22° posto nella classiica generale, ma solo perché non è arrivato l’oro. Come numero di medaglie vinte, infatti, gli azzurri si sono piazzati al 12° posto. Sarebbe bastato un oro (che, purtroppo, non c’è stato) per far risalire l’Italia in classiica. Per rivedere gli azzurri senza un oro bisogna tornare indietro ai Giochi Olimpici di Lake Placid, negli Stati Uniti d’America del febbraio 1980, con due soli argenti. Il rammarico più forte, però, sono state le otto medaglie di legno, ossia i quarti posti raggiunti. Si spera che i risultati degli Italiani possano migliorare nei prossimi Giochi olimpici che si terranno a PyongChang (Korea del Sud) nel 2018.

OLIMPIADI INVERNALI di Francesco Artizzu

Sport

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Poesia

Al di là della grata c’è il vuoto:

un vuoto fatto di nuvole e gabbiani, di aria fresca

e di schizzi di acqua salata.Al di là della grata

c’è il mare: un mare profondo e potente, così vicino da poterlo toccare;

così antico che esiste da sempre.

Al di là della grata c’è un uomo

che cade tra cielo e mare;

c’è un uomo che cade e sorride.

E per un attimo quell’uomo è immortale.

Jacopo Del Deo

Non più occhi vorranno veder. Quell’oceano di candide ciocche.

Non più orecchie vorranno ascoltar,

Il chiudersi dei vagoni che all’orizzonte svaniscono.

Non più mani vorranno toccar, Quei gelidi corpi in terra sdraiati. Non più uomini vorranno veder, I propri fratelli per un Sì

o per un No cader.

Di Roberta Cimmino

Just Dream

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24 Aprile 2014 Tecnologia

INNOVAZIONI E DELUSIONI DELLA NUOVA GENERAZIONE DI CONSOLE

Quando la voglia di conquistare il mercato sovrasta la creatività e la qualità del prodotto

di Giuseppe Viscusi

Dopo pochi mesi dall’uscita delle console Next-Gen è possibile fare un primo, seppur molto limitato, bilancio delle innovazioni portate della nuova generazione. Quello che salta subito all’occhio è che

sia Xbox One sia PlayStation 4 hanno tentato di adattarsi, come si poteva supporre, ai nuovi standard graici dei videogiochi. Avendo un hardware isso, le console si trovano, negli ultimi anni di vita di ogni generazione, ad avere prestazioni notevolmente inferiori rispetto al potenziale dei vari titoli. Per capire se i miglioramenti introdotti da Sony e Microsot saranno stati suicienti, bisognerà vedere ino a quando le console ofriranno prestazioni comparabili a quelle dei PC di fascia media. Per adesso il nuovo hardware sembra fare egregiamente il suo lavoro come si può osservare dalle prestazioni dei dispositivi con gli ultimi titoli. Anche se non è possibile esaurire il discorso della funzionalità di un hardware in poche battute un prima idea si può avere considerando le prestazioni di PS4 e XOne con uno dei più famosi titoli del momento: Battleield4. Questo, con l’introduzione del FrostBite Engine 3, è uno dei titoli con graica più impegnativa ofrendo, oltre a texture molto dettagliate e modelli dei personaggi ben deiniti, anche la completa distruttibilità degli ediici e l’imprevedibilità degli eventi atmosferici che rimodellano completamente le mappe di gioco. Sia con Xbox One che con PlayStation 4 è possibile giocare in multiplayer su server ino a 64 giocatori a ben 60 FPS mentre sulle console Old-Gen si possono ottenere solo i 30 FPS, ma su server di soli 24 giocatori, cosa che inluisce non poco negativamente sull’esperienza di gioco. In realtà, però, le innovazioni portate dall’Ottava Generazione si fermano qui. Oltre le inevitabili migliorie hardware, infatti Sony e Microsot non si sono spinte. Sin dalla presentazione dei due nuovi dispositivi, soprattutto dopo quella della nuova Xbox, fu chiaro che i due colossi si erano principalmente concentrati sul lato social delle console. Oltre a discutibilissime politiche di mercato annunciate da Microsot (tra l’altro ritirate dopo il colossale lop delle prevendite dopo l’E3) la presentazione fallì proprio per la mancanza di contenuti interessanti, mentre abbondarono gli annunci su implementazioni di funzionalità social come possibilità di condividere ogni tipo di informazione sui nostri progressi di gioco o di accedere a contenuti video esclusivi, di cui nessuno sentiva la necessità. Quello che ha maggiormente deluso di questa generazione è proprio la poca innovazione in campo ludico: oltre a pochissimi titoli esclusivi presentati sia dal colosso giapponese sia da quello americano, sembra dover continuare ancora per molto tempo la politica di sfruttamento delle solite saghe di successo. Purtroppo però queste scelte di mercato sono ampiamente premiate dal mercato. Se un Call of Duty (con Ghosts la saga è arrivata al decimo capitolo!) o un Assassin’s Creed (che è diventato come tutti i peggiori titoli commerciali a cadenza annuale) fa correre il grande pubblico dei Casual Gamer ai negozi per strapagare la solita minestra riscaldata cosa importa se il piccolo pubblico di intenditori resta inorridito dal fatto che, in nome del proitto economico, vengono distrutte le loro serie preferite? Quando la maggior parte dei tradizionali tipi di gioco sono stati ampiamente sfruttati e esauriti nelle loro possibilità non resta che rivolgere i propri interessi verso il pressoché ininito mondo dei giochi indipendenti. Capita sempre più spesso che sviluppatori bravissimi con idee davvero innovative non riescano a realizzare il loro progetto perché le grandi sotware house lo reputano poco fruttuoso perché diicilmente fruibile dal grande pubblico di Casual Gamer. Il vincolo delle colossali spese per la distribuzione che si aveva quando la distribuzione di un titolo necessitava

di un supporto isico, è stato adesso ampiamente superato, dato che ognuno può distribuire il proprio prodotto direttamente su internet. I giocatori PC hanno così la possibilità di avvicinarsi a titoli Indie fantastici che, in alcuni casi hanno conquistato il mercato. Esempio lampante di questo fenomeno è Minecrat il primo gioco indie a divenire mainstream tanto che Notch, il suo sviluppatore, ha visto aprirsi miracolosamente le porte del mercato console.Ecco perché, nonostante in passato il cambio generazionale segnasse il punto di maggior freschezza nel mondo dei videogiochi, le innovazioni adesso sono altrove, viaggiano velocemente su internet e sono sfruttate dal privilegiato pubblico dei giocatori PC.

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25Aprile 2014

Le tecnologie che cambieranno le nostre abitudini Il futuro come innovazione nelle cose di

tutti i giorniAnche se potrebbe sembrare scontata questa frase all’inizio, tutti noi siamo consapevoli del fatto che la tecnologia fa passi da gigante. Ogni novità in ambito tecnologico diventa obsoleta anche a distanza di poche settimane, lasciandoci sorpresi e costringendoci, ad esempio, a valutare a lungo l’acquisto di uno smartphone o di un computer nel timore che possa essere superato in breve. Questo processo di innovazione sta coinvolgendo tutto il mondo, lo sta rendendo “Smart”. Dunque vediamo in che modo la tecnologia sta cambiando il nostro modo di vivere: per fare ciò, ho selezionato alcune innovazioni che ultimamente hanno catturato la mia attenzione. Partiamo dal televisore: ino a poco fa eravamo abituati a vedere TV che, semplicemente, ricevevano canali televisivi. Invece adesso si stanno difondendo sempre le cosiddette “Smart TV” che cambiano radicalmente la nostra concezione dell’apparecchio televisivo: oltre a poter vedere i classici canali, una volta collegata ad internet è possibile guardare video su YouTube, contenuti in streaming, condividere i propri contenuti multimediali dal cellulare e addirittura efettuare videochiamate. Pensate a quanto è cambiata la TV in questi anni: sicuramente ricorderete quella grossa e pesante scatola di una volta, quando era ancora impiegato il “tubo catodico”; pensate adesso com’è diventata, uno schermo sottilissimo con una deinizione e dei colori dell’immagine che sembrano quasi reali, e, in più, anche le funzionalità di un computer. Senza contare che spesso queste TV possiedono anche la tecnologia 3D, che permette di vedere ilmati in tre dimensioni rendendole ancora più realistiche. Passiamo adesso alle automobili: la radio era l’unico oggetto con il quale poter interagire. Adesso invece più che una radio abbiamo un computer di bordo, completo di GPS, postazione per collegare l’ipod, e anche sensori di vicinanza per evitare di urtare il muretto nell’angolo cieco, impossibile da vedere con gli specchietti retrovisori. Se pensate che sia il massimo, vi sbagliate, perché ci sono altre novità in vista e prossime all’uscita. La prima, sviluppata da Ford, rappresenta un’importante novità nel campo della sicurezza: si tratta della “Obstacle Avoidance”, la quale, come intuibile

dal nome, tramite un sensore permette di evitare ostacoli quali persone o altre vetture, sterzando, frenando oppure efettuando manovre evasive di emergenza se il guidatore non provvede entro un certo limite di tempo. Questa tecnologia risulta di grande importanza perché contribuirà a salvare vite ed evitare incidenti. Sempre per quanto riguarda le automobili, c’è un altro progetto in sviluppo, che utilizzerà anche la tecnologia di cui ho parlato poco fa. Un vero e proprio nome non c’è; si tratta di un’innovazione che suona tanto di fantascientiico e ci fa venire in mente Will Smith in “Io, robot”: le auto che si guidano automaticamente! Ciò è reso possibile dal funzionamento parallelo di un sistema di ricezione GPS, una serie di sensori

LE TECNOLOGIE CHE CAMBIERANNO LE NOSTRE ABITUDINI

“Il futuro come innovazione nelle cose di tutti i giorni”

di Vincenzo Migliore

e tecnologie quali la “Obstacle Avoidance”, e un’interconnessione tra le auto che rende possibile un costante scambio di dati, coordinati da un piccolo computer di bordo. Dunque sarà possibile entrare in macchina, inserire la destinazione e godersi il panorama e rilassarsi. Per ora sono stati efettuati alcuni test che hanno dato segnali positivi nello sviluppo di queste macchine autopilotate. Passiamo a un’altra innovazione che sta muovendo i primi passi: le stampanti 3D!

Si tratta di dispositivi in grado di realizzare oggetti in tre dimensioni. Anche se al momento sono impiegate principalmente da aziende di progettazione e design, e molte siano praticamente dei prototipi, il prezzo è in forte discesa e presto saranno disponibili, ad un costo accessibile, per un pubblico più ampio. Su internet è già possibile acquistare alcune stampanti 3D per uso domestico in grado di realizzare oggetti non più grandi di due decimetri per ciascuna dimensione, ad un prezzo che si aggira intorno ai mille dollari. Esistono vari metodi di stampa 3D; il più difuso è quello della stampa “A getto d’inchiostro”. Considerato il più veloce e completo in quanto permette di creare oggetti completamente colorati e con delle sporgenze, questo crea strati di polvere composti da resine che sono poi uniti da un getto di una sostanza legante; la stampante continua a realizzare strati ino ad ottenere l’oggetto voluto. Per produrre oggetti, oltre ai materiali, è necessario avere un modello tridimensionale dell’oggetto da creare, realizzato tramite un sotware di elaborazione tridimensionale. Anche l’Italia ha una sua parte nella creazione di questi dispositivi: Marco Rizzuto e Giovanni Grieco, due 28enni che studiano al Politecnico di Milano, hanno progettato una stampante 3D tutta italiana, la “Fabtotum”, che utilizza il metodo del “Fused deposition modeling” (modellazione a deposizione fusa). Sarà disponibile sul mercato nei prossimi mesi. La possibilità di creare una vastissima gamma di oggetti consente numerosi impieghi: dai già citati studi di design, agli studi medici, dove sarà possibile, ad esempio creare protesi ad hoc. La tecnologia, quindi, sta prendendo sempre più parte alla nostra vita quotidiana, migliorandola sotto vari aspetti, che vanno dal semplice intrattenimento a questioni più serie come la salute delle persone; purtroppo, in molti vedono solo il lato negativo di questo processo, enfatizzando aspetti quali l’eccessiva presenza della tecnologia nelle attività umane, che perdono di signiicato e di originalità. Molti sottolineano anche come il social stia rovinando i rapporti umani, sostituendo la comunicazione diretta con quella indiretta dei sistemi di messaggistica istantanea. Io invece ritengo che non bisogna condannare indiscriminatamente la tecnologia come la “rovina dell’umanità”, non vedo tutto questo pericolo. Un uso intelligente e non eccessivo di essa e dei mezzi di comunicazione non può che giovare e sempliicarci la vita.

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26 Aprile 2014

È appena terminata la miniserie televisiva Braccialetti Rossi, diretta da Giacomo Campiotti e trasmessa in sei puntate dalla RAI, il cui successo è stato talmente grande da prevedere una seconda serie per

la ine del 2015. Braccialetti Rossi nasce dall’autobiograia Albert Espinosa che descrive il suo rapporto con il cancro che lo ha colpito in giovane età e contro il quale ha dovuto lottare per ben 10 anni. La serie narra la storia di alcuni ragazzi che per ragioni diverse si ritrovano a condividere esperienze drammatiche che per alcuni di loro purtroppo avranno l’epilogo peggiore. Simbolo del loro gruppo sono dei braccialetti rossi (da qui il titolo) che uno dei ragazzi ha ricevuto durante i vari interventi e che regala agli altri per sancire la loro unione. È una serie dai toni altamente drammatici dalla quale si evince una grande soferenza dei protagonisti, costretti malgrado la giovane età in una corsia di ospedale mentre fuori c’è un mondo da vivere. La soferenza isica e morale e le continue delusioni, però, non toglieranno loro la voglia di lottare. Avvicinare un pubblico giovane ad un tema cosi complicato come quello della malattia e dalla soferenza che ne deriva è alquanto diicile perché i ragazzi hanno quasi paura di accostarsi al dolore quasi a volerlo esorcizzare. Braccialetti Rossi con i suoi protagonisti e le sue tematiche così ben esposte è riuscito già dalle prime puntate ad attirare la loro attenzione. Ha saputo trattare un argomento così delicato e allo stesso tempo cosi attuale con la giusta sensibilità. Ogni anno migliaia di persone si ammalano di cancro e tra queste, purtroppo, anche tantissimi ragazzi che passano dai banchi spensierati della scuola ad una realtà ben diversa, lottando per qualcosa che alla loro età dovrebbe rappresentare una certezza, la vita. Accanto

a loro in questa lotta disperata ci sono mamme, padri, fratelli, famiglie intere la cui vita viene stravolta in un attimo. Queste persone non devono assolutamente essere lasciate sole: hanno bisogno del supporto di tutti, di sentire il calore e il conforto della gente anche quando l’unica cosa che si desidera è restare soli e urlare la propria disperazione al mondo intero. Trasmettere il messaggio che si può andare avanti anche quando tutto sembra cosi diicile è importantissimo. Soprattutto è importante la testimonianza di chi ha combattuto contro questo morbo ha vinto, e che mostra sul proprio corpo ancora i segni della soferenza. Braccialetti Rossi ha dato la possibilità ai ragazzi di capire quali sono alla ine i veri drammi della vita, quando si viene messi dinanzi ad un bivio, ad una realtà cosi cruda, quando aleggia nell’aria la paura della morte. All’improvviso ti rendi conto che tutti quelli che sembravano problemi insormontabili altro non sono che ostacoli che fanno parte della quotidianità. Il dolore, la soferenza, la paura di non farcela, quella è una cosa bene diversa, ti cambia, ti fa crescere improvvisamente, ti fa capire quanto sia importante e bella la vita, anche le cose più banali diventano improvvisamente importanti e anche l’aria che si respira ha una sapore diverso quello della vita. La vita è il dono più prezioso che ci sia e va difesa e rispettata, perché facendolo rispettermo tutti coloro che non ce l’hanno fatta. La vita è bella sempre e comunque, bisogna saper cogliere quanto di preziosa essa racchiude. “Vedere un mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un iore selvatico, tenere l’ininito nel palmo della mano e l’eternità in un’ora” William Blake.

BRACIALETTI ROSSI,

di Marika Ferri

Spettacolo

Sorrisi, urla, lacrime: di tutto e di più per il secondo ilm-documentario del cantante 19enne Justin Bieber. L’artista ci svela i retroscena del suo ‘Believe Tour’ che dal 29 settembre 2012 al 19 novembre 2013 l’ha

portato in tutto il mondo, conducendolo anche nel nostro Paese.Il 4 e il 5 febbraio in tutte le sale cinematograiche d’Italia (o quasi) inalmente sbarca il ilm evento più atteso dell’anno che vende oltre 22 mila biglietti.Novantatré minuti indimenticabili per i ‘beliebers’ italiani che hanno avuto l’occasione di conoscere ancora più in profondità il vero Justin: quel ragazzino che farebbe di tutto per le sue fan, quel ragazzino che ama la musica, quel ragazzino che non ha niente a che fare con il personaggio costruito dai Tg e dai giornali. Believe Movie è stato il momento giusto per raccontare non solo il lato artistico ma anche quello umano di questo giovanissimo talento.All’interno del ilm si alternano musica, interviste al cantante, al suo manager, alla sua adorata mamma, alla crew e ai suoi colleghi che lo

hanno accompagnato durante questo cammino. Certo non potevano mancare all’appello i suoi fedeli ‘beliebers’ che hanno espresso il loro amore incondizionato verso il proprio idolo.Ha giocato un ruolo fondamentale l’aggiunta di alcune scene personali dell’artista che sono state il punto debole delle ragazze e dei ragazzi nelle sale. Basti pensare ai minuti dedicati ai momenti che Bieber ha trascorso insieme ad Avalanna (una bambina di 6 anni portata via dal cancro nel settembre del 2012), la piccola ‘mrs. Bieber (questo era il suo nomignolo). La sua scomparsa ha di certo lasciato delle ferite insanabili a tutti coloro che la conoscevano.Believe Movie è stato realizzato anche per dimostrare la maturazione personale di Justin, un momento di transizione che ha dimostrato saper afrontare non sempre al meglio. Tuttavia tra mille e una diicoltà Justin si è rialzato e sempre con il sorriso sul volto.Questo e molto altro nel capolavoro dell’anno, ricco di emozioni e di verità nascoste: da non perdere!

di Lidia Falbo

JUSTIN BIEBER’S BELIEVE: IL FILM EVENTO«Dietro le prime pagine, oltre i rilettori la vera storia… la sua musica»

Una serie tv che ha appassionato l’italia

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27Aprile 2014

Basta una scintilla per scatenare una rivoluzione

HUNGER GAMES: LA RAGAZZA DI FUOCO

di Stefania Caiazza

Dopo il grande successo del ilm di Gary Ross, Hunger Games, tratto dall’omonimo romanzo di Suzanne Collins, non ci si poteva non aspettare un sequel delle (dis)avventure di Katniss Everdeen.

L’avevamo lasciata vincitrice dei settantaquattresimi Hunger Games, (dei giochi di morte organizzati da Capitol City per ricordare ai vari distretti la sua supremazia), insieme a Peeta Mellark, suo amico e compagno di Distretto. La ragazza infatti, con uno stratagemma, era riuscita a salvare entrambi andando contro i piani della capitale e a diventare un simbolo per gli altri distretti: speranza; una scintilla per la ribellione.Una volta initi gli Hunger Games, Katniss alloggia nel villaggio dei vincitori del suo distretto, destinata ad una vita di lusso, insieme alla famiglia, a Peeta e Haymich, suo mentore e ex-vincitore. La ragazza crede che le immagini di brutalità alle quali ha dovuto assistere nell’arena risiedano solo nei suoi incubi, durante i quali Peeta sarà sempre pronto a proteggerla, ma ignora un pericolo sempre in agguato. L’edizione della memoria, che avviene ogni venticinque anni. Questo è il settantacinquesimo e come sempre riserverà qualcosa di diverso, una sorpresa inattesa.

La ragazza di fuoco (Catching Fire in inglese) è il secondo ilm della saga di Hunger Games e, paragonato al precedente, ha sicuramente qualcosa in più.Il ilm rispecchia in modo accuratamente fedele le vicende del libro, trascurando solo qualche fatto che verrà probabilmente ripreso nel prossimo capitolo della trilogia.La trama, già avvincente nel libro, viene innalzata da fantastici scenari curati nei minimi dettagli, efetti speciali e costumi mozzaiato, senza tralasciare, ovviamente, i talentuosi attori.In primo luogo, Jennifer Lawrence, che interpreta la protagonista Katniss, è indubbiamente una delle attrici più amate del momento. Ha colpito tutti con la sua naturalezza e grande abilità di recitazione, ed è anche vincitrice di un Oscar come migliore attrice per Il Lato positivo, meritatissimo. La Lawrence è capace di esprimere sia la disperazione del suo personaggio in momenti tragici, che la freddezza e la rabbia che prova, nonostante Katniss abbia un carattere opposto a quello della stessa attrice, la quale durante le interviste dimostra di essere solare e divertente.Peeta Mellark viene interpretato da Josh Hutcherson. Non si poteva compiere una scelta migliore, poiché a Peeta viene attribuito un carattere dolce, paziente e sensibile, specialmente con la sua amata Katniss. Hutcherson, grazie ai suoi occhi profondi e innocenti, rappresenta una perfetta opzione per il povero iglio del fornaio.Allo stesso modo tutti gli altri attori come Liam Hemsworth e Elizabeth Banks (Gale e Eie Trinket) sono stati apprezzati per la loro impeccabile interpretazione dei rispettivi personaggi.Inoltre, con l’uscita di Catching Fire, si è discusso molto sulla scelta dell’afascinante attore Sam Clalin, il quale interpreta un nuovo personaggio inserito nella saga: Finnick Odair. Finnick viene dipinto come un ragazzo bellissimo e forte, dai capelli e la pelle d’oro, e amato pazzamente da tutte le sue fan. Gli appassionati della trilogia della Collins sono rimasti sorpresi dopo aver saputo chi avrebbe dovuto vestire i panni del nuovo personaggio. Lo stesso Sam Clalin ha dichiarato di non essere abbastanza bello per interpretare il ruolo di Finnick, ma il suo lavoro durante le riprese è stato ineccepibile, riuscendo a non deludere le aspettative degli appassionati un po’ titubanti.Da non sottovalutare è il ruolo dei costumi. Nei libri della Collins gli

abitanti di Capitol City vengono descritti come persone eccessive ed esagerate, che usano particolari interventi per modiicare il colore della pelle, o che utilizzano un drink particolare durante le feste per rimettere tutto ciò che hanno mangiato, in modo da poter provare ogni portata che viene servita ai banchetti. Sarebbe stato un peccato, nella pellicola, sottovalutare questi particolari, ma fortunatamente sono stati riportati a dovere. Si vedono uomini e donne con cappelli enormi e improponibili, trucchi pesanti e ricoperti di brillantini. La stessa Eie Trinket è stata rappresentata correttamente, con i suoi capelli d’oro e i vestiti pomposi, colmi di orpelli.Non avendo ricevuto molte modiiche rispetto al libro, il ilm è stato decisamente apprezzato dagli ammiratori della trilogia; ma per chi ha semplicemente voluto provare qualcosa di nuovo, o vedere un ilm con gli amici, è stato considerato lento e noioso. Alcuni l’hanno anche deinito “una copia del primo”. La pellicola, in efetti, ripropone alcuni trucchetti cinematograici già usati nel primo ilm, ma non per questo perde valore. Anzi, sembra quasi che fungano da ilo conduttore per ricordare che si tratta sempre della stessa storia, per evitare di dimenticare ciò che è successo prima. Catching Fire supera di gran lunga le aspettative iniziali, poiché molti ilm tratti da libri non sempre riescono a proporre allo stesso modo le emozioni e i fatti delle pagine scritte, e supera di gran lunga il successo avuto dal suo predecessore.Aspettiamo con grande ansia il nuovo capitolo della trilogia, Mockingjay - Parte 1, il quale, se sarà bello almeno la metà de La Ragazza di Fuoco, sarà più che apprezzabile da guardare.

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28 Aprile 2014

CITTÀ DI CARTA

di Marta Cacciapuoti

TITOLO: Città di carta

AUTORE: John Green

EDITORE: Rizzoli

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2009

PAGINE: 377

PREZZO: € 16,50€

a creparsi. E quando si rompe non c’è niente da fare, la ine è inevitabile. Però c’è un sacco di tempo tra quando le crepe cominciano a formarsi e quando andiamo a pezzi. Ed è solo in quel momento che possiamo vederci, perchè vediamo fuori di noi dalle nostre fessure e dentro gli altri attraverso le loro.”

Quentin dice che ci sono tante Margo: la Margo che sta con gli amici, la Margo che sta con genitori, quella che vede lui con i suoi occhi; ma chi è in realtà Margo Roth Spiegelman?La verità è che non c’è una vera e propria risposta. Ogni essere umano è come un diamante, presenta mille sfaccettature e ognuna è diversa dall’altra.E se amate leggere accompagnati dalla musica , con “Città di Carta” provate ad ascoltare:

Temper Trap - Down River

Bastille – he Draw

Imagine Dragons – Destination

MGMT – Kids

he Naked and Famous – Young Blood

Arctic Monkeys – Fluorescent Adolescent

“John Green, vincitore di diversi premi come i Printz Medal, Printz Honor e l’

Edgar Award, è uno dei numerosi best sellers della New York Times.

Assieme a suo fratello Hank, è fondatore dei Vlogbrothers uno dei più famosi

progetti di video online al mondo.

Ha un iglio di 5 anni e vive oggi con sua moglie in Indianapolis, Indiana.”

Quentin Jacobsen ha delle idee ben precise sul suo futuro, non ha mai pensato che potesse esserci qualcos’altro per lui. La sua routine viene però bruscamente messa in pericolo dalla ragazza di cui è sempre stato

innamorato, MargoRoth Spiegelman.Margo è spensierata, libera, coraggiosa e sempre in cerca di nuove avventure. Da piccoli Quentin e Margo erano amici, passavano molto tempo insieme e hanno condiviso una macabra esperienza: il ritrovamento di un cadavere nel parco del loro quartiere che ha profondamente segnato entrambi. Margo, che non si è interessata all’esistenza di Quentin per anni, una notte bussa alla sua inestra per coinvolgerlo in un’avventura che non dimenticherà mai, per poi sparire il giorno dopo, lasciando dietro di sé una scia d’indizi. Quentin è deciso a trovarla. Costi quel che costi.Con Città di Carta John Green è riuscito a parlare di alcuni aspetti ovattati nel profondo delle persone, che con un esame supericiale non sono visibili. È pericoloso credere che una persona sia più di una persona, non ci si può immaginare che questa sia esattamente come la vorremmo noi, che faccia le cose quando e come le vogliamo noi, per questo è sbagliato innamorarsi di un’idea; va detto però che è inevitabile considerare una persona dal proprio punto di vista.Paper towns è un romanzo di formazione, ricco di suspense , con un tocco di avventura ed amicizia, una rilessione sul senso delle cose, sull’uscire dal sistema un momento e osservare la propria vita dal di fuori, capire cosa si sta facendo, dove si sta andando e cosa si vuole davvero. È un inno alla consapevolezza, al non andare avanti semplicemente perché tutti vanno avanti. È un invito al calmarsi, capire se quello che si sta facendo è quello che si vuole, perché se non lo si vuole è necessario cambiare. Il consiglio a non vivere in una “città di carta”, come la chiama Margo.“E’ una città di carta. Guardala, Q:guarda tutti quei viottoli, quelle strade che girano su se stesse, quelle case che sono state costruite per cadere a pezzi. Tutte quelle persone di carta che vivono nelle loro case di carta, che si bruciano il futuro pur di scaldarsi. Tutti quei ragazzini di carta che bevono birra che qualche cretino ha comprato loro in qualche discount di carta. Tutti rimbambiti dalla frenesia di possedere cose. Cose sottili e fragili come carta. E tutti altrettanto sottili e fragili”

I personaggi sono descritti in maniera sublime, ognuno di essi brilla di luce propria. I dialoghi grandiosi ed accattivanti. Il inale è straordinario, inaspettato.La trama è scorrevole e ben delineata, tiene il lettore col iato sospeso ino all’ultima pagina. Sicuramente la parte migliore del romanzo è l’ultimo capitolo dove Green dà spunti su alcune rilessioni molto importanti e profonde.

“Forse è più come hai detto prima, che dentro di noi si sono aperte delle crepe. Ognuno all’inizio è una nave inafondabile. Poi ci succedono alcune cose: persone che ci lasciano, che non ci amano, che non capiscono o che noi non capiamo, e ci perdiamo, sbagliamo, ci facciamo male, gli uni con gli altri. E lo scafo comincia

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CAMMINA CON MEdi Marco Formisano

Capitolo III

Racconti a Puntate

IL SECONDO CAPITOLO DISPONIBILE NEL NOSTRO BLOG P31

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30 Aprile 2014

«Istruiscimi, o dea» dissi consapevole dopo aver abbondantemente e felicemente ammirato il cielo. La dea

era scomparsa: l’altalena dondolava vuota. Non mi sorpresi d’altronde. Vi era però una lettera lì dove prima era seduta, un foglio ripiegato in due su se stesso. La iligrana color pergamena era simile a quella di libri antichi, ma resistente. Sul lato rivolto verso l’alto vi era una scritta d’inchiostro, l’immaginavo in piuma d’oca, che con eleganti ghirigori barocchi diceva: per Free. Mi avvicinai e raccolsi la missiva divina. La aprii, e vi trovai un petalo. Lo riconobbi: rosa, soice, fresco, profumato; su quel petalo di ciliegio era incisa una frasescritta con lo stesso stile: Cammina con me. Mi era sempre piaciuto camminare. Non tanto perché è una sana attività isica, ma perché è facile e stimolante. Puoi andare dove vuoi, e ovunque si posi il tuo sguardo, la tua mente acquisisce sempre nuove informazioni e sensazioni. Con gli occhi puoi vedere auto e persone che passano, case onnipresenti e da lontano statiche montagne; con la mente immagini la meta di quelle auto e di quelle persone, l’interno di quelle abitazioni che nonconosci, il movimento delle foglie e gli animali che vivono in quei boschi; e con il cuore senti i pensieri di quei passanti, le testimonianze di quelle dimore e la natura di quegli alberi. Così ti arricchisci. E tra uno sguardo e un altro, hai tutto il tempo per pensare a te stesso, ai tuoi problemi, alle tue parole, al mondo che ti circonda. Mi piaceva tantissimo pensare a queste cose. E in più l’idea di camminare mi entusiasmava, era per me sinonimo di progresso, di evoluzione – è il volo dell’uomo. D’improvviso fece capolino quel sasso che a volte sentivo legatomi al piede: l’insicurezza.Quella che mi poneva gli interrogativi di quando partire, come camminare, dove arrivare. Mi domandai se la dea poteva davvero starmi accanto. “Con me” ha detto. Ma dov’è? Io non vedo nessuna indicazione, nessun consiglio, nessuna soluzione! Sono solo un uomo, per lo più un ragazzo, e ritengo che niente di umano mi sia estraneo.Con un gesto involontario strinsi il petalo in pugno e lo avvicinai al petto. Sì, mi infuse forza, la sentii. Quella necessaria per capire: le cose vanno fatte con ordine e razionalità, Devo camminare prima per percepire la compagnia divina poi. Sì! Dovevo raggiungere la città che sentivo mia. Dovevo uscire da quel recinto! Sarò guidato. Ne ero sicuro. Inutile aspettare di iniziare col piede giusto, dovevo avviarmi e basta. È questo l’importante, la cosagiusta. Misi il petalo con incise quelle parole d’amore nel taschino del mio giubbotto. Mi avrebbe protetto da quella fuga. Sì, mi ero deciso: sarei scappato, e anche subito. Ma prima dovevo andare da una parte, una casa che mi scaldasse il cuore. Mi incamminai dal parco verso la chiesa. Ripensandoci, era proprio bufo che io, cristiano, abbia

incontrato una divinità pagana. Sono sicuro che c’era il Suo zampino. Una volta giunto, mi sedetti su un muricciolo difronte ad essa. E, mentre la osservavo, pregavo.Non so quanto tempo stetti lì, ma il tempo era immutabilmente bello. Rilettendoci, quante cose mi sono successe in questi ultimi giorni: mi appare una dea in sogno, non riconosco i miei genitori, scopro di non appartenere a questa città, rincontro la dea e mi invita a camminare, andare via da questo recinto. Immediatamente vidi alla destra della Chiesa un cancello che non avevo mai visto prima. Non avevo intenzione di ritornare a casa – mi avvicinai ad esso. Non era enorme, e sembrava stesse lì da anni. Sul lucchetto c’era un biglietto familiare: stessa iligrana, stesso colore, stesso stile “Per Free”. Lo aprii e lessi: “Non ti resta che andare”. Quelle parole mi infusero grande energia e coraggio. Dovevo partire. Ora. Dovevo andare verso la mia città, la mia vita! Ma infondo, cos’è la vita se non un cammino, di emozioni, persone e relazioni, per raggiungere la propria meta? E come cammino possiede innumerevoli bivi: strade e decisioni da prendere. E io le vedevo, erano dinanzi ai miei occhi. Non sono un tipo avventato, sono stato a lungo a pensarci. Pensavo di poter tornare indietro, di ripercorrere strade passate, orientarmi in situazione già vissute. Oppure pensavo di costruirmi una mia strada! Poter andare dove si vuole, quando si vuole, senza limiti. Nobile fu il pensiero che la libertà di scelta non si trova nelle opzioni, ma nel crearsi la propria di scelta. Ma il sasso dell’insicurezza si fece più leggero. Mi avrebbe soddisfatto una vita creata e gestita da mani... umane? No, non era compito mio. Così, con immensa iducia: mi incamminai. Sì! Potevo farlo, potevo uscire da quel recinto! Che gioia poter volare! Mi avviavo verso l’apoteosi dell’uomo: la libertà! Quella conquistata anche con il sangue ma che è rimasta immacolata. Quella che unirà tutti i popoli quando tutti potranno goderne. Quella che rivela le potenzialità dell’uomo. È quindi il motore della nostra esistenza, che si fonde con ogni cosa. Una volta imboccata la strada giusta, sembrò che quella sotto i miei piedi procedeva da sola. Letteralmente, accelerava. Allo stesso momento mi innalzavo da terra, quasi ad un metro. Passai per un bosco, gli alberi si avvicinavano, temevo di andare a sbattere, con sorpresa li passai attraverso. Era un viaggio indescrivibile.Incominciai a prendere dimestichezza con quel volo, riuscivo a muovermi con più controllo.Sembravo un supereroe. Camminavo; volavo; gioivo. Vidi una mamma riabbracciare il proprio iglio ritrovato. Un uomo incredulo e deluso perdere il treno. Il fragore di un bacio nel cuore di un concerto. Lo strattone di un bambino. L’ammirazione di un padre. La perdita di una guida. Un abbraccio inaspettato. La disperazione di una ragazza. Due anziani passeggiare tenendosi per

mano. Il crollo di una nazione. Un’alleanza tra due. Il sangue scorrere. La passione di un insegnante. Uno studente ammutolito. L’invito ad una festa. Il disastroso efetto dell’alcol. Un consiglio dato con disinteresse. Un tradimento. Ragazzi cantare insieme sotto le stelle in riva al mare. Un iglio che scappa di casa. Un iglio che trova nuova vita.D’improvviso una franata brusca.Vidi una signora d’età avanzata che indossava una veste verde scuro cucita a mano. Aveva un cinturino azzurro di canapa intrecciato sulla vita dal quale, dopo un nodo dietro la schiena, pendevano le due estremità ino ai piedi. L’anziana ricurva per il peso degli anni si appoggiava su un bastone di legno. Aveva i capelli grigi, e tre trecce, avvolti in uno chignon dietro la nuca. Con gli occhi di cui non riuscivo a vedere il colore incorniciati da rughe, era lei. Stavolta la dea era... una vecchia.«Ciao Free, sono Hekate, portatrice di luce, la triplice.» mi salutò, spiegando.«Dea...» sussurrai ancora incredulo di quel mistico viaggio appena intrapreso.La dea mi sorrise come una nonna sorride felice al proprio nipote.«Sì Free, hai capito una delle cose più importanti nella vita.»«Ma io ho solo...»«Hai spaziato, studiato, deciso, sognato, camminato» mi interruppe. «Hai avutol’opportunità di fare tutto quello che desideravi. In pochi posso farlo, sai?»«Ma io...» Non riuscivo a realizzare quello che era appena accaduto.«Tu sei libero.» Le parole della dea uscirono dalla sua bocca come un re che esce dal suo castello accolto da trombe trionfanti e osannato dal reame tutto.Finalmente capii: ebbi il bisogno di superare i conini imposti, il limite altrui, di percorrere le mie strade e di vivere a pieno la mia esistenza. Avevo bisogno di libertà. Non quella di fare quello che voglio, ma quella di essere me stesso. Ho patito, ho lottato, ho desiderato di vincere. E alla ine ce l’ho fatta. Era tutto più terso ora. Mi sono liberato da ogni sasso che mi bloccava. Avevo libertà di movimento, di pensiero, di scelta. Non dovevo preoccuparmi dei miei genitori, un giorno sarei andato a salvarli. «Io... Io amo questo posto. Io amo questo mondo.» conidai entusiasta alla dea.«E Tutto ama te.» mi rispose franca.

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