i sette re di roma atto i

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I TEMPO APRE SIPARIO CANZONE ”ECCO CHE ARRIVA ER SOLE” : CORO ....e voi che state in cielo e date luce signori delle stelle e delle messi, sentite che ve dice ‘sto coro de creature, d’ambo i sessi. Se Roma è l’invenzione dei celesti, se Roma è l’invenzione de voialtri, che dall’alto vedete li fasti e li nefasti, crescete i figli nostri più Romani de noiartri. Se, invece, è ‘n invenzione de noiartri, se i sassi li avemo devastati, e se Roma è ridotta a ‘sta cosa qui davanti, morammazzati annamo tutti quanti, nemmeno se dovemo lamentà. STACCHETTO TEVERE- Sono Tiberino, fratello di Fonto, dio delle sorgenti, figlio di Giano e di Giuturna, signora delle acque, per cui.....so tutto zuppo! Qui sulla riva del fiume, che poi sarei io, ma non mi chiamavo ancora Tevere, ma Rumon, che in etrusco significava fiume, da cui forse er nome de Roma, vent’otto secoli fa, non c’era niente. C’ero solo io! CANZONE ”TIBERINO” : TEVERE Tra ‘ste du rive sotto al Gianicolo prima de Roma ce stavo già. CORO Tra ‘ste du rive sotto al Gianicolo. TEVERE Er pecoraro che andava ar pascolo scenneva a fiume pe abbeverà. CORO Er pecoraro che andava ar pascolo. TEVERE Tutta la sponna sotto ar Gianicolo era d’ arena de quà e de là, e dentro l’acqua ce stava un popolo de gente strana che nun se sa. CORO Tra ‘ste du rive sotto al Gianicolo prima de Roma ce stavi già. TEVERE Prima de Roma ce stavo già. Quanno spuntava er sole cor caretto, e l’acqua diventava trasparente, le ninfe docianine

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I Sette Re Di Roma Atto I

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I tempo

I TEMPO

APRE SIPARIO

CANZONE ECCO CHE ARRIVA ER SOLE:

CORO

....e voi che state in cielo e date luce

signori delle stelle e delle messi,

sentite che ve dice

sto coro de creature, dambo i sessi.

Se Roma linvenzione dei celesti,

se Roma linvenzione de voialtri,

che dallalto vedete li fasti e li nefasti,

crescete i figli nostri pi Romani de noiartri.

Se, invece, n invenzione de noiartri,

se i sassi li avemo devastati,

e se Roma ridotta a sta cosa qui davanti,

morammazzati annamo tutti quanti,

nemmeno se dovemo lament.

STACCHETTO

TEVERE- Sono Tiberino, fratello di Fonto, dio delle sorgenti, figlio di Giano e di Giuturna, signora delle acque, per cui.....so tutto zuppo!

Qui sulla riva del fiume, che poi sarei io, ma non mi chiamavo ancora Tevere, ma Rumon, che in etrusco significava fiume, da cui forse er nome de Roma, ventotto secoli fa, non cera niente. Cero solo io!

CANZONE TIBERINO:

TEVERETra ste du rive sotto al Gianicolo

prima de Roma ce stavo gi.

CORO

Tra ste du rive sotto al Gianicolo.

TEVEREEr pecoraro che andava ar pascolo

scenneva a fiume pe abbever.

CORO

Er pecoraro che andava ar pascolo.

TEVERETutta la sponna sotto ar Gianicolo

era d arena de qu e de l,

e dentro lacqua ce stava un popolo

de gente strana che nun se sa.

CORO

Tra ste du rive sotto al Gianicolo

prima de Roma ce stavi gi.

TEVEREPrima de Roma ce stavo gi.

Quanno spuntava er sole cor caretto,

e lacqua diventava trasparente,

le ninfe docianine

facevano le corse pe corente.

Tra ste du rive sotto al Gianicolo

prima de Roma ce stavo gi.

CORO

Tra ste du rive sotto al Gianicolo.

TEVEREEr lupo nero che era in pericolo,

veniva sempre pe provoc.

CORO

Er lupo nero che annava a pecore.

TEVEREPure de notte, come un miracolo,

ce se vedeva ner cammin,

l arena bionna sotto ar Gianicolo

sbrilluccicava de qu e de l.

CORO

Tra ste du rive sotto al Gianicolo

prima de Roma ce stavi gi.

TEVEREPrima de Roma ce stavo gi.

Quanno tornava er sole cor caretto,

e lacqua diventava trasparente,

le ninfe e li tritoni

facevano lamore pe corente.

Se ce ripenso a sto spettacolo,

me vi da piagne perch se sa.

CORO

Se ce ripensi a sto spettacolo.

TEVEREChe su ste rive sotto ar Gianicolo,

l arena bionna pi nun ce sta.

CORO

L arena bionna sotto ar Gianicolo.

TEVEREL arena bionna pi nun ce sta.

TEVERE- Ce staveno solo sti quattro pecorari che saggiravano fra il Palatino e lEsquilino, dal latino esculus che vuol dire rovere, per via che al posto de Santa Maria Maggiore, ci stava un bosco di querce, che forse era pure mejo!

Qui, fra er Palatino e L Aventino, si stendeva la palude del Velabro, dal latino vel che vord, appunto, palude. E qui, proprio qui, dove oggi c la anagrafe, ululavano lupi sichibondi e sopra pecore, pecorari e lupi, regnava sovrana la zanzara, che forse era pure mejo!

Qui cera un ponte de legno detto Sublicio, perch in latino sublica la palanca, e la parte de l, tras-tevere, era detta la ripa Veiente, per via che Veio, illustre citt etrusca, era a 40 chilometri de distanza, e adesso, sulle sue rovine, ce stanno a costru un centro residenziale, che forse sar pure peggio!

Qui, sulla riva del fiume, qui, si ferm Ercole a riposare con le sue mandrie. Un gigante, che era il terrore del Palatino, gli rub le vacche, e allora Ercole lo ammazz. E li pecorari, riconoscenti, gli dedicarono un culto per cui ancora oggi c via dell ara massima di Ercole,......angolo via dea Greca,......davanti ar semaforo.

Il gigante, di cui non dico il nome, se chiamava Caco, ma io non lho detto perch senn poi ariva quarcuno che dice come, voi Romani cavete alle origini uno che se chiamava....cos, e poi ve lamentate se ve dicono che siete vorgari!.

Giano, che mi ha generato, abitava qui, su questo colle......(si avvicina), ecco, mo carivo......oggi so un p lento......sto in piena!

Giano, abitava su questo colle chiamato, appunto....VOCE FUORI CAMPO- Gianicoloooo!

TEVERE-Gianicoloooo! E proprio qui, dove oggi ce sta Garibaldi a cavallo, venne un giorno Saturno, figlio di Urano e padre di Giove.

Dice il poeta Tibullo come se stava mejo quanno regnava Saturno, perch la nostargia del se stava mejo quanno se stava peggio, sempre esistita, pure quanno prima nun era successo niente!

Beh......insomma......niente......Saturno castr suo padre, Urano! E dal sangue sparso di lui sono nate le Erinni, le dee della vendetta, con lincarico specifico di perseguitare gli assassini dei familiari.

ENTRANO LE ERINNITEVERE-

Eccole, so brutte, eh?

CHIUDE SIPARIOTEVERE-Abituatevi alla vista, le rivedremo ancora.

Allora Saturno chiede asilo politico a Giano, pe via che Giove je core appresso pe vendicare il nonno. E Giano nasconde Saturno in una localit vicino Viterbo che, vedi caso, ancora oggi se chiama......(rivolto al pubblico)

PUBBLICO-......Saturnia!

TEVERE-

Saturniaaaa!

ENTRA GIANOGIANO-

Mb? Se un dio te chiede un favore che fai, je lo neghi?

TEVERE-

E Giano!

GIANO-

E Saturno, per disobbligarsi, mi fece diventare un dio....eh eh eh

Adesso tocca a me (rivolto a TEVERE)

TEVERE-

Si!

GIANO-

PER FAVORE! (gli fa gesto di andarsene)

TEVERE-

A, b, se un dio te chiede un favore che fai, je lo neghi?

GIANO-

Per di qua (indica alla sua sx) TEVERE-

E no! Pe de qua! Io so un fiume......cho un verso......esco pe corente.

STACCHETTO

ESCE TEVERE

GIANO- Saturno mi concesse una seconda faccia facendo di me lunico tra i celesti in grado di vedere il passato (si gira) e il futuro.

Io sono il portiere del cielo, perch ianua, in latino, la porta. E con lalternarsi di Giano e Diana, ovverosia del sole e della luna, io apro e chiudo le porte del firmamento. Io sono il dio del principio e della fine,

sovrintendo allinizio delle guerre, dei viaggi, dei matrimoni e tutelo il cammino delle strade e della vita.

Questo per dire che sono un dio fondamentale, tant vero che Esiodo, non essendo riuscito a trovarmi un omologo greco, un riscontro nellOlimpo, mi identifica con il caos originario. Infatti le mie due facce, come deformit, sono indizio della confusa immagine del tempo (si gira).

IO SONO IL TEMPO!

ESCE GIANO

ENTRA BALLETTO (c anche LAVINIA nel balletto)

APRE SIPARIO (dopo che si sistemato il balletto)

CANZONE ENEA:

2 UOMINIOh, oh.

RAGAZZEDal fondo del tempo

sul mare increspato.2 UOMINIOh.

RAGAZZEEmerge na nave

che vi dar passato.

2 UOMINIOh.

RAGAZZEAvanza veloce

e punta alla riva.

2 UOMINIOh.

RAGAZZESe ferma alla foce

anvedi chi ariva.

ENTRA GIANOENEA-

Enea!

So arrrrivatoooo. Porrrrtato darrrr fato.

LAVINIA- Al fin sei venuto, tho sempre aspettato.

ENEA-Tu non sai querrrr che ho patito, tutto quello che ho passato.

Pe da loco a sti penati che da Trrrroia ho riporrrrtati.

CANZONE ENEA(1):

CORO

Casc da Troia Enea leroe troiano,

Senza portasse ne mannaje un bacio.

Andiede via cor padre in cavaciecio,

e er fijo piccinino pe la mano.

Perse la moje Crausa pe la via,

lasci Didone sola a dasse foco,

che n antra moje je sarvava er gioco,

de li fati a mette su famja.

ENEA-Lavinia se chiamava, era......burina!

E maspettava in pizzo alla marina, era la fija dun re, ei pur burino. Defatti era latino, de nome e de nazione.

Ma sempre a conclusione di una peripezia di un uomo sballottato dar destino, sempre di un re la fija aspetta. E guarda er mare da dove vi leroe, sta de vedetta e aspetta la nave maledetta e l omo tenebroso che viene dar mistero, aspetta lo straniero buttato sulla riva dar mare tempestoso.

Per cui l omo in oggetto,

darrrr fato prediletto,

mannatove da Dio,

guardatemeeee......SO IOOOO!!!!

GIANO- Alla morte di Enea....

ENEA-Ah, ma nso manco arivato che gi so morto?!?

GIANO- Enea, tu sei solo un preambolo, il tempo vola, non si pu perderne la nozione.

ENEA-Vabb, non dico la guerra contro Turno, ma in omaggio alla mia signora famme armeno, nun so......fond Lavinio.

GIANO- Deve esse ammanicato cor sindaco!

NO! Sei gi passato!

ENEA-Namo va (rivolto a Lavinia)

ESCONO TUTTI TRANNE GIANO

CHIUDE SIPARIO

GIANO- E pass il figlio di Enea, Ascanio, che salito sui collo Albani, aveva fondato un citt chiamata Albalonga, perch urbanisticamente sviluppava in lunghezza. E dopo di lui passarono Silvio, Silvio Enea, Latino Silvio, tutti re dai nomi silvani perch nati fra i boschi. Ma saranno gli uomini della generazione di Numitore, padre di Rea Silvia, fratello dellusurpatore Amulio, quelli che vedranno sorgere la citt quadrata.

APRE SIPARIOGIANO- Questo il sacello della dea Ruma, una zinnona indigena, prottettrice dei lattanti e degli armenti. Ruma, nella lingua degli Oschi vuol dire colle, oppure zinna. E forse da Ruma, anzich da Rumon prese il nome la citt.

Quello il fico ruminale, il fico della zinna, o del fiume se viene da rumon, e qui si compiranno i fati.

CAPRONE-Beeee, beeee, beeee......

So brutto, eh? Ah, so sempre na divinit

Sono Fauno Luperco, divinit silvana e booooschereccia.

Mhanno messo da piedi ar Palatino na spelonca e mhanno dato la sovrintendenza su tutta la palude. Solo la puzza!

Dice mbeeee, tu ce guardi da li lupi e noi in cambio ti facciamo una serie de festeggiamenti chiamati, appunto, lupercali. Beeeella consolazione. Ma a me proprio ai lupi me dovevano mette? Non pretendevo certo di essere messo alle beeeelle arti, come Apollo, se capisce, uno che deve fa la guardia alli lupi, minimo ha da f schifo! Per se capisce pure perch le ninfe quaaaanno me vedono, scappeno via.

No! Ce sta solo na lupacchiotta, gi al velabro, che me fa locchi teneri......forse me vole beeeene. Ma non na lupa vera e propria, pure si cammina a quattro zampe. Si chiama Accalarenzia, la moglie del pastore Faustolo, ma l n c problema che......puhuuuu (si tocca le corna)...... lupa per metafora e, come dir Tito Livio, si fa lupa, lupam inter pastores, una maniera garbata, da elegante prostaore, per dire che fa la mignotta!

Oppure versi-pelle, donna, ma soffre del male del lupo e nelle notti de plenilunio, se straforma in lupo e se ne va ululanno a pi dassalto gli ovili.

Mbeeee...... qui che se compioni i fati stammatina? Hiiii!!!!

ENTRA CAPRETTAGIANO- A Lup....con quella nun c niente da fa!

CAPRONE-No, no, questo scritto, scritto!

ESCONO CAPRONE E CAPRETTA

CHIUDE SIPARIO

GIANO- Insomma, eravamo l quando allimprovviso ci apparve la scena, che magari a voi non vi fa nessun effetto perch la vedete perfino sulla carta intestata del comune. Ma mettetevi nei nostri panni, ventotto secoli fa!

CANZONE I GEMELLI:

CORO

Eccoli i lupitelli del fico ruminale,

eccoli e luno allaltro proprio tale e quale.

Eccoli dentro a n canestro arenato qua,

eccoli i fondatori della citt.

DONNAPe questa genitura

Rea Silvia la vestale,

ha rotto la clausura

del voto verginale.

GIANOSemmai f l incontrario

lei non ha rotto niente

Marte il temerario

la vergine innocente.

DONNAChe in una notte oscura

ce scappa lavventura,

nel tempio sacro a Vesta

Marte je fa la festa.

CORO

Eccoli i lupitelli del fico ruminale,

eccoli e luno allaltro proprio tale e quale.

Eccoli i due gemelli fermati qua,

eccoli i fondatori della citt.

GIANOMa Amulio nun se spiega

sta nascita fatata

per cui dice alla monaca

che hai fatto sciagurata!

DONNAQuella, additando i figli,

un dio che mha stuprata!,

de che te meravigli

se ho fatto sta nidiata.

GIANOMa per dover di cronaca

va dato per scontato

che a violent la monaca

Marte obbediva al fato

CORO

Eccoli i lupitelli del fico ruminale,

eccoli e luno allaltro proprio tale e quale.

Eccoli i due fratelli incagliati qua,

eccoli i fondatori della citt.

Ma Amulio spaventato

pe via che dopo quelli,

avrebbero preteso

e il trono spodestato,

li mette dentro a n cesto

li manda pe corrente.

GIANO-Ma tutti sanno er resto, nun serve di pi niente.

ESCE CORO

STACCHETTO

ENTRA ROMOLO

GIANO- Perch piangi?

ROMOLO-Ho ammazzato mi fratello.

GIANO- Romolo: il fondatore!

ROMOLO-Abbitavamio in fondo a sta palude, io co mi madre e mi fratello Remo.

GIANO- Ma che ? Il monologo del fattaccio?

ROMOLO-Emb!

Poi Remo se cambi, se fece amico de li pi peggio bulli, e quando a mamma je piava la malattia del lupo, io solo je corevo appresso. Mamma invecchiava, cor tempo se spelacchiava tutta, nun se areggeva pi sulle zampe. Io cor fiatone dicevo a mi fratello a R, a R, qui coro solo io, pensace pure te a trott appresso a mamma tua, no?. Remo me fece na risata in faccia.

Ieri a matina, che successe er fatto, me parve de sent come na lotta, mamma aveva azzannato co li denti na pecorella......ma cos......pe scherz......senza intenzione......quanno un pecoraro mbriacone je da na tortorata in testa. Mamma d no strillo e casca longa longa. Ariva Remo e fa mamma, mamma mia! E ce potevi pens prima a boiaccia, a nfamone, a scellerato. E mentre la lupa moriva e piano piano ripiava la figura umana de persona, ce svelava cos er segreto della nascita.

BASTA!

Marciamo su Albalonga, ammazzamo Amulio e rimettemo nonno Numitore sur trono. Nonno ce fa regazzi, io sono vecchio, pensatece voi a fa li re che siete de nascita reale e de stirpe divina. Remo je fece na risata in faccia.

Pure a nonno! (rivolto a Giano)

Ma io un ideuccia ce lavevo gi. Dico a R, fondamo na citt pe conto nostro, cos da nomadi e pecorari che semo ce straformamo in stanziali e contadini. Insomma, dico, famo un sarto de qualit, noooo?!?

Remo me fece na risata in faccia.

E voi adesso me chiedete come io posso esse arivato a tanto, come la mano mia che stata avvezza a maneggi la lima cor martello, co tanto sangue freddo e sicurezza abbia spaccato er core a mi fratello!

BASTA!

Mattacco laratro ar collo e traccio er solco della citt quadrata. Me faccio na sudata che manco na bestia. Per un perimetro de 1500 metri, mentre dallaltra parte Remo me guarda e nun fa niente......manco n soriso stavorta. Poi, quannho finito zompa, tira fori er cortello e zompa er fosso. Me je buttai come na iena addosso e j agguantai na mano, je strappai er cortello, poi viddi tutto rosso e gi menai......menai......menai!

RUMORE CAMPANERUMORE ALBERI

GIANO- E solo un picchio! Luccello sacro a Marte, tuo padre, che preannuncia le primavere sacre.

ROMOLO-Si! E luccello di mio padre!

GIANO- Aspetti gente?

ROMOLO-Si, le erinni. Anzi, me credevo che fossero loro.

GIANO- Nun verranno. Il tuo non un delitto. Remo saltando il solco che sacro, ha commesso unempiet, un atto blasfemo. E tu con una coltellata hai riparato al danno.

ROMOLO-Che ho fatto io......che ho fatto io......che ho fatto io......

GIANO- Un atto sacerdotale con il quale hai ristabilito lequilibrio turbato, tra gli uomini e gli dei.

ROMOLO-Ho ammazzato mi fratello......ho ammazzato mi fratello......ho ammazzato mi fratello......

GIANO- Si ma non conta, non vale. Andiamo Romolo, stai allegro (gli da una pacca sulla spalla), oggi una bellissima giornata.

ROMOLO-Eh?!?

GIANO- Eh! (si rivolge al pubblico)....e stando alla tradizione, dovrebbe essere il 21 Aprile del 753.

ROMOLO-Ho ammazzato mi fratello......ho ammazzato mi fratello......ho ammazzato mi fratello......

ENTRANO RAGAZZI BALLETTO

CANZONE APRILE, APRILE:

CORO

Aprile, Aprile, Aprile

er mondo tutto in fiore

perfino la comincian le calende

Venere sovrintende

al gioco dellamor.

Amore, amore, amore

fortuna ispira il cuore

le donne a Roma fanno il bagno gnude.

Poi vanno inghirlandate, al gioco dellamor.

ROMOLOE schioppata primavera

e la guera damore a Roma comincia gi

e per chi la vincer c garantita

una donna pe na notte o pe na vita.

CORO

E schioppata primavera

e la guera damore a Roma comincia gi

e per chi la vincer c garantita

una donna pe na notte o pe na vita.

ROMOLOPe na notte o pe na vita, fanno er gioco dellamor.

Aprile, Aprile, Aprile

e Roma tutta in fiore

le donne so disposte a li favori.

CORO

Venere volge i cuori, al gioco dell amor.

ROMOLOAmore, amore, amore

doppio il vero amore

lamore eterno quello passeggero.

CORO

Tuffate ner mistero, del gioco dellamor.

ROMOLOE schioppata primavera

e la guera damore a Roma comincia gi

e per chi la vincer c garantita

una donna pe na notte o pe na vita.

CORO

E schioppata primavera

e la guera damore a Roma comincia gi

e per chi la vincer c garantita

una donna pe na notte o pe na vita.

ROMOLOPe na notte o pe na vita

famo er gioco dellamor......(ripete famo er gioco dellamor)

ENTRA ERSILIAERSILIA-Quali donne, romani!

ROMOLO- Daje!ERSILIA-Roma era na citt senza donne, e na citt senza donne nun na citt, n accampamento de briganti.

ESCONO RAGAZZI BALLETTOROMOLO-Uhuuu, a Ers.(scocciato)

GIANO- E Ersilia, figlia di Tito Tazio, re dei Sabini.

ROMOLO-Briganti! Per quattro vagabondi che avevano chiesto asilo. Non a caso avevo fondato l asilum Romuli

ERSILIA-A si? E com che quanno andavi dai popoli vicini a proporre matrimoni e a fa er ruffiano te buttavano pe le scale?

ROMOLO-E......perch cavevo na brutta reputazione.

ERSILIA-E pe migliorarla hai fatto il ratto delle Sabine?

ROMOLO-No, no(impacciato), no! Io avevo solo annunciato una consualia.

In onore di Conso, che sarebbe un dio agricolo, tutto zozzo e verminoso, pe via che abitava sotto terra. Qui, a valle Murcia.

Avevamo organizzato feste notturne, con gare datletica, corse di bighe, attrazioni varie.

Insomma, noi vi invitiamo cos, senza malizia, e voi ve presentate tutte attillate che tutte......tutte......(impacciato)......GIANO!(Chiama Giano)......GIANOOOO!......Lavessi viste, certe burinotte toste e saporite

che schiattavano dentro ai vestitini della festa......ma che se va vestite cos in una citt senza donne?......Ah!

ERSILIA-Cominciamo co la storia della donna che se n omo je zompa addosso lei che lha provocato?

ROMOLO-E vabb, per......quanto meno......cavete incoraggiato a facce avanti!

ERSILIA-A farvi avanti?

ROMOLO-Se capisce.

ERSILIA-Ce siete zompati addosso come li lupi e ognuno, capata la sua, scappava verso casa co na donna in braccio.

GIANO- (interrompendo Ersilia).......e.......secondo Plutarco, prendere la sposina in braccio per farla entrare in casa la prima volta, rimasta una gentile usanza dei popoli civili.

ROMOLO-Davvero? (rivolto a Giano)

Hai visto? (rivolto a Ersilia)

ERSILIA-Non ve dico che gentilezza! Mhai scaraventata dietro a na fratta come n abbacchio.

ROMOLO-Ersilia, mi dispiace, ma io sono stato costretto a farlo. Gli uomini mi si erano votati alla sodomia o praticavano la Venere solitaria.

ERSILIA-E che ?!?

ROMOLO-La Venere solitaria?......I mejo! I mejo! I peggio se innamoravano della pecore! Ce se fidanzavano!

Quanno se trattava de macell na pecorella, scene tragiche de disperazione amore mio ho amato solo te nella vita, non me lasciare solo.

Ersiliaaaa! I poeti dArcadia hanno sempre mentito, la vita era durissima nell Italia pre-romana, pe pecore......e pastori......soprattutto pe le pecore!

ERSILIA-E tu te la pii co me?

(piangendo) Me rapisci pe sostituimme a na pecora?

ROMOLO-E se capisce! Vabb, voglio dire, vabb......tavr rapito......per......per......quantomeno......pure te......ah, vojo d......ce sei stata!

ERSILIA-Cominciamo, cominciamo co la storia della donna che se n omo sconosciuto la violenta, a lei je piace?

ROMOLO-E vabb, n te sar piaciuto, per dimme un p......come mai......come mai......sei rimasta co me pe 40 anni?

INIZIO STACCHETTOERSILIA-E nun lo so!

ROMOLO-E nun lo sa......nun lo sa......lo so io, lo so.

ERSILIA-E perch?

ROMOLO-E perch, perch, perch.

CANZONE LAMORE VA DA SE:

ROMOLOLamore va da s nun vo sap,

tu dici ma chi , che ne so chi .

Lamore va da s nun vo sap,

nu piace a te,

ma a me me piace.

Lamore fa da s nun sa mai niente,

e sai perch,

perch nun sente,

e se lo dici te non importante

non piace a te, che centri te.

Lamore pensa a se non pensa a te,

tu dici pensa a te, ma io non penso a me.

Lamore pensa a se non pensa a te,

non pensa a me

ma a me me piace.

Lamore fa da se non vede niente

e sai perch,

perch nun sente

e pi lo chiami e meno te sente,

cos lamore.

ERSILIASe va da se

allora inutile cerc

de mand lamore dove voi te,

anche perch, lui sa dovha da ann.

Se je vai dietro

allora facile, semplice, docile,

sempre testardo, irresistibile,

cos lamore.

ERSILIASe va da se.

ROMOLOlamore va da se nun vo sap

ERSILIAallora inutile cerc

ROMOLOtu dici ma chi , che ne so chi

ERSILIAde mand lamore dove voi te

ROMOLOlamore va da se nun vo sap

ERSILIAanche perch

ROMOLO

ERSILIA

nun piace a te ma a me me piace.lui sa dovha dann.

Lamore va da se nun sa mai nienteSe je vai dietro allora facile, semplice, docile

e fa da se nun vede niente

sempre testardo, irresistibile

cos lamore.

cos lamore.

NUN SCHERZA CO LAMORE.

NUN SCHERZA CO LAMORE.

ENTRA POPOLO E TARPEARAG.POPOLO-Lesercito burino avanza verso Roma.

ROMOLO-

I burini?

ERSILIA- Emb, me laspettavo. Pap Tito Tazio non oma da fasse mann impunemente la mosca ar naso.

ROMOLO- E qui, avemo rischiato de perde subito pe colpa del tradimento di Tarpea.

TARPEA- Queste sono le donne per i romani. O vacche da trafugare in branco o traditrici della patria.

Sono Tarpea, figlia di Sfurio Tarpeio, comandante dellarcicapitolina. Mi hanno intitolato una rupe da dove, per secoli, hanno scapicollato i traditori......e pure un ristorante porta il mio nome!!!! Dicono che nottetempo, ho aperto al nemico le porte del Campidoglio, in cambio dei braccialetti doro che i soldati Sabini portavano al braccio sinistro. Poi, consumato il tradimento, sono andata da Tito Tazio a riscuotere il prezzo pattuito.

E che avevamo pattuito?, fa lui.

Quello che i soldati portano al braccio sinistro

Ti sia concesso, fa lui.

Allora i Sabini mi hanno scaraventato addosso gli scudi che portavano, appunto, appesi al braccio sinistro. E tale era lorrore che suscitavo perfino del nemico, che mi hanno fatto morire asfissiata sotto una catasta di bronzo.

Cos come ancora oggi si vede nei bassorilievi nel fregio della basilica Ulpia (rivolta a Romolo).

ROMOLO-

Emb?!? Ah, ma tu che voi da me?!?

TARPEA-Che vojo da te? Ma come faceva Sfurio Tarpeio a avecce na figlia, visto che Roma era na citt senza donne?

ROMOLO-

Ah, gi!

GIANO-

....eh, eh, eh.

TARPEA-La verit unaltra romani. Larcicapitolina cadde perch Sfurio Tarpeio non fu capace di difenderla e la legenda del tradimento solo un invenzione pe copr la vergogna di una dasfatta militare. Io non esisto romani, non so mai esistita......

......e cambiate nome alla rupe......

......e pure al ristorante!!ESCE TARPEA

IL POPOLO SI POSIZIONA DIETRO

ROMOLO- Be, be......pe scaric se fa presto a d io nun esisto, nun so mai esistita.

GIANO- Eh, eh (fa segno con la mano)ROMOLO- .....no dico....pe scaric.......no?......se fa........

GIANO- Eh, eh (fa segno con la mano)

ROMOLO- ......no, pe scaric.......dico......

GIANO- Eh, eh (fa segno con la mano)

ROMOLO- ........dico, no.......pe.......

GIANO- Eh, eh (fa segno con la mano)

ROMOLO- Ma che , ah?

GIANO- Eh, no....... che.......pure tu stai un po nella stessa situazione, eh?

ROMOLO- Io? E che ho tradito pure io?

GIANO- Ma no.... che....a R.....io te devo da un dispiacere.

ROMOLO- Dimme

GIANO- Perch la gente se crede che Roma se chiama Roma, pe via che ha preso er nome da te.

ROMOLO- E certamente.

GIANO- Che sei un personaggio eponimo.

ROMOLO- (mimica)........che so io?

GIANO- Ma non lo sei!!!

ROMOLO- (mimica).......che?

GIANO- Eponimo

ROMOLO-......e......menomale?!?

GIANO- Forse vero il contrario.

ROMOLO- Ma il contrario de cheee?Ahooo!

GIANO- Sei tu che hai preso il nome Romolo da Roma, perch forse la citt esisteva prima di te. E forse tutto quello che stato raccontato fino adesso non mai accaduto.

ROMOLO- E allora?

GIANO- E allora forse tu non sei mai esistito.

ROMOLO- (fa per cadere)....forse?

GIANO- Forse?!?

ROMOLO- Ma se ner foro ce sta ancora il lapis niger, la pietra nera indicata ai posteri come tomba de Romolo.....ma famme er piacere, va.

GIANO- A R, il lapis databile almeno 100 anni dopo la tua presunta morte.

ROMOLO- emb?

GIANO- Si mai fatta na tomba a n omo morto 100 anni prima?

ROMOLO- ....e....lantichi.....che ne sai.

GIANO- Che ce mettevano dentro?

ROMOLO- Niente.

GIANO- ECCO! (lo indica)

ROMOLO- .........(fa la faccia sconcertata-mimica come per cancellarsi il viso)

GIANO- .........(mimica come per cancellarsi il viso)ROMOLO- In fondo triste esse un uomo che non esiste.

CORO-E triste, triste.

ROMOLO-Se fossi esistito,

forse me sarei divertito.

CORO-Se fossi esistito.

ROMOLO-Eh, me sarei divertito.

DONNA-Certo che triste esse n omo che nun esiste

ROMOLO-Per ne ho viste,

pe esse un omo che non esiste.

DONNA-Ne hai viste, ne hai viste.

CORO-Per sei n omo che nun esiste.

ROMOLO-Per se esistevo,

chiss quant artre ne vedevo.

DONNE-Comunque triste

CORO-Esse un omo che nun esiste.

ESCE POPOLOROMOLO-Vabb, ho capito, ho capito, triste, triste, non esisto, non esisto.

38 anni de regno senza esiste.

Ho dato la costituzione ai romani, ho inventato il senato che, bene o male, ...... na cosuccia che ancora me pesa sulla coscienza! Ho fatto la pace coi Sabini......e non esisto, non esisto,......vabb non esisto, non esisto,......ah non esisto e non esisto......c voluta tutta la mia abilit de mediatore.

ERSILIA-Robba che se io e tutte lartre Sabine nun se buttavamo in mezzo alle spade, ancora ve stavate a men.

ROMOLO-Io e pap tuo, Tito Tazio, cavalcammo affiancati sul Campidoglio e la strada da noi percorsa fu chiamata, da allora, via Sacra, e io? Nun esisto!......vabb, ah, nun esisto!

I Sabini, detti Curiti, perch originari de Passo Corese, andarono ad abitare su un colle che da loro prese il nome di Quirinale. Esiste il Quirinale? (rivolto al pubblico) Ahaa, er Quirinale esiste, il Quirinale esiste,......invece io?......non esisto, vabbene, io non esisto!

Io e pap tuo, Tito Tazio, regnammo in condominio su un popolo solo.

ERSILIA-Appunto! E te pare questa la maniera de and in giro per un re?

Solo la puzza!

ROMOLO-E de pecora, autentica, ah.

ERSILIA-Ma non capisci che tu rappresenti er potere?

ROMOLO-Emb?

ERSILIA-E che er popolo capisce solo quello che vede?

ROMOLO-Emb?

ERSILIA-A R, limmagine!

STACCHETTOROMOLO-E che limmagine?

ENTRANO 2 RAGAZZI PER VESTIRE ROMOLO

VESTIZIONE ROMOLO

ESCONO I 2 RAGAZZI

ROMOLO-Ma che me vesto da Etrusco? Ah!

ERSILIA-Impara dagli Etruschi, R. Quelli sanno camp, e quando sorti......

STACCHETTO

ENTRANO I LITTORI

ERSILIA-......portate appresso i littori.

ROMOLO-E questi chi s? Ah!

ERSILIA-Unaltra invenzioncina degli Etruschi di Vetulonia, e la scure il simbolo del potere esecutivo. Impara dagli etruschi, R, quelli guardano lontano.

STACCHETTO (marcia)

ESCONO I LITTORI

ESCE ERSILIA

ENTRA GIANO

ROMOLO-Defatti, dallaltra parte del fiume, il popolo sepolcrale degli Ipogei e delle necropoli guardava la crescita de Roma col sorriso misterioso dell Apollo di Veio.

Dritto, sopra il tetto del tempio di Minerva predicente, gi ar Portonaccio, il dio di terracotta, lo stesso che aveva guidato Enea alle sacre sponde, si era buttato dalla parte degli Etruschi e allora io......je menai subbbbito subbbbito, senza esiste!

Ma Tito Tazio non divise con me la gloria della vittoria, perch era stato assassinato a Lavinio, in circostanze sulle quali non fu mai fatta piena luce.

GIANO- Inizia lItalia dei misteri!

ROMOLO- E pi mistero de me, che ho fatto tutte ste cose senza esiste!!!

STACCHETTO

ESCE ROMOLO

CHIUDE SIPARIO

GIANO- Romolo fu divinizzato. Ma questo quando c di mezzo qualche morto scomodo, succede anche oggi.

Divent il dio Quirino, da quiris, in latino lancia, che teneva in mano. E i romani da lui presero, appunto, il nome di Quiriti. Poi, se come dicevamo, non mai esistito....eh (risata)......non vero niente! Ma il bello di queste storie proprio che pu essere vero tutto o il contrario di tutto.

APRE SIPARIO

CANZONE CE SUL FIUME UN POSTO NUOVO:

CORO

C sul fiume un posto nuovo

fatto a forma de quadrato,

da un muretto circondato

che lo chiamano citt.

Ma perch sto reclusorio

dove lomini ammucchiati

luno allaltro appiccicati

nun se ponno rivolt.

Dimme tu se n omo ar mondo

deve vive segregato

dentro un posto recintato

quanno nato in libert.

Ma come campano

ma come campano

ma come campano

li Romani in citt.

ENTRANO 2 ROMANI1*ROMANO- Chi di voi nominato Pompilio Numa, proprietario di vigne e discepolo di Pitagora?

ESCE NUMA POMPILIONUMA POMPILIO- Emb?!?

2*ROMANO-Pel decreto del Senato e del popolo romano, sei stato proclamato Numa Pompilio, secondo re de Roma.

NUMA POMPILIO-Che devo fa?!?

1*ROMANO-Devi ven a Roma.

NUMA POMPILIO-Quanno?

2*ROMANO-A comodo tuo.

NUMA POMPILIO-Cio?

1*ROMANO-Pure subbbbito.

NUMA POMPILIO-Mhmmmm (scocciato)......er tempo che me metto na tunica pulita......ma guarda te, guarda.

NUMA POMPILIO ENTRA IN CASA

CHIUDE SIPARIO

ENTRA GIANO

GIANO- Per lantico patto sottoscritto al tempo di Tito Tazio, a un Romano nel regno deve succedere un Sabino, a un Sabino un Romano cos via, come a dire che hanno gi inventato l alternanza!

Inoltre Numa e saggio perch si dice sia stato allievi di Pitagora, che gli ha insegnato tutto. Ma come si faccia a dirlo resta un mistero, perch Pitagora nascer almeno un secolo dopo.

2*ROMANO-Ah, ma quanto ce mette a cambiasse na tunica?!?

1*ROMANO ENTRA NEL SIPARIO E RIESCE SUBITO

1*ROMANO-Non c pi, scappato dalla finestra e s dato alla campagna.

ESCE POPOLO, ROMANI E GIANO

APRE SIPARIO

NUMA POMPILIO-(piangendo) Non ce vojo and la dentro.

ENTRA EGERIAEGERIA-Non piangere Numa, poteva capitarti di peggio. Se Romolo non mai esistito, tu sarai il primo re storicamente accertato.

NUMA POMPILIO-E tu chi sei?

EGERIA-Sono Egeria, ninfa delle fonti. Bazzico le sorgenti, i boschi, le isole deserte.

NUMA POMPILIO-Sei una dea, sei.

EGERIA-Dea (ride)......non esageriano, sono una divinit inferiore. Figuro come comparsa nel corteo da Bacco e Arianna o tra le masse, nelle scene di caccia, dove la protagonista assoluta Minerva Nemorense.

NUMA POMPILIO-Si, ma a te te pare che io me metto a fa er Re allet mia? Io so vecchio, ah! E poi co tanta gente ambiziosa che ce sta a Roma che ammazzerebbe la madre, ma perch proprio a me?

EGERIA-Perch in un paese zozzo, ci sar sempre un vecchietto pulito.

Tu mi piaci Numa, in ogni senso.

NUMA POMPILIO-Io?!?

EGERIA-E un pezzo che ti tengo docchio.

NUMA POMPILIO-Appunto, dico, ma mhai guardato bene? Io so vecchio, ah!

EGERIA-La vita di una ninfa, dura sette volte la vita di una palma. Io non so quante vite ho gi vissuto, forse sono pi vecchia di te.

NUMA POMPILIO-Si, per tu de fori......sei giovane, sei.

EGERIA-E tu lo sei di dentro.

NUMA POMPILIO-NO!

CANZONE IL BACUCCO:

NUMA POMPILIO

Cho lanni del cucco

me scrocchiano lossa,

so vecchio bacucco

sto in pizzo alla fossa.

Si faccio le scale

c arivo sfiatato,

se provo a chinamme

rimano piegato.

So mezzo ciecato

me guardo allo specchio,

pe quello che vedo

so n povero vecchio.

So vecchio, so rotto

no sforzo davero,

c er caso sicuro

che qui faccio er botto.

Ma da quanno mhai guardato,

tutto un botto in petto er core,

m zompato, s svejato

s rimesso a cammin.

NO!

Cho lanni del cucco

me scrocchiano lossa,

so vecchio bacucco

sto in pizzo alla fossa.

So stanco, so rotto,

non cho pi capoccia,

me scordo de tutto,

ma sai che me scoccia?

Che dicono

Bravo, la prendi con calma

e b se capisce

so quasi na salma.

Cho locchi abbottati

li denti cariati,

cho lore contate

le esequie pagate.

Ma da quanno mhai guardato,

tutto un botto in petto er core,

m zompato, s svejato

s rimesso a cammin.

NDO STAI, AHO?

EGERIA

Ma da quando mhai guardato,

tutto un botto in petto er core,

m zompato, s svejato

s rimesso a cammin.

NUMA POMPILIO

EGERIAMa che me succede, me viene da ride,

Ma da quando mhai guardato

so vecchi bacucco, cho crampi e dolori

so vecchi bacucco ma solo de fori,

tutto un botto in petto er core

so sordo de recchie, nun sento rumori,

so vecchio det solo de fori,

m zompato, s svejato

ma sotto sti panni come se avessi

ancora 20 anni, 20 anni det.

s rimesso a cammin.

NUMA POMPILIO-Ecchime qua! (cade) Ahio!

EGERIA-Bravo, e adesso andiamo a Roma.

NUMA POMPILIO-Scioglio la riserva?

EGERIA-Sciogli, sciogli.

CANZONE IL BACUCCO (RIPRESA):

INSIEMEMa da quando mhai guardato,

tutto un botto in petto er core.

ESCONO NUMA POMPILIO E EGERIA

CHIUDE SIPARIO

ENTRA GIANO

GIANO- Egeria venne a Roma con Numa, e and a stare in un bosco sacro, nella valle delle Camene, ai piedi del Celio.

RUMORE BOSCOGIANO- Sentite? La valle era un risonare perpetuo di canti, perch le Camene erano ninfe delle fontane, che davano voce alle acque scroscianti nelle vasche di porfido e di granito.

RUMORE CITTAGIANO- Queste, invece, sono OGGI le voci della valle, che poi sarebbe la passeggiata archeologica sotto S.Gregorio al Celio.

APRE SIPARIO

ENTRA NUMA POMPILIO E POPOLO

POPOLO-

Viva Numa......Numa......viva Numa......

NUMA POMPILIO-......e zitti.....state bbboni......beh? (rivolto a Giano) Te che stai a f in giro pe Roma? T ho fatto costru apposta la porta della guera dai piedi del Campidoglio. Tu non sei il dio dellinizio? Allora chiudete dentro e esci fori solo quanno schioppa na guera. Ma tavverto che finch campo io, tu non sorti!

GIANO- E mantenne la promessa. Restai tappato nel tempio per 43 anni, che tanti ne dur il suo regno.

ESCE GIANO

NUMA POMPILIO-E adesso a noi due popolo de Roma. Namo n p! Questo che ?

DONNA DEL POPOLO-Che ?

NUMA POMPILIO-Questo il calendario!

DONNA DEL POPOLO-Ah......e che er calendario?

NUMA POMPILIO-Lo vedete come siete fatti? Volete governare il mondo per dare seguito al testamento de Romolo, ma n sapete manco che giorno ? E che mese , lo sapete?

POPOLO-(tra di loro) No, che mese ?

NUMA POMPILIO-E allora ve verr in contro con una domandina facile, facile. Namo n p! Che anno questo in corso ab urbe condida?

DONNA DEL POPOLO-Eh?!?

NUMA POMPILIO-(scocciato) Ovverosia dalla fondazione?

DONNA DEL POPOLO-E non lo sapemo, Numa. Semo impreparati.

NUMA POMPILIO-A non lo sapete? Siete impreparati? Perch annate a dorm quando se fa scuro e ve svejate quanno se fa giorno. Non avete il senso del tempo. Vivete un continuo presente che, per quanto ne sapete, potrebbe durare in eterno. Ma io, certo lo so,......eh eh(ride)......vivendo cos non soffrite le ansie e le angosce che derivano dalla consapevolezza dellora che fugge. Ma io ve lever da questa condizione beata (da uno scappellotto a un uomo del popolo), che ve assimila alle bestie, e con lintroduzione del calendario dora in avanti, la vostra vita sar irrimediabilmente compresa fra una data de nascita e una de morte.

UOMO DEL POPOLO-Ma nun sar peggio?

NUMA POMPILIO-No, no,......perch quanno uno sa che deve mor, diventa pi bono, ritorna alla religione e alle regole civili.

Appuntateve quanto segue Romani: solo co la religione e co le regole civili le bestie umane diventano cittadini.

In assenza......restate bestie! Vabb......abitate a Roma......ma siete bestie lo stesso!

ESCE NUMA POMPILIO

CHIUDE SIPARIO

POPOLO UOMINI-Romolo alz materialmente il muro.

POPOLO DONNE-

Ma Nume resta er vero fondatore.

POPOLO TUTTI-

Che a Roma dava un anima e un futuro,

poi annava co la ninfa a fa lamore.

APRE SIPARIOCANZONE ASPETTA SOLE:

NUMA POMPILIO

Una la luna Diana

e il lupo innamorato,

ulula disperato

dal fondo della piana.

Esce la notte Diana

nel bosco dellAriccia

il cervo, il cane e lorso

le vanno sulla traccia.

Ha teso larco Diana

e mira dritto al cor

scocca la freccia Diana

amor.

Aspetta sole non uscire ancora

la luna bella non mandarla via,

rimani sulla porta dellaurora

aspetta che la notte ancora mia.

Di notte solo ci possiamo amare

ti cerco fra le stelle e m innamoro.

Nel bosco dalla quercia secolare

ho colto il ramo dalle foglie d oro.

(ride nella pausa)

Splende la notte Diana

si stende in braccio al cielo

pallida, poi, saffaccia sul bosco dellAriccia.

Diana si scioglie il velo

nel lago si rispecchia

il cervo, il cane e lorso

son fermi nella macchia.

Ha teso larco Diana

e mira dritto al cor

scocca la freccia Diana

amor.

Aspetta sole non uscire ancora

la luna bella non mandarla via,

rimani sulla porta dellaurora

aspetta che la notte ancora mia.

Di notte solo ci possiamo amare

ti cerco fra le stelle e m innamoro.

Nel bosco dalla quercia secolare

ho colto il ramo dalle foglie d oro.

EGERIA-

Non ci sar pi al mondo una monarchia come la Romana.

NUMA POMPILIO-E te credo! Un Re eletto dal popolo e non per diritto di successione.

EGERIA-Ma che na volta eletto assume un potere assoluto per il quale diventa intermediario tra gli uomini e gli dei. Un potere che non avr pi nessuno.

NUMA POMPILIO-Nessuno?

EGERIA-Si! Forse il Papa.

NUMA POMPILIO-E chi er Papa?!?

EGERIA-Perch vuoi amareggiarti a sapere chi sar il Papa.

NUMA POMPILIO-Ma si, ma che ce frega! Vi qua!

EGERIA-Verranno tempi che tu, fortunatamente, non vedrai.

NUMA POMPILIO-E tu?

EGERIA-Io? Le ninfe saranno demonizzate con tutta la compagnia di fauni e di sileni. Ma siccome il conflitto tra gli uomini e gli dei durer in eterno, associati subito nel governo un Pontefice.

NUMA POMPILIO-Uno che fa li ponti? N architetto?

EGERIA-Non devi stupirti se il termine che definisce quello che costruisce un ponte, servir per indicare un sacerdote.

Il fiume una divinit.

NUMA POMPILIO-Lo so!EGERIA-E mettersi a cavallo del suo corso, un atto che si compie con il permesso di un dio.

NUMA POMPILIO-Mhmmmm.(disinteressato)

EGERIA-

Quindi chi fa un ponte esercita un attivit sacrale.

NUMA POMPILIO-E gi!

Per......adesso......io e te......qui......noi due......non potremmo esercit un attivit un po meno sacrale?

Ma non je star a da gi un p troppo pe let mia?

ESCONO NUMA POMPILIO E EGERIA

ENTRA CORO

CANZONE ASPETTA SOLE(RIPRESA 1):

CORO

Aspetta sole non uscire ancora.

Aspetta tempo fermate co Numa.

La vita bella e se sta bene a Roma,

dovrebbe dur un secolo quest ora.

Ma er tempo nun ce sente e vola via,

la notte passa e passa anche la vita,

triste a dillo che malinconia,

ma lepoca de Numa gi finita.

ESCE CORO

ENTRANO NUMA POMPILIO E EGERIA

CANZONE ASPETTA SOLE(RIPRESA 2):

NUMA POMPILIO

Aspetta sole......non uscire ancora,

dovrebbe dur un secolo quest ora.

La notte bella, bella anche la vita,

E bella ma, ma peccato che finita.

CHIUDE SIPARIOGIANO- Cos pass il tempo di Numa il quale, come dice Pisone, mor per vecchiaia e per un dolce male. Gli dei non lo elessero in cielo, gli uomini non lo divinizzarono, fu seppellito sul Gianicolo in una tomba a fossa, fra cocci di anfore e altro materiale di scarso interesse archeologico. Ma quando mor, il bosco delle Camene tacque di colpo.

APRE SIPARIO

SILENZIO

GIANO-Egeria, fuggita da Roma, and a piangere nel bosco dellAriccia.

BALLETTO EGERIAGIANO-Finch Diana impietosita da tante lacrime, la trasform in fonte.

CHIUDE SIPARIOGIANO- Ma inutilmente oggi la cerchereste nel bosco Nemorense. La fonte Egeria, fin dai tempi antichi, fu identificata con quella che sgorga da un ninfeo della via Appia, fra i ruderi della villa di Erode Attico e di sua moglie Agnia Regilla.

E voi (rivolto al pubblico), ogni volta che bevete a quella fonte forse bevete una lacrima della ninfa che ancora piange la morte di Numa.

APRE SIPARIO

ENTRA TULLO OSTILIO

TULLO OSTILIO-(bussa alla porta)

VOCE FUORI CAMPO-Chi e?

TULLO OSTILIO-So er terzo re de Roma. Tullo Ostilio, ner senso che......so bellicoso pe definizione!

Lo senti er nome mio? Ostilio......puzza, nun lo senti come puzza? De porvere e de strepito darmi.

Basta! Basta co sta pace de Numa, nun se ne po pi.

La pace pe li morti, la guera pe li vivi! (si gira)

......Gajardo sto concetto d artissimo tenore......per contraddittorio......in guera ce se more.

Ma non fa niente, Diche, la vittoria alata, bacia solo sulla fronte der vincitore, che non mai er mijore, che nun esiste, ma sempre er pi forte.

E chi forte......nun ha artra ragione che la forza, per aggredire il prossimo.

Certo, pe fa na guera, nun basta a dichiaralla, ce vo er casus belli. E bisogna rivendic la giusta causa, che pe esse giusta deve esse sempre accompagnata dar favore degli dei, che siccome so partigiani e capricciosi, nun te poi mai fid. Io nun me fido, e faccio bene.

Ma da un po de tempo, gli Albani, passano er confine, ce fregano le mandrie e ce spostano er termine. Er termine, nun na pietra spersa pe la campagna, er termine na specie de dio, che nun se po spost, perch delimita la propriet

privata e er teritorio nazionale......er termine quello nostro......er termine quello dellartri......se po spost!

Perch lo spazio de Roma, tutto er mondo!

Allora sta a sent che f, senti ? Senti che f, non mhai da sent per! Mando agli Albani li Feciali, chi s? Un collegio di sacerdoti co mansioni di ministri degli esteri, guidati darrrr Paddddrrrre Padrrrrato.

Er Paddddrrrre Padrrrrato, sarebbe er capo dea delegazione, lunico che cha diritto alla parola. Alla prima domanda de indennizzo da parte der Paddddrrrre Padrrrrato, l Albani inviteno tutti a pranzo.

Senti er meni......no, st a sent che razza de meni:

funghi ar miele e pesche marinate, pesce......de lago in sarsa de mele cotogne, con contorno de fave......secche!

Carne de somaro servatico, affumicata affogata in sarsa de garumme. Er garumme sarebbe il liquore de poltiglia de......de interiore de pesce fermentato, rimpuzzonito e rifermentato (schifato). Poi, pe rifasse la bocca, er dolce......DE CACIO......PECORINOOOO.

Basta, arivati a met pranzo, er Paddddrrrre Padrrrrato vommita. Dopo un po se arza in piedi e f: Si entro trentatre giorni non ce aridate le mandrie raziate, qui schioppa na guera.

(imitando) Hai capito......li Albani......ma come, semo tutti de stirpe troiana......ma ce vorebbe er coraggio vostro,......(mimica)......ve perdete tutto, ve rendete conto, gli Arbani,......(mimica)......ve rendete conto che si schioppa na guera, diventa na guera fratricida......(ride)......capirai......(ride)......parlavano ar vento, capirai......(ride)......noiantri romani......(ride)......er fratricidio......(ride)......ce avemo ner sangue, ce avemo!

GIANO-

E vero, se lo portano appresso come un peccato dorigine.....

TULLO OSTILIO- (cerca di parlare)..........

GIANO- .....e la tendenza al fratricidio fu certamente la causa prima delle guerre civili.....

TULLO OSTILIO- (cerca di parlare)..........

GIANO-

.....che insanguinarono Roma al tempo della Repubblica.

TULLO OSTILIO- Aoh, ma che fai? Interompi?

GIANO- Fio mio....nun ne posso pi! Me pari na pila de facioli. Parli....straparli....ma che voi da me?

TULLO OSTILIO- Ar trentatreesimo giorno scaduto, sorti fora. E LA GUERA!!!GIANO- Numa ha inventato il calendario perch i Romani ricordassero il compleanno delle mogli, pagassero i debiti alla scadenza, ricordassero quandera il tempo di seminare il campo. Tullo Ostilio lo adopera per intimare lultimatum ai nemici.

A proposito, (rivolto a Tullio Ostilio) che fanno gli Etruschi?

TULLO OSTILIO- (agitato) Niente! Che fanno. Perch che fanno? Nun fanno niente. Che fanno. Che devono fa? Nun fanno niente, nun fanno.

Stanno nei conventi, a tavola.....oppure scavano tombe.......

......hi,hi (ride).......pii morti!

GIANO-

Non ti fidare!

TULLO OSTILIO- Aoh, ma tu stai richiuso per 43 anni, appena risorti fora te metti a fa a sibilla? Come li odio io sti dei, proprio nun li sopporto! Tu pensa a f er dio, che a f la guera......ah,ah,ah (ride)......ce penso io!

ESCE TULLO OSTILIOCHIUDE SIPARIOGIANO- Tullo Ostilio tratta gli dei come se fossero suoi dipendenti, nel carattere porta gi i segni della sua rovina. Un giorno trover un dio pi suscettibile e meno tollerante di me.

ESCE GIANO

ENTRANO TULLO OSTILIO E MEZIO FUFEZIO

MEZIO FUFEZIO-Ah, A! TULLO OSTILIO- Ah, A!

MEZIO FUFEZIO-Ah, A!

TULLO OSTILIO- Ah, E!

MEZIO FUFEZIO-Ah, Mfwzhvtz!

TULLO OSTILIO-E tu chi sei?

MEZIO FUFEZIO-Sono Mezio Fufezio, dittatore di Alba.

TULLO OSTILIO-Fezio Mumezio

MEZIO FUFEZIO-Mezio Fufezio

TULLO OSTILIO-Fuzio Memezio

MEZIO FUFEZIO-Mezio Fufezio

TULLO OSTILIO-Fufazio Tufezio

MEZIO FUFEZIO-Mezio Fufezio

INSIEME-

M E Z I O F U F E Z I O!

TULLO OSTILIO-......che razza de nome(rivolto al pubblico)......me pare n comico der variet!

MEZIO FUFEZIO-Senti.

TULLO OSTILIO-Dimme tutto.

MEZIO FUFEZIO-Ma proprio necessaria questa stupida guerra?

TULLO OSTILIO-Perch, mo c pure la guera intelligente?......la guera...... guera!

(rivolto al pubblico) Artro concetto fondamentale.

E adesso ve faremo a pezzi.

MEZIO FUFEZIO-E probabile, ma nun detto che vincete.

TULLO OSTILIO-No......na chiacchiera!

MEZIO FUFEZIO-Perderemo tutti e due, anche se dovessimo vincere noi.

TULLO OSTILIO-Ah......ho capito, sei mbriaco, sei.

MEZIO FUFEZIO-Vinceranno gli etruschi.

Si butteranno addosso al malconcio vincitore e lo faranno a pezzi. Cacciano in branco come i lupi e, come i lupi, attaccano solo la bestia ferita. voi Romani come lupi, fate ride.

SBATTONO LE SPADE

STANNO IN FISSO CON LE SPADE ALZATE

TULLO OSTILIO-Allora famo cos, stamme a sent.

Se sgrugneremo lo stesso, ma senza intaccare gli organici degli eserciti.

MEZIO FUFEZIO-Ecco.

TULLO OSTILIO-Sta a sent come.

ESCE GIANO DAL SIPARIOGIANO- A questo punto, dice Tito Livio, cerano per caso nei due eserciti tre fratelli gemelli, non dissimili n di et, n di forza. Erano gli Orazi e i Curiazi.

ESCONO TULLO OSTILIO E MEZIO FUFEZIOGIANO-Tutti conoscono lepisodio della battaglia delegata e combattuta dai campioni in rappresentanza degli eserciti. Al primo scontro due Orazi cadono, il terzo, illeso, scappa via. I Curiazi lo seguono, ma sono feriti e perci si distanziano luno dallaltro, cosicch Orazio, che ha inventato la prima ritirata strategica della storia, li affronta uno per volta e li ammazza tutti e tre.

(si gira) Pochi, per, sapevano dellamore suburbano che univa la sorella degli Orazi a uno dei Curiazi.

APRE SIPARIO

ESCE GIANO

CANZONE ORAZIA:

ORAZIAVeniva sempre a Roma cor cavallo

e na fronna de quercia tra i capelli

c aveva na collana de corallo

e locchi belli neri e risarelli.

Cojevo luva sotto ar pergolato

rimasi imbambolata a rimirallo

pareva proprio Apollo spiccicato,

un dio de quelli sopra al piedistallo.

Io solo a ved quantera bello,

me intesi tutta quanta friccic.

Veniva gi da Albano, era de fora,

ner senso che parlava forestiero,

veniva tutti i giorni a na certora

e me voleva bene pe davero.

Adesso nun c pi lhanno ammazzato,

e voi sap chi stato? Mi fratello,

stato proprio quello scellerato,

fratello che fa rima co cortello.

Io solo a ripens quantera bello

nun cho pi voja manco de camp.

Sei morto senza dimme nemmanco na parola,

io qui qui non resto sola,

io vojo sta co te.

Sei morto senza dimme na parola.

Aspetto a mor amore appresso a te.

STACCHETTO

ENTRANO: ORAZIO, DONNE POPOLO E SENATO

ORAZIO-Che fai? Piangi sulle opime spoglie dei Curiazi?

ORAZIA-Sono opime, non lo so.

ORAZIO-Piangi il nemico morto ma non piangi i tuoi fratelli uccisi dai Curiazi.

Saresti stata contenta se fosse sopravvissuto il tuo Curiazio, al costo della sconfitta de Roma.

ORAZIA-Io, si. Frega assai a me de Roma!

ORAZIO-E allora morammazzata!

ORAZIA-Noooo.

CHIUDE SIPARIO

LE DONNE PRENDONO IN BRACCIO ORAZIA E ESCONO DAL SIPARIO

(SENATO SI SISTEMA DIETRO SIPARIO)

APRE SIPARIO

UOMO SENATO-Il Senato e il popolo Romano contro Orazio,......(dubbioso) Orazio non se sa bene come, perch il nome generico di ORAZIO accomuna tutti e tre i fratelli, senza distinzioni personali.

In conseguenza del delitto consumato ai danni di una concittadina, di cui non si conosce il nome ma che noi, in analogia agli altri, chiameremo Orazia, limputato Orazio condannato alla pena di morte mediante impiccagione. Limputato ha la facolt di appellarsi al popolo.

Ti appelli?

ORAZIO-Mi appello.

SI SENTE LA VOCE FUORI CAMPO DEL VECCHIO ORAZIO

VECCHIO ORAZIO-Un momento......

GIANO-

E Orazio, padre degli Orazi e dellOrazia, Orazio pure lui!

ENTRA VECCHIO ORAZIO CON LE 2 RAGAZZE

VECCHIO ORAZIO-Un momento......e n momento......

Parlo io ar nome der popolo Romano. Cittad......(cade)

Cittadini de Roma, nfino a ieri io cavevo quattro figli: (con la mano indica: 1 e poi 3) 3 femmine e 1 maschio,......NO(con la mano indica: 1 e poi 3) 3 maschi e 1 femmina,......SI.

La femmina m caduta pe la patria......NO......er maschio......NO......tutti e due,(piangendo) tutti e due......ma n ce navevo tre? Ma er terzo ndo sta?

Eccolo la! E stato lui che mha ammazzato la femminuccia, adesso se volessi usare la patria podest, che come padre de famija me da er diritto de vita e de morte sua moje, sui fii, sue fije, sui fratelli, sue sorelle, sui cognati, sue cognate (fa come per addormentarsi) sui cugini, sue cugine (russa)......sui nipoti, sue nipoti e sur personale de servizio......

......che stavo a d?!?

Ah, adesso Orazio o strangolavo co e mani mie, ma perch io non lho fatto?......Eh?!?......(rivolto a una ragazza)......ma nt aricordi niente, nt aricordi! Ma perch io non lho fatto?......Eh?!?......(rivolto allaltra ragazza)......si, bbona questa! Ma perch io nun lho fatto?......e che ne so io! Adesso, cor permesso de Re e de tutti lartri, che er re n omo donore e tutti lartri sono tutti ommini donore......sono venuto a parlare qui, ar funerale de Cesare......me sa proprio de no!......ma chi Cesare?!?

(vede Orazio) E tu chi sei? Io te conosco a te......Ah! E stato lui che mha ammazzato Orazziuccia mia, cavevo solo lei ar mondo......IMPICCATELO! (gli fa gesto di stare tranquillo)

Ma allo stesso ramo attaccatece pure le opime spoglie dei Curiazi, de modo che tutti vedano co che moneta Roma ricompensa i salvatori della patria.

STACCHETTO

ESCE VECCHIO ORAZIO CON LE 2 RAGAZZE

GIANO- Nel silenzio che segu, il principe del Senato, commosso scoppia a piangere, poi piansero i senatori e Orazio fu assolto.

CHIUDE SIPARIO

GIANO-E mentre le figure degli Orazi restarono a giganteggiare nella storia romana, quella dellOrazia fu giustamente dimenticata. Perch, se lecito anteporre alla Patria tutto, anche la giustizia.....non lecito anteporre lamore alla Patria.

Prendete nota, cittadini, dellipocrisia del potere, che ammanter sempre di nobili sentimenti le ingiustizie pi nere!!!

ESCE GIANO

APRE SIPARIO

PARCHE IN SCENA

CANZONE E BELLO PENDE AL FILO:

I*PARCANona la Parca che tiene la rocca

INSIEMEche tiene la rocca

2*PARCADecima tesse con abili dita

INSIEMEcon abili dita

3*PARCAMorta la terza e sotto a chi tocca

INSIEMEio tajo li fili e stronco la vita

TULLO OSTILIOSe campa appesi a un filo nun se scampa per per carit,

nun lo tirate troppo che se strappa lassateve port,

perch da un filo messo a penzolone che va de qua e de l,

seppure nun te spieghi la ragione, bello dondol.

E bello penne al filo della vita perch se sai camp,

un attimo che passa de sfuggita gi uneternit,

se gongola, se dondola, se va de qua e de l,

un attimo che passa gi uneternit.

INSIEMESe campa appesi a un filo nun se scampa per per carit,

I*PARCANun lo tirate troppo che se strappa lassateve port.

2*PARCAPerch da un filo messo a penzolone che va de qua e de l.

3*PARCASeppure nun te spieghi la ragione, bello dondol.

TULLO OSTILIO

PARCHE (INSIEME)E bello penne al filo della vita

Nona la parca che tiene la rocca,

perch se sai camp,

che tiene la rocca.

un attimo che passa de sfuggita

Decima tesse con abili dita,

gi un eternit,

con abili dita.

se gongola, se dondola

Terza la morte

se va de qua e de l,

e sotto a chi tocca.

un attimo che passa gi uneternit.

Io iajo li fili e stronco la vita.

CHIUDE SIPARIO

APRE SIPARIO

TULLO OSTILIO-Sono un re delle origini, e gi me configuro come personaggio problematico......moderno.

Ho sempre avuto un pessimo rapporto con gli dei, sempre.

Ma io chi so? Un precursore. Per esempio, la evocatio chi lha fatta mai?......che ? Un generale romano assedia na citt, prima dellattacco rivolge agli dei protettori del nemico una preghiera che sona pressappoco cos: (adulatorio)passate daa parte nostra, e noi in cambio a Roma vi innalzeremo templi pi belli e pi grandi di quelli che cavete qui......e questa na preghiera? No, questo un tentativo de coruzione.

No perch fra noi uomini delle origini e gli dei, esisteva la stessa realt magica di cui, poi, voi posteri perderete cognizione......Ah si......ah si, eh?......la realt magica, eh?......e allora perch quelli passano sempre dalla parte nostra! Perch so farabutti che andrebbero processati per interesse privato in atti dufficio.

MOGLIE TULLO OSTILIO-Tulloooo......ma che chai che parli da solo?......e vi a dorm......

TULLO OSTILIO-E la mia signora, ma siccome la storia non ne ha tramandato il nome, anzi, la storia non dice nemmeno se io ero sposato......io manco jarisponno!

Adesso Giove Albano ce l ha con me, perch dice che, rasa al suolo Albalonga, io ho lasciato in piedi solo il suo tempio. Hai capito? No, dico......hai capito? Questo il ringraziamento.

Adesso sulle rovine della citt, dove si aggirano cani randagi, pecorari in transito hanno sentito una voce che strillava dalle colonne del tempio.

MOGLIE TULLO OSTILIO-Vi a lettoooo!!!!

TULLO OSTILIO-Questa sempre lanonima romana del sesto secolo.

(riprende il discorso) Era la voce de Giove che diceva agli Albani deportati a Roma, di tornare al culto degli antichi padri.

STACCHETTOPoi na notte, dimprovviso, venuta gi na pioggia de pietre dal cielo sulle rovine della citt, cascato er frontone der tempio, se so spezzate le colonne, e dal sacello scoperchiato venuto fori lui......Giove in persona......BRUTTO! Che a passi lenti, pe via che tutto de pietra e de fattura primitiva, se sta avviando gi da li Colli Albani e sta pe ariv a Roma.

STACCHETTO

......Ma sai quanto me ne frega!!!!!!......ma cho paura de un pupazzo che cammina?.

Io ho rinforzato la guardia tuttintorno alle mura della citt e ho dotato i soldati di armi appropriate , j ho levato la lancia e j ho dato er martello. La consegna : demolite la statua che cammina......(ride) ah, ah, ah......(impaurito) Ih!......

ma ce lavranno er coraggio de pi a martellate un dio?

MOGLIE TULLO OSTILIO-TULLOOOO!!!!!

TULLO OSTILIO-(impaurito) Chi ? Chi? Chi ? Tanto lo so che sei arivato Giove Albano, lo so che stai qua, sorti fora se chai er coraggio. Giove Statore favorevole a Roma, Giove Fenetrio pure, ma tu......(srtillando)che voi? Che so ste meschinit! ste rivalit de paese! Io capirei fra gli uomini, ma pure fra voiartri che sete immortali. E se te la pii tanto pe quattro burini d Arbani, che farai quanno intere nazioni saranno scancellate dalla faccia della tera in osservanza der testamento de Romolo!

ENTRA GIOVE

GIOVE-TULLOOOO!!!!

TULLO OSTILIO-Statte zitta! Dormi!

(si gira e vede Giove)

(impaurito) Ah, ah!

ENTRANO LE PARCHE

CANZONE E BELLO PENDE AL FILO(RIPRESA):TULLO OSTILIO

PARCHE (INSIEME)E bello penne al filo della vita

Nona la parca che tiene la rocca,

perch se sai camp,

che tiene la rocca.

un attimo che passa de sfuggita

Decima tesse con abili dita,

gi un eternit,

con abili dita.

se gongola, se dondola

Terza la morte

se va de qua e de l,

e sotto a chi tocca.

un attimo che passa gi uneternit.

Io iajo li fili e stronco la vita.

MORTE TULLO OSTILIO

CHIUDE SIPARIOFINE I TEMPO

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