i rischi di una cosmesi non consapevole · inseriti nel derma si trovano, infine, anche le...

35
1 COMITATO SCIENTIFICO U.P. PROMETEO Parte 1 “INCI”..PIT I RISCHI DI UNA COSMESI NON CONSAPEVOLE I PERCHE’ DI UNA SCELTA SENSATA Lavoro originale della: Dott.ssa Nastia Alessandra Coaro Biologa Ricercatore Indipendente Membro del Comitato Scientifico U.P. PROMETEO

Upload: vuonghuong

Post on 15-Feb-2019

212 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

1

COMITATO SCIENTIFICO U.P. PROMETEO

Parte 1 “INCI”..PIT

I RISCHI DI UNA COSMESI NON CONSAPEVOLE I PERCHE’ DI UNA SCELTA SENSATA

Lavoro originale della:

Dott.ssa Nastia Alessandra Coaro

Biologa Ricercatore Indipendente

Membro del Comitato Scientifico U.P. PROMETEO

2

SOMMARIO

3 PREMESSA

4 LA PELLE

7 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

9 PRINCIPI GENERALI RELATIVI AL COMMERCIO DEI COSMETICI

12 ETICHETTA

13 INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)

14 La lingua dell’INCI

14 L’ordine degli ingredienti

15 Tensioattivi

16 Ingredienti derivati dal petrolio

19 Conservanti

21 Interferenti Endocrini

24 Propylen glycole

24 PEG

25 Siliconi

26 Parafenilendiamina (PPD)

27 Ftalati

27 Alluminium

27 Microgranuli di plastica

28 Asterischi

28 BIODIZIONARIO

29 COSMESI PER LA MAMMA IN GRAVIDANZA

30 COSMESI PER IL BEBE’

31 ATTENZIONE SOSTANZE NOCIVE

33 THE END

34 BIOGRAFIA E SITOGRAFIA

35 NOTE SULL’AUTRICE

3

PREMESSA

Ogni anno decine di creme per il viso vengono reclamizzate nel nostro Paese con la promessa di rendere il nostro aspetto più gradevole, luminoso e seducente, creando l'illusione di poter cancellare i segni del tempo, per poi rivelarsi poco efficaci ed essere abbandonate dopo un breve periodo di utilizzo, andando ad accumularsi tra i rifiuti. Ad accompagnare le creme per il viso, prescelte come uno degli esempi eclatanti, vi sono shampoo miracolosi, deodoranti infallibili, profumi pubblicizzati o firmati da note star dello spettacolo che si trasformano in insostituibili oggetti del desiderio grazie al potere del marketing. Ma un principio importante nella scelta dei cosmetici consiste nel non lasciarsi ingannare dal presunto prestigio di alcuni marchi famosi della cosmesi convenzionale. Non è scontato che alla fama di un marchio di prodotti cosmetici convenzionali corrisponda l’impiego di ingredienti rispettosi della pelle e dell’ambiente. Senza pensare che mediamente, una donna, usa quotidianamente, per la cura personale, circa 12 prodotti, l’uomo 6 e che ogni prodotto contiene almeno 25 ingredienti. Alcuni di questi ingredienti danno origine al cosiddetto bio accumulo: pur essendo innocui a dosi molto basse, con il passare degli anni si accumulano creando effetti non benefici nella pelle, nell’organismo e nell’ambiente. Appare impossibile anche ignorare l’impatto ecologico ed etico di una cosmesi basata sull’utilizzo di ingredienti inquinanti, derivati dal petrolio e/o correlati all’inquinamento idrico, oltre al danneggiamento della fauna marina ed ai test condotti sugli animali. Forse dovremmo renderci consapevoli di cosa utilizziamo ogni giorno per la cura della nostra pelle e per la nostra igiene quotidiana e porci le seguenti domande: “Che sostanze contengono i prodotti che usiamo quotidianamente”? “Cosa stabilisce se una crema è buona oppure no?” “Su quali parametri ci dovremmo basare per la scelta del prodotto cosmetico?” “Quali e quanti dei cosmetici comunemente venduti e pubblicizzati tramite studiate strategie di marketing sono realmente necessari, efficaci e, soprattutto sicuri?” “Siamo certi che le etichette dei cosmetici prodotti su larga scala ed ampiamente pubblicizzati in Italia ed in tutto il mondo siano realmente chiare, trasparenti e garanzia di un prodotto sicuro?” Ci sono molti strumenti per raggiungere conoscenze sempre più approfondite, e, se una persona vuole sapere la verità la può trovare. Nelle pagine a seguire vengono esposti concetti alla base di studi oramai consolidati, la cui conoscenza è finalizzata allo sviluppo di un acquisto consapevole.

4

LA PELLE Il corpo umano è interamente rivestito da pelle, l'organo più esteso del corpo stesso con più di 400 recettori nervosi e 4 metri di fibre nervose per centimetro quadrato, ad indicare quanto sia connesso con il sistema nervoso. La pelle non mente mai, essa è la manifestazione esterna del sistema nervoso, con cui condivide il foglietto embrionale d’origine (questa è la ragione per cui molte malattie dermatologiche sono di origine psicosomatica). La pelle è composta approssimativamente da acqua 70%, proteine 25%, grassi 2%, minerali 0.5% ed il restante 2.5% altre sostanze. La pelle svolge essenzialmente una funzione protettiva (funge da barriera contro le aggressioni di agenti esterni e dei microrganismi ). E’ comunque sufficientemente permeabile da permettere lo scambio termico, e mantenere il giusto equilibrio idro-lipidico. E’ anche un organo sensoriale (senso del tatto). Il manto protettivo della pelle è composto soprattutto da sebo, il suo pH, acido, varia tra valori di 4,5 e 6,5, e svolge le seguenti proprietà: • antiossidanti: protegge la pelle dall'ossidazione. •idro repellenti: il mantello lipidico limita l’assorbimento di agenti esterni idrosolubili proteggendo la pelle da eventuali aggressori. • anti batteriche: il pH acido inibisce la crescita di funghi e batteri in genere • protegge la cheratina la quale ha bisogno di un ambiente acido La pelle è formata dall'epidermide costituente la parte superficiale, dal derma separato dall'epidermide dalla membrana basale e dall'ipoderma o tessuto adiposo che si trova sotto il derma.

L’EPIDERMIDE L'epidermide è un tessuto epiteliale di rivestimento ed è formata da vari tipi di cellule, principalmente da cheratinociti: essi si riproducono nello strato basale (la parte più profonda) e risalgono in circa 28 giorni verso la superficie. E’ priva di circolazione venosa ed arteriosa, tranne lo stato basale, il quale riceve il nutrimento dal derma. IL DERMA Il derma si trova subito sotto l'epidermide, al di sotto della giunzione dermo-epidermica. Lo spessore del derma varia da 0,3 a 3 mm, a seconda delle zone del corpo, e rappresenta il tessuto connettivo della cute. Dal derma dipendono l'elasticità, lo spessore e le capacità di sostegno della cute.

5

Il derma è composto da una fitta trama di fibre e da una grande quantità di cellule immerse in una sostanza sotto forma di gel, detta sostanza fondamentale. La trama di fibre del derma è composta da due costituenti principali: * il COLLAGENE: si tratta di una glicoproteina (proteina che contiene carboidrati) fibrosa, prodotta dai fibroblasti, le principali cellule del derma. Le fibre di collagene si organizzano in fasci disposti tra loro secondo un fitto intreccio, molto resistente alla trazione. *L’ELASTINA: anch'essa è una glicoproteina fibrosa prodotta dai fibroblasti e dotata, a differenza del collagene, di notevoli proprietà elastiche. Le fibre elastiniche sono molto meno numerose e più sottili delle fibre collageniche, non si organizzano in fasci, ma si ramificano e si riuniscono formando un reticolo. Le fibre dell'elastina si intrecciano con le fibre del collagene conferendo elasticità all'intera struttura della cute. Questo tipo di organizzazione strutturale dona al tessuto connettivo eccellenti proprietà di robustezza, resistenza, sostegno ed elasticità. La sostanza fondamentale, sotto forma di gel, permea tutto il derma e costituisce il tramite attraverso cui l'ossigeno e le sostanze nutritive provenienti dalla microcircolazione sanguigna raggiungono le cellule dei vari tessuti e, in senso inverso, l'anidride carbonica e le scorie metaboliche passano dalle cellule alla circolazione. I principali costituenti della sostanza fondamentale sono particolari macromolecole, di cui la principale è l'ACIDO IALURONICO. Questo ha la capacità di legare grandi quantità di acqua e, quindi, di influenzare in maniera determinante la pastosità, il tono, l'elasticità e lo spessore della pelle, a seconda della quantità presente nel tessuto connettivo del derma. Le cellule del derma Tra le cellule che popolano il derma, i FIBROBLASTI sono i più numerosi. Sono cellule deputate a produrre gli elementi costitutivi delle fibre collageniche ed elastiniche, nonché gli elementi macromolecolari della sostanza fondamentale. Sono, quindi, i veri e propri artefici del derma. Sono dotati di ampia mobilità e svolgono un ruolo fondamentale anche nei processi riparativi della pelle. I MACROFAGI rappresentano la seconda popolazione di cellule connettivali dopo i fibroblasti. Anch'essi sono dotati di mobilità e svolgono un ruolo fondamentale nei processi di difesa, perchè fagocitano batteri e sostanze estranee penetrate nella cute, rimuovendo le cellule morte e i frammenti di fibre derivanti dai processi riparativi e di rinnovamento dei tessuti. La terza popolazione di cellule del derma è costituita dai MASTOCITI. Sono cellule disposte in prossimità dei letti capillari, che contengono sostanze in grado di attivare la funzione dei vasi sanguigni. I mastociti svolgono un ruolo molto importante nell'avviare il processo infiammatorio, quando sulla cute si verifica un danno di qualsiasi natura (chimico, fisico, meccanico, batterico, immunologico). Inseriti nel derma si trovano, infine, anche le ghiandole sudoripare, i bulbi piliferi, le ghiandole sebacee e numerose strutture nervose, oltre alla rete vascolare e a quella linfatica. L’IPODERMA L'ipoderma o tessuto connettivo sottocutaneo è lo strato più profondo e più spesso della cute. E' compreso tra il derma, posizionato subito sopra l'ipoderma, e una membrana molto resistente che ricopre i muscoli dello scheletro e, in qualche caso, si adagia direttamene sulle ossa (sterno), posizionata al di sotto dell'ipoderma. L'ipoderma è costituito da uno scheletro di tessuto connettivo fibroso, di collagene ed elastina, che delimita delle concatenazioni (o lobi) piene di cellule adipose (adipociti). L'ipoderma svolge varie funzioni: *rappresenta una riserva energetica alla quale l'organismo attinge in condizioni di necessità

6

*isola dal freddo i tessuti sottostanti, tramite una piccola ma continua produzione di calore sprigionata durante la trasformazione dei trigliceridi in acidi grassi *fornisce un'efficace protezione meccanica ai tessuti e agli organi sottostanti Nell'ipoderma hanno sede una rete di vasi sanguigni, di fibre nervose e una parte di ghiandole sudoripare e bulbi di follicoli piliferi. LE FUNZIONI DELLA CUTE Anche considerando soltanto le funzioni principali, la notevole eterogeneità dei compiti demandati alla cute non può non sorprendere. Essa, infatti, ha: *funzioni di protezione meccanica, soprattutto grazie alle caratteristiche di elasticità e di estensibilità proprie della cute, cui si aggiunge il sostegno offerto dalle fibre del collagene *funzioni di barriera agli agenti fisici e in primo luogo ai raggi ultravioletti, operata dal filtro melaninico *funzioni di barriera agli agenti microbiologici che, quotidianamente, entrano in contatto con la cute *funzioni di barriera agli agenti chimici * funzioni di termoregolazione, il calore corporeo in eccesso può essere eliminato attraverso la cute grazie ai meccanismi di irradiazione, convenzione, conduzione ed evaporazione (quest'ultima, in particolare, è controllata dalla sudorazione della cute e rappresenta il mezzo più efficiente in condizioni di massima necessità). Qualora, invece, sia necessario risparmiare calore, il flusso sanguigno della cute si riduce drasticamente e il sangue viene dirottato verso i tessuti più profondi *funzioni sensoriali, nella cute sono presenti le strutture nervose predisposte alla ricezione degli stimoli tattili, termici e dolorifici *funzioni escretorie, attraverso il sudore viene esercitata anche un'azione di eliminazione dalla cute nei confronti di molti prodotti metabolici, fra cui i composti azotati *funzioni di deposito, il tessuto adiposo posizionato subito sotto la cute costituisce una riserva energetica che può essere assai cospicua e rivelarsi fondamentale in caso di digiuno protratto *funzioni di sintesi, oltre alla produzione di sostanze pigmentate, la cute sintetizza la vitamina D *funzioni immunologiche, per la presenza di cellule immunocompetenti la cute è da considerarsi un organo di primaria importanza immunologica sia dal punto di vista fisiologico che patologico. ASSORBIMENTO CUTANEO L’assorbimento cutaneo consiste nella penetrazione dell’acqua attraverso la cute. Normalmente, l’assorbimento cutaneo è impedito dallo strato superficiale delle cellule cornee della cute, impregnato di sebo. Quando l’esposizione della cute all’acqua è prolungata, però, questa penetra abbondantemente e viene assorbita trapassando lo strato corneo della cute. La cute si impregna così di acqua, che provoca un raggrinzimento della cute stessa. L’assorbimento cutaneo è evidente soprattutto sul palmo delle mani e dei piedi, perchè sprovvisti di ghiandole sebacee. Tanto più elevati sono la temperatura dell’acqua e il suo contenuto di Sali, tanto più evidente è l’assorbimento cutaneo. La cute normale ha le caratteristiche di una barriera lipidica, per tanto si oppone al passaggio delle molecole ionizzate o idrofile, impedendo il fenomeno dell’assorbimento cutaneo. Ma quando gli strati superficiali della cute sono lesi o mancanti (in caso, per esempio, di ferite, abrasioni o ulcerazioni) l’assorbimento aumenta notevolmente. Invece, le sostanze liposolubili penetrano rapidamente attraverso la cute e rischiano, in alcuni casi, di creare danni se le sostanze in questione non hanno proprietà idonee.

7

QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Nella definizione generica di cosmetico rientrano un’ampia categoria di beni di largo consumo, considerati ormai di prima necessità e ad acquisto ricorrente. L’etichettatura dei prodotti cosmetici è disciplinata a livello comunitario da apposite Direttive applicabili a tutti gli Stati Membri: ciò vuol dire che le regole di etichettatura approfondite alle pagine seguenti sono valide per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Questa uniformità di approccio consente, da un lato, una migliore informazione e trasparenza verso il consumatore, dall’altro, il corretto funzionamento del mercato interno perché armonizza le regole nazionali e sopprime le barriere commerciali al libero scambio tra i Paesi Membri. Nello specifico l’etichettatura dei prodotti cosmetici è disciplinata dalla Direttiva Ce 76/768/CEE recepita in Italia dalla Legge 11 ottobre 1986 n. 713. Sebbene le molte modifiche ed integrazioni, questi provvedimenti normativi rimangono ad oggi i testi fondamentali in materia ed indispensabili per conoscere le regole di etichettatura e di presentazione sul mercato dei prodotti cosmetici. Rientrano nella definizione di cosmetico “tutte quelle sostanze e preparazioni, diverse dai medicinali, destinate ad essere applicate sulle superfici esterne del corpo umano (pelle, unghie, labbra, ecc.) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivo, o prevalente, di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, coprire gli odori o per mantenerli in buono stato” (Dir. 76/768/CE). L’elenco completo dei prodotti cosmetici riconosciuti dall’ordinamento comunitario e nazionale è riportato seguito (all. 1, Legge 713/1986): • Creme, emulsioni, lozioni, gel e oli per la pelle (mani, piedi, viso, ecc.); • Maschere di bellezza (ad esclusione dei prodotti per il peeling); • Fondotinta (liquidi, paste, ciprie); • Cipria per il trucco, talco per il dopobagno e per l'igiene corporale, ecc.; • Saponi da toletta, saponi deodoranti, ecc.; • Profumi, acque da toletta ed acqua di Colonia; • Preparazioni per bagni e docce (sali, schiume, oli, gel, ecc.); • Prodotti per la depilazione; • Deodoranti ed antisudoriferi; • Prodotti per il trattamento dei capelli quali: • tinture per capelli e decoloranti; • prodotti per l’ondulazione, la stiratura e il fissaggio; • prodotti per la messa in piega; • prodotti per pulire i capelli (lozioni, polveri, shampoo); • prodotti per mantenere i capelli in forma (lozioni, creme, oli); • prodotti per l’acconciatura dei capelli (lozioni, lacche, brillantine). • Prodotti per la rasatura (saponi, schiume, lozioni, ecc.); • Prodotti per il trucco e lo strucco del viso e degli occhi; • Prodotti destinati ad essere applicati sulle labbra; • Prodotti per l'igiene dei denti e della bocca;

8

• Prodotti per l'igiene delle unghie e lacche per le stesse; • Prodotti per l'igiene intima esterna; • Prodotti solari; • Prodotti abbronzanti senza sole; • Prodotti per schiarire le pelle; • Prodotti antirughe. Non rientrano nella definizione di cosmetico i prodotti contenenti biocidi - sostanze con funzione antibatterica e/o antimicrobica - quali, ad esempio, salviette detergenti, saponi e gel antimicrobici o disinfettanti, che devono adottare modalità di etichettatura differenti. Infine è necessario evidenziare che i prodotti cosmetici sono differenti dai prodotti medicinali: questi ultimi, infatti, hanno specifiche finalità terapeutiche per la cura e prevenzione di malattie e la loro applicazione non fa riferimento ad una zona particolareggiata del corpo (applicazione sistemica); i prodotti cosmetici, invece, non hanno finalità terapeutiche e non possono in alcun modo vantarle nei confronti del consumatore, ed inoltre esplicano funzioni solo su specifiche parti del corpo (applicazione topica). EVOLUZIONE DELLA NORMATIVA COMUNITARIA NEL SETTORE DEI COSMETICI EIL NUOVO REGOLAMENTO Il primo atto normativo in materia di prodotti cosmetici risale al 17 luglio 1976, con la pubblicazione della Direttiva 768, recepita in Italia dieci anni dopo con la Legge 713 del 1986. Allora al prodotto cosmetico venivano attribuite tre funzioni primarie (pulire, profumare, proteggere) e tre funzioni accessorie, dette anche ancillari, (modificare l’aspetto, correggere e mantenere in buono stato). Successivamente, con il progresso scientifico e l’innovazione che contraddistingue fortemente questo settore produttivo, l’accezione di cosmetico è diventata più ampia: il prodotto cosmetico viene sempre più percepito dal consumatore come un prodotto attivo, che interagisce sulla cute – eventualmente modificandola e migliorandola – il tutto finalizzato a mantenerla in buono stato. Nel 1993, con la Dir. 93/35/CE, si giunge alla definizione ad oggi in vigore che ha inglobato, al suo interno, tutte e sei le funzioni sopra elencate. Il 22 dicembre 2009 è stato pubblicato il Regolamento 1223 sui prodotti cosmetici che andrà a sostituire la Direttiva 768. Il nuovo Regolamento persegue tre obiettivi principali: eliminare la incertezze e le incoerenze giuridiche della Direttiva motivate dall’elevato numero di emendamenti (pari a 55); evitare divergenze nel recepimento nazionale che non contribuiscono alla sicurezza del prodotto ma gravano sugli oneri normativi e sui costi amministrativi; garantire che i prodotti cosmetici immessi sul mercato dell’Unione siano sicuri alla luce dell’innovazione del settore. A tale fine è stato apposta scelta la forma del Regolamento, e non della Direttiva, poiché esso agevola l’applicazione armonizzata e immediata tra tutti i Paesi membri. Il nuovo Regolamento è stato elaborato acquisendo i pareri dei rappresentanti dell’industria chimica e cosmetica), delle Autorità Nazionali, dei professionisti e ricercatori del settore, nonché dei consumatori e delle organizzazioni coinvolte per il benessere degli animali. Tra le novità sostanziali introdotte dal Regolamento segnaliamo: - l’introduzione di definizioni legali; la direttiva cosmetici, infatti, non conteneva definizioni legali e tale lacuna ha incrementato l’incertezza giuridica e ha reso più costoso e più oneroso del necessario far rispettare le prescrizioni; tra le definizioni introdotte troviamo “fabbricante”, “messa a disposizione sul mercato”, “effetto indesiderabile”, “tracce”, ecc.; - il rafforzamento del ruolo della valutazione preventiva sulla sicurezza dei cosmetici prima della loro immissione in commercio; la direttiva cosmetici conteneva già i requisiti necessari ad effettuare tale valutazione senza, tuttavia, specificare le informazioni che tale valutazione doveva contenere e, di conseguenza, essa non ha rivestito mai il ruolo importante che le era stato assegnato;

9

- il potenziamento dei controlli sul mercato interno, tenendo anche conto dell’aumento costante delle importazioni dai paesi terzi.

PRINCIPI GENERALI RELATIVI AL COMMERCIO DEI COSMETICI

Prima di entrare nel merito delle modalità di etichettatura dei prodotti cosmetici, è importante approfondire alcuni principi ed obblighi generali relativi alla loro produzione ed al loro commercio, ovvero: • correttezza delle operazioni commerciali; • composizione dei prodotti; • chiarezza delle informazioni. Tali obblighi sono interamente a carico del produttore (o responsabile commerciale) e rappresentano dei pre-requisiti cogenti, ovvero condizioni preliminari e indispensabili per potere accedere sul mercato ed operare correttamente, assicurando un elevato livello di tutela del consumatore con particolare riferimento alle categorie vulnerabili (bambini, persone anziane, donne incinte, ecc.). Correttezza delle operazioni commerciali I prodotti cosmetici devono essere sicuri nelle condizioni normali, o ragionevolmente prevedibili, d’uso. A tale scopo la Dir. CEE 76/768/CEE stabilisce, all’art. 2, che “i prodotti cosmetici commercializzati all’interno della Comunità non devono causare danni alla salute umana […], tenuto conto della presentazione del prodotto, dell’etichettatura, delle eventuali istruzioni per l’uso e l’eliminazione, nonché di qualsiasi altra indicazione o informazione fornita da parte del fabbricante o del suo mandatario o di ogni altro responsabile della commercializzazione di questi prodotti sul mercato comunitario”. In recepimento dei principi della Dir. 76/768/CEE, la Legge 713/1986 all’art. 7 ribadisce che i prodotti cosmetici devono essere fabbricati, manipolati, confezionati e venduti in modo tale da non causare danni alla salute umana se applicati correttamente. A tale scopo, i prodotti cosmetici devono essere commercializzati corredati da istruzioni necessarie per garantirne il corretto utilizzo nonché da qualsiasi altra informazione che possa facilitare la loro corretta applicazione da parte del consumatore. E’ inoltre fatto esplicito divieto di utilizzo nei prodotti cosmetici di sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche; eccezioni possono essere previste solo se la sostanza è stata sottoposta a valutazione e dichiarata accettabile da parte del Comitato scientifico per la sicurezza dei prodotti (SCCS). A livello nazionale l’Autorità centrale responsabile dei controlli nel settore è il Ministero della Salute che ha stabilito, con appositivi provvedimenti, le procedure e i metodi per assicurare la vigilanza sui prodotti cosmetici in fase di produzione e di commercializzazione. Il Ministero della Salute collabora, poi, con altre autorità nazionali (es. Regioni, Antitrust,ecc.) che effettuano anche loro controlli nel settore. 1 Il Comitato Scientifico per la sicurezza dei prodotti di consumo (SCCS Scientific Comittee on Consumer Safety) che ha sede all’interno della Direzione Generale Salute dei Consumatori della

10

Commissione fornisce pareri e consulenza scientifica per la preparazione di proposte relative alla sicurezza dei consumatori ed alla salute pubblica. La valutazione d’impatto Chiunque intenda produrre o confezionare, in proprio e/o per conto terzi, prodotti cosmetici deve trasmetterne notifica, almeno trenta giorni prima dell’inizio dell’attività di produzione e/o confezionamento, al Ministero della Salute comunicando, tra le altre informazioni, la sede dei laboratori di produzione, le caratteristiche dei prodotti cosmetici che si intendono realizzare, l’elenco completo delle sostanze impiegate per la lavorazione del prodotto nonché la dichiarazione di conformità delle stesse ai parametri di sicurezza definiti dalla legge. Queste informazioni consentono al Ministero di effettuare gli opportuni controlli ed accertare la salubrità dei cosmetici posti in commercio. Nel nuovo Regolamento 1223/09 si stabilisce che il produttore dovrà effettuare una Valutazione di impatto sulla sicurezza del prodotto cosmetico prima della sua commercializzazione, al fine di testarne la qualità e l’idoneità dell’applicazione per la salute umana. La Valutazione d’impatto, che dovrà essere predisposta sulla base di uno specifico formato allegato al nuovo Regolamento, sostiene la ricerca di un migliore equilibrio tra la “responsabilità del fabbricante” e le “prescrizioni normative sui singoli ingredienti”: si tratta di un elemento cruciale, visto che la Direttiva cosmetici del 1976 continuava a fondarsi sul concetto originario – elaborato 30 anni fa – di disciplinare tutte le sostanze impiegate nei prodotti cosmetici “ingrediente per ingrediente” e non a livello di “impatto” complessivo sulla salute umana. Oggi si riconosce che tale strategia non basta, da sola, a garantire che i prodotti cosmetici immessi sul mercato siano sicuri. Inoltre la Direttiva cosmetici non prevedeva requisiti giuridici chiari relativi al contenuto della valutazione della sicurezza dei cosmetici. Questa situazione ha contribuito a consentire un livello diverso di applicazione delle norme tra i Paesi comunitari. La Valutazione di impatto dovrà essere inviata in formato elettronico alla Commissione Europea (DG Salute e Tutela dei Consumatori) la quale provvederà ad inoltrarla alle autorità competenti nazionali ed ai centri antiveleno. Ciò consente di avere un flusso informativo unico verso la Commissione che semplifica le procedure di notifica e migliora i controlli interni sul mercato. Composizione dei cosmetici Un altro aspetto di fondamentale importanza riguarda la composizione dei prodotti cosmetici i cui requisiti sono stati definiti dal legislatore nazionale e comunitario in apposite Direttive, al fine di assicurare la sicurezza dei prodotti per tutte le fasce di consumatori. Le sostanze ammesse e vietate nella composizione di un prodotto cosmetico sono stabilite dalla Legge 713/1986 la quale, recependo la Direttiva comunitaria, fornisce la presente classificazione: 1. sostanze vietate (all. II): l’elenco include oltre 1.000 sostanze che non possono assolutamente essere impiegate nella composizione di un prodotto cosmetico in quanto considerate potenzialmente dannose per la salute umana (ad esempio Acoli acetilenici, loro esteri, loro eteri e loro sali; Acido acetico; Bromo elementare, ecc.); ciascuna sostanza, ai fini di una inequivocabile identificazione, è menzionata nell’allegato della legge con una o più denominazioni in riferimento al Chemical Abstract Service (CAS), o al International Nonproprietary Names (INN) for pharmaceutical products dell’Organiazzazione Mondiale della Salute (OMS) o all’elenco stabilito dal Ministero della Salute; 2. sostanze ammesse ma a determinati limiti o condizioni (all. III, parte I): l’elenco riporta le tipologie di sostanze che sono ammesse entro certi limiti, superati i quali diventano vietate (ad esempio l’Acido borico è ammesso nel talco in quantità non superiori al 5% sulla massa del prodotto finito, nei prodotti per l’igiene orale in quantità non superiori allo 0,1% e negli altri

11

prodotti, ad eccezione dei prodotti per il bagno e l’arricciatura dei capelli, in non più del 3%); per ciascuna di queste sostanze viene inoltre stabilito il campo di applicazione (ovvero in quale prodotto cosmetico può essere impiegata), la concentrazione massima ammessa nel prodotto finito, eventuali limiti e prescrizioni legate all’uso della sostanza nonché le indicazioni che devono obbligatoriamente figurare sulla confezione del prodotto finito che le contiene; 3. coloranti ammessi (all. IV, parte I): l’elenco riporta i nomi dei coloranti ammessi nella composizione di un prodotto cosmetico, classificati in quattro categorie: a. coloranti autorizzati per tutti i prodotti cosmetici; b. coloranti autorizzati per tutti i prodotti cosmetici, ad eccezione di quelli destinati ad essere applicati vicino agli occhi; c. coloranti autorizzati esclusivamente per quei prodotti che non sono destinati a venire a contatto con le mucose; d. coloranti autorizzati esclusivamente per i prodotti cosmetici destinati a venire solo brevemente a contatto con la pelle. 4. coloranti provvisoriamente autorizzati (all. IV, parte II): anche questa categoria di coloranti è suddivisa nelle quattro sotto-categorie precedentemente elencate; 5. conservanti ammessi nei prodotti cosmetici (all. V, parte I): per conservanti si intendono le sostanze che entrano a far parte dei prodotti cosmetici principalmente allo scopo di inibirvi lo sviluppo di microrganismi; per ciascun conservante viene riportata l’indicazione della concentrazione massima, gli eventuali limiti e prescrizioni, le modalità di impiego e le indicazioni che devono obbligatoriamente figurare sulla confezione del prodotto finito; 6. conservanti provvisoriamente autorizzati (all. V, parte II): anche per questa tipologia di conservanti è riportato un elenco contenente le stesse informazioni di cui al punto precedente; 7. elenco dei filtri UV ammessi (all. V, sezione 2, parte I): i filtri UV sono sostanze destinate a filtrare talune radiazioni UV per proteggere la pelle contro i loro effetti nocivi; questi filtri possono essere aggiunti ai prodotti cosmetici solo nei limiti fissati dal suddetto allegato che ne stabilisce, per ciascuno di essi, la concentrazione massima autorizzata nonché le indicazioni che devono obbligatoriamente figurare sulla confezione del prodotto finito 8. elenco dei filtri UV provvisoriamente autorizzati (all. V, sezione 2, parte II): anche per questi filtri sono riportate le medesime informazioni di cui al p.to precedente. Gli elenchi delle sostanze ammesse e non ammesse vengono continuamente aggiornati dal Ministero dalle Salute, con integrazioni e cancellazioni, tenuto conto degli sviluppi della ricerca e delle Direttive comunitarie in materia. Chiarezza delle informazioni Le informazioni contenute in etichetta devono essere riportate in maniera chiara e facilmente comprensibile. A riguardo, i principi generali dell’etichettatura sono: • indelebilità: gli operatori devono garantire l’indelebilità delle informazioni riportate in etichetta, affinché esse siano leggibili per tutta la vita commerciale del cosmetico e tenuto conto delle sue ragionevoli condizioni d’uso; ad esempio l’etichetta di un bagno schiuma ragionevolmente può venire a contatto con l’acqua e, quindi, deve essere realizzata con materiali impermeabili e resistenti all’umidità; rientra in questo principio anche il divieto di indicare informazioni importanti su supporti removibili (es. coperchi, cappucci, sigilli di garanzia, ecc.); • facilità di lettura: le informazioni devo essere riportate in caratteri di grandezza idonea ad essere lette facilmente e non devono essere poste in punti dell’imballaggio di difficile lettura; ove previsto dalla normativa, le indicazioni devono figurare nello stesso campo visivo, ovvero la parte di confezione dove è possibile leggere con una sola occhiata tutte le informazioni;

12

• chiarezza: le indicazioni devono essere facilmente comprensibili dal consumatore medio ovvero il consumatore “ragionevolmente e normalmente ben informato, attento ed avveduto” (Direttiva 2005/29/CE relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori). Tali principi generali sono richiamati anche nel Codice del Consumo, (D. Lgs. 206 del 6 settembre 2005), il testo normativo fondamentale, che nel rispetto dalle normativa comunitaria e nazionale, definisce le regole comuni dei processi di acquisto e di consumo nel nostro Paese. Ispirandosi al principio generale di diligenza professionale, il Codice al Consumo vieta tutte quelle azioni volte ad alterare o falsare in misura apprezzabile le scelte dei consumatori in relazione ad un determinato prodotto; rientrano in questa fattispecie i prodotti che omettono o riportano in modo occulto e poco trasparente le informazioni rilevanti per il consumatore così come quelli che inducono a pensare che il cosmetico possiede caratteristiche che invece non ha.

ETICHETTA

L’etichetta è diventata negli ultimi anni lo strumento prioritario per informare i consumatori sui prodotti immessi in commercio. Concepita inizialmente per agevolare le prassi commerciali e facilitare il libero scambio di merci, essa ha acquisito un progressivo valore ai fini della tutela dei diritti dei consumatori. Nel settore dei prodotti cosmetici, la normativa comunitaria è piuttosto dettagliata ed impone agli operatori di riportare in etichetta una serie di indicazioni. *Nome o ragione sociale e sede legale del produttore *Categoria merceologica: accanto al nome di fantasia deve essere presente la funzione cosmetica *Contenuto nominale: la quantità dichiarata del cosmetico *Data di scadenza o PAO: la data di scadenza espressa in mese/giorno/anno è per i prodotti che durano meno di trenta mesi dal giorno dal giorno in cui sono stati prodotti, indipendentemente dall’apertura o no. Il PAO vale per i cosmetici che durano più di 30 mesi dal momento della produzione e che solo dal momento in cui vengono aperti, devono essere consumati entro i mesi indicati dal simbolo della confezione aperta. *Precauzioni d’impiego *Numero di lotto *Elenco degli ingredienti secondo la nomenclatura INCI *Principali sostanze del profumo riconosciute come allergizzanti Esse hanno sicuramente avvantaggiato i consumatori e tutelato le loro scelte di acquisto, sebbene i risultati forniti dalle Autorità nazionali deputate al controllo (Ministero della Salute, Regioni, ASL, ecc.), segnalano che continuano ed essere presenti sui mercati prodotti cosmetici che forniscono al consumatore indicazioni errate o ambigue creando false aspettative. Tra le frodi più comuni si segnalano: l’assenza di indicazioni relative alle modalità di applicazione del prodotto, diciture false o ambigue sulla sua funzione, la presenza di ingredienti potenzialmente dannosi per la salute del consumatore. Queste prassi commerciali scorrette, contrarie al principio della diligenza professionale sancito dal Codice del Consumo, sono lesive dei diritti del consumatore: devono essere quindi fortemente

13

combattute perché alterano, o falsano in misura apprezzabile, le decisioni di acquisto in relazione ad un determinato prodotto e possono essere potenzialmente pericolose per la salute umana. L’etichetta rappresenta uno degli strumenti più importanti che i consumatori hanno a disposizione per tutelarsi. La correttezza delle indicazioni e la chiarezza dei contenuti rappresentano i primi indicatori della serietà del produttore e, quindi, dell’affidabilità del cosmetico acquistato.

INCI( International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)

Sull’etichetta dei prodotti di cosmesi è riportata l’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), nomenclatura usata a livello internazionale per identificare le sostanze presenti al loro interno: è la chiave per capire se il prodotto cosmetico che stiamo per acquistare presenta ingredienti di origine chimica o naturale e, quindi, rispettosi della nostra pelle, del nostro organismo e dell’ambiente. Teniamo presente che gli ingredienti di ciascun prodotto non sono solamente quelli deputati alla sua efficacia ma ve ne sono altrettanti la cui funzione può essere quella di stabilizzare il prodotto, di conservarlo, di renderlo più gradevole all’olfatto o di migliorarne la texture. Cerchiamo di capire come interpretarlo!

MATERIE PRIME

Lipidi Umettanti

Emulsionanti Coloranti

Tensioattivi Condizionanti

Solubilizzanti Filmogeni e fissatori

Modificatori reologici Texturizzanti

Opacizzanti/perlanti Solventi

Conservanti Siliconici

Sequestranti Aromi e fragranze

Antiossidanti

14

LA LINGUA DELL’INCI

Ad una prima occhiata sembrerebbe che il linguaggio utilizzato per denominare gli ingredienti sia assolutamente incomprensibile ma, se ci soffermiamo a leggerlo con un po’ più di attenzione, noteremo che al suo interno sono riportati dei nomi in latino o in inglese. Generalmente i nomi latini ci permettono di riconoscere gli ingredienti botanici, derivati quindi da piante ed erbe, che non hanno subito modificazioni chimiche ma solo processi di estrazione fisica (distillazione; filtrazione; spremitura). Ad esempio l’olio di mandorle dolce viene indicato come prunis amygdalus dulcis oil, l’olio di girasole come Helianthus annuso oil. Per tutti gli altri ingredienti, frutto di sintesi chimica, vengono utilizzate denominazioni in lingua inglese ( parfum, acrylates copolymer..). Non tutti gli ingredienti sintetici sono nocivi o irritanti ed il nome inglese può essere benevolo (Ascorbyc palmitate corrisponde alla vitamina C) e non tutti gli ingredienti naturali sono efficaci per la pelle (il petrolio è una sostanza naturale, ma i suoi derivati non sono affini alla nostra pelle) ed anche un ingrediente in latino può non essere benevolo (paraffinum liquidum ovvero olio di vaselina, praticamente petrolio! Petrolatum ovvero vaselina..) I codici numerici identificano i coloranti artificiali utilizzati all'interno del prodotto e seguono la lista internazionale denominata"Color index”, che vede la presenza della sigla "CI" seguita da una serie numerica composta da 5 cifre. I coloranti artificiali sono solitamente indicati verso la fine dell'elenco degli ingredienti presenti in etichetta ( per esempio Hc yellow n°10). Purtroppo questa distinzione non è sufficiente per non cadere nei tranelli: molti nomi latini nascondono in realtà sostanze nocive che dobbiamo assolutamente imparare a conoscere.

L’ORDINE DEGLI INGREDIENTI

La lista degli ingredienti riportati nell’INCI non è scritta in ordine casuale, bensì prevede che essi siano indicati a partire dalla sostanza presente in quantità maggiore all’interno del prodotto e, a seguire, quelle in quantità minore. Le sostanze cosmetiche che hanno maggiore affinità con la pelle sono sicuramente le sostanze vegetali espresse in latino, per cui, se nelle prime posizioni

15

dell’elenco non sono presenti nomi latini, vuol dire che abbiamo acquistato un cosmetico decisamente poco naturale! La maggior parte di quelli in commercio presentano ingredienti misti. Lo potrete verificare dando un occhiata ad una qualsiasi confezione di comune shampoo o bagnoschiuma acquistabile al supermercato. Per quanto riguarda i due prodotti sopracitati, a cui possiamo aggiungere i vari saponi liquidi e detergenti per la persona, il primo ingrediente in etichette sarà solitamente costituito dall'acqua, indicata come "aqua", che sarà seguita dagli ingredienti che svolgono la funzione di tensioattivi e in seguito dagli emulsionanti, dai conservanti, dagli estratti naturali (se sono presenti, con il loro nome latino), dalle profumazioni e dai coloranti. Nei prodotti per l'igiene del corpo costituiti da una formulazione il più possibile rispettosa dell'ambiente, il numero e la quantità degli estratti naturali presenti nella formulazione sarà probabilmente maggiore ed è possibile che essi siano indicati, tramite l'apposizione di un asterisco, come provenienti da agricoltura biologica. Le profumazioni sintetiche, indicate in etichetta con la semplice sigla "parfum", saranno sostituite ad esempio da oli essenziali ("essential oil"). In generale, ogni prodotto cosmetico o per la detergenza della persona pensato per essere rispettoso della pelle e dell’ambiente NON dovrà contenere ingredienti poco affini alla pelle. Una sostanza è poco affine alla pelle quando: *non è DERMOCOMPATIBILE: origina fenomeni di bioaccumulo, crea una pellicola non traspirante che nel tempo fa macerare la pelle * è un disturbatore endocrino, interferisce con il sistema endocrino * accelera l’invecchiamento cutaneo generando secchezza

TENSIOATTIVI E DEA CONSERVANTI

PETROLATI PEG

DISTURBATORI ENDOCRINI PROPYLEN GLYCOLE

PABA E P-FENILEDIAMMINA (PPD) SILICONI

FTALATI ALLUMINIUM

TENSIOATTIVI

I tensioattivi servono a pulire e a fare schiuma. Quelli di origine petrolchimica, che sono quelli impiegati nella cosmesi industriale, eliminano lo strato lipidico della pelle, che rappresenta la nostra protezione naturale. Risultano troppo forti, portano secchezza ed irritazione alla pelle. Su pelle grasse causano un re-ingrassamento della pelle, su pelli secche la disidratano ancora di più. Inoltre, quando vengono risciacquati concorrono ad inquinare le falde acquifere. I più conosciuti sono il SODIUM LAURYL o LAURETH SULFATE (SLS SLES) e il BETAINE.

16

Non sono sostanze cancerogene, come si pensava fino a qualche anno fa, ma essendo molto aggressive è meglio limitarne l’uso. Si trovano negli shampoo, bagnoschiuma saponi o latti detergenti. Le alternative vegetali possono essere COCO o DECYL GLUCOSIDE, SODIUM LAUROYL GLUTAMATE ecc. Tra i tensioattivi vi sono anche gli appartenenti alla famiglia delle amine e amino-derivati. La sigla DEA sta per Diethanolamine, TEA per Triethanolamine, MEA per Monoethanolamine. Sono acidi grassi ricavati dall’olio di cocco che vengono inseriti nei cosmetici per renderli più viscosi, cremosi, altrimenti sarebbero troppo liquidi, o per produrre più schiuma. Le Cocamide DEA/MEA/TEA sono presenti soprattutto nei detergenti, come shampoo e bagnoschiuma che contribuiscono a rendere più ricchi di schiuma. Dovrebbero anche servire a ripristinare i grassi sulla pelle che sono stati tolti dal lavaggio. Inoltre, servono anche da regolatrici del ph. L’accusa più pesante mossa a questo gruppo di ingredienti è quella di poter formare nitrosammine a contatto con la pelle. Le nitrosammine, che si formano dalla combinazione di nitriti e ammine, sono sostanze riconosciute come cancerogene. Nei prodotti cosmetici questo accade in particolare quando le ammine si trovano accanto ad alcuni ingredienti, detti nitrosanti. Altre ombre si addensano però sulle ammine: sono accusate di essere disidratanti e di favorire la formazione di acne e di forfora.

INGREDIENTI DERIVATI DAL PETROLIO

"petrolatum, paraffinum liquidum, ozokerite..." sono solo alcuni degli ingredienti di derivazione petrolifera che purtroppo si trovano ancora nei prodotti cosmetici anche di farmacia. Vengono utilizzati soprattutto nelle creme, nei bagnoschiuma, negli shampoo e nei trucchi come agenti protettivi per evitare la disidratazione della pelle. Come agiscono? Creano sulla pelle una vera e propria pellicola protettiva, che evita la disidratazione impedendo all'acqua presente nelle cellule di evaporare. Inoltre la loro consistenza

17

fa sì che la pelle si presenti liscia e setosa. Questa sensazione, però, è soltanto momentanea: infatti non nutrono la pelle, ma si limitano semplicemente a ricoprirla con uno strato oleoso. La loro caratteristica filmante è però anche uno dei loro più grossi difetti: infatti impediscono non solo all'acqua di uscire, ma anche all'ossigeno di entrare, andando a interferire con la normale respirazione cutanea e permettendo a microorganismi e batteri di proliferare al di sotto del loro film protettivo. Si tratta inoltre di sostanze comedogene: chiudendo i pori, favoriscono la formazione di punti neri, brufoli e altre imperfezioni. Perché' sono da evitare? Il petrolio è un prodotto NATURALE, ce lo fornisce la Madre Terra e viene estratto e raffinato per ottenere il gasolio, la benzina ed altri solventi chimici. Durante il processo di distillazione, si ottengono dei sotto prodotti che saranno successivamente destinati ai prodotti cosmetici. Ovviamente per poterli impiegare nella cosmesi, dovranno essere sottoposti a processi di purificazione. Ma è sufficiente tutto ciò? La sicurezza del derivato petrolifero dipende dal grado di raffinazione il cui costo di lavorazione ovviamente sale di molto. Il potenziale cancerogeno deriva proprio dalle impurità presenti. In ambito cosmetico devono esserci i requisiti di purezza (almeno per i cosmetici made in UE!) per poter impiegare un certo tipo di paraffina. La domanda però rimane sempre la stessa e cioè è sufficiente impiegare un derivato petrolifero purificato e certificato ISO9002 sulla pelle? La risposta rimane sempre NO! Chimicamente gli idrocarburi paraffinici sono molecole lineari, sature di atomi di idrogeno e carbonio e che, in base al numero di atomi di carbonio, possono essere fluide, semisolide o solide. Le aziende produttrici sono in grado di offrire un'ampia varietà di vaseline che si differenziano per caratteristiche chimico-fisiche. Le più note sono: PETROLATUM PARAFFINUM LIQUIDUM CERA MICROCRISTALLINA CERESINA OZOCHERITE Ingredienti che finiscono con “ETH + numero” L'uso di una vaselina piuttosto che di un'altra risponde solo ad esigenze tecnologiche di formulazione. I vantaggi che il formulatore ha sono: stabilità, sono incolori, inodori, facilmente profumabili, assenza di ossidazione ed irrancidimento (immaginate quanto tempo ha un giacimento di petrolio!). Gli svantaggi rimangono tutti a carico della pelle e dell'ambiente. Infatti i derivati petroliferi comportandosi come delle pellicole di plastica inizialmente eviteranno la fuoriuscita di acqua (TEWL) con un illusorio effetto idratante. A lungo andare però il follicolo pilifero si riempirà di paraffina e non riuscirà nè ad espellere il sebo prodotto nè ad allontanare i batteri depositatisi in essa. PARAFFINE/PELLE PETROLATUM: è una miscela di idrocarburi ad alto peso molecolare, una massa incolore o bianco-traslucida. Viene usata per dare più consistenza alla formulazione cosmetica. Fino a poco tempo fa era considerata una miscela inerte che non penetrava nella pelle, oggi invece il petrolatum è stato classificato come sostanza CMR2 (Direttiva delle Sostanze Pericolose 67/548/CEE) ovvero è stato inserito nell'elenco delle sostanze cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione dell'uomo. Il petrolatum spesso presente nelle paste per i sederini dei bimbi rimane molto ben adeso alla loro pelle delicata impedendone la corretta traspirazione della pelle stessa e causandone la macerazione. La dermatologa Riccarda Serri così scrive nel suo libro "Cambio Pelle": [...] tali

18

ingredienti non danno allergie immediate, vero, ma se consideriamo che i cosmetici utilizzati per i primi 9 mesi di vita condizionano il comportamento della pelle per il resto dell'esistenza, capiamo quanto sostanze del genere possono essere nocive una volta accumulate. PARAFFINUM LIQUIDUM: ha consistenza oleosa, ed è maggiormente impiegato nelle cosmesi tradizionali perchè compatibile con le sostanze funzionali ed è inalterabile nel tempo. In UE si chiama paraffinum liquidum, mentre negli USA è indicata come mineral oil. Non presenta alcuna affinità con la pelle, anzi crea un'innaturale barriera impermeabile (effetto pellicola) che porterà a bloccare la naturale traspirazione di acqua. L'acqua non riuscendo ad evaporare rimane sulla pelle, macerandola e rendendola più permeabile all'ingresso di microrganismi (infezioni) o sostanze chimiche (dermatiti da contatto). Inizialmente la pelle manifesterà un effetto idratante che però è illusorio e con il tempo la pelle diventerà più vulnerabile. Il continuo uso di derivati petroliferi porterà a comedogenesi (sviluppo di punti neri e bianchi) e ad acntosi (alterato sviluppo delle cellule dello strato spinoso dell'epidermide)... insomma sarà come scoperchiare un vulcano rimasto in silenzio parecchio tempo! CERA MICROCRISTALLINA: si tratta di miscele molto complesse di idrocarburi saturi, ricavate per estrazione con solvente dal residuo della distillazione del petrolio. Rispetto alla paraffina, anch'essa cerosa, fonde a temperature ancora più elevate, sono più plastiche ed adesive. Sono usate per prodotti decorativi come rossetti in sticks, matite...). OZOCHERITE: è un prodotto di natura bitumisona (il bitume è una miscela di idrocarburi ottenuta dal residuo della distillazione del petrolio) di consistenza cerosa. E' impiegato come succedaneo della cera d'api e lo si torva soprattutto in stick per labbra. Tutti i derivati del petrolio presenti nello stick per labbra danno un effetto illusorio di morbidezza in quanto se momentaneamente porta ad una maggior morbidezza, dall'altra parte invece porta alla formazione di punti neri attorno alla bocca (tappa l'ostio follicolare) e alla maggior secchezza che induce a consumarne di più. CERESINA: ottenuta dalla purificazione dell'ozocherite. PARAFFINE/AMBIENTE Non contenti di che danno recano alla pelle, pensiamo a che danno recano al nostro mare! Quando ci laviamo tutto va giù per lo scarico del lavandino e della doccia e dove va a finire se non nel mare? Siamo in 500 milioni di abitanti in Europa e se tutti ogni giorno riversiamo attraverso gli scarichi derivati del petrolio di derivazione cosmetica, a fine anno abbiamo creato una chiazza molto grande nel mare. L'olio disperso nell'acqua può andare a formare una sottile pellicola impermeabile che impedisce l'ossigenazione e disturba l'ecosistema acquatico del mare favorendo la crescita anomala di certe alghe. E' impressionante pensare che 1 kg di olio/paraffina va ad inquinare 1000mq di superficie d'acqua. L'ambiente è ciò che lasciamo in eredità ai nostri figli per cui se l'integrità e la bellezza della pelle è per molti considerata secondaria o irrilevante, l'ambiente è un bene di tutti a cui ciascuno non può sottrarsi come responsabilità.

19

CONSERVANTI

Gli alimenti ed i cosmetici essendo fatti da acqua e sostanze organiche sono sempre molto appetibili a tutti i microrganismi ( virus, batteri, miceti, protozoi, acari, alghe, licheni). Non distinguiamo se si tratta di un prodotto ad uso alimentare o cosmetico, è sufficiente trovare come prima cosa acqua perché si sa, dove c'è acqua c'è vita! Ci sono batteri che possono essere pericolosi per la pelle, o per la salute dell'uomo perché sviluppano tossine ovvero sostanze chimiche che sono utili per la loro vita ma molto dannose per l'uomo e causano intossicazioni. Lo sviluppo dei microrganismi è contrastato da tutto ciò che li priva di acqua e li uccide e, quindi, le sostanze che legano l'acqua non rendendola più disponibile ed i conservanti. In merito ai conservanti l'uomo è diventato veramente bravo ma spesso si ritiene furbo perchè pensa di ammazzare solo i microrganismi ed invece intossica anche la sua pelle e la sua salute. Ogni tanto, accecato dal denaro, non vede oltre la punta del suo dito, non vede la luna!

1) FORMALDEIDE Sostanza cancerogena di classe 1, altamente irritante, dannosa, invecchia la pelle e può scatenare allergie. E’ presente negli smalti indurenti dove non può superare il 5%. Per i prodotti cosmetici , nella cui dicitura deve recare “contiene formaldeide” se supera lo 0,05%, può essere presente al massimo fino allo 0,2% per i prodotti che si applicano sull’epidermide e allo 0,1% per i prodotti d’igiene orale. Per quanto concerne i cessori di formaldeide sono molecole che decomponendosi, liberano una piccola quantità di formaldeide che non è considerata pericolosa: Imidazolidinyl urea- DmdmHydantoin- Bromo-2-nitropropane-1,3-diol- Bronopol- Bronidox- Diazolidynil-urea-5-bromo-5-nitro-1,3-dioxane.

20

2) PARABENI I sei principali parabeni che possiamo trovare nelle formulazioni in commercio sono methylparaben, ethylparaben, propylparaben, isobutylparaben, butylparaben e benzylparaben e vengono usati come conservanti nelle creme idratanti, solari, nei dentifrici, negli shampoo, nei detergenti intimi, nei deodoranti, nei gel da barba, insomma in tantissimi cosmetici di uso quotidiano, persino nei cosiddetti prodotti “naturali” o “organici” . È stato ampiamente dimostrato che queste sostanze penetrano attraverso la pelle e restano intatte all’interno del tessuto, accumulandosi. Sebbene siano legalmente autorizzati nell’Unione Europea, anche i parabeni sono seriamente sospettati di essere cancerogeni.

3) QUATERNIUM 15 Fa sempre parte dei conservanti. È presente in molti cosmetici per il make-up degli occhi, nei fondotinta, negli shampoo ma anche nelle lozioni idratanti e nelle creme solari. È nocivo perché rilascia formaldeide, è tossico e dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione.

4) KATHON CG

E’ un altro conservante, un antimicrobico ad ampio spettro d’azione, incolore e inodore contenuto nei dermocosmetici, nei prodotti per l’igiene personale e nei prodotti per la casa. Dal punto di vista tossicologico, il Kathon CG, è stato classificato come irritante primario nonostante abbia un grandissimo utilizzo. Il limite massimo è sceso allo 0,0015%. È possibile trovarlo sulle etichette con dei sinonimi come GROTAN, EUXIL o ISOTIAZOLINA.

5) TRICLOSAN Il triclosan è un clorofenolo attivo su molti batteri, impiegato da tempo come antisettico e disinfettante. Viene utilizzato in alcuni paesi in concentrazioni fino al 2% per disinfettare le ferite, la cute e le mani. Si tratta di un antimicrobico molto diffuso anche in Italia in una grande varietà di prodotti di uso comune come saponi, deodoranti, detersivi per la casa e nei dentifrici e collutori per la prevenzione e il trattamento della placca e delle gengiviti. Nei cosmetici ne è consentito l'impiego ad una concentrazione fino allo 0,3%. Il triclosan agisce bloccando un enzima necessario per la crescita dei batteri e sono sufficienti piccole quantità per esercitare una spiccata azione antibatterica. Gli effetti indesiderati segnalati nell'uomo in seguito all'esposizione al triclosan sono casi di dermatite da contatto o irritazione cutanea e l'attuale preoccupazione sulla sull’uso del triclosan è basata sul fatto che la massiccia diffusione di questo composto antibatterico possa provocare un aumento della resistenza dei batteri ai più comuni antibiotici usati in campo medico, cosa che avrebbe conseguenze importanti Per ridurre il più possibile l'eventuale induzione di resistenze batteriche l'organizzazione europea dei consumatori invita a non eccedere nell'uso di prodotti contenenti questa sostanza e di limitarne l'impiego quando l'azione disinfettante non è necessaria, ed oggi, data la possibilità di

21

valutare se il triclosan è presente in un prodotto in concentrazione più o meno elevata, ci si può orientare così nella scelta. Un ulteriore sospetto di pericolosità del triclosan sembra legato alla possibile formazione di diossina come impurità durante i processi di sintesi del prodotto. Nel corso di tali processi i quantitativi di diossina che si formano, pur se variabili, sono comunque sempre molto bassi e dipendono sia dalla purezza delle materie prime da cui si parte che dalle condizioni di produzione (es. la temperatura, la pressione in cui viene condotta la reazione). Questo rischio può essere minimizzato se nel processo produttivo vengono impiegate materie prime sicure e vengono effettuati adeguati controlli nelle varie fasi della produzione. La diossina però potrebbe anche formarsi per fotodegradazione del triclosan nelle acque di scarico urbane, dove finisce ogni residuo dei prodotti che lo contengono. Anche qui la formazione di diossina e derivati dipende dalle condizioni ambientali ad esempio di luce, temperatura e presenza di altri composti chimici e in ogni caso si tratta di piccole quantità a loro volta fotolabili e soggette ad ulteriori trasformazioni. L'estrema diffusione di questo composto è dimostrata infine anche dal ritrovamento di tracce di triclosan nei tessuti grassi dei pesci e persino nel latte materno, a conferma di come l'esposizione continua a concentrazioni anche molto basse possa portare all'assorbimento del prodotto anche negli organismi viventi. Pur in assenza di conferme per questi rischi di tossicità, il problema è stato sottoposto al Comitato Scientifico per i prodotti Cosmetici della Commissione Europea che nel 2002 ha concluso che, in base alle evidenze cliniche disponibili, l'uso del triclosan nelle condizioni attualmente vigenti è sicuro e quindi per il momento non sono necessari nuovi limiti di legge o provvedimenti che impongano restrizioni di alcun genere. Molti produttori si sono tuttavia impegnati ad eliminare o a ridurre il più possibile il triclosan ogni qualvolta ciò sia possibile.

INTERFERENTI ENDOCRINI Il regolamento REACH, regolamento(CE) n.1907/2006 dall’acronimo Registration, Evaluation, Authorisation of CHemicals che prevede l’acquisizione di informazioni sulle caratteristiche tossicologiche, ecotossicologiche e fisico-chimiche relative ad ogni sostanza in commercio, ha posto severe restrizioni e limitazioni all’uso degli interferenti endocrini poiché già classificati, in base alle loro proprietà, come CMR (Cancerogeni-Mutageni-tossici per la Riproduzione), o PBT (Persistenti, Bioaccumulabili o Tossici) o vPvB (molto Persistenti, molto Bioaccumulabili). Tuttavia, riguardo alle sostanze sospettate di agire come “interferenti endocrini”, si deve

22

segnalare che non sono ancora disponibili criteri condivisi a livello internazionale ed europeo che permettano la loro individuazione. Gli interferenti endocrini sono sostanze in grado di alterare il sistema endocrino, influenzando negativamente diverse funzioni vitali quali lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento sia nell’uomo che nelle specie animali. Gli interferenti endocrini possono agire a diversi livelli: simulando l'azione degli ormoni prodotti dal sistema endocrino e inducendo quindi reazioni biochimiche anomale; bloccando i recettori delle cellule che riconoscono gli ormoni (recettori ormonali) e impedendo la normale azione degli ormoni prodotti dal sistema endocrino; interferendo sulla sintesi, sul trasporto, sul metabolismo e sull'escrezione degli ormoni naturali, alterandone così la concentrazione. Le sostanze che possono alterare il sistema endocrino sono state raggruppate in due principali categorie: gli ormoni naturali (estrogeni, progesterone, testosterone naturalmente prodotti nell'organismo umano o animale e i fitoestrogeni contenuti in alcune piante, come i germogli alfalfa e i semi di soia); gli ormoni di sintesi (concepiti espressamente per interferire sul sistema endocrino modulandone la funzionalità) e le sostanze chimiche sintetizzate dall'uomo, concepite per usi industriali, agricoli (ad es. prodotti fitosanitari) e per taluni beni di consumo (ad es. additivi per materiale plastico) nonché sostanze chimiche (contaminanti) derivanti dai processi industriali (ad es. diossine). Nell’ambiente è stato osservato che gli interferenti endocrini possono causare anomalie nella riproduzione di alcune specie, associate a cambiamenti nel comportamento e alterazioni del sistema immunitario. In particolare sono stati osservati fenomeni di mascolinizzazione o femminilizzazione in molluschi e pesci di aree contaminate. Nell’uomo gli Interferenti Endocrini possono giocare un ruolo rilevante in alcune patologie quali malformazioni congenite dei neonati, sviluppo di tumori endocrini (tiroide, ovaio), ritardo nello sviluppo sessuale e alterazione del sistema immunitario. Gli Interferenti Endocrini possono essere presenti in prodotti di uso comune come cosmetici, giocattoli, mobili, prodotti per la casa. L’interesse della comunità scientifica e amministrativa nei confronti dei possibili effetti sulla salute umana e sull’ambiente dovuti all’esposizione ad interferenti endocrini è sensibilmente aumentato in questo ultimo decennio, per via del fatto che queste sostanze possono agire in fasi particolari del ciclo vitale, colpendo le fasce maggiormente vulnerabili della popolazione. A livello normativo sono state prese diverse iniziative ad hoc per ridurre l’esposizione agli Interferenti Endocrini, soprattutto per i bambini, vietando la fabbricazione (dal 1° marzo 2011) e l’immissione sul mercato e l’importazione nell’UE (dal 1° giugno 2011) di biberon in policarbonato contenenti bisfenolo A. Il bisfenolo è un componente del materiale plastico, appartenente alla famiglia degli Ftalati, sostanze che rendono flessibili e modellabili le plastiche. Oltre a comportarsi come un vero e proprio estrogeno e ad essere scambiato dal nostro corpo per sostanza naturale, è coinvolto nell’aumentata incidenza di cancro ai testicoli negli adulti e può provocare seri danni a livello renale. Il BPA può raggiungere il nostro corpo con il cibo (contenitori alimentari in plastica, lattine di metallo rivestite con resine sintetizzate a partire dal BPA, bottiglie di acqua in polibicarbonato) ed attraverso la pelle ( plastificanti contenuti nei cosmetici anti-age o sostanze cedute dal packaging cosmetico in plastica), quindi è da preferire la confezione in vetro o in materiali biodegradabili.

23

1) BHA E BHT Appartengono a questa categoria anche il butilidrossianisolo (BHA) e il butilidrossitoluolo (BHT), additivi cosmetici con funzione antiossidante. Come tutti gli antiossidanti, sono molecole in grado di stabilizzare il prodotto finito: evita l’irrancidimento del cosmetico rende la crema bella bianca ed agisce su sostanze quali fragranze e sui grassi vegetali in particolar modo sulla componente insatura; anche i grassi saturi sono soggetti ai fenomeni di ossidazione, ma con maggior difficoltà. L’uso degli antiossidanti è fondamentale in quanto le sostanze ossidate, oltre a presentare caratteristiche organolettiche poco accettabili (odore, colore), si comportano da irritanti cutanei. L’ossidazione dipende da vari fattori quali: la disponibilità di ossigeno ed il grado di insaturazione degli acidi grassi, ma anche la presenza di cofattori come luce, metalli e calore. La reazione di ossidazione è una reazione a catena che si propaga con formazione di molecole instabili – i radicali liberi, spesse volte volatili e responsabili del classico odore che accompagna l’irrancidimento. La reazione di propagazione termina quando viene consumato tutto l’ossigeno e quando i radicali liberi iniziano a reagire tra di loro formando specie non reattive. Gli antiossidanti hanno la funzione di donare un atomo di idrogeno e di interrompere in questo modo la reazione di propagazione. BHA e BHT possono comparire in etichetta anche con questi nomi: BHA: ANTIOXYNE B; ANTRANCINE 12; EEC NO. E320; EMBANOX; NIPANTIOX 1-F; PROTEX; SUSTANE 1-F; TENOX BHA BHT: DBPC; ADVASTAB 401; AGIDOL; AGIDOL 1; ALKOFEN BP; ANTIOXIDANT 29; ANTIOXIDANT 30; ANTIOXIDANT 4; ANTIOXIDANT 4K; ANTIOXIDANT KB; ANTRANCINE 8 Possono causare irritazioni agli occhi, alla pelle e alle mucose, ritenzione idrica, degradazione della vitamina D e aumento dei livelli plasmatici di colesterolo. Alcuni studi gli attribuiscono anche un concreto potere cancerogeno; mentre a forti dosi provocano gravi danni epatici. 2) FILTRI UV CHIMICI Prima di parlare di filtri, una breve nota sui raggi ultravioletti. Gli UVA sono i raggi ultravioletti più pericolosi e quelli che colpiscono maggiormente la pelle, arrivando in profondità nel derma. Non provocano eritemi e/o scottature, ma danni a lungo termine come: invecchiamento, macchie, distruzione del collagene. Sono loro i responsabili del cancro alla pelle: melanoma e carcinoma. Sono presenti tutto l’anno, anche quando è nuvoloso. Per questo, teoricamente, bisognerebbe proteggersi tutto l’anno dai filtri UVA, non solo in estate e quando si va al mare. Gli UVB sono presenti, invece, soprattutto d’estate, in particolar modo nella fascia oraria compresa tra le 10 del mattino e le 16 del pomeriggio. Sono loro i responsabili dei danni a breve termine, cioè scottature ed eritemi. Detto questo, la domanda sorge spontanea: come proteggersi dagli Uva e UVB? Le creme solari, per essere tali, devono contenere dei filtri solari, e comunque nessun prodotto cosmetico è in grado di filtrare la totalità dei raggi uv. I filtri solari sono di due tipi, fisici e chimici ed hanno meccanismi d’azione diversi così riassunti: i filtri chimici assorbono la radiazione solare e la trasformano in calore, i filtri fisici la riflettono (come uno specchio). Ecco perché vanno messi prima di arrivare in spiaggia ed esporsi al sole. Di certo non è una buona idea lasciarli in borsa al caldo sotto l’ombrellone… I filtri chimici (sostanze chimiche di sintesi) contenuti nei comuni solari, infatti, oltre ad essere altamente inquinanti per la flora e la fauna marine e quindi certamente non utilizzabili da

24

chi ha una coscienza eco bio, sono oggetto di numerosi studi, ancora in corso, che ne stanno evidenziando i gravi rischi per la salute. L'Università di Ancona ha fatto degli studi interessantissimi che dimostrano l'avvelenamento della barriera corallina a causa dei filtri solari. Sembra che uno dei meccanismi d'azione che determina la morte dei coralli sia "un'azione estrogena". Quindi, è il ragionamento, "se queste sostanze rappresentano dei 'perturbatori endocrini' per i coralli non c'è motivo che non lo siano per gli umani". C'è un enorme interesse, nel mondo scientifico, per questo tema e le liste di 'potenziali' perturbatori endocrini sono disponibili da molti anni ma non si è mai riusciti a fare il passo successivo e cioè decidere che se una sostanza rappresenta un potenziale pericolo è obbligatorio impedirne l'utilizzo. Tra le sostanze maggiormente pericolose per i coralli ci sono i benzofenoni e i cinnamati. Inoltre, i filtri chimici se non sono «fotostabili», cioè resistenti alla radiazione solare, durante l’assorbimento dell’energia degli UV potrebbero creare altri composti dannosi per la pelle e generare radicali liberi o penetrare nell’organismo ( sono state trovate tracce nel latte materno): provocare dermatiti, fotoinvecchiamento e tumori. Tra i più problematici le molecole derivate della canfora (ad esempio 4-Methylbenzylidencamphor), e i benzofenoni ( es: Benzofenone-3, Oxibenzone.)

PROPYLEN GLYCOLE Il "propylene glycol" è un composto ottenuto sinteticamente in laboratorio e si presenta in forma di liquido viscoso, igroscopico, solubile in acqua ma anche in etere, acetone e cloroformio. Per queste sue caratteristiche è usato in cosmesi sia per la capacità di legare l'acqua che per la capacità di sciogliere e disperdere gli oli essenziali e le fragranze. Per quanto concerne la capacità di legare l’acqua, se c'è umidità nell'ambiente esterno il propylene glycol cattura quest'acqua e la cede alla pelle con effetto idratante. Questo succede però se è presente in piccole quantità e quindi se figura tra le ultime posizioni degli ingredienti cosmetici. Se è presente in elevata quantità (50%) e l'ambiente è secco cattura l'acqua dalla nostra pelle causando così uno spiacevole effetto disidratante. Spesso accanto al propylene glycol si nota la presenza di filmogeni come carbomer, paraffinum liquidum e i vari -methicone che ovviano alla sensazione. Per quanto concerne la capacità di legare e disperdere gli oli essenziali, il propylene glycol non fa differenza tra grassi del cosmetico e quelli della nostra pelle e andrà a solubilizzare anche il sebo ed il lipidi epidermici con conseguente aumento della disidratazione e secchezza della pelle. Togliere il fisiologico grasso della pelle significa anche renderla più permeabile all'ingresso di sostanze indesiderate e microrganismi, con rischio maggiore di dermatiti, inoltre l'uso scorretto di prodotti chimici provoca danni nel lungo tempo.

PEG

I Polietilenglicoli (PEG) sono una classe di composti sintetici, ovvero prodotti in laboratorio (processo di polimerizzazione dell'ossido di etilene), e sono anche di derivazione petrolifera (quindi molto inquinanti).

25

i PEG sono sostanze utilizzate in cosmesi come emulsionanti, ovvero per mescolare, legare fra loro l'acqua con le sostanze grasse/oleose, che altrimenti non starebbero insieme proprio per la loro natura. Sono usati anche come tensioattivi (sostanze lavanti) per shampoo-olii perchè non producono molta schiuma ma nello stesso tempo detergono efficacemente. Inoltre, in detergenti e shampoo sono utilizzati per ottenere emulsioni viscose, mentre nelle creme consentono di ottenere emulsioni con effetto emolliente e umettante. -Effetti negativi: possono contenere impurità residue del processo di etossilazione necessario a produrli, sia ossido che diossido di etilene che risulterebbero essere cancerogeni. Il loro nome è PEG seguito dal numero delle moli di ossido di etilene attaccate al composto base, per esempio un PEG 40 Hydrogenated castor oil avrà 40 moli di ossido di etilene per ogni mole di olio di castoro idrogenato. Dato che possono contenere residui come l'ossido di etilene, “meglio” un PEG con un numero basso che alto". I PEG possono essere lievemente irritanti, ma sono sicuramente da evitare per l’aiuto che danno ad altri tipi di sostanze ad insinuarsi più facilmente nella nostra pelle, rendendola più permeabile alle varie sostanze cosmetiche e ai vari eccipienti, come conservanti e profumi che non dovrebbero passare e che, nel tempo, possono scatenare pesanti reazioni allergiche. Secondo uno studio dell’International Journal of Toxicology i fattori inquinanti riscontrati in vari PEG includono l’ossido di ethylene, 1,4 dioxane e metalli pesanti come ferro, piombo, cobalto, nickel, cadmio e arsenico. (http://thebiobeautycloud.blogspot.it/)

SILICONI

I siliconi sono polimeri inorganici derivati dalla combinazione di silicio e sostanze petrolifere. La loro versatilità è data dalle caratteristiche di questa famiglia di molecole. Si tratta infatti di sostanze idrorepellenti, duttili, antistatiche, resistenti alle alte temperature, resistenti all’invecchiamento (e quindi non biodegradabili), chimicamente inerti. Generalmente i siliconi si possono trovare nelle creme per il viso, per il corpo, negli shampoo, negli stick per labbra, nel make-up. La caratteristica fondamentale dei siliconi è rendere morbide e setose le strutture dei prodotti nei quali sono impiegati e di dare a capelli e viso un aspetto immediatamente più levigato, liscio e piacevole al tatto. L’epidermide appare levigata e morbidissima al tatto, i capelli lisci e lucenti. E’ vero che i siliconi, rivestendo i capelli o la pelle come una pellicola, li proteggono dagli agenti atmosferici e li rendono lucenti e dall’aspetto sano ma, a lungo andare, questi vantaggi si rivelano effimeri. I siliconi infatti producono degli effetti a breve termine entusiasmanti ma alla lunga, rovinano e indeboliscono pelle e capelli. Per quanto riguarda la pelle, i siliconi creano una pellicola, un film, che occlude i pori ed impedisce la traspirazione cutanea, formando una barriera impermeabile che isola la cute dall’esterno inquinandola costantemente. Il risultato è una pelle ricca di comedoni, punti neri, grani di miglio nel contorno occhi, pori dilatati, sfoghi acneici e, nel momento in cui si interrompe l’utilizzo di siliconi, essa risulta estremamente secca e squamosa. Per quanto riguarda i capelli, queste sostanze tendono a rivestire i fusti capillari completamente ed impediscono il passaggio di

26

sostanze nutrienti ed idratanti. Coprendone le squame, i capelli appaiono setosi, vellutati, lisci, le doppie punte invisibili e l’effetto crespo minimizzato. In tempi successivi il capello inizia a perdere tono, a seccarsi notevolmente ed appare “bruciato” e privo di lucentezza, poiché al di sotto della pellicola siliconica il capello continua inesorabilmente a rovinarsi. I prodotti siliconici non sono affatto curativi: fissano la situazione alimentando il danneggiamento del fusto capillare ed impedendone la naturale idratazione. A lungo andare, poi, i siliconi leggeri seccano i capelli ed aiutano l’insorgere delle doppie punte. I siliconi pesanti invece afflosciano i capelli tendono ad appesantirli costringendo a lavaggi frequenti. I capelli si sporcheranno in fretta, sembreranno rovinati dopo alcuni mesi e saranno irreparabilmente compromessi. Generalmente, il loro nome termina con –thicone, -one, -ane. Quelli che si possono trovare più frequentemente sono il dimethicone, l’amodimethicone, il cyclomethicone, il Cyclopentasiloxane (soprattutto nel make up) e tutti quelli terminanti con –siloxane o –silanol. Ecco un elenco più completo: Amodimethicone, Behenoxy Dimethicone, Bisamino PEG/PPG-41/3 Aminoethyl PG-Propyl Dimethicone, Bis-Phenylpropyl Dimethicone, C30-45 Alkyl Cetearyl Dimethicone Crosspolymer, C30-45 Alkyl Dimethicone, Cetearyl Methicone, Cetyl Dimethicone, Cetyl PEG/PPG-15/15 Butyl Ether Dimethicone, Cyclohexasiloxane, Cyclomethicone, Cyclomethicone D4, Cyclomethicone D5, Cyclopentasiloxane, Cyclotetrasiloxane, DEA PG-Propyl PEG/PPG-18/21 Dimethicone, Diisostearoyl Trimethylolpropane Siloxy Silicate, Dimethicone, Dimethicone Copolyol, Dimethiconol, Diphenyl Dimethicone, Disiloxane, Hydroxypropyl polysiloxane, Lauryl Methicone Copolyol, PCA Dimethicone, PEG/PPG-20/15 Dimethicone, PEG/PPG-20/15 Dimethicone o Dimethicone Copolyol, PEG-12 Dimethicone, Phenyl Trimethicone, Polysilicone-18 Cetyl Phosphate, Silicone co-polymers, Silicone Resin Spheres (2, 5 & 6 micron), Simethicone, Stearoxy Dimethicone, Stearyl Dimethicone, Trideceth-12-Amodimethicone, Trimethylsiloxysilicate, Trimethylsilylamodimethicone, Trisiloxane, Vinyldimethicone Crosspolymer Se tra i primi 5/6 posti dell’INCI di un prodotto si trova una di queste sostanze, sappiate che quel cosmetico è siliconico ed è preferibilmente da evitare. Ovviamente se si trova alla fine dell’INCI, il suo effetto negativo è ridimensionato.

PARAFENILENDIAMINA (PPD) La p-fenilendiamina (PPD), è un potente sensibilizzante della cute che può indurre una reazione d’ipersensibilità ritardata in seguito a esposizione di tipo occupazionale o non. Tale agente colorante è usato, da decenni, nelle tinture per capelli permanenti di tipo ossidativo ed è considerato la principale causa di reazioni allergiche alle tinture per capelli tra le donne. Più recentemente il fenomeno sta diventando rilevante anche tra gli uomini e i bambini . Sono stati, infatti, denunciati diversi casi di orticaria da contatto, reazioni linfomatoidi e anafilattiche correlabili al suo utilizzo, in quanto, associata ad altre sostanze simili, può originare reazioni allergiche crociate. L’allergia crociata si può manifestare verso il PABA, filtro solare chimico, o la

27

p-toluendiamina, p-aminodifenilamina…ed altri ingredienti presenti nelle tinture. Si invita ad un attenta lettura delle tinture.

FTALATI Gli ftalati sono sostanze chimiche derivate dal petrolio e sono tra i più comuni plastificanti a livello industriale. In campo cosmetico sono usati come facilitatori della penetrazione nella pelle e li troviamo nei prodotti per idratare, negli spray per capelli, negli smalti per le unghie, nei profumi. Gli ftalati vengono usati purtroppo anche in ambito alimentare come plasticizzanti nei fogli per avvolgere i cibi e nei contenitori di plastica e, purtroppo, nei giocattoli. Sono sostanze cancerogene e ad azione ormonale che causano sviluppo prematuro del seno e problematiche con lo sviluppo del sistema riproduttivo in feti di sesso maschile.

ALLUMINIUM E’ presente all’interno di molti prodotti alimentari e non, in particolare nei deodoranti ed antitraspiranti che possono contenere fino al 20% di Sali di alluminio sotto forma cloridrati di alluminio e idrati di zirconio. L’uso prolungato non solo porta all’occlusione dei pori sudorali ma è collegata al rischio di insorgenza di cancro al seno poiché i Sali di alluminio sono in grado di danneggiare in modo significativo il Dna delle cellule, stimolandone la degenerazione in cellule cancerose. Spesso è associato anche alla sensibilità chimica multipla, ma ponderante è la questione del bioaccumulo.

MICROGRANULI DI PLASTICA

I microgranuli sono piccole sfere di plastica, sono polyethylene (PE), Polypropylene (PP), polyethyleneterephthalate (PET), polymethylmethacrylate (PMMA) e Nylon e sono dannosi per l’ecosistema marino e per la salute umana. ”Anche se a destare più clamore sono i rifiuti di maggiori dimensioni, in realtà i frammenti più piccoli e, apparentemente, insignificanti sono quelli più nocivi e pericolosi – ha spiegato Marevivo in una nota -. Gli impianti di trattamento e depurazione delle acque non sono in grado di intrappolarli e quindi arrivano direttamente in mare, dove vengono scambiati per cibo da diverse specie”, risultando essere prima causa dell’inquinamento dei mari e degli oceani. Le stime mostrano numeri impressionanti: nel 2014 sono stati prodotti oltre 300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica ed, entro il 2050, la quantità di questo tipo di rifiuti è destinata a crescere di altre 2 milioni di tonnellate. La minaccia maggiore è rappresentata proprio dalle cosiddette microparticelle, vale a dire i frammenti di dimensioni uguali o inferiori ai 5 millimetri. Queste vengono accidentalmente assorbite dalla fauna marina, compromettendo la catena alimentare e finendo spesso anche sulle nostre tavole, ripercuotendo danni anche sulla nostra salute. Il mare ne è saturo: si calcola, infatti, che ogni chilometro quadrato di superficie marina contenga oltre 63mila microparticelle. I microgranuli sono presenti in moltissimi scrub, saponi, detergenti con il compito di rimuovere lo strato di cellule più superficiali dello strato corneo promettendo una pelle più liscia e più giovane. Queste microsfere di plastica possono danneggiare la pelle e gli occhi perché rendono i prodotti

28

per il viso troppo abrasivi a parere degli esperti. Le aziende raccomandano di evitare di utilizzare scrub e prodotti con microgranuli nella zona degli occhi ma può capitare che utilizzando un detergente per il viso con i microgranuli alcune particelle possano finire negli occhi, con il rischio di danneggiare la cornea, che è la parte più sensibile del nostro corpo. Gli scrub per il corpo e per il viso possono causare arrossamenti, abrasioni e irritazioni della pelle I microgranuli sono contenuti anche nei dentifrici. Ma a parere dei dentisti Usa i dentifrici con microgranuli non andrebbero utilizzati dato che i microgranuli con il tempo possono portare ad intrappolare batteri nelle gengive e a causare infezioni, tanto che i dentisti durante le visite trovano microgranuli nelle gengive dei pazienti. Secondo i dentisti statunitensi, inoltre, i microgranuli non servono realmente per la pulizia dei denti ma vengono inseriti nei prodotti solo per esaltarne le qualità estetiche come nel caso dei cosmetici. I dentifrici con microgranuli quando diventano troppo abrasivi secondo i dentisti possono danneggiare i denti e le gengive.( www.greenme.it/consumare/cosmesi/21258-microgranuli-dannosi-salute-ambiente) Vi è una proposta di legge, la numero 3852, per vietare – a partire dal 2019 – l’uso di micro plastiche all’interno dei prodotti cosmetici e nel frattempo possiamo benissimo fare a meno di acquistare determinati prodotti se vogliamo contribuire a ridurre l’inquinamento.

ASTERISCHI La presenza di un asterisco di fianco al nome dell’ingrediente, di norma, indica la sua provenienza da agricoltura biologica; due asterischi la presenza di potenziali allergeni (Limonene, Citronellol) che pur essendo di origine naturale potrebbero provocare reazioni in soggetti predisposti ad allergie.

BIODIZIONARIO Per distinguere le tipologie dei prodotti cosmetici che troviamo in vendita e degli ingredienti che li compongono ci viene in aiuto il Biodizionario (www.biodizionario.it). Questo strumento ci aiuta ad interpretare le diciture degli INCI e a capire meglio il tipo di prodotto che acquistiamo. Attraverso una grafica a semafori possiamo verificare se un determinato prodotto è buono, accettabile o assolutamente inaccettabile e, in base alla sua posizione nell’INCI, potremo fare le scelte nel modo più consapevole possibile

29

COSMESI PER LA MAMMA IN GRAVIDANZA

La dolce attesa è un momento unico e immemorabile per qualsiasi donna che, durante la gestazione, vive quotidianamente un piccolo cambiamento; è necessario conoscere e comprendere i bisogni della pelle ed intervenire attuando uno stile di vita che mantenga l’ossigenazione e la circolazione linfatica e sanguigna ed utilizzando prodotti atti a preservare la corretta idratazione ed elasticità dei tessuti, contrastando la comparsa delle smagliature, la ritenzione idrica e la stasi sanguigna. Nella scelta dei prodotti per la cura del corpo è preferibile orientarsi verso quelli che sono ricchi di grassi vegetali biologici, per mantenere l’idratazione e l’elasticità, di estratti vegetali capaci di stimolare i fibroblasti nella produzione di collagene ed elastina, e di sostanze stimolanti il microcircolo. Ovviamente senza profumi e conservanti. Tra gli oli la scelta ricade sull’olio di mandorle dolci, associato all’olio di rosa moscheta, germe di grano, e avocado. Le vitamine C ed E sono da ricercare per l’azione antiossidante contro i radicali liberi e benefica sui capillari; la vitamina F mantiene l’elasticità dei vasi. Importante è l’utilizzo di detergenti delicati, non sgrassanti né schiumogeni per evitare la degradazione dello strato idrolipidico, che puliscano mantenendo la pelle morbida ed idratata senza alterarne il pH.

30

COSMESI PER IL BEBE’

Per quanto concerne il bambino va fatto presente che esistono enormi differenze tra la sua pelle e quella dell’adulto. E’ più sottile, meno grassa, meno idratata, meno acida e quindi più esposta agli attacchi esterni, ricca di acqua in tutto l’apparato cutaneo, immatura per la difesa dai raggi UV e dal punto di vista della microflora cutanea. Pertanto si consiglia di usare prodotti a base di oli vegetali e biologici, ad azione idratante, privi di siliconi e derivati petroliferi, di pulire la pelle con detergenti delicati senza tensioattivi schiumogeni e di non usare detergenti antibatterici o a base di conservanti come il triclosan che distruggono la già delicata microflora. Si possono dare indicazioni sommarie dei prodotti cosmetici da utilizzare sulla base dell’età del bambino: Neonato(1 mese di vita) Olio detergente ed emolliente; Pasta dermica o crema antimacerativa; Polvere aspersoria. Infante (1 anno di vita) Latte detergente ammorbidente; Crema lenitiva emolliente; Acqua di toelette; Bagnoschiuma neutro; Polvere addolcente per il bagno Fanciullo(2 -12 anni) Detergente neutro non saponoso; Shampoo neutro; Latte o crema detergente La continua cura ed attenzione che poniamo alla pelle giorno dopo giorno ci permette di mantenere a lungo la funzionalità del nostro organo che non ha solo semplice azione di protezione dall’ambiente esterno ma anche è un collegamento tra l’ambiente, le nostre emozioni ed il cervello.

31

INGREDIENTI FUNZIONE

DERIVATI DEL PETROLIO: Paraffinum liquidum Petrolatum Mineral Oil Cera microcristallina Ceresina Ozocherite

Emollienti; creano una pellicola non traspirante facendo macerare la pelle Inquinano mari e fiumi

DERIVATI SILICONICI Methicone Siloxane

Emollienti: seccano la pelle

DISTURBATORI ENDOCRINI Butilparaben Etilparaben Metilparaben Propilparaben

Conservanti

CESSORI DI FORMALDEIDE Imidazolidinyl urea DmdmHydantoin Bromo-2-nitropropane-1,3-diol Bronopol Bronidox Diazolidynil-urea-5-bromo-5-nitro 1,3-dioxane.

Conservanti: sostanza cancerogena

ALLERGIZZANTI Methylchloroisothiazolinone Methylisothiazolinone Triclosan

Conservanti: cancerogeno, distruttore dell’ecosistema cutaneo

INTERFERENTI ENDOCRINI BHA BHT

Conservanti, Antiossidanti

Propylen Glycole Emulsionante, solvente: aumenta la permeabilità della pelle, usato come antigelo nelle auto

Alluminium chlorohydrate Astringente: occlusore dei pori sudoripari, cancerogeno, se usato a lungo ha effetto tossico sul sistema nervoso

AMINO DERIVATI DEA, TEA, MEA

Tensioattivi: cessori di nitriti e nitrosamine, cancerogene

32

TENSIOATTIVI SLS SLES

Schiumogeni, sgrassanti

INTERFERENTE ENDOCRINO PABA Benzofenoni Cinnamati -camphor -bifenile

Filtro UV: allergizzante, irritante

COMPONENTI TINTE PER CAPELLI PPD p-toluendiamina p-aminodifenilamina

Allergizzanti

33

Lo scopo di questo scritto non è di infondere terrorismo psicologico innanzi all’acquisto di un prodotto per la cura del viso, del corpo e per l’igiene personale della persona e della famiglia, bensì di risvegliare la nostra coscienza di consumatori, stimolando domande e la ricerca di risposte al fine di promuovere uno stile di consumo più consapevole per capire cosa si cela dietro i colossi della cosmesi industriale e a quali rischi è sottoposta la nostra salute. Qual è il senso di acquistare un cosmetico di dubbia qualità solo perché ci soddisfano il prezzo o il profumo? I criteri che fanno la differenza sono la dermocompatibilità e l’efficacia, che va valutata sia nell’immediato, con una maggiore luminosità, idratazione, morbidezza per l’intera giornata e sia nel lungo tempo, con la ritardata comparsa di rughe o l’assenza di reattività della pelle verso sostanze chimiche, profumi o condizioni ambientali sfavorevoli. Abbiamo mai pensato che oltre ad essere efficace sarebbe bello se fosse anche ecosostenibile? Qualora non fossimo interessati alla cura della nostra pelle, riflettiamo sulle microplastiche, sui derivati del petrolio, siliconi, filtri solari, che vengono riversati nei mari e negli oceani ogni anno da ciascun abitante del Pianeta. Che mondo desideriamo lasciare ai nostri figli, considerando che è l’unica eredità che lasceremo loro? Se non siamo noi ad impegnare una parte del nostro tempo, nonostante le nostre vite frenetiche, per prenderci cura della salute nostra e dei bambini, rispettando l’Ambiente e la Natura, certamente, non lo farà qualcun altro al posto nostro. La nostra risvegliata coscienza ci guiderà verso la formulazione di nuovi dubbi: * Esistono alternative alla cosmesi tradizionale? * Che cos’è la cosmesi vegetale? * Che cosa si intende per cosmesi ecologica? * Se è naturale, significa che è bio? * I prodotti bio sono realmente tutti validi ed efficaci? * Come difendersi dai cosmetici biologici ingannevoli? * Tutti i cosmetici eco-bio sono certificati? * Che vantaggi/svantaggi hanno le creme naturali e bio rispetto alle creme convenzionali? Le risposte a questi quesiti saranno oggetto della mia prossima ricerca, al solo fine di fornire i mezzi per diventare consumatori consapevoli e liberi di compiere la nostra scelta nell’acquisto di un prodotto.

34

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Berenice Scarabelli: Se la pelle parlasse, 2015 Berenice Scarabelli: Cosmesi per la donna in gravidanza e per il neonato. www.cosmesinice.it Camera di commercio di Reggio Calabria: Etichettatura e presentazione dei prodotti di largo

consumo: prodotti cosmetici www.cosmesinice.it www.eticovegano.com www.mammachimica.it www.thebiobeautycloud.blogspot.it www.greenme.it www.pinterest.com www.pixabay.com www.fotolia.com www.fogliata.net www.naturalmentelalla.blogspot.it www.biodizionario.it www.rivistanatura.it www.farmacovigilanza.org www.preziosi-ecobio.it www.mynonsolobio.com

35

NOTE SULL’AUTRICE

Laureata in Scienze Biologiche ad indirizzo fisiopatologico, specializzata in Biochimica Clinica, da anni si occupa di consulenza di prodotti Naturali nel settore della Medicina Integrata. E’ socia ordinaria dell’ Università Popolare per la Ricerca Scientifica e Alta Formazione PROMETEO (la quale è socia della Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane ) e membro del rispettivo Comitato scientifico. Attualmente Ricercatrice Indipendente e Partner Indipendente Ringana.

Seguila su venerebio.