i mestieri nel medioevo

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“I MESTIERI NEL TEMPO” classi prima H e prima I Sede di Collepepe a.s. 2015-16

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Page 1: I mestieri nel Medioevo

“I MESTIERI NEL TEMPO”

classi prima H e prima ISede di Collepepe

a.s. 2015-16

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IL MEDIOEVO

Il Medioevo è un periodo storico compreso tra l'età antica e quella moderna. Convenzionalmente inizia nel 476 d. C., anno della caduta dell'Impero Romano d'Occidente e termina nel 1492, anno della scoperta dell'America. Questo periodo storico è suddiviso tra alto Medioevo e basso Medioevo. L'alto Medioevo concluso intorno all'anno 1000 è caratterizzata dai regni barbarici, dalla fondazione del Sacro Romano Impero e dalla nascita della società feudale. Il basso Medioevo è caratterizzato invece dalla nascita dei comuni, dalla crisi del feudalesimo e dalle signorie. Di seguito, saranno esposti i mestieri e le professioni più diffusi in questo importante periodo storico.

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IL MEDIOEVO E I MESTIERIIl Medioevo è una delle quattro grandi epoche storiche (antica, medievale, moderna, contemporanea) in cui viene tradizionalmente suddivisa la storia dell'Europa. Comprende il periodo V secolo al XV secolo nel XII secolo iniziarono i primi mestieri : Doct.g e proc (dottore) che curava le persone malate.Ar lane (tessitore) telava la lana. Ar merciari (mercante ) vendeva cibi e oggetti Ar fabbri ( fabbro ) lavorava il ferro Sarti (sarto) cuciva gli abiti Chaizol ( calzolaio ) riparava le scarpe e le costruivaFalegnami ( falegnami ) lavorava il legno e costruiva i mobiliMuratori (muratori) costruiva le case Panatier (panettiere) cucinava il pane Orapi ( gioielliere ) vendeva oro e argentoBarbieri ( barbiere) tagliava la barba e i capelliBifolci ( ottico ) vendeva gli occhialiPizicar (gastronomia) vendeva salumiOrtolani (contadini) coltivava la terraMacella (macellaio) vendeva la carne Vasar (ceramica) costruiva vasi piatti e bicchieriMugnari (mungitori ) mungeva le mucche Tintori (tintori) tingeva il tessuto

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I cavalieri

Cavalleria e nobiltà tesero a fondersi e a confondersi. La cavalleria è una delle immagini classiche del Medioevo, già mitizzata dalla letteratura epica di quel tempo che faceva del cavaliere un guerriero portatore di pace, impegnato nella difesa della cristianità. Al di là del mito, la realtà era ben più dura e diversa! L’avventura cavalleresca era essenzialmente la ricerca di nuove fonti di ricchezza, ad esempio da parte dei cadetti, che ereditavano meno ricchezza e potere rispetto ai primogeniti. Si trattava di guerrieri a cavallo strategicamente importanti nelle campagne militari, tant’è vero che la fine della cavalleria fu determinata dall’invenzione delle armi da fuoco. Si diventava cavalieri dopo un lungo tirocinio.

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I contadini

Per un lungo periodo dell’età medievale i contadini sovente non erano uomini liberi, ma servi con tutta una serie di vincoli e obblighi che li

legavano alla terra e ai proprietari di essa. Nel XIII secolo le varie forme di servitù tesero a scomparire e i lavoratori della terra ottennero anch’essi la

dignità di “liberi cittadini”; ma la conquista di una condizione giuridica libera non portava necessariamente con sé un miglioramento delle

condizioni economiche di vita.

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La famiglia medievale

In origine il termine famiglia non indicava la esclusiva discendenza di sangue, quanto piuttosto un insieme di persone rispondenti a un “capofamiglia”, incluso il vasto mondo dei servi-schiavi. Il Medioevo segnò per questo universo di lavoratori il progressivo superamento della schiavitù in senso stretto, per passare a vari stati di servitù, cioè a tutta una rete di rapporti limitanti, condizionanti e tali da richiedere tutta una serie di prestazioni e servizi. Fu nel corso del XIII secolo che, attraverso le affrancazioni, questi lavoratori pervennero alla condizione di liberi cittadini, cioè ottennero la condizione giuridica di liberi; semplificando si può dire che si passò dall’antica condizione schiavile a quella servile e da questa a quella di libere persone. Ciò non significò la totale sparizione della schiavitù.

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Donne nel Medioevo

Le donne per quanto escluse dall’asse ereditario, limitate nel campo degli offici, dei mestieri e degli studi, non certo era loro negata la dignità di “libere cittadine”, cioè lo stato giuridico di persone di condizione libera e quindi in grado di disporre dei loro beni, con o senza il beneplacito del marito; se poi erano vedove potevano fruire di maggiore autonomia gestionale e amministrativa. Una quantità sterminata di atti privati mostra le donne attive in contratti dei generi più diversi.

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Donne che erano imprenditrici

La situazione della donna è peggiorata dal XII e XIII secolo. In un primo tempo con il matrimonio la donna entrava in quota-parte dei beni del marito e quindi erano frequenti atti in cui marito e moglie agivano insieme; poi la donna non entrerà più in parte dei beni del marito per favorire la linea ereditaria e non

disperdere i beni di famiglia.Nel Medioevo la donna lavorava molto meno rispetto all'uomo.

L'uomo ha sempre avuto la predominanza assoluta sull'edilizia, sull'artigianato e sulla maggior parte dei lavori pesanti, mentre la donna ha sempre fatto, o quasi, la casalinga. Solo un mestiere era prediletto per le donne: la filatura,

dove avevano molta esperienza.La maggior parte delle lavoratrici-imprenditrici donne erano vedove, perché

assumevano, in mancanza di figli maschi, la dote del marito morto; ma in caso contrario l'eredità andava al figlio maschio, e la vedova spesso, anche se si trovava in una classe sociale agiata, poteva sprofondare nella povertà, e in

casi fortunati divenivano maestre della filatura.Perciò se si vedono nomi femminili in vecchi contratti, erano probabilmente

vedove.

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I bambini nel MedioevoNel Medioevo si sviluppò anche un’ attenzione maggiore rispetto a passato per il trattamento dei bambini. Purtroppo,però,punire i bambini fisicamente era un fatto quotidiano e anche gli insegnanti non scherzavano in termini di battiture; fu Aldo Brandino a consigliare un trattamento più affettuoso nella prassi della loro educazione.

Il Medioevo fu epoca di disuguaglianze a tutti i livelli: sociale, economico, politico,culturale e di genere, quello maschile e quello femminile.Nel corso del Medioevo le donna era considerata inferiore all'uomo.Era esclusa dal potere politico e dall'esercizio delle armi, si occupava solo della nutrizione, dell'abbigliamento e delle faccende domestiche.Nel Medioevo si doveva per forza far parte di una classe sociale, altrimenti non si era considerati nessuno.

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Il famoso scrittore e studioso del Medioevo Jacques le Goff in un suo libro dal titolo “Tempo della Chiesa e tempo del mercante”, ci presenta i mestieri maggiormente diffusi nella società dell’Occidente medioevale.Si praticavano mestieri più o meno importanti; alcuni di essi erano ritenuti nobili, altri umili ed altri ancora illeciti secondo la mentalità cristiana del tempo, che influirà molto sull’opinione pubblica.Fra le attività disprezzate,perché da esse scaturiva il sangue, considerato sacro, perché fonte di vita, c’erano quelle dei macellai, dei chirurghi, barbieri, speziali,che praticavano salassi, e i soldati, spargitori di sangue per antonomasia.Ad essere condannati, poi, erano altre categorie di mestieri legati al tabù della sporcizia: follatori, tintori, cuochi, lavandai, operai tessili.Cuochi e pasticceri, inoltre, potevano indurre l’uomo, secondo la mentalità cristiana, a compiere peccati di gola, così come i giullari, i locandieri e i tavernieri,che potevano far compiere peccati di lussuria.Vi era, inoltre, il pregiudizio riguardo al denaro,soprattutto avversato dagli uomini di Chiesa, in quanto si stava assistendo alla lotta di una società basata su un’economia rurale, contro una comunità che stava per essere invasa dall’economia monetaria, che produce un’evidente ostilità nei confronti, ad esempio, dei mercanti, attaccati soprattutto in quanto usurai.

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Francescani e domenicani, ad esempio, riconobbero lo sfrenato desiderio di ricchezza, che ora si manifestava nella forma dell’accumulo di denaro, come una pericolosa perdizione morale.Essi utilizzavano, infatti, il tempo, che però secondo la mentalità medioevale apparteneva a Dio, per speculare, per guadagnare ed arricchirsi.Alla stessa maniera questo modo di concepire la vita dimostrava disapprovazione per i mercenari che, in cambio di denaro, ponevano la propria vita a servizio del comandante militare che li pagava di più.

Certi divieti riguardanti l‘esercizio di alcuni mestieri sono legati al tempo: la proibizione del lavoro notturno, ad esempio, protegge, in definitiva, i mestieri, e lotta contro i difetti di fabbricazione.

Ma la società si evolve e, con essa, il modo di pensare delle persone.All’inizio dominano il mondo le classi rurale e militare; successivamente la nuova classe borghese diviene sempre più protagonista della vita sociale, politica e culturale.Compaiono nuovi ceti legati alle nuove attività, come ad esempio quella degli artigiani e dei mercenari; ben presto la Chiesa è costretta a riconoscere la legittimità di professioni che un tempo disprezzava.

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Il lavoro, lo studio, la religione erano attività e credenze che nel Medioevo

si potevano svolgere solo se si apparteneva ad un gruppo, il singolo uomo non aveva un valore sociale: l’uomo medioevale lavora, studia e prega insieme con gli altri, da solo

non conta nulla.

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La corporazione è l’associazione di tutti coloro che in una data città esercitano lo stesso commercio o lo stesso mestiere. Ne facevano parte solo iMAESTRI/MAGISTRI(i proprietari/padroni)Non avere “né arte né parte” era come non contare niente.Per praticare un’attività bisognava essere iscritti ad un’arte,alla quale si accedeva tramite un esame.Ogni corporazione aveva il suo simbolo,il proprio protettore.Anche le donne erano iscritte.I maestri tenevano botteghe,magazzini,depositi,fondachi con i propri simboli e le proprie insegne.

LE CORPORAZIONI

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Ogni Corporazione ebbe la sua sede in uno dei maggiori palazzi della città, dove si riunivano periodiche assemblee. A capo di ciascuna corporazione vi erano quattro consoli o priori, i quali dovevano far osservare ai soci lo Statuto della corporazione. I nomi degli appartenenti ad una corporazione venivano iscritti su un apposito registro chiamato, ‘la matricola’, che corrisponde all’albo professionale dei nostri giorni. Ogni corporazione inoltre era dedicata ad un Santo e aveva una propria chiesa.

Come erano organizzate

Nel XIII secolo molte città italiane sono liberi e fiorenti comuni.

In ciascuno di essi artigiani e mercanti svolgono la loro attività, organizzandosi con norme ben precise creando le Corporazioni dei mestieri.

I grandi comuni, nei quali si svolgevano importanti attività, ebbero un maggior numero di Corporazioni.

A Firenze ne furono costituite ventuno.

Le Corporazioni dei mestieri

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Una delle funzioni delle Corporazioni fu inizialmente quella di creare una forza da poter opporre alle prepotenze e alle ingiustizie dei nobili. Quando i cittadini delle corporazioni si sentirono abbastanza forti, iniziarono una lotta contro i nobili per sostituirli nel governo del Comune. La lotta fu lunga,ma alla fine la borghesia ebbe la meglio: infatti verso la fine del XIII secolo, il governo di quasi tutti i Comuni passò nelle mani delle Corporazioni.

Le corporazioni al potere

In quasi tutti i Comuni esse furono suddivise in Arti Maggiori e Arti Minori.

Le Arti Maggiori comprendevano le seguenti categorie di lavoratori: giudici, notai, cambiavalute, lanaioli, conciatori, setolai, medici e speziali.

A Firenze le Arti Minori comprendevano invece: calzolai, beccai (macellai), lavoratori delle pietre, fabbri, vinai, tavernieri, oliari, falegnami, cardatori di lana, carrettieri, spadai, fornai e rigattieri.

In un primo momento l’iscrizione alle Corporazioni fu volontaria, ma in seguito divenne obbligatoria. Per ottenere l’iscrizione si doveva essere cittadini del Comune, professare la religione cattolica e impegnarsi ad obbedire allo Statuto della Corporazione. Lo Statuto stabiliva norme precise: fissava l’orario di lavoro, i giorni di riposo, i prezzi di vendita dei prodotti e il salario degli operai.

Arti maggiori e arti minori

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L' Università

L’Università è una delle grandi creazioni del Medioevo. Si stabilizzò in una istituzione di tipo corporativo legata allo sviluppo urbano e destinata a ciò che oggi chiamiamo insegnamento superiore. Prima dell’università vi erano scuole ecclesiastiche,sia presso monasteri o canoniche sia presso cattedrali; comparvero anche scuole private. Alla base dell’insegnamento c’erano le sette arti liberali: grammatica, dialettica e retorica, matematica, geometria, musica, astronomia e, al vertice,la teologia. Già nel XII secolo Bologna era celebre per lo studio del diritto. Parigi pullulava di scuole e sorsero, in modo del tutto spontaneo, altre università nel corso del XIII secolo.

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In Europa dal XII secolo il commercio prese a svilupparsi sempre più intensamente: era, dunque, un buon momento per i mercanti che, per fare bene i loro affari, dovevano eliminare tutti gli ostacoli, cioè pericoli e leggi assurde.Lo fecero divenendo forti e divennero forti unendosi.Così in Italia sorsero i Comuni governati dalla nuova classe mercantile, cioè dalla borghesia; i Comuni italiani però disperdevano molte energie nelle guerre fratricide.Un’ unione molto più efficace si verificò invece nel Nord Europa fra le maggiori città che si affacciano sul Mare del Nord e sul Mar Baltico, come Danzica, Lubecca, Colonia, Bruges, Brema, Anversa. Nacque la cosiddetta nel XII secolo la Lega Anseatica (da Hansa, che significa “corporazione”, “unione”), che durò fino al XV secolo.Essa era nata con queste finalità: proteggere i suoi iscritti, facilitarli, aiutarli, consigliarli; proteggeva i traffici dai pirati, eliminava tasse feudali, forniva assistenza ai mercanti che si trovavano lontani dalla patria, puniva le azioni disoneste come l’acquisto di merce rubata; inoltre danneggiava commercialmente le città nemiche.La Lega Anseatica possedeva decine di città ricche, centinaia di moli, scali, arsenali, migliaia di depositi e magazzini in tutto il mondo; e tutto era amministrato con un’onestà e uno scrupolo ammirevoli.

LA LEGA ANSEATICA

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Nella società medievale gli uomini vivono e lavorano in funzione di un

gruppo, come abbiamo già ricordato: FAMILIARE, PROFESSIONALE,

CORPORAZIONI O GILDE,RELIGIOSO

Ad esempio le confraternite sono associazioni di fedeli, laici che

compaiono e si incrementano dal XII secolo, con la ripresa e lo sviluppo

della vita urbana e in genere la crescita demografica,economica e

civile dell’occidente.

LE CONFRATERNITE

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Tra i vari tipi di scrittura emerse la “mercantesca”,caratterizzata da fluidità di tracciato,e per quanto riguarda la lingua,l’attenzione s’incentrò sul/sui

volgare/i.

Quanto al far conto i mercanti usavano l’abaco,lo scacchiere.

Le cifre arabe furono introdotte da Leonardo Fibonacci nel 1202 .Il FONDACO era l’albergo che ospitava i mercanti forestieri e le loro merci.

I vari tipi di scritture e gli strumenti per fare i conti che usavano i mercanti

Fu il mondo dei mercanti al fine di evitare rischi e spese connessi al trasporto di monete auree o argentee,ad inventare la lettera di cambio per cui un “datore”forniva una somma ad un “prenditore” e riceveva in cambio un impegno pagabile a termine in un altro luogo in un’altra moneta.

Di seguito faremo un elenco dei mestieri medioevali maggiormente

diffusi MERCANTI

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SALAIOLI

Il sale è stato sempre indispensabile per l’uomo e in particolare per gli animali. Il sale ha proprietà antisettiche : in concentrazioni elevate uccide i batteri.

Questa ragione portò all’invenzione della salatura.

Questa permetteva di conservare a lungo pesci ,carni e formaggi.

Talvolta il macellaio provvedeva a salare pezzi invenduti, ma si andò profilando la professione dei “salaioli”.

La loro funzione consisteva nel tagliare e ricavare il lardo dalla carne di maiale e metterlo sotto sale.

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NOTAIONotaio da notarius (stenografo) scrivano,arte dello scrivere.

L’ impero carolingio segna una svolta per questa professione : il notaio deve essere nominato dall’imperatore o da un suo rappresentante(conte) e quindi i documenti da lui prodotti cominciano ad assumere un carattere pubblico.

A partire dal XII, specie in Italia, a seguito della rinascita del diritto romano, il notaio acquista uno stato giuridico ben definito: non si limita più a redigere i documenti, ma li autentica con la propria firma e vi appone il suo personale marchio professionale, il SIGNUM TABELLIONIS antenato del moderno timbro.

Il documento prodotto dal notaio divenne un ISTRUMENTUM PUBLICUM, cioè un atto dotato di valore probatorio(PUBLICA FIDES). Gli atti non venivano redatti a caso ,ma secondo formulari. Fiorirono manuali di ARS NOTARIA con l’intento di insegnare a redigere i documenti con proprietà di linguaggio giuridico. Giudici e notai appartengono alle classi alte della società. La rivoluzione commerciale ha fatto aumentare il numero di notai e l’organizzazione comunale si è ampiamente servita di centinaia. Venivano nominati dall’imperatore, dal pontefice e da conti e marchesi.

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FABBROEmblematico dell’importanza che questa attività acquisì nel tempo è il caso di Milano,dove nel 1385 Gian Galeazzo Visconti indisse una processione per rinverdire i fasti della battaglia di Legnano,ed i primi a sfilare dovevano essere proprio i fabbri. La città di Fabriano, celeberrima per la produzione di carta, a partire già dal XIII fu anche la città dei fabbri: nel medesimo secolo 38 fucine si allineavano per tutta la sua lunghezza sulla piazza del mercato,ed il sigillo del Comune già rappresentava simbolicamente proprio un fabbro nell’atto di battere il ferro sull’incudine.

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I fabbri lavoravano il ferro per le armi, ma non solo. Il ferro proveniva da zone italiane quali l’Isola d’Elba e le Colline Metallifere dell’area di Massa Marittima. Nonché da zone di Oltralpe come la Stiria e la Carinzia. Incudine, martello, tenaglie, fornace, mantici… ecco lo scenario del fabbro al lavoro che indossa un grembiule(di cuoio) e talvolta guanti.

FUCINA DEL FABBRO ATTREZZI DEL FABBRO

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Non solo legname, non solo stoppa e pece, non solo elementi in ferro(dalle ancore ai chiodi), ma un’imbarcazione, specialmente se di grandi dimensioni, necessitava anche di tante corde. I cordami erano fatti di canapa (pianta tessile dalla coltivazione laboriosa e che richiede, dopo la raccolta, un trattamento complesso), che Venezia, ad esempio, tra il 1200 e il 1300 importava dalla Lombardia, dalla Romagna e dalla Grecia. Si acquistava canapa grezza che poi veniva lavorata o nei laboratori dei FILACANAPE o nell’arsenale della Colonia di Tana sul Mar d’Azov.

I CANAPAI

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Con l’avanzare del tempo Venezia, che era chiamata la SERENISSIMA, si rifornì da Bologna e ne aumentò la coltura nel proprio territorio. A Torino, Pisa e Perugia ci sono botteghe di CORDAI O FUNAI ,mentre a Venezia i FILACANAPE erano già organizzate in Arte nel 1233. A Venezia, infatti, lo Stato teneva sotto controllo la fabbricazione delle funi di canapa e obbligava i maestri e i loro dipendenti ad esercitare il mestiere solo nelle loro case e nelle loro botteghe.

Raccolta della canapa La bottega del Cordaio

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L’ospedale accoglieva poveri e bisognosi, viandanti e pellegrini, malati e bambini abbandonati. A volte si trattava di piccoli ospedali con pochi letti a disposizione ,altre volte si trattava di strutture molto più grandi, con ampie sale, una cappella, dei magazzini, una cucina che richiedevano un’attenta capacità di gestione e personale specifico addetto alla cura degli ospiti. Nelle città se ne potevano contare decine ,spesso vicino alle porte di accesso. Si potevano trovare anche in zone rurali e ,soprattutto, lungo le vie di pellegrinaggio, come la Via Francigena.

OSPEDALE

Chi accoglieva l’ospedale e come era fatto

A partire dal XII secolo nascono tanti ospedali. In una società di ceti in ascesa e di emarginati, si impose l’urgenza della carità e di un nuovo modo di praticarla: dalla semplice elemosina si passò al moltiplicarsi degli ospedali. Essi erano di vari tipi: degli ordini ospedalieri, degli ordini religiosi-cavallereschi, vicino a monasteri e canoniche, quelli voluti dal re, dai signori laici, dai borghesi benestanti, da fedeli particolarmente devoti. A parte i lebbrosari, che accoglievano solo questi malati contagiosi, l’ospedale medievale è polivalente.

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Immagini di ospedali

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In città i fornai, abilitati ad utilizzare , a mantenere in efficienza e a riparare i forni , si rivelano indispensabili. La loro funzione consisteva nel cuocere pani elaborati da privati o da panettieri , ma la tendenza dei fornai sarà poi quella di confezionare il pane in proprio via via che nelle città ne aumentava la richiesta.

FORNAI

La rinnovata vitalità urbana – con le sue varie necessità –fece sì che apparissero nuove attività lavorative. Tra queste s’impongono, ad esempio, i mestieri dell’alimentazione e quelli ad essa legati. Si consolidarono così tutta una gamma di venditori di generi alimentari.

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I fornai dettero vita a proprie corporazioni, aperte alla presenza femminile: le fornaie.

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In una società dinamica e commerciale come quella del pieno ed avanzato Medioevo assume rilevanza anche la figura dello speziale (e/o aromatario). Nel 1295 Dante Alighieri si iscrisse all’arte dei medici e speziali in ottemperanza alle leggi che aprivano le cariche pubbliche ai nobili, purché appartenenti ad una corporazione; quest'arte era forse la meno lontana dalle sue abitudini di intellettuale, poeta,scienziato.Ma non tutti sanno di una vera e propria folla di celeberrimi pittori che a Firenze,dove la corporazione fu tra le maggiori,aderirono ad essa,come ad esempio Giotto, Ambrogio Lorenzetti, Masaccio, Paolo Uccello, Gentile da Fabriano, Andrea del Sarto

SPEZIALI

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A Firenze, inoltre, varie arti erano legate a quella maggiore dei medici e speziali, tra queste:

i merciai che vendevano un po' di tutto; i pizzicagnoli che, in concorrenza con droghieri e speziali,

smerciavano carni, salame, olio, droghe ,candele, zafferano; i pittori, appunto, che compravano dagli speziali e vernici, dai merciai

pennelli, tele e attrezzi vari. I barbieri, oltre a radere e tagliare i capelli, svolgevano attività paramediche: praticavano salassi, cavavano denti e trattavano

alcune malattie.

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La spezieria è stata per secoli non soltanto un luogo di preparazione e vendita di “farmaci”, anche sede di commercio di vari materiali pregiati d'importazione quali spezie, aromi, prodotti coloranti, generi di conforto. Lo speziale, oltre a spacciare medicinali, riforniva la cucina e la tavola, preparava dolciumi e leccornie, “prodotti di bellezza.Oggetti indispensabili erano: mortai e relativi pestelli, vasi per medicinali, albarelli, bilance, fornelli.

La specifica professionalità degli speziali si affermò nel tempo; inizialmente erano compresi e/o confusi nella vasta categoria dei “mercatores”; si possono poi trovare aggregati o con appartenenti a mestieri affini (droghieri, ad esempio) o come a Firenze, ma anche a Reggio Emilia, con i medici, ma in tante realtà italiane medici, speziali, merciai e altri fanno parte di differenti corporazioni.Nel Medioevo usatissime in cucina erano droghe o spezie. Si vendevano cera, riso, sapone, profumi, essenze, uva passa, datteri, verde rame, bambagia, pece, “argento vivo”, materie coloranti…

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Elenco vari modi di dire sul mestiere:

ESSERE DEL MESTIERE:Essere competente o abilitato a svolgere una data attività.INCERTI DEL MESTIERE:Inconvenienti e problemi connessi a una data attivitàIL MESTIERE GIROVAGO:Attività lavorativa che per sua natura prevede lo spostamento di luogo in luogo da parte di chi l’esercitaESSER VECCHIO DEL MESTIERE:Si dice di chi ha lunga esperienza di un’attività, e la sua svolgere con la competenza data dall’abitudine e dalla pratica.

MODI DI DIRE RIGUARDANTI I MESTIERI

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ARTI, MESTIERI E...MODI DI DIRE

A Firenze il verbo garbare è solitamente usato per indicare ciò che suscita piacere.L’ etimologia di questo verbo sarebbe strettamente legata alla storia delle Arti di Firenze,le associazioni dei mestieri presenti in città già dal 300,e in particolare a quella della Lana. Gli artigiani di questa arte,infatti,concentravano le loro botteghe in via del Garbo dove producevano eleganti e costosi panni,belli,piacevoli a vedersi e ad essere indossati.Nelle vicinanze di via del Garbo operavano anche gli affiliati all’Arte dei Mercanti.Essi importavano dall’esterno i panni grezzi per rivenderli in Italia e all’estero, dopo averli cardati , cimati,”cilindrati” e tinti in città.Inizialmente le botteghe dei mercanti furono raggruppate nell’odierna via Calimaruzza, un tempo chiamata Calimara Francesca dal lungo di provenienza dei panni grezzi .In seguito prese il nome di Calimara Vecchia,per distinguerla dall’altra via,via Calimala.

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1.Chi è svelto a mangiare è svelto a lavorare2.Alla cuoca il fornello, al pittore il pennello3.Chi vuol provar le pene dell’inferno, cuoco d’estate e murator d’inverno4.Più denti cava e arrangia, più il dentista mangia 5.I pregi della nave puoi vedere in alto mare non dentro il cantiere 6.Anche al tetto più in regola può mancare una tegola7.Dove il lavoro coltiva il campo, non vi nascono ortiche

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FRATIIl Duecento è il secolo nel quale si formano gli ordini mendicanti, Francescani e domenicani per primi,a seguire agostiniani, carmelitani (Servi di Maria).

Perché mendicanti? Questi ordini, almeno come ideale base di origine, intendevano rifiutare redditi e possessi, facendo ricorso alla pratica dell’elemosina. Gli ordini mendicanti sono animati da spirito di fraternità, infatti i loro appartenenti si indicano con il termine di frate dal latino “frater”= fratello. I frati degli ordini mendicanti vanno ad esercitare il loro apostolato nelle città in piena espansione, qui insediano le loro chiese e conventi dove predicano, confessano,raccolgono e richiamano i fedeli,incoraggiando pratiche di devozione e formazioni confraternitali. Le loro chiese divennero delle vere e proprie città e ciascuno aveva la sua specifica vicenda.

Page 37: I mestieri nel Medioevo

Inoltre anche le donne parteciparono agli ordini mendicanti e sorsero un po’ ovunque monasteri femminili. Così accanto ai frati si sviluppò un mondo di “suore” (dal latino “suror”= sorella),dedite ad una vita di preghiera e di lavoro all’interno della struttura monastica. Le città si animarono di chiese e conventi di frati e comunità di suore.

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ABBAZIA DI COLLEMEDIO

Il piccolo borgo medioevale di Collepepe è situato sulla riva sinistra del Tevere. Esso gode di una posizione strategica, che in passato consentiva di controllare il traffico di merci provenienti da Perugia o da Spoleto, l’accesso alla valle del Puglia, affluente del Tevere, la Via Amerina, poi Tiberina,percorso privilegiato dall’esercito romano per raggiungere l’Adriatico e Ravenna.

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L’Abbazia Collemedio, che sorge a pochi chilometri da Collepepe, su un’altura prospiciente la strada che corre parallela al Puglia, venne fondata prima del XIII secolo, come attesta un documento di uno storico che visse a Todi fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Getulio Ceci, che cita questo luogo con il nome di “Abbadia di San Pancrazio di Collepepo”.Questa abbazia, assai ricca e appartenente all’ordine dei benedettini cluniacensi,si crede fondata dai conti di Collemedio, da cui proveniva Vanna, moglie di uno dei più noti poeti medioevali, Jacopone da Todi.Questa antica e nobile famiglia era di origine longobarda,proveniente probabilmente dalla Francia, come sembrerebbe attestare lo stemma sul quale sono stati disegnati dei gigli, che campeggia sul magnifico portale d’ingresso in stile romanico (risalente al 1200-1300).Questa famiglia costruì il proprio castello nel 997.

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Con questo feudo i Collemedio estesero la loro influenza fino a Massa Martana.L’abbazia arricchì il territorio non solo spiritualmente, ma anche dal punto di vista economico.Essa era infatti una vera e propria “curtis (nell’Alto Medioevo per “curtis” si intende un’azienda agricola autosufficiente, costruita intorno alla residenza fortificata dei signori), con contadini, servi,governata da un amministratore che controllava le entrate e le uscite delle terre, coltivate direttamente dalla manodopera dell’abbazia,e delle altre terre che annualmente fornivano un censo,insieme ai proventi dei mulini.

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L’abbazia era dotata di tutti gli ambienti tipici di un monastero: in essa vi erano un refettorio, la cucina, le celle dei frati, un cortile dal quale si accedeva al chiostro, che al centro aveva una cisterna utilizzata in passato per raccogliere l’acqua piovana, varie meridiane, una classica, esterna, e altre due interne, poste al lato sud e ovest all’interno del chiostro,e, forse, era dotata anche di una biblioteca.

Per la loro collocazione geografica, i nobili di Collemedio si trovano più volte al centro delle contese tra guelfi e ghibellini della zona: a volte si alleano con Perugia, altre con Todi.

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L’abbazia venne coinvolta nella generale decadenza dei monasteri del XIV secolo.Agli inizi del Cinquecento papa Clemente VII affidò l’abbazia all’ordine francescano dei Cappuccini.

Il lavoro di trasformazione più importante di cui si ha notizia risale al 1648, come si afferma nel documento “Decreto della fabbrica di Collepepe”. Si presume che l’assenza di affreschi nella Chiesa edificata dai Francescani sia dovuta alla peste, perché nei tempi di pestilenza le pareti venivano coperte di calce.

Nel 1784 il cardinale Leonardo Antonelli cedette in affitto l’abbazia ad Agostino Franzoni da Senigallia, ponendo praticamente fine con questo atto al secolare contratto, chiamato “commenda”, con cui una parte,in questo caso, i contadini, offre il proprio lavoro e l'altra, qui rappresentata dalla famiglia Franzoni, il capitale. Gli affittuari ricevettero tutti i beni dell’abbazia, compreso il mulino a grano,la gualchiera,cioè la macchina tessile con cui si rendono più duri i tessuti di lana battendoli e pressandoli (con questo termine si indicava anche il luogo in cui veniva lavorata la lana), e la barca sul Tevere.

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Con una legge, che risaliva al 1860 e in seguito all’emanazione di un altro provvedimento legislativo dello Stato Italiano,che proibiva agli enti religiosi cattolici di possedere terre, conventi e monasteri, l’abbazia di Collemedio divenne proprietà dello Stato e fu acquistata dalla famiglia

Franzoni.

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Nel 1940, come si evince da una lettera di un parroco dell’epoca, l’abbazia versava in un pessimo stato e fu riconsegnata ai Cappuccini.Nei primi anni ’80 del Novecento fu venduta ad una società immobiliare e nel 1989 venne acquistata dall’architetto Oreste Tatti, che provvide a restaurare il complesso abbaziale, riportandolo, per quanto possibile, all’aspetto originario, con la forma dell’edificio che è rimasta immutata.Nel 1990 la struttura era completamente fatiscente: tetti e solai erano crollati.Dai ruderi della vecchia abbazia venne inaugurato un nuovo complesso destinato ad accogliere turisti e l’ albergo ivi ricostruito venne denominato “Abbazia dei Collemedio” a ricordo degli antichi fondatori.

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I MONACI SCRIPTORES O AMANUENSIche a mano copiano i vecchi codici e vi dipingono miniature

SCRIPTORIUM E OCCHIALE TEDESCO A SNODO DEL 1390

Utilizzato dai monaci quando ricopiavano i testi negli scriptoria, luogo di silenzio, di lavoro, di concentrazione, ammobiliato con tavoli, scrittoi, leggii, scaffali e provvisto di una notevole attrezzatura: inchiostri, calamai, penne, righelli. Temperini, pigmenti vegetali e minerali e relative boccette, pergamene e tavolette create per prendere appunti, bulini e punteruoli di metallo, stili d'osso e pietra pomice per affilarli

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IL TEMPO

Da sempre l’uomo ha avvertito l’esigenza di “misurare” il tempo.I primi strumenti sono stati lo gnomone e gli orologi solari, dei quali fanno parte le meridiane. Poi sono state inventate le clessidre, utilizzate in Grecia fin dal IV secolo a.C. e, quindi gli orologi ad acqua.Accanto al’utilizzo delle campane delle chiese per scandire le “ore clericali” degli uomini di chiesa, monaci e parroci,per misurare le ore in modo certo e non più approssimativo come accadeva per i religiosi, nacquero le campane di città (Jacques le Goff).Come per il monaco era un peccato “perdere tempo”, perché l’uomo doveva preparare su questa terra la salvezza per meritarsi l’eternità, così per il mercante il tempo è già “denaro” (Jacques le Goff), perché egli doveva organizzarlo al meglio per gestire gli affari.Come ci ricorda il famoso studioso francese prima menzionato, a partire dalla fine del XIV secolo l’orologio figura quasi sempre sulle miniature che rappresentano i Principi nei loro palazzi, in particolare i duchi di Borgogna .

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ALTRI MESTIERI PRATICATI ERANO QUELLI DEI CALZOLAI

I calzolai si occupano della produzione dei sandali, degli zoccoli, degli stivali e delle pianelle,che potevano essere di vari colori e di tessuti pregiati . Potevano essere alte o basse e simili agli zoccoli, con tacchi alti. Alcuni attrezzi del calzolaio sono : le forme ,gli stampi,aghi, ditali,guanti, setole,grembiule,colla. I calzolai, riuniti in corporazione, spesso appaiono in posizione di prestigio, cioè tra le arti più considerate.I ciabattini, invece, erano umili artigiani ambulanti che riparavano le scarpe usate.

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I FALEGNAMI

Quello del falegname fu un mestiere legato alla lavorazione del legno :egli lavorava anche botti e barili .A Firenze i mestieri del legname sono uniti a quelli della pietra, perché i falegnami contribuirono alla costruzione degli edifici.

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I CUOIAI

I cuoiai , calzolai , calzaioli erano nel settore calzaturiero, perché,se era necessario un abito, erano necessarie anche le calzature .I cuoiai conciavano le pelli in un luogo adatto, in genere ricco di acqua .Le pelli e i cuoi servivano a fabbricare scarpe , selle ,elmi, corazze e vesti.Lo stesso cuoiaio poteva anche produrre scarpe.

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LA SCUOLA

In città, nel Medioevo pochi erano coloro che si potevano permettere di frequentare la scuola per motivi economici;l'alto tasso di analfabetismo era la causa e nello stesso tempo la conseguenza delle misere condizioni di vita in cui era costretta a vivere la maggior parte delle popolazioni, soprattutto quella che risiedeva in campagna. La scuola vescovile diventa la sede di istituzioni scolastiche.I maestri facevano lezione nelle loro case; gli scolari passavano da un argomento ad un altro.Quando si studiava,si apprendeva a leggere i salmi fino ad impararli a memoria, si ricevevano i primi elementi della grammatica .Venivano imparate anche l'aritmetica e la geometria. I metodi di apprendimento erano la lettura ,il commento del maestro , lo studio a memoria e la ripetizione .Nella città c'era un altro luogo che costituiva un centro di conoscenza: la già citata università.

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I CAMBIATORI Strettamente connesso alla rivoluzione commerciale, questo mestiere era lontano dall’utilizzare una moneta comune: infatti circolava una grande varietà di valute.

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I TINTORI Il lavoro dei tintori consisteva nel mettere insieme varie sostanze coloranti secondo l'esito che si voleva conseguire

Gli ingredienti più in uso erano:

La robbia Lo

scotano

L'indaco

Il brasile e il guado

Lo zafferanoLa porpora

I TINTORI TINGEVANO:

LA LANALA SETA IL LINO

IL COTONE

I COLORI MAGGIORMENTE UTILIZZATI ERANO:Il rosso,il blu,il verde,l’azzurro,il bianco e ilnero.Il nero non era solo per il lutto: a

Venezia, ad esempio era il colore dominante e, alla fine del Medioevo divenne un colore di pregio.

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I MURATORI

Nel Medioevo appaiono i mestieri di muratori e di falegname.Le Chiese,le torri,i palazzi e gli edifici urbani vengono costruiti con materiale lapideo, che era costituito da diversi tipi di pietre (arenaria, calcarea, travertino,ecc)Il legno continuò comunque ad essere usato per tetti i tramezzi(parete divisoria), i ballatoi (terrazzi coperti), scale e arredi domestici.

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I CALZAIOLI

A partire dall' 300 i calzolai acquisirono maggiore importanza nella produzione dell' abbigliamento maschile;i giovani soprattutto indossavano vesti corte, chiamate “farsetti”, che mettevano in vista le gambe. Producevano anche “calze solate”, che coprivano le gambe e i piedi.I calzaioli usavano spesso le forbici,che acquistano sempre più importanza nel corso del Medioevo. Alla fine del '500 William Lee inventò il telaio da calze.Il calzaiolo vendeva anche berrette da mettere sopra i cappucci, che erano sempre più ricercati.

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TOPONOMASTICA LEGATA ALL’ESERCIZIO DI ALCUNI MESTIERI.Esistono ancora oggi delle vie in varie città italiane che portano il nome dei mestieri che un tempo venivano praticati in quei luoghi.

A Perugia, ad esempio, hanno mantenuto il loro nome originario:-Cartolari e Lanari-Pellari (dove lavoravano la pelle)-Tornitori (che lavoravano la creta con il tornio)-Solfaroli (dove si lavorava lo zolfo)

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GALLERIA DI IMMAGINII ragazzi al lavoro

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Bevagna

La Seta

Il torcitoio circolare da seta medioevale, perfezionato da Leonardo da Vinci (xv secolo)

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Bevagna - il fuso

Il bozzolo del baco da seta (gomitolo di seta, da cui si può ottenere un chilometro e mezzo di filo)

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Bruco o baco da seta sulle foglie di gelso bianco, di cui si nutre

Il telaio

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La bottega della cera Tanti tipi di cera

La Cera

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Verso il Laboratorio della Carta

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Il camino su cui poter preparare la lega di rame e argento

La Zecca di Bevagna (Umbria): tra 1262 e il 1266 circolavano monete come il denaro cortonese, lega di rame e argento.

La Zecca di Bevagna

Bastoncino di rame e argento che sta per essere fuso

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A Collazzone per mostrare il nostro lavoro

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DISCLAIMER E PUBBLICAZIONI UTILIZZATE

Questa presentazione ha una natura esclusivamente didattica

Oltre alle immagini reperite in Internet, le fonti utilizzate sono le seguenti:

- “Tempo della chiesa e tempo del mercante”, Jacques Le Goff;- “La vita quotidiana nel Medioevo”, Giovanni Delle Donne;- opuscoli allegati al calendario di “Frate Indovino”, con testi redatti dalla prof.ssa Giovanna Casagrande, docente di storia medievale presso l’Università degli Studi di Perugia e la Dott. ssa Eleonora Rava dal titolo: “Uomini e donne nel Medioevo”, città e mestieri nel Medioevo, Città di mare e le relative attività; - Enciclopedia “Conoscere”,Fratelli Fabbri Editori;- gli atlanti storici “Vita quotidiana. Europa medievale” di Neil Grant, San Paolo Editore;- Abbazia Collemedio. “Ricostruire il passato per preservare il nostro patrimonio” di Adriana Restaino;