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HIRAM Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 2/2015 EDITORIALE Il Coraggio delle idee. La Costanza delle azioni 3 The Courage of Ideas. The Perseverance of Actions 8 Stefano Bisi Le carte della Massoneria presso la Segreteria Particolare del Duce 12 Simone Biondini “La causa e gl’effetti”. Un anonimo libello anti-massonico di fine Settecento. Edizione annotata e commentata 35 Piergabriele Mancuso Giuseppe Mussi: il Nathan milanese 57 Marco Cuzzi Lettera a Goodall 71 Luigi Polo Friz • SEGNALAZIONI EDITORIALI 106 HI 0 HI -0 - 0

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HIRAM

Rivista del Grande Oriente d’Italian. 2/2015

EDITORIALE

Il Coraggio delle idee. La Costanza delle azioni 3The Courage of Ideas. The Perseverance of Actions 8

Stefano Bisi

Le carte della Massoneria presso la Segreteria Particolare del Duce 12Simone Biondini

“La causa e gl’effetti”. Un anonimo libello anti-massonico di fine Settecento.Edizione annotata e commentata 35

Piergabriele Mancuso

Giuseppe Mussi: il Nathan milanese 57Marco Cuzzi

Lettera a Goodall 71Luigi Polo Friz

• SEGNALAZIONI EDITORIALI 106

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HIRAM viene diffusa su Internet nel sito del G.O.I.:www.grandeoriente.it | [email protected]

HIRAM 2/2015Direttore Responsabile: Stefano BisiDirettore: Antonio Panaino

CCoommiittaattoo SScciieennttiiffiiccooPresidente: Enzio Volli (Univ. Trieste)Francesco Angioni (Saggista); Corrado Balacco Gabrieli (Univ. Roma “La Sapienza”); Pietro Battaglini (Univ. Napoli); Pietro F. Bayeli (Univ.Siena); Eugenio Boccardo (Univ. Pop. Torino); Giovanni Carli Ballola (Univ. Lecce); Pierluigi Cascioli (Giornalista); Paolo Chiozzi (Univ.Firenze); Massimo Curini (Univ. Perugia); Marco Cuzzi (Univ. Statale Milano); Eugenio D’Amico (LUISS Roma); Domenico Devoti (Univ.Torino); Ernesto D’Ippolito (Giurista); Santi Fedele (Univ. Messina); Bernardino Fioravanti (Bibliotecario G.O.I.); Paolo Gastaldi (Univ.Pavia); Morris Ghezzi (Univ. Milano); Santo Giammanco (Univ. Palermo); Giovanni Greco (Univ. Bologna); Giovanni Guanti (ConservatorioMusicale Alessandria); Felice Israel (Univ. Genova); Panaiotis Kantzas (Psicoanalista); Giuseppe Lombardo (Univ. Messina); Pietro Mander(Univ. Napoli “L’Orientale”); Alessandro Meluzzi (Univ. Siena); Claudio Modiano (Univ. Firenze); Giovanni Morandi (Giornalista); MassimoMorigi (Univ. Bologna); Gianfranco Morrone (Univ. Bologna); Moreno Neri (Saggista); Marco Novarino (Univ. Torino); Mario Olivieri (Univ.per Stranieri Perugia); Massimo Papi (Univ. Firenze); Carlo Paredi (Saggista); Claudio Pietroletti (Medico dello Sport); Italo Piva (Univ.Siena); Gianni Puglisi (IULM); Mauro Reginato (Univ. Torino); Giancarlo Rinaldi (Univ. Napoli “L’Orientale”); Carmelo Romeo (Univ.Messina); Claudio Saporetti (Centro Studi Diyala); Alfredo Scanzani (Giornalista); Angelo Scavone (Univ. Bologna); Michele Schiavone(Univ. Genova); Dario Seglie (Politecnico Torino); Giancarlo Seri (Saggista); Nicola Sgrò (Musicologo); Giuseppe Spinetti (Psichiatra);Ferdinando Testa (Psicanalista); Gianni Tibaldi (Univ. Padova f.r.)

CCoollllaabboorraattoorrii eesstteerrnniiLuisella Battaglia (Univ. Genova); Dino Cofrancesco (Univ. Genova); Giuseppe Cogneti (Univ. Siena); Domenico A. Conci (Univ. Siena);Fulvio Conti (Univ. Firenze); Carlo Cresti (Univ. Firenze); Michele C. Del Re (Univ. Camerino); Giorgio Galli (Univ. Milano); Umberto Gori(Univ. Firenze); Giorgio Israel (Giornalista); Ida L. Vigni (Saggista); Michele Marsonet (Univ. Genova); Aldo A. Mola (Univ. Milano); SergioMoravia (Univ. Firenze); Paolo A. Rossi (Univ. Genova); Marina Maymone Siniscalchi (Univ. Roma “La Sapienza”); Enrica Tedeschi (Univ.Roma “La Sapienza”)

CCoorrrriissppoonnddeennttii EEsstteerriiJohn Hamil (Inghilterra); August C.’T. Hart (Olanda); Claudio Ionescu (Romania); Rudolph Pohl (Austria); Orazio Shaub (Svizzera); WilemVan Der Heen (Olanda); Tamas’s Vida (Ungheria); Friedrich von Botticher (Germania)

Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Cecconi, † Guido D’Andrea, Gonario GuaitiniComitato dei Garanti: Stefano Bisi, Bernardino Fioravanti, Giuseppe Capruzzi, Angelo Scrimieri

SSttaammppaa: Consorzio Grafico srl (Roma)DDiirreezziioonnee,, DDiirreezziioonnee EEddiittoorriiaallee ee RReeddaazziioonnee: HIRAM, Grande Oriente d’Italia, via San Pancrazio 8, 00152 RomaRegistrazione Tribunale di Roma n. 283 del 27/6/1994EEddiittoorree: SSoocc.. EErraassmmoo ss..rr..ll.. PPrreessiiddeennttee MMaauurroo LLaassttrraaiioollii, CCoonnssiigglliieerrii UUggoo CCiivveellllii ee GGiiaammppaaoolloo PPaaggiioottttii, C.P. 5096, 00153 Roma OstienseP.I. 01022371007, C.C.I.A.A. 264667/17.09.62SSeerrvviizziioo AAbbbboonnaammeennttii: Spedizione in Abbonamento Postale 50%, Tasse riscosse

AABBBBOONNAAMMEENNTTIIANNUALE ITALIA: 3 numeri € 20,64; un fascicolo € 10,16; numero arretrato € 15,32ANNUALE ESTERO: 3 numeri € 41,30; numero arretrato € 18,50La sottoscrizione in un’unica soluzione di più di 500 abbonamenti Italia è di € 5,94 per ciascun abbonamento annualePer abbonarsi: Bollettino di versamento intestato a Soc. Erasmo s.r.l., C.P. 5096, 00153 Roma Ostiense; c/c postale n. 32121006Spazi pubblicitari: costo di una pagina non a colori € 1.500,00; intera pagina a colori (n. 4 colori) € 3.000,00

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IIll CCoorraaggggiioo ddeellllee iiddeeee..LLaa CCoossttaannzzaa ddeellllee aazziioonnii**

di SStteeffaannoo BBiissiiGran Maestro del Grande Oriente d’Italia

(Palazzo Giustiniani)

EDITORIALE

Carissimi Fratelli, gentili Signore e Si-gnori ospiti,

UUUUn grazie a tutti voi per averscelto stasera di essere qui connoi nel grande Tempio della Fra-

tellanza per partecipare alla parte pubblicadei Lavori della Gran Loggia 2015 di Riminiche si sono aperti questa mattina. Il Corag-gio delle idee e la Costanza delle azioni è ilfilo conduttore di questa Assemblea cheogni anno riunisce parecchie migliaia dei23mila massoni italiani del Grande Oriented’Italia e che vede da sempre la partecipa-zione di numerose delegazioni estere allequali va il mio affettuoso saluto. Un corag-gio e una costanza che tutti noi dobbiamoavere e che sicuramente hanno già mo-strato di possedere questi meravigliosi ra-gazzi del coro “Le Verdi Note” di Fabrianoche si è appena esibito. Nel Tempio, fra gli

antichi simboli del Sole e della Luna, e isegni zodiacali, sono riecheggiate le lorobellissime voci che hanno suscitato in mee credo in tutti voi una grande pace inte-riore, una grande armonia, un grandesenso di benessere, trasmettendo un mes-saggio di speranza per il futuro dell’Italia edel mondo tormentato da molti mali. Bravie coraggiosi questi ragazzi, ben diretti daun’ottima insegnante.

Mentre li ascoltavo con animo sollevato,però pensavo anche al futuro di queste gio-vanissime generazioni e meditavo sul no-stro compito, sulla nostra missione diLiberi Muratori e di uomini, sull’immensaresponsabilità che tutti abbiamo di co-struire per loro un Paese migliore, soprat-tutto un futuro migliore. Questi ragazzisono sicuramente rappresentativi dei gio-

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* Allocuzione presentata al Palacongressi di Rimini in occasione della Gran Loggia 2015, 10-12 Aprile.

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vani italiani e sembravano i nuovi “Il Volo”,il trio che ha vinto a Sanremo. Tra loro cisono i futuri dirigenti, i futuri amministra-tori del nostro Paese: sono loro il volto piùbello della nostra amata Nazione, i fiori diun giardino dalle grandi potenzialità chevanno curati ed amati con amore, fiducia ecostanza. Si deve puntare sulla loro crescitae sull’enorme tesoro della nostra culturaper realizzare una nuova Italia al passo conle immense sfide della globalizzazione chevive una evoluzione continua.

Noi sappiamo quanto il nostro Paeseabbia bisogno di cultura. Il 2015 è non solol’anno dell’Expo ma è soprattutto l’anno diDante Alighieri. In tutta Italia partendo daFirenze, la città che gli diede i natali, vienecelebrato il 750° anniversario dalla nascitadel Sommo Poeta. Per ora è una celebra-zione un po’ sottotono, almeno per il mo-mento. Quale miglior occasione e spotuniversale per rilanciare la cultura italiananel mondo?

La sua Divina Commedia è il poema uni-versale per eccellenza. Non c’è un popoloche non abbia virtualmente ripercorsol’ascesa dei tre regni con le sublimi terzinedantesche. Non c’è studente che non ri-cordi il lunghissimo fiume di anime per-cosse o infilzate dai forconi delle schiere didiavoli. E non credo che ci sia persona almondo che non abbia riflettuto e non si siaemozionata di fronte alla straordinariaprofondità del sapere contenuto in ognicantica. Dalle regioni più profonde e tor-mentate dell’Inferno, risalendo alla Bel-lezza e alla Spiritualità del Paradiso, sino alPrimo Mobile, alla folgorante Luce delPrincipio Divino.

La Divina Commedia è maestra di vita, èuna fedele compagna per l’uomo di ognitempo. Quel viaggio mistico-iniziatico rap-presenta il cammino che deve contraddi-stinguere quello di noi Liberi Muratori. C’èla discesa interiore e il calarsi negli abissidella realtà, in tutte le sue estensioni, dallepiù voluminose a quelle sottili e c’è la risa-lita verso la Luce spirituale. Noi iniziati alpari dell’Alighieri che si mette in marcia,non senza timore, nella “selva oscura”,siamo chiamati a risvegliarci dal torporeper abbracciare un cammino avventuroso.Un incedere lento ma deciso, fatto di virtù,conoscenza, verità e amore che ci deve por-tare con coraggio alla nostra realizzazione,alla scoperta dei nostri talenti, tirandofuori le nostre monete d’oro che possonoaiutare noi e l’Umanità. Ecco, perché, dal-l’attualità dell’esperienza di Dante dob-biamo fare tesoro nel nostro viaggio in unmondo che è reso opaco dai prismi chefanno filtrare immagini falsate e distortedella realtà.

Quella triste realtà che oggi ci circondaa tutti i livelli e che la Massoneria si pre-figge dalla notte dei tempi di modificareper il bene comune nel segno della Libertà,Uguaglianza e Fratellanza. Questi principigenetici costituiscono il nostro Dna. Sonola Tradizione, sono il presente e il futuro diogni Libero Muratore. Da essi noi traiamola forza per fare delle buone azioni. Invitovoi tutti a fermarvi davanti al banconedella Solidarietà e ad ascoltare il filmato.Guardate e ascoltate. E guardate gli occhidi quel bambino che improvvisamente sco-pre di poter sentire: è l’impegno di un no-stro Fratello di Cosenza, Mimmo

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Musacchio, che ha vissuto sulla propriapelle questo dramma, un dramma dal qualeha tratto la spinta per aiutare gli altri, ibambini in particolare. Fermatevi davantia quel filmato, guardatelo con attenzione.Fratelli, guardatelo, e poi date anche unamano e guardate anche cosa fanno gli altriFratelli impegnati nella Solidarietà. Ci de-vono dare forza per aiutare tutti a scenderein campo in prima linea, come tanti Fratelliche ci hanno preceduto in ogni angolo delmondo.

Oggi, per esempio, mi sono particolar-mente emozionato quando ho potuto ab-bracciare Bruno, figlio del FratelloGiovanni Becciolini che il Grande Orienteha deciso di onorare con la nomina a GranMaestro onorario alla memoria per uneroico gesto da lui compiuto. Credo chel’abbraccio a Bruno, a questo ‘lupetto’, siastato l’abbraccio di un Fratello a un Fratelloe non credo sia stato l’abbraccio di un GranMaestro a un ‘profano’. È stato l’abbracciodi un Fratello a un Fratello come fossimostati nel momento più bello dell’iniziazioneliberomuratoria, quando il Maestro Vene-rabile dice al neofita: Tu sei mio Fratello.

Becciolini, eroe della libertà, è simbolodi uomo generoso e altruista come dob-biamo essere noi. La generosità, l’altrui-smo, il cuore sono gli elementi che ci indicala strada della Libera Muratoria. Perchéquesta è la Libera Muratoria, che è quellacapace di emozionare, di suscitare senti-menti: noi dobbiamo essere maestri co-struttori di armonia. Non si può esserecostruttori di pettegolezzi ma costruttoridi solidarietà, costruttori di affetti, di sere-

nità. Noi dobbiamo essere custodi della tol-leranza e del dialogo, implacabili censoridella menzogna e della maldicenza.

Laboratorio di idee per uomini corag-giosi e rivoluzionari, fucina per uomini li-beri e coscienti delle proprie potenzialità,la Libera Muratoria è palestra dello spiritoe per lo spirito. La storia, ineguagliabilememoria dell’Uomo, può solo testimoniarenei vari secoli cosa ha fatto e cosa è statacapace di fare. Si è sempre battuta controtiranni e dittatori. Oggi pomeriggio ab-biamo presentato il libro “Salvador AllendeMassone”. Molti ricordano Allende come ilpresidente del Cile ucciso nel palazzo dellaMoneda, noi lo ricordiamo anche come ilFratello Salvador Allende che ha imper-niato la sua vita sui valori della Libera Mu-ratoria e questo libro lo dimostra da unpunto di vista anche scientifico. Guardatela copertina: Allende abbraccia in un ca-tena d’unione i Fratelli. È un momento daosservare, una cartolina da ammirare.

La Libera Muratoria ha pagine di storiagloriosa ovunque, negli Stati Uniti, Belgio,Francia e Germania. Ovunque, in ogniluogo ci sono stati uomini che hanno lavo-rato nelle loro officine portando all’esternoil meglio che la libertà e la democrazia po-tessero offrire per creare le condizioni diuna società migliore. Ma non si può viveredi solo passato, non si può stare in attesadegli eventi perché occorre capire cosa ac-cadrà tra qualche mese, un anno o più. Ri-cordiamoci sempre che noi massonidobbiamo elevarci ma al tempo stesso ele-vare l’Uomo e l’Umanità intera. E per farlodobbiamo essere parte attiva del cambia-mento dando il nostro apporto alla luce del

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• 5 •Il Coraggio delle idee. La Costanza delle azioni, S. Bisi

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sole e senza paura. Non abbiamo niente datemere. Semmai sono gli altri che devonotemere la forza trascinatrice del nostropensiero, che è un pensiero di pace, unpensiero di dialogo. Dino Fioravanti mi hafatto conoscere una canzone, che è quelladi Vasco Rossi, “Cambiamenti”. Vasco Rossidice che cambiare auto è facile, cambiarevestito è facile, ma è più difficile cambiarenoi stessi. Se ci riusciamo facciamo la rivo-luzione, la rivoluzione del cuore. Cambia-menti: questo cambiare è quello che noichiediamo quando da ‘profani’ bussiamoalla porta del Tempio e dall’altra parte cisono uomini che ci accoglieranno comeFratelli, non ci chiederanno a chi apparte-niamo, di quale religione siamo ma ci chie-deranno soltanto di essere buoni. Buoni,una parola semplice. Buoni e basta.

Il coraggio non è solo fatto di gestiestremi, come quello di Giovanni Beccio-lini, ma anche di gesti piccoli, atti giorna-lieri e non per questo meno importanti. IFratelli della Locride,, che hanno accompa-gnato fino a Rimini Aurelio Palmieri, sonoun esempio.. Calabria generosa, perché laCalabria non è la ‘ndrangheta e la LiberaMuratoria del Grande Oriente d’Italia non èla ‘ndrangheta. E lo dico perché anche oggiun giornalista, un collega, devo dire moltogentile, mi ha chiesto di parlare di questo.Io ho detto che la Calabria nelle logge delGrande Oriente d’Italia è una Calabria viva,passionale, in grado di dare un impulso allosviluppo di questa regione come ci ha rico-nosciuto, partecipando a un nostro conve-gno, il governatore Mario Oliverio.

Coraggio. Noi dobbiamo essere comeuna goccia d’acqua che batte con insistenzasulla pietra e la scava, la leviga, la rende piùpura. Ecco, noi Liberi Muratori dobbiamoessere tante gocce che tutte insieme for-mano un ruscello, poi un impetuoso e lun-ghissimo fiume che confluisce nell’oceanodella saggezza. In questo mare noi dob-biamo navigare con la bussola e il com-passo, da bravi marinai dello spiritodesiderosi di scoprire nuove terre non del-l’occulto ma della Verità e della Cono-scenza.

Fatti non foste per vivere come bruti, ma perseguire virtute e canoscenza – scrisse Dante.

Ecco, noi dobbiamo andare avanti. ‘In-dietro non si torna’ è una figura statica edobbiamo guardare avanti, consapevoli chesi può essere protagonisti e operatori delcambiamento. Noi, il cambiamento, sap-piamo bene cos’è e come si realizza. Cer-chiamo di praticarlo continuamentenell’aurea riservatezza delle nostre sacreLogge dove non ci sono trame e non sifanno patti politici del Nazareno o di altriluoghi ameni di Roma o di altre città ita-liane.

Cari Fratelli, fuori dal Tempio c’è unmondo in difficoltà che attende il nostroimpegno, e la nostra fraterna insostituibile,temprata, solidarietà. Non e piu il tempo diaspettare. Ognuno nel modo in cui ritieneopportuno deve essere protagonista nellacomunità in cui vive. Mettiamoci in gioco.Perché è vero che dobbiamo avere il corag-gio delle idee ma l’onorevole Renato Soru

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ha detto, partecipando allo straordinariodibattito pubblico di questa mattina, che ilcoraggio delle idee deve trasformarsi nelcoraggio di cambiare idee, perché ci sonotante imprese che sono nate con un obiet-tivo ma che in corso d’opera sono diventategrandi perché hanno cambiato modo diagire.

Mi accingo a concludere la mia allocu-zione – ad un anno dall’insediamento diquesta Giunta, qui a Rimini – con un ele-mento che per noi Liberi Muratori è tutto:la Luce. Quella Luce che chiediamo di rice-vere al momento del nostro ingresso in unaLoggia, muovendo i primi incerti passi daApprendista e che sarà una costante sine diedel percorso massonico. Ebbene, il 2015 èanche l’Anno internazionale della Luce,come proclamato dalle Nazioni Unite. LaLuce è un patrimonio comune: lo studio,l’utilizzo, la produzione di questa risorsa,ha valicato i confini geografici e culturali,ha realizzato infiniti ponti generazionali.Ha portato scienza e innovazione e come laLuce, attraverso la fotosintesi, porta la vitasulla Terra. Einstein, il padre della teoriadella Relatività, l’ha studiata a fondo comeuna costante delle leggi di natura. E il pre-mio Nobel 2006 per la Fisica, l’americanoJohn Mather ha magistralmente aggiunto:

“La Luce è fondamentale alla vita sul no-stro pianeta attraverso la fotosintesi, ci per-mette di vedere indietro nel tempo fino alleorigini del Cosmo nel Big Bang. Ci aiuta a co-

municare con gli altri senzienti qui sullaterra, e forse un giorno può permetterci didialogare con quelli che potremmo trovarenello spazio”.

Pensando poi a quanto accaduto al Cerndi Ginevra, con la scoperta della ormai fa-mosa “Particella di Dio” e a quanto potràancora accadere nel progredire dellascienza, c’è spazio per sognare. Ma ag-giungo che, per quanto le attuali iperscien-tifiche tecnologie possano farci conquistarenuovi strumenti e oggetti per migliorare lanostra materiale quotidianità, e per quantogli scienziati potranno nel prossimo futuroregalarci altre mirabolanti scoperte grazieai viaggi spaziali, la Luce per noi Liberi Mu-ratori resterà sempre quella che brilla dasecoli all’interno del Tempio. Quella chedeve brillare all’interno del nostro corpo eche deve fare brillare sempre e comunque,con coraggio e costanza, le nostre idee e lenostre azioni. Anche il padre della relati-vità, uno scienziato insigne e immenso, di-ceva che c’è una forza motrice più forte delvapore, dell’elettricità e dell’energia ato-mica: è la volontà.

Cari Fratelli mi rivolgo a voi, di fronte atanti amici, affinché si cerchi tutti insiemedi essere uomini di volontà, di coraggio edi passione. Come quel guerriero di Pie-rangelo Bertoli, quel guerriero senza patriae senza spada con un piede nel passato econ lo sguardo diritto, fiero e aperto versoil futuro.

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• 7 •Il Coraggio delle idee. La Costanza delle azioni, S. Bisi

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TThhee CCoouurraaggee ooff IIddeeaass..TThhee PPeerrsseevveerraannccee ooff AAccttiioonnss**

by SStteeffaannoo BBiissiiGrand Master of the Grande Oriente d’Italia

(Palazzo Giustiniani)

EDITORIAL

Dear Brethren, Ladies and Gentlemen

LLLLet me thank you all for being here,tonight, with us, in the grand Tem-ple of Brotherhood, to attend the

public part of our Annual Communication2015, which started this morning in Rimini.

“The Courage of Ideas. The Persever-ance of Actions” is the fil rouge, the centraltheme of this Assembly, which gathersevery year many thousands of the 23 thou-sands Italian Brethren members of theGrande Oriente d’Italia – Palazzo Giustini-ani, and since ever the participation of agreat number of foreign delegates, towhom I express my hearty regards.

Courage and Perseverance that we allmust have, and that the wonderful childrenof the choir “Le Verdi Note”, coming fromFabriano, already showed to have, withtheir performance, before this immenseand qualified audience.

In the Temple, between the antiquesymbols of Sun and Moon, and the signs ofthe zodiac, their beautiful voices whichevoked in me – and I am sure in you all – agreat peace, a great harmony, a great senseof wellness, transmitting a message of hopefor the future of Italy and the world, an-guished by so many sufferings. Talentedand courageous, these children, well led byan excellent teacher.

Listening to them, with my relievedsoul, I was thinking also about the futureof these young generations, about ourcharge, our mission as freemasons andmen, and about the immense responsibil-ity that we all have to pass to them a betterCountry, the responsibility of building abetter future for them. Among these chil-dren, and many children of Italy, the futureruling classes are, the new “Il Volo” are.

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* Inaugural speech delivered at the Palacongressi in Rimini for the Grand Lodge 2015, April10-12.

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Boys and girls who are waving the flag ofsinging Italy, with their light heartednessand their extraordinary talent, but amongthem we find also future politicians, futuremanagers, businessmen, teachers, workers.They are the beautiful and clean face of ourNation, the flowers of a garden with greatpotential, that must be attended and loved,with love, confidence and perseverance.We must rely on their growth, and on theenormous treasure of our Culture, to makea new Italy, in step with the immense chal-lenges of the globalization, in continuingevolution.

We all know how this Country needs atrue relaunching project, and a new Cul-ture of education, development and inno-vation, that can give a new nourishment tothe “Italian System”, which has now beengasping for too long time. 2015 is not onlythe year of EXPO, but above all the year ofDante Alighieri. Everywhere in Italy, start-ing from Florence, the town where he wasborn, the 750th anniversary of this greatPoet will be celebrated. A celebration that,at this moment, seems to be a bit low-tone.What a better occasion and universal spot,to re-launch Italian culture in the world?

His “Divine Comedy” is the world poempar excellence. There is no people whichhas not travelled through the ascent of thethree kingdoms, virtually and in an imag-inary way, with the sublime Dante’s tercets.Does not exist a student, who does not re-member the very long river of souls,beaten or pierced by the pitchforks of thegroups of devils. And, I do not think that

there is a person in the world, who hasnever reflected and has never been movedby the extraordinary intensity of theknowledge of every canto. From the deep-est and rough regions of Inferno, raising tothe Beauty and Spirituality of Paradise, tillthe “First Mobile”, to the stunning Light ofthe “Divine Principle”.

The “Divine Comedy” is a life mentor, isa faithful companion for man of all times.This mystic-initiatic travel represents thepath that must mark the one of us, Freema-sons. In the Comedy we find the inner de-scent, and the descent into the abysses ofreality, in all its extensions, from thebiggest to the subtlest, and we find theresurgence to the spiritual Light. LikeAlighieri, who starts his path, not withoutany fear, into the “obscure forest”, we, theinitiated, are called to wake-up fromnumbing, to head towards an adventurousway. A slow but firm walk, made by virtue,knowledge, truth and love, which mustlead us courageously to our awareness, tothe discovery of our talents, taking-out ourgold pieces, that can help us and the Hu-manity. For this, we can make treasure ofthe modernity of Dante’s experience, forour travel, in a world that is made opaqueby the prisms, that filter false and distortedimagines of reality.

The grim reality around us, at all levels,that Freemasonry aims to change since thedawn of time, for the common goodthrough the principles of Freedom, Equal-ity and Brotherhood. These genetic princi-ples constitute our helix DNA. They are our

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• 9 •The Courage of Ideas. The Perseverance of Actions, S. Bisi

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Tradition, the present and the future ofevery Mason. From them, we draw the ca-pability to make good actions and proceedwith courage on the way and the ideas ofmany Brethren who came before us, inevery part of the world. Today, for exam-ple, I was particularly moved, when I hadthe opportunity to embrace Pietro, son ofBrother Giovanni Becciolini: Grande Ori-ente has decided to honour him with thedignity of Grand Master in memoriam, for anheroic action.

He is an heroic figure of anti-fascistmason, who paid with his life the courageof Freedom. This man, this altruist Brother,paid with his life his immeasurable gen-erosity. Such extreme actions must makeus reflect on the importance of the choicethat we have made to become and to bemasons, how crucial this status is, in everyperiod and moment of our temporal living,for the man who embraces with his heart,his mind, and the right spirit, the greatWay of Freemasonry. This is our Freema-sonry, which must always see us as Mastersbuilders of Harmony, paladins of Toleranceand dialogue, implacable censors of false-hood and insinuations.

Laboratory of ideas for courageous andrevolutionary men, hotbed for men whoare free and aware of their own potential-ity. Gymnasium of the spirit and for thespirit. History, incomparable memory ofMan, can only testify what Free Masonryhas done and has been able to do, duringthe centuries. Freemasonry always beatagainst the despots, the dictators, kings

and non-illuminated men; it has writtenmany great pages and changed the scenar-ios of human existence, with the wealth ofits men, and the force of ideas. In Italy, likein France, in Germany, or in Spain, in theUnited States of America, Freemasonry be-came a true mother for innumerable gen-erations. Everywhere, there have beenextraordinary people, who in their Lodgeshave worked together, exporting the bestthat Freedom and Democracy could offer,to create the conditions for a better society.

But we cannot live only in the past. Wecannot live of a reflected light. We cannotstay, waiting for the events, trying to un-derstanding what is going to happen, in afew months, a year, or more. Let us re-member that we Masons must improveourselves, but at the same time, improveMan and Society. And to do this, we mustbe an active part of change, openly givingour contribution, without fear. We havenothing to be afraid of; others shouldrather be afraid of the pulling force of ourthought.

And now, like in the past, courage mustnot be missing. Courage is made of greatactions, extreme actions, but also of innu-merable little, but not less important, dailyactions. Like a water drop, that hitting in-sistently the stone digs it, refines it, makesit more pure. So, we Free Masons must belike many drops, that all together make acreek, then an impetuous long river, flow-ing into the ocean of wisdom. In this sea,we must sail with a compass and drawingtool, like good sailors of spirit, wishing to

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find new lands, not belonging to the occult,but to Truth and Knowledge.

“You were not to live as brute, but to fol-low virtue and knowledge”, Dante wrote.

We must go on, conscious of being im-portant protagonists and makers of changefor profane world. We know well whatchange is, and how to make it. We alwaysmake it, in silence, and in the golden dis-cretion of our sacred Lodges, where thereare no plots nor politic pacts.

Dear Brethren, outside the Temple,there is a world in crisis, waiting for ourengagement, our help, and our unique fra-ternal hardened solidarity. We cannot bewaiting anymore, we must factually act,starting from the territories where we liveand work.

We must be active citizens. We kept ourintegrity of thought and action, we passedover difficult moments, for our Craft, beingin the running. We fully paid the P2 affair,by cleaning up inside ourselves. But wecannot bear this question forever, like atombstone. We are for transparency andwe will never give up this criteria. We haverecently put it into practice without re-serve, when we cancelled two Lodges inCalabria.

I am going to finish my address, with anelement that for us Free Masons it all:Light. The Light that we ask to receive atthe moment of our entrance into the Craft,moving the first unsteady steps as EnteredApprentice, and that will be a permanent

endless feature of our masonic work. Well,2015 is the international year of Light, asproclaimed by the United Nations. Light isa common patrimony: the study, the uti-lization, the production of this resourcehas crossed the geographic and culturalborders, has built limitless generationbridges. It has product Science and Inno-vation, like Light, by the photosynthesis,brings life to the Earth. Einstein, the fatherof the theory of Relativity, deeply studiedit as a constant of natural laws. And theNobel Prize 2006 for Physics, the AmericanJohn Mather, skillfully added,

“Light is essential to life on our planetby the photosynthesis, it allows us to seeback in time till the origins of Cosmo in theBig Bang. It helps us communicate with theother sentient beings, here on the Earth,and maybe a day can allow us to dialoguewith the ones who could be found in space”.

Thinking about what happened at Cern,in Geneva, with the discovery of the fa-mous “God’s particle”, and about what willhappen with the progress of Science, thereis room for dreaming. But let me add thatLight, for us Freemasons will always be theone shining from centuries in our Temple,also if present hyper-scientific technolo-gies can help us to have new tools and ob-jects, to improve our material everydayroutine, and also considering the astonish-ing discoveries, thanks to space travels.The Light that must shine in our bodies,and must make our ideas and our actionsshine, always and in any case, with courageand perseverance.

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• 11 •The Courage of Ideas. The Perseverance of Actions, S. Bisi

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LLee ccaarrttee ddeellllaa MMaassssoonneerriiaa pprreessssoo llaa SSeeggrreetteerriiaa PPaarrttiiccoollaarree ddeell DDuuccee

di SSiimmoonnee BBiioonnddiinniiUniversità degli Studi di Milano

The present article, written under the encouraging and seminal support offered by Dr.Bernardino Fioravanti, Grand Librarian of the Grande Oriente d’Italia, offers some ofthe most important re sults contained into a Master thesis dedicated to Mussolini’sSpecial Secretariat (Segretariato Speciale), and in particular to the unpublishedcorrespondence concerning Paolucci dè Calboli and Raoul Vittorio Palermi, stillpreserved in the new location of such an important public Archive. This research hasbeen developed into the framework of a wider investigation concerning the mutualrelations between Freemasonry and Fascism, a subject in which the historical rolesplayed by Paolucci dè Calboli and Palermi appear extremely relevant. The first partof the study is de di cated to the general presentation of this particular Archive: itsorigin, the inner organization and its way of working, the present conditionthroughout the fall of the Fascist Regime, the period of the Repubblica di Salò, and thefollowing sequestration by the Allies Troops. The second part describes the extantdocuments belonging to and/or concerning Paolucci dè Calboli, who firstly wasDeputy General Secretary of the League of Nations and later General Secretary of thesame institution. He was also appointed as member of the Council of the “InstituteLuce”, where he assumed the role of president. The third and last part of the articledeals with Raul Vittorio Palermi and the Masonic “schism” of which he was one of themain protagonists. Palermi was actually expelled by the Grand Orient (1908) andenormously contributed to the foundation of the Gran Loggia d’Italia, that was laterdenominated “Piazza del Gesù”. He then became also Gran Master of this Craft. Thein tricate relations of the emerging Fascist movement and the Italian Masons, inparticular those be lon ging to the leading Italian Masonic Crafts, is a most importantsubject of research. For this rea son, the historical documents contained into thisspecial Archive deeply concur to a better comprehen sion of the role played by theGran Master Palermi in his relations with Mussolini and Fascism, and in direct anta -gonism with the other main branch of the Italian Free masonry, that of the GrandeOriente d’Italia, at that time lead by the Grand Master Domizio Torrigiani. Somedocuments preserved into the Special Archive can shed some light on the difficultrelations between these two Crafts as well as on the strong rivalries between both ofthem and the Fascist Regime.

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MMMMussolini aveva fondato i Fasci diCombattimento a Milano nel1919, all’indomani della prima

guerra mondiale, in un periodo in cui l’Italiaaffrontava una crisi politica e sociale. Leprime elezioni politiche del dopoguerra sitennero proprio in quell’anno con l’introdu-zione del sistema proporzionale voluto dalgoverno Nitti, mentre il suffragio universalemaschile era già stato introdotto nel 1913. Ledue riforme, anziché apportare stabilità, re-sero turbolento e ingovernabile l’intero si-stema politico poiché favorirono i nuovipartiti di massa fondamentalmente già an-nessi allo stato liberale: il Partito Socialistae quello Popolare di Don Luigi Sturzo.

Mussolini approfittò di questa crisi isti-tuzionale per imporre le sue idee e quelledel proprio partito: nel 1921 i Fasci si tra-sformarono in partito di massa, il PartitoNazionale Fascista. Il partito conseguì un di-screto successo nelle elezioni dello stessoanno entrando nei blocchi nazionali. Nel1922, sotto il governo giolittiano, le vio-lenze fasciste si estesero anche nei con-fronti delle prefetture; il 28 ottobre delmedesimo anno i fascisti marciarono suRoma. La città era ben difesa da uomini del-l’esercito che avrebbero facilmente di-sperso le bande fasciste, meno numerose emalamente armate. Invece quando il presi-

dente del Consiglio propose a Re VittorioEmanuele III di proclamare lo stato d’asse-dio, egli si rifiutò di farlo. Il 30 ottobre 1922Mussolini venne invitato dal Re a costitui-tire un nuovo governo, e cosi iniziò il ven-tennio fascista.

Il primo governo Mussolini, formatosi il31 ottobre 1922, nacque nel rispetto for-male della legalità ed ottenne la fiducia delparlamento.

La Segreteria Particolare del Duce nonfu istituita nel 1922, come ipotizzano alcunistudiosi, ma fu un’evoluzione della Segre-teria Particolare del Presidente del Consi-glio dei Ministri. La denominazione di Capodel Governo Primo Ministro Segretario diStato fu sostituita a quella di Presidente delConsiglio dei Ministri durante il 19251. Mus-solini fu Presidente del Consiglio dal 1922,assunse il titolo di Capo del Governo nel19262 e di conseguenza anche la segreteriafu denominata Segreteria Particolare delCapo del Governo. Nel 19303 cambiò nuova-mente nome, fu rinominata Segreteria Par-ticolare del Duce, dato che Mussolini avevaassunto il titolo di Duce del Fascismo.

La Segreteria Particolare del Duce man-tenne le sue funzioni principali d’ufficio siapubblico-amministrativo, sia “privato”, alservizio della persona del Capo del Governoe successivamente del Duce.

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• 13 •Le carte della Massoneria presso la Segreteria Particolare del Duce, S. Biondini

1 Con la legge del 24 dicembre 1925 n.2263, Mussolini assunse la carica di Presidente delConsiglio. 2 Con il Regio Decreto Legislativo del 3 gennaio 1926 n.60, Mussolini assunse la carica diCapo del Governo.3 Con la legge del 14 dicembre 1929 n.2099, Mussolini assunse il titolo di Duce.

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Gli uffici della Segreteria avevano sedeal Viminale, all’interno della sede della Pre-sidenza del Consiglio. Si trattava di un uffi-cio all’interno del gabinetto dellaPresidenza del Consiglio; in essa conflui-vano le informazioni della polizia, degli uf-fici politici, della milizia e quelle di unproprio servizio informativo costituitonegli ultimi anni del regime.

La Segreteria custodiva i verbali del GranConsiglio del Fascismo e del Direttorio delPartito Nazionale Fascista. Aveva rapporticon tutti gli organi dello Stato e con fun-zionari e personalità politiche. La Segrete-ria riceveva corrispondenza, telegrammiriservati, ordinari e personali inviati alDuce, nonché la corrispondenza e tele-grammi riservati, ordinari e personali in-viati impersonalmente alle carichericoperte da Mussolini quali: Presidente delConsiglio, Ministro dell’Interno, Ministrodegli Affari Esteri, Ministro della Guerra,Ministro della Marina, Ministro dell’Aero-nautica, Ministro delle Corporazioni e Co-mandante Generale della Milizia4. I compitiprincipali della Segreteria Particolare delDuce erano: segreteria privata, lista rappre-sentanza e viaggi, petizioni, sussidi, nor-male amministrazione, corrispondenza,copia e spedizione, corriere, economato einventario, archivio riservato e archivio se-

greto, udienze di servizio, pagamento fat-ture e spese segreteria, amministrazionedel personale dei tre uffici della Segreteria(ordinario, riservato, segreto), gestione deifondi e cassa, reparto approvvigionamentimense funzionari e ufficiali, reparto polizia(informazioni), disposizione del servizio disicurezza, auto drappello e mezzi motoriz-zati5. Inoltre svolgeva anche altre funzioniquali: l’apertura del corriere e lo smista-mento della corrispondenza ai singoli dica-steri ed uffici competenti, la trattazionedella corrispondenza personale o riservatadel Duce, il ricevimento di tutte le personeche chiedevano di conferire con il Duce,l’amministrazione dei fondi personali delDuce diretti alla beneficenza, la conserva-zione degli autografi del Duce e di tutto ilcarteggio riservato di carattere politico, fi-nanziario, militare, riguardante il governodella nazione. La Segreteria Particolare delDuce mantenne la sua natura di ufficio “an-fibio” con funzioni sia pubbliche sia private:una caratteristica che aveva già prima del-l’avvento del Fascismo.

La Segreteria Particolare del Duce, cosadi non poca rilevanza, era divisa in due uf-fici: l’Ufficio Ordinario con sede al Viminalee l’Ufficio Riservato con sede a Palazzo Ve-nezia dal 1941. Prima del 1941 entrambi gliuffici avevano sede al Viminale6.

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4 Ministero per i Beni Culturali e ambientali: Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Guidagenerale degli archivi di stato, direttori: Piero D’Angiolini, Claudio Pavone, capiredattori: Paola Ca-rucci, Roma, Le Monier, 1981, p. 230.5 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Repubblica Sociale Italiana, Carteggio Riservato,Busta 51 fascicolo 2 sottofascicolo 4/B.6 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Ordinario, Busta 3459, fascicolo 9/1.

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Ciò che interessa particolarmente inquesta sede è l’Ufficio Riservato; questo sitrovava al Viminale, ma nel 1941 fu trasfe-rito a Palazzo Venezia7. Era diviso in tre se-zioni senza nome ma numerate da numeriromani: I sezione Ufficio Riservato, II se-zione Ufficio Servizi Vari, III sezione Uffi-cio Informativo8.

L’Ufficio Riservato trattava pratiche ri-servate, pratiche riguardanti il Duce e i suoifamigliari, pratiche riservate e segrete ri-guardanti la guerra, pratiche riguardantiquestioni militari. Inoltre si occupava di:rapporti giornalieri al Duce (circa 200-300carte al giorno, erano selezionate per sot-toporle all’attenzione del Duce), raccolta erestituzione dei rapporti ai vari Ministeriche li inviavano giornalmente per sotto-porli all’attenzione del Duce, rapporti dicollegamento con gli Uffici del ComandoSupremo, dei Ministeri e delle Forze Ar-mate, del Direttorio del Partito NazionaleFascista, coi Gabinetti dei ministeri e contutti gli altri enti per la trattazione degli af-fari più importanti che richiedevano unarapida esecuzione, udienze al Duce (convo-cazioni telegrafiche e telefoniche con lepersone che dovessero essere convocatedal Duce), esecuzione inerenti ai viaggi delDuce (ferroviario, telefonico, telescri-

vente). Durante la permanenza di Musso-lini fuori Roma, quest’Ufficio s’interessavadei collegamenti e della compilazione delcorriere del Duce e della conseguente ese-cuzione degli ordini che da fuori erano di-sposti. Smistamento della documentazionepervenuta tramite corriere. Trattava gli af-fari che più particolarmente interessavanoil Duce, si occupava anche dell’immediataesecuzione degli ordini emanati dal Duce9.Dai documenti emerge che l’Ufficio Riser-vato si occupava anche dell’approvvigiona-mento e dei prezzi degli alimenti10.Purtroppo non è possibile definire nellospecifico di quali pratiche si occupassero ledue sezioni la I) Ufficio Riservato e la II)Servizi Vari, però è possibile sapere qualicompiti aveva la III) sezione Ufficio Infor-mativo.

Tali compiti erano: 1° raccogliere noti-zie che sia per delicatezza sia per urgenzanon potevano essere acquisite da altri or-gani di polizia su coloro che fossero legatida parentela alla famiglia del Duce o daaltre persone; 2° definire le attività svolteda tutti coloro che risultassero legati davincoli alla famiglia del Duce e da coloroche con tali persone fossero in rapporti peraffari o altro; 3° mantenere il collegamentocon gli organi centrali e periferici per ese-

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7 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Ordinario, Ibidem, fascicolo 9/1.8 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Busta 342 fascicolo 342/2.9 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Repubblica Sociale Italiana,Busta 51 fascicolo 1 sottofascicolo 4.10 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Busta 343 fascicoli 2/12/8-2/12/9-2/12/10.

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guire l’attività dei medesimi e segnalare iprovvedimenti, a carattere preventivo, chepotessero impedire azioni non corrette.Inoltre si occupava delle domande di soc-corsi urgenti per Roma11. L’Ufficio della III)sezione, Ufficio Informativo in collabora-zione con il Ministero della Cultura Popolareintercettava le trasmissioni radiotelegrafi-che e controllava i notiziari radiofonici, suargomenti riguardanti la guerra in corso12.

Per quanto riguarda l’Archivio della Se-greteria Particolare del Duce, esso subì ungrande scarto nel 1929. Era diviso in tre se-zioni: Archivio Ordinario, Archivio Riser-vato e Archivio Sussidi. Quest’ultimo confluìnell’ordinario nel 1934; nel medesimo annofu istituito l’Archivio Segreto accanto al Ri-servato. L’Archivio aveva due schedari unoper l’ordinario (persone, materia, racco-mandati) e uno per il riservato (persone emateria)13. Presso la Segreteria era presentel’esigenza di unificare l’Archivio dividen-dolo in sezioni per consentire al suo diret-tore la decisione di qualificare i documenticome riservati o ordinari, rinviando glistessi fascicoli (ordinari o riservati) intestatialla medesima persona o materia, nonchél’eventuale passaggio di documenti dei fa-scicoli ordinari ai riservati14.

Nel 1941 era in due sedi diverse, una alViminale dove era presente l’Archivio Ordi-nario, in cui erano contenuti i documentiriguardanti l’assistenza ai congiunti dei mi-litari e reduci, l’assistenza ad altre categoriedi persone, lavori e beneficienza, affari di-versi meritevoli di speciale attenzione; l’al-tra a Palazzo Venezia dove si trovavanol’Archivio Riservato e l’Archivio Segreto.Cosa molto importante che la sezione del-l’Archivio Segreto era una sezione distac-cata dall’Archivio Riservato anche se sitrovava nella medesima sede15.

Per la sezione del carteggio riservatol’ordinamento è rimasto sostanzialmenteinvariato, come si può notare dal confonto“dell’inventario numero 49/1” di CostanzoCarulli, redatto nel 1968 e presente in AulaStudio presso l’Archivio Centrale dello Stato.

Il testo “Storia di un archivio” redattoda Emilio Re nel 1946, in cui è descritta ladocumentazione presubilmente contenutaall’interno dell’Archivio Ordinario, è riser-vato. Dal confronto degli inventari si no-tano molti punti in comune riguardo allatipologia documentaria descritta. La tipo-logia di documentazione custodita al suointerno era in parte di carattere militare(requisizioni di immobili da parte dei co-

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11 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Busta 51 fascicolo1, sotto fa-scicolo 4.12 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Busta 343 fascicoli 2/12/11-2/12/12.13 Archivio Centrale dello Stato, Guida generale ai fondi, Roma, A.C.S, 2013, p. 237.14 Ministero per i beni culturali e ambientali: Ufficio centrale per i beni archivistici, Guida ge-nerale degli archivi di stato, p. 231.15 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Ordinario, Busta 3450 fascicolo 6/2/4.

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mandi militari tedeschi, questioni riguar-danti la guerra, informazioni divulgate daicinegiornali e radiogiornali concernenti laguerra, lettere autografe del Duce riguar-danti la guerra inviate ai vari comandi) e inparte di carattere personale del Duce e do-cumentazione riguardante parenti amicidel Duce (carteggio relativo agli atti perso-nali del Duce, conservazione autografi delDuce, Viaggi del Duce, pratiche sui familiarie parenti del Duce, pratiche riguardanti iraccomandati dal Duce, Casa Reale, carteg-gio politico-finanziario, Gran Consiglio delFascismo, Direttorio del Partito NazionaleFascista, Ministeri, banche, Carteggio Dan-nunziano, Commissione Suprema di Difesa,Reali Carabinieri).

L’Archivio Riservato oltre a conservare idocumenti riservati, svolgeva tre attività:1) Copia degli autografi del Duce; 2) Copia espedizione del Carteggio Riservato; 3)Apertura della corrispondenza, i cui com-piti erano: apertura, lettura, smistamentoe controllo di tutta la corrispondenza in ar-rivo compresa quella diretta a villa Torlo-nia16. Miletti Modesto17, ex ufficialedell’esercito, era addetto all’archiviazionedelle pratiche presso l’Archivio Riservatodurante l’anno 1943. Durante il periododella Repubblica Sociale Italiana la Segre-teria Particolare del Duce, riorganizzatasi

a partire dall’ottobre 1943 a Gargnago sulGarda, riprendendo a grandi linee la strut-tura del ventennio, vi si trasferì con i pro-pri impiegati e le loro famiglie.

L’Archivio fu trasportato nel Nord Italiasolo in parte; infatti, furono trasferite solole pratiche ritenute rilevanti da Mussolini equelle incompiute per essere concluse; èper questo motivo che oggi all’interno delcarteggio della Repubblica Sociale Italianaè possibile trovare documentazione prece-dente al periodo 1943-1944. Prima del tra-sferimento nel Nord Italia l’Archivio dellaSegreteria Particolare del Duce possedeva150.000 fascicoli (nel 1941-1942 furono eli-minati 488.000 fascicoli) contenenti nomi,informazioni ed elenchi. In esso erano con-tenute tutte le attività del Duce, contabilitàpersonale, corrispondenza18. L’Archivio Se-greto fu trasferito per ordine del GeneraleCastellano il 27 luglio 1943 e trasportato aPalazzo Vidoni nell’ufficio del ColonnelloLanza, Segretario Particolare del GovernoBadoglio. Ma non fu rinvenuto nel blitzcompiuto dai nazifascisti a Palazzo Vidoni;fu invece ritrovato misteriosamente nelfebbraio del 1944 alla Stazione Centrale diMilano. Secondo Contini qualcuno volevatrasportarlo in Svizzera clandestinamente;successivamente fu ricongiunto a Gar-gnago sul Garda.19

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16 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Repubblica Sociale Italiana,Busta 51 fascicolo 1, sottofascicolo 4.17 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Busta 345 fascicolo 2/15.18 Gaetano Contini, Le valige di Mussolini, Milano, Rizzoli, 1996, pp. 18-19.19 Emilio Re, Storia di un archivio. Le carte di Mussolini, Milano, Il Milione, 1946, p. 19.

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L’Archivio, Riservato e Ordinario, fu tra-sferito solamente dopo che il ministro dellaReal Casa ebbe ritirato i fascicoli personali eil carteggio relativo ai componenti della fa-miglia reale e ai Principi di Casa Savoia20.Parte dell’Archivio Ordinario fu abbando-nato al Viminale e successivamente ritro-vato dalle truppe occupanti. Nel 1943vennero inviate a Gargnano le carte dellaSegreteria di Badoglio, cadute in mano fa-scista perché Badoglio non ara riuscito atrasportarle. Oggi fanno parte, all’internodell’Archivio Centrale dello Stato, dellaserie archivistica “Carteggio Badoglio”.L’Archivio durante il trasferimento nel NordItalia fu raccolto in dieci casse che com-prendevano fascicoli personali degli uffi-ciali superiori, le carte delle operazionimilitari della guerra in Etiopia e dellaguerra in corso (riferite al 1940), documentiriguardanti i maggiori capi di stato e il “Car-teggio Hitler”21. Furono trasportate in duediversi momenti: la prima nell’ottobre 1943e la seconda nel dicembre sempre del194322. Il 29 aprile 1944 ci fu la resa di Ca-serta e così ebbe fine la Repubblica SocialeItaliana. Caduto il Fascismo, il 22 maggio

1945 cominciò l’ispezione dei depositi degliarchivi della Repubblica Sociale Italiana daparte del Commissario degli Archivi EmilioRe, nominato dal governo Bonomi. Furonoindividuati la maggior parte dei depositiesistenti, verificato il loro stato e stabilite leoperazioni necessarie per il rientro in Romadella documentazione in essi contenuta. Lecarte dell’Archivio Ordinario e una minimaparte di quello riservato e segreto, della Se-greteria Particolare del Duce furono tratte-nute dagli Alleati, mentre la documenta-zione venne presa in carico da uno specialeufficio di ricerche del Dipartimento di Statoamericano e del Foreign Office britannico,costituita nel luglio-agosto 1945. I docu-menti furono trasportati al Quartier Gene-rale alleato a Caserta per essere micro-filmati e duplicati23. Furono restituite alloStato Italiano nel 194724. Inoltre fu nomi-nato Leopoldo Sandri, archivista di stato,per far da tramite tra i diversi ministeri egli Alleati per l’uso amministrativo di queidocumenti25. Il Carteggio Segreto fu di-strutto in gran parte, mentre quello Riser-vato si salvò in parte; il Carteggio Ordinario,invece, si salvò interamente.

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20 Ministero per i beni culturali e ambientali: Ufficio centrale per i beni archivistici, Guida ge-nerale degli archivi di stato, p. 231.21 Gaetano Contini, Le valige di Mussolini, p. 21. 22 Ibidem, p. 24.23 Ministero per i beni culturali e ambientali: Ufficio centrale per i beni archivistici, Guida ge-nerale degli archivi di stato, p. 231.24 Archivio Centrale dello Stato, Verbali del Consiglio dei Ministri, vol.1°, (Pubblicazioni degli Ar-chivi di Stato, fonti XXXVIII), a cura di Francesca Romana Scardaccione, Roma, Mibac, 2002, pp.XXIX-XXX.25 Ibidem, p. XII.

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Oggi è possibile trovare, all’interno delCarteggio Riservato della Segreteria Parti-colare del Duce, documentazione riguar-dante due membri della Massoneria:Giacomo Paolucci dè Calboli e Raoul Vitto-rio Palermi. Il primo possiede un fascicoloall’interno del Carteggio Riservato risa-lente al periodo 1927-1943, mentre il se-condo possiede un fascicolo all’interno delCarteggio Riservato della Repubblica So-ciale Italiana, ma con documentazione ri-salente al periodo 1922-1924.

Probabilmente erano presenti altri fa-scicoli concernenti persone aderenti allaMassoneria, ma per via delle varie disper-sioni documentarie purtroppo non è statopossibile reperirne altri.

Perché sono presenti carte riguardantimembri della Massoneria all’interno del-l’Archivio Riservato della Segreteria Parti-colare del Duce? Nel febbraio del 1923,Mussolini dette il via a una campagna anti-massonica, impartendo agli iscritti del Par-tito Fascista la direttiva di sciogliere ognivincolo con le logge. Nel 1925 presentò unalegge contro le associazioni segrete, la co-siddetta “Legge contro la Massoneria”, chein realtà non cita mai esplicitamente taleistituzione, ma parla solo di “associazionisegrete ed operanti anche solo in parte inmodo clandestino od occulto e i cui socisono comunque vincolati da segreto”26.

Di conseguenza Mussolini teneva sottocontrollo i membri della Massoneria e ne

registrava ogni loro movimento; è per que-sto motivo che oggi è possibile trovare do-cumentazione riguardante la Massoneriaall’interno dell’Archivio della SegreteriaParticolare del Duce.

Chi era Giacomo Paolucci dè Calboli?Giacomo Paolucci dè Calboli (12 ottobre

1887–22 febbraio 1961) è stato un diploma-tico italiano. Il cambio di cognome fu cau-sato dal matrimonio con Camilla Paoluccidè Calboli, l’ultima erede dell’antica e no-bile famiglia Calboli. Così, per non lasciarneestinguere il cognome, Giacomo lo assunsecome proprio.

Nel 1915, egli iniziò la sua carriera di-plomatica, svolgendo servizio presso laReale Legazione di Berna, per poi andare aParigi presso la Delegazione Italiana per ilCongresso della Pace; da lì fu inviato pressola Reale Ambasciata di Tolcio come Consi-gliere di Delegazione. Richiamato in Italiaprestò servizio presso il Gabinetto dell’Ec-cellenza.

Il 19 novembre 1922, fu nominato capodel Gabinetto del Duce, Ministro degli Af-fari Esteri fino al 28 marzo 1927.

Nel 1927, divenne Vicesegretario Gene-rale della Società delle Nazioni, occupan-dosi anche, in tale carica, di cinematografiaeducativa.

In questo periodo fu anche SegretarioGenerale della Lega delle Nazioni.

Nel 1925 fu indetta un’assemblea allaquale la Società delle Nazioni insieme al-

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26 Segnalo il testo di Antonio Gramsci, Contro la legge sulle associazioni segrete, Roma, Manife-stolibri, 1997.

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l’Organizzazione Internazionale del Lavoroavrebbe dovuto fornire i supporti organiz-zativi e tecnici. Lo scopo era quello di valu-tare la nuova realtà e concordare lepolitiche dei singoli paesi rispetto alle tra-sformazioni avvenute riguardo la libertà dicommercio, il protezionismo, la produ-zione industriale e quella agricola. L’as-semblea si tenne nel 1927 e l’Italia furappresentata da Scialoja27. L’assembleanon raggiunse alcun risultato concreto, mafu istituito un nuovo Comitato: il ComitatoConsultivo Economico, che rafforzò il ruolodel Segretario Generale della Società delleNazioni. In questa sede Paolucci dè Calbolisi limitò a segnalare il grave pericolo checostituiva un organismo di controllo sul-l’economia mondiale, incaricato non sol-tanto dello studio di problemi teorici, maanche di attività concrete come il riassettoe la stabilizzazione della situazione econo-mica attuale, cioè il consolidamento delpredominio anglo-franco-tedesco anche incampo economico e non soltanto in quellopolitico. Inoltre sarebbe stato sostituito ilsistema dei trattati di commercio bilateralicon quello dei trattati di commercio pluri-laterali per gruppi di prodotti, diminuendoin tal modo la sovranità dell’Italia28.

Nel medesimo anno (1927) Paolucci eraal corrente del fatto che da Ginevra circola-vano voci su un possibile rientro della Spa-gna nella Società delle Nazioni. Il delegato

spagnolo Salvador de Madarjaga e Paoluccifecero da tramite tra Mussolini e MiguelPrimo de Rivera. Mussolini doveva convin-cere Primo a far rientrare la Spagna nellaSocietà delle Nazioni. Nel 1928 si parlò diquesta eventualità sia per la Spagna che peril Brasile; Paolucci sostenne che l’Italia do-veva farsi promotrice di questo ritorno inmodo da avere l’appoggio della Spagna nelConsiglio. Ciò non accadde e Paolucci os-servò che dopo la riunione del 1928 la dele-gazione spagnola aveva subito l’ostilità diFrancia e Inghilterra29.

Sempre nel 1927 fu presentata alla So-cietà delle Nazioni la questione Ungaro-Ru-mena, la cosidetta questione degli “Optantiungheresi”, cioè persone residenti in Tran-silvania che avevano deciso, secondo il trat-tato di Trianon, di conservare lacittadinanza magiara. Calboli espose la lineaitaliana che era a favore dell’Ungheria30.

Nel 1928 le guardie austriache, al con-fine ungherese, trovarono un carico di mi-tragliatrici provenienti da Verona e direttein Ungheria. La questione fu presentataalla Società delle Nazioni; Paolucci dichiaròche si trattava di un banale caso di con-trabbando, che doveva essere punito e re-presso, ma la questione non doveva essereconsiderata di rilevanza politica grave a talpunto da sostenere l’interesse del Consi-glio. Cercò anche di minimizzare l’acca-duto, per evitare una perdita di prestigio

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27 Erica Costa Bona, L’italia e la società delle nazioni, Padova, Cedam, 2004, pp. 54-55.28 Ibidem, pp. 56-57.29 Ibidem, pp. 61-62.30 Ibidem, pp. 62-64.

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della Società delle Nazioni, ma anche perevitare inutili sospetti e agitazioni. Sia Scia-loja sia Paolucci fecero in modo di gettareacqua sul fuoco e la questione si risolse conla nomina di un comitato: il Comitato deiTre definì il caso come un tentativo di tra-sporto di materiale da guerra31.

L’anno successivo venne firmato il Con-cordato tra l’Italia e lo Stato Vaticano; Pao-lucci espresse il desiderio di registrarel’accordo presso la Società delle Nazioni,ma Mussolini disse a Paolucci che il Go-verno italiano non voleva tale riconosci-mento esterno, dato che la questione nonriguardava la Società delle Nazioni32.

Paolucci in quanto Segretario Generaledella Società delle Nazioni riuscì ad au-mentare la presenza di funzionari italianinel Segretariato33.

I mandati internazionali furono un isti-tuto creato nell’ambito della Società delleNazioni per regolare la sorte dei territoriceduti dalla Germania e dall’Impero Otto-mano alla fine della Prima guerra mon-diale, sottoponendoli a una forma digoverno internazionalmente controllatasecondo l’art. 22 del patto. I mandati inter-nazionali furono assegnati, con appositiatti di mandato accettati dalle potenzemandatarie, dal Consiglio della Societàdelle Nazioni, su progetto delle principalipotenze alleate e associate.

Nel 1927 la Germania chiese un Seggionella Commissione Permanente dei Man-dati; l’Italia, rispetto alle altre potenze eu-ropee, era stata interpellata solo in secondabattuta. Paolucci riteneva conveniente chela domanda tedesca fosse accolta, ma eraopportuno allo stesso tempo dar più im-portanza alla decisione del Regio Governo,che non era nemmeno stato consultato34.

Difatti l’Italia ebbe sempre un ruolo disecondo piano in queste questioni.

Riguardo al disarmo Paolucci sostenevala tesi che si trattasse di una conseguenzadella sicurezza, contraria all’equilibrio cheil Patto stabiliva. La sicurezza non è unmezzo ma un fine e a questo fine ci si ar-riva con il disarmo. Questa tesi era soste-nuta da Italia, Gran Bretagna, Germania,Stati Uniti e contestata dalla Francia e dallealtre potenze europee come il Belgio, chesostenevano di dover avere la garanzia e lasicurezza prima di poter decidere la ridu-zione degli armamenti. Paolucci sostenevache se si voleva parlare di disarmo, biso-gnava rovesciare la tesi della Francia (arbi-trario-sicurezza-disarmo) e asseriva chestabilire la riduzione degli armamenti fossela premessa e non il presupposto per la si-curezza35. Difatti Paolucci consigliò a Mus-solini di far uscire l’Italia dalla Commis-sione per il disarmo della Società delle Na-zioni, visto che si affermava sempre più latesi francese.

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31 Ibidem, pp. 68-70.32 Ibidem, pp. 72-73.33 Ibidem, p. 75.34 Ibidem, p. 191.35 Ibidem, pp. 226-227.

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Mussolini volle far valere la politicaestera dell’Italia fascista, giacché si trattavadi una scelta di coerenza politica36.

Il 5 ottobre 1933 la Germania uscì dallaConferenza per il disarmo; ciò decretò ilfallimento della conferenza e la vittoriadella politica estera italiana.

Le proposte per riformare la Societàdelle Nazioni non mancarono.

Nel 1929-1930 fu proposto di modificareil Segretariato eliminando i vicesegretarigenerali, considerando i dipendenti del Se-gretariato dipendenti della Società delleNazioni e non di altri governi, dando unruolo principale di intermediario tra i varistati membri al Segretario Generale. Pao-lucci dichiarò al riguardo che la riforma delSegretariato doveva essere pratica e nonteorica e che bisognava impedire o limitarel’entrata al Segretariato di rappresentantidi altri stati membri. L’Italia avrebbe potutomantenere la carica di Vicesegretario Ge-nerale a condizione di eliminare le altre fi-gure di Sottosegretari. Ciò sarebbe statoperò un errore dato che il Sottosegretarionon avrebbe potuto far altro che accettaretutte le proposte del Segretario Generale,fatto che avrebbe permesso alle grandi po-tenze di aver maggior peso37.

Nel 1929 le potenze minori cercarono direstringere le competenze del Consiglio edi allargare quelle dell’Assemblea. Paolucci

sostenne che era meglio mantenere il ruolodel Consiglio invariato e di far dell’Assem-blea l’organo prevalente della Società delleNazioni non solo di diritto, ma anche difatto38.

Nel 1930 fu proposto di modificare il Co-mitato Economico da organismo tecnico aorganismo politico, esercitando influenzapolitica all’interno degli stati membri.

Paolucci ritenne che ciò avrebbe com-promesso gli interessi economici italiani,infatti cercò d’impedire tale proposta39.

Paesi come l’Italia e la Francia ritene-vano più opportuno rinviare la questionedelle riforme dopo la conclusione dellaConferenza sul Disarmo e così fu.

La questione delle riforme rimase in so-speso e non ne fu attuata alcuna.

L’Italia uscì dalla Società delle Nazioninel 1937. L’Italia fin dall’inizio ebbe una po-sizione rilevante all’interno della Lega in-sieme a Francia e Inghilterra, ma non riuscìa mantenerla. Paolucci sostenne, nel 1927,che il Governo dovesse manifestare un in-teresse continuo nelle questioni riguar-danti la Società delle Nazioni, dato che lastampa nazionale e il disinteressamentodell’opinione pubblica avevano impeditoche l’Italia consolidasse la sua posizione e sicreassero delle larghe intese40, anche se,purtroppo ciò non avvenne mai.

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36 Ibidem, pp. 239-240.37 Ibidem, pp. 276-277.38 Ibidem, p. 278.39 Ibidem, pp. 274-275.40 Ibidem, p. 296.

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Nel 1928 Paolucci fu membro della com-missione interna dell’Istituto Luce. A se-guito di questa nomina, Mussolini gliaffidò, nel 1933, la Presidenza dell’Istituto.

Egli fu a favore di un incremento del ci-nema educativo e scientifico, e per questomotivo nacque l’Istituto Luce41.

Paolucci per diversi anni mantenne ladirezione generale di quest’Istituto inmodo da avere un controllo più strettosulla sua gestione.

Il suo obiettivo primario fu evitare chealtri organismi cercassero di prosperare suquei settori del cinema sui quali per leggel’Istituto Luce aveva l’esclusiva. Il caso piùclamoroso è quello del CIFIT (Consorzio Ita-liano Films Istruzione Tecnica). Lo scopodel CIFIT era quello di creare una raccoltadi film dedicati ad ogni ramo dell’istru-zione tecnica specializzata. Altro scopo eraquello di diffondere tale raccolta in nu-mero adeguato di copie42. Appare evidenteche il CIFIT avesse le stesse finalità del-l’Istituto Luce. Appena nominato presi-dente, Paolucci dè Calboli inviò una letteraalla Presidenza del Consiglio, accusando ilCIFIT di contravvenire alla legge, che affi-dava all’Istituto Luce ogni iniziativa in que-sto campo. Il RegioDecreto del 24 gennaio1929 n.122 stabiliva che solo l’Istituto Luceavesse lo scopo di svolgere attività educa-tive in ogni campo, inoltre che potesse go-dere dei finanziamenti di diversi ministeri

come quello dell’Agricoltura, delle Corpo-razioni, dell’Educazione Nazionale e ancheda associazioni private come Confindu-stria, Istituto Veneto per le Piccole Indu-strie e per il Lavoro, Ente per l’Organizza-zione Scientifica del Lavoro. Il 9 giugno1934 il Ministero dell’Educazione Nazionalesopresse il CIFIT43. Nel 1932 a Venezia sisvolse la prima Esposizione Internazionaled’Arte Cinematografica; all’epoca il Presi-dente dell’Ist. Luce era il barone Sardi el’Istituto ebbe solo un ruolo di organizza-zione tecnica. Nel 1934 ci fu la seconda edi-zione; grazie a Paolucci de Calboli ilcoinvolgimento dell’Istituto fu più diretto,Calboli faceva parte del comitato esecutivopresieduto da Luciano de Feo. L’IstitutoLuce ottenne così la medaglia d’oro per ilmiglior documentario d’attualità.

Nel 1935, Paolucci fece parte della giuriadella Mostra Internazionale d’Arte Cine-matografica di Venezia; anche nell’edizionedel 1936 e 1938 fece parte della giuria in-ternazionale. Nel 1937, Mussolini e Pao-lucci inaugurarono insieme Cinecittà.

Nel 1930 egli fu nominato Sottosegreta-rio Generale della Società delle Nazioni. Nel1939 fu promosso come Ambasciatore e glivennero affidati importanti incarichi.

Nel gennaio del 1940 venne accordatoquale Regio Ambasciatore presso il Go-verno Belga.

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41 Ernesto G. Laura, Le stagioni dell’aquila: Storia dell’Istituto Luce, Roma, Ente dello Spettacolo,2000, p. 92.42 Ibidem, p. 94.43 Ibidem, p. 97.

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Dopo una missione diplomatica in Giap-pone, Paolucci divenne ambasciatoreprima a Bruxelles, poi, il 27 febbraio 1943,fu nominato ambasciatore di Sua MaestàRe e Imperatore a Madrid, in sostituzionedell’ambasciatore Lequo come richiestodallo stesso Calboli. Paolucci non accettò diaderire alla Repubblica Sociale Italiana, ri-manendo fedele alla monarchia, tanto chefu lui a notificare all’ambasciatore tedescola dichiarazione di guerra alla Germania daparte del governo Badoglio, ma il docu-mento fu restituito al mittente. Successi-vamente Badoglio dovette pagare ilcommissario inglese Frank Mason MacFar-lane per informare le nostre delegazioni al-l’estero della dichiarazione di guerra. Sonoi ras che, in nome dei meriti squadristici,vorrebbero occupare in esclusiva i postichiave, allontanando dalle stanze dei bot-toni i “tecnici”, ovvero quei gran commis-sari dello Stato, diplomatici - prefetti,direttori di ministero, vertici del Tesoro edella Banca d’Italia - che il Duce, dopo lamarcia su Roma, aveva preferito lasciare,tranne pochissime eccezioni, negli snodicruciali delle istituzioni. Ma proprio perchéil Duce era inesperto non solo sul frontedella diplomazia, ma più in generale dellerelazioni internazionali, Paolucci detenevaun ruolo rilevante nel campo diplomatico.L’attitudine di Mussolini, fu infatti di rea-gire a ogni sussulto nelle relazioni con glialtri Stati con perentori telegrammi, forieridi infiniti incidenti diplomatici. Il ruolo diPaolucci a Palazzo Chigi - allora sede degliEsteri e sino al 1929 principale luogo di la-

voro mussoliniano - fu di stoppare questeintemperanze: prima di dar corso ai tele-grammi, li sottopone al potente SegretarioGenerale del Ministero. Apparentemente siverificò il prevalere di “tecnici competenti”su persone ferocemente inaffidabili, chegrazie alla violenza squadristisca avevanoafferrato le redini dello Stato. In realtà allalunga ci fu ben poco spazio disponibile perqualsiasi “tecnico” nel confronto che primao poi si opponessero al leader, al politico“carismatico”. Non fa eccezione Paolucci.La sua parabola lo vede infatti presto asse-condare Mussolini, durante le drammati-che giornate dell’affare Matteotti, sino adiventare poi un caloroso supporter delcapo del Fascismo. I documenti massonicidi Paolucci presenti presso l’Archivio Cen-trale dello Stato sono stati fotografati inparte nel 1939, ma risalgono al 1912; pur-troppo non è dato sapere chi e perché hafotografato tali documenti, mentre dallefonti originali anch’esse risalenti al 1912 siintuisce che Paolucci fu promosso nel me-desimo anno al grado di Compagno d’Arte.

I documenti presenti all’Archivio Cen-trale dello Stato di Paolucci riguardano laR. L. “Avvenire Calatino” all’Oriente di Cal-tagirone di cui Paolucci fu membro. Il 25ottobre 1912 fu presentata una proposta apromuovere al 3°grado Paolucci; questa ri-chiesta fu accolta il 29 dello stesso mese.Paolucci fu promosso al 3°grado: è presenteanche una ricevuta del pagamento di Lire20 per la tassa del 3° grado, datata 29 otto-bre 191244.

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44 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Busta 104 fascicolo Paoluccidè Calboli Barone Marchese Giacomo.

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Sempre al riguardo della nomina di Pao-lucci si trova presente una nota in cui si di-chiara che i giornali hanno dimenticato dipubblicare un articolo il cui titolo originale è:

La rinuncia a stipendi emolumenti, edidennità è una misura di carattere igenicoche gli è stata imposta per rimediare con unprolungato digiuno alla grantuesca indige-stione di stipendi, indennità, emolumenti,spese di rappresentanza, entrate di ogni ge-nere, che il marchese aveva fatta, nel de-cennio 1922-1932.

La nota non è datata nè firmata e con-clude dichiarando:

Ma malgrado tutto chi crede a simili ri-nunzie? Il marchese ha risorse inesauribilicirca l’arte d’amministrare quattrini pre-sentandosi come salvatore d’Italia!

Evidentemente è una nota d’attacco allapersona e alla situazione economica di Pao-lucci, per motivi di scarsa credibilità, datoche Paolucci aveva dichiarato che avrebberinunciato a stipendi, emonumenti edidennità. Sono presenti anche registri di se-dute della R.L. “Avvenire Calatino” al-l’Oriente di Caltagirone. Di questi registriesistono foto stampate dagli originali, masono presenti anche copie trascritte daglioriginali. Nei registri delle sedute del: 20 lu-glio 1912, 17 agosto 1912, 21 settembre 1912,19 ottobre 1912 sono presenti solo le firmedelle persone intervenute nelle suddetteriunioni, mentre per la riunione del 31 lu-glio 1909 viene presentata la domandad’ammissione all’interno della suddetta

loggia del professore Giacomo BaroneRusso. Nelle riunioni del 21 agosto e 2 set-tembre 1909 si svolgono le votazioni perl’ammissione dello stesso professore Gia-como Barone Russo; le votazioni avrannoesito positivo e il professore verrà am-messo all’interno della loggia e il suo ritod’iniziazione si svolgerà durante la tornatadel 27 settembre 1909.

È documentata un’altra tornata, quelladel 23 agosto 1913; in questa occasionevengono lette le tavole della R. L. “Vitanova” all’Oriente di Latina e della R.L.“Gentil” all’Oriente di Fabriano. Inoltrevengono conferiti al fratello BenedettoFragapane recentemente nominato cava-liere della Corona d’Italia le insegnedell’“Avvenire Calatino” e della Loggia“Pensiero laico”.

Per quanto riguarda Raoul Vittorio Pa-lermi bisogna fare invece un passo indietro.

La trasformazione dello Stato liberale inun regime autoritario avvenne in modograduale; il Fascismo riuscì ad alterare l’or-dinamento costituzionale dello Stato ita-liano e a dar vita ad un sistema illiberale.La vera svolta totalitaria del regime av-venne tra il 1925-1926, quando furono ema-nate le leggi fascistissime. Esse incidevanosia sul potere esecutivo sia su quello legi-slativo, delineando una forma di governofondata sulla supremazia del capo del Par-tito Fascista, Benito Mussolini, denominatoCapo del Governo e quindi superiore a tuttii ministri. La sua nomina spettava esclusi-vamente al Re, attraverso l’abolizione del-l’istituto della fiducia parlamentare; inoltre

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al Governo venne concesso il potere diemanare norme giuridiche, svuotando cosìdi poteri reali il Parlamento. La Massone-ria di Piazza del Gesù (Gran Loggia Nazio-nale d’Italia, di rito scozzese, separatasi dalGrande Oriente nel 1908), guidata in queglianni dal Gran Maestro Raoul Vittorio Pa-lermi, appoggiò l’ascesa del Fascismo. Maanche l’allora Gran Maestro del G.O.I., Do-mizio Torrigiani augurò il successo al Go-verno di Mussolini dopo la Marcia su Roma.In seguito, Palermi continuò ad appoggiareil Fascismo, arrivando a conferire a Musso-lini la sciarpa e il brevetto di 33esimogrado45. Palermi figurò anche tra gli infor-matori dell’O.V.R.A., la polizia politica fa-scista. Torrigiani invece se ne discostò, purcontinuando a mantenere presenze masso-niche del G.O.I. nei ranghi finanziari delloStato46 (emblematico il caso del massoneBeneduce a capo dell’IRI).

La Gran Loggia di Piazza del Gesù tentòdi ammorbidire gli effetti della delibera-zione del Gran Consiglio fascista con unadichiarazione rilasciata alla stampa, per af-fermare che i massoni aderenti “obbedi-scono devotamente alla gerarchia fascista,superiore a tutte le contingenze e quindipossono continuare a servire la Patria el’organizzazione fascista, fedeli e discipli-nati al supremo Duce Benito Mussolini e al

suo Governo” e rendendo obbligatoria unadichiarazione di fedeltà al Fascismo daparte dei propri affiliati.

Il 21 aprile 1901 il Grande Oriente avevainaugurato la sua nuova sede di PalazzoGiustiniani, mentre stava iniziando un fer-mento scissionistico che portò, da primanel 1908 alla fuoriuscita del Supremo Con-siglio del Rito Scozzese Antico e Accettatoe poi, nel 21 marzo 1910, alla fondazionedi una Gran Loggia, che ebbe come GranMaestro Saverio Fera, sotto la denomina-zione di Serenissima Gran Loggia d’Italia,che dall’indirizzo della sua sede divennenota anche come Gran Loggia di Piazza delGesù. Motivo principale della scissione fula mozione Bissolati, o meglio le indica-zioni di voto date dall’allora Gran Maestroe non accettate da parte dei parlamentarimassoni.

Riguardo la scissione del 1908, Raoul Pa-lermi rilasciò un’intervista47 in cui erasmentita una dichiarazione del giornoprima proveniente da una loggia di An-cona, denominata “Nuova Italia” e sino adallora all’Obbedienza di Piazza del Gesù48.

Nell’intervista, Palermi dichiarava chela scissione del 1908 avrebbe avuto pro-fonda origine politica. Fu la lotta tra i sov-versivi capitanati dal repubblicano Ferrari,che volevano fare della Massoneria uno

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45 Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, Bologna, Rizzoli, 2007, p. 328.46 Ibidem, p. 327.47 “Giornale d’Italia” il 18 ottobre 1922.48 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Repubblica Sociale Italiana, Busta86, fascicolo 364/R Palermi Raoul.

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strumento politico e i seguaci della Masso-neria classica, estranea alle questioni poli-tiche, capitanati da Saverio Fera. La vicendasi sarebbe conclusa con il riconoscimento,da parte della federazione mondiale, delSupremo Consiglio del Fera49.

L’Obbedienza di Palazzo Giustinianiavrebbe invece conservato il suo orienta-mento politico con il famoso statuto chestabiliva “dovere della Massoneria seguireil programma democratico nell’ordine po-litico e sociale”. Palermi smentisce di averavuto contatti con Palazzo Giustiniani,mentre si sarebbe limitato solamente a sot-toscrivere una lettera, insieme al GranMaestro, nella quale si impegnava a soste-nere, davanti alle sue assemblee, alcunipunti per un eventuale accordo tra le dueorganizzazioni massoniche, che garantis-sero la regolarità del Rito Scozzese qualorasi fosse associato a Palazzo Giustiniani.

L’intervista proseguiva con una secondaparte in cui Palermi smentiva le accuseavanzate dalla loggia di Ancona.

La loggia di Ancona, infatti accusava Pa-lermi di aver presentato alla commissionedi Losanna nuove ed impossibili proposte50.

Secondo Palermi queste accuse sarebberostate infondate, dato che nessuno dei mem-bri della loggia di Ancona era iscritto al Su-premo Consiglio e di conseguenza avrebbepotuto solamente partecipare ai lavori masenza diritto di voto. Inoltre la loggia di An-cona fu demolita insieme ad altre pochelogge, come ad esempio quelle dell’Aquila,di Livorno, Napoli, Messina. Esse furono de-molite per ragioni morali esterne a que-stioni massoniche. Secondo Palermisarebbero stati questi i motivi all’originedel piccolo movimento di dissenso nei con-fronti della sua persona.

Un’ultima accusa avanzata dalla loggiadi Ancona nei confronti di Palermi fuquella secondo la quale il Gran Maestro sa-rebbe stato intenzionato a porre l’azionemassonica alle dipendenze di una determi-nata confessione religiosa. Ma anche inquesto caso Palermi si difende dichiarando:“Siamo areligiosi e apolitici dentro l’or-dine”51, il quale fa riferimento alla libertàreligiosa. L’intervista si concludeva conl’accusa, da parte di Palermi nei confrontidella loggia di Ancona, riguardo le lettereminatorie da lui ricevute.

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49 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Repubblica Sociale Italiana,Busta 86, fascicolo 364/R Palermi Raoul.50 Nel numero del 17 ottobre del “Giornale d’Italia” si ha notizia che Palermi fu aggreditocon un pugno da un membro di Palazzo Giustiniani; in quest’occasione i membri del Supremo Con-siglio espressero la loro vicinanza e il loro dispiacere per l’accaduto. L’aggressione viene poi ripresanel numero del 24 ottobre 1922 del “Giornale d’Italia” in cui si dichiara che l’aggressore sarebbestato degradato dal 33°grado; purtroppo non si conosce né l’dentità dell’aggressore, né il moventedell’aggressione. Il medesimo articolo riporta anche una seduta del processo penale tra Palermi eil suo aggressore.51 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Repubblica Sociale Italiana,Busta 86, fascicolo 364/R Palermi Raoul.

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Sulla questione della loggia di Ancona il“Giornale d’Italia” pubblicava una letteradi un massone di Piazza del Gesù, risalenteal 25 ottobre 192252. La lettera è anonima.L’autore non sa spiegarsi il motivo per cuila Loggia “Nuova Italia” di Ancona si sia di-staccata da Piazza del Gesù.

La divisione tra le due massonerie, so-stiene l’autore, sarebbe dovuta al fatto chePalazzo Giustinani sarebbe stato poco na-zionalista; difatti Piazza del Gesù è nata conl’auspicio del comm. Palermi, ma è statafondata anche da: avv. Serafino Mazzolini,avv. Scoponi, avv. Aldo Paolini, i quali sierano distaccati da Palazzo Giustiniani. Oraperò, spiega l’autore, la loggia “Nuova Ita-lia” è contro Palermi e contro la divisionedelle due massonerie e a favore della poli-tica del Gran Maestro Torrigiani, il qualenon segue una politica nazionalistica e vor-rebbe sottomettere la Gran Loggia di Piazzadel Gesù. Inoltre l’autore critica i membridella loggia “Nuova Italia”, nazionalisti e fi-lofascisti che premono per la pace con Pa-lazzo Giustiniani e anziché sostenerePalermi lo criticano. Secondo l’autore, que-ste persone nazionaliste e filofasciste do-vrebbero, per la loro adesione ai partitinazionalisti e al partito fascista sostenerePalermi anziché criticarlo. Per l’autore èstrano che alcuni membri di Palazzo Giu-stinani siano filo-nazionalisti; chiede che

queste persone si rivelino. Chiede inoltreche i giovani membri della loggia “NuovaItalia”, nazionalisti e liberali, con quale cri-terio lavorino per Palazzo Giustiniani. L’au-tore si domanda come si troverebbero imembri di Ancona tendenti alla destra,qualora ci fosse l’unità massonica, ma nonriesce a darsi alcuna risposta.

La lettera si conclude con una domanda:“qual è la vera fisionomia di queste per-sone”? anche in questo caso non forniscealcuna risposta. L’articolo si chiude con unaprecisazione. Le logge di Palermi non sa-rebbero 800 ma 338. Quelle logge aderentia Piazza del Gesù sono secondo l’elenco uf-ficiale del 1 gennaio 192253 555, tra le qualiperò sono comprese ben 217 logge connome e titolo sconosciuti; quindi si sospettache si tratti di un bluff. Potrebbe infatti trat-tarsi di gruppi isolati di fratelli passivi o es-sere formazioni costituite solo da unapersona. Di conseguenza le logge effettivesi riducono a 33854.

Il 29 gennaio 1923 il “Giornale d’Italia”pubblica una intervista rilasciata dal GranMaestro Torrigiani, in risposta alle accusenei sui confronti. L’intervista, divisa nelleseguenti parti, tratta di sei temi rilvanti: di-vergenza di principi, i principi del Palermi,perché non avvenne la fusione, Palermi eCaillaux, la Massoneria e le rinunzie, qualè la vera Massoneria?55

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52 Ibidem.53 Ibidem.54 Ibidem.55 Ibidem.

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Nella prima parte Torrigiani espone ladifferenza di principi ideologici tra laMassoneria di Piazza del Gesù e quella diPalazzo Giustiniani. L’unificazione tra ledue massonerie, di cui si parlava già nel1922, non è avvenuta - spiega Torrigiani -non per motivi personali, ma per diversitàideologica.

Difatti Piazza del Gesù non avrebbe ade-rito all’unificazione, perché l’altra Obbe-dienza non avrebbe accettato di abolire ilprimo articolo del suo statuto il quale di-chiarava che tale comunione seguiva l’in-dirizzo democratico nell’ordine politico esociale e che non intendeva riconoscereDio nella formula di Grande Architetto del-l’Universo. Palazzo Giustiniani era d’indi-rizzo democratico, indirizzo che avrebbedovuto seguire anche l’On. Mussolini, ga-rantendo libertà e democrazia. La libertà siconfondeva con il concetto di licenza e ilnazionalismo era fin troppo presente al-l’interno degli ambienti fascisti; difattimolti membri di Palazzo Giustiniani ade-renti al Fascismo si allontanarono per ade-rire a Piazza del Gesù.

Torrigiani prosegue spiegando comemai non sarebbe avvenuta la fusione, so-stenendo che essa non poteva avvenire solose Palermi l’avesse voluto, senza tenerconto dell’antagonismo tra i due pro-grammi delle due diverse istituzioni. Ma sePalermi avesse appoggiato la tesi giustina-nea avrebbero votato contro di lui. La di-versità di princípi tra Palazzo Giustiniani ePiazza del Gesù, sosteneva Torrigiani, eratale da mettere i giustinianei fuori da ognilegge, mentre Piazza del Gesù era nellalegge e con la legge.

La fusione non avvenne secondo Torri-giani perché Palazzo Giustiniani preten-deva che i membri di Piazza del Gesùaccettassero i principi democratici e atei-stici, mentre i membri di Piazza del Gesùpretendevano che i membri di Palazzo Giu-stiniani accettassero i principi di Piazza delGesù e le loro regole. Nessuno dei due volleaccettare né i princípi né le regole dell’al-tro e di conseguenza non se ne fece nulla.

Nell’intervista è descritto brevemente ilprocesso contro Cavallini e Caillaux; Pa-lermi era teste contro di loro, accusandoCaillaux per il suo operato in Roma durantela guerra. Palermi rilasciò una deposizioneal tribunale militare di Roma che successi-vamente fu pubblicata il 24 ottrobre 1922dal “Giornale d’Italia”.

Descrivo brevemente il processo Caval-lini e Caillaux in cui era coinvolto anche Pa-lermi, ma come semplice teste.

Nell’ottobre 1916, si sparse la voce aParigi che all’ex chedivé in Svizzera facevacapo una vasta rete spionistica e di tramepolitico-diplomatiche al servizio dellaGermania, di cui si sarebbe reso compliceanche Caillaux, reclutato o comunqueadescato dal Cavallini quando l’ex presi-dente del Consiglio era venuto in Italia neldicembre 1915. Il soggiorno di Caillaux aRoma e qualche riunione privata di sem-plice cortesia, per doveri d’ospitalità, ave-vano dato adito fin da allora a vivacipolemiche su vari fogli e negli ambientiinterventisti, ispirate dall’ambasciatorefrancese, sugli scopi del viaggio, per cuicorrevano voci messe in giro ad arte di ac-cordi segreti con Giolitti e iI Vaticano adanno dell’Intesa. Cavallini dichiarò in se-

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guito che lo stesso Salandra avevaespresso il desiderio di incontrare l’uomopolitico francese, fatto che poi non sa-rebbe avvenuto per evitare ulteriori occa-sioni di pettegolezzo.

In realtà queste e altre circostanzevennero portate alla ribalta nel dicembre1917, quando Clemenceau ritenne oppor-tuno agire in maniera esemplare per fu-gare ogni sospetto di rilassamento negliambienti politici francesi, che potesse de-primere il morale del paese e delle truppeal fronte. Caillaux, accusato più volte dallastampa nazionalista e inviso alla maggio-ranza dell’opinione pubblica per non avercelato le sue inclinazioni a una soluzionenegoziata del conflitto, venne arrestato il14 gennaio 1918 e tradotto alle carceridella Santé, sotto l’imputazione di segreteintese con agenti nemici, fra cui Bolo Pa-scià, fucilato per tradimento a Vincennese Cavallini, sottoposto nel frattempo aprocesso in Italia. Cavallini fu arrestato il20 novembre 1917.

Persino i circoli più responsabili, e fraquesti la direzione del Corriere della Sera,erano indotti a credere all’esistenza di unatorbida manovra internazionale per unapace di compromesso e all’esistenza di unaaltrettanto oscura rete tedesca di sabotag-gio operante in Italia in combutta congruppi di traditori e di speculatori senzascrupoli. Dietro i sondaggi di Cavallini per

accreditare le proposte dell’ex chedivé diconciliazione con l’Inghilterra, nei suoitentativi di acquistare alcuni giornali, e neisuoi successivi incontri con Caillaux, sivolle vedere la prova di una vasta congiurafilotedesca facente capo a Bolo Pascià,anche se l’ex deputato protestava di esserdel tutto estraneo agli intrighi di costui, dalui denunciati già prima della guerra, e diaver agito per il resto in buona fede, rite-nendo che il riavvicinamento di ‘Abbas al-l’Inghilterra potesse tornare utile allacausa dell’Intesa.

Sottoposto ad analogo procedimento inFrancia, senza che potesse difendersi dalleaccuse, Cavallini venne rinviato a giudiziodal Tribunale Militare di Roma. Il processoa suo carico, iniziato nel dicembre 1918, sitrascinò per dieci mesi prima che un de-creto dell’ottobre 1919 rimandasse Caval-lini e altri imputati davanti ai giudiciordinari; ma sarebbero occorsi altri novemesi.

Nel frattempo, l’Alta Corte di giustiziadi Parigi fu chiamata a giudicare Caillaux,che fu assolto dalle accuse principali di co-spirazione e intelligenza col nemico.

Dopo più di due anni e mezzo di durocarcere preventivo, Cavallini poté così riac-quistare la libertà56.

Per quanto riguarda le rinunzie econo-miche Torrigiani cita sia Sonnino sia Sa-landra, che si videro attaccare l’autoministeriale, sia il precedente Gran Mae-

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56 http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-cavallini_(Dizionario-Biografico).

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stro di Palazzo Giustiniani, Costanzi, cheinvitava i sui fratelli a rinunzie economi-che. Torrigiani ricorda le benemerenzemassoniche dell’antica Massoneria italianaprecedente al 1908. Quella era la vera Mas-soneria secondo Torrigiani e non quellache si sarebbe poi infiltrata, provocando ildistacco del vecchio e legittimo SupremoConsiglio. I dissidenti avrebbero infatti for-mato un nuovo Supremo Consiglio pressoPalazzo Giustiniani nel 1908, ma tale ope-razione, secondo Torrigiani, non poteva es-sere riconosciuta dal Supremo Consiglio diWashington nel 1912 e di Losanna nel 1922.

Sull’argomento “qual è la vera Masso-neria?” Torrigiani si limita a dichiarare chePiazza del Gesù è riconosciuta da moltelogge internazionali soprattutto negliU.S.A.; le principali logge che riconosconol’ordine di Piazza del Gesù sarebbero state“Washington” e “New York”, mentre l’or-dine di Palazzo Giustiniani, per quanto ri-guarda le logge americane, erariconosciuto solamente dalla Gran Loggiadi New York. Non accenna alle Gran Loggeeuropee forse perché in quel momento Pa-lazzo Giustiniani era riconosciuto da piùlogge europee che statunitensi.

Negli anni Venti i contatti tra Mussolinie Palermi si fecero più intensi; difatti Pa-

lermi si adoperò per finanziare la marcia suRoma e andò ad incontrare Mussolini. Eccocosa dice Michele Terzaghi:

“Il Palermi si era adoperato efficace-mente per il finanziamento della marcia suRoma ed aveva offerto il credito delle suerelazioni internazionali. Andò alla stazioneTermini di Roma a ricevere Mussolini, lo as-sicurò che ufficiali del comando della RegiaGuardia, alcuni comandanti di reparto dellaguarnigione di Roma, ed il generale Citta-dini, primo aiutante di campo del re, lo aiu-teranno nella marcia su Roma, essendo tuttimembri della Massoneria del Palermi57.Inoltre valendosi della circostanza che laMassoneria di Piazza del Gesù aveva il cari-sma del riconoscimento internazionale, esoddisfacendo nel medesimo tempo alla suaostinatezza di mettersi sempre in contrastocon Palazzo Giustiniani, si offrì di tranquil-lizzare le potenze anglosassoni (Inghilterrae America particolarmente) circa la portatadi quella che Mussolini imprudentementechiamava rivoluzione”.

Successivamente Palermi consegnò aMussolini il brevetto del 33° grado ad ho-norem58, gli esibì la dichiarazione di prin-cípi contenuta nel manuale degliapprendisti, e su questa Mussolini apposedi suo pugno: «Visto e approvato. B. Mus-solini»59.

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57 Michele Terzaghi, Fascismo e Massoneria, Forni, Milano, 1950, p. 59.58 Giovanni Maria Tonlorenzi, Raoul Vittorio Palermi: tra massoneria e fascismo, Edizioni Giu-seppe Laterza, Roma, 2003, p. 43.59 Michele Terzaghi, Fascismo e Massoneria, pp. 59-60.

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Fu pubblicato un articolo60 in cui si af-ferma che la Massoneria di Piazza del Gesùgiurava obbedienza al Partito Nazionale Fa-scista.

Mentre all’interno della Massoneria diPalazzo Giustiniani i fratelli fascisti furonoinvitati a scegliere tra Massoneria e Fasci-smo, dato che essa presegue programmi eadotta metodi che sono in contrasto conquelli che ispirano tutta l’attività del Par-tito Nazionale Fascista.

La Massoneria di Piazza del Gesùespresse la sua adesione al Governo Mus-solini approvandone tutti gli atti e ricono-scendo l’alta gerarchia del Fascismo comelegittima espressione della volontà dellanazione61.

Nella seduta del 2 marzo 1923, dopo ilgiuramento di obbedienza della Massone-ria di Piazza del Gesù nei confronti delPartito Nazionale Fascista, il Gran Consi-glio della Massoneria di Palermi si pro-nunciò contro di lui. Ma la mozione disfiducia contro Palermi ebbe il seguenteesito: soli due voti contro Palermi, quin-dici favorevoli e due astenuti62.

Il nuovo atteggiamento del Gran Consi-glio nei confronti di Palermi va ricercato

non per la strategia assunta da Palermi neiconfronti del nuovo Governo nazionale, manella mancata fusione tra le due massone-rie italiane, che sarebbe fallita per colpadello stesso Palermi secondo alcune loggedella Toscana, del Veneto e della Sicilia63.Solo alcuni membri erano contro l’operatodi Palermi in campo politico essendo ten-denzialmente di sinistra64.

Dopo questo evento due logge si distac-carono dall’Obbedienza di Piazza del Gesù:la loggia denominata “Giuseppe Mazzini” equella denominata “Alto Adige”; tre dissi-denti furono espulsi65.

Successivamente Palermi fu accusato ditradimento massonico dal Comitato Prov-visorio per la riorganizzazione della Sere-nissima Gran Loggia Nazionale Italianadella Massoneria di Piazza del Gesù66. Que-sto perché non solo il Comitato aveva deidubbi sulla legalità della seduta del 14 feb-braio 1923, ma anche perché Palermi si ri-fiutò di convocare l’adunanza obbligatoriaprescritta dallo statuto della Gran Loggiaper il 29 dicembre di ogni anno e conti-nuava a rifiutarsi di accogliere le richiesteda parte delle logge di tutti gli orienta-menti, per la situazione critica che stava vi-

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60 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Repubblica Sociale Italiana,Busta 86, fascicolo 364/R Palermi Raoul. Il “Giornale d’Italia” il 15 febbraio 1923 n.39.61 Ibidem.62 A.C.S, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, Repubblica Sociale Italiana,Busta 86, fascicolo 364/R Palermi Raoul.63 Ibidem.64 Ibidem.65 Ibidem.66 Ibidem.

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vendo la Massoneria in quel periodo. Inol-tre alcuni alti dignitari del Supremo Consi-glio si ritirarono o furono cacciati dalPalermi. L’accusa di tradimento massonicofu formulata ufficialmente da una loggiamassonica di Roma e accolta dal ComitatoProvvisorio per la riorganizzazione dellaSerenissima Gran Loggia Nazionale Italianadella Massoneria di Piazza del Gesù.

Il Comitato fissò per i giorni 24-25marzo, a Palazzo Rospigliosi, un’adunatagenerale dei Venerabili delle logge di Romaper trattare i seguenti argomenti: chiarirela situazione, precisare il programma perl’avvenire, riorganizzare sulle basi della re-golarità simbolica l’ordine massonico, de-librerare sulla proposta di decadenza,avanzata dai Venerabili di Roma, del GranMaestro Raoul Vittorio Palermi67.

In questa adunanza però il SupremoConsiglio approvò all’unanimità l’appoggiosia al Governo sia al Gran Maestro RaoulVittorio Palermi, condannando i ribelli.Tutto questo per tutelare gli interessi delloStato nel mantenere l’ordine contro i sov-versivi antinazionalisti; di conseguenzatutte le espulsioni fatte in passato dal Pa-lermi furono ritenute regolari, inoltre i dis-sidenti e i ribelli furono espulsi dall’Ordinee dal Rito. Questo perché secondo il Su-premo Consiglio l’opera di ricostruzionenazionale intrapresa dal Governo dovevaessere svolta da qualsiasi cittadino ita-liano68.

La Massoneria di Raul Palermi costituìall’epoca un fenomeno a parte, visto checercò sempre il compromesso con il Fasci-smo. Anzi il Palermi, attorniato da un grannumero di esponenti fascisti iscritti alla suaObbedienza, si prese la briga di “elevare” ilDuce a Gran Maestro Onorario, e quando anovembre del 1925 venne decretato lo scio-glimento delle sette massoniche, egli siadeguò sciogliendo tutte le “officine” diPiazza del Gesù e ricostituendole con “fra-telli” disponibili verso il regime fascista. Il2 dicembre poi, il Palermi convocò il Su-premo Consiglio e decise di cessare ogni at-tività massonica, proclamando la fedeltàdei “fratelli” verso il Duce.

Malgrado tutto ciò, tempo dopo, la sededi Piazza del Gesù venne saccheggiata daifascisti, sembra, per ordine del nazionali-sta Federzoni.

Prima di concludere questo lavoro, siprecisa che i documenti presenti nell’Ar-chivio Centrale dello Stato sono dodici ar-ticoli tratti dal quotidiano “Il giornaled’Italia” delle seguenti edizioni: 16 ottobre1922 n.244 Le polemiche della massoneria ita-liana. 24 ottobre 1922 n.249 La polemica deimassoni: replica per il Gran Maestro Palermi. 25ottobre 1922 n. 250 La politica massonica: unodi piazza Gesù parla della “demagogia” di Pa-lazzo Giustiniani. 12 gennaio 1923 n.10 La ri-sposta del rito scozzese all’intervista del GranMaestro Torrigiani. 15 febbraio 1923 n.39 De-

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67 Ibidem.68 Ibidem.

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liberazioni del rito scozzese: obbedienza alla ge-rarchia fascista. 4 marzo 1923 n.54 Tumul-tuosa assemblea massonica a piazza del Gesù: ilGran Consiglio contro il Gran Maestro Palermi.6 marzo 1923 n.55 La tempesta e lo scismamassonico a piazza del Gesù: aspra polemica frai Venerabili e il Gran Maestro Palermi. 7 marzo1923 n.56 Le polemiche massoniche: Palermi re-

plica ai suoi accusatori. 21 marzo 1923 n.68La lotta nella massoneria: il Gran Maestro Pa-lermi accusato di tradimento massonico. 22marzo 1923 n.69 La lotta della massoneria dipiazza del Gesù. 23 marzo 1923 n.70 L’assem-blea massonica del rito scozzese conferma la fi-ducia a Raoul Palermi. 28 marzo 1923 n.74 Idissidi massonici69.

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69 Ibidem.

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““LLaa ccaauussaa ee ggll’’eeffffeettttii””UUnn aannoonniimmoo lliibbeelllloo aannttii--mmaassssoonniiccoo ddii ffiinnee SSeetttteecceennttoo..

EEddiizziioonnee aannnnoottaattaa ee ccoommmmeennttaattaa

di PPiieerrggaabbrriieellee MMaannccuussooBoston University Abroad Programs

Written between the 18th and the 19th century presumably by a member of theCatholic church and published then soon after in a very limited number of copies, Lacausa e gli effetti is a short pamphlet denouncing the (presumed) roles and plans ofthe Freemasons responsible, according to the author, of having campaigned andfinally introduced into the social fabric a number of “vicious” innovations such asfreedom of speech, religious pluralism and cultural relativism. The author seems toknow very well the Papal anti-Masonic bullae whose language, style and, mostimportant, argumentation he borrows and adapts for the redaction of this work. Whiledealing with a number of anti-Masonic events that took place throughout thepeninsula, particular attention is paid to the anti-Masonic inquisitorial operationsconducted in Venice in 1785, when a lodge made up mainly by noble VenetianPatricians and a bunch of foreign residents was discovered and its furnishingsdestroyed in a public ceremony in Saint Mark square.

LLLLa storia della Massoneria non puòprescindere dall’analisi e dall’at-tenta valutazione delle manife-

stazioni anti-massoniche, un fenomenotutto sommato variegato ed eterogeneo,composto di una pletora di soggetti – daisingoli pensatori a gruppi di pressione e isti-tuzioni di interesse pubblico come la ChiesaCattolica e, in tempi più recenti, anche al-cune chiese riformate – la cui vis e i cuistereotipi polemici hanno giocato un ruolo

decisivo non solo, come ovvio, nellacreazione di una negativa e pregiudiziale vi-sione delle forme di sociabilità massonica daparte del mondo profano, ma anche nell’in-dividuare le coordinate dell’identità mas-sonica da parte di quanti in essa si sonriconosciuti e si riconoscono. Dalla fine delSettecento e in concomitanza poco più tardicon il periodo della restaurazione ottocen-tesca, la Massoneria è stata oggetto di unaricchissima messe di denuncie, in particolar

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modo quelle di natura socio-politica secon-do cui le logge erano i veri centri di elabo-razione e poi attuazione di progetti rivo-luzionari ed eversivi, in primis i fatti francesidel 17891. Che la Massoneria, insomma,abbia funto suo malgrado da capro espiato-rio e che sin da pochi decenni dopo la suafondazione ufficiale (il 24 giugno 1717, se-codo la vulgata anglosassone) essa sia di-venuta oggetto di sperticate critiche daparte delle gerarchie ecclesiastiche, è cosa adir poco ben nota. Meno considerato ancheda parte latomistica e in parte ancora da va-lutare nella sua interezza è il contributo chela critica anti-massonica può aver avuto nelprocesso di definizione identitaria da partedegli stessi ambienti latomistici, alcuni deiquali – si pensi al caso italiano – radicati inuna realtà socio-culturale – e non di menospirituale – profondamente condizionatadal magistero e dal pensiero sociale dellaChiesa di Roma.

Lo scopo di questo contributo è quellodi offrire una versione completa de La causae gl’effetti, uno scritto di polemica anti-mas-sonica redatto da mano anonima (proba-bilmente un ecclesiastico) con ogniprobabilità a cavallo tra ‘700 e ‘800 (certa-mente dopo il 1790, terminus post quem neltesto esplicitamente indicato).

Pur rimanendo nel solco del classico

anti-massonismo di stampo ecclesiastico(in buona parte facendo proprie le po-sizioni del notorio abbé Barruell) che nellaMassoneria individuava una fonte di rela-tivismo e dunque una delle più pericoloseforme di corruzione morale potenzial-mente capaci di portare l’adepto ad unateismo de facto, l’autore del libello compieun ulteriore passo nella direzione della de-nuncia anti-massonica, una sorta di “crasiideologica”, attribuendo alla Massonerianon solo un generico programma di rivo-luzione politica atta a decostruire la triadegerarchica Dio-re-popolo, ma anche unpiano di redistribuzione ed esproprio delleproprietà di sapore schiettamente socia-lista. È proprio in considerazione di taleurlo di dolore nei confronti di un fan-tomatico “spettro social-massonico” por-tatore di sovversione e ateismo, deinumerosi e ricorrenti riferimenti all’atti-vità anti-massonica della Curia romana,degli apprezzamenti per l’Inquisizione el’ordine dei Gesuiti prime vittime dellascure massonica ([...] Riconosciuto avendol’Instituto Massonico essere di assoluto impedi-mento alla verificazione delle sue mire la Inqui-sizione, e la Religione dei Gesuiti travagliòincessantemente a distruggere [...] p. 16), cosìcome delle reiterate accuse contro l’Ency-clopedie francese e di tutto il pensiero

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1 Per una visione di sintesi sull’argomento, peraltro molto vasto, rimando a E.R. Callaey, Ilmito della rivoluzione massonica – Massoni e rivoluzione francese – Le origini della massoneria moderna, Tro-pea Editore, Milano, 2010 (edizione italiana dell’originale spagnolo El mito de la revolución masónicaa cura di Nadia Ambrosioni); vedi anche L. Sacchi, Miti della massoneria, Edizioni L’Età dell’Acquario,Torino, 2010, in particolare le pp. 65-74.

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filosofico illuminista in generale che con lastampa e soprattutto la sistematizzazionedel sapere ha permesso l’accesso a questida parte delle masse, che si può ipotizzareche l’autore sia stato un ecclesiastico, unconservatore molto vicino alle posizionianti-moderniste della Curia capitolina ecertamente a conoscenza delle bolle papalianti-massoniche, di cui mutua linguaggioed espressioni.

Vista da un’altra prospettiva, tuttavia,la totale assenza di indicazioni circa la ge-nesi del testo potrebbe suggerire una se-conda ipotesi – invero piuttosto ardita –secondo la quale il testo fu parados-salmente prodotto proprio in ambitolatomistico quale parodia, quasi testo diapologia della società libero-muratoria acui si attribuiscono sì alcuni caratteri dete-riori – come ad esempio di esser una ag-gregazione fondata sul “delitto” e il segreto– ma alla quale vengono altresì ri-conosciute la paternità diretta di alcunefondamentali azioni socio-politiche e cul-turali, quali l’Illuminismo e tutte le suemanifestazioni filosofico-letterarie (l’Ency-clopedie, già ricordata, ma anche gli scrittidi Voltaire, Rousseau, etc.), l’aver propostoun modello di sociabilità super-confes-sionale fondata sulla convivenza e la tolle-ranza tra cittadini di fedi diverse ([...] NellaMassoneria trovansi uniti Cattolici, Scismatici,Protestanti, Ebrei, Turchi, Idolatri, e d’ogn’altraSetta diffusa e ristretta, nessun obbietto facendoad essa la diversità delle Religioni [...] p. 3), lacampagna a favore di un impiego educativodella tecnica della stampa ([...] Consideratala Stampa la via più sicura per arrivare al puntopropostosi, si cominciò a seminare l’infezione

coll’Enciclopedia, immaginata a pretesto di dareun’idea generale delle cognizioni alle quali per-vennero gl’Uomini [...] p. 10), la lotta al cat-tolicesimo “politico” a favore di un ritornodi questi alla sua primitiva matrice spiri-tuale-egualitaria ([...] si trassero colla SantaSede [...] e ad un’occulta Guerra al Sacerdozio,strascinandole in simili determinazioni col falsocalcolo d’interesse di stato, dando ad intendereche conveniva tener basso il Clero, e ridurre iMinistri dell’Altare in minor numero, ed allasemplicità dei primi secoli della Chiesa un’oc-culta Guerra [...] p. 14), la revisione del sis-tema carcerario e detentivo che prevedal’abolizione della pena di morte così comedelineato in Dei delitti e delle pene (secondol’autore opera di massoni: […] Si tolseroanche questo obbietto col fare sortire il libro deiDelitti, e delle Pene, che porta il nome di Bec-cheria, abbenché Egli non sia stato che il com-pilatore di pensieri e idee raccolte in una privataSocietà di Franchi Muratori […] Colla scorta diquesto libro si ha saputo condurre e Sovrani, eGoverni in quell’infausta clemenza, per cui restòannientata la penna[!] di morte […] p. 18).

L’autore si mostra estremamente ac-corto a non far trapelare alcun elemento dacui si possa attingere alcun suggerimentocirca la sua identità. L’unico “passo in-cauto”, se tale si può definirlo, è il lungospazio che dedica ai fatti massonici diVenezia del 1785, anno in cui gli organi dipolizia della Repubblica Serenissima “de-cisero di scoprire” (conoscendone datempo l’esistenza, la consistenza e il pesosocio-politico) una loggia massonica dellaquale facevano parte numerosi patriziveneti. L’azione di polizia ebbe un riscon-tro pubblico e d’immagine straordinario

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• 37 •“La causa e gl’effetti”. Un anonimo libello anti-massonico di fine Settecento, P. Mancuso

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dato che buona parte delle suppellettilidella loggia vennero bruciate nella pub-blica piazza (nella corte del Palazzo Ducale,a San Marco), anche se le conseguenze peri massoni furono minime, quasi nulle comelamentato dallo stesso autore, ad eccezionedi tre “non residenti” – Michele Sessa,napoletano, Carlo Konic [Karl König], au-gustano, e Mr. Jovre, francese – ai qualivenne riservato il non invidiabile privile-gio di espiare le colpe di tutti i fratelli conl’esilio. La caduta della Repubblica delleone, aggiunge l’autore, fu dovuta ancheall’azione di un modernismo politico, di cuila setta prepotente faceva parte e il cui fineultimo era la decostruzione dell’assettopolitico europeo, offuscare la morale, la re-ligione dei popoli, financo “il buon co-stume”, a favore di nuovi assetti geo-politici e culturali. Sia stato o no unveneziano, abbia vissuto o meno nella cittàlagunare, elemento oggettivo è laconoscenza puntuale da parte dell’autoredei fatti veneziani del 1785 che egli consid-era di gran lunga più importanti di tuttociò che similmente – e in realtà con riper-

cussioni ben più gravi – era successo nelresto del continente.

È evidente, da ultimo, come tutto ilcomplesso di tali ipotesi poggi su basi tut-t’altro che solide, basandosi su una differ-ente valutazione di fatti oggi in gran partecondivisi e considerati positivi, ma che agliocchi di un conservatore e reazionariopotevano effettivamente suscitare scan-dalo e critica. In attesa di riscontri, ciò ri-mane un’interessante ipotesi di lavoro cheforse solo studi ulteriori e più approfonditisapranno verificare2.

Edizione del testo

Come sopra accennato, il testo de Lacausa e gl’effetti è stato trasmesso da unasingola edizione, un volumetto di circa16x10 cm nel quale non è riportata alcunainformazione circa la paternità, il luogo nél’anno di pubblicazione. Secondo il cata-logo generale delle biblioteche nazionaliitaliane3, del volumetto si conservano sei

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2 Sul ruolo della pubblicistica anti-massonica nella definizione identitaria da parte dellastessa Massoneria esistono diversi studi. Mi limito qui a riportare quanto afferma a proposito degliscritti dell’abate Barruel – noto polemista anti-massonico alla cui opera si rifece anche l’autore delpresente anonimo libello – Luigi Pruneti nel suo La sinagoga di Satana - Storia dell’antimassoneria – 1725-2002, Bari, Edizioni Giuseppe Laterza, 2002, pp. 42-43: […] L’opera di Barruel infleunzò storici, scrittori,pubblicisiti ed anche autori come de Castro, Bacci o Pontevia ne furono condizionati, accreditando alla liberamuratoria imprese che non le appartenevano. Essi, partendo dall’assunto del Gesuita, le attribuirono il mer-ito di gran parte del rinnovamento sociale e politico dell’Ottocento e di fine Settecento, suffragando il mitodella massoneria quale madre della rivoluzione [...]. 3 Il database del Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale (OPAC SBN) è consultabileon-line all’indirizzo: http://www.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/free.jsp [9 gennaio 2012]. La copia con-

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copie, una presso la Biblioteca d’arte e sto-ria veneziana del civico Museo Correr, unapresso l’Archivio generale della RegioneVeneto e un’altra presso la Biblioteca Mar-ciana sempre a Venezia, una quarta pressola Biblioteca comunale dell’Archiginnasiodi Bologna, una presso la Bibliotecanazionale centrale di Firenze ed infineun’ultima sesta copia presso la Bibliotecadi storia moderna contemporanea a Roma,secondo il cui catalogo il volume potrebbeessere stato stampato a Roma nel 1801,come indicato da annotazione vergata amano e presente nella copia colà conser-vata; in mancanza di dati di riscontro en-trambe le coordinate sono da considerarsipuramente ipotetiche.

Il testo qui proposto è stato riportatosecondo la copia conservata presso ilMuseo Correr di Venezia. Trattandosi diuno scritto a stampa di cui esiste – perquanto ci è dato sapere – una sola edizione,nel presente contributo si è cercato diriprodurre il testo nella maniera diplo-

maticamente più accurata, senza notecritiche, ovviamente, ma con note di com-mento o di integrazione per una più im-mediata comprensione.

Lo scritto, redatto in un’epoca in cui l’i-taliano risentiva molto delle varianti localie in cui non esistevano norme grammatico-ortografiche comunemente condivise, pre-senta in tal senso numerose divergenzerispetto all’ortografia corrente. Per non ap-pensantire la lettura del testo, di con-seguenza, segnalazioni in corpo di testo etra parentesi quadre – [!] – sono state ag-giunte solo laddove ritenuto strettamentenecessario. Sempre tra parentesi quadre siè data indicazione della paginazione origi-nale. Nei limiti del possibile, inoltre, si ècercato di riprodurre la disposizione deltesto così come la separazione tra le di-verse sezioni di esso.

Ampi stralci del testo furono pubblicati,peraltro senza introduzione né alcuna notaesplicativa, nella rivista Il corpo, I, 3, dicem-bre 1994, pp. 1-9.

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• 39 •“La causa e gl’effetti”. Un anonimo libello anti-massonico di fine Settecento, P. Mancuso

servata presso la Biblioteca Marciana di Venezia non appare nel catalogo nazionale. Per maggioriinformazioni si veda l’indirizzo http://polovea.sebina.it/SebinaOpac/Opac. È assai probabile cheesistano altre copie non incluse nel catalogo elettronico nazionale e che una ricerca in loco dei ca-taloghi cartacei della maggiori biblioteche italiane possa far emergere altri testimoni. Per il pre-sente studio si è proceduto solo allo spoglio delle informazioni ricevute per via telematica.

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[p. 3] L’Instituto Massonico causa deiluttuosi avvenimenti seguiti in varie partidel Mondo, è l’Argomento di questoqualunque siasi Opuscoletto.

La derivazione di questa infausta settaè tanto incerta, quanto è il tempo in cuiebbe principio.

Nella Massoneria trovansi uniti Cat-tolici, Scismatici, Protestanti, Ebrei, Turchi,

Idolatri5, e d’ogn’altra Setta diffusa oristretta, nessun obbietto facendo ad essala diversità delle Religioni, poiché nessunopuò giungere[!] alla cognizione del finepropostosi dalla medesima; se con lungaserie di azioni non ha comprovato di nonavere veruna Religione, e di seguire la mas-sime tutte dell’Ateismo.

La primaria vista dell’Instituto Masson-

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Testo e note

La causa e gl’effetti4

4 Nella copia conservata presso il Museo Correr di Venezia qui di seguito al titolo è ripor-tata l’annotazione del Sig. March. d’Achedad[?] Armeno. 1798. che secondo il catalogatore starebbe adindicare il proprietario del libretto, non l’autore del testo. Oltre a rimanere a noi ignota l’identitàdel marchese, un ulteriore problema è posto dall’indicazione dell’anno 1798. Come discusso nellanota che segue subito sotto, il libello fa uso di fonti a stampa (il report dell’ambasciatore inglese inCina Lord Macarteney) pubblicate in inglese nel 1797 e poi tradotto in italiano nel 1799. Se la datadel 1798 fosse quella dell’acquisto del volumetto da parte del marchese, allora dobbiamo presumereche il testo fu pubblicato immediatamente dopo la pubblicazione del testo dell’ambasciatore e so-prattutto che l’anonimo autore conoscesse l’inglese, cosa non comunissima al tempo.5 Non vi è dubbio come per grandissima parte della Massoneria contemporanea la tolleranzareligiosa e dunque l’accettazione di candidati di fedi diverse sia un valore e una prassi irrinuncia-bili. Ciò valse solo in parte in passato e soprattutto per la prima metà dell’Ottocento in cui l’am-missione di non-crisitiani – in particolar modo degli degli ebrei, ad esempio – fu molto discussa ein spesso respinta. Sul tema del rapporto tra Massoneria ed Ebraismo vedi J. Katz, Jews and Freema-sons in Europe, 1723-1939, Cambridge, Harvard University Press, 1970 (edizione inglese dell’originaleebraico a cura di Leonard Oschry); A. Binni, “Massoneria ed ebraismo”, in La massoneria liberale, acura di Luigi Danesin, Roma, Atanòr, 2006, pp. 145-164. La situazione cambiò radicalmente nellametà del 1800 quando la Massoneria italiana, vivificata dell’afflato degli ideali risorgimentali, videal proprio interno un numero crescente di fratelli ebrei. Esiste a tal proposito una ricca bibliografia;mi limito qui a segnalare l’ottimo lavoro di L.E. Funaro, “Massoneria e minoranze religiose nel se-colo XIX”, in La massoneria a Livorno – Dal settecento alla Repubblica, Bologna, il Mulino, 2006, pp. 343-416. Sulla relazione tra Massoneria e religioni e per accenni all’Islam (buona parte delle cuiconfessioni vieta senza remore l’appartenenza dei fedeli all’istituzione), vedi J.A.F. Benimeli, “Mas-soneria e religioni”, in La massoneria liberale, cit., pp. 145-164 e J.M. Landau, “Muslim Opposition toFreemasonry”, in Die Welt des Islams, n.s. vol. 36, n. 2 (1996), pp. 186-203.

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ico, fu quella di estendersi in ogni parte delGlobo; la Storia della China di MilordMacarteney6, fa conoscere spinte le filoso-fiche Mas-[p.4]sime della Setta, fiino a quelremotissimo Impero.

Lo scopo Massonico, evidentementerisulta dai fatti suoi propri esserl’usurpazione delle Proprietà Pubbliche ePrivate del Mondo intero; scopo fin oraverificato soltanto in parte, con un tessutodi fine premeditazioni, di perfidie, e d’in-famie, tutte di nuovo conio; restando atemersi ulteriori effettuazioni, se gl’Ufficiincaricati di sopraveglianza continue-ranno in quella condotta indolente, odolosa tenuta in passato.

Senz’allungarmi colle molteplici divi-sioni, derivazioni, e denominazioni dei

Franchi Muratori, considerando la loroConfraternita mirare ad un generale as-sassinio, col distruggere Religione, Trono,Leggi, e buon costume, divido li suoi Indi-vidui in due sole Classi; una composta inquelli pervenuti alla veritiera cognizionedel suo progetto, impiegati instancabil-mente a verificarlo, e questi li chiamerògl’Attivi scientemente; l’altra composta diquelli che non giunsero mai [p. 5] a traspi-rare il grande Arcano del Secreto, ma cheper altro senza conoscerlo, adottando leFilosofiche Massime insinuate dai loro Su-periori, cooperano all’oggetto stesso, nonsospettando le conseguenze delle di-rezioni tenute dalli medesimi, e questi lichiamerò gl’Ingannati Attivi ignorante-mente7.

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6 Si tratta di Lord Macarteney (1737-1806), diplomatico che per volontà del re inglese Gior-gio III nel 1792 si recò in Cina insieme ad una folta delegazione per rafforzare i rapporti commer-ciali tra il suo paese e l’impero asiatico. Per maggiori informazioni si veda J.L. Cranmer-Byng, “LordMacartney’s Embassy to Peking in 1793,” in Journal of Oriental Studies, vol. 4, nn. 1-2 (1957–58), pp.117–187. A seguito di tale missione venne redatta una relazione edita e pubblicata a Londra nel 1797a cura di George Staunton con il titolo di An historical account of the embassy to the Emperor of China,undertaken by order of the King of Great Britain; including the manners and customs of the inhabitants; andpreceded by an account of the causes of the embassy and voyage to China. Abridged principally from the pa-pers of Earl Macartney, as compiled by Sir George Staunton […]. Pochi anni più tardi, tra il 1799 e il 1800,l’opera venne tradotta in italiano e stampata a cura di Giovacchino Pagani con il titolo di Viaggio nel-l’interno della Cina, e nella Tartaria fatto negli anni 1792, 1793, e 1794. Da Lord Macartney [...] Compilato dasir Giorgio Staunton [...] Prima traduzione italiana con figure e carte. Ciò costituisce un importante terminedi riferimento cronologico – post quem – per la datazione del testo qui in esame.7 La divisione degli aderenti alla Massoneria in due classi, quella degli ignari innocentie quella di quanti sono invece ben al corrente della natura criminogena delle logge, offre unagiustificazione a quanti, una volta abbandonata la loggia, si erano detti pentiti e disposti a of-frire la propria esperienza a favore della lotta contro la Massoneria. Un esempio fra i tanti fuquello del Barruel stesso (su cui vedi sotto n. 12) che nelle sue Mémoirs raccontò di essere statoiniziato non conoscendo in realtà la vera natura dell’istituzione massonica. Vedi Sacchi, Miti

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In conseguenza della diversità di questedue Classi, erano di due differenti sorti leSessioni Massoniche, quando si univano inLoggia. Trattavansi in quelle, ove li soli At-tivi scientemente trovavansi, della veritàdella cosa propostasi dall’Instituto; ed inquelle nelle quali pervenivano gl’Attivi i-gnorantemente, si faceva comparire laSetta per una Società dedicata al bene del-l’Umanità, ed appoggiata a principj di sanamorale; sapendo quei Capi sagaci, con unadissimulazione senza simile, apparire qualinon erano, e quali Protei prendendo tuttele forme, si mostravano or feroci, or man-sueti, or Atei, or Religiosi, ed or il Turbante,ed or la Croce sostenendo destramentepro-[p. 6]curavano d’incantare gli Aluni, etrascinarli nei principj erronei e rei dellostato di natura, che con poetiche illusionilo facevano credere l’età dell’oro.

Tutti quelli ch’entravano nella Settaerano obbligati di prestare un solenne giu-ramento, (giuramento grandemente fu-nesto) che li legava con molta tenacità alprotervo Instituto. Non deve sorprenderese degl’Atei cercassero premunirsi con deigiuramenti, conoscendo la forza di questivincoli in ogni Uomo, che Ateo non fosse.

Il Secreto che veniva allora affidato al-l’Aluno, non era quello veritiero che si cu-stodiva con grandi avvertenze, ma un’in-venzione stabilita dagl’attivi scientementeper sorprendere la credulità di quelli cheingannare volevano, per acquistare iltempo opportuno da sperimentarli, e perrintracciare poi nel numero di Essi, chiavesse pienamente dimostrato un carattereanalogo alle viste della Setta, nel di cui verosecreto li disponevano.

Le Massime insinuate, ed incul-[p.7]cateagli iscritti nella Setta furono Libertà,Eguaglianza, Fratellanza, perciò eranonelle Loggie tutti eguali, chiamandosi fraloro col seducente titolo di fratello, dimodo che il Franco Muratore Macellajo,chiamava col semplice titolo di Fratello S.A. R. il Duca d’Orleans, e così fra gl’indi-vidui dei differenti Ceti, che nella Loggia sitrovavano. Il terrore essendo uno dei prin-cipj statuiti dalla Setta, per rendere Schiavifedeli, ed obbedienti quelli che in Essa veni-vano ascritti, si faceva vedere agl’Alunitutti la Lista di quei stati fatti assassinaredall’Ordine Massonico, per avere volon-tariamente, o imprudentemente mancatoalle giurate promesse.

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della massoneria, cit., pp. 105-111. Già dal 1780, sicuramente in Italia e certamente anche in altripaesi europei, membri delle gerarchie ecclesiastiche avevano aderito alla Massoneria, non dirado ponendosi in posizioni di forte ambiguità. Per quanto concerne, ad esempio, la situazionedelle logge venete, si veda F. Gaeta, “Le logge massoniche venete dall’ideologia deista alla toller-anza pratica e teoretica (1738-1785)”, in Quaderni veneti, 6, (1987), pp. 130-147, il quale sotto-linea come l’adesione di ecclestiastici e cattolici alle logge massoniche venete modificò la naturatollerante e pluralistica di queste ultime di fatto impedendo l’accettazione di non-cattolici.

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Pervenuti li Franchi Muratori nel prin-cipiare del Secolo XVIII e forse anche primaad un numero grandioso, poterono a pocoa poco introdursi nei Gabinetti, nei Con-sigli, nei Dicasteri, negl’Ufficj Civili, e Cri-minali, nel Militare, nelle Università, nelleAccademie, nelle Pubbliche Scuole, ed inconseguen-[p.8]za nelle private Adunanze,necessari essendo questi Individui in tuttigl’indicati Uffici, e nelle Società, per faci-litare il corso delle novità, che introdurresi volevano, e per sostenere li sistemifilosofici che premeditavasi di promulgare.Venne ingiunto agl’Alunni ascritti nellaSetta, di prestarsi colla maggiore diligenzaa far entrare nella medesima la Gioventù diogni ceto di persone, vagheggiare special-mente dovendosi li Principi, e la primariaNobiltà, convenendo addormentaregli, el’altra sulla sponda del precipizio, onde vicadessero da se stessi.

Il Delitto essendo il perno sopra ilquale s’aggira il lavoro Massonico, li CapiAttivi scientemente scielgono[!] fra gli as-critti nella loro Società, quelli ch’abbon-danti incontrastabili prove diedero di maiinterrotta irreligione, giudiziosamentecalcolando essere l’irreligione il più breve,e sicuro sentiero che conduce al Delitto,ed i medesimi ammessi al veritiero se-creto, divenivano Attori del contemplato[p. 9] Assassinio entrando nella Classedegl’Attivi scientemente. Tutti gl’altri ser-vivano ad essi di Zimbello per trarre nellarete dissolutiva Regni, Governi, Leggi, ebuon costume.

Per verificare il progetto di sì empio Isti-tuto, conveniva trarre li Popoli dalla lorotranquillità, illuderli, ingannarli, infi-

ammarli, e ridurli Essi stessi gl’istromentidella loro propria rovina. Conobbero cheper muover li Popoli si doveva staccarlidalla fedeltà, dal rispetto, e dall’affetto alloro Principe. Conobbero non possibilequesto distacco finchè nella sua forza natu-rale esisteva la Religione. Conobbero esserela Religione il maggior sostegno del Trono,essendo l’indissolubile legame che tennesempre sinceramente attaccato il Sudditoal Sovrano, perciò rivolsero li loro studi allagrand’Opera di distruggere la Religione, pergiungere a rovesciare li Troni, e li Governi,annientare le costituzioni, le leggi, li metodiGovernativi, e tutti quei principij di con-suetudine, e di subordinazione corsi dallacreazione del [p. 10] Mondo fin dall’Epocafatale di quel Diabolico attentato, coll’es-plosione del quale si pose in Sede Governa-tiva pienamente smascherato l’OrdineMassonico, verificando con sangue e straggila contemplata derubazione delle altrui le-gittime Autorità, e delle pubbliche, e pri-vate sostanze.

Considerata la Stampa la via più sicuraper arrivare al punto propostosi, si comin-ciò a seminare l’infezione coll’Enciclopedia,immaginata a pretesto di dare un’idea ge-nerale delle cognizioni alle quali perven-nero gl’Uomini. Per riconoscere il veleno diquest’Opera, e le sue filosofiche distruttricitendenze, sarà bastante indicare che trat-tandosi sanamente un articolo, colle chia-mate ad incontro di altri, si veniva aritrattarlo ed annientarlo, per esempio unArticolo religiosamente trattato finiva colvedi Articolo Pregiudizio, vedi Articolo su-perstizione, vedi Articolo Fanatismo. In se-guito alcuni Compilatori della rea Turba,

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profussero un’infinità di [p. 11] SistemiFilosofici, che colpirono per la loro novità.Nello stuolo di quest’empi Scrittori si di-stinsero Voltaire, Mirabeau, Elvetico8, Con-dorcet, Raynal, e tant’altri, dei quali fatal-mente le Università abbondare fecerol’Europa. Nello stesso tempo pubblicaronsianche una quantià di Romanzi, di Poesie,Novellette ec. per porre in ridicolo la Scrit-tura Sacra, l’Evangelio, li Santi, le disciplinedella Chiesa, gl’Ecclesiastici, e per riscal-dare con laide rappresentanze (quantofacete altrettanto velenose) gl’appettitidella dissolutezza, importante Argomentoessendo per essi d’introdurre, e sostenereil mal costume rapido conduttore nelDelitto.

Il Marchese d’Argenson col suo SistemaPolitico9, il Marchese di Montesquieu colloSpirito delle Leggi, Gioan Giacomo col Con-tratto Sociale, Mirabeau col Sistema dellaNatura prepararono le mine desolanti l’U-manità colla distruzione delle Sovranità.

Alcune di queste sciagurate Ope-[p.12]re sovvertive li principj di Religione, edell’Armonia Sociale, vennero dai Satellitidella Setta diffuse in ogni parte, ed affinchègiungessero con facilità nelle mani di tutti,si vendevano in qualche luoco anche a

minor prezzo del costo, ed alcune si dona-vano, come pure e gl’estratti, ed i piccioliopuscoli si perdevan per le strade ma-liziosamente onde ritrovati fossero, e letti.Le Opere poi degl’Uomini di Sane Massime,che sortivano in confutazione delle altre,oltr’essere perseguitate dai medesimi colridicolo, e col porre in dubbio la Veritàsopra la quale erano appoggiate, col denarodella Cassa d’ogni Loggia si proccuravacomprarne un gran numero, che venivanoabbracciate, col fino oggetto, che non si dif-fondessero, e che l’universale istruito nonne restasse.

Le filosofiche perniciose produzionidovevano necessariamente incontrare ilpiù fortunato incontro, essendo favoritedai Confratelli della Setta nelle Corti,negl’Ufficij, e nelle Università, l’autoritàdei quali decideva di un’Opera.

[p. 13] Dei saggi avveduti Ecclesiasticiconoscendo le perfidie che si nasconde-vano in quelle stampe, ne fecero ai respet-tivi loro Governi, replicate rimostranze,pronosticando le gravissime conseguenzeche derivate sarebbero lasciandole incorso, ma inutili riuscirono le loro pene asalvezza del Governo, della Religione, e del-l’Umanità. Quei Ministri, e quest’Ufficj,

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8 Vale a dire Claude-Adrien Hélvetius (1715-1771), pensatore e filosofo francese. Vedi D.Wootton, “Helvétius: From Radical Enlightenment to Revolution”, Political Theory, vol. 28, n. 3 (2000),pp. 307-336.9 Il riferimento è molto probabilmente alle Considérations sur le gouvernement ancien et présentde la France scritte nel 1764 da René-Louis de Voyer de Paulmy, marchese d’Argenson (1694–1757),molto apprezzate da Jean-Jacques Rousseau nel suo Contratto sociale. Vedi F. Venturi, Settecento ri-formatore – I Da Muratori a Beccaria, Einaudi, Torino, 1998, pp. 5 e 453-455.

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presso i quali s’addrizzarono li benemeritisopradetti Ecclesiastici, ben lungi di farerisultare le loro rappresentanze utili al verointeresse del Principe, le fecero conside-rare nocive all’Erario, arenandosi, se siseguissero tali suggerimenti, il Commerciodella stampa, di modo che occultandogl’effetti ch’apportare dovevano, non si la-sciò conoscere che da una fonte pregna dimaterie conbustibili sortire doveva unfuoco, ch’avrebbe distrutto la Religione,l’Erario, e lo Stato.

Nel fratempo che li sistemi filosofici, etutte le altre stampe ad essi conducenti perindirette vie, andavano disponendo lePopolazioni a [p. 14] desiderj di novità,colle insinuazioni degl’Individui Massonicinei Gabinetti, nei Consigli ec. si trasserocolla Santa Sede, in regolazioni Ecclesia-stiche, e ad un’occulta Guerra al Sacer-dozio, strascinandole in simili determi-nazioni col falso calcolo d’interesse distato, dando ad intendere che convenivatener basso il Clero, e ridurre i Ministri del-l’Altare in minor numero, ed alla semplic-ità dei primi secoli della Chiesa. Nel puntostesso ch’emergevano le vertenze fattemaliziosamente insorgere, colla mascheradi suddito zelo sortire si fecero degl’An-nonimi scritti in giustificazione di quantosi aveva voluto, ed era stato fatto, in con-seguenza riuscivano in sommo aggraviodella Chiesa e dei ministri dell’Altare. Ri-trassero gl’empi sommo avanzamentonelle Diaboliche loro viste dagl’avveni-menti seguiti per opera loro in talipropositi, facendoli giocare all’effettomedesimo con mezzi un’all’altro[!] opposti.Colla parte di Popolazione di vacillante [p.

15] credenza si valsero del mezzo di farecomparire la Corte di Roma, e gl’Ecclesia-stici nel modo appunto che vengono daiscellerati dipinti, cioè furbi, impostori, fa-natici detestabili, o menti pregiudicate; (leinvettive, e gl’odj di costoro formano ilmaggior elogio degli altri.) E con quellaparte che ferma riconoscevano nelle mas-sime della Santa Religione, apparire face-vano le direzioni del Governo tendenti asottrarsi dall’obbedienza della Chiesa, ed acadere in uno Scisma per sole viste d’unsordido mal inteso interesse. Di modo cheuna parte della Popolazione staccata dallaReligione, e da tutte le pratiche di Cristianapietà, e l’altra fatta entrare nella credenzache il suo Principe per le regolazioni an-tedette fosse ingiusto, irreligioso, e siveniva a preparare l’animo di tutta lamassa del popolo ad adottare quei principjdi riscaldo in aggravio della Sovranità, daiquali nascere dovevano le Rivoluzioni, collaforza di maligne insinuazioni, tantoriguardo ai disordini presenti, quanto illu-dendo [p. 16] ed infiammando colle im-magini di grandiosi beni futuri secambiamento di Governo seguisse.

Riconosciuto avendo l’Instituto Mas-sonico essere di assoluto impedimento allaverificazione delle sue mire la Inquisizione,e la Religione dei Gesuiti travagliò inces-santemente a distruggere l’una e l’altra, ciòche facile era ad esso, col mezzo de’ suoi in-dividui nei Pubblici Uffici. Riuscì ad illan-guidire nel principio la prima a forzad’inganni, e di calunnie; facendo appariredegl’infantati disordini che ne succede-vano, ed in seguito pervenne ad estinguerlainteramente. Si rovesciò sopra li Gesuiti la

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massima della Setta, e li stessi Massonicipremeditati delitti, ma la fermezza, el’avvedutezza del Pontefice Rezzonico10, ri-conosciuta la falsità delle imputazioni fattealla Compagnia di Gesù, e quanto detta So-cietà era utile alla Chiesa, ed al trono lasostenne sua vita durante, rendendo vanele infinite insidie tese contro di Essa. Con-tinuati però gl’artificj, le seduzioni, nonche fatto giuoca-[p. 17]re efficacementel’articolo dell’interesse, sorpresa la de-bolezza del Pontefice Ganganelli11, si ot-tenne la loro sopressione, per cui mancata

l’educazione dei popoli, tale quale tacevasida quei buoni Religiosi con tanto avvan-taggio dello Stato, il torrente Massoniconon avendo più argine inondò il Mondo in-tero. Sopra quest’argomento che non è dimia appartenenza, oltre molti scrittori disane massime, ne parlarono recentementeil mai abbastanza lodato Abbé Baruel12, el’Abbé Proyart nella sua opera intitolataLouis XVI detroné avant d’être Roi13.

Avanzati li Massonici nel suo Infernalelavoro coll’avere introdotti li suoi seguacinei Pubblici Uffici, colla forza della stampa,

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10 Carlo della Torre di Rezzonico (1693-1769), ossia Papa Clemente XIII (1758-1769), coin-volto nella disputa circa la possibile abolizione dell’ordine dei Gesuiti come promosso dagli ambi-enti dell’Illuminismo francese. Su questo si veda F. Venturi, “Church and Reform in EnlightenmentItaly: The Sixties of the Eighteenth Century”, in The Journal of Modern History, vol. 48, n. 2 (1976), pp.215-232.11 Gian Vincenzo Antonio Lorenzo Ganganelli (1705 –1774), ossia Papa Clemente XIV (1769-1774). Si veda H.M. Scott, “Religion and Realpolitik: The Due De Choiseul, the Bourbon Family Com-pact, and the Attack on the Society of Jesus, 1758-1775”, in The International History Review, vol. 25,n. 1 (2003), pp. 37-62.12 Sacerdote gesuita, pubblicista e intellettuale francese, Augustin Barruel (1741-1820) è piùcomunemente noto per la sua denuncia nei confronti della setta degli Illuminati e del movimentogiacobino contro cui ebbe modo di scagliarsi in svariati scritti polemici. L’opera a cui l’anonimoautore fa riferimento sono – considerando il “recentemente” di cui sopra – le celeberrime Mémoirespour servir à l’histoire du Jacobinisme date alle stampe nel 1797. L’opera conobbe grande diffusione esuccesso tanto da esser tradotta oltre che in tedesco, portoghese, spagnolo e russo anche in italianonel 1802. È a Barruel che si deve la formulazione della famigerata idea del complotto massonico ri-voluzionario-giacobino. Su questo si veda Pruneti, La sinagoga di Satana, cit., pp. 38-44 e A. Hofman,“Opinion, Illusion, and the Illusion of Opinion: Barruel’s Theory of Conspiracy”, in Eighteenth-Cen-tury Studies, vol. 27, n. 1 (1993), pp. 27-60.13 Liévin-Bonaventure Proyart (1743-1808), abate francese, scrittore e pensatore conserva-tore, anti-rivoluzionario e anti-massone, autore di una nutrita lista di opere polemiche contro imovimenti giacobino, rivoluzionario e la massoneria, tra cui si annovera la sopraccitata Louis XVIdétrôné avant d’être roi, ou Tableau des causes nécessitantes de la Révolution française et de l’ébranlementde tous les trônes ; faisant partie intégrante d’une Vie de Louis XVI qui suivra, pubblicata nel 1800.

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coll’avere infettate le Università, coll’averestrascinati li Governi in determinazioninuove, nella delicata materia di Religione,e coll’avere estinto Inquisizione e Gesuiti,intraprendere dovevano l’ultima impor-tantissima operazione, cioè la vocale eparziale seduzione dei sudditi per trarli aribellione. Ma le Leg-[p. 18]gi Criminali e-sistenti in vigore non lasciavano aditolibero di agire ai feroci Assassini dell’u-manità. Quantunque nei Pubblici uffici vifossero dei loro individui, non erano forsetutti di soli Franchi Muratori composti, onon si aveva ancora il coraggio di opporsimanifestamente a quanto prescrivevano leleggi volute in attività dalla PotestàSovrana. Si tolsero anche questo obbiettocol fare sortire il libro Dei Delitti e delle Pene,che porta il nome di Beccheria, abbenchéEgli non sia stato che il compilatore di pen-sieri e idee raccolte in una privata Societàdi Franchi Muratori, nella quale più d’ognialtro figurava certo V...14 Colla scorta diquesto libro si ha saputo condurre eSovrani, e Governi in quell’infaustaclemenza, per cui restò annientata lapenna[!] di morte, ed ogni severità di cas-

tigo, col filosofico principio che la penanon estirpa il delitto, tacere si fece il sensocomune, che insegna apportare la Pena mi-norazione di Delitti, come l’impunità unsommo riguardevole aumento.

[p. 19] Il nuovo Sistema Criminale che ilMassonismo trasfuse nei Pubblici Uffici, in-coraggì[!] gl’Agenti della Setta ad in-traprendere arditamente, impudente-mente la seduzione dei popoli, alienandolidall’affetto al loro Principe, coll’esagerare ligravi disordini del Governo, riscaldandolicolle illusorie imagini dei Beni che ritrar-rebbero governandosi da se stessi, ed af-fascinando le menti degl’ambiziosi, edegl’avvidi con idee chimeriche; e qual Or-agano che velocemente tutto spianta, erovescia si venne ad annientare quanto intanti secoli la ragione, la Giustizia, e la Re-ligione avevano stabilito per la felicità dellePopolazioni. Tutto a nuovi sistemiriducendo, cambiare si fecero le antichemassime, non che i costumi, colla maleficaprevvidenza di fare educare la Gioventù neiprincipj della funesta moderna filosofia.Quindi non si riguardò più l’utile insepara-bile dall’onesto per renderlo certo ed assi-

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14 Potrebbe riferirsi a Pietro Verri (1728-1797), autore peraltro delle Osservazioni sulla torturache influenzarono il pensiero del Beccaria, al quale venne attribuito la prima edizione anonima diDei delitti e delle pene. Non si può escludere, anche se la prima ipotesi pare più probabile, che l’au-tore faccia riferimento, invece, a Voltaire, autore di un’opera di commento agli scritti del Beccaria,intitolati Commentaire sur le traité des délits et des peines, 1766. Su Beccaria e l’argomento della ri-forma del sistema delle pene nel ‘700 esiste una ricchissima bibliografia. Mi limito qui ad indicareil contributo di Elio Monachesi, “Pioneers in Criminology. IX. Cesare Beccaria (1738-1794)”, in TheJournal of Criminal Law, Criminology, and Police Science, vol. 46, n. 4 (1955), pp. 439-449.

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curato, e per non cadere nel caso di perderecol mal acqui- stato, an-[p. 20]che il proprio;non più si considerò la Prudenza insepara-bile dalla Giustizia, per conservarsi la stima,e la fiducia universale; non più pervenirealla gloria coll’essere effettivamente taliquali si desidera d’essere creduti, non piùnecessaria la Religione per guida delle pro-prie azioni, onde esempio ne ritragganogl’altri, ma essere utile quel che solo ap-porta avvantaggio, senza aversi riguardi aimezzi che s’impiegano per ottenerlo, néalle conseguenze che derivare devon valen-dosi degl’inganni, e delle frodi per verifi-carlo. Riguardarei prudente quello chenasconde le sue intenzioni, onde condurleal divisato effetto senza ostacoli, procu-rando occultare li mezzi ributanti impiegatia riu- scita dell’intraprese mire. Pervenirealla gloria con azioni strepitose, qualunquesia il sentiero che seguire di debba pergiungervi. E la guida delle azioni degl’uo-mini si asserì non derivare da superstiziosiprincipj di Religione, ma dalle MassimeFilosofiche seguendo li diritti di natura. Cosìsi andò a formare il cuore e la mente [p. 21]di quella Gioventù che coll’andare degl’annipervenuta negli uffici Governativi adottarefece una nuova Politica, da cui in parte de-rivarono alle Sovranità, in presente non es-istenti, gl’infortunj sofferti.

La classe degl’Ingannatori Attivi igno-rantemente è non v’ha dubbio, molto piùnumerosa dell’altra, perciò un maggior nu-mero di questi trovansi nei Pubblici Uffici,però sempre diretti, e condotti dagl’Attiviscientemente. Quantunque questi Ingan-nati non sieno mai pervenuti alla co-gnizione delle mire inique della Setta, edintimamente per proprio sentimento inca-

paci sieno d’azioni contrarie al dovere, e al-l’onore; null’ostante la forza dei prestatigiuramenti, la lista degl’assassinati per Or-dine Massonico e la destrezza degl’Attiviscientemente nel farli agire separatamentein materie diverse; senza potere traspirare,o sospettare le tendenze delle direzioni chegli si fecero seguire, li resero Agenti assaiperniciosi alla Religione ed alla Sovranità.Benchè tutti li Franchi Muratori non sienodello stesso reo calibro tutti però devonopre-[p. 22]starsi al preteso bene dell’uman-ità, coi principj della Libertà e del-l’Eguaglianza, che i fatti seguiti riconoscereli fecero conduttori ai Latrocini, ed agl’ec-cessi sperimentati. In conseguenza ambe leClassi concordi furono, a procurare unlibero corso ai libri nocivi, a diffonderli, esostenerli, patrocinando li stampatori con-fratelli che li producono, e che li spacciano,ad insinuare massime nuove ai loro respet-tivi Governi, a procurare d’introdurre neiPubblici Uffici gl’Individui della Setta, la-sciando languire gl’onesti, e perseguitandoquelli che inimici di Essa si dimostrarono,ad incoraggiare il delitto, non castigandoper umanità il delinquente, a condurregl’affari interni ad irritamento delle Popo-lazioni, e gl’esterni in modo di porre re-spettivamente in diffidenza un Gabinettodell’altro, onde concordia non regnasse, edistratti venissero li Sovrani dalle impor-tantissime riflessioni delle circostanze pre-senti, per impedire le conseguenzelontane, che metafisica moderna Politicafece sos-[p. 23]pettare ch’arrivarepotessero ma sostanzialmente per im-pedire la cognizione del sommo pericolo,nel quale li Principj si trovavano, e per al-lontanarli da quelle risoluzioni a salvezza

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della propria vita, e della propri Autorità,che necessariamente li avrebbero portati adeterminazioni analoghe ai tempi ed allecombinazioni nelle quali erano.

A comprovazione ch’erano infettati diMassonismo li Pubblici Ufficj, debbo fare ri-conoscere che informati erano li Sovranidelle intenzioni della Setta a loro discapito,e che dietro le cognizioni delle ree miredelle medesima, varj Governi, (sen.za[!] ot-tenerne verun imaginabile effetto) ordi-narono con robuste Decretazioni, edInquisizioni di estirparla interamente.

Per fatto Pubblico la Setta incominciòad essere sospetta nel 1735. Nel 1745 fuPubblicato in Amsterdam, o altrove sotto

quella data un libro col titolo. L’Ordre des Francs-Maçons trahis & le Secret

des Mopses revelé.Nel 1747. dallo stesso Autore15 pu-[p.

24]re colla data di Amsterdam fu pubbli-cato un secondo libro col titolo:

Les Franc Maçons EcrasésSuite du livre intitulé l’Ordredes Francs-Maçons trahis,traduit du latin16.Affine che la malizia Massonica non

tenti di far passare questi due libri stam-pati recentemente con un’antidata, micredo in dovere di avvertire, ch’ambi due sitrovano epilogati nel Dizionario Pivati nelTomo VI dalla pagina 885. alla pagina 92917.

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15 Si tratterebbe dell’abbé Larudan – nome fittizio (in realtà mero anagramma), sotto il qualesi celava l’identità di Henri-Charles Arnauld de Pomponne (1669-1756), terzogenito del ministro pergli affari esteri della corte di Parigi, tale Simone Arnauld de Pomponne, ed egli stesso, tra gli altriincarichi ricoperti in vita, ambasciatore di Francia a Venezia. Su Larudan/de Pomponne si vedaDictionnaire universel de la franc-maçonnerie, sous la direction de D. Ligou, Presses Universitaires deFrance, Parigi, 1974 (riedita nel 2006), p. 959. È molto più probabile che in realtà l’opera sia statascritta da Giovanni Gualtiero Bottarelli, monaco benedettino; si veda a tal proposito Carlo Fran-covich, Storia della massoneria in Italia dalle origini alla rivoluzione francese, Firenze, La Nuova Italia,1974, p. 62, Pruneti, La sinagoga di Satana, cit., p. 36 e A.A. Mola, Storia della massoneria italiana – Dalleorigini ai nostri giorni, Milano, Bompiani, 1992-2008, p. 49. È in quest’opera che si attesta uno deiprimi riferimenti ad Oliver Cromwell quale vero fondatore e ideatore della Massoneria quale stru-mento di dominio e conquista politica repubblicani. Per maggiori informazioni si veda Margaret C.Jacob, Massoneria illuminata – Politica e cultura nell’Europa del Settecento, Torino, Einaudi, 1995, 37-41[traduzione dell’originale inglese, Living the Enlightenment – Freemasonry and Politics in Eighteenth-Century Europe, Oxford, Oxford University Press, 1991, a cura di Piero Arlorio] e su Larudan/de Pom-ponne, Dictionnaire universel de la franc-maçonnerie, sous la direction de D. Ligou, PressesUniversitaires de France, Parigi, 1974 (riedita nel 2006), p. 959. 16 Entrambi i testi possono esser consultati on-line presso il sito di Google books[http://books.google.com/]. 17 Si tratta del Dizionario scientifico e curioso sacro-profano edito in dieci volumi da Gian-francesco Pivati tra il 1746 e il 1751. Su Pivati e l’enciclopedismo italiano si veda S. Garofalo, L’enci-clopedismo italiano – Gianfrancesco Pivati, Ravenna, Longo, 1980.

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Giudico opportuno di qui riportare al-cuni Paragrafi che si trovano nel secondodei due accennati libri.

[p. 25] ORIGINALE

Nella Prefazione a carte VIII18

Violà Messieurs les Franc Maçons ce quevous pouvez dire de plus propre a[à] donner lechange au Public. Mais par un sort fatal vousavez a faire a un homme qui connoit a fond vossouplesses & vos ruses, qui perce a travers lamerveilleuse dissimulation de votre conduite,qui comprend dans toute leur etendu les senscachés sous vos subtiles & nombreuses allego-ries...

TRADUZIONE

Ecco Signori Franchi Muratori ciò chepotrete dire al Pubblico. Ma per un destinoa voi fatale, avete da fare con un uomo checonosce a fondo le vostre attività, e levostre furberie, che penetra a traversodella vostra portentosa dissimulazione, edelle vostra condotta, che comprende intutta la sia estensione li sen-[p. 26]sinascosti sotto le vostre firme e moltipliciallegorie.

A carte IX

Fasse le Ciel, qu’apres avoir été ainsi forcés,comme Protee, vous l’imitè, non en vous preci-pitant dans la Mer, mais en abolissant votreOrdre, en renonçant a vos chimeriques & gigan-tesques projets, & que a l’avenir il ne soit plusparlé de votre Societé ni en bien, ni en mal.Après ce voeu que je fais du fond de man[!]coeur pour l’avvantage de genre humain, jevais......

Faccia il Cielo, che dopo essere statiforzati in tal modo, come Proteo, voi loimitaste, non già col precipitarvi nel mare,ma abolendo il vostro Ordine, e rinun-ciando alli vostri chimerici, e giganteschiprogetti, e che all’avvenire non sia più par-lato della vostra Società, nè in bene, nè inmale. Dopo questo voto ch’io fo col piùprofondo del mio cuore per l’avvantaggiodel genere umano, io vado......

[p. 27] A carte 5.

En un mot, il falloit un Cromvvel[!] pour yreussir, un genie aussi vaste que le sien, pauvoitseul embrasser un projet de cette importance, &perpetuer les moyens de le soutenir jusque al’execution surprenante qui etonant l’universpar la plus terrible des metamorphoses, eut

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18 Nei brani in francese che seguono si registrano numerosissime discrepanze di carattere or-tografico, in particolare l’omissione di accenti e cediglie. Come per il resto del testo italiano, anchequi per facilitare la lettura si è deciso non segnalarle se non nei casi più eclatanti o di possibile du-plice significato.

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enfin satisfait dans le tombeau cette Ombre am-bitieuse, sans le coup imprevu qui la traversantaujour d’hui, fera peut etre ouvrir les jeux surl’orage qui se grossit chaque jour, & reveillerades Puissanses endormie au bord du precepices.Au reste qu’on ne se imagine pas que la singu-larité du caractere de cet Ennemi de Rois mefasse.....

In una parola non vi[!] voleva che unCromvello per riuscirvi, e solamente ungenio sì vasto quant’era quello, poteva ab-bracciare un progetto di quest’importanza;perpetuando li mezzi di sostenerlo fin allasua sorprendente esecuzione, che dovevasbalordire l’Universo, colla più terribiledelle Metamorfosi, on-[p. 28]de quell’om-bra ambiziosa[!] restasse finalmente sod-disfatta nella tomba, se il colpo improvvisoch’oggi le porta impedimento, non facesseforse aprire gl’occhi, e vedere il turbinech’ogni giorno grandisse[!], e svegliare nonfacesse delle Potenze addormentate sul-l’orlo del precipizio. Del resto non sis’imagini[!] che la singolarità del caratteredi questo inimico dei Re, mi faccia…

A carte 9.10

Ici le lecteur attend sans doute avec impa-cience l’explication de cetto Doctrine, il me de-mande deja quelle Science assez subtile, & assezprofonde, quel art ch’armante & inconsevable apu rassembler dans una mêmê Secte les parti-sans d’une infinité d’autres, & devenir le lien mi-raculeux & universel qui le reunies toutes sansprejudice d’aucune, en voici les points princi-paux l’Egalité, & la Liberté.....

Qui il lettore, non vi ha dubbio, con im-pazienza attende la spiegazione di questaDottrina; Egli già mi [p. 29] ricerca qualScienza così sotile, e così profonda, qualarte lusinghiera, ed inconcepibile ha po-tuto unire insieme nella stessa Setta li par-tigiani d’una infinità d’altre, e riunirsi tuttisenza verun rispettivo pregiudizio, conquel legame miracoloso e generale. Ecconeli punti principali l’Eguaglianza, e la Lib-ertà……

A carte 16.

La Politique a trouvé a propor d’introduired’abord cette liberté, & cette Egalité parmi lesfreres, de l’y fomenter, de l’y perpetuer sans’in-terruption[!] jusqu’a ce que la Societé suffissa-ment affermie puisse enfin rassembler sous sesdrapeaux l’Universe entier.....

La Politica trovò a proposito d’intro-durre questa Libertà, e questa Eguaglianzafra li Confratelli, di fomentarla, di perpe-trarla senza interruzione, fin’a che la Soci-età abbastanza assodata, potesse finalmen-te riunire sotto le sue insegnie l’universo in-tero.

[p. 30] A carte 93.

Plaise au Ciel que ce livre ne soit pas pour lePrinces, & pour le Monde un aussi bon Prophetque l’a été pour l’Angleterre le livre.....

Piaccia al Cielo che questo libro non siaper li Principi, e per il Mondo, un sì buonprofeta, come lo fu per l’Inghilterra illibro....

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Dagli’accennati Paragrafi chiaramentesi riconosce che nell’Epoca in cui scrissel’Autore, era la Setta scoperta, e decisa-mente manifeste le sue tendenze a dannodella Sovranità, e del genere umano.

Passeremo ora a riscontrare i tempi neiquali alcuni Governi emanarono le loroSovrane Risoluzioni contra la MassonicaSetta, ordinando le opportune Inquisizioniper giungere ad estirparla

Nel 1735. In Olanda.Nel 1737. In Gand.Nel 1737. In Manheim.Nel 1738. In Roma dal Sommo [p. 31]

Pontefice Clemente XII. colla Bolla in data26. Aprile 1738. che incomincia in Eminenti.

Nel 1743. In Vienna.Nel 1748. In Costantinopoli.Nel 1751. In Roma nuovamente dal Pon-

tefice Benedetto XIV. colla Bolla 18. Maggio1751. che incomincia Providas RomanorumPontificum.

Nel 1751. In SpagnaNel 1751. In NapoliNel 1748. e 1785. in Monaco. quel Pio, ed

umano Sovrano avendo ritrovate nella sor-presa loggia delle carte interessanti leSovranità tutte, si diede il pensiero d’infor-mare le Corti Europee di quanto era per-venuto a sua cognizione, in riguardodell’Instituto Massonico.

Nel 1785. In Venezia venne scoperta laLoggia dei Franchi Muratori, ove si trovò laLista degl’Individui che la componevano. IlTribunale degl’Inquisitori di Stato al quale

apparteneva la materia, condotto (cometutte le altre Sovranità) dalle stesse insinu-azioni, dalle stesse illusioni, dalle stessemassi-[p. 32]me, e dalle solite false risul-tanze, non solo non diede verun esempioimponente, ma si limitò al solo esilio delNapoletano Michele Sessa, dell’AugustanoCarlo Konic, e del Maestro di linguafrancese nel Collegi Militare di Verona Mr.Jovre, lasciando in Venezia impuni, ed e-sercenti li loro riguardevolissimi ufficj,quelli che risultarono dalla Lista antedettaFranchi Muratori in gradi superiori. E perverità dopo seguita la Rivoluzione in Fran-cia, dopo che i Giornali di Parigi manife-starono che il Secreto della Setta era sve-lato, e che conoscevasi dove mirava la Li-bertà e l’Eguaglianza, ogn’uno potrebbepresumere con ragione derivata la dis-grazia Veneta dall’avere lasciati nel Senatoquesti individui, che pel piccolo loro nu-mero era ben facile d’escomiarli; maquand’anche per dovere d’ufficio allora, oin seguito si avesse avuta questa prudentee necessaria avvertenza si sarebbe forsesottratta la Repubblica dall’avvenimentosopraggiuntole? Chi impar-[p. 33]zial-mente vorrà riflettere alle circostanze, edai fattii succeduti, con molta facilità resteràconvinto, che se il Senato fosse stato tuttocomposto di Demosteni, e di Soloni, nonpoteva mai far sfuggire alla Veneta Sovran-ità quanto una Setta prepotente disorga-nizzando la Politica Europea, annientandola Religione, il buon costume, e l’ONORE19,

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19 Così nel testo.

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fece arrivare alla Francia, al Belgio, all’Ol-landa, a molte sovranità della Germania,alla Lombardia Austriaca, al Modenese, allostato della Chiesa, alla Svizzera, a Malta, aGenova, al Re di Sardegna, al Re di Napoli,al Gran Duca di Toscana, ed all’Egitto20.

Nel 1789. In Napoli nuovamente.Nel 1790. Rinnovaronsi in Roma le in-

quisizioni per lumi ritratti dal processoCagliostro21

Nel 1790. In Nizza.Nel 1790. In Augusta.

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20 Non è chiaro perché l’autore si soffermi così lungamente su Venezia e offra, al contrario,solo indicazioni sommarie circa altri luoghi italiani ed europei in cui la Massoneria venne perse-guitata. Come già anticipato nella parte introduttiva di cui sopra, si potrebbe pensare che l’ano-nimo abbia conosciuto più da vicino quanto avveniva nella città del Serenissimo governo, magariperché in essa residente, financo solo temporaneamente, o perché in contatto con individui colàresidenti. Per quanto non fattore dirimente la questione, è da considerare che delle sei copie oggiesistenti ben tre si trovano proprio nella capitale dell’ex Repubblica dei Dogi. Per maggiori infor-mazioni si veda Francovich, Storia della massoneria, cit., pp. 71-77 e 138. Sulla Massoneria a Veneziaesiste una bibliografia generosa, anche se molti dei contributi, in special modo quelli più recenti,si limitano a riportare e riformulare quanto già ben individuato in passato. In tal senso gli studi dimaggior rilievo sono quelli di R. Gallo, “La Libera Muratoria a Venezia nel ‘700” in Archivio Veneto,LX-XI, (1957); F. Trentafonte, “Giurisdizionalismo, Illuminismo e Massoneria nel tramonto dellaRepubblica Veneta”, in Deputazione di Storia Patria per le Venezie, 1984 e R. Targhetta, La massoneriaveneta dalle origini alla chiusura delle logge (1729-1785), Udine, Del Bianco, 1988, dai quali hanno in variomodo attinto E. Guidorizzi, “Massoneria, Carboneria, Risorgimento fra Daniele Manin e NiccolòTommaseo”, in Quaderni Veneti, nn. 31-32 (2000), pp. 29-33; P. Del Negro, “Carlo Goldoni and Vene-tian Freemasonry”, in Italica, vol. 80, n. 2 (2003), pp. 166-174, poi comparso in lingua italiana sottoil titolo di “Carlo Goldoni massone?”, in Chioggia: rivista di studi e ricerche, n. 30 (2007), pp. 7-16; A.M. Cadel, Venezia e la massoneria nel ‘700, Venezia, Centro internazionale della grafica, 1995; L. Urban,La massoneria da Goldoni a Casanova, Venezia, Centro internazionale della grafica, 2003; N. Agostinetti,Massoneria e società segrete nel Veneto del sette-ottocento, Padova, Edizioni del Lombardo Veneto, 2004e a cura di L. Danesin, Massoneria e illuminismo a Venezia – Carlo Goldoni e le Donne curiose, Atanòr,Roma, 2008. Di particolare interesse sono gli ottimi studi di F. Barbierato, “La bottega del cappel-laio: libri proibiti, libertinismo e suggestioni massoniche nel ‘700 veneto”, in Studi veneziani, n.s.XLIV, 2002, pp. 327-366 e A. Bernardello, “Massoni, democratici, giacobini? La confederazione feu-dale di Hannover (1772-1800)” in Studi veneziani, n.s. LIV, 2007, pp. 169-215 nei quali vengono messiin evidenza importanti legami tra il partito riformatore veneziano – in buona parte poi filo-francese– la Massoneria e i filoni del pensiero religioso giansenista e indipendente. 21 Ossia Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Balsamo, dettoCagliostro, senza dubbio una delle figure più affascinanti e al contempo controverse sia in ambitolatomistico che profano. La vicenda giudiziaria nei confronti di Cagliostro accusato di una pletoradi crimini tra cui si include la magia e soprattutto l’eresia, si concluse con la sua carcerazione nel1791. Morì nel 1795 a causa delle estreme condizioni sofferte durante la detenzione presso le carceri

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Malgrado le cognizioni dei Governi cheli portarono alle indicate determinazioni,e malgrado le instituite Inquisizioni per es-tirpare la Setta, avendo la medesima conti-[p. 34]nuato il suo lavoro con tanta efficaciache giunse a verificare in parte il fine pro-postosi, ogni uomo di mezzano intendi-mento comprenderà facilmente ch’unaCongiura scoperta contra il Trono, e laChiesa, non poteva mai più essere nociva,né pervenire a verificare il suo progettosenza la collusione degl’Ufficj incaricati divegliare per discioglierla, che la lasciaronotranquillamente agire, e conviene dirlo,senza che fossero gl’Ufficj stessi d’intelli-genza per fare sbalzare dal Trono il proprioSovrano.

Potrebbe taluno desumere che le co-gnizioni pervenute ai Governi delle inten-zioni della Setta, derivassero dalla vigilanzaappunto di chi pressiedeva nei Pubblici Uf-fici, perciò non posso fare a meno d’indi-care che il merito delle fatte scoperte fututto della Corte di Roma, col mezzo deisuoi Nunzj Apostolici, o con quello di altrefigure Ecclesiastiche, e specialmente deiGesuiti finchè esisterono.

Le Rivoluzioni accadute furono tutte dalMassonismo condotte col-[p. 35]li stessimezzi, cioè coi pestiferi principi della Li-bertà e dell’Eguaglianza. Niuna differenzaapportando la varietà del Clima, del suolo,

dei costumi, delle costituzioni, e delle leggi.Con eguali forme si trassero sempre allestessa dissoluzione li Governi Monarchici,e Ministri, e le Repubbliche, infiammandocol medesimo fanatismo Cattolici, Prote-stanti, e Musulmani.

Alcuni di quei Principi strascinati dailoro Maestri nella Setta, ed inebriati daimoderni Filosofici Sistemi, ch’erano chia-mati dai confratelli Commediante, Avvo-cato, Macellajo, Fabro, Birajo ec.coll’amoroso titolo di fratello, vennero daimedesimi fraternamente e filosoficamenteassassinati, o almeno deposti, ed obbligatiad abbandonare le Scettro, ed andare ram-inghi senza sussistenza. Parimenti moltis-simi Individui della Setta furono massacrati,o temendosi il loro ravvedimento, o volen-dosi in tal modo minorare il numero deipretendenti alla ripartizione dei furticommessi, che sostanzialmente resta-[p.36]rono nelle mani delli Capi Direttoril’azienda Politica, e Militare della Setta,finchè non riusciva ad’altri di fare truci-dare, o sbalzare dal loro posto quelli che inAutorità si trovavano per rimpiazzarli.

Giunta la Massoneria a stabilirsi in SedeImperante assumendo un Dispotico Go-verno, che denominò Democratico, spie-gando in Esso le Massime, gl’amblemi, e leallegorie della Setta, spinse la Armate Mas-soniche nei luoghi rivoluzionari per scac-

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papaline di San Leo, oggi in provincia di Rimini. A lui si deve la creazione della Massoneria di RitoEgizio. Sulla figura di Cagliostro rinvio al recente volume di P. Faulks e R.L.D. Cooper, Cagliostro – Ilmago massone – Vita e morte del conte di Cagliostro e il suo Rito Egizio, Roma, Edizioni Mediterranee,2011 (edizioni italiana dell’originale inglese The Masonic Magician, Londra, Watkins Publishing, 2008).

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ciarne li legittimi Sovrani, e per premiarele Popolazioni, che li facilitarono l’ingresso,collo spoglio generale delle loro sostanze.

Sicchè la Democrazia non fu, e non èche la Sede imperante dell’Instituto Mas-sonico. Se la Democrazia fu un Governoladro, rubate avendo le Proprietà del legit-timo Sovrano, e le sostanze delle traditepopolazioni, ne deriva che lo scopo mas-sonico mirando alla Democrazia, mirava al-l’usurpo delle altrui Autorità, ed alladerubazione delle sostanze pubbliche, eprivate dell’Universo intero.

[p. 37] A riscontro dell’infezione delleUniversità, sarà bastante rammemorare lacondotta delle Università di Lovanio, d’In-golstad, ec. li Weishaupt, li Tamburini, ec.non che gl’Eroi della Democrazia in ogni equalunque parte Democratizzata, essendoa pubblica cognizione che il maggior nu-mero degl’accaniti, furenti Democrati[!]furono sempre gli Avvocati, li Medici, liProfessori, in sostanza li Legali, che il lattefilosofico ricevuto avevano nelle Univer-sità, idolatrando e seguendo quei principj,che soli rendevano possibile ad essi il pas-saggio dallo stato mercenario, a quello im-perante vagheggiato per ambizione, einteresse. Non intendo con ciò stabilire lamassima, che chi fu educato in un Univer-sità, debba necessariamente essere mal-vaggo[!], ma ricordo questi fatti soltantoper comprovare che le Università eranoinfette.

Rovesciati li Governi, fattasi perdere laReligione, esaltati li cervelli con erroneiprinicpj, presero profonde radici la teme-rità, gl’arbitrj, il monopolio, il libertinag-gio, la [p. 38] violenza, e tutto ciò che sfre-

nata non repressa licenza può fare arrivareove non esista in fatto Governo. Il malvagioprotetto, prescelto, e sostenuto; l’onestonegletto, burlato, e disprezzato; languideAutorità senza norme, senza mezzi, e senzafacoltà; l’onore e la capacità non conside-rate, fecero incontrare per ogni dove unosi rivolse miseria, disordini, e desolazioni.La figliale obbedienza distrutta, la domes-tica subordinazione estinta, figli sviati,mogli sedotte, donne rapite, ordini non es-eguiti, metodi nuovi, delitti impuniti, econtinuate violenze sono le conseguenzedei nuovi Sistemi.

Per apparenti principj d’Eguaglianza,ma sostanzialmente a maggiore depres-sione del buon costume, maliziosamenteintrodurre si fece maligna moda di Ve-stiario, che l’incauta Gioventù Nobile, eCivile adottò spensieratamente nonconoscendo che strascinarla si volle inbassi sentimenti per facilitare gl’insulti, eper farle perdere con esteriori insegne Gi-acobine la stima de’ [p. 39] suoi compatriotionesti, e quella degl’esteri. Ed in fatto è benributtante di vedere un Cavagliero presen-tarsi al pubblico vestito da Marinaro, da Pe-rucchiero, e come la vil Plebe, contrafa-cendo la naturale sua fisionomia coi capelli,e colla barba per renderla simile a quelladegl’assassini, che con tale aspetto prete-sero d’impor terrore alle persone. Ugual-mente le donne per mania della moda dallostesso principio partita non hannoriguardo di farsi vedere nelle pubblichestrade, al passeggio, e per fino nelle Chiesein quel modo indecente che in altri tempinemmeno le meretrici ardivano mostrarsi.

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Cambiaronsi li Vocaboli di tutte leazioni infami, e per esempio il delitto diStato, e l’alto tradimento presero il nomi-nativo Opinioni Politiche, ec. Si ritrovò ilNominativo Allarmista per quegl’Uominionesti, che Spirito di Religione e di Suddi-tanza, li portavano a declamare contragl’innovatori, ed i fanatici, ec.

Per conservare l’orgasmo delle [p. 40]popolazioni si cercò di finire di distruggerel’Altare col levare la sussistenza ai di luiMinistri, coll’annientare il castigo, ondegl’inganni, la frode, la mala fede, l’inobbe-dienza, e la violenza abbiano libero corso,col non reprimersi le gravi trasgressioni deiVenditori, la di cui avidità angaria ri-flessibilmente il popolo, col non purgare le

Città da un considerabile stuolo divagabondi a carico della popolazione, persostenere sempre vivo il sentimento dellascontentezza, ed aumentare l’impotenzadelle Pie Instituzioni a suffragare li Poveri,col non vegliare alla sicurezza delle per-sone, col non aversi considerazione perquei miseri che senza loro colpa cederonoin decisa e grave indigenza, non dirò di più,bastandomi di avere chiamato il lettore avedere di volo gl’effetti derivati daifilosofici Massonici Sistemi, che certa-mente ripullulare continuamente si ve-dranno finchè rivivere non si faccia ciò chela rea Setta fece cadere in obblio, vale a direInquisizione, e Forca.

FINE

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GGiiuusseeppppee MMuussssii:: iill NNaatthhaann mmiillaanneessee

di MMaarrccoo CCuuzzzziiUniversità degli Studi di Milano

The city Council of the member of the Radical (left-liberal) Party Giuseppe Mussi(major from 1899 to 1903) was the first democratic Council in Milan after a longclerical-moderate period and after the riots and the repressions of 1898. Mussi,freemason in his whole life, was a prominent member of Grande Oriente d’Italia, andbecame famous as the first one and the only freemason major in history of Milan.But, he was also the first major who had be able to make Milan more modern, rightand European through a lot of social, administrative and cultural reforms. That’s whyhe can be considered a forerunner of Ernest Nathan, Grand Master of Grande Oriented’Italia and major of Rome in 1907. Mussi and Nathan were both defeated by theirsmain enemies: far left-socialists, moderates and clericals. They both adhere to large-scale renewal projects as described under the “Pact of Rome” of 1890 among bourgeoisreformist forces, inspired by Italian Freemasonry. So Mussi’s experience is linked toNathan’s and later will unawares inspired the great season of reformist-socialistEmilio Caldara, major of Milan during and after the WWI.

PPPParlare di un “magistero Nathan”per Milano potrebbe in apparenzaapparire un errore. Se con questa

definizione si volesse intendere la ripropo-sizione su scala nazionale della formazionedi una giunta basata essenzialmente sul-l’alleanza tra i partiti della cosiddettaEstrema sinistra, ovvero socialisti, radicalie repubblicani, e sulla nascita di una mag-gioranza, più o meno solida, alla guida dei

municipi, allora il caso milanese anticipa,e di diversi anni, l’esperienza di Nathan. Ilblocco popolare della capitale fronteggiòun’alleanza clerico-moderata alle elezionidel 30 giugno 1907, ottenendo un risultatodi assoluta parità. E solo il 25 novembre se-guente, dopo una nuova tornata elettoralestraordinaria, Ernesto Nathan venivaeletto sindaco di Roma.1 A Milano, l’Alle-anza dei partiti popolari, nata dalla sofferta

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1 Maria I. Macioti, Ernesto Nathan. Un sindaco che non ha fatto scuola, Editrice Ianua, Roma,1983, pp. 57-58.

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convergenza tra le tre principali forze del-l’Estrema, aveva vinto, e con una maggio-ranza più ampia, già il 10 dicembre 1899.2

In qualche modo Milano, e non sarebbestata l’ultima volta, sembrava dunque porsia capofila del grande movimento democra-tico-municipale che avrebbe investito l’Ita-lia di Giolitti quasi fino alla vigilia dellaGrande Guerra.

Da questo punto di vista, la città lom-barda, alla svolta del secolo, viveva unanuova stagione assai più partecipativa neiconfronti della cosa pubblica: quella man-canza di visione politica nazionale, eviden-ziata da Giulio Sapelli,3 che sembrava porre– e in seguito porrà – la classe dirigentelombarda ai margini dei “grandi disegni”,avrebbe subito una breve stagione parteci-pativa proprio negli ultimi decenni del XIXsecolo. Una partecipazione economica,certo, ma anche politica e persino morale,almeno concentrata, come ricorda GiorgioFiocca, sulla dimensione cittadina.4

Alla fede nelle capacità della scienza e dellatecnologia facevano tuttavia da contrappunto le

più sotterranee inquietudini di un uomo ormailaico, ma non per questo compiuto negli orizzontipuramente materiali. Il culto della nazione equelli della modernità e del progresso si offrivanoda questo punto di vista come paradigmi spiri-tuali in grado di inserire la vita e le opere in unquadro nuovo di significati, che avevano decli-nazione peculiare e minore nei rinnovati mitiambrosiani del ‘fare’ e della ‘capitale morale’.5

Queste pulsioni, che Davide Bardelli de-finisce progressive,6 davano alle classi diri-genti il desiderio di porsi alla testa dellacrescita non solo industriale, ma anche po-litica, della città. Esaurito il compito di To-rino, era ora Milano che poteva porsi allaguida di un nuovo processo di modernizza-zione e secolarizzazione del Paese. All’au-stera capitale sabauda, così legata alledialettiche tutte aristocratiche anchequando si trattava di imprenditoria, e cosìorientata alla sua antica funzione di capi-tale subalpina, e quindi particolare, Milanorispondeva con un dinamismo tutto euro-peo, ispirato soprattutto dall’esperienzafrancese, dove i rapporti tra le diverseclassi dirigenti, ma anche tra i settori più

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2 Maurizio Punzo, Socialisti e radicali a Milano. Cinque anni di amministrazione democratica (1899-1904), Sansoni, Firenze, 1979, p. 68.3 Giulio Sapelli, Storia di Milano vol. XVIII, Il Novecento, Istituto dell’Enciclopedia italiana,Roma, 1996.4 Giorgio Fiocca, Il terzo partito: un aspetto della ‘milanesità’ in età giolittiana, in: “Passato e Pre-sente”, n. 36, settembre-ottobre 1995, p. 39 e segg.5 Daniele Bardelli, La ‘capitale morale’. Vitalità sociale e orizzonte municipale a Milano tra Otto eNovecento, in: Il cuore di Milano. Identità e storia di una ‘capitale morale’, a cura di Danilo Zardin, Rizzoli,Milano, 2012, p. 197.6 Ibidem.

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ampi della società, apparivano più infor-mali, rapidi, arricchiti di senso pratico lon-tani da egemonie confessionali. Era unaclasse dirigente economica che solo inparte si basava sulla grande industria, con-tro una notevole diffusione della piccolaimprenditoria, famigliare e artigianale. Cri-ticata da un Crispi, che non comprendevala freddezza con la quale la città lombardaaccoglieva le sue squille coloniali, Milanorispondeva con un sempre maggior spiritoassociazionistico, con nuove e più laicheforme comunitarie:

[…] dispiegata nelle associazioni filantropi-che, culturali e scientifiche, ma anche nelle so-cietà per azioni, nei gruppi sportivi, in quellidediti alle attività ricreative e del tempo libero,[l’attività collettiva – NdA] agiva come anti-doto al dilagare dell’individualismo (giudicato lostato selvaggio dell’umanità) stemperandolo nel-l’affratellamento generato dalla tensione versoobiettivi comuni.7

Le relazioni collettive, dunque, avreb-bero garantito un maggior benessere so-ciale. Al vecchio mondo familistico cosìlegato alle classi aristocratico-rurali – re-taggio dell’antica dominazione asburgica –la nuova Milano contrapponeva organizza-zioni prodotte da desideri sociali trasver-sali. Desideri che si riversavano nelleistanze municipali: il desiderio delle classilavoratrici, in primis delle Camere del La-

voro, di migliorare le condizioni di vita, equello di questa nuova borghesia dinamica,impaziente di ricevere dall’amministra-zione servizi e infrastrutture efficienti. Ilcombinato disposto di queste istanze,avrebbe comportato la nascita a cavallo trai due secoli di decine di associazioni di ca-tegoria imprenditoriale e di scuole tecni-che (in primo luogo, il futuro Politecnico el’Università Bocconi) e di iniziative asso-ciazioniste, filantropiche e d’impegno so-ciale: Società Umanitaria, cliniche dellavoro, quelle oftalmiche e quelle ostetri-che, Istituto per i rachitici, Cucine econo-miche, Pane Quotidiano, istituti ebiblioteche per l’istruzione popolare, Cre-diti agricoli e cooperativi, ricoveri not-turni, asili pubblici, la Società per lacremazione. Il tutto, con l’impegno dei cir-coli mazziniani e della stessa Camera delLavoro, che non a caso avrebbe partecipato– e sarà una partecipazione ben accettata– alla grande esposizione universale del1906, l’apoteosi della nuova Milano.8 Taleprocesso registrò anche il vasto impegnodelle logge massoniche milanesi, come la“Regionale Insubria” di Gaetano Pini (fon-datore dell’Istituto per i rachitici), la “Ci-salpina” di Carlo Teodoro Moneta (figliodel futuro premio Nobel per la pace), “LaRagione” di Paolo Porro. Un impegno,quello massonico (dove radicali, repubbli-cani e anche socialisti erano numerosi)

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7 Daniele Bardelli, cit., p. 199.8 Lodovico Festa e Carlo Tognoli, Milano e il suo destino. Dalla città romana all’Expo 2015, BoroliEditore, Milano, 2010, p. 92.

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concretizzato nel “Soccorso Fraterno”, as-sociazione filantropica fondata dai massonimilanesi nel 1888 e diffusa in numerosiquartieri popolari allo scopo di trovare la-voro ai disoccupati nonché sussidi e rico-veri ai non abili, di proteggere i fanciulli daimaltrattamenti in famiglia e dallo sfrutta-mento sul posto di lavoro, di aiutare gli in-fortunati, di sorvegliare sulle condizionid’igiene negli insediamenti più miseri.9

Si trattava dunque, per dirla con Lodo-vico Festa, di un welfare alla milanese,10 chepur vedendo impegnato anche il mondocattolico (l’Opera Bonomelli, i gruppi didon Albertario) e i settori liberal-moderati(in primis il quotidiano conservatore La Per-severanza)11, vedeva spiccare per impegnouna borghesia laica e progressista, gravi-tante intorno al quotidiano radicale Il Se-colo del massone Carlo Romussi.

Sussistevano infatti differenze di fondotra la carità del blocco clerical-moderato –all’interno del quale, crescente appariva lacomponente cattolica nonostante il Non Ex-pedit ancora in vigore – e la filantropia del-l’alleanza in via di formazione di stampodemocratico-progressista, alla quale peraltro guardava con sempre maggiore inte-resse il riformismo socialista di Turati. Seil primo limitava il suo impegno a una ri-soluzione del problema specifico, evitando

– salvo alcune eccezioni – l’eccessiva ma-turazione delle classi popolari, il secondo,animato da quello spirito associazionisticoe progressivo che lo stava sempre più carat-terizzando, leggeva l’intervento filantro-pico come il primo passo verso uncoinvolgimento delle vaste masse popolarinella vita civile, allo scopo di trasformaresemplici abitanti in cittadini consapevoli.L’interesse era molteplice: i riformisti in-terpretavano l’impegno come l’inizio di unpercorso d’emancipazione sociale; i repub-blicani come un rafforzamento di quellapiccola borghesia artigianale sempre piùsua classe di riferimento; i radicali comeuno strumento di progresso economico maanche un deterrente riformatore alle pul-sioni rivoluzionarie e sovversive.

La crisi di fine secolo e i moti del maggio1898, quelli che Giosuè Carducci avrebbedefinito, “le Cinque giornate di Milano allarovescia”,12 rappresentarono la cesura e ilpunto di svolta della politica municipalemilanese. Quelle giornate furono tantecose: il culmine delle grandi tensioni socialidell’Italia postunitaria; l’ultimo dramma-tico tentativo del confronto politico tra leanime democratiche e conservatrici del Ri-sorgimento; la diretta conseguenza delloscontro parlamentare ed extraparlamen-tare tra l’Estrema e i governi d’ispirazione

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9 Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria lombarda dalle origini al 1962, Bastogi, Milano, 1992,p. 127.10 Lodovico Festa e Carlo Tognoli, cit., p. 92.11 Daniele Bardelli, cit., p. 201.12 Paolo Valera, I cannoni di Bava Beccaris, Giordano Editore, Milano, 1966, p. XI.

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post-cavouriana o crispina. Furono l’ultimotentativo dei gruppi dominanti di repri-mere le istanze democratiche e progressi-ste di una nuova borghesia imprenditorialee sostenitrice di un’emancipazione politicae sociale delle masse come passaggio ob-bligato verso la modernizzazione delPaese.13 L’evento fu tragico, e avrebbeaperto un vasto dibattito all’interno delleforze politiche milanesi. Rischiando uncerto schematismo, e al netto dell’evidentecontrapposizione tra la massa dei manife-stanti e il potere centrale rappresentatodalle truppe di Bava Beccaris e di DelMajno, le giornate alla rovescia furono anche,e alla luce del nostro contributo soprat-tutto, uno scontro tra due borghesie, la pro-gressiva e la conservatrice.

Per i radicali quei fatti non ebbero al-cuna natura insurrezionale, e furono uti-lizzati strumentalmente dai moderati perchiedere una svolta autoritaria nella ge-stione della città. Era l’opinione anche diGiolitti, che stigmatizzò l’errore del sin-daco Vigoni, dell’autorità militare e del po-tere politico centrale, i quali avevanoconfuso un malcontento sociale con un’in-surrezione popolare.14 I liberal-moderati,quelli cioè più prossimi al sindaco e al pre-sidente del Consiglio Di Rudinì, viceversarespingevano le accuse di aver voluto lo

stato d’assedio ma lo considerarono ex postnecessario. E anzi, ritenendo possibile unarecrudescenza rivoluzionaria, ne chiede-vano di fatto l’estensione temporale. Nontutti però erano concordi con tali posizioni:non lo era Eugenio Torelli Vollier, che in-fatti si era dimesso dalla direzione del “Cor-riere” (che così si era ricollocato accanto aiconservatori “Perseveranza” e “Sera”), enon lo era il deputato liberale Giuseppe Co-lombo. I cattolico-moderati condividevanole idee dei conservatori con la sola opposi-zione di don Albertario. Anche la Massone-ria milanese si interrogò sui fatti delmaggio ’98, e si consumò persino una dolo-rosa espulsione del gruppo democratico diMalachia de Cristoforis, in collisione conuna Giunta centrale che sembrava esserecaduta nell’equivoco moderato.

Dal dibattito scaturito dal maggio 1898si accese dunque la scintilla di una conver-genza tra radicali, repubblicani e socialisti.La battaglia che avvicinò le diverse animefu anzitutto la lotta per l’amnistia nei con-fronti dei detenuti politici: il repubblicanoChiesa, il radicale Romussi, i socialisti Laz-zari, Valera e Kuliscioff. I leader del Psi Tu-rati, Morgari e Rodani e il repubblicano DeAndreis avevano ricevuto addirittura sedicianni di reclusione.15 Anche le logge mila-nesi “La Prandina”, di rito scozzese, e “La

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13 Mi permetto di citare: Marco Cuzzi, L’esercito e l’ordine pubblico. Il caso di Milano (1898), in: LeForze Armate e la Nazione italiana (1861-1914), a cura della Commissione italiana di storia militare, Edi-zioni del Poligrafico dello Stato, Roma, 2003, p. 141.14 Ugoberto Alfassio Grimaldi e Gherardo Bozzetti, Bissolati, Rizzoli, Milano, 1983, p. 62.15 Rochat e Massorbio sostengono che tale cifra era inferiore al vero, e che si rasentava l’er-gastolo (Giorgio Rochat e Giulio Massorbio, Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi,Torino, 1978, p. 140).

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Ragione”, di rito simbolico, si schieraronoper l’amnistia, suscitando ostilità da partedel Grande Oriente, attestato su posizionigovernative.16 Si ottenne, il 29 dicembre1898 un indulto generale governativo, chetuttavia non attenuò le attività del soggettopolitico unitario scaturito dalla lotta stessa.Infatti, l’alleanza in nuce si batté per il ri-torno della Società Umanitaria alla Fonda-zione Loria (Bava Beccaris l’aveva affidata acongregazioni religiose), e per la riaperturadella Camera del lavoro. Se a ciò si ag-giunge la difesa degli interessi dei perife-rici Corpi santi dell’hinterland rispetto aiprogetti di un loro accorpamento nellacittà, condotta dalle forze dell’Estrema si-nistra, possiamo affermare che alla vigiliadelle elezioni amministrative del 1899, ipartiti popolari milanesi avevano un so-stanziale accordo non solo amministrativo,ma anche politico.17

Se la comunanza, almeno sul piano delprogramma di minima, tra socialisti e re-pubblicani era possibile, la vera novitàstava nella presenza all’interno della com-pagine dei radicali. Questi ultimi, ampia-mente animati dalle logge massoniche, sitrovavano in una situazione affatto diversada quella di altre città: a Milano mancavaad esempio quel trait-d’union della sinistracostituzionale di Giuseppe Zanardelli, che

a Brescia aveva permesso al Partito radicaledi allearsi con i moderati.18 A Milano, l’ago-gnato terzo partito radical-liberale (ossiaespressione di entrambe le anime borghe-sia, quella conservatrice e quella progres-siva), proprio per l’assenza di un inter-locutore comune era ormai impossibile;una lontananza dettata anche dall’alleanzatra liberal-moderati e clericali, che gover-nava la città dal 1861 e che escludeva ognirapporto con il laicismo radicale. Di nuovo,il ’98 aveva creato una frattura che fu, in ul-tima analisi, il volano dell’alleanza popo-lare tripartita del radicalismo con socialistie repubblicani. Si sarebbe dovuta attenderela crisi economico-sociale del 1907 per as-sistere alla nascita di una terza forza “eco-nomica” lontana da qualsiasi pulsionedell’estrema, ma anche dalla politica na-zionale, tutta concentrata su un municipa-lismo sempre più antipolitico.19

Alla base della convergenza del 1899non vi fu soltanto una richiesta di ripristi-nare le libertà democratiche. L’alleanza trale diverse anime dell’Estrema comportò unalzo del tiro, a favore di una nuova stagionedi riforme. Sostenitore principale di talepolitica fu il nuovo organo radicale, “IlTempo” di Raffaele Gianderini, con l’espli-cito sottotitolo di “giornale della democra-zia italiana”. Il periodico sarebbe presto

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16 Ambrogio Viviani, cit., p. 148.17 Maurizio Punzo, cit., p. 25.18 Cfr: Roberto Chiarini, Zanardelli, grande bresciano, grande italiano. La biografia, Massaretti Ro-della Editore, Brescia, 2004.19 Cfr.: Giorgio Fiocca, cit.

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divenuto la tribuna dell’alleanza popolaremilanese, avvicinandosi sempre più ai ri-formisti. Il risultato sarebbe stata l’elezionedel detenuto Turati alla Camera, il 26marzo 1899, insieme al suo compagno Cic-cotti e al radicale e massone Malachia DeCristoforis. Era giunto il momento di con-cretizzare gli sforzi: il 15 maggio 1899, invista della tornata elettorale amministra-tiva, venne ufficialmente istituita l’“Unionedei partiti popolari”. Scrive Punzo:

È la democrazia tutta, nelle sue varie e auto-nome gradazioni, che comprende appunto e de-mocratici e radicali e repubblicani e socialisti, èquesto grande fascio delle forze popolari, questaformidabile collettività di chi vive fuori dellasetta moderata, che si prepara […] a far valere lesue aspirazioni, a ripetere il suo diritto.20

Il programma amministrativo venne de-finito nelle sedi socialiste, repubblicane eradicali. Il 28 maggio il giornale socialista“La Lotta” lo riassumeva come segue:

L’Unione dei partiti popolari costituiva […]un ‘sacrosanto dovere’ per poter compiere in-sieme un ‘atto di pacificazione sociale, di ripara-zione, di giustizia’, ‘per ristabilire nel Comune ilsenso della moderazione civile, della tolleranzadel pensiero, della solidarietà normale fra i cit-tadini’, dando vita ‘per un momento lasciando aparte le linee più proprie dei rispettivi ideali’, al-l’amministrazione che, per primo e principale uf-ficio, restituisca Milano alla sua vita serena,

normale, nella quale si ripigli dopo la tempestala pacifica elaborazione dei particolari pro-grammi delle diverse scuole politiche e sociali.21

Sia i socialisti sia i repubblicani deciserodi lasciare ai radicali la guida della coali-zione, rinviando l’eventuale ascesa a Pa-lazzo Marino in anni a venire:22 fu questauna scelta astuta, che dimostrava quantastrada avevano fatto le forze “antisistema”nel capoluogo lombardo, consce che inquella fase storica la borghesia progressivaavrebbe potuto non solo ripristinare la le-galità, ma rilanciare la città verso la suamodernizzazione. Una scelta che ben pre-sto il Psi avrebbe preso al suo congresso na-zionale di Roma, su proposta di IvanoeBonomi, estendendo così la sua disponibi-lità ad altre città. La posizione del Partitosocialista fu così accolta da Guglielmo Fer-rero, corsivista del radicale “Il Secolo”:

Esso rappresenta ormai non più un’ideaestrema, ma un’idea media, con la energia peròcon cui i partiti estremi affermano i loro pro-grammi. Tra i socialisti e i fautori del colpo distato e della monarchia quasi assoluta, esso di-venta il partito della libertà, politica e econo-mica.23

Il 10 dicembre 1899 l’Unione dei partitipopolari, con un programma incentratosull’autonomia amministrativa e la riformatributaria, vinceva le elezioni amministra-

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20 Maurizio Punzo, cit., p. 43.21 “La Lotta”, 27-28 maggio 1899.22 Maurizio Punzo, cit., p. 57.23 Ivi, p. 71.

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tive. Fu una vittoria netta: su 51 milaiscritti e 31 mila votanti, i partiti popolariebbero 18 mila voti (circa 10 mila socialisti,5 mila radicali e 3 mila repubblicani); 7 milavoti per i moderati e 5 mila per i cattolici.

La nuova maggioranza elesse sindacodella città l’onorevole Giuseppe Mussi, ra-dicale, già leader dei Corpi santi, un bor-ghese sempre nemico dei moderati e deiclericali, che aveva perso il figlio Muzio neimoti di Pavia, alla vigilia di quelli di Mi-lano.24 Mussi, nato a Milano il 2 gennaio1836, laureato in giurisprudenza, era statoper vent’anni, salvo una breve pausa, sin-daco di Corbetta. Cofondatore del Partitoradicale con Felice Cavallotti, progressistaintransigente e anticlericale, fu tenace-mente anti triplicista e filo francese, sinoal punto di accompagnare in rappresen-tanza del senato Vittorio Emanuele III nellasua visita ufficiale a Parigi dell’ottobre del1903, evento di portata storica che avrebbeanticipato il viaggio in Italia del presidenteLoubet l’anno seguente, emblema del riav-vicinamento tra le due nazioni.25

Da sempre libero pensatore, Mussi si av-vicinò alla Massoneria nel 1867 collabo-rando con il Gran Maestro Frapolli allanascita della loggia “Universo”, la prima of-ficina massonica destinata a concentraretra le colonne gli esponenti politici dellaRoma liberata;26 tuttavia, la sua effettivainiziazione avvenne solo nel 1871, presso laloggia milanese “Cisalpina-Cattaneo”.Mussi si sarebbe in seguito trasferito primanella loggia “Libero Pensiero” di Abbiate-grasso e quindi nella milanese “La Ra-gione”, per tornare infine alla “Cisalpina-Cattaneo”. In breve tempo la sue capacitàsia profane che iniziatiche lo fecero emer-gere come uno dei principali esponenti mi-lanesi della Massoneria: nel 1874 divenneGran Maestro aggiunto, sotto il supremomaglietto di Mazzoni e con la gran mae-stranza onoraria a vita data a Giuseppe Ga-ribaldi.27 Nel 1879 aveva partecipato allafondazione della Gran Loggia del Rito sim-bolico, diventandone il primo Oratore equindi, nel 1881, presidente effettivo, ca-rica che mantenne fino al 1886.28 Mussi, ri-corda Marco Novarino:

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24 Lodovico Festa e Carlo Tognoli, cit., p. 93.25 Romain H. Rainero, La visita del presidente francese Loubet a Roma, in: Aspetti e problemi dellerelazioni tra l’Italia e la Francia a cura di Romain H. Rainero, Ed. Unicopli Cuesp, Milano, 2005, p. 99.In tale occasione Mussi ebbe a dire: “Si tentò di dividere ciò che la natura volle congiunto da saldesimpatie, ma il tentativo parve un delitto, quasi un fratricidio” (Il banchetto della fratellanza, in: “IlSecolo”, 15-16 ottobre 1903).26 Aldo Alessandro Mola, Storia della Massoneria italiana. Dalle origini ai giorni nostri, Bompiani,Milano, 1992, p. 120.27 Ivi, p. 182.28 Marco Novarino, Progresso e Tradizione Libero Muratoria. Storia del Rito Simbolico Italiano81859.1925), Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 2009, p. 72.

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[…] fu l’“ispiratore” della linea ‘politica’ dellaMassoneria ambrosiana nella stagione durantela quale essa assunse le posizioni più avanzatesul terreno delle misure sociali e del movimentoper la pace, come emerse nel congresso masso-nico organizzato proprio in Milano nel settembre1894, nel quale furono propugnate l’abolizionedel diritto di eredità, la lotta contro il latifondo,la progressività dell’imposizione fiscale con la de-tassazione dei generi di prima necessità e altreprovvidenze a favore dei ceti popolari.

Tanto nel Rito quanto nell’OrdineMussi rappresentava dunque l’anima piùpoliticizzata, radicale e avanzata, trovan-dosi talvolta in disaccordo con il suo vice-presidente, Gaetano Pini, più moderato.29

Ostile al Lemmi e alla sua politica filo cri-spina, era uscito dall’Ordine con la piccolascissione simbolica del 1885, per rien-

trarvi dieci anni dopo, schierandosi alfianco di Nathan. Pur condividendo molteposizioni degli ultra democratici di Mala-chia De Cristoforis, soprattutto nella po-lemica con Crispi, accusato di esserecolonialista, filoclericale e autoritario,non li aveva tuttavia seguiti nelle seces-sione del 1895. Ma la sua attitudine allamediazione e i suoi rapporti personali conil De Cristoforis avrebbero contribuito alricongiungimento delle due anime, diecianni dopo.30 Nel 1897, Mussi divenne GranMaestro aggiunto onorario ad vitam delGrande Oriente, con Nathan Gran Maestroeffettivo.31 In quella veste si oppose allasvolta autoritaria di fine secolo, segui-tando a rappresentare l’anima più pro-gressista e legalitaria dell’Ordine.32

Con un curriculum siffatto del candi-

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29 Ivi, p. 84.30 Ivi, p. 156.31 Fulvio Conti, Storia della massoneria italiana. Dal risorgimento al fascismo, Il Mulino, Bologna,2003, p. 93.32 Ferdinando Cordova, Massoneria e politica in Italia 1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 2011, p.60 e p. 67. Il milanese Giuseppe Mussi fu deputato di Abbiategrasso e poi di Milano (del centrale col-legio Milano I) dal 1866, e in gioventù aveva sostenuto il federalismo di Carlo Cattaneo e GiuseppeFerrari, collaborando con Felice Cavallotti. Fu uno dei fondatori del Partito radicale sotto il governoDepretis. Dal 1881 e fino al 1900 fu vicepresidente della Commissione centrale di beneficienza,l’ente amministratore delle casse di risparmio delle provincie lombarde, da sempre feudo moderato.Da quella posizione si batté per ottenere finanziamenti alle associazioni laiche benefiche milanesie della regione. Nel 1894 fondò a Milano la “Lega per la difesa della libertà” in polemica con Crispi.Antitriplicista, anticolonialista e pacifista, collaborò con Ernesto Teodoro Moneta, futuro premioNobel per la pace. In parlamento caldeggiò il decentramento amministrativo, il superamento del-l’ortodossia liberista, il moderato intervento dello Stato in soccorso alle classi più deboli, la lottaal clericalismo. Dal 1897 fino al 1900 fu vicepresidente della Camera: da quell’ufficio fu tenace op-positore di Di Rudinì e delle scelte liberticide di fine secolo. Nel 1901 Vittorio Emanuele III lo no-minava senatore. Giuseppe Mussi morì a Baveno, il 18 agosto 1904 (Elisabetta Colombo, GiuseppeMussi, in: Dizionario biografico degli italiani Treccani in: http://www.treccani.it/biografie/ ultimo ac-cesso febbraio 2015).

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dato sindaco, la loggia “La Ragione”, sottoil maglietto di Federico Rebessi, che avevasostenuto attivamente la campagna deipartiti popolari, non poteva quindi che di-chiararsi soddisfatta. E la soddisfazionevenne ribadita in occasione delle elezionipolitiche del 1900, che avrebbero vistoun’ulteriore affermazione dei candidatidell’Estrema.33 Il ruolo della Massoneriamilanese, così come anni dopo nella Romadi Nathan, risulta dunque tutt’altro chemarginale, nella fase costruente dell’alle-anza. Un dato significativo, fu che Mussi, il26 ottobre 1903, quando era ancora sindacodi Milano, risulta nel piedilista della loggiamilanese “Cisalpina-Cattaneo”:34 nonavendo mai chiesto l’“assonnamento”, Giu-seppe Mussi fu dunque l’unico primo citta-dino massone della storia del capoluogolombardo.

Nasceva così a Milano l’esperienza deiblocchi popolari, chiamati in seguito “bloc-cardi” e “social-democratici”, in sensospregiativo, dai loro vari avversari. Allaluce di ciò, si potrebbe quindi affermareche la giunta milanese di Mussi, eletta nel1900 e rimasta in carica – tra alterne vi-cende – fino al 1904, fosse non erede maantesignana dell’amministrazione Nathan?Così è, se si dovesse affidare il ragiona-

mento alla sola cronologia. E comunque,notevoli sono le differenze tra le due am-ministrazioni, a cominciare dalle diversecondizioni politiche nazionali (la giuntaMussi sale al potere con Pelloux; quella diNathan sotto Giolitti). Ma anche le classisociali di riferimento delle due ammini-strazioni erano differenti: i lavoratori mi-lanesi erano bene definiti nell’ambienteoperaio; a Roma, città del terziario, glistessi erano per lo più artigiani, piccoli im-prenditori, impiegati.35 E infine, diversierano i rapporti di forza e la natura stessadei partiti coalizzati, con una giunta Na-than assai più equilibrata rispetto allaMussi, che invece risultava controllata dal-l’esterno dalla cospicua pattuglia consi-gliare socialista.

Nonostante la presenza socialista,Mussi avrebbe inaugurato una stagione dimoderate ma significative riforme im-prontate sulla cautela, come ricordaPunzo36. Il nuovo sindaco spiegò la mode-razione riferendosi alle difficoltà finan-ziarie imposte dalla crisi che stavacolpendo le municipalità:

Noi siamo in un periodo di esperimento: peruna parte l’incremento di alcuni servizi pubblici,la floridezza cittadina che riverbera utilmente i

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33 Ambrogio Viviani, cit., p. 153. 34 Vittorio Gnocchini, L’Italia dei liberi muratori. Piccole biografie di massoni famosi, Mimesis,2005, p. 194.35 Maria I. Macioti, cit., p. 56.36 Maurizio Punzo, cit., p. 82.

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suoi raggi sul gettito delle imposte locali, pro-mettono risorse considerevoli […] dall’altra parteperò l’incremento della vita cittadina, causa difutura prosperità, impone sacrifici.37

Eppure, le riforme, ancorché moderate,appaiono incisive. Furono approvate la mu-nicipalizzazione del servizio telefonico, chevenne modernizzato insieme a quello po-stale, fu istituito un nuovo sistema d’ap-provvigionamento idrico e fognario, cor-retto il sistema tributario secondo il prin-cipio della “giustizia retributiva”, miglio-rate le condizioni igieniche dei quartieripiù poveri, accresciuta l’assistenza sanita-ria per i lavoratori, istituita la refezionescolastica e rafforzata la pubblica istru-zione comunale. Ampio spazio venne datoall’Umanitaria, nel suo compito di istru-zione professionale, e alla benefica PaneQuotidiano, e fu definitivamente inaugu-rato il progetto dell’Università commer-ciale di Ferdinando Bocconi. Vennerosistemati e razionalizzati gli scali ferro-viari, in visione del previsto completa-mento del traforo del Sempione. Il sussidiocomunale alla camera del Lavoro fu ripri-stinato, dopo il blocco dei finanziamentiimposto da Vigoni all’indomani del maggio’98. Dunque una modernizzazione simile aquella delle grandi città europee ma, comericorda Oscar Gaspari, nella città guidatadall’Alleanza popolare:

Diversa era invece la scelta sul tipo di inter-venti ritenuti prioritari che […] era quello assi-stenziale-sanitario, dell’edilizia economica, dellascuola; soprattutto infine […] la municipalizza-zione dei servizi pubblici.38

La giunta Mussi terminò proprio su que-sto tema, nel dicembre 1903, quando il sin-daco si dimise perché contrario a unamunicipalizzazione dell’energia elettricache lui condivideva in linea di principio mala riteneva prematura per questioni di bi-lancio.39 La giunta radical-socialista indivi-duò in Giambattista Barinetti il successorea Mussi: il suo mandato si sarebbe peròconcluso con la sconfitta elettorale del1904, che pose fine all’esperienza bloccardanel capoluogo lombardo.

Torniamo alla domanda di partenza.L’esperienza di Milano, che sarebbe sfociatain quell’Italia dei municipi che avrebbedato origine all’Associazione nazionale deicomuni italiani (Anci), della quale Mussi fuil primo presidente, fu dunque antesi-gnana? L’affermazione non sarebbe cor-retta, anche perché l’esperienza milaneseera stata anticipata a Parma, dove unagiunta dei partiti popolari aveva da tempoinnestato un radicale processo di riforme.

Ma le giunte di Milano e di Parma sem-bravano appartenere a un più ampio dise-gno, una base lontana, che risale all’epocadel Patto di Roma del 13 maggio 1890, e che

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37 Oscar Gaspari, L’Italia dei municipi: il movimento comunale in età liberale, Donzelli, Roma, 1998,p. 46.38 Ivi, p. 47.39 Maurizio Punzo, cit., p. 290.

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ribalta l’asserzione di partenza. Il patto trale forze democratiche e riformiste volutoda Giovanni Bovio e da Arcangelo Ghisleri,che avrebbe dovuto rappresentare la piat-taforma programmatica di una coalizioneelettorale per la XVII legislatura, aveva trai suoi scopi la saldatura degli interessi edelle opinioni della borghesia progressivacon quelli dei ceti popolari,40 in un vastoprogetto di riforme che anzitutto avreb-bero trovato una loro declinazione imme-diata proprio nel municipalismo. All’in-terno del documento finale del congresso,uno specifico paragrafo era dedicato infattialle “Libertà amministrative – Decentra-mento”, nel quale

[…] “il più largo sviluppo delle autonomie lo-cali, delle libertà amministrative” era descrittocome “compimento armonico e necessario”della vita dello Stato; si chiedevano quindi la ri-forma della legge comunale e provinciale per au-mentare l’autonomia dei comuni e provincie el’eleggibilità di tutti i sindaci.

E significativo appariva il riferimentoai provvedimenti finanziari e alle spesestatali a carico dei comuni, battaglia pri-

maria della futura giunta radical-socialistamilanese.41 Fu dunque il Patto di Roma ainnestare quel processo che avrebbe datoorigine alla stagione municipale d’iniziosecolo. Milano, la Milano dell’alleanza po-polare di Mussi, traeva indiscutibilmenteispirazione da quel Patto, non a caso so-stenuto dal milanese Felice Cavallotti. Eche aveva tra i firmatari i due futuri GranMaestri Ernesto Nathan ed Ettore Ferrari.42

Traspare ben netto il ruolo della Massone-ria alla base del processo di democratizza-zione e di modernizzazione dei comuniitaliani che avrebbe investito il Paese,come ricorda il Mola,43 un ruolo attivo aRoma nel 1890, a Milano nel 1899, di nuovoa Roma alle elezioni del 1907, come se-gnala Cordova.44 Una Massoneria presentee attiva nel radicalismo democratico e nelmazzinianesimo più transigente e dispo-nibile all’impegno amministrativo, en-trambi aperti al più riformista deisocialismi nazionali. Fintantoché il rifor-mismo avrebbe prevalso nel Psi, e la di-sponibilità a collaborare con le forzeliberaldemocratiche sarebbe stata ribaditadai repubblicani, l’esperienza dei blocchiavrebbe proseguito.

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40 Emma Mana, La democrazia radicale italiana e le forme della politica, in: La democrazia radicalenell’Ottocento europeo: forme della politica, modelli culturali, riforme sociali, a cura di Maurizio Ridolfi, Fel-trinelli, Milano, 2005, p. 213.41 Oscar Gaspari, cit., p. 76.42 Ibidem.43 Aldo Alessandro Mola, cit., p. 221.44 Ferdinando Cordova, cit., p. 252.

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Sarà infatti l’affermazione di una mag-gioranza massimalista nella federazionesocialista di Milano che da un lato isolerà iconsiglieri comunali riformisti e dall’altroraffredderà le aperture deli partiti borghesiprogressisti, sino a portare alla crisi dellamaggioranza e alle elezioni amministrativedel novembre 1904, che videro la restaura-zione clerico-moderata.45 Una vicenda cheavrebbe trovato la sua declinazione ro-mana con l’allontanamento dei socialisti“ufficiali” (ormai separatisi dagli ultrari-formisti di Bissolati) dalla giunta Nathan,con la conseguenza, nel 1913, della fineanche di quell’esperienza. Al termine del-l’amministrazione di Mussi, come di quelladi Nathan, il blocco clerico-moderato –sempre più compenetrato dal sorgente na-zionalismo – avrebbe riconquistato en-trambi i capoluoghi: la recrudescenzaclerico-moderata, alimentata anche dalPatto Gentiloni, avrebbe spinto il radicali-smo a cercare alleanze locali con i sociali-sti. Non a caso, proprio in occasione delcongresso ragionale lombardo della “So-cietà democratica” (ovvero, del Partito ra-dicale) tenutosi a Milano il 9 luglio 1913, ilsegretario regionale Guido Galli avrebbefatto appello ai “partiti del popolo” affin-ché formassero un blocco contro

[…] il pericolo imminente di un sopravventonella vita politica della Nazione, delle Vandee ita-liche e soprattutto lombarde.

E infatti, il congresso si appellava ai so-cialisti per vincere le imminenti elezioniamministrative, almeno nei comuni in bi-lico tra i due blocchi.46 I socialisti preferi-rono muoversi da soli, analogamente aquanto avevano già deciso di fare i repub-blicani, dal 1912 attestati su una linea in-transigente.47 Il tempo dei blocchi erafinito, e l’imminente conflitto avrebbe fattoemergere altre città, un altro Paese, unaltro Mondo.

In ultima analisi, possiamo affermareche di certo l’esperienza radical-socialistamilanese del 1899-1904 fu antesignana dalpunto di vista cronologico a quella di Na-than e del Blocco romano. Ma è altrettantoplausibile pensare che, anche se scaturitadalle drammatiche “giornate alla rovescia”del 1898, la giunta Mussi fu anche l’appli-cazione dei principi enunciati, guarda caso,anche dal Nathan nel 1890, con il Patto diRoma. Un filo rosso (o rosso-verde) cheparte da Nathan, passa per Mussi e il mu-nicipalismo padano d’inizio secolo, per ri-tornare a Nathan e alla sua esperienza del1907-1913. Un filo che a Milano porterà nel

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45 Maurizio Punzo, cit., pp. 269 e segg.46 Archivio di Stato di Milano, Gabinetto di Prefettura, serie I, Busta 1013, La Questura di Mi-lano al Prefetto, espresso n. 5981, 8 luglio 1913.47 Archivio di Stato di Milano, Gabinetto di Prefettura, serie I, Busta 1016, La Questura di Mi-lano al Prefetto, espresso n. 2236, 10 aprile 1913.

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giugno 1914 alla prima giunta socialistaguidata da Emilio Caldara, il riformista cheaveva sostenuto la giunta Mussi. Caldara,lontano politicamente da Nathan (si pensisolo alle diverse posizioni che entrambiavrebbero preso dinanzi all’imminenteconflitto mondiale, e si può immaginare

dove avrebbe potuto collocarsi il defuntoMussi) avrebbe ripreso, e amplificato, lapolitica riformatrice del suo predecessoreradicale. Quasi a diventare, forse inconsa-pevole, e forse suo malgrado, allievo dei“notabili massonici” Giuseppe Mussi ed Er-nesto Nathan.48

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48 Cfr. Maurizio Punzo, Un Barbarossa a Palazzo Marino. Emilio Caldara e la giunta socialista (1914-1920), L’Ornitorinco, Milano, 2014.

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LLeetttteerraa aa GGooooddaallll

di LLuuiiggii PPoolloo FFrriizz

Lodovico Frapolli, directly or indirectly, was the leading exponent of the Masonryalong the first decade of the Italian Unity. Between 1864 and 1870 Albert GallatinGoodall, taking advantage of the business travels as one of the two vice - Presidentsof the American Bank Note Company, visited South America, Egypt and Europeand contacted the local Masonic Corps, having special powers from the SupremeCouncil of the Northern Jurisdiction of United States to establish the possibilityof relationships. The publication of the Lettera a Goodall is justified first of all fromthe problem of the recognition of the Grande Oriente d’Italia. But it is important alsobecause it includes a wide summary of the history of Italian Masonry from 1859 until1871. Considering the important role played by the Author in this period, thisdocument is unique for the reconstruction of the different steps of his life. The names mentioned in this Letter, famous scientists, members of the Parliament,prominent Hungarian immigrants and protagonists of the Italian Risorgimentodemonstrate how rapidly this first Italian Masonry acquired a remarkable authority.

LLLLa Lettera a Goodall è uno fra i testifondamentali della Massoneria ita-liana del decennio post-unitario1.

Quando Ulisse Bacci, autorevole interpretedella Comunione tra fine secolo e primo No-vecento, ne pubblicò uno stralcio dichiarò

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1 L. Frapolli, Lettera a Goodall, Firenze, 7 luglio 1871. Ce ne siamo occupati in L. Polo Friz, Al-bert G.. Goodall: Un enviado especial del Supremo Consejo de Boston al mundo masonico sudamericano y eu-ropeo en la segunda mitad del siglo XIX, Atti del V Simposio Internazionale della Storia dellaMassoneria spagnola, Caceres, 16-20 giugno 1991, a cura di J. A. Ferrer Benimeli, in Masoneria es-pagñola y America, Centro de Estudios Historicos de la Masoneria Española, Zaragoza, 1993 , p. 763.La copia che è in nostro possesso ha una dedica manoscritta: “All’amico e più che fratello Avv.to Gio-vanni Coscia, Ricordo, Personale”. Coscia era il cognato di Frapolli. Altri documenti e scritti sono incontraddizione con la Lettera a Goodall, ad esempio per le date e per altri dettagli, ma la sostanza noncambia.

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trattarsi “di un documento che teneva fra ipiù preziosi della sua vita massonica”2.

Albert Gallatin Goodall, uno dei due vi-cepresidenti della prestigiosa AmericanBank Note Company, girava il mondo per isuoi affari. Ne approfittò quando, fra il 1864e il 1870, dotato di “poteri speciali dal Su-premo Consiglio della Giurisdizione mas-sonica del Nord degli Stati Uniti”, visitò ilSud America, l’Egitto e l’Europa per verifi-care se le Comunioni massoniche di queiPaesi avevano i requisiti per stabilire rela-zioni reciproche di Fratellanza3. La Lettera aGoodall riguarda la parte italiana del suo pe-regrinare. Il contenuto di questo opuscolodi 38 pagine è dedicato in parte alla storiadella Massoneria italiana di quel periodo,in parte alle trattative che Goodall ebbe perstabilire quale Supremo Consiglio dovesseessere riconosciuto fra quello creato nel1862 a Torino e trasferitosi a Firenze e poia Roma, al seguito della capitale ed un altrosorto nel 1866 per iniziativa della Loggiatorinese “Pietro Micca”.

Noi ne traduciamo dal francese la partepiù significativa. Trascriviamo inoltre i do-cumenti e la corrispondenza utilizzata daFrapolli per compilare la Lettera, fontequindi di prima mano, considerata la parteche vi ha recitato l’autore.

Il 14 dicembre 1862 – racconta Frapolli– i fratelli Augusto Arpad Principe De CrouyChanel 33∴ decano, Ferdinando Ghersi diTorino, antico 33∴ della Massoneria spa-gnola, come risultava da una vecchia pa-tente che ho visto, Angelo Maurizio Pyret33∴ e Francesco De Luca 33∴, iniziato daivecchi Massoni sopravissuti alle persecu-zioni di Napoli, si sono riuniti ed hanno con-ferito al fratello 32∴ Pio Aducci, membrodella Loggia “Dante Alighieri” di Torino, ilgrado 33∴, seguendo tutte le formalità vo-lute dalle Leggi Organiche.

Il 16 dicembre dello stesso anno 1862 iquattro fratelli De Crouy, Ghersi, De Luca edAducci 33∴, con quattro altri fratelli 32∴,Tosetto, Mauro, Feliciangeli e Ruggero,hanno costituito a Torino, il Conclave delgrado 30∴, il Sublime Tribunale del grado31∴, e il Gran Concistoro dei PP∴ del Se-greto Reale.

È nel corso di questo autunno dell’anno1862 che io sono stato ammesso a far partedella Loggia “Dante Alighieri”, all’Oriente diTorino. Questa Loggia aveva adottato il RitoScozzese, ma dal 7 ottobre 1862 si era sotto-messa per la parte amministrativa all’obbe-dienza del Grande Oriente Italiano. […] Apartire da questo momento io posso parlaredel movimento della Massoneria in Italiaper esperienza diretta, perché ne sono statol’anima, e la mia azione vi si ritrova dap-pertutto. […]

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2 U. Bacci, Il libro del massone italiano, Roma, 1911; ristampa anastatica Bologna, Forni, 1978,II, p. 298.3 Per quanto riguarda l’Italia ne abbiamo scritto estesamente in L. Polo Friz La Massoneria Ita-liana nel decennio post unitario, Lodovico Frapolli, Milano, Franco Angeli, 1998, in particolare alle pp.234-252, che questa nota integra con la documentazione inedita esistente nelle Carte Frapolli.

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Il mese di febbraio 1863 ero stato nomi-nato membro onorario del Grande OrienteItaliano, ma il mese di maggio diedi le di-missioni e, poco dopo, venne convenuto conmolti amici – il Principe De Crouy Chanel,33∴ molto anziano, il colonnello Ferdi-nando Ghersi 33∴, il generale GeorgesKlapka 33∴; i deputati al Parlamento Fran-cesco De Luca 33∴, Giorgio Tamajo 33∴, Fi-lippo Santocanale 33∴, Francesco Giunti33∴, Mauro Macchi 33∴, Filippo De Bonipoi 33∴, Mattia Montecchi poi 33∴, Depre-tis Agostino allora 18∴, Francesco Curzio33∴, Camerata Scovazzo 33∴, AntonioMordini 33∴, Cesare Correa 3∴, il conteTeodoro Csácky e Giorgio Komaromy 33∴; ilprofessor Ariodante Fabretti oggi 33∴, PioAducci 33∴, Orazio Antinori 32∴, FeliceScifoni allora 3∴, l’avvocato GiacomoDonna allora 3∴, il maggiore Leonardo An-dervolti 32∴, Pietro Tommaso Garda poi33∴, etc.4, tutti fratelli residenti a Torino, mache appartenevano alle differenti provinceed erano in rapporto con un gran numerodi Massoni di tutte le parti d’Italia – di pren-dere l’iniziativa per la trasformazione dellaMassoneria del Grande Oriente Italiano, cheesisteva sotto la direzione dei ff∴ Cordova,Govean, Buscalioni, Levi, Piazza, Peroglio,etc., in una grande Comunione massonicad’Italia, con libertà dei Riti, egualmente re-

golari e più conformi alle nostre aspirazioni.Il Gruppo del Grande Oriente Italiano, cheaveva un buon inizio di organizzazione eche includeva uomini molto stimabili, man-cante di indipendenza e che conservavatroppo le tendenze dell’antica Società Na-zionale del S.r La Farina, associazione pa-triottica, ma che obbediva ad un partitopolitico e che era stata creata da Cavour perpreparare i movimenti del 1859 e del 1860,in favore dell’emancipazione tramite la casadi Savoia.

Frapolli continua:

Nell’agosto 1863 un’altra Assemblea ge-nerale, dove erano rappresentate 43 Logge,si tenne a Firenze. In questa occasione ven-nero accettate le proposte fatte dalla MadreLoggia Capitolare “Dante Alighieri”, cioè danoi.

Nel maggio 1864 i rappresentanti ditutte le Logge italiane in numero di 72, riu-niti in una nuova Assemblea costituente,hanno accettato le dimissioni dei membridel Grande Oriente Italiano, il quale avevarimesso i suoi poteri all’Assemblea. Questa,dopo aver proclamato la libertà dei Riti edavere accettato le basi della nuova Costitu-zione, confidò lo sviluppo dell’Ordine e ilpotere esecutivo al Grande Oriente della Mas-

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4 La gran parte degli uomini di questo elenco ha dato contribuiti rilevanti al RisorgimentoItaliano. Sono presenti inoltre quattro Ungheresi, Csácky, De Crouy Chanel, Klapka e Komáromyche con Frapolli, con l’amico Ministro degli Esteri, Emilio Visconti Venosta e con il segretario ge-nerale agli Esteri, Marcello Cerruti, hanno tenute vive le aspirazioni di indipendenza dell’emigra-zione magiara in Italia fino al 1867, anno dell’Ausgleich concordato con gli Austriaci da Ferenc Deák,amico di Komáromy. Per maggiori dettagli su questo tema rimandiamo a L. Polo Friz, Lodovico Fra-polli, Biografia e Carteggio, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 2014.

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soneria in Italia, da lei eletto in questa occa-sione, alla testa del quale era stato posto ilgenerale Garibaldi. Io ero allora fra i mem-bri eletti del Grande Oriente e successiva-mente vi fui nominato Gran MaestroAggiunto. Il Bollettino del Grande Oriente Ita-liano cessò di apparire. Noi iniziammo lapubblicazione del Bollettino del Grande Orientedella Massoneria in Italia; fino ad oggi ne sonoapparsi due volumi, che racchiudono la cro-naca esatta di tutto quello che è stato fattoufficialmente dalla Massoneria italiana daallora fino al 1869.

Durante il lavoro di organizzazione del1863 e fino all’Assemblea del 1864, la costi-tuzione dei Corpi dogmatici superiori delRito Scozzese A. ed A. a Torino andò com-pletandosi parallelamente a quella delGrande Oriente per cura dello stessoGruppo di correligionari, cioè noi.

Una corrispondenza voluminosa che iopossiedo, intrattenuta con i ff∴ Andrea Ri-baudo e il Principe di S.t Elia 33∴, Capi diGruppi importanti in Sicilia, con i ff∴ Fran-cesco De Luca e Giovanni Nicotera 33∴ perNapoli; con i ff∴ Giuseppe Mazzoni 33∴,Neri Fortini 3∴ (di Rito simbolico - Ven∴della Loggia “Concordia” di Firenze), Giu-seppe Dolfi, Vincenzo De Zugni, Lunel edEmilio Cipriani, oggi 33∴, in Toscana; con ivecchi dignitari Provenzal, Weiss, Pirazzoli,Ascoli, Diamanti, etc., di Livorno e d’Egitto –stabilì i diritti dei fratelli dei diversi Gruppiad essere riconosciuti come possessori delgrado 33∴, o come candidati a questi gradi,dal Supremo Consiglio detto all’Oriented’Italia, che noi avevamo fondato con il con-

corso dei ff∴ De Crouy, Ghersi, De Luca,Aducci, Macchi, Klapka, Mordini, De Boni,Montecchi etc., a Torino.

Tutta questa corrispondenza è stata te-nuta da me con l’assenso e sotto il controllodel Gruppo di correligionari che ho menzio-nato. Il ff∴ Ghersi era con noi, firmava connoi; durante le nostre riunioni qualche volta,in assenza del Principe De Crouy, ci presie-deva perché egli era anziano e noi lo ama-vamo tutti, ma egli non faceva niente,perché l’età avanzata, la cattiva salute e l’in-debolimento delle sue facoltà intellettuali lorendevano già allora impotente e del tuttoimproprio a giudicare di qualsiasi cosa5.

Nella primavera del 1864 avevo pubbli-cato, in italiano e in francese, un opuscolointitolato Una Voce, Une Voix, nel quale espo-nevo un sistema filosofico fondato sullescienze positive […] e proponevo alcune basiper un’Organizzazione massonica in Italia,utilizzando come partenza il Rito ScozzeseA. e A. come base di transazione tra le diffe-renti tendenze e di riunione dei diversiGruppi più o meno massonici che, ancora al-lora, si dividevano la Penisola. Le basi diquesto progetto di organizzazione eranostate determinate nelle lunghe serate d’in-verno, a seguito di discussioni amichevolitenute con i ff∴ Macchi, De Boni, Montec-chi, Principe De Crouy, Mordini, Pio Aduccie, soprattutto, per la parte organica, con ilf∴ Francesco De Luca.

Noi adottammo per divisa il tradizio-nale: A∴ L∴ G∴ D∴ G∴ A∴ D∴ l’U∴ e viaggiungemmo la formula del progresso ba-sata su dati positivi che si riassumono in

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5 Questo insistere sulla fragilità del Ghersi non è casuale. Tende a dimostrare che fu facileai secessionisti della Pietro Micca circuirlo e farne uso a piacimento.

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queste parole, che si vedono sui nostri di-plomi: scienza, libertà, lavoro, fraternità. so-lidarietà. – È il nostro Credo e Guai a chi lotocchi! – Ho elaborato faticosamente e fattocontemporaneamente stampare, a Torino,un Regolamento per le Logge e dei Ritualiper le differenti Camere, perché noi manca-vamo di tutto. […]

Dopo una breve digressione organizza-tiva, Frapolli entra in merito a quella che èla materia del contendere con l’americanoGoodall, il Supremo Consiglio:

Fu allora che, per un voto unanime ditutti gli interessati, si convenne che i fratelli33∴ delle diverse parti d’Italia che esiste-vano prima dell’Assemblea, sarebbero statiriconosciuti dal Supremo Consiglio unicod’Italia che noi avevamo istituito a Torino,Capo dogmatico inappellabile di tutte leLogge Scozzesi della Penisola, ma nonavendo nessuna ingerenza nell’amministra-zione, che rimaneva riservata al GrandeOriente appena eletto. E, conformemente aquanto accaduto per il Grande Oriente, peril quale l’Assemblea aveva deciso la divi-sione in quattro Centri, si confermò egual-mente la ripartizione del Gran Concistoro inquattro Centri, ripartizione che era stata giàtentata dalla primavera del 1863, e che nondoveva cessare che il giorno in cui il Su-premo Consiglio potesse risiedere, con ilGrande Oriente, a Roma, la terra promessadove le generazioni italiane andranno a cer-care la loro antica gloria e la loro tomba, peril bene della Patria e dell’umanità.

Ho sotto gli occhi l’originale della costi-tuzione complementare della Sezione conci-storiale di 15 membri della Valle del Po. Èdatata 20 marzo 1863. Segue il Processo ver-bale della costituzione del Concistoro del 16dicembre 1862, e vi si vedono le firme delf∴ Principe De Crouy Chanel, 33∴, decanoe Gran Commendatore, del f∴ FerdinandoGhersi, 33∴, 1° Luogotenente, del f∴ L. Fra-polli, 33∴, 2° Luogotenente, del f∴ M. Mac-chi 33∴, Gran Cancelliere, dei ff∴ Klapka eAducci e dei ff∴ 32∴ Calvino, Stiesen, Cur-zio, Cornaro, Andervolti e Civinini, tuttimembri della Sezione – e le firme dei ff∴ DeLuca 33∴, e Mariano Ruggero, 32∴, Mor-dini e Tamajo 33∴, come Rappresentantidella Valle del Po, del Sebeto e del Simmeto.

In occasione dell’Assemblea del 1864, fuproposto […] che da quel momento nessunnuovo membro di grado 33∴ sarebbe statoammesso fra noi, e nessun nuovo fratello sa-rebbe stato elevato a questo grado senzal’assenso di tutti i fratelli di questo grado ri-conosciuti dalla Comunione. […]

Di ritorno a Torino [...] nell’estate 1864 ifratelli del grado 33∴ che si erano incontratiall’Assemblea di Firenze, promossero di-verse riunioni del Supremo Consiglio. […]

Frapolli accenna alle decisioni prese inqueste sedute. Il 3 agosto venne promossoal 31∴ il fratello Delle Piane, mentre il 19toccò a Buelli, R. Federici, Ferraguti, La-vazza, Narratone, Vavrek per 30 grado e aCapello, Colletti, Donna, F. Federici, Minoli6,Scifoni. Nel 1865, perdurando da tempo

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6 Su Minoli vd. L. Polo Friz, Giuseppe Ottavio Minoli, Patriota, imprenditore, massone, Novara,Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - Comitato di Novara, 2001.

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l’assenza di De Crouy Chanel, la Presidenzadel Supremo Consiglio, con il consenso delfratello Ghersi, fu affidata a Francesco DeLuca, che nel frattempo era diventato GranMaestro. Nel 1865 l’Assemblea si tenne aGenova. Furono approvati gli Statuti gene-rali dell’Ordine e Rituali del Rito A. ed A.per i primi tre gradi, per Capitolo, Conclavee per il Concistoro. Con il fratello Ghersi nonc’era niente da discutere perché il poverovegliardo, “con l’aiuto di un bicchiere divino, era arrivato a quell’età in cui si ab-bracciano tutti e si piange sempre […] no-vantenne, viveva con una giovane donnache aveva dei figli, e perdeva sempre piùcon le forze fisiche il sentimento di sestesso; è per questo che il Supremo Consi-glio decise di ritirare amichevolmente lasua Patente” per evitare che cadesse in cat-tive mani. Dopo il trasferimento della capi-tale a Firenze la maggioranza dei fratelli sispostò anch’essa, mentre Ghersi rimase aTorino assieme ai soli 33∴ Garda e Fabretti.Negli anni dal 1866 al 1867 si tennero nu-merose riunioni con i molti fratelli 33∴ chesi trovavano a Firenze.

Nell’Assemblea del 1867 fu nominatoGran Maestro Filippo Cordova che morìpoco dopo e gli succedette Frapolli, comeI° Gran Maestro aggiunto. La sua carrellatastorica raggiunge il massimo compiaci-mento quando afferma:

Arrivata l’Assemblea generale del 29maggio 1869, a Firenze, ho avuto la felicitàdi vedere i miei sforzi ed i lavori del Su-premo Consiglio e del Grande Oriente rico-nosciuti dalla unanimità meno quattro votidei 115 Rappresentanti che vi partecipa-rono. Io fui eletto Gran Maestro.

Ricordò che nel 1867, al momento del-l’entrata in funzione come Gran Maestrosupplente, il Grande Oriente era ricono-sciuto da quattro Potenze massoniche stra-niere; quando, il 7 settembre 1870, diedi ledimissioni, erano diventate più di qua-ranta.

Non c’è nulla, in tutto questo, caro fra-tello, un solo atto, una sola parola, di un Su-premo Consiglio apocrifo di Torino. Cos’èdunque questa mistificazione di cui si osapresentarsi a Voi?

Avrei voluto conservare il silenzio sututto ciò, ma la vostra ultima lettera, le Ta-vole che sono state inserite nel Proceedings ofthe Supreme Council, Gran East of Boston, allepagine 127 e 217 del 1868 e del 1870, Tavoleche portavano le firme dei Signori Ferdi-nando Ghersi, Alessandro De Milbitz, N.C.Cornaro, Dienheim Chotomski, G.E. Garelli,Zaccaria Maurizio, Timoteo Riboli e Tom-maso Zoar Zahorowski gli intrighi e gli in-ganni che continuano con il SupremoConsiglio di Charleston. […] Mi costringonoad una replica.

Il vecchio, anziano colonnello e Massonef∴ 33∴ Ghersi […] era ancora di questomondo; ma ormai non lasciava più la suacasa. […] Nel 1867 era diventato assoluta-mente decrepito. […] Gli inconvenienti diquesto stato di cose erano diventati tali che,in una seduta del Supremo Consiglio, tenutaa Firenze, fu fatta la proposta di pubblicarela sua interdizione, motivata dal fatto cheavevamo appreso che egli offriva il grado33∴ al primo venuto […]. La proposta nonfu adottata per effetto del rispetto filiale cheavevamo per la sua lunga ed onorata car-riera e per la considerazione, in via di di-ritto, che non poteva avere alcun senso,perché nel luglio 1864 aveva firmato il Pro-

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cesso verbale in cui noi tutti ci impegna-vamo a non elevare al 33∴ grado senza ilconsenso scritto di tutti i firmatari. […]

[…] Erano trascorsi molti anni dal tempoil cui il f∴ Cornaro era stato mio segretario.[…] Non gli avevo fatto che del bene. Damolti mesi non aveva più sentito parlare dilui. Mi indirizzò una lettera insensata inFrancia, dove avevo preso servizio durantela guerra. Mi sapeva lontano, sprovvisto ditutti i miei documenti, impegnato in unaserie di affari, circondato dalle più grandidifficoltà […]. Ha creduto il momento favo-revole. Dopo molti giri la lettera mi è per-venuta a Bordeaux il 25 gennaio 1871. Diediuna scorsa al testo e, visto di ciò che si trat-tava, ho messo la lettera tra le carte da esa-minare più tardi ed ho continuato adadempiere alla mia missione.

Non era la prima volta che il sig. Cornarotentava. Il 2 o il 4 agosto 1869 aveva scrittoal compianto fr∴ Pio Aducci 33∴ una let-tera di minacce che non mi fece conoscere eche ho ritrovato fra le sue carte due mesidopo il mio rientro in Italia. […] Era piena diingiurie le più grossolane e il sig. Cornaroreclamava denaro al f∴ Aducci e a me e fi-niva con queste parole: “Vi avverto di ri-spondermi e rapidamente, perché io sappiache mi pagate, in caso contrario noi diremouscieri avanti, a passo di marcia, marcia. At-tendo la vostra risposta fino a sabato 7 cor-rente, il seguito io agirò” […].

[…] Al seguito della sottrazione di 1575franchi alla Loggia “Dante Alighieri”, il suoVenerabile, il buon Fabretti, allora 32∴,professore di Archeologia all’Università diTorino, permise al Sig. Cornaro di ritirarsicon una dimissione, che risale al 6 luglio1865 […]. Questi si guardò intorno e il 14aprile 1866 riuscì a riunire 17 persone, luicompreso e costituì una Loggia che sichiamò “Pietro Micca” (Documento n° 3).

[…] Essa si componeva dei ff∴ Ghersi e Cor-naro. Gli altri membri erano emigrati un-gheresi e polacchi, due agenti di polizia equattro o cinque boni viri, […] che più tardi,appena si resero conto di che si trattava, fe-cero ammenda onorevole.

L’esistenza di questa Loggia […] perlungo tempo è stata mantenuta segreta. Inun primo momento è stata alle dipendenzedi questi signori di Palermo. […] Ghersi as-sunse atteggiamenti che fecero ribellare imembri del Capitolo della “Dante Alighieri”:[…] “Voi sapete anche che il f∴ Ghersi haconferito, di sua propria autorità, senza ilconcorso dei Corpi massonici di questoOriente, il grado 18∴ a più persone che nonsono mai appartenute né alla Loggia “DanteAlighieri”, né alle sue filiali. […] In qualità diPresidente del Capitolo lo ha convocato, fa-cendovi intervenire i membri della Loggia“Pietro Micca” (Loggia clandestina e paler-mitana) da lui creati 18∴ Noi abbiamo pro-testato vigorosamente contro la violazionedel Supremo Capitolo, e soprattutto per lapresenza di due sconosciuti, il cui nome nonera stato nemmeno pronunciato dal fratelloSegretario […]. Al ché il fr∴ Ghersi rispon-deva con un discorso lungo e incoerente, di-cendo che aveva riunito tutte le Logge, cheera sua facoltà di elevare candidati a tutti igradi, che lo si doveva riconoscere come ar-bitro supremo di tutti i Corpi massonicidella Valle del Po, che nessuno aveva il di-ritto di opporsi alla sua volontà, che avevadeciso che tutti i 18∴ da lui nominati pote-vano e dovevano votare. Protestammo, ma ilf∴ Ghersi mantenne la sua decisione. […] Ilf∴ A. Fabretti 32∴ ebbe nove voti su 15, cin-que voti andarono a uno degli intrusi […] euno al f∴ Zaccaria, un fratello della Loggia“Pietro Micca”. Allora il f∴ Ghersi annullòle elezioni perché il f∴ Fabretti, non era che32∴ e che per presiedere il Sovrano Capi-

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tolo occorreva un 33∴. Noi protestammocontro l’enunciazione di quest’altro ‘princi-pio’ dichiarando che noi consideravamol’elezione come pienamente valida. Al che ilf∴ rispose con argomenti tanto assurdi e in-coerenti che, avuta compassione della suavecchiaia e avendo compreso che l’età avan-zata aveva affievolito le sue facoltà mentali,gli dichiarammo che, pur ritenendo l’ele-zione come perfettamente valida, se il f∴Ghersi lo riteneva, si potevano consultare ilGrande Oriente e il Supremo Consiglio.‘Sono io il Grande Oriente – rispose il f∴Ghersi – la Loggia “Dante Alighieri” puòconsultarlo, non io e con queste parole hasospeso i lavori e le elezioni sono rimaste in-compiute. […] Il fratello Ghersi ha già nomi-nato diversi 30∴, 31∴ e 32∴ fra i membridella Loggia “Pietro Micca”, per ricostituire,alla sua maniera, i Corpi massonici superioridella Valle del Po e di portarli all’obbe-dienza del Grande Oriente di Palermo”.

[…] Il Grande Oriente, sempre presiedutoa quest’epoca dal f∴ De Luca, si limitò a di-chiarare che le lezioni fatte dal capitolo,nella persona del f∴ 32∴ A. Fabretti eranovalide. […] In seguito quest’ultimo fu elevatoal 33∴ […]. Verso la fine del 1868, la Loggia“Pietro Micca”, […] si accorse delle menzo-gne e, dopo aver allontanato i bricconi chevi si trovavano, chiese di essere ammessaalla Comunità nazionale: oggi è una dellenostre migliori Logge.

Prevedendo tutto questo, i signori Cor-naro e consorti agli inizi del 1868 avevanocostituito a fianco della “Pietro Micca”, equesta volta completamente fra loro, unacosiddetta Loggia “Cristoforo Colombo”.Così quando restarono soli non si scorag-giarono, con un malinteso che io non mispiego ancora e con delle lettere di racco-mandazioni, approfittarono, secondoquanto mi è stato detto, la buona fede di un

vecchio venerabile [...], il generale Avezzana[…].

È con profondo dolore che, dopo lamorte del fratello Ghersi, vidi trascinati allatesta di questa banda il mio vecchio Came-rata dell’Ecole des Mines di Parigi Jzensmidde Milbitz, vegliardo onorevole che nel 1849avevo inviato a Roma, in compagnia del ge-nerale Rybinski, con il grado di colonnello,per difendere la Repubblica contro l’ag-gressione dei clericali del Principe Presi-dente. Milbitz si era ben condotto e dopo ladifesa di Porta Portese era stato nominatogenerale dal Triumvirato; è molto anziano,vive ritirato a Torino. Si è abusato di lui. […]Quando, all’inizio del 1869, ho saputo dellemene dei falsi fratelli di Torino, decisi di pro-cedere per la sicurezza dell’Ordine […]. Ilcrimine contro l’onore e il tradimento con-tro l’Ordine era flagrante: si prese una deli-berazione. Il f∴ Ghersi era morto. Siconsiderò il vecchio colonnello DienheimChotomski e Garda come se avessero agitosenza che si rendessero conto di quello chefacevano. Quanto al generale de Milbitz nonsi poterono prendere decisioni, perché nonsi è potuto stabilire se fosse massone. Nonsi sapeva ancora che i Sign. Riboli e Garellifossero in così buona compagnia. […]Quanto ai signori Nicola Combi Cornaro32∴, Michel Zahorowski 31∴ e MaurizioZaccaria, autori principali dell’operazione,è stata decretata l’espulsione dall’Ordine,rettificata poi dal Grande Oriente e pubbli-cata alla pagina 623 del II Vol. del BollettinoUfficiale della Massoneria italiana il 14 giugno1869. […] Quanto al Supremo Consiglio diBoston, egli è padrone di ritirare il suo rico-noscimento alla Massoneria italiana, pressola quale qualche anno fa egli aveva già in-viato, come Rappresentante, il compiantof∴ Lawrence, ma non può farlo senza ri-nunciare alla sua dignità e senza mancare a

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tutte le leggi dell’onore, lasciare utilizzareil suo nome eminente e venerato, e farsicoinvolgere da un gruppo di truffatori.

Frapolli concluse con alcune frasi cheavrebbero meritato più attenzione:

Nella nostra vita abbiamo tutti com-messo degli errori, caro Fratello, io ricono-sco da parte mia i falsi passi a cui sonostato condotto accordando la mia fiducia adei miserabili e riconoscendone troppofrettolosamente, nell’esercizio delle miefunzioni, dei Corpi che mi erano stati rac-comandati da uomini stimabili o da GrandiPotenze; ma io considero come il piùstretto dei doveri di avere la lealtà di rico-noscere i miei torti. Mi permetterete dicontare su una eguale lealtà nei riguardidella Massoneria italiana da parte dei no-stri fratelli d’America, che d’altronde, finoad ora, non hanno avuto la disgrazia di tro-varsi definitivamente impegnati.

Il Supremo Consiglio di Boston trovò laLettera a Goodall “di carattere troppo pri-vato, non la ricevette come relazione uffi-ciale” e riconobbe il Supremo Consiglio diTorino. Questi visse anni di stenti. Il suo Se-gretario Generale, La Salle, scrisse sconso-lato: “Da Napoli e Palermo silenzio ditomba”. Delle sei officine all’obbedienza, la“Trionfo Ligure” “era l’unica che versava300 lire annue. La ‘Leone di Caprera’ nondava segno di vita, la ‘Losanna’ non avevamai pagato le tasse e da anni non si sen-tiva”. “Sono nove anni che vivo di spe-ranze”. Fra l’83 e l’87 gli incassiammontarono a 2270 lire. Occorsero moltianni perché gli Americani si rendesseroconto dell’errore commesso. Il 1883 venne

a mancare il loro riconoscimento, moti-vato, nei Proceedings, ancora esagerando,“dal non aver organizzato alcuna Loggia”.Nel 1887 Riboli fece atto di sottomissioneal Grande Oriente d’Italia, il quale dovetteanticipargli il denaro per pagare i debiticontratti dal suo Supremo Consiglio.

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A. G. D. G. A. D. U. MASSONERIA UNIVERSALEFAMIGLIA ITALIANA

Scienza, Libertà, Lavoro, Fratellanza,Solidarietà

DEUS MEUMQUE JUS

Copia: Calligrafia di FrapolliTorino 15 luglio 1864Supremo Consiglio dei SS∴ J∴ G∴ G∴

F∴ di Gr. 33mo∴ del R∴ Scozz∴ A∴ ed A∴

Tenuta del giorno 15, V° mese, AA∴ VV∴LL∴ 000864, all’Oriente di Torino

Presenti i ff∴ Augusto Arpad Di CrouyChanel, Giorgio Tamajo, Santocanale, Fran-cesco De Luca, Ferdinando Ghersi, PioAducci, Lodovico Frapolli, Giorgio Klapka,Antonio Mordini, Mauro Macchi, FrancescoCurzio.

Si leggono le Balaustre del Supr∴ Consi-glio tenute in Livorno, del 31 maggio e 1°luglio corrente anno.

È confermata la decisione presa durantela Costituente di Firenze dello scorso mag-gio circa l’unanimità dei voti scritti dei ff∴33∴, riconosciuti, in Italia, indispensabile

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per l’assunzione o riconoscimento di un f∴di questo grado.

Viene inoltre deciso:1.° Nella Comunione italiana del Rito

Scozz∴ A∴ e A∴ il Gr∴ Conc∴ solo è di-viso per Sezioni di 15 membri ciascuna, re-sidenti nei 4 Centri di Torino, Firenze,Napoli e Palermo. Il Supr∴ Cons∴ dei ff∴33∴ di R∴ Scozz∴ A∴ ed A∴ in Italia è in-divisibile, comunque i suoi membri si tro-vino dispersi nelle varie parti del Paese. I33∴ membri del Supr∴ Cons∴ sono mas-sonicamente solidari.

2.° Le tenute hanno luogo sotto la voltaceleste, là ove tre ff∴ di questo grado si tro-vano riuniti. [Il] processo verbale di ognitenuta verrà comunicato in originale ad unf∴ residente in ciascuna delle quattro cittàove sono le Sez∴ del Gr∴ Conc∴ e questilo farà conoscere agli altri ff∴ 33∴ che sitrovino nella loro rispettiva circoscrizione.

3.° Per tutte le questioni che interes-sano l’intero Corpo o la Mass∴ in generalele decisioni prese non possono aver effettoche quando la maggioranza assoluta ditutti i membri riconosciuti le abbia periscritto approvate.

4.° Le elevazioni ai Gr∴ 30mo∴, 31mo∴e 32mo∴ sono riservate al Supr∴ Cons∴dei 33∴ Dovranno portare l’approvazionein iscritto di almeno sette ff∴ 33∴.

5.° Saranno riconosciuti siccome appar-tenenti alla Mass∴ di R∴ Scozz∴ A∴ edA∴ in Italia, col Gr∴ 33°∴, tutti quei ff∴che potranno giustificare di aver conse-guito regolarmente il loro Gr∴ nei Centrimass∴ di R∴ Scozz∴ A∴ ed A∴ ricono-sciuti dai sottoscritti, in Torino, Firenze,Napoli e Palermo prima della Costituentefiorentina del 21 maggio scorso.

6.° Gli altri ff∴, i quali dopo quest’epoca,potessero essere stati compresi nella listadei 33∴ dai diversi Centri da noi ricono-sciuti dovranno, per ottenere la regolariz-zazione, sottoporsi a scrutinio e riportareil nulla osta di tutti i ff∴ 33∴.

7.° Tutti gli altri Mass∴ italiani od esteriche si trovassero regolarmente possessori.

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I ff∴ Fondatori della R. Loggia Pietro Miccaall’O. di Torino* 22 aprile 1866

1. Ferdinando Ghersi 33°2. Nicola Combi Cornaro 33°3. Alberto Nyary 33°4. Alessandro Massimino 31°5. Ferdinando Dienheim Chotomski 31°6. Tommaso Zoard Zahorowski 30°7. Giusro Garelli 18°8. Lorenzo Corsetti 18°

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* Questo è il primo documento che ci è pervenuto riguardante gli scissionisti. In una Circolare in-testata Sup∴ Cons∴ del marzo - aprile 1868, che trascriviamo (Documento n° 3), la Loggia comu-nicò che il 28 novembre 1867 aveva deciso di elevarsi a Gran Loggia. Il formato del documentooriginale è di 28.5 x 45 cm.

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9. Angelo Bosio 18°10. Sineo 18°11. Antonio Schneyder, 9°12. Maurinio Zaccaria 3°13. Trucchi 3°14. Steffenone 3°15. Mecca 3°16. Berti 3°17. Demarchi 3°

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SUP∴ CONS∴A∴ U∴ T∴ O∴ A∴ G∴GR∴ L∴ PIETRO MICCAORDO AB CHAOR∴ S∴ A∴ ED A∴VALLE DEL POOR∴ DI TORINOO∴ di Torino XXIII g∴° 1∴° m∴ Nissan

A∴ 00868 V∴ L∴

Il Sup∴ Cons∴ degli Ill∴ FF∴ Gr∴ I∴Gen∴ di Gr∴ 33∴ Valle del Po Or∴ di To-rino a tutti i LL∴ M M∴ sparsi sulla su-perficie della terra

Affine di combattere le perniciose con-seguenze dell’errore in cui sono caduti al-cuni dei nostri carissimi ff∴ in Italia, i qualio per raggiri o per preoccupazioni prof∴sono stati indotti a comportarsi in guisa dafar sospettare, che gli arch∴ lavori servis-sero a fini politici, governativi o non go-vernativi, questo Sup∴ Cons∴ha cercato dirannodare a sé l’opera intelligente e perse-verante delle LL∴ MM∴ lavoranti in que-sta grande Valle del Po, dove lepopolazioni, avvezze da più lungo tempoad ordini liberi ed a governo italiano, of-

frono le maggiori guarentigie di tempe-ranza, di spontanea disciplina e di conve-niente attitudine per gli scopi sublimi delnostro Ord∴, che, tendendo al progressogenerale dell’umanità, sono altamente al disopra di ogni contesa politica e dissidenzareligiosa.

In questo intendimento avendo vedutomolte Officine in questa Valle e nelle con-fluenti coordinarsi armonicamente collaR∴ L∴ PIETRO MICCA all’Or∴ di Torino, eporsi sotto i di lei auspici, aderendo anchealle istanze da ogni parte fattegli, credetteopportuno di innalzare la detta Officinacon Decreto 28 novembre 1867 (E.V.) alla di-gnità di G∴ L∴, e di costituirsi nel seno diessa per la migliore direzione degli arch∴lavori, che con impareggiabile zelo ed atti-vità si vanno continuando in questa pro-vincia italiana, nella fiducia checoll’attrazione del buon esempio e della fe-dele osservanza delle regole del nostroOrd∴ si rafforzi ogni giorno maggiormenteil lavoro de’ MM∴ e si aumenti l’edifica-zione dei veri Templi dedicati alla virtù.

Ora con dolorosa sorpresa essendo ve-nuto a sapere che una circolare firmata daun F∴ colla qualifica di Gr∴ M∴ agg∴ delG∴ Or∴ d’Italia sedente in Firenze siastata diramata ai vari Corpi dei LL∴ MM∴di tutto il Globo, colla quale allegandosi de-liberazioni di un’assemblea tenutasi a Na-poli nello scorso giugno (E. V.) si vorrebbefar credere che i LL∴ MM∴ d’Italia obbe-discano ad un solo Centro che si dice costi-tuito a Firenze e la cui composizione è unaanomalia evidente in confronto degli sta-tuti del nostro R∴ S∴ A∴ ed A∴, il Su-premo Consiglio nel deplorare profon-

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damente una siffatta pubblicazione, laquale per l’illegalità delle pretensioni nonpuò a meno di affliggere l’animo di tutti ibuoni nostri FF∴, si trova costretto a sor-gere in difesa dei suoi diritti e di quelli ditutti i LL∴ MM∴ italiani, i quali sanno chel’intenzione immutabile e costantementemanifestata da tutte le assemblee regolarie da tutti i Corpi del nostro Ord∴ è statasempre di attendere per la creazione del-l’Unico Gran Centro dei LL∴ MM∴ in Italiail giorno in cui sarà compiuta nell’eternametropoli l’unità italiana, affine appunto dievitare le questioni di preferenza ed i par-titi politici o religiosi che potessero far de-viare i nostri lavori dalla linea invariabileloro prefissa dalla sapienza dei secoli.

Eppertanto nel notificare a tutti i LL∴MM∴ sparsi sulla superficie della terra lacostituzione della Gr∴ L∴ Pietro Micca,Or∴ di Torino, Valle del Po, nel cui tempioprende sede esso Sup∴ Cons∴;

Decreta:1. Di offrire, a nome anche della detta

G∴ L∴ Pietro Micca, la mano d’alleanza atutti i Gr∴ Centri dei LL∴ M∴ dell’Italia edell’Estero;

2. Di rinnovare pubblicamente la di-chiarazione già emessa dal Sup∴ Cons∴che non si riconosce in alcuna maniera pervalido e legittimo l’operato dell’assembleadi Napoli presso la L∴ Egeria dello scorsogiugno (E. V.).

3. Di invitare le RR∴ LL∴ Filiali a man-tenersi strettamente congiunte colla dettaG∴ L∴ ed a perdurare nella loro osse-quenza ai principi del nostro Ord∴ e dalnostro R∴ S∴ A∴ ed A∴ eliminando dai

loro arch∴ lav∴ ogni questione di politicao di religione.

4. Di dichiarare che esso S∴ Cons∴ nonriconosce e non riconoscerà mai altra Su-premazia nel nostro ordine salvo quella chesarà stabilità da un’Assemblea Generale re-golarmente convocata nelle condizioni enel tempo prescritti dalle costanti e ripe-tute deliberazioni dei LL∴ M∴ italiani.

Il Decano dei LL∴ M∴ ital∴ F∴ GhersiFerdinando, Gr∴ Comm∴ Presid∴ delSup∴ Cons∴ è incaricato dell’esecuzionedel presente Decreto.

S∴ D∴ S∴ G∴ C∴Il Decano del S∴ C∴Ghersi Ferdinando 33∴°

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Rapporto del f∴ Goodall Italia - Torino 28 maggio 1869 Rappre-

sentante generale dell’Estero (Pagina 216del Bollettino - Proceedings del Supr. Consi-glio di Boston - New York )

Nell’aprile 1869 io ho indirizzata unacomunicazione officiale, dietro le vostreistruzioni, alle parti in Torino ed ho lorodomandato informazioni dettagliate rela-tive alla loro domanda di riconoscimentodi un Supremo Consiglio che dicevano es-sersi stabilito regolarmente in quella cittàe due mesi dopo ho ricevuto la seguente ri-sposta ufficiale.

Supremo Consiglio e Gran Loggia PietroMicca dell’Antico ed Accettato Rito Scoz-zese della Valle de Po, Or. di Torino.

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Al Supremo Consiglio dei SovraniGrandi Ispettori Generali della Giurisdi-zione massonica del Nord degli Stati Unitid’America.

In conseguenza della comunicazione ri-cevuta dall’Ill. G. Albert Goodall 33, Rap-presentante Generale per l’Estero dicotesto Supr. Consiglio in data di New York22 aprile 1869 E. V., indirizzata al nostro f∴Domenico Minelli, Rappresentante delSupr. Cons. di Torino che fu comunicata aquesto Supremo Consiglio, i sottoscrittifratelli 33 riuniti in seduta straordinaria il27° g∴ del mese ebraico Iyar [aprile - mag-gio] dell’anno E. V. 1869, si affrettano a spe-dire questa risposta alle questionicategoriche comunicate dal F. Goodall.

In risposta alla prima questione, dove equando il f. Ghersi abbia ricevuto il 33mogrado, il Supr. Cons. crede necessario di co-municare che il nostro fr. Ghersi, il 9 pas-sato marzo passò all’eterna quiete, chetutte le sue carte e documenti, dai quali sisarebbero potute ottenere tutte le infor-mazioni desiderate, furono, per cause lo-cali, ritenuti dalla di lui famiglia. Però dalsuo Diploma risulta che egli ha ricevuto il33 grado in Spagna nel 1823. Noi sappiamopoi indirettamente che dopo i politicieventi del 1821, quando esso ritornò dopolungo esilio, il Clero essendo onnipossente,il f∴ Ghersi, per non essere inquietato edimprigionato, fu obbligato a distruggerevari documenti, il contenuto dei quali noinon abbiamo potuto conoscere.

Alla seconda questione: da chi ha egliottenuto l’autorità di costituire un Su-premo Consiglio e la data della Patente?Noi replichiamo che esso fu riconosciuto

dal Supr. Cons. di Francia Antico ed Accet-tato del Rito nel 1862 e che nello stessotempo egli fu confermato dal f∴ FedericoPiret 33∴, attuale Membro des Supr. Cons.di Parigi, dal F. Maurin Gabriel 33∴, Mem-bro de Supr. Cons. e G. O. del Belgio e vi-stato dalla L. Reale di Mons.

Con queste autorità il f∴ Ghersi, sic-come il più antico 33mo d’Italia, formò laPiramide dei Corpi massonici del Rito Scoz-zese Antico ed Accettato in Torino nelmese di giugno 1862.

Terza domanda: in quale precisa data emaniera sia stato stabilito il Supremo Con-siglio di Torino? Per rispondervi il Su-premo Consiglio trova indispensabile diosservarvi, con tutta la delicatezza e la di-gnità che lo permette lo scritto che nel1866, quando la Capitale provvisoria d’Ita-lia fu trasto Gran Corpo e stabilirono unCentro in Firenze, in violazione di tutte leLeggi e Statuti organici e proclamarono ilCorpo di Firenze la sola massonica autoritàper l’Italia. Posteriormente questo Centro,sotto l’influenza di elementi e sentimentieterogenei alla fede ed alle aspirazionidella Massoneria, continuò a diramare Cir-colari con le quali venivano attaccate lebasi fondamentali della nostra Costituzionee si allontanavano dalle gloriose tradizionidell’Ordine e cambiarono i Rituali e diffu-sero generalmente nuovi Statuti della Mas-soneria presso tutte le Logge d’Italia.L’imposizione assoluta ed obbligatoria conla quale furono spediti li Statuti alle Loggeprovocò grande discordia fra quelle e moltomalcontento di non poter continuare neiloro doveri ed obblighi.

In quest’epoca erano presenti a Torino i

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f∴ Ferdinando Ghersi 33, Alessandro DeMilbitz 33, Pietro Garda 33, FerdinandoDienhein Chotomski 33, Fernandino Nyáry33, Alberto Nyáry De Nyaregy 33, GiustoGarelli 33, Nicolò Combi Cornaro 33, Mau-rizio Zaccaria 33. Questi Fratelli riorganiz-zarono il Supremo Consiglio nel propositodi difendere l’ordine massonico dalle inno-vazioni volgari, da qualunque sorgente fos-sero emanate. Sotto la Giurisdizione diquesto Supremo Consiglio la Gran LoggiaPietro Micca col Sovr. Capitolo Rosa - Crocee la Loggia Cristoforo Colombo, la Loggia Vit-torio Alfieri in Asti e la Figli di Gagliardo inAlessandria vi vennero a lavorare. Quartaquestione. I nomi dei Supremi Consigli del-l’Estero che hanno riconosciuto il SupremoConsiglio. Era stata convocata un’Assem-blea massonica da tenersi in Milano nelmaggio ma fu rinviata al 10 di giugno. Que-sto Supremo Consiglio essendo incerto suquali dei Centri massonici siano legali, si èsemplicemente indirizzato al Supr. Cons.della Giurisdizione del Nord degli StatiUniti d’America eccezionalmente, sapen-dolo custode geloso degli antichi Statutidell’Ordine e si è astenuto assolutamentedal contrarre relazioni con altri Gran CorpiMassonici stranieri.

Quinta quistione. Che si comunichi ilnome delle Logge che lavorano sotto que-sta Giurisdizione e il numero dei loro mem-bri. Noi non possiamo far questo pelpresente con esattezza, prima di cono-scervi il risultato dell’Assemblea che devetenersi a Milano e di sapere se vorranno ri-manere fedeli al Rito Antico ed Accettato.Noi siamo decisi, qualsiasi il numero diquelli che rimangono fedeli di continuare

l’opera nostra, cioè di mantenere intatti idogmi del Rito Scozzese Antico ed Accet-tato, nonostante tutti gli ostacoli ed im-pacci che possono essere posti sulla nostravia da qualunque parte provengano.

Questo Supremo Consiglio, progre-dendo rettamente con le sue convinzioni estraniero ad ogni ambizione profana, cosaincompatibile assolutamente con la dignitàdi un Massone e custode incorruttibiledella Massoneria, ha offerto la sua mano alSupremo Consiglio della Giurisdizione delNord degli Stati Uniti di America, doman-dandogli aiuto efficace per raggiungere lametà difficile dei santi principi dell’Uma-nità.

Questo Supremo Consiglio compostodei Fratelli sottoscritti domanda al Supr.Cons. della Giurisdizione del Nord degli S.U. A. di accordargli il suo potente aiuto diun riconoscimento per la ragione che rice-vendo forza dalla vostra autorità noiavremo il potere di sviluppare questa operasopra più vasto campo. Questo Supr. Cons.non dubita che il Supr. Cons. della Giuris.del Nord degli S. U. A. vorrà prendere inseria considerazione i motivi della presentedomanda e desidera sapere le cause e li im-pedimenti pei quali non ha potuto esseresoddisfatta la quinta domanda; ma voi po-tete essere sicuri dei nostri sentimenti e delcoraggio nostro nel professarvi scrupolo-samente le virtù che […] alto ufficio dellaMassoneria.

Per quanto riguarda alla certezza dellenostre intenzioni di conformarci pronta-mente ai vostri desideri, noi vi preghiamodi mandare un Rituale organico, Statuti eRegolamenti dell’Ordine della vostra Giuri-

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sdizione, di modo che noi ci conformeremostrettamente a questi, come vien praticatopresso il vostro Gran Corpo.

Dato all’Oriente di Torino nella Valle delPo, in Italia, il 20 giorno dell’ebraico meseSivan [maggio - giugno] dell’anno della V. L.

FirmatiLuogotenente Gran Commend. De Mil-

bitz 33Per il Sovr. Gran Commendatore Dien-

heim Chotomski 33 Timoteo Riboli 33Zaccaria Maurizio 33Tommaso Zoard Zahorowski 33

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Frapolli a James GibsonFirenze 7 luglio 1869

Au Seren∴ G∴ M∴ de Maçons A∴ A∴de l’État de New York

Le Très Ill∴ et Très cher Frère Le Fr∴James Gibson New York (E. U. d’A.)

Monsieur, Très Ill∴ et Très Cher f∴Il y à près de deux ans que nous avons

chargé un de nos frères, qui venait aborderde l’autre coté de l’Océan de vous porternos salutations fraternelles et de vous re-mettre la première partie du II me volumede notre Bulletin officielle. Malheureuse-ment depuis ce temps nous n’avons plus eude nouvelles ni du voyage ni de votre part.Nous ne savons pas encore s’il s’est ac-quitté de sa commission et nous en devonsen douter.

Aujourd’hui nous profitons du départ

d’un autre de nos frères, du docteurAdolphe Andres, médecin distingué qui serend a San Francisco, et lui remettons pourvous les deux livraisons de notre Bulletinqui suivent les autres et qui forment la finet le complément du II me volume. Nousespérons que vous voudrez bien agréer cetenvoi avec bienveillance et que vous vou-drez bien nous envoyer vos publicationsen échange.

Vous recevrez également sous peu dejours en français et en italienne, le compte-rendu sommaire de notre Assemblée géné-rale des Loges qui vient d’avoir lieu àFlorence et qui vient de faire nous nou-velles élections.

S’il vous plaisait d’établir avec nous desliens plus étroits ou moyen de Garantsd’amitié, nous nous mettons entièrement àvotre disposition.

Croyez, en attendant, à notre dévoue-ment bien fraternel.

(signé) FrapolliN. B. Questa lettera è accompagnata da

poche righe al f∴ James Austin, G∴ Segre-tario della Gr∴ L∴- Non hanno interesseU. Bacci

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Frapolli a Josiah H. DrummondFirenze 1° novembre 1869

Au Très Ill. et Très Cher Frère Le F.. Jo-siah H. Drummond 33.

Souvr∴ Gr∴ Com∴ du Supr∴ Cons∴ àl’Orient de Boston à Portland (Maine)

De retour dans cette Capitale après les

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• 85 •Lettera a Goodall, L.P. Friz

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vacances d’été je lis votre faveur du 23 sep-tembre dernier.

Vous me demandez, pour votre usageparticulier, quelques documents. Je m’em-presse de vous faire adresser, par ce cour-rier, le II me vol.° du Bulletin de notre GrandOrient et ce qui nous reste du 1.r vol., quiest épuisé; je vous fais adresser, en mêmetemps, le Compte - rendu (Traduction fran-çaise) de notre dernière Assemblée géné-rale des Loges et le n.° du mois de Marsdernier du Bulletin du Grand Orient deFrance, qui renferme une correspondancesur la Maçonnerie en Italie. Cette corres-pondance est d’une exactitude scrupuleuse.

J’ajoute à ces documents ma dernièreCirculaire au sujet du Concile oecuméniqueet la copie d’une planche que j’ai dû écrireen réponse à une communication de l’Ill.f∴ James Gibson G∴ M∴ de la Grande Logede New York.

J’ai confiance que l’examen de ces do-cuments ainsi que la lecture des Calen-driers maç∴ de Londres, de Paris et deLeipzig vous édifiera complètement ausujet des choses maçonniques de l’Italie.

En vous remerciant personnellement dela bienveillance fraternelle et personnelleque vous me témoignez je dois montrernôtre surprise d’avoir dû lire dans une re-cueil aussi sérieux que les Proceedings of theSupreme Council, Grand East Boston un amasd’erreurs aussi colossales qu’il en est dit ausujet des choses maçonniques de l’Italie etde vous exprimer tout la peine que les amisde la grande Repuplique américaine éprou-vent en voyant figurer dans le dit recueil,d’ailleurs très digne, le texte d’une circu-laire d’un soi-disant Suprême Conseil de

Turin qui n’existe pas et qu’il n’a jamaisexisté que dans la pensée de quelques es-crocs er de quelques personnes trompéeset abusées.

Le frère Albert Goodall, le voyage duquel vous nous annoncé, sera reçu par nousavec toute la politesse fraternelle qui estdue à qui vient de votre part, d’autant plusque nous espérons qu’il voudra bien nousexprimer ses regrets d’avoir prêté foi à desrenseignements inexactes, et de s’êtreservi, dans la rédaction de sa correspon-dance, de termes, à notre égard, que nousaimons oublier.

Je termine en vous témoignant toute ladouleur que la Maç∴ italienne a éprouvéen apprenant le décès de l’Ill∴ fr∴ T.Bigelow Lawrence, qui était apprécié parminous et vous prie de me croire parmi vosFrères correspondants le plus dévoué.

(signé) L. Frapolli

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Or. di Firenze 11 gennaio 1870Verbale del ricevimento ufficiale, fatto

nella sede del G∴ O∴ della Mass. in Italia,al f∴ Albert G. Goodall, Grande Rappresen-tante del Sup∴ Cons∴ di Boston e dellaGr∴ L∴ di New York.

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Alle ore 10 antimeridiane il f∴ GiorgioTamajo 33 mo, Presidente del Gr∴ Conci-storo, introdusse nel salone del G∴ O∴ ilf∴ Albert G. Goodall, che venne ricevutodal G∴ M∴ Aggiunto f∴ Curzio Francesco33 mo e dal Gran Segretario f∴ Pio Aducci33 mo.

Il f∴ Goodall presenta tre sue creden-ziali che si osservarono regolarmente re-datte e legalizzate dal Sup∴ Cons∴ diBoston.

Riconosciuto perciò il f∴ Goodall qualRappresentante il Sup∴ Cons∴ di Boston edella G∴ L∴ di New York con illimitati po-teri sotto ogni riguardo di trattare con no-stro G∴ O∴ di cose mass∴ e specialmenteper il scambievole riconoscimento e scam-bio di Garanti di Amicizia, gli venne dal f∴G∴ M∴ Aggiunto data la parola.

Il f∴ Goodall, non parlando che il sololinguaggio inglese, per mezzo del fr∴ Gior-gio Tamajo dichiara quale è il suo mandatoed assicura che unico suo scopo è di stabi-lire le fraterne comunicazioni fra i dueGG∴ OO∴

Fa vedere una lettera scrittagli dalSupr∴ Cons∴ di Boston, colla data del 26settembre colla quale l’avvisa avere dal no-stro G∴ M∴ Frapolli ricevuto libri, docu-menti e Tavole interessanti e lo pregapresentarsi da noi per osservare e convin-cersi meglio dello stato della Mass. in Ita-lia e sui collegamenti di questo nostroG∴O∴ Si verifica allora che lo stessoSupr∴ Cons∴ il 23 stesso mese scrisse alnostro G∴ M∴ cose simili. Si lesse la let-tera.

Il f∴ Goodall parla su quanto esso

scrisse e stampò colla sua relazione in NewYork rispetto alle cose mass∴ in Italia. Dicedi Torino e Palermo cose le quali una peruna furono vittoriosamente combattutedal f∴ Tamajo, al che egli termina col diredi essere persuaso di non essere stato beninformato. Soggiunse che tali erano le sueinformazioni pei documenti trasmessigli.Del resto però ora vedendo più chiara-mente le cose, da vero mass∴ si farà unpregio a fare nobile ammenda col ritrat-tarsi qualora il G∴ O∴ fosse disposto a ri-spondere dettagliatamente a delledomande scritte che egli sarebbe ufficial-mente per presentargli.

E quanto poi a volere informarsi dellostato della Massoneria in Italia dall’originedella Costituzione, gli fu risposto niente dimeglio che l’assentire a cotesto desiderio; eper dargli una prova della fiducia che noinutriamo verso il Centro che egli rappre-senta, avremmo dato, come fu fatto, tuttiquelli schiarimenti e dimostrazioni che al-tronde e con altri non avremo fatto. E in-nanzitutto furono a lui posti sott’occhio eda lui scrupolosamente esaminati uno peruno, tutti i titoli relativi ai riconoscimentiper parte delle Potenze mass∴ dei dueEmisferi e più specialmente delle Potenzemass. dell’America del Nord e quelli di unaL. […]. Gli furono offerti tutti i numeri delBollettino, Statuti, Regol. e Catechismi.

Dopo ciò si fa osservare al f∴ Goodall laposizione dei 37 Garanti di Amicizia, nomi-nati da noi per 37 Potenze Estere, e le 24nomine ricevute a scambio di Garanti diAmicizia. Il fr∴ Goodall fa alcune osserva-zioni ed altre, dice, ne farà. Intanto osservatutte le altre posizioni delle Potenze

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mass∴ le quali hanno con noi relazioni; sene congratula e dice che veramente siamoforti colle nostre corrispondenze. Si so-spende la riunione e si combina di farneun’altra e terminarla domani martedì alle 8di sera. Il fr∴ Goodall dimostra il desiderioche avrebbe di assistere ad una seduta diqualche nostra Loggia. Il fr∴ Gr∴ Segr∴come Venerabile della Rispettabile LoggiaFratellanza Universale si fa un dovere d’invi-tarlo alla seduta che tale Loggia terrà lastessa sera. Il fr∴ Goodall accetta. Poscia lipresenti colle più fraternevoli espressioni,si salutano e partono.

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Goodall Gallatin Albert a FrapolliFirenze 18 gennaio 1870Traduzione letterale

Venerabile f∴ L. Frapolli Avendo manifestato verbalmente ai ff∴

del G∴ O∴ d’Italia l’oggetto della mia mis-sione massonica ed avendo ricevuto daimedesimi una pronta e cordiale rispostarelativa all’organizzazione e regolarità delG∴ O∴ d’Italia ed anche avendomi essiespresso il desiderio di rispondere official-mente in iscritto, io rispettosamente

chiedo una replica alle seguenti domande,con l’intento di presentarla alla G∴ L∴dello Stato di New York perché l’esamini edecida relativamente all’importante que-stione di essere riconosciuti e di scambiarerelazioni di amistà .

1.° Quando e sotto quale autorità mas-sonica voi e quelli che vi associarono nel-l’organizzazione del G∴ O∴ in Italia fosteiniziati all’Ordine?

2.° Quando e sotto quale autoritàmass∴ il G∴ O∴ d’Italia si è stabilito a Fi-renze?

3.° Sono state pubblicate proteste daqualche altro Corpo mass∴ in Italia control’organizzazione del G∴ O∴ a Firenze? Seciò fosse compiacetevi di farci conoscerequali furono le vostre risposte.

4. Esistevano quindi Corpi massonici inItalia prima dell’organizzazione del G∴O∴ in Italia in questa città? Se ancora esi-stono, e se sono con voi in amichevole re-lazione.

5.° Quante Logge simboliche attive la-vorano attualmente sotto la vostra auto-rità.

6.° In che rito mass∴ lavorano le Loggedella vostra obbedienza?

7.° Compiacetemi di indicarci i nomi deigrande Corpi massonici che vi hanno rico-nosciuto e che sono in fraterna relazionecon voi.

8.° Avete voi costituito Logge entro laGiurisdizione di una Potenza massonicaestera? Se ciò fosse indicateci i luoghi e di-teci le ragioni per le quali avete agitò così ese il G∴ O∴ d’Italia intenda per principiodi continuare ad averle sotto la sua autoritàin opposizione alle proteste dei grandi

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Corpi massonici sotto la cui Giurisdizioneterritoriale quelle Logge sarebbero stabilite.

9.° Essendo io informato che il G∴ O∴d’Italia ha riconosciuto un sedicente Corpomass∴ che si intitola Supr∴ Cons∴ dellaLouisiana sedente in Nuova Orleans edavente Logge simboliche sotto la sua Giuri-sdizione, e il detto sedicente Supr∴ Cons∴essendo stato dichiarato irregolare, spurioclandestino dai G∴ O∴ degli Stati Uniti,avendo invaso e violato la Giurisdizionemassonica della regolare e riconosciuta G∴L∴ della Louisiana, vi compiacerete di direesplicitamente se il G∴ O∴ d’Italia intendedi continuare in questo riconoscimento, inopposizione alle Potenze massoniche degliStati Uniti.

10.° Accogliete, G∴ O∴ d’Italia, ad uffi-cialmente proclamare il sancito principiomassonico di non fondare o riconoscere perl’avvenire nessuna Loggia o Società masso-nica entro la Giurisdizione di qualunqueGr∴ Corpo mas∴ esistente?

Riportandomi per altri particolari allacorrispondenza indirizzatavi dal Ven∴Gr∴ M∴ James Gibson e sinceramentesperando che le relazioni dirette di amici-zia possano sollecitamente stabilirsi tra lelegittime Potenze massoniche d’Italia e laG∴ L∴ di New York ho l’onore di dirmiFraternamentev.°

(firmato) Albert G. GoodallRappresentante Generale all’Estero

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Goodall Gallatin Albert a Francesco DeLuca 3333∴

Firenze 18 gennaio 1870Sovr∴ Gr∴ Commendatore del Sup∴

Cons∴ del 33 °∴ grado in Italia

Illu.mo Signore e FratelloLa mia missione massonica ed il suo

scopo essendovi stato verbalmenteespresso a voce, ho l’onore di sottometterealla vostra considerazione le seguenti que-stioni e domande e rispettosamente richie-dere una risposta ufficiale all’intento dipresentare al Sup∴ Cons∴ della Giurisdi-zione mass∴ degli Stati Uniti del Nordnella sua riunione annuale che avrà luogoentro il giugno venturo, accio possa risol-vere la questione del riconoscimento e[dello stabilimento] di relazioni di amicizia.

1° Mi prendo la libertà di richiamare lavostra attenzione sui miei rapporti al sum-menzionato Sup∴ Cons∴ riguardanti lastoria e le condizioni della Mass∴ in Italiapubblicati nei resoconti annuali del 1868(vedi pag. 67-126).

2° Di porvi sott’occhio una protesta dipersone le quali dicono essere Supr∴Cons∴ di 33∴ a G∴ O∴ in Torino (vedipag. 127).

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3° Di farvi esaminare lagnanze ufficiali eproteste fatte al nostro Sup∴ Cons∴ dellaRepubblica Argentina all’Oriente di BuenosAyres e del Supr∴ Cons∴ dell’UruguayOriente di Montevideo per una invasionenella loro Giurisdizione massonica da varieLogge stabilite sotto la vostra dipendenza(vedi pag. 86-123).

4° Quando e da quale autorità masso-nica riceveste il grado 33∴ unitamente acoloro che vi operarono nel formare ilSupr∴ Cons∴ dei 33∴

5° Quando e da quale mass.. autorità ilSupr∴ Cons∴ del grado 33∴ del RitoScoz∴ A∴ ed A∴ fu stabilito a Firenze?

6° Indicateci di grazia il nome dei Sup∴Cons∴ Scoz∴ A∴ ed A∴ siete in relazionedi amistà.

7° Diteci il numero di Capitoli Rosa -Croce ed altri Corpi del Rito Scozz∴ A∴ edA∴ che attualmente lavorano sotto la vo-stra obbedienza.

8° Per favore affermate se il Supr∴Cons∴ dei 33∴ in Italia acconsentì al san-cito principio mass∴ di non fondare o ri-conoscere nessuna L∴ o Società mass∴entro la Giurisdizione massonica di unaltro costituito e regolare Gr∴ Corpomass∴

9° Di grazia dichiarate se il Supr∴Cons∴ dei 33∴ in Italia ha riconosciuto ilsedicente Supr∴ Cons∴ per il sovrano eindipendente Stato della Louisiana, aNuova Orleans e, se è così, se voi credere diritirare immediatamente un tale riconosci-mento, avendo il suddetto Corpo mass∴violato la Giurisdizione di una Gr∴ L∴ dalungo tempo ivi costituita ed essendo stato

dichiarato irregolare e spurio dai Supr∴Cons∴ dagli Stati Uniti del Nord e del Sud.

10° Avete riconosciuto o tenete corri-spondenza mass∴ con una Società sedi-cente Supr∴ Cons∴ del Missouri stabilitanella città di New York e, se ciò fosse, vor-reste annullare un tale riconoscimentoperché questa Società non è riconosciutada nessun Corpo mass∴ degli Stati Uniti.

Ora, sinceramente sperando che le vo-stre relazioni di amistà quanto prima pos-sano essere scambiate tra il legittimoSupr∴ Cons∴ d’Italia e quello di cui hol’onore di essere il Rappresentante, mi di-chiaro con grande riconoscimento.

V.° fraternamenteAlberto G. Goodall

Rappresentante all’Estero

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Giorgio Tamajo a Albert Gallatin GoodallFirenze 1° aprile 1870

Ven∴ f∴ GoodallE come risposta alle cose riferite al

Sup∴ Cons∴ della Giurisdizione masso-nica degli Stati Uniti del Nord, e comeschiarimento nella storia della Mass. in Ita-lia, e per allentare gli equivoci incorsi nelle

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relazioni suddette, giova premettere le se-guenti cose:

1°.- In Italia per le condizioni politicheprima del 1860 non vi era attività mass∴meno che in pochissime Officine poste inGenova e in Livorno, le quali dipendevanodal G∴ O∴ Ma in Italia dappertutto vierano massoni, sia per iniziazione al-l’Estero, specialmente nel personale navi-gante, sia per le sopravvivenze ai GrandiCorpi mass. ed altre Officine simboliche delRito Scozzese, che ebbero vita dal 1820.

2°.- In Italia nel corso dell’anno 1861 fucreata la Mass. simbolica, ed ebbe il suo G∴O∴ residente a Torino, ove allora era lasede del Governo Italiano. E fu inoltre rav-vivata nel Mezzodì la Mass. Scozzese delRito Antico ed Accettato, con gli otto altrigradi aggiunti, a base dell’organico ema-nato da Federico II.

3°. - Conseguentemente in Italia erano,nel 1861, attivati tre Riti, uno simbolico ditre gradi, detto Italiano, il secondo Fran-cese, in sette gradi, e terzo lo Scozzese An-tico ed accettato, in 33∴ gradi.

4°. - Nel 1864 si diede un passo avanti,per intelligenze prese fra i Mass. dei diversiRiti e per creare una vera Mass∴ nazionalesi tenne a Firenze una Assemblea Costi-tuente fondamentale, nella quale si pro-clamò la liberta dei Riti (emblema e vessillodella libertà di coscienza) e si stabilirono lebasi della Mass∴ Nazionale Italiana, cre-ando un G∴ O∴ come Corpo Amministra-tivo dirigente e come potere esecutivodell’Ordine. Ed atteso la libertà dei Riti, cia-scun Rito fu dichiarato indipendente per lerispettive attribuzioni liturgiche dogmati-che. E però il G∴ O∴ per il Rito Italiano e

Francese ebbe attribuita la Giurisdizionesuprema e piena, come l’avevano esercitatail Grande Oriente d’Italia e quello di Fran-cia, ma pel Rito Scozzese Antico ed Accet-tato ebbe solo il potere amministrativo,lasciando ai rispettivi Corpi massonici diquel Rito le attribuzioni loro inerenti, abase delle sue antiche istituzioni. E conse-guentemente ogni Rito, mercé i suoi altiCorpi dirigenti, poteva modificarsi, ma nonpoteva e non può essere modificato da As-semblee Massoniche legislative o costi-tuenti, rappresentanti il complesso dei Ritioggi praticati in Italia.

5°. - Come conseguenza dell’organismosu espresso, il Gran Corpo Amministrativoil G∴ O∴ fu diviso in quattro Sezioni, unasedente in Torino le altre in Firenze, in Na-poli, in Palermo e fu stabilito che la Sezionedi Torino coll’intervento di due membridelle Sezioni di Firenze, di Napoli e di Pa-lermo assumesse il titolo e le funzioni diGran Consiglio e rappresentante il G∴ O∴in determinate attribuzioni; e ciò per la diffi-coltà di riunire il G∴ O∴ nel suo completo,attesa la distanza tra Napoli, Firenze e Pa-lermo ove avevano residenza gli altri mem-bri i quali costruivano le tre altre Sezioni dicui sopra è parola.

Dunque, si badi bene, non si confonda ilGran Cons∴, potere emanato dal G∴ O∴(che esercitò funzioni in Torino ed in Fi-renze fino all’epoca dell’Assemblea di Na-poli) col Sup∴ Cons∴ del 33°∴ grado, cherappresenta il Supremo potere dogmatico eliturgico e non mica l’amministrativo delRito Scozz∴ Antico ed Accettato.

Non si confonda il Sup∴ Cons∴ del33°∴ in Italia con il G∴ O∴ della Mass∴, il

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quale, in quanto al Rito Scozz∴ esercita ilsolo potere amministrativo, ed in quantoagli altri Riti, esercita il potere plenario,come di sopra è detto.

6°. - Per bene intendere quel che poi siriferisce al Rito Scozzese, il Sup∴ Cons∴del 33∴ g∴° divise il G∴ Concistoro dePP∴ del R∴ Segreto in quattro Sezioni,cioè in Torino, Napoli, Firenze e Palermocon l’esercizio delle attribuzioni del pro-prio grado: ammise i Trib.i del 31∴, ed iConclavi in varie parti d’Italia ove il nu-mero dei graduati era sufficiente per costi-tuirli. Creò Logge provinciali con variefiliazioni; elevò l’Egeria di Napoli a GranLoggia, e questo decreto fu […] coll’inter-vento e riconoscimento dei Commissari de-legati delle varie Sezioni.

7°. - In Napoli nel 1867 si tenne un’As-semblea nella quale fu stabilità la soppres-sione delle Sezioni del G∴ O∴ e fu ristrettoil n.° dei membri di questo. Furono invececreate delle Delegazioni personali, rinno-vabili secondo le circostanze dal G∴ O∴Conseguente alla soppressione delle 4 Se-zioni del G∴ O∴ ha cessato di aver vita ilGr∴ Consiglio di cui è parola nel n.° 5:

8°. - Dunque con la libertà dei Riti oggiin Italia vi sono Officine italiane e francesisommesse al Potere assoluto dal G∴ O∴,tanto per l’Amm.ne quanto per le conten-zioni, ritualità e dogmatismo: e vi sono Of-ficine di Rito Scozzese soggette al G∴ O∴per l’Amm.ne, ma dipendenti dalla gerar-chia di vari Corpi mass., ai quali presiede ilSup. Consiglio del 33°∴ g° che nulla ha dicomune col G∴ O∴.

Chiarita così la parte storica e determi-nate le attribuzioni di ciascun ente masso-

nico si viene a rispondere a vari quesitifatti.

Al 1°. - Risponde la suddetta narrazionestorica.

Al 2°. - La su espressa narrazioneesclude la confusione tra Sup∴ Cons∴ del33°∴ e G∴ O∴ preteso a Torino. D’al-tronde questo preteso Potere mette capoad un risentimento per la trasferita sededel G∴ O∴ da Torino a Firenze (la qualcosa era una necessità atteso il carattere diNazionale assunto dalla Mass∴) ed una ri-bellione, perché quelle persone che sierano costituite a Torino avevano ricono-sciuto il G∴ O∴ d’Italia sedente pria in To-rino e poi a Firenze, ed al quale eranolegate per ubbedienza e fedeltà: ad unabuso per aver circuito un nonagenariovecchio, il Ghersi, ed agito in suo nome!

Al 3°. - Risponde il G∴ O∴Al 4°. - Il Sup∴ Cons∴ del 33°∴ g.°∴ fu

formato secondo le precise istruzioni delDecreto organico di Federico II, col qualefurono aggiunti ai 25 gradi del Rito Scoz-zese gli 8 maggiori; e per le prime inizia-zioni da fratelli rivestiti di quel grado

Ferdinando Ghersi di TorinoAngelo M. Pyret del Belgio

Francesco De Luca di NapoliQuesti tre 33∴, il 14° giorno della 10ma

Luna, A∴ V∴ L∴ 5862 conferirono il g°∴33°∴ al F∴ Aducci, già 32°∴, con tutte leformalità richieste dall’organico di Fede-rico II.

Nel 16°∴ giorno di dicembre, stessoanno, li quattro 33°∴ suddetti, con altriquattro 32°∴ costituirono in Torino il G∴Concistoro dei PPi ∴ del Real Segreto, aiquali, essendo un solo il superstite, di pieno

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diritto, secondo le statuizioni anzi dette,oggi sarebbe Sov∴ G∴ Com∴

N.B. In Italia eranvi e sonvi ancora Mas-soni di gradi supremi dipendenti dal Sup.Cons. di Napoli, che cessò le sue funzioninel 1820. Or molte iniziazioni avvennero,in forme private e segrete, fino al 1859.

Al 5°. - Il Sup∴ Cons∴ dei 33∴ si riferi-sce all’Italia e però è uno.

Al 6°. - La Rappresentanza internazio-nale appartiene al G∴ O∴, quindi il rico-noscimento non si riferisce all’uno oall’altro Rito ma sebbene alla rappresen-tanza nazionale.

Al 7°. - Risponde la Segreteria.All’8°.- Il quesito riguarda il G∴ O∴Al 9°. - Risponde il G∴ O∴Al 10°.- Alcuni Fratelli Mass∴ hanno

avuto rapporti col Sup∴ Cons∴ del Rito diMenfi, ma in quanto a questo Rito fu am-messo dal G∴ O∴ di Francia, sotto la cuiubbidienza viveva. Pel di più risponde ilG∴ O∴

(firmato) Giorgio Tamajo 3333∴(Scritta da De Luca)

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Giuseppe Mazzoni a Albert GallatinGoodall

Firenze 1° aprile 1870

Rispettabile f∴ GoodallAvendo il f. G. Albert Goodall, Rappre-

sentante generale all’Estero della G. Loggiadi New York e del Supr∴ Cons∴ di Boston,esternato il desiderio di ottenere ufficialerisposta in iscritto alle domande da lui for-mulate relativamente all’organizzazione eregolarità del G∴ O∴ medesimo, edavendo egli il tutto diretto a noi, G∴ M∴,effettivo dell’Ordine in Italia, ci siamo cre-duti in dovere di assecondare i desideri delVen∴ f∴ sunnominato nella fiducia che lanostra fraterna franchezza e condiscen-denza ci daranno maggior diritto all’ami-chevole riconoscimento della G∴ L∴ diNew York e del Supr∴ Cons∴ dei 33∴della Giurisdizione mass. degli Stati Unitidel Nord.

Quello che noi ora riportiamo in iscrittoè quanto già detto e partecipato nelle treriunioni fatte da alcuni membri del nostroG∴ O∴ col R. f∴ G. Albert Goodall, comeda verbale redatto.

1.° - Nel dicembre 1861 le Logge sparsein Italia si riunirono in n.° di 22 in Torinoe stabilirono la prima Costituente mass∴italiana, dalla quale tutte le loro forze fu-rono riunite in un fascio solo. Da questaCostituente nacque il G∴ O∴ Italiano, se-dente in Torino, con G∴ M∴ il defunto f∴Cordova, già Ministro del Regno d’Italia. Simoltiplicarono dopo tal fatto le Logge. Sulfinire del 1862 si riunirono i Rappresen-tanti di tutte le Officine in Assemblea ge-nerale. Da questa venne nominata unaCommissione con l’incarico di andare a vi-sitare tutte le Logge d’Italia. In seguito a

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ciò si tenne nel 1863 un’altra Assembleanella quale furono accettate le propostefatte M∴ L∴ Cap∴ Dante Alighieri all’Or∴di Torino.

Nel 1864 tutti i Rappresentanti delleLogge riuniti in Assemblea in Firenze ac-cettarono le dimissioni del G∴ O∴ Italianoil quale, avendo avuto il suo Potere, questovenne assunto dal nuovo G∴ O∴ dellaMass. in Italia, avente per base fondamen-tale la libertà dei Riti. Fu allora che il primoG∴ O∴ Italiano cessò la pubblicazione delsuo Bollettino mensile ed in sua vece co-minciò il Bollettino Ufficiale del G∴ O∴ dellaMass∴ in Italia, ove si trova scrupolosa-mente descritto e registrato quanto si fece(Vedi Bollettino, Anno I°, fasc. I° e II°, deimesi di ottobre e novembre 1864).

Questo è quanto si deve da noi ripetererapporto al 1° quesito fatto dal f∴ Goodall.

2.° - Il G∴ O∴ della Mass. in Italia, per ilsuo carattere nazionale, non poteva fare ameno di seguire la capitale del Regno. Eccoil perché, nel 1865, il G∴ M∴ De Luca, consua Circolare del 27 settembre dell’annostesso, preveniva tutte le Officine che man-dava ad effetto la deliberazione già presanella Cost∴ mass∴ fiorentina, di trasferirecioè provvisoriamente in Firenze la sededel G∴ O∴.

3.° - In Italia, come dal suesposto, es-sendo un solo il G∴ O∴ legalmente costi-tuito e riconosciuto dalle Potenze mass∴estere, ne viene per conseguenza che, se vifossero altri Centri spurii che protestas-sero, il nostro G∴ O∴ non poteva ricevereproteste, e se a qualcheduno dei suoi mem-bri fossero quelle arrivate, non ne facevanoconto.

4.° - Si risponde a questo come sopra aiquesiti 1.° e 3°.

5.° - Attualmente l’unica regolareMass∴ Comunione italiana, il cui G∴ O∴ha sede provvisoriamente in Firenze, tieneLogge simboliche n.° 134, Capitoli 19, Con-clavi 7 ed il Concistoro.

6.° - Ammessa la libertà dei Riti (Em-blema della libertà di coscienza) il nostroG∴ O∴ ha Logge al Rito Simbolico, cosid-detto Italiano, ed al Rito Francese, ma lamassima parte sono del Rito Scozz∴ A∴ edA∴.

7.° - Nel Bullettino Officiale vi soni i nomidelle Potenze mass∴ che ci hanno ricono-sciuti e dei rispettivi Garanti d’Amicizia.

8.° - Abbiamo Logge nelle Colonie Ita-liane dell’Uruguay, della Repubblica Ar-gentina, del Peru, di Tunisi o di Tripoli,dell’Egitto, della Turchia e dell’Asia Minore.Ed era nostro dovere lo stabilirle perché nederivasse più che mai forza alla nostra na-zionalità italiana. Si noti però che questeLL∴ vennero da noi stabilite prima di averelegalmente ed officialmente riconosciutole Potenze Mass. delle rispettive Regioni.

9.° - Non esistendo più di fatto il Sup∴Cons∴ della Louisiana, perché già scioltosi,il nostro G∴ O∴ cessò qualunque corri-spondenza con quello, fermo restando ilnostro Garante di Amicizia scambiato laG∴ L∴ di Nuova Orleans.

10° - Il G∴ O∴ della Mass∴ in Italia siassocia al principio mass∴ di non fondareo riconoscere per l’avvenire, nessuna L∴entro la Giurisdizione di altri Gr∴ Corpimass∴ esistenti e regolarmente costituiti;però resta fermo nel ritenere che quelle Of-ficine che attualmente possiede nelle Colo-

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nie, promettendo non farne più.(firmato) Mazzoni 1° G. M. Agg.

(scritta da Aducci)

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Frapolli a Albert Gallatin GoodallFirenze 8 giugno 1870

Très Ill∴ et Très cher f∴ Albert GallatinGoodall 33∴ à l’Or∴ de New York

De retour à Florence, j’ai dû constater, àmon grand regret, votre éloignement défi-nitif et votre retour en Amerique sans qu’ilme fut donc de vous serrer la main, aprèsles explications si loyales qu’ont été échan-gées entre vous et nos ff∴ du Supr∴Cons∴ et du G∴ O∴ d’Italie. Veuillezagréer ces lignes comme l’expression sin-cère de mes sentiments de haute estime etcomplètement dévoués.

J’ai lu les réponses qui vous ont étéadressées par nos ff∴�Mazzoni et Tamajoau nom du G∴ O∴ et du Supr∴ Cons∴ duR∴ Ecossais et je les trouve exactes en touspoints. Je ferais observer seulement que letitre de Grand Loge qui a été octroyé à laLoge Egeria de Naples n’est que purementhonoraire et ne lui donne aucun droit deJuridiction car pour la partie administra-tive celle-ci est au G∴ O∴ et pour la partiedogmatique du Rite est au Supr∴ Cons∴et au Gr∴ Consistoire, uniques en Italie. Jedois également insister au sujet de l’indi-gnité des groupes de soi - disant Maçons ir-réguliers qui se sont formés ou qui seforment dans notre Pays de liberté poli-tique absolue en cette matière; ces groupesparaissent et disparaissent comme les

nuages dans une atmosphère agitée et il nesont pour la plupart que l’œuvre d’hommesindignes qui ont subi le refus d’initiationou l’expulsion, ou bien de l’initiation d’es-crocs qui, comme à Naples et à Turin, ontessayé vainement de faire des dupes autourd’eux.

Ce mal pourtant, qui était très dange-reux de l’Ordre en Italie, tend de plus enplus à disparaître et le diplôme unique quenous allons rendre obligatoire va le fairecesser complètement.

J’ai appris par nos Frères avec satisfac-tion que vous avez compris notre positionparticulière avec nos Loges des Colonies,instituées avant que nous eussions des trai-tés d’alliance avec les Puissances maçon-niques indigènes; position que j’ai eu lafaveur d’expliquer aux très Ill∴ fr∴ J. Gib-son et J∴ H∴ Drummond dans mes plan-chers du 2 7bre et 1.r 9bre 1869, et j’ai vuégalement avec une véritable plaisir lesquestions du Rite de Memphis et du Supr∴Cons∴ de la Nouvelle Orléans ne s’élevait pluscomme un obstacle entre nos rapports fra-ternelles. En effet nous n’avions reconnu leSouvr∴ Sanctuaire de Memphis a New Yorkque parce que il faisait part d’un Rite re-connu et à l’obédience du G∴ O∴ deFrance; aujourd’hui le Rite de Memphis a dis-paru du Calendrier du G∴ O∴ de France;nous n’avons donc qu’a constater qu’il acessé. Quant au Supr∴ Cons∴ de la Nou-velle Orléans nous avons pris l’engagementde nous concerter avec le G∴ O∴ deFrance qui a institué une Commission adhoc. Mais ce Supr∴ Conseil étant au-jourd’hui en pleine désorganisation, laCommission ne peut que constater sa dis-

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parition et la cessation de tout motif deplainte entre les Puiss∴ maçonniques desdeux Continents.

Dans l’attente de vos bonnes nouvelles,je vous prie, Ill. et Très cher Frère, de vou-loir bien exprimer non sentiments les plusfraternels au Très Ven∴ ff∴ Drummond etGibson et d’agréer l’expression de nos sen-timents les plus dévoués et fraternelles.

Votre f∴ très aff.néL. Frapolli 33∴ G∴ M∴

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Estratto dalli Atti del Supremo Consiglio diBoston pubblicati in New York pag. 225

1870

Il trasferimento del G∴ O∴ da Torino aFirenze sembra essere stato fatto di suapropria autorità e, presentemente, tutte leLogge simboliche sono sotto la sua obbe-dienza. Ei sembra che sia molto ben orga-nizzato, e conduce i suoi affari con moltosistema e regolarità. La parte di Firenzenon sembra provare con evidenza soddi-sfacente che il Sup∴ Cons∴ sia stato tra-sferito da Torino per propria autorità. Equanto alla presentazione di alcuni Di-plomi in bianco che essi han ricevuto daParigi con l’abituale apparato ed emblemafilosofici che consumano (?) con le ideeparticolari francesi che con le massoniche,questa non è una prova che il Supr∴Cons∴ del Rito Antico ed Accettato esistain Firenze.

La principale obiezione da farsi al G∴O∴ di Firenze ha due fondamenti: il primo

che vi è un cambiamento radicale nel-l’opera anticamente riconosciuta dei Ri-tuali e Decreti, i quali seguono le ideespeciali de’ novatori moderni, che sotto laveste della Massoneria agiscono sotto l’in-fluenza esclusiva di motivi politici. Quiperò io osserverò, fra parentesi, chequando io spingo fedelmente il miosguardo sull’Italia, paragonandone le ten-denze con quelle delle così dette Societàmassoniche nelle parti dell’Europa conti-nentale che son governate dalle razze gal-liche e latine, quelle tendenze sonodiminuite negli ultimi anni ed i principidell’antica Massoneria furono meglio so-stenuti. La 2.a obiezione da farsi riguardoal Grande Oriente è che non può essereunione della Famiglia massonica fuorché inRoma, quando questa città sarà diventatala Capitale d’Italia. Questo avvenimento èimportante; è molto sperabile che si effet-tui, ed in pochi mesi noi speriamo di scam-biare fraterni sensi con la Famigliamassonica italiana unita, che lavorerà inarmonia con le classiche ruine di Roma im-periale, d’accordo coi nostri antichi prin-cipi e sotto la bandiera della Massoneriauniversale.

E per reciprocità degli anatemi urlaticontro di noi per molti secoli dalla SantaSede che si costituisce da se stessa infalli-bile ed alle persecuzioni, ed alle specula-zioni barbare dei suoi ciechi aderenti laMassoneria vi proclamerà e vi praticheràquei principi che danno Luce, Scienza,Eguaglianza e Tolleranza.

Nell’ultimo rapporto che ho pubblicatoho dato una storia sinottica della Massone-ria in Italia del così detto Supremo Consi-

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glio Antico ed Accettato in Palermo, fon-dato da un’autorità massonica immagina-ria data ad un certo Giuseppe Tortorici,uomo di marina, da James Foulhouze, allaNuova Orleans, il 28 marzo 1861. Mentreero in Palermo, nel mese ultimo di marzo,ho avuto lunghi colloqui con persone chesi dicono membri ufficiali di questo Corpo.Essi ammettono che il riassunto da me pub-blicato sull’origine del loro Consiglio è pre-ciso, ed esprimono gran rincrescimentoper non poter essere riconosciuti in conse-guenza dall’essere emanati da sorgentespuria ed essi sono molto desiderosi di ot-tenere la legittimazione. Ma dopo 9 anni diesistenza illegale essi non poterono otte-nere alcun riconoscimento straniero; delresto il loro motto di durare finché Roma nonsia capitale degli Italiani ci da speranza chenon avran troppo ad aspettare. Una copiaautentica della patente data al Tortorici sitrova qui allegata.

Alleg. B. Il corpo di Palermo dice diavere 67 Logge e molti Corpi superiori in la-voro attivo ed asserisce che presso di loro èstrettamente proibita ogni discussione po-litica e religiosa.

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Goodall Gallatin Albert a FrapolliNew York 15 maggio 1871142 Broadway

Au très Vénérable Frère Lodovico Fra-polli Gran Maestro

Chèr Monsieur et Frère

Peu après mon retour à New York aumois de Septembre dernier j’ai eu le plaisirde recevoir votre estimée lettre du 8 Juin1870 ainsi que celles des frères Tamajo etMazzoni, les quelles ont toutes été remisesà la Loge de New York et insérées dans monrapport au Suprême Conseil dont je vous aiexpédié, le 29 mars à Florence les exem-plaires imprimés. Vous y trouverez égale-ment les annexés des personness’intitulant Suprême Conseil 33°∴ deTurin.

Le grand Maître actuel de la Gr∴ Logedu Grand Orient à New York, fortement op-posé à tous les Corps maçonniques enFrance, en Italie, en Espagne et en Portu-gal, attendu que de tous temps ces Corps sesont rendus plus o moins les avocats desprincipes politiques, et par là ont sérieuse-ment nué la cause de la vrai maçonneriedans les autres partes du Monde et onperdu le droit d’être reconnus pour Corpsmaçonniques.

L’action du Grand Orient de France pen-dant ces derniers années inculquant desprincipes anti-maçonniques et en agissantaprès ceux-ci, a eu pour résultat que toutesle Grandes Loges des États Unis d’Amériquese sont abstenues de communiquer frater-nellement avec le Grand Orient de Franceet que personne se réclament de la Francen’y a été reçu comme maçon. Ceci est réel-lement fort malheureux et, tout en sympa-thisant sincèrement avec plusieurs bons etfidèles membres de l’Ordre demeurant enFrance, nous ne saurions faire une distinc-tion à leur égard et en leur faveur, tantqu’ils subiront du Corps gouvernant, aussifaut il craindre que les derniers démonstra-

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tions politiques qui ont eu lieu dernière-ment à Paris parmi ceux qui appartiennentà la Franc Maçonnerie ne servent à empê-cher le renouvellement des relations ami-cales de la part de la fraternitémaçonniquedans ce Pays.

J’ai personnellement recommandé defaire la reconnaissance officielle du GrandOrient d’Italie pour les trois degrés symbo-liques seulement, comme Corps gouver-nant de toute Italie. Quelle sera la décisionprise à cet égard par le Grand Maître JohnH. Anthon dans la Grande Loge qui se doitréunir ici le 6 dumois prochaine je l’ignore,mais j’aurai soin de vous en faire partie lemoment venu.

En ce qui regarde les demandes à l’effetd’obtenir une Suprême Conseil Ancien Ac-cepté 33 pour l’Italie rien n’a encore été dé-cidé; les documents publiés que vous aienvoyés feront comprendre la question ànos membres; il est donc probable qu’ellesera officiellement résolue lors de l’Assem-blée annuelle de notre Corps qui sera tenueà Boston le 14 Nov. prochaine et après lesfaits qui nous ont été fournis jusqu’à pré-sent le Corps de Turin paraît avoir la raisonde son coté. Toute communication de votrepart sera dûment remise à l’autorité offi-cielle et vous faisant mes plus sincères re-merciements pour la réception fraternellequi m’a été faite à Florence, je suis à vouscordialement

A. G. Goodall

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Frapolli a Albert Gallatin GoodallFirenze 7 settembre 1871

À l’Ill. et Très Cher f∴J’ai reçu bien tardivement, à cause de

mon absence, votre fraternelle lettre en datede New York 15 May 1871. Aussitôt après,étant a Turin, j’ai appris avec une véritablejoie, votre passage a Florence; j’espérais par-venir cette fois à vous serrer la main et pou-voir vous soumettre plusieurs documentsoriginaux concernant l’histoire de notremaçonnerie, que seul je possédais. J’ai im-mediatement télégraphié et fait demanderou je pouvais vous rencontrer en Italie.

Vous étiez déjà parti de Florence et ilm’a été impossible, par la suite de vous re-trouver, jusqu’à ce jour, nulle part. Je medécidé à vous écrire, à la seule adresse quime soit connue pour vous, celle de NewYork.

On vous a certainement communiqué, àFlorence, ma démission de la Grande Maî-trise et de l’élection de mon successeur,dans la personne de notre bon et Ill. f∴ Jo-seph Mazzoni, G∴M∴ Adjoint jusqu’alorset ancien membre du Gouvernement de laToscane. J’ai donc passé au nouveau GranMaître votre lettre du 15 Mai. Le GrandOrient y répond pour ce qui lui concerne.

Quant à moi, qui aujourd’hui je n’ai plusla responsabilité de l’Ordre, je pourrais meborner vis à vis de vous, cher Frère, à l’ex-

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pression de mes sentiments particuliersd’estime et de haute considération. Mais ilm’est impossible, dans l’intérêt de l’Insti-tution maçonnique et dans celui de bonsrapports qui doivent exister entre les dif-férentes familles nationales de cette asso-ciation universelle, ainsi que pourl’honneur même des Corps élevés qui ont àdélibérer, il m’est impossible de ne pas re-lever les phrases de votre lettre du 15 maidans les quelles vous dites:

J’ai personnellement recommandé defaire la reconnaissance officielle du GrandOrient d’Italie pour les trois degrés seule-ment, comme corps gouvernant de toutel’Italie. Quelle sera la décision prise à cetégard par le Grand Maître John Arthundans la Gran Loge qui doit réunir ici le 6 dumois prochain, je l’ignore, mai j’aurais soinde vous en faire part le moment venu.

En ce qui regard les demandes à l’effetd’obtenir un Suprême Conseil 33 du Riteancien ed accepté en Italie, rien n’a en-core été décidé, les documents publics surce qui s’est passé et que je vous ai envoyésferont comprendre la question à nosmembres; il est donc probable qu’elle seraofficiellement résolue lors de l’Assembléeannuelle de notre corps, tenue a Boston le14 novembre prochain; et d’après les faitsqui nous ont été soumis, jusqu’à présent,le Corps de Turin paraît avoir la raison deson coté.

D’après ces deux périodes j’ai le regretde voir que mes amis se sont bien mal faitcomprendre par vous lors de votre passageà Florence en 1869 et que moi je ne me suisexprimé bien dans ma lettre de Juin 1870.

Notre nouveau Gran Maître et notreGrand Oriente sauront ce qu’ils ont faire.Quant à mois, je crois remplir un devoirstrict d’honnête homme et de Maçon envous avertissant des conséquences trèsgraves qui aurait la prise d’une résolutionde votre part sans avoir suffisamment étu-dié la question.

On ne vous a pas expliqué ce que c’etaitchez nous, que le Supr. Conseil et le GrandOrient de la maçonnerie en Italie; on nevous a pas dit qu’il n’y a jamais eu deSupr∴ Cons. à l’Orient de Turin; que notreSupr∴ Cons∴ italien du Rite ancien et ac-cepté, quoique étant indépendant de l’ad-ministration du G∴ O∴ parce que lesConstituions de […] admettent la libertédes rites, ne font pas moins partie inté-grante de notre organisation maçonniquenationale italienne, par la raison que lapresque unanimité de nos Loges professentle Rite Ecossais ancien et accepté tel qu’ilété admis dans nos Constitutions.

Tout cela étant, vous comprenez que leG∴ O∴ maçonnique de l’Italie, qui existede par la volonté de toutes les Loges ma-çonniques italiennes, ne peut en aucunemanière accepter une reconnaissance àmoitié, une reconnaissance incomplète,qui lui dénierait une partie de soi même.

Le Grand Oriente sera bientôt complè-tement établi à Rome, ainsi il va tenir pro-chainement la grande Assemblée à laquelle sont déjà d’accord de concourir detoutes parts les Loges italiennes. Il y aura àl’Assemblée représenté, à coté du G∴ O∴le Supr∴ Cons∴ di Rite a. et a., dit à l’Or∴d’Italie, le seul qui ait existé pendant cesdix années dans notre péninsule, à qui la

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maçonnerie italienne reconnaît unanimeet du quel Grand Orient est solidaire.

Mais vous me dites: «Nous ne compre-nons pas bien la translation de ce Su-prême Conseil qui était à Turin, nous necomprenons pas bien son origine ni quelssont les rapports entre le Supr∴ Conseilque vous appelez d’Italie et celui deTurin». J’ai lu votre Bulletin de 1870; c’està peu près le seul en résumé des parolesde votre rapport.

Je comprends que vous n’y ayez vu quedu trouble; on ne vous a expliqué leschoses, on ne pouvait le faire, car en monabsence on n’avait pas les documents àvous montrer. L’origine du Supr∴ Conseildu R∴ A∴ A∴ à l’Orient d’Italie remonte,comme on vous l’a dit dans la lettre signéeTamajo du 1.r Avril 1870, à l’année 1862, oùs’est établi la réunion à Turin de trois an-ciens maçons de grade 33, les ff∴ Ghersi,Pyret et De Luca, au quels se sont unis bien-tôt le f∴ 33 Prince De Crouy et plusieursautres frères anciens ou nouveaux.

Ici commence la série des faits auxquelles j’ai participé plus directement etdes quels j’ai été l’âme, pour ainsi dire, de-puis neuf ans: je vais vous exposer cette sé-ries de faits; tout que je vous dise estappuyé sur documents que je tiens chezmoi à votre disposition. Je vous écris le toutavec les initiales des noms; pour des rai-sons faciles à comprendre je vou donne àpart l’explication des noms. Les noms toutau long le jour où je verrai qu’il n’y pasd’autre moyen.

Ce récit n’est pas pour être publié quantà présent et je la confie à votre discrétion,mais je la publierai et avec […] pour sauver

l’Ordre en Italie et pour démasquer des mi-sérables. Ce jour la j’appellerai les membresdu soi - disant Supr∴ Cons∴ de Turin de-vant le tribunaux profanes de notre Pays,sous l’imputation d’abus de confiance, devol domestique et de complicité de vol etd’escroquerie.

Croyez, Ill. et très cher Frère, à magrande considération et au désir très vifque j’ai pour vous de vous voir sortir hono-rablement de cette mauvaise affaire.

Votre frère tres dévouée Général L. Frapolli 33∴ Membre du

Parlement Italienne

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Frapolli a Albert G. GoodallFirenze 18 ottobre 1871GRANDE ORIENTE DELLA MASSONERIA

IN ITALIAA. G. D. G. A. D. U.Massoneria Universale Famiglia ItaliaScienza, Libertà, Lavoro, Fratellanza,

Solidarietà

Ill. et Très Cher Frère Après vous avoir en vain en toute l’Ita-

lie à la suite de votre lettre du 15 Mai, pourvous montrer les documents concernant ànotre Communion maçonnique, qui sonten mon pouvoir et que personne [...], je mesuis décidé à vous écrire longuement làdessus. Mon travail est achevé; je le fais co-pier et vous le recevrez en peu de jours.C’est une mémoire à fond et avec docu-ments, qui vous mettra parfaitement à jourde toutes choses et vous éclairera spéciale-

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ment sur la question du prétendu SuprêmeConseil de Turin.

Veuillez agréer, cher Frère, l’expressionde mes meilleurs sentiments

Général L. Frapolli Député au ParlementItalienne à Rome

Au f∴ Albert G. Goodall 33mo à NewYork (E. U. d’A)

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Albert G. Goodall a Frapolli 142 Broad-way New York

1° febbraio 1872

Général Lodovico Frapolli Député auParlement Rome Italie

Cher Monsieur et FrèreVotre Memorandum sans date ainsi

qu’un manuscrit de soixante dix pagescontenant une relation au sujet des affairesmaçonniques en Italie ont été dûmentreçus. Ce dernier a été présenté au Comitédes affaires étrangers lors de l’Assembléeannuelle de notre Conseil Suprême le 14Septembre. Mais après examen la relationfut jugée être d’une nature tellement pri-vée et personnelle qu’il était impossible dela publier, ce qui fut cause qu’elle ne futpoint admise en qualité de relation offi-cielle portant témoignage sur le sujet dontil s’agissait, chose que je regrette sincère-ment, mon plus grand désir étant de fairedécider de cette question par notre ConseilSuprême.

Dans son rapport le Comité a déclaréque les conditions de la Maçonnerie en Ita-lie et les informations reçus à ce sujetn’étaient pas satisfaisantes et que l’on nereconnaîtrait aucun des soi - disant Grands

Corps demandant à être reconnus. Ainsi futdit et adopté.

Or, cette question demande tant à êtreexpliquée en détail que je renonce à la dis-cuter par lettre, mais si jamais j’ai le plaisirde vous rencontrer personnellement jevous ferai part de mon expérience et demes opinions là dessus. Selon moi la grandeerreur du gouvernement de la Franc Ma-çonnerie en Italie depuis quelques années aété de manquer de connaissances exactesà l’égard des Lois et des Usages reconnusdans ce Pays ci, en Angleterre, en Irlande,en Écosse, en Allemagne comme propres augouvernement de la Maçonnerie légitime.L’Italie malheureusement a prises ses ideset ses exemples à l’école du Grand Orientde France, école qui a plus fait pour cor-rompre et dénaturer la cause de la FrancMaçonnerie qu’aucun autre association quiexiste; il en est arrivé que tous les GrandCorps des États Unis, ainsi que ceux de plu-sieurs autres Pays ont du cesser tout rap-port avec elle, rapports qu’il ne leur serapas facile de renouveler.

Si vous désirez avoir en Italie un GrandCorps maçonnique légitime, qui puisse sefaire reconnaître dans ce Pays ci, il sera né-cessaire de faire quelques changement àvotre système actuel.

1.° Il vous faut abolir le nom de GrandOrient, le quel est un nom mal adopté, etnommer la location et non pas le Corps etadopter en place La Grand Loge de l’Italie.

2.° Il vous faut abolir tous les degrés su-périeurs et travailler seulement avec lestrois degrés symboliques, d’Apprenti ins-crit, de compagnon et de Maître maçon.

3.° Il vous faut revenir à l’ancienne

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Constitution la quelle n’accorde que cestrois degrés, puis déclarer que vous recon-naissez et maintiendrez la doctrine exclu-sive de la juridiction maçonnique dans toutterritoire où se trouve un pouvoir maçon-nique reconnu. Ceci est important.

Des qu’un Grande Loge se voit en étatd’opérer en Rome et qu’elle est dûment re-connue par les Grandes Loges étrangères,un Suprême Conseil 33° peut être organisépour ce qui regard les degrés élevés seule-ment, les quels ne sont en réalité d’aucunevaleur ni avantage pratique dans la Ma-çonnerie Universelle.

Pendant mon voyage en Espagne il y a18 mois j’ai trouvé en Madrid deux partisqui se battaient comme des enfants pour lepouvoir dans les degrés élevés, à fin de ré-tablir un Conseil Suprême. Il m’était im-possible de les reconnaître, n’ayant ni l’unni l’autre une autorité régulière, je leur aidonc conseille d’organiser une Grand LogeD’Espagne seulement avec les trois degréssymboliques. C’est ce qu’ils ont fait, et j’ap-

prend qu’ils sont maintenant dans desconditions très prospères.

Vous voudrez bien, je l’espère, me par-donner la liberté que je prends en voussuggérant ces changements; je le fais pourle bien de l’Ordre en général et par antici-pation du plaisir que j’aurais à vous ren-contrer dans le courant de cette année.

Je demeure très fraternellement votreA. G. Goodall

NNoottaa: Sui testi siamo intervenuti correg-gendo gli accenti, la punteggiatura, la gra-fia e aggiornando gli arcaismi. Le iniziali diparole uguali, maiuscole o minuscole, sonostate standardizzate. Tra parentesi quadraintegriamo evidenti lacune, oppure indi-chiamo degli omissis di brani poco signifi-cativi o parole e periodi incomprensibiliper la presenza di macchie d’inchiostro,erosioni o altro. Abbiamo trasformato incorsivo parole o brani sottolineati.

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Inedita. Sul retro, calligrafia di Frapolli: Dott.r Pio Aducci romano, morto il febbr. 71 in Firenze

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Documento n° 3

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Segnalazioni editoriali

JJUUAANN GGOONNZZAALLOO RROOCCHHAAAllende Massone. Il punto di vista di un profano.Prefazione di Stefano BisiMimesis, Il flauto magico, Milano-Udine, 2015, pp. 272, € 22,00

All’età di 27 anni, Salvador Allende Gossens diviene massone,fedele a una tradizione familiare che risale al nonno paterno,quella figura indelebile nella memoria del nipote, il dottorRamón Allende Padín, che pagava le medicine dei suoi pa-zienti indigenti ed era stato eletto Gran Maestro della GranLoggia del Cile.Nei discorsi rivolti ai Fratelli, Allende riconosce in sé tutta

l’influenza dei valori di questa Istituzione, “né una setta né un partito”, che educa aun ricco umanesimo, alla tolleranza, al perseguimento dei principi di Libertà, Ugua-glianza, Fratellanza. È un socialista che combatte contro le tentazioni discriminato-rie ai danni dei massoni nel suo partito, e che altrettanto farebbe all’interno della suaObbedienza massonica, se essa, errando, dichiarasse delle pregiudiziali politiche. Ep-pure ciò è un aspetto finora rimasto nell’ombra. Per la prima volta, con tanta ric-chezza di documenti, la ricerca di Juan Gonzalo Rocha - obiettivo giornalista cilenoche non appartiene ad alcuna istituzione massonica - dimostra “la presenza dellaMassoneria attraversa l’intera esistenza di Salvador Allende, dall’infanzia all’ultimoistante di vita”.Del resto, la storia della Massoneria nell’America Latina è sempre stata intrecciatacon le lotte di liberazione nazionale e con il progresso civile dei popoli di questo con-tinente. La correttezza democratica del “compagnio Presidente”, la sua onestà poli-tica e intellettuale portata al sacrificio della propria vita, fanno parte di questa storia,sono uno dei suoi più grandi capitoli. Sono il testamento di Allende, massone.

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“Siamo gli stessi, ma siamo diversi, ed essendo diversi siamo gli stessi per quanto con-cerne il mantenimento dei principi dell’Ordine che abbiamo fatto nostri; da qui l’im-portanza che ha il pensiero filosofico della Massoneria, che fa in modo che l’uomo, infunzione a realtà distinte e di fronte agli eventi sociali, applichi nel campo profano convalidità sempre permanente i concetti e i principi che in maniera differente e in altritempi, lealmente e come massoni, hanno applicato i Fratelli”Salvador Allende

“L’11 settembre 1973 Salvador Allende, Maestro massone, esce dalla storia per entrarenella leggenda imperitura di coloro che hanno consacrato e, all’occorrenza, sacrificatola loro vita al bene e al progresso dell’umanità”.

Stefano Bisi

MMAARRWWĀĀNNIl risveglio di Ermete. Marcellino Berthelot e le origini dell’Alchimia.Il più illustre scienziato, accademico e libero muratore della Franciadell’Ottocento di fronte al mistero dell’arte sacra.Prefazione di GratianusMimesis, Il flauto magico, Milano-Udine, 2015, pp. 205, € 18,00

Icona del positivismo francese, illustre scienziato e accade-mico, uomo politico e ricercatore dai molti interessi, teso aperseguire l’ideale di un’esistenza tutta all’insegna del bene edel progresso della patria e dell’umanità, Berthelot ha contribuitoa diffondere una rinnovata conoscenza dell’operatività er-metica in un’epoca in cui la sapienza tecnologica si stava rapidamente sovrapponendoal senso del sacro.

“Marcelin Berthelot ha inaugurato nel secolo scorso lo studio attento ed esaurientesull’alchimia dal periodo alessandrino a quello medievale. A lui ed alla sua scuola dob-biamo il recupero di rari manoscritti siriaci e greci, nelle uniche edizioni ancora oggidisponibili”.

(P. Lucarelli, Scritti alchemici e massonici)

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AA CCUURRAA DDII LLUUCCIIAANNOO PPAAOOLLOO GGAAJJÀÀ,, CCAARRMMEELLOO MMUUSSCCAATTOO,, MMOORREENNOO NNEERRIIIl Bussante. Che cos’è (e non è) la Massoneria.Prefazione di Stefano Bisi.Editoriale Jouvence, Milano, 2015, pp. 121, € 8,00

Il presente opuscolo rappresenta per il Grande Oriente d’Italiauna grande occasione di contatto fra l’Istituzione e i potenzialiaspiranti Fratelli. Offre in maniera chiara e con un linguaggiodiretto, con un rigoroso e stimolante ordine metodologico, achi ha intenzione di “bussare” al GOI, una visione d’insieme delsistema Massoneria, partendo dal punto di vista storico sino adarrivare ai giorni nostri. Tante e articolate domande e risposteconsentono a chi si avvicina con lo spirito giusto di farsi un qua-

dro preciso ed esauriente di noi. E poi, se lo vorrà, potrà effettuare il grande passo.Quello di chiedere l’ammissione in una della mille Logge del GOI e di incamminarsi conumiltà sulla Via della conoscenza che può portare alla Verità.

Stefano Bisi

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Trono e altare. Esercito e popoli.Atti del Convegno del 21 maggio 2011, Istituto della SS. Annun-ziata, Villa del Poggio Imperiale, Firenze. A cura di Aldo Alessandro Mola e Massimo Nardini.Istituto di Studi Lino Salvini, Firenze, 2012, pp. 286, Edizionefuori commercio

Non soltanto nella storiografia il Risorgimento italiano è an-cora materia viva. Finita l’epopea romantica ottocentesca deglieroi e dei medaglioni aurei, il fascismo surrogò a sé i personaggipiù prestigiosi, anche se con tale ideologia non avevano nulla daspartire. Nel secondo dopoguerra la maggior parte degli storici

misero in disparte i Savoia, quali fabbricatori del Risorgimento, colpevoli ai loro occhidi aver supportato il fascismo e le sue leggi orribili. Anche all’esercito toccò una sortadi damnatio memoriae, poiché era la rappresentazione più visibile dell’Italia e all’epocasi era stanchi di sentir parlare di Patria, parola troppo malamente abusata durante ilfascismo, inoltre, alcuni storici preferivano identificarsi piuttosto con certo mondo“internazionale” che era l’antitesi di tutte le patrie. Per quanto concerne “l’Altare”,gli storici dell’Ottocento avevano volutamente dimenticato il contributo di tanta partedel clero al risorgimento italiano; in fondo i “curiali” venivano identificati da un set-

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tore laicista del tempo come i nemici subdoli e silenziosi del Regno, accaparratori dicoscienze. Gli storici del Novecento non approfondirono la tematica, preferendo ba-sarsi sui precedenti un po’ per ignavia, un po’ per non perdere l’infinitesima identitàlaica della Nazione. “Il popolo” piacque di più agli storici “giacobini” che comunqueondeggiarono tra questi ed i ricchi borghesi approfittatori, senza decidersi tropponel dichiarare chi avesse contribuito di più al Risorgimento. L’occasione del 150° del-l’Unità d’Italia, molto poco proclamato dai politici di turno, cui spettava per l’occa-sione animare le coscienze degli italiani, ha visto in tutta la Penisola pochi convegnidi rilievo e ancor meno pubblicazioni originali. Abbiamo quindi la falsa modestia diavere dato un piccolo contributo inedito al panorama celebrativo ormai decorso.

MMAARRIIAANNOO LL.. BBIIAANNCCAALe colonne del Tempio. Principi e Dottrina della Massoneria.Atanòr, Roma, 2014, pp. 312, € 19,00

La Massoneria è un’istituzione esoterico-iniziatica che operaper il bene individuale e per il bene comune. Le sue radici, isuoi principi, la sua dottrina e le sue pratiche rituali fannoparte di una tradizione esoterica che risale ai Misteri dellaGrecia antica. In questo saggio sono esaminate la natura e leorigini della Massoneria moderna.Il primo capitolo è dedicato all’esame della dimensione eso-terica e delle sue concezioni sul sacro, il divino, il cosmo el’uomo. Nel secondo capitolo sarà presa in esame la nozione centrale della dimen-sione esoterica: l’iniziazione e la condizione di iniziato. Il terzo capitolo rivolge la suaattenzione alla natura della Massoneria; sarà analizzata la sua origine in età modernae i suoi stretti legami con la dimensione esoterica e con alcune istituzioni o concezioniesoteriche del passato quali gli antichi misteri e l’ermetismo; nel seguito, sarà pre-sentata in modo sistematico la Dottrina massonica nelle sue diverse articolazioni. Ilquarto capitolo si occuperà di alcuni significati dei simboli del Tempio Massonico e deiriti che si svolgono al suo interno. Il quinto capitolo esamina i principi dell’etica mas-sonica e la dottrina sociale della Massoneria che si basa su di essi: il lavoro che la Mas-soneria e i massoni compiono per il bene e il progresso dell’umanità.La lettura del saggio permette di conoscere gli aspetti fondamentali della Massone-ria e le sue concezioni sul sacro e sul divino, sul mondo, sull’uomo e sulla società.

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AANNDDRREEAA PPIIRRAASSManicheismoEditrice La Scuola, 2015, pp. 172, € 13,50

La religione manichea, dal nome del suo fondatore Mani, vis-suto nel III secolo d.C., è estinta da secoli. Ma una certa suafama è rimasta, nell’etichetta di “manicheo” che viene appli-cata, semplicisticamente, a qualsiasi intransigente voglia di-videre senza sfumature il bianco dal nero, la luce dal buio. Ciòcorrisponde, in parte, alla verità di un messaggio nato per di-stinguere e separare la Luce dalla Tenebra, l’anima divina pri-gioniera nella materia: nel mondo come dentro il cuore

dell’uomo, esortato a svegliarsi, illuminato da una gnosi di consapevolezza e di azione,che nei comandamenti di rinuncia e di ascesi realizza una separazione della sua partepiù luminosa da quella più istintuale, liberandosi e salvandosi. Ispirato dal suo an-gelo Gemello, Mani proclamò con fervore missionario la sua parola di vita, tradotta inpiù lingue, dal Mediterraneo alla Cina, e illustrata con miniature policrome di unaraffinata arte pittorica e libraria che lo rese noto anche ai suoi detrattori.

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AALLEESSSSAANNDDRROO DDEELL GGEENNIIOODizionario di filosofia buddista. La via dell’illuminazione.BdS, Edizioni Leucotea, Sanremo (IM), 2013, pp. 141, € 13,50

Il “Dizionario di filosofia buddista” favorisce il contatto conuna delle massime religioni indoeuropee orientali. Il testo in-troduce alle specifiche Sacre Scritture ed alla dottrina preva-lente del sistema della Via Superiore (Mahāyāna: “grandeveicolo”). Con le molte riflessioni suddivise in vocaboli, ven-gono indicati gli insegnamenti, i personaggi famosi e la pra-tica della meditazione. Non mancano i riferimenti albuddismo classico delle grandi scuole della Via Inferiore (il

“piccolo veicolo”: Hīnayāna) e le analogie con la psicologia, la spiritualità cristiana einduista.

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LL’’IIPPOOTTEENNUUSSAARivista di Studi Tradizionali fondata nel 1959 da AugustoComba e Riccardo Saccon. 39, Quinta Serie, Quarto trimestre 2014

M. Raffo, Editoriale

Notizie dal CollegioP. Accusani, Gli Ispettori Circoscrizionali e il controllo sulla rego-larità dei Lavori delle Logge della Circoscrizione

Studi massonici e storiciU. Poli, La GnosiE. Cardellino, La RL “P2”, Storia e Regolarità della RL Propaganda MassonicaS. Pons, Dal Fanatismo alla TolleranzaM. Dapiran, Massoneria e Tradizione Iniziatica nel R.S.A.A.G. Maccari, I Quadrati MagiciD. Casale, Il Gabinetto di RiflessioneG.E.P., Il Grembiule

ApprofondimentiG. Burrini, L’Albero Cosmico: un simbolo atlantideo?M. Marianetti, L’Iniziazione Solare e la Polarità Lunare. Le donne e la Massoneria (Primaparte)J. Dutourd, Molière o l’eroismo del Buon SensoG. Peruzzi, Democrazia superiore

Segnalazioni editorialiM. Raffo, La Massoneria di Alessandria dalle origini agli albori dell’unità italiana, di AlbertoValdata

L’angolo della poesiaVoltaire, Preghiera a Dio

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