giornale energia giugno 2008

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Periodico di informazione del Petrolvilla Group Energia e Ambiente È pressappoco mezzogiorno quando la turbina della centrale idroelettrica di Lakatnik, la pri- ma ad acqua fluente in tutti i Balcani, inizia a girare con un sordo ronzio e immediatamente sotto l’ampia volta di calcestruzzo si leva l’applauso festoso dei presenti: in prima fila Sergio Bortolotti, presiden- te del Petrolvilla Group Energia Ambiente, Valentin Ivanov, vice ministro dell’Energetica del Governo Bulgaro, Emiol Atanasov, Sindaco del Comune di Svoghe e Plamen Dilkov, amministratore delegato di Vez Svoghe, la società che ha l’incarico di costruire le nove centrali sul fiume Svoghe. Tre anni per realizzare una centrale idroelettrica è un tempo record. L’ha sottolineato Sergio Bortolotti quando, nel suo discorso dal palco delle autorità, ha ricordato le tappe principali dell’intera operazione: nel luglio del 2003 la conclusione dell’accordo preliminare con il Comune di Svoghe, nel novembre dello stesso anno la costituzione delle società Petrolvilla Bulgaria e Vez Svoghe, nel 2005 l’arrivo dell’Ovos, la valutazio- ne di impatto ambientale, e dell’autorizzazione per lo sfruttamento delle acque, nel 2006 la concessione edili- zia per le centrali di Lakatnik e Svragem e, finalmente, nello stesso anno la partenza dei cantieri. A conti fatti, quindi, per costruire la centrale sono stati sufficienti 18 mesi: “un tempo impensabile dalle nostre parti, chiosa Sergio Bortolotti, basti pensare che solo per ottenere l’autorizzazione a costruire due centrali mini idro in Val di Rabbi abbiamo dovuto aspettare dieci anni. È chiaro che di questo passo l’iniziativa privata si riduce all’immobilità. Qui in Bulgaria le cose sono del tutto diverse. C’è una grande voglia di crescere, continua Sergio Bortolotti, e le autorità bulgare fanno di tutto per favorire gli investimenti esteri che portano occu- ecco la prima centrale BULGARIA: Continua a pag II

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Giornale Energia Giugno 2008

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Page 1: Giornale Energia Giugno 2008

AMBIENTE

Periodico di informazione del Petrolvilla Group Energia e Ambiente

È pressappoco mezzogiorno quando la turbina della centrale idroelettrica di Lakatnik, la pri-ma ad acqua fluente in tutti i Balcani, inizia a

girare con un sordo ronzio e immediatamente sotto l’ampia volta di calcestruzzo si leva l’applauso festoso dei presenti: in prima fila Sergio Bortolotti, presiden-te del Petrolvilla Group Energia Ambiente, Valentin Ivanov, vice ministro dell’Energetica del Governo Bulgaro, Emiol Atanasov, Sindaco del Comune di Svoghe e Plamen Dilkov, amministratore delegato di Vez Svoghe, la società che ha l’incarico di costruire le nove centrali sul fiume Svoghe. Tre anni per realizzare una centrale idroelettrica è un tempo record. L’ha sottolineato Sergio Bortolotti quando, nel suo discorso dal palco delle autorità, ha ricordato le tappe principali dell’intera operazione: nel luglio del 2003 la conclusione dell’accordo preliminare con il Comune di Svoghe, nel novembre dello stesso

anno la costituzione delle società Petrolvilla Bulgaria e Vez Svoghe, nel 2005 l’arrivo dell’Ovos, la valutazio-ne di impatto ambientale, e dell’autorizzazione per lo sfruttamento delle acque, nel 2006 la concessione edili-zia per le centrali di Lakatnik e Svragem e, finalmente, nello stesso anno la partenza dei cantieri. A conti fatti, quindi, per costruire la centrale sono stati sufficienti 18 mesi: “un tempo impensabile dalle nostre parti, chiosa Sergio Bortolotti, basti pensare che solo per ottenere l’autorizzazione a costruire due centrali mini idro in Val di Rabbi abbiamo dovuto aspettare dieci anni. È chiaro che di questo passo l’iniziativa privata si riduce all’immobilità. Qui in Bulgaria le cose sono del tutto diverse. C’è una grande voglia di crescere, continua Sergio Bortolotti, e le autorità bulgare fanno di tutto per favorire gli investimenti esteri che portano occu-

ecco la prima centrale Bulgaria:

Continua a pag II

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IL GIORNALE DELL’ENERGIAII

SPAZIO ENERGIA

pazione e soprattutto know how. I vantaggi dell’ope-razione sono reciproci: sia per il Gruppo Petrolvilla, che ha dimostrato di poter giocare un ruolo da pro-tagonista nella partita energetica; sia per la Bulgaria, che compie un importante passo avanti nel processo di modernizzazione.” Un’opinione, questa, del tutto condivisa dal Emil Iva-nov, Governatore della Provincia di Sofia, secondo il quale “il progetto delle centrali non solo rappresenta il frutto di una perfetta collaborazione tra le auto-rità bulgare e il Petrolvilla Group ma, letto in una prospettiva allargata, è anche del tutto conforme alla politica energetica della Bulgaria, che si muove ver-so uno sfruttamento razionale delle fonti rinnovabili e una conseguente riduzione delle emissioni di gas nocivi.” Parimenti soddisfatto e ottimista si dimostra il sindaco del Comune di Svoghe, Emil Atanasov: “Il progetto delle centrali, spiega il Sindaco, è importante perché ha molte ricadute sul territorio e può dare il via ad un rapido sviluppo economico. Ma non è tut-to: la creazione di laghi artificiali, adatti sia agli sport nautici che alla pesca, prospetta per la valle un futuro come destinazione turistica, con forti investimenti per realizzare qualificate strutture alberghiere e i ser-vizi necessari”. Per quanto riguarda il progetto, le centraline, tutte del tipo ad acqua fluente, saranno realizzate nel Comune di Svoghe e, parzialmente, nel Comune di Mezdra tra i paesi Tomson e Gabrovniza e produrranno circa 137 GWh con una potenza installata pari a 24 MW. L’intera operazione sarà portata a termine dalla Vez Svoghe,

società controllata per il 10% dal Comune di Svoghe e per il 90% da Petrolvilla Bulgaria, società controllata a sua volta per un 50% dal Gruppo Petrolvilla e per il restante 50% in parti eguali dalla Aeew di Bolzano e da Finest.

80 milioni di euro il costo complessivo dell’operazio-ne. Una somma certo impegnativa ma che può con-tare sull’aiuto della Banca Europea. Il progetto, infatti, avendo superato lo scoglio dei quattro esami di due-diligence (ambientale, tecnico, finanziario e legale) ha ottenuto un finanziamento di 54 milioni di euro da parte della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Il finanziamento si compone di due quote: la prima, di 34 milioni, fornita direttamente dalla Banca Europea, la seconda, di 20 milioni, dal Gruppo Uni-credit, su cui è caduta la scelta della EBRD al termine del percorso di syndication fra vari soggetti bancari. Il contratto stabilisce inoltre che il finanziamento sia erogato in tre momenti distinti in conformità alle fasi di realizzazione del progetto: la prima entro giugno del prossimo anno e l’ultima non oltre il 2011.

Redazione: Via Brennero 171/18e-mail: [email protected]

Rivista della Finenergy Spa

Il taglio del nastro, da sinistra: Sergio

Bortolotti, Valentin Ivanov ed Emil

Atanasov. Sotto, un

particolare della turbina

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IL GIORNALE DELL’ENERGIA III

Soltrento, società privata formata da Trentino Ser-vizi, Consorzio Lavoro Ambiente e Marangoni Meccanica ha affidato al Dipartimento di Fisica

dell’Università di Trento il compito di realizzare il “con-centratore solare”, un superpannello solare tre volte più efficace del tradizionale pannello fotovoltaico. L’accordo è stato sottoscritto il 15 maggio scorso con un contratto conto terzi di circa un milione di euro, con il quale la società ha dato l’incarico ai ricercatori di Povo di svi-luppare il prototipo in ambito industriale. Messo a punto dal Laboratorio Idea del Dipartimento di Fisica, il concentratore solare è un brevetto internazio-nale di Marco Bettone e dei professori Antonio Miotello e Roberto Brusa e costituisce una soluzione innovativa. Il sole è infatti una straordinaria fonte energetica, basti pensare che la quantità di energia che invia sulla terra in un’ora è pari al fabbisogno annuo dell’intera uma-nità. Il problema è che l’attuale tecnologia, quella dei pannelli al silicio, è costosa e poco efficiente. Più in dettaglio, il concentratore è un pannello for-mato da specchi parabolici in grado di concentrare in pochi centimetri quadrati una quantità di radiazioni solari pari a 2000 soli e rispetto alle tradizionali celle fotovoltaiche al silicio ha una resa tripla. Al momento attuale per produrre un kilowatt elettrico è necessario un pannello di dieci metri quadri mentre con le cellule a multigiunzione utilizzate a Povo la stessa quantità di energia può essere prodotta con 0,02 metri quadrati. Inoltre, per realizzare questi nuovi pannelli, che asso-migliano molto a delle antenne paraboliche, verrà uti-lizzato del semplice vetro al posto del più caro silicio. I primi esemplari sono destinati all’industria ma più avanti saranno messi a disposizione anche del merca-to domestico. Il concentratore solare, che rappresenta un perfetto esempio del tanto auspicato trasferimento tecnologico dai centri di ricerca al mondo dell’impre-sa, potrà essere utilizzato soprattutto in tre ambiti: produzione di acqua calda ad altissima efficienza; produzione di corrente elettrica e termica tramite mo-tori tipo Stirling, produzione di corrente elettrica con celle solari ad alta efficienza, come quelle utilizzate nei satelliti spaziali. Se dunque da una parte Claudio Scajola, Ministro del-lo Sviluppo Economico, guida la rivincita del nucleare, annunciando la costruzione di un gruppo di centrali entro cinque anni, i ricercatori di Trento sembrano muoversi in direzione contraria, in base al tacito pre-supposto che lo sviluppo delle fonti rinnovabili, il so-lare in particolare, rappresenti la migliore risposta per affrontare il problema della crisi energetica. È risaputo che a questo proposito esistono due scuole di pensiero e sia coloro che auspicano un ritorno al nu-

cleare sia quanti vedono nelle fonti rinnovabili l’unica strada percorribile portano a sostegno delle proprie posizioni valide argomentazioni ricche di dati scien-tificamente probanti. Ciò nonostante, evitando il più possibile prese di posizione dogmatiche o preconcette, non si può negare il peso di alcune semplici osserva-zioni. È ad esempio significativo che i paesi che nel se-colo scorso hanno spinto di più sul nucleare come Stati Uniti, Germania, Francia e Inghilterra è da trent’anni che non realizzano nessun nuovo impianto. E sebbene gli ultimi due abbiano espresso l’intenzione di costru-irne in futuro, la Germania è dai primi anni ’90 che ha adottato una exit strategy che la porterà all’abbandono della produzione di energia elettrica dall’atomo entro il 2020. Non si possono inoltre trascurare i problemi irrisolti che da sempre questa tecnologia si porta die-tro: accanto alle questioni classiche come quelle della sicurezza delle centrali, delle scorie radioattive, dello smantellamento degli impianti, più di recente si sono

A Povo si farà il concentratore solareUn super pannello fotovoltaico tre volte più potente

Il prototipo di concentratore solare a parabola

aggiunti altri deterrenti come le ridotte riserve naturali di uranio e il costo effettivo di un kW da produzione elettronucleare. Di fronte a questo scenario, per non lasciarsi sviare dalle molte voci contrastanti, è forse opportuno affi-darsi all’opinione di Carlo Rubbia, premio nobel per la fisica, il quale in una recente intervista alla stampa ha indicato quella che secondo lui è, verosimilmente, una strada percorribile per far fronte al problema energetico: “Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energeti-ca che la natura da sempre mette a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e scalda la terra”. Parola d’esperto.

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IL GIORNALE DELL’ENERGIAIV

SPAZIO ENERGIASPAZIO ENERGIA

Intervista a Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana, direttore della rivista Nimbus.

ambiente, risorse, energia. Da dove è op-portuno iniziare per individuare reali priorità d’azione?

Possiamo partire da due punti. Il primo punto è la consapevolezza. I problemi che il pianeta terra, l’umanità si trova ad affrontare nei prossimi anni – peraltro ampiamente noti e annunciati da almeno un quarantennio – possono essere affrontati solo se c’è cultura, informazione e, appunto, consapevolezza. La gente deve sapere e deve in qualche modo, senza catastrofismi, rendersi conto che questi problemi esistono e che il prossimo futuro non sarà più co-me il passato; quel recente passato dell’abbondanza delle risorse energetiche e minerarie e con un am-biente, sembrava infinito, nel quale buttare anche tutti i nostri rifiuti.

L’altro versante su cui muoversi è quello delle prime azioni concrete. Cioè, al di là dei grandi progetti di cambiamento di paradigma, che ci devono essere assolutamente, ma che non hanno un’operatività immediata, forse il settore dell’energia è il primo che può vedere dei risultati concreti perché ha anche un immediato riscontro economico. Proteggere l’am-biente in certi casi costa e basta. Risparmiare energia protegge sia l’ambiente sia il portafoglio. Quindi oc-cuparsi dell’efficienza energetica è una di quelle cose che permette di accontentare tutti o meglio, come viene detto in gergo, è una strategia “win-win”. Tutti vincono: in parte si mitiga il problema del cambia-mento climatico, si diminuisce un po’ la pressione sulle risorse del pianeta, si risparmiano denari e ci si prepara anche alla scarsità energetica del futuro. Quindi sull’efficienza energetica forse non ci sono veramente controindicazioni. Ci sono esperti che riconoscono nell’effetto serra il problema principale tra tutti. Individuando come obiettivo principale la riduzione dei gas climalteran-ti, il nucleare verrebbe a profilarsi come una delle opzioni possibili.lei cosa ne pensa? I climatologi studiano il clima e al limite fanno delle proposte per la riduzione di emissione di gas a effetto serra. Come poi ciò venga fatto riguarda altre strut-ture. Anche io, in questo mestiere, posso benissimo pronunciarmi a livello di scelte energetiche, però sostanzialmente non c’è una ricetta vincente. Biso-gna ridurre le emissioni che derivano dal bruciare carbone, petrolio e metano. Questo è l’obiettivo. Il nucleare può benissimo essere per qualcuno una so-luzione parziale, per altri no. Il nucleare ha un certo tipo di problemi e di costi, l’uranio non è infinito, non si sa dove mettere le scorie… Io non sono un esperto di energia nucleare, mi limito ad assumere i dati dei colleghi che se ne occupano e vedo che il nucleare non è di nuovo una soluzione che risolve tutto. In certi contesti forse, come nelle nazioni dove già il nucleare c’è, può essere un modo per proseguire una strada già intrapresa, per fare un po’ da effetto tampone, ma certamente non è una soluzione a lungo termine. Meno che mai nei paesi dove il nucleare non c’è, sarebbe assurdo ricominciare oggi a percorrere una strada già un po’ vecchia in partenza. a livello di comunicazione, quali sono gli elemen-ti chiave per educare alla sostenibilità il pubblico dei più giovani? Si comincia dai bambini forse facendoli ragionare più che altro sull’uso delle materie prime, il concetto

Luca Mercalli: «Nucleare? Meglio puntare sull’efficienza energetica»

Il climatologo Luca Mercalli

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IL GIORNALE DELL’ENERGIA V

Padova: uno Sportello Energia per ogni quartiereSi replica l’esperienza pilota condotta con successo presso il quartiere 5 e, grazie alla convenzione stipulata tra Comune di Padova, Legambiente ed Ente di Bacino Padova2, ogni quar-tiere della città di Padova sarà dotato del suo Sportello Energia.In un anno e mezzo di attività il punto informativo del Consiglio di Quar-tiere 5 ha risposto alle domande di oltre 200 utenti in tema di energie rinnovabili, risparmio energetico,

normative nazionali e locali, incen-tivi, bandi, opportunità. Oggi, per soddisfare le esigenze di una platea più ampia di cittadini, si costituisce una rete di Sportelli, impegnata nella divulgazione e nella promozione delle energie pulite e di un uso coscienzioso dell’energia, oltre alla promozione di stili di vita virtuosi. Un ulteriore stru-mento per la promozione della cultura delle rinnovabili e dell’efficienza come strategie principali per un’inversione di rotta rispetto al ritardo che per troppo tempo abbiamo accumulato nell’affrontare la crisi energetica.L’iniziativa è di carattere pratico e mira a dare informazioni di base per

indirizzare i cittadini verso le solu-zioni più adeguate alla propria abi-tazione, dissipando eventuali dubbi tecnici e informando su normative, finanziamenti, agevolazioni, adempi-menti amministrativi, con l’obiettivo di incrementare fin da subito le buone pratiche di risparmio energetico e l’in-troduzione delle energie rinnovabili nelle case dei quartieri.Gli sportelli si avvalgono della con-sulenza di operatori professionisti del settore e lavorano in rete tra loro. La gestione è affidata a volontari op-portunamente formati attraverso un corso finanziato dal Centro di servizio per il Volontariato di Padova.

di ciclo degli elementi, il fatto che esistono delle cose biodegradabili e delle altre no, quindi delle cose che spariscono e delle altre invece che rimangono, il ciclo di vita dei prodotti. Lavorare probabilmente sui rifiuti è la cosa migliore. Anche senza parlare di numeri sono concetti che è opportuno trasmettere. Via via che la scolarità aumenta, quando c’è un mi-nimo di base scientifica su cui ragionare, qualche nozione di chimica, fisica e scienze naturali, si può dare allora sicuramente un quadro più ampio sui problemi ambientali del pianeta e del clima, anche a livello quantitativo, e da qui arrivare poi alle scelte più ragionevoli di risparmio energetico. Dal Suo punto di vista, le risulta che rispetto a qualche anno fa il cittadino stia divenendo più recettivo? Rispetto a qualche anno fa c’è molto più interesse. Bene, è importante che ci sia. Ora devono seguire i fatti. Anche tra persone pienamente consapevoli che reagirebbero tutte in maniera costruttiva ri-spetto ai problemi ambientali, il sistema è ancora troppo inerte e refrattario. Anche chi è dotato di buon senso, certe volte ha difficoltà ad esprimersi al meglio. Quindi va bene che cresca la coscienza, ma qui deve arrivare veramente la politica a dare i mezzi affinché le persone che hanno recepito questo messaggio lo possano mettere in atto. Altrimenti si continueranno a fare azioni di piccolo cabotaggio molto riservate, nel chiuso di casa propria, difficil-mente misurabili, e che forse poi non crescono. Cioè rimangono un patrimonio etico del singolo ma non diventano un effetto di emulazione perché sono… non difficili, ma scomode. Non si trova l’oggetto giusto al posto giusto: l’interruttore non si vede, per la raccolta differenziata non c’è il bidone… Si tratta di lavorare oggi su dettagli in apparenza banali ma che potrebbero far sì che le persone che già hanno capito comincino a marciare a tutto vapore in que-

sto senso. Questo porterebbe altri, per emulazione, ad adottare comportamenti positivi. a questo scopo un ruolo importante potrebbero svolgerlo gli enti locali? Non c’è distinzione. Tutti hanno un ruolo. La grande politica ha un ruolo enorme perché sono le diretti-ve che possono passare subito a livello nazionale a dare i risultati maggiori. A livello locale c’è un altro ruolo perché è più facile agire in certi casi, soprat-tutto nei piccoli comuni… Ciascuno deve lavorare al suo livello.

Il nucleare rappresenta veramente un’alternativa per il futuro energetico?

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IL GIORNALE DELL’ENERGIAVI

Pubblicità auto: ultima l’ecologiaDenuncia di WWF e Amici della terra

SPAZIO ENERGIA

Gli Amici della Terra e il WWF Italia, nell’ambi-to delle rispettive campagne sul clima, hanno presentato alcuni giorni fa i risultati della Pri-

ma indagine nazionale sul ruolo del marketing pub-blicitario delle auto nella riduzione delle emissioni di CO2. L’indagine ha preso in considerazione le inserzioni pubblicitarie e i relativi modelli di autovetture apparsi su un campione rappresentativo di media a diffusione nazionale (carta stampata e TV) in due periodi scelti casualmente (dal 9 al 16 novembre 2007 e dal 4 al 10 aprile 2008). Si è osservato quali tasti le varie pubblicità tocchino per cercare di vendere le auto, si è verificato quanto e come vengano rispettati gli obblighi di infor-mazione sulle emissioni di CO2 dei modelli e si sono confrontate le emissioni medie di CO2 dei modelli pubblicizzati dai produttori con gli obiettivi strategici dell’Unione Europea per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto.I risultati non sono affatto confortanti: consumi ed emissioni sono in secondo piano nel linguaggio della pubblicità delle auto. “Nel caso della carta stampata - riporta Amici della Terra nel presentare l’indagine - la leva emozionale più utilizzata è la convenienza eco-nomica (il 67% dei messaggi, perlopiù riguardanti le modalità di finanziamento dell’acquisto; mentre meno dell’1% si riferisce alla convenienza economica legata a bassi consumi di carburante), seguita dal piacere di guida/comfort (49%), dalle prestazioni (26%) e dalla sicurezza (23%). La leva ecologica è all’ultimo posto, con appena l’8%. Nel caso della pubblicità televisiva, invece, al primo

posto c’è la sicurezza (96%), seguita dalle prestazioni (94%), dal piacere di guida/confort (93%), dalla conve-nienza economica (il 65%, di cui solo il 2% riguardante la convenienza per i bassi consumi di carburante). An-che in questo caso la leva ecologica è all’ultimo posto, con il 27% dei messaggi, di cui solo il 3% riguardanti le emissioni di CO2.”Anche laddove i produttori di auto sarebbero obbliga-ti a mettere ben in chiaro le ricadute ambientali delle vetture vendute essi paiono svicolare. La legge impone alle inserzioni su stampa l’obbligo di riportare consumi ed emissioni ma – segnala il rapporto “oltre il 93% dei messaggi esaminati riportano l’informativa in maniera illeggibile e in scarsa evidenza rispetto alla comunica-zione commerciale, contravvenendo in questo modo alla volontà del legislatore”. Una pratica che, dichiara Massimiliano Binati, respon-sabile della Campagna Europea “Cars Fuel Efficiency” per Amici della Terra, “viola sistematicamente la diret-tiva1999/94/CE e nega al consumatore il diritto a un immediato riconoscimento delle diseconomie d’uso e ambientali associate al modello pubblicizzato”. Per Binati “E’ necessario intervenire con una modifica legislativa capace di assicurare un’adeguata presenza dell’informativa su consumi e CO2 nelle inserzioni su carta stampata, ad esempio, prescrivendo uno spazio minimo del 20% dedicato ai consumi e alle emissioni di CO2, con l’utilizzo di un formato grafico specifico che ne garantisca la leggibilità. Inoltre, anche la pubbli-cità televisiva dovrebbe sottostare a regole analoghe. Il legislatore non dovrebbe discriminare il consumatore rispetto al formato della comunicazione”.E anche riguardo ai modelli più pubblicizzati l’analisi rileva come il marketing dell’auto stia “remando con-tro” agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2 a 120gCO2/km entro il 2012. Solo l’8% delle auto reclamizzate sono coerenti con gli obiettivi e han-no emissioni di CO2 inferiori a 120 g/km. La media di CO2 (g/km) dei modelli pubblicizzati risulta, invece, addirittura più elevata rispetto alla media delle emis-sioni del venduto in Italia (+6% rispetto alla media nazionale di 149 gCO2/km). “E’ evidente - sottolinea Fulco Pratesi, Presidente del WWF Italia, che conduce da due anni la Campagna GenerAzione Clima - che le case automobilistiche non stanno pubblicizzando in maniera prevalente quei modelli che, già oggi disponibili presso i concessionari, consentirebbero il rispetto degli obiettivi comunitari in anticipo sui tempi previsti, anzi: stanno continuando a promuovere modelli ad alte emissioni, secondo un trend che impedirà il raggiungimento degli obiettivi di riduzione formulati dalla Commissione.

L’inquinamento da polveri sottili rende

difficile la vita nelle città

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IL GIORNALE DELL’ENERGIA VII

Lorenzo Dellai: «l’epopea delle centrali ci dice che l’autonomia è tornata padrona delle sue ricchezze

Per tutto il mese di maggio e fino a metà giu-gno piazza Mostra, nel cuore di Trento, ospita gli stand di una interessante mostra intitolata

“Acquaenergia. Storia e catalogazione delle centrali idroelettriche del Trentino”. Si tratta di un’iniziati-va originale e di sicuro interesse che, attraverso una ricca ed inedita catalogazione fotografica, illustra e spiega al pubblico l’importanza dei numerosi im-pianti idroelettrici presenti in provincia di Trento, una fonte energetica rinnovabile, pulita ma soprat-tutto una risorsa e una ricchezza del territorio che va conosciuta e apprezzata. Sul legame profondo tra centrali e territorio si è sof-fermato anche il Presidente della Provincia autono-ma di Trento Lorenzo Dellai nel discorso inaugurale. Secondo Dellai, infatti, “la mostra dedicata all’epopea delle centrali idroelettriche nel Trentino, è una opera-zione culturale perché percorsa dal recupero di quel senso condiviso, partecipato e attivo che è dato solo dalla memoria di un popolo. Si inserisce dunque in quel “progetto memoria” che ci ha mostrato, in questi anni, quanto interesse e quale domanda di senso ci sia oggi, a dispetto di un’epoca dove sembrano pre-valere il “mordi e fuggi” e la paura del futuro. Invece proprio l’epopea delle centrali e proprio le recenti importanti decisioni prese, ci possono far dire, con orgoglio, che l’autonomia è tornata protagonista e padrona delle sue ricchezze”La mostra, ideata e realizzata da esaExpo e dalla Provincia autonoma di Trento in collaborazione con Enel Produzione Spa, Dolomiti Energia Spa, Edison Spa e Primiero Energia, è organizzata in tre sezio-ni principali: “Storia. I luoghi, i progetti, il lavoro”; “Acqua ed energia. Il funzionamento delle centrali”; “Le centrali oggi. Catalogazione”. La prima sezione, quella storica - supportata da documenti, progetti, oggetti e fotografie d’epoca – presenta la genesi delle centrali in Trentino, co-gliendo i momenti più importanti legati al nascere dei primi impianti per giungere ai grandi cantieri del Ventennio fascista e alle imponenti opere del secondo dopoguerra.La seconda sezione, acqua ed energia, prende in con-

siderazione il funzionamento delle centrali. Questa parte, dalla forte valenza didattica, approfondisce il funzionamento di una centrale elettrica che sfrutta la forza di gravità dell’acqua incanalata attraverso le condotte forzate generando il movimento delle tur-bine e la funzione degli alternatori. La sezione spie-ga in modo semplice i principi e le leggi fisiche che regolano tale funzionamento. La terza sezione - le centrali oggi, catalogazione – è la sezione principale dell’intera esposizione e presenta centinaia di imma-gini inedite riferite ad oltre cinquanta impianti.

Centrali idroelettriche, una mostra tra passato, presente e futuro

Centrale di San Floriano d’EgnaSala macchine

Centraledi Pozzolago

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IL GIORNALE DELL’ENERGIAVIII

SPAZIO ENERGIA

Nuovo ecoasfalto: tagli alla CO2 del 40%

Nei giorni scorsi, nel tratto compreso fra il chi-lometro 18+900 e il chilometro 20+600 della strada provinciale 551 “Traversa del Mugel-

lo”, e’ stato eseguito il rifacimento del manto bitumi-noso. Coloro che si sono trovati a transitare nel tratto di strada durante le operazioni di asfaltatura avranno certamente notato qualcosa di nuovo nelle lavorazio-ni. Infatti, il conglomerato bituminoso utilizzato non emetteva i caratteristici fumi che sempre si vedono du-rante la posa in opera su strada. Il fenomeno deriva da

una tecnologia innovativa che la Provincia di Firenze, in collaborazione con l’Impresa appaltatrice e l’Uni-versita’ di Pisa, ha voluto sperimentare in tale tratto di strada. Il materiale impiegato e’ un “Conglomerato ecoprestazionale a bassa temperatura con aggiunta di polverino di gomma (cioe’ un prodotto proveniente

dalla macinazione di pneumatici esausti di autovettu-re)”. Per il particolare intervento effettuato in Mugello (circa 1.500 metri quadrati) e’ stato impiegato polverino di gomma pari a circa 3.000 pneumatici esausti, ovvero un cambio completo di gomme per 750 autovetture. Le caratteristiche ecoambientali che rendono particolare il conglomerato bituminoso si possono cosi’ riassume-re: produzione del conglomerato a 125 C con relativo risparmio di energie derivati da fonti non rinnovabili pari al 38%; riduzione delle emissioni in atmosfera di CO2 nell’ordine del 40%; utilizzo di polverino di gom-ma derivante dalla macinazione di pneumatici esausti di autovetture in perfetta sicurezza poiche’ lavorato a basse temperature d’esercizio (125 C); nessuna emis-sione di fumi ed odori. Anche dal punto delle presta-zioni il prodotto appare innovativo. Infatti, dalle prove sperimentali eseguite, si sono riscontrate le seguenti caratteristiche: maggior aderenza dei pneumatici con riduzione dello spazio di frenata del 50%; maggiore fonoassorbenza – riduzione di 5 – 6 decibel; proprieta’ antivibrante; allungamento della vita utile della pavi-mentazione con maggior resistenza ai cicli di carico; migliore lavorabilita’ del conglomerato. Infine apertura al traffico quasi simultanea (infatti, i lavori che hanno interessato un tratto di circa 1200 ml. di strada, sono stati effettuati in soli 4 giorni comprendendo anche fresatura del manto esistente). Le prove sperimentali relative al confezionamento della miscela ed alla mes-sa in opera sono state eseguite dal Laboratorio Speri-mentale Stradale del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Universita’ di Pisa che proseguira’ il monitoraggio al fine di stabilire l’efficacia nel tempo.

tratto da Agi

La mobilità sostenibile ha il suo manifestoDa Motecheco, il salone della mobilità sostenibile esce un manifesto, approvato da comuni e province, per una mobilità urbana più amica dell’ambiente e dell’uomo. Si è chiuso il 25 maggio il Motecheco, l’evento dedicato alla mobilità sostenibile svoltosi alla fiera di Roma. Di contorno all’esposizione di veicoli a ridotto impatto ambientale, vari con-vegni che hanno coinvolto i diversi attori, dai produttori di auto alle amministrazioni a chi lavora per un modo di spostarsi più amico dell’ambiente. Si è parlato di auto elettriche, delle solu-zioni per gestire al meglio il traffico pesante e di molto altro e dal salone è stato lanciato anche un “Manifesto della Mobilità Sostenibile” al quale hanno aderito l’Anci (Associazione na-zionale comuni italiani) e l’Upi (Unione province italiane). Un documento in 14 punti che contiene i principi e le “linee guida” per una mobilità che si concili con il rispetto dell’ambiente, della saluta umana e con la vivibilità dei centri urbani.

Nel manifesto, si parla di difendere il diritto alla mobilità di tutti cercando di conciliarlo con un impatto ambientale accettabile. Per avere una migliore mobilità urbana investire su tecnologia e sistemi di riduzione del traffico. Questo è il punto centrale del documento perché è molto più conveniente di costruire o implementare le infrastrutture. Si parla così di incentivare il passaggio a mezzi meno inquinan-ti, anche realizzando nelle città sistemi di ricarica dei veicoli elettrici e distributori di metano, di favorire l’uso dei mezzi pubblici e i sistemi di mobilità alternativa come il car sharing o la mobilità dolce (a piedi o in bici). Per gestire il traffico inoltre, dice il manifesto, oltre ad avvalersi delle tecnologie dell’infomobilità che permette di tenere sotto controllo il flusso dei mezzi, si deve razionalizzare il sistema di distribuzione delle merci, attuare politiche di “pricing” e isti-tuire domeniche ecologiche con la chiusura dei centri urbani per migliorarne la vivibilità.

tratto da Agi

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IL GIORNALE DELL’ENERGIA IX

Bando UE a favore della «eco-innovazione»

Lo scorso aprile è stato pubblicato, nell’ambito del Programma quadro per la Competitività e l’In-novazione (CIP) 2007-2013, il bando europeo

“Eco-innovation” finalizzato a ridurre il gap tra ricerca e sviluppo da una parte e mercato dall’altra, esistente in Europa nella progettazione ecocompatibile. Solo di recente si è iniziato a parlare di eco-innovazione come vero e proprio settore di attività potenzialmente in grado, grazie all’analisi del ciclo di vita di un pro-dotto, di un processo produttivo, di un servizio o di un metodo di gestione, di prevenire o ridurre i rischi ambientali, l’inquinamento ed altri tipi di impatti am-bientali negativi determinati dall’utilizzo delle risorse, incluse quelle energetiche. Il bando Eco-innovation mira a: promuovere approc-ci innovativi e integrati all’Eco-innovazione in settori come la gestione ambientale e la progettazione eco-compatibile di prodotti, processi e servizi; rimuovere gli ostacoli che impediscono un’ampia applicazione dell’eco-innovazione; creare un mercato allargato per prodotti e servizi eco-innovativi; accrescere le capacità di innovazione delle PMI. Possono presentare le domande, entro e non oltre l’11 settembre 2008, tutte le persone giuridiche. In parti-colare saranno privilegiate le piccole e medie imprese. Le risorse finanziarie complessive, destinate a coprire dal 40 al 60% dei costi ammissibili di ciascun progetto, ammontano a 28 milioni di euro. Tra le aree prioritarie del Bando: - Settore del riciclo dei materiali: migliori proces-

si di differenziazione dei rifiuti edili, industriali, domestici, elettrici ed elettronici; design e pro-duzione ecocompatibili per merci di consumo di alta qualità; processi di riciclo innovativi; nuove soluzioni di riciclo nei settori agricolo, marittimo, estrattivo e delle utilities; innovazioni che miglio-rino la competitività dell’industria del riciclo.

- Settore edile: prodotti e processi costruttivi in-novativi che riducano l’impatto ambientale e/o favoriscano l’uso razionale delle risorse naturali; tecniche di bioedilizia che impieghino materiali riciclati e fonti rinnovabili; nuovi sistemi di ri-sparmio idrico come recupero dell’acqua piovana, utilizzo delle acque grigie, tetti verdi; edilizia so-stenibile; tecniche di conservazione, riparazione, retrofitting o demolizione.

- Settore alimentare: processi innovativi che riduca-no l’impatto ambientale e ottimizzino l’impiego di materie prime nel settore food; processi di lavora-zione di cibi e bevande più puliti ed efficienti, tali da ridurre gli scarti, organici e non, e da incrementare il riciclo e il recupero dei materiali; nuovi processi di gestione che minimizzino l’impiego dell’acqua nella catena di approvvigionamento alimentare.

- Business verde/acquisti intelligenti: pratiche, pro-cessi e tecniche altamente trasferibili per una mi-gliore efficienza e sostenibilità delle PMI; forme di cooperazione e condivisione della conoscen-za tra imprese locali coinvolte nell’applicazione dell’EMAS (Eco-Management and Audit Schemes); sistemi innovativi di certificazione della qualità

che tengano conto ella compatibilità ambientale e valorizzino approcci basati sui principi di eco-design, ecolabel e ciclo di vita dei prodotti (LCA); promozione di criteri ambientali per gli acquisti nelle imprese (ad esempio catene di approvvigio-namento ecologiche, internalizzazione dei costi ambientali…).

USA 2050: rinnovabili al top?la teoria di tre scienziati americani sembra fantascientifica. Vediamo come, secondo loro, potrebbe essere possibile un così stupefacente traguardo.Sono tre esperti statunitensi, Ken Zweibel, James Mason e Vasilis Fthenakis, e spiegano come sarebbe possibile far fronte, entro il 2050, a gran parte della domanda energetica degli Stati Uniti con le fonti rinnovabili, precisando che il loro piano prevede un’Ame-rica in cui appunto al 2050 il solare copra il 69% dell’elettricità e il 35% della sua energia totale (inclusi i trasporti, quindi). A loro avviso occorrerebbero dei megaimpianti fotovoltaici (sia con mo-duli convenzionali che a concentrazione), che si estendessero per un’area di 120.000 chilometri quadrati, situata nelle zone desertiche a sud-ovest. Realizzando un’apposita infrastruttura di trasmissione ad alta tensione in corrente continua e prevedendo dei sistemi di immagazzinamento dell’energia.Secondo i tre esperti si tratterebbe di un’iniziativa che taglierebbe le emissioni di CO2 degli Stati Uniti del 62% rispetto al 2005, con un costo preventivato che si aggira intorno ai 420 miliardi di dollari.

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IL GIORNALE DELL’ENERGIAX

Celle «pelose» e sandwich high-tech

Due gruppi di ricerca hanno sviluppato indi-pendentemente metodi per la produzione di nanowires, ovvero fili metallici o di semi-

conduttori dalle dimensioni nell’ordine di nanometri, che potrebbero portare ad un sensibile miglioramento nell’efficienza fotovoltaica. In entrambi i casi il concetto base è lo stesso: l’uso efficiente della conduzione degli elettroni raccolti sulla superficie dell’elettrodo della cella. La prima tecnica, sviluppata da ricercatori dell’Universi-ty of California, di San Diego, ha portato alla creazione di una cella fotovoltaica “pelosa”. Questa caratteristica, visibile solo a livello microscopico, è in realtà conferita da sottili nanowires in silicio. Gli scienziati sono stati in grado di crearli direttamente sulla superficie di con-duttori economici in indio e stagno rivestendoli con un polimero organico. Della loro validità ne è pienamente convinto Paul Yu, professore presso la UC di San Diego e membro del progetto: “Se i nanowires saranno utiliz-zati massicciamente nei dispositivi fotovoltaici, allora il meccanismo di produzione e la loro applicazione sulle superfici metalliche diventerà un tema di grande importanza”. Tuttavia ci sono ancora alcuni problemi da affrontare prima che il nuovo processo arrivi sul mercato, primo fra tutti la durata del strato polimerico,

che attualmente si degrada quando esposto all’aria. La seconda tecnica di produzione dei “nanofili”, potrebbe in qualche modo venire incontro agli ostacoli incon-trati dalla ricerca californiana. In questo caso un team di ricercatori composto da un consorzio di università tedesche (Jena, Gottinga, Brema) e Harvard, ha messo a punto una tecnica per legare i nanowires con filamenti di vetro. L’approccio si basa su una sorta di sandwich high-tech in cui un nanowire è collocato tra il substrato inferiore conduttivo e un contatto metallico superiore, utilizzando un filato di vetro isolante, in modo da for-mare uno spazio che impedisca eventuali corti circuiti. Questi dispositivi possono funzionare come diodi emet-titori di luce, con il colore della luce determinato dal tipo di semiconduttore utilizzato. “Poiché la nostra tecnica di fabbricazione è indipendente dalla disposizione sul substrato, si prevede di poter combinare i processi di produzione attuali a metodi di applicazione dei ‘nano-fili’ su grandi superfici – spiega Federico Carpasso del team di sviluppo di Harvard e continua – Riteniamo che l’unione di questi processi possa presto fornire il necessario per consentire il controllo delle nanowires fotonici integrati nei circuiti per realizzare uno standard di fabbricazione”.

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IL GIORNALE DELL’ENERGIA XI

Da un’importante partnership tra pubblico e privato nasce nella zona industriale di Arezzo il primo idrogenodotto sotterraneo al mondo

in area urbana, per la cogenerazione di energia elettrica e calore per uso artigianale e domestico. Attraverso un percorso di mille metri di tubazioni del diametro di dieci centimetri, che si snodano a una pro-fondità di circa 1,2 m, fluirà idrogeno puro. Ogni ora circa 16 metri cubi di gas a 3 atmosfere per un totale di 53.000 metri cubi all’anno destinati alle ditte orafe di Arezzo, all’HydroLAb – laboratorio dimostrativo per l’idrogeno e le energie rinnovabili, equipaggiato con due celle a combustibile da 1 kW e un impianto fotovoltaico per la produzione di idrogeno rinnovabile tramite elettrolisi dell’acqua, laboratorio per l’idrogeno e le energie rinnovabili realizzato dalla Fabbrica del Sole per il coordinamento della sperimentazione - e, in tempi strettissimi, anche alle abitazioni della zona di San Zeno. L’obiettivo del progetto “Idrogeno per Arezzo” è quello di aumentare il numero delle aziende fornite e di arrivare entro il 2008 ad erogare almeno 100.000 metri cubi. Sfruttando le peculiarità del distretto orafo di Arezzo (caratterizzato da oltre 700 operatori artigianali ed in-dustriali che già nel passato utilizzavano l’idrogeno per i loro processi produttivi) si sono potute creare le migliori condizioni per sperimentare le potenzialità dell’idroge-no nella cogenerazione di energia elettrica e calore, sia per l’utenza domestica che quella artigianale. La prima fase del progetto risale all’aprile 2004 quando la Regione Toscana, la Provincia e il Comune di Arezzo, il Gruppo Sapio, Arcotronics Fuel Cells (oggi Exergy Fuel Cells) e la Cooperativa del Sole hanno firmato l’“Accordo territoriale volontario inerente la realiz-zazione di un progetto dimostrativo sia per l’utilizzo

industriale che come vettore energetico dell’idrogeno ad Arezzo in Località San Zeno”. La Regione Toscana ha cofinanziato con un contribu-to di 400.000 euro sul totale di 1,2 milioni di euro. Il Comune ha messo a disposizione i terreni. La Fabbri-ca del Sole ha coordinato tutto il progetto e realizza-

to l’HydroLAb, il COINGAS (consorzio pubblico dei comuni aretini per la distribuzione del gas metano) ha realizzato la tubazione, il Gruppo SAPIO ha at-tuato il sistema di distribuzione dell’idrogeno mentre Arcotronics Fuel Cells ha fornito ed installato le celle a combustibile. Delle numerose condotte, lunghe anche centinaia di chilometri, esistenti al mondo per il trasporto dell’idro-geno gassoso nessuna è destinata alla distribuzione cittadina presso utenze disseminate. Il sistema di tu-bazioni consente di ottimizzare la logistica e garantisce al territorio sicurezza ed autosufficienza energetica. La produzione in loco di idrogeno da fotovoltaico, mette al “riparo” famiglie ed imprese da black out tecnici e da rincari delle ‘bollette’, causati da impennate ed au-menti del prezzo del petrolio e, conseguentemente, di tutte le tradizionali forme di energia.

Nasce ad Arezzo il primo idrogenodotto

Il vento dei piccoliMicro, mini e medio eolico. Un settore vivace con tecnologie innovative e no-vità normative che dovrebbero dargli un’ulteriore spinta. Se ne è parlato a un convegno a Solarexpo. Tecnologia in continua evoluzione e novità normative a un passo dall’appli-cazione che, una volta effettive, dovreb-bero dare un nuovo slancio al settore. L’eolico di piccola taglia è un campo delle rinnovabili con potenzialità ancora da sfruttare a pieno. Se ne è discusso oggi, 17 maggio, a Solarexpo & Greenbuilding di Verona, in un convegno dedicato dal titolo “Mini e micro eolico, tecno-

logie consolidate e innovative. Costi e benefici con lo scambio sul posto e le nuove tariffe incentivanti della finan-ziaria 2008”.Pale, rotori, sistemi di controllo, l’in-contro è stato un occasione per gli ope-ratori del settore per confrontarsi sulle innovazioni tecnologiche: la ricerca di nuove soluzioni nel settore - come han-no dimostrato le varie presentazioni - è vivace. Anche le prospettive sono buo-ne: la produzione di per le mini turbine sotto i 200 kW (fino a 1 kW parliamo di micro eolico) nel 2010 sarà raddop-piata rispetto al 2005, spiega l’ingegner Tortella del dipartimento di ingegneria dell’università di Padova molto attivo

nella ricerca e nella certificazione di questi impianti.Nuove prospettive capaci di attirare in-vestimenti si prospettano per impianti di taglia fino a 200 kW, con gli infisse introdotte dalla Finanziaria 2008, che estendono appunto anche agli impian-ti di questa potenza una tariffa incen-tivante di 30 centesimi di euro a kWh. Per rendere effettiva la misura però mancano ancora i decreti attuativi, che gli operatori del settore attendono con impazienza. A breve poi sarà pubblicata la delibera dell’Autority per estendere lo scambio sul posto per impianti da 20 a 200 kW.

qualenergia

L’HydroLab di Arezzo, il laboratorio dimostrativo per l’idrogeno e le enefrgie rinnovabili

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L’ultimo a essere studiato è stato il Trichoderma reesei, detto “fungo pacifista” perché ghiotto di divise e tende militari. Sono poi in corso studi

sulla flora batterica delle termiti e su alcune alghe micro-scopiche. C’é persino chi, come il genetista Craig Venter, sta cercando di creare organismi totalmente sintetici in laboratorio. Sono troppo piccole le fabbriche di biocarburanti eco-nomiche, ecologiche e con un’alta resa, e la cellulosa ap-pare cruciale. I biocarburanti ricavati dalla cellulosa del legno, delle erbacce, dei materiali organici in generale, sono molto vantaggiosi rispetto a quelli tradizionali. Si tratta del più abbondante materiale organico al mondo e contiene 16 volte l’energia usata per produrla (mentre la benzina solo cinque e l’etanolo da mais 1,3). Con l’etanolo da cellulosa le emissioni si riducono dell’87% rispetto alla benzina, mentre con quello da cereali si raggiunge al massimo una riduzione del 28%. Gli scienzati stanno studiando come “rompere” i legami della molecola di cellulosa, per trasformarla in zuccheri più semplici che, fermentando, danno l’etanolo. Questo

processo, all’ordine del giorno in natura, è ancora dif-ficoltoso e costoso per gli uomini. Ricercatori di New Mexico, California, Francia e Finlandia hanno studiato il genoma del fungo Trichoderma reesei per cercare di capire quali sono le proteine utilizzate per digerire così efficacemente il materiale organico, come appunto il co-tone delle divise. “Temevamo che data la sua reputazione di grande “di gestore”, il fungo avesse un sistema compli-catissimo di enzimi- ha spiegato Diego Martinez, autore dello studio pubblicato dalla rivista Nature biotechno-logy- invece ne usa solo alcuni estremamente efficienti”. L’obiettivo è riuscire a replicare gli stessi enzimi anche su scala industriale. In un altro studio, pubblicato da Na-ture qualche mese fa, un team di ricercatori statunitensi ha analizzato il “succo” dello stomaco di una particolare specie di termiti. Sono risultati circa 500 geni dei batteri associati con la degradazione del legno, tra quali si stan-no selezionando quelli più efficienti. Tutte informazioni da usare per far crescere in laboratorio i batteri da usare negli impianti di produzione dei biocarburanti.

(la nuova ecologia)

In un «fungo» il segreto per i biocarburanti

Petrolio: riserve agli sgoccioli

Meno petrolio nelle viscere della terra La notizia è una vera bomba, ma in molti se l’aspettavano: le riserve di petrolio sono molto al di sotto delle stime attuali. Un’indiscrezione dal rap-porto che la IEA pubblicherà a novembre. Ormai non fa più notizia l’ennesimo record del petrolio che ha sfiorato i 135 $/barile. Come pure gli annunci sempre più frequenti di esperti del settore o di rinomati istituti finanziari che si lanciano in previsioni di 150-200 $/barile. Come sono lontani i tempi, solo pochi anni fa, quando è ini-ziata la corsa dei prezzi dai livelli inferiori ai 20 $/barile e le principali società petrolifere sostenevano che prezzi alti (40 $/barile) non sarebbero durati a lungo. La stessa invasione dell’Iraq aveva fatto ritenere che l’accesso alle enormi riserve di quel Paese avrebbe fatto crollare i prezzi del greggio. Il trend al rialzo invece continuerà. E non per l’intervento del-la speculazione, che pure c’è, o per cause occasionali come le interruzioni delle estrazioni in Nigeria per l’assalto armato a un’installazione, ma per motivi strutturali molto profondi. Uno è dato da una domanda che continua a crescere incurante degli aumenti, per la forte spinta di India e dei Paesi arabi pro-duttori che compensano il leggero calo statunitense. L’altro elemento, decisivo, nasce dalle preoccupazioni sul lato delle riserve. Come è noto la loro entità esatta è sempre stata una realtà misteriosa, in particolare nei Paesi arabi. Questo è il motivo per cui non si sa dove situare il picco di produzione: fra 5, 10, 20 anni? Ma un’indiscrezione sul rapporto che l’Agenzia Internazionale

dell’Energia rilascerà a novembre è giunta ieri come una bomba. Un’analisi dettagliata sui 400 più grandi giacimenti del mondo avrebbe portato a rivedere decisamente verso il basso le attuali stime. Come alcuni sostenevano da tempo, sarebbe confermato il fatto che le stime di diversi giacimenti erano sopravvalutate. Questa preoccupante analisi spiega le recenti dichiarazioni di Fatih Birol, chief economist della Iea «Non sappiamo quando, ma il petrolio finirà: meglio che lo abbandoniamo noi prima che sia lui, il petrolio, ad abbandonarci». E ancora «Abbiamo lanciato l’allarme lo scorso novembre e, con il World Energy Outlook 2008, lo grideremo ancora più forte. Adesso la palla è ai Governi: noi li abbiamo avvisati». Insomma, la rivoluzione energetica in atto è destinata a subire un’accelerazione. E i destini delle strategie per rispondere ai rischi climatici e per affrontare l’emergenza petrolifera si in-trecceranno sempre più solidamente.

(qualenergia) Gianni Silvestrini

SPAZIO ENERGIA

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IL GIORNALE DELL’ENERGIA XIII

Come scegliere un amministratoreobbligatorio. Da quanto sopra emerge quindi chiaramen-te come orientarsi per scegliere tra le molte offerte che si possono reperire sul mercato: innanzitutto è impor-tante tenere conto delle referenze positive, valutare se il professionista abbia alle spalle un’organizzazione adatta a gestire l’immobile che gli si vuole affidare.Inoltre, occorre tenere ben presente che, a fronte di determinate caratteristiche offerte dal professionista, la richiesta di compenso annuo non dovrà certo essere eccessivamente elevata, ma neanche troppo bassa, si do-vrà chiedere che nell’offerta siano indicate chiaramente

le prestazioni accessorie (quali ad esempio le spese per la cancelleria, le spese telefoniche, eventuali compensi extra per l’esecuzione di lavori straordinari, le spese per i solleciti di pagamento, il compenso per la compilazio-ne e l’invio del Modello 770, etc.), occorre chiedere che accanto a ciascuna di esse sia indicato chiaramente il compenso richiesto, in modo da evitare in seguito amare sorprese e discussioni.

Marco LombardozziStudio 3A s.n.c.

Scegliere un amministratore a cui affidare la tutela del proprio patrimonio deve diventare sempre più un momento di attenta analisi da parte dei condo-

mini, perché troppe sono ormai le responsabilità civili e penali che investono questo professionista.Bisogna tenere sempre ben presente che le disposizioni e le leggi, se non interpretate correttamente o addirit-tura ignorate, coinvolgono sempre i condomini. Una responsabilità non indifferente per l’amministratore di uno stabile in condominio che, pertanto, dovrà essere in possesso di nozioni giuridiche, tecniche, amministrative e fiscali, utili allo svolgimento della professione.Risulta quindi evidente che deve considerarsi definitiva-mente tramontata l’epoca degli amministratori improv-visati e dei dopolavoristi; i condomini dovranno sempre più orientarsi nella scelta verso un professionista che garantisca anche, ad esempio, una copertura assicurativa adeguata, i tempi sono ormai maturi per il riconosci-mento di questa figura professionale da parte delle isti-tuzioni che andrebbero in tale modo a garantire l’utente finale, il condomino, evitandogli il rischio di incappare in personaggi improvvisati o con pochi scrupoli.Come riconoscere allora un serio professionista che dia garanzia di affidabilità, di correttezza e di pro-fessionalità? Senz’altro un aiuto ci viene dal fatto che il professionista sia iscritto ad una associazione quale l’As-sociazione Nazionale degli Amministratori di Immobili (A.N.A.C.I.), che da anni organizza corsi di aggiorna-mento professionale e cerca di raccogliere e di indirizza-re, anche sotto il profilo delle tariffe, i professionisti del settore, selezionandoli attraverso esami di ammissione e, unica in Italia, attraverso un costante aggiornamento

Tutto sulle schermature fotovoltaiche

A causa della continua crescita della popolazione mondiale e dei relativi fab-bisogni, il problema energetico-ambien-tale rappresenta negli ultimi anni uno degli argomenti di grande interesse, a livello scientifico, ma anche politico e sociale. Al fine di un’affermazione su larga scala dello sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, è necessario che le tecnologie siano affidabili, poco costo-se e con limitato impatto anche visivo. Tra le diverse modalità di sfruttamento dell’energia solare, la tecnologia fotovol-

taica è attualmente la più promettente sia a medio che a lungo termine, date le caratteristiche di modularità, affidabili-tà e ridotte esigenze di manutenzione. I maggiori risultati si ottengono tuttavia nel caso in cui tali tecnologie entrino a far parte integrante del progetto stes-so. La progettazione di un edificio con schermature realizzate con un genera-tore fotovoltaico integrato in facciata o in copertura permette di raggiungere obiettivi di ordine estetico, funzionale, economico e di ottimizzazione dei con-sumi. Il fotovoltaico offre molti vantaggi tra cui fornire tutta, o in parte, l’energia necessaria all’edificio, ridurre l’impatto sull’ambiente, costruire un edificio inno-vativo dal punto di vista architettonico e ingegneristico; nelle strutture adibite

a uffici e ad esercizi commerciali si può realizzare il massimo risparmio visto che i consumi sono concentrati nelle ore di luce. Nella prima parte di questo testo sono descritte le diverse tipologie di integrazione dall’ubicazione (verticale, orizzontali a tetto e lucernari), nella se-conda parte vengono descritti 44 esempi di edifici progettati o ristrutturati con schermature per ciascuno dei quali vi è una scheda che riporta i principali dati (proprietà, progettisti, localizzazione, posizione dell’impianto, superficie uti-lizzata) e un ampio servizio fotografico a colori.

lucia Ceccherini Nelli Schermature Fotovoltaiche

alinea Editrice, Firenze, ottore 2007, pagg. 80, € 12,00

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IL GIORNALE DELL’ENERGIAXIV

SPAZIO ENERGIA

Urgenza e preoccupazione nella lettura di Carlo Rubbia – Un “caso musicale” di autentica passione per il rinnovamento

Una corretta valutazione della crisi energetico-am-bientale in cui il nostro tempo si dibatte non può prescindere dal faticoso cammino di “riallineamen-to” che stanno percorrendo i Paesi in via di sviluppo. Troppo occupato e preoccupato a risolvere il pro-prio futuro ed i propri mali, Il mondo occidentale è portato, comprensibilmente ed egoisticamente, a dimenticarsi dello stato e della numerosità di chi deve ancora affrontare le dinamiche di crescita ar-chiviate dai nostri Paesi ormai da decenni.La sperequazione di consumi di energia primaria pro-capite emerge in tutta la sua gravità guardando in faccia i numeri: a fronte degli 8 e 3 tep “bruciati”

annualmente da americani ed europei, 4 miliardi di persone vivono con meno di 1 tep all’anno, dei quali 1,6 non dispongono di elettricità.E’ chiaro che, se gli americani dovranno “rasse-gnarsi” a vivere come gli europei (la riduzione delle masse e cilindrate medie dei mezzi di trasporto da-rebbe già un aiuto, così come la modifica di certe loro abitudini nella climatizzazione estiva …) e gli europei potranno incamminarsi sulla strada della razionalizzazione e della sobrietà energetiche, non si potrà però impedire al resto del mondo di evol-versi, spostando i propri fabbisogni verso standard allineanti con i paesi industrializzati.

In altre parole, gran parte degli sforzi prodotti dal mondo occidentale per fronteggiare la crisi energetico-ambientale rischia di essere vanificato dall’incremento dei legittimi fabbisogni dei paesi emergenti; non resta che auspicare che costoro seguano un modello energetico di sviluppo più virtuoso di quello percorso dai paesi oggi indu-strializzati, e che questi ultimi sappiano fornire soluzioni-guida collaudate e più efficaci di quelle fin qui percorse.Queste sono alcune tra le considerazioni ampia-mente sviluppate e documentate da Carlo Rubbia, invitato a Trento dalla Fondazione Caritro per una conferenza lo scorso 8 maggio. Chi si aspettava una galleria di soluzioni e risposte a Quale energia per il futuro? – questo il titolo – può essere rimasto deluso, salvo alcuni sintetici accenni al nucleare basato sull’impiego di torio, o alla produzione di elettricità col solare termodinamico.In cambio il premio Nobel ha fornito una lettura dell’emergenza inedita e, per chi ha valutato bene i numeri prodotti con acutezza, angosciante; i pa-esi emergenti hanno diritto ad una vita dignitosa, una vita dignitosa richiede benessere, il benessere passa attraverso lo sviluppo, lo sviluppo presup-pone energia … A realtà oggi in autentica esplo-sione economica, quali Cina ed India, non posso-no essere negate le risorse energetiche necessarie allo sviluppo; e, per contro, l’obbligo di “pulire” il mondo va posto a carico di chi lo ha fino ad ora “sporcato”…La disincantata e provocatoria lettura di Rubbia denuncia di fatto la grave urgenza del problema e sollecita una risposta ed uno sforzo colossali, a tutti i livelli: dai politici -che devono predisporre gli strumenti di programmazione ed incentivazione adeguati-, agli imprenditori –a loro il compito di riconoscere nell’energia un settore in cui investire con coraggio-, al mondo accademico e professionale –che deve saper innovare e rinnovare-, a quello dei consumatori –che devono riconoscere nella razio-nalizzazione energetica un impegno nuovo…Solo una “mobilitazione generale” può sortire una risposta in tempi e modi adeguati per affrontare l’emergenza: sembra giunto il momento di un fronte comune, di una cooperazione senza riserve, rivolta ad un bene globale che deve superare gli interessi di parte, ad un interesse collettivo che superi i con-sueti individualismi.Nella civiltà umana non mancano esempi di sog-getti che, sapendo comprendere a fondo la crisi del proprio tempo si sono prodigati con genero-

Il vero volto dell’emergenzaCrisi energetica e Paesi in via di sviluppo

Il premio Nobel per la fisica

Carlo Rubbia

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IL GIORNALE DELL’ENERGIA XV

sità, fornendo con impeto il proprio contributo all’apertura di nuovi orizzonti e all’avvio di una nuova stagione. In uno dei numeri scorsi di Ener-gia e ambiente - con un ardito accostamento che può risultare gradito a chi ami arte e tecnologia - abbiamo provato a rintracciare nella figura di Be-ethoven il prototipo dell’innovatore, disposto ad inseguire sogni, progetti ed ideali, rinunciando a percorsi convenzionali molto più praticabili e gra-tificanti. Ebbene, se Beethoven impersona il genio solitario, scontroso ed inarrivabile, uno degli arti-sti che meglio esprime la profonda comprensione delle crisi del proprio tempo, e lo sforzo generoso per superarle, è Robert Schumann.Il mondo musicale di allora gravitava attorno ad un asse culturale mitteleuropeo, esteso da Vienna – frivola e cattolicissima capitale austro-ungarica, già patria musicale di Haydn, Mozart e Beethoven prima, di Schubert e Bruckner poi - ad Amburgo - fiorente e protestante centro commerciale, terra dei Bach e successivamente di Mendelssohn e Brahms -. Questo ambiente vivace diventa in quegli anni il luogo di un processo musicale tumultuoso ed in-cessante, con cui la purezza armonica ed il rispetto delle regole classiche lasciano il posto a nuove forme sempre più libere da schemi preconcetti, sempre più basate sull’intuizione e sull’ispirazione: Schumann coglie immediatamente ed istintivamente questi stimoli ed impulsi, promuovendo con ogni risorsa questo processo innovativo, collocandosi nella scia del grande lavoro iniziato qualche anno prima da Beethoven, che da lontano aveva aperto la via alla grande stagione del Romanticismo.Protagonista di uno dei più felici matrimoni d’arte con Clara, brillante pianista e compositrice sulla sce-na europea, ciò che stupisce in questo straordinario musicista non è solo il valore e la vastità della com-posizione, ma la grande partecipazione al clima di rinnovamento ed il ruolo svolto nella vita culturale e musicale europea, con un’attività giornalistica e critica inesauribile, tesa a promuovere il progresso ed animata da un vivo desiderio di libertà.Dalle colonne della sua rivista stronca ogni forma di conservatorismo, accademismo ed, in generale, tutto quanto si oppone al rinnovamento culturale; in particolare demolisce il manierismo di quegli au-tori alla moda che pretendevano di far sopravvivere la musica del Settecento alla sua età, e che la storia boccerà sonoramente consegnandoli all’oblio.Viceversa, Schumann sostiene e difende a spada tratta Berlioz, incompreso iniziatore del Roman-ticismo musicale in Francia, così come è legato da profonda amicizia, ammirazione e stima al suo quasi coetaneo Mendelssohn, musicalmente e ca-ratterialmente tanto diverso, ma così vicino negli atteggiamenti interiori e nel percepire la tempesta spirituale dell’epoca. Ma, soprattutto, Schumann scopre e rivela al mondo il genio di Chopin, Liszt e Brahms, fino allora del tutto ignoti al mondo

musicale e cui la storia assegnerà posizioni di pri-mordine tra i compositori di tutti i tempi. Ci si trova quindi di fronte ad un protagonista della storia della musica in cui la presuntuosa consape-volezza, propria di tanti artisti, lascia lo spazio ad una passione per il progresso musicale, sgombra da qualsiasi forma di autoreferenzialità, ma informa-ta alla massima obiettività e generosità: proprio in virtù di queste caratteristiche, il suo contributo alla musica va ben oltre la sua composizione.A 46 anni, in un manicomio vicino a Bonn, si chiude

la tormentata ed infelice esistenza di questo grande compositore romantico, segnata da una diffusa in-comprensione, da un matrimonio felice ma osteg-giato da un irriducibile suocero, da frequenti lutti familiari, da una psiche molto sensibile e fragile, tanto da portarlo ad un tentativo di suicidio.A quasi 2 secoli dalla nascita, gli appassionati di musica, d’arte e di storia continuano a guardare con simpatia e gratitudine a questo talento, per il gene-roso contributo dato al progresso producendo un esempio di primato dell’interesse generale sui parti-colarismi. Questa testimonianza può oggi risuonare di esempio nell’attuale frangente energetico, la cui l’urgenza impone il superamento degli egoismi in nome di una causa comune: il tempo per azzuffarsi sulla localizzazione dei termovalorizzatori è esauri-to, così come lo spazio per dibattere sul nucleare (e sui tardivi cambiamenti di idea e rotta), così come non c’è più tempo per i divieti incrociati sull’eolico, sull’idroelettrico, sui combustibili vegetali … C’è solo da attivarsi tempestivamente, guidati dal buon senso e dalla passione. Come Schumann.

ing. lorenzo S«T.E.S.I. Engineering srl

Robert Schumann