gerusalemme il sacro suolo del riposo

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64 A Sua Immagine Itinerari LUOGHI DI GESÙ Una distesa bianca Tanti blocchetti, disposti in file parallele, ricoprono la Valle del Cedron, tra la città e il monte degli Ulivi Gerusalemme il sacro suolo del riposo Oltre le mura della Città Vecchia i tanti campisanti sono lo specchio del rispetto che ebrei, cristiani e musulmani hanno nei confronti dei propri cari defunti di Emanuela Compri

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di Emanuela Compri in "A sua Immagine", rubrica "Itinerari: Luoghi di Gesù" N°43 - 2013

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Page 1: Gerusalemme il sacro suolo del riposo

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

Una distesa biancaTanti blocchetti, disposti in file parallele, ricoprono la Valle del Cedron, tra la città e il monte degli Ulivi

Gerusalemmeil sacro suolo

del riposo Oltre le mura della Città Vecchia i tanti campisanti

sono lo specchio del rispetto che ebrei, cristiani e musulmani hanno nei confronti dei propri cari defunti

di Emanuela Compri

Page 2: Gerusalemme il sacro suolo del riposo

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

Un mucchietto di sassolini ap-poggiati su una lapide e una distesa di bianco accecante,

frammentata in una moltitudine di lastre rettangolari, messe una dietro l’altra a tappezzare un fianco del monte. Non “un” monte, ma “il” monte santo per eccellenza: quel-lo degli Ulivi. La Gerusalemme terrena, scalpitante di vitalità, si riflette ogni giorno in quello spec-chio silenzioso di defunti in attesa di poter accedere alla Gerusalem-me Celeste. Nei numerosi cimiteri i nomi scolpiti sulle lapidi conser-vano, indelebilmente, la traccia di lingue e religioni diverse. Il cimitero ebraico sul monte degli Ulivi, quello musulmano ai piedi della Porta d’oro e quelli cristiani del monte Sion sono solo alcuni dei numerosi campisanti che circondano le mura della Città Vecchia, quasi a ricordare al mondo intero il destino di Gerusalemme: essere una “casa di preghiera per tutti i popoli” (Isaia 56,7).

Sul monte degli UliviDa ovunque lo si guardi, dalla sua stessa cima o dall’altro lato della

Valle del Cedron, dal punto pa-noramico sul monte Scopus o da quello del campanile della chiesa luterana del Redentore, il monte degli Ulivi appare a prima vista come un uniforme blocco di bianca pietra calcarea. Poi, mano a mano che l’occhio mette a fuoco i dettagli, emergono tanti blocchetti, disposti in file più o meno parallele. La vo-cazione funeraria del monte nasce dalle dichiarazioni dei profeti della Bibbia: è da qui che avrà inizio la resurrezione dai morti, quando il messia verrà nel giorno del giudizio e poserà i suoi piedi spaccando il monte in due.

Il cimitero ebraico Gli scavi archeologici effettuati ne-gli anni Cinquanta nella proprietà francescana del Dominus Flevit hanno mostrato l’antica vocazione cimiteriale del monte: tombe usate dall’età del Bronzo, le più antiche ritrovate a Gerusalemme, fino al periodo cananeo e poi ancora una necropoli attiva dal I secolo a.C. al IV dopo Cristo. Anche la sottostante valle del Ce-dron è ancora oggi segnata dalle monumentali tombe del periodo del Secondo Tempio, come quel-la di Assalonne e di Zaccaria. Si tratta di tombe reali, realizzate da una camera sepolcrale coperta da un monumento antistante, fatto per essere visto anche da lontano, che nell’intenzione richiamavano quelle

faraoniche del vicino Egitto. È dal XV secolo che gli ebrei osservanti riprendono a seppellire sul mon-te degli Ulivi, che resta ancora la meta più desiderata per attendere l’armageddon, il giudizio finale. Nel corso del tempo le due comunità religiose ashkenazita e sefardita hanno acquistato porzioni sempre più vaste del monte, rendendone il fianco meridionale un area cimi-teriale ininterrotta. Le lapidi, che chiudono una struttura sporgente da terra, sono uguali una all’altra e si distinguono solo dai diversi nomi incisi rigorosamente in ebraico. Po-chi i visitatori, soprattutto ultra-religiosi, che con il loro vestito nero si radunano attorno alle bianche tombe nel giorno dei funerali e al termine dello Shiva, i sette giorni di lutto che seguono la morte del caro defunto. Un’altra celebrazio-ne commemorativa avviene dopo circa 11 mesi. A segnare la visita al luogo, non fiori, come nella tra-dizione cristiana, ma un sassolino che si va ad accumulare su quelli già posizionati. Quest’usanza affonda le radici nel mondo biblico, quando non si usavano lapidi ma tumuli coperti da sassi impilati. Molti nomi famosi del mondo Torah e dalla leadership sionista sono sepolti sul monte de-gli Ulivi: rabbini capo, poeti, poli-tici e premi nobel assieme ai diversi caduti delle guerre più recenti e agli ebrei di più generazioni e di tutte le sfaccettature religiose.

Il cimitero

cristiano

sul Sion

A differenza

degli altri,

sulle tombe

ci sono

le fotografie

dei defunti

Tomba della famiglia di Erode

All’ingresso è ancora visibile

la ruota in pietra che chiudeva

il sepolcro

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significa “uomo che viene da Dio”. Qui riposano in molti. Tra loro, im-portanti capi religiosi e politici. Per questo sono stati costruiti picco-li mausolei ancora oggi ricordati e visitati. Si stima che, nei secoli, questo cimitero abbia ospitato più di 70mila tombe, che oggi sono state in parte cancellate dalla costruzione del nuovissimo centro commerciale di Mamilla. Quello che resta del composanto è inglobato nel Parco dell’Indi-pendenza e nel giardino dietro al

Fuori dalla Porta d’oroCome per gli ebrei, anche per i mu-sulmani valeva la regola di seppel-lire i morti fuori dalle mura della città. Norme igenico-sanitarie, ol-tre che prassi religiose, hanno fatto sì che le aree destinate ai defunti si moltiplicassero col tempo in un cer-chio attorno alla Città Vecchia. Ri-volto idealmente verso la Mecca, il cimitero musulmano più noto, an-che se ormai in disuso, si sviluppa lungo le mura della Spianata delle Moschee, sul versante del monte degli Ulivi. Si tratta dello spazio antistante la Porta d’oro, fatta sigil-lare nel 1541 dal sultano ottomano Solimano il Magnifico. Sembra che il cimitero sia stato realizzato pro-prio davanti a questa porta perché il valore di impurità dei corpi de-funti avrebbe potuto fermare il pas-saggio del profeta Elia dalla Porta d’oro e, così, anche l’avvento del Messia atteso dagli ebrei. Non è raro trovare turisti che, par-tendo dalla Porta dei leoni (detta anche di Santo Stefano) entrano nel cimitero per vedere da vicino la Porta d’oro e seguire le mura. Le lapidi solcate da scritte in ara-bo che ricamano i nomi dei defun-ti sono spesso non curate, molte rotte. Alcune lasciano scorgere la

ricchezza passata e lo status elevato del sepolto, altre non conservano nemmeno più la vernice nera che ri-empie i solchi del loro nome, conse-gnando la tomba al definitivo oblio.

L’antico sito di Mamilla, oltre la porta di JaffaStoricamente, il cimitero musul-mano più importante è quello di Mamilla, appena fuori la Porta di Jaffa. Oggi non resta molto di questo vasto camposanto che risale al XIII secolo. Mamilla in arabo

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

All’ombra del muro – Tombe musulmane subito fuori dalla Città Vecchia di Gerusalemme, accanto alla Porta d’oro

Luogo del silenzio – Ultra-religiosi, con il loro vestito nero, tra le lapidi

bianche. La tradizione vuole che si lasci un sassolino sulla tomba

Page 4: Gerusalemme il sacro suolo del riposo

Mausolei – Uno dei più rilevanti

del cimitero di Mamilla

famoso Hotel King David. Qui ci sono anche le celebri tombe scava-te nella roccia, che appartenevano alla famiglia di Erode il Grande: una breve passeggiata consente al pellegrino di visitare sepolture originali del tempo di Gesù, che hanno anche il pregio di avere le stesse caratteristiche del sepolcre-to destinato a custodire per soli tre giorni il corpo del Risorto.

Tradizione musulmanaDopo la divisione della città nella parte ovest – destinata agli israe-liani – ed est – per i palestinesi –, l’attuale collocazione del cimitero musulmano è appena fuori dalla Porta di Erode, all’inizio della via di Saladino. In occasione di un rito funebre, da qui entra il corteo, composto di soli uomini che accompagnano la salma. Questa, una volta lavata e profumata con incenso, è avvolta in un sudario e portata a braccio con una apposita cassa riutilizza-bile. Nella tradizione musulmana i corpi vengono sepolti nella nuda terra e privi di cassa. È prescritto che la sepoltura debba avvenire prima possibile, anche nel corso

del giorno stesso della morte e che tutto si svolga con la massima cura affinché al momento della resurre-zione il corpo possa ricongiungersi all’anima.

Dove riposano cattolici,protestanti e armeniIl Sion è il monte che tutti ricor-dano per il Cenacolo, la sala supe-riore dell’ultima cena di Gesù coi discepoli, e per la chiesa della Dor-mizione della Vergine. Ma è anche il luogo in cui riposano la maggior parte dei cristiani della Città Vec-chia, ognuno secondo il proprio rito: un cimitero per i cattolici, uno per

i protestanti e uno per gli armeni. I funerali partono dalla parrocchia di riferimento e si dirigono verso la porta di Sion per uscire dalle mura cittadine e raggiungere i rispettivi cimiteri. Il camposanto cattolico, in uso fin dall’Ottocento, è visitato ogni anno per la commemorazione dei defunti da un corteo di fedeli che partono dalla parrocchia fran-cescana di San Salvatore. Si prega sulle tombe che, a differenza degli altri cimiteri, conservano anche la foto: sullo sfondo le aride colline coperte di abitazioni arabe dai tetti piatti che preannunciano la depres-sione del Mar Morto.

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

Oskar Schindler sepolto sul Sion Nel piccolo cimitero

francescano cattolico, che si trova vicino il sito della Dormizione di Maria sul monte Sion, dal 1974 trova riposo anche Oskar Schindler. Dopo la morte, per suo volere fu trasportato dalla Germania a Gerusalemme. Nel 1963 è stato riconosciuto Giusto tra le Nazioni per aver salvato oltre mille ebrei dai campi di concentramento nazisti. Grazie al film Schindler’s List, diretto da Steven Spielberg, la sua vicenda umana è diventata nota a tutti. È in questo cimitero che sono state girate, esattamente vent’anni fa, le ultime scene della pellicola, premio Oscar nel 1994. Ancora oggi,

il commovente gesto di quegli oltre 250 ebrei scampati e voluti dal regista per l’ultima scena, è ripetuto dagli ebrei di tutto il mondo che vengono a rendere omaggio a quest’uomo lasciando un sasso come ringraziamento. Chiunque può compiere questo gesto semplice che raccoglie la gratitudine verso tutti i

Giusti tra le Nazioni. Anche il famoso ciclista Gino Bartali è stato insignito, nel mese di ottobre, dell’onorificenza per aver recapitato, con la sua bicicletta, i falsi documenti d’identità che avrebbero salvato circa 800 ebrei, altrimenti destinati ai campi di concentramento.

Giusto tra le Nazioni – La tomba di Oskar

Schindler, l’indimenticato salvatore di oltre

mille ebrei perseguitati