febbraio 2015 anno vi n. 2 mensile di cultura politica ... · gli attentati di parigi segnano una...

8
editoriale di Francesco Fasolino P agani è stata qualificata città di Santi, Artisti e Mercanti. Tra gli artisti sicuramente è da includere anche il M° Cleto De Prisco (nella foto), direttore di banda che ha lasciato una significativa memoria del suo impegno artistico, umano, sociale e familiare in Pagani e nel Meridione d’Italia. Il figlio Gerardo in- tende ripresentarne la figura e rinverdirne il ricordo attraverso l’istituzione di un concorso musicale a lui intitolato. L’organizzazione e la struttura è stata af- fidata allo scrivente. Questa scelta egli ha inteso partecipare nel contesto del suo articolo “continuare a seminare” sul numero scorso di questo mensile. Questa iniziativa, come quella re- lativa al Concorso Letterario alla memoria del notaio Carlo Cala- brese, va nel segno di favorire e coltivare la sensibilità di coloro i quali amano questa nobile arte dello spirito. La prima edizione del Concorso musicale “Cleto De Prisco” avrà luogo nel prossimo mese di aprile. Su questo stesso organo d’informa- zione, successivamente, sarà reso noto, con la data di espletazione, anche la mo- dalità della realizzazione. Al presente posso solo anticipare che il concorso sarà aperto a concorrenti di musica da camera: dal duo al settimino. Per duo s’intende anche voce e strumento accompagnatore (pianoforte, chitarra, fisarmonica, ta- stiera, ecc.). La quota di partecipazione che è di prassi, sarà resa nota prossimamente insieme ai particolari del Con- corso. L’incasso delle iscrizioni sarà utilizzato per le spese vive. Qualora dovesse esserci un utile ragione- vole, l’organizzazione pensa di utilizzarlo per borsa di studio e/o opere umanitarie rendendone poi conto su questo stesso giornale. Il Concorso prevede € 1.000,00 (mille euro) di premio: cinquecento euro andranno al primo, trecento al secondo, duecento al terzo. La somma è messa a di- sposizione da Gerardo De Prisco come egli stesso ha scritto nel ci- tato articolo. Nel bando che seguirà, saranno indicati anche i termini per la domanda, il luogo in cui si svol- gerà il Concorso, il/i giorni del- l’espletamento, i referenti con i recapiti telefonici, eventuale sito internet, ecc. Gli anni dei concorrenti vanno com- putati con il principio dell’età media tra i partecipanti. *già Docente di Storia della musica ed Estetica musicale presso il Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno mensile di cultura politica costume www.ilpensierolibero.it Febbraio 2015 Anno VI N. 2 LA PAURA DELL’OCCIDENTE 1° Concorso Musicale “Cleto De Prisco” di p. Paolo Saturno* di Mimmo Cozzolino* FURBIZIA E CORRUZIONE Caro Gerardo, che cosa dire su quello che sta avvenendo o si sta scoprendo da qualche mese sul sistema corruzione-tangente che i gior- nalisti hanno chiamato Roma Capitale della schifezza in an- titetica definizione all’Oscar cinematografico di Roma Capitale della bellezza? Forse poco, forse molto. Il poco nasce dall’abitudine madre della stanchezza, a sua volta madre della rassegnazione. Dalla sorpresa passammo all’indignazione, un’indignazione all’i- taliana però, perché come già altre volte nella nostra storia basta un evento sportivo o una Canzonissima per riportarci al buonismo e alla dimenticanza perché, si sa, l’italiano è al li- mite un ribelle, un rivoltoso viscerale, un ultrafurbo, non un rivoluzionario. Quindi anche questo passerà con qualche par- tita internazionale e con le festività di Natale e Capodanno. La nostra classe dirigente, nominata e non eletta, con un si- stema elettorale incostituzionale continuerà a prenderci in giro blaterando promesse e sciocchezze dai media televisivi e cartacei. Alla fine non è successo niente e tutto va bene. Ma vogliamo ancora avere la forza di dimenticare? Ancora vo- gliamo parlare di destra, centro e sinistra politiche? Vo- gliamo capire che questi vocaboli hanno ormai solo significato di direzioni geografiche come i punti cardinali e non hanno più niente da vedere con l’attivismo politico o con qualsiasi ideologia ma soprattutto con qualsiasi valore. Rap- presentano soltanto il rifugio per ripararsi quando arriva il terremoto giudiziario per cercare di trovare difesa e per of- fendere l’avversario che a sua volta si è rifugiato dentro l’al- tro anfratto. Intanto scopriamo, mostrandoci sorpresi, che il malaffare, per dircela chiaramente, Mafia, Ndrangheta e Ca- morra, è legato a filo doppio con la politica. Sono cin- quant’anni e forse più che ce lo hanno detto e noi poveri e falsi ingenui oggi lo scopriamo. Possiamo solo tentare una estrema difesa: prima era un’eccezione ma ora è la norma- lità. È vero, questa è l’unica possibilità di difesa anche se de- bole del cittadino dello stivale che è colpevole in de- mocrazia della designazione dei suoi rappresentanti. Facciamo quindi gli indignati ma assumiamoci con- temporaneamente colpe e responsabilità. Questo è il poco, ora parliamo del molto. Caro Gerardo, ricorderai quando, appena ragazzi, scoprimmo con meraviglia e disappunto perché alla nostra indigenza si opponeva la grande disponibilità economica dei superpartiti italiani? Il perché non era nel numero delle tessere e dei contributi degli iscritti ma risiedeva nella elargizione dei colossi mondiali ai loro adepti italiani. Mosca e Washington avevano molti motivi ed aperto molti canali per intervenire nella politica italiana perché lo stivale era geografi- camente e militarmente un caposaldo importante della guerra fredda (vedi il dossier Mitrokin quasi introva- bile). Evento formidabile per tanti versi: la caduta del muro di Berlino, fine della guerra fredda. Italia non più appetibile come base militare ed officina politica per i due grandi. Fine del finanziamento e inizio della ricerca di fondi per sostenere le immense spese di gestione dei grandi partiti politici abi- tuati all’enorme disponibilità di capitali. Poi si scopre Tan- gentopoli che viene etichettata secondo questo teorema come l’ultima possibilità di finanziamento dei partiti e questa verità viene esplicitamente ammessa in Parlamento dallo stesso Bettino Craxi come spiegazione e forse giustificazione del de- gradante fenomeno. Terremoto Tangentopoli: pagano pochi e poco. Qualche per- sone perbene, suo malgrado coinvolta, paga anche con la vita. I furbi si salvano. Perché? Perché vivono nel loro habi- tat: l’Italia è il paese dei furbi, qualcuno deve però pagare. Chi? I partiti, la colpa è dei partiti che hanno ricevuto i fi- nanziamenti. Allora dagli addosso perché vale l’equazione: se non ci fossero stati i partiti non ci sarebbe stata la neces- sità di sostenerli con sotterranei ed ingiustificati finanzia- menti. Chi difende i partiti? Nessuno, anche perché alla fine oltre a liberarsi delle colpe giudiziarie ci si può liberare anche delle ideologie, delle origini e degli ideali. È molto co- modo, da quel momento tutto è possibile, cambiare faccia con interventi di plastica politica, il saltellare in tutto il territorio dell’arco costituzionale, dare tutto per possibile ed ammissi- bile, creare la classe politica a misura ed interesse del ca- poccia di turno e così via. Fino al caos delle idee, fino al marasma morale ed istituzionale, la corruzione diventa ormai quasi necessaria e giustificata perché comunque bisogna fo- raggiare il nuovo sistema. Ed allora come fare per mante- nere la cosiddetta politica: il malaffare. Come? Attraverso i maestri delle organizzazioni criminali, esperti ed interessati. A danno di chi? Dei poveri, italiani o immigrati, tanto è la stessa cosa perché anche noi italiani siamo ormai immigrati o residenti in una patria che è diventata proprietà straniera e forse prossima colonia di qualche grande potenza econo- mica mondiale (attenti al pericolo giallo diceva qualcuno morto nel ’45). Come però fare per transitare questi fondi non essendoci più i partiti collettori? Non vi preoccupate. In- terrogatevi sulla gestione delle tante sigle e dei molteplici loghi che le rappresentano… Caro Renzi, risparmiati il fiato, non blaterare all’estero le solite affermazioni e smettila di imbonire gli italiani come il mai dimenticato pubblicitario di Aiazzone: non ci crede nessuno ormai. * medico - già Senatore della Repubblica Lettera al Direttore editoriale N on c’è bisogno di scomodare Oriana Fallaci o leg- gere l’ultimo libro “Sottomissione” o andare a ri- pescare grandi storici, per comprendere dopo gli ultimi eventi parigini gli stati d’animo dell’Occidente dinanzi all’Islam, visto non solo nella sua veste più radicale ed oltranzista. Dire che tutto è iniziato, o forse ingigantito a partire dalla strage dell’11 settembre 2001 e dal disegno ever- sivo di Osama Bin Laden e del suo gruppo Al Qaeda, si- gnifica mistificare la storia. I rapporti tra Occidente ed Islam sono stati governati, da sempre, dall’odio e dalla paura. Sul mare e sulla terra, infine sul cielo con Bin Laden, da duemila anni gli scontri sono stati totali, hanno inciso nella coscienza collettiva. Certo vi sono stati periodi di fasi più acute ed altri di sonnolenza. Questa è una stagione più intensa ed una lettura storicamente attenta può aiutarci a com- prenderne le ragioni. Gli attentati di Parigi segnano una fase di risveglio dell’attività vulcanica nel cuore del- l’Occidente. Essa, però, è stata preceduta da un vasto movimento sismico nell’Oriente islamico, che ha rotta- mato in modo violento i vecchi regimi e gruppi di po- tere, senza ancora presentarne di nuovi e stabilizzati. Questo spiega i fenomeni apparentemente isolati di Pa- rigi ed il fatto che governi ed informazione si sono af- frettati a sottolineare il carattere solitario degli attentati. Però la massiccia presenza di paesi di tutto il mondo alla manifestazione di Parigi ha messo a nudo la paura dell’Occidente e costituisce una sorta di chiamata alle armi, come quella di Pietro l’Eremita per la prima cro- ciata, per una nuova crociata contro l’Islam. Ci sono due elementi, però, sui quali non abbiamo riflettuto abba- stanza: la questione dei simboli; il concetto di martirio. La questione dei simboli La scelta di Parigi, da parte di Al Qaeda (come si evince dal messaggio video dell’attentatore Coulibaly) è forte- mente simbolica, come quella di New York del resto. Se vi è un elemento che è comune alla civiltà occidentale ed a quella orientale, è il ricorso ai simboli, adoperati con una sapienza sottilissima. Mettiamo da parte i valori della libertà e della democrazia. Sono ovvii. Quando fu- rono attaccate le torri gemelle nel 2001, l’America era in crisi economica e l’Europa si trovava, al contrario, nella fase di entusiasmo e forza per la realizzazione della unità monetaria. L’America diveniva per l’Europa un simbolo negativo, cui guardare con paura e preoccupa- zione. Del tutto opposta la situazione a Parigi. L’Europa in questo momento è debole, in forse l’esistenza stessa dell’Unione Europea. L’America, al contrario, è forte. Il valore simbolico dell’attacco è il messaggio, stavolta, per l’America. L’unificazione del mondo occidentale è elemento dannoso per l’Occidente e la paura diventa cattiva consigliera, quando si deve superare la semplice soglia della solidarietà ed intervenire. Il concetto di martirio È elemento essenziale, per comprendere la differenza fondamentale tra Oriente ed Occidente, Islam e Cristia- nesimo. Nell’anima occidentale e cristiana esiste il mar- tirio ed è oggettivo. Cioè ci si può far torturare ed uccidere nel nome di un’idea o di un valore, ma non si uccide o ci si uccide. Opposta è la visione del mondo islamico, ma anche di molti altri paesi orientali non di religione musulmana. Il martirio è soggettivo, cercato anche come forma di suicidio, e destinato ad essere pre- miato nell’altra vita. Questa differenza non è solo di vi- sione religiosa, ma costruisce, implicitamente, una concezione della vita, che pone le due civiltà ad un bivio della storia. I redattori del giornale satirico sono andati incontro ad un martirio oggettivo; gli attentatori ad un martirio soggettivo. La conseguenza li unisce; il pre- supposto ideologico li divide. Discutere di Islam, pri- mavere, declino dell’Occidente, ragioni degli attentati e comportamenti, costituisce espressione di alti dibattiti ideologici, ma non risolve il problema o riesce a colmare il passato, che separa i due mondi. Noi siamo tutti Char- lie, certo. Dal fronte opposto sono tutti attentatori, come quelli di New York e Parigi? Noi siamo Charlie nella lo- gica del gruppo di gnu che deve attraversare il guado in- festato da coccodrilli. Scendono in massa, ma poi proseguono, disinteressandosi di chi finisce nelle fauci dei predatori. È la paura che li unisce. Così per noi. È la paura che ci fa gridare. È la paura che ci fa manifestare. La paura causata e quella subita sono gli unici, autentici simboli del rapporto, a fasi alterne, tra le due civiltà. Ma in alcuni settori del mondo della politica, dell’informa- zione, della società civile iniziano a chiedersi se sia giu- sto il comportamento della rivista satirica. Ci risiamo. L’uomo non sa mettere insieme orgoglio e paura. E poi, dopo Parigi? C’è Roma, almeno secondo le minacce al- qaediste. Ma la Chiesa non fa più crociate. Quei tempi sono finiti. Sa che l’Occidente è con lei e la sua guerra di religione è nel rinnovamento autentico. • Il Pensiero Libero • Cronache Cilentane • Associazione Papa Charlie per “Una mattinata di cultura a Pagani” il 18 Gennaio scorso Nel prossimo numero la cronaca nel programmato percorso storico-culturale riferito alle “vicendepolitiche italiane negli anni 1922-1925 che sarà oggetto dello Speciale che sarà pubblicato nel prossimo Ottobre con la collaborazione dell’ I.P.S.S.E.O.A. di Pagani e dell’AREC Campania propone una “riflessione” su GIOVANNI AMENDOLA promotore dell’AVENTINO all’indomani del “Delitto Matteotti”. La visione del documentario “Gli ultimi sette anni di vita di Giovanni Amendola”, la presentazione del libro “Il Deputato dei 27 voti. La storia vera mai scritta di Giovanni Amendola” di Goffredo Locatelli ed il percorso didattico appositamente svolto da Docenti ed Allievi dell’I.P.S.S.E.O.A. costituiranno anche la propizia occasione per delle considerazioni sull’attuale momento storico-politico. PAGANI, 21 FEBBRAIO 2015 - ORE 9.30 I.P.S.S.E.O.A. VIA DE GASPERI, 302

Upload: vukhuong

Post on 16-Feb-2019

215 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

editoriale

di Francesco Fasolino Pagani è stata qualificata città di Santi, Artisti eMercanti. Tra gli artisti sicuramente è da includere

anche il M° Cleto De Prisco (nella foto), direttore dibanda che ha lasciato una significativa memoria delsuo impegno artistico, umano, sociale e familiare inPagani e nel Meridione d’Italia. Il figlio Gerardo in-tende ripresentarne la figura e rinverdirne il ricordoattraverso l’istituzione di un concorso musicale a luiintitolato. L’organizzazione e la struttura è stata af-fidata allo scrivente. Questa scelta egli hainteso partecipare nel contesto del suoarticolo “continuare a seminare” sulnumero scorso di questo mensile.Questa iniziativa, come quella re-lativa al Concorso Letterario allamemoria del notaio Carlo Cala-brese, va nel segno di favorire ecoltivare la sensibilità di coloroi quali amano questa nobile artedello spirito. La prima edizione del Concorsomusicale “Cleto De Prisco” avràluogo nel prossimo mese di aprile. Su questo stesso organo d’informa-zione, successivamente, sarà reso noto,con la data di espletazione, anche la mo-dalità della realizzazione. Al presente posso solo anticipare che il concorso saràaperto a concorrenti di musica da camera: dal duo alsettimino. Per duo s’intende anche voce e strumento

accompagnatore (pianoforte, chitarra, fisarmonica, ta-stiera, ecc.). La quota di partecipazione che è di prassi, sarà resanota prossimamente insieme ai particolari del Con-corso. L’incasso delle iscrizioni sarà utilizzato per lespese vive. Qualora dovesse esserci un utile ragione-vole, l’organizzazione pensa di utilizzarlo per borsa distudio e/o opere umanitarie rendendone poi conto suquesto stesso giornale.

Il Concorso prevede € 1.000,00 (mille euro)di premio: cinquecento euro andranno al

primo, trecento al secondo, duecentoal terzo. La somma è messa a di-

sposizione da Gerardo De Priscocome egli stesso ha scritto nel ci-tato articolo.Nel bando che seguirà, sarannoindicati anche i termini per ladomanda, il luogo in cui si svol-gerà il Concorso, il/i giorni del-l’espletamento, i referenti con i

recapiti telefonici, eventuale sitointernet, ecc.

Gli anni dei concorrenti vanno com-putati con il principio dell’età media tra

i partecipanti.

*già Docente di Storia della musica ed Estetica musicalepresso il Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno

mensile di cultura politica costume www.ilpensierolibero.itFebbraio 2015 Anno VI N. 2

LA PAURA DELL’OCCIDENTE

1° Concorso Musicale“Cleto De Prisco”

di p. Paolo Saturno*

di Mimmo Cozzolino*

FURBIZIA E CORRUZIONECaro Gerardo,che cosa dire su quello che sta avvenendo o si sta scoprendoda qualche mese sul sistema corruzione-tangente che i gior-nalisti hanno chiamato Roma Capitale della schifezza in an-titetica definizione all’Oscar cinematografico di RomaCapitale della bellezza? Forse poco, forse molto. Il poco nasce dall’abitudine madredella stanchezza, a sua volta madre della rassegnazione. Dallasorpresa passammo all’indignazione, un’indignazione all’i-taliana però, perché come già altre volte nella nostra storiabasta un evento sportivo o una Canzonissima per riportarci albuonismo e alla dimenticanza perché, si sa, l’italiano è al li-mite un ribelle, un rivoltoso viscerale, un ultrafurbo, non unrivoluzionario. Quindi anche questo passerà con qualche par-tita internazionale e con le festività di Natale e Capodanno.La nostra classe dirigente, nominata e non eletta, con un si-stema elettorale incostituzionale continuerà a prenderci ingiro blaterando promesse e sciocchezze dai media televisivie cartacei. Alla fine non è successo niente e tutto va bene. Mavogliamo ancora avere la forza di dimenticare? Ancora vo-gliamo parlare di destra, centro e sinistra politiche? Vo-gliamo capire che questi vocaboli hanno ormai solosignificato di direzioni geografiche come i punti cardinali enon hanno più niente da vedere con l’attivismo politico o conqualsiasi ideologia ma soprattutto con qualsiasi valore. Rap-presentano soltanto il rifugio per ripararsi quando arriva ilterremoto giudiziario per cercare di trovare difesa e per of-fendere l’avversario che a sua volta si è rifugiato dentro l’al-tro anfratto. Intanto scopriamo, mostrandoci sorpresi, che ilmalaffare, per dircela chiaramente, Mafia, Ndrangheta e Ca-morra, è legato a filo doppio con la politica. Sono cin-quant’anni e forse più che ce lo hanno detto e noi poveri efalsi ingenui oggi lo scopriamo. Possiamo solo tentare unaestrema difesa: prima era un’eccezione ma ora è la norma-lità. È vero, questa è l’unica possibilità di difesa anche se de-

bole del cittadino dello stivale che è colpevole in de-mocrazia della designazione dei suoi rappresentanti.Facciamo quindi gli indignati ma assumiamoci con-temporaneamente colpe e responsabilità. Questo è ilpoco, ora parliamo del molto.Caro Gerardo, ricorderai quando, appena ragazzi,scoprimmo con meraviglia e disappunto perché allanostra indigenza si opponeva la grande disponibilitàeconomica dei superpartiti italiani? Il perché non eranel numero delle tessere e dei contributi degli iscrittima risiedeva nella elargizione dei colossi mondiali ailoro adepti italiani. Mosca e Washington avevanomolti motivi ed aperto molti canali per intervenirenella politica italiana perché lo stivale era geografi-camente e militarmente un caposaldo importantedella guerra fredda (vedi il dossier Mitrokin quasi introva-bile). Evento formidabile per tanti versi: la caduta del murodi Berlino, fine della guerra fredda. Italia non più appetibilecome base militare ed officina politica per i due grandi. Finedel finanziamento e inizio della ricerca di fondi per sostenerele immense spese di gestione dei grandi partiti politici abi-tuati all’enorme disponibilità di capitali. Poi si scopre Tan-gentopoli che viene etichettata secondo questo teorema comel’ultima possibilità di finanziamento dei partiti e questa veritàviene esplicitamente ammessa in Parlamento dallo stessoBettino Craxi come spiegazione e forse giustificazione del de-gradante fenomeno.Terremoto Tangentopoli: pagano pochi e poco. Qualche per-sone perbene, suo malgrado coinvolta, paga anche con lavita. I furbi si salvano. Perché? Perché vivono nel loro habi-tat: l’Italia è il paese dei furbi, qualcuno deve però pagare.Chi? I partiti, la colpa è dei partiti che hanno ricevuto i fi-nanziamenti. Allora dagli addosso perché vale l’equazione:se non ci fossero stati i partiti non ci sarebbe stata la neces-sità di sostenerli con sotterranei ed ingiustificati finanzia-menti. Chi difende i partiti? Nessuno, anche perché alla fineoltre a liberarsi delle colpe giudiziarie ci si può liberareanche delle ideologie, delle origini e degli ideali. È molto co-modo, da quel momento tutto è possibile, cambiare faccia con

interventi di plastica politica, il saltellare in tutto il territoriodell’arco costituzionale, dare tutto per possibile ed ammissi-bile, creare la classe politica a misura ed interesse del ca-poccia di turno e così via. Fino al caos delle idee, fino almarasma morale ed istituzionale, la corruzione diventa ormaiquasi necessaria e giustificata perché comunque bisogna fo-raggiare il nuovo sistema. Ed allora come fare per mante-nere la cosiddetta politica: il malaffare. Come? Attraverso imaestri delle organizzazioni criminali, esperti ed interessati.A danno di chi? Dei poveri, italiani o immigrati, tanto è lastessa cosa perché anche noi italiani siamo ormai immigratio residenti in una patria che è diventata proprietà stranierae forse prossima colonia di qualche grande potenza econo-mica mondiale (attenti al pericolo giallo diceva qualcunomorto nel ’45). Come però fare per transitare questi fondinon essendoci più i partiti collettori? Non vi preoccupate. In-terrogatevi sulla gestione delle tante sigle e dei moltepliciloghi che le rappresentano… Caro Renzi, risparmiati il fiato, non blaterare all’estero lesolite affermazioni e smettila di imbonire gli italiani come ilmai dimenticato pubblicitario di Aiazzone: non ci credenessuno ormai.

* medico - già Senatore della Repubblica

Lettera al Direttore editoriale

Non c’è bisogno di scomodare Oriana Fallaci o leg-gere l’ultimo libro “Sottomissione” o andare a ri-

pescare grandi storici, per comprendere dopo gli ultimieventi parigini gli stati d’animo dell’Occidente dinanziall’Islam, visto non solo nella sua veste più radicale edoltranzista.Dire che tutto è iniziato, o forse ingigantito a partiredalla strage dell’11 settembre 2001 e dal disegno ever-sivo di Osama Bin Laden e del suo gruppo Al Qaeda, si-gnifica mistificare la storia.I rapporti tra Occidente ed Islam sono stati governati,da sempre, dall’odio e dalla paura. Sul mare e sullaterra, infine sul cielo con Bin Laden, da duemila anni gliscontri sono stati totali, hanno inciso nella coscienzacollettiva. Certo vi sono stati periodi di fasi più acuteed altri di sonnolenza. Questa è una stagione più intensaed una lettura storicamente attenta può aiutarci a com-prenderne le ragioni. Gli attentati di Parigi segnano unafase di risveglio dell’attività vulcanica nel cuore del-l’Occidente. Essa, però, è stata preceduta da un vastomovimento sismico nell’Oriente islamico, che ha rotta-mato in modo violento i vecchi regimi e gruppi di po-tere, senza ancora presentarne di nuovi e stabilizzati.Questo spiega i fenomeni apparentemente isolati di Pa-rigi ed il fatto che governi ed informazione si sono af-frettati a sottolineare il carattere solitario degli attentati.Però la massiccia presenza di paesi di tutto il mondoalla manifestazione di Parigi ha messo a nudo la pauradell’Occidente e costituisce una sorta di chiamata allearmi, come quella di Pietro l’Eremita per la prima cro-ciata, per una nuova crociata contro l’Islam. Ci sono dueelementi, però, sui quali non abbiamo riflettuto abba-stanza: la questione dei simboli; il concetto di martirio.

La questione dei simboliLa scelta di Parigi, da parte di Al Qaeda (come si evincedal messaggio video dell’attentatore Coulibaly) è forte-mente simbolica, come quella di New York del resto. Sevi è un elemento che è comune alla civiltà occidentale eda quella orientale, è il ricorso ai simboli, adoperati conuna sapienza sottilissima. Mettiamo da parte i valoridella libertà e della democrazia. Sono ovvii. Quando fu-rono attaccate le torri gemelle nel 2001, l’America era incrisi economica e l’Europa si trovava, al contrario, nellafase di entusiasmo e forza per la realizzazione dellaunità monetaria. L’America diveniva per l’Europa unsimbolo negativo, cui guardare con paura e preoccupa-

zione. Del tutto opposta la situazione a Parigi. L’Europain questo momento è debole, in forse l’esistenza stessadell’Unione Europea. L’America, al contrario, è forte.Il valore simbolico dell’attacco è il messaggio, stavolta,per l’America. L’unificazione del mondo occidentale èelemento dannoso per l’Occidente e la paura diventacattiva consigliera, quando si deve superare la semplicesoglia della solidarietà ed intervenire.

Il concetto di martirioÈ elemento essenziale, per comprendere la differenzafondamentale tra Oriente ed Occidente, Islam e Cristia-nesimo. Nell’anima occidentale e cristiana esiste il mar-tirio ed è oggettivo. Cioè ci si può far torturare educcidere nel nome di un’idea o di un valore, ma non siuccide o ci si uccide. Opposta è la visione del mondoislamico, ma anche di molti altri paesi orientali non direligione musulmana. Il martirio è soggettivo, cercatoanche come forma di suicidio, e destinato ad essere pre-miato nell’altra vita. Questa differenza non è solo di vi-sione religiosa, ma costruisce, implicitamente, unaconcezione della vita, che pone le due civiltà ad un biviodella storia. I redattori del giornale satirico sono andatiincontro ad un martirio oggettivo; gli attentatori ad unmartirio soggettivo. La conseguenza li unisce; il pre-supposto ideologico li divide. Discutere di Islam, pri-mavere, declino dell’Occidente, ragioni degli attentati ecomportamenti, costituisce espressione di alti dibattitiideologici, ma non risolve il problema o riesce a colmareil passato, che separa i due mondi. Noi siamo tutti Char-lie, certo. Dal fronte opposto sono tutti attentatori, comequelli di New York e Parigi? Noi siamo Charlie nella lo-gica del gruppo di gnu che deve attraversare il guado in-festato da coccodrilli. Scendono in massa, ma poiproseguono, disinteressandosi di chi finisce nelle faucidei predatori. È la paura che li unisce. Così per noi. È lapaura che ci fa gridare. È la paura che ci fa manifestare.La paura causata e quella subita sono gli unici, autenticisimboli del rapporto, a fasi alterne, tra le due civiltà. Main alcuni settori del mondo della politica, dell’informa-zione, della società civile iniziano a chiedersi se sia giu-sto il comportamento della rivista satirica. Ci risiamo.L’uomo non sa mettere insieme orgoglio e paura. E poi,dopo Parigi? C’è Roma, almeno secondo le minacce al-qaediste. Ma la Chiesa non fa più crociate. Quei tempisono finiti. Sa che l’Occidente è con lei e la sua guerradi religione è nel rinnovamento autentico.

• Il Pensiero Libero

• Cronache Cilentane

• Associazione Papa

Charlie

per

“Una mattinata

di cultura a Pagani”

il 18 Gennaio scorso

Nel prossimo numero

la cronaca

nel programmato percorso storico-culturale riferito alle “vicende”politiche italiane negli anni 1922-1925 che sarà oggetto dello Speciale che sarà pubblicato nel prossimo Ottobre

con la collaborazione dell’

I.P.S.S.E.O.A. di Pagani e dell’AREC Campania

propone una “riflessione” su

GIOVANNI AMENDOLA

promotore dell’AVENTINO all’indomani del “Delitto Matteotti”.La visione del documentario “Gli ultimi sette anni di vita di

Giovanni Amendola”, la presentazione del libro “Il Deputato dei 27voti. La storia vera mai scritta di Giovanni Amendola” di GoffredoLocatelli ed il percorso didattico appositamente svolto da Docenti ed Allievi dell’I.P.S.S.E.O.A. costituiranno anche la propizia occasione per delle considerazioni sull’attuale momento storico-politico.

PAGANI, 21 FEBBRAIO 2015 - ORE 9.30I.P.S.S.E.O.A. VIA DE GASPERI, 302

2Febbraio 2015 Anno VI N. 2

premessa

La storia dell’Istituto di Suor Maria Luigiadel Cuore di Gesù è divisa in due periodisostanzialmente diversi. Il primo è di vitacontemplativa (1821 ca.-1926), il secondodi vita attiva conseguente alla riforma ope-rata da Madre Chiara della Croce Luciano(1926 ad oggi). Nel primo periodo le reli-giose si chiamavano Solitarie Alcantarinedi s. Antonio ai Monti, nel secondo SuoreFrancescane di s. Antonio. La prima parte della storia dell’Istituto siidentifica con la storia del convento di s.Antonio ai Monti, che è stata l’unica suasede. Le religiose riformate, intente nel secondosecolo della loro vita ad una frenetica atti-vità scolastica, assistenziale e pastorale,hanno perso la memoria storica della loroprima fase di vita al punto da considerarlaun secolo buio, una sorta di tunnel in cui nonriescono a distinguere alcunché. L’assiduaricerca e la felice acquisizione dei docu-menti relativi a quel periodo da parte del-l’attuale Superiora Generale, Madre TeclaGiannubilo, ne ha garantito la possibilitàdella conoscenza che stiamo periodicamentepubblicando. L’accennata documentazioneci svela lo sviluppo della vita interna dell’I-stituto nell’ambito del Convento di s. Anto-nio ai Monti nel primo secolo della sua vita,i rapporti delle Religiose con la Curia arci-vescovile di Napoli e con la corte borbonicadi Napoli. In questo appuntamento accenniamo al rap-porto Religiose-Ferdinando II esclusiva-mente in relazione alle necessità delle Suoredi riparare il loro Convento. I documenti ai quali mi riferisco sono novee vanno dal 1853 al 1858. Eccone la storia.

reiterate richieste di aiuti economici per

riattare il convento

Francesco I di Borbone (1777-1830) nel1828 dona “l’abolito convento di S. Anto-nio ai Monti presso Porta Medina” a SuorMaria Luigia del Cuore di Gesù che vi abitaappena per il mese di febbraio, al terminedel quale, il 2 marzo 1829, vola al cielo. Suor Maria Luigia lottò e penò non poco peravere quel convento. Cos’era in realtà quellacasa religiosa? Non un convento, bensì unrudere sventrato da un’alluvione e abbando-nato dai religiosi Conventuali che vi abita-vano. Perché quel locale fu tanto desiderato

dalla santa Fondatrice? Forse perché pertutta la sua vita non aveva mai avuto una sta-bile dimora: era stata sempre a casa affitto(Forcella, casa di Francesco Colafiore, Cac-ciottoli), e mai in una vera casa religiosa, inun convento. Questo, quindi, dovette appa-rirle, nonostante tutti i suoi limiti, unamanna celeste. E poi era appartenuto a deiReligiosi, a dei Francescani-Conventualicon i quali si sentiva apparentata attraversosan Pietro d’Alcantara!...Il fabbricato consistente nella chiesa e unapiccola parte dell’attuale stabile - più un tu-gurio che un convento - non tardò a presen-tare grossi problemi. Occorreva ristrutturarloperché fatiscente; occorreva adattarlo a casareligiosa con una propria privacy e un re-parto per il noviziato delle giovani vocazioniche chiedevano l’ingresso in quella nuovaCongregazione. Ventiquattro anni dopo la morte della Fon-datrice, nel 1851, le Religiose chiedono unaiuto economico al Re Ferdinando II (1810-1859) di duemila ducati. Il Re ne concedesolo trecento. Cominciano i lavori che, ne-cessariamente dopo poco si concludono peresaurimento dei fondi. Comincia allora untriste calvario che porterà le povere Alcan-tarine fino al 1858 - vigilia della cacciata daNapoli dei Borbone - senza nessun altrocontributo. Le nove lettere che riporto hanno tutte lostesso sapore: l’umiliazione delle religiose,l’ansia di migliorare la loro disastrata di-mora, un tantino di diplomazia per intene-rire il cuore del Sovrano e, soprattutto,sempre gli stessi fatti con le stesse parolecadute inesorabilmente nel vuoto. Delle nove lettere, sei sono state scritte nel1853, una nel 1855, una nel 1857 e l’ultimanel 1858. Evidentemente il ’53 dovette es-sere un anno particolarmente difficoltosoper le Suore. Le Superiori che guidano lacomunità in questo periodo sono Suor M.Gaetana di Gesù Di Girolamo - la prima su-periora dopo Suor Maria Luigia - per il1853, e Suor M. Custode per gli altri treanni. La scelta di riportare per intero i testi deidocumenti, è giustificata dalla volontà di farconoscere nella sua crudezza la situazioneche stiamo descrivendo. Il 2 luglio 1853 le Religiose scrivono al“Direttore del Ministero di Stato degli Af-fari Ecclesiastici e della Istruzione Pub-blica”, un tal signor Scorza, facendogli

recapitare la lettera tramite Don Angelo delPozzo, probabilmente impiegato nellostesso Ministero e sicuramente amico delleSuore. Nella missiva queste fanno presentelo stato disastroso del loro stabile e la ne-cessità di riprendere i lavori sospesi permancanza di soldi. Menzionano soprattuttoil crollo del soffitto (per fortuna senza pro-vocare morti) e, quindi, la richiesta di al-meno altri trecento ducati. Eccone il testo.«Eccellenza, la Superiora dello enunciato Mo-nastero, dipendente assolutamente dalla giuri-sdizione dell’Em.mo Cardinale Arcivescovo diNapoli, con umili suppliche espone all’Ecc.zaV.ra quanto segue. Le solitarie Alcantarinefondate in questa capitale da più di 30 anni,dalla Santa memoria della serva di Dio SuorM. Luigia del Cuor di Gesù e qui la primavolta con Real Decreto, e con un’osservanzatutta propria e speciale del loro Istituto e poinell’abolito Monastero di S. Antonio ai Montifuori Porta Medina, dopo la lunga dimora dipiù di 22 anni in questo lurido locale senzaalcun soccorso, si videro alla fine crollare sulcapo i lastrici a cielo del dormitorio comunesin dal principio dell’anno 1851. Allora fu cheil deputato Ecclesiastico del Monastero nonsolo per siffatta rovina, ma ancora per altre ur-gentissime riparazioni chiamò un Partitario ametter mano ai lavori, e l’esponente invocòcon umili suppliche la Real Munificenza delPiissimo Nostro Sovrano a voler concedereuna sovvenzione di ducati 2000 per siffatti ri-stauri di urgenza. Informato quindi dall’Emi-nentissimo nostro Porporato il Ministro diallora intorno alla verità dell’esposto, ai 18 Ot-tobre 1951, spediva alla richiedente un’So-vrano Rescritto, con cui la cerziorava, che“Sua Maestà aveva benignamente accolto leistanze di Lei, e nel Consiglio ordinario diStato del dì 8 di quel mese avea concedutoun’soccorso di ducati 300”. Quindi è che alpresente trovandosi sospesi i lavori anzodettidal Partitario per la van sufficienza di ducati300, l’esponente si rivolge alla congiuntabontà di V.ra Ecc.za, perché in seguito del cen-nato Rescritto Sovrano, voglia compiacersi didare le analoghe disposizioni per un‘altro soc-corso di ducati 300, onde potersi ripigliare icessati lavori. Tanto dunque implorano dall’Ecc.za V.ra que-ste Solitarie Religiose; e tenendo sempre rac-comandata nelle loro quotidiane preghiere ladegnissima persona di V.ra Ecc.za e sua ri-spettabile famiglia, si attendono questa graziacome da Dio».Il 6 agosto, il direttore Scorza invia al Car-dinale di Napoli, Sisto Riario Sforza (1810-1877), una lettera in cui l’informa della

richiesta delle Religiose e ne chiede il pa-rere. Eccone il testo: «Em.za Rev.ma, la Superiora del Monastero delle Solitarie Al-cantarine in S. Antonio ai Monti fuori PortaMedina implorava già nel decorso anno dallaReal munificenza di S. M. [D(ei) G(ratia)] unasovvenzione per accorrere alle urgenti ripara-zioni di quel Monastero, e la religiosa pietàdella M. S. dietro informazione di V.a Em.zaRev.ma accordava all’uopo la somma di ducatitrecento. Ora trovandosi interrotti gl’intrapresilavori, ed avendo implorata la prefata Supe-riora dall’animo benefico di S. M. un’nuovosoccorso, io prego l’Em.za. V.a Rev.ma perchéLe piaccia favorirmi analoghi informazionisull’assunto. Il direttore I. Scorza». Il Cardinale, a sua volta, chiede al DeputatoEcclesiastico (alias assistente delle Suorecon autorità di Superiore) del Convento dis. Antonio una relazione sullo stato effettivodello stabile. Il Deputato risponde in data15 dicembre 1853. Dalla sua descrizioneemerge l’improrogabile necessità della ri-parazione e quindi dei soldi richiesti. Il con-tenuto, è abbastanza lungo e scritto inmaniera alquanto baroccheggiante secondolo stile dell’epoca. Eccone il testo: «Em.zaRev.ma, in seguito della Ministeriale degli Af-fari Ecclesiastici dei 6 Agosto ultimo chel’Em.za V.ra Rev.ma si compiacque trasmet-termi, avente per oggetto la Supplica avvan-zata dalla Superiora di detto Monasteroaffidato alla mia cura, debbo rassegnare umil-mente all’Em.za V.ra Rev.ma che la Supplicadi cui il Ministero fa parola è quella stessa giàavvanzata alla Maesta del Re (N. S.) fin dal1851, per ottenere una sovvenzione non mi-nore di ducati 2.000 per accorrere alle urgentiriparazioni di fabbriche che minacciavano ro-vina, come può la Em.za V.ra rilevare da quelrapporto da me sommossole allora quale sup-plica per gli stessi canali Ministeriali giunta all’Em.za V.ra Rev.ma ed appoggiata con effi-cace rapporto della lodata Em.za V.ra Rev.madiè luogo che la Clemenza della Maestà Sua neavesse accolta benignamente le istanze, comeda apposito rescritto partecipato a questo mo-nastero col quale ne elargiva benanche a favordi esso la somma di ducati 300. Ora i lavori

pressavano e già la citata parte di prezzo si eraesaurita e si chiedeva dal Partitario altro ac-conto il quale, perché non disposto non essen-dosi potuto sborsare dal Monastero, fece che sifosse sospesa l’ultima azione dei lavori e per-ciò per ovviare al danno maggiore che ne pro-duceva si fatta sopravvenenza fu avvanzataaltra istanza alla bontà del Signor Direttoredegli Affari Ecclesiastici affinché cooperandosia pro di questo Monastero sulle già accolteistanze dalla Maestà del Re, oltre i già detti du-cati 300, altra avesse emessa disposizione inconto de’ sopradetti ducati 2000; il che ha datoluogo a questa nuova Ministeriale di cui è pa-rola e che io nel respingerla a V.ra Em.zaRev.ma La supplico di chiamare gli antecedentie con il cotanto ben formato suo cuore nel ri-scontrare il Real Ministero d’oneri la stessaenergia di allora affinché questo Monastero dipovere solitarie continui di godere fino al com-pimento il frutto della prima opera. Essendocerto della bontà della V.ra Em.za Rev.masenz’altro le bacio umilmente il lembo dellaSagra Porpora. Il responsabile Ecclesiastico.»Il Cardinale, attinte le notizie, in data 21 di-cembre 1853, risponde a Scorza insistendosull’improrogabilità dei soccorsi econo-mici. Eccone il testo. «Eccellenza, dopo ac-curate ricerche rispondo al venerato fogliodell’Ecc.za V.ra in data 6 agosto corrente annosul proposito della domanda fatta a Sua Mae-stà (N. S.) dalla Superiora del Monistero delleSolitarie Alcantarine di S. Antonio ai Montifuori Porta Medina, e debbo per la verità farnoto all’E.V. che la liberanza di ducati 300data fin oggi per accorrere alle necessarie ri-parazioni del fabbricato analogamente pure aquanto io riferiva col mio Ufficio dei 15 set-tembre 1851 non giunge che a riparare una pic-cola parte di quanto è necessario per la interaopera e mi rimetto in tutto al quanto ha espo-sto la Superiora, aggiungendo che se la pietàdel Re non volesse prestare un necessario soc-corso dovrebbe temersi di cadere forse in peg-gior condizione di quello che era prima per lainterruzione de’ lavori già seguita e che fa-rebbe perdere anche il fatto fin’ora».

Povertà estrema delle Suore e richieste diaiuto al Re per riattare il Convento

di p. Paolo Saturno C.Ss.R.

- continua nel prossimo numero -

Hanno fatto irruzione nella redazione delsettimanale satirico Charlie Hebdo.

Hanno fatto fuoco al grido di «Allah ègrande». Hanno ucciso 12 persone: una decina tragiornalisti e disegnatori che lavoravano al-l’interno del giornale e due poliziotti.Volevano «vendicare il profeta» dopo lapubblicazione di alcune vignette conside-rate irrispettose.I fatti sono noti nella loro cruda e tragicarealtà.I terroristi attaccando Parigi, hanno attac-cato il cuore della Francia, dell’Europa.Hanno attaccato i valori della libertà (la li-bertà di stampa e di pensiero è il fonda-mento di essa), della democrazia, dellatolleranza.Hanno definitivamente smentito le facili il-lusioni di chi pensava che con la caduta delmuro di Berlino si fosse dischiusa per sem-pre in Europa un’era di pace. Anzi, assenze e incertezze si sono accumu-late in questi ultimi vent’anni, proprio men-tre il nostro pianeta si avviava a somigliarea una comunità complessa e interdipen-dente, quale è quella descritta da McLuhan,con un’espressione destinata ad entrare nelnostro vocabolario: “villaggio globale”. Letelecomunicazioni, i network mondiali esociali, il commercio internazionale hannoposto di fatto popoli lontani l’uno di fronteall’altro in uno spazio comune. E le diffe-renze possono essere risucchiate in un vortice che tutto amalgama o possono in-sorgere con violenza per rivendicare dirittodi cittadinanza nella casa comune. Nonmanca chi ha paventato per il prossimo fu-turo uno scontro catastrofico tra popoli,

contrapposti per civiltà e religione.E l’Unione Europea, tramortita dalla crisieconomica e finanziaria, non sempre haletto adeguatamente “i tempi” ricchi di sor-prese e di sviluppi ambigui. Non sempre èriuscita a mettere in campo iniziative ne-cessarie e preziose sul fronte caldo della po-litica estera e della sicurezza, ma anche suquello di una reale integrazione. L’UE haperso a volte ruolo sulla scena internazio-nale e ha visto logorarsi i suoi valori fon-danti della solidarietà e dei diritti.La tragedia di Parigi potrebbe finalmentesegnare un’inversione di tendenza, a pattoche l’Europa si sforzi di capire quello chesta succedendo nel mondo e passi rapida-mente dalle parole ai fatti.Capire e decidere sono i due imperativi cheabbiamo davanti.Capire quanto sia interdipendente il mondoe quale sia il posto che vi occupa l’Europa,con la sua storia, la sua cultura e le sue po-tenzialità ancora importanti, nonostantequesti lunghi anni di crisi. E rapidamente decidere che fare.Questo perché dietro l’attentato di Parigialla redazione di Charlie Hebdo, c’è il sensodi una vera e propria ‘pedagogia del ter-rore’, che va affrontata come un problema asé, diverso da quello di sicurezza, e non puòtrovare soluzione o rimedio solo nel poten-ziamento delle attività di prevenzione e re-pressione.È evidente che in questi casi si generi nel-l’opinione pubblica europea un’indiscrimi-nata diffidenza nei confronti dei cittadini edegli immigrati di religione islamica. Ma èaltrettanto evidente che per reagire allasfida del terrore – al dovere di avere paura

imposto come comandamento morale – nonè più sufficiente confidare nell’efficienzadegli apparati di sicurezza e nella renitenzadi un generico islam moderato alla guerradichiarata dall’islam estremista.La lotta al terrorismo prima di tutto com-porta una “rivoluzione culturale”.Il semplice ricorso alla forza non risolvealcun problema, se non forse quello di ce-dere a un folle desiderio di vendetta.Si impone allora una riflessione che coin-volge tutti, i cittadini europei, scesi nume-rosi nelle piazze d’Europa per riaffermare ivalori della libertà, fraternità e uguaglianza,ma principalmente i credenti (cristiani eislamici), chiamati in causa per le connota-zioni religiose che a torto o a ragione vannoriconosciute a quanto è accaduto. Per affrontare questa sfida, proprio le reli-gioni devono disarmare, prima della mano,la mente dei loro fedeli. Esse devono at-trezzarsi di strumenti concettuali idonei perprevenire ogni forma di fanatismo faziosoe di fondamentalismo dottrinale, veri re-sponsabili della strage parigina. La fre-quentazione dell’ “Altro”, che per intimavocazione coltivano, le abilita a compren-dere a ad aprirsi ad ogni alterità e ad rap-portarsi ad essa in maniera corretta. Purcustodendo gelosamente la propria identità,esse possono costituire una insostituibilescuola di rispetto reciproco e di dialogo alivello planetarioUna Europa più forte, l’Europa degli Illu-ministi francesi e della cultura giuridica diCesare Beccaria e di Montesquieu, difendela propria identità in nome dei diritti civili,ma al tempo stesso lavora per un’integra-zione vera.

Pensare l’Europa nell’orizzonte del pluralismodi Antonietta Serino

Scherza coi fanti ma lascia stare i santi(Proverbio)

Sono di questi giorni le violente reazionidei musulmani per film e vignette blasfemisu Maometto. Non sono le prime e non sa-ranno le ultime se l’Occidente non la smet-terà di irridere il Profeta dell’Islam.Chi proietta film, scrive libri, pubblica bar-zellette contro Maometto deve sapere cheoffende, insulta il Sigillo dei Profeti di unadelle più grandi religioni monoteiste delmondo.Se è vero che esiste la libertà di pensiero, dicritica e anche di satira, non è altrettantovero che esista una libertà di offesa, di in-sulto sia delle persone e ancor più del sacro.Maometto può benissimo non essere sacroper il direttore della rivista Charlie Hebdo,ma sta di fatto che lo è per i musulmani.Così come la Madonna può non esistereper un Odifreddi qualsiasi, di fatto peròper noi cattolici è la Madre di Dio, dellaChiesa e nostra. (Si pensi che nel sei/set-tecento nelle università spagnole e italianei neo laureati facevano il voto di versareanche il loro sangue per difendere il privi-legio della sua Immacolata Concezione!).Il problema dunque è che ognuno di noipuò credere o meno ad una certa divinitàma non è libero di irriderla, di profanarlaper rispetto alla divinità stessa ad ai mi-lioni di credenti che son disposti anche adare la vita per lei.Noi, in Occidente, siamo abituati a pren-dercela con Gesù e Maria senza che un vi-gnettista, un comico, un regista, unoscrittore corra qualche rischio, anzi questiprotagonisti vengono elevati a eroi della li-bertà di pensiero e di parola come, per ci-tare gli episodi più recenti, è capitato a tresgualdrinelle drogate russe, le Pussy Riot,che hanno bestemmiato nella cattedrale diMosca, uno dei luoghi più santi dell’orto-dossia russa e al regista Ulrich Seidl che

alla Mostra del Cinema di Venezia ha pre-sentato un film la cui protagonista si ma-sturba con un crocifisso!Pur ammettendo che le reazioni dei mu-sulmani sono violente e spesso la blasfe-mia è un mero pretesto, pur considerandoche la linea di demarcazione tra satira e in-sulto è a volte sottile, certo è che “Il ri-spetto profondo per le credenze, i testi, igrandi personaggi e i simboli delle diversereligioni è una premessa essenziale dellaconvivenza pacifica dei popoli”, come haaffermato il direttore della Sala StampaVaticana, padre Lombardi. È ciò vale pertutti, anche e soprattutto per gli stessi mu-sulmani ,che spesso contestano il croci-fisso, pur essendo Gesù molto presente erispettato nel Sacro Corano.L’abbé René Laurentin ci ricordò, dopo lamorte dell’autore e col suo permesso, chenel corso dell’ultima guerra, durante un Na-tale di prigionia, uno scrittore ateo incari-cato di scrivere una scena natalizia per ilsuo stalag, trovava, in uno sforzo di simpa-tia per la fede dei suoi camerati, degli ac-centi verso la Vergine Maria del tutto similie non meno avvincenti di quelli di un Basi-lio di Seleucia o di Romano il Melode.Quel personaggio era Jean Paul Sartre, as-sertore del nulla e della insignificanza dellavita umana, e il lavoro scenico è la Bariona.Ecco dunque come ci si comporta con ilsacro se proprio non si può o non si vuoleignorarlo!Mi rendo conto che qui siamo a livello diun Sartre e non di volgari personaggi chenon si accorgono nemmeno della contrad-dizione che c’è nell’ammettere le pubbli-cazioni di vignette e film contro Maomettoe vietare contemporaneamente la pubbli-cazione della foto delle tette di una bellaprincipessa, come se queste (le tette regali)fossero più sacre e inviolabili della fede dimilioni di persone!È vero: quos vult perdere Deus dementat prius.

Caro Gerardo,i sanguinari episodi di Parigi mi hanno fatto ricordare di un articolo che scrissi nell’ot-tobre del 2012 (attento ala data!)  su una rivista on line per un analogo episodio. Se, leg-gendolo, sostituisci gli episodi e vi aggiungi qualche osservazione recente, come quelladel Papa, ti rendi conto che l’articolo è di drammatica attualità.Saluti Renato Nicodemo

IL RISPETTO DELLE RELIGIONIdi Renato Nicodemo

3 Febbraio 2015 Anno VI N. 23° Concorso Letterario

Prof. ssa Emma TortoraDirigente scolastica

- Istituto Comprensivo “S.S. Giovanni Paolo II - A. Frank”

San Marzano sul Sarno- Istituto Comprensivo

“E. De Filippo”Sant’egidio del monte albino

Prof. ssa Rosanna RosaDirigente scolastica

I.P.S.S.E.O.A. “Ten. Marco Pittoni”

Pagani

MENZIONI DI MERITO

Prosegue la cronaca della Cerimonia di Premiazione relativa alla terza edizione delConcorso alla memoria del notaio Carlo Calabrese.In questo numero due pagine, questa e la settima, la nota del dr Nicola Cardillo, pre-sidente onorario del Concorso; la doverosa evidenziazione per Dirigenti Docenti Per-sonale scolastico e Artisti per la loro piena e disinteressata collaborazione. Diamo inizio alla pubblicazione delle opere premiate con la Sezione “Poesie Adulti”.Soltanto le immagini degli Autori e degli Ospiti per i momenti della lettura delle mo-tivazioni e della consegna dei premi.

La redazione

PRIMA CLASSIFICATA

Uomini in fuga di Alfonso Tagliamonte

Là, sulla battigia….l’eterno rito della vitasi consuma.L ’ onda, sospinta dalla mareaplasma in una carezzai ciottoli luccicanti,che affiorano e scompaionotra la sabbia, nella risacca.Il muggire del ventoghermisce l’ariain un lugubre lamentoe recita una stridente preghiera; pregnadi agghiacciante angoscia.La brezza marinanon sa di salsedine,porta profumo di morte:Avvolti da schiuma rabbiosa,allungati spasmodicamente,corpi senza vitache stringono fra le manisabbia senza radicinell’ultimo tentativo difuga.

Non è affatto semplice trasferire su cartale sensazioni provate durante la ceri-

monia di premiazione del terzo concorsoletterario de “Il Pensiero Libero”. La parte-cipazione emotiva agli eventi che ci acca-dono è qualcosa di intimo e, difficilmente,può essere trasmessa agli altri integral-mente. Perché, ciò che si prova, non nascesolo da ciò che si vive in quel determinatomomento ma anche del percorso compiutoaffinché si realizzasse. L’alternarsi, sulpalco, di tanti “artisti” poeti, scrittori, in par-ticolare i piccoli della sezione junior mi hareso la netta sensazione di come la nostrasia una terra capace, ancora, di dare buonifrutti, autorizzata a credere in un futuro mi-gliore. Un futuro che non può non passareattraverso la cultura, e il Pensiero Libero èun valido combattente su questo fronte.Ecco forse, la parola migliore per esprimerequello che ho provato è: soddisfazione. La soddisfazione di poter dimostrare quantodi buono si può fare per il nostro territorioquando ci si rimbocca le maniche inve-

stendo in un progetto e rendendosi disponi-bili a metterci la faccia, apportando il pro-prio contributo a qualsiasi livello. In questaedizione, il Senatore e amico Gerardo DePrisco mi ha affidato la Presidenza Onora-ria del Premio. Ho cercato di svolgere almeglio il compito che mi è stato commis-sionato. Ma cosa potrebbe essere il Premiode Il Pensiero Libero senza la volontà ferreadi Gerardo, la dedizione incondizionata delcollega Alfredo, la disponibilità dei membridella giuria, in particolare, ma anche di tutticoloro che ruotano attorno all’organizza-zione facendo del Premio Letterario un ap-puntamento importante del panoramaculturale e di cui il nostro territorio nondeve fare a meno.A loro va il mio grazie da “Presidente” maancora di più va l’incitamento a non mol-lare. A fare di tutto, e di più, perché il premiocontinui a vivere per poterci dire, anche que-sta volta, arrivederci alla prossima edizione.

* medico

Soddisfazionedi Nicola Cardillo*

Gli angeli della sofferenza di Amedeo Avallone

GUARDALI GLI ANGELI DELLA SOFFERENZA IDENTITA’ PERCOSSE E SORRISI AVVELENATINATI CON GRAFFI NEL CUORE E RASOIATE NELL’ANIMA

VITA STUPENDA E MISTERIOSA RIUSCIRAI MAI AD INNAMORARTI DI LORO?GUARDALINON SONO MAI STATI UGUALI MA ASPIRANO AD ESSERLOCONSERVANDO LA LORO DIVERSITA’ L’AMORE , GLI IDEALI, LE PAURE, I CANTI DI VITTORIAVIBRAZIONI DI PUGNALATE FRESCHEZZE E SONORE SOLITUDINI.CRISTALLINA RISORGE LA VEEMENZA DELLA SPERANZA.GUARDALI DI NOTTE SI DIVERTONO SOFFRENDO:L’ENTUSIASMO NON MUORE, MA E’ GIA’ SEPOLTO,L’ANGOSCIA E’ FORTE E VIVA , MA GIA’ DIMENTICATA LE ONDE DELLA LORO ENERGIA SORGONO E SI INFRANGONOSULLE DELICATE NASCITE DEL LORO DESTINO.GUARDALI, SPESSO SE NON LI GUARDO LI VEDO UGUALMENTEE CONSEGNO AD ESSI UN’OMBRA CHE TREMATREMANDO ANCH’IO PRIMA DI LORO.GUARDALI DI GIORNO ESSI VIVONO IL TEMPO MA NON L’ESSENZA DEL TEMPO.LEGGONO UNA FAVOLA SENZA TRAGEDIA NE’ LIETO FINE,SONO CHIARI COME UN’ALBA SEDUTA SU UN MATTINOSONO SCURI COME UN BUIO APPOGGIATO AD UNA NOTTE CAMMINANO VANNO E VENGONO PER LE STRADE, LE SORTI DEL DOLORE SCONFIGGENDO LE BATTAGLIE DI SOFFERTA LEALTA’ FINGENDO DI VINCERE.E AMANO OGNUNO UN DIO DIVERSO,SPERANDO TUTTI DI ESSERE RICAMBIATI.GUARDALI GLI ANGELI DELLA SOFFERENZAGUARDA LA GENTE !!

Attesa di Giulio Caso

Brandelli di atomiresti di sognilacerati dal destino.Freddi attirifiuti d’amoreattentano intese passatecambiano il segno alle radicideviano soluzioni immaginariedi equazioni impossibilicreate per costruire un mondoche ora si contraee lentamente si dissolvein un punto infinito.Non resta che il sonnofino al prossimo Big-bang.

Una grande storia di Pompilia Pagano

L’inizio è la luce, tra lembi di nebbia,linfa vitale ad occhi inconsapevoli.Poi la campanella d’uscitacopre i suoni giocosi dei parchi.Gli orizzonti d’infanziasono smossi da nuove stagioni,e il bagliore di altri occhidisegnerà figure sinuosetra venti impetuosi e geometrie di sogni.Allora ti troverai, con le mani solcate,a sfogliare i profili di un’esistenza.Uno scialle di incertezzacopre le spalle stanche,e nella poltrona delle memoriegli occhi sfiorano il giorno.Aspettando battiti di angeliche aliti accorgerai di aver vissuto una vita:una grande storia scritta dal tempo

POESIA ADULTI

SECONDA CLASSIFICATA EX AEQUO

passatele al setaccio; unitevi la farina, l’uovo,il sale e lavorate l’impasto. Appoggiate ilcomposto su un telo inumidito, tiratelo al-l’altezza di un dito e a forma rettangolare.Coprite con le fette di scamorza e i funghi,avvolgete nello stesso telo legandone le estre-mità. Ponete in acqua bollente, salate e la-sciate cuocere per 30 minuti. Toglietelo daltelo e servitelo a fette cosparse di burro fusoe formaggio parmigiano grattugiato.

Ricetta di Nunzia Pagano

Zeppole di Nonna Pupa

Ingredienti

1 l di acqua1 kg di farina “00”un pizzico di salemezzo cucchiaio di struttomiele di acaciaolio extravergine di oliva

In una pentola capiente, portate a ebollizioneil litro di acqua prima di aggiungere la farina,lo strutto e un pizzico di sale. A questo punto,incominciate a mescolare aggiungendo, nelcaso ce ne fosse bisogno, ulteriore acqua.L’impasto è pronto quando si stacca dalle pa-reti della pentola. Prendete la pasta e adagia-tela su una spianatoia cosparsa leggermentedi farina; staccate dei pezzetti e allungatelidandogli la caratteristica forma a elle. Nelfrattempo, preparate una padella con abbon-dante olio. Quando diventa bollente, aggiun-gete le zeppole. Sono da considerare cotte,quando assumono un colore dorato. Infine,riscaldate il barattolo di miele a bagnomaria.Raffreddate leggermente le zeppole e rico-prite col miele.

Ricetta di Tisba Padovano

Ogni occasione d’uso richiede un abbiglia-mento specifico. Scoprire quale sia il giustoout fit da indossare, la nostra missione.Ogni mese prenderemo in esame un luogo,una situazione, un momento e ne troveremoil look giusto. Febbraio lo passiamo al ci-nema, andiamo vestite con, se l’anagrafe èdalla nostra e siamo delle adolescenti, confelpe con le stampe più svariate, da prefe-rire quelle a tema fumettistico o mono-marca sportive dove il colore è il signoreincontrastato, jeggins, pi-giama pants anche supercolorati, tute dal cavallobasso con polsini alle ca-viglie, sneakers o eccen-trici anfibi (intra-montabili dottor martens,per intenderci), parca opiumini. Golfini monoco-lore, anche pastello, pur-ché monocolore, sobriecamicie, maglioni di lana,quelli della nonna per ca-pirci, jeans a sigaretta, pan-taloni comodi tagliomaschile, scarpe da passeg-gio, polacchine o lesempre in auge balle-rine, giubotti di pelleessenziali, o piuminimedio lunghi, i capigiusti da indossare perle giovani donne.Punto d’incontro, le

borse capienti, bag dai materiali tecnici perentrambe. Prime fra tutte le sarcastichePandorine e le sportive di classe o bag.Altro outsider le tanto amate da grandi epiccine caloscine. Un trucco super leggerodove a spiccare siano solo ciglia e labbra,tutto impreziosito da piccole perle o puntiluce super colorati o neutri a seconda del-l’età. Non manca più nulla non resta cheaugurarvi buona visione.

VESTITI DA “CINEMA”

4Febbraio 2015 Anno VI N. 2

Nel continuare, con la nostra rubrica, a sol-lecitare, soprattutto nei giovani, la cono-scenza della propria città, attraverso lostudio dei suoi personaggi famosi e del pa-trimonio presente sul territorio, l’articolo diquesto mese è dedicato all’avv. Ettore Pa-dovano cui è intitolata la strada più impor-tante che va da Piazza Corpo di Cristoall’inizio di Via G. Marconi. Le vicendedell’avv. Ettore Padovano sono sconosciutealla maggior parte dei cittadini paganesi,soprattutto ai giovani, ma il fatto che gli siastata intitolata una strada della nostra città,anche la più importante, (il corso cittadinoche solitamente è l’arteria centrale più nota)suggerisce che il giurista paganese ha con-tribuito con la sua opera intellettuale e conla sua dirittura morale alla crescità della no-stra comunità. Poco si sa della sua vita ed èper questo che questa rubrica intende far conoscere quelli che sono stati gli uo-mini/guida con la speranza che l’esempiopossa dare stimolo ed emulazione. Era natoa Pagani il 20 Settembre del 1874 da Do-menico, residente a Corbara e Amalia Gior-dano. Precocissimo, a 21 anni si laureò inGiurisprudenza distinguendosi per la sua

sensibilità culturale e intellettuale che loportarono giovanissimo all’impegno poli-tico che gli fecero conseguire le cariche diconsigliere comunale prima e successiva-mente provinciale. Con questi ruoli, in unaPagani che lasciava il 1800 e si avviava alnuovo secolo, contribuì alla crescita del ter-ritorio e alla sua modernizzazione (luceelettrica, il passaggio della linea tranviariaSalerno-Pompei con la creazione del depo-sito di Pagani, sistemazione definitiva dellavia Pagani-Tramonti. Da avvocato, (da “IlTorneo” del 05 Febbraio 1909, quindici-nale di Nocera Inferiore, che dedicò variepagine ad Ettore Padovano defunto):“Entrò subito nell’agone professionale,

guadagnando nel foro salernitano uno dei

primissimi posti. Divenne ben presto l’o-

ratore delle cause penali più ascoltato, e

rimarranno memorabili molte sue splen-

dide arringhe e insperate vittorie. Egli si

sentiva attratto alla vita pubblica alla

quale si diede con tutto l’ardore dei suoi

giovani anni…. i suoi concittadini che l’a-

doravano e che ne avevano valutato i pregi

in tante pubbliche contingenze, lo vollero

l’oratore preferito dei comizi elettorali, ed

ancora con entusiasmo si ricordano i suoi

discorsi, quando nel nostro collegio fu

proclamata la candidatura politica di Giu-

seppe Zanardelli. Rimarrà memorabile il

brindisi da lui pronunziato nel banchetto

offerto allo statista bresciano nel nostro

edificio comunale”.

E ancora da “Il Corriere Salernitano” - 11

Febbraio 1909 – “Le esequie destarono in

Pagani e comuni vicini la nota dei grandi

avvenimenti. Alle 16.00 in punto il corteo

mosse dalla casa dello estinto, dopo il di-

scorso del comm. Adinolfi, vice Presidente

del Consiglio Provinciale, del deputato

provinciale cav. Ing. Ferraioli, del Sindaco

di Pagani avv. Tramontano, ma quello che

destò l’ammirazione di tutti fu il discorso

dell’Ing. Cav. Ferraioli che fece piangere

tutta quella gente venuta a Pagani per

prendere parte alle esequie ……Dalla

casa dell’estinto e dentro una cassa ele-

gantissima riccamente tappezzata le spo-

glie mortali si trasportarono alla Chiesa

della Madonna delle Galline, ove si canta-

rono le ovazioni funebri……. Le esequie

di Ettore Padovano a Pagani , con quegli

onori funebri, ci sembrarono quelle di un

Sovrano, anzi qualche cosa di più, perché

tutti piangevano per le vie tutti gli edifici

pubblici con bandiera a lutto ed ogni cosa

colla iscrizione Lutto Cittadino”.

Alla conoscenza del giurista concittadinomolto ha contribuito il Convegno “Memo-ria e testimonianza, Ettore Padovano tragiurisprudenza e politica 30-31 gennaio2009” organizzato dal “Circolo Unione” diPagani, con il patrocinio della Provincia edel CSA di Salerno, dei Comuni di NoceraInferiore e Pagani, dell’Ordine degli Avvo-cati di Nocera Inferiore, dell’Aecc (Asso-ciazione degli ex consiglieri comunali), inoccasione del centenario della morte del-l’avvocato paganese Ettore Padovano(1874-1909), consigliere comunale, fonda-tore del “Circolo Unione”, nonché insignegiurista. Il gruppo dirigente del CircoloUnione ha anche il merito di aver banditoun concorso sull’avvocato paganese pressole scuole medie e superiori e questo è im-portante dal momento che pochissimi co-noscono la vita e le opere di EttorePadovano. Ma grande merito va attribuito

alla pubblicazione degli atti di questo Con-

vegno all’Associazione degli ex Consi-

glieri Comunali (A.E.C.C. PAGANI) che

nella Collana “I Quaderni” n. 11 del gen-

naio 2009 forniscono alla cittadinanza,

agli studiosi e agli appassionati di storia

della propria città notizie preziose sulla

vita e sulle opere dell’illustre concittadino.

È nella Collana “I Quaderni” sopra citatache si possono trovare, accompagnati ancheda riflessioni di studiosi, i suoi scritti, “Gliubbriachi nel Codice Penale”, “L’errorenella persona per la nullità del matrimo-nio”e “Il mantenimento dei folli poveri ela Provincia”. Durante la commemora-zione per la morte del nostro concittadino,in Consiglio Provinciale, l’Ing. FrancescoFerraioli, amico fraterno, anch’egli consi-gliere provinciale, in virtù di quegli scritti,definì l’Avv. Ettore Padovano “un profes-

sionista che traeva occasione dalle difese a

lui affidate per completarsi sempre più

nelle discipline giuridiche, e trarne ragioni

di studi e pubblicazioni (come quelle sopracitate n.d.r.) che per dottrina, genialità e

moderno pensare furono giudicati degni

di un Giurista di gran valore.

PAGANI e DINTORNI: Ieri e Oggi di Armando De Virgilio

Rubrichiamoci…A cura di Maria Pepe e Nunzia Gargano

- continua nel prossimo numero -

Per la redazione di questo articolo si ringrazia l’A.E.C.C. di PAGANI per-ché si è attinto a piene mani nella pubblicazione, già più volte citata, de “IQuaderni” 2009, nella quale il presentatore nonché curatore del numero de-dicato ad Ettore Padovano, dott. Gerardo De Prisco, registra un’oggettivadifficoltà a consultare gli atti che sono attualmente stipati e non catalogatipresso la Casa Comunale per cui diventa sovente necessario ricorrere a fa-miliari o conoscenti per attingere a fonti preziose per ricostruire la storia diquesta città. Lo stesso dott. Gerardo De Prisco, in occasione del trigesimoper la morte dell’avv. Umberto De Pascale, nel suo ricordo del defunto inChiesa, ricorda che lo stesso aveva desiderato sempre onorare la memoriadel suo avo, Avv. Ettore Padovano e che qualche anno addietro gli avevaconsegnato del materiale prezioso per la pubblicazione. L’Avv. UmbertoDe Pascale, infatti, era figlio della Sig.ra Giuseppina Padovano (coniugataDe Pascale), figlia di Umberto Padovano, fratello di Domenico Padovano,padre del nostro Ettore.Anche lo scrivente ha potuto verificare tale difficoltà in quanto, in occa-sione di un numero speciale de “Il pensiero Libero”, in cui si trattavano al-cune tematiche rilevanti, volendo accedere agli atti relativi al Campo Iro diPagani, non ha potuto consultare alcun documento non essendo noto inquale archivio del Comune fossero gli atti. Sarebbe necessario una defini-tiva sistemazione di tutta la documentazione che riguarda la storia della no-stra città per dare la possibilità alle nuove generazioni di formarsi anche

attraverso lo studio degli “uomini e delle cose” del nostro territorio, perchéun cittadino che conosce la storia dei propri avi e che si emoziona, come loscrivente, nell’approfondire e nello studiare la vita di chi ha contribuito allacrescita della propria comunità (come nello specifico l’avv. Ettore Pado-vano) è certamente un cittadino più consapevole che ama il proprio terri-torio ed è disposto a qualsiasi sacrificio perché esso proceda nel camminodello sviluppo civile e sociale.

N.B. Mentre si scrive, in Piazza S. Alfonso, è operante un cantiere per la si-stemazione della Colonnina che fu eretta in occasione della visita in omag-gio a S. Alfonso, nel Settembre del 1849 a Pagani, di Pio IX. L’occasione diquesto ultimo restauro (l’ultimo risale alla visita a Pagani di Giovanni PaoloII nel 1990) può rimediare al grave danno arrecato al monumento quando,in uno dei tanti rifacimenti della piazza negli anni ‘90, la parte in marmopreziosissima che faceva da basamento era stata sepolta e interrata sotto lapavimentazione. Pare che la nuova sistemazione in corso, che ha portato allaluce il basamento sepolto, preveda la ricomposizione del monumento cosìcome era nella sua forma originaria. Con un po’ di orgoglio e presunzione(?) vogliamo credere che le denunce di questa testata (in particolare nel nu-mero di Maggio 2014) abbia sortito (forse) l’effetto desiderato! La sistemazione della colonnina di Piazza S. Alfonso sia l’inizio di unanuova crescita per questa città.

STORIA E TOPONOMASTICA (3)(Se non hai memoria del passato, non comprendi il presente e tanto meno il futuro)

Una delle rarissime foto dell’Avv. Ettore Padovano, resa disponibile dallaProf.ssa, nonché Dirigente Scolastica, Emilia Cesareo, per la pubblicazionedegli atti del Convegno sul giurista paganese, da parte dell’Associazionedegli ex Consiglieri Comunali di Pagani (A.E.C.C. PAGANI) nella Collana“I Quaderni” n. 11 del gennaio 2009. Sono chiaramente leggibili i saluti conla firma di Ettore Padovano ai Sigg. Antonio e Giuseppe Cesareo.

ETTORE PADOVANO E LA STRADA A LUI INTITOLATA

Deliziando

I consigli della massaie per resistere al freddo

Le temperature si abbassano e cresce la vo-glia di calorie. Per aiutare i lettori nel perse-guimento dell’obiettivo, abbiamo pensato aquesto prontuario da utilizzare per prepararetante gustose pietanze in grado di coccolarechi è costretto a rimanere tra le quattro muradi casa.Una consolazione per lo spirito e per il pa-lato. Non a caso, abbiamo selezionato 4 ri-cette una più gustosa e calorica dell’altra.Buon appetito

Frittata di cipollotti nocerini

Ingredienti per 4 persone

5 cipollotti nocerini4 uovalatteformaggio parmigiano reggiano grattu-giatoolio extravergine di olivasale

Pulite i cipollotti, affettateli finemente e sof-friggete con olio e sale. Lasciate cuocerecon coperchi per circa 10 minuti. A parte, inun recipiente sbattete le uova con il for-maggio parmigiano reggiano e un po’ dilatte e unite i cipollotti. A questo punto, inuna padella ben calda, versate il tutto distri-buendo il composto in modo uniforme.Friggete su entrambi i lati. Servite bencalde.

Palluotto

Ingredienti per 4 persone

500 g di broccoli2 peperoncini secchi2 spicchi di agliopane raffermoolio extravergine di olivasale

Lavate per bene i broccoli e lessateli. In unapadella, soffriggete l’aglio e i peperoncini.Successivamente, versate i broccoli e mezzobicchiere d’acqua. Infine, aggiungete il paneraffermo e mescolate bene in modo da for-mare un tortino. Salate e servite in un piattoda portata.

Ricetta di Annamaria Annunziata

Rotolo di patate ai funghi chiodini

Ingredienti per 4 persone

250 g di funghi chiodini200 g di burro1 spicchio di aglio1 tazza di brodo di carne600 g di patate200 g di farina “00”1 uovo6 fette di scamorza100 g di formaggio parmigiano reggianograttugiatopepe q.b.sale q.b.

Private i funghi della parte dura e terrosa, pu-liteli, asciugateli e tagliateli a fettine. Insapo-rite in un padella con 40 g di burro e l’aglioschiacciato. Aggiungete il brodo, salate, pe-pate e continuate la cottura per circa 20 mi-nuti. Fate bollire le patate, sbucciatele e

5 Febbraio 2015 Anno VI N. 2

Ogni nuovo anno scolastico l’Istituto “Ten. C.C. M. Pittoni” si arricchisce di nuove espe-rienze di Inclusione e Ben-Essere quali principali orientamenti della propria mission so-

ciale ed educativa. Infatti, diverse sono state le iniziative di solidarietà, formazioneprofessionale ed orientamento scolastico svolte in questi ultimi mesi. Sul profilo della solidarietà, di particolare successo si sono rivelati gli appuntamenti enoga-stronomici del “Progetto Pegaso” finalizzati alla raccolta di fondi per l’acquisto di un pulminodi trasporto dei ragazzi diversamente abili. La sera del 14 Novembre, l’I.P.S.S.E.O.A. “Ten. C.C. M. Pittoni” di Pagani ha ospitato, dun-que, una cena sociale di beneficenza ispirata alla musica anni ’60. Gustoso e raffinato il menùelaborato dagli stessi docenti tecnico-pratici dell’Istituto. Il 18 Dicembre, invece, per lo stesso progetto, i docenti ed il personale dell’Istituto si sonoscambiati gli auguri di fine 2014 con un fantasioso menù completato dai dolci tipici della tra-dizione natalizia. Inoltre, durante la mattinata, alla presenza del Dirigente Scolastico e deifunzionari dell’Ufficio Tecnico della Provincia di Salerno, è stato inaugurato il nuovo Labo-ratorio di Pasticceria realizzato con i fondi PON B 4 – FESR 2012 e benedetto dal collega diinsegnamento di religione cattolica Don Antonio Guarracino. Tale iniziativa si inserisce all’interno del più ampio progetto di alta professionalità che l’Isti-tuto da anni persegue attraverso molteplici attività formative. L’inizio del 2015 si è caratterizzato con gli incontri di orientamento scolastico “Open Day” ri-volti a tutti gli alunni e genitori degli Istituti di scuola secondaria inferiore della nostra provincia. Numerosa l’affluenza degli interessati durante la giornata del 18 Gennaio in cui si sono suc-cedute varie presentazioni dell’offerta formativa dell’Istituto. Un’altra giornata è program-mata per l’8 Febbraio.In un contesto territoriale spesso tratteggiato da momenti di emergenza sociale, continua l’im-pegno educativo di solidarietà e Ben-Essere interpersonale dell’I.P.S.S.E.O.A. “Ten. C.C. M.Pittoni” di Pagani.

Giornata OPEN DAY - Laboratorio di SALA BARGiornata OPEN DAY - Laboratorio di PASTICCERIAGiornata OPEN DAY - Presentazione dell'OFFERTA FORMATIVA

18 Dicembre 2014 Buffett aperitivo 18 Dicembre 2014 Scorcio LABORATORIO SALA

LA SCUOLA PER LA SOLIDARIETÀ ED ALTA PROFESSIONALITÀ

Varie le iniziative svolte pressol’I.P.S.S.E.O.A. “Ten. C.C. M. Pittoni”

di Pagani

OPEN DAY

Benedizione del prof. Don Antonio GUARRACINOTaglio del nastro della Dirigente Scolastica Prof. Rosanna ROSA Brindisi con gli alunni ed i docenti

INAUGURAZIONE LABORATORIO PASTICCERIA

14 Novembre 2014 Cena-spettacolo 14 Novembre 2014 Si balla con la musica degli ANNI ‘60

PROGETTO PEGASO

Il 16 gennaio è stata una giornata memora-bile per oltre 100 Licei classici italiani: dal

Friuli alla Sardegna, studenti e docenti in-sieme hanno celebrato l’orgoglio di apparte-nere alla comunità culturale del Liceo classicovivendo una “notte bianca” di eventi aperti alpubblico. L’iniziativa è nata in un Liceo sici-liano, il “Gulli e Pennisi” di Acireale, comerisposta al dibattito che di recente ha riguar-dato l’utilità degli studi classici in un mondocosì segnato dalle tecnologie, e, grazie allarete, ha in breve coinvolto più di 150 Licei.Lo storico Liceo “Vico” ha aderito all’inizia-

tiva con entusiasmo, organizzando un eventodavvero riuscito: oltre mille ospiti hanno vi-sitato gli storici locali dell’edificio sito nelcuore di Nocera Inferiore dalle 18 sino allamezzanotte, accolti in un’atmosfera assoluta-mente suggestiva. Studenti in costume d’e-poca, in un’ambientazione ispirata al mondogreco-romano, alla luce di fiaccole e lanternehanno guidato i presenti alla riscoperta dellacultura classica. Un itinerario che si è snodatodall’atrio all’Aula Magna, passando attra-verso i diversi linguaggi dell’arte: teatro, mu-sica, danza, pittura, poesia; non è mancata la

degustazione di piatti ispirati alla cucinagreco-romana. Un modo originale ed incisivoper dire all’opinione pubblica che il Liceoclassico è meravigliosamente vivo e custodi-sce un patrimonio culturale di cui oggi c’è piùche mai bisogno. La bella manifestazione, che ha inaugurato ilCentocinquantenario della fondazione del pre-stigioso Liceo, si è aperta con la ricolloca-zione del busto del filosofo Giambattista Viconell’antistante piazza Cianciullo, ad opera delRotary Club Nocera Inferiore-Sarno, rappre-sentato dalla Prof.ssa Anna Maria Ieraci Bio,e del Comune, alla presenza del Sindaco diNocera Inferiore Manlio Torquato e del Sin-daco di Corbara Pietro Pentangelo – entrambiex alunni del “Vico”, di cui hanno ricordato ilruolo di fucina della classe dirigente dell’Agro- , della Dirigente scolastica del “Vico” TeresaDe Caprio, di Don Ciro Galisi, di numerosepersonalità e di un folto pubblico di cittadini,studenti, docenti, famiglie, ex allievi, chehanno condiviso nel corso della lunga seratamomenti di grande commozione.

Una “Notte nazionale” rende omaggio al Liceo Classico Il Liceo “Giambattista Vico” inaugura i festeggiamenti per i suoi 150 anni di storia

di Teresa Staiano

6Febbraio 2015 Anno VI N. 2

La banca centrale americana alzerà itassi. Non sarà una manovra cometante. Sono passati cinque anni emezzo dall’ultimo intervento, il pe-riodo più lungo dal dopoguerra.In mezzo ci sono stati la crisi finan-ziaria globale, la Grande Recessione,il default della Grecia, e soprattutto unmare di liquidità immersa nei sistemaeconomico: 2,2 trilioni di dollari, il13% del Pil degli Usa. Questo creaenormi difficoltà e incertezze rispettoall’imminente inversione di rotta; nona caso si parla di exit strategy, un’e-spressione presa in prestito dal gergopolitico-militare per indicare la viad’uscita da una situazione di grandeemergenza.

La Fed non può sbagliare: da una partela ripresa globale resta fragile, acci-dentata e disomogenea, per usare leparole con cui il Fondo Monetario In-ternazionale ha titolato il suo ultimo“World Economic Outlook”; dall’al-tra, i mercati finanziari sono più vul-nerabili di un tempo. Si fatica infatti atrovare uno strumento finanziario ilcui prezzo non abbia registrato guada-gni stellari negli ultimi anni, a frontedi una volatilità crollata ai minimi sto-rici.La volatilità, del resto è una misuradell’incertezza, e l’incertezza è statamolto ridotta da autorità monetaria cheper lungo tempo hanno comunicatocon grande anticipo il modo in cui sa-

rebbero intervenute, invitando a ri-porre la massima fiducia nelle loroscelte. Ora però la banca centraleamericana ha necessità di recuperaremaggiore flessibilità: i margini di in-certezza rispetto al suo scenario cen-trale sono aumentati in modoconsiderevole, perché l’inflazione eoccupazione stanno salendo più velo-cemente del previsto. Dopo tantianni, la Federal Reserve non può piùrappresentare per gli investitori quelfaro che è stata finora. Senza il suosupporto, il lavoro dei gestori profes-sionali si complica: occorre tornare

con ancora più impegno a studiare,fare previsioni, stabilire il prezzo giu-sto di azioni, obbligazioni, perfino del-l’incertezza. E non si può sbagliare: “quando l’altamarea della liquidità comincerà a riti-rarsi, si vedrà chi nuota nudo”, dicevaWarren Buffett.

A cura di Enzo Bove*

Attenzione all’alta marea della liquidità

*Personal Financial Bankercell. 328.1288640

Da sinistra: La Presidente del Rotary Nocera Inferiore-Sarno Anna Maria Ieraci Bio,la Vicesindaco Maria Laura Vigliar, la Dirigente Scolastica del "Vico" Teresa De Caprio, l'artista nocerino Mariano Trotta, autore del bel restauro del busto, l'AssessoreD'Alessio, il Sindaco Manlio Torquato.

Sostienidistribuito gratuitamente

Bonifico su: C/C presso Monte dei Paschi di Siena, Filiale di Paganiintestato a Gerardo De PriscoIBAN: IT08P0103076311000001057589Causale: IL PENSIERO LIBERO

A fronte del contributo verrà rilasciata fattura o ricevuta. Sarà possibile sul sitowww.ilpensierolibero.it pubblicare attività professionali ed imprenditoriali. Gliinteressati potranno scrivere a: [email protected]

Contributi pervenuti nel mese di Gennaio:- Angello Grillo Pagani euro 500,00- Ass. Musicale e Culturale S. Alfonso Pagani euro 50,00

Martedì 4 novembre 2014, iBersaglieri dell’Agro Noce-rino Sarnese, hanno presen-

tato, presso la Sala PolifunzionaleComunale di Nocera Inferiore, in occa-sione delle celebrazioni per la Giornatadell’Unità Nazionale e Festa delleForze Armate, una interessante e pregevole opera libraria realizzata dal-l’Ing. Vincenzo Iavarone dal titolo “Na-poli e i Bersaglieri” Un libro chetraccia profili e fatti storici e in cui cisono tante eloquenti fotografie inediteche descrivono meglio di tante parole,il percorso storico, i personaggi, i mo-menti più salienti della storia dei ber-saglieri a Napoli, come un albumfotografico della grande famiglia ‘cre-misi’ incastonata nella città di Napoli,città che fu prima testimone e poi cu-stode di questa bella storia, attraverso

la presenza per circa un secolo, di diversi reggimenti nella caserma diPizzofalcone.

Erano presenti, insieme al Presidentedella Sezione prof. Luigi Sellitti ed al-l’autore Ing. Vincenzo Iavarone, la Dirigente della locale Biblioteca Co-munale Dott.ssa Nicla Iacovino, l’As-sessore alla P.I. del Comune di NoceraInferiore Dott.ssa M. Laura Vigliar ed ilDirettore del Risorgimento NocerinoDott. Gigi Di Mauro che ha condotto laserata. Erano presenti inoltre, i dirigentidell’A.N.B. il Consigliere NazionaleSud Gen. Angelo Agata ed il PresidenteInterregionale Sud Gen. Nicola Palma.“Colonna sonora” dell’evento, sia inpiazza che in sala, è stato il giovaneCorpo Bandistico Don Mosè Mascolodi Sant’Antonio Abate, nucleo fondantedella futura Fanfara Sezionale.

La presentazione del libro

“Napoli e i Bersaglieri”di Vincenzo Iavarone

Da sinistra: la Dott.ssa Nicla Iacovino, l'autore del libro Ing.Vincenzo Iavarone, il prof. Luigi Sellitti, il dott. Gigi Di Mauro,la dott.ssa M. Laura Vigliar, il Generale Angelo Agata, il Generale Nicola Palma

FABRIZIO ROMANO (a sinistra nella foto)

….Ama le contaminazioni tra i generi. Alterna l’esercizio di musica, teatro, cabaret, in modoversatile e con la consapevolezza di acquisire attraverso la pratica di queste diverse forme di

espressione la giusta ampiezza d’orizzonti che si confà ad un artista.Napoletano, allievo di Sergio Fiorentino e di Aldo Ciccolini, Fabrizio Romano ha alsuo attivo un curriculum che non consente di qualificarlo semplicemente come pianista,anche se il pianoforte è un po’ come la sua seconda anima, il punto di partenza per ogni spe-rimentazione e la meta cui approdano le riflessioni maturate attraverso molteplici espe-rienze. Le sue scelte professionali, il tipo di carriera che si è già costruito e che continua aridefinire per sé, appaiono tanto più singolari se confrontate con una realtà come quella na-poletana, stimolante per un verso, ma di impatto problematico al momento di realizzarequalunque tipo d’iniziativa, dalla più scontata alla più brillante … (Marina Mayrhofer - Pia-noTime)All’attività concertistica - si è esibito in molti recitals per diverse Associazioni Musicali inItalia e all’estero, sia come solista sia in formazione da camera, registrando inoltre trasmis-sioni radiofoniche e televisive per RAI, France2, Canal+, Arté e per la rete australiana SBS- ha affiancato un’intensa attività di compositore ed orchestratore per diversi spettacoli tea-trali rappresentati in Italia, Francia, Spagna ed Australia, collaborando con artisti e registiquali Carla Fracci, Beppe Menegatti, Giulio Scarpati, Mariano Rigillo, Gigi Dall’Aglio,Mauro Gioia ed altri.Autore di musiche di programmi RAI, ha inoltre registrato per le etichette discografiche:Last Call (FR), Because Music (FR) “Universal Music”, “Parlophone”, “Warner Music”.Attualmente collabora in qualità di pianista e arrangiatore con l’artista portoghese Misia, conla quale è in tournèe mondiale con l’ultimo disco “Delikatessen Cafè Concerto”, in qualitàdi compositore con il Premio “Oscar Vittorio Storaro,” il “Balletto di Napoli” di Mara Fuscoe come direttore musicale e arrangiatore con l’ artista Gennaro Cosmo Parlato.

ANNAPAOLA TROIANO(al centro nella foto)

Soprano salernitano, conseguita la laureatriennale in canto lirico presso il Conservato-rio Statale di Musica “D. Cimarosa” di Avel-lino, vi frequenta ora il biennio specialisticosotto la medesima guida della professoressaSusanna Anselmi. Condivide da anni gli impegni concertisticidell’ensemble Coro Polifonico Alfonsiano-Orchestra Alfaterna nell’ambito dell’Associa-zione Musicale e Culturale “S. Alfonso M. de’Liguori” di Pagani (SA), abbinandoli conquelli di altri organici cameristici e orchestrali.Lo spessore vocale, l’incisività timbrica, lospiccato senso musicale fanno di AnnapaolaTroiano una voce adatta non solo a ruoli co-rali, ma anche solistici. Da solista infatti cantanell’ensemble alfonsiano sia in impegni con-certistici dal vivo che in incisioni. L’accatti-vante interpretazione della Ninna Nanna diCarioti-Vitale, presente nei cd Tu scendi dallestelle: Natale con s. Alfonso e i Redentoristi eNatale con s. Alfonso, i Redentoristi e SuorMaria Luigia del Cuore di Gesù, è una dimo-strazione del garbo, della dolcezza e del ca-rattere del nostro giovanissimo sopranodavanti al quale si prospettano rosei orizzonti.

7 3° Concorso Letterario Febbraio 2015 Anno VI N. 2

Solitudinedi Corrado Lucibello

Nel libro dei sogni, il segnalibrosalva la pagina d’amore,carezze e dolci sensazioni,albe felici ,tenui sfumaturecontornano quei giorni,il treno preso al voloper la prima voltae l’ansia di quel primo incontro,l’albergo fuori mano,la persiana socchiusa a spiarel’orizzonte della vita.E vedi la brezza del tramontogonfiare quei capelli neri,un brivido ti prende all’improvviso,incontro vien la notte,la favola dei baci e le promesse.E poi di nuovo il giorno a rischiararepurpuree guance ed occhi di cristallogiurare amore senza fine.E sfogli,sfogli in cerca di emozioni,sempre diverse,forse compiacenti.Poi incontri in cima a un fogliopiccola sgualcitura fatta a caso dalla sorte,segnalibro involontarioche indica una via più stretta ed aspra;in fondo un cielo senza stellepresagio oscurodi grande tempesta.Tuoni che straziano il tuo cuore,parole che rinculano, simili a mitraglie,il vento gelido che strappa quei capelli, l’ansia di andare,il fondo tinta sul col-lettodella camicia abbottonata in fretta,il pacchetto ormai vuotodel fumo intenso ed acreche impregna la tua vita.La mano ignota ferma la tua fuga,indietro non si torna,l’orizzonte è sparito con le stelle.Cercherai ancora nuovi sognisfogliando il libro del destinoper cancellare le notti silenti e quell’ amara, triste, solitudine.

Realtàdi Rosa Marotta

Fluisco liberanella realtàdell’adesso!

Cogliendone la magiae il ritrovatocandore.

TERZA CLASSIFICATA EX AEQUO

Su

www.ilpensierolibero.it

il Regolamento per il

4° Concorso Letterario

“IL PENSIERO Libero”alla memoria del notaio

Carlo Calabrese

a pag. 2 mese Gennaio 2015

Il termine della presentazione

delle opere è il giorno

15 Settembre 2015

ANTONIO SATURNO(a sinistra nella foto)

Chitarrista, mandolinista, orchestratore, ar-rangiatore, concertista di spessore nazionalee oltre, nonostante la giovane età, ha a suo at-tivo una significativa attività didattica, che lorende caposcuola di una folta schiera di al-lievi presenti come docenti in numerosescuole ad indirizzo musicale del Meridioned’Italia. Cultore della canzone classica napoletanad’autore, ne diffonde il patrimonio, oltre checon recital e con ensembles cameristici e or-chestrali italiani e stranieri, anche con arran-giamenti e orchestrazioni, tra cui emergonoquelli dei cd Storia di napoli con la voce diMimmo Angrisano e Speranzella - le canzonidi Sergio Bruni, perla discografica parteno-pea, che vanta il sostegno morale del poetaSalvatore Palomba, l’introduzione di PietroGargano autore della colossale Nuova enci-clopedia della canzone napoletana, la ricercastorica di Gianluigi Esposito e ancora la vocedi Mimmo Angrisano.Erede della musica alfonsiano-redentorista,ne sta impreziosendo il patrimonio con con-certi, incisioni, videoregistrazioni e trascri-zioni per chitarra. Tra gli altri cd emergequello intitolato 10 canzoni di s. Alfonso M.de Liguori trascritte per chitarra. È docente di chitarra, mandolino e musicad’insieme presso il Liceo musicale “A. Gali-zia” di Nocera Inferiore (SA), in cui è anchecoordinatore della sezione musicale.

TOMMASO CASTELLO (a destra nella foto)

Tenore salernitano dal dolce timbro rinascimentale-barocco, ha conseguito il diploma di cantosotto la guida del M° Paolo Saturno. Svolge da anni una lodevole attività concertistica sia congruppi cameristici, sia con l’ensemble Coro Polifonico Alfonsiano-Orchestra Alfaterna, con cuiha partecipato a tutte le trasmissioni televisive del programma “Musica sacra in Campania” perTelenuova di Pagani (Sa); alle incisioni dei cd Natale con S. Alfonso; Canti Gerardini e S. Ge-rardo: una storia meravigliosa; Natale a Pagani e nel mondo; Fermarono i cieli la loro armo-nia cantando … la nanna a Gesù; Quanno nascette ninno, Francesca Alotta canta il Natale cons. Alfonso; Bobby Solo canta Tu scendi dalle stelle con s. Alfonso; Tu scendi dalle stelle: Natalecon s. Alfonso e i Redentoristi; Natale con s. Alfonso, i Redentoristi e Suor Maria Luigia delCuore di Gesù; Cantata Alfonsiana, La vera storia di s. Filomena di Mugnano, Ritorno di p. Giu-seppe Leone a Casal Trinità. Ha cantato da solista al teatro “Mercadante” di Napoli, al teatro“Piccolo-Grassi” di Milano, al teatro “Sala Uno” di Roma nell’ambito della messa in scena dellospettacolo Fango di Ernesto Dello Jacono radiotrasmesso in diretta dalla Radio nazionale (Terzoprogramma, il 2 giugno 2003) e teletrasmesso per Rai Due il 6 dicembre 2003 nell’ambito dellarubrica televisiva Palcoscenico. Ha cantato da solista nelle Messe teletrasmesse le domeniche5 marzo 2006 su Rai Uno e il 14 settembre su Rete Quattro dalla basilica pontificia di S. Alfonsoin Pagani (Sa). È artista lirico nel Coro del Teatro Municipale “Verdi” di Salerno.

Lunadi Augusta Tomassini

Notte d’estatecaldaappare in quel velluto blu intenso…

La luna splendida come i tuoi occhiradiosi d’amore.

Quanti sogni ispiri, lunaquanti segreti nascondi?Oh Luna, luna!Non ti vedoma so che ci seirischiara i sogni miei.

Sfera luminosaluce argentata su ogni cosati specchi nel profondo mare…Là, dove colorati tramontibrillano sulle acque calme della sera.

Negli infiniti orizzontidove solo i gabbiani osan volare…Lontaniportano messaggi armoniosi, i loro striduli versisembran lamenti.

Luna che da lassù osservinon lasciar che sognar non servi.

DIPLOMA DI MERITO

Raccoglierò narcisidi Giovanna Scutiero

Raccoglierò narcisiperché sulla terra più non passerannoodi e divisioni.

Resterò inviolata come il candore,e i bimbi avranno piume di silenzio.

Ciascuno allora avrà la sua parte d’innocenza,la pietra ovale della nascita,il prezioso minerale del divenire.

Levigheremo la ghiaia della memoria,fonderemo l’acciaio con l’amore.

Non ci saranno detriti o incongruenze.Scivolerà limpido il fiume della vita.

Il più vivo ringraziamentoper la proficua partecipazione a:

- Prof.ssa Luigia Petrone

- Prof.ssa Pina Sabatino

- Prof.ssa Giuseppina Pastore

- Prof.ssa Beatrice Sessa

- Prof. Emanuele Fulgione

- Prof.ssa Maria Ermelinda Di Lieto

- Prof. Aniello Gerardo De Prisco

- Prof. Sigismondo Somma

- Prof.ssa Anna Cutolo

- Prof.ssa Annalaura Guarino

- Lello Sellitti

In basso l’omaggio floreale di Florea Italia - Piccirillo di Pagani

8Febbraio 2015 Anno VI N. 2

Mensile di culturapolitica costume

Direttore Editoriale:Gerardo De Prisco

Direttore Responsabile:Maria Pepe

Direzione e Redazione:

Via Carlo Tramontano, 5484016 Pagani

E-Mail

[email protected]

Sito web:

www.ilpensierolibero.it

Tipografia Pibiesse Srl

S.M. a Palo, 7

84014 Nocera Inferiore

Autorizzazione Tribunale

di Nocera Inferiore n.9

del 27 luglio 2009

con l’integrazione del 14 maggio 2010

Iscrizione al ROC n. 20216

del 19/10/2010

Manoscritti e fotografie anche senon pubblicati non si restituiscono.

DISTRIBUZIONE GRATUITA

Eravamo certi che papa Francesco nonsarebbe stato il solito Papa, ma nes-

suno poteva immaginare che avrebbe in-franto uno dei capisaldi della religionecattolica: porgere l’altra guancia. La cosaha fatto storcere il naso a molti teologi,meno ai cosiddetti preti di strada, quelliche vivono nei quartieri, abituati ad altrimodi, meno evangelici, di comportarsicon il prossimo. Questo non significa chesono avvezzi a menare, ma devono pur di-fendersi in caso di necessità. Ma siamo proprio certi che il Papa abbiacommesso un grave errore, quelli da sot-tolineare con la matita blu? Qualcunopensa di sì, altri hanno intravisto ancorauna volta un messaggio per niente subli-minale. Papa Francesco ha inteso comu-nicare proprio quello che ha detto, con unesempio che non lascia dubbi. Chi insultala mamma merita di essere preso a pugni.Ma la cosa non termina qua, giacché oltrela mamma ci sono i profeti e oltre ancorail Signore. È chiaro il riferimento di papaBergoglio ai fatti del 7 gennaio scorso, gliattentati perpetrati in Francia da terroristiislamici. Questa cosa appare ancora piùsconcertante, quasi che il Papa abbia lan-ciato un attacco alla laicità dell’occidente.Allora siamo liberi o no di dire quello chepensiamo? Secondo il Papa ci sono dei li-miti, uno di questi è quello di non offen-dere le altre religioni. E quando offendonola nostra religione che cosa facciamo?

Adesso siamo autorizzati a non porgerepiù l’altra guancia. Che io sappia, fino adoggi, nessuno è intervenuto, Chiesa com-presa, in modo risoluto quando i cattolicisono stati, e sono, vilipesi, maltrattati obarbaramente uccisi. Le cose oggi do-vrebbero cambiare o sbaglio, frainten-dendo il messaggio del Papa?Con i musulmani bisogna dialogare,certo. Penso che la maggior parte deglioccidentali siano disponibili al dia-logo, come, peraltro, la maggior partedei musulmani. Chi è in contatto conqueste persone si rende conto che ègente che desidera lavorare, avere unafamiglia, crescere i figli nel modo mi-gliore possibile. Per la mia attività di medico, conoscomolti musulmani e posso assicurareche è gente educata, ben integrata e,soprattutto, consapevole che l’acco-glienza e il trattamento che ricevono èpari a quello riservato agli autoctoni.E così deve essere. In medicina il ma-lato non si differenzia per il coloredella pelle, per la religione o per altro.Siamo tutti uguali. Nonostante ciò,certe cose accadono ugualmente manon dipendono dalle persone chesiamo abituati a vedere quotidiana-mente lavorare fianco a fianco con quellidel luogo o che attendono con discrezionenegli ambulatori medici. Le problemati-cità sono altrove. Quando sento o leggo di

inviti al dialogo, al negoziato, continuo achiedermi: con chi? Chi sono o potreb-bero essere i nostri interlocutori? Questa èun’altra differenza fra il mondo occiden-tale e quello orientale. Chi rappresenta i

cattolici romani è il Papa, anche le altreChiese cristiane hanno il loro rappresen-tate, ben distinto peraltro dal capo dellaNazione. Per l’Islam non è così. Non esi-

ste un capo supremo. Infatti, ci sono tantescuole religiose quindi tanti gruppi reli-giosi; e da scuola a scuola l’interpreta-zione del Libro Sacro, il Corano, puòcambiare anche molto. Inoltre il capo re-

ligioso in alcuni Stati islamici è, diret-tamente o indirettamente, anche ilcapo politico. Questo complica note-volmente le cose per stabilire un dia-logo desiderato dai più, musulmanicompresi. Tornando a quanto esternato da papaFrancesco, non ci resta che aspettareche ci illumini su come realmente in-terpretare il suo messaggio. Certo, sa-rebbero in pochi a rinunziare anche inminima parte alla libertà di espres-sione: una conquista troppo grande eper niente negoziabile. E qui entra ingioco la morale, ovvero i comanda-menti, le leggi, che non sono ugualiper tutti. La morale non è una sola mavaria in funzione dei costumi, della re-ligione, delle abitudini, dei comporta-menti. Riusciremo, ove mai ci fosse uninterlocutore autorevole, a trovarepunti di contatto con i musulmani?Con quelli che desiderano solo viverein pace nel nostro Paese o altrove,forse, il problema non si pone. Le dif-

ficoltà sorgono quando riguardano i mus-sulmani che non hanno nessun interesse adialogare. I perché sono tanti e non tuttici sono noti.

La vicenda sembra essere la solita: unnobile marito tradito, che, assistito da

quattro sicari, scanna la moglie fedifraga.In realtà il caso della romana PompiliaComparini ha numerose e notevoli speci-ficità. È, innanzitutto, diverso il teatro deldelitto, non il talamo coniugale profanato,ma il letto di casa della famiglia di lei.Manca poi nella scena la presenza dell’a-mante. Ci sono, invece, in cambio, duevittime superfle: gli anziani suoceri del-l’assassino, finiti scannati pure loro. Pom-pilia in realtà non era morta, avevo solofinto di esserla. Sopravvisse quattrogiorni, sufficienti a denunciare agli inqui-renti il marito e i suoi complici, assicu-rando per giunta, in articulo mortis, dinon averlo mai tradito. Il sedicente cor-nuto, cioè il conte Guido Franceschini daArezzo, fu, perciò, catturato (e con lui gliscagnozzi) quella stessa notte, mentre dor-miva in una locanda, appena fuori diRoma, tranquillamente, rassicurato dall’e-simente della causa d’onore. Ma finì nellemani del boia, nonostante una supplicadel fratello, l’abate Paolo, segretario delcardinal Lauria, respinta senza indugio dapapa Innocenzo XII, il quale mirava cosìa prevenire due inconvenienti: che nella“dilatione non (gli) venissero lettere daMonarchi Regij per salvare la vita diGuido Franceschini, e che con tale esem-pio li stranieri, non che i Romani, prose-guissero attentati come fu quello delFranceschini venuto in Roma da Statoestraneo con gente armata a commetteretal fatto”. La mattina dell’esecuzione, il22 febbraio del 1698, Piazza del Popolo(non lontano dalla casa del triplice assas-sinio) era affollata di spettatori di ogniceto e età. I cronisti parlarono di 40 milapresenze: cinque condanne in una voltasola non erano, infatti, un evento usuale.Un decreto vaticano aveva ordinato per-sino che restassero chiusi artigiani e bot-tegai, perché pure loro avevano diritto allospettacolo. I quattro manigoldi furono im-piccati l’uno dopo l’altro, infervorati dalloro padrone a ben morire. Lui, il conteGuido, venne invece decapitato (“la castaè casta e va, sì, rispettatata”, dice Totò),mentre recriminava: “Dunque per haveredifeso e risarcito il mio Onore devo inquesta forma morire?” Il quesito da scio-gliere per gli storici resta, allora, questo:fu un delitto d’onore o no? Ovvero: Pom-pilia aveva o no cornificato il marito? Nonè facile rispondere, perché non è agevole

districarsi nel groviglio degli atti giudi-ziari, molti e contraddittori. Tanto per co-minciare il terzo personaggio c’è: è ilgiovane canonico Giuseppe Caponsacchi,che nell’aprile del 1697 aveva organizzatola fuga di Pompilia dal domicilio coniu-gale di Arezzo, fornendole il sonnifero peraddormentare marito e familiari, avevapoi fatto il viaggio assieme a lei con uncalesse, due cavalli e un vetturino, intrat-tenendola, strada facendo - secondo la te-stimonianza del vetturino - con tenereeffusioni, e aveva, infine, trascorso lanotte nella stessa locanda (stessa stanza,stesso letto? è circostanza controversa).C’è persino un bambino, Gaetano, (dato abalia, e da allora perso di vista), nato ottomesi dopo la fuga, un tempo che consentìal conte di disconoscerlo come suo (luiaveva minacciato di morte la moglie per-chè sterile!) e a Pompilia di affermare ilcontrario. E c’è pure una sentenza di con-danna – tre anni ai remi di una galea, a Ci-vitavecchia – emessa il 24.9.1697 daigiudici ecclesiastici contro il canonicoCaponsacchi, per “aver conosciuto car-nalmente Pompilia”. Questa, però, inpunto di morte aveva detto e ripetuto aireligiosi che l’assistevano, che non avevatradito il marito, che il Caponsacchi l’a-veva aiutata a fuggire solo per spirito cri-stiano, perché in casa Franceschini leiogni giorno rischiava la morte per avve-lenamento. E, dunque, come la mettiamo?Possibile che Pompilia per vendicarsi delmarito abbia mentito alla vigilia del giu-dizio supremo di Dio? I giudici terreni sirifiutarono di pensarlo, e, perciò, con unasentenza postuma la assolsero dall’accusadi adulterio. Ma la sentenza contro il Ca-ponsacchi afferma il contrario. C’è dapensare che qualche bugia Pompilia deveaverla detta, perché nella latrina della lo-canda galeotta furono ritrovate parecchielettere d’amore, firmate Amarilli e Mir-tillo, secondo la moda arcadica del PastorFido, attribuite proprio ai fuggitivi, chePompilia ebbe l’impudenza di discono-scere, protestandosi analfabeta, laddove èdocumentato che aveva imparato a leg-gere e scrivere da bambina, a Roma, dauna maestra chiamata Margherita. Altrelettere poi la ritraggono come un’abile ci-vetta, che soggiogò sia un certo Dottore,sia il canonico Conti, trasformando que-st’ultimo, parente del marito, nel media-tore epistolare tra lei e il Caponsacchi. Lastoria, insomma, come si diceva, è un gro-

viglio di contraddizioni, groviglio che ilcanonico Paolo Franceschini cercò di di-stricare, chiedendo la riunione di tutti iprocessi avanti a un unico giudice. In-vano, perché il Granducato di Toscana elo Stato Pontificio erano Stati diversi,ognuno geloso della propria giurisdizione.Il pasticcio, in verità, lo aveva causatoproprio il conte Guido, il sedicente cor-nuto, perché, lui la moglie Pompilia e ilprete Caponsacchi li aveva raggiunti esorpresi in una locanda sulla Flaminia,prima che lei arrivasse a casa dei genitori.Sarebbe bastato eliminarli seduta stante,come d’uso, pugnalandoli o sparandoloro, e avrebbe avuto la legge dalla sua

parte, perché il delitto d’onore era un di-ritto, non un reato. Il fatto era, però, chel’improvvisata ai due amanti l’aveva or-ganizzata da solo, senza aiuto di sicari...e poi quella tigre di Pompilia aveva rea-gito malamente e lo aveva intimoritobrandendo la spada del Caponsacchi. Cosìil conte scelse di affidarsi alla giustizia:chiamò gli sbirri e li fece arrestare tutti edue. Caponsacchi finì avanti al tribunaleromano, che lo condannò come s’è detto,mentre Pompilia venne internata nel mo-nastero di Santa Croce alla Penitenza. Male monache si accorsero ch’era incinta, eperciò la restituirono ai magistrati, che laaffidarono alla custodia dei genitori, peruna sorta di arresti domiciliari. Quando,poi, a parto avvenuto, il conte France-schini, col senno di poi e con quattro si-cari di rinforzo, tornò a Roma per lavendetta, (era notte e si fece aprire con la

bugia che era un inviato del Caponsac-chi), non solo si era giocata la flagranzadel tradimento, ma si trovò a violareanche altre due norme: l’uccisione dellamoglie mentre era a domicilio coatto, cioèsotto la tutela della legge, e l’assassiniodei genitori di lei, che col tradimento nonc’entravano per niente. In verità i due vec-chi, il conte aveva buoni motivi perodiarli. Quali? Il nobile Guido France-schini, aretino trentaseienne, s’era de-gnato di chiedere in moglie - indotto dalfratello Paolo - la tredicenne Pompilia,unica figlia di Pietro Comparini, un beoneromano, già carcerato per debiti, maquello aveva avuto l’impudenza di negar-

gli il consenso. Perché? Perché aveva as-sunto informazioni riservate e avevaappreso che i Franceschini erano solo no-bili di seconda riga e per giunta in nonbuone condizioni finanziarie (altro chegodere di 1.700 scudi annui di rendita,come assicuravano). A cosa miravano idue fratelli aretini? A un fidecommesso didodici mila scudi che sarebbe andato aPompilia per successione ai genitori. Pro-prio per non perderlo Pietro s’era oppostoalle nozze. Ma non la pensava così suamoglie Violante Peruzzi, la quale, decisaa nobilitarsi, il 6 settembre del 1693, fin-gendo di recarsi a messa a San Lorenzo inLucina con la figlia, fece clandestina-mente celebrare il matrimonio dal cano-nico Paolo. Per cui il dissenziente Pietro,messo di fronte al fatto compiuto, dovettearrendersi e dotare la sposina di “venti-quattro luoghi di monte” e di un congruo

anticipo (settecento scudi) del ghiotto fe-decommesso. In cambio riuscì a ottenereche lui e la moglie andassero a vivere conla figlia nella magione avita dei France-schini, ad Arezzo. Dovettero presto pen-tirsene, perché il beneficio si rivelòpiuttosto una punizione (fredda e disa-dorna la casa, scarso il vitto) e la convi-venza impossibile. Dopo vari litigi conl’altezzosa madre di Guido, Beatrice, lavera padrona di casa, quattro mesi piùtardi si risolsero, infatti, a tornarsene aRoma, e, una volta lì, a iniziare una causaper disconoscere Pompilia come figlia. Laragazza - sostenevano - in realtà era figliadella vedova Corona Paperozzi, viterbese,che di figlie ne manteneva già due ed era,perciò, incapace di allevare una terza.Violante, la moglie di Pietro, però, era al-lora - nel 1680 - quarantottenne, e, quindi,troppo matura per procreare. Per cui do-vette simulare la gravidanza. Con la com-plicità, poi, dell’ostetrica Angela LaBracchiera aveva finto di “partorire”Pompilia (nata poco prima dalla vedova)e l’aveva fatta battezzare come sua. Per-ché rivelare in causa il parto simulato?Per negare al conte Franceschini il paga-mento della dote, cioè il fidecommesso di12 mila scudi, per il quale avevano insce-nato la gravidanza. E anche per recupe-rare i 700 scudi anticipati. Riuscirono soloin parte nell’intento, perché il tribunaleromano sentenziò che Pompilia aveva di-ritto alla dote ma non alla successione, ilche significa no al fidecommesso sia peri Comparini sia per il Franceschini. Il tri-plice delitto e il boia fermarono altri dueprocessi: quello di Pompilia per ottenerela separazione dal marito e quello di co-stui per farsi riconoscere l’adulterio dellamoglie: troppa domanda di giustizia?Forse. (Bibliografia minima: la vicenda è stataper la prima volta evocata nel poema L’a-nello e il libro dal poeta inglese RobertBrowning, che la ricavò da un volume dicarte giudiziarie coeve acquistato su unabancarella fiorentina nel 1860. L’ha rac-contata, poi, nella sua completezza storicaAnna Foa in Il caso di Pompilia Compa-rini, Roma, Carocci, 2003; e in Eretici.Storie di streghe, ebrei e convertiti, Bolo-gna, Il Mulino, 2004).

* magistrato

Pompilia Comparini: un femminicidio con troppa giustiziadi Antonio Cirillo*

Porgi l’altra guanciadi Alfredo Salucci