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numero 4 Il Serale 26 marzo 2012 Fate il nostro gioco Settimanale quotidiano L’azzardo è una dipendenza da 80 miliardi

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L'azzardo è una dipendenza da 80 miliardi

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Page 1: Fate il nostro gioco

numero 4

Il Serale 26 marzo 2012

Fate il nostro gioco

Settimanale quotidiano

L’azzardo è una dipendenza da 80 miliardi

Page 2: Fate il nostro gioco

Scommesse sportive

Scommesse ippicheLotto

Giochi numerici a totalizzatore nazionalePoker on line (cash)

Poker sportivo e altri giochi di abilità on lineBingoSlot machine e apparecchi

Questa pagina “vale” 79,9 mi-liardi di euro, ovvero il 3,9% delPil nazionale. Sono i soldi spesiin giochi dagli italiani lo scorsoanno. L’area verde rappresenta laquantità tornata in tasca ai citta-dini sotto forma di premi (scom-messe, lotterie o partite di pokervinte, per esempio). È il cosid-detto payout, varia molto in basealla tipologia di gioco (nel poker

on line, che mette direttamentein competizione tra loro i gioca-tori, è quasi del 100%) e copre il77% dell’area totale, ovvero circa61,5 miliardi. I rimanenti 18,4miliardi, rappresentati dalle areerosse, sono andate agli erogatoridei servizi. Questi ne hanno aloro volta versato all’erario il47%, ovvero quasi 7 miliardi dieuro.

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Giochi senza frontiereLotterie e scommesse in Italia valgono cifre da capogiro e

crescono a velocità record. Lo Stato incassa e ringraziaquella che è la quarta industria del Paese

«Bisogna prendere il de-naro dove si trova: presso

i poveri. Hanno poco, ma sono intanti». Petrolini forse non lo sa,ma la sua massima è stata seguitae messa in pratica più di quantoegli stesso non potesse ironica-mente immaginare. Per unavolta però non parliamo di tasse,ma di divertimenti.C’è una parola in Italia che fa-

rebbe pensare a tutto, tranne alfatto che si stia parlando dellaquarta industria del Paese (dietroa colossi come Eni, Enel e Assi-curazioni Generali). Questa pa-rola è “gioco”, e nel 2011 hatirato fuori dalle tasche degli ita-liani 79,9 miliardi di euro. Nelgergo del mercato si chiama ga-ming, e raggruppa un universovastissimo che va dalle lotteriealle scommesse sportive, pas-sando per le slot machine, il

Bingo e i tornei di carte on line.Tutto rigorosamente autorizzatoe gestito dallo Stato tramitel’Aams, l’autorità dei monopoli,ovvero l’ente che rilascia le con-cessioni e si pone come unico ga-rante della trasparenza deglioperatori del settore. A incassare,per conto dello Stato, ci pensa di-rettamente il capo del monopo-lio: il ministero dell’Economia edelle Finanze.

L’industria dei giochi, dati allamano, è il settore economico cheha fatto registrare la crescita piùalta nell’ultimo decennio. Nel2003 fatturava 15 miliardi di

di Nicola Chiappinelli

Dal 2003 a oggi l’industria del giocod’azzardo è cresciuta mediamentedel 23% ogni anno, dimostrandosi

immmune e anzi favorita dalla crisi

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euro; nel 2007 i miliardi diven-tano 42; quattro anni dopo eccoche la cifra è quasi raddoppiata.A essere contenti sono soprat-tutto i governi: più i cittadinigiocano, più l’erario incassa. Permetterla in termini più eleganti:«L’industria del gioco ha unapartecipazione rilevante al Pilnazionale». A sottolinearlo èEnnio Lucarelli, presidente diConfindustria Servizi Innovativie Tecnologie, il ramo della con-federazione degli industriali incui è confluita la neonata Fede-razione sistema gioco Italia, asso-ciazione che riunisce sotto ununico tetto tutte le principali im-prese del settore ludico.Il passaggio sotto l’ala protet-

trice di Confindustria è una sortadi bacio accademico per leaziende dei giochi, che si sonoviste così assegnare un ruolochiave nella crescita del sistemaproduttivo nazionale. Questamaturazione è avvenuta infatti

«sia sotto il profilo strettamenteeconomico, sia sul piano occupa-zionale e dello sviluppo indu-striale», come evidenzia ilrecente rapporto del Censis“Gioco ergo sum 2”, che poi nonpuò fare a meno di rilevare lastraordinarietà del dato, se con-frontato con «il quadro partico-larmente allarmante di altrisettori produttivi».“Quadro allarmante” vuol dire

recessione, crisi, e conseguentecalo dei consumi familiari. Ma èin questo contesto, come ricordaancora il documento del Censis,che «la spesa per il gioco subisceun’impennata straordinaria apartire dal 2004, in coincidenzacon un’offerta pervasiva ma si-cura e controllata dei prodotti».Maurizio Fiasco, sociologo e col-laboratore della Consulta nazio-nale antiusura, intervistato nelprogramma di La7 “Gli intocca-bili”, ha ben spiegato che questomodello vincente di business sifonda sul principio che «è moltopiù profittevole prendere pocodai molti, che spremere molto i

Maurizio Fiasco, sociologo della Consultanazionale antiusura osserva: «È più profittevoleprendere poco dai molti, che molto dai pochi»

Nel 2004 la spesa pro capite annuaper il gioco ammontava a 425 euro.Da allora è più che raddoppiata,superando i mille euro già nel 2010

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pochi»; così l’industria dei giochiha mirato all’allargamento «atutte le categorie sociali e a tuttele classi d’età». La battuta inizialedi Petrolini non è poi così lon-tana dalla realtà.Ecco allora il proliferare di

giochi a pronostico, lotterie, slotmachine e tornei di carte on-line. Secondo il Censis è ridut-tivo legare la crescita del settoreall’aumento dell’offerta ludica; èinvece da considerare «una con-sistente domanda [..] che indicaun variegato bisogno di compen-sare il “disagio esistenziale” ti-pico delle società post capita-listiche». Disagio che spesso,però, si presenta maggiormenteper gli effetti nefasti che produceil gioco su chi ne diventa dipen-dente. Da qualche anno i Sert cu-rano anche i malati di gioco, madallo Stato non è ancora arrivatauna risposta politica forte nellalotta alle ludopatie. Così finisceche ad arrogarsi il diritto di im-porre divieti e limitazioni algioco sono le amministrazionilocali, costrette però ad entrarein conflitto con lo Stato, unicaautorità in materia.Massimo Passamonti, presi-

dente della federazione Sistema

Gioco Italia, ricorda che i grandirisultati del settore sono statiperò ottenuti anche grazie all’e-stensione del gioco on-line,un’operazione di legalità che ha«sottratto risorse alla criminalitàorganizzata». L’invito quindi è anon demonizzare un mondo,

quello dell’azzardo, che oltre-tutto nel solo 2011 ha versatoall’erario oltre 9 miliardi di euro.Passamonti è chiaro: «Come set-tore siamo il primo contribuenteitaliano». E allo Stato va benecosì. Resta solo da chiedersiquale sarà il prezzo da pagare peraver trasformato il Paese in unenorme casinò a cielo aperto.

Massimo Passamonti, presidente dellafederazione Sistema Gioco Italia, nata afebbraio all’interno di Confindustria

La crescita si deve ancheall’estensione del gioco on line,operazione che ha «sottratto risorsealla criminalità organizzata»

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Mind theGapDisoccupati, pensionati, precari: il Gioco d’azzardo

patologico coinvolge 800mila giocatori “dipendenti” edue milioni di giocatori “a rischio”

«Partiamo da una vicendavera: la storia quotidiana

di un giocatore patologico qual-siasi. Tutte le mattine all'aper-tura del bar di paese lui è già lì.Che importa se sono le 5.30 e luilì non dovrebbe trovarcisi? Haun ruolo pubblico. Non passainosservato. E i compaesani in-fatti si accorgono della sua attra-zione fatale per quelle mac-chinette dove passa tutti i giorniore ed ore, spendendo soldi cheforse non può permettersi di per-dere. Su richiesta degli abitantidel paese, arriva una troupe tele-visiva che affronta, ridicolizza epersino ammonisce il nostro gio-catore, trattandolo come un vi-zioso e non come una personaaffetta da un disturbo del con-trollo degli impulsi severo e re-cidivante». Le parole di Daniela

Capitanucci, solerte presidentedell'And – associazione privatache si occupa di Azzardo eNuove Dipendenze – immorta-lano lo status di una fetta cre-scente ed eterogenea diconnazionali affetti da quella cheè stata piuttosto pittorescamentedefinita dal dottor GiovanniManin “sindrome da Jolly”.

Il Gap (Gioco d'azzardo pato-logico) ottiene una prima “inve-stitura” ufficiale nel 1980,quando l'Organizzazione mon-diale della Sanità lo catalogacome malattia psichiatrica: de

di Pasquale Raffaele

Il Gap è definito come una “malattiapsichiatrica” già nel 1980

dall’Organizzazione mondiale dellasanità (Oms)

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facto, una patologia che, inquanto tale, richiederebbe unapproccio preventivo di naturastrutturale ed educativa – per ca-pirci, alla stregua di qualunquealtra dipendenza, come avvieneper alcool, tabacco e droghe neiSert. Ciononostante, le ludopatienon sono al momento annove-rate fra i disturbi ai quali devonocorrispondere livelli essenziali diassistenza sanitaria (Lea), vale adire le prestazioni che il Serviziosanitario nazionale è tenuto a ga-rantire a tutti i cittadini, gratui-tamente o dietro pagamento diticket. Dunque, nel settore pub-blico, rarissime -pressoché uni-che- le eccezioni: l'OspedaleMolinette di Torino e il Policli-nico Gemelli a Roma. Il nosoco-mio capitolino ha inaugurato nel2006 un apposito day hospital,all'interno del reparto che già sioccupa dei casi di tossicodipen-denza e di abuso da alcool: all'e-poca, i ludopatici in cura pressoquesta pionieristica realtà costi-tuivano una sparuta “rappresen-tanza”, una ventina di pazienti intutto. Luigi Janiri, docente di psi-chiatria all'Università Cattolicadel Sacro Cuore di Roma e au-tore dello studio (pubblicato

sulla rivista Comprehensive Psy-chiatry) che ha avviato in Italiaterapie ad hoc per uscire dal tun-nel del gioco, sottolinea che la“scarsa consapevolezza del peri-colo” in tutti gli aspetti della vitaquotidiana costituisce il princi-pale campanello d'allarme perindividuare il potenziale ludopa-tico, aggiungendo: «Il disturboassociato al gioco d'azzardotende ad associarsi alla perdita dicontrollo, a comportamenti vio-lenti verso gli altri e verso sestessi, e a comportamenti com-pulsivi. Atteggiamenti che sonoinnalzati anche dalla voglia dinovità, e dalla ricerca di sensa-zioni nuove». Lo psichiatra equi-para poi il gioco patologico alledipendenze da sostanze stupefa-centi. Per altri aspetti è stupefa-cente anche un'ulteriore

Il disturbo tende ad associarsi alla perdita dicontrollo, a comportamenti violenti e

compulsivi verso gli altri e verso se stessi

Le ludopatie non sono annoveratefra i disturbi ai quali devonocorrispondere i Lea, livelliessenziali di assistenza sanitaria

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anche un'ulteriore considera-zione, soltanto in apparenza con-traddittoria rispetto a quanto giàdetto, che aiuta a far luce sullapsiche del giocatore patologico:«Il desiderio di perdere è piùforte della vincita. Vincere nonspinge a giocare ancora, perderemotiva un impulso inarresta-bile».Stando alla Ricerca nazionale

sulle abitudini di gioco degli ita-liani condotta dal Coordina-mento nazionale gruppi pergiocatori d'azzardo (Conagga) afine novembre 2011, 800milasoggetti sarebbero dipendenti dagioco d'azzardo, mentre quasidue milioni di giocatori vengonocatalogati come “a rischio”.Aspetto niente affatto secondarioè l'estrazione sociale dei ludopa-tici, dal momento che cresce lafetta di lavoratori precari (9,1

%), disoccupati (9,5%) e pensio-nati (11,1%). All'interno delcampione che ha dichiarato diaver giocato almeno una voltanell'ultimo anno (il 71% degliinterpellati), la maggioranza(76,4%) è di sesso maschile, afronte di un 67,6% di giocatrici.Cifre che comunque mostranoabitudini piuttosto divergenti:mentre gli uomini giocano inprevalenza a Totocalcio, slot ma-chine, scommesse nelle agenzie,videolottery, casinò e giochi dicarte, le donne prediligono Supe-renalotto, Lotto, Gratta e Vinci,giochi telefonici, lotterie e ilneonato Win for Life.Ad ogni modo, la condizione

insindacabilmente più scottanterisulta quella dei minorenni pa-tologici, un esercito capace di re-clutare all'incirca 100milagiovani leve. Eloquente il quadrodelineato dal dottor Luca Ber-nardo, direttore del dipartimentodi Pediatria dell'ospedale Fatebe-nefratelli di Milano: «Molti ra-gazzi tra i 12 e 17 anni giocanod'azzardo, spendendo circa 30-50

In foto cataste di lotterie e gratta e vinci suiquali molti ragazzi tra i 12 e i 17 anni giocano

d’azzardo, spendendo circa 30-50 euro al mese

Un esercito di 100mila giovani leveogni anno: tra i ludopatici, lacondizione più preoccupante èquella dei minorenni

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euro al mese in gratta e vinci,slot machine e poker online».Spaventosi i dati snocciolati dallospecialista, secondo i quali la dif-fusione del gioco d'azzardo fra iminori cresce a una media del13% annuo. Tristemente, in que-sta poco onorevole graduatoriaprimeggiano –a conferma di unpiù generale e ormai atavico qua-dro di arretratezza dell'area- leregioni meridionali: su tutteCampania (con il 57,8% di“baby” giocatori), Basilicata(57,6%) e Puglia (57%). Numeriche stridono, e non poco, con lacampagna “Giovani & Gioco”lanciata nel novembre 2009 nellescuole superiori dall'Ammini-strazione autonoma dei mono-poli di Stato (Aams), l'organo delministero dell'Economia e delleFinanze addetto alla gestione delgioco pubblico; scopo precipuodell’iniziativa è infatti «sensibi-lizzare i ragazzi non ancora mag-giorenni sui rischi del giocopatologico facendo si che cia-scuno possa diventare un adultoin grado di comprendere che lamisura è la migliore soluzioneper giocare divertendosi ed evi-tare pericolose conseguenze». Unpaio di perle tratte dal dvd dif-

fuso negli istituti scolastici, sa-piente miscuglio di pura pedago-gia e – soprattutto – di spiccatofunambolismo lessicale, attiranoimmediatamente l'attenzione:«Evolve chi si prende una giustadose di rischio, mentre è punitochi non rischia mai o chi rischia

troppo!», oppure «Ci si attaccaalla rete, al cellulare, alle slotmachine o ai videopoker par-cheggiati nei bar per dare rispo-sta al primordiale bisogno divincita che l'essere umano ha insé». Antropologia da bar, anzi, dasala giochi dei bar.

È necessario «sensibilizzare i ragazzi nonancora maggiorenni sui rischi del gioco e sul

fatto che la misura è la soluzione per divertirsi»

Le regioni del sud scommettono dipiù: su tutte Campania (con il 57,8%di “baby” giocatori), Basilicata(57,6%) e Puglia (57%)

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La fallacia di Montecarlo èl'incorretta attribuzione disignificato ad alcuni eventi

che l'individuo credeporteranno ad una vincita

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La distorsione del doloreCome funziona la dipendenza dall’azzardo e con qualitipologie di approccio: Mauro Enrico Orrù* ci spiega cosasuccede nella testa dei giocatori più incalliti

PUOI SPIEGARCI COSA SONO L’ILLUSIONE DICONTROLLO, DEFINITA DA LANGER NEL 1975,

O L'ASPETTATIVA DI SUCCESSO PERSONALE E LACOSIDDETTA FALLACIA DI MONTECARLO CHE COHENINDICA NEL 1972, CHE SONO I DUE FATTORIPORTANTI DELLA TUA RICERCA?Il paradigma teoretico adottato per questo

studio è quello di Ladouceur e Walker, checategorizza l'irrazionalità del giocatore d'azzardoin due fattori: l'illusione di controllo è, nelladefinizione di Langer (1975), la credenza che leabilità dell'individuo possano influire sull'esitodi eventi determinati dal caso. Il classicoesempio sono quei giocatori che pensano diessere "bravi" a tirare i dadi.La fallacia di Montecarlo è invece l'incorretta

attribuzione di significato ad alcuni eventi chel'individuo crede porteranno ad una vincita.L'esempio di questa sindrome è la comunecredenza che si possa avere un giro fortunato, oche se si perda un certo numero di volte prima opoi si vincerà, o che il lunedì è un giornosfortunato per giocare. Entrambi i gruppi dicredenze sono stati osservati eriportati in vari tipi di giocatori(casinò, ippica eccetera). Lo studioche io ho condotto era voltoall'analisi della relazione tra lagravità del problema di gioco el'esistenza delle distorsioni cognitive neigiocatori online. In parole povere, si volevaanalizzare se persone che hanno un problema di

di Luigi Loi

*Psicologo, ha conseguito il Master inPsicologia delle Dipendenze presso la Lmudi Londra. Ora lavora nel marketing di un’azienda che promuove il gioco responsabile

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gioco più serio avessero ideazioni e credenzapiù erronee di altri giocatori la cui vita è menoaffetta dal gioco.PERCHÉ HAI SCELTO UN APPROCCIO

COMPARATIVO PER IL TUO LAVORO, CIOÈ VARIGRUPPI DI GIOCATORI DI DIVERSE NAZIONALITÀ?La metodologia e le pratiche di reclutamento

dei partecipanti sono basate su duesupposizioni. Il medium adottato, unquestionario online, garantisce l’anonimità delpartecipante e risulta un esperienza piùorganica per l’individuo: un giocatore online sitrova ad interagire con internet per lunghiperiodi e ad avere dei periodi di attesa duranteil gioco ad esempio l’interruzione tra primo esecondo tempo in una partita di calcio. Inoltre,si è voluto investigare se lo status legale delgioco d’azzardo online influisse sulla gravità delproblema e delle cognizioni relative al gioco. Sisono scelti tre paesi dove la legislazione inmateria di gioco online varia dalla piùpermissiva al mondo (Regno Unito), a unmercato mediamente regolato e dove tuttorapersiste la presenza del gioco cosiddetto “innero” è consistente (Italia) ed un paese dove ilgioco online è in una situazione di monopolio eil gioco nero raggiunge volumi molto grandi(Grecia) perché altri operatori non possonoottenere una licenza. Penso che sia correttosostenere che la libera disponibilità dideterminate cose, facilità l’uso delle stesse,come sostenuto da Griffiths: in paesi o societàdove il gioco d’azzardo è meno stigmatizzatopiù individui ne fanno uso, il che aumenta lapossibilità di problematiche legate al gioco.PUOI FARCI ALCUNI ESEMPI DI DOMANDE POSTE

NEL QUESTIONARIO LIBERO CHE HAI SOTTOPOSTO AIGIOCATORI?

«Il Regno Unito è loStato con lalegislazione piùpermissiva del mondo»

«Nei Paesi dove ilgioco è stigmatizzato,più individui sonospinti a farne uso»

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Il questionario non è libero. Ho scelto diutilizzare due strumenti largamente validati inmolte popolazioni ma mai usati specificamentein Italia e Grecia. Ogni partecipante inoltredoveva fornire informazioni quali genere, età,metodo di gioco preferito e importo giocatotipicamente in una settimana.Il Problem Gambling Severity Index consiste

di nove domande la cui risposta varia da “mai”(0 punti) a “quasi sempre” (3punti). Sulla basedel punteggio totale, il partecipante vienecategorizzato come un giocatore non patologico(0 punti), a basso rischio (1-2 punti), a rischiomoderato (3-7 punti) o patologico (8 o piùpunti). Alcune domande in questo strumentosono: Pensando agli ultimi 12 mesi, quantevolte ti è capitato di giocare più di quantopotessi permetterti di perdere?Oppure pensando agli ultimi 12 mesi, quante

volte hai rigiocato per cercare di rivincere isoldi persi in precedenza? Ancora quante voltehai avuto dei soldi in prestito o venduto dellecose per avere dei soldi da giocare?Il secondo questionario il Gamblers’ Beliefs

Questionnaire contiene 21 domande, conrisposte da “sono completamente d’accordo” a“sono completamente in disaccordo”, volte amisurare le distorsioni cognitive legateall’illusione di controllo e la fallacia diMontecarlo. Per ogni partecipante vengonocalcolati tre punteggi: un totale di tutte ledomande ed un punteggio per ciascun fattore.Alcune domande sono: considero il giocod’azzardo una sfida? Se sto giocando eperdendo, devo continuare a giocare per nonperdere l’opportunità di vincere?LE DIFFERENZE CHE HAI RISCONTRATO TRA I

GIOCATORI PROVENIENTI DALL'ITALIA E AD ESEMPIO

«Il “Gamblers’ BeliefsQuestionnaire” è usato

per misurare ledistorsioni cognitive»

«Il “Problem gamblingseverity index” serve acatalogare secondo ilgrado di dipendenza»

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DALLA GRECIA E DALL'INGHILTERRA?In questo studio, abbiamo osservato una

differenza statisticamente significativanell’incidenza di problemi di gioco tra le trepopolazioni, laddove sembra che l’incidenza siamaggiore in giocatori italiani e greci e minorenei partecipanti del Regno Unito. Per quantoriguarda le distorsioni cognitive, entrambi ifattori hanno maggiore incidenza sul gruppoBritannico che negli altri due gruppi. Inoltre,non si è rilevata una differenza significativanella presenza di ideazioni erronee tra i varitipi di giocatori britannici, il che suggerisce chein un paese dove il gioco d’azzardo è piùdisponibile e meno stigmatizzato, le credenzesu di esso sono generalmente più fallaci ma nonlegate alla dipendenza dal gioco. Neipartecipanti italiani si è rilevato che i giocatorionline patologici mostrano più idee fallaci deigiocatori non problematici, come dimostrato inaltri paesi ed in altri tipi di giocatori. Lo stessoprofilo è stato rilevato nei partecipanti greci.

CI SONO PROBLEMATICHE DIASTATICHE CHE SISOMMANO ALLE GIÀ PRESENTI PROBLEMATICHE DIGIOCO, NELLE ESPERIENZE DA TE OSSERVATE?

In nessun campione si sono osservatevariazioni nell’incidenza del gioco patologico odelle ideazioni dovute a genere, tipo di gioco,importi spesi ed età media, il che potrebbesuggerire che il problema è generalizzato. Unaconsiderazione da fare è comunque che moltoprobabilmente la maggior parte dei giocatoriche hanno partecipato appartiene a similiestrazioni socioeconomiche avendo accesso aduna connessione ad internet, carte di credito ecapaci di operare il loro conto gioco online.

LE CONCLUSIONI DEL TUO LAVORO?

«La maggior parte dichi ha partecipato altest ha acccesso ainternet e ha un conto»

«La dipendenza dalgioco è maggiore initaliani e greci eminore in Inghilterra»

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Questo lavoro è servito a corroborare la tesiche vi è una correlazione tra distorsionicognitive e gioco problematico, che acognizione corrisponde comportamento. Cisono delle differenze tra giocatori in diversenazioni e differenze tra giocatori problematici enon.Questo studio suggerisce delle aree di

indagine che possono essere approfondite conmetodologie più qualitative che quantitative:ora sappiamo che giocatori in diverse nazionipresentano diverse incidenze di giocopatologico e distorsioni cognitive, ma quale è ladirezione di questa correlazione? L’ambienteinfluenza il comportamento di gioco patologicoche gradualmente livella le ideazioni oviceversa, la componente sociale influenza lecognizioni relative al gioco che muovono ilgiocatore verso l’estremo patologico dellospettro d’analisi? Una ulteriore ricerca èsicuramente necessaria e si suggerisce che siaeseguita in paesi dove lo status legale del giocod’azzardo è in via di cambiamento ad esempioSpagna, Francia e Danimarca.

«C’è una correlazionetra distorsioni

cognitive e giocoproblematico»

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L’ultima delle dipendenzeLe videolotterie arrivano in Italia nel 2010: sono piùsicure, garantiscono più guadagni e producono nuovi

giocatori

Bar, ciliegie, prugne, campa-nelle e sette numerici oggi

valgono 44,9 miliardi di euro.Tra varianti e modelli base, tutticonoscono le comma 6 del Testounico delle leggi di pubblica si-curezza (Tulps), altrimenti detteslot machines. Ma, come pure ilmiglior democristiano, anche le“mangiasoldi” si sono evolutecon conseguenze dannose.Nel gennaio 2008 le slot, regi-

strate negli archivi Aams sotto lavoce “Apparecchi” e nel Tulpscome comma 6a, contribuisconoda sole al 40% delle entrate lordedel monopolio con una media di1 miliardo e 800 milioni di euro.Vista la facile corruttibilità deisistemi di gioco e della mecca-nica stessa degli apparecchi,nell’aprile dello stesso annofanno il loro esordio le cosiddette

Newslot, giuridicamente cono-sciute come le comma 6a. I loroobiettivi sono chiari fin da su-bito: diversificare l’offerta deigiochi e impedire la manomis-sione del sistema, specie tramitel’utilizzo di una scheda elettro-nica che riconosce solo i segnalidel provider di rete e in assenzadei quali (quindi in stato di ma-

nomissione) si blocca automati-camente. Pur continuando acontribuire in modo decisivo agliincassi erariali, le Newslot cimettono però poco tempo a rico-noscere anche “altri” segnali:

di Lorenzo Ligas

Prima le Slot, poi le Newslot e nel2010 anche le Videolotterie, regine

d’Europa: l’industria degli“apparecchi” è sempre incinta

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proliferano perciò telecomandi“svuota-hopper” (l’hopper è lacassa di una slot), schede elettro-niche false, macchinari costruitiapposta per essere manomessi.Nel maggio 2009 la sfida è persae le Fiamme Gialle annuncianoun’evasione erariale di oltre 25milioni di euro.Sotto la spinta di chi chiede

maggior sicurezza per i giocatorie per i concessionari, nel 2010 siaffacciano in Italia le Videolotte-rie, presenti sul mercato europeodal 2006 e su quello mondiali dametà degli anni ’90, chiamate piùsinteticamente Vlt e riconoscibilia occhio nudo per l’assenza ditasti. Questa nuova generazionedi slot, le comma 6b, provano arisolvere il problema della cor-ruttibilità del sistema, poiché eli-minano le schede elettroniche ebasano tutto sulla rete dell’Aams.Il gioco avviene quindi comple-tamente online e la vincita è co-stituita non più dalle monetecontenute nell’hopper, ma da unvoucher da riscuotere alla cassadel gestore. E dal punto di vistadelle tasche del monopolio distato le videolotterie diventanoin meno di un anno la leva ingrado di spingere i guadagni

degli “apparecchi” fino al 57%:da 555 milioni del mese di gen-naio a quasi 1 miliardo e mezzodel mese di dicembre. L’incredi-bile incremento delle giocate ètanto più sorprendente se si con-sidera che le giocate alle Vlt nontolgono giocatori alle vecchieNewslot: un esercito di nuoviclienti ha popolato le sale bingoe le sale scommesse e si è subitoaffezionato al nuovo giocattolo. Qual è il segreto del successo

delle Vlt? Se il sistema sembrainfatti essere immune dalle ma-nomissioni del passato ed èquindi possibile dichiararlo piùsicuro, la sicurezza del giocatorein termini di dipendenza dallemacchine da gioco ne esce in-vece fortemente ridimensionata;e le differenze con le Newslot lodimostrano. Non esiste più il

Le Vlt risolvono alcuni problemi di sicurezzache affliggevano i vecchi apparecchi, ma hanno

aumentato la dipendenza di chi gioca

Da 500 milioni del 2010, le Vlthanno fatto incassare all’erario quasiun miliardo e mezzo di euro nel solo

mese di dicembre

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tempo partita (che con lecomma 6 oscilla tra i 4 e i 7 se-condi) e non esiste più, aggravatolo scorso luglio dallo sdogana-mento del cash online, il mas-simo di denaro introducibilenella macchina, massimo checon le vecchie slot ammontava a2 euro (1 euro a partita). Le Vltinoltre permettono non solo diinserire una qualsiasi quantità didenaro, ma prospettano al gioca-tore vincite fino a 5mila euro apartita, subito rimborsabili grazieall’emissione del voucher, piattoben più ricco rispetto ai 100 euroa partita offerti da una Newslot.

La dipendenza daVlt è più forte ed èanche spronata dallapresunta percen-tuale di vincita di-chiarata dall’Aams:85% contro il 75%delle vecchie mac-chine. A questo in-centivo si aggiungache, mentre alle

vecchie comma 6 era vietata l’of-ferta del gioco del poker e deisuoi surrogati, le videolotteriepossono comprenderlo in tutteforme. Da soli tuttavia questi dati non

spiegano del tutto il successo nu-merico delle Vlt. Occorre un ul-timo tassello, o meglio, un’ultimaderoga agli articoli del Tulps cheregolavano più fermamente leNewslot: in 100 metri quadrati

ora possono infatti essere collo-cate ben 30 macchine, 10 in piùrispetto alla disciplina riguar-dante le comma 6 (nel cui casoc’è anche l’obbligo di diversifi-care il tipo di slot). Novomatic adesempio, l’azienda austriaca re-gina nella produzione di video-lottery in Italia, dall’ottobre 2010all’ottobre 2011 ha messo sulmercato quasi 30mila Vlt cheportano a un totale di circa70mila se sommate a quelle dialtre aziende. E le altre compa-gnie sono: Barcrest (Inghilterra),Bally (Usa), Spielo (Canada), In-spired (Inghilterra). Sono questii maggiori produt-tori e, come si nota,sono tutti esteri. L’I-talia è ferma allaproduzione di New-slot; ferma per mododi dire, dal mo-mento che il giro diaffari legato ai mac-chinari di vecchiagenerazione è sìstato minacciato, ma al con-tempo quasi per nulla intaccatodall’arrivo delle Vlt.

Le Vlt aumentanoil monte dellevincite a 5milaeuro di cui 1000sono subitorimborsabiligrazie ai voucher

La legislazione èpiù elasticarispetto alle

Newslot: in 100mq possono stareben 30 Vlt, 10 in

più delle Slot

Novomatic è l’azienda regina della produzioneeuropea e italiana di Vlt: nel solo ottobre 2011

ha messo sul mercato 30mila apparecchi

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Quando a giocare è la mafiaDietro la quarta impresa italiana si nasconde il potere di ben 41clan: da Reggio a Milano, la criminalità organizzata è diventatal’undicesima concessionaria a gestire l’azzardo.

Il clan dei Valle-Lampada aveva collocato slot evideopoker in 92 locali di Milano e provincia, conprofitti tra i 25mila e i 50mila euro al giorno

di Michela Mancini

Nel Vocabolario Domestico, del 1841, allavoce gamorra si legge: «È giuoco proibito

dalla legge, che si fa da vili persone; ed anche ilLuogo stesso dove si giuoca». La strettarelazione che unisce gioco d’azzardo ecriminalità organizzata ha origini lontane,quando ancora il gioco era consideratoun’attività illegale. Il fiuto delle mafie per gliaffari non è una novità: quando l’industria dellasperanza è stata affidata allo Stato, lacriminalità si è adeguata alle nuove regole. La“quarta impresa” italiana, quella del gioco, frale poche con un bilancio sempre in attivo,dietro le esorbitanti cifre di fatturato legale,nasconde – mantenendoci prudenti – diecimiliardi di profitti illegali. Sono ben 41 i clanche gestiscono il business del gioco d’azzardo:dai Casalesi di Bidognetti ai Mallardo, daSantapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava,dai Lo Piccolo agli Schiavone. Come suggerisceil dossier di Libera Azzardopoli: «Le mafie suigiochi si accreditano ad essere l’undicesimoconcessionario “occulto” del Monopolio diStato». Un’infiltrazione nell’intero tessutonazionale. Sono dieci le Dda che nell'ultimoanno hanno effettuato indagini a riguardo:Bologna, Caltanissetta, Catania, Firenze, Lecce,Napoli, Palermo, Potenza, Reggio Calabria,Roma. In totale si stima che oltre il 9% dei beni

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sequestrati ai clan riguardano agenzie discommesse e sale giochi. Perché l’industria dei giochi fa tanta gola alle

organizzazioni criminali? Oltre a garantireingenti profitti, tali attività sono per le mafiefondi puliti di investimento: una vera e proprialavanderia di soldi sporchi. Sono proprio ivertici dei Monopoli a spiegarci come lacriminalità abbia imparato a muoversi ancheper vie legali: «Le più recenti indagini dellaGuardia di Finanza hanno mostrato che lemafie, in conseguenza della crescente e rapidadiffusione di centri scommessa del tutto legalisotto il profilo formale, intervengono in formaocculta o proponendosi come soci, investendonel settore legale i proventi derivanti dalmercato nero». Un altro buon motivo perinserire la voce “gioco d’azzardo” nel bilanciocriminale è l’innata capacità di reclutarepotenziali perdenti, talmente indebitati dafinire nelle morse dell’usura. Al tavolo non manca nessuno: camorra,

ndrangheta, cosa nostra e Sacra Corona Unitagestiscono un enorme giro d’affari, marcando laloro presenza nei diversi ambiti del giocod’azzardo. Come sottolinea la relazionedell’Antimafia del 2010, la criminalità mafiosasi è concentrata innanzitutto nei settori piùlucrosi, quali la gestione e l’alterazione dellecosiddette macchinette. Si legge nel rapporto:«Come accertato, gruppi criminali mafiosi sisono mossi utilizzando gli strumenti per loropiù funzionali e quindi costringendo gliesercenti, con la forza dell’intimidazione, anoleggiare gli apparecchi dalle ditte vicine aiclan, ma hanno fatto anche ricorso, peraumentare gli introiti, alla gestione diapparecchi irregolari». Un esempio concreto losi può evincere dalle pagine della recente

Un’attività capace direclutare potenzialiperdenti, generando

nuove vittime di usura

Per le mafie l’industriadei giochi è una vera epropria lavanderia di

soldi sporchi

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inchiesta coordinata dal pool di Ilda Boccassiniche ha indagato sugli affari del clan Valle-Lampada, piccola grande fetta di ndranghetatrapiantata a Milano. Il clan aveva collocatoslot-machine e videopoker in 92 locali diMilano e provincia, per un totale di 347macchinette. I ricavi, stando alle indagini, siaggirerebbero tra i 25mila e i 50mila euro algiorno, di cui una parte consistente sarebbedovuta finire nelle casse erariali. Le casse delloStato quei soldi non li hanno mai visti perché lemacchinette installate risultavano fuori normae al Monopolio venivano trasmessi dati falsati. IValle-Lampada si preoccupavano di modificarele schede delle macchine, staccandole così dallarete che avrebbe permesso il controllo da partedell'Aams, e inoltrefalsavano le dichiarazioni diinstallazione. Alcunemacchine, non essendoregistrate dagli esercenti,erano praticamente invisibiliall’ente regolatore, dandoorigine ad incassi occulti. Una pratica lucrosa afronte di bassissimi rischi, poiché la sanzioneamministrativa prevista per punire il reato è dicirca mille euro, una cifra irrisoria rispetto alguadagno prodotto da una macchinetta noncollegata. Ad agevolare le attività del clan sonostati proprio coloro che avevano l’incarico dieffettuare i controlli, accettando pagamenti innero per chiudere un occhio davanti leirregolarità. Dalle indagini della Dda di Milanoemerge, infatti, un particolare di non pocorilievo: una delle dieci concessionariedell’Aams, la Gamnet Srl, piuttosto che vigilare

Gli apparecchi , nonregistrati, generanoincassi occulti. La

pena? Circa mille euro

Nella pagina a fianco Ilda Boccassini. Il pm haindagato sugli affari dei Valle-Lampada, unapiccola fetta di ndrangheta trapiantata a Milano

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sull’operato del clan, ha ricevuto dai Lampada ilpagamento di un debito di circa 750mila eurodi denaro contante. Erano sempre i Lampada aritirare le monetine presso le apparecchiature,intascandosi sia i guadagni invisibili all’Aams,sia quelli di cui il Monopolio era informato. «Inquesto quadro – si legge nell'ordinanza dellaprocura di Milano – abbiamo un concessionarioche è perfettamente a conoscenza del fatto cheuna delle sue controparti è finita arrestata perassociazione mafiosa e usura, che è aconoscenza del fatto che i Lampada proseguonoa ritirare monetine non loro senza consegnarenulla e che vanta crediti per due milioni dieuro». Una situazione, scrive il gip Gennari«che avrebbe dovuto portare il concessionariopubblico a presentare una denuncia einterrompere il rapporto con le società deiLampada, che invece viene gestita con una seriedi pagamenti cash per migliaia di euro». Escrive concludendo il gip di Milano «si è corsoil rischio di vedere a fianco della Snai o altrisoggetti simili una banda di mafiosi gestire lescommesse su incarico dello Stato».

Il quadro non è rassicurante: i clan gestisconole sale Bingo, i punti scommesse, le bischeclandestine; impongono con l’intimidazione ilnoleggio di macchine manomesse; alterano lecorse ippiche attraverso accordi occulti con lescuderie, minacciando i fantini o dopando icavalli. Tutte attività di cui in fondo nonrimaniamo sorpresi. Ma la criminalitàorganizzata si nasconde soprattutto dietro lepiccole banali abitudini della gente comune.Cosa c’è di più innocuo di un gratta e vinci? Iclan, per riciclare denaro sporco, sono pronti acomprare dai normali giocatori i bigliettivincenti, pagando loro un sovraprezzo che vadal cinque al dieci per cento. Hai vinto mille

Per riciclare compranobiglietti delle lotterie

vincenti, offrendo piùdel premio stesso

I clan gestiscono saleBingo, punti

scommesse e bischeclandestine

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euro? Loro te ne danno 1050 in cambio. Ildossier di Libera spiega il meccanismo con cuiavviene l’attività di riciclaccio: «Esibendo alleforze di polizia i tagliandi vincenti di giochi elotterie possono infatti giustificare l’acquisto dibeni e attività commerciali. Eludendo così isequestri. Da un punto di vista strettamentegiuridico l’escamotage è praticamenteinattaccabile: nel caso di sequestri patrimoniali- e in particolare quelli fatti come misura diprevenzione, derivazione di norme antimafiaallargate – l’accusa non ha l’onere della provaper dimostrare l’illecita accumulazione dicapitali. Tocca invece alle difese dimostrare laliceità dei soldi esibendo le prove». Ad adescare i “clienti” ci pensano i gestori dellerivendite del Lotto oppure i titolari delleagenzie di scommesse. Il giocatore vincentenon si lascia pregare: le mafie pagano subito edi più. La criminalità organizzata vince dovefallisce lo Stato, come sempre, da millenni, lastoria è sempre la stessa. Dal 1841 poco ècambiato: si modificano le leggi, aumentano iprofitti, il confine tra legalità e illegalità si fasempre più labile, nuovi giochi nascono ognigiorno promettendo paradisi artificiali, semprepiù persone affidano la propria sorte allescommesse, altre distrattamente controllano unbiglietto del Lotto. Lo Stato chiude gli occhi e,eludendo i controlli, rinuncia ad incassi chenon potrebbe permettersi di rifiutare. E lemafie? Approfittano dell’euforia e rilanciano. Lo Stato chiude gli

occhi, perde incassi, lemafie approfittano e

rilanciano

Il vincente non silascia pregare: la mafiapaga di più e subito. L’escamotage è perfetto

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Lo Stato si morde la coda

Sulla testa delle dieci conces-sionarie che gestiscono le

Newslot per conto dell’Aams,pende una sentenza della Cortedei conti di ben 2,5 miliardi dieuro. Una sentenza, emessa loscorso 20 febbraio, che rischia –se confermata in appello – diportare al fallimento le più pic-cole delle dieci aziende conven-zionate con il Monopolio diStato. La Corte dei conti, organo co-

stituzionale con funzioni di con-trollo, altro non è che un giudice“speciale” nelle materie di conta-bilità pubblica. La sentenza, chenon colpisce solo le concessiona-rie, ma prevede sanzioni ancheper l'ex Direttore generale deiMonopoli di stato Giorgio Tino(ben 6 milioni di euro) e per ilDirettore dei Giochi, AntonioTagliaferri (poco più di 2,5 mi-lioni), è segno che nei conti delloStato c’è qualcosa che non va. Le multe sono relative alla vi-

cenda delle cosiddette “maxi pe-nali” chieste dalla procura per il

periodo 2004-2006. Secondo lasentenza della Corte, le conces-sionarie, in quel dato lasso ditempo, non avrebbero collegatole loro slot alla rete telematica diproprietà dello stato, gestita daSogei. Mancanza che avrebbereso di fatti impossibile quanti-ficare (e controllare) i guadagniderivanti dagli apparecchi di in-trattenimento. La vicenda giudi-ziaria comincia nel 2007, quandola procura regionale del Laziodella Corte dei conti inoltra agliundici concessionari una richie-sta di risarcimento di 98 miliardieuro, contestando loro un “pre-sunto danno erariale”, presuntoperché non essendo collegati gliapparecchi alla rete telematica èimpossibile fare una stima deldanno alle casse dello Stato. Una cifra enorme che secondo

la Procura deriva dalla "mancataapplicazione di penali" ai 10 con-cessionari. Le slot non collegatealla rete dei Monopoli di Statonel periodo 2004-2006 nonhanno però causato né danni

La Corte dei conti condanna a 2,5miliardi le concessionarie diNewslot e le più piccole destinate alfallimento: per colpa di chi?

di Michela Mancini

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erariali né cali della raccolta.Come? Grazie ad un meccani-smo che lo Stato si è inventatoper evitare perdite, sentendopuzza di bruciato. Il meccanismo è quello del for-

fait fiscale, cioè una somma fissaa carico dei concessionari, pas-sata negli anni da 155 a 280 eurogiornalieri. Un contributo che hainvece prodotto un surplus di787 milioni di euro rispetto alleprevisioni: è quanto mostrano idati di incasso erariale contenutinei bilanci di previsione annuale2004, 2005 e 2006, messi a con-fronto con le entrate a consun-tivo.

La sentenza della Corte deiConti, con i 2,5 miliardi di eurochiesti ai dieci concessionari,mette fine ad prima battaglia le-gale. Il ricorso in appello daparte delle concessionarie è giàpartito.Le società non ci stanno, tanto

da affermare d’essere vittime diuna sentenza ingiusta: «Rite-niamo sorprendente e del tuttoingiustificata la sentenza dellaCorte dei conti che condanna iconcessionari al pagamento disomme esorbitanti per un pre-teso e non dimostrato danno ar-

recato allo Stato, conseguito apresunti ritardi e mal funziona-mento della rete nei primissimitempi dell’avvio della conces-sione» hanno dichiarato all’in-domani della sentenza di primogrado. Le aziende si sono difeseaffermando che «si sono trovatiad agire in una condizione asso-lutamente sperimentale e le cuidifficoltà non erano preventiva-mente prevedibili». Per ora, stando alla prima sen-

tenza, di certezza sembra esser-cene una sola: c’è una battaglia incorso tra coloro che avrebberodovuto “far la guardia” per contodello Stato (Aams e concessiona-rie) e un altro Stato (Corte deiconti) che li rincorre processan-doli. Un sistema, insomma, che simorde la coda.

«È un preteso e non dimostratodanno allo Stato»: le societàprotestano e affermano di esserevittime di una sentenza ingiusta

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«Monoligopolio»Le grandi concessionarie schiacciano lepiccole e il Monopolio diventa di pochi

Se a capo di tutto il sistema c’è l’Aams, schiacciatetra l’incudine ed il Preu e costrette a sopravviverein un’oligarchia, ci sono le società concessionarie

di Filippa Deditore

Dal 2006 la giungla delgioco d’azzardo ita-

liano è stata spostata sottol’ombrello istituzionaledell’Aams. La giungla cioèha cambiato solo i suoi pro-tagonisti, che ora sono con-cessionarie, gestori,produttori ed esercenti, maè rimasta giungla. Una giun-gla piramidale.

Se a capo di tutto il si-stema c’è l’Aams, schiac-ciate tra l’incudine ed ilPreu e costrette a sopravvi-vere in un regime concor-renziale oligarchico, ci sonole società concessionarie;soggetti che, dopo avervinto la gara bandita dal-l’Aams, si aggiudicano il di-ritto al gioco. I giochi sonotanti e diversi e le conces-sionarie possono occuparsidi più prodotti contempora-neamente: per le di Newslote Vlt sono Lottomatica,Snai, Sisal, Cirsa, Codere,Cogetech, Gmatica, Game-

net, Bplus, Hbg, ma per icosiddetti “giochi a di-stanza” (quelli giocati inrete) se ne contano più disessanta. Gestire il diritto algioco vuol dire mettere incollegamento il gestore deigiochi con i luoghi in cuiessi vengono venduti. Nelcaso dei giochi a distanza,ad esempio, il luogo dovevengono venduti è un sitoche fa capo alla stessa so-cietà concessionaria. Nelcaso invece degli “apparec-chi” la concessionaria sipone tra il gestore e gli eser-centi: locali, bar, pub, salededicate.

I gestori fino al 2003erano i soggetti che com-pravano le macchine daiproduttori e, tramite i nullaosta, le distribuivano agliesercenti. Nel 2003 la pote-stà sui nulla osta è stata tra-sferita alle concessionarie,limitando ad acquisto e di-stribuzione il ruolo dei ge-

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midale in cui il ricavatodegli apparecchi viene spar-tito secondo queste percen-tuali: il 74% va in vincite, il5% all’esercente, un altro5% al gestore, il 15% è as-sorbito dal Preu, infine l’1%alle concessionarie. In teo-ria quest’ultime figuranocome il padre padrone dele-gato che detta leggi, tempi emodi di gestione del gioco.In pratica le regole del mer-cato sono ancora in mano aigestori in virtù del loromaggior radicamento sul

territorio. Nel 2011 inoltrele concessionarie sono statedall’Aams investite della re-sponsabilità, che prima eratutta dei Monopoli, di con-trollare l’operato di gestoried esercenti, d’infilarsi cioètra i due ingranaggi piùstretti della catena e sorve-gliare più da vicino il mer-cato del gioco. Fare i controlli con una

certa efficienza vuol dire ri-tagliare un ruolo appositoall’interno dell’azienda, as-sumere e ridisegnare il per-sonale, aggiungere nuovicosti alla gestione della con-cessionaria. Tutti costi cheAams ha volentieri spostatodai suoi bilanci nel mo-mento in cui sul mercato sisono affacciate le Vlt e lapromessa che le accompa-gnava: 85% in vincite. Cosìle concessionarie, strette tral‘1% di ricavi e responsabi-lità che non dovrebbero es-sere loro, hanno trovato un

modo agile e convenienteper sopravvivere: il supergestore. Il super gestoreconsiste in un consorzio trala società concessionaria eun gestore, è, come precisaRiccardo Maestrelli (consi-gliere nazionale di Astro),una «convergenza fisiolo-gica tra le esigenze indu-striali del concessionario (oalmeno di alcuni), e quelle

Il super gestore consiste in un consorzio tra la societàconcessionaria e un gestore, è «una «convergenza fisiologica tra leesigenze industriali del concessionario e quelle del proprietario»

Le concessionariedevono controllare,ma fare i controllivuol dire assumere esegnare nuove spese

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del proprietario di slot» cheè più radicato sul territorio.Per le concessionarie questosignifica avere accesso aquel 5% di ricavi che spettadi norma ai gestori, un van-taggio non da poco.

Nel 2012 scade il con-tratto stipulato nel 2006: seianni in cui Aams ha gestitocon confusione alcuniaspetti del mondo del giocod’azzardo lecito. La sen-tenza della Corte dei conti(che multa di 2,5 miliardi ledieci concessionarie pernon aver contenuto neitempi previsti l’allaccia-mento delle slot alla rete deiMonopoli) ne è una prova.E ne sono prova anche gliarticoli, contenuti nell’ul-timo Decreto fiscale, cheimpongono all’Aams con-trolli antimafia più efficaci;ciò va in completa contro-tendenza con quanto stabi-lito proprio dai Monopolinel 2011, quando cioè avevaconsentito alle concessiona-rie di autocertificare le vi-sure antimafia.

Ed è ancora prova di con-

fusione il fatto che le con-cessionarie più piccolespesso fatichino nella coabi-tazione forzata con colossicome Lottomatica e Sisal. Laprincipale differenza sta neiprodotti offerti. Se infatti leconcessionarie minori si oc-cupano, ad esempio, dibingo newslot e vlt, quellemaggiori hanno dalla loronon solo bingo, slot e vlt,ma anche Lotto, lotterie,gratta e vinci, nonché ter-minali e strutture più dif-fusi. È quindi più probabileche un esercente, costrettoa scegliere, supponiamo, perragioni di spazio tra due ap-parecchi di concessionariediverse, scelga la concessio-naria che fornisce la mag-gior parte dei prodotti. Sitratta di una leva forte e pe-ricolosa che per naturaesclude i pesci più piccoli eche trasforma, con il regola-mento attuale, il monopolioin un oligopolio.

Nel 2012 scade ilcontratto del 2006: sei

anni in cui Aams è stataconfusa e imprecisa

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Gambler per lavoroIntervista a un giocatore professionista di poker: riflessioni,ambizioni, privazioni e debolezze di un grinderventicinquenne

“Valore atteso”, “varianza”, “breve e lungo periodo”:perché si verifichi una corrispondenza tra abilità eguadagno è necessario giocare almeno 300mila mani

La stanza in cui mi trovo è buia, l'unicafonte di illuminazione è la luce

dell’enorme monitor di un computer. L'aria èviziata e densa di fumo. Yuang Chu mi ha dapoco ricevuto nella sua casa, ma ha deciso difarmi attendere: «L'azione è troppo buona persmettere – mi dice – è un momento proficuo, cisono molti giocatori scarsi connessi».L'unico suono è il frenetico clic del mouse che

sembra non fermarsi mai, mentre il grinder(letteralmente “macina”, termine gergale inglesecon il quale sono chiamati i professionisti delpoker, ndr), come ipnotizzato, gioca migliaia dimani di No Limit Texas Hold’em (Nlth) su decinedi tavoli in simultanea. Dopo una mezzoraabbondante è finalmente pronto per essereintervistato. Non riesco a trattenermi dalchiedergli come faccia a seguire quel ritmo digioco: «Da piccolo giocavo molto ai videogames esono abituato a pensare e a calcolarevelocemente». Yuang si presenta in jeans emaglietta, con le cuffie dell'ipod ancora nelleorecchie, ha un viso pulito e un'aria sbarazzina.Aspetto ben lontano da come si immaginageneralmente un giocatore di pokerprofessionista: un losco figuro seduto al tavolodi una bisca, mentre fuma sigari e bevewhiskey, squadrando i propri avversari con

di Silvia Fiorito

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occhi di ghiaccio. Ci spostiamo in salone, la casa è molto grande

e piena di gingilli elettronici, megaschermi ecomputer. Non sembra alla portata delle taschedi un ragazzo di soli venticinque anni. Sonocuriosa di sapere perché ha intrapresoquest’attività: «Ho scelto di diventare ungiocatore professionista per più motivi: ilprincipale deriva da una profonda sfiducia nelsistema lavorativo italiano: senza aiuti èdifficile sfondare nelle carriere piùtradizionali». Ma perché proprio il poker?«Ritengo sia un gioco eticamente corretto: inballo ci sono i miei soldi; per questo ènecessario avere una buona gestione delproprio bankroll (fondocassa) e studiarecontinuamente le strategie vincenti; solo così imiei impegni possono essere trasformati inguadagni sempre più elevati. Il Nlth è un giocodi abilità. Guadagno molto bene, faccio parte diuna delle poche categorie di lavoratori che nonrisente della crisi».Yuang era un laureando in ingegneria

meccanica, a pochi mesi dalla tesi ha deciso diabbandonare l'università non sentendosimotivato e stimolato a continuare.«Cimentarmi in anni di stage sottopagati perpoi essere assunto da un’azienda dimetalmeccanica non era più la mia ambizione.Ho sempre avuto la passione per i giochiintuitivi, mi considero una persona analitica,con elevate capacità matematiche e velocità dicalcolo. Vedevo giovani, con attitudini similialle mie, guadagnare molto con il poker online;così ho deciso di provarci anch’io».Sembrerebbe un percorso lineare, addirittura

facile per chi è bravo con i numeri, ma la veritàè ben diversa: «Serve tanta tenacia, grinta,

«Lo ritengo un giocoeticamente corretto:sono io che decido dimetterci i miei soldi»

I giocatori di pokerprofessionisti sono fra ipochi lavoratori a non

risentire della crisi

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coraggio, pazienza e umiltà. Amarillo Slim, unfamoso giocatore statunitense, diceva: “puoiessere l'ottavo giocatore più forte al mondo mase ti siedi al tavolo con i sette più forti sarai tuil pollo”, perciò devi conoscerti bene, sapere chipuoi battere e chi no. Per essere unprofessionista devi rivalutare costantemente iltuo gioco, trovarne gli errori. Le mie giornatesono intense: mi sveglio all’ora di pranzo egioco fino alle nove di sera per poi cenare ededicarmi all’analisi a posteriori della partitasvolta. Da mezzanotte, in genere, si gioca fino anotte fonda».La vita del grinder ha il vantaggio di essere

molto flessibile: «Sono libero di gestire il mioritmo lavorativo. Ma questa libertà può essereun’arma a doppio taglio: è difficile esserecostanti in questa professione, soprattutto neiperiodi in cui si perde. Ma la fortuna non èdeterminante quando giochi tanto, poiché leoscillazioni negative di breve periodo sonomolto frequenti». “Valore atteso”, “statistica”, “varianza”,

“breve e lungo periodo” sono espressionifrequenti nel linguaggio di un giocatore diNlth: «Si dice che per fare il pokerista diprofessione devi essere pronto a tirare fuori unabanconota da mille dollari dal tuo portafogli eavere il coraggio di dargli fuoco: concettoalquanto estremo che ha però un fondo diverità. I soldi sono soltanto numeri sulloschermo per tenere il punteggio della partita.Quando gioco non posso lasciarmi influenzareda ciò che rappresentano nella vita reale».Gli faccio notare quanto sia stressante per un

ragazzo di quest’età dover gestire grandi vincitee grandi perdite. Mi risponde con un sorrisoamaro: «Nonostante io sia un tipo calmo e

«Ho deciso di provarevedendo giovani concapacità simili alle mieguadagnarci molto»

È difficile proteggersidal logorio psichicocausato dallo stile divita del pokerista

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distaccato per natura, è molto difficileproteggermi dal logorio psichico a cui puòportare questo lavoro. Mi è capitato di spendereirragionevolmente i soldi vinti, concedendomivari lussi. Poker e sregolatezza rischiano didiventare, per alcuni, un binomio inscindibile.Molti dei miei colleghi, infatti, sono oramaivittime della droga. Io stesso posso affermare diessere un alcolista. Sto però cercando dismettere».

Difatti mi accorgo che non ci sono bottigliedi alcolici in casa, bensì numerosi souvenirdisposti sugli scaffali delle librerie: «Hoviaggiato tanto all’inizio della mia carriera,raccolto le cose essenziali in una valigia eregalato il resto. Ero senza fissa dimora perscelta, dormivo in albergo e cenavoesclusivamente nei ristoranti. In quel periodoho allontanato quasi tutti i miei affetti: genitori,parenti e amici. Volevo concentrarmi solo sulgioco. Dopo un anno e mezzo di viaggi in tuttoil mondo mi sono ritrovato solo. Spesso misentivo sollevato da questa assenza di legamicon il mondo esterno al poker: così non erotenuto a giustificare il mio stile di vita. Eradifficile uscire con i vecchi amici: oltre ai ritmie alle abitudini diverse, non riuscivo arapportarmi con i loro problemi senzaipocrisia».

Yuang Chu deve rimettersi a lavoro. Prima diandare mi offre un caffè, che prepara con cura.Mi porge la tazza, poi scrolla le spalle e miguarda con occhi fieri : «Ora ho una casa tuttamia, cerco di godermi i miei spazi, hocominciato perfino a cucinare. Non giocherò apoker per tutta la vita, non credo si possasopravvivere a questo mestiere stressante».

«Non giocherò pertutta la vita, non credosi possa sopravvivere a

questo mestiere»

«Sono libero di gestireil ritmo lavorativo. Ma

questo può ancherivelarsi un’insidia»

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Il più calcolato dei rischiTra fortuna e matematica, tra immaginario comune elavoro: il Texas Hold’em è la nuova frontiera del poker

«Il destino mescola le carte,ma è l’uomo a giocare la

partita», recita così un famosoaforisma di Victor Hugo; ep-pure, nell’immaginario collet-tivo il poker è considerato ungioco d’azzardo, interamentebasato sulla fortuna. Tutti coloroche ne hanno fatto un lavorosono pronti a giurare che non c’ènulla di più sbagliato. Ci vo-gliono pochi minuti per impa-rarne le regole e rimanereaffascinati dalla loro straordina-ria linearità. Tuttavia è impor-tante partire dal presuppostoche il poker è un gioco a infor-mazione incompleta, i parteci-panti non conoscono tutte lecarte; per giocare al meglio,quindi, devono valutare piùaspetti: ipotizzare il punto del-l’avversario, calcolare matema-ticamente le probabilità al finedi decidere quale scommessa(puntata) sia meglio effettuare.Infatti, quando si parla di No

limit Texas Hold’em, la varianteormai maggiormente diffusa dipoker, si parla di skill game,ossia “gioco di abilità.”Attenzione, però, questo non

esclude del tutto l’influenzadella dea bendata. È fondamen-

tale soffermarsi, quando si parladi Nlhe, sul concetto di “valoreatteso”, ovvero l’ammontaredella vincita che si realizza inmedia in una scommessa; es-sendo un valore medio, esso sirealizzerà solo in prospettiva di

lungo periodo. È proprio qui chesubentra l’abilità: prenderequante più decisioni corrette, equindi a valore atteso positivo,aumentando in tal modo l’attesadi profitto. Non a caso i terminigergali per il Nlhe sono gli stessiutilizzati in finanza e in borsa

di Silvia Fiorito

Ipotizzare il punto dell’avversario, calcolare le probabilità: ilNo limit Texas Hold’em (Nlhe) è la variante di poker

maggiormente diffusa in tutto il mondo

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dai trader e dai broker. Come uninvestitore, infatti, il giocatoreprofessionista di Nlhe non è im-mune dalle oscillazioni negativequotidiane. Tuttavia, per nonandare broke (andare in banca-rotta), si affida al cosiddettobankroll managment; esso è unsistema attraverso il quale il gio-catore gestisce il proprio capi-tale, investendone solamenteuna piccola parte per ogni scom-messa.

È dunque evidente la diffe-renza abissale che intercorre frail gioco del poker e tutti gli altrigiochi d’azzardo come la rou-lette, il blackjack, le slot ma-chine e lo stesso videopoker.

Si può giocare a Nlhe in dueprincipali modalità: torneo (osportivo) e cash game. Le diffe-renze sono poche, ma piuttostosignificative: per partecipare adun torneo è necessario versareuna quota identica per tutti ipartecipanti, ai quali sarà asse-

gnato un dato numero di gettoniche non hanno alcun valore nelmondo reale, ma che diventanoveri soldi solo se si riesce a otte-nere un piazzamento a premio.I giocatori vengono eliminatiquando perdono la loro posta;colui che riesce a sottrarre tutte

le fiches agli avversari vince lapartita.

Nel cash game, invece, le fi-ches corrispondono ai soldi in-vestiti e si può rientrare anchedopo averle perse tutte. Non viè quindi un vincitore, poiché lapartita non ha una vera fine: si

Nel poker è fondamentale prendere quante più decisionicorrette, e quindi a valore atteso positivo, aumentando in tal

modo l’attesa di profitto

I termini gergali dei professionisti del Nolimit Texas Hold’em (la variante di poker piùdiffusa al mondo) sono gli stessi utilizzati infinanza e in borsa dai trader e dai broker

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può decidere di alzarsi dal tavoloverde quando si è sazi delle pro-prie vincite o stufi delle proprieperdite. È dal 2003 che si è verificato il

vero e proprio “boom” del pokeronline. In quell’anno, Chris Mo-neymaker, un ragazzo cometanti dal cognome profetico,vinse il Main event delle Worldseries of poker, i campionatimondiali di poker, partendo daun torneo di qualificazione on-line di soli 39 dollari; in pochianni il poker è diventato unvero e proprio fenomeno cultu-rale con milioni di giocatori intutto il mondo, tanto che alcunifra i più tenaci ed appassionatine hanno fatto una vera e pro-pria professione. Nasce così la fi-gura del Professional pokerplayer (Ppp). Questa disciplina èdivenuta molto popolare anchein Italia negli ultimi anni: sono,infatti, comparsi i primi Pppanche da noi.Precursori di questa figura

sono stati Luca Pagano, DarioMinieri e Max Pescatori. Oggisono tanti i giovani che cercanodi intraprendere questa strada esoltanto una ferrea disciplinanell’apprendere e nel control-lare le proprie emozioni per-mette a pochi fortunati diarrivare al successo.«Con le carte in mano, tutti gli

uomini sono eguali». Affermavacosì lo scrittore ucraino Nikolaj

Gogol, nel suo libro “Giocatori”nel 1842. Frase quantomeno az-zeccata, considerata la diffu-sione trasversale del poker.Persone provenienti dalle piùdiverse estrazioni sociali si af-frontano quotidianamente ai ta-voli. Una vera e propria battagliadi nervi, in cui non importa sesei un grande avvocato, un me-dico, un impiegato o un idrau-lico; conta la forza di volontà, la

grinta, la tenacia e soprattuttol’intelligenza. E sì, anche un piz-zico di fortuna.

Alla base del boom, nel 2003, l’impresa diChris Moneymaker, che vinse il main eventdelle Wsop al quale si era qualificato tramite

un torneo online da 39 dollari d’iscrizione

Page 40: Fate il nostro gioco

*Un tema a settimana,un aggiornamento ogni sera.

Settimanale quotidiano*