facoltÀ di medicina e chirurgia master / … · facoltÀ di medicina e chirurgia ... motoneuroni...

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U U N N I I V V E E R R S S I I T T À À D D E E G G L L I I S S T T U U D D I I D D I I R R O O M M A A T T O O R R V V E E R R G G A A T T A A FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA MASTER / PERFEZIONAMENTO IN Gestione lesione della cute e delle ferite complesse (Wound Care) TITOLO TESI Prevenzione delle lesioni cutanee nei pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) RELATORE STUDENTE Dott.ssa Patrizia Nappini Augusto Vallocchia RELATORE Dott.ssa Francesca Bisciglia ANNO ACCADEMICO 2014 2015

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  • UUUNNNIIIVVVEEERRRSSSIIITTT DDDEEEGGGLLLIII SSSTTTUUUDDDIII DDDIII RRROOOMMMAAA TTTOOORRR VVVEEERRRGGGAAATTTAAA

    FACOLT DI MEDICINA E CHIRURGIA MASTER / PERFEZIONAMENTO IN

    Gestione lesione della cute e delle ferite complesse (Wound Care)

    TITOLO TESI

    Prevenzione delle lesioni cutanee nei pazienti

    con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA)

    RELATORE STUDENTE

    Dott.ssa Patrizia Nappini Augusto Vallocchia

    RELATORE

    Dott.ssa Francesca Bisciglia

    ANNO ACCADEMICO 2014 2015

  • INDICE

    INTRODUZIONE

    CAPITOLO 1: La Sclerosi laterale amiotrofica: definizione e

    caratteristiche

    1.1 Introduzione

    1.1.1 Dati epidemiologici

    1.2 Eziopatologia della Sclerosi laterale amiotrofica

    1.2.1 Manifestazioni cliniche della malattia

    1.3 Apparato tegumentario e SLA: quale correlazione?

    CAPITOLO 2: Percorso Assistenziale al paziente SLA nella regione

    Lazio

    2.1 Introduzione

    2.2 Percorso assistenziale alle persone affette da SLA

    2.3 Il ruolo del case manager e lanalisi dei bisogni del paziente con SLA

    2.3.1 Piano Assistenziale Individuale Domiciliare per i pazienti SLA

    CAPITOLO 3: Prevenzione delle lesioni cutanee per i pazienti SLA

    3.1 La sindrome ipocinetica

    3.2 Elementi fondamentali della prevenzione

    3.3 Protocollo di prevenzione delle lesioni cutanee nel paziente SLA

    3.4 Alcuni pazienti: dati

    CONCLUSIONI

    Allegati

    Bibliografia

    pag. 1

    pag. 3

    pag. 3

    pag. 7

    pag. 11

    pag. 13

    pag. 18

    pag. 20

    pag. 20

    pag. 23

    pag. 25

    pag. 32

    pag. 36

    pag. 36

    pag. 41

    pag. 42

    pag. 67

    pag. 75

    pag. 77

    pag. 80

  • 1

    INTRODUZIONE

    La SLA annoverata tra le malattie rare nellelenco delle malattie croniche

    invalidanti stilato dal Ministero della Salute determina una degenerazione progressiva

    del motoneurone centrale e periferico, con un decorso del tutto imprevedibile e

    differente da soggetto a soggetto, con esiti disastrosi per la qualit di vita oltre che

    sulla sua sopravvivenza e richiede unassistenza continua da parte di personale

    specializzato.

    LAssistenza Domiciliare Professionale prevede lintervento di operatori

    specializzati (Medici, Infermieri, OSS, etc..) formati per assistere la persona, o

    supportare il familiare, anche in attivit quali ad esempio ligiene personale, la

    somministrazione dei pasti, lutilizzo di apparecchi medicali di semplice uso e

    competenza nel gestire la complessit della patologia. Altres apparecchiature tecniche

    di natura pi complesse a seconda anche dello stato evolutivo della malattia quali:

    ventilatori automatici, pompe peristaltiche, apparecchiature pulsoasimmetriche,

    gestione della cannula tracheostomica, gestione del circuito esterno del paziente, ecc..

    Per giungere a questo traguardo necessario avvalersi di un team

    multidisciplinare con competenze specifiche di natura culturale, psicologica, e

    spirituale, in grado di seguire il paziente durante tutto il corso della patologia,

    sostenendolo nel difficile percorso della sua vita quotidiana e delle scelte individuali

    che la SLA frequentemente impone.

    Ogni malattia o condizione che determini una perdita parziale o totale

    dellautonomia del soggetto che ne affetto, aumenta in maniera esponenziale, il

    rischio di insorgenza di lesioni da decubito, costituendo una ulteriore complicanza in

    un quadro clinico gi compromesso.

  • 2

    La conoscenza dello stato di rischio permette di sviluppare efficaci misure di

    prevenzione di lesioni cutanee e ladozione di specifici presidi ed ausili per una

    corretta mobilizzazione.

    Ladozione di strumenti standardizzati per il riconoscimento precoce del

    rischio di insorgenza di lesioni cutanee, di un protocollo di cura della cute e di corretta

    mobilizzazione, condiviso da tutto il personale dedicato allassistenza di questi

    pazienti, rappresentano strumenti efficaci di prevenzione di lesioni cutanee e un mezzo

    per evitare inutili sofferenze alla persona.

  • 3

    CAPITOLO 1

    La Sclerosi Laterale Amiotrofica: definizione e caratteristiche

    Sommario: 1.1 Introduzione 1.2 Dati epidemiologici - 1.3 Eziopatologia della Sclerosi Laterale

    Amiotrofica 1.3.1 Manifestazioni cliniche della malattia 1.4 Apparato tegumentario e SLA: quale

    correlazione?

    1.1 Introduzione

    La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), conosciuta anche come Morbo di Lou

    Gehrig (dal nome di un giocatore di baseball, che rese nota tale patologia allopinione

    pubblica nel 1939), o malattia di Charcot, dal nome del neurologo francese, Jean-

    Martin Charcot, il quale pose come base per i suoi studi le scoperte di alcuni suoi

    colleghi neurologi francesi sul motoneurone, (in particolare le scoperte di Franois-

    Amilcar Aran, che descrisse per primo un quadro clinico caratterizzato da un

    progressivo deficit motorio degli arti superiori associato ad atrofia muscolare che

    denomin Atrofia Muscolare Progressiva), una malattia neurodegenerativa

    progressiva che colpisce selettivamente i motoneuroni, cio le cellule nervose cerebrali

    e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria e

    pertanto definita anche come malattia del motoneurone.

    Esistono due gruppi di motoneuroni; il primo motoneurone o motoneurone

    corticale (Upper Motor Neuron) si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale

    nervoso attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale. Il

    secondo motoneurone o motoneurone periferico spinale (Lewel Motor Neuron )

  • 4

    invece formato da cellule nervose che trasportano il segnale dal tronco encefalico e dal

    midollo spinale ai muscoli.

    Quello che caratterizza questa malattia la concomitante degenerazione di

    entrambi i motoneuroni, che determina la morte graduale nel tempo delle cellule

    colpite1.

    Letimologia del termine sclerosi laterale amiotrofica trova la sua

    rispondenza nelle caratteristiche della malattia: la parola amiotrofico composta da tre

    termini greci, che sono a (corrispondente alla negazione), mio (come muscolo), trofico

    (sviluppo), quindi significa che i muscoli si indeboliscono e si atrofizzano; laggettivo

    laterale si riferisce alla zona del midollo spinale (in particolare, i cordoni laterali che

    contengono i fasci cortico-discendenti, cio le vie piramidali formate dalle sinapsi che

    connettono il primo motoneurone sito nella corteccia cerebrale, con il secondo

    motoneurone sito nelle corna anteriori del midollo spinale).

    Il processo abiotrofico-degenerativo che colpisce sia il primo che il secondo

    neurone di moto, coinvolge anche i fasci che permettono un controllo del primo

    motoneurone sul secondo motoneurone (sito nelle corna anteriori del midollo spinale).

    Ne deriva un rimaneggiamento di questa area che, dopo la morte neuronale, viene ad

    essere occupata da una reazione proliferativa dellastroglia e al tempo stesso un pallore

    delle vie mielinizzate per cui progressivamente questa zona colpita dal morbo tende a

    indurirsi che spiega lutilizzo del termine sclerosi2.

    I primi segni della malattia compaiono quando la perdita progressiva dei

    motoneuroni supera la capacit di compenso dei motoneuroni superstiti fino ad

    arrivare ad una progressiva perdita di forza muscolare, ma, nella maggior parte dei

    1 AISLA Onlus Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica. Reperibile presso: URL:http:// www.aisla.it Accesso il 12 luglio 2015. 2 Aebischer P, Kato AC, Difendersi dal morbo di Gehrig. Scientific American 2008; 473: 62.

    http://www.aisla.it/

  • 5

    casi, con risparmio delle funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali (vescicali

    ed intestinali).

    La SLA in genere progredisce lentamente e, se ben curata, consente una

    qualit di vita accettabile. La gravit pu variare molto da un paziente allaltro,

    perch diversi possono essere i muscoli colpiti, la velocit del peggioramento e

    lentit della paralisi. Nel singolo malato levoluzione pu essere valutata solo

    attraverso il controllo neurologico periodico (ogni 2-3 mesi). comunque necessario

    essere molto cauti nelle previsioni. In genere si osserva una progressiva perdita

    delle capacit di movimento, che pu arrivare alla completa immobilit. Anche la

    masticazione, la deglutizione e la capacit di parlare possono essere compromesse.

    Gradualmente si manifesta nel soggetto la paralisi respiratoria, cui si pu ovviare

    solo ricorrendo alla ventilazione meccanica. Anche nelle fasi pi avanzate la malattia

    colpisce soltanto il sistema motorio e risparmia tutte le altre funzioni neurologiche.

    La SLA non compromette gli organi interni (il cuore, il fegato, i reni) n i

    cinque sensi (vista, udito, olfatto, gusto, tatto). Sono raramente toccati i muscoli che

    controllano i movimenti oculari e quelli degli sfinteri esterni che trattengono le feci

    nellintestino e le urine nella vescica. Il pensiero, le attivit mentali e le funzioni

    genitali sono preservati.

    Questa una caratteristica che la rende particolarmente drammatica: pur

    bloccando progressivamente tutti i muscoli, non toglie la capacit di pensare e la

    volont di rapportarsi agli altri. La mente resta vigile ma prigioniera in un corpo che

    diventa via via immobile. Occorre tuttavia precisare che in una minoranza dei casi, si

    possono avere alterazioni cognitive, per lo pi di lieve entit, ma talora tali da

  • 6

    configurare un quadro di demenza fronto-temporale. Questa forma di demenza

    nettamente distinta dalla pi frequente demenza di Alzheimer, in quanto si caratterizza

    prevalentemente per alterazioni del comportamento, piuttosto che compromissione di

    memoria o linguaggio.

    La malattia fu descritta per la prima volta nel 1860 dal neurologo francese

    Jean-Martin Charcot, ma ancora adesso le cause sono ancora ignote. Negli ultimi anni

    stato riconosciuto un ruolo sempre pi importante alla genetica, come fattore

    predisponente, che unitamente ad altri fattori (ad esempio ambientali), pu contribuire

    allo sviluppo della malattia.

    Nonostante i progressi nella medicina moderna ancora oggi le cause sono ancora

    ignote e nessun test in grado di fornire una diagnosi definitiva di SLA. comune

    lidea tra la comunit scientifica che si tratti di una malattia multifattoriale.

    Attualmente le ipotesi pi accreditate per spiegare la degenerazione dei motoneuroni

    propri della SLA sono due: un danno di tipo eccitotossico, dovuto ad un eccesso di

    acido glutammatico (50-100 M), derivante dalla trasformazione di metionina, e un

    danno di tipo ossidativo, dovuto ad uno squilibrio tra sostanze ossidanti e sostanze

    riducenti intorno ai motoneuroni colpiti.

    La diagnosi di SLA attualmente, basata solo dalla presenza di particolari

    segni clinici e sintomi che il medico deve riconoscere, riconducibili al motoneurone

    superiore e a quello inferiore. Solo indagini specialistiche su sangue e urina o con

    apparecchiature specifiche (come lelettromiografia) possono essere utili per escludere

  • 7

    altre sindromi o patologie simili. interessante notare che gli errori diagnostici in

    queste condizioni si aggirano intorno al 5% - 10% dei casi3.

    importante quindi, nella situazione attuale, essere rapidi nella diagnosi in

    modo di intervenire precocemente sui sintomi e permettere al paziente di ricevere la

    terapia in maniera tempestiva, consci del fatto che il tempo che intercorre tra la

    comparsa dei primi segni allaccertamento della patologia di circa 12 mesi.

    1.1.1 Dati epidemiologici

    La SLA annoverata tra le malattie rare4, con una incidenza intorno ai 2-3 casi

    ogni 100.000 abitanti/anno, e la prevalenza pari a 10 casi ogni 100.000 abitanti, nei

    paesi occidentali. Lesordio si colloca tipicamente in et adulta, con un picco di

    incidenza tra i 55 ed i 65 anni, ma tutte le fasce dellet adulta possono essere colpite e

    nel 5% dei casi lesordio al di sotto dei 30 anni. La malattia colpisce entrambi i sessi

    con una lieve predominanza nel sesso maschile, rapporto 1,2:1.

    La prevalenza maschile stata inizialmente spiegata sia dalla presenza di fattori

    protettivi ormonali nelle donne, sia dallesposizione maggiore degli uomini a fattori di

    rischio riconducibili allambente in cui si svolge lattivit lavorativa ossia tutti quei

    fattori che possono essere associati allaumento del rischio in modo complesso e

    spesso con un contributo casuale ma non ancora documentato.

    3Davenport R. J., Swingler R. J., Chancellor A. M., Warlow C. P., Avoiding false positive diagnoses of

    motor neuron disease: lessons from the Scottish Motor Neuron Disease Register. J. Neurol Neurosurg

    Psychiatry 1996; 60: 147151. 4 Elenco delle malattie definite rare del Ministero della Salute. Reperibile presso: URL:http:www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=898&area=Malattie%20rare&m

    enu=esenzionit. Accesso 7 settembre 2015.

    http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=898&area=Malattie%20rare&menu=esenzionithttp://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=898&area=Malattie%20rare&menu=esenzionit

  • 8

    Attualmente sono circa 3500 i malati in Italia con un aumento di 1.000 nuovi

    casi ogni anno. Le forme familiari sono circa il 5% del totale5: si rileva una eredit

    mendeliana e una penetranza alta. In questo caso, let di esordio di circa un

    decennio inferiore rispetto ai casi di SLA sporadici, colpisce il sesso maschile e quello

    femminile nella stessa percentuale e presenta una degenerazione progressiva pi

    elevata6.

    Prevalentemente colpisce persone adulte con una et media di esordio intorno

    ai 60-65 anni; lincidenza aumenta allaumentare dellet. I dati statistici rilevano una

    maggiore concentrazione di casi in Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia7. A tale

    proposito in data 30 settembre 2009 il Registro Nazionale delle Malattie Rare (RNMR)

    ha pubblicato i seguenti casi certificati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (codice di

    esenzione RF0100) divisi per regione:

    5Logroscino G, Traynor BJ, Hardiman O, et al. Incidence of amyotrophic lateral sclerosis in Europe. J.

    Neurol Neurosurg Psychiatr 2010 Apr; 81(4):385-90. 6 Gros-Louis F, Gaspar C, Rouleau G.A., Genetics of familial and sporadic amyotrophiclateral sclerosis. Biochim Biophys Acta 2006; 1762: 956972. 7.Istituto Superiore di Sanit. Osservatorio delle malattie rare. Reperibile presso:

    U.R.L.: http: www.osservatoriomalattierare.it/sla-che-cose-19067. Accesso 12/09/2015.

    http://http:%20www.osservatoriomalattierare.it/sla-che-cose-19067

  • 9

    Mentre l'incidenza, cio il numero di nuovi casi che vengono diagnosticati in

    un anno, rimane costante, aumenta la prevalenza, cio il numero di persone che

    convivono con questa malattia in un determinato momento. Questo aumento

    sostanzialmente dovuto al miglioramento dellassistenza, al generale miglioramento

    delle condizioni di

    vita della persona malata, al cambiamento etico/culturale nei confronti delle proprie

    scelte di vita, di quotidianit (anche se casistiche riferiscono una stima di vita intorno ai

    3-5 anni)

    Pur essendo presenti aree in cui stato riportato un eccesso di casi rispetto a quanto

    mediamente atteso (come in Nuova Guinea Occidentale e nella penisola di kii del

    Giappone)8 non associabile il presentarsi della malattia rispetto allappartenenza ad

    unarea geografica determinata9.

    8Spencer PS, Palmer VS, Ludolph AC. On the decline and etiology of high-incidence motor system

    disease in West Papua (southwest New Guinea). Mov Disord 2005 Aug; 20(12):119-26.

    Kuzuhara S, Kokubo Y. Marked increase of parkinsonism-dementia phenotypes in the high incidence

    amyotrophic lateral sclerosis (ALS) focus in the Kii peninsula of Japan. Alzheimers and Dementia

    2010; 2(3):417. 9Stime Dati Eurals 2012. Numero stimato malati prevalenti per Regione/Numero stimato nuovi malati allanno per regione..

  • 10

  • 11

    1.2. Eziopatogenesi della SLA

    Le cause della SLA sono ancora sconosciute, comunque ormai accertato che la SLA

    non dovuta ad una singola causa; si tratta invece di una malattia multifattoriale,

    determinata cio dal concorso di pi circostanze (AISLA Onlus). Fino ad ora la ricerca

    scientifica cerca di comprendere il ruolo di alcuni fattori considerati predisponenti

    nellinsorgenza della patologia, quali:

    Predisposizione genetica: sono stati individuati ormai oltre 20 geni, le cui

    mutazioni sono coinvolte nello sviluppo della malattia. Tali mutazioni tuttavia sono

    state riscontrate anche in soggetti che nel corso della loro vita non hanno mai

    sviluppato la SLA per un fenomeno che viene denominato penetranza incompleta.

    Questo significa che il ruolo delle mutazioni geniche oggi note pu essere considerato

    quello di contribuire allo sviluppo della malattia.

    Fattori tossico-ambientali: nellipotesi che esistessero diversi elementi (ad esempio

    metalli o pesticidi) in grado di portare a progressiva degenerazione del MN sono stati

    effettuati moltissimi studi, a tuttoggi non conclusivi.

    Altri possibili meccanismi che si stanno studiando per spiegare le cause alla base della

    morte dei motoneuroni sono imputabili a:

    Accumulo di proteine anomale allinterno della cellula: laccumulo di proteine

    alterate allinterno del motoneurone contribuisce a portare la cellula a morte. Nella

    maggior parte dei pazienti la proteina che si accumula denominata TDP43 (sia

    nelle forme sporadiche che in alcune forme famigliari); nei pazienti portatori di

  • 12

    mutazione del gene SOD1 la proteina anomala la SOD1 (codificata dal gene

    alterato) e nei pazienti con mutazione del gene FUS la proteina omonima.

    Meccanismi di eliminazione di proteine intracellulari deficitari: attraverso alcuni

    meccanismi di detersione della cellula, i motoneuroni eliminano i prodotti anomali

    (autofagia, lisosomi ecc.). In questa patoogia, tali meccanismi potrebbero essere

    alterati.

    Neuroinfiammazione: oltre al motoneurone esiste una sofferenza delle cellule

    gliali, che si trovano in uno stato infiammatorio nocivo per le cellule. E dibattuto

    se questo stato infiammatorio sia una concausa oppure una conseguenza del danno

    moto neuronale.

    Alterazione dei meccanismi di trasporto intraneuronale: alcune mutazioni

    genetiche rare codificano per proteine che sono implicate nel trasporto assonale (il

    trasporto di sostanze tra nucelo e periferia della cellula).

    Stress ossidativo: il danno dovuto ai radicali dellossigeno ed ad altre sostanze

    tossiche che si accumulano fisiologicamente allinterno della cellula, potrebbe

    portare alla morte di cellule limitate come i motoneuroni, con un processo simile

    allinvecchiamento fisiologico.

    Alterazioni mitocondriali: il mitocondrio, organello che responsabile della

    produzione energetica allinterno della cellula potrebbe essere coinvolto nei

    meccanismi che portano a morte il motoneurone.

    Carenza di fattori di crescita: si tratta di sostanze, prodotte naturalmente dal nostro

    organismo, che aiutano la crescita dei nervi e che facilitano i contatti tra i

    motoneuroni e le cellule muscolari.

  • 13

    Eccesso di glutammato: una delle prime ipotesi formulate per giustificare la

    degenerazione dei motoneuroni. Il glutammato un aminoacido usato dalle cellule

    nervose come segnale chimico: quando il suo tasso elevato ne determina

    uniperattivit che pu risultare nociva. Tutto ci sembra che giochi un ruolo

    importante nella SLA. Il Riluzolo, unico farmaco approvato nella terapia della

    SLA, dalla Food and Drug Administration (FDA) che agisce riducendo lazione

    del glutammato.

    1.2.1 Manifestazioni cliniche della malattia

    Allesordio della malattia, i sintomi non sono immediatamente distinguibili e

    possono essere confusi con quelli di altre patologie meno gravi. I sintomi iniziali,

    dovuti alla degenerazione del motoneurone periferico, sono solitamente costituiti da

    atrofia muscolare progressiva, inizialmente a carico degli arti superiori con partenza

    dalle estremit distali (si parla infatti di "mano di scimmia"), a cui si associa

    dimagrimento muscolare, una diminuzione progressiva della forza, brevi contrazioni

    (mioclonie), a volte crampi e riflessi osteo tendinei accentuati. Sono inoltre rilevabili

    disturbi della fonazione che si manifestano con un tono di voce indistinta e difficolt a

    pronunciare la lettera erre; non sono presenti disturbi della sensibilit, deterioramento

    intellettivo n alterazioni della funzionalit intestinale o vescicale;.10.

    Dopo circa un anno dall'interessamento muscolare si possono avere segni di

    degenerazione del motoneurone centrale con spasticit (segno del coinvolgimento del

    primo motoneurone) ed iperriflessia, particolarmente agli arti inferiori, o di segni della

    10 SLAITALIA. Libera Associazione contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Disponibile presso: URL:http:// slaitalia.it . Accesso 12 luglio 2015.

    http://

  • 14

    via piramidale motoria, come il segno di Hoffmann e il segno di Babinski (che consiste

    nell'estensione in alto dell'alluce del piede e lo "sventagliamento" all'infuori delle altre

    dita, previa stimolazione della pianta del piede ad esempio con un ago).

    Le parti del corpo interessate dai sintomi iniziali della SLA, dipendono dai

    muscoli che per primi vengono colpiti. Circa il 75% delle persone presenta

    inizialmente sintomi ad un arto, acquisendone consapevolezza nel momento in cui si

    cammina o si corre, oppure notando una tendenza ad inciampare pi spesso.

    Altri pazienti con l'esordio all'arto, sperimentano la difficolt ad eseguire

    compiti semplici che richiedono destrezza o forza prettamente manuale, come

    abbottonare una camicia, scrivere o girare una chiave in una serratura.

    Circa il 25% dei casi di SLA sono ad "esordio bulbare". I pazienti che

    mostrano tale sintomo notano inizialmente difficolt nell'articolare parole e frasi

    (disartria), con unevoluzione che porta fino alla perdita della comunicazione verbale

    (anartria). Pu anche essere presente un problema di motilit delle corde vocali che

    determina a volte disfonia.

    Si associa inoltre una progressiva difficolt ad ingoiare liquidi e/o solidi che

    vanno di traverso (disfagia). La lingua pu presentarsi atrofica e con fascicolazioni

    in seguito allinteressamento del XII nervo cranico (nervo ipoglosso); inoltre

    presente una facile stancabilit dei muscoli della masticazione, che insieme alla

    disfagia spesso responsabile di dimagrimento e malnutrizione (rendendo quindi

    necessario un intervento per posizionamento di PEG).

    Sebbene la SLA influisca in modo predominante sui neuroni motori, il 50%

    dei pazienti presenta delle anomalie anche a carico del sistema neuropsicologico, sotto

    il controllo della corteccia frontale, soprattutto per quanto riguarda le funzioni

  • 15

    esecutive, quali: lastrazione, la pianificazione, linibizione comportamentale e

    cognitiva e la categorizzazione11.

    Oltre alle possibili disfunzioni cognitive, circa il 1545% dei pazienti

    sperimenta il cosiddetto "effetto pseudobulbare", conosciuto anche come "labilit

    emotiva", che consiste in manifestazioni dellespressione emotiva, come il riso, il

    pianto o il sorriso, espressi per in maniera inappropriata rispetto al contesto o alla

    situazione, incontrollabili rispetto alla propria volont e pertanto vissute dal paziente

    come fonte di disagio o imbarazzo12.

    Per essere diagnosticati come affetti da SLA, i pazienti devono mostrare segni

    e sintomi di danno sia al primo che al secondo motoneurone, senza che essi possano

    essere attribuiti ad altre cause.

    Anche se la sequenza di comparsa dei sintomi emergenti e la velocit di

    progressione della malattia variano da persona a persona, alla fine i pazienti non sono

    quasi mai in grado di stare in piedi o di camminare, uscire o entrare dal letto da soli,

    mettersi a posto le coperte o sdraiarsi o alzarsi dal letto e utilizzare utensili.

    Le difficolt a deglutire e masticare compromettono la capacit del paziente

    di mangiare normalmente ed aumenta cos il rischio di polmonite ab-ingestis con

    soffocamento, a causa del rischio che il cibo, prenda una strada diversa da quella

    esofagea. Inoltre, la difficolt a deglutire comporta un eccesso di saliva in bocca con

    talora una perdita che prende il nome tecnico di scialorrea.

    11 Phukan J, Pender NP, Hardiman O. Cognitive impairment in Amyotrophic Lateral Sclerosis. Lancet Neurol 2007; 6(11):994-1003. 12 Palmieri A, Abrahams S, Sorar G, Mattiuzzi L, DAscenzo C, Pegoraro E, et al. Emotional lability in MND: relationship to cognition and psychopatology and impact on caregivers. J Neurol Sci Dic 2009;

    278:16-20.

  • 16

    La conseguenza la compromissione di una alimentazione adeguata per

    sostenere il proprio organismo e soprattutto i neuroni che in questo momento specifico

    avrebbero bisogno di un apporto di sostanze nutritive maggiore del normale..

    Una piccola percentuale di pazienti va incontro allo sviluppo di demenza

    frontotemporale, caratterizzata da profondi cambiamenti della personalit; questo pi

    comune tra i malati con una storia familiare di demenza.13 Una percentuale maggiore di

    pazienti lamenta problemi con la generazione di parole, con lattenzione o per quanto

    riguarda i processi decisionali.

    In una piccola percentuale di pazienti (circa il 5%) la malattia esordisce con i

    disturbi della respirazione, alcuni pi gravi con linsufficienza respiratoria, altri pi

    subdoli con i disturbi del sonno, la cefalea mattutina, la perdita di appetito, facile

    irritabilit. I disturbi respiratori si manifestano nella maggior parte dei casi lungo il

    decorso della malattia a causa dellindebolimento dei muscoli intercostali,

    compromettendo la capacit vitale e la pressione inspiratoria forzata, rappresentando

    cos la pi comune causa di morte tra i soggetti affetti da tale patologia in seguito ad

    una insufficienza polmonare o allinsorgere di una polmonite14. La ventilazione C-PAP

    o in alternativa la B-PAP (pressione positiva Bilevel) frequentemente utilizzata per

    sostenere la respirazione, inizialmente solo di notte, e con laggravarsi della malattia,

    anche di giorno. Nelle fasi pi avanzate della patologia, pu rendersi necessario luso di

    forme di ventilazione meccanica per un impiego di lunga durata, avvalendosi di un

    intervento di tracheotomia. E necessario ribadire che se il supporto ventilatorio pu

    13 AssiSLA Onlus. Associazione Regionale per lassistenza integrata contro la Sclerosi Laterale

    Amiotrofica. Disponibile presso:

    URL: http:// www.assisla.it Accesso 12 luglio 2015. 14 Fondazione Stefano Borgonovo onlus. Disponibile presso: URL: http://www.stefanoborgonovo.it Accesso 12 luglio 2015.

    http://www.assisla.it/http://www.stefanoborgonovo.it/

  • 17

    migliorare i problemi respiratori e prolungare la sopravvivenza, non incide sulla

    progressione della malattia. Da uno studio (McDonald et al, 1996), si evince che i

    pazienti SLA con ventilazione meccanica invasiva, non sembrano differire, in termini

    di benessere psicologico, dai pazienti che non hanno subito lintervento15

    E indispensabile che i professionisti dellassistenza sanitaria, siano

    consapevoli delle manifestazioni cliniche a cui pu andare incontro un paziente affetto

    da SLA, per essere in grado insieme al paziente di prendere decisioni informate,

    studiate in anticipo, sui trattamenti disponibili, la cui efficacia dimostrata dalle

    migliori evidenze scientifiche e dalle linee guida, in modo da alleviare le sofferenze dei

    pazienti e garantire una assistenza che risponda ai requisiti di appropriatezza clinica e

    competenza professionale.

    E altres necessario sottolineare il fatto che la malattia non influisce sulla

    capacit della persona di vedere, sentire, odorare, gustare o percepire sensazioni tattili,

    cos come conservata la funzione degli sfinteri urinari e intestinali, sebbene a causa

    della forzosa immobilit e ai cambiamenti dietetici, possono insorgere problemi di

    stitichezza che richiedono una intensa gestione medicale. Anche la pulsione sessuale

    conservata: per questo pu essere motivo di ansia e depressione se non soddisfatta. La

    gestione dellaffettivit e il coinvolgimento del partner, pu alleviare la sofferenza e

    costituire un elemento sul quale fondare il benessere psicologico della persona.

    Numerosi studi empirici, basati su interviste ai pazienti SLA, rilevano come la

    percezione della propria qualit di vita sia parzialmente indipendente dal declino della

    funzionalit fisica16.

    15 Mc Donald ER, Hillel A, Wiedenfeld SA. Evaluation of the psychological status of ventilatory-supported patients with ALS/MND. Palliat Med Jan 1996; 10(1):35-41. 16 Palmieri A, Sorar G, Lombardi L, Dascenzo C, Baggio L, Ermani M. Quality of life and motor impairment in ALS: italian validation of ALSAQ. Neurol Res 2010; 32(1):32-40.

  • 18

    1.3 Apparato tegumentario e SLA: quale correlazione?

    Il corso della SLA quindi progressivo, senza regresso: dal sintomo iniziale

    alla fase terminale di solito si manifesta la tetraplegia con conseguente immobilit del

    paziente. Diversamente da quanto accade nei malati ipomobili, stata rilevata gi in

    passato, una bassa incidenza di lesioni da pressione nei malati affetti da SLA.

    A tal proposito, ci sono diversi studi e ricerche in campo medico (lo stesso

    Charcot nella sua descrizione originaria della SLA non fa menzione di piaghe da

    decubito) svoltesi nel corso degli anni, che hanno tentato di spiegare ed analizzare

    questo fenomeno al fine di elaborare una spiegazione razionale a livello scientifico.

    Negli anni Sessanta negli Stati Uniti alcuni ricercatori17 avevano analizzato la

    pelle di pazienti affetti da SLA e da atrofia muscolare progressiva spinale, rilevando

    che il derma di tali soggetti, presentava una peculiare caratteristica collagenolitica.

    Allinterno della comunit scientifica subito si inizi a contestare tale ipotesi

    e si rimarc la non attendibilit di tali studi in quanto non si riscontrava nessun legame

    tra lelastosi dermica e la SLA18. Successivamente altri studi19 hanno contribuito alla

    discussione scientifica giungendo alla conclusione della presenza di fibrille di

    collagene con una densit maggiore, nei pazienti SLA, proporzionalmente al

    progredire della malattia.

    Occorre sottolineare che il derma rappresenta un elemento essenziale della

    pelle, che costituisce il 15 20% del peso totale di un essere umano.

    17 Fullmer H.M., Siedler H.D., Krooth R. S., Kurland L.T. A cutaneous disorder of connective tissue in amyotrofic lateral sclerosis. A histochemical study. Neurology 1960; 10:717. 18 Cerimele D., Mapelli G. Studio istologico e istochimica sulla cute di soggetti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica, Rivista di patologia nervosa e mentale 1966; 87(6): 521-30. 19 Ono S, Tyokura Y, Mannen T, Ishibashi Y. Increased dermal collagen density in amiotrofic lateral scleroris. 81-92.

  • 19

    Lelemento principale del derma il collagene che rende la cute consistente e

    resistente e il ruolo pi importante quello di tenere uniti tutti i tessuti. Laltra fibra

    che compone la pelle lelastina dotata di propriet elastiche e che si intreccia con

    quelle del collagene.

    Il taglio, lattrito, lanalgesia, lo spasmo, linfezione e la cattiva alimentazione

    sono tutti fattori rilevanti nellinsorgenza di lesioni cutanee, ma determinante il

    ruolo svolto dalla pressione (Siegel et al. 1973)20: infatti la cellula per un corretto

    metabolismo richiede una circolazione sufficiente a fornire le sostanze nutritive.

    Quando ci non avviene significa che siamo di fronte ad una funzione cellulare

    depressa.

    Le lesioni da decubito sono la conseguenza di ischemie tessutali causate da

    una aumentata pressione capillare per un tempo prolungato. (Ono et al. 1988)21.

    Losservazione pi importante, ripresa pi volte negli studi successivi22,

    che la pelle dei pazienti affetti da SLA sottoposta a forze di stiramento, torna

    lentamente alla posizione originale. Considerata dagli autori una scoperta scientifica

    singolare, stata denominata delayed return phenomenon. Il derma reticolare

    esaminato al microscopio ha mostrato delle fibre di collagene in quantit ridotta

    rispetto ai pazienti non SLA, pi liberamente intrecciate e separate da ampi spazi

    riempiti marcatamente da materiale amorfo positivo al rosso rutenio.

    Queste osservazioni suggerivano che questo fenomeno del ritorno ritardato

    nei pazienti SLA, una specifica caratteristica non precedentemente riportata.

    20 Siegel R J, Vistenes LM, Laub D R. Use of the water bed for prevention of pressure sores. Plast Reconstr Surg. 1973; 51:31-37. 21 Ono S, Tyokura Y, Mannen T, Ishibashi Y. Increased dermal collagen density in amiotrofic lateral scleroris. Journal of the Neurological Sciences. January 1988; 83:1:1-92. 22 Watanabe S, Yamada K, Ono S, Ishibashi Y. Skin changes in patients with amyotrophic lateral sclerosis: light and electron microscopic observations 1987; 1007.

  • 20

    CAPITOLO 2

    Percorso Assistenziale al paziente SLA nella regione Lazio.

    2.1 Introduzione 2.2 Percorso assistenziale alle persone affette da SLA - 2.3 Il ruolo del case-manager

    e lanalisi dei bisogni del paziente con SLA -2.3.1 Piano di Assistenza Individuale Domiciliare per i

    pazienti SLA -

    2.1 Introduzione

    La Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia rara caratterizzata da una

    degenerazione dei motoneuroni, ha ottenuto il riconoscimento di malattia rara con

    codice identificativo RFO100 in base al Decreto del Ministero della Sanit n. 279 del

    18/05/2001.

    La Commissione Regionale per la Sclerosi Laterale Amiotrofica istituita con

    Determinazione del Direttore 23 maggio 2006, n.1447, sorta allo scopo di

    schematizzare un percorso assistenziale efficace e razionale. Dopo un anno di lavoro,

    la commissione ha presentato un modello che non volendo costituire un atto

    puramente teorico, dovr essere necessariamente discusso e approvato in una

    conferenza regionale di consenso e successivamente valicato con unapplicazione

    sperimentale su due ASL della Regione Lazio che si organizzeranno in completa

    autonomia secondo le proprie risorse.23

    La conferenza di consenso declarata vedr coinvolte le seguenti istituzioni: il

    Ministero della Salute, la Regione Lazio, lAgenzia di Sanit Pubblica (ASP), i comuni

    23 Commissione Regionale per la Sclerosi Laterale Amiotrofica.2006. Disponibile presso: U.R.L: http://www.wlavita.org/doc/Normativa/Percorso_SLA_Lazio.pdf. Accesso 12 ottobre 2015.

    http://www.wlavita.org/doc/Normativa/Percorso_SLA_Lazio.pdf

  • 21

    del Lazio e le altre Regioni che vorranno partecipare, le aziende sanitarie, i distretti, i

    medici di medicina generale, il personale infermieristico e tutti gli operatori sanitari e

    non che a vario titolo partecipano alle cure dei malati di SLA e delle loro famiglie

    affinch attraverso un confronto comune si possa giungere ad una gestione condivisa

    della patologia, nel tentativo dichiarato di migliorare gli standard qualitativi e di

    razionalizzare la spesa sanitaria.

    Nel testo stato altres dichiarato che la sperimentazione sul territorio sar

    svolta con il monitoraggio della Commissione regionale e delle associazioni di

    volontariato direttamente coinvolte nella grave patologia.

    La necessit di definire uno specifico e razionale percorso assistenziale per i

    pazienti affetti da SLA, deriva dal fatto che la patologia anche se rara, ha un forte

    impatto sociale e coinvolge numerose figure professionali specialistiche in base alla

    stadiazione. Inoltre, proprio per il fatto che si tratta di una patologia rara, si avverte la

    mancanza di una cultura sanitaria e di esperienze specifiche nel campo degli operatori

    sanitari preposti allassistenza, tali da compromettere lefficacia e lappropriatezza

    delle prestazioni, relative ai bisogni dei pazienti.

    La presa in carico di un paziente con una possibile diagnosi di SLA, parte dal

    medico di medicina generale, ma pi frequentemente dal medico specialista neurologo,

    a seconda dei sintomi con cui si manifesta la patologia.

    Il neurologo rappresenta la figura professionale predominante nel processo di

    cura, dal momento che colui che si fa carico di coinvolgere e coordinare tutte le altre

    figure professionali che con laggravamento della malattia risultano sempre pi

    rilevanti, come ad esempio, lo pneumologo, il nutrizionista, fisiatra, logopedista,

    otorinolaringoiatra, psicologo, anestesista, ecc. E importante rilevare per, che dal

  • 22

    momento che la SLA determina una perdita progressiva dellautonomia, la possibilit

    che un paziente possa recarsi autonomamente nelle strutture di riferimento, possibile

    solo nelle fasi iniziali della patologia. Come rilevato dalla Commissione, col

    progredire dei deficit motori, il ruolo dellassistenza territoriale di tipo socio-sanitaria

    diventa predominante per laiuto alla persona nella gestione della malattia.

    Il paziente affetto da SLA necessita pertanto, di percorsi assistenziali

    complessi ed articolati, in base ai sintomi manifestati: il deficit della muscolatura

    dellapparato buccofonatorio, o limpossibilit di usare gli arti superiori per scrivere,

    leggere o usare il computer, riducono la possibilit di svolgere attivit di vita

    quotidiana; la progressiva compromissione della funzione respiratoria determina la

    necessit di un monitoraggio (emogasanalisi e spirometrie) e il supporto di

    apparecchi meccanici per la ventilazione (ventilatori invasivi e non) o di aspiratori

    delle secrezioni bronchiali.

    Dal momento che la progressiva ingravescenza della patologia comporta un

    deficit della deglutizione, necessario sin dal momento della diagnosi, effettuare un

    monitoraggio continuo dello stato nutrizionale, fino al momento del supporto

    nutrizionale parenterale o enterale.

    La Federazione Europea delle Societ di Neurologia (EFSN) ha pubblicato le

    linee guida sulla gestione clinica della Sclerosi Laterale Amiotrofica, per fornire

    raccomandazioni basate su prove cliniche e suggerimenti riguardo la diagnosi e la

    gestione dei pazienti con SLA. A tale scopo sono stati analizzati tutti i sistemi di

    riferimento disponibili, gli studi, la bibliografia esistente e le raccomandazioni

    precedenti. Le raccomandazioni, adottate per consenso dalla totalit della

    commissione, sono state successivamente pubblicate sullEuropean Journal of

  • 23

    Neurology, ponendo laccento sulla importanza della valutazione da parte di un

    neurologo esperto di tutti i pazienti che presentano dei sintomi riconducibili alla SLA,

    e di una diagnosi precoce attraverso indagini di tipo neurofisiologiche, eseguite con

    una certa priorit24.

    Lapproccio multidisciplinare rappresenta il punto di partenza di un piano

    assistenziale, che ha inizio con la comunicazione della diagnosi per proseguire per

    tutta la durata della malattia. Al momento della diagnosi, i centri di riferimento

    provinciale per la SLA, prendono in carico il paziente, analizzano le disfunzionalit

    presenti e i bisogni assistenziali, procedendo alla formulazione di una proposta di

    piano assistenziale individuale che deve essere condiviso con tutti i professionisti

    coinvolti.

    2.2 Percorso assistenziale alle persone affette da SLA

    La SLA comporta una serie di conseguenze sul piano fisico, psicologico,

    relazionale e sociale della persona che ne affetta: necessario pertanto, rendere

    consapevole il paziente e i suoi familiari delle scelte che col progredire della patologia

    si trover a gestire e che richiedono una piena informazione, utilizzando un linguaggio

    chiaro e semplice per descrivere il decorso e la progressione della patologia.

    La mancanza di cure adeguate e la perdita progressiva dellautonomia

    personale e di tute le funzioni che investono la sfera sociale e relazionale,

    compromettono la qualit di vita del paziente che arriva a sentire il proprio corpo come

    murato vivo (Locked-in-Syndrome), mentre le facolt mentali restano immutate

    24 SLA, linee guida per la gestione clinica dei pazienti della Federazione Europea delle Societ di

    Neurologia. 2012. Disponibile presso:

    U.R.L.://http://osservatoriomalattierare.it. Accesso 21 ottobre 2015.

  • 24

    durante tutte le fasi della malattia, e questo induce a percepire la propria esistenza

    come una lunga agonia.

    Non un caso il fatto che la maggior parte dei pazienti affetti da SLA,

    lamenti di non essere stati adeguatamente informati sulle conseguenze delle proprie

    scelte e, quindi, costretti a subire i danni morali e materiali di interventi tardivi o

    inadeguati relativi per esempio al proprio stato nutrizionale e respiratorio. Come

    dichiarato dalla Commissione, questi pazienti pagano con le proprie sofferenze la

    mancanza di un sistema organizzato per dare risposte ai loro bisogni.

    Allo stato attuale, non esiste una reale presa in carico del paziente con SLA,

    almeno per quanto riguarda la fase iniziale della patologia, con conseguenze negative

    dal punto di vista assistenziale e della prevenzione, dal momento che spesso gli

    interventi sono tardivi e rivolti esclusivamente ai malati in fase avanzata, quando le

    funzioni vitali sono assicurate dalle apparecchiature elettromedicali.

    I pazienti affetti da SLA, desiderano essere coinvolti attivamente nei processi

    decisionali relativi alla loro patologia, dal momento che questa non pregiudica in alcun

    modo la loro lucidit mentale.

    Lobiettivo primario per assistere i malati di SLA, o tutti coloro affetti da

    patologie incurabili a prognosi infausta, da parte dei professionisti sanitari, quello di

    alleviare le sofferenze inutili e migliorare la qualit della vita dei pazienti e della loro

    famiglia, adoperandosi con tutti i mezzi messi a disposizione dalla scienza e dalla

    tecnologia per sostenerli ed assisterli durante questo difficile percorso di vita, nella

    maniera pi dignitosa possibile.

    Per giungere a questo traguardo necessario avvalersi di un team

    multidisciplinare con competenze specifiche di natura culturale, psicologica, e

  • 25

    spirituale, in grado di seguire il paziente durante tutto il corso della patologia,

    sostenendolo nel difficile percorso della sua vita quotidiana e delle scelte individuali

    che la SLA frequentemente impone.

    2.3 Il ruolo del case-manager e lanalisi dei bisogni del paziente con SLA

    Un ruolo rilevante nella gestione del paziente affetto da SLA, rappresentato

    dal case manager, un professionista del servizio infermieristico che coordina gli

    interventi per una corretta gestione della persona malata, effettuando in primis il

    monitoraggio dei bisogni assistenziali, unitamente al Care management, che dovr

    pianificare in stretta relazione con i Comuni, lattivit socio-assistenziale per laiuto

    alla persona da integrarsi con gli interventi sanitari in relazione ai bisogni assistenziali

    rilevati, sia per quanto riguarda il paziente che la sua famiglia.

    Le criticit individuate ed analizzate dalla Commissione, nellattuazione

    sistematica della presa in carico dei malati di SLA, sono riassunte nella seguente

    tabella:

    Fase del percorso Criticit

    Diagnosi Inadeguatezza dellorganico dei centri di riferimento ospedalieri:

    Comunicazione non appropriata della diagnosi.

    Presa in carico

    ospedaliera

    Inadeguatezza delle strutture ospedaliere;

    Mancanza di una cartella clinica condivisa tra ospedale e territorio;

    Carenza strutturale dei centri di riferimento;

    Difformit e carenze nelle procedure di rientro a casa del paziente;

    Assenze di strutture idonee allospitalit di pazienti SLA privi di

    nucleo

    Presa in carico

    territoriale

    Mancanza di collegamento tra ospedale e territorio;

    Inadeguatezza delle strutture distrettuali;

    Mancanza di un referente medico per il malato;

    Difficolt nellintegrazione socio sanitaria dellassistenza al malato di

  • 26

    SLA;

    Assenza di meccanismi certi e garantiti per il trasporto di pazienti da

    ospedale al proprio domicilio e viceversa.

    Gestione delle

    urgenze

    Assenza di procedure per la gestione delle urgenze;

    Lintervento dellARES 118 vincolato al trasporto presso il pronto

    soccorso pi vicino.

    Per coordinare e gestire in maniera razionale ed efficiente le risorse

    disponibili, seppure scarse, si rende necessario inquadrare il paziente lungo il decorso

    della patologia, in relazione alla complessit dei sintomi e dei bisogni rilevati: come

    indicato nella relazione della Commissione, occorre evidenziare le aree principali

    allinterno delle quali convogliare le energie necessarie e sulle quali concentrare gli

    interventi.

    In questo modo si rende possibile una pianificazione degli interventi

    assistenziali attraverso lanalisi dei bisogni della persona e del nucleo familiare, che

    dovranno comunque essere rimodulati e resi flessibili, in base al variare della

    situazione.

    Le principali aree individuate dalla Commissione, sono quelle che si

    riferiscono alla capacit del paziente di muoversi, di respirare, di alimentarsi, e di

    comunicare, in riferimento allingravescenza della patologia e dei sintomi ad essa

    connessa, per rispondere ad unesigenza di attuare interventi mirati e individualizzati.

    La combinazione delle 4 aree individuate ha identificato i 4 stadi presentati in

    tabella, dal meno critico A al pi complesso D, definendo le varie fasi della malattia.

  • 27

    Aree di bisogno

    Respirazione R

    0. Normale

    1. Insufficienza restrittiva lieve (70%

  • 28

    Dal momento che tale patologia, cos come i programmi per la cura delle

    malattie rare, caratterizzata da elevati livelli di complessit e dallimpiego di

    tecnologie non usuali, il modello organizzativo di rete clinica integrata scelto,

    rappresentato dal modello Centro & Satellite (Hub & Spoke), che prevede la

    concentrazione dellassistenza di maggiore complessit nelle strutture di eccellenza

    (Hub/Centro) e lorganizzazione del sistema di invio da centri periferici

    funzionalmente sotto ordinati (Spoke/Satellite) in grado di garantire quelle prestazioni

    che si collocano al di sotto della soglia di complessit per essi specificatamente

    prevista.

    Per la presa in carico territoriale stata prevista nella regione Lazio,

    listituzione in ogni ASL, di una specifica commissione denominata Commissione per

    la presa in carico del paziente SLA, il Care management e il Case manager, nonch

    lidentificazione sul territorio delle suddette ASL, di strutture Hospice ed RSA di

    riferimento, in base alla Programmazione prevista dal Piano regionale rete ospedaliera,

    per coprire nel modo pi uniforme possibile lintero territorio della regione e

    predisporre un adeguato percorso assistenziale alla persona affetta da SLA.

    Con DGR n. 1324 del 2003 la Regione Lazio ha individuato il Policlinico A.

    Gemelli come Centro di Riferimento per la SLA, e lAzienda ospedaliera San

    Filippo Neri come Presidio per la SLA, per lerogazione a livello istituzionale, di

    tutte quelle attivit tecnicamente non domiciliabili.

    La Commissione per la presa in carico del paziente SLA, presieduta dal

    Direttore Sanitario Aziendale, con il compito di integrazione tra ospedale e territorio,

    servizi e figure professionali, finalizzata a svolgere un ruolo di facilitatore e di

    intermediazione, lavorando in stretta collaborazione con il Centro ed i Satelliti,

  • 29

    mediante una programmazione e una efficiente organizzazione per rimuovere i

    numerosi ostacoli burocratici che si frappongono tra utente e struttura sanitaria, che

    contribuiscono ad aumentare il disagio e le difficolt di gestione della malattia dei

    pazienti e dei loro caregivers.

    Il Care Management rappresenta una nuova funzione professionale per

    garantire il miglior percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale, sulla base di

    progetti personalizzati. La suddetta opera viene svolta allinterno dei servizi che

    prendono in carico la persona con un bisogno/socio-sanitario ed una intensit

    assistenziale complessa. Lobiettivo previsto quello di garantire lattuazione di tutti

    quegli interventi previsti nel Piano Assistenziale Individuale (PAI) per ogni singolo

    paziente, garantendo che gli interventi assistenziali effettuati siano svolti in maniera

    coordinata senza sovrapposizioni, in modo da evitare intralci e/o vuoti di assistenza.

    La funzione del Care Management riferibile al processo collaborativo di

    accertamento, pianificazione facilitazione, coordinamento del percorso di cura,

    valutazione ed advocacy delle scelte e dei servizi in modo da dare risposte efficaci, ai

    bisogni sanitari dellindividuo e della famiglia, al fine di promuovere outcome di

    qualit e con un soddisfacente rapporto costo-efficaci. (CSMA, 2010)25.

    Inoltre, il Care Management deve operare in stretta relazione con i Comuni,

    lattivit socio-assistenziale per laiuto alla persona, integrando il percorso

    assistenziale sanitario con quello sociale, in relazione ai bisogni rilevati del paziente e

    della sua famiglia.

    Il Centro di riferimento, la Commissione e il Care management, cooperano

    insieme al mantenimento della qualit di vita del paziente, monitorando levolversi

    25 Case Management Society of America 2010 (CSMA). Standards of Practice for Case Management. Disponibile presso: URL:http://cmsa.org.

  • 30

    della patologia attraverso il controllo dei sintomi principali, creando percorsi

    assistenziali diversi, ma complementari e comunicanti, in grado di modulare una

    risposta flessibile alle esigenze assistenziali (vedi Commissione Regionale per la

    Sclerosi Laterale Amiotrofica) cos schematizzabili:

    - riabilitazione ad alta intensit post-acuzie e formazione;

    - assistenza domiciliare (CAD, cooperative, societ di servizio);

    - residenzialit temporanea (RSA);

    - residenzialit temporanea ed assistenza domiciliare (RSA, CAD,

    Cooperative, societ di servizio);

    - residenzialit temporanea e cure palliative domiciliari (Hospice);

    - residenzialit a tempo indeterminato.

    Le fasi principali del processo di Case Management riguardano:

    - Identificazione e selezione degli utenti che potrebbero beneficiare delle

    prestazioni di Case Management, compreso lottenimento del consenso

    allassistenza rispetto allappropriatezza del caso.

    - Identificazione e valutazione del problema da parte dellUnit di Valutazione

    Multidimensionale, dopo il completamento della selezione del caso e

    limmissione allinterno del Case Management.

    - Sviluppo del Piano di Assistenza Individuale (PAI) per definire gli obiettivi

    dellintervento e la priorit dei bisogni assistenziali da soddisfare, stabilendo le

    prestazioni e le risorse necessarie per raggiungere gli obiettivi di cura e i risultati

    desiderati.

    - Sviluppo e coordinamento delle attivit di cura: attuazione del PAI.

  • 31

    - Valutazione del PAI e follow-up.

    Le attivit di case Management si esplicano attraverso visite domiciliari,

    identificazione e valutazione dei bisogni e loro rivalutazione durante tutto il percorso

    di cura, colloqui individuali e riunioni dellequipe che ha in carico il paziente, attivit

    educative, attivit telefoniche di monitoraggio/prenotazioni, accompagnamento nella

    realizzazione del percorso di assistenza.

    Se il Care Management rappresenta la funzione, il Case Manager26

    rappresenta il professionista sanitario a cui sono state attribuite le funzioni di

    responsabile del caso clinico, guida, consigliere, consulente, educatore (empowerment)

    e di advocacy, intesa come azione di mediazione tra le necessit della persona assistita

    ed i possibili ritardi, problemi o conflitti nellerogazione delle cure da parte dei

    professionisti/servizi.

    Al case manager richiesto altres, il compito di coordinamento funzionale, finalizzato

    a facilitare lintegrazione nella realizzazione del percorso assistenziale, definito dal

    Sistema Sanitario Nazionale o sociosanitario, attraverso le proprie UVM o equipe

    multidisciplinari, con lobiettivo di migliorare lefficacia e garantire unappropriata

    utilizzazione delle risorse disponibili.

    Tra i vari compiti affidati al case manager rientrano le seguenti funzioni:

    - rispetto dellosservanza dellorario di lavoro da parte degli operatori incaricati

    dellassistenza;

    - monitoraggio e controllo per il raggiungimento degli obiettivi definiti nel PAI;

    - programmazione degli obbiettivi assistenziali definiti, dellintera equipe;

    26 Linee Guida sul sistema di cure domiciliari e laccesso ai servizi territoriali. Disponibile presso: URL:http://www.agenas.it. Accesso 25 ottobre 2015.

    http://www.agenas.it/

  • 32

    - raggiungimento dei parametri qualitativi stabiliti con lufficio di qualit della

    societ incaricata;

    - coordinamento con le figure mediche previste nel PAI (fisiatra, neurologo,

    bronco pneumologo, anestesista, MMG per la programmazione ed lesecuzione

    di visite ed esami specialistici, ecc.);

    - comunicazione con il distretto dellASL di appartenenza e con tutte le figure

    professionali coinvolte nellassistenza al paziente con SLA;

    - segnalazione delle problematiche rilevate dal nucleo famigliare o di eventuali

    bisogni assistenziali del paziente stesso, per modificare la routine operativa;

    - valutazione di idoneit ed efficacia della tecnologia presente presso il domicilio

    del paziente (dal letto di degenza alla pompa peristaltica, dal ventilatore

    meccanico al materiale monouso).

    2.3.1 Piano di Assistenza Individuale Domiciliare per i pazienti SLA

    La presa in carico dei pazienti malati di sclerosi laterale amiotrofica,

    costituisce un iter complesso e articolato in una serie di percorsi assistenziali che

    costituiscono la premessa alla deospedalizzazione e quindi allassistenza medico-

    infermieristica domiciliare.

    La procedura di de-ospedalizzazione ha inizio con lavvallo dellequipe

    medica del reparto di degenza della struttura ospedaliera che ha in carico il paziente

    con diagnosi SLA, la quale propone all Unit Valutativa Multidimensionale (UVM)

    dellAzienda Sanitaria Locale (ASL) di appartenenza del paziente, un Piano di

    Assistenza Individuale (PAI).

  • 33

    LUnita Valutativa Multidimensionale composta dal Responsabile della

    struttura sanitaria di riferimento oppure dal Direttore del Distretto o suo delegato, che

    unitamente al Medico di Medicina Generale (MMG), al medico specialista neurologo,

    allassistente sociale, allinfermiere coordinatore dellequipe, allo psicologo e ad altre

    figure professionali, valuta il piano proposto, modificandolo o confermandolo, in

    relazione ai bisogni assistenziali rilevati, riguardanti il paziente, nellambito del

    proprio domicilio.

    Nel PAI devono essere riportati gli obiettivi di salute identificati, diversificati

    in relazione ai bisogni assistenziali del paziente quali, il miglioramento della qualit di

    vita e dello stato cognitivo-percettivo, il miglioramento o mantenimento dello stato

    funzionale globale, il recupero tono-forza-trofismo muscolare, il recupero o

    mantenimento della deambulazione, la prevenzione delle complicanze relative alla

    ipomobilit/immobilit.

    Il PAI rappresenta un documento dettagliato che deve contenere informazioni

    precise sul presidi biomedicali a disposizione del paziente, le ore concesse di

    assistenza e i profili professionali coinvolti, per una presa in carico responsabile e

    competente, della persona assistita nella sua esperienza di malattia, verso una qualit

    di vita e di morte che rispetti la sua dignit e il suo principio di autodeterminazione.

    Nel documento dovr essere descritto dettagliatamente, il materiale utilizzato

    e le attivit specifiche per ogni profilo professionale ed una cartella clinica

    documentale.

    In generale, lassistenza domiciliare per questo tipo di pazienti viene

    esternalizzata a societ assistenzialistiche, fornitrici di tecnologia ad alta qualit

  • 34

    biomedicale, necessariamente accreditate presso la Regione o la ASL territoriale di

    appartenenza del paziente.

    La domiciliarizzazione del paziente SLA necessita di una ampia

    documentazione amministrativa, in pronta visione degli organi responsabili della ASL

    di appartenenza: in primis, la comunicazione ai Vigili del Fuoco e allAzienda che

    gestisce lerogazione dellenergia elettrica, per certificare lidoneit dellalloggio e la

    conformit dellimpianto elettrico privato, tale da supportare gli apparecchi

    elettromedicali. La societ che si aggiudica lappalto inoltre, responsabile delle

    apparecchiature e dei presidi che vengono consegnati al domicilio del paziente

    (aspiratore, pulsossimetro, sollevatore, letto di degenza, carrozzina, materasso

    antidecubito, pompa peristatica, materiali di consumo, sondini per aspirazione, cannule

    tracheostomiche, circuiti esterni per i pazienti, filtri antibatterici, prodotti nutrizionali,

    ecc).

    Tutto il materiale utilizzato deve essere a norma e le procedure stabilite

    contrattualmente.

    Il personale dedicato allassistenza deve essere adeguatamente formato dal

    punto di vista teorico-pratico e deve possedere competenze specifiche riguardo

    lutilizzo dei presidi elettromedicali, la gestione del paziente ipomobile e la

    prevenzione delle complicanze legate alla patologia e naturalmente attitudine al lavoro

    di equipe e capacit relazionali.

    In caso di reclutamento di personale, da parte di una ditta esternalizzata,

    aggiudicataria del processo assistenziale, la procedura si compone di un primo

    colloquio conoscitivo e individuale per una valutazione motivazionale e personale

    delloperatore, a cui segue la valutazione del curriculum formativo, eventuali

  • 35

    certificati (compreso il casellario giudiziario) e attestati riguardanti la formazione

    continua.

    Il personale che supera positivamente la fase colloquiale e documentale inizia

    un percorso di formazione specifica teorico-pratica con frequenza obbligatoria, tenuto

    da professionisti operanti allinterno dellazienda erogatrice del servizio di assistenza.

    Il discente sar ritenuto idoneo allassistenza, solo dopo il superamento di un

    esame valutativo tenuto da un esaminatore nominato dallufficio di qualit della

    struttura giudicataria, esterno alla docenza del corso a cui far seguito un periodo di

    affiancamento presso il domicilio di uno dei pazienti SLA in carico alla struttura.

    Il percorso formativo si riterr concluso con la redazione di un certificato di

    idoneit rilasciato dal case manager responsabile dellequipe assistenziale che

    autorizza il dipendente ad operare in autonomia allinterno dellequipe.

  • 36

    CAPITOLO 3

    La prevenzione delle lesioni cutanee nel paziente SLA

    Sommario: 3.1 La sindrome ipocinetica 3.2 Elementi fondamentali della prevenzione - 3.3 Protocollo

    di prevenzione delle lesioni cutanee nel paziente SLA -

    3.1 La sindrome ipocinetica

    Con il termine di sindrome ipocinetica27 sintende un insieme di processi

    patologici complessi, conseguenti ad una progressiva inattivit fisica dovuta a

    prolungata degenza a letto, indipendentemente dalla malattia causa dellallettamento.

    Limmobilit determina una serie di conseguenze sullorganismo a livello dei

    vari distretti biologici causando dei danni irreversibili, fino alla perdita

    dellautosufficienza. Le alterazioni pi frequenti interessano lapparato

    cardiovascolare, respiratorio, gastro-intestinale, il circolo venoso e arterioso e quello

    neuromuscolare.

    1) A livello dellapparato cardiovascolare, lipomobilit comporta che:

    - il ridotto movimento comporta una riduzione del consumo energetico e una

    diminuzione delle richieste metaboliche, a cui si aggiunge una progressiva

    riduzione della gittata cardiaca con conseguente ipotrofia del muscolo cardiaco.

    In questo caso, il cuore diviene meno adattabile alla domanda di ossigeno nel

    momento di un bisogno aumentato (es. durante la deambulazione o la

    fisioterapia), causando una progressiva desaturazione di ossigeno nel sangue, non

    27 Forma O, Lui P. Il paziente ipomobile dalla cute sana allulcera. Mattioli; Fidenza 2006. 62-65.

  • 37

    bilanciata da meccanismi di compenso, e linstaurarsi di un deficit di perfusione

    tessutale.

    - Lipomobilit/immobilit incide anche sul ritorno venoso, dal momento che

    viene a mancare la vis a tergo per riduzione/assenza della pompa muscolare

    esercitata dai muscoli degli arti inferiori e anche della vis a fronte, per

    diminuzione della pressione negativa esercitata dallespansione della gabbia

    toracica.

    - La prevalenza del tono simpatico cardiaco, a causa dellalterazione della

    regolazione neurovegetativa, determina la liberazione di catecolamine con

    aumentato rischio di disturbi ischemici coronarici.

    - La ridotta recettivit dei barorecettori, pu causare la comparsa di ipotensione

    posturale, o altri sintomi come vertigini, o crisi sincopali con rischio di cadute e

    fratture.

    2) A livello dellapparato respiratorio, la sindrome ipocinetica si traduce in:

    - un modificato rapporto ventilazione perfusione con difficolt negli scambi

    respiratori specie a livello apicale, dove gli alveoli hanno un diametro superiore.

    - un aumento del rischio di insufficienza respiratoria acuta, in caso di allettamento

    prolungato, con frequenti complicanze flogistiche a carico delle alte e basse vie

    respiratorie.

    - una diminuzione del surfactante alveolare con comparsa di zone di atelettasia

    per ridotta funzionalit alveolare ed aumento del rischio infettivo.

    - alterazioni respiratorie imputabili alla ipotrofia dei muscoli intercostali, del

    diaframma e dei muscoli accessori del collo ed addominali, oltre ai fenomeni di

    osteoporosi a carico del tessuto osseo con minore espansibilit.

  • 38

    3) A livello neurologico come conseguenza della ipomobilit si assiste ad:

    - una riduzione della velocit di conduzione dei nervi periferici con aumento dei

    tempi di reazione.

    - Riduzione del volume del cervello per atrofia, conseguente laumento delle

    dimensioni dei ventricoli e delle cisterne liquorali.

    - Riduzione del numero totale delle cellule neuronali con conseguente

    diminuzione della memoria e della capacit attentiva.

    - Riduzione della velocit di conduzione dei nervi periferici con aumento dei

    tempi di reazione.

    - Alterazione dello stato di coscienza, di solito multifattoriale, ma pi spesso

    causato dallazione di farmaci psicotropi, predisponendo il soggetto

    allinsorgenza di lesioni da pressione nelle zone di appoggio.

    4) Alterazioni distrettuali del circolo venoso ed arterioso che agiscono come fattore

    aggravante lo sviluppo delle lesioni cutanee. Per valutare il livello di compromissione

    del circolo sanguigno viene presa in esame la differenza di temperatura fra aree

    cutanee limitrofe, distinguendo tra:

    - aree in cui la differenza di temperatura tra area della lesione e cute circostante

    inferiore a 1C, nelle quali si assiste alla presenza di decubiti che guariscono in

    tempi relativamente brevi.

    - Aree che presentano una differenza di temperatura < a 2.5 C , presenti nei

    soggetti con preesistenti disturbi vascolari; in tal caso la previsione di guarigione

    si aggira intorno alle 16 settimane.

  • 39

    - Aree che presentano una differenza di temperatura > a 2.5, sono presenti

    maggiormente nei pazienti terminali.

    Il livello di compromissione del circolo28 (Arvati M, 2006), pu essere

    anche aggravato dalla pressione esercitata da un corpo su una superficie e dal grado

    di distribuzione della forza comprimente sulla superficie stessa. Se un corpo giace

    su un supporto che non si adatta plasticamente alla sua forma, la compressione

    provoca ischemia. E dimostrato scientificamente, che solo la cute plantare

    costituita da una struttura in grado di sopportare alte pressioni, mentre le altre aree

    non presentano tale caratteristica. La pressione del sangue normalmente nei

    capillari, di 33 mmHg nellestremit arteriosa, e di 16 mmHg allestremit venosa.

    Se la forza comprimente non altera i valori pressori intracapillari, non c il rischio

    dellinsorgenza dellulcera, anche se la persona giace immobile per lunghi periodi;

    al contrario, se la forza comprimente supera la pressione interna capillare (> 16

    mmHg), compaiono i segni dellocclusione, dando inizio alla fase ischemnica.

    Il danno cutaneo insorto, in funzione della pressione moltiplicata per il tempo di

    appoggio. Ne deriva che una pressione elevata per un tempo breve meno lesiva per

    la cute che non una pressione pi bassa per un tempo maggiore.

    4) Alterazioni nutrizionali e dellapparato gastro-intestinale:

    - Lo stato nutrizionale direttamente proporzionale allinsorgenza delle lesioni

    da pressione, a causa sia della perdita proteica che della diminuita esigenza

    primaria della nutrizione, e/o dei disturbi legati alla deglutizione. Gli

    indicatori di rischio pi utilizzati sono: lalbumina serica non inferiore a

    28 Arvati M. La sindrome ipocinetica, in Il paziente ipomobile dalla cute sana allulcera. Fidenza: Mattioli; 2006. pp. 63-64.

  • 40

    3,3g/dl e la conta linfocitaria con un numero di linfociti superiore a

    1200/mmc.

    - Lo strato adiposo agisce come cuscinetto protettivo, aumentando il livello di

    ridistribuzione della pressione, anche se possiede in proporzione meno vasi

    rispetto al tessuto magro, caratteristica che potrebbe renderlo pi vulnerabile

    alla compressione.

    - La perdita della massa e del tono muscolare determina un aumento

    dellesposizione dellosso sulla superficie di appoggio, causando un ostacolo

    al normale flusso di sangue attraverso meccanismi di compressione e

    stiramento.

    - La riduzione dei livelli sierici di albumina, inferiori a 1,6 gr/dl, espongono il

    soggetto ad un maggior rischio di insorgenza di lesioni da decubito, rispetto

    alla sola perdita di peso, dal momento che lipoalbuminemia predispone

    alledema dei tessuti, con conseguente ridotta elasticit, resistenza e vitalit

    della cute per ridotto apporto di ossigeno e di nutrienti ai tessuti interessati.

    Questa condizione rende le cellule pi sensibili allischemia anche in rapporto

    a pressioni modeste e per periodi brevi.

    Allo stesso tempo, la capacit della cute di guarire e di resistere alle

    infezioni, influenzato pi dalla idratazione e funzionalit renale che non dal

    peso del corpo.

  • 41

    3.2 Elementi fondamentali della prevenzione

    La prevenzione delle lesioni cutanee da pressione, si basa su tre elementi

    fondamentali per mantenere la cute in buone condizioni: detersione, igiene e

    protezione.

    La detersione tramite la rimozione meccanica, la doccia o il bagno, ha lo

    scopo di rimuovere laccumulo di scorie, sebo e residuo di creme che possono

    provocare fenomeni di tipo infiammatorio della cute.

    Il sudore o la ritenzione di acqua in aree bagnate o nelle pieghe cutanee,

    possono essere responsabili di fenomeni di macerazione e sviluppo di lesioni

    erosive della cute.29 Esiste una chiara correlazione tra livelli generali di pulizia e

    una miglior salute della cute. Limportante lutilizzo di detergenti che rispettano il

    pH acido della cute a livello dello strato corneo. Sono da preferire i detergenti non-

    ionici costituiti da sostanze quali, Nonidet P-40 (o Triton X-100) e Tween-20,

    mentre sono da escludere i detergenti anionici di cui fanno parte i saponi a base di

    Sodium Lauryl Sulfate (o Sodium Dodecyl Sul fate)30.

    Una corretta idratazione aiuta a mantenere lintegrit della cute e quindi la

    funzione di barriera e di protezione svolta dalla stessa, contro lazione di agenti

    esterni. Una corretta idratazione mira a salvaguardare sia il Natural Moisturizing

    Factor, sia la sostanza intercellulare.

    Il Natural Moisturizing Factor (NMF) costituito da un insieme di sostanze

    che permettono allo strato corneo di mantenere la corretta idratazione della cute. Il

    40% del NMF costitutito da aminoacidi e da altre sostanze come lacido

    29 Flour M. The pathophysiology of vulnerable skin. Disponibile presso: URL: http://www.worldwidewounds.com. Accesso: 16 novembre 2015 30 Van Ruissen F, Le M, Carrol JM, Van Der Valk PGM, Schalkwijk J. Differential effects of detergents on keratinocyte Gene Expression. J Invest Dermatol. 1998. 110(4):358-63.

    http://www.worldwidewounds.com/

  • 42

    pirrolidone, il lattato, gli zuccheri, lurea, il cloro e il potassio, garantendo la

    robustezza ed un corretto pH.

    La matrice lipidica intercellulare dello strato corneo composta da una

    miscela di ceramici, colesterolo e acidi grassi liberi. La funzione di barriera della

    cute contro lazione di agenti esterni assicurata da una corretta igiene e da azioni

    di rinforzo e/o riparazione svolti attraverso la protezione e lidratazione.

    Una efficace idratazione si ottiene attraverso luso di sostanze umettanti o

    igroscopiche che migliorino la capacit di trattenere o richiamare lacqua nello

    strato corneo.

    Lobiettivo degli emollienti di ridurre i segni clinici di secchezza, come la

    ruvidit e la presenza di scaglie e di migliorare sensazioni come quella di prurito e

    ispessimento. Gli emollienti presenti in commercio contengono sostanze quali, il

    glicol propilene, lurea o il glicerolo, che favoriscono la penetrazione dellacqua,

    assorbita dallambiente circostante e dal derma, nello strato corneo con unazione

    attiva.

    3.3 Protocollo di mobilizzazione del paziente con SLA

    Unit Operativa

    Assistenziale Pazienti SLA

    Protocollo di prevenzione

    delle lesioni cutanee e

    corretta mobilizzazione

    Data: novembre 2015

    Revisione maggio2016

    1.Scopo................................................................................................................... p. 43

    2. Obiettivo ............................................................................................................ p. 44

    3. Campo di applicazione....................................................................................... p. 44

  • 43

    4. Standard di risultato........................................................................................... p. 44

    5. Indicatori ........................................................................................................... p. 45

    6. Materiale ........................................................................................................... p. 45

    7. Operatori coinvolti ............................................................................................. p. 46

    8. Tempi richiesti nellesecuzione del protocollo................................................... p. 46

    9. Preparazione del paziente, degli operatori e dellambiente p. 49

    10. Procedura operativa .. p. 50

    11. Smaltimento del materiale ............................................................................... p. 60

    12. Responsabilit e campo di attivit .... p. 61

    13. Complicanze . p. 62

    14. Valutazione e monitoraggio p. 62

    15. Bibliografia .. p. 65

    16. Data di stesura e revisione ... p. 65

    17. Glossario .. p. 66

    1. Scopo

    Definire gli interventi specifici per la prevenzione delle lesioni cutanee e per il

    mantenimento di uno stato di cute sana, nei pazienti SLA, ipomobili/immobili.

    La conoscenza dello stato di rischio permette al professionista sanitario esperto di

    concentrare le misure preventive su specifici soggetti31.

    31 Panel for Prediction and Prevention of Pressure Ulcers in Adults. Pressure Ulcers in Adults: Prediction and Prevention. Clinical Practice Guideline, Number 3. AHCPR Publication No. 92-0047.

    Rockville, MD: Agency for Health Care Policy and Research, Public Health Service, U.S. Departement

    of Health and Human Services. May 1992

  • 44

    2. Obiettivo

    Mantenere in uno stato di salute la cute, mediante accurata detersione e idratazione,

    migliorando la tolleranza del tessuto alla pressione al fine di prevenire linsorgenza

    delle lesioni.

    - Ridurre al minimo il danno alla cute causato dalle forze di frizione e di

    stiramento, attraverso corrette tecniche di posizionamento, spostamento e

    rotazione.

    - Pianificare una sistematica e corretta mobilizzazione del paziente ipomobile.

    - Utilizzare correttamente gli ausili antidecubito.

    3. Campo di applicazione

    Il suddetto protocollo destinato a medici, infermieri, OSS, e caregiver che operano

    in ambito domiciliare, nelle RSA, e/o strutture dedicate alla cura dei pazienti affetti da

    SLA, allettati o ipomobili, a rischio di sviluppo di lesioni cutanee.

    4. Standard di risultato

    Negli ospedali lincidenza delle lesioni da decubito ha riscontrato valori compresi tra il

    2,7% e il 29,5% aumentando esponenzialmente il tasso al 60% nei pazienti

    tetraplegici. I soggetti ricoverati preso case di cura specializzate presentano un tasso di

    incidenza intorno al 23%, mentre non sono noti dati statistici riferiti al problema in

    oggetto, per quanto riguarda i pazienti assistiti nel proprio domicilio.

  • 45

    Lassistenza infermieristica ha un ruolo determinante nellindividuazione delle azioni

    di prevenzione e delle azioni di cura rivolte a soggetti la cui capacit di mobilizzazione

    compromessa nello strutturare regimi specifici di trattamento preventivo per evitare

    linsorgenza di lesioni cutanee.

    La valutazione del rischio di contrarre lesioni da decubito, attraverso lutilizzo di scale

    di valutazione standardizzate, come lIndice di Braden o lIndice di Norton, permette

    di prevenire tali lesioni (consigliate dalle linee guida internazionali dellAHCPR).

    5. Indicatori

    - Prevenzione delle lesioni cutanee nel 90% dei pazienti con SLA.

    - Appropriato utilizzo degli ausili antidecubito da parte del 90% degli operatori

    che svolgono attivit di assistenza domiciliare.

    6. Materiale

    Il materiale elencato viene distinto in relazione al suo utilizzo:

    - Come strumenti di valutazione del rischio, lIndice di Braden o di Norton (in

    allegato).

    - Per la detersione della cute utilizzo di saponi neutri ed oli emollienti, ed

    acqua non eccessivamente calda, guanti monouso non sterili, bacinella,

    spugna monouso, asciugamano monouso, telino impermeabile.

    - Per la protezione della cute, prodotti barriera o spray al silicone e creme

    emollienti per evitare fenomeni di secchezza e disidratazione e medicazioni

    in schiuma o film di poliuretano per la protezione della cute peristomale..

    - Per la corretta mobilizzazione del paziente, utilizzo del sollevatore.

  • 46

    - Ausili antidecubito, quali, cuscini, materassi e sovramaterassi, letto articolato.

    7. Operatori coinvolti

    Il protocollo risulta essere il prodotto della collaborazione di 3 infermieri operanti

    presso unit che si occupano dellassistenza diretta delle persone affette da SLA, di cui

    uno esperto in wound care, del neurologo, del geriatra, del dietologo, del medico di

    medicina generale e del dermatologo.

    8. Tempi richiesti nellesecuzione del protocollo

    L AHCPR ha stilato un elenco delle strategie di implementazione per assistere le

    organizzazioni sanitarie interessate alla adozioni di documento di consenso come il

    protocollo per la prevenzione delle lesioni da decubito. I contenuti di questa linea

    guida sono state traslate per la prevenzione delle lesioni cutanee nei pazienti , affetti da

    SLA, con grave disabilit fisica e motoria.

    Di seguito sono riportate sul diagramma di Gantt, la descrizione delle attivit e i tempi

    previsti per la loro esecuzione, adattandoli al contesto organizzativo locale

  • 47

    Descrizione attivit

    1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

    Individuazione campo di attivit oggetto del protocollo

    Individuazione gruppo di lavoro multidisciplinare

    Riunione del team per stabilire calendario incontri e

    distribuzione del lavoro

    Ricerca evidenze/linee guida

    Analisi critica

    Integrazione /adattamento locale

    Pianificazione del protocollo

    Consegna del protocollo redatto ai responsabili dellarea

    medica ed infermieristica

    Comunicazione del protocollo agli operatori sanitari per

    verificare condizioni di fattibilit

    Riunione del team di lavoro con i responsabili dellarea

    medica e infermieristica per discussione del testo

    proposto

    Presentazione del protocollo alla Direzione

    Sanitaria per lapprovazione dello stesso

    Formazione e addestramento del personale medico ed

    infermieristico operante nelle aree individuate

    Definizione delle griglie di verifica/osservazione da

    sottoporre agli operatori coinvolti

    Coordinamento delle attivit di implementazione del

    protocollo con il team di lavoro per definire le modalit

    operative di adozione dello strumento

    Valutazione impatto dello strumento rispetto agli

    standard attesi

    Tempi richiesti espressi in settimane

  • 48

    FASI PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA TEMPI

    PREVISTI

    1 Individuazione allinterno del servizio specialistico domiciliare di un

    campo di attivit, oggetto di un progetto di miglioramento, per

    limplemetazione di un protocollo assistenziale dedicato alla detersione,

    debridement e medicazione delle ulcere venose non infette, allarto

    inferiore.

    1 settimana

    2 Scelta del gruppo multidisciplinare allinterno del quale individuare

    loperatore sanitario con un livello avanzato di conoscenze e competenze,

    in grado di fornire il supporto necessario per il processo formativo e di

    implementazione

    1 settimana

    3

    Costituzione del gruppo di lavoro multidisciplinare (costituito da 3

    infermieri, di cui uno esperto in wound care, un neurologo, un geriatra, un

    dermatologo, un medico di medicina generale, un dietologo) che si riunir

    per condurre una valutazione delle modalit organizzative necessarie per

    limplementazione del protocollo, stabilendo un calendario degli incontri e

    la distribuzione del lavoro.

    1 settimana

    4

    Il gruppo costituito procede alla ricerca delle evidenze e linee guida,

    allanalisi critica mediante lo strumento Appraisal Instrument for Clinical

    Practice Guidelines, allintegrazione, adattamento locale, e pianificazione

    del protocollo.

    5 settimane

    5

    Trasmissione formale del protocollo elaborato per la lettura, ai responsabili

    delle Unit Operative di area medica e infermieristica, in formato cartaceo

    o file.

    Lobiettivo di promuovere limplementazione e ladesione al protocollo

    redatto dal gruppo multidisciplinare, coinvolgendo i responsabili dellarea

    medica e i coordinatori infermieristici che operano allinterno delle aree

    individuate.

    2 settimane

    6 Presentazione del protocollo da parte dei coordinatori, al personale medico

    ed infermieristico operante nelle aree individuate per verificare le

    condizioni di fattibilit e per eventuali suggerimenti

    2 settimane

    7

    Riunione del team di lavoro con i responsabili dellarea medica e

    infermieristica per discussione del testo proposto.

    1 settimana

    8 Presentazione del protocollo redatto alla Direzione Sanitaria per la

    necessaria approvazione. 1 settimane

    9 Formazione e addestramento del personale medico ed infermieristico 3 settimane

  • 49

    9. Preparazione del paziente, degli operatori e dellambiente

    E importante che il percorso di cura avvenga in un ambiente adeguatamente

    preparato, rispettando adeguati criteri: la temperatura deve essere intorno ai 22-24 C

    ed una umidit relativa del 50%, evitando correnti daria dirette sul paziente.

    Prima di agire sarebbe opportuno un periodo di stabilizzazione delle condizioni del

    paziente di circa 15 minuti.

    Loperatore sanitario dedicato allassistenza del paziente con SLA, deve essere fornito

    del materiale di protezione individuale, e conoscere le manovre di movimentazione dei

    carichi. Gli operatori sanitari preposti alla cura e alla mobilizzazione del paziente,

    provvedono alla preparazione del materiale occorrente, prima dellesecuzione delle

    manovre assistenziali, predisponendo i presidi e gli ausili in prossimit del letto della

    persona da assistere.

    operante nelle aree individuate

    10 Definizione delle griglie di verifica/osservazione da sottoporre agli

    operatori coinvolti. 1-2 settimane

    11

    Coordinare le attivit di implementazione del protocollo da parte del team

    di lavoro con i responsabili delle unit operative, per definire le modalit

    operative di adozione dello strumento

    2 settimane

    12

    Valutazione impatto dello strumento rispetto agli standard attesi.

    La verifica deve essere pianificata con tutto il gruppo interdisciplinare,

    con scadenze regolari nelle prime settimane per valutare lesatta adesione

    al protocollo e discutere delle eventuali problematiche riscontrate durante

    limplementazione

    6-8 settimane

  • 50

    10. Procedura operativa per la protezione della cute e la prevenzione delle

    lesioni cutanee nel paziente affetto da SLA

    Scopo: I pazienti con grave disabilit fisica e motoria, dovrebbero essere sottoposti

    ad unispezione della cute e delle mucose sistematica, almeno una volta al giorno,

    prestando notevole attenzione alle prominenze ossee, alle articolazioni (posizione dei

    piedi e delle mani), alle zone dove sono inseriti presidi terapeutici quali il respiratore

    e le stomie (Evidenza = C). I dati rilevati devono essere registrati allinterno della

    cartella clinica del paziente. I principi fondamentali da rispettare sono:

    - La cute dovrebbe essere pulita non appena si sporca e comunque la

    frequenza deve tener conto delle necessit e dei desideri del paziente.

    - Ridurre al minimo i fattori ambientali che possono causare la disidratazione

    della cute, cio una scarsa umidit (inferiore al 40%) ed esposizione al freddo.

    - Ridurre al minimo la forza e la frizione applicate alla cute, attraverso

    lutilizzo di ausili e presidi specifici per la protezione della cute e la

    mobilizzazione del paziente.

    - Non praticare massaggi in corrispondenza di salienze ossee dal m