edgar morin la testa ben fatta. riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero (pagine scelte e...
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Edgar Morin
La testa ben fatta.Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero(Pagine scelte e “Indicazioni di percorsi possibili”
di Ignazio Licciardi)
Nel Prologo, Edgar Morin tiene, anzitutto, a precisare che la complessità non è una “pozione magica” che risolve “tutti i mali dello spirito”!
Piuttosto, essa è la sfida che deve essere sempre raccolta da ogni uomo ragionevole!
1a DEFINIZIONEEDUCAZIONE:
“messa in opera dei mezzi atti ad assicurare la formazione e lo
sviluppo di un essere umano” (Le Robert)
2a DEFINIZIONE:FORMAZIONE
“… con le sue connotazioni di lavorazione e di conformazione, ha il
difetto di ignorare che la missione della didattica è di incoraggiare
l’autodidattica, destando, suscitando,
favorendo l’autonomia dello spirito”.
3a DEFINIZIONEINSEGNAMENTO
“arte o azione di trasmettereconoscenze ad un allievo in modo
che egli le comprenda e le assimili: ha un senso restrittivo perché solamente cognitivo”
L’insegnamento –per Edgar Morin-
deve essere “un insegnamento
educativo”!
“la missione dell’insegnamento educativo è di trasmettere non del puro sapere, ma una cultura che
permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere: essa è nello stesso tempo una maniera di pensare in modo
aperto e libero”
Lichnerowicz: “la nostra attuale Università
forma … specialisti di discipline determinate, …, mentre una gran
parte delle attività sociali, …, richiede uomini capaci di un
angolo visuale molto più largo”
Anche per E.Morin, i saperi sono “disgiunti”:
da una parte, le discipline; dall’altra, le realtà e i
problemi!
Tale disgiunzione provoca che:-gli insiemi complessi-le interazioni (e le retroazioni) fra le parti e il tutto-le entità multidimensionali-i problemi essenzialiDIVENTANO INVISIBILI
La iperspecializzazione -sostiene Edgar Morin-
frammenta il globale in piccole particelle e, al contempo, dissolve
l’essenziale!Ma i problemi -se essenziali!- non
sono mai frammentari, e i problemi globali sono sempre più
essenziali!
Detto ciò, dobbiamo riconoscere che la
SEPARAZIONE DELLE DISCIPLINE
rende incapaci di cogliere “ciò che è tessuto insieme”, cioè il
COMPLESSO
E.MORIN: “v’è complessità quando sono
inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto (…) e quando v’è un tessuto interdipendente, interattivo e
inter-retroattivo fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti”
Per Edgar Morin, l’intelligenza che sa soltanto separare
spezza il complesso del mondo in frammenti disgiunti, fraziona i problemi, unidimensionalizza il multidimensionale. Atrofizza le possibilità di comprensione e di riflessione, eliminando le possibilità di un giudizio correttivo o di una visione a
lungo termine.
L’inadeguatezza dell’intelligenza a trattare i problemi più gravi costituisce
una delle difficoltà maggiori che dobbiamo affrontare. Infatti, più i
problemi diventano multidimensionali, più si è incapaci di pensarli in tal modo! Più la crisi progredisce, più progredisce l’ncapacità a pensarla! Più i problemi
diventano planetari, più diventano impensati!
Sostiene E. Morin:“un’intelligenza incapace di considerare il contesto ed il
complesso planetariorende ciechi, incoscienti ed
irresponsabili”!
Gli sviluppi disciplinari delle scienze non hanno prodotto soltanto conoscenza,
delucidazioni e vantaggi (per es., la divisione del lavoro), ma anche ignoranza, cecità ed
inconvenienti (come quelli della super-specializzazione, della compartimentazione e
del frazionamento del sapere)!
La cosa grave è che il SISITEMA DI INSEGNAMENTO
invece di opporre correttivi a tali sviluppi,
OBBEDISCE LORO!
Il SISTEMA DI INSEGNAMENTOci insegna sin dalle prime classi:
• ad isolare gli oggetti dal loro ambiente
• a separare le discipline piuttosto che a riconoscere le loro solidarietà
• a disgiungere i problemi e non a collegare/integrare
• a ridurre il complesso al semplice
• a separare ciò che è legato
• a scomporre e non a comporre
• ad eliminare tutto ciò che porta disordine e contraddizione nell’intelletto
Il pensiero che taglia, che isola, permette agli specialisti di ottenere risultati
eccellenti nei loro settori e di cooperare efficacemente in settori non complessi di
conoscenza (per es., quelli relativi al funzionamento delle macchine artificiali), ma, purtroppo, tale logica viene estesa alla società ed alle relazioni umane, ignorando tutto ciò che è soggettivo, affettivo, libero e,
quindi, creatore!
Tale forma di insegnamento fa perdere ai giovani l’attitudine a
contestualizzare i saperi e a saperli integrare nei loro
insiemi
L’attitudine a contestualizzare e ad integrare è, invece, una
QUALITA’ FONDAMENTALE della mente umana. Bisogna,
quindi, SVILUPPARLA piuttosto che atrofizzarla
Tra l’altro, c’è da tener conto anche dell’espansione incontrollata del sapere!
ELIOT diceva: “ma dov’è la conoscenza che perdiamo nell’informazione?”
Ribadiamo, allora, che la conoscenza è conoscenza solo in
quanto ORGANIZZAZIONE,
solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni!
Le conoscenze frammentate servono soltanto per utilizzazioni
tecniche.Non riescono a coniugarsi
per nutrire un pensiero che possa considerare la condizione umana
nel suo contesto!
Ed ELIOT aggiunge: “dov’è la saggezza che perdiamo
nella conoscenza?”.Infatti, noi non riusciamo ad
integrare le nostre conoscenze, per indirizzare le
nostre vite!
E’, dunque, assolutamente necessario considerare:
• L’informazione come materia prima che la conoscenza deve padroneggiare e integrare
• La conoscenza come ciò che deve essere costantemente rivisitato e riveduto dal pensiero
• Il pensiero, oggi più che mai, come il capitale più prezioso per l’individuo e per la società
L’indebolimento di una percezione globale conduce
all’indebolimento del senso della responsabilità (poiché ciascuno
tende ad essere responsabile solo del proprio compito
specializzato)!
L’indebolimento di una percezione globale conduce
all’indebolimento della solidarietà (poiché ciascuno percepisce solo il legame organico con la propria
città)!
Si assiste, così, ad un deficit democratico!
Il sapere diventa esoterico ed anonimo!
E … il cittadino perde il diritto alla conoscenza (globale)!
Più la politica diventa tecnica , più la
competenza democratica regredisce!
Mentre l’esperto perde la capacità di percepire il
globale e il fondamentale, … il cittadino perde il diritto
alla conoscenza!
Allora,RIFORMA DEL PENSIERO!
Solo essa consentirebbe il pieno impiego dell’intelligenza, purché essa sia non programmatica, ma paradigmatica, per recuperare
l’attitudine ad ORGANIZZARE LA CONOSCENZA!!!
La Riforma dell’insegnamento riconduca alla riforma del
pensiero e viceversa!
Juan de Mairena:“La finalità della nostra scuola è
di insegnare a ripensare il pensiero, a de-sapere ciò che si
sa e a dubitare del proprio stesso dubbio, il che è l’unico modo di
cominciare a credere in qualcosa”.
Di conseguenza, lo sviluppo dell’attitudine a
contestualizzare e globalizzare i saperi diviene
un imperativo dell’educazione.
Il problema non è tanto di aprire le frontiere tra le discipline, ma di trasformare ciò che genera
le frontiere: i principi organizzatori della
conoscenza!
Si ha necessità di un pensiero capace di:
• Cogliere che la conoscenza delle parti dipende dalla conoscenza del tutto e viceversa
• Riconoscere e trattare i fenomeni multidimensionali, invece di isolare in modo mutilante ciascuna delle loro dimensioni
• Riconoscere e trattare le realtà che sono al contempo solidali e conflittuali (come la stessa democrazia, sistema che si nutre di antagonosmi mentre li regola)
• Rispettare il diverso pur riconoscendo l’uno
Ad un pensiero che isola e separa si dovrebbe sostituire un pensiero
che distinge e unisce.Ad un pensiero disgiuntivo e
riduttivo occorrerebbe sostituire un
PENSIERO DEL COMPLESSO
COMPLEXUS: Ciò che è tessuto insieme
I SETTE PRINCIPI “di un pensiero che
interconnetta”:………………………………………………………………………………………………………
per l’eticità, il civismo e la legalità!