ebook - maurizio parisi - la tragedia dell'occidente

35
1 NOVA UNIVERSITAS DIALOGHI D’ARAGONA – LO SPAZIO UMANO E LE CULTURE MEDITERRANEE LA TRAGEDIA DELL’OCCIDENTE MAURIZIO PARISI

Upload: maurizio-parisi

Post on 07-Dec-2014

740 views

Category:

Education


1 download

DESCRIPTION

Dialoghi d'Aragona 2011 "Lo spazio umano e le culture mediterranee" - Catania- Novauniversitas - Relazione di Maurizio Parisi

TRANSCRIPT

Page 1: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

1

NOVA UNIVERSITAS

DIALOGHI D’ARAGONA – LO SPAZIO UMANO E LE CULTURE MEDITERRANEE

LA TRAGEDIA DELL’OCCIDENTE

MAURIZIO PARISI

Page 2: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

2

All’indomani della rivolta di Londra, il premier

inglese David Cameron così commentava la devastazione

delle opulente vetrine per le vie della capitale del

capitalismo finanziario: “Useremo le maniere forti, ma nella

nostra società c’è qualcosa che non va”.

Nel frattempo in Libia, i ribelli marciavano verso

Tripoli e, alle auto in fiamme e ai vetri in frantumi, si

aggiungevano i loro cadaveri, insieme a quelli dei mercenari,

con le stesse armi di fabbricazione occidentale, ai lati delle

strade bombardate dalla Nato, a cuocere sotto il sole del

deserto mangiati dalle mosche. Cosa c’è che non va se

dittatori sanguinari vengono prima legittimati con la

stipulazione di trattati economici e poi bombardati da quella

stessa aeronautica che li omaggiava con parate acrobatiche?

Pochi chilometri più a Nord, sotto lo stesso sole

arroventato sotto il quale è divampata la rivoluzione in tutto

il Nord-Africa, a Lampedusa, Italia, le stesse immagini di

morte. Lungo le spiagge affollate dai turisti, il mare, di tanto

in tanto, sottraeva ai pesci e restituiva qualche cadavere,

dei migliaia, uomini, donne e bambini, annegati fra le pur

docili onde estive del Mediterraneo, a causa delle carenze

nei soccorsi, dei rimpalli di responsabilità fra l’Italia e il

piccolo stato-isola di Malta e della propaganda xenofoba

della ricca borghesia italiana.

Cosa lega Londra a Tripoli passando per

Lampedusa? Cosa non va nella nostra società, qual è la

tragedia dell’occidente? Le parole del primo ministro

conservatore David Cameron sono emblematiche perché

Page 3: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

3

sembrano l’ammissione della crisi della politica. In questa

relazione proverò innanzitutto a mostrare che la politica non

ha più risposte perché ha ceduto gran parte del suo spazio

al mercato, finendo travolta dalla stessa onda lunga della

crisi finanziaria, con le conseguenze sociali che stiamo

vivendo. Tenterò poi di far emergere come la crisi abbia

ragioni psicologiche sottostanti la concezione parziale che

dello spazio e del tempo ha la tradizione di pensiero

dell’occidente e come l’architettura possa intendersi

compresa in questa crisi. Infine, felicissimo di essere

eventualmente smentito, traccerò una possibile via d’uscita,

prendendo spunto da Diogene di Sinope, raffigurato nel

quadro di John William Waterhouse che accompagna come

copertina questo elaborato e che è il filosofo antico che oggi,

a mio avviso, incarna meglio il pensiero del Mediterraneo.

Un po’ più ad est di Lampedusa, nelle isole greche

dove, col sol estivo, approdano i mega-yacht dei magnati,

ha avuto inizio un’altra guerra, senza spargimento di

sangue, ma con una potenzialità distruttiva di un tipo mai

visto prima, quella fra gli stessi magnati della finanza e gli

Stati. Negli ultimi anni, infatti, anche a causa dell’evasione

fiscale, spesso incentivata dai governi stessi, quasi tutti gli

Stati occidentali si sono indebitati tanto da dover attingere

sempre più al mercato finanziario. Il mercato finanziario dal

canto suo sembrava essere un pozzo senza fondo perché,

senza regolamentazione, il denaro veniva prodotto tramite

speculazioni su titoli scollegate dall’economia reale, tanto

che gli Stati, anno dopo anno, sono andati rifinanziando la

Page 4: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

4

massa debitoria con nuovo debito. Fino a quando,

spacchettati i debiti e scoppiate le bolle, gli Stati

maggiormente indebitati sono rimasti in balia dei grandi

investitori, che hanno accumulato capitali tali da distorcere il

mercato e parimenti una forza contrattuale senza

precedenti. Forza contrattuale che si è tradotta nella

richiesta di tagli di spesa come garanzia, con seguente

difficoltà per i cittadini di accedere ai servizi e perdita di

posti di lavoro.

Negli ultimi decenni, inoltre, la produzione dei

paesi occidentali era crescente e il sistema sembrava andare

nel senso della piena occupazione. Tuttavia con la

globalizzazione, cadute gran parte delle barriere tecniche e

tecnologiche, la concorrenza di molti paesi che prima erano

mercati, soprattutto dell’Asia, ha determinano la caduta dei

profitti delle imprese occidentali, tanto che la produzione

Cinese si appresta a superare quella degli U.S.A, il cui livello

di disoccupazione accertato rasenta ormai le due cifre,

quanto la disoccupazione europea.

Per di più, il fatto che ingenti capitali siano

diventati liberi di spostarsi da un capo all’altro del globo alla

velocità di un click, ha indotto molti a ritenere il successo di

un territorio meramente una questione di appetibilità

rispetto ai flussi di capitali, limitando il ruolo della politica

alla gestione dei servizi essenziali. Molti Stati che, sul

dogma che il privato possa fare tutto in maniera più

efficiente, avevano già deregolamentato e privatizzato, lo

hanno fatto ulteriormente. Dogma, ad esempio, non seguito

Page 5: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

5

dalla Cina che, in alcuni settori, è intervenuta direttamente

in economia, investendo nelle imprese pubbliche, pur

lasciando libertà ai privati.

Senz’altro, l’economia cinese è cresciuta anche a

causa di uno sfruttamento disumano del lavoro che va

denunciato, tuttavia credo che non si possa ridurre l’enorme

sviluppo di un così vasto e popoloso territorio, in così poco

tempo, alla sola assenza di tutela del lavoro. Non solo, come

specificherò nel proseguo, la creatività, cioè altresì la

capacità d’innovazione produttiva, è una questione culturale,

ma credo che, anche dal punto di vista meramente

economico, il successo di un territorio non possa costruirsi

limitandosi ad inseguire i flussi di capitale, rinunciando ad

un ruolo attivo della politica e magari smembrando gli Stati

a seconda della competitività della singola zona.

Creando occupazione tramite imprese pubbliche, la

Cina ha favorito la circolazione della ricchezza,

predisponendo un territorio fertile anche per il privato. Per

contro in occidente, il dogma dell’efficienza del profitto è

stato smentito dalla necessità di intervento pubblico per

salvare grandi istituti di credito dalla bancarotta, spesso

fraudolenta, e dalla crescita della forbice tra ricchi e poveri,

dimostrando che, senza un controllo politico, l’egoismo

economico conduce all’illegalità e alle concentrazioni.

Nonostante ciò, oggi, non è tuttavia prioritario

ipotizzare che se anche esistessero mercati globali efficienti,

ma privi della funzione redistributiva dello Stato, una quota

di disoccupazione sarebbe necessaria per alimentare il

Page 6: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

6

profitto e tenderebbe ad aumentare man mano che si

implementa la tecnologia e si ridimensiona il ruolo della

finanza perché, prima che il sistema imploda su se stesso, il

dogma della crescita illimitata cozza con la limitatezza

dell’ambiente.

I disastri nucleari, come quello di Fukushima, sono

tristemente emblematici perché evidenziano, da un lato,

come la potenza della natura resti superiore a qualsiasi

tecnologia e, dall’altro, come la natura sia la nostra casa

originaria. La natura ha un valore inestimabile non

semplicemente perché è ciò che utilizziamo per esistere

come individui, ma perché la materia che forma l’ambiente

esterno è la stessa che ci costituisce. Fra quelle forze

immani, si annida un fragile ecosistema, di cui noi stessi

siamo espressione, anche se spesso ce ne accorgiamo solo

quando siamo costretti ad evacuare le zone contaminate

dalle radiazioni, per non subire mutazioni genetiche.

Non si vuole demonizzare la molla del profitto, solo

denunciare gli eccessi nel santificare il privato, che

conducono a non considerare che l’unico modo per eliminare

i riflessi negativi della competitività è la mediazione della

politica. L’occidente è in crisi perché alla società liquida ha

risposto con la politica liquida. E che la politica sia liquida,

ancor prima che dalle dichiarazioni dei leaders politici,

emerge dalle università, ad esempio in sociologia, dove

sempre più ci si limita a descrivere la società e sempre

meno si immaginano nuove forme di convivenza. Ciò che,

più o meno surrettiziamente, sfugge sotto l’egida della

Page 7: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

7

scientificità è che, essendo l’uomo creativo, i paradigmi non

sono mai neutrali, ma costituiscono una posizione politica:

rinunciare alla critica equivale a legittimare le istituzioni

vigenti, salvo rimanere senza parole quando la storia

riappare specchiandosi nel sangue delle rivoluzioni.

Ma soprattutto, le rivoluzioni non sono separabili

da quei sistemi di equazioni con cui si interpretano i rapporti

economici nella stragrande maggioranza delle facoltà di

economia. Quei modelli costruiti sull’assunzione che l’essere

umano sia homo oeconomicus, cioè dotato delle capacità di

calcolo di un computer e rapportato al mondo in maniera

esclusivamente acquisitiva (massimizzazione profitto).

L’uomo economico non ha bisogno della politica e

men che meno del confronto con se stesso o con la natura

per dare un senso alla propria esistenza, perché il senso è

già dato dal mercato. Tuttavia, come dimostrano le crisi e le

rivoluzioni, i rapporti economici sono anche rapporti umani e

basare l’intera teoria economica sulla massimizzazione del

profitto significa disconoscere, non solo che la razionalità

umana è limitata e l’uomo non è un computer, ma ancor

prima che ciò che caratterizza l’essere umano è la

molteplicità dell’esperienza, l’emotività. Oltre alle previsioni

errate, succede allora che, quando dalle facoltà di economia,

passando per le banche, si giunge alla società, la

competitività, osannata nei manuali, si trasforma in odio.

La società moderna è malata perché il denaro da

mezzo è divenuto fine, colonizzando l’immaginario collettivo

e meccanizzando i rapporti sociali. L’altro esiste

Page 8: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

8

esclusivamente in quanto competitor o nella misura in cui

sia strumentalizzabile e inevitabilmente il senso di

insicurezza finisce per attanagliare tutti, a partire

dall’attività lavorativa, fino a contaminare le relazioni

interpersonali e il modo di pensare e di essere.

Nonostante la tecnologia, l’orario di lavoro, così

come la morte sul lavoro, è aumentato, mentre i manager

guadagnano migliaia di volte di più di un operaio. Le forme

giuridiche di organizzazione flessibile del lavoro finiscono per

piegare la vita dei precari in misura tale che l’alienazione

oggi non sta più tanto nelle condizioni di produzione delle

fabbriche, quanto nel fatto che catena di montaggio è

diventata l’intera organizzazione del lavoro globalizzato e il

singolo lavoratore non conosce se, dove e per chi lavorerà,

né tanto meno il prodotto del suo lavoro.

Invece di proteggere le persone contro la paura,

garantendo un minimo di certezze, i governi la alimentano,

appellandosi ad una maggiore flessibilità in tutti i settori già

regolati dalle forze di mercato e delegando le funzioni sociali

alle organizzazioni umanitarie, alla Caritas o magari alla

sussidiarietà di qualche stravagante filantropo, salvo poi

richiamarsi ad esigenze di controllo sui devianti, come i

migranti o i disoccupati e tutti gli esclusi, per i quali non

restano che le maniere forti di cui parlava Cameron: un

carcere sovraffollato.

Men che meno le istituzioni internazionali sono

state capaci di attenuare i conflitti e anzi spesso li hanno

alimentati, perché mosse dalle medesime logiche

Page 9: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

9

economiche e per gran parte sottratte al controllo

democratico. Si pensi alla Banca Centrale Europea, la cui

indipendenza dalla politica si è tradotta in ciò che le

manovre sui tassi e gli interventi sulla massa monetaria,

vengono effettuati esclusivamente in reazione ai mercati. Si

verifica così che pur di non intaccare minimamente il valore

della moneta, si fanno fallire gli Stati o si condiziona il

sostegno a parametri tali per cui per gli Stati in difficoltà

sarebbe preferibile fallire, senza il minimo riguardo per le

conseguenze sociali che ciò comporta.

La paura finisce così per pregiudicare anche i

rapporti affettivi, che vengono dimensionati in funzione della

loro utilità, in modo da poter essere disfatti quando questa

cessa e prima di essere a propria volta abbandonati. La

famiglia tradizionale, ad esempio, è in crisi non solo perché

crescere un figlio è diventato un privilegio, ma perché la

competizione contamina la dimensione affettiva, che viene

basata sulla passione più che sulla compassione. Anche il

desiderio di condividere una vita diventa allora precario, fino

a perdersi nell’individualismo proprietario che caratterizza la

società moderna, tanto che è verosimile ipotizzare che più le

ragioni economiche si imporranno su quelle sentimentali, più

lo spazio della famiglia sarà destinato a ridursi, fino a che

l’organizzazione familiare si modificherà strutturalmente.

L’eclissi della politica determina anche che attività

di tipo culturale, non indispensabili alla produzione o che

difficilmente possono autofinanziarsi, cessano di esistere.

Alla cultura si sostituisce l’industria culturale, cioè

Page 10: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

10

l’entertainment dello sballo, valvola di sfogo dello

sfruttamento, funzionale agli interessi delle lobby.

I grandi gruppi mediatici privati, tramite l’overdose

di spot, gossip, veline e calciatori, promuovono un

immaginario collettivo sganciato dalla vita reale, specie dai

problemi della gente povera. Tutto ciò che potrebbe mettere

in discussione lo stile di vita propagandato dai mass media

commerciali ossia il reality della classe agiata, viene ridotto

a barzelletta, facendo perdere coscienza, oltre che della

dimensione della cittadinanza, dei misteri fuori nell’universo

e dentro di noi.

Inoltre, come cercherò di mostrare nel proseguo,

stimolando il desiderio continuo di beni, si risponde ad

un’istanza legata agli istinti, che limita l’empatia umana,

riducendola ad una mera funzione cognitiva e privandola del

contenuto affettivo che le è proprio.

Si genera così un profondo narcisismo, che

determina una sorta di regressione a stadi di sviluppo

infantile. L’uomo moderno pensa semplicemente che porsi

domande filosofiche sia da “sfigati” o da pazzi, colmando il

vuoto esistenziale drogandosi di emozioni in quei (non)

luoghi che la stessa industria culturale fornisce, come i

grandi centri commerciali, dove tutto sembra a disposizione,

come nel Paese dei Balocchi del Pinocchio di Collodi, in quel

poco tempo libero strappato alla produzione:

“Hai torto, Pinocchio! Credilo a me che, se non

vieni, te ne pentirai. Dove vuoi trovare un paese più sano

per noialtri ragazzi? Lì non vi sono scuole, lì non vi sono

Page 11: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

11

maestri, lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si

studia mai.

“Che bel paese!“ disse Pinocchio, sentendo venirsi

l'acquolina in bocca. “Che bel paese! Io non ci sono stato

mai, ma me lo figuro…!”

“Pinocchio!” disse allora Lucignolo. “Da' retta a

me, vieni con noi, e staremo allegri”.

No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia

buona Fata di diventare un ragazzo per bene, e voglio

mantenere la promessa.

Vieni con noi e staremo allegri, gridarono altre

quattro voci di dentro al carro. Vieni con noi e staremo

allegri, urlarono tutte insieme un centinaio di voci.

Pinocchio obbedì. Il carro dell’Omino riprese la sua

corsa, e la mattina, sul far dell'alba, arrivarono felicemente

nel “Paese dei balocchi”.

[…] Intanto era già da cinque mesi che durava

questa bella cuccagna di baloccarsi e di divertirsi le giornate

intere, senza mai vedere in faccia né un libro, né una

scuola; quando una mattina Pinocchio, svegliandosi, ebbe,

come si suol dire, una gran brutta sorpresa, che lo messe

proprio di malumore. E questa sorpresa quale fu? E Ve lo

dirò io, miei cari e piccoli lettori: la sorpresa fu che a

Pinocchio, svegliandosi, gli venne fatto naturalmente di

grattarsi il capo; e nel grattarsi il capo si accorse...

Indovinate un po' di che cosa si accorse? Si accorse con suo

grandissimo stupore, che gli orecchi gli erano cresciuti più

d'un palmo.

Page 12: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

12

In questa involuzione, il “bel paese” a precedere

tutti a livello globale è stata l’Italia, dove svalutare tutto ciò

che è di interesse collettivo è servito direttamente per

sfiduciare le persone e per ridurre il numero di voti da

comprare per vincere le elezioni. Come accennato all’inizio,

però, sotto quest’aspetto nemmeno la religione e la filosofia

sono esenti da responsabilità, come dimostra il fatto che

tale regressione culturale è avvenuta col consenso di tutti

quegli intellettuali che hanno continuato a predicare i loro

salmi, mentre accondiscendevano alle leggi ad hoc e ai

miserabili imbrogli che hanno insozzato la vita politica

italiana degli ultimi decenni.

I monoteismi presentano la morte come un

passaggio che porta alla continuazione della vita in un

ordine trascendente. Ciò può fornire un riparo dall’angoscia,

ma determina che gli uomini finiscano per staccarsi dal

mondo, come se si formasse una realtà parallela personale e

spesso una doppia morale. Nei conflitti interreligiosi, la

morte dei miscredenti può così diventare legittima mentre,

al di là dei fondamentalismi cattolici o islamici, può accadere

che gli uomini inizino a porsi di fronte alle cose della vita con

fatalismo e ignavia. Infatti, se il significato della vita risiede

in un ordine trascendente e la morte non ha un valore in sé,

allora nemmeno la vita ha un valore in sé e non c’è motivo

di amarla nella sua differenziazione. In particolare, se ciò

che ci accomuna non è la corporeità, allora non c’è un

motivo in sé per provare compassione per il dolore o di

gioire per il semplice fiorire della vita degli altri.

Page 13: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

13

A mio avviso, ad esempio, è proprio per queste

ragioni che la dottrina sociale della chiesa e la vita di Gesù

sono costrette a cedere il passo rispetto alla tradizione

dogmatica e al Cristo in croce. Si può dubitare sul fatto che

la chiesa cattolica abbia speranza di salvarsi tramite

credenze vecchie di millenni e tramite le nuove crociate

contro il preservativo, gli omosessuali, le coppie di fatto, la

ricerca scientifica, l’eutanasia e via dicendo, in un mondo

dove ad essere globale è anche la circolazione delle idee. Ma

a prescindere da ciò, come proverò a chiarire nel proseguo,

credo che prima di ogni religione venga la religiosità, che è il

portato delle capacità empatiche che l’uomo possiede in

quantità tale da costituire una qualità rispetto agli altri

animali. Qualità sacra, tramite la quale è come se la stessa

natura acquisisse consapevolezza, permettendo all’energia

che la costituisce di dispiegarsi nell’amore. In primo luogo

nell’amore per i propri simili, di cui si condividono le

identiche sensazioni e rispetto ai quali l’empatia può

divenire la simpatia di cui parlavano i filosofi ben prima dello

sviluppo delle neuroscienze.

I monoteismi, assumendo l’idea che esista un

ordine trascendente e trasformandolo nel luogo della

salvezza, ereditano la stessa impostazione e gli stessi

problemi della filosofia occidentale. Il pensiero occidentale

tende infatti a situare il fondamento della realtà in un ordine

assoluto e/o assolutizzare la mente, mentre il corpo viene

ridotto a peccato, apparenza o sensazione passiva. La

tradizione occidentale tende cioè a caratterizzarsi in senso

Page 14: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

14

soggettivistico, perché conosce riducendo la complessità

tramite forme che interagiscono meccanicamente, prodotte

in uno spazio e in un tempo ideali, indipendenti dal corpo e

dal mondo. La conoscenza per gli occidentali ricalca una

relazione di tipo visivo, dove soggetto ed oggetto non si

contaminano e che opera come se si apponesse una griglia

sul mondo, eliminando la vitale distanza fra la realtà e la

rappresentazione di essa.

Peraltro, assumendo che l’ordine ideale possa

corrispondere con l’ordine della natura, la filosofia è stata

soppiantata dalla tecno-scienza, che ne ha fatto proprio il

metodo, affinandolo tramite la matematizzazione e

rendendolo utilizzabile tramite la tecnologia. Anche la

scienza, quindi, non può che operare in maniera parziale e

in un’ottica di breve periodo perché, come approfondirò nel

proseguo, la natura non va intesa in maniera meccanica ma

dialettica. Né, dall’altro lato, le complesse dinamiche che

l’interconnessione universale è capace di creare possono

essere sussunte in leggi sperimentali, se non ancora nei

termini di mera utilità dei paradigmi.

Tuttavia, ciò che è importante rilevare ai fini di

questo lavoro è che alla filosofia non è rimasto allora che

cercare di ritagliarsi uno spazio legittimando logicamente tali

procedimenti, fino a predicare che l’essere sia fisso e

immutabile, senza che ciò abbia impedito che nella maggior

parte delle università le problematiche non solo economiche,

ma anche sociologiche, psicologiche e giuridiche vengano

risolte sempre più spesso applicando modelli matematici. Ha

Page 15: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

15

invece determinato che metodi e scopi dell’attività scientifica

non abbiano più un rapporto diretto con i bisogni degli

uomini, perché con la morte della parola si perde la

dimensione qualitativa, vitale ed esistenziale.

Per di più per questa via, la filosofia è stata

spiazzata dalla scienza, ad esempio perché gli scienziati

hanno scoperto che i neutrini vanno più veloce della luce o

perché pur registrando la presenza di buchi neri disseminati

per l’universo, non sono in grado di definire scientificamente

lo stato della materia ivi risucchiata, oppure perché sono

concepibili geometrie non euclidee. Si potrebbe continuare

con altri esempi, ma il punto decisivo è, a mio avviso, che il

pensiero stesso si può spiegare scientificamente come

intimamente legato al corpo e quindi all’ambiente. Decisivo

anche perché potrebbe (ri)aprire qualche via alla filosofia.

Quando si considera l’ambiente, l’errore che spesso

si fa è vederlo esclusivamente come un oggetto, che non

influisce sulla soggettività. Invero, è solo considerando la

soggettività come intimamente legata al corpo e quindi

all’ambiente che emergono lo spazio e il tempo nella loro

forma originaria e inseparabilità.

La struttura degli individui si è differenziata e

continua a differenziarsi a partire dall’ambiente. L’ambiente

non solo seleziona i geni mutati casualmente, ma ne può

provocare una diversa espressione tramite meccanismi di

natura adattativa, un po’ come affermava Lamarck o come

succede nella Metamorfosi di Kafka, ma con evidenze di tipo

scientifico. Infatti, secondo gli studi di epigenetica, termine

Page 16: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

16

che deriva da epigenesi, impiegato da Aristotele per

denotare la generazione di individualità a partire dal non

formato, la presenza o l’assenza di certi fenomeni esterni è

in grado di operare un condizionamento sul genoma,

determinando l’attività di alcuni geni e la quiescenza di altri,

senza influire sulla struttura di base del DNA. I cambiamenti

epigenetici si conservano nella divisione cellulare, durante il

corso della vita di un organismo e si ritiene che, qualora una

mutazione epigenetica sia coinvolta nella riproduzione,

possa anche essere ereditata dalla generazione successiva.

Nemmeno la consapevolezza necessita di un salto

trascendentale, perché la natura che si manifesta nelle

sensazioni, nell’uomo diventa consapevole differenziandosi

nell’empatia. L’empatia si è sviluppata probabilmente a

partire dal rapporto che lega la madre a quanto nasce dal

suo grembo, costituendo una sorta di istinto della specie,

che deve essere stato per lungo tempo l’unico legame

sociale. Non è sconosciuta in filosofia dove, col termine

simpatia, gli antichi designavano la capacità delle cose

nell’universo di influenzarsi a vicenda. Di simpatia, con

riferimento all’uomo, ne hanno parlato anche Adam Smith e

David Hume, mentre oggi le neuroscienze, in particolare un

gruppo si scienziati italiani afferente all’università di Parma,

affermano di avere individuato il luogo dell’empatia nei

neuroni specchio, cioè neuroni che si attivano sia quando

osserviamo un nostro simile compiere una certa azione, che

quando siamo noi a compiere quella stessa azione.

Page 17: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

17

L’empatia svolge, innanzitutto, una funzione

cognitiva, facendo si che le sensazioni acquistino oggettività,

trasformandosi in significati di base che precedono il

linguaggio. La sensazione opera, cioè, attivamente nel modo

in cui strutturiamo i concetti perché, tramite la mediazione

dell’empatia, le esperienze corporee danno vita ad un

primordiale senso di sé, inseparabilmente accoppiato al

senso dell’altro, che precede e rende possibile qualsiasi

linguaggio. Questa funzione mediatrice corrisponde a quella

che Adam Smith denominava simpatia, ma che equivale alla

pura e semplice capacità di metterci nei panni dell’altro,

senza necessariamente condividerne le sensazioni e

permettendoci, ad esempio, anche di godere sadicamente

del dolore altrui.

La discontinuità rispetto al mondo opera quindi già

a livello del sé e, anche se forme di razionalità sono possibili

senza linguaggio, quello che noi chiamiamo pensiero è il

dono di poter dar veste al sé tramite la memoria e i simboli.

Le idee di spazio e di tempo rappresentano una modalità di

interpretazione della realtà perché, rispetto al sé, il tempo è

la vitalità dello spazio. L’io può essere inteso come luogo

dello sviluppo del sé e qualsiasi linguaggio è metaforico e

storicamente determinato nella semantica, cosi come nella

grammatica e nella sintassi.

Il linguaggio non è né innato, né esclusivo

dell’uomo, come hanno messo in evidenza le ricerche sulla

capacità di imitazione che i neonati hanno delle espressioni

facciali degli adulti o quelle sulla capacità di alcune specie

Page 18: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

18

animali di inventare semplici simboli per comunicare, ad

esempio, quando avvistano un predatore. Certamente

nessun animale ha una consapevolezza tale da inventare

linguaggi complessi, ma certi primati possono apprendere e

utilizzare linguaggi umani, come quello gestuale e utilizzarli

anche in assenza di stimoli, come se acquisissero un

rudimentale pensiero. All’opposto, recentissimo è

l’agghiacciante caso, scoperto a Bari, di una bambina che

per i primi sette anni di vita era stata tenuta dai genitori in

cattività, insieme ad un cane: la bimba ne aveva imitato i

comportamenti e sapeva solo mangiare nella ciotola e

abbaiare.

Come su accennato, tuttavia, l’empatia possiede

anche un contenuto affettivo proprio e originario, così come

aveva sostenuto Hume, utilizzando anch’egli, in maniera più

appropriata, il termine simpatia. Alla tendenza a portarsi al

di là del proprio io, si accompagna cioè la capacità di

provare le stesse sensazioni dell’altro, come se l’esperienza

si trasmettesse e si creasse una intersoggettività. All’interno

del sé si sviluppa così la dialettica istinti/empatia, che

determina il carattere del pensiero. Alcune tendenze di

questa dialettica verranno tratteggiate nel proseguo,

affrontando il tema del rapporto che lega pensiero ed

ambiente, anche con riferimento all’architettura. Quello che

va evidenziato adesso è che un sostegno a quanto diremo

ce lo offrono di nuovo le neuroscienze quando affermano

che l’esperienza plasma il cervello modificando,

aggiungendo o eliminando sinapsi neuronali.

Page 19: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

19

Va sottolineato, tuttavia, che il grado di

consapevolezza dell’uomo è tale da permettergli di utilizzare

i simboli anche criticamente, di modo tale da portare alla

coscienza i condizionamenti sia interni che esterni. Così il

soggetto può esistere e può sviluppare la propria umanità

promuovendo un linguaggio legato all’empatia più che agli

istinti. Le risposte stanno nel sentiero che le domande

aprono e per ciò bisogna impedire che la parola venga

strumentalizzata e tecnicizzata oltremisura, affinché si possa

realizzare cultura nel senso pieno del termine. Va da sé che

invece di criticare chi è “iperformato”, tutta la società

umana dovrebbe tendere alla educazione continua. Ciò trova

però anche fondamento nel fatto che l’empatia, per non

essere offuscata dalla tradizione o assorbita dagli istinti e

potersi sviluppare pienamente in simpatia, deve essere

coltivata e ciò può avvenire con la libera ricerca e lo studio.

Da questa prospettiva, si può comprendere anche

l’importanza di un mezzo di comunicazione di tipo

orizzontale quale internet, che non solo permette l’accesso

ad una mole sterminata di informazioni e il loro scambio in

tempo reale a livello globale, ma permette la condivisione

delle idee. Non credo, tuttavia, che la rivoluzione del Nord-

Africa sia da ascrivere esclusivamente ad internet, che pure

è stato determinante. Ancor prima, credo che si tratti di una

rivoluzione che nasce dall’occidentalizzazione e dalla

conseguente frana dei valori legati alla tradizione islamica: i

giovani tunisini o egiziani desiderano la libertà, compresa

quella di consumare, che hanno visto sui canali televisivi

Page 20: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

20

occidentali o nei villaggi turistici costruiti sulle loro coste,

ben prima dell’avvento della rete. Credo invece che, in paesi

come l’Italia, grazie ad internet, si possa, se non ricreare un

luogo in cui si acquisisce la coscienza sociale, ampliare i

contenuti della cittadinanza, tramite la partecipazione e il

confronto. Come il vetro, che pur essendo trasparente

costituisce pur sempre una barriera, similmente le relazioni

sulla rete non possono essere piene e spontanee, ma la

piazza del comizio o la sede di partito avevano cessato di

essere il luogo della politica, in favore dei salotti e dei talk-

show televisivi, ben prima dell’avvento della rete e anzi,

sempre più spesso, la trasparenza che caratterizza internet

permette di farne il mezzo per organizzare, incontri, eventi,

manifestazioni, rivoluzioni reali.

Per certi versi simile a quella sopra tratteggiata

con l’ausilio delle neuroscienze1 è la posizione della filosofia

orientale, secondo la quale non esiste uno spazio proprio

dell’uomo, nemmeno nella sua mente: da un lato, qualsiasi

cosa l’uomo definisca essere non può mai comprendere

l’essere perché tutto è interdipendente e in divenire,

dall’altro, in questa dinamica il soggetto stesso è

ricompreso. Ciononostante, non si ricade nell’oggettivismo

perché si ritiene che la realtà stessa diventi consapevole nel

sé, tramite un’intuizione che è anche azione perché

corporea, ma che precede la predicazione logica.

1 Si ringrazia Giuseppe Mento, neurologo presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università

di Messina, per i consigli e la supervisione.

Page 21: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

21

Si potrebbe pensare che l’espressione filosofia

orientale faccia genericamente riferimento alla tradizione

mistico-religiosa e alla varietà di sfaccettature da essa

assunta, dall’India al Giappone nel corso dei millenni. Per

filosofia orientale si intende, invece qui, precisamente, una

scuola filosofica, anche se il termine orientale, può non venir

volentieri accostato a quello di filosofia da coloro che

considerano la filosofia come qualche sorta di metodo.

Eppure quei pensatori accomunati sotto il nome Scuola di

Kyoto a cui, in questa sede, si farà cenno soltanto

genericamente, a prescindere dal fatto che siano riusciti o

meno nell’impresa, si proponevano proprio di fare filosofia

nel senso occidentale del termine, sebbene coniugandola

con la cultura orientale e in particolare con lo Zen. Come si

avrà modo di chiarire nel proseguo, infatti, pur rinunciando

all’idea di un essere assoluto, essi non rinunciarono a

ricercare un fondamento.

Il pensiero occidentale è un pensiero

prevalentemente tecnico, che fu ideato per rispondere a

problemi pratici e precisamente ai problemi che poneva

l’ambiente del Mediterraneo nel quale la filosofia nacque. La

Grecia non è molto diversa dalla Sicilia. La Sicilia si erge in

una posizione centrale nel Mediterraneo, di cui è l’isola

maggiore. Il territorio è collinare, sono pochi i rilievi che

superano i 2000 metri, così come sono poche le pianure e i

fiumi. Al contempo però, la pendenza delle colline non è tale

da impedire il pascolo o la coltivazione dell’ulivo, della vite,

degli agrumi e di molte varietà di alberi da frutto. Inoltre, i

Page 22: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

22

torrenti riescono frequentemente a strappare ai rilievi

piccole valli pianeggianti e, specie nei pressi dell’Etna, anche

piane più ampie, nelle quali si possono coltivare gli ortaggi.

A queste latitudini prevale il sole, che rende le

estati lunghe e secche e che durante tutto l’anno non smette

di ritagliarsi spazio fra le nubi, sorprendendo con scorci di

bella stagione anche in pieno inverno. Tuttavia, gli inverni

sono abbastanza piovosi, così come l’inizio primavera e il

finale dell’autunno, tanto da far crescere una vegetazione

coriacea anche se non lussureggiante, e sempre più

rigogliosa man mano che, salendo dal mare, verso i 600

metri, alla macchia mediterranea si aggiunge l’odor delle

felci mischiato a quello dei boschi di castagno. Il

Mediterraneo non è pescoso come l’Oceano, ma è temperato

e le brezze che salgono dal mare mitigano sia l’afa estiva,

sia il gelo invernale. I venti non soffiano in maniera

tempestosa, mentre le numerose insenature offrono porti

sicuri per le barche e le navi, senza nebbia e con buona

visibilità, se si escludono i giorni in cui lo Scirocco africano

occupa il cielo con basse nubi, che a volte si fanno d’orate

come un’immagine riflessa del deserto del Sahara, di cui

trasportano la sabbia, che può giungere al suolo mista a

pioggia.

Questa relativa disponibilità della natura, non così

minacciosa da rendere vana ogni resistenza e costringere ad

un atteggiamento difensivo, ma nemmeno così docile da

non richiedere la trasformazione tramite il lavoro, ha

plasmato il pensiero occidentale e ciò è massimamente

Page 23: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

23

evidente nell’architettura, le cui forme regolari sembrano le

forme stesse del Mediterraneo. Connessa al pensiero

occidentale c’è quindi un’idea di dominio sulla natura, che si

riflette anche nel modo di costruire: come la filosofia

conosce definendo, allo stesso modo l’architettura tende a

ridurre il mondo a figure primarie, al fine di poterlo

modificare, mentre la bellezza viene a coincidere con

l’ordine.

Pur non producendo la stessa idea di dominio sul

mondo, questa volontà è addirittura maggiore nella cultura

araba, nata nel deserto, dove la vita sta solo dal lato

dell’uomo e dove la popolazione è costretta ad assumere un

atteggiamento difensivo per sopravvivere. Ciò ebbe un peso

determinante nel condurre la popolazione a raggrupparsi in

tribù piuttosto che dar vita a grandi civiltà e, probabilmente,

a darsi un unico Dio che sta al di sopra, piuttosto che nella

natura. Dal punto di vista architettonico, invece, ciò si

tradusse nel prevalere di forme tondeggianti come le cupole,

come se l’umanità che è assente nella natura venisse

ricercata nelle forme, che fluiscono dall’interno

dell’individuo, piuttosto che essere funzionali al mondo

esterno.

Questa volontà di potenza manca, invece, nella

cultura orientale, che si è dovuta adattare ad una natura

tanto ricca da imporsi, sviluppando un atteggiamento

ricettivo, che ha dato vita al particolare pensiero cui su

accennato, così come ad un’architettura che tende a non

sovrapporsi alla natura, lasciando ad essa la bellezza. La

Page 24: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

24

bellezza risiede nel modo congeniale in cui vengono

combinate forme attinte così per come esistono in natura.

Sia il metodo che il sentimento passano in secondo piano:

prevale la ricerca dei dettagli, più che l’armonia che risulta

solo dall’insieme, mentre l’artista diventa un mezzo tramite

il quale la natura stessa appare manifestarsi. L’empatia non

viene né offuscata dalla razionalità, né assorbita dagli istinti,

come se l’oriente vedesse l’arte come espressione della

natura per mezzo del sé, mentre l’occidente come

espressione del sé per mezzo della natura e ciò è evidente,

ad esempio, nella differenza fra i giardini occidentali e quelli

orientali.

Il pensiero del Mediterraneo si è sviluppato tramite

la razionalizzazione del territorio, a cui è seguita la divisione

del lavoro, i commerci e, con la liberazione delle classi

dominanti dai bisogni primari, la nascita della polis e della

filosofia. Inoltre, man mano che la ricchezza si accumulava,

lo spirito di competizione ad esso sottostante, si è

manifestato anche nelle crescenti dimensioni e

nell’esaltazione delle forme delle case, dei templi, dei palazzi

delle istituzioni, dei teatri, accanto alla formazione di

periferie il cui unico tema collettivo è dato dalla volontà di

sopravvivere.

Passando per l’impero romano, la razionalità si è

spostata dalle sponde del Mediterraneo, sempre più verso

Nord, dove ha trovato un ambiente meno ospitale e

caloroso, ma per certi versi più sottomettibile, basti pensare

alle nubi che coprono il sole per gran parte dell’anno,

Page 25: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

25

benedicendo il terreno pianeggiante con acqua in

abbondanza, senza dar vita ad una eccessiva instabilità. Ciò

ha stimolato la forza di volontà e la razionalità è stata

portata alle estreme conseguenze, fino alla nascita della

tecno-scienza capitalistica.

Si recide così il particolare legame fra pensiero e

ambiente, che aveva reso equilibrata la cultura occidentale,

tanto da divenire guida del mondo. Alla passione per la

natura, che aveva spinto verso le domande filosofiche e che

è pure evidente, ad esempio, nella scelta di posti unici su cui

edificare città come Taormina, che sorge in cima ad una

collina che sprofonda nel mare blu, lasciandosi alle spalle

spiagge dorate con l’Etna a dominare sullo sfondo, si

sostituisce la razionalità strumentale al sistema tecno-

capitalistico e la speculazione edilizia. Viene meno anche

l’affettività che sta dietro la condivisione degli spazi umani,

delle piazzette, dell’intreccio disordinato di viuzze che hanno

reso famosa Taormina. Conseguentemente, così come il

consumare non richiede che si facciano domande sul senso

della vita, il sistema, per minimizzare i costi e massimizzare

i profitti, non richiede architetti.

Oggi, la costruzione avviene quasi senza più

badare all’ambiente circostante o alle esigenze umane, ma

in base a progetti standard. Così mentre blocchi di cemento

divorano le campagne e deturpano le coste, fino al punto in

cui le alluvioni causate dai mutamenti climatici non

restituiscono a “Gaia” ciò gli appartiene, l’architettura, come

la filosofia, è costretta a ripiegare in meri esercizi di stile,

Page 26: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

26

come ad esempio la cupola con l’Arcangelo Gabriele del San

Raffaele a Milano, enormi cattedrali nel deserto, spesso

finanziabili solo con denaro pubblico, che sembrano mettersi

in competizione con Dio o voler ingenerare timore negli

uomini, piuttosto che ricordare che Gesù nacque in una

stalla.

Credo che l’architettura, così come la filosofia, per

non estinguersi, debba esercitare una funzione critica, che

promuova un modo di vivere più consapevole, sia delle

esigenze umane, sia del valore dell’ecosistema naturale. In

questo modo l’architettura, specie in paesi come l’Italia,

potrebbe recuperare il suo spazio puntando sull’originalità

necessaria per armonizzare le esigenze umane con la

bellezza che è già contenuta nella natura e nella storia.

L’economicità si può ottenere anche valorizzando quanto la

natura già ci offre o riutilizzando sapientemente gli spazi

umani.

Dal rapporto fra pensiero e ambiente emerge,

quindi, come l’occidente abbia privilegiato la tecnica

sacrificando la creatività. Ma la tecnica è facilmente

scopiazzabile con la globalizzazione, mentre l’oriente può

adesso dispiegare le potenzialità creative proprie di quel

bagaglio culturale, che scaturiscono dalla apertura alle

domande sul senso che la cultura orientale favorisce.

All’occidente resta invece la crisi culturale, che si

riverbera anche nella crisi economica e nel modo di abitare:

la capacità umana di provare una molteplicità di esperienze

tramite l’empatia è offuscata dal tradizionalismo e la luce

Page 27: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

27

dell’io non è più capace di illuminare altro fuorché i sentieri

degli istinti. L’uomo moderno vive così proiettato nel futuro

in maniera passiva, come se il futuro fosse eterna

riproduzione dell’esistente, perché non riesce a comprendere

appieno il presente. Ne consegue un narcisismo che può

divenire patologico e degenerare in amore per la morte se

portato alle estreme conseguenze da una società

interamente fondata sul possesso, come la nostra. Questa è

la tragedia dell’occidente. Non ci può essere convivenza

sociale se non si impara prima a convivere con se stessi e

con la propria natura. La morale non può basarsi su leggi

universali astratte, così come qualsiasi ordinamento può

venir travolto, se il legame sociale non risiede prima nella

cultura, intesa come consapevolezza tale da generare

affetto, dei governanti così come dei governati. Credo che

sia giunto il momento in cui l’occidente inizi ad apprendere

dall’oriente che, per evitare di coltivare il nichilismo come

volontà di potenza, occorre affrontarlo, senza tuttavia

perdere la propria identità distaccandosi dalla vita, ma

superandolo con l’amore, proprio come fece Gesù.

Non penso che la via per uscire dalla crisi sia

quindi rintracciabile in quei filosofi post-moderni, che

evitano di prendere posizione, lasciando di fatto campo

aperto alla narrazione tecno-capitalistica. Il fatto che sia

morto Dio, non significa sia morta anche la morte e che

nell’universo esista solo il consumo. Le domande sull’uomo

rimangono ed è compito della filosofia assumersi la

responsabilità di ricercare un senso, di modo tale che,

Page 28: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

28

indebolita la ragione, non si indebolisca anche il desiderio di

ricerca.

Tuttavia, se la filosofia cerca di rispondere senza

rinunciare al principio di non contraddizione non può che

ridursi a filosofia della religione o della scienza. Senza una

filosofia della morte si rischia la morte della filosofia. Non

solo un discorso sulla morte è propedeutico alla

responsabilità, poiché se non esistono limiti non si avverte la

fragilità e l’unicità dell’esistenza, ma la morte è l’antagonista

della scienza moderna, perché la prospettiva del mutamento

è quella nella quale si potrebbe discutere su ciò che residua

alla potenza della natura dopo la prepotenza della tecnica.

Inoltre, la scienza può dirci qualcosa sulla morte come

evento naturale, ma nulla in quanto esperienza esistenziale.

Eppure, la questione della morte, del divenire,

dell’incertezza è stata rimossa, e insieme ad essa anche la

questione della vita.

La via tradizionalmente alternativa è quella che

tenta la comprensione della realtà in maniera dinamica.

Tuttavia, in occidente forse questa via non è stata battuta

fino in fondo perché o si è applicato il metodo dialettico a

partire da un principio assoluto o si è riposto il principio

nella realtà ma non si è applicato il metodo dialettico,

oppure si è assolutizzata l’esistenza umana.

In questo quadro, tratteggiato con estrema sintesi

per le esigenze di questo lavoro, si colloca Friedrich Engels.

Engels è uno di quei pensatori il cui valore si apprezza a

prescindere dalla finalizzazione, come il mediano delle

Page 29: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

29

squadre di calcio, e proprio in questa posizione potrebbe

tornare utile. Nella “Dialettica della Natura”, opera rimasta

incompiuta e pubblicata solo a partire dal 1924, egli si

concentrò soprattutto sulla dialettica come metodo di

indagine scientifica e anzi, probabilmente spinto dal fervore

suscitato dalla rivoluzione tecno-scientifica e dal fatto che gli

premeva più legittimare la dialettica in funzione politica che

filosofeggiare sul movimento in sé, provò anche a

matematizzare il passaggio dalla quantità alla qualità. Gli

aspetti più profondi e filosofici del suo pensiero, pur presenti

e parecchio stimolanti, rimasero meno rifiniti e per gran

parte furono pubblicati come frammenti.

I filosofi orientali provarono invece a dare un

fondamento alla loro dialettica, come su accennato, ma una

volta individuato l’uomo come luogo dove la natura

acquisisce consapevolezza, portarono alle estreme

conseguenze la dimensione personale, in conformità alla

tradizione Zen, e per questa via giunsero al nulla assoluto.

Filosoficamente, ottennero così una categoria che permette

di criticare qualsiasi altra categoria e di riaffermare

l’esistenza, intesa in termini non solo temporali ma spazio-

temporali, tuttavia continuarono a non spiegare come si

sviluppi la dialettica della natura.

Su questa posizione resta dunque possibile

innestare Engels, portandolo alle estreme conseguenze.

Infatti, se si assume che la natura operi dialetticamente,

non ci si può esimere dal ricercare il fondamento, perché

ogni relazione è mediata da un'altra relazione, fino al punto

Page 30: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

30

in cui gli opposti si confondono. L’unica categoria

ammissibile è quindi la mediazione assoluta, definibile come

energia o, se si vuole, spirito. Il mediatore assoluto è e al

contempo non è, perché è il movimento che permette il

mescolarsi delle forme nell’universale dialettico e che fa si

che la dialettica della natura sia creativa, tanto da creare un

essere creativo come l’uomo.

Se la materia non fosse in fondo energia non si

potrebbe spiegare il movimento e nemmeno la vita: pure i

filosofi che negano il movimento sono il prodotto dell’energia

che muove le galassie e che fece sì che della materia si

concentrasse attorno ad una membrana per resistere

nell’ambiente. Anche il sé, come su esposto, è espressione

dell’universale dialettico ed è definibile nella coppia

istinti/empatia. Se la consapevolezza servirà solo ad

alimentare la volontà di potenza, quale sembra essere la

direzione intrapresa col dominio delle tecno-scienze, magari

a causa di un corpo meccanico, immerso in un ambiente

totalmente controllato, a morire non sarà la filosofia dello

spirito, ma lo spirito stesso. All’opposto, se la

consapevolezza diventerà anche amore, allora è come se lo

spirito si manifestasse tramite l’uomo. La fioritura dello

spirito della natura dipende dagli uomini, come Diogene di

Sinope, coevo di Platone e definito da questi come “un

Socrate impazzito”, la cui filosofia coincide con la vita,

giunta fino a noi tramite la “Vita dei filosofi” di Diogene

Laerzio:

Page 31: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

31

Durante il giorno andava in giro con la lanterna

accesa dicendo: “Cerco l’uomo”. Secondo alcuni fu il primo a

raddoppiare il mantello per la necessità anche di dormirci

dentro, e portava una bisaccia in cui raccoglieva le cibarie;

in un primo tempo si appoggiava al bastone solo quando era

ammalato, ma successivamente lo portava sempre, non

tuttavia in città, ma quando camminava lungo la strada,

insieme con la bisaccia. Si serviva indifferentemente di ogni

luogo per ogni uso, per far colazione o per dormirci o per

conversare. Mentre faceva colazione nella piazza del

mercato, la gente che gli era intorno ripeteva: “Cane” e

Diogene: “Cani siete voi che mi state attorno mentre faccio

colazione”. E soleva dire che anche gli Ateniesi gli avevano

procurato dove potesse dimorare: indicava il portico di Zeus

e la Sala delle processioni. Una volta aveva ordinato ad un

tale di provvedergli una casetta; poiché quello indugiava,

egli si scelse come abitazione una botte.

Fu straordinariamente pronto a rispondere alle

domande che gli venivano poste. Catturato dai pirati e

venduto come schiavo al suo compratore Seniade disse:

“Bada ad eseguire i miei ordini!” E Seniade: “Rimontano i

fiumi alle sorgenti”. E Diogene: “Se tu ammalato avessi

acquistato un medico, gli obbediresti o gli reciteresti

rimontano i fiumi alle sorgenti?”. Seniade, invero, lo comprò

e lo portò a Corinto. Qui gli affidò l’educazione dei figli e

l’amministrazione domestica. Diogene curò

l’amministrazione in ogni riguardo, in modo tale che Seniade

Page 32: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

32

andava in giro dicendo: “Un demone buono è venuto a casa

mia”.

Definì l’avarizia la metropoli di tutti i mali.

Interrogato sulla sua patria rispose: “Cittadino del mondo”.

Diceva che gli oggetti di gran valore si vendono a minimo

prezzo, e viceversa: così una statua è venduta per tremila

dracme, un quarto di farina per due centesimi. Andava

gridando ripetutamente che gli dei hanno concesso agli

uomini facili mezzi di vita, ma anche, tuttavia li hanno tolti

dalla vista umana, perché essi cercano focacce con miele,

unguenti e simili. Diceva che l’inintelligenza degli sforzi

necessari è la causa dell’umana infelicità e che gli uomini

gareggiano nel darsi stoccate a vicenda e nello spararsi calci

l’un con l’altro, ma nessuno gareggia per diventare buono e

nobile d’animo. Perciò ad un tale che si lasciava calzare dal

servo, disse: “Non sei ancora felice se costui non ti soffia

anche il naso: verrà la perfetta felicità, quando avrai perso

l’uso delle mani”.

Definiva il ventre la Cariddi della vita. Una volta

vide un giovinetto arrossire: “Coraggio – gli disse – questo è

il colore della virtù”. Ad un giovinetto tutto adornato che gli

rivolse una domanda, disse che non avrebbe risposto se

prima denudandosi non gli avesse mostrato se fosse donna

o uomo. Definiva le Etere regine dei re, perché i re fanno

tutto ciò che vogliono le etere. Sosteneva che nulla si può

ottenere nella vita senza esercizio, anzi che l’esercizio è

l’artefice di ogni successo. Lo stesso disprezzo del piacere

per chi vi sia abituato è cosa dolcissima. Chi gli disse che il

Page 33: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

33

vivere è un male fu così da lui corretto: “Non il vivere, ma il

viver male”.

Egli diceva che tutti gli elementi sono contenuti in

ogni cosa e pervadono ogni cosa: così per esempio e nel

pane v’è carne e nella verdura v’è pane, perché in tutti i

corpi semplici e frugali attraverso invisibili pori penetrano

particelle e diventano vapore. Si meravigliava dei

matematici che guardavano al sole e alla luna e non

vedevano la realtà sotto i loro occhi. Definiva “bile” la scuola

di Euclide, la conversazione di Platone “perdita di tempo”.

Una volta scorse Platone che in un ricco convito toccava

soltanto olive e disse: “Come mai tu, filosofo che navigasti

in Sicilia proprio a causa di siffatte mense, ora che ti sono

imbandite non ne godi?” E lui di rimando: “Ma per gli dei, o

Diogene, anche là mi cibavo di olive e di cose del genere”. E

Diogene: “Poiché dunque andare a Siracusa? Forse l’Attica

non produceva olive?”. Un’altra volta mentre mangiava fichi

secchi incontrò Platone e l’invitò ad assaggiarli. Platone

prese e mangiò, e Diogene: “Avevo detto di assaggiarli, non

di divorarli”. Diogene una volta gli chiese del vino e,

contemporaneamente, fichi secchi. Platone gli mandò

un’anfora piena di vino, e lui: “Se uno ti domanda quanto fa

due più due, risponderai venti? Così né dai nella misura in

cui ti si chiede né rispondi a quel che ti si chiede”.

Durante un ricevimento offerto da Platone ad

amici che venivano da Dionisio, Diogene calpestando i suoi

tappeti disse: “Calpesto la vanagloria di Platone”. Qualcuno

gli fece rilevare che mentre egli era solito chiedere, Platone

Page 34: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

34

non chiedeva. E Diogene: “Anche lui chiede, ma avvicinando

il capo, si che gli altri non capiscano”. Discorrendo Platone

intorno alle idee e usando “tavolità” e “coppità” invece di

“tavola” e “coppa”, Diogene disse: “Io, o Platone, vedo la

tavola e la coppa; ma le idee astratte di tavola e di coppa

non le vedo”. Pregandolo Egesia di prestargli qualcuno dei

suoi scritti: “Sei sciocco, Egesia - disse Diogene - i fichi

secchi li preferisci reali, non dipinti, ma la tua pratica di vita

vuoi farla sui libri e non nella realtà quotidiana”. A chi gli

rimproverava l’esilio rispose: “Ma è per questo, o

disgraziato, che mi diedi alla filosofia”. Diceva di imitare gli

istruttori dei cori: questi infatti danno il tono più alto, perché

tutti gli altri diano il tono giusto. Si narra anche che

Alessandro il Macedone abbia detto che se non fosse nato

Alessandro, avrebbe voluto nascere Diogene”.

Trovava da ridire sulle preghiere degli uomini,

osservando che essi non chiedono i veri beni, ma ciò che a

loro sembra bene. Una volta vide una donna che supplicava

gli dei in atteggiamento piuttosto sconveniente. Desiderando

liberarla dalla superstizione le si avvicinò e le disse: “Non

pensi, o donna, che il dio può stare dietro di te, poiché tutto

è pieno della sua presenza, e che tu debba vergognarti di

pregarlo scompostamente?”. Pregandolo gli Ateniesi perché

diventasse iniziato e ripetendogli che gli iniziati ottengono

nell’Ade un posto privilegiato, Diogene disse: “Sarebbe

ridicolo se Agesilao ed Epaminonda dimoreranno nel brago e

persone di nessun conto, ma iniziate, vivranno nelle isole

dei beati”. Ad un altro che discorreva di fenomeni celesti,

Page 35: ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente

35

replicò: “Da quanti giorni sei venuto giù dal cielo?”. In un

modo simile rispose ad un tale che sosteneva che non esiste

il movimento: si alzò e si pose a camminare.

Si tramanda che Diogene sia morto all’età di

novanta anni circa. Diverse versioni corrono sulla sua morte.

Una dice che egli dopo aver mangiato un polpo crudo fu

preso dal colora e morì. Secondo un’altra, egli morì

volontariamente trattenendo il respiro. Questa versione

ricorre anche in Cercida di Megalopoli, il quale si esprime nei

suoi Meliambi: non più, egli che un tempo fu cittadino di

Sinope, celebre per il suo bastone, per il doppio mantello e

per il vivere all’aria aperta, ma se ne andò al cielo,

premendo il labbro contro i denti. I cittadini ornarono il suo

sepolcro con statue di bronzo, su cui scrissero questi versi:

anche il bronzo cede al tempo e invecchia, ma la tua gloria,

o Diogene, rimarrà intatta per l’eternità, poiché tu solo

insegnasti ai mortali la dottrina che la vita basta a se stessa

e additasti la via più facile per vivere.