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STUDIO GEOLOGICO TECNICO AMBIENTALE

Dott. Geol. ANDREA VALENTE ARNALDI

Geotecnica - Geofisica - Prove geotecniche e geomeccaniche in sito e di laboratorio Sondaggi geognostici - Palificazioni - Tiranti - Consolidamenti - Monitoraggio geotecnico e strutturale

Verifiche di stabilità di pendii e di fronti di scavo - Bonifiche movimenti franosi Idrogeologia - Pozzi per acqua - Geotermia - Opere sotterranee (tunnel) - Discariche - Cave - Dighe

Idrologia ed idraulica - Sistemazioni fluviali e marittime - Ingegneria naturalistica Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) - Valutazione Ambientale Strategica (VAS)

Studi di Fattibilità Ambientale - Valutazione d’incidenza Ambientale Caratterizzazioni, bonifiche e recuperi ambientali - Consulenze ambientali - Utilizzazione terre e rocce da scavo

Pianificazione territoriale - Piani di Protezione Civile Valutazione rischio sismico, idrogeologico ed ambientale

Provincia POTENZA Comuni POTENZA

VAGLIO BASILICATA

Oggetto IMPIANTO IDROELETTRICO "BASENTO 1”

R4-RELAZIONE GEOLOGICA E GEOTECNICA Dati catastali Riferimenti normativi nazionali Riferimenti normativi locali

Foglio: vedasi elab. progettuali Mappale: vedasi elab. progettuali

Ordinanza P.C.M. n. 3274 del 20.03.2003 D.M. 14.01.2008

Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata – Piano stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico P.U.C.

Denominazione Spett. RHHYDRO s.r.l.

Indirizzo Viale Monza 127 – 20125 Milano

Progettista REMNA s.r.l. Dott. Ing. Matteo Motta

Committenti

Indirizzo Via Appiani 12 – 20121 Milano

Il Tecnico

Dott. Geol. Andrea VALENTE ARNALDI

Codice documento

16.VAG.REMNA

Rev. Copie Data Redazione Verifica Approvazione Descrizione

00 n. 5 11.01.2017 Geol. Valente Arnaldi

Geol. Valente Arnaldi

Geol. Valente Arnaldi

1° emissione

10124 TORINO - Via Denina 3 (Giardini Reali) - Tel./Fax +39 011 6960115 18038 SANREMO (IM) - Via Manzoni 61 (Piazza Colombo) - Tel./Fax +39 0184 570051

12042 BRA (CN) - Strada San Michele 14 - Tel./Fax +39 0172 44016 +39 335 6458897

E-mail : [email protected] www.geostudiovalente.com

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INDICE

1 PREMESSA Pag. 3

2 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE Pag. 5

3 PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA Pag. 7

4 CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE Pag. 8

5 CARATTERI SISMICI LOCALI Pag. 10

6 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE ED IDROLOGICHE Pag. 15

7 MODELLO GEOTECNICO Pag. 16

8 OPERE DI FONDAZIONE ED OPERE DI SOSTEGNO Pag. 18

9 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Pag. 21

10 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Pag. 28

11 ALLEGATI Pag. 29

- Inquadramento topografico

- Documentazione fotografica aerea

- Carta geologica C.A.R.G. - Foglio “Potenza”

- Carta geologica C.A.R.G. Foglio “Vaglio di Basilicata"

- Carta del rischio esondazione - P.A.I.

- Carta del rischio frane - P.A.I.

- Carta dell’idrografia - PA.I.

- Sezione stratigrafica impianto idroelettrico (Sezione A2 di progetto modificata)

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1. PREMESSA

La presente relazione geologica e geotecnica a supporto di un progetto di costruzione di

un impianto idroelettrico sul fiume Basento, da eseguirsi all’interno di un’area sita nei Comuni di

POTENZA e VAGLIO BASILICATA (PZ), fa seguito ad un sopralluogo e ad un’indagine

geologico - tecnica, eseguita in sito, su incarico conferito allo scrivente dalla REMNA s.r.l., nonché

dal Progettisti dell’intervento, REMNA s.r.l. e Dott. Ing. Matteo Motta.

Le indagini, eseguite, estese ad un significativo intorno dell'area interessata dagli interventi, in

ottemperanza al Testo Unitario - Norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14.01.2008), sono state

finalizzate alla definizione delle condizioni geologiche e geomorfologiche del sito ed alle

caratteristiche geotecniche dei materiali ricadenti nel volume significativo dei manufatti in progetto,

verificando i possibili scenari di rischio e le problematiche esecutive, con il preciso intento di

definirne le potenzialità di fruizione in relazione all'assetto territoriale, verificando le condizioni di

stabilità, l'eventuale presenza di elementi morfogenici dissestivi e lo stato di fatto, traendone le

opportune valutazioni sulla compatibilità degli interventi con la situazione idrogeologica,

geomorfologica e litologica locale.

L’insieme dei dati sopra riportati ha come finalità quella di fornire al Progettista

dell’intervento utili indicazioni sui caratteri di portanza dei termini litologici presenti in sito, nonché

sulla scelta del più idoneo piano di appoggio alle strutture di nuova realizzazione ed alcune

indicazioni di carattere tecnico sulle modalità d’esecuzione delle opere interagenti con il sottosuolo.

Più precisamente è stato definito un modello geologico - tecnico del volume di sottosuolo

interagente con le opere da realizzare, determinando le proprietà geotecniche - geomeccaniche

iniziali per i diversi litotipi e le diverse zone d’omogeneità con riferimento al volume significativo,

al fine ottenere la corretta classificazione del sottosuolo.

Si è pertanto proceduto all’esecuzione di una serie di indagini di natura geologica, le

risultanze delle quali sono state riportate nella relazione geologica, quest’ultima finalizzata alla

costruzione del modello geologico; nella relazione geotecnica, sulla base del modello geologico e

delle indagini geotecniche eseguite in sito, seguendo i dettami della normativa vigente (Decreto

Ministeriale 14.01.2008) e dello stato dell’arte, è stato poi ricostruito il locale modello geotecnico.

L'area in esame è caratterizzata dal tratto di fiume Basento a valle della città di Potenza, dopo

l'immissione in sinistra idrografica del torrente Tiera. I versanti sono caratterizzati dalla presenza di

infrastrutture viarie strategiche in sinistra idrografica, costituite dalla S.S. Basentana e dalla ferrovia

Potenza-Metaponto, mentre il versante destro è costituito da aree agricole. E' presente nell'area la

condotta pensile primaria di adduzione dell'acquedotto Basento-Camastra, che passa dalla sponda

destra a quella sinistra mediante un attraversamento aereo del corso d'acqua. Le pendenze dei

versanti sono acclivi in corrispondenza dell'incisione del corso d'acqua via via digradanti verso

quote più elevate. Il fiume Basento nel tratto interessato è come detto particolarmente inciso, a

causa di un cambio di pendenza rispetto alle aree a monte e a valle. Al fine di ridurre le velocità

dell'acqua e l'erosione delle sponde sono stati realizzati argini in pietra e cemento e briglie in

successione, distanziate di circa 100 m l'una dall’altra, probabilmente per garantire la protezione del

rilevato ferroviario che si trova a poca distanza dal corso d'acqua. Le n. 3 briglie coprono un

dislivello complessivo di circa 10 m su 250 m di lunghezza, equivalente a una pendenza del 4% che

risulta doppia rispetto alla media del corso d'acqua.

Le opere fluviali risultano di notevoli dimensioni e in buono stato di conservazione, ad

eccezione di alcune fessurazioni e usure di manufatti secondari.

La briglia oggetto d’intervento (briglia di monte) risulta di struttura a 3 livelli con gavete

dimensionate in modo da smaltire portate di magra, portate di piena ordinaria e portate di piena

eccezionale. E' presente una controbriglia posta circa 20 m a valle, che attualmente risulta erosa e

divelta dalla corrente.

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Le dimensioni sono di 45 m di larghezza complessiva del manufatto con spessore di 1,5 m. E'

presente un plinto di sostegno dell'acquedotto subito a monte della briglia, e uno subito a valle della

gaveta laterale della controbriglia divelta.

Il progetto prevede la realizzazione di un impianto mini idroelettrico della tipologia cosiddetta

“a salto concentrato” sfruttando la briglia esistente sul fiume Basento. Tale tipologia di impianti è

considerata universalmente quella a minore impatto tra gli impianti idroelettrici, in quanto non

comporta sottensione dell’alveo e quindi annulla l’impatto principale che gli impianti idroelettrici

solitamente comportano sull’ecosistema, ossia la riduzione delle portate defluenti in alveo per tratti

più o meno lunghi del corso d’acqua. Le opere consistono essenzialmente in:

- Opera di presa: adeguamento della briglia esistente e installazione di una paratoia mobile,

realizzazione di un canale con sgrigliatore.

- Scala di risalita per l’ittiofauna: un manufatto consistente in una scala a bacini per la restante

parte dell’ittiofauna.

- Vano turbina: un locale posto all’estremità del canale dissabbiatore e destinato a ospitare

turbina, generatore e tubo aspiratore/diffusore.

- Cabina elettrica: un prefabbricato contenente i quadri elettrici, la cabina di trasformazione e il

locale di consegna ENEL.

- Opere di allacciamento alla rete elettrica: cabina di consegna e cavo aereo di 1000 m in

derivazione dalla linea esistente posto sul versante destro in corrispondenza della Masseria

Ricciuti.

Il presente studio è stato sviluppato in modo tale da costituire un utile elemento di riferimento

per il Progettista al fine di inquadrare le eventuali problematiche geologiche - geotecniche e per

definire il programma delle eventuali ulteriori indagini sui terreni. Si elencano di seguito i contenuti

principali del presente elaborato:

� Inquadramento normativo di riferimento ed esame dell’intervento nel contesto degli strumenti

di pianificazione vigenti con analisi del quadro conoscitivo esistente.

� Caratteristiche generali del progetto e suo inquadramento in ambito territoriale.

� Definizione delle caratteristiche tettonico - strutturali dell’area d’intervento.

� Definizione dei lineamenti geomorfologici della zona ed analisi dei processi morfogenetici

con specifico riferimento ai dissesti in atto o potenziali ed alla loro tendenza evolutiva al fine

di una valutazione delle reali incidenze dell'intervento sulle condizioni di stabilità pre e post-

intervento.

� Definizione della caratteristiche geologiche del sito: caratterizzazione della successione

litostratigrafia del sito per un intorno areale significativo al fine di caratterizzare il “volume

significativo”.

� Definizione della distribuzione areale e volumetrica dei litotipi, il loro stato di fratturazione e

alterazione ed un primo giudizio qualitativo sulle loro caratteristiche geomeccaniche.

� Definizione delle condizioni idrogeologiche del sito, tenendo conto dello schema della

circolazione idrica superficiale e sotterranea, dei livelli piezometrici dell’acquifero

superficiale e delle indicazioni sulla loro escursione stagionale (misurata o stimata sulla base

dei valori medi conosciuti oppure derivata da dati bibliografici o dalle carte dello strumento

urbanistico vigente).

� Cenni sulle metodologie di scavo per la realizzazione delle opere in progetto.

� Valutazioni specifiche degli effetti indotti complessivamente dalle opere in progetto anche in

relazione a tutti gli interventi necessari per la loro realizzazione (scavi, riporti e drenaggi).

� Definizione di “zona nota” o “zona non nota” in relazione alla stabilità complessiva

struttura/opera-terreno.

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� Risultanze di eventuali prove ed indagini geognostiche e geotecniche eseguite in siti limitrofi

o ricavati da bibliografia, particolarmente per le “zone note”.

� Considerazioni circa la stabilità delle aree interessate dagli interventi in progetto, con

particolare riferimento alle operazioni di scavo previste da progetto.

� Definizione della Zona sismica d’appartenenza e della Categoria di suolo di fondazione del

sito in relazione alla normativa adottata.

� Valutazioni sulle problematiche sismiche locali presenti nel sito anche in riferimento agli

elementi di pericolosità sismica locali e valutazione delle condizioni predisponenti per la

suscettibilità a liquefazione dei terreni nei casi previsti dalla normativa vigente.

La presente indagine è eseguita ai sensi della seguente Normativa di riferimento:

- Ordinanza P.C.M. n. 3274 del 20.03.2003;

- D.M. 14.01.2008;

- Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata – Piano stralcio per la difesa dal rischio

idrogeologico;

- P.U.C. di Potenza e di Vaglio Basilicata.

Preliminarmente all'esecuzione dell'indagine in sito, è stata condotta una ricerca dei dati

bibliografici e della cartografia tecnica disponibili riguardanti l'area in oggetto, nonché degli

elaborati geologico - tecnici allegati ai vigenti P.U.C. ed al Piano di Bacino di riferimento.

Vengono di seguito esposte alcune note circa le caratteristiche geomorfologiche,

geolitologiche, idrogeologiche, geotecniche e sismiche dell’area d’indagine.

2. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE

L'area oggetto d’indagine ricade lungo il confine dei territori comunali di Potenza e Vaglio

Basilicata, all’interno del territorio appenninico lucano ed è posta ad una decina di chilometri ad Est

di Potenza lungo l’alveo del fiume Basento che nel suo divagare scorre interamente nel territorio

lucano che lo porta, dopo una percorrenza di circa 160 km a sfociare, nei suoi quadranti orientali,

nel Mar Ionio.

La zona interessata dall’indagine ha come principale caratteristica, dal punto di vista

geomorfologico, quella di formare un ambiente fondovallivo fluviale. Essa è ubicata in

corrispondenza dell’incisione del torrente Basento ed è compresa tra le quote di 594 m e 599 m

circa s.l.m.

A scala generale la valle di indagine raccorda i versanti che orientativamente degradano

dall’altura dell’abitato di Vaglio (958 m.s.l.m.) e dalla cima di Serra San Bernardo (1.090 m.s.l.m.),

dei quadranti settentrionali, e dal Monte Romito (946 m.s.l.m.) e da Monte Serra la Croce (1.144

m.s.l.m.) posti nel comune di Brindisi di Montagna nei quadranti meridionali. Tali cime fanno parte

di un sistema più ampio di dorsali che hanno grossomodo un andamento NW-SE (direzione

appenninica) che condizionano le direzioni di tutti i grossi fiumi della regione a riversarsi nel Mar

Ionio. I versanti prospicienti la valle del Basento, nel settore di fiume esaminato ad una quota media

di 576.0 m.s.l.m., posseggono delle pendenze medie che sono dell’ordine del 17% per i versanti

declinanti da Nord e del 15% per quelli da Sud. Queste grosse lineazioni vallive hanno facilitato la

realizzazione delle grosse arterie stradali (E847 – SS407) e ferroviarie (Battipaglia-Taranto) che, in

tale tratto, si ritrovano alla sinistra idrografica fluviale.

Le pendenze dei versanti sono acclivi in corrispondenza dell'incisione del corso d'acqua via

via degradanti verso quote più elevate. Tali versanti sono ricoperti da una potente coltre detritica

eterometrica ed eterogenea incoerente e caotica.

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Il fiume Basento nel tratto interessato è, come detto, particolarmente inciso, a causa di un

cambio di pendenza rispetto alle aree a monte e a valle. Come già anticipato al fine di ridurre le

velocità dell'acqua e l'erosione delle sponde sono stati realizzati argini in pietra e cemento e briglie

in successione, distanziate di circa 100 m l'una dall’altra, probabilmente per garantire la protezione

del rilevato ferroviario che si trova a poca distanza dal corso d'acqua. Le n. 3 briglie coprono un

dislivello complessivo di circa 10 m su 250 m di lunghezza, equivalente a una pendenza del 4% che

risulta doppia rispetto alla media del corso d'acqua.

Le opere fluviali risultano di notevoli dimensioni e buono stato di conservazione, ad

eccezione di alcune fessurazioni e usure di manufatti secondari.

La briglia presente nel settore in esame risulta di struttura a 3 livelli con gavete dimensionate

in modo da smaltire portate di magra, portate di piena ordinaria e portate di piena eccezionale. E'

presente una controbriglia posta circa 20 m a valle, che attualmente risulta erosa e divelta dalla

corrente. Le dimensioni sono di 45 m di larghezza complessiva del manufatto con spessore di 1,5

m.

Occorre evidenziare la presenza di un plinto di sostegno dell'acquedotto subito a monte della

briglia, e uno subito a valle della gaveta laterale della controbriglia divelta.

Fig. 1 – Plinto dell’acquedotto

Lo scavo in corrispondenza delle aree attorno al plinto non dovrà superare i 2 m, così da

evitare esposizioni del fronte attorno al plinto.

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3. PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA

I rilievi eseguiti, nonché le informazioni storiche acquisite hanno evidenziato il verificarsi di

fenomeni dissestivi (erosione accelerata e mobilizzazione) riguardanti sia il versante S che il

versante N, entrambi degradati verso il fiume Basento; qui i versanti hanno una forte tendenza e/o

suscettività ad evolversi per fenomeni di massa come testimoniato dalle aree perimetrate

dall’Autorità di Bacino e come cartografato nella “Carta geologica” del progetto CARG presenti in

allegato.

Il substrato del versante che si anastomizza con la valle fluviale dal quadrante meridionale è

formato su un substrato le cui litologie appartengono alla Formazione delle Argille Varicolori. Tali

litotipi posseggono una grande complessità imputabile all’estrema variabilità litostratigrafica, alla

marcata natura argillo-terrigena inglobante a più livelli blocchi di altra natura che hanno subito

complesse vicende di stress tettonici che si palesano in un assetto strutturale caotico e scaglioso; le

condizioni al contorno peggiorano per l’assenza di una coltre vegetale di copertura e alle elevate

pendenze connesse ad un versante impostato in tali litologie, che determinano una forte

predisposizione/suscettività ad evolversi per fenomeni di massa. Testimonianza è la forma del

paesaggio del versante che a media scala evidenzia non solo increspature, lobi e terrazzamenti ma

anche geometrie di “svuotamento” e/o leggeri salti di pendenza che possono essere, nell’insieme,

imputabili a fenomeni di soil creep ma che comunque sono sovrapposti a fenomeni di massa ben più

importanti. Questo stato fenomenologico porta sicuramente ad “attenzionare” queste porzioni di

versante che per cause del tutto locali rappresentano punti di debolezza geomorfologica come:

- aree ad accentuate pendenze;

- aree che per cause diverse si prestano ad essere sede di accumuli di materiali eluvio-

colluviali;

- aree di debolezza strutturale dell’ammasso (zone di faglia, aree fortemente stressate, contatti

e limiti stratigrafici, …);

- zone di recapito del deflusso naturale e/o antropico delle acque pluviometriche (acque

selvagge,…).

La particolarità dei dissesti evidenziati in cartografia, secondo la classificazione di Varnes,

ascrivibile a delle colate detritiche con una zona di alimentazione (poste nelle aree di coronamento),

sono legate ad un canale (in cui la massa si trasferisce in con modalità più o meno viscosa) e ad una

zona di accumulo (tipicamente posta al piede e/o lungo il versante). Le velocità di tali movimenti

non sono elevate e il controllo, seppur molto complesso, è fortemente condizionato dalle acque

pluviometriche e dagli attriti interni.

Il versante posto nel quadrante Nord, conserva a media scala, le stesse forme di quello

opposto ma con delle peculiarità che determinano, come risposta reologica complessiva del mezzo,

delle forme e delle pendenze più accentuate e con forme più nette per effetto di affioranti costituenti

litologici caratterizzati anch’essi da una forte componente pelitico-argillosa ma con fasce omogenee

a tratti più competenti in un quadro complessivo che non si discosta dai fenomeni che intervengono

nell’evoluzione dei versante per frane discussi per il versante Nord.

La descrizione sintetica degli areali discretizzati dall’Autorità Interregionale di Bacino della

Basilicata nella “Carta del rischio frane” riportata in allegato. Le aree in dissesto presenti nei

versanti a debole acclività prossimi all’area d’intervento, ricadono in classe R2 – area a rischio

medio.

Dal punto di vista del rischio idraulico l’area d’intervento ricade nella “carta del rischio

alluvione” dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, in un’area a rischio esondazione

con tempi di ritorno di 30 anni (Tr = 30).

Le morfologie dei fondovalle, in tale contesto geomorfologico, non posseggono piane

intravallive vere e proprie essendo frutto di un’idrodinamica tipicamente erosiva e solo

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all’approssimarci del territorio comunali di Calciano - Tricarico, a valle dell’areale indagato esce da

tale contesto aprendosi in una modesta piana in cui le pendenze sono più blande e sede di accumuli

di materiali grossolani.

Si evidenzia inoltre, valutata l’ubicazione dell’impianto idroelettrico, che questo risulterà

soggetto al regime idraulico del corso d’acqua, variabile in funzione degli apporti meteorici

stagionali.

I diversi manufatti presenti nell'area in esame ed in un suo intorno significativo non

manifestano lesioni significative. In generale, le diverse opere murarie presenti nella zona

d’intervento, in parte in c.a. ed in parte in pietra a secco, presentano un buon grado di

conservazione, risultando prive di evidenti indizi di degradazione, ad eccezione di alcune

fessurazioni e usure di manufatti secondari (muri a secco, muri di sponda sotto scavati, etc.).

Alla luce di quanto esposto, l'area in oggetto è da ritenersi complessivamente stabile,

fatta esclusione per alcuni settori circoscritti lungo i versanti dove andranno previsti interventi di

sistemazione specifici, escludendo pertanto, al momento dell'indagine, fenomeni morfogenici

dissestivi in atto o potenziali di particolare entità.

In relazione alle potenziali problematiche legate a fenomeni di trasporto solido in

corrispondenza del corso d’acqua, si evidenzia che questo, nei tratti ove verranno collocate le opere

in progetto e per tratti a monte significativi, non risultano soggetti a fenomeni di importanza

rilevante e non si rileva in questi la presenza di importanti accumuli di depositi potenzialmente

mobilizzabili. Alla luce di tali considerazioni, si rappresenta che l’intervento in progetto non

presenterà particolari problematiche in fase d’esercizio, con specifico riferimento, ma non solo, al

trasporto solido.

4. CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE

La geologia della porzione di territorio in oggetto è la risultante attuale di una serie di processi

che sono iniziati grossomodo nel Mesozoico (Giurassico-Cretacico) in cui una articolata

paleogeografia si è evoluta da un dominio distensivo, con piattaforme e bacini sedimentari, ad uno

compressivo (svoltasi prevalentemente nel Miocene) che perdura a tutt’oggi così come evidenziato

dall’elevata sismicità e dal tipo di vulcanismo che è operante nella regione. Un’idea della

paleogeografia mesozoica viene riassunta efficacemente da Ietto (1969) il quale riteneva che la

variabilità del numero di piattaforme e degli interposti bacini, derivi dalla considerazione che le

unicità delle piattaforme vada intesa in modo molto generale mentre in dettaglio risultano corpi

sedimentari con una geometria molto complessa e caratterizzati da differenti velocità di subsidenza

da punto a punto, dove altifondi (piattaforme) possono alternarsi a zone più basse (bacini) con

bruschi passaggi laterali ed eteropie. Riassumendola, la storia dei terreni appartenenti a questo

settore di Appennini si può suddividere in due periodi: uno che va dal Triass al Miocene

(Aquitaniano), in cui si ha la formazione dei diversi ambienti paleogeografici che subiscono poche

modificazioni per lo più a carattere distensivo; un secondo periodo che va dal Burdigaliano

(Miocene med.-inf.) fino al Pliocene, in cui si hanno deformazioni compressive di grande entità.

Quindi, la Lucania rappresenta un segmento, appartenente ad una struttura più complessa, di una

catena a coltri di ricoprimento che hanno cominciato ad affastellarsi a cominciare dalla fase

tettonica Burdigaliana (Miocene inf.). Tralasciando i vari modelli interpretativi della paleogeografia

Mesozoica (D’Argenio et alii, 1980-1986, Mostardini e Merlini, 1986), le unità dell’Italia centro-

meridionale, di cui la Lucania, possono essere grossolanamente suddivise in tre gruppi di unità:

catena, avanpaese e avanfossa.

Unità dell’avanpaese Affiora nel Gargano orientale e nelle Murge pugliesi con uno spessore di circa 4000 metri,

nelle Murge e nel Salento dove lo spessore aumenta a circa 6000 metri. Questa piattaforma

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carbonatica, trovandosi nella posizione più esterna, non è stata ancora coinvolta dalla deformazione

della catena che ha interessato progressivamente i paleodomini via via più orientali. Questi terreni

sono ribassati a gradinata sotto il fronte della catena ed ai terreni dell’avanfossa bradanica.

Unità Bradaniche Le unità Bradaniche affiorano tra le coltri della catena Appenninica, ad occidente, e l’unità

apulo-garganica, ad oriente, e riempiono l’avanfossa formatasi nel Tortoniano per sprofondamento

dell’unita apulo- garganica (successioni calcaree) sul fronte della catena con materiali in prevalenza

argillo-limosi.

Unità della catena autoctone ed alloctone Si ritrovano geometricamente in posizione superiore ai terreni più esterni ed orientali descritti

precedentemente ed oltre ad essere costituite dalle unità delle piattaforme carbonatiche, a formare

l’ossatura degli Appennini (piattaforma Campano-Lucana), da quei terreni geneticamente legati ai

sedimenti depostisi, sino al Miocene, in bacini posti tra le piattaforme ed i bacini interposti che in

letteratura sono conosciuti come Unità Lagonegresi e da quelli che successivamente alle fasi

tettoniche del Miocene inferiore si sono formati in nuovi domini sedimentari.

L’Appennino Lucano è costituito da potenti coltri tettoniche, con spessori totali che si

aggirano intorno ai 10 Km, con vergenza Est-Nordest, di terreni formatisi tra il Triassico e il

Pliocene e, impilandosi, si poggiano sui terreni del dominio carbonatico Apulo. Le unità

stratigrafico-strutturali di interesse, affioranti nel sito oggetto di studio e nelle aree contermini,

appartengono alle Unità della Catena della Successione di Lagonegro che in base alla posizione

paleogeografica vengono distinte in varie successioni di riferimento: i terreni dell’unità stratigrafico

strutturale della catena maggiormente rappresentati nell’area oggetto di studio sono quelli delle

Unità Lagonegresi di Groppa d’Anzi. Tali unità sedimentarie rappresentano il prodotto sedimentario

del “riempimento” del bacino sedimentario di Lagonegro, individuatasi nel Trias e scomparsa con la

fase tettonica del Miocene Medio-Inferiore, i cui margini erano rappresentati da piattaforme

carbonatiche di ambiente neritico: in posizione interna la piattaforma Campano-Lucana e nella

posizione più esterna quella Apula. Sommariamente, la Successione lagonegrese di Groppa d’Anzi

rappresenta, paleogeograficamente, il prodotto della sedimentazione centrale dell’omonimo bacino

mentre quelle dell’Unità di Monte Arioso e di Vaglio (Campomaggiore) sono rispettivamente le

porzioni più interne e più esterne dello stesso. Tali posizionamenti hanno ovviamente prodotto

anche un diverso coinvolgimento nella fase tettonica cretacico - miocenica dei termini litologici

superiori.

Dal punto di vista geolitologico, in base al rilievo effettuato ed a quanto riportato sul Foglio

n° 470 “Potenza" della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000, i terreni costituenti il substrato

roccioso nell'area d'intervento sono di origine marina e sono rappresentati da termini asseribili al

Gruppo delle Argille Varicolori databili dal Cretaceo al Miocene, costituite da argilliti marnose

variegate tipicamente scagliettate inglobanti pacchi di strati di natura marnosa di colore verde

chiaro o grigie, calcarea con liste di selce, calcilutitica, calcari marmosi grigi e calcarenitica; nel

complesso si presentano stratigraficamente con giacitura caotica e con spessori variabili tra i 100 ed

i 400 metri. Il substrato roccioso, nei livelli superficiali, risulta essere interessato da un grado

d’alterazione e fratturazione di tipo medio, con possibile formazione di blocchi di dimensione anche

metrica generati dall’intersezione di diversi sistemi di fratturazione, quest’ultimi derivanti da

fenomeni di deformazione fragile medio – recente del substrato.

Relativamente alle coperture quaternarie, si evidenzia che i processi di alterazione e

degradazione (azioni pedogenetiche), sui termini litoidi affioranti e sub-affioranti nell'area, danno

luogo a locali coltri di copertura, a composizione prevalente limoso - sabbiosa, di origine colluvio -

eluviale (terreno vegetale) e detritico - colluviale, disposta in modo discontinuo lungo i versanti.

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Tale coltre, in alcuni settori circoscritti (così come rappresentato in cartografia), può raggiungere

potenze di ordine di alcuni metri.

In corrispondenza del reticolo idrografico locale (torrente Basento) si segnalano locali

accumuli di depositi di origine fluviale. Tali depositi alluvionali (ba), interessati direttamente dalle

opere in progetto, sono caratterizzati di ghiaie con lenti di sabbie e limi posti nel letto di

esondazione fluviale e ad alcuni metri dal letto dello stesso a raggiungere spessori di qualche decina

di metri.

5. CARATTERI SISMICI LOCALI

Introduzione Secondo l’Ordinanza 3274 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, aggiornata con le

comunicazioni fornite dalle Regioni, vengono individuate, nelle “norme tecniche”, 4 valori di

accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico (Ag/g). Ciascuna zona

viene individuata secondo valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo (Ag), con

probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (Ag/g).

Zona Accelerazione orizzontale con probabilità di superamento pari

al 10% in 50 anni [Ag/g]

Accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico

(Norme Tecniche) [Ag/g] 1 > 0,25 0,35

2 0,15 – 0,25 0,25

3 0,05 – 0,15 0,15

4 < 0,05 0,05

I Comuni interessati dall’intervento in esame ricadono nella classificazione sismica dei

Comuni italiani in Zona 1. Tale zona corrisponde a:

Accelerazione orizz. con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni [Ag/g] = > 0,25

Accelerazione orizz. di ancoraggio dello spettro di risposta elastico [Ag/g] = 0,35

Categorie di profilo stratigrafico del suolo di fondazione Ai fini della definizione della azione sismica di progetto, come riportato nel D.M. delle

Infrastrutture 14.01.2008, punto 3.2.2 “Categorie di sottosuolo e condizioni topografiche”, si

definiscono le seguenti categorie di profilo stratigrafico del suolo di fondazione (Tabella 3.2.II - le

profondità si riferiscono al piano di posa delle fondazioni superficiali, oppure alla quota di testa dei

pali nel caso di fondazioni speciali):

Categoria Descrizione

A

Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiori a

800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore

massimo pari a 3 m.

B

Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto

consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle

proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s

(ovvero NSPT,30 > 50 nei terreni a grana grossa e cu,30 > 250 kPa nei terreni a grana fina).

C

Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente

consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle

proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s

(ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana

fina).

D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina

scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale

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miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 inferiori a 180

m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni a grana grossa e cu,30 < 70 kPa nei terreni a grana fina).

E Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di

riferimento (con Vs30 > 800 m/s).

In aggiunta a queste categorie, se ne definiscono altre due, per le quali sono richiesti studi

speciali per la definizione dell'azione sismica da considerare (Tabella 3.2.III):

Categoria Descrizione

S1

Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100 m/s (ovvero 10 < cu,30 < 20

kPa), che includono uno strato di almeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza,

oppure che includono almeno 3 m di torba o di argille altamente organiche.

S2 Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive o qualsiasi altra categoria di

sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti.

Nelle definizioni precedenti Vs 30 è la velocità media di propagazione entro m 30 di

profondità delle onde di taglio e viene calcolata con la seguente espressione:

La resistenza penetrometrica dinamica equivalente NSPT,30 è definita dall’espressione:

La resistenza non drenata equivalente cu,30 è definita dall’espressione:

dove:

hi spessore (in metri) dell’i-esimo strato compreso nei primi 30 m di profondità;

VS,i velocità delle onde di taglio nell’i-esimo strato;

NSPT,i numero di colpi NSPT nell’i-esimo strato;

cu,i resistenza non drenata nell’i-esimo strato;

N numero di strati compresi nei primi 30 m di profondità;

M numero di strati di terreni a grana grossa compresi nei primi 30 m di profondità;

K numero di strati di terreni a grana fina compresi nei primi 30 m di profondità;

hi e Vi indicano la potenza (in m) e la velocità delle onde di taglio (per deformazioni di taglio < 10-6

) dello

strato iesimo, per un totale di N strati presenti nei 30 m superiori.

Le aree interessate dalle opere in progetto, in base alle caratteristiche geotecniche dei litotipi

presenti in sito nonché da quanto emerso dalle indagini eseguite, rientrano in prevalenza all’interno

della categoria E: Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul

substrato di riferimento (con Vs30 > 800 m/s)..

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Amplificazione stratigrafica Per sottosuolo di categoria A i coefficienti SS e CC valgono 1. Per le categorie di sottosuolo B,

C, D ed E i coefficienti SS e CC possono essere calcolati, in funzione dei valori di O Fo e Tc* relativi

al sottosuolo di categoria A, mediante le espressioni fornite nella Tab. 3.2.V del D.M., nelle quali g

è l’accelerazione di gravità ed il tempo T c * è espresso in secondi.

Le azioni di progetto si ricavano, ai sensi delle NTC, dalle accelerazioni ag e dalle relative

forme spettrali. Le forme spettrali previste dalle NTC sono definite, su sito di riferimento rigido

orizzontale, in funzione dei tre parametri:

- ag accelerazione orizzontale massima del terreno;

- Fo valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;

- T c * periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.

Per ciascun nodo del reticolo di riferimento e per ciascuno dei periodi di ritorno Tr considerati

dalla pericolosità sismica, i 3 parametri si ricavano riferendosi ai valori corrispondenti al 50esimo

percentile ed attribuendo a:

- ag il valore previsto dalla pericolosità sismica;

- Fo e Tc* i valori ottenuti imponendo che le forme spettrali in accelerazione, velocità e

spostamento previste dalle NTC scartino al minimo dalle corrispondenti forme spettrali

previste dalla pericolosità sismica (la condizione di minimo è imposta operando ai minimi

quadrati, su spettri di risposta normalizzati ad uno, per ciascun sito e ciascun periodo di

ritorno).

Sempre in merito alle indicazioni fornite nel suddetto punto 3.2.2 del D.M. 14.01.2008, si

rappresenta che la risposta sismica locale di un sito, oltre che dalle caratteristiche litostratigrafiche

del sottosuolo, dipende anche dalla conformazione morfologica dei luoghi. Pertanto, qualora le

caratteristiche topografiche dei luoghi non risultino particolarmente complesse (caso nel quale è

necessario prevedere una modellizzazione particolare del sito, necessaria per identificare

correttamente le caratteristiche di risposta sismica locale), vengono individuate 4 diverse categorie

topografiche, rappresentative di altrettante configurazioni superficiali semplici, riportate nella

successiva tabella (Tabella 3.2.IV).

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Categoria Caratteristiche della superficie topografica T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i ≤ 15°

T2 Pendii con inclinazione media i > 15°

T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15° ≤ i ≤ 30°

T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i > 30°

Come riportato nel Decreto, le su esposte categorie topografiche si riferiscono a

configurazioni geometriche prevalentemente bidimensionali, creste o dorsali allungate, e devono

essere considerate nella definizione dell’azione sismica se di altezza maggiore di 30 m.

L’area d’intervento, secondo quanto verificato dai rilevamenti eseguiti in sito, ricade in una

zona collinare a media acclività: pertanto, tale area risulta essere compresa nella categoria

topografica T1 = “Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i ≤ 15°”.

Con l'entrata in vigore del D.M. 14 gennaio 2008 la stima della pericolosità sismica, intesa

come accelerazione massima orizzontale su suolo rigido (Vs30>800 m/s), viene definita mediante

un approccio “sito dipendente” e non più tramite un criterio “zona dipendente”. Ciò comporta delle

non trascurabili differenze nel calcolo dell’accelerazione sismica di base rispetto alle precedenti

normative.

Ai fini della stima dell’azione sismica di progetto relativa al sito ubicato nel territorio

comunale in oggetto, con le precedenti normative in campo antisismico, applicando il criterio “zona

dipendente” avremmo potuto stimare l’accelerazione di base (senza considerare l’incremento

dovuto ad effetti locali dei terreni) in maniera automatica, poiché essa sarebbe stata direttamente

correlata alla Zona sismica di appartenenza del Comune (nel caso in esame, Zona sismica 3S).

Con l’entrata in vigore del D.M. 14 gennaio 2008 la classificazione sismica del territorio è

scollegata dalla determinazione dell’azione sismica di progetto, mentre rimane il riferimento per la

trattazione di problematiche tecnico-amministrative connesse con la stima della pericolosità

sismica. Pertanto (secondo quanto riportato nell’allegato A del D.M. 14 gennaio 2008) la stima dei

parametri spettrali necessari per la definizione dell’azione sismica di progetto viene effettuata

calcolandoli direttamente per il sito in esame, utilizzando come riferimento le coordinate

geografiche (o l’indirizzo ove disponibile), riportate nel reticolo di riferimento.

Ai fini della determinazione della pericolosità sismica il primo passo consiste nella

determinazione di ag (accelerazione orizzontale massima attesa su sito di riferimento rigido). Per

tale determinazione è necessario conoscere, come anticipato, le coordinate geografiche dell'opera da

verificare. Le coordinate geografiche dovranno essere trasformate da gradi sessagesimali a

decimali. Si determina, quindi, la maglia di riferimento in base alle tabelle dei parametri

spettrali fornite dal ministero e, sulla base della maglia interessata, si determinano i valori di

riferimento del punto come media pesata dei valori nei vertici della maglia moltiplicati per le

distanze dal punto.

Di seguito si riportano i parametri sismici di riferimento validi per il sito in esame:

Tipo di elaborazione: Stabilità dei pendii ed opere fondazionali

Sito in esame.

latitudine: 40,652934

longitudine: 15,890225

Classe: 2

Vita nominale: 50 anni

Siti di riferimento

Sito 1 ID: 33891 Lat: 40,6601Lon: 15,8626 Distanza: 2461,276

Sito 2 ID: 33892 Lat: 40,6587Lon: 15,9284 Distanza: 3286,178

Sito 3 ID: 34114 Lat: 40,6087Lon: 15,9266 Distanza: 5797,462

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Sito 4 ID: 34113 Lat: 40,6101Lon: 15,8608 Distanza: 5371,722

Parametri sismici

Categoria sottosuolo: E

Categoria topografica: T1

Periodo di riferimento: 50 anni

Coefficiente cu: 1

Operatività (SLO):

Probabilità di superamento: 81 %

Tr: 30 [anni]

ag: 0,053 g

Fo: 2,352

Tc*: 0,288 [s]

Danno (SLD):

Probabilità di superamento: 63 %

Tr: 50 [anni]

ag: 0,069 g

Fo: 2,386

Tc*: 0,313 [s]

Salvaguardia della vita (SLV):

Probabilità di superamento: 10 %

Tr: 475 [anni]

ag: 0,190 g

Fo: 2,449

Tc*: 0,365 [s]

Prevenzione dal collasso (SLC):

Probabilità di superamento: 5 %

Tr: 975 [anni]

ag: 0,244 g

Fo: 2,466

Tc*: 0,392 [s]

Coefficienti Sismici

SLO:

Ss: 1,600

Cc: 1,890

St: 1,000

Kh: 0,017

Kv: 0,008

Amax: 0,825

Beta: 0,200

SLD:

Ss: 1,600

Cc: 1,830

St: 1,000

Kh: 0,022

Kv: 0,011

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Amax: 1,077

Beta: 0,200

SLV:

Ss: 1,490

Cc: 1,720

St: 1,000

Kh: 0,068

Kv: 0,034

Amax: 2,782

Beta: 0,240

SLC:

Ss: 1,340

Cc: 1,670

St: 1,000

Kh: 0,091

Kv: 0,046

Amax: 3,204

Beta: 0,280

6. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE ED IDROLOGICHE

Dal punto di vista idrogeologico, i settori di versante indagati regimano le acque di

precipitazione in una serie di valloni e/o torrenti che posseggono un regime idraulico a carattere

intermittente e con magre che possono portare a delle vere e proprie stasi in periodi di esaurimento

e attivi nella sola stagione piovosa a rappresentare lineazioni per il mero deflusso delle acque

meteoriche di ruscellamento superficiale, che discendono dalle alte quote nella stessa direzione

della pendenza come diretti tributari del Fiume Basento.

I versanti, che racchiudono l’unità valliva oggetto di valutazione, sono formati da litotipi

fortemente eterogenei alla risposta idraulica che con il riscontro del pattern di drenaggio, le

pendenze, la vegetazione e la struttura dei corpi idrogeologici possono dare buone informazioni di

massima sulle permeabilità.

Nell’insieme i Complessi idrogeologici, nell’area indagata, possono essere grossolanamente

raggruppati in un numero di due: uno che costituisce in toto i versanti che racchiudono il tratto

vallivo considerato e il secondo grossomodo i terreni costituiti da detriti di versante e le strette fasce

alluvionali. Nei confronti delle acque di precipitazione pluviometrica, la tendenza dei litotipi del

primo Complesso idrogeologico può essere, in generale, così riassunta: l’unità idrogeologica è nel

complesso poco produttiva con circolazioni idriche ostacolate da litologie poco permeabili,

intercalate più o meno diffusamente a quelle più permeabili e ricche di risorsa, che determinano una

circolazione idrica ipogea molto limitata.

Le Argille Varicolori, che rappresentano il substrato in loco, posseggono una risposta

idraulica alla ricarica dell’acquifero (infiltrazione efficace) mediamente scarsa ed approssima un

c.i.p. medio (coefficiente di infiltrazione potenziale) che si attesta su valori di circa il 10 – 20 %

con, conseguentemente, elevati valori di acque ruscellanti. Tale complesso litologico possiede

mediamente, nei confronti della circolazione idrica sotterranea, una permeabilità K assimilabile a

valori che si attestano intorno a 10-9

- 10-10

m/s e generalmente, se dovessero esserci venute a

giorno della piezometrica (sorgenti), sono imputabili a condizioni locali ed effimere e non ad una

circolazione che si estende all’acquifero nella sua interezza. In altri termini tale tipo di acquifero è

tendenzialmente di limitata estensione e potenzialità e i possibili arricchimenti sono allocati nelle

bassure topografiche per convergenza di recapito di locali vene fluide. La piezometrica risulterà

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essere poco profonda e di limitate potenzialità con una certa tendenza a ricalcare l’altimetria dei

luoghi.

In sintesi i litotipi affioranti mostrano coefficienti di infiltrazione mediamente bassi (10-30%)

con conseguenti alte aliquote di acque di ruscellamento con, come recapito naturale nei fossi, delle

portate potenzialmente elevate e tumultuose ad elevata pericolosità con quei regimi di precipitazioni

a carattere temporalesco e/o di elevata intensità.

La falda freatica, se presente, staziona a delle quote prossime alla superficie topografica nelle

coltri alterate dei substrati mentre in profondità l’acquifero è praticamente sterile per le litologie

presenti che fungono da barriera refrattaria alla circolazione idrica ipogea con un coefficiente di

permeabilità che mediamente K si aggira su valori dell’ordine di 10-7

– 10-10

m/sec.

La seconda unità idrogeologica (interessata direttamente dalle opere in progetto) è costituita

da litotipi che posseggono buona permeabilità e limitate estensioni. Questi litotipi, presenti alla base

dei versanti, sono di natura detritica e alluvionale e sono posti nella bassura valliva del fiume

Basento. Tali litotipi hanno buoni coefficienti di infiltrazione mediamente alti per l’effetto

combinato delle litologie e delle basse pendenze pari a circa il 70 – 80% delle acque di

precipitazione con un coefficiente di permeabilità medio K che si aggira su valori dell’ordine di 10-3

– 10-4

m/sec.

L'indagine eseguita non ha evidenziato, nelle aree d’intervento e nelle zone circostanti, la

presenza di emergenze idriche (sorgenti) significative.

Alla luce delle risultanze dei rilevamenti di terreno, si evidenzia che le operazioni di scavo

previste da progetto, potranno intercettare in alcune zone locali venute idriche sotterranee, al

momento non quantificabili: andrà pertanto posta particolare attenzione, in fase esecutiva, nei

confronti di tale problematica, predisponendo i dovuti accorgimenti tecnici per rimuovere eventuali

acque ed assicurare la stabilità dei luoghi oggetto d’intervento.

Dal punto di vista idrologico, il fiume Basento scorre con andamento all’incirca da Ovest ad

Est a mostrare sezioni differenti a seconda dei terreni attraversati presentando sensibili variazioni di

portata durante l’anno, in relazione soprattutto alle precipitazioni. Come è noto, queste sono scarse

nei mesi estivi e più frequenti ed abbondanti nei mesi autunnali ed invernali con la conseguenza che

le portate sono minime in estate e massime in autunno-inverno: a titolo di esempio con portate

minime d’estate si può giungere a portate dell’ordine di 2.250 m3/sec (Kaiser, 1968).

Come già indicato in precedenza, si rappresenta che il sito d’intervento, nella zona ove

verranno poste le opere di presa, risulta essere soggetto alla dinamica idraulica del torrente Basento:

valutata la natura dei manufatti in progetto (opere fluviali), nonché le caratteristiche geologiche e

geomorfologiche dei siti ove verranno collocate, si rappresenta che queste risultano compatibili con

le condizioni di pericolosità idraulica locali, non modificando in misura sensibile il deflusso delle

acque superficiali e, di conseguenza, non incrementando il livello di rischio idraulico.

7. MODELLO GEOTECNICO

Le indagini eseguite hanno evidenziato la presenza, nella quasi totalità delle aree interessate

dall’intervento, dei depositi alluvionali (ba), costituiti da ghiaie con lenti di sabbie e limi posti nel

letto di esondazione fluviale e ad alcuni metri dal letto dello stesso sino a raggiungere spessori di

qualche decina di metri.. Tali termini, caratterizzati da buone caratteristiche geotecniche,

rappresenteranno il piano d’appoggio ed immorsamento delle strutture di fondazione e

contenimento in progetto. I versanti laterali sono invece ricoperti da un detrito di versante sciolto

eterometrico e caotico.

Al fine della ricostruzione del modello geotecnico dell’area d’intervento, finalizzato a fornire

tutti i dati geotecnici necessari per il progetto e le verifiche di stabilità e delle fondazioni, nonché

per l’impostazione delle successive attività di monitoraggio, si riportano i parametri geotecnici da

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verificare preliminarmente alla fase esecutiva, da attribuire ai terreni presenti in sito, desunti da

indagini e prove svolte dallo scrivente in terreni simili in aree limitrofe e dalla letteratura,

confermati da valori tabellari.

dove:

γm: peso di volume;

φ’m: angolo di attrito interno efficace;

Cum: coesione non drenata.

Di seguito si riportano i valori caratteristici coincidenti con i valori medi da adottare nei

calcoli ove vengano previste Combinazioni contenenti M1, ai sensi del D.M. 14.01.2008.

dove:

γk: peso di volume;

φ’k: angolo di attrito interno efficace;

Cuk: coesione non drenata.

Di seguito si riportano i valori di progetto coincidenti con i valori medi da adottare nei calcoli

ove vengano previste Combinazioni contenenti M2, dividendo i valori caratteristici per un

coefficiente riduttivo parziale secondo quanto indicato nell’Eurocodice 7 e nel D.M. 14.01.2008 –

NTC. Tali parametri sono stato ottenuti dividendo i valori caratteristici per i seguenti coefficienti di

riduzione:

VALORI MEDI

Unità

litologica

Litologia Tipo

Classificazione

A.G.I. γm φ’m

Cum

t/m³ ° kg/cm²

1

Depositi alluvionali (ba), costituiti da

ghiaie con lenti di sabbie e limi posti nel

letto di esondazione fluviale e ad alcuni

metri dal letto dello stesso sino a

raggiungere spessori di qualche decina di

metri

Incoerente

Da

moderatamente

addensato ad

addensato

2,0 – 2,1 30 0,0

2 Detrito di versante sciolto eterometrico e

caotico Incoerente

Da sciolto a

moderatamente

addensato

2,1 – 2,2 32 0,0

VALORI

CARATTERISTICI

Unità

litologica

Litologia Tipo

Classificazione

A.G.I. γk φ’k

Cuk

t/m³ ° kg/cm²

1

Depositi alluvionali (ba), costituiti da

ghiaie con lenti di sabbie e limi posti nel

letto di esondazione fluviale e ad alcuni

metri dal letto dello stesso sino a

raggiungere spessori di qualche decina di

metri

Incoerente

Da

moderatamente

addensato ad

addensato

2,0 – 2,1 30 0,0

2 Detrito di versante sciolto eterometrico e

caotico Incoerente

Da sciolto a

moderatamente

addensato

2,1 – 2,2 32 0,0

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γd = γk/1;

φ’d = φ’k/1,25;

Cd = Cuk/1,4.

dove:

γd: peso di volume;

φ’d: angolo di attrito interno efficace;

Cud: coesione non drenata.

8. OPERE DI FONDAZIONE ED OPERE DI SOSTEGNO

8.1 Premessa

Una volta ottenuti i predetti valori caratteristici e di progetto da utilizzarsi nelle diverse

tipologie di verifiche da parte del Progettista, tutte le opere e le componenti strutturali dovranno

essere progettate, eseguite, collaudate e soggette a manutenzione in modo tale da consentirne la

prevista utilizzazione in forma economicamente sostenibile e con il livello di sicurezza previsto

dalla normativa vigente.

Le opere e le varie tipologie strutturali dovranno possedere i seguenti requisiti:

- sicurezza nei confronti di stati limite ultimi (SLU);

- capacità di evitare crolli, perdite di equilibrio e dissesti gravi, totali o parziali, che possano

compromettere l’incolumità delle persone, o comportare la perdita di beni, o provocare gravi

danni ambientali e sociali, oppure mettere fuori servizio l’opera;

- sicurezza nei confronti di stati limite di esercizio (SLE): capacità di garantire le prestazioni

previste per le condizioni di esercizio;

- robustezza nei confronti di azioni eccezionali: capacità di evitare danni sproporzionati rispetto

all’entità delle cause innescanti quali incendio, esplosioni, urti.

Il superamento di uno stato limite ultimo (SLU) ha carattere irreversibile e si definisce

collasso. Il superamento di uno stato limite di esercizio (SLE) può avere carattere reversibile o

irreversibile.

Il superamento di uno stato limite di esercizio (SLE) ha carattere reversibile nel caso che si

esamini una situazione in cui la deformazione o il danno cessino con l’estinguersi della causa che ha

determinato il superamento dello stato limite. Se, pur non avendosi il collasso, l’opera subisce

VALORI DI PROGETTO

Unità

litologica

Litologia Tipo

Classificazione

A.G.I. γd φ’d

Cud

t/m³ ° kg/cm²

1

Depositi alluvionali (ba), costituiti da

ghiaie con lenti di sabbie e limi posti nel

letto di esondazione fluviale e ad alcuni

metri dal letto dello stesso sino a

raggiungere spessori di qualche decina di

metri

Incoerente

Da

moderatamente

addensato ad

addensato

2,0 – 2,1 24 0,0

2 Detrito di versante sciolto eterometrico e

caotico Incoerente

Da sciolto a

moderatamente

addensato

2,1 – 2,2 25,6 0,0

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lesioni tali da renderla inutilizzabile, in quest’ultimo caso siamo in presenza di danni irreversibili o

di deformazioni permanenti inaccettabili. Ad esempio, nel caso di una fondazione superficiale ciò

può verificarsi quando i cedimenti del terreno superano una soglia critica, provocando delle

distorsioni angolari non accettabili negli elementi della sovrastruttura.

Per le opere esistenti è possibile fare riferimento a livelli di sicurezza diversi da quelli delle

nuove opere ed è anche possibile considerare solo gli stati limite ultimi (SLU).

La verifica della sicurezza nei confronti degli stati limite ultimi (SLU) di resistenza si ottiene

con il “Metodo semiprobabilistico dei Coefficienti parziali” di sicurezza tramite l’equazione:

Rd > Ed

con:

Rd = resistenza di progetto, valutata in base ai valori di progetto della resistenza dei materiali e ai

valori nominali delle grandezze geometriche interessate (di pertinenza del geotecnico e dello

strutturista);

Ed = valore di progetto dell’effetto delle azioni, valutato in base ai valori di progetto nelle varie

combinazioni di carico (di pertinenza dello strutturista).

Disponendo dei carichi indotti dalle strutture in progetto sul terreno di fondazione e delle

spinte esercitate dai terreni a monte di tali manufatti in fase d’esercizio, nonché dei parametri

caratteristici e di progetto forniti, dovranno essere effettuate dal Progettista le verifiche ai diversi

stati limite del sistema geotecnico per le combinazioni A1+M1+R1, A2+M2+R2 e A1+M1+R3,

suddivise nei 2 approcci previsti, applicando i coefficienti parziali sui parametri del D.M.

14.01.2008 indicati nelle tabelle seguenti.

8.2 Opere di fondazione

In base al modello geologico evidenziato ed a quello geotecnico sopradescritto, si evince

come tutte le opere di fondazione previste dovranno trasferire le azioni ai termini maggiormente

addensati dei depositi alluvionali.

Non disponendo, allo stato attuale, dei valori dei carichi ed azioni indotti dai manufatti in

progetto, nonché dell’esatte caratteristiche delle opere fondazionali, per le verifiche di tali opere si

rimanda alla Relazione sulle opere fondazionali a firma del Progettista delle strutture.

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Nel caso il Progettista delle verifiche delle opere fondazionali nei confronti dei diversi Stati

Limite strutturali (STR) e geotecnici (GEO) utilizzi i seguenti approcci: DA1.1 - Approccio 1 -

Combinazione 1: (A1+M1+R1) e DA1.2 - Approccio 2 - Combinazione 1: (A1+M1+R3) i

parametri di riferimento che dovranno essere utilizzati saranno quelli caratteristici (γk,Cuk,φ’k). Nel

caso venga invece utilizzato il seguente approccio: DA1.1 - Approccio 1 - Combinazione 2:

(A2+M2+R2), i parametri da utilizzare saranno quelli di progetto (γd,Cud,φ’d).

8.3 Opere di sostegno

Gli scavi previsti, come desunto dagli elaborati progettuali, saranno finalizzati al

raggiungimento della quota di imposta dei piani fondazionali delle opere previste.

Alla luce delle verifiche di stabilità eseguite in contesti analoghi, le operazioni di scavo e

sbancamento, specie laddove prevale la presenza dei terreni di copertura quaternaria, dovranno

essere precedute dalla realizzazione di opere di contenimento temporanee (provvisionali) in modo

da confinare la zona soggetta al detensionamento indotto dalle operazioni di scavo. Come previsto

da progetto, inoltre, andranno realizzate localmente opere di contenimento e di sistemazione

idrogeologica definitive (es. muretti a secco, canalizzazioni delle acque superficiali), capaci di

eliminare circoscritte problematiche dissestive superficiali.

Alla luce dell’entità degli scavi in progetto, nonché della natura incoerente dei materiali

costituenti la copertura quaternaria, le principali problematiche annesse all’intervento in progetto

saranno quindi da prevedersi durante le operazioni di scavo, le quali potranno raggiungere

profondità prossime a 2 m rispetto al piano di campagna.

Dal momento che saranno eseguite operazioni di scavo in prossimità dei plinti di

sostegno dell’acquedotto Basento - Camastra, preliminarmente alla fase di progettazione

esecutiva andranno previste adeguate indagini geofisiche in prossimità dell’opera, in modo

tale da meglio definire la situazione litologica e stratigrafica locale. Per la realizzazione degli scavi in progetto sarà necessario provvedere al sostegno dei fronti di

scavo con opere di sostegno provvisionali e definitive opportunamente dimensionate e calcolate da

Tecnico Progettista, in modo da minimizzare gli effetti deformativi indotti dal terreno.

L’intervento di sostegno sarà rivolto al contenimento dei depositi sciolti, nonché di eventuali

livelli particolarmente alterati e fratturati del substrato.

Le armature dovranno essere tali da resistere alle sollecitazioni indotte da:

- pressione del terreno;

- strutture adiacenti;

- carichi addizionali e vibrazioni (attrezzature, movimenti di mezzi d’opera, materiale di

stoccaggio, etc.).

Le strutture di sostegno dovranno essere installate a diretto contatto con la facciata degli scavi

e, ove necessario, dovrà essere inserito del materiale di rincalzo tra la facciata dello scavo e

l’armatura, per garantire la continuità del contrasto. Le armature dovranno essere opportunamente

progettate e realizzate con elementi in materiale adeguato. Se si utilizzano puntelli di acciaio

disposti perpendicolarmente ai montanti o ai pannelli in legno, occorrerà sempre verificare la

compatibilità del carico trasmesso dall’acciaio al legno stesso. Nella predisposizione degli elementi

delle armature in legno occorrerà seguire precisi metodi per la scelta delle loro caratteristiche

geometriche, nonché opportune procedure, al fine di rendere sicure le opere di contrasto.

A questo proposito si rappresenta che esistono apposite tabelle tecniche, riferite alle

condizioni e al tipo di terreno nonché alla profondità e larghezza dello scavo, che forniscono le

dimensioni di traverse, montanti, puntoni, pannelli in legno. La scelta del tipo di armatura da

disporre nello scavo e del materiale da utilizzare da parte del Tecnico Progettista dovrà quindi tener

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conto sostanzialmente dalla natura del terreno, dal contesto ambientale e dal tipo di scavo da

eseguire. L’armatura deve comunque rispettare sempre le seguenti tre condizioni:

- essere realizzata in modo da evitare il rischio di seppellimento; in particolare, nel terreno

incoerente o poco coerente presente in sito, la procedura dovrà consentire di disporre armature

parziali tali da permettere di raggiungere in sicurezza la profondità richiesta nel terreno;

- essere sufficientemente resistente da opporsi, senza deformarsi o rompersi, alla pressione

esercitata dal terreno sulle pareti dello scavo;

- essere realizzata in modo da poter sopportare, senza deformarsi, anche carichi asimmetrici del

terreno.

Il rispetto di queste condizioni sarà finalizzato a rendere tutti gli elementi dell’armatura

(pannelli, montanti, puntoni) un modulo unitario simile ad una gabbia di sicurezza. Si dovranno

comunque evitare tutte quelle procedure non sicure, allorché la pressione del terreno che si sviluppa

in direzione diversa rispetto ai puntoni potrebbe provocare pericolosi franamenti.

Il comportamento dell'opera di sostegno, intesa come complesso struttura-terreno, dovrà

essere esaminato tenendo conto in particolare:

- della successione e delle caratteristiche fisico - meccaniche dei terreni di fondazione,

- del profilo della superficie topografica del terreno prima e dopo l'inserimento dell'opera,

- dei manufatti circostanti,

- delle caratteristiche di resistenza e di deformabilità dell'opera,

- dei drenaggi e dispositivi per lo smaltimento delle acque superficiali e sotterranee,

- delle modalità di esecuzione dell'opera e del rinterro.

Dovrà essere verificata, inoltre, la stabilità delle opere di sostegno e del complesso opera -

terreno. Le verifiche dovranno essere effettuate nelle condizioni corrispondenti alle diverse fasi

costruttive ed al termine della costruzione. Dovrà inoltre essere verificata anche la stabilità del

fondo nei riguardi della rottura per sollevamento.

I lavori di scavo dovranno comunque essere eseguiti in periodi di scarse precipitazioni e

modesti tiranti, ponendo l’usuale attenzione per le pareti verticalizzate ove potrebbero verificarsi

dei dissesti, evitando lunghe esposizioni dei fronti di scavo agli agenti atmosferici. Una certa

cautela dovrà essere posta nella rimozione di eventuali blocchi rocciosi originatisi dall’intersezione

di famiglie di discontinuità con piani di stratificazione.

La verifica di stabilità globale del complesso opera di sostegno - terreno dovrà essere

effettuata secondo l’approccio: DA1.1 - Approccio 1 - Combinazione 2: (A2+M2+R2), utilizzando i

parametri di progetto (γd,Cud,φ’d).

Le rimanenti verifiche dovranno essere effettuate secondo almeno uno dei seguenti approcci:

DA1.1 - Approccio 1 - Combinazione 1: (A1+M1+R1) (STRU) utilizzando i parametri di progetto

(γk,Cuk,φ’k) e DA1.2 - Approccio 1 Combinazione 2: (A2+M2+R2) (GEO) utilizzando i parametri

di progetto (γd,Cud,φ’d) oppure DA1.2 - Approccio 2 - Combinazione 1: (A1+M1+R3) utilizzando i

parametri di progetto (γk,Cuk,φ’k).

9. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Alla luce delle risultanze delle indagini geologiche e geotecniche di superficie eseguite sul

terreno in oggetto e sull’area ad esso circostante, all’interno di un volume significativo, riportate

nella presente Relazione Geologica e Geotecnica, si può concludere che il sito debba ritenersi

idoneo ad accogliere le opere in progetto nell’assoluto rispetto delle raccomandazioni geotecniche

fornite.

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Si attesta, pertanto, la fattibilità geologica e geotecnica dell’intervento in progetto.

Le indagini eseguite, estese ad un significativo intorno dell'area interessata dagli interventi, in

ottemperanza al Testo Unitario – Norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14.01.2008), sono state

finalizzate alla definizione delle condizioni geologiche e geomorfologiche del sito e alle

caratteristiche geotecniche dei materiali ricadenti nel volume significativo dei manufatti,

verificando i possibili scenari di rischio e le problematiche esecutive, con il preciso intento di

definirne le potenzialità di fruizione in relazione all'assetto territoriale, verificando le condizioni di

stabilità, l'eventuale presenza di elementi morfogenici dissestivi e lo stato di fatto, traendone le

opportune valutazioni sulla compatibilità degli interventi con la situazione idrogeologica,

geomorfologica e litologica locale.

Alla luce delle indagini eseguite è possibile affermare quanto segue:

- Trattandosi della realizzazione di interventi prevalentemente interrati, di poco interferenti con

il locale ambiente torrentizio, si ritiene che gli effetti indotti sull’ambiente saranno limitati.

- I rilievi eseguiti, nonché le informazioni storiche acquisite hanno evidenziato il verificarsi di

fenomeni dissestivi (erosione accelerata e mobilizzazione) riguardanti sia il versante S che il

versante N, entrambi degradati verso il fiume Basento; qui i versanti hanno una forte tendenza

e/o suscettività ad evolversi per fenomeni di massa come testimoniato dalle aree perimetrate

dall’Autorità di Bacino e come cartografato nella “Carta geologica” del progetto CARG

presenti in allegato. Tale detrito viene classificato nella “Carta del rischio frane” dell’Autorità

Interregionale di Bacino della Basilicata, come area di classe R2, ovvero “area a rischio

medio”. Si evidenzia inoltre, valutata l’ubicazione delle opere, che queste risulteranno

soggette al regime idraulico del corso d’acqua, variabile in funzione degli apporti meteorici

stagionali.

- Le opere fluviali presenti nel tratto in oggetto risultano di notevoli dimensioni e mediamente

in buono stato di conservazione, ad eccezione di alcune fessurazioni e usure di manufatti

secondari. In generale, le diverse opere murarie presenti nella zona d’intervento, in parte in

c.a. ed in parte in pietra a secco, presentano un buon grado di conservazione, risultando prive

di evidenti indizi di degradazione. La briglia presente nel settore in esame risulta di struttura a

3 livelli con gavete dimensionate in modo da smaltire portate di magra, portate di piena

ordinaria e portate di piena eccezionale. E' presente una controbriglia posta circa 20 m a valle,

che attualmente risulta erosa e divelta dalla corrente. Le dimensioni sono di 45 m di larghezza

complessiva del manufatto con spessore di 1.5 m.

- Occorre evidenziare la presenza di un plinto di sostegno dell'acquedotto subito a monte della

briglia, e uno subito a valle della gaveta laterale della controbriglia divelta. Lo scavo in

corrispondenza delle aree attorno al plinto non dovrà superare i 2 m, così da evitare

esposizioni del fronte attorno al plinto. In ogni caso dal momento che saranno eseguite

operazioni di scavo in prossimità dei plinti di sostegno dell’acquedotto Basento -

Camastra, preliminarmente alla fase di progettazione esecutiva andranno previste

adeguate indagini geofisiche in prossimità dell’opera, in modo tale da meglio definire la

situazione litologica e stratigrafica locale. - In relazione alle potenziali problematiche legate a fenomeni di trasporto solido in

corrispondenza dei corsi d’acqua, si evidenzia che questi, nei tratti ove verranno collocate le

opere e per tratti a monte significativi, non risultano soggetti a fenomeni di importanza

rilevante e non si rileva in questi la presenza di importanti accumuli di depositi

potenzialmente mobilizzabili. Alla luce di tali considerazioni, si rappresenta che l’intervento

in progetto non presenterà particolari problematiche in fase d’esercizio, con specifico

riferimento, ma non solo, al trasporto solido.

- Dal punto di vista sismico il Comuni interessati dall’intervento in esame, ricadono nella

classificazione sismica dei Comuni italiani in Zona 1. Sulla base delle risultanze delle indagini

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eseguite in corrispondenza del lotto in esame, i terreni interessati dagli interventi in progetto

ricadono esclusivamente all’interno della Categoria E - Terreni dei sottosuoli di tipo C o D

per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di riferimento (con Vs30 > 800 m/s).

- Dal punto di vista geolitologico, in base al rilievo effettuato ed a quanto riportato sul Foglio n°

470 “Potenza" della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000, i terreni costituenti il

substrato roccioso nell'area d'intervento sono di origine marina e sono rappresentati da termini

asseribili al Gruppo delle Argille Varicolori databili dal Cretaceo al Miocene, costituite da

argilliti marnose variegate tipicamente scagliettate inglobanti pacchi di strati di natura

marnosa di colore verde chiaro o grigie, calcarea con liste di selce, calcilutitica, calcari

marmosi grigi e calcarenitica; nel complesso si presentano stratigraficamente con giacitura

caotica e con spessori variabili tra i 100 ed i 400 metri.

Il substrato roccioso, nei livelli superficiali, risulta essere interessato da un grado d’alterazione

e fratturazione di tipo medio, con possibile formazione di blocchi di dimensione anche metrica

generati dall’intersezione di diversi sistemi di fratturazione, quest’ultimi derivanti da

fenomeni di deformazione fragile medio – recente del substrato.

Relativamente alle coperture quaternarie, si evidenzia che i processi di alterazione e

degradazione (azioni pedogenetiche), sui termini litoidi affioranti e sub-affioranti nell'area,

danno luogo a locali coltri di copertura, a composizione prevalente limoso - sabbiosa, di

origine colluvio - eluviale (terreno vegetale) detritico - colluviale, disposta in modo

discontinuo lungo i versanti. Tale coltre, in alcuni settori circoscritti (così come rappresentato

in cartografia), può raggiungere potenze di ordine di alcuni metri.

In corrispondenza del reticolo idrografico locale (torrente Basento) si segnalano locali

accumuli di depositi di origine fluviale. Tali depositi alluvionali (ba), interessati direttamente

dalle opere in progetto, sono caratterizzati di ghiaie con lenti di sabbie e limi posti nel letto di

esondazione fluviale e ad alcuni metri dal letto dello stesso a raggiungere spessori di qualche

decina di metri.

- Le indagini eseguite hanno evidenziato la presenza, nella quasi totalità delle aree interessate

dall’intervento, dei depositi alluvionali (ba), costituiti da ghiaie con lenti di sabbie e limi posti

nel letto di esondazione fluviale e ad alcuni metri dal letto dello stesso sino a raggiungere

spessori di qualche decina di metri.. Tali termini, caratterizzati da buone caratteristiche

geotecniche, rappresenteranno il piano d’appoggio ed immorsamento delle strutture di

fondazione e contenimento in progetto. I versanti laterali sono invece ricoperti da un detrito di

versante sciolto eterometrico e caotico.

- Dal punto di vista idrogeologico, i settori di versanti indagati regimano le acque di

precipitazione in una serie di valloni e/o torrenti che posseggono un regime idraulico a

carattere intermittente e con magre che possono portare a delle vere e proprie stasi in periodi

di esaurimento e attivi nella sola stagione piovosa a rappresentare lineazioni per il mero

deflusso delle acque meteoriche di ruscellamento superficiale, che discendono dalle alte quote

nella stessa direzione della pendenza come diretti tributari del Fiume Basento. I versanti, che

racchiudono l’unità valliva oggetto di valutazione, sono formati da litotipi fortemente

eterogenei alla risposta idraulica che con il riscontro del pattern di drenaggio, le pendenze, la

vegetazione e la struttura dei corpi idrogeologici possono dare buone informazioni di massima

sulle permeabilità. Nell’insieme i Complessi idrogeologici, nell’area indagata, possono essere

grossolanamente raggruppati in un numero di due: uno che costituisce in toto i versanti che

racchiudono il tratto vallivo considerato e il secondo grossomodo i terreni costituiti da detriti

di versante e le strette fasce alluvionali. Nei confronti delle acque di precipitazione

pluviometrica, la tendenza dei litotipi del primo Complesso idrogeologico può essere, in

generale, così riassunta: l’unità idrogeologica è nel complesso poco produttiva con

circolazioni idriche ostacolate da litologie poco permeabili, intercalate più o meno

diffusamente a quelle più permeabili e ricche di risorsa, che determinano una circolazione

idrica ipogea molto limitata.

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La falda freatica, se presente, staziona a delle quote prossime alla superficie topografica nelle

coltri alterate dei substrati mentre in profondità l’acquifero è praticamente sterile per le

litologie presenti che fungono da barriera refrattaria alla circolazione idrica ipogea con un

coefficiente di permeabilità che mediamente K si aggira su valori dell’ordine di 10-7

– 10-10

m/sec.

L'indagine eseguita non ha evidenziato, nelle aree d’intervento e nelle zone circostanti, la

presenza di emergenze idriche (sorgenti) significative.

Alla luce delle risultanze dei rilevamenti di terreno, si evidenzia che le operazioni di scavo

previste da progetto, potranno intercettare in alcune zone locali venute idriche sotterranee, al

momento non quantificabili: andrà pertanto posta particolare attenzione, in fase esecutiva, nei

confronti di tale problematica, predisponendo i dovuti accorgimenti tecnici per rimuovere

eventuali acque ed assicurare la stabilità dei luoghi oggetto d’intervento.

- Saranno da evitarsi accuratamente fenomeni di appoggio differenziato su materiali con

caratteristiche geotecniche non similari. In sede esecutiva dovrà comunque essere

attentamente verificata la persistenza, su tutta l’area d’intervento, della situazione geologico -

tecnica descritta nella presente relazione, con verifica dell’omogeneità del piano di

fondazione.

- Non disponendo, allo stato attuale, dei valori dei carichi ed azioni indotti dai manufatti in

progetto, nonché dell’esatte caratteristiche delle opere fondazionali, per le verifiche di tali

opere si rimanda alla Relazione sulle opere fondazionali a firma del Progettista delle strutture.

Nel caso il Progettista delle verifiche delle opere fondazionali nei confronti dei diversi Stati

Limite strutturali (STR) e geotecnici (GEO) utilizzi i seguenti approcci: DA1.1 - Approccio 1

- Combinazione 1: (A1+M1+R1) e DA1.2 - Approccio 2 - Combinazione 1: (A1+M1+R3) i

parametri di riferimento che dovranno essere utilizzati saranno quelli caratteristici

(γk,Cuk,φ’k). Nel caso venga invece utilizzato il seguente approccio: DA1.1 - Approccio 1 -

Combinazione 2: (A2+M2+R2), i parametri da utilizzare saranno quelli di progetto

(γd,Cud,φ’d).

- Alla luce delle verifiche di stabilità eseguite in contesti analoghi, le operazioni di scavo e

sbancamento, specie laddove prevale la presenza dei terreni di copertura quaternaria,

dovranno essere precedute dalla realizzazione di opere di contenimento temporanee

(provvisionali) in modo da confinare la zona soggetta al detensionamento indotto dalle

operazioni di scavo. Alla luce dell’entità degli scavi in progetto, nonché della natura

incoerente dei materiali costituenti la copertura quaternaria, le principali problematiche

annesse all’intervento in progetto saranno quindi da prevedersi durante le operazioni di scavo,

le quali potranno raggiungere profondità prossime a 2 m rispetto al piano di campagna.

- Per la realizzazione degli scavi in progetto, alla luce delle risultanze delle indagini eseguite,

sarà necessario provvedere al sostegno dei fronti di scavo con opere di sostegno provvisionali

e definitive opportunamente dimensionate e calcolate da Tecnico Progettista. Il corretto

dimensionamento e la regolare esecuzione di tali opere permetterà di conferire al sito in

oggetto un adeguato grado di stabilità, nel rispetto delle norme tecniche di settore.

- Si dovrà procedere con tutte le cautele necessarie atte a prevenire ed evitare scoscendimenti e

dissesti, nel rispetto delle norme in materia.

- I lavori di scavo dovranno essere eseguiti a campioni di ridotte dimensioni ed in periodi di

scarse precipitazioni, ponendo l’usuale attenzione per le pareti verticalizzate, specie se in

coltre, ove potrebbero verificarsi dei dissesti, evitando lunghe esposizioni dei fronti di scavo

agli agenti atmosferici.

- Come evidenziato nei capitoli precedenti, tutti i settori interessati da fenomenologie dissestive

superficiali dovranno essere oggetto di apposite sistemazioni in fase esecutiva: in particolare,

andranno condotte apposite operazioni di ripristino, consolidamento e potenziamento delle

opere di contenimento dei terreni superficiali prossime alle strutture in progetto, specie

laddove queste si presentano danneggiate e non funzionali, e dovranno essere ripristinati i

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sistemi di intercettazione, raccolta ed allontanamento delle acque superficiali ricadenti nei

settori di versante idraulicamente connessi con le aree d’intervento, il tutto al fine di assicurare

la stabilità dei luoghi e delle opere in progetto nel rispetto della vigente normativa di settore.

- Dal momento che saranno eseguite operazioni di scavo in prossimità dei plinti di

sostegno dell’acquedotto Basento - Camastra, preliminarmente alla fase di

progettazione esecutiva andranno previste adeguate indagini geofisiche in prossimità

dell’opera, in modo tale da meglio definire la situazione litologica e stratigrafica

locale.

Stante quanto indicato in precedenza, si riportano alcune prescrizioni da seguire

obbligatoriamente in fase di progettazione esecutiva, di realizzazione dei lavori, nonché a

fine lavori, al fine di garantire la sicurezza e la stabilità dei luoghi e delle opere in

oggetto.

In fase di progettazione esecutiva si dovrà scrupolosamente rispettare quanto segue:

- Il Tecnico incaricato dovrà avvalersi della collaborazione del Geologo, al fine di definire la

corretta soluzione esecutiva delle opere, con attenta valutazione dell’interazione delle stesse

con il terreno e della stabilità dell’area in esame e del suo intorno, alla luce degli interventi in

oggetto.

- Il Tecnico incaricato dovrà avvalersi della collaborazione del Geologo, al fine di definire le

indagini e prove geotecniche di profondità da eseguirsi in funzione delle soluzioni esecutive

previste, al fine di permettere la precisa caratterizzazione geotecnica del “volume

significativo” (ai sensi del D.M. 14.01.2008 e s.m. e i.).

- Nel caso di utilizzo dei valori dei parametri geotecnici indicati nel presente documento (peso

di volume, angolo di attrito, coesione, etc.), ai fini del dimensionamento e della verifica delle

opere fondazionali e delle opere di sostegno, essi andranno comunque scrupolosamente

verificati e confermati in seguito alla realizzazione in sito di apposite prove ed indagini

geognostiche e geotecniche puntuali.

- Sarà comunque da prevedersi l’esecuzione di un adeguato numero di pozzetti esplorativi,

spinti almeno fino alla profondità di imposta delle strutture di fondazione, finalizzati anche,

ma non solo, a valutare locali presenze idriche sotterranee e la rispondenza dei terreni

attraversati ai modelli geologico e geotecnico elaborati preliminarmente nel presente

documento.

- Il Tecnico incaricato, con il supporto del Geologo, dovrà calcolare e dimensionare, in modo

cautelativo, tutte le opere controterra, sia di tipo provvisionale che definitivo, al fine che le

stesse siano in grado di opporsi e contrastare adeguatamente la spinta del terreno; andrà quindi

verificata la buona stabilità di tali opere, sia in fase esecutiva che a lavori ultimati, anche

valutando l’effetto di possibili apporti idrici (superficiali e/o sub-superficiali, puntuali e/o

diffusi, inclusi eventi di pioggia particolarmente intensi e/o prolungati), il tutto anche in

prospettiva sismica.

- Il Tecnico incaricato dovrà definire le opere di intercettazione, raccolta e smaltimento di tutti i

possibili apporti idrici nell’area di cantiere ed in quella di sua influenza, garantendone il

corretto recapito in idoneo ricettore.

In fase esecutiva si dovrà scrupolosamente rispettare quanto segue:

- Andrà prevista, quando necessario, la figura del Geologo, al fine di:

� valutare eventuali problematiche di carattere geologico - tecnico ed idrogeologico emerse,

non previste in fase progettuale, fornendone le adeguate soluzioni tecniche;

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� verificare, mediante apposite prove sui fronti di scavo e sul piano di fondazione, i caratteri

geologici e geotecnici dei litotipi ricadenti nel “volume significativo” di terreno dei

manufatti in costruzione, ai fini delle verifiche strutturali di questi;

� supportare la D.L. circa possibili varianti resesi necessarie in corso d’opera;

� valutare la corretta esecuzione di tutte le attività coinvolgenti la componente geologica l. s.

(impermeabilizzazioni, etc.);

� effettuare un'attenta analisi visiva del terreno di fondazione per accertare la presenza di

eventuali disomogeneità dello stesso e, se rilevate, fornire adeguate soluzioni esecutive atte

a garantire il buon esito dell’intervento in oggetto.

� Porre in essere un sistema di monitoraggio, adeguato agli interventi in esecuzione, esteso ad

un congruo intorno, al fine di rilevare immediatamente l’eventuale insorgere di

problematiche dissestive, così da poter attivare tempestivamente i necessari rimedi.

- Evitare fenomeni di appoggio differenziato su porzioni di terreno a diverso grado

d’addensamento e consolidamento, il tutto al fine di evitare cedimenti o dissesti.

- Al di sotto delle fondazioni in c.a., ove previste, dovrà essere gettato in opera un “magrone” di

sottofondo in ghiaia o misto granulare anidro, ben costipato e livellato, od eventualmente in

cls, di adeguato spessore ed estensione, con eventuale rete elettrosaldata.

- Ogni fronte aperto dovrà essere adeguatamente contrastato e sostenuto dalle necessarie opere

controterra, sia di tipo provvisionale che definitivo, al fine di garantire la sicurezza in fase

esecutiva ed a lavori ultimati dell’area d’intervento e di un suo congruo intorno, anche in

previsione di eventi di pioggia particolarmente intensi e/o prolungati. Nel caso si

verifichino situazioni di disomogeneità, sarà necessario procedere a sistemazioni

differenziate.

- I lavori di scavo dovranno essere eseguiti a campioni di ridotte dimensioni ed in periodi di

scarse precipitazioni, ponendo l’usuale attenzione per le pareti verticalizzate, specie in coltre,

ove potrebbero verificarsi dei dissesti, evitando lunghe esposizioni dei fronti di scavo agli

agenti atmosferici.

- I riporti, temporanei e/o definitivi, andranno depositati in aree la cui stabilità, puntuale e del

loro intorno, sia stata oggetto di attenta verifica in fase esecutiva, al fine di garantire la

sicurezza dei luoghi nel tempo.

- Dovranno essere realizzate tutte le opere di intercettazione, raccolta e smaltimento di tutti i

possibili apporti idrici nell’area di cantiere ed in quella di sua influenza, garantendone il

corretto recapito in idoneo ricettore, al fine di evitare ogni possibile problematica

dissestiva.

- Osservare attentamente, da parte dell’Impresa esecutrice, sotto il controllo del Responsabile

della sicurezza e della D.L., l’assoluto rispetto delle norme in materia di sicurezza nei cantieri.

- Andranno posti in essere tutti gli interventi, gli accorgimenti e le cautele atte a garantire la

sicurezza dei luoghi.

Si rappresenta che, realizzati gli interventi in oggetto, dovrà essere redatta un’apposita

relazione geologica e geotecnica di fine lavori, che attesti:

- Il rispetto delle prescrizioni geologiche l.s., con particolare riferimento a quelle fornite in fase

esecutiva.

- L’assenza di problematiche morfogeniche dissestive, idrogeologiche e geotecniche

evidenziatesi a seguito dell’intervento in oggetto.

- La necessità di eventuali varianti progettuali con implicazioni geologiche l.s. emerse in corso

d’opera.

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Le attività professionali di cui sopra, con riferimento a quelle di specifica competenza del

Geologo, dovranno essere oggetto di specifico incarico professionale a quest’ultimo Tecnico.

Torino, 11 Gennaio 2017

Dott. Geol. Andrea VALENTE ARNALDI

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10. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI - Cestari F. (1990) “Prove geotecniche in sito" Ed. Geo-Graph snc. Segrate (MI).

- Cortesogno L., Dallagiovanna G., Di Giulio A., Gaggero L., Galbiati B., Geddo G., Laureti L.,

- Lualdi A., Peloso G., Poluzzi M., Santi G., Seno S., Vanossi M., Verzellati F. (1990) “Guide

Geologiche Regionali – Alpi Liguri” Società Geologica Italiana – Roma.

- D. Ministero LL.PP. "Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la

stabilità dei pendii naturali e delle scarpate (...)" Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 4 del

1.06.1988.

- D. Ministero Infrastrutture e Trasporti 14.09.2005 “Testo Unitario delle Norme Tecniche per

le costruzioni” Suppl. Ord. n. 159 alla Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23.09.2005.

- EN 1998-1 (rev. 2003) “Eurocode 8: Design of structures for earthquake resistance”

CEN/TC250/SC-8.

- Lupini J.F., Skinner A.E., Vaughan P.R. (1981) “The Drained Residual Strength of Cohesive

Soils” Geotechnique 31, n. 2, pp 181-213.

- Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 – “Primi

elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di

normative tecniche per le costruzioni in zone sismiche”.

- Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006 "Criteri

generali da utilizzare per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e

l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone" Gazzetta Ufficiale n. 108 del 11.05.2006.

- Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata – Piano stralcio per la difesa dal rischio

idrogeologico

- P.U.C.

- Decreto Ministeriale 14.01.2008 “Norme tecniche per le costruzioni”.

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11. ALLEGATI

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INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO

scala 1:10.000

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N

LEGENDA

Area d’intervento

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DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA AEREA

scala 1:5.000

N

LEGENDA

Area d’intervento

16.VAG.REMNA Studio Geologico Tecnico Ambientale – Dott. Geol. Andrea VALENTE ARNALDI - Torino - Sanremo - Bra Allegati

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CARTA GEOLOGICA C.A.R.G.

FOGLIO “POTENZA”

scala 1:20.000

N

LEGENDA

Area d’intervento

16.VAG.REMNA Studio Geologico Tecnico Ambientale – Dott. Geol. Andrea VALENTE ARNALDI - Torino - Sanremo - Bra Allegati

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CARTA GEOLOGICA C.A.R.G.FOGLIO “Vaglio di Basilicata" in scala 1:25.000 ”

scala 1:10.000

N

LEGENDA

Area d’intervento

16.VAG.REMNA Studio Geologico Tecnico Ambientale – Dott. Geol. Andrea VALENTE ARNALDI - Torino - Sanremo - Bra Allegati

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CARTA DEL RISCHIO ESONDAZIONE

P.A.I.

scala 1:10.000

N

LEGENDA

Area d’intervento

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CARTA DEL RISCHIO FRANE

P.A.I.

scala 1:10.000

N

LEGENDA

Area d’intervento

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CARTA DEL RISCHIO FRANE

P.A.I.

scala 1:10.000

N

LEGENDA

Area d’intervento

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CARTA DELL’IDROGRAFIA

P.A.I.

scala 1:10.000

N

LEGENDA

Area d’intervento

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SEZIONE STRATIGRAFICA IMPIANTO IDROELETTRICO

(Sezione A2 di progetto modificata)

scala 1:200

LEGENDA

Depositi alluvionali (ba) caratterizzati di ghiaie con lenti di sabbie e limi posti nel letto di esondazione fluviale e ad alcuni metri dal letto dello stesso a

raggiungere spessori di qualche decina di metri.

Detrito di versante sciolto, eterometrico e caotico.

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