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INDICE PIANO DI ZONA 5

INTRODUZIONE pag. 1

1. PERCORSO METODOLOGICO PER LA COSTRUZIONE DEL PIANOA) strumenti tecnici ……………………………………………………………………….. pag. 3B) percorsi di concertazione …………………………………………………………….. pag. 3

2. LE AZIONI DI SFONDOA) accreditamento ……………………………………………………………………….. pag. 7B) integrazione socio-sanitaria ………………………………………………………….. pag. 8C) progettazione europea ………………………………………………………………. pag. 10

3. PROFILO DEMOGRAFICO E SOCIALE DELLA ZONA ……………………………………… pag. 11

4. ASSETTO ORGANIZZATIVOA) i distretti urbani …………………………………………….…………………………. pag. 19B) i distretti extra-urbani ……………………………………………..…………………... pag. 26C) sistemi informativi e tecnologie informatiche …………………………………………. pag. 28

5. DOMANDA E OFFERTA DEI SERVIZIA) Attività progettuali rilevanti in fase di realizzazione ...……………………………….. pag. 31B) i dati sull'utenza e sulla spesa 2001 ………………………………………………… pag. 36

6. LE RISORSEA) budget distrettuale (stanziamento 2002) ……………………………………………... pag. 49B) strutture residenziali e diurne …………………………………………………………. pag. 50C) finanziamenti in conto capitale ….……………………………………………………. pag. 55

7. LINEE DI SVILUPPOA) indirizzi di area per il Comune di Genova: …………………………………………… pag. 59

1. responsabilità familiari e diritti dei minori e degli adolescenti ………………….… pag. 602. tutela delle persone anziane ………………………………………………………. pag. 653. tutela sociale dei disabili …………………………………………………………... pag. 724. forme di contrasto alla povertà ……………………………………………………. pag. 78

* senza dimora* povertà estreme

5. prevenzione e reinserimento sociale dei soggetti dipendenti e degli emarginati …. pag. 81* politiche per l'immigrazione* prevenzione e reinserimento sociale dei soggetti dipendenti* reinserimento sociale dei soggetti nel circuito penale* politiche per l'inclusione dei nomadi* politiche per la salute mentale

B) indirizzi specifici di Zona ……………………………………………………………... pag. 86C) indirizzi specifici di Distretto …………………………………………………………. pag. 88

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INTRODUZIONE

Il primo Piano sociale di Zona che ci apprestiamo a predisporre, segna una nuova strada perla realizzazione delle politiche sociali. Si sottolinea l’imprescindibile intreccio con le realtà delterritorio, con quanto il territorio esprime nel tentativo di traguardare il benessere dei propricittadini.

Questo primo Piano si caratterizza per essere un documento che, nel descrivere l'esistentemetta in evidenza la necessità di socializzare e scambiare le conoscenze su quanto viene realizzatonell'intera area metropolitana, aiutando a dare coerenza all'intero sistema; il Piano, oltre afotografare i risultati e gli obiettivi raggiunti in questi ultimi anni che hanno innovato i servizi sociali,indica alcuni percorsi metodologici.

Le parole chiave della legge 328/2000 – partecipazione, coprogettazione, cooperazione,accordo di programma, rete, integrazione – non ci trovano completamente impreparati, masicuramente si apre una nuova stagione in cui si dovrà lavorare per consolidare nuove metodologiedi lavoro in parte già sperimentate attraverso l’esperienza di condivisione delle scelte, degliobiettivi, degli strumenti, come ad esempio per la legge 285/97, per i fondi della legge 309/90 enel Comune di Genova per le politiche dell’immigrazione, dei senza dimora e dei minori.

L’individuazione di percorsi metodologici quindi, rappresenta il contenuto prevalentedell’attuale Piano di Zona nella convinzione che è più significativo costruire percorsi comuni con gliinterlocutori interessati alla realizzazione di quelli che saranno i contenuti dei Piani, piuttosto che, perl’esiguo tempo a disposizione, stringere accordi su intenzioni e proponimenti generici.

Sia a livello metropolitano che a livello genovese sono in vigore molti accordi e tavoli dicollaborazione istituzionale e con il terzo settore. E’ però questa l’occasione per condividere con tuttigli interlocutori, la necessità di ripartire, nella pianificazione dell’operatività, dai bisogni deicittadini. Sarà inoltre uno sforzo comune uscire dalla logica del solo accordo cittadino, per Genova,o dell’area metropolitana con la Conferenza dei Sindaci, ed individuare anche un livello locale dipartecipazione, coprogettazione, cooperazione, rete, integrazione, che dovrà trovare concretezzanella progettazione zonale.

La realizzazione di una politica di benessere per la comunità richiede il superamento delladelega alle Istituzioni e nuove forme di responsabilità dei cittadini; il welfare delle responsabilità,locale e comunitario, deve vedere ogni cittadino chiamato ad agire con la consapevolezza che ilbenessere proprio e del contesto non è delegabile ad altri. Il Piano è allora strumento regolatoredella rete sociale per realizzare azioni condivise sia da parte della comunità locale responsabile,sia da parte di coloro che fruiranno dei servizi in maniera attiva collaborando al progettoindividuale.

Il benessere, o il disagio, non deve essere più materia delegata agli specialisti del sociale,ma deve essere la comunità locale ad appropriarsene attraverso percorsi di ricomposizione dellaframmentarietà data dalla difficoltà a sviluppare ampie relazioni sociali, dalla mancanza disocializzazione delle proprie esperienze e quindi dall’assenza di un’identità collettiva capace disviluppare attenzione alla propria comunità.

Nel processo di costruzione di un Piano di Zona strumento reale di programmazione,abbiamo bisogno§ Dei cittadini§ Degli operatori del sistema sanitario, sociale, educativo territoriale e scolastico, formativo e del

lavoro, dell’abitazione§ Delle Istituzioni: Regione, Provincia, Comuni, Circoscrizioni, Azienda Sanitaria Locale, Aziende

Ospedaliere, Ministero della Giustizia, Scuola, Arte, Ipab§ Delle Fondazioni Bancarie§ Della Chiesa nelle sue diverse espressioni molte delle quali radicate nel territorio§ Del Terzo Settore nelle sue diverse accezioni, volontariato, associazionismo, cooperazione§ Dell’UniversitৠDel mondo imprenditoriale e delle professioni

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Con questi soggetti vogliamo progettare lo sviluppo territoriale, partendo dall’osservazionecondivisa dei fenomeni, l’individuazione degli obiettivi sia strategici sia operativi sui progetti chedovranno definire ed esplicitare le competenze e le risorse umane, le risorse finanziarie e strutturali,la collaborazione e l’integrazione, indicando tempi, azioni, verifiche.Il Piano di Zona segna oggi l’avvio di un lavoro che richiederà tempo per realizzarsi in quantodinamico e sintesi dell'impegno delle componenti della Comunità.

Si fa presente che i dati presentati in questo primo Piano di Zona potrebbero essere, inalcune parti, incompleti o imprecisi, o raccolti secondo criteri non omogenei tra diversi distretti.

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1. PERCORSO METODOLOGICO PER LA COSTRUZIONE DEL PIANO

Per la stesura, dal punto di vista tecnico, dei piani di zona si è individuato un percorsoistituzionale che fosse in grado di conciliare i vincoli di legge con i tempi effettivamente adisposizione e le condizioni oggettive di partenza.

Si sono quindi individuate sei fasi essenziali, che consentissero anche di fissare i presuppostiper l’avvio del processo di programmazione oltre che permettere la stesura del piano1) Individuazione, in sede di Conferenza di Zona, di un gruppo tecnico interdistrettuale per laraccolta degli elementi utili alla stesura del piano.2) Stesura della prima bozza di piano3) Approvazione in sede di Conferenza di Zona delle linee di indirizzo4) Incontro con gli attori sociali (terzo settore e organizzazioni sindacali) in sede di Comitato dirappresentanza della Conferenza dei Sindaci per la condivisione degli indirizzi di massima e delpercorso metodologico5) Stesura definitiva del piano a cura del responsabile di segreteria tecnica6) Approvazione definitiva in sede di Conferenza di Zona

A) Strumenti tecniciPer avviare la prima raccolta dei dati significativi relativi all’utenza dei distretti e alla spesa

sostenuta per i servizi erogati (relativi all’anno 2001) sono state costruite due schede1 sintesi delleindicazioni fornite dal Formez in sede formativa, dei dati in possesso degli enti, del confronto conrealtà di altre regioni.

Questo strumento, pur presentando ad oggi molti limiti, ha consentito una raccolta diinformazione uniforme e piuttosto veloce; sarà oggetto di lavoro per la stesura dei prossimi piani dizona l’implementazione e il miglioramento di questo strumento per la lettura dei dati.

Inoltre, attraverso incontri con le équipes distrettuali e i responsabili di distretto, si sonoavviati l’informazione e il coinvolgimento rispetto al processo di pianificazione/programmazione,attraverso un primo esame dei bisogni e delle problematiche emergenti.

Per quanto attiene la rilevazione dei servizi e dei progetti in atto sono stati utilizzati duestrumenti differenti:- la relazione annuale di distretto, strumento di lavoro ormai consolidato per i distretti genovesianche se non ancora uniformemente finalizzato anche alla stesura del Piano di Zona;- l’intervista rivolta ai responsabili di distretto e/o operatori per i distretti extra-Genova.

B) Percorsi di concertazionePer avviare la definizione delle prime linee di piano il Comitato di Rappresentanza della

Conferenza dei Sindaci dell’AUSL 3 Genovese ha attuato momenti di confronto con l’AUSL 3Genovese, le Organizzazioni Sindacali Confederali, dei Pensionati e della categoria della FunzionePubblica e con diversi soggetti del Terzo Settore.

L’altro interlocutore istituzionale cui ci si è rivolti é la Provincia, con la quale si è realizzatoper ora, rispetto al piano di zona, un contatto al solo livello politico. La legislazione vigente assegnaa questo ente un compito di rilievo rispetto all’osservatorio dei bisogni, alla formazione, allepolitiche attive del lavoro; tutte queste aree rivestono una particolare pregnanza rispetto allosviluppo delle politiche sociali, per cui sarà necessaria dedicare loro una particolare attenzionenella fase di implementazione dei piani.

Il percorso di confronto per la stesura di questo primo piano di zona ha voluto assumere unaserie di decisioni metodologiche che consentiranno di sviluppare processi di concertazione econfronto permanenti da parte delle Conferenze di Zona dell’area metropolitana, fino allasottoscrizione di Patti e Accordi da parte di tutti gli interlocutori sopra menzionati. 1Scheda “quadro dei dati demografici” “quadro occupazione” vedi capitolo 3 e scheda “dati sull’utenza” “dati sulla spesa” vedicapitolo 5.

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E’ convinzione delle Conferenze di zona che solo attraverso un’intensa azione di sinergie eintegrazioni pubblico-pubblico e pubblico-privato potrà svilupparsi la rete integrata dei servizi cherappresenta lo strumento più efficace per una forte politica di tutela e inclusione sociale.

Più precisamente, con gli interlocutori si è condiviso che è fondamentale costruire processipartecipativi, per le rispettive competenze, a partire dall’osservazione dei bisogni conosciuti epotenziali. Solo lo sviluppo di nuovi assetti dell’organizzazione integrata dei servizi con la sanità, iprocessi di coprogettazione e interazione operativa con il terzo settore, la condivisione delle sceltedelle amministrazioni con le Organizzazioni Sindacali potranno trovare coerente senso e sviluppo.

Si è d’altra parte consapevoli che ai piani di zona condivisi si arriva attraverso un percorsoche, anche con la costituzione di momenti permanenti di concertazione, consenta l’elaborazione dilinguaggi e conoscenze comuni, il reciproco approfondimento degli strumenti utilizzati el’individuazione graduale di obiettivi del macro sistema dei servizi e dei specifici settori dei servizisocio assistenziali e sociosanitari.

Attività che in prima istanza ha impegnato tra di loro i Comuni della zona per la stesura diquesto primo piano.

Si è condiviso che il referente politico di tale sistema non può che essere la Conferenza diZona, organo di indirizzo complessivo. In questa logica dovrà essere ulteriormente valorizzato ilruolo della segreteria tecnica quale interlocutore privilegiato dell’organo politico nonché attivatoredei processi di confronto allargato.

Per garantire effettiva funzionalità a questo impianto sarà indispensabile prevedere ulterioristrumenti di sostegno organizzativo ; in particolare sarebbe utile garantire alla Segreteria tecnica ilpersonale amministrativo necessario, previo accordo tra Comuni, e alla Conferenza di zona unsupporto informativo e formativo , affiancando i momenti decisionali ad altri con cui costruire unacomune conoscenza e cultura del territorio.

Gli amministratori sono però consapevoli che la complessità dell’area metropolitana è didifficile governo: da una parte si assiste ad un processo ancora in itinere, di decentramento delComune di Genova, dall’altra si è in presenza di un’iniziale processo di associazione tra i comuniextra genovesi. A questo si aggiunge la difficoltà di conciliare i momenti di scelta strategica dellaConferenza dei Sindaci di area metropolitana, delle Conferenze di zona e del Comune di Genova,che ha comunque la necessità di mantenere forti omogeneità nel suo territorio, e processi diconcertazione e forte collaborazione tra i distretti sociali e il territorio, azione che non sempre silimita ad aspetti meramente operativi e gestionali.

Per quanto riguarda la AUSL 3, confermando i protocolli d’intesa vigenti sulle cinque areeterritoriali con il Comune di Genova e alcune amministrazioni locali, si sono realizzati incontri specificifra i Responsabili delle Segreterie Tecniche e i Responsabili delle Unità Operative AssistenzaDisabili, Assistenza Consultoriale e Assistenza Anziani, nonché con i Responsabili dei Dipartimentidelle Dipendenze e della Salute Mentale della ASL con l’obiettivo di concordare un metodo e lineedi orientamento a partire dall’analisi dei bisogni e delle criticità emergenti.

La pianificazione di zona salvaguarda l’attuale sistema di ospedalizzazione territoriale, dapoco iniziata nei comuni extra genovesi, in attesa di valutare il modello di distretto sanitarioproposto recentemente, nell’atto aziendale dalla direzione generale dell’azienda. I temi relativiall’integrazione degli accessi, dell’integrazione diagnostica e della definizione dei progettiindividuali e della loro gestione non può che essere rinviata alla prossima definizione delfunzionamento dei distretti sanitari e quindi della loro integrazione con quelli sociali.

Riguardo agli attori sociali, Organizzazioni sindacali e terzo settore, si è procedutoattraverso separate convocazioni all’illustrazione del percorso intrapreso e delle linee di sviluppopreviste. Si è realizzata una sostanziale condivisione dell’impostazione generale, con una richiestadi maggiore coinvolgimento, a partire dalle successive fasi di sviluppo del piano, in particolare perquanto attiene l’analisi del bisogno.

Con le organizzazioni sindacali si è condivisa la loro partecipazione ai diversi livelli didecisionalità (Conferenza dei Sindaci e Zone), assumendo la loro particolare attenzione alle sceltedell'allocazione delle risorse.

Inoltre si è recepita la necessità di un confronto tra queste e le diverse Zone sull'applicazionedell'ISEE, per cui si rimanda all'accordo tra Federsanità Anci Liguria e OO.SS., in quanto tale

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strumento chiama in causa i principi di equità ed i criteri di accesso ai servizi.Se per la stesura di questo piano di zona il percorso concertativo può considerarsi sufficiente

per la prima fase di avvio della programmazione zonale, obiettivo di medio-lungo termine dovràessere la sottoscrizione di Patti Zonali da parte di tutti gli interlocutori sopra menzionati , nelle loroarticolazioni radicate sul territorio), comprese le organizzazioni dei consumatori ed utenti. .

Al patto si arriva attraverso un percorso che costruisce tavoli di concertazione tra i diversisoggetti capaci di affrontare attraverso la definizione di linguaggi e regole condivisi i vari aspettidel patto stesso.

L’azione di contenuto tecnico che scaturisce dal percorso partecipativo è la costruzione delpiano di zona vero e proprio che dà attuazione alle scelte. L’attività del tavolo prosegue nell’azionedi monitoraggio delle scelte del patto e nei processi di ridefinizione dei piani successivi.

Sul piano istituzionale sono già presenti molti processi di concertazione e cooperazione suspecifiche materie recepiti dallo stesso Piano di Zona quali strumenti attivi di lavoro; alcuni di questihanno già una dimensione metropolitana, altri cittadina come risulta dall'elenco sotto indicato.

- Patto per la Scuola, strumento operativo di raccordo tra le politiche dell’ente locale e logiche diprogettazione delle Scuole dell’autonomia (55 su 57 dirigenti scolastici delle scuole elementari emedie inferiori lo hanno sottoscritto);

- Consulta Comunale e Provinciale per i problemi dell’handicap, interlocutore privilegiato per iproblemi della disabilità;

- Consulta carcere città, è una rete cittadina, alla quale partecipano ca. 40 soggetti tra Istituzioni,Terzo Settore e Associazioni di volontariato, che tratta dei problemi del carcere e delle personein esecuzione penale. Opera attraverso gruppi di lavoro tecnici e si riunisce almeno una voltaall’anno in forma plenaria;

- Conferenza permanente per le dipendenze, aperta a tutti i soggetti istituzionali e non nel campodelle tossicodipendenze. Svolge una funzione di progettazione innovativa correlata ai bisogni incambiamento di soggetti con problemi di dipendenza nonché un’azione di monitoraggio evalutazione sui progetti legati all’area;

- Conferenza permanente senza dimora, tavolo di concertazione con 20 tra Associazioni ed Entiper concordare le azioni e le modalità di intervento;

- Tavolo di confronto con il Forum terzo settore, organismo di confronto sulle tematiche sociali; visono rappresentate 200 tra le maggiori Associazioni e Cooperative, tra le occasioni di confrontocitiamo: la progettazione degli interventi connessi alla Legge 285/97, il gruppo di continuità perle attività di progettazione educativa residenziale e diurna dei Distretti Sociali;

- Tavolo di confronto con la Consulta Diocesana per gli Istituti per minori, soggetto di relazione conl’Ente per processi di deistitutizzazione e miglioramento della qualità delle strutture residenzialiper minori;

- Tavolo di confronto con il Forum antirazzista, consolidamento e sviluppo della concertazione tral’Amministrazione Comunale e gli Enti, gli organismi e le rappresentanze delle persone immigrateal fine di un maggior consenso e responsabilizzazione sugli interventi da attuarsi;

- Comitati Tecnici dei Laboratori Educativi Territoriali, organismi interistituzionali permanenti alivello territoriale (1 per Circoscrizione) per l’elaborazione di linee tecnico-progettuali perrispondere ai bisogni di socializzazione e crescita dell’infanzia e dell’adolescenza;

- Patto del Levante, patto sottoscritto per la realizzazione di progetti operativi relativiall’infanzia, agli anziani e disabili nella zona (2 distretti sociali, 10 parrocchie, 5 centri di ascoltovicariali, 5 Unità Operative della AUSL, 2 Circoscrizioni, 10 associazioni del territorio, 2cooperative);

- Commissioni Circoscrizionali per gli interventi e i servizi per bambini e le bambine da 0 a 6anni;

- Tavolo di confronto tra i Centri di Ascolto Vicariali e i Distretti Sociali per ottimizzare emigliorare l’uso delle risorse concordando gli interventi da fare per le persone in difficoltà;

- Gruppo sperimentale di concertazione sul "sistema stranieri";

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- Accordi di programma Zone / AUSL 3 Genovese / privato sociale per i piani territoriali L.285/97;

- Tavolo permanente per la realizzazione di strutture per il "Dopo di Noi".

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2. LE AZIONI DI SFONDO

A) L’accreditamentoA partire dalla sperimentazione dell’assegno servizi e tenendo conto del dibattito normativo

e culturale che si è aperto sul tema dell’accreditamento, si ritiene che questa materia sarà oggettodi prossimo confronto con il terzo settore. E’ per questo che sembra opportuno trovi rilievo anche nelPiano di Zona: si tratta di un’azione di sfondo a carattere strategico giacché le decisioni che siassumeranno in merito daranno un corso, piuttosto che un altro, al mondo dei servizi.

Come rendere compatibile un sistema che preveda la capacità di scelta del cittadinomantenendo il ruolo dell’ente pubblico quale regolatore del mercato dei servizi sociali.

Questo è l’interrogativo a cui le Segreterie Tecniche dell'area metropolitana sono giunte,all’interno di un percorso formativo tuttora in corso, che porta a fare alcune considerazioni.

L’accreditamento equiparatorio, cioè l’adozione di un sistema puro di mercato, si presentasicuramente come fortemente innovativo, ma comporta almeno due ordini di problemi:

§ Un difficile controllo della spesa§ La difficoltà a creare le condizioni che consentano alla persona di operare delle scelte

competenti.Si aggiunge una terza criticità correlata all’aspetto gestionale della presa in carico dei

singoli casi:§ L’introduzione di un numero imprecisato, ma consistente, di interlocutori accreditati e la

conseguente difficoltà del distretto a monitorare con tutti l’andamento del piano individualedi assistenza.

L’adozione invece dell’accreditamento certificatorio comporterebbe un sistema dove siprevede l’acquisto, da parte dell’ente pubblico, di quote di servizi da soggetti certificati ai sensidell’accreditamento istituzionale.

In questo sistema l’ente pubblico innalza il livello degli standards di qualità, continua adessere regolatore di mercato, non introduce voucher.

Sicuramente la prossima sperimentazione dell’assegno servizi darà elementi percomprendere quanto il sistema, della domanda e dell’offerta, sia maturo e per capire quantoinciderà l’introduzione di questo strumento sulla qualità della presa in carico e sulla reale possibilitàdi monitoraggio degli interventi da parte dei servizi territoriali.

Attualmente è in corso un lavoro relativo al tema in argomento, in occasione del rinnovo degliappalti per l’assistenza domiciliare. Ciò richiederà, necessariamente, il concreto avvio del confrontocon il terzo settore sui temi della certificazione della qualità e dell'acreditamento.

Il tema dell’accreditamento e della qualità dei servizi, è anche un’area presente all’internodel progetto europeo Equal che vede come capofila la Provincia di Genova e tra gli aderenti ilComune di Genova e soggetti di terzo settore. Attraverso tale progetto sarà possibile attivareazioni formative comuni, che saranno occasione di confronto al di fuori del contesto del contracting-out che connota la relazione tra Comune di Genova e terzo settore interessato alla negoziazione.

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B) L’integrazione socio-sanitariaIl tema dell’integrazione sociosanitaria si presenta sotto diverse angolazioni. Vi sono infatti

percorsi di collaborazione più o meno strutturati, vi sono esperienze consolidate, non mancanosituazioni conflittuali e tutto è di prossima revisione tenuto conto della distrettualizzazione sanitaria edell’applicazione dell’atto di indirizzo e coordinamento sull’integrazione sociosanitaria. Queste dueultime opportunità rendono il tema in argomento strategico per i prossimi anni.

LO STATO DELL’ARTE

Per quanto riguarda i distretti sociali e più specificamente i comuni, le condizioni di rapportocon i Servizi Sanitari non sono omogenee: sarà necessario un monitoraggio relativamente agliaccordi in atto e una attenta valutazione anche rispetto al nuovo contesto normativo.

Il Comune di Genova ha stipulato i protocolli operativi con le Unità Operative e iDipartimenti dell’AUSL, a partire dal 1996. A distanza di qualche anno è stata maturata l’esigenzadi rivedere tali protocolli, di verificarli individuando un metodo strutturato condiviso, anche tenutoconto delle differenze di approccio all’utenza, tra il sociale e il sanitario, che vanno evidenziandosi.

Attualmente è stato rivisitato il protocollo con l’Unità Operativa Assistenza Consultoriale e siè deciso di adottare un modello, che vogliamo replicare, che è quello della costituzione di un“gruppo di monitoraggio” del protocollo, che si è occupato di definire uno strumento comune dirilevazione, dei casi seguiti insieme, con una cadenza trimestrale. Nella rilevazione entrano anche icasi su cui uno dei due servizi non accoglie la domanda dell’altro e i casi su cui pur essendo positivala risposta potrebbe non essere immediatamente disponibile la risorsa e quindi si prospetta unalista di attesa.

Il secondo livello su cui il “gruppo di monitoraggio” lavora è quello della raccolta disegnalazioni dei servizi territoriali, relativamente a situazioni ritenute problematiche perché trovinouna loro ricomposizione e possa scaturire dal confronto una posizione univoca da formalizzare aglioperatori dei distretti sociali e dei consultori. Questo perché è apparso evidente che il protocollorappresenta una cornice di riferimento necessaria, ma non sempre sufficiente ed è quindi opportunoche sia integrato da disposizioni ulteriori.

Questo modello è quello che si pensa di adottare nella revisione anche degli altri protocolli.Nel corso del 2002 dovrebbe avviarsi un analogo lavoro sul protocollo con l’Unità OperativaAssistenza Anziani e via via gli altri protocolli.

E’ da evidenziare che qualcosa di simile è stato iniziato anche con l’Unità OperativaAssistenza Disabili perché in occasione della progettazione SAVI – Servizio di Aiuto alla VitaIndipendente – finanziato con i fondi della legge 162, alcuni “nodi” operativi sono stati espressi nelcorso degli incontri che hanno avuto cadenza mensile e che proseguono per l’avvio del progettoobiettivo sulle cerebropatie.

Analogamente l’esperienza della spedalizzazione territoriale ha aperto nuove piste dilavoro con l’Unità Operativa Assistenza Anziani, alcune anche progettuali. Si sottolinea, ad esempio,la dimensione progettuale comune che sta assumendo la prossima sperimentazione di assegno serviziche si farà in Val Bisagno.

Le esperienze citate ci aiuteranno a rendere più efficace il momento di revisione dei rispettiviprotocolli e delle seguenti azioni di verifica congiunta.

In occasione della predisposizione dei Piani di Zona, sono stati incontrati i Responsabili delleUnità Operative e dei Dipartimenti Sanitari, per esplicitare alcuni obiettivi che il Piano Triennale deiServizi Sociali individua e che richiedono un lavoro congiunto e per condividere in maniera formalela scelta di collaborazione su quanto sarà individuato nei Piani di Zona. Si ricorda, che all’interno

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dei percorsi di concertazione, i Piani di Zona saranno inviati, tra gli altri, all’AUSL prima della loroapprovazione in Conferenza di Zona.

LA PROSPETTIVA

C’è attesa relativamente all’implementazione del distretto sanitario. Sembra di intuire chepotrebbero esserci dei cambiamenti facilitanti la collaborazione, soprattutto per il superamentodell’attuale sistema configurato in competenze fortemente separate tra le Unità Operative e l’avviodi un sistema che individua le aree di trasversalità.

Attualmente è all'attenzione della Conferenza dei Sindaci la proposta di "atto aziendale"della AUSL 3 che esplicita il modello di distretto sanitario che si intende realizzare.

La predisposizione dei Piani di Zona e dei Programmi delle Attività Territoriali, sicuramenterichiederanno uno sforzo grande di ridefinizione dei due sistemi complessivi sociale e sanitario.

A questo proposito è interessante sottolineare che l’attuale sistema di finanziamento delleattività sociali, prevede, oltre ad un budget che garantisca una soglia di attività omogenee per lacittà, anche la valutazione di indicatori di problematicità e di rischio, per alcune aree cittadine, sucui far confluire finanziamenti aggiuntivi e/o finalizzati.

Sarebbe opportuno, in previsione della elaborazione comune del Piano di Zona e delProgramma delle Attività Territoriali, che venisse condivisa la riflessione sulle zone problematiche arischio, così da poter indirizzare finanziamenti mirati sia sociali che sanitari.

Il grande tema che però ci aspetta al confronto è quello dell’applicazione dell’”atto diindirizzo e coordinamento in materia di prestazioni sociosanitarie” di cui al DPCM 14 febbraio2001. Il Comune di Genova ha recentemente approvato una deliberazione di linee guidarelativamente all'applicazione del suddetto DPCM; la delibera è all'attenzione di tutti i comunidell'area metropolitana.

Il DPCM rappresenta l’occasione per costruire la riflessione comune sui temi dell’integrazionesociosanitaria, permettendo anche un percorso di ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse nonché ilraggiungimento di altri obiettivi, dall’appropriatezza della cura ad una trasparenza nei confrontidei cittadini circa i propri diritti in ambito sociale e sanitario. Perché ciò si realizzi è però necessariouscire dalla mera logica di compartecipazione alla spesa; si deve affrontare il tema della verificadei servizi esistenti procedendo ad una scomposizione degli stessi per addivenire, comunemente e inmaniera condivisa, alla loro ricomposizione.

Si tratta quindi di un impegnativo lavoro di concertazione che deve vedere protagonistil’AUSL 3 e i Comuni presenti sul suo territorio.

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C) La progettazione europea

LA PROGETTAZIONE EUROPEA COME DIMENSIONE STRATEGICA NELLA PROGRAMMAZIONELOCALE

I Servizi Sociali del Comune di Genova, condividendo appieno il progettodell’Amministrazione Comunale di “internazionalizzare” l’immagine della città, in quanto europea emediterranea, attraverso le relazioni internazionali e l’accesso diretto ai finanziamenti comunitari, haavviato al suo interno un complesso iter culturale, ancora prima che organizzativo, tale da inserirsiattivamente nei processi di progettazione europea.

Ciò è stato possibile grazie all’avvio nel mese di agosto 2001 di un’area progettuale adhoc, costituita da un responsabile interno e da un team tecnico ed amministrativo di supporto a tuttele fasi di sviluppo dei progetti presentati2, costantemente collegata con i percorsi progettuali e lerisorse cittadine, nazionali ed internazionali attivati nel settore della progettazione comunitaria 3.Tale scelta di percorso, motivata dall’esistenza di consolidate esperienze di progettazionepartecipata e concertata, rappresenta per tutti i soggetti coinvolti un’opportunità di crescitaculturale e professionale. La progettazione europea si rivela essere infatti un’occasione per motivarsia nuove esperienze, considerare contesti di riferimento più ampi, attivare progetti innovativi esperimentali, trasversali e sostenibili, apprendere e/o potenziare i meccanismi di partecipazione edi governance attraverso:• Connessione tra differenti etiche e culture, vision e mission• Confronto e contaminazione tra diversi approcci e linguaggi, metodologie, tecnologie, sistemie processi• Avvio di nuove reti e consolidamento di reti preesistenti attraverso il rapporto di partnership• Sviluppo di una cultura “comunitaria” e di governance, orientata al governo integrato epartecipato delle città, all’integrazione ed alla sinergia di risorse, attraverso il bottom up(progettazione dal basso) ed il mainstreaming o dissemination (diffusione delle buone prassi)

Ma la progettazione europea è anche luogo di connessione e continuità tra la dimensionelocale, nazionale e comunitaria, tra il sistema di Welfare locale e livelli più ampi diprogrammazione e gestione delle attività.

In tal senso è in via di attivazione un coordinamento tecnico tra le Direzioni del Comune persviluppare una programmazione comune sulle attività (eventi, progetti) finanziabili attraverso fondicomunitari. Contestualmente è in fase di avvio un “tavolo permanente” per la progettazioneeuropea, un sistema cittadino di rete centrato sulla progettazione e sulle politiche europee, volto nonsolo a facilitare la programmazione partecipata e l’utilizzo efficace delle opportunità offertedall’Unione Europea, ma anche a sviluppare nella città una vera e propria “cultura comunitaria”,dove occorre trovare equilibrio tra il valore aggiunto del singolo, della partnership di progetto, delcontesto di ricaduta dei risultati, nella logica della “trasferibilità” dell’azione progettuale.

Per quanto riguarda i Distretti Sociali e più specificamente i comuni dell'area metropolitana,è necessario realizzare un monitoraggio relativamente alle attività realizzate e progettate trovandoi punti di contatto che consentano un lavoro comune sui temi della progettazione europea.

2 Nel 2001 la Direzione ha aderito a n.6 progetti in qualità di partner, tutti approvati ed in fase esecutiva. All'aprile del 2002 sonostati presentati n. 4 progetti in attesa di esito, uno dei quali in qualità di coordinatore.

3 La Direzione è membro del Social Welfare Committee della rete europea Eurocities

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ZZOONNAA 55

PPOOPPOOLLAAZZIIOONNEE RREESSIIDDEENNTTEE AALL 3311 DDIICCEEMMBBRREE 22000000

Fasce d'etàComune/Circoscrizione distretto

0-2 3-5 6-10 11-14 15-17 18-20 21-24 25-29 30-34 35-39 40-40 50-59 60-64 65-69 70-74 75-79 >80Totali

III Bassa Valbisagno 1603 1623 2716 2116 1618 1666 2908 5523 6292 6582 10588 11498 6222 5864 5619 4574 5439 82451 82451IV Val Bisagno 1243 1244 2144 1692 1336 1392 2410 4323 4847 4850 8343 8539 4622 4213 3916 2892 3029 61035 61035FASCIA 68 0 1 3 1 0 1 1 5 7 5 12 20 11 13 17 10 13 120FONTANIGORDA 68 2 2 7 3 5 10 14 11 10 8 33 56 31 36 29 30 52 339GORRETO 68 1 0 0 1 2 2 4 4 9 4 12 15 14 16 24 22 27 157MONTEBRUNO 68 7 4 8 3 0 6 5 17 21 11 20 38 25 22 23 25 40 275PROPATA 68 5 1 1 4 1 0 7 7 8 7 17 14 23 13 15 17 14 154RONDANINA 68 0 3 4 5 0 0 0 2 4 9 8 9 11 7 9 10 18 99ROVEGNO 68 4 7 8 6 4 4 8 27 44 38 58 67 53 45 52 67 93 585TORRIGLIA 68 39 47 55 48 51 41 62 114 146 142 285 297 167 174 184 143 195 2190 3919BARGAGLI 69 72 61 90 76 52 46 75 196 224 215 333 366 200 188 136 133 158 2621DAVAGNA 69 25 34 48 41 37 30 81 138 121 132 254 237 139 125 124 108 136 1810LUMARZO 69 37 46 45 34 19 21 47 89 125 120 157 220 122 115 103 106 114 1520 5951

3038 3073 5129 4030 3125 3219 5622 10456 11858 12123 20120 21376 11640 10831 10251 8137 9328 153356 153356

3. PROFILO

DEM

OG

RAFICO

E SOCIA

LE

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ZZOONNAA 55

PPOOPPOOLLAAZZIIOONNEE SSTTRRAANNIIEERRAA RREESSIIDDEENNTTEE AALL 3311 DDIICCEEMMBBRREE 22000000Maschi FemmineComune/Circoscrizione distretto

Euro

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Totali

III Bassa Valbisagno 102 56 52 3 274 145 165 1 0 66 78 77 6 555 124 221 2 0 1927 1927IV Valbisagno 73 25 49 1 98 114 57 0 0 42 54 67 3 252 89 60 1 0 985 985TORRIGLIA 68 4 2 1 1 0 0 0 0 0 1 2 0 2 4 0 2 0 0 19ROVEGNO 68 2 1 0 1 0 5 0 0 0 2 1 0 1 0 3 0 1 0 17FONTANIGORDA 68 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 2MONTEBRUNO 68 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1RONDANINA 68 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0PROPATA 68 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1GORRETO 68 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1FASCIA 68 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 41BARGAGLI 69 11 1 0 0 0 2 0 0 0 3 2 0 0 1 1 0 0 0 21DAVAGNA 69 1 2 0 0 2 5 0 0 0 1 5 0 0 3 1 0 0 0 20LUMARZO 69 1 1 0 0 5 5 0 0 0 1 2 0 0 5 4 1 0 0 25 66

196 88 102 6 380 277 222 1 0 116 144 144 12 820 223 284 4 0 3019 3019

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La Zona 5 genovese4 si compone di due circoscrizioni del Comune di Genova – III Bassa ValBisagno e IV Val Bisagno – che corrispondono agli omonimi distretti sociali e di 11 Comuniricompresi in due distretti: il n.68 comprende i Comuni di Fascia, Fontanigorda, Gorreto, Montebruno,Rondanina, Rovegno, Propata, Torriglia associati in Comunità Montana (Alta Val Trebbia); il distretton.69 comprende i Comuni di Bargagli, Davagna, Lumarzo (Alta Val Bisagno).

La Zona si caratterizza per la sua estensione territoriale: si parte da un quartiere prossimo alcentro città di Genova e si arriva al Comune di Gorreto a ridosso del confine con la provincia diPiacenza.

DISTRETTO N. 68 ALTA VAL TREBBIA

Il territorio del distretto n.68 Alta Val Trebbia, si sviluppa su circa 196 Kmq, dove trovanocollocazione gli otto Comuni, che hanno come caratteristica simile il frazionamento e la distanzadelle rispettive località e frazioni.

La popolazione è di circa 4.000 abitanti con un’evidente distribuzione sparsa dei pochiresidenti su un territorio vastissimo caratterizzato dalla presenza di 195 tra frazioni e località spessoabitate anche da una sola persona e con una prevalenza di popolazione anziana che si compone di1455 ultra sessantacinquenni di cui 776 ultra settantacinquenni.

Una delle emergenze sociali dell’Alta Val Trebbia è lo spopolamento, causato in gran partedalla cronica mancanza di occasioni di lavoro, che colpisce soprattutto la popolazione in etàproduttiva che tende a spostarsi verso la città. Le donne sono a maggiore rischio di disoccupazione:si trasferiscono spesso in Val Trebbia in occasione del matrimonio, mantenendo in città il proprioimpiego ed affrontando i disagi quotidiani del pendolarismo; con la maternità spesso abbandonanoil posto di lavoro.

Vi sono inoltre sul territorio, diversi nuclei familiari attivi, giovani, che dimostrano l’intenzionedi presidiare il territorio e non abbandonarlo, costituendo, per lo stesso, una vera e propria risorsa.

La conformazione del territorio e il fenomeno dello spopolamento ha ripercussioni anche sullapopolazione giovanile, 328 sono i minori fino a 18 anni: non esiste uno spazio di aggregazionediverso dai Bar e dalle Parrocchie che organizzano qualche attività solo nel periodo estivo.

I Comuni appartenenti alla Comunità Montana distano l’uno dall’altro una media di circa 10km, senza considerare il raggiungimento delle singole frazioni. Segue una breve descrizione diciascuno.

Torriglia: è il comune capofila del distretto sociale, centro più popoloso ed esteso, ricco dirisorse fruibili anche dagli abitanti degli altri Comuni: vi sono la scuola elementare e media, unascuola materna gestita da un’IPAB, i servizi bancari, assicurativi, immobiliari, un cinema, la CroceRossa, alcuni servizi AUSL a cadenza quindicinale, una residenza protetta accreditata, attivitàcommerciali varie.

Propata: è un Comune agricolo del versante padano dell’Appennino Ligure, al confine con laprovincia di Alessandria; comprende l’alto bacino del torrente Brugneto, affluente del Trebbia.

Rondanina: paese del versante padano dell’Appennino Ligure, è il più piccolo comune dellaLiguria; è distribuito su sette frazioni, ma la popolazione è concentrata nel capoluogo ed èprevalentemente anziana.

Fascia: è costituito da cinque frazioni, al confine con la Val Borbera.Rovegno: centro importante per l’Alta Val Trebbia, secondo per popolazione e per

estensione. Vi sono la scuola elementare e la scuola media. Sono diciassette le frazioni presenti trale quali Casanova fortemente caratterizzata dalla presenza di popolazione anziana.

Fontanigorda: è un centro agricolo e di villeggiatura dell’Appennino Ligure orientale; èdistribuito su tredici frazioni e geograficamente situato ai confini con la Val d’Aveto. 4Per i distretti sociali genovesi cfr.:

Atlante demografico della città - settembre 1996, a cura del Comune di Genova , Servizio Statistica;Atlante demografico della città - luglio 2001, a cura del Comune di Genova, Assessorato alla Comunicazione, Unità OrganizzativaStatistica.

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Montebruno: comune baricentro territoriale rispetto all’estensione della valle, sede dellaComunità Montana Alta Val Trebbia a cui sono state delegate dai vari Comuni le funzioni socialiesercitate dal distretto sociale.

Gorreto: piccolo centro confinante con la Provincia di Piacenza, distribuito su otto frazioni; lapopolazione prevalentemente anziana è concentrata nel capoluogo ed in frazione Fontanarossa.

Le attività economico-produttive del territorio sono date dalla presenza di alcune aziende diallevamento bovio-ovino-suino, da numerose imprese edili artigianali, dal piccolo commercio, dalleattività di ricezione turistica. La casa di riposo di Torriglia è comunque l’azienda più grande dellaVal Trebbia. E’ prossima l’apertura di una seconda residenza per anziani presso il Comune diRovegno.

La mobilità è consentita dall’asse viario principale Genova-Piacenza, da cui si diramano lestrade secondarie che collegano le località tra loro. Il pendolarismo è molto forte, prevalentementecon mezzi propri, ed è diretto verso il fondovalle, soprattutto verso Genova, ma anche in direzionePiacenza. I trasporti pubblici extraurbani sono frequenti nel tratto Genova-Torriglia, e viceversa,mentre il resto del territorio non è molto servito.

I problemi sociali prevalenti sono quelli dell’isolamento, dello spopolamento del territorio edell’invecchiamento della popolazione residente; è quindi insufficiente l’offerta di assistenzadomiciliare, anche per la vastità del territorio, non ci sono molte opportunità di aggregazione eludico-ricreative per i bambini e per i giovani, c’è la presenza di un disagio diffuso anche tra gliadulti.

DISTRETTO N. 69 ALTA VAL BISAGNO

I Comuni del distretto 69 si presentano come veri e propri territori di confine dove si registrauna problematicità simile a quella del comune capoluogo per complessità, sicuramente inferiore pernumerosità. La popolazione complessiva del distretto è di circa 6.000 abitanti.

Molti cittadini genovesi si trasferiscono nei comuni della Alta Val Bisagno per un minor costodegli affitti, perché non sono riusciti ad integrarsi nella grande città, perché appartenenti a nucleifamiliari altamente problematici e cercano di sfuggire a contesti difficili.

E’ in aumento anche la presenza di cittadini extracomunitari; a titolo esemplificativo nel soloComune di Bargagli vi sono 14 alunni albanesi tra scuola materna e scuola media.

I tre Comuni del distretto presentano alcune specificità rispetto alle caratteristiche delterritorio e agli aspetti socio economici. In particolare:

Lumarzo, presenta un territorio di tipo collinare e sviluppato, sul versante in direzione Uscio,in tre grandi centri e in direzione Davagna in numerose frazioni più piccole e anche molto distanti traloro.

I residenti sono prevalentemente occupati nella vicina Val Fontanabuona - di cui Lumarzo èparte - soprattutto in attività commerciali e di piccola manifattura.

Vi sono alcuni insediamenti industriali in località Ferriere, prevalentemente di produzione dimaterassi e trattamento della carta da macero.

C’è un forte pendolarismo: in direzione Gattorna e bassa Val Fontanabuona per ciò checoncerne i servizi non presenti sul territorio, verso Genova per lavoro. Il Comune è servito da duelinee extraurbane in direzione Genova-Chiavari e Genova via Uscio-Recco.

I problemi sociali prevalenti sono dati dall’assenza di servizi per la fascia pre-adolescenzialee adolescenziale; dalla presenza concentrata di famiglie multiproblematiche in uno stesso quartierecaratterizzato da affitti basi e forte disagio sociale, luogo di approdo di famiglie “in fuga” daiservizi sociali genovesi; dall’assenza del servizio di assistenza domiciliare pur a fronte di unapopolazione fortemente anziana e dall'isolamento della stessa a causa delle numerose frazionipresenti sul vasto territorio (65 km. di strade comunali). I rapporti con la scuola sono in via disviluppo e sempre più la Direzione Didattica si confronta con il Distretto riconoscendo l'importanza eil valore della collaborazione.

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Davagna, ha un territorio distribuito su una fascia collinare ed è costituito da oltre 20 piccolicentri che costituiscono frazioni distribuite lungo la strada principale.

Le attività economiche prevalenti sono costituite dal piccolo commercio, l’artigianato,l’agricoltura. Gran parte della popolazione attiva lavora comunque a Genova città su cui i Comunidel distretto gravitano anche per l’utilizzo dei servizi pubblici sanitari e altri servizi non presenti sulterritorio.

E’ quindi significativo il fenomeno del pendolarismo soprattutto con mezzi privati giacché vi èscarsa frequenza del trasporto pubblico.

Tra i problemi sociali prevalenti vi è la scarsa offerta di servizi per i minori; la presenza dipopolazione anziana bisognosa di un supporto domiciliare; il forte isolamento che caratterizza ilterritorio e la mancanza di occasioni ricreative e di promozione dovute alla scarsa presenza diassociazionismo. Inoltre è problematica l'assenza di un qualsiasi riferimento della AUSL 3: unosportello, un ambulatorio, … un'attività che permetta di rilevare il bisogno sanitario in manieraspecifica, data la condizione di isolamento dei residenti e l'insufficiente offerta di assistenzasanitaria.

Bargagli, ha un territorio di tipo alto collinare, si estende per 16 kmq e si suddivide in 5frazioni che a loro volta si compongono di diverse località: due frazioni si trovano sulla stradaprovinciale che parte da Genova ed arriva a Piacenza, mentre le altre sono su una valle laterale(Val Lentro). Per la caratteristica verticale del territorio, la maggior parte delle abitazioni si trovasulla strada ed è questo che non ha permesso lo sviluppo di agglomerati significativi.

Le attività economico-produttive prevalenti sono date da piccole fabbriche, attività agricolee commerciali: vi è una fabbrica di carpenteria metallica e di precisione, un’attività di produzione dipasta fresca, una fattoria agricola che produce e vende i propri prodotti. A parte la presenza di unsupermercato vi sono numerosi piccoli esercizi commerciali e attività di ristorazione. I servizi pubblici- banca e posta - nonché il Municipio si trovano a Bargagli.

E’ forte il pendolarismo verso Genova per la frequenza agli istituti superiori, per il lavoro eper accedere ai servizi sanitari. Vi è una linea extraurbana, con frequenza diversificata a secondadelle fasce orarie, che serve la strada principale fino a Torriglia, mentre le località sparse sulterritorio e quelle della Val Lentro soffrono della sporadicità del trasporto pubblico e quindi permolti il mezzo privato diventa l’unico con cui spostarsi. Gli anziani e i disabili possono fare ricorsoalla sola Croce Rossa.

Il problema sociale prevalente è dato dalla necessità di rivolgersi al di fuori del proprioterritorio per fruire dei servizi della sanità anche tenuto conto dell’isolamento soprattutto deglianziani.

Non vi sono opportunità aggregative e ricreative per la fascia adolescenziale così comemancano servizi per la socializzazione degli anziani come ad esempio i centri sociali.

Si conferma anche su questo territorio la presenza di famiglie problematiche attratte dalbasso costo degli affitti.

DISTRETTO III BASSA VAL BISAGNO

Il distretto III Val Bisagno ricomprende i quartieri genovesi di San Fruttuoso e Marassi.Gli abitanti sono, al 31.12.2000, circa 82.000, pari al 13% della popolazione cittadina, su

una superficie totale di circa 8 kmq di cui 4,7 di centro abitato. Le unità urbanistiche sono sei.Rispetto ai dati del censimento 1991 la popolazione è in decremento nettamente maggiore

di quanto non sia avvenuto a Genova, cioè del 7,9% contro il 6,8% genovese; il fenomeno interessatutte le unità urbanistiche, in particolare Forte Quezzi e Quezzi.

E’ abitato da una popolazione ancora più anziana rispetto ai valori medi cittadini, 46,9 annidi età media contro il 46,2 genovese.

L’indice di vecchiaia è pari a 266,8 anziani ultra 65enni ogni 100 giovani di età inferiore a15 anni (a San Fruttuoso è 283,4, a Marassi è 252,7; l’indice di Genova è 244).

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Si contano 11.532 persone che vivono sole pari al 14% della popolazione residente nellacircoscrizione: di queste 6230 – il 54,8% - hanno più di 65 anni. Ogni 100 residenti tra i 65 e i 74anni si contano 23 “soli”; gli ultra75enni soli sono il 37% dei residenti.

I residenti sono prevalentemente nati a Genova (il 61%), per quanto rispetto ai valoricittadini si ha una maggiore presenza di residenti di origine meridionale ed una minore incidenza dipersone nate a Genova.

La presenza di persone straniere ha un valore inferiore a quello cittadino cioè 2,3 ogni 100residenti contro 2,7 per Genova; le comunità più numerose sono quelle sudamericane che precedonogli albanesi.

Il territorio, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, è stato ritenuto particolarmenteadatto all’espansione urbana.

L’area della Val Bisagno viene individuata come area strategica per lo sviluppo edilizioabitativo e per l’insediamento dei grandi servizi della città, per questa Circoscrizione basti pensareal carcere, al campo sportivo di Marassi, al mercato ortofrutticolo, al parco ferroviario di Terralba(nella parte restante della Valle troviamo il cimitero, il canile, i macelli, il deposito della spazzatura).

Il territorio è caratterizzato dalla parte “bassa” e dalla parte alta collinare. La prima è benservita dai mezzi di trasporto pubblici, vi è una presenza soddisfacente di esercizi commerciali eservizi di pubblica utilità (uffici postali, banche, servizi AUSL...).

La parte collinare, invece, abitata da molti anziani, come nelle zone sopra Via Berghini, ViaMalfante o nelle case sparse di Forte Quezzi, vedono un’alta concentrazione di casi problematici.Sono zone prevalentemente di edilizia popolare, non servite dai mezzi pubblici, né da negozi, né daservizi essenziali come ad esempio la farmacia.

Complessivamente vi è un aumento dei nuclei multiproblematici, sono molte le persone seguitedal distretto che sono anche utenti della salute mentale.

Tra i minori è diffusa l’organizzazione in bande, l’aumento dei suicidi e delle fughe da casa.

DISTRETTO IV VAL BISAGNO

Il distretto IV Val Bisagno ricomprende i quartieri genovesi di Staglieno, Molassana,Struppa.

Gli abitanti sono circa 61.000 (al 31/12/2000) su una superficie totale di 42 kmq, di cui 11di centro abitato ed una prevalenza di case sparse che occupano 31 kmq della superficiecomplessiva. Le unità urbanistiche sono sette.

Rispetto al censimento 1991 vi è stato un forte calo demografico superiore a quantoregistrato nello stesso periodo a livello genovese (-7,7% rispetto al –6,8% genovese). I due picchipiù alti si registrano a Montesignano che perde il 10,3% della popolazione e S. Eusebio unica unitàurbanistica in crescita dell’1,5%.

La popolazione ha una struttura per età più giovane rispetto ai valori medi cittadini: 45,3 èl’età media contro i 46,2 di Genova.

L’indice di vecchiaia è pari a 222,2 ultrasessantaciquenni ogni 100 giovani di età inferiore a15 anni (a Staglieno è 252, a Molassana è 199, a Struppa è 226,2; l’indice di Genova è 244).

Si contano 7.835 persone che vivono sole, pari al 12,8% della popolazione residente nellacircoscrizione: di queste 4.101 – il 52,4% - hanno più di 65 anni.

Ogni 100 residenti tra i 65 e i 74 anni si contano 22 “soli”; gli ultra75enni soli sono il 38%dei residenti.

Rispetto ai valori cittadini si ha una maggiore presenza sia di abitanti nati a Genova, il 65%,sia di residenti di origine meridionale, il 17%.

Si sottolinea una massiccia presenza di insediamenti abitativi popolari nel quartiere diMolassana, che comporta nella seconda metà degli anni ’30 una prima ondata di nuovi residenti, tracui gli sfrattati dalle zone centrali per la costruzione di Via e Piazza Dante (nel 1936 si registra unaumento pari a 113,9% residenti rispetto al censimento del 1921), ed una seconda ondata nel

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dopoguerra: tra il 1951 e il 1971 vi è un aumento della popolazione del 78,1% ancora una volta inseguito alla realizzazione di case popolari.

L’incremento del patrimonio edilizio di Molassana cresce inoltre, tra il 1971e il 1991, del27,8% passando da 9.916 abitazioni a 12.670.

A Molassana è insediato un Campo nomadi che ospita circa 50 persone facenti capo a 13famiglie autorizzate a risiedervi. Attualmente sono in corso lavori di bonifica del campo doveverranno collocate casette prefabbricate; si auspica, in questo modo, il superamento dei problemilegati alle condizioni igieniche, che in passato hanno prodotto diverse tensioni nel quartiere, ed unamaggiore serenità sia degli ospiti del campo, sia della popolazione che vive nelle zone circostanti.

Caratteristiche particolari presenta il quartiere di Montesignano che, benché abbia superatola connotazione di quartiere ghetto ad alto tasso di devianza, si caratterizza per l’elevataproblematicità soprattutto in campo minorile; vi è una notevole presenza di dispersione scolastica,disadattamento, devianza, disoccupazione anche della fascia adulta.

Le problematiche legate ai minori sono oggi riscontrabili su tutto il territorio del distretto cherichiede un’attenzione generale ai problemi dell’adolescenza e della gioventù.

Sull’intero territorio distrettuale la zona che meno ha lo spirito di quartiere è Staglieno chenon ha nemmeno tanto la geografia di un quartiere: manca una piazza, non ci sono luoghi di ritrovo;questa situazione è particolarmente problematica per le persone anziane che non hanno un luogodove andare.

Diversamente, a Molassana il tessuto sociale si caratterizza per una certa vivacità. Questoconsente un lavoro di rete che ha una sua ricaduta, infatti le attività sociali, le gite, i pranzi, lafrequenza al Centro aperto presso l’istituto Doria, vedono la maggior parte dei partecipantiprovenire da Molassana.

Si distingue S. Eusebio che è l’unica unità urbanistica in cui la popolazione residente è increscita. La Parrocchia, che gestisce una casa di riposo e un laboratorio attraverso volontari chesvolgono attività risocializzanti, sembra essere un collante per il territorio che esprime un buon livellodi solidarietà.

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4. ASSETTO ORGANIZZATIVO

A) I distretti urbani

Il territorio del Comune di Genova è suddiviso in 11 distretti sociali, generalmentecoincidenti con le 9 Circoscrizioni nei loro confini esterni, fatta eccezione per il Centro Est e la ValPolcevera nei quali, data la particolare complessità sociale, la disomogeneità dei territori e la loroelevata problematicità, sono stati creati due distretti.

I distretti sociali genovesi operano con l’obiettivo di ricomporre gli interventi socialisuperando la logica della settorializzazione dell’utenza, valorizzando la capacità di monitorare ibisogni sociali del territorio per realizzare interventi mirati di supporto, preventivi e promozionali.

La cultura operativa che caratterizza il distretto sociale è quella del “lavoro di rete,”secondo una logica che supera la risposta per prestazioni stimolando la presa in carico allargatadelle situazioni di difficoltà per una maggior responsabilizzazione dei diversi soggetti in campo.

� Attività del distretto

Accoglienza della domanda di aiutoL’accesso (1° contatto) al distretto sociale avviene in modo omogeneo per il territorio cittadino,tramite l’attività denominata “segretariato sociale” che ha varie funzioni :- offre un tempo e uno spazio per l’accoglienza della domanda individuale,- definisce la pertinenza della domanda in rapporto alle competenze, ed eventualmenteeffettua invii a servizi diversi- registra e valuta le caratteristiche della domanda individuando indicatori di disagio sociale.Nel corso del colloquio di segretariato, condotto sempre da un assistente sociale, si verifica se lapersona necessita dell’intervento del distretto, quindi si avvia la fase della presa in carico checonsiste nell’assegnazione del caso ad uno o più operatori di riferimento che, attraverso contatticon l’interessato, procedono alla definizione del problema, all’individuazione delle risorsenecessarie e alla stesura del progetto personalizzato di intervento.Al distretto le persone non accedono solo spontaneamente, in molti casi le situazioni vengonosegnalate da istituzioni esterne come l’Autorità Giudiziaria (ad es. per la segnalazione di minoriin condizione di abbandono o di rischio) o le strutture ospedaliere (ad es. per la segnalazione dianziani soli in dimissione dall’ospedale e che necessitano di assistenza a casa).All’interno dei distretti sociali genovesi si svolgono inoltre attività di secondo livello, ad altaintensità, che chiamano in campo competenze professionali articolate e complesse richiedendo,per quanto attiene gli specifici progetti e le commissioni di lavoro sovradistrettuali, lo sviluppo dicompetenze professionali specialistiche.

Analisi dei bisogni socialiQuesta attività è finalizzata alla rilevazione dei bisogni emergenti sul territorio distrettuale perdestinare in modo pertinente le risorse finanziarie e non assegnate annualmente ai distretti.

Relazioni locali con il Terzo settoreLo sviluppo di strategie e di azioni locali con il “Terzo Settore” ha dato luogo ad interventisempre più efficaci di fronte ai problemi radicati nella vita quotidiana.Il monitoraggio costante dell'utilizzo delle risorse gestite tramite i servizi in convenzione permettedi verificarne efficacia e pertinenza.

Collaborazione con gli organismi locali istituzionaliLa collaborazione è attiva con i servizi territoriali e residenziali della AUSL; i rapporti tra iservizi sociali del comune e i servizi sanitari della AUSL sono regolati da appositi Protocollid’Intesa tra i due enti al fine di garantire il coordinamento istituzionale tra i due comparti.I protocolli definiscono comportamenti e prassi organizzative affinché si realizzi un integrazioneoperativa tra gli operatori del sociale e della sanità, attraverso una valutazioneinterdisciplinare dei bisogni e la realizzazione di interventi concertati.

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Il distretto attua la collaborazione con le Istituzioni scolastiche autonome ed i loro organismirappresentativi e con l’Autorità Giudiziaria (Giustizia Minorile, Giudice di Giustizia); esistonoinoltre rapporti di collaborazione con l’Ufficio Igiene della AUSL, Polizia Municipale, Forzedell’Ordine, Vigili del Fuoco, 118, Ufficiali Giudiziari.

� Servizi erogati

I distretti sociali erogano direttamente o tramite convenzioni servizi rivolti a persone incondizione di disagio, minori, anziani, disabili, ex tossicodipendenti e pazienti psichiatrici.Accanto all’attività di consulenza e di appoggio psico-sociale che si concretizza in colloqui evisite domiciliari da parte degli operatori, possono essere realizzati interventi specifici sulla basedelle risorse disponibili.Gli interventi che il distretto realizza5 si articolano in cinque aree: informazione e orientamentoai cittadini, interventi economici, interventi di appoggio alla persona/famiglia, interventiresidenziali sostitutivi della famiglia, attività sociali e ricreative.In particolare:1) informazioni e comunicazioni ai cittadini e alle organizzazioni socialiI cittadini accedono al distretto tramite il “segretariato sociale” dove ricevono informazioni inmerito al problema portato.Per tutti i distretti genovesi l’attività di segretariato si svolge nelle giornate di martedì mattina egiovedì pomeriggio, previo contatto telefonico, ed è curato da assistenti sociali.2) consulenza e orientamento sociale per l’utenzaIl distretto effettua attività di consulenza su problematiche complesse e specifiche relative adanziani, minori, disabili, adulti in difficoltà orientandoli, quando necessario, alle risorseterritoriali.3) Interventi di appoggio alla famiglia e alla personaQuesti interventi sono numerosi e ampiamente articolati:- assistenza domiciliare anziani e disabili: finalizzata a favorirne la permanenza del proprioambiente di vita, attraverso l’erogazione di prestazioni quali la consegna a domicilio dellaspesa, l’igiene della persona e dell’alloggio, il disbrigo di commissioni, l'accompagnamento inluoghi esterni.- affido anziani: consiste nell’affiancare all’anziano solo e in precarie condizioni sociosanitarieuna persona adeguatamente selezionata che svolge funzioni semi-parentali recandosi pressol’anziano per un monte ore settimanali sulla base di un progetto concordato con l’anziano.- affido educativo di minori: consiste nell’affiancare un educatore a un minore in condizioni didifficoltà psico-sociale per alcune ore la settimana. Obiettivo generale dell’affido è quello dioffrire, attraverso una relazione educativa individualizzata, un’occasione di crescita e dimaturazione verso forme di socializzazione più ampie. - laboratori educativo territoriali (LET) per minori: si tratta di iniziative per il tempo libero rivoltea tutti i minori nella fascia scolare del territorio cittadino. L’attività è finanziata con i fondi dellalegge 285/97.- centro socio-educativi per minori: sono strutture aperte nella fascia pomeridiana rivolte a minoriche esprimono forme di disagio psico-sociale spesso accompagnato da rilevanti problematichefamiliari; obiettivo del centro è quello di prevenire il più possibile che tali sintomi si trasforminoin forme più gravi di disattamento e di devianza.- educativa territoriale per minori- centro diurno per anziani: consiste in una struttura semi-residenziale aperta tutta la giornatapresso la quale la persona riceve necessaria assistenza, segue programmi di riabilitazione ed èinserita in attività di socializzazione. Per accedere alla risorsa è necessaria la valutazionepositiva del medico geriatra della AUSL. Il centro rappresenta un’occasione di sollievo per i

5 Cfr. Delibera Consiglio Comunale 29 settembre 1997, n. 108, allegato A

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familiari e svolge un importante funzione di mantenimento delle abilità e di prevenzione rispettoad ulteriori forme di deterioramento fisico cognitivo della persona anziana. - trasporto individuale per persone disabili a fini riabilitativi, lavorativi e trasporti collettivi: èdestinato soprattutto a disabili minori ed adulti e viene realizzato con mezzi differenziati aseconda delle esigenze: auto con accompagnatore, radiotaxi, pulmini o mezzi AMTappositamente predisposti.- centri sociali per la socializzazione e la ricreazione delle persone anziane autosufficienti- soggiorni di vacanza per persone disabili o anziane- spedalizzazione territoriale: si tratta di una sperimentazione che prevede la possibilità dicurare a domicilio persone portatrici di patologie acute e/o oncologiche in dimissionedall’ospedale o segnalate dal medico di medicina generale. L’intervento prevede la presa incarico per un periodo massimo di due mesi in cui viene garantita alla persona l’assistenzasanitaria e sociale di cui ha bisogno in base ad un progetto individualizzato di assistenzaelaborato da un’unità di valutazione multidisciplinare.4) interventi economici o in naturaI criteri generali per l’assistenza economica sono stabiliti dalla delibera del Consiglio Comunalen° 990/84; la finalità varia, dall’esigenza di fronteggiare situazioni estreme di bisogno, alprevenire il ricovero in istituto per persone anziane e/o disabili. L’assistenza economica è rivoltaa : minori, anziani, ex tossicodipendenti, pazienti psichiatrici, cittadini bisognosi, soggetti previstiall’art. 23 DPR 616/77 (ex detenuti, vittime del delitto).I contributi possono essere:- diretti continuativi: si tratta di somme di denaro erogate a cadenza bimensile per più mesiconsecutivi sulla base di un bisogno dichiarato ed accertato.- diretti una tantum per spese straordinarie e urgenti- contributi economici indiretti ossia non collegati ad erogazioni di denaro ma di servizi quali :pasti da asporto, esenzioni ( ex TARSU, AMT, refezioni scolastiche), pasti in trattoria, servizio dilavanderia, accompagnamento in auto, radio-tele-soccorso.5) interventi residenziali e sostitutivi della famiglia.Rappresentano tutte quelle forme di assistenza che si rendano necessarie quando la famiglia diorigine della persona non è presente o comunque non è in condizioni farsene carico.- inserimento in comunità alloggio: si tratta di piccole strutture, solitamente all’interno diappartamenti, che tentano di riprodurre lo stile di vita familiare ospitando un numero ridotto dipersone e valorizzando la relazione con il personale educativo e/o di assistenza. Numerosecomunità ospitano bambini, ragazzi e giovani adulti; altre strutture di tipo comunitario sonodestinate ad anziani e disabili.- inserimento in strutture residenziali di minori, madri con bambino, anziani e cittadini in stato didisagio. rappresentano l’altra grande categoria di risposta residenziale e si caratterizzano peravere dimensioni maggiori rispetto alle comunità alloggio. - affido familiare di minori: consiste nel reperire una famiglia alla quale affidare ilbambino/ragazzo la cui famiglia di origine non è in grado di prendersene cura per la presenzadi gravi problematiche familiari come disturbi psichiatrici, inadeguatezza educativa egenitoriale.Tutti gli interventi e le prestazioni sopra elencate sono subordinate a due vincoli:a) il possesso dei requisiti redditualib) una preventiva indagine sociale finalizzata a verificare sia lo stato di bisogno dichiarato sial’effettiva rispondenza ai vincoli normativi.

� Le figure professionali del distretto sociale

All’interno del distretto opera un'équipe multi disciplinare composta da:- responsabile di distretto- assistente sociale- psicologo

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- educatore professionale- assistente domiciliare- personale amministrativo- personale ausiliarioIl lavoro di équipe si articola su due livelli: da un lato la gestione della specifica situazione(individuale o familiare), dall’altro lato l’attivazione e la partecipazione a progetti finalizzatialla prevenzione e al recupero di risorse per rispondere a bisogni collettivi che si manifestano sulterritorio di competenza.- Il responsabile di distretto ha funzione gestionale relativamente alla programmazione,organizzazione e verifica delle attività distrettuali e al coordinamento con i servizi sanitari e lealtre istituzioni presenti sul territorio con cui promuove attività di prevenzione. Governa econtrolla le modalità operative dell'équipe distrettuale alla quale fornisce anche contributitecnico tecnico-professionali. E’ responsabile degli indirizzi di distretto e della loro attuazionesulla base di una raccolta sistematica di dati relativi ai bisogni della popolazione. Cura irapporti con la popolazione e le istanze partecipative e risponde alla Direzione dei ServiziSociali sui risultati ottenuti.- L’assistente sociale si occupa di persone, famiglie e gruppi aiutandoli nell’uso delle risorseproprie e del contesto sociale al fine di affrontare e prevenire situazioni di bisogno o disagio eridurre i rischi di emarginazione.- L’ educatore professionale svolge funzioni attinenti l’ area dei progetti educativi sui minori, sullafamiglia e sugli adulti in difficoltà. Ha compiti di monitoraggio e di valutazione qualitativa dellerisorse educative del contesto territoriale.- L’assistente domiciliare svolge funzioni inerenti l’attività di assistenza presso il domicilio dellapersona e di collegamento con le altre risorse sociali, al fine di favorirne l’autonomia personalenel proprio ambiente di vita per evitare o ridurre i rischi di isolamento e di emarginazione.- Lo psicologo ha compiti di valutazione diagnostica, di consulenza e di appoggio psicologico alsingolo, alla famiglia, ai gruppi.- Gli amministrativi svolgono funzioni di segreteria, di gestione amministrativa del personale edattività amministrative connesse agli interventi del servizio, con particolare riguardo alla gestionedel budget distrettuale.

� Attività centrali e sovradistrettuali

Per la gestione di alcune risorse di particolare complessità, che hanno una valenza territoriale,ma sono anche caratterizzate da elevata strategicità, si è scelta una modalità di lavoro chegarantisca omogeneità sul territorio cittadino. Ci sono quindi gruppi di lavoro centrali chelogisticamente si organizzano su base sovradistrettuale o zonale: affido familiare, rete madrebambino, affido anziani, maltrattamento e abuso, laboratori educativi territoriali,deistitutizzazione minori.

Oltre a quest’impianto organizzativo comune a tutti i distretti genovesi, ciascun singolo distrettoorganizza al proprio interno specifiche riunioni, commissioni di lavoro e gruppi di progetto funzionaliall'attività del distretto stesso. Tra queste si distinguono:1) incontri interni monoprofessionali e interprofessionali di approfondimento tecnico-metodologico.2) incontri interni informativi, auto-formativi e formativi.3) incontri di supervisione e sostegno ad operatori esterni al distretto (ad esempio educatorivolontari degli affidi educativi o insegnanti).4) Incontri esterni interistituzionali di coordinamento e progettazione congiunta con altri enti (Scuola,Azienda Sanitaria, ecc…).5) incontri con partners esterni di progettazione congiunta e monitoraggio delle iniziative in corso(ad esempio Agenzia Educativa Territoriale, Centri di Ascolto Vicariali, ecc..).

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DISTRETTO III BASSA VAL BISAGNO

A partire dall’estate 2001 si è dato avvio alla ridefinizione dei confini dei distretti socialigenovesi al fine di renderli omogenei alle Circoscrizioni. Nella fattispecie il distretto in argomento èil risultato dell’accorpamento tra il distretto di San Fruttuoso e il distretto di Marassi. Ciò hacomportato una revisione organizzativa che ha riguardato sia la parte amministrativa che la partetecnica in particolare l’unificazione delle due équipe dell’area anziani e dell’area minori.

Il distretto ha sede presso un appartamento di proprietà comunale sito in Viale Bracelli, nelquartiere di Marassi, dove vi è la disponibilità di sei locali, insufficienti per i 21 operatori (dei 34dell’intera équipe distrettuale) che vi operano; viene quindi utilizzato un polo, sito in Via Monticelli,a circa 10 minuti a piedi di distanza dalla sede, dove vengono svolti i colloqui, vengono fatte leriunioni periodiche caratterizzate da un elevato numero di partecipanti e, grazie all’allestimento diuna stanza, è utilizzato dagli psicologi per l’osservazione del bambino.

Vi è un altro polo di accesso nella zona di San Fruttuoso, presso Via Berghini a metà tra laparte bassa e la parte alta del quartiere, dove ci sono sei locali per 12 operatori, anche questiinsufficienti e con barriere architettoniche.

Si sta cercando una sede unica che ospiti l’intero distretto.

Il personale del distretto è composto da:13 assistenti sociali5 psicologi7 assistenti domiciliari6 amministrativi1 educatore professionale2 operatori qualificati dei servizi ausiliari.

L’accesso dell’utenza avviene sia in forma spontanea - con accesso libero nelle due mezzegiornate settimanali dedicate al segretariato sociale e con appuntamento per i casi già in carico eanche per chi accede per la prima volta - sia istituzionale (richieste dell’autorità giudiziaria, casi incarico ad altri servizi).

Nel 2001 gli utenti del distretto sono stati 2.669 su una popolazione di circa 82.000abitanti, con nuovi utenti nell’anno pari a 457 persone e 602 accessi al segretariato sociale.

I minori seguiti sono 996 di cui 179 (il 21,3%) con provvedimento del T.M. di cui 88 affidatial Comune.

Gli adulti seguiti sono 580; gli ultrasessantenni sono 1.082.L’indice di problematicità (numero utenti su 1.000 abitanti) è 32,3.

Nel distretto si svolgono le seguenti équipe e commissioni di lavoro:§ Équipe generale di distretto, a cui partecipa tutto il personale di distretto; ha frequenza

bimestrale e ha la finalità di fornire a tutto il personale informazioni e comunicazioni varie.§ Équipe tecnica minori, partecipa il responsabile di distretto e tutti gli operatori dell’area minori

(assistenti sociali, psicologi, educatore); ha frequenza quindicinale ed ha per oggetto ladiscussione di casi, progetti e comunicazioni.

§ Équipe minori di ciascuno dei due poli, con assistenti sociali, psicologi e l’educatrice che alternala propria presenza; ha frequenza quindicinale ed ha per oggetto la discussione casi.

§ Équipe tecnica anziani, partecipa il responsabile di distretto e tutti gli assistenti sociali che sioccupano di anziani; ha cadenza quindicinale ed ha per oggetto la discussione casi, informazionie temi specifici.

§ Riunione di squadra di ciascuno dei due poli, con assistenti sociali e assistenti domiciliari; hacadenza settimanale ed ha per oggetto la programmazione settimanale sulla domiciliarità, ladiscussione dei casi in carico e di quelli nuovi.

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§ Équipe segretariale di ciascuno dei due poli, con gli assistenti sociali sia dell’area anziani cheminori; si riunisce settimanalmente per la discussione e assegnazione dei nuovi casi.

§ Gruppo studio, a cui partecipano tutti gli operatori, con cadenza trimestrale; si occupadell’aggiornamento costante del personale attraverso la presentazione della normativa vigente,la restituzione dei contenuti dei corsi di aggiornamento.

A questo si aggiungono le commissioni di lavoro il cui scopo è quello di ottimizzare efacilitare l’utilizzo delle risorse di cui il distretto dispone.� Commissione economica minori, con il responsabile di distretto, tutti gli assistenti sociali dell’area

minori più un amministrativo; si riunisce mensilmente e si occupa della discussione circal’erogazione di prestazioni economiche.

� Commissione economica solidarietà, con il responsabile di distretto e tutti gli assistenti sociali,area anziani e minori, e l’amministrativo; si riunisce mensilmente e si occupa della discussionecirca l’erogazione di prestazioni economiche.

� Commissione mista di coordinamento dell’Agenzia Educativa Territoriale, che si svolgemensilmente tra coordinatore dell’Agenzia (gestita da una cooperativa sociale), un assistentesociale, uno psicologo, l’educatore professionale.

� Partecipazione di un assistente sociale, in qualità di referente, alla Commissione dei LaboratoriEducativo Territoriali.

� Commissione domiciliarità, ha frequenza quindicinale presso ciascuno dei due poli; si riuniscono ilcoordinatore della cooperativa di assistenza domiciliare, gli assistenti sociali degli anziani e gliassistenti domiciliari.

� Gruppo di lavoro affido educativo, con cadenza mensile a cui partecipa l’educatoreprofessionale e uno psicologo; si occupa della selezione degli educatori volontari, degliabbinamenti con i minori attraverso un progetto partecipato con la famiglia, il minore stesso el’educatore prescelto, e della verifica.

DISTRETTO IV VAL BISAGNO

A partire dall’estate 2001 si è dato avvio alla ridefinizione dei confini dei distretti socialigenovesi al fine di renderli omogenei alle Circoscrizioni. Nella fattispecie il distretto in argomento èil risultato dell’accorpamento tra il distretto di Staglieno e quello di Molassana-Struppa. Ciò hacomportato una revisione organizzativa che ha riguardato sia la parte amministrativa che la partetecnica in particolare l’unificazione delle due équipe dell’area anziani e dell’area minori.

Il distretto ha sede presso un appartamento (unione di due appartamenti attigui) diproprietà comunale sito in Piazzale Adriatico, nel quartiere di Staglieno, idoneo a rispondere alleesigenze sia degli operatori sia dell’utenza. Vi è un altro polo di accesso nella sede di Via Sertoli, aMolassana, utilizzata anche dai cittadini che afferiscono da Struppa. Nel 2003 è previsto iltrasferimento di tutta l'équipe distrettuale in un’unica sede collocata all’interno di una palazzina incostruzione, adiacente a Via Sertoli. La collaborazione con la Circoscrizione consente l’utilizzo di unampio salone, i locali del Centro civico, per attività ricreative con gli anziani, per incontri e perriunioni.

Il personale del distretto è composto da:14 assistenti sociali 5 psicologi10 assistenti domiciliari 7 amministrativi 1 educatore professionale

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L’accesso dell’utenza avviene sia in forma spontanea - con accesso libero nelle due mezzegiornate settimanali dedicate al segretariato sociale e con appuntamento per i casi già in carico eanche per chi accede per la prima volta - sia istituzionale (richieste dell’autorità giudiziaria, casi incarico ad altri servizi).

Nel 2001 gli utenti del distretto sono stati 2.473 su una popolazione di circa 61.000abitanti, con nuovi utenti nell’anno pari a 372 persone e 537 accessi al segretariato sociale.

I minori seguiti sono 837 di cui 172 (il 20,5%) con provvedimento del T.M. di cui 99 affidatial Comune.

Gli adulti seguiti sono 614; gli ultrasessantenni sono 837.L’indice di problematicità (numero utenti su 1.000 abitanti) è 37,4.

Nel distretto si svolgono le seguenti équipe e commissioni di lavoro:§ Équipe generale di distretto, a cui partecipa tutto il personale di distretto; ha frequenza

bimestrale e ha la finalità di fornire a tutto il personale informazioni e comunicazioni varie.§ Équipe settore anziani, a cui partecipano tutti gli assistenti sociali dell’area anziani e tutti gli

assistenti domiciliari; ha frequenza settimanale ed ha per oggetto, la discussione e verifica casi,nonché approfondimenti tematici e progetto domiciliarità, ogni quindici giorni partecipa ilresponsabile di distretto.

§ Équipe settore minori, a cui partecipano tutti gli assistenti sociali dell'area minori, gli psicologi,l'educatore professionale e il responsabile di distretto; ha frequenza settimanale ed ha peroggetto la discussione casi e gli approfondimenti tematici.

§ Équipe segretariale, a cui partecipa il responsabile di distretto e tutti gli assistenti sociali; hafrequenza quindicinale ed ha per oggetto la discussione e assegnazione dei nuovi casi.

Si aggiungono le commissioni di lavoro il cui scopo è quello di ottimizzare e facilitarel’utilizzo delle risorse di cui il distretto dispone.

§ Commissione sussidi, partecipa il responsabile di distretto, un assistente sociale dell’area anzianie uno dell’area minori, un amministrativo, a rotazione gli altri assistenti sociali; ha cadenzamensile e si occupa della valutazione e decisione circa le richieste di contributi economici.

§ Commissione sussidi continuativi, partecipano due assistenti sociali dell’area anziani e l’assistentesociale dell’area solidarietà adulti, un amministrativo; ha cadenza mensile e si occupa dellavalutazione e decisione circa le richieste di contributi economici continuativi.

§ Commissione mista, partecipa il responsabile di distretto, gli assistenti sociali referenti,rispettivamente, dell’affido educativo, dell’agenzia educativa territoriale, dei centri socio-educativi, e l’educatore; ha cadenza mensile ed ha per oggetto la verifica dei servizi per minorinonché approfondimenti tematici.

§ Commissione affido educativo, a cui partecipano uno psicologo, l’educatore, un assistente sociale,tutti gli educatori volontari; si occupa della selezione degli educatori, dell’abbinamento con ilminore, della presentazione dell’educatore alla famiglia, dell’attività di “mantenimento”dell’affido e cioè la verifica con gli operatori distrettuali, con la scuola, con la famiglia, con glialtri soggetti partecipanti al progetto. Mensilmente vi è lo spazio dedicato alla supervisionedegli educatori.

§ Partecipazione di un assistente sociale, in qualità di referente, alla Commissione dei LaboratoriEducativo Territoriali.

§ Incontro mensile degli assistenti sociali con la cooperativa di assistenza domiciliare per la verificadei casi.

§ Riunione amministrativi, partecipa il responsabile di distretto e tutti gli amministrativi; ha cadenzamensile ed ha per oggetto la verifica dell’andamento del lavoro amministrativo.

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B) I distretti extra-urbani

DISTRETTO N. 68

Associazionismo intercomunale

I Comuni della Comunità Montana Alta Val Trebbia - Fascia, Fontanigorda, Gorreto,Montebruno, Rondanina, Rovegno, Propata, Torriglia - hanno tutti delegato le funzioni sociali aldistretto sociale. La Comunità Montana, sede di distretto, ha organizzato la vita amministrativa dellostesso istituendo la Conferenza di Distretto alla quale partecipano gli Amministratori degli ottoComuni interessati, con lo scopo di creare una gestione trasparente e stimolante degli “affarisociali”.

Il percorso costitutivo è iniziato a Novembre 2001 e ad oggi si sono svolte due Conferenzecon il seguente esito:� I Sindaci che hanno partecipato hanno condiviso il criterio di solidarietà, coordinamento e

cooperazione tra Comuni, proposto dall’Assessore ai Servizi Sociali della Comunità Montana,secondo cui dovrà essere impostata la gestione dei servizi.

� I Comuni adotteranno una nuova delega, secondo le linee guida fornite dalla Regione,attraverso cui delegheranno la Comunità Montana all’esercizio delle funzioni in materia sociale ecomparteciperanno alla creazione di un fondo distrettuale in parte con le quote di ripartoregionali e in parte con risorse proprie.

� Il distretto sociale adotterà un regolamento distrettuale che stabilirà metodi, competenze equant’altro necessario al corretto funzionamento dello stesso. Tale regolamento verrà stilatoseguendo lo schema tipo che fornirà la Regione.

� La Conferenza di distretto predisporrà un programma di attività annuale, compatibile con ledisponibilità finanziarie dell’Ente.

Questo è il percorso in atto, il primo punto indicato è già stato positivamente soddisfatto e ilresto troverà attuazione nei mesi prossimi.

Per l’anno 2001 il fondo distrettuale è composto dai trasferimenti regionali, L.R.30/98,L.285/97, L.162/98, quota distrettuale. Inoltre i Comuni di Gorreto e Rovegno hanno trasferito leproprie quote di riparto al distretto e si è in attesa di analogo trasferimento da parte degi altriComuni.

Organizzazione del distretto e risorse professionali

Il distretto ha sede presso la Comunità Montana che ha sede a Montebruno, paese inposizione centrale rispetto agli altri Comuni.

Solo da tre mesi vi è un’assistente sociale assunta a tempo indeterminato; completanol'équipe un’assistente domiciliare a tempo pieno ed una part time dipendenti entrambi dellaComunità Montana.

Per la dispersione territoriale che caratterizza la Valle e per la scarsa affluenza, fino adoggi, al distretto, peraltro privo di un’assistente sociale se non per poche ore e per le situazioniurgenti, il lavoro che attualmente l’assistente sociale svolge è quello di forte presenza sui territoridei singoli comuni; ciò è fatto allo scopo di:� Conoscere il territorio, le sue risorse, e i bisogni che esprime� Facilitare il contatto e la relazione con gli abitanti dei comuni, considerata anche la ritrosia,

nonché la scarsa abitudine, degli abitanti della Valle a richiedere aiuto e supporto ai servizisociali con cui non vi è familiarità

� Sensibilizzare la scuola sulle risorse aggregativo-educative per i bambini e ragazzi della scuolaelementare e media, con il coinvolgimento delle famiglie

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� Avviare rapporti di collaborazione con le risorse del territorio, per realizzare il confronto suibisogni della popolazione e per implementare i progetti che ne derivano.

E’ stata individuata una mattina alla settimana di segretariato sociale presso la ComunitàMontana, mantenendo comunque la presenza sui diversi territori comunali e ricevendo anche suappuntamento.

Iniziano le riunione dell'équipe tecnica - assistente sociale, assistenti domiciliari e dirigente delServizio con funzioni di amministrativo - con cadenza mensile per la programmazione distrettuale,discussione casi, l’eventuale presa in carico, la costruzione del progetto individuale di assistenza.

Relativamente alla strumentazione informatica la Comunità Montana si è appena dotata di unnuovo parco macchine adatto ad ogni tipo di operazione.

DISTRETTO N. 69

Associazionismo intercomunale

Il comune capofila è Bargagli, gli altri sono Davagna e Lumarzo.I tre Comuni non sono associati: nel dicembre 2000 è stata rinnovata la convenzione tra gli

stessi che ha formalizzato l’individuazione delle percentuali nella divisione dei trasferimentiregionali, utilizzando i criteri dell'80% in base alla popolazione e del 20% per l'estensioneterritoriale.

Anche in considerazione delle ultime indicazioni della Regione, nel mese di maggio vi saràuna Conferenza di distretto in cui stabilire quali forme di associazionismo si vogliono perseguire alfine di superare l'attuale gestione separata dei comuni.

Organizzazione del distretto e risorse professionali

La situazione descritta ha portato sul piano tecnico ad un’organizzazione del servizio socialesu base comunale più che distrettuale: vi è il servizio sociale di Bargagli, quello di Davagna e quellodi Lumarzo, con proprie assistenti sociali, con giorni e orari di ricevimento del pubblico differenziatie con un accesso per i soli residenti.

Presso il Comune di Bargagli lavora un’assistente sociale a tempo indeterminato.Vi è poi una seconda assistente sociale, che ha due distinti contratti libero professionali con

gli altri due comuni: 10 ore settimanali per il Comune di Davagna, contratto recentissimo, e 8 oresettimanali per il Comune di Lumarzo.

Vi è infine una psicologa a contratto per 8 ore settimanali che lavora per tutto il distretto.Il fatto di avere la stessa assistente sociale sui due Comuni e per un totale di 18 ore, come un

part-time, sta aiutando a costruire una dimensione di équipe distrettuale. C’è da sottolineare che icontratti a poche ore (8-10 ore) difficilmente permettono all’assistente sociale di poter parteciparea riunioni di équipe, a commissioni di lavoro, ad altre attività oltre quelle strettamente riferiteall’utenza.

Rispetto al passato comunque, l'incremento delle ore di assistente sociale, per il distretto, èstato del 50% passando da 1 persona a 36 ore ad un totale di 54 ore settimanali.

In tutti e tre i Comuni vi è una mezza giornata alla settimana di segretariato sociale conaccesso spontaneo, oltre al ricevimento previo appuntamento negli altri giorni di presenzadell’assistente sociale.

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A Bargagli e a Davagna vi sono riunioni di coordinamento con le rispettive cooperativedell’assistenza domiciliare, ancora da consolidare a Davagna. (A Lumarzo non c’è assistenzadomiciliare) .

A Davagna e a Lumarzo non c’è strumentazione informatica per la quale vi è una richiesta incorso, a Bargagli vi è un personal computer obsoleto, non in grado di caricare dati e quindi nonidoneo a gestire il programma dell’osservatorio.

Ciò che accomuna le due realtà distrettuali è la solitudine professionale degli operatori aiquali manca un contesto idoneo al confronto perché sono soli. Nella parte che segue del Piano sonoindicate alcune azioni, costruite nella relazione tra distretti genovesi e distretti dell’extra Genova,che hanno lo scopo di offrire un supporto professionale attraverso l’offerta di spazi, fisici e mentali,di confronto, nonché alcune risorse che possono essere condivise. E’ inoltre sembrato chel’individuazione di tali azioni sostenesse, almeno in parte, il significato della funzionesovradistrettuale il cui scopo è anche quello di individuare il valore aggiunto dato dal lavorareinsieme, tra esperienze molto diverse, e metterlo a disposizione dell’intera Zona.

C) Sistemi informativi e tecnologie informatiche

Uno degli strumenti principali per la costruzione degli indirizzi e per la conoscenza dellecaratteristiche dei territori delle zone è sicuramente il Sistema Informativo. Attualmente è previstauna raccolta dati a livello distrettuale che confluisce nel sistema informativo regionale. Tale percorso,pur essendo valido dal punto di vista metodologico, non ha raggiunto in tutte le zone livelliomogenei di utilizzo ed efficienza.

Nel riavviare i percorsi programmatori in questa stagione pianificatoria apparefondamentale rinsaldare le fila dell’informazione, cercando di rinegoziare processi di studio,formazione e ricerca che mirino:� All’individuazione delle informazioni utili� Alla ridefinizione dei modi di raccolta, aggiornamento e elaborazione dei dati� Alla definizione dei modelli di comunicazione (pubblicazioni periodiche, ...)

Il Comune di Genova fornisce dati al S.I. Regionale attraverso un proprio prodottogestionale, specificatamente finalizzato all’emissione dei mandati di pagamento e al monitoraggiodei budget distrettuali, che raccoglie principalmente informazioni di natura quantitativa rispettoall’utenza in carico ed ai servizi erogati. La parte relativa all’utenza in carico è prevalentementeanagrafica e non è ricca, quindi, di informazioni tecnico qualitative. Tale impostazione rendeincompleta la base-dati fornita al S.I. regionale, creando problemi di omogeneità delle informazionicon i livelli zonali. Tale criticità andrà risolta, essendo la raccolta uniforme delle informazioni unadelle precondizioni per una corretta programmazione territoriale.

Tale prospettiva di implementazione ha visto la realizzazione, da parte del Comune diGenova, di una scheda tecnica più ricca di informazioni qualitative, che si sta informatizzando erendendo definitivamente compatibile con quella prevista dal sistema informativo dell’osservatorioregionale.

Per quanto attiene alle strutture residenziali è stata realizzata una banca dati, giàcompatibile con quella dell’osservatorio regionale, che verrà condivisa con quella dell’ufficiocomunale competente per il rilascio delle autorizzazioni al funzionamento e la vigilanza sullestrutture ai sensi della L.R. 20/98.

Inoltre è in fase di avvio un percorso progettuale per l’informatizzazione dei dati relativiall’accesso ai Distretti Sociali, aspetto sicuramente parziale, ma significativo per la lettura deibisogni espressi dal territorio.

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Già da tempo l’adozione di una scheda cartacea unica per tutti gli operatori genovesi, nellosvolgimento della funzione di segretariato sociale, ha consentito la sistematica raccolta didocumentazione scritta inerente tutti i colloqui individuali svolti.

La scheda prevede tre parti di cui due anagrafiche, di veloce compilazione, e la terza piùdescrittiva. La prima parte contiene i dati interessanti l’organizzazione (denominazione, polod’accesso,…) e la persona segnalata. La seconda parte riporta i dati del segnalante, distinguendosia tra segnalante ed inviante, sia fra persona ed istituzione. La terza parte, data l’impossibilità dicontenere entro schemi rigidi la conversazione, prevede più spazi atti alla trascrizione di quantoviene riferito durante il colloquio (oltre che eventuali annotazioni, accordi, osservazioni utili, …).

La scheda di segretariato sociale viene utilizzata per la registrazione di tutte le primesegnalazioni giunte al distretto (telefoniche, cartacee, attraverso l’accesso diretto al servizio) evengono così raccolte tutte le segnalazioni relative al primo accesso.

La scheda cartacea trova il suo reciproco su supporto informatico. Il programma, elaboratoad hoc, consente la gestione dei dati relativi al primo accesso, l’estrazione di una serie di datistatistici, sotto forma di reports e grafici, che rendono possibile trarre informazioni in relazione alservizio, al numero ed alle caratteristiche degli utenti del segretariato sociale, alla distribuzionedegli stessi sul territorio. Il supporto informatico consente inoltre di eseguire confronti con dati dialtra provenienza, purché commensurabili.

Infine si intende evidenziare che i dati inseriti nel programma possono essere utilizzati adiversi livelli e secondo le differenti necessità. In tal senso, il programma informatico adottato èadatto tanto alla elaborazione di informazioni utili alla pianificazione e programmazione deiservizi, in senso lato, quanto alla gestione di servizi territoriali e anche al lavoro dell’assistentesociale di base.

Le informazioni in entrata sono quindi numerose e preziose, sia per il lavoro quotidianodell’operatore (informazioni relative agli abitanti di un territorio, andamento e distribuzione deiproblemi ed esistenza d’eventuali risorse, singolarità o generalità dei problemi, …), sia per laprogrammazione dell’ente (bisogni realmente espressi dai residenti su un determinato territorio,volontà di soggetti all’aggregazione al fine di risolvere i problemi sorti nelle comunitàd’appartenenza, spunti per possibili innovazioni nel campo dell’offerta, …)6.

6Parte del testo è tratto dalla tesi “.....” Dell’ A.S. Daniela Giancarli

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5. DOMANDA E OFFERTA DEI SERVIZI

A) Attività progettuali rilevanti in fase di realizzazione

In questa parte di Piano si evidenziano le attività progettuali di maggiore rilievo per singolodistretto.

DISTRETTO N. 68

Essendo recentissimo l’inserimento dell’assistente sociale, non vi sono attività particolari che hannovisto il distretto impegnato nel corso del 2001.Ci sono comunque alcune attività sul territorio abbastanza strutturate da aver permesso unacollaborazione immediata.§ La Croce Rossa con sede a Torriglia, collabora con la Parrocchia ed ha espresso la propria

disponibilità, e chiesto quindi supporto al distretto, per l’apertura di un Centro d’Ascolto.§ Due centri socio-educativi, per bambini della scuola elementare e media, finanziati con la

L.285/97 e gestiti da una cooperativa sociale che ha regolarmente assunto personale reperitosul territorio. Hanno sede uno a Torriglia presso la Casa della Gioventù dell’Azione Cattolica eserve il territorio di Torriglia e di tutte le frazioni garantendo il servizio di trasporto e anche ilservizio mensa. Durante l’estate si interrompe l’attività del centro socio-educativo e l’AzioneCattolica gestisce un centro estivo aperto a tutti i bambini; non essendo garantito il trasporto viafferiscono i residenti a Torriglia e nelle immediate vicinanze.L’altro centro socio-educativo è ospitato presso i locali della scuola di Fontanigorda e serveanche Gorreto e Rovegno.I bambini sono inviati ai centri socio-educativo dal distretto sociale.Come già accennato nella parte sull’organizzazione, si sta avviando una collaborazione piùstretta con la scuola e le famiglie per favorire maggiormente l’utilizzo di questa opportunitàeducativa-ludico-ricreativa.

DISTRETTO N. 69

Per l’area dei minori si evidenzia il rapporto di stretta collaborazione con la scuola, soprattuttocon la direzione scolastica di Bargagli e Davagna, ma con un problema di scarsa organizzazione inparticolar modo per quanto concerne le segnalazioni che la scuola fa al distretto, in manieraestemporanea attraverso la psicologa e senza mai formalizzare.

Sono invece strutturati gli incontri periodici con il personale della scuola di Bargagli, sia maternache elementare e media, nei quali la psicologa offre attività di supporto agli insegnanti.

Per quanto riguarda Lumarzo, la direzione scolastica è un’altra, vale a dire quella della ValFontanabuona; la scuola materna ed elementare è a Lumarzo, la media a Moconesi. I bambini dellascuola media di Lumarzo, gravitano quindi in Val Fontanabuona e questo richiede una riflessioneprogettuale che è presentata nel capitolo sulle linee di sviluppo.

Di seguito si evidenziano le attività maggiormente significative.� Progetto di intervento di mediazione culturale per alunni stranieri presenti nelle scuole di

Bargagli. Il progetto si rivolge a 14 alunni albanesi, della scuola materna, elementare e media.E’ finanziato con i fondi L.40/98 assegnati al Comune di Genova quale capofila per i comunidelle zone 1-6 genovesi. La legge 40 paga i due terzi dell’intervento ed il restante terzo è acarico della scuola che fruisce della presenza del mediatore.

� Progetto “SOS Pollicino”, in collaborazione con la Provincia; si tratta di un’attività di supportoagli insegnanti sui temi dell’educazione sessuale e dell’educazione ai sentimenti. E’ finanziatodalla scuola che utilizza l’apporto di professionisti che hanno fatto apposita formazione con la

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Provincia stessa. L’assistente sociale del Comune di Bargagli e la psicologa partecipano alleattività del progetto insieme agli insegnanti.

� Progetto “centri sociali”, finanziati con la 285/97. Sono presenti su tutti e tre i Comuni deldistretto. Si rivolgono ai bambini della scuola elementare che vi afferiscono spontaneamente.Sono gestiti da una cooperativa sociale, la stessa, a Bargagli, a Davagna, e a Lumarzo, dove,oltre alla cooperativa, c’è la presenza di un’associazione di volontariato del posto con unavocazione più ricreativa che educativa. Per questa attività è forte la collaborazione tra ildistretto, la cooperativa e la scuola con un peso maggiore di quest’ultima.

� “Lavagna Mare”. E’ un’attività storica del distretto su cui si sta elaborando un pensiero innovativoche viene presentato nel capitolo sulle linee di sviluppo. Si tratta della possibilità offerta allefamiglie di mandare per tre settimane, in estate, i loro figli alla spiaggia di Lavagna durante lagiornata, accompagnati, con un pulmino del Comune, da un’assistente. E’ l’unico servizio per ilquale i residenti contribuiscono alla spesa, seppure in forma modesta e per tutti uguale.

� Assistenza domiciliare. Si rivolge prevalentemente alle persone anziane; il Comune di Bargagliha affidato il servizio ad una cooperativa sociale per 30 ore settimanali di cui 2 destinate adattività di coordinamento e verifica; il Comune di Davagna ha una convenzione anch’esso, conun’altra cooperativa, per 20 ore settimanali. A Lumarzo non c’è l’attività di assistenzadomiciliare: agli anziani viene offerto un servizio di accompagnamento, a mezzo pulmino, unavolta alla settimana per andare a fare la spesa; in passato tale servizio era frequentato, oggi ilsuo utilizzo è molto basso.Per tutti e due i Comuni le ore per l’assistenza domiciliare non sono sufficienti. Quindiconsiderata la situazione di isolamento determinata dalla geografia del territorio, per alcunicasi di persone anziane che non hanno gravi problemi di autosufficienza, si è scelto di realizzareun’attività di monitoraggio delle condizioni complessive di salute: l’assistente domiciliare passa acasa della persona, con una certa frequenza, per verificare come sta ed interviene solo in casodi bisogno.

� Per i disabili vi sono interventi di trasporto, assistenza domiciliare, buone collaborazioni conl’Anffas, e interventi di borsa lavoro.

DISTRETTO III BASSA VAL BISAGNO

Le attività progettuali che si presentano sono quelle ritenute di maggiore valenza per il distretto,oltre le attività riferite strettamente all’utenza di cui si riferisce nella scheda che segue contenente idati sull’utenza e della spesa riferiti all’anno 2001.§ “Il viaggio di Gulliver” percorso nel mondo della preadolescenza e dell’adolescenza, a cui

partecipano il distretto, l’agenzia educativa territoriale, una cooperativa sociale edun’associazione del territorio. Si tratta di un intervento di educativa di strada, rivolto ai giovanitra gli 11 e i 17 anni, mirato all’ascolto dei bisogni dei destinatari, alla realizzazione di azioniconcrete da parte degli stessi per migliorare la vita del proprio quartiere attraverso l’assunzionedi responsabilità nei confronti della comunità di appartenenza.

§ Progetto “L’Arco” aiuto te per aiutare lui. Al progetto partecipano il distretto, l’associazione“Genitori Genova”, la circoscrizione, il terzo settore presente sul territorio. Il progetto si rivolgealle donne sole capofamiglia ed ai loro figli, attraverso azioni di supporto alle situazioni dibisogno. Obiettivo è supportare la genitorialità valorizzando il tempo residuale delle madri, percostruire una figura forte e sicura anche nel poco tempo presente, rivalutando il rapportoaffettivo madre/bambino e permettendo alla madre di rinforzare l’autostima. Contenuti delprogetto sono:1. l’affido educativo di gruppo per organizzare attività post-scuola;2. la promozione della mutualità tra famiglie attraverso l’organizzazione di una banca del

tempo;3. l’avvio di gruppi di auto aiuto con la valorizzazione delle abilità personale da restituire al

gruppo e momenti formativi sulla gestione familiare-domestica;

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4. la creazione di uno spazio-incontro, luogo dove la madre possa lasciare il proprio bambinonei momenti di difficoltà, dove possa incontrare altre madri, dove possa trovare unambiente ludico-ricreativo che favorisca la relazione madre/bambino;

5. la formazione e il sostegno alla relazione genitori-figli attraverso incontri a tema;6. la predisposizione di una news-letter per informare e tenere in contatto le persone.

� Progetto “Arcobaleno 3” in collaborazione con l’agenzia educativa territoriale, il Consultoriofamiliare, le scuole del territorio, in particolare quelle di San Fruttuoso dove la collaborazione èben strutturata. E’ un progetto che prevede la presenza dell’educatore all’interno della scuola, intermini preventivi e promozionali piuttosto che agente sull’urgenza; sono state coinvolte sei scuolee 14 classi di I, II, III media.

� Progetto “Riconversione Scuola elementare Monleone” in collaborazione con L’Assessorato e iservizi educativi del Comune, la Circoscrizione, i rappresentanti delle associazioni territoriali.L’obiettivo è avviare una progettazione partecipata con il territorio per arrivare a condividerecon la cittadinanza l’utilizzo della struttura.

� Progetto “Gruppo risorse”, in collaborazione tra distretto, agenzia educativa territoriale, IstitutoComprensivo San Fruttuoso, Circoscrizione, che ha prodotto la mappa delle risorse della BassaVal Bisagno.

� Attività seminariale, a cura del distretto, rivolta ai rappresentanti dei genitori e degli insegnantidella scuola elementare, sui temi del maltrattamento, dell’abuso, della trascuratezza.

� Consolidamento della collaborazione con il Centro di Ascolto Vicariale, anche a seguito dellaformalizzazione di un protocollo operativo che rende chiare le competenze di ognuno e visibili lerisorse che entrambi gli enti mettono a disposizione.Buona la collaborazione con il Centro di Accoglienza per persone senza dimora “Il Monastero”,con cui si progetta il lavoro sui casi e i progetti di reinserimento sociale.

DISTRETTO IV VAL BISAGNO

Le attività progettuali che si presentano sono quelle ritenute di maggiore valenza per il distretto,oltre le attività riferite strettamente all’utenza di cui si riferisce nella scheda che segue contenente idati sull’utenza e della spesa riferiti all’anno 2001.

§ “Il progetto: dall’accesso alla rete”. Si tratta di una rilevazione diretta, effettuata sul territoriodi Molassana-Struppa, con l’obiettivo di descrivere e sintetizzare i dati relativi al primo accessoal servizio attraverso l’analisi delle schede di segretariato sociale 7.

La ricerca analizza la domanda che le persone che si rivolgono al distretto portano, analizzandosia la richiesta sia il bisogno.La significatività di questo studio risiede nel fatto che l’analisi è indirizzata alla domanda che sipresenta al distretto, a fronte di una raccolta dei dati fatta dal Comune che si concentra sullarisposta che il distretto eroga, trascurando di fatto l’analisi del bisogno.

Relativamente all’area degli anziani si articolano diversi progetti il cui obiettivo è soddisfareil bisogno di assistenza della persona anziana nelle diverse fasi della vita in cui si trova; si ponequindi attenzione al tema dell’assistenza tutelare (progetto domiciliarità), al tema dellasocializzazione in gruppo (progetto raccontarsi), alla conservazione dei rapporti sociali e affettivi(tè a domicilio), al tema della conservazione delle proprie capacità (centro diurno).

7 La ricerca è stata oggetto di tesi di laurea dell’assistente sociale Daniela Giancarli, che lavora presso il distretto IV Val Bisagno,alla quale si può richiedere.

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§ Progetto “Domiciliarità”. E’ la revisione delle modalità di lavoro in uso (criteri di valutazionedella presa in carico, modalità di presa in carico, uso del metodo e applicazione della schedadel P.I.A., Progetto Individualizzato di Assistenza), a fini riorganizzativi, per migliorare leprestazioni fornite all’utente e rendere più efficace l’utilizzo delle risorse personali eprofessionali degli operatori. Si individua l’operatore dedicato, equivalente al case manager,per ogni caso, facendo un investimento particolare sul ruolo professionale dell’assistentedomiciliare distrettuale. Nel distretto IV Val Bisagno gli assistenti domiciliari hanno un’esperienzapluriennale che ha permesso il consolidamento di un’elevata professionalità.

§ Progetto “…Raccontarsi…”. Si rivolge ad anziani conosciuti dal servizio di assistenzadomiciliare, con problemi di solitudine, ansia, depressione, socializzazione e/o difficoltà motorie,che tendono a vivere nell’isolamento. Obiettivo del progetto è alleviare la solitudine, prendersicura del proprio corpo attraverso una moderata attività fisica, avviare contatti e confronti conaltre persone, creare amicizie, prevenire il decadimento psico-fisico e, nel medio periodo,reinserirsi nel proprio tessuto sociale e nelle attività del quartiere. Le persone si incontranosettimanalmente.

§ Progetto “Tè a domicilio”. Si rivolge agli anziani conosciuti dal Distretto che hanno problemi disocializzazione dovuti a difficoltà fisiche o ad impedimenti strutturali (scale, assenza di mezzipubblici…) e ad anziani ex abitanti del quartiere oggi ricoverati in istituto. Le persone siriuniscono in casa di ciascuno a turno e trascorrono il pomeriggio insieme consumando una tazzadi tè. La frequenza inizialmente settimanale si è diradata, ma si mantiene almeno un incontromensile.

§ Progetto “Centro operativo di terapia occupazionale per la prevenzione del disagio senile daproblemi sociali e/o psicoinvolutivi”. Il progetto, assimilabile ad un Centro Diurno, nasce dallacollaborazione tra distretti sociali (all’epoca due distretti, Staglieno e Molassana/Struppa), laCircoscrizione, l’istituto Doria, l’associazione G.A.U., Giovani Amici Uniti con sede a Struppa.La Circoscrizione IV Val Bisagno ha erogato un finanziamento di 10 milioni; l’istituto Doria hamesso a disposizione i locali attrezzati, il servizio mensa, la disponibilità di un medico per ladirezione tecnico operativa dell’attività di psicostimolazione e un medico di guardia;l’associazione G.A.U. si è occupata del trasporto e ha messo a disposizione un operatore a 20ore settimanali; i distretti sociali hanno messo a disposizione complessivamente 4 assistentidomiciliari per un totale di 45 ore settimanali.Gli anziani erano per i due terzi individuati dai distretti sociali tra coloro in assistenzadomiciliare, e per un terzo ospiti dell’istituto Doria.Il progetto ha ultimato la sperimentazione e si è in attesa di verificare con l’AUSL la possibileprosecuzione nelle forme e nei modi che si riterranno più propri.

§ Progetto di collaborazione con la Parrocchia di S.Eusebio dove è presente un laboratorio diartigianato, aperto al quartiere, che collabora con il Mercatino di S. Nicola. Frequentano illaboratorio, tra gli altri, tre donne ex barbone e un ospite della casa di riposo gestita sempredalla Parrocchia. Il laboratorio finanzia, con i soldi del Mercatino, una borsa lavoro di un utentedel distretto che lavora presso la casa di riposo e abita presso una struttura per senza dimora. E’pronta una seconda borsa lavoro data dai proventi della vendita degli oggetti realizzati nellaboratorio, grazie alla collaborazione con la Circoscrizione che consente di partecipare allemanifestazioni del quartiere.

§ Progetto di educativa di strada. Il progetto si è realizzato in maniera differenziata nelle zone diMontesignano e Struppa. In quest’ultima area territoriale c’è stato un intervento dellacooperativa sociale G.A.U. 2000, che ha ottenuto un finanziamento ministeriale ai sensi dellaL.216/91, anno 1999, per “interventi che realizzano centri di incontro per attività aggregativee forme di presenza sociale nei quartieri”.Il progetto prevedeva l’utilizzo di due educatori professionali, il supporto di uno psicologo e diun operatore esperto per la formazione e l’inserimento lavorativo nonchè la collaborazione deivolontari dell’Associazione GAU. A tale gruppo di lavoro si aggiunge la consulenza esupervisione al progetto di un sociologo ricercatore dell’Università di Urbino.

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Sono stati fatti interventi di educativa di strada rivolti ad adolescenti che frequentano i punti diaggregazione informale del quartiere, allo scopo di instaurare rapporti con gli educatori eproporre ai ragazzi la gestione di un proprio Spazio Giovani.L’attività si è rivolta ai minori della fascia 15-18 anni residenti nella zona di Struppa, compresi iragazzi del campo nomadi e mantenendo uno spazio aperto alle segnalazioni degli operatoridel distretto e delle altre agenzie del territorio.

Nel quartiere di Staglieno, nel corso del triennio trascorso, si è sviluppata un'esperienza dicollaborazione tra il distretto, l'agenzia educativa territoriale e il volontariato, che ha prodotto uncentro sociale "aperto" - la "Mongolfiera" - rivolto agli adolescenti della zona; tale progetto hacoinvolto anche la scuola media ed il consultorio familiare.

Nel quartiere di Montesignano si sono invece realizzate attività in collaborazione con alcunisoggetti della rete territoriale tra cui educatori professionali.

L’educativa di strada ha permesso di entrare in contatto con alcuni ragazzi del territorio coni quali si è lavorato ad una ricerca sul tema del rapporto con il mondo del lavoro, attraverso la fasedi predisposizione di una griglia per le interviste, la fase di ricerca dei testimoni privilegiati e lafase dell’intervista vera e propria.

La rete dei soggetti che hanno collaborato al progetto, insieme ai ragazzi adolescenti egiovani adulti del quartiere, hanno realizzato, siamo alla seconda edizione, un video ed un cd- romsulle professioni e la cultura del lavoro degli abitanti del quartiere.

A tale attività di ricerca si aggiunge un progetto di borse lavoro destinate a giovani dai 16ai 25 anni, in situazione di disagio o a rischio di devianza, in fase di ricerca lavoro.

� Progetto di assistenza domiciliare a nuclei familiari con minori. Si tratta di una innovazione nelruolo degli assistenti domiciliari, dipendenti del Comune, storicamente dedicati alle personeanziane. L’attività è stata avviata dopo un corso di formazione, a costo zero, per tutti gliassistenti domiciliari, realizzato con il contributo degli operatori del distretto, del NOAC e delCentro studi del NOAD.La domiciliarità nell’area minori si diversifica da quella educativa di cui può essere integrativa.E’ utile nei casi in cui sono necessari interventi di accompagnamento, vigilanza, alleggerimentodell’impegno familiare quando c’è la presenza di un figlio disabile, sostegno nelle attivitàdomestiche: tutto ciò comporta un miglioramento complessivo della qualità della vita del nucleofamiliare e del minore. L'équipe di progetto vede la presenza, oltre che degli assistentidomiciliari, di un assistente sociale e di uno psicologo.

� Progetto di collaborazione tra distretto sociale e un Asilo Nido del territorio sul temadell’intervento preventivo e precoce per la tutela e la protezione dei bambini. Il percorso fattoinsieme ha portato alla pubblicazione del libro “e ora come faccio che mia mamma non c’è?...” acura dello psicologo del distretto che ha curato l’intero progetto ed ha assunto l’onere di faresintesi del lavoro svolto per non disperdere il patrimonio acquisito.

� Progetto nomadi. La presenza del campo nomadi richiede un impegno specifico del distrettosociale, in collaborazione con altri soggetti che operano sul territorio e all’interno del campo, inparticolare una cooperativa sociale che svolge attività socio-educativa nel campo eun’associazione di volontariato che negli anni ha consolidato un rapporto di fiducia ecollaborazione con le famiglie nomadi, in particolare con i bambini a cui viene fatto supportoscolastico.

� Progetto europeo URBAL. Il distretto aderisce ad un progetto europeo, che ha come partnersanche paesi dell’America del Sud, sul tema della violenza intrafamiliare.

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B) I dati sull’utenza e sulla spesa

Distretto: Genova III Bassa Val Bisagno - Marassi San Fruttuoso

DATI SULL'UTENZA

N. complessivo utenti 2669 (il dato è relativo all'utenza rilevata a livello centrale comprensivaanche di quegli utenti per i quali si realizzano prestazioni solo professionali che non hanno unaricaduta contabile).

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento: dato di riferimento annuale2001 rilevato a livello distrettuale

minori: 552anziani: 480disabili: 93tossicodipendenti: 22immigrati:altro: 126

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni inrelazione ai seguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazioni sociali(accessi al segretariato sociale):

n. utenti:602

B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsirisolutivi del problema) e orientamento sui problemi (indicazioni allapersona in assistenza per aiutarla a rimuovere gli stessi) (tutti i casi incarico): n. utenti:

1273

C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fasce fragili,anziani, disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorse sanitarieintegrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 139Affido anziani: 10Buon vicinato:Contributi economici continuativi e non: 331Radio soccorso: *Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.):

145

Assistenza domiciliare handicappati: 16Trasporto riabilitativo: 77Trasporto lavorativo:

* dato a livello cittadino

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D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili con problemisociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno: 1Anziani in R.P. e R.S.A: 18Anziani in alloggi protetti 0Anziani in C.A.: 0Minori in C.S.E.: 42Minori in istituto: 27Minori in C.E.A.: 6Minori in centri sociali: 31Minori in centri estivi o LET estivo: 111Minori in LET invernali: 0Disabili in strutture residenziali: 0Disabili in strutture diurne: 0Altri soggetti in strutture residenziali: 0

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelli per i quali iltribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 14Minori in affido educativo: 69Minori in educativa 140Minori seguiti con altri 0

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari, volontariato,associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 0Centri sociali anziani: 0Poli giovani/ serv. di 0Gruppi auto-aiuto: 0

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

0

Inserimenti lavorativi protetti: 0

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DATI SULLA SPESA 2001Distretto: Genova III Bassa Val Bisagno - Marassi San FruttuosoANZIANI

Sostegno alla domiciliarità8: lit. 897.019.326 € 463.271,82Ricoveri in strutture residenziali: (*) lit. €Inserimenti in strutture intermedie: lit. €

Totale anziani: lit. 897.019.326 € 463.271,82

MINORIInterventi di supporto alla famiglia9 : lit. 982.634.622 € 507.488,43Interventi residenziali: (**) lit. 1.010.826.190 € 522.048,16Affido familiare: lit. 81.869.736 € 42.282,19

Totale minori: lit. 2.075.330.548 € 1.071.818,78

DISABILITrasporti: lit. 635.517.621 € 328.217,46Assistenza domiciliare: lit. 239.384.485 € 123.631,75

Totale disabili: lit. 874.902.069 € 451.849,21

ADULTISostegno alla povertà: lit. 152.870.201 € 78.950,87Soluzioni alloggiative: lit. 139.744.613 € 72.172,07

Totale adulti: lit. 292.614.814 € 151.122,94

NOTE: I dati dell'utenza e della spesa sono riferite all'intero anno 2001(*) per numero utenti 1.080 lit. 19.795.686.614 € 10.223.618,92(**) per numero utenti 122 lit. 2.600.000.000 € 1.342.787,94ex ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi Lavoro) - n. utenti 90 lit. 76.800.000 € 39.663,89INAIL - n. utenti 30 lit. 12.724.000 € 6.671,40Per stranieri e nomadi lit. 2.720.121.878 € 1.404.825,71Per interventi a favore di utenti senza dimora lit. 2.756.363.000 € 1.423.542,69Radio soccorso - n. utenti 102 lit. 100.000.000 € 51.645,69Convenzione UDI Donne Maltrattate (adulti fasce marginali) n. utenti 22 lit. 200.000.000 € 103.291,38Ascolto telefonico - utenti n. 16 lit. 10.000.000 € 5.164,57Trasporto Centro Diurno Istituto Coronata - n. utenti 20 lit. 80.600.000 € 41.626,43Sorveglianza Casa della Donna - n. utenti 20 lit. 10.000.000 € 5.164,57Villa San Teodoro - n. utenti 20 lit. 835.935.000 € 431.724,40Interpretariato audiolesi - disabili lit. 40.000.000 € 20.658,28Trasporto ANFFAS - disabili lit. 1.250.000.000 € 645.571,12Case famiglia - disabili n. utenti 49 lit. 216.000.000 € 111.554,69Casa Vacanza Crocefieschi - soggiorni estivi -anziani psichici n. utenti 400 lit. 500.000.000 € 258.228,45Vacanze disabili gravi - 49 utenti lit. 332.000.000 € 171.463,69Pollicino AMT (disabili) - 650 tesserati - 30 utenti giornalieri (40 annuali) lit. 319.000.000 € 164.749,75Chiossone disabili - n. utenti 55 lit. 150.000.000 € 77.468,53Istituto Nazionale Sordo Muti - n. utenti 10 lit. 25.000.000 € 12.911,42Trasporto collettivo Rinascita e Vita - n. utenti 10 lit. 70.000.000 € 36.151,98Disabili Psichici (Incontro - Noi e gli altri) - diurni - n. utenti 25 lit. 60.000.000 € 30.987,41ISD Odissea - Residenziale - Comunità Accoglienza - n. utenti 100 lit. 290.000.000 € 149.772,50Adozione Internazionale - n. utenti 55 lit. 178.000.000 € 91.929,33SAVI (sostegno domiciliare disabili) - n. utenti 20 lit. 10.000.000 € 5.164,57Totale lit. 32.638.23.492 € 16.856.339,31

8 comprende: assistenza domiciliare (diretta e indiretta), affido anziani, buon vicinato, contributi economici continuativi e non, radio

soccorso, altri interventi di supporto (lavanderia, trasporto, ecc.)

9 comprendono: assistenza economica e interventi educativi diurni (affidi educativi, centri socio educativi, centri sociali, ecc.)

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Piano di Zona 5 Genovese 39

Distretto: Genova IV Val Bisagno - Staglieno Molassana Struppa

DATI SULL'UTENZA

N. complessivo utenti 2473 (il dato è relativo all'utenza rilevata a livello centrale comprensiva anche diquegli utenti per i quali si realizzano prestazioni solo professionali che non hanno una ricaduta contabile).

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento: dato di riferimento annuale 2001rilevato a livello distrettuale

minori: 455anziani: 296disabili: 27tossicodipendenti: 9immigrati: 0altro: 123

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni in relazione aiseguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazioni sociali(accessi al segretariato sociale):

n. utenti: 537

B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsi risolutividel problema) e orientamento sui problemi (indicazioni alla personain assistenza per aiutarla a rimuovere gli stessi) (tutti i casi in carico):

n. utenti: 910C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fasce fragili,

anziani, disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorse sanitarie integrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 107Affido anziani: 17Buon vicinato: 0Contributi economici continuativi e non: 335Radio soccorso: *Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.): 118

Assistenza domiciliare handicappati: 13Trasporto riabilitativo: 14Trasporto lavorativo: 0

* dato utenza e spesa rilevato a livello cittadino

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Piano di Zona 5 Genovese 40

D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili con problemisociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno: 0Anziani in R.P. e R.S.A: 0Anziani in alloggi protetti 0Anziani in C.A.: 0Minori in C.S.E.: 22Minori in istituto: 37Minori in C.E.A.: 2Minori in centri sociali: 70Minori in centri estivi o LET estivo: 82Minori in LET invernali: 0Disabili in strutture residenziali: 0Disabili in strutture diurne: 0Altri soggetti in strutture residenziali: 0

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelli per i quali iltribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 11Minori in affido educativo: 42Minori in educativa 40Minori seguiti con altri 0

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari, volontariato,associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 0Centri sociali anziani: 0Poli giovani/ serv. di 0Gruppi auto-aiuto: 0

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

0

Inserimenti lavorativi protetti: 0

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Piano di Zona 5 Genovese 41

DATI SULLA SPESA 2001Distretto: Genova IV Val Bisagno - Staglieno Molassana Struppa

ANZIANISostegno alla domiciliarità 10: lit. 880.192.8301 € 454.581,66Ricoveri in strutture residenziali: (*) lit. €Inserimenti in strutture intermedie: lit. €

Totale anziani: lit. 880.192.830 € 454.581,66

MINORIInterventi di supporto alla famiglia 11: lit. 986.828.544 € 509.654,41Interventi residenziali: (**) lit. 747.110.786 € 385.850,52Affido familiare: lit. 70.939.182 € 36.637,03

Totale minori: lit. 1.804.877.912 € 932.141,65

DISABILITrasporti: lit. 543.665.367 € 280.779,73Assistenza domiciliare: lit. 198.672.125 € 102.605,56

Totale disabili: lit. 742.337.493 € 383.385,32

ADULTISostegno alla povertà: lit. 354.528.403.67 € 183.098,64Soluzioni alloggiative: lit. €

Totale adulti: lit. 354.528.403.67 € 183.098,64

NOTE: I dati dell'utenza e della spesa sono riferite all'intero anno 2001(*) per numero utenti 1.080 lit. 19.795.686.614 € 10.223.618,92(**) per numero utenti 122 lit. 2.600.000.000 € 1.342.787,94ex ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi Lavoro) - n. utenti 90 lit. 76.800.000 € 39.663,89INAIL - n. utenti 30 lit. 12.724.000 € 6.671,40Per stranieri e nomadi lit. 2.720.121.878 € 1.404.825,71Per interventi a favore di utenti senza dimora lit. 2.756.363.000 € 1.423.542,69Radio soccorso - n. utenti 102 lit. 100.000.000 € 51.645,69Convenzione UDI Donne Maltrattate (adulti fasce marginali) n. utenti 22 lit. 200.000.000 € 103.291,38Ascolto telefonico - utenti n. 16 lit. 10.000.000 € 5.164,57Trasporto Centro Diurno Istituto Coronata - n. utenti 20 lit. 80.600.000 € 41.626,43Sorveglianza Casa della Donna - n. utenti 20 lit. 10.000.000 € 5.164,57Villa San Teodoro - n. utenti 20 lit. 835.935.000 € 431.724,40Interpretariato audiolesi - disabili lit. 40.000.000 € 20.658,28Trasporto ANFFAS - disabili lit. 1.250.000.000 € 645.571,12Case famiglia - disabili n. utenti 49 lit. 216.000.000 € 111.554,69Casa Vacanza Crocefieschi - soggiorni estivi -anziani psichici n. utenti 400 lit. 500.000.000 € 258.228,45Vacanze disabili gravi - 49 utenti lit. 332.000.000 € 171.463,69Pollicino AMT (disabili) - 650 tesserati - 30 utenti giornalieri (40 annuali) lit. 319.000.000 € 164.749,75Chiossone disabili - n. utenti 55 lit. 150.000.000 € 77.468,53Istituto Nazionale Sordo Muti - n. utenti 10 lit. 25.000.000 € 12.911,42Trasporto collettivo Rinascita e Vita - n. utenti 10 lit. 70.000.000 € 36.151,98Disabili Psichici (Incontro - Noi e gli altri) - diurni - n. utenti 25 lit. 60.000.000 € 30.987,41ISD Odissea - Residenziale - Comunità Accoglienza - n. utenti 100 lit. 290.000.000 € 149.772,50Adozione Internazionale - n. utenti 55 lit. 178.000.000 € 91.929,33SAVI (sostegno domiciliare disabili) - n. utenti 20 lit. 10.000.000 € 5.164,57Totale lit. 32.638.23.492 € 16.856.339,31

10 comprende: assistenza domiciliare (diretta e indiretta), affido anziani, buon vicinato, contributi economici continuativi e non, radio

soccorso, altri interventi di supporto (lavanderia, trasporto, ecc.)11 comprendono: assistenza economica e interventi educativi diurni (affidi educativi, centri socio educativi, centri sociali, ecc.)

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Piano di Zona 5 Genovese 42

Distretto: 68

composto dai seguenti Comuni:

- Torriglia - Fascia - Montebruno - Propata - Fontanigorda - Rondanina - Rovegno - Gorreto

DATI SULL'UTENZA

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento:

minori: 13anziani: 71disabili: 1tossicodipendenti: 0immigrati: 0altro: 25

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni in relazione aiseguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazioni sociali(accessi al segretariato sociale): n.

utenti:0

B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsi risolutivi delproblema) e orientamento sui problemi (indicazioni alla persona in assistenzaper aiutarla a rimuovere gli stessi) (tutti i casi in carico): n.

utenti:110

C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fasce fragili, anziani,disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorse sanitarie integrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 21Affido anziani: 0Buon vicinato: 0Contributi economici continuativi e non: 23Radio soccorso: 3Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.):

46

Assistenza domiciliare handicappati: 1Trasporto riabilitativo: 0Trasporto lavorativo: 0

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Piano di Zona 5 Genovese 43

D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili con problemisociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno: 0Anziani in R.P. e R.S.A: 0Anziani in alloggi protetti 0Anziani in C.A.: 0Minori in C.S.E.: 34Minori in istituto: 4Minori in C.E.A.: 0Minori in centri sociali: 1Minori in centri estivi o LET estivo: 0Minori in LET invernali: 0Disabili in strutture residenziali: 1Disabili in strutture diurne: 0Altri soggetti in strutture residenziali: 0

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelli per i quali iltribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 0Minori in affido educativo: 9Minori in educativa 0Minori seguiti con altri 4

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari, volontariato,associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 0Centri sociali anziani: 0Poli giovani/ serv. di 0Gruppi auto-aiuto: 0

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

11

Inserimenti lavorativi protetti: 0

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Piano di Zona 5 Genovese 44

DATI SULLA SPESA 2001

Distretto: 68Comuni di: Torriglia - Fascia - Montebruno - Propata - Fontanigorda - Rondanina - Rovegno - Gorreto

ANZIANISostegno alla domiciliarità (1): lit. 105.972.428 € 54.730,19Ricoveri in strutture residenziali: lit. €Inserimenti in strutture intermedie: lit. 11.470.606 € 5.924,07

Totale anziani: lit. 117.443.034 € 60.654,27

MINORIInterventi di supporto alla famiglia (2): lit. 76.095.834 € 39.300,22Interventi residenziali: lit. 48.243.624 € 24.915,75Affido familiare: lit. 1.749.146 € 903,36

Totale minori: lit. 126.088.604 € 65.119,33

DISABILITrasporti: lit. 6.532.395 € 3.373,70Assistenza domiciliare: lit. €

Totale disabili: lit. 6.532.395 € 3.373,70

ADULTISostegno alla povertà: lit. 7.922.132 € 4.091,44Soluzioni alloggiative: lit. 29.152.428 € 15.055,97

Totale adulti: lit. 37.074.560 € 19.147,41

NOTE:

Per l'anno 2002 si prevede un forte aumento della spesa sul capitolo Minori (interventi residenziali); infatti, solonei primi 6 mesi dell'anno 2002, si sono impegnati fondi pari a € 42.948,56 (lit. 83.160.000)

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Piano di Zona 5 Genovese 45

Distretto: 69

composto dai seguenti Comuni:Bargagli - Davagna - Lumarzo

DATI SULL'UTENZA

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento:

minori: 41anziani: 58disabili: 14tossicodipendenti: 3immigrati: 4altro: 11

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni in relazione aiseguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazioni sociali(accessi al segretariato sociale): n. utenti: 119

B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsi risolutivi delproblema) e orientamento sui problemi (indicazioni alla persona in assistenzaper aiutarla a rimuovere gli stessi) (tutti i casi in carico): n. utenti: 139

C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fasce fragili, anziani,disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorse sanitarie integrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 28Affido anziani: 0Buon vicinato: 0Contributi economici continuativi e non: 6Radio soccorso: 0Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.):

9

Assistenza domiciliare handicappati: 1Trasporto riabilitativo: 2Trasporto lavorativo: 1

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Piano di Zona 5 Genovese 46

D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili con problemisociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno: 0Anziani in R.P. e R.S.A: 6Anziani in alloggi protetti 0Anziani in C.A.: 0Minori in C.S.E.: 0Minori in istituto: 2Minori in C.E.A.: 0Minori in centri sociali: 20Minori in centri estivi o LET estivo: 50Minori in LET invernali: 0Disabili in strutture residenziali: 1Disabili in strutture diurne: 2Altri soggetti in strutture residenziali: 0

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelli per i quali iltribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 0Minori in affido educativo: 7Minori in educativa 0Minori seguiti con altri 7

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari, volontariato,associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 0Centri sociali anziani: 0Poli giovani/ serv. di 10Gruppi auto-aiuto: 0

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

61

Inserimenti lavorativi protetti: 3

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Piano di Zona 5 Genovese 47

DATI SULLA SPESA 2001

distretto: 69Comuni di: Bargagli - Davagna - Lumarzo

ANZIANISostegno alla domiciliarità (1): lit. 90.749.500 € 46.868,21Ricoveri in strutture residenziali: lit. 15.330.000 € 7.917,28Inserimenti in strutture intermedie: lit. €

Totale anziani: lit. 106.079.500 € 54.785,49

MINORIInterventi di supporto alla famiglia (2): lit. 73.184.304 € 37.796,54Interventi residenziali: lit. 83.837.500 € 43.298,46Affido familiare: lit. €

Totale minori: lit. 157.021.804 € 81.094,99

DISABILITrasporti: lit. 14.420.000 € 7.447,31Assistenza domiciliare: lit. €

Totale disabili: lit. 14.420.000 € 7.447,31

ADULTISostegno alla povertà: lit. 2.920.700 € 1.508,42Soluzioni alloggiative: lit. 1.500.000 € 774,69

Totale adulti: lit. 4.420.700 € 2.283,10

NOTE:Comune di Bargagli:Spese pranzo di Natale per anziani lit. 7.000.000 € 3.615,20Interventi residenziali disabili lit. 5.250.000 € 2.711,40Sportello informagiovani lit. 4.612.000 € 2.381,90Totale lit. 16.862.000 € 8.708,50

Comune di Davagna:2 Borse lavoro lit. 3.300.000 € 1.704,31

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Piano di Zona 5 Genovese 48

DATI SULLA SPESA 2001TOTALE ZONA 5

ANZIANISostegno alla domiciliarità (1): lit. 1.973.934.084 € 1.019.451,88Ricoveri in strutture residenziali: lit. 15.330.000 € 7.917,28Inserimenti in strutture intermedie: lit. 11.470.606 € 5.924,07

Totale anziani: lit. 2.000.734.690 € 1.033.293,23

MINORIInterventi di supporto alla famiglia (2): lit. 2.118.743.690 € 1.094.239,60Interventi residenziali: lit. 1.890.018.100 € 976.112,89Affido familiare: lit. 154.558.064 € 79.822,58

Totale minori: lit. 4.163.319.468 € 2.150.175,06

DISABILITrasporti: lit. 1.200.135.383 € 619.818,20Assistenza domiciliare: lit. 438.056.610 € 226.237,31

Totale disabili: lit. 1.638.191.993 € 846.055,51

ADULTISostegno alla povertà: lit. 518.241.436 € 267.649,37Soluzioni alloggiative: lit. 170.397.041 € 88.002,73

Totale adulti: lit. 688.638.477 € 355.652,09

NOTE:

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Piano di Zona 5 Genovese 49

6. LE RISORSE

A) Budget distrettuale

In merito al budget distrettuale e alla sua gestione si ritiene necessario fare alcune premessedi carattere generale.

Il processo di “zonizzazione” è all’inizio in quanto, pur esistendo le Zone da ormai diversianni, il vero impulso all’associazionismo intercomunale per la gestione dei distretti in una logica di“politiche di Zona” è stato dato dall’ultimo Piano Triennale dei Servizi Sociali .

A partire da questo si è avviata da poco, anche con il supporto diretto della Regione, unariflessione sulle modalità tecnico-amministrative della gestione del budget distrettuale che vuolediventare qualcosa di veramente differente dalla pura “somma o divisione” di fondi assegnatidall’ente regionale.

Pertanto, in attesa che il processo si consolidi , in occasione di questo primo Piano di Zona cisi limita a prendere atto delle assegnazioni di fondi regionali e dei singoli stanziamenti comunali perl’anno in corso 2002 così come indicato nella tabella sottostante.

Sarà impegno preciso di ogni singola Amministrazione Comunale, anche con il supportoformativo necessario fornito dalla Regione, individuare i meccanismi e le modalità di gestione delbudget distrettuale e, sulla base di questo, sviluppare le politiche sociali secondo precisi indirizzi dipriorità. Si segnala, a questo proposito, che, nonostante le difficoltà enunciate, si registra da partedei Comuni un’intenzione autentica verso la realizzazione di quanto richiesto dal Piano Regionaleper il triennio 2002-2004.

COMUNE DI GENOVA

RISORSE FINANZIARIE 2002(valori al 30.04.2002)

Fondi regionaliprevisti

Stanziamentifinalizzati statali

Stanziamentocomunale

Assestato di spesa

Plafond previsionaleper tutte le attivitàsociali del Comune diGenova(escluse le spese dipersonale e le spesegenerali)

€ 7.704.250,00*(lit. 14.917.508.147)

€ 715.525,00(lit. 1.385.449.551)

€ 33.752.475,00(lit. 65.353.904.768)

€ 42.172.250,00(lit. 81.656.862.507)

*Sarà oggetto di variazione la compartecipazione della Regione di cui alla nota prot. 51002/976dell’11.03.2001.

Dal plafond definito verranno assegnati i budget distrettuali nonché gli stanziamenti per leattività centralizzate verificabili dalla tabella riassuntiva della spesa anno 2001 del Comune diGenova.

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B) Strutture residenziali e diurne

LEGENDACA Comunità alloggio e appartamenti protettiCEA Comunità educativo assistenzialeCTA Comunità terapeutica assistenzialePOC Presidio di ospitalità collettivaRP Residenza protettaRSA Residenza sanitaria assistenzialeSR Struttura di riabilitazione

L'elenco delle strutture, indicate nella tabella di seguito riportata, individuate in rapporto adenominazione, tipologia, capacità ricettiva e utenza prevalente è stato ricavato da un'analisi cheha messo a confronto i dati in possesso dell'Ufficio Coordinamento Attività Amministrative delleSegreterie Tecniche di Zona 1/6 Genovesi con quelli forniti dai responsabili dei singoli presidi,tramite la "scheda rilevazione strutture residenziali" proposta dalla Regione e somministratadall'ufficio in questione; questa rilevazione è stata inoltre integrata dai dati dell'Ufficio Igiene eVigilanza del Comune di Genova nonché della AUSL 3 Genovese.

La tipologia delle strutture potrebbe modificarsi per effetto dell'evoluzione normativarelativa alla loro classificazione ed ai processi di accreditamento. Inoltre, per quanto riguarda nellospecifico l'area anziani, è necessario tener conto che i processi autorizzativi sono legati alle

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condizioni degli ospiti e, per tanto, si verificano trasformazioni della tipologia della struttura (da RPa RSA). Anche la capacità ricettiva potrebbe modificarsi in aumento (a seguito della richiesta diampliamento posti) o in diminuzione (per ordinanze di adeguamento normativo e prescrizioniCommissione L.R. 20/99).

Pertanto, vista la continuità del cambiamento, le informazioni contenute, per le motivazionisopra esposte, possono essere, per alcune realtà, già mutate al momento di approvazione delpresente piano di zona.

I grafici rappresentano:♦ il primo il numero e la tipologia di strutture ubicate sul territorio della zona e il rapporto

percentuale tra le stesse;♦ il secondo la capacità ricettiva per tipologia di struttura con numero di posti e il loro rapporto

percentuale.

SSTTRRUUTTTTUURREE PPRREESSEENNTTII SSUULL TTEERRRRIITTOORRIIOO

Comune/Circoscrizione Denominazione Tipologia Capacità Utenza prevalente

GENOVA III Bassa Valbisagno LA GOCCIA C.A. CA 8 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno APPARTAMENTO L'ALBATROS Appartamento 6 adulti/minori con gestanti e madri conbambini a carico, problemi familiari erelazionali, economici, abitativi

GENOVA III Bassa Valbisagno Appartamento madre-bambino ILBISCIONE

CEA 6 adulti/minori con gestanti e madri conbambini a carico, problemi familiari erelazionali, economici, abitativi

GENOVA III Bassa Valbisagno CASA ALLOGGIO SUORE MAESTRE PIE DIS. AGATA

CA 11 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno CASA SAN BENEDETTO R servita 55 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno CONTUBERNIO D'ALBERTIS RP 25 anziani con problemi familiari erelazionali, economici, abitativi

GENOVA III Bassa Valbisagno EX ONPI RP 50 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno FONDAZIONE DI RELIGIONE ISTITUTOSUORE TERZIARIE MINIME DI SANFRANCESCO DI PAOLA

RP 56 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno ISTITUTO DAVID CHIOSSONEIL CAPRIFOGLIO

RSApsichiatrica

42 adulti/anziani con problemi psichiatrici

GENOVA III Bassa Valbisagno ISTITUTO DAVID CHIOSSONE - RPSALITA DEL MONTE

RP 33 anziani/disabili

GENOVA III Bassa Valbisagno ISTITUTO DAVID CHIOSSONE - RSASALITA DEL MONTE

RSA 41 anziani/disabili

GENOVA III Bassa Valbisagno ISTITUTO FASSICOMO - CASA PAVONI CEA 22 minori con problemi educativi/relazionali,problemi familiari e relazionali,economici, abitativi

GENOVA III Bassa Valbisagno ISTITUTO PIO RICOVERO MARTINEZ RP 105 anziani con handicap fisico

GENOVA III Bassa Valbisagno OASI S.R.L. ISTITUTO S. FRANCESCO RP 51 adulti/anziani con handicap fisico,handicap sensoriale, handicap plurimo,problemi psichiatrici

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GENOVA III Bassa Valbisagno OASI S.R.L. S. CHIARA RP 17 adulti/anziani con handicap fisico,handicap sensoriale, handicap plurimo,problemi psichiatrici

GENOVA III Bassa Valbisagno PAVERANO RP/RSAdi

mantenimento

237 adulti/anziani con handicap fisico,handicap sensoriale, handicap plurimo,problemi psichiatrici

GENOVA III Bassa Valbisagno PAVERANO - DOMENICO ISOLA RP 30 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno PAVERANO - DON UGO RP 30 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno PAVERANO - SAN CARLO RSA 40 anziani/disabili

GENOVA III Bassa Valbisagno SOGGIORNO DELLA SERENITA' RP 25 anziani

GENOVA III Bassa Valbisagno VILLAGGIO DELLA CARITA' DON ORIONE RP 204 anziani

GENOVA IV Valbisagno CASA DI FRATERNITA' DI SAN EUSEBIO CA 10 anziani

GENOVA IV Valbisagno GAETANO LUCE CA 15 anziani

GENOVA IV Valbisagno ISTITUTO DORIA DI GENOVA - RP RP 190 anziani

GENOVA IV Valbisagno ISTITUTO DORIA DI GENOVA - RSA RSA 300 anziani

GENOVA IV Valbisagno VILLA FERRETTO RP 59 anziani

GENOVA IV Valbisagno VILLA SANTA CATERINA R servita 25 anziani

Distretto 68TORRIGLIA CASA DI RIPOSO "DON CANDIDO

GARBARINO"RP 77 anziani

Distretto 69DAVAGNA FONDAZIONE MOSE' DE NEGRI RP 20 adulti/anziani con problemi familiari e

relazionali, economici, abitativi

CCEENNTTRRII DDIIUURRNNII PPRREESSEENNTTII SSUULL TTEERRRRIITTOORRIIOOCircoscrizione Denominazione Capacità

GENOVA III Bassa Valbisagno CENTRO DIURNO CORSO MONTEGRAPPA 16 18

GENOVA IV Valbisagno CENTRO DIURNO LOC. SERINO 20

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ASILI NIDO E SERVIZI INTEGRATIVI AGLI ASILI NIDO

Distretto III Bassa Valbisagno

Quartiere cittadino Denominazione Capienza anno 2001Marassi Quezzi Arcobaleno 28Marassi Quezzi Eolo 30Marassi Quezzi Girasole 36San Fruttuoso Albero d'Oro 58San Fruttuoso Rondine 44

E' previsto nel corso dell'anno 2002 un ampliamento dell'offerta di accoglienza con unaumento di:- n. 3 posti all'Asilo Nido Arcobaleno;- n. 3 posti all'Asilo Nido Eolo- n. 9 posti all'Asilo Nido Albero d'Oro- n. 25 posti all'Asilo Nido Rondine

Distretto VI Valbisagno

Quartiere cittadino Denominazione Capienza anno 2001Molassana Cantaegua 59Staglieno Casetta degli Orsacchiotti 42Struppa Cicogna 47

E' previsto nel corso dell'anno 2002 un ampliamento dell'offerta di accoglienza con unaumento di n. 7 posti all'Asilo Nido Cantaegua.

Il costo complessivo di gestione dei 31 Asili Nido comunali, più 1 in convenzione, ammonta a lit. 35.600.000.000pari a € 18.385.865,61

Aree gioco:Gestite dall'Associazione Nuovo Ciep con capienza di n. 20 posti

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C) Finanziamenti in conto capitale

ANNO 2001

L’attribuzione di un budget alle zone, nel corso dell'anno 2001, sul conto capitale definitodalla Regione Liguria, ha favorito l'assegnazione di finanziamenti per un gran numero di opererispondenti alle necessità del territorio con riferimento ad utenza anziani, minori, persone conhandicap o con grave disagio sociale.

Tale modalità di riparto per budget è stata accolta positivamente perché garantisce unaprogrammazione pluriennale degli interventi sulle strutture sociali in linea con la realizzazione deiPiani di Zona previsti dalla legge 328/2000 e supera la logica del finanziamento di una solaopera per zona.

Le domande presentate da enti e istituzioni sono state nell'anno 2001 n. 27, così ripartite:

§ ZONA 1 Genovese numero 2§ ZONA 2 Genovese numero 6§ ZONA 3 Genovese numero 4§ ZONA 4 Genovese numero 6§ ZONA 5 Genovese numero 6§ ZONA 6 Genovese numero 3

Le opere finanziate sono state n. 19.

Il criterio di priorità considerato è stato quello di concedere il contributo per ilcompletamento di opere già avviate, che per lo più richiedevano interventi di adeguamento dellestrutture agli standard normativi (L.R. 20/99), per non vanificare così l’investimento delle risorsepubbliche precedentemente assegnate.

Gli altri criteri economici seguiti dalle conferenze di zona, oltre al recepimento di quelliindicati dalla Regione12 sono stati il:

§ Finanziamento di un massimo di 2 opere per gli enti che hanno presentato fino a 4 richiestecomplessivamente per le 6 zone e privilegiando l’opera con uno stato di avanzamento lavoritale da garantirne il completamento con il contributo assegnato;

§ Finanziamento dell’intero importo richiesto quando l’ammontare era al di sotto di lire120.000.000;

§ Finanziamento dell’intero importo richiesto quando l’ammontare era inferiore al 40%;§ Finanziamento intorno al 50% per le altre richieste.

E' stato richiesto alla Regione Liguria un incremento delle quote destinate al fondo ContoCapitale in considerazione dello stato in cui si trovano le strutture e la loro necessità diadeguamento alla normativa oltre che alla creazione di nuove strutture in grado di rispondere anuovi bisogni sociali.

E' stato inoltre chiesto alla Regione la presa in carico della copertura del finanziamento peralcuni lotti dell'IPAB Istituto Doria in analogia con quanto avvenuto con l'Istituto Scaniglia Tubino inquanto tale decisione sarebbe in armonia con gli accordi assunti tra il Presidente della Regione, il 12 Completamento di opere già esistenti; Interventi edilizi per ampliamento, ristrutturazione, restauro, risanamento conservativofinalizzato all'adeguamento ai requisiti per la messa a norma di strutture esistenti; Acquisti di nuove strutture già idonee alfunzionamento; Acquisti di strutture e contestuali interventi edilizi/acquisto area e relativa costruzione della struttura; Acquisto arrediper asili nido

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Sindaco di Genova, il Presidente della Provincia e i referenti delle Grandi II.PP.AA.BB. Genovesiper addivenire alla costituzione di un'Azienda cittadina prevedendo l'accorpamento e ildecentramento delle grandi istituzioni.

OPERE FINANZIATE IN ZONA 5

COMUNE Ente Richiedente Breve Descrizione Intervento Utenza diRiferimento

Importocomplessivodel Progetto

ImportoRichiesto

ImportoAssegnato

Genova Fondazione diReligione Auxilium(La Casetta)Salita N.S. delMonte 2 Genova

Opere di ristrutturazione edampliamento e adeguamentonormativo della struttura daadibire a Centro Diurno diospitalità collettiva.

Anziani 1.000.000.000 600.000.000 500.000.000

Lumarzo I.P.A.B. BartolomeoSchenone

Residenza Protetta,completamento di nuovastruttura con opere giàfinanziate per anno 98 e incorso di esecuzione

Anziani 1.340.000.000 804.000.000 670.000.000

Torriglia Casa di Riposo DonCandido GarbarinoVia Gattorne 108Lumarzo LocalitàCasabianca civ. N.105

Reiterazione richiesta persistemazione esterna econsolidamento struttura peranziani

Anziani 183.370.000+ iva

91.685.000 91.000.000

Genova Comune di GenovaAsilo NidoComunale LaRondinePiazza Solari 3

Acquisto e sostituzione arredi. Minori 38.000.000 22.800.000 22.000.000

Genova Istituto DoriaVia Struppa 150

Lavori di ampliamento eadeguamento alla normativadella RSA di prima fasciaimporto richiesto lit.1.600.000.000, ristrutturazioneedilizia con adeguamento allanormativa vigente reparti II° eIII° donne ala N/ lit.1.200.000.000 a piano + iva

Anziani 5.000.000.000+ iva

1.600.000.000 600.000.000

Non tutte le opere sono state finanziate sino al massimo consentito pari al 60% dell'importorichiesto ciò al fine di finanziarne un numero maggiore perché si giungesse al completamento deilavori previsti.

ANNO 2002

L'anno in corso ha visto riconfermata, dalla Regione, l'assegnazione di un budget di zonaper i finanziamenti in conto capitale.

La presentazione delle richieste per gli enti ai Comuni doveva avvenire, con riferimento allaproroga concessa, entro il 28 febbraio.

I Comuni verificata la documentazione allegata certificano e inoltrano le richieste allaConferenza di Zona entro il 30 di aprile.

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La Conferenza di Zona definisce e inoltra alla Regione Liguria le richieste entro il 30 giugno.

Le domande pervenute per le 6 zone genovesi per l'anno in corso sono n. 29 di cui 19 sulTerritorio del Comune di Genova e 10 sul territorio dei Comuni limitrofi così suddivisi:

§ ZONA 1 Genovese numero 3§ ZONA 2 Genovese numero 4§ ZONA 3 Genovese numero 6§ ZONA 4 Genovese numero 5§ ZONA 5 Genovese numero 4§ ZONA 6 Genovese numero 7

L'assegnazione del budget regionale per le 6 zone genovesi per il conto capitale ammmontaa € 2.893.179,15 (lire 5.601.976.000) ed è stato così determinato:

§ ZONA 1 Genovese € 160.870,64 (lire 311.489.000)§ ZONA 3 Genovese € 263.268,04 (lire 509.758.000)§ ZONA 5 Genovese € 133.358,98 (lire 258.219.000)§ ZONA 6 Genovese € 159.400,81 (lire 308.643.000)§ ZONA 2 - 4 Genovese € 2.176.280,68 (lire 4.213.867.000)

Le richieste pervenute ammontano a euro 5.693.424 (lire 11.024.006.104.).

I criteri di assegnazione corrispondo a quelli dello scorso anno oltre a quanto indicato nellacircolare regionale prot. n. 53295/1000 del 17.04.2002 e precisamente:

1. Completamento e messa a norma delle opere già esistenti (con particolare riferimento aquelle opere il cui mancato finanziamento comprometterebbe la funzionalità della strutturastessa e renderebbe inutili eventuali contributi regionali già assegnati precedentemente);

2. Interventi edilizi per attivazione di nuove strutture, ivi compreso ampliamento, ristrutturazione,restauro, risanamento conservativo finalizzato all'adeguamento ai requisiti per la messa anorma;

3. Acquisto attrezzature per servizi alla prima infanzia.

Nel presente piano non sono acclusi gli elenchi degli enti che hanno richiesto contributi inconto capitale in quanto la Conferenza di Zona dovrà esprimere le priorità entro il mese di giugno.

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7. LINEE DI SVILUPPO

A) Indirizzi di area per il Comune di Genova

A seguito dei processi avviati dalla Legge quadro sui servizi sociali (328/2000) sono statedefinite le competenze territoriali delle segreterie tecniche.

Inoltre il modello organizzativo utilizzato ha previsto l'attribuzione ad ogni segreteria diaree tematiche specifiche collegate a politiche da perseguire così come da schema.

Le funzioni attribuite alle Segreterie tecniche sono pertanto:programmazione tecnica, annuale e pluriennale, per zone e cittadina, nell'ambito del sistema

dei servizi socio-sanitari previsti dalla normativa vigente;attività di monitoraggio dei processi e verifica dei risultati delle attività programmate;vigilanza ordinaria e straordinaria sulle strutture sociali e socio-sanitarie;emissione di pareri tecnici relativamente agli interventi edilizi sulle strutture socio-sanitarie e

relativa compatibilità con la pianificazione zonale, nonché il monitoraggio e la vigilanza sull'utilizzodei finanziamenti regionali nei tempi e nei modi previsti.

Nel descrivere i processi programmatori per area tematica all’interno del Comune diGenova vale la pena dare alcuni dati sull’impegno finanziario.

segreteria tecnica ponentearea politiche sociali per i minori e la famiglia

segreteria tecnica centroarea politiche sociali per la salute mentale, la dipendenza, il disagio e quantaltro affine la solidarietà e non rientrante nelle altre tematiche

segreteria tecnica valpolceveraarea politiche sociali per la disabilità

segreteria tecnica valbisagnoarea politiche sociali per i rapporti con la sanità, altre istituzioni e per la progettazione europea

segreteria tecnica levantearea politiche sociali per gli anziani

Le segreterie tecnicheLe segreterie tecniche

PONENTE

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A.1 Responsabilità famigliari e diritti dei minori e degli adolescentiIl Comune di Genova prevede come obiettivo prioritario degli interventi dei servizi sociali

l’emancipazione della persona e del cittadino dagli eventi e dalle situazioni che mettono il soggettoin difficoltà.

All’interno di tale obiettivo il lavoro degli operatori per il sostegno delle famiglie deveprevedere servizi ed occasioni educative che non si sostituiscano ai compiti delle famiglie ma cheal contrario ne rinforzino le risorse e le potenzialità non espresse

Data la variabilità dei problemi emergenti nel corso del tempo si è assistito alla nascita dinuovi strumenti educativi e di supporto.

Inoltre esistono alcune attività che, pur avendo anch’esse l’obiettivo di sostenere le famiglieed accompagnarle verso percorsi di autonomia, comportano concretamente percorsi educativi piùintensi legati all’immediata tutela del minore, prevedendo l’allontanamento dei bambini dallafamiglia di origine per inserirli temporaneamente o in strutture comunitarie o in famiglie affidatarie.I servizi e le occasioni presenti in città (che come ordine di grandezza si aggirano su circa15.000.000 di € all’anno compresa la parte di finanziamento della L.285/97 che ricade sull’area),sono frutto di implementazioni progressive e non sempre organiche, cui il piano di realizzazionedella 285/97 ha iniziato a dare unitarietà.

Da ciò deriva la convinzione che forse occorra frenare la fase espansiva dei serviziprivilegiando l’impegno per dare compiutezza ad un sistema che nella sua ricchezza di occasioninecessita di un regolatore.

Vale la pena, pertanto, declinare alcuni obiettivi che l’amministrazione considera centrali eprioritari nei vari segmenti del sistema delle politiche per i minori e la famiglia.

Tale strada non può prescindere da percorsi di concertazione sia all’interno delleamministrazioni pubbliche che con tutte le parti sociali ognuna secondo le proprie specificità ecompetenze.

Occorre focalizzare l’attenzione su alcune dimensioni strategiche che diventino il perno delle

Anziani(L. 32.900.000.000)

38,5%

Minori (L. 26.400.000.000)

30,9%

Disabili (L. 13.280.000.000)

15,6%

Adulti in difficoltà (L. 5.800.000.000)

6,8%

Psichici (L. 3.200.000.000)

3,7%

Nomadi e stranieri (L. 1.770.000.000)

2,1%

Senza dimora (L. 1.200.000.000)

1,4%

Tossicodip. (L. 600.000.000)

0,7%

Altri(L. 250.000.000)

0,3%

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politiche e il parametro valutativo dei percorsi programmatori, cosi declinate:

� Promuovere la dimensione di rete dei servizi, delle occasioni, delle culture che nel territorio sisono sviluppati negli anni, rafforzando la competenza di governo� Avviare processi che mirino a distinguere tra welfare leggero e complesso garantendo lacontinuità, la progressione tra gli interventi, così che sia possibile realizzare progetti individuali diautonomia (quindi empowerment e sussidiarietà), mantendo le funzioni sostitutive solo come residualio su problematiche specifiche� Introdurre un sistema per il controllo qualità che sostenga il miglioramento permanente

Tali dimensioni vanno strutturate all’interno di alcuni processi ed azioni che sia la produzionelegislativa di settore, sia l’azione pianificatoria nazionale e regionale sia l’ultima produzionescientifica sulle tematiche del servizio sociale considerano non più dilazionabili:

� Realizzare un processo di deistitutizzazione, nella direzione di migliorare la fungibilità e laqualità delle strutture di accoglienza per minori ( e anche delle madri), attraverso: ü la messa a sistema degli interventi ü un processo di differenziazione e specializzazione degli stessi ü lo sviluppo di un sistema di controllo della qualità.� Incentivare l’uso dell’affido familiare, attraverso ü la promozione e l’informazione, ü il collegamento con le altre risorse, ü lo sviluppo di nuove forme di affido (urgenza, affido esterno, adolescenza...).� Sviluppare una politica per la famiglia che promuova e sostenga le responsabilità familiari evalorizzi le capacità genitoriali attraverso: ü interventi economici (RMI per l’estremo ponente, sostegno alle famiglie numerose e allanascita dei figli, assegno servizi13) ü Spazi famiglia come motore culturale della centralità della famiglia, e come spazio nonconnotato, aperto, libero, informale, aspecifico nel suo potenziale preventivo. ü Il sostegno alla costruzione di spazi per la prima infanzia flessibili nella risposta ai bisognidelle famiglie ma di qualità nella costruzione dei percorsi educativi dei bambini� Facilitare le possibilità di utilizzo integrato e sistemico delle risorse da parte dei servizi e deglioperatori di base, attraverso la definizione di collaborazioni strutturate tra le diverse risorse, lacura dell’informazione/formazione, la predisposizione di circuiti di regolazione anche attraverso ungoverno complessivo del sistema che ne garantisca gli snodi

Le azioni che abbiamo cercato di condensare in queste poche righe devono tener conto dellarelazione stretta con una serie di soggetti pubblici come l’Azienda Sanitaria, attraverso idipartimenti per la pianificazione generale e i Distretti Sanitari per la pianificazione specificaterritoriale, e la Scuola pubblica.

Con AUSL e Scuola (come descritto nel “percorso metodologico per la costruzione del pianodi zona”) la sinergia e la continuità e contiguità tra i processi appare non più solo come unaopportunità ma ormai una necessità.

All’interno delle azioni enunciate sopra si vuole evidenziare come alcune di esse sianometafora operativa delle dimensioni strategiche del servizio e pertanto si vuole entrare in manierapiù approfondita sui processi legati al sistema della residenzialità 14, sulla ridefinizione dell’Affidofamigliare, sulla riprogettazione degli Spazi Famiglia e la sua relazione con il sistema diurno 13Vedi sperimentazione....

14Per una trattazione più completa vedi documento di indirizzo sul sistema residenziale allegato alla deliberazione C.C. N. 53 del2.4.02

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dell’Agenzia Educativa15

Il sistema residenziale

Le politiche per i minori e la famiglia dell’area sociale necessitano della costruzione diprocessi di coordinamento (che indirizzino verso una programmazione complessiva ed organica cheponga in rapporto dinamico bisogni e risorse presenti sul territorio cittadino) e di armonizzazionecon istanze e idee formulate sia dall’ultima produzione di Leggi nazionali di settore (L.328/2001 –L.149/2001) sia dalla “Relazione sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, 2000”,che dalle indicazioni del nuovo Piano Triennale dei Servizi Sociali 2002-2004 della Regione Liguria,anche sulla base degli indirizzi scaturiti dall’accordo di programma per la L.285/97 (deliberazioneC.C. n 66/2001) e delle proposte fornite dai Distretti Sociali in tema di residenzialità, nonché deilavori dei Progetti Affido Familiare e Rete madre/bambino.

Partendo dai risultati positivi ottenuti dalla sistematizzazione del settore diurno degli anniscorsi con la nascita delle Agenzie Educative Territoriali, appare oggi importante focalizzarel’attenzione sul sistema residenziale, promuovendo anche l’interconnessione tra i due sistemi.

Pertanto gli obiettivi strategici di sistema (momento d’arrivo il 2006) in sede locale sembranoidentificabili in:

• Commisurare gli interventi residenziali del nostro comune con i dati a livello nazionale.• Equilibrare il rapporto tra interventi residenziali e affidamenti familiari• Sviluppare il collegamento dell’intervento residenziale verso il sistema diurno e forme diaffidamento familiare, anche come supporti alla famiglia d’origine.• Arricchire le tipologie disponibili nel sistema, valorizzando e promuovendo nel contempo imodelli esistenti.• Superare progressivamente le condizioni che caratterizzano l’intervento residenziale comeistituzionale (entro 31.12.06 – L.149/01 art.2 comma3)

Tali obiettivi richiedono uno sforzo corale di messa a sistema delle risorse, riconoscendo ilruolo di partners privilegiati della C.A. alle CEA delle cooperative sociali e alle CEA della ConsultaDiocesana, con le quali sono avviati da tempo tavoli di progettazione e verifica, sulla base dellamission comune che è l’intervento educativo.

Intorno alla bipartizione tradizionale dei due modelli di CEA, definiti principalmente dagliorientamenti culturali di fondo degli enti gestori, si struttura, ma anche si esaurisce, l’offerta di serviziresidenziali cui l’operatore distrettuale fa ricorso per affrontare problemi che sempre più appaionocomplessi e bisognosi di risposte differenziate e specialistiche.

Appare quindi fondamentale intervenire all’interno del sistema attuale, accentuando ovepossibile le differenze tra le strutture con lo sviluppo di nuovi modelli, garantendo anche maggiorilivelli di qualità.

L’affido famigliareLa riprogettazione dell’affidamento familiare all’interno della L. 285 segue alcune direttrici

che definiscono, in modo netto, gli obiettivi da perseguire, primo fra tutti quello di incrementare ilnumero degli affidi, anche in ottemperanza al disposto dei più recenti disposti legislativi, e quellodi migliorare ulteriormente qualità degli affidi e l’immagine del servizio attraverso una presa incarico e un supporto reali a tutti gli affidi in atto o in via di attuazione. Tale intervento persegueanche l’obiettivo fondamentale di mantenere alto il livello di motivazione e il significato dell’affidointroiettato da parte delle Famiglie affidatarie.

Sostanzialmente si possono individuare tre direttrici.

15Vedi protocolli operativi Distretto, Agenzia Educativa, Spazi Famiglia

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Piano di Zona 5 Genovese 63

1. Consolidare e rafforzare l’esistente, soprattutto in termini di struttura organizzativa, difunzionalità, di competenza degli operatori, di identità di gruppo.

2. Dare attuazione piena ai diversi impegni, progetti, piani di lavoro già avviati.3. Avviare una nuova riprogettazione.

Rientrano in quest’ultimo punto alcune piste di lavoro, che tendono:� ad allargare i servizi che ruotano attorno all’intervento dell’affidamento familiare (struttura perl’osservazione della relazione madre-bambino; struttura di primo intervento; rilancio dell’affidodiurno e d’urgenza; gruppi appartamento, con supporto “esterno” di famiglie affidatarie a giovanimadri sole con figli nel loro percorso di crescita e ricerca di autonomizzazione) aumentando lepossibilità di operare con diagnosi tempestive e precoci.� ad ampliare il numero e la tipologia dei soggetti che collaborano col “Progetto Affido”(volontariato, 3° settore, per la promozione e la diffusione della cultura.. );� a rimodellare il tipo di collaborazione in atto;� ad estendere a livello nazionale la portata di alcuni progetti per aumentarne efficacia erilevanza (formazione, ricerca, sistema informativo…)

Rientrano pertanto nella riprogettazione complessiva:� il richiamo della Campagna informativa, con una rimodulazione dei messaggi e una diversadefinizione del target, anche sulla base dell’analisi dei dati e degli strumenti dell’esito dellacampagna terminata (target per affido diurno e affido urgente), prevedendo l’utilizzo di personaleadeguato per la prima risposta� il Progetto “famiglie accoglienti”:� Progetti Neonati a rischio� Progetto Casa Famiglia� Progetto Pronta Accoglienza, con un investimento economico connesso alla necessità diprevedere un diverso contributo economico ed eventuale supporto di baby sitter� Rete associativa di supporto all’affido diurno, scolastico, e Gruppi appartamento� Struttura x osservazione relazione madre-bambino

Gli spazi famigliaSi esplicitano alcuni aspetti di contenuto relativamente al progetto Spazi Famiglia:Lo spazio famiglia è una agenzia a favore del benessere dei bambini e delle famiglie. Esso è

strutturato come una casa che accoglie le persone perseguendo le seguenti funzioni principali:� Coesione sociale e sviluppo delle relazionali di comunità, come strumento per potenziare le

capacità, la coesione, il senso di sicurezza di tutte le famiglie con figli e nel renderle capaci difornirsi reciproco sostegno e di costruire solide comunità intorno alle circoscrizioni, alle scuole, aidistretti sociali, ai consultori, ai luoghi prescelti per interesse e accessibilità. Ne dovrebbeconseguire un aumento del potere delle famiglie, affinché siano queste a fare qualcosa per lorostesse, attraverso l’assunzione di un ruolo attivo e responsabile per partecipare alla soluzionedei loro problemi

Le prestazioni e le attività per lo sviluppo di questa funzione, che potranno esplicitarsi ancheall’interno della Scuola, prevedono:ü l’attivazione di gruppi di auto e mutuo aiutoü l’avvio di dibattiti a tema,ü corsi per genitoriü laboratori per bambini e genitori,ü promozione e agevolazione dell’uso dell’area gioco per famiglie e i loro bambiniü promozione e informazione dei possibili livelli di partecipazione delle famiglie allo svolgimentodella vita sociale,ü coinvolgimento attivo delle famiglie nella conduzione dello spazio famiglia stesso.

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� Sostegno alle famiglie, come strumento per riconoscere, implementare e valorizzare ilpatrimonio di competenze esperienziali e strategiche che ogni famiglia o individuo accumulano emettono in atto durante il corso della vita, anche per superare fasi e momenti critici, aumentare laconsapevolezza, la certezza di solidarietà all’interno di una dimensione di diritti e garanzie che nonescluda una nuova partnership tra istituzioni e famiglie, tramite:ü Attività di informazione e promozione su tematiche, risorse, occasioni sia di argomento socialeche educativoü la partecipazione a corsi specifici per genitoriü Attività di tipo conferenziale in collaborazione con la Scuolaü la frequentazione delle aree gioco in cui poter condividere problematiche comuni ad altrigenitori in presenza dei propri figli e di operatori disponibili a fornire sostegno sia alla relazionetra adulti che a quella di giocoü la possibilità di usufruire di baby sitters formate dal Comune, in contatto con associazioni, permomenti di necessità della famigliaü servizi di tipo socio-educativo per le famiglie inviate dai Servizi Sociali affinché colgano, oltre lanecessità di riparare il “danno”, la possibilità di riattivare e mobilitare le proprie risorseü l’avvio di processi di affrancamento, definendoli “progetti a termine”, utilizzando affidamentieducativi svolti da personale professionale presente allo Spazioü Servizi per le famiglie della cosiddetta “area grigia” che attraversano momenti di necessità,utilizzando un sostegno che cerca di coniugare la dimensione della prestazione con quella dellosviluppo, per esempio nel vivere l’incontro con il proprio figlio presso lo Spazio Famigliaü l’ ottimizzazione di alcune funzioni, correlate a prestazioni di area sociale, nell’ottica di unamiglior qualità di vita dei bambine e bambini.

� Consulenza legaleCome strumento per offrire alle famiglie, ai genitori, alle coppie ai single, la possibilità diimplementare le loro conoscenze correlate al diritto di famiglia, in cui trovare informazioni,chiarimenti e orientamenti ,con particolare riferimento alle famiglie di fatto, alla separazione, allefamiglie di seconda formazione, nonché ai quesiti legati alla tutela dei figli prima e durante ilpercorso giudiziario; uno spazio in cui favorire maggiore competenza attivando anche momenti diin/formazione comune con altre persone accomunate dallo stesso problema e con operatori pubblici,cercando di sviluppare per questa specifica consulenza una cultura legata allaconoscenza/consapevolezza, invertendo la rotta dell’utilizzo che è quasi sempre legato al bisognocontingente. � Consulenza familiareCome strumento per affrontare momenti di difficoltà della coppia e del genitore in cui, purmantenendo l’approccio verticale consulenziale, si vuole, in linea con la complessiva offerta di questanuova agenzia per la famiglia, aiutare le persone ad attivare le proprie risorse per trovare in modoautonomo risposte efficaci all’interno di un primo momento di ascolto e di accoglienza; quandoquesto primo momento non si rivelasse sufficiente si attiverà l’invio alla rete globale dei servizi che sioccupano della famiglia. � Consulenza pedagogicaCome strumento per ottenere e aumentare le proprie conoscenze su temi relativi alla cura e allacrescita dei bambini, a contrasto del senso di solitudine e inadeguatezza avvertito da chi per laprima volta affronta l’esperienza di genitore, per aiutare le famiglie a trovare la consapevolezzadelle proprie risorse e quindi la fiducia nelle proprie capacità a vantaggio di una buona relazionetra genitori e figli, tramite l’erogazione di consulenze dirette ai genitori, sia attraverso gruppi digenitori per incontri a tema, anche in coopresenza di altre figure professionali dello Spazio oesterne, con la caratteristica di essere un servizio “leggero”, posto in modo discreto a sostegnodella coppia, a cui questa senta di potersi appoggiare secondo le proprie necessità; può diventareun’occasione per mettere in relazione educatori, genitori e altre figure significative per confrontarsisui percorsi di crescita dei bambini.

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A.2 Tutela delle persone anziane

Genova e i suoi anzianiLa città di Genova pone tra i suoi principali obiettivi le politiche di promozione del benessere

e della qualità della vita, di prevenzione del disagio e di tutela delle situazioni di fragilità riferitealla terza e alla quarta età.

A Genova, infatti, gli anziani sono 157.74116 e costituiscono un quarto della popolazione(24,94% contro il 18% della media nazionale); di questi quasi la metà (47%) ha oltre 75 anni equasi un terzo (47.669) vive solo.

L’analisi per sesso della composizione delle classi di età oltre i 65 anni conferma la maggiorsperanza di vita delle donne rispetto agli uomini pari a 6,3 anni.17.

Tra gli ultranovantenni la percentuale delle donne supera l’80% del totale.Questo dato deve essere tenuto presente nella programmazione degli interventi a favore

della terza e quarta età, in quanto correlato anche ad un diverso modo dei due generi di percepiree di vivere il proprio invecchiamento.

Le proiezioni elaborate dall’Unità Organizzativa Statistica per il 2009 indicano che inprospettiva diminuiranno sempre più le fasce d’età fino ai 45 anni, che la fascia intermedia (45-65anni) si manterrà sostanzialmente stabile (piccolo incremento del 0,5-1%), mentre gliultrasessantacinquenni aumenteranno e, tra questi, in maniera significativa (4%) le personeultraottantenni. Si stima che nel 2009 gli ultraottantenni passeranno dagli attuali 38.800 ad unnumero compreso tra 50.200 e 55.600 pari a circa il 9% della popolazione totale.Le proiezioni al 2009 evidenziano che le donne costituiranno oltre i due terzi degli ultraottantenni.Il quadro si presenta ulteriormente appesantito se, accanto alla situazione demografica, si considerache nel 2009 gli anziani non autosufficienti passeranno dagli attuali 33.000 ad un numero compresotra i 37.000 e i 40.000 (corrispondente a circa il 24% della popolazione ultrasessantacinquenne) etra questi circa 13.000 anziani saranno totalmente non autosufficiente (“costrette a letto o su unasedia con livelli di autonomia pressoché nulli”18).

Proprio a fronte di tale quadro demografico, le politiche per gli anziani messe in atto dalComune di Genova, ancorché non in grado di soddisfare appieno la domanda sociale, sonosignificative sotto il profilo della spesa sostenuta e dei casi seguiti: nel 2000 sono stati spesi oltre 37miliardi di lire (pari a circa il 44% del bilancio complessivo dei servizi sociali) per un ammontarecomplessivo di oltre 8.000 utenti; di tale somma le voci più significative risultano essere ladomiciliarità, comprensiva di tutti gli interventi finalizzati al mantenimento a casa dell’anziano19,pari a 12.673.000 di lire e gli inserimenti in RP e RSA per un ammontare di 22.557.000 a cui vannoad aggiungersi i costi di gestione per il S. Raffaele di Coronata e Villa S. Teodoro.

La domiciliarità e le strutture intermediePer rispondere alle esigenze di una popolazione proporzionalmente in età sempre più

avanzata è necessario giungere alla costruzione di una rete di supporto sociale in sinergia tra servizisociali, sanitari e reti di solidarietà. Il ruolo del Comune dovrà sempre più consistere nellapianificazione di una adeguata offerta di servizi ed opportunità, integrati tra di loro, attraverso ilgoverno delle risorse, pubbliche e private, disponibili nella città.

Obiettivo centrale di questa azione resta la tutela delle anziane e degli anziani nonautosufficienti presso la propria famiglia, il proprio domicilio, il proprio contesto sociale di vita. Ciò 16Rilevazione al 31/12/200017Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli affari sociali “Relazione biennale al Parlamento sulla condizionedell’anziano 1998 - 1999”18Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-200319Assistenza domiciliare, contributi economici, affido anziani, buon vicinato, interventi integrativi di supporto.

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equivale a contrastare i processi irreversibili di istituzionalizzazione o ritardarli quanto più possibile.L'idea, infatti, è quella di rinforzare la rete dei servizi che favoriscono il permanere della personanel proprio ambiente di vita riducendo il ricorso al ricovero in istituto, sviluppando forme nuove didomiciliarità e potenziando le strutture intermedie.

A partire da questi presupposti l'idea alla quale si sta lavorando è quella della costruzionedi una "Agenzia per la domiciliarità" presente in ogni Zona. Il progetto si propone di sviluppareuna logica di "domiciliarità diffusa" che non contempli solo ed esclusivamente le prestazionidomiciliari tradizionalmente intese (igiene personale, preparazione pasti, ecc.) ma che prevedapiuttosto un sistema reticolare che metta in connessione gli interventi di AD con il tele-soccorso e con ilservizio di ascolto telefonico che andrebbe implementato nella direzione della teleassistenza.

L’Agenzia potrà, inoltre, fornire “prestazioni leggere”, anche non continuative, attraverso lacollaborazione di volontari dando così nel contempo un impulso alle azioni per il protagonismo deglianziani.

Inoltre questo “sistema domiciliarità” dovrà essere rivolto alla famiglia perseguendo quindi ilsuperamento delle attuali “categorie” di utenza (anziani, handicappati, famiglie con minori, ecc.)uniformando gli interventi domiciliari in funzione di risposte organiche e flessibili ai bisogni dellefamiglie.

Per la realizzazione dell'Agenzia, che ad oggi è a un livello di progettazione solo interna, siprevede un doppio percorso: uno di approfondimento del confronto interno con i Distretti, l'altro diconfronto esterno con il Terzo Settore.

Il modello domiciliare ipotizzato sarà correlato ad altri interventi che dovranno esseresostenuti e valorizzati quali, ad esempio, l’affido anziani.

Un elemento di criticità che si rileva ad oggi in merito all’assistenza domiciliare per personeanziane è che, mentre l’AD erogata tramite personale dipendente è presente in tutti i distretti, quellaerogata tramite convenzione con cooperative sociali è presente solo in 8 distretti su 11, è assenteinfatti nei distretti VII Ponente, VI Medio-Ponente e IX Levante dove il servizio di AD viene erogatosolo in forma diretta. Ciò evidentemente crea uno squilibrio che si traduce in differenti percentuali dianziani in assistenza domiciliare come dimostra la tabella sottostante. Si evince, infatti, che a frontedello standard minimo del 3% di anziani in AD sulla popolazione ultrasessantacinquenne fissato dalvecchio PTSS20, la Zona 1, e soprattutto la Zona 6, si collocano al di sotto di questo livello minimo.Pertanto l‘incremento del 1% all’anno come richiesto dal Piano Regionale in tutti i distretti cittadinidovrà conciliarsi con una diversa allocazione delle risorse che porti ad un riequilibrio complessivoall’interno del contesto cittadino.

20I dati rilevati e riportati in tabella sono relativi al 2000 e sono stati elaborati prima dell’emanazione del nuovo PTSS pertanto siriferiscono al “vecchio” parametro di domiciliarità del 3% degli ultra65enni, modificato oggi nel 4,5% degli ultra75enni.

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DOMICILIARITA' ANZIANI(Standard regionale 3 % > 65 anni)

Numero utenti anno2000 *

corrispondente allaseguente

percentuale di anzianiZONA n. 1 463 2,85

VII PONENTEZONA n. 2 1.276 3,85

VI MEDIO PONENTEII CENTRO OVEST

ZONA n. 3 803 5,36V VALPOLCEVERA RIVAROLOV VALPOLCEVERA BOLZANETO

ZONA n. 4 1.740 4,37I CENTRO PRE'/MOLO/MADDALENA-PORTORIAI CENTROOREGINA/LAGACCIO/CASTELLETTOVIII MEDIO LEVANTE

ZONA n. 5 1.128 3,17III BASSA VALBISAGNOIV VALBISAGNO

ZONA n. 6 236 1,31IX LEVANTE

Totale Distretti del Comune di Genova 5.646 media cittadina: 3,6 %* N° comprensivo degli utenti dei servizi di Assistenza Domiciliare (diretta, in convenzione,Spedalizzazione Territoriale), Affido anziani, Buon Vicinato, interventi di supporto (trasporto, trattorie,radio soccorso), contributi economici continuativi e "una tantum".La percentuale di anziani seguiti nei Distretti Ponente e Levante risulta inferiore allo standard del 3 % :ciò è imputabile, almeno in parte, all'assenza, nei due Distretti, del servizio di assistenza domiciliare inconvenzionePer quanto riguarda il Levante, in particolare, si può ipotizzare che anche il livello economico dellapopolazione residente, mediamente più elevato, incida sul numero di utenti dei servizi sociali.

Accanto agli interventi domiciliari si collocano le strutture intermedie quali soluzionialternative all’istituto; tra queste i Centri Diurni, gli Alloggi Protetti e le Residenze Servite.

In merito ai Centri Diurni l’Assessorato alla Città Solidale, d’intesa con l’Azienda Sanitaria,intende potenziarne il numero prevedendo una loro collocazione tale da assicurare l'integrazionecon la rete delle strutture e dei servizi socio-sanitari del territorio. A medio termine è previstal’apertura di quattro nuovi Centri Diurni: presso l’Istituto Doria, la Residenza Sanitaria Assistenzialedell’Istituto Brignole di Via Carnia, presso il Centro Polivalente "Boschetto" di Don Orione a Rivaroloed un secondo Centro presso il San Raffaele di Coronata la cui gestione sarà affidata acooperative sociali.

Un’altra risorsa alternativa all’istituto è rappresentata dagli Alloggi Protetti che, secondoquanto il Comune di Genova sta ridefinendo a livello progettuale, dovranno accogliere anzianiparzialmente autosufficienti e privi di supporti parentali. Gli alloggi verranno gestiti dai distrettisociali, anche attraverso l’erogazione del servizio di assistenza domiciliare, con il concorso diorganizzazioni di volontariato.

Accanto agli Alloggi Protetti sono in via di sperimentazione altre forme di convivenza traanziani supportate dall’affido anziani e dal servizio di assistenza domiciliare.

Sempre nell'ambito della progettazione delle strutture intermedie, è in corso una riflessionesulla percorribilità per realizzare delle Residenze Servite; si tratta di caseggiati organizzati in mini-

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alloggi con servizi accessori collettivi e caratterizzati dalla presenza di un “custode sociale”. Questasoluzione consentirebbe di evitare il ricorso all’istituto per persone ancora in grado di permanere inambiente domestico con conseguenti vantaggi sul piano dell’identità personale e con evidenterisparmio per la Civica Amministrazione. La soluzione della residenza servita va anche nelladirezione di rispondere alle gravissime condizioni abitative di molti anziani genovesi che spessovivono al limite della sicurezza. Si aggiunga a ciò il fatto che al momento ci sono molti anzianicollocati in albergo con contributo cronico finalizzato al problema alloggiativo che vivono, in realtà,in condizioni di grande disagio e che, invece, potendo fruire di risorse come la residenza servita oaltre forme di convivenza, avrebbero una qualità della vita sicuramente più elevata a fronte,peraltro, di un costo inferiore per l’Amministrazione.

E’ in fase di progettazione la prima di queste Residenze Servite denominata "Casa peranziani" in Vico Biscotti/Via San Donato nel centro storico cittadino, progettazione che rientraall’interno del contratto di quartiere attraverso cui l’Amministrazione Civica sta realizzando un’operadi risanamento del centro storico.

Assistenza ecomomica e Assegno ServizioE’ obiettivo prioritario per il prossimo biennio attuare un ripensamento complessivo delle

politiche di sostegno economico alle persone e alle famiglie in atto nel Comune di Genova, al fine diricomporre e ricondurre ad uniformità di criteri un sistema attualmente articolato in manieradifferenziata a seconda della popolazione di riferimento e delle modalità di erogazione.Nell’ambito di questa complessiva revisione progettuale dell’assistenza economica, il primo aspettoche verrà affrontato nel corso del 2002 è quello relativo ai contributi economici per gli anziani;l’attuale impianto regolamentare, organizzativo ed amministrativo deve essere armonizzato con lenuove linee di politica sociale contenute anche nei più recenti atti legislativi di indirizzo. Inparticolare si ipotizza di operare una più netta distinzione tra contributi alternativi al ricovero econtributi integrativi di reddito. Nel primo caso si dovranno connettere e rendere sinergici talicontributi con altri interventi, primo tra tutti l’affido anziani.

Inoltre nell'ambito delle nuove iniziative previste dalla recente normativa è in fase di avviola sperimentazione a livello regionale dell'Assegno Servizi, che consisterà nel riconoscere allefamiglie un voucher per l’acquisto di prestazioni socio-assistenziali presso fornitori accreditati.

Scopo della sperimentazione è quello di sostenere le persone non autosufficienti e le lorofamiglie nell'attività complessiva di assistenza, offrendo una risposta unitaria e di qualità nei diversiinterventi socio sanitari, con l'obiettivo di evitare il ricovero rispondendo comunque ad esigenze ditutela e di sostegno anche continuativo.

Si inserisce in una strategia di potenziamento degli interventi domiciliari: i titoli di acquistoper servizi sociali sono, infatti, destinati a tutti i cittadini e non soltanto a quelli con reddito limitato,seppur in misura diversa; in tal modo si attivano risorse umane ed economiche del nucleo familiareaffiancando nel contempo alle stesse "risorse pubbliche" secondo i principi di una modernasussidiarietà orizzontale.

Le prestazioni che possono essere acquistate dal cittadino con l'assegno servizi consistononell'aiuto domestico familiare, nell'assistenza tutelare per persone non autosufficienti e, per unapiccola parte della sperimentazione (pari al 5 % dei casi), nell'assistenza educativa di minori.

Per i casi complessi che richiedono prestazioni socio sanitarie è prevista l'attivazione dellaUnità di Valutazione Geriatrica e l'erogazione, all'interno del progetto individuale, di prestazionimedico infermieristiche e riabilitative a carico del Servizio Sanitario.

La sperimentazione riguarderà, per il Comune di Genova, la zona della Valbisagno.

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Residenze Protette e Residenze Sanitarie AssistenzialiPer quanto riguarda le politiche relative alla residenzialità, intesa come Residenze Protette

e Residenze Sanitarie Assistenziali, l'obiettivo per i prossimi anni dovrà essere quello da un lato dicontenere i ricoveri in istituto, favorendo lo sviluppo delle altre risorse alternative finora descritte,dall'altro quello di qualificare e soprattutto riequilibrare l'offerta. Quest'ultima infatti, come risultadalla tabella sotto indicata, appare sbilanciata nella distribuzione territoriale in quanto nella Zona1- Ponente vi è un'offerta insufficiente di posti di residenzialità per anziani che risultano, per contro,in eccedenza nella Zona 5 - Val Bisagno. Proprio in considerazione di questo problema, la CivicaAmministrazione nell'ambito del piano di riqualificazione dell'area urbana di Voltri - Prà ha inprogramma la realizzazione di una nuova struttura residenziale sul fronte mare di Voltri.

Lo sbilanciamento esiste anche in relazione alla distribuzione di posti tra le due tipologie; inparticolare risulta, per l'intero territorio dell'AUSL 3 "Genovese", una carenza di posti di RSA,soprattutto riabilitativa, a fronte dei posti di RP. La dotazione complessiva di posti accreaditatidalla AUSL di residenzialità risulta comunque fortemente insufficiente al bisogno stimato dallaRegione Liguria nella misura dell' 1,6% di posti sulla popolazione residente ultrasessantacinquenne.D’altra parte, sulla base del bisogno rilevato, il parametro dell’1,6% risulta insufficiente a frontedella popolazione anziana genovese, in particolare per quanto riguarda la quota degliultrasettantacinquenni che rappresentano quasi la metà (47%) della totale popolazione anziana. Sirende, quindi, urgente che il sistema socio-sanitario regionale riveda tale standard per arrivare adun numero di posti accreditati di residenzialità per anziani rispondenti al fabbisogno reale.

DISTRIBUZIONE POSTI DI RESIDENZIALITA' SOCIO-SANITARIAAUSL 3 GENOVESE (dati anno 2000)

(standard regionale 1,6% sulla popolazione ultrasessantacinquenne)Zone sociali Accreditamenti totali

previstiAccreditamenti totali

attivatiDifferenza tra fabbisogno e

posti lettoZONA 1 392 143 -249ZONA 2 526 168 -358ZONA 3 419 194 -225ZONA 4 606 509 -97ZONA 5 583 913 330ZONA 6 469 346 -123TOTALE 2.995 2.273 -722

Zone sociali Accreditamenti riabilitativi(RSA 1a fascia) previsti

Accreditamenti riabilitativi(RSA 1a fascia) attivati

Differenza tra fabbisogno eposti letto

ZONA 1 71 37 -34ZONA 2 95 0 -95ZONA 3 76 40 -36ZONA 4 85 80 -5ZONA 5 81 72 -9ZONA 6 74 74 0TOTALE 482 303 -179

Zone sociali Accreditamenti residenziali(RSA 2a fascia e RP)

previsti

Accreditamenti residenziali(RSA 2a fascia e RP)

attivati

Differenza tra fabbisogno eposti letto

ZONA 1 321 106 -215ZONA 2 431 168 -263ZONA 3 343 154 -189ZONA 4 521 429 -92ZONA 5 502 841 339ZONA 6 395 272 -123TOTALE 2.513 1.970 -543

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Allo stato attuale delle conoscenze, per il Comune di Genova, i posti letto esistenti, sempreriferiti al 2002, sono 3.293 per le Residenze Protette e le Residenze Sanitarie Assistenziali dimantenimento (2a fascia) e 590 per le Residenze Sanitarie Assistenziali di riabilitazione.

Le politiche per la casaIn considerazione delle caratteristiche demografiche della nostra città, l'Amministrazione

cittadina promuove iniziative specifiche per gli anziani nell'ambito delle più ampie politiche per lacasa.

Il degrado, infatti, che spesso caratterizza le condizioni di vita degli anziani non può trovarerisposte solo nella rete dei servizi socio - sanitari, ancorché efficienti. Necessariamente il "problemacasa" va affrontato complessivamente sulla base di strategie di ampio respiro che trascendano laspecificità dei singoli casi, ma che consentano una programmazione generale all'interno della qualeindividuare soluzioni articolate.

E' proprio a partire da questa consapevolezza che l'Amministrazione Comunale genovese hainvestito l'Ufficio "Terza e quarta età sicura" del compito di coordinare gli interventi dei diversisoggetti, interni ed esterni all'Amministrazione stessa, e di promuovere azioni per la sicurezza deicittadini anziani.

E' all'interno di questa cornice che è stata condotta una ricerca sociale, in collaborazione conl'Università di Genova, sulle condizioni abitative degli anziani nel centro storico cittadino che hadato un significativo impulso allo sviluppo di idee progettuali sul tema e alle sinergie che attorno adesso si possono creare.

Se, infatti, il problema della casa investe tutte le fasce di età, per gli anziani la casa diventacondizione assolutamente prioritaria al fine di garantire agli stessi il permanere presso il propriodomicilio il più a lungo possibile, evitando ricoveri precoci e impropri e migliorando la qualità dellavita di questi soggetti.

L'azione intrapresa dalla Civica Amministrazione, in collaborazione con A.R.T.E., è almomento rivolta al centro storico cittadino dove il degrado appare se non più elevato, quantomenopiù concentrato che in altre zone della città. Ciò non esclude, peraltro, una forte volontà politica diestendere progressivamente gli interventi di risanamento abitativo ad altre zone della città.

Si precisa che le azioni di "risanamento" non si riferiscono solo a interventi strutturali suglialloggi, ma su tutto il contesto circostante in termini di vivibilità e accessibilità (pulizia, animazione,servizi disponibili, spazi verdi e di socializzazione, ecc.).

I rapporti con la sanitàCosì come per gli altri settori d’intervento, si è attivato un tavolo di confronto con il

Responsabile dell’Unità Operativa Assistenza Anziani dell’Azienda USL 3 Genovese. Inquell’occasione si sono poste le basi per un lavoro tecnico-progettuale finalizzato al monitoraggiodel bisogno e alla ri-programmazione delle risposte socio-sanitarie con particolare riferimento allecure domiciliari e ai centri diurni.

In merito al primo punto l’orientamento della ASL è verso un potenziamento delle curedomiciliari con l’erogazione anche di prestazioni infermieristiche ordinarie (es. cambio catetere oterapia iniettoria). Quest’aspetto rappresenta ad oggi un nodo critico nel rapporto tra sociale esanitario che sconta, sul piano dell’operatività quotidiana, una diversità di modelli culturali e diapproccio al problema. Di fatto gli operatori sanitari sono prioritariamente portati allarealizzazione di interventi tempestivi, ma connessi alla fase acuta del bisogno; viceversa glioperatori del sociale, seppur con tempi più lunghi, operano una presa in carico complessiva duraturanel tempo in quanto connessa con la dimensione di cronicità. E’ proprio a partire da questi elementidi riflessione che si è convenuto con la AUSL sulla necessità di attivare processi informativi-formativiper gli operatori dei due comparti affinché condividano logiche e metodologie di lavoro, oltre checonoscere reciprocamente i limiti e i compiti istituzionali.

Per quanto riguarda, invece, l’aspetto specifico della Spedalizzazione Territoriale, sulla base

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della sperimentazione conclusasi alla fine del 2001, la AUSL ritiene che il progetto sia perseguibilesu aree urbane ad alta intensità di popolazione, mentre ha individuato difficoltà progettuali egestionali nelle zone extra-urbane caratterizzate da forte dispersione di abitanti. In questi casil'Azienda Sanitaria propone di individuare soluzioni alternative ad alta intensità sanitaria.Parallelamente l'Azienda si propone di potenziare il servizio di cure domiciliari integrate. In questalogica si ipotizza una ridefinizione della spedalizzazione territoriale che dovrebbe assumere unadimensione sovradistrettuale strettamente connessa all’attività ospedaliera e ulteriormentepotenziata negli aspetti riabilitativi rispetto al modello attuale.

Le Conferenze di Zona sono disponibili a valutare le linee proposte dall'Azienda Sanitariasottolineando la necessità che in assenza degli incrementi di posti letto di RSA e di riabilitazione sidebba comunque fornire un servizio sostitutivo con interventi sanitari e domiciliari più intensivirispetto a quelli realizzati attraverso l'ADI. Rimane infatti essenziale che vengano potenziati tutti iservizi sanitari domiciliari a copertura anche delle malattie croniche degli anziani.

Per il Comune di Genova l'Azienda ha garantito sino al 31 luglio la prosecuzione delprogetto di Spedalizzazione Territoriale con copertura anche della quota sociale trattandosi diintervento a carattere prevalentemente sanitario. La Conferenza dei Sindaci, infatti, indica tra gliindirizzi prioritari, il mantenimento a carico del Fondo Sanitario Regionale della quota per gliinterventi socio-assistenziali nell'ambito del progetto di Spedalizzazione Territoriale, così comeprevisto dal DPR 502/92 e successive modifiche.

Per quanto riguarda, invece, gli altri Comuni, nelle more delle scelte dell'Azienda Sanitaria inmerito alla Spedalizzazione Territoriale secondo quanto sopra espresso, rimane in attesa disoluzione il problema dei fondi già versati dalla ASL ai Comuni stessi per la copertura degliinterventi socio-assistenziali nei casi di Spedalizzazione Territoriale; tali fondi sono infatti almomento inutilizzati a fronte, per altro, di un forte bisogno della popolazione.

In merito al tema dei centri diurni l’orientamento attuale della ASL è da un lato ilpotenziamento di queste strutture dal punto di vista numerico e, al tempo stesso, unadifferenziazione delle tipologie; in particolare si pensa a centri diurni per anziani parzialmenteautosufficienti (o quasi non autosufficienti) con problematiche neuromotorie, ortopediche,psicologiche, ecc..., ma non affetti da Alzheiner o patologie affini. Accanto ai centri diurniandrebbero previsti “nuclei semiresidenziali” per pazienti affetti da Alzheimer o patologie affini,strettamente connessi ai centri ospedalieri e caratterizzati da un’intensità delle prestazioni sanitariepiù elevata.

Per l'area metropolitana si è già in presenza di un Centro Diurno per Zona come richiesto dalPTSS. D'altra parte si segnala la difficoltà di realizzare tali strutture nelle aree extra-urbane acausa della dispersività del territorio e dei conseguenti alti costi di trasporto che neconseguirebbero. Le Conferenze di Zona sono orientate, pertanto, a utilizzare, laddove lo ritenganoopportuno e previa autorizzazione della Regione, i fondi finalizzati ai centri diurni per larealizzazione di centri "socio-riabilitativi" che svolgano attività di accoglienza diurna affiancandointerventi di socializzazione ad attività di riattivazione cognitiva e psicomotoria. Tali strutture, chenon sarebbero riconducibili tout court alla tipologia del Centro Diurno secondo i parametri difunzionamento regionali, risponderebbero comunque al bisogno di interventi finalizzati allaprevenzione del decadimento psicofisico delle persone anziane ed al mantenimento delle capacitàresidue.

Il rapporto dei distretti sociali con la sanità non si esaurisce, però, nella collaborazione conl’UOAA, ma si riferisce anche al rapporto con i Medici di Medicina Generale, con il Dipartimento diSalute Mentale, nonché con gli Ospedali.

Per quanto riguarda i MMG, l’avvio delle “cure domiciliari” ha messo in luce gli aspettipositivi dell’integrazione operativa sui casi aprendo nuove possibili prospettive di collaborazioneanche con i MMG che, nella logica dell’istituendo Distretto Sanitario, dovranno essere interlocutorisignificativi sul caso.

Il tema della gestione della cronicità diventa ancora più critico laddove ci siano patologie ditipo psichiatrico in soggetti anziani che, come tali, non sempre vengono seguiti in manieracontinuativa dai Centri di Salute Mentale. D’altra parte l’aumento di soggetti anziani con disturbi

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psichiatrici richiede l’avvio di un confronto, tra tutti i servizi interessati, sul tema delle psico-geriatria,così come meglio indicato nel capitolo specificatamente dedicato alla psichiatria..

Infine, per quanto attiene ai rapporti con l’Ospedale si fa presente che spesso questi sonoestremamente difficile in quei casi in cui la dimissione ospedaliera non è preceduta da una congiuntavalutazione dei bisogni dell’anziano che deve rientrare a casa e, per contro, l’ospedale avanzarichieste pressanti affinché lo stesso distretto sociale si attivi tempestivamente. Il rapporto è resoancor più teso dal fatto che, talvolta, gli anziani vengono ricoverati impropriamente in assenza dirisposte alternative o, ancor più spesso, rimangono degenti in ospedale per tempi molto superiorialle reali necessità sempre per carenza di risposte domiciliari e/o residenziali alternative. Lecondizioni per il superamento di questo problema dovrebbero essere rappresentate dall’istituzionedei distretti sanitari, attualmente il tassello mancante nella rete dei servizi territoriali, edall’applicazione del Piano di Riorganizzazione della Rete Ospedaliera Regionale recentementeapprovato in cui si prospetta la predisposizione di un piano complessivo di residenzialità extra-ospedaliera da parte delle ASL che, tra le altre cose, preveda strutture di ricovero a “bassa obassissima intensità di cura”.

A.3 Tutela sociale dei disabili

I dati sulla popolazione disabile sono stime elaborate dall’ISTAT che si basano sui datirilevati attraverso l’indagine campionaria "Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari", cheviene svolta periodicamente con una cadenza di circa cinque anni. Detta indagine si configura comeun fondamentale strumento di osservazione delle condizioni di salute della popolazione.

E’ stata svolta nel periodo 1999-2000, le famiglie intervistate sono state 52.300 per untotale di circa 140.000 individui.

L’indagine costituisce attualmente l’unica fonte di dati organizzata, informatizzata eduniforme a livello territoriale che sia capace di fornire un quadro abbastanza completo, sebbenenon esaustivo, sulle persone disabili.

In attesa della pubblicazione “Istat, indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizisanitari, 1999-2000”, l’Istituto di ricerca ha reso noti i dati sulla popolazione disabile in Italia,divisa per sesso, classi di età, condizione di residenza cioè se vive in famiglia o presso struttureresidenziali.

L’Istat individua il tasso di disabilità, per mille abitanti, riferito ai disabili che vivono infamiglia dai 6 anni in su, suddiviso per regione; tale tasso si connota in due specificità:

§ Tasso grezzo che riguarda l’incidenza di disabili sulla popolazione. Per la Liguria è pari al47,3/1000 ab.

§ Tasso standardizzato che consente di confrontare popolazioni aventi una struttura per etàdiversa permettendo in questo modo di ridurre il peso del fattore età sulla disabilità, tenutoconto di un aumento di disabilità correlato all’età. Per la Liguria questo tasso è del 35,5/1000ab. e sostanzialmente è utile per confrontare il dato regionale con quello delle altre regioni; inparticolare la Liguria si caratterizza come la Regione con il tasso più basso insieme a FriuliVenezia Giulia e P.A. Bolzano.

Il tasso nazionale, sia grezzo sia standardizzato, è pari a 48,5/1000 ab. (la distinzione tra idue tassi è infatti necessaria solo per la comparazione tra regioni).

Il tasso dei disabili gravi individuato dall’Istat è pari al 28,8/1000 ab. della popolazioneresidente di 6 anni e più.

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La disabilità grave viene suddivisa, nel rapporto, in quattro diverse tipologie:1. confinamento individuale (a letto, su una sedia, a casa);2. difficoltà nel movimento;3. difficoltà nelle funzioni;4. difficoltà visto, udito, parola.

La rilevazione permette, quindi, di avere una descrizione degli individui con un quadro patologicocomplesso. In particolare emerge come il 28,8/1000 ab. presenta gravi difficoltà nello svolgimentodelle attività quotidiane (ADL, Activities of Daily Living), cioè la riduzione di autonomia nell’espletarele principali attività di cura della propria persona come vestirsi o spogliarsi, lavarsi le mani e il viso,o il corpo, tagliare e mangiare il cibo.

L’Istat indica la percentuale di disabilità e disabilità grave per fascia di età sullapopolazione, a livello nazionale:

1,56% della fascia 6-14 anni gravi 1,08%0,87% della fascia 15-24 anni gravi 0,41%0,89% della fascia 25-34 anni gravi 0,32%0,96% della fascia 35-44 anni gravi 0,54%1,53% della fascia 45-54 anni gravi 0,55%3,65% della fascia 55-64 anni gravi 1,50%6,97% della fascia 65-69 anni gravi 3,50%11,67% della fascia 70-74 anni gravi 5,67%19,57% della fascia 75-79 anni gravi 11,80%47,67% della fascia 80 anni e più gravi 35,24%.

Appare evidente come con l’aumentare dell’età progressivamente aumentino anche i tassidi disabilità e di disabilità grave.

Per quanto riguarda l’area metropolitana genovese, sono stati conteggiati il numero deidisabili e disabili gravi stimati utilizzando i tassi, sempre indicati dall’Istat, per classi di età e perripartizione geografica (tasso dell’Italia nord Occidentale). 21

Il dato che segue riguarda la popolazione genovese; nei singoli Piani di Zona sonopresentati i dati dei distretti sociali genovesi mentre i dati dei distretti sociali extragenovesi sonoaccorpati per Zona.

I dati sono riferiti alla popolazione al 31/12/2000 coerentemente con l’indagine Istat.

21 Nell'indagine sulla salute non sono compresi i bambini fino a 5 anni, poiché le batterie di quesiti utilizzate per la rilevazionedella disabilità non sono adatte per queste età. È già pianificato di effettuare studi e analisi dettagliate per giungere a unaquantificazione dei disabili in questa fascia d'età. Al momento possiamo però tentare delle stime, seppur grossolane. Nellascuola elementare la percentuale di certificazioni scolastiche è stata pari all'1,86% nel 2000, mentre le certificazioni presso lascuola materna hanno riguardato lo 0,88% dei bambini iscritti. Non essendoci obbligo di frequenza della scuola materna,possiamo ipotizzare che 0,88% sia una sottostima del reale numero di disabili. Studi specifici portano a una stima di prevalenzaalla nascita di disabilità pari all'1%. Dobbiamo chiaramente attenderci che questo valore aumenti all'aumentare dell'età, poichéalla nascita molte disabilità non sono diagnosticabili. Se ipotizziamo un trend lineare nell'aumento della prevalenza di disabilitàda 0 a 6 anni, e consideriamo come punto di partenza la prevalenza alla nascita dell'1% e di arrivo la prevalenza a 6 annidell'1,86%, complessivamente si stima un numero di bambini disabili fra 0 e 5 anni pari a circa 43.600.

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GENOVA

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI STIMA DISABILI6-44 273.560 0,91 2.48945-64 175.466 2,00 3.50965-74 83.634 7,57 6.33175 e più 74.107 29,33 21.736

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI GRAVI STIMA DISABILIGRAVI

6-44 273.560 0,47 1.28645-64 175.466 0,69 1.21165-74 83.634 3,65 3.05375 e più 74.107 20,16 14.940

Da queste due tabelle si evidenzia che la popolazione disabile da 6 a 64 anni, a Genova, èstimabile intorno alle 6.000 persone e la popolazione, della stessa classe di età, disabile graveammonta alle 2.500 persone circa.

Se conteggiamo la popolazione ultra 65enne, vediamo un aumento significativo di personedisabili, pari a circa 28.000 persone, e di disabili gravi, pari a circa 18.000 persone cioè più dellametà dei disabili della stessa fascia d’età.

Le persone seguite complessivamente dal Comune di Genova sono 1144 con i servizi diassistenza domiciliare, trasporto riabilitativo, lavorativo e scolastico, ausili, assistenza specialisticaagli alunni.22

In particolare il trasporto scolastico, gli ausili e l’assistenza specialistica sono forniti dai servizieducativi del Comune di Genova ed interessano 542 bambini e ragazzi fino a 18 anni o alcompletamento della scuola superiore, in alcuni casi fino all’Università con cui è stato stipulatorecentemente un accordo secondo il quale è l’Università stessa a fornire il servizio radio-taxi aifrequentanti disabili a partire dal novembre 2001; attualmente il dato non è raccolto per distrettosociale.

I distretti offrono i servizi di assistenza domiciliare e di trasporto riabilitativo e lavorativo,per un’utenza di età 15-59 anni e complessivamente hanno seguito, nel 2001, 602 persone.

A questi dati devono aggiungersi quelli relativi ai soggiorni estivi, all’ospitalità offertapresso due case famiglia per disabili gravi, al trasporto con il Pollicino (mezzo attrezzato dell’AMT):complessivamente questi servizi hanno raggiunto circa 140 persone.23

Il dato sulla spesa è per i servizi sociali pari a circa 7milioni 880mila Euro; la spesasostenuta dai servizi educativi è di circa 2milioni 300mila Euro. Complessivamente si superano i 10milioni di Euro.

22 I dati sul trasporto riabilitativo e lavorativo e sull’assistenza domiciliare (servizi erogati dai distretti sociali) si riferiscono all’anno2001. I dati dei servizi erogati dai servizi educativi si riferiscono all’anno scolastico 2001-2002.

23 Si deve aggiungere il trasporto per le terapie riabilitative presso gli ambulatori cittadini del C.E.M.

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LINEE DI SVILUPPO

Non sono molti i dati sulla disabilità, e anche in questo lavoro sono state indicate delle stimeche si ritengono attendibili anche per l’indagine recente da cui provengono, ma sono pur semprestime.

Il dato che spesso viene ricordato dei 50 mila disabili sul territorio della Provincia diGenova, è una dato che in realtà si riferisce alle invalidità civili e ricomprende quindi al suo internoil dato sugli anziani, sui non gravi e non aiuta a comprendere le dimensioni sostanziali del problema.

Una prima linea di lavoro, obiettivo di Piano, è quella di realizzare insieme all’UnitàOperativa Assistenza Disabili dell’AUSL 3 un censimento dei disabili; l’Unità Operativa ha giàadottato lo strumento del censimento, dei casi conosciuti, e il relativo aggiornamento. Potrebbeessere oggetto di lavoro comune un aggiornamento che raccolga anche i dati delle persone seguitedai Comuni che abbiamo verificato, nell’esperienza del progetto obiettivo relativo ai cerebrolesi,non essere sempre conosciuti anche dall’AUSL.

Analogamente è necessario creare all’interno del Comune di Genova un flusso informativoche consenta di assemblare i dati dei servizi educativi con quelli dei servizi sociali, coinvolgendo inquesto senso l’Unità Operativa Assistenza Consultoriale riuscendo così anche a creare continuità nellarilevazione del dato a prescindere dall’età, maggiore o minore, delle persone.

Circa gli indirizzi che il Piano triennale dei Servizi Sociali indica per i Piani di Zona, nonchégli indicatori per la valutazione, si fa presente quanto segue.

La domanda prevalente che i distretti raccolgono è quella relativa all’aiuto domiciliare, disupporto alla famiglia, e, sempre nella logica di supporto alla famiglia, quella del trasporto per leattività di riabilitazione e lavorative; evidentemente quest’ultima fattispecie risponde anche ad unbisogno di autonomia ed emancipazione della persona disabile.

I problemi maggiori a soddisfare tale domanda li ha il Comune di Genova che su entrambiquesti servizi ha le liste di attesa. Il SAVI, servizio di aiuto alla vita indipendente finanziato con lalegge 162/98, ha positivamente contribuito allo scorrimento di tali liste introducendo inoltre l’utilizzodi uno strumento innovativo e flessibile come il buono servizio. Ad oggi si prevede che attraverso lasperimentazione possa essere soddisfatta la domanda del servizio di assistenza domiciliare relativaa tutto l’anno 2001; contestualmente l’introduzione del progetto obiettivo per le persone concerebropatie acquisite fa sperare di riuscire a soddisfare anche parte delle richieste dell’anno2002.

Su questi due servizi vi è quindi priorità qualora si individuino risorse aggiuntive ai circa7milioni 880mila euro già spesi dai servizi sociali del Comune di Genova.

Ciò non toglie che vi è un forte intendimento ad iniziare, per alcuni aspetti, e a continuare,per altri, una progettazione complessiva sull’area a diversi livelli.

Il primo impegno è nella revisione dei criteri di accesso alle liste di attesa. Si vuole adottare,così come prevede la legge 104/92 e ribadisce la 328/2000, il criterio della certificazione dihandicap rilasciato da apposita commissione dell’AUSL. Finora l’interpretazione estensiva didisabilità ha comportato di non considerare tale criterio, ma il fatto che la stessa legge di riordinodei servizi sociali indichi questa condizione, fa ritenere che sia opportuno venga adottata anche pergarantire in via prioritaria i servizi a coloro con un maggiore bisogno.

Il secondo impegno progettuale è quello relativo al “Dopo di Noi”. Sono due i livelli diintervento: uno riguarda la progettazione di strutture residenziali; un altro livello riguarda losviluppo, o il recupero, di capacità, da parte del disabile, nella gestione della vita quotidiana invista del momento in cui la famiglia non sarà più in grado di prestare assistenza.

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Relativamente al primo livello è prossima l’apertura di una strutture del “Dopo di Noi” inZona 5 ed una in Zona 6, entrambe proposte da Associazioni di genitori in collaborazione con ilComune per la Zona 5 e con Comune e AUSL per la Zona 6.

In Zona 3, extra Genova, le famiglie hanno reperito una struttura e stanno pensando a qualepotrebbe essere l’utilizzo più efficace.

In Zona 2 il Comune ha appena destinato ad un’Associazione di Genitori una ex scuola che siauspica possa essere ristrutturata con i fondi europei del progetto obiettivo 2 misura 3.4.

Circa il secondo livello, all’interno della sperimentazione SAVI, si è avviata unasperimentazione denominata PROVID, realizzata in collaborazione con i volontari che appartengonoalle associazioni che gestiscono le case famiglia in convenzione con il Comune. I volontari sono coloroche si occupano dell’accompagnamento nei percorsi di apprendimento. Tale sperimentazione è fruttodi una progettazione integrata con la sanità e vede la sua realizzazione in una forma integratadata da un tavolo di progettazione e monitoraggio a cui partecipano operatori in rappresentanzadel Comune e dell’UOAD dell’AUSL.

Il terzo impegno riguarda la progettazione di esperienze per l’accoglienza residenziale.Attualmente sono due le case famiglia, in convenzione con il Comune, che ospitano disabili gravi eoffrono anche accoglienze di sollievo per i familiari per periodi di 20 giorni.

A partire da queste esperienze esistenti, si vuole iniziare una riflessione progettuale checontempli diverse tipologie di risposta: dalla casa famiglia “quasi autogestita” a quella che richiedeun’assistenza tutelare maggiore. Gli immobili possono essere reperiti sia attraverso il Patrimoniocomunale, sia provando ad esplorare la possibilità di utilizzo degli immobili che le famiglie deidisabili spesso portano come risorsa e che mettono a disposizione a patto che ci si occupi del propriofiglio; un percorso di condivisione, con le famiglie, di tale portata, richiede una riflessione articolataanche su aspetti giuridici per quanto riguarda la gestione dei beni.

E’ evidente che tale progettazione non può però prescindere da quanto si andrà adeterminare negli accordi tra Comune, o Comuni, e Azienda USL circa l’applicazione dell’atto diindirizzo e coordinamento sull’integrazione sociosanitaria. La progettazione di risposte residenziali,per quanto “leggere”, non può non vedere tra i protagonisti rappresentanti dell’AUSL 3, giacché siconfigura anche una loro competenza.

Come già ricordato nella parte specifica sull’integrazione sociosanitaria, si ritiene che i tempiper stringere accordi saranno piuttosto lunghi.

Un quarto impegno è relativo alla progettazione di un Centro Diurno che dovrebbe aprirenella Zona 5 presso il locali dell’Istituto Doria, nell’autunno – fine 2003. Il Comune di Genova, chefinanzia i lavori di ristrutturazione, ha da poco assegnato i lavori di rifacimento ad una dittaesterna. L’obiettivo che abbiamo, e che è stato condiviso con l’Unità Operativa Assistenza Disabili, èquello di progettare un Centro socio-riabilitativo, in collaborazione, anche economica, con l’AUSL. Sitratta di “inventare” un servizio che oggi non esiste ed anche questa operazione rientra nel filonedell’applicazione dell’atto di indirizzo e coordinamento sull’integrazione sociosanitaria.

Infine, in preparazione all’evento del 2004 - Genova capitale europea della cultura - si stacercando di costruire una manifestazione sportiva avente come protagonisti i disabili. Ad oggisembra esserci una, discretamente sicura, possibilità nell’ambito velistico, ma si vorrebbero esplorareanche altre opportunità.

In chiusura si ricorda che la realizzazione prossima del progetto obiettivo che prevedeinterventi a favore di persone con cerebropatie acquisite e disabilità gravi, permetterà disperimentare lo strumento dell’UVM in collaborazione tra Comune e Unità Operativa AssistenzaDisabili dell’AUSL. E’ la prima volta che ciò accade e si auspica che il confronto professionale portinuove acquisizioni per entrambi.

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AREA DISABILITA’ ZONA 5 GENOVESE

Coerentemente con il dato nazionale indicato nella parte generale, si evidenzia il datorelativo alla stima sulla disabilità e sulla disabilità grave per distretto sociale.

Viene anche indicato il numero delle persone seguite per distretto, nel 2001, alle quali sonostati erogati i servizi di trasporto – lavorativo e riabilitativo - e di assistenza domiciliare. Lapopolazione interessata è compresa fra i 15 e i 59 anni.

DISTRETTO III BASSA VALBISAGNO (SAN FRUTTUOSO, MARASSI)

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI STIMA DISABILI6-44 35.016 0,91 31945-64 22.713 2,00 45465-74 11.483 7,57 86975 e più 10.013 29,33 2.937

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI GRAVI STIMA DISABILI GRAVI6-44 35.016 0,47 16445-64 22.713 0,69 15765-74 11.483 3,65 41975 e più 10.013 20,16 2.019

Le persone seguite dal distretto sociale sono state 93 di cui 77 con trasporto e 16 conassistenza domiciliare.

DISTRETTO IV VALBISAGNO (STAGLIENO, MOLASSANA, STRUPPAI)

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI STIMA DISABILI6-44 27.426 0,91 24945-64 17.072 2,00 34165-74 8.129 7,57 61575 e più 5.921 29,33 1.737

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI GRAVI STIMA DISABILI GRAVI6-44 27.426 0,47 12945-64 17.072 0,69 11865-74 8.129 3,65 29775 e più 5.921 20,16 1.194

Le persone seguite dal distretto sociale sono state 27 di cui 14 con trasporto e 13 conassistenza domiciliare.

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ZONA 5 GENOVESE – DISTRETTI EXTRAGENOVA

Si evidenzia il dato relativo alla stima sulla disabilità e sulla disabilità grave accorpandoper zona i dati dei distretti extragenovesi.

Distretto 6 - 44 anni 45 - 64 anni 65-74 anni 75 anni e più68 1.282 1.059 679 77669 2.497 1.633 791 755TOTALE ZONA 3.779 2.692 1.470 1.531

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI STIMA DISABILI6-44 3.779 0,91 3445-64 2.692 2,00 5465-74 1.470 7,57 11175 e più 1.531 29,33 449

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI GRAVI STIMA DISABILI GRAVI6-44 3.779 0,47 1845-64 2.692 0,69 1865-74 1.470 3,65 5475 e più 1.531 20,16 309

A.4 Forme di contrasto alla povertàArea servizi sociali per la salute mentale, le dipendenze, il disagio e sue linee di sviluppo

GARANTIRE EFFICACI FORME DI CONTRASTO ALLA POVERTA’

La condizione di povertà è particolarmente legata a situazioni di marginalità sociale eculturale oltre che economica ; la povertà risulta infatti più diffusa fra le famiglie più numerose eladdove la persona di riferimento è fuori dal mercato del lavoro e presenta un basso livello diistruzione.

La famiglia non sempre riesce a porre in essere meccanismi di protezione dei soggetti piùvulnerabili, anche per il costante aumento di persone sole. In condizione di particolare fragilità socioeconomica si trovano quindi principalmente , oltre alle famiglie numerose, i nuclei monoparentalicomposti da madri sole con figli, e gli anziani.

Così, se sono ormai abbastanza noti i fattori che concorrono a determinare lo stato dipovertà (perdita del posto di lavoro, separazione, presenza di parenti anziani o bisognosi di curecontinue, eventi traumatici non superati), risulta assai complessa la costruzione di un sistema dicontrasto che faciliti una fuoriuscita stabile dalla situazione di deficit economico e quindi da percorsiassistenziali cronici.

Una politica sociale che voglia contrastare efficacemente queste dinamiche non potràprescindere da una stretta connessione fra i soggetti istituzionali e non (servizi sociali, formazioneprofessionale, servizi per l’impiego, organizzazioni del privato sociale) al fine di costruire percorsiefficaci di uscita dallo stato di povertà.

In questa direzione è obiettivo prioritario per il prossimo biennio attuare un ripensamentocomplessivo delle politiche di sostegno economico alle persone e alle famiglie in atto nel Comune diGenova, al fine di ricomporre e ricondurre ad uniformità di criteri un sistema attualmente articolato

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in maniera differenziata a seconda della popolazione di riferimento e delle modalità dierogazione.

Andranno inoltre messe a sistema, all’interno delle strategie generali dell’ente, importantiazioni sperimentali di sostegno economico quali il Reddito Minimo di Inserimento (misura che intendesuperare la vecchia logica assistenziale dei sussidi introducendo innovative valenze di contrattualitàe impegno reciproco fra ente e cittadino), i progetti finanziati dal Fondo per l’emarginazione socialeex DPCM 15 dicembre 2000, l’assegno di maternità e ai nuclei familiari con almeno tre figli, i buoniservizio e gli assegni di cura.

I comuni dell’area metropolitana non possono che esprimere sconcerto e preoccupazione inquanto il governo sembra intenzionato a non proseguire nella diffusione dello strumento del RMI,come invece pare essere obbligo nella legge quadro 328/2000, in quanto tale strumento, che hadimostrato la sua efficacia, è presente in tutti i paesi europei, seppur con modalità diversificate enon si giustifica una così grave carenza nel nostro paese.

Un fondamentale strumento per la definizione della soglia di accesso alle risorse del sistemadi welfare e al sostegno economico è inoltre rappresentato dall’ISEE, la cui applicazione costituisceun importante momento di innovazione non solo delle misure di sostegno economico ma anche dipossibile partecipazione ai costi dei servizi da parte dei cittadini.

Anche in riferimento all’accordo sottoscritto tra Federsanità Anci Liguria e le O.O.S.S. Le zonesono impegnate ad armonizzare l’ISEE e gli accessi ai servizi nello sforzo di renderli omogenei alivello di zona.

Le nuove povertà spingono quindi alla ricerca di diverse e più articolate risposte, sempre piùmirate e specialistiche, sia nell'individuazione di efficaci indicatori di benessere economico che nellacorretta articolazione delle modalità di erogazione.

*Senza dimora e povertà estremeLe politiche cittadine per l’inclusione sociale delle persone senza dimora in primo luogo hanno

l’obiettivo di realizzare un’accoglienza mirata al tipo di bisogno portato dalle persone che sonosulla strada ( anziani, tossicodipendenti, ex detenuti, minori, immigrati) evitando innanzitutto che sicrei una concentrazione delle presenze all’interno di un’unica struttura, così come avveniva per l’AsiloNotturno Massoero. Concentrazione numerica troppo alta per offrire interventi e contesti direlazione individuali, sia per il pernottamento che per la distribuzione dei pasti, e concentrazione ditipologie di problemi che hanno determinato situazioni di continua conflittualità fra gli utenti e fraquesti, gli operatori e il quartiere.

Le persone in situazione di povertà estrema sono seguite, quando mantengono un legame conuna casa o un territorio di riferimento, dai distretti sociali presenti in ogni quartiere, mentre sono incarico ad uno specifico ufficio centrale nei casi estremi in cui la vita di strada ha definitivamentespezzato ogni rapporto con la comunità locale e rende impossibile mantenere una dimora fissa.

Si opera attraverso le seguenti azioni:- attivazione di un lavoro di concertazione con associazioni ed enti per concordare le azioni e le

modalità di intervento- coordinamento di incontri tecnici specifici relativi alla discussione dei percorsi delle singole

persone che usufruiscono dei singoli interventi dei vari organismi nonché relativo al monitoraggioe alla verifica degli interventi e delle azioni sviluppate.

- coordinamento e implementazione del sistema di accoglienza notturna e di risposta ai bisogniprimari

- riqualificazione dell’accoglienza di venti ospiti presso l’asilo notturno Massoero- stesura di un nuovo regolamento di accesso e di gestione dell’asilo notturno Massoero nel quadro

degli indirizzi e dell’evolversi del contesto cittadino- attivazione di tre mense cittadine di cui una dedicata alla distribuzione di pasti da consumarsi a

domicilio- concertazione con altri servizi pubblici, in particolare sanitari (Ospedali, Sert, Centri per la

Salute mentale) per migliorare ed implementare le risposte complessive rivolte all’utenza.- attivazione di interventi di emergenza urgenza in particolari condizioni meteorologiche

(emergenza freddo)

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- partecipazione all’elaborazione di politiche di intervento a livello regionale e nazionaleattraverso appositi organismi

Nell’ambito di questo processo, grazie alla coprogettazione con il terzo settore, si realizza ilmonitoraggio dei posti di accoglienza, con l’obbiettivo di ridurre i tempi di permanenza nelleurgenze con maggiore efficacia nel lavoro di reinserimento delle persone.

La collaborazione con il terzo settore consente, inoltre, di coordinare tutto il lavoro didistribuzione viveri condotto nella città dal Banco Alimentare, di codificare l’intervento sull’esigenzanotturna per il freddo e di coordinare, tutte le notti, gruppi di volontari che assistono coloro che sonoper strada.

E’ quindi attiva una rete di prima accoglienza per rispondere ai bisogni primari più urgenti,che risponde efficacemente all’obbiettivo di Piano sull’istituzione di almeno un servizio a bassa soglianel territorio di ciascuna conferenza dei sindaci..

Strutture per interventi di prima accoglienza notturna

ente tipologia di utenti postiComune di Genova - A.N. Massoero Senza Dimora 20S.Marcellino Archivolto Senza dimora 10Massoero 2000 Senza dimora 2Odissea Senza dimora tossicodipendenti 4

Strutture residenziali per interventi di seconda accoglienza ed inclusione sociale

ente tipologia di utenti postiFondazione Auxilium Senza Dimora 20S. Marcellino Senza Dimora 49Odissea Tossicodipendenti 10Veneranda compagnia dellamisericordia

Ex detenuti Uomini 6

Veneranda compagnia dellamisericordia

Ex detenuti Donne 8

Villa Canepa Don Orione Minori 8Massoero 2000 Appartamenti autogestiti 18Istituto Doria Per emergenze (emergenza freddo) 20Massoero 2000 - Vico Monachette Anziani o bisognosi anche di soggiorno

diurno in attesa di collocazione in istituto9

Suore di Vico Untoria Senza Dimora Donne 8Suore M. Teresa di Calcutta Senza Dimora Donne, Madre/Bambino 8

Centri di distribuzione pasti

ente tipologia di utenti postiAuxilium Mensa 100Odissea Mensa 10Comune di Genova/Massoero 2000-- Vico Monachette

Distribuzione pasti da asporto 65

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Piano di Zona 5 Genovese 81

A.5 Prevenzione e il reinserimento sociale dei soggetti dipendenti e degliemarginati

La nostra città è in grado di sviluppare politiche di inclusione per quelle fasce di popolazioneche con più fatica sviluppano percorsi di cittadinanza, valorizzando le forze vive, preparate e piùpropense all’aiuto e al mutuo aiuto ma al contempo promuovendo nuove, diverse e sempre piùconsone occasioni in tal senso.

*Politiche per l’immigrazioneSi tratta di percorsi ed azioni rivolte alle persone immigrate presenti nella città, al fine di

creare occasioni di accoglienza, integrazione e inserimento sociale.I minori e le famiglie immigrate regolarmente soggiornanti e residenti in città vengono

seguite dai distretti sociali, garantendo così uguale trattamento rispetto alle famiglie genovesi.Oltre alla presa in carico vengono attivate dai distretti a livello dei singoli quartieri, in

particolare nel centro storico e nelle zone cittadine di secondo insediamento, iniziative e progettivolti a favorire processi di integrazione ed inclusione sociale.

Le azioni che si mettono in campo tendono inoltre al consolidamento e allo sviluppo dellaconcertazione tra l’amministrazione comunale e gli enti, gli organismi e le rappresentanze dellepersone immigrate al fine di un maggior consenso e responsabilizzazione sugli interventi da attuarsie che si concretizzano in:- accompagnamento e inserimento sociale adulti- sportello informativo e di consulenza (Centro Servizi Integrato) a Cura della Federazione

Regionale Solidarietà e Lavoro con circa 13.000 contatti l’anno- miglioramento della recettività dello sportello informativo attraverso locali più centrali e

maggiormente rispondenti alle necessità- sistema di prima accoglienza di minori soli per un numero di 28 posti- incremento di altri 12 posti di prima accoglienza di minori soli- accompagnamento sociale ed educativo di minori soli- prima accoglienza di donne che escono dalla tratta della prostituzione per un totale di 28 posti- prima accoglienza ed accompagnamento ed inserimento sociale di persone (uomini soli e nuclei

familiari) richiedenti asilo politico e profughi per un numero di 23 posti (incremento di altri 17posti)

- incremento di n. 2 appartamenti sociali per immigratiL’Amministrazione Comunale ha approvato una Deliberazione concernente le linee d’indirizzo

sulla tematica in oggetto, prospettando nuovi servizi ed interventi a fronte dei bisogni emergentiutilizzando anche nuove forme di gestione mista pubblica/privata del sistema complessivo di dettiinterventi.

Il Comune di Genova ha aderito al Programma Nazionale Asilo (P.N.A.), realizzato daA.N.C.I., Ministero dell’Interno e ACHNUR per la realizzazione di un progetto di accoglienza edintegrazione per i richiedenti asilo politico, per i rifugiati ed i profughi che hanno dovuto lasciareloro paesi a causa di persecuzione o conflitti. Per l’ attuazione del progetto è stata ristipulata unaconvenzione con la Prefettura di Genova ed il Comune si è avvalso della consolidata collaborazionecon le realtà del privato sociale genovese.

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Interventi di accoglienza residenzialeente tipologia d’utenza posti

Fondazione Auxilium Singoli 4Fondazione Auxilium Singoli e nuclei familiari inseriti nel

P.N.A.43

Villa Canepa Don Orione Singoli , minori soli, donne 20 di cui 4 perminori peraccoglienzad’urgenza

Cooperativa La Salle Minori soli 6Il Frassino Montoggio Minori 12NS del Monte Minori soli 8Coop. Il Laboratorio/Il Germoglio Minori soli - accoglienza

d’urgenza2

Comune di Genova/F. Auxilium Nuclei familiari in appartamentisociali

5 appartamenti.

* Prevenzione e reinserimento sociale dei soggetti dipendentiI bisogni di salute e di integrazione sociale nell’area dell’abuso e della dipendenza da

droghe legali ed illegali presentano un quadro di mutevolezza, molteplicità e complessità cheimpone la programmazione, l’offerta e la valutazione di una gamma articolata ed integrata diinterventi di promozione e tutela della salute, oltre che di prevenzione, cura, riabilitazione ereinserimento sociale e la definizione di scelte organizzative e funzionali centrate su presupposticulturali condivisi.

Realizzare azioni preventive del disagio che evitino lo sviluppo di condizioni diemarginazione, operando contemporaneamente un consolidamento e incremento degli interventi diprevenzione dei rischi connessi alla salute è dunque obiettivo primario, al raggiungimento del qualeil Comune di Genova concorre con azioni sinergiche con il servizio sanitario e il privato sociale.

A questo riguardo si prende atto della fase di particolare criticità istituzionale che deriva inparte dal confluire nel fondo sociale nazionale ex lege 328/2000 del fondo finalizzato per la lottaalla droga ex lege 309/90: se ciò aumenta le potenzialità delle zone nel programmare azionipreventive, di riduzione del danno e di reinserimento sociale, in sinergia con i servizi sanitari e ilprivato sociale, sicuramente introduce un elemento di novità rispetto alle precedenti modalità diutilizzo del fondo.

Si è pertanto comunque condivisa la scelta regionale di mantenere il fondo distinto perl’annualità 2002.In questa direzione la Conferenza permanente delle dipendenze della Conferenza dei Sindaci dellaAUSL 3 ha l’obiettivo di affrontare un impegnativo percorso di ridefinizione, il più possibilecondivisa, delle modalità di accesso ai fondi e di individuazione dei fuochi di azione prioritari.

Per i fondi 2001 di prossima destinazione partecipano ai tavoli di concertazione i Comunidella Conferenza dei Sindaci dell’area metropolitana AUSL 3, la AUSL 3 (Sert), gli enti ausiliari perle dipendenze e i soggetti del privato sociale in possesso dei requisti richiesti.

Attualmente è in corso la coprogettazione e si sta dando impulso alla prevenzioneparticolarmente riguardo alla fascia degli adolescenti e dei giovani adulti e all’uso di nuovesostanze, e a fenomeni di alcooldipendenza, mettendo in rete i soggetti pubblici e privati che se neoccupano.

Per quanto attiene le prospettive di azione coordinata fra servizi della sanità e dell’entelocale si rilevano alcuni elementi di criticità, legati in particolare alla tematica dell’alcool,problematica particolarmente diffusa fra gli utenti dei servizi, e a quella degli stranieritossicodipendenti senza regolare permesso di soggiorno, che per motivi di tutela della salute

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pubblica vengono seguiti dai servizi della sanità, ma non possono beneficiare invece dei servizisociali degli enti locali.

Ambito tematico in cui invece è più attiva da tempo la sinergia fra ente locale e Sert è laprevenzione; le principali azioni di prevenzione si attuano attraverso interventi pensati e realizzati inmaniera coordinata fra cui:

Progetto Fenice: realizzato attraverso una unità mobile (camper), che opera con cinque uscitesettimanali in varie zone del centro cittadino, consiste in una attività di prevenzione e di riduzionedel rischio di AIDS e di tossicodipendenza mediante le seguenti azioni: peer support e attivazione dioperatori pari per la bonifica del territorio e la mediazione con gruppi di tossicodipendenti, piccoliristori, distribuzione di siringhe nuove e ritiro di quelle usate, distribuzione di preservativi e materialeinformativo. Tale progetto è realizzato con la AUSL 3 che ne è responsabile tecnico ed hasicuramente contribuito a ridurre drasticamente le morti per overdose in città e il numero disieropositivi, sia in assoluto che in proporzione rispetto ad altre città.

Progetto Drop in: in continuità con il progetto Fenice è stato istituito un centro diurno di sosta rivoltoa persone con problemi di tossicodipendenza attiva che possono riposarsi, rifocillarsi, lavarsi elavare i propri indumenti, ricevere ascolto e informazioni sulle modalità di contatto con i servizi che sioccupano di tossicodipendenza. Tale servizio rappresenta un punto di riferimento stabile dei serviziper chi non è ancora in grado di intraprendere un percorso di disintossicazione e recupero.

Odissea : Il progetto Odissea, destinato a soggetti senza dimora tossicodipendenti, si rivolge aquella fascia di popolazione tossicodipendente che non ha ancora sviluppato le motivazioninecessarie a interrompere l’uso di sostanze stupefacenti.L’obiettivo è quello di fornire accoglienza notturna dando risposta ai bisogni primari,prevalentemente abitativi, fornendo un periodo di tregua rispetto alla vita di strada, nell’otticadella riduzione del danno. Le singole azioni sono rappresentate da offerta letto, pasti, visitemediche, informazioni, relazione.La finalità è quella del miglioramento delle condizioni di vita del tossicodipendente, la prevenzionedelle malattie correlate alla situazione di tossicodipendenza attiva e vita di strada,; a tali fattori èanche collegato il miglioramento dell’immagine sociale generale e della tolleranza verso iltossicodipendente.Gli ospiti di Odissea provengono principalmente da Genova, com’è intuibile, ma la percentuale dipersone fuori comune non è insignificante, poiché raggiunge il 20% dei casi. Ciò può indicarel’esistenza di un certo numero di persone che si spostano da una località ad un’altra, probabilmentevivendo per strada. Il lavoro della struttura permette:- l’intercettazione di tossicodipendenti lontani dai servizi e la fornitura di servizi atti a soddisfare

bisogni primari- l’offerta di spazi di residenzialità- fornire occasione di miglioramento delle condizioni di vita- contrastare l’isolamento e la perdita d’identità dei tossicodipendenti, favorendo la condivisione

di tempi e spazi comuni- responsabilizzare i tossicodipendenti a comportamenti volti a tutelare la propria salute psico-

fisica- favorire la riduzione del danno.La prospettiva è quella di proseguire la sperimentazione di questo tipo di struttura almeno ancoraper due annualità, per poterne valutare correttamente la funzionalità rispetto agli obiettivi; èattivo a tal fine un coordinamento tecnico operativo fra il Comune di Genova, gli enti gestori ed ilSert.

Progetto v.e.l.a. :si realizza attraverso attività di informazione e formazione rivolte a giovani edadolescenti (15-24 anni) sulla prevenzione AIDS e HIV e prevenzione alle nuove droghe. Si occupadi promozione della salute, operando a livello preventivo e cercando di raggiungere quelle fasce

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della popolazione giovanile nascoste ai canali istituzionali, al fine di avviare processi dicambiamento, orientati al benessere, rispetto ad esigenze espresse dai giovani, con specificaattenzione ai comportamenti a rischio. Il territorio a cui fa riferimento il progetto è la città diGenova, con particolare riferimento al centro storico come zona di particolare e riconosciutacomplessità.La prospettiva evolutiva del progetto prevede la possibilità di integrare e sviluppare la parte diinterventi rispetto al centro storico con l’ avvio di specifici interventi specializzati di supporto aigiovani adulti, sperimentando un rapporto stretto di collaborazione tra distretti sociali, unitàoperative del Sert, soggetto gestore e vari attori, istituzionali e non, dei territori considerati.Sono inoltre attivi progetti che favoriscono i processi di inclusione e di reinserimento sociale deisoggetti ex tossicodipendenti tramite progetti di inserimento lavorativo (PASS).

* Reinserimento sociale dei soggetti entrati nel circuito penaleAnche rispetto agli interventi di sostegno agli ex detenuti i distretti sociali attuano programmi

di sostegno e reinserimento sociale in maniera analoga a quanto avviene per gli altri cittadini insituazione di difficoltà, nel quadro delle risorse disponibili .

Da mettere in evidenza è la positiva esperienza della Consulta carcere città, attraverso laquale il Comune di Genova ha iniziato a perseguire attivamente l’obiettivo di promuovere una retecittadina intorno al carcere, non solo a partire dalla necessità di un collegamento tra l’Ente locale egli organi decentrati del Ministero, ma anche prendendo atto di come il carcere, e i suoi detenuti,spesso non siano percepiti e considerati quali facenti parte della città.

La Consulta rappresenta un momento politico di confronto, presieduto dall’Assessore allaCittà Solidale, con l’adesione delle altre istituzioni locali e di oltre venti organizzazioni del privatosociale e della società civile; costituisce un luogo privilegiato di incontro a carattere plenario, diproposta di iniziative, di definizione del mandato agli operatori che appartengono ai diversi entiche vi aderiscono.

I principali obiettivi della rete sono:- un’azione culturale cittadina sul tema del carcere che ponesse l’attenzione sulla sacca di

marginalità che esso esprime e che, inoltre, sollecitasse una riflessione allargata a tutta la cittàsui percorsi possibili di reinserimento, coinvolgendo i mass media perché l’informazione ponesseattenzione anche a quanto di positivo il carcere può, a volte produrre, e alle “buone pratiche”che il pianeta carcere esprime.

- lo sviluppo di attività rivolte direttamente ai detenuti sia internamente al carcere, sia nellacostruzione di percorsi esterni al carcere per favorire il reinserimento sociale.

Il lavoro della Consulta ha inoltre prodotto progetti operativi quali:§ Ciclo di dodici conferenze per i detenuti prossimi alla dimissione, ripetuto periodicamente, tenute

dai soggetti aderenti alla Consulta carcere-città, con la finalità di fornire adeguate informazionie conoscenze ai detenuti e facilitarne l’orientamento al momento, difficile per molti, dell’uscitadal carcere

§ Creazione di una sezione a custodia attenuata per tossicodipendenti, all’interno di una delle duecase circondariali cittadine, per offrire anche ai detenuti stranieri extracomunitari irregolari lapossibilità di poter iniziare un percorso terapeutico. I fondi per realizzare questa attività sonostati stanziati dalla Regione e destinati all’Azienda USL, attraverso i fondi finalizzati per la lottaalla droga previsti dal Testo unico 309/90.

§ Presenza consolidata dei mediatori culturali, di cui un rilevante esponente della comunitàmusulmana cittadina che ha assunto il ruolo di guida nella “preghiera del venerdì” in carcere.

§ La progettazione dello Sportello Informativo: la legge n.165/98 “Modifiche all’articolo 656 delcodice di procedura penale ed alla legge 26 luglio 1975, n.354, e successive modificazioni”meglio nota come legge Simeone, ha dato impulso, a Genova e in altre città, ad una più strettacollaborazione fra i soggetti del pubblico e del privato sociale, al fine di offrire a coloro chehanno avuto la sospensione dell’ordine di esecuzione, le opportunità e le risorse per affrontareattivamente la loro situazione. Lo Sportello si definisce e quindi si connota come uno sportellogiuridico, gestito da volontari, competente in particolare sulla materia delle misure alternative

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alla detenzione e sui percorsi da attivare per l'ottenimento di tali benefici.§ Il Progetto donna, di orientamento lavorativo destinato alle donne sottoposte a misura

alternativa o mogli, figlie, parenti o conviventi con un detenuto o ex-detenuto, realizzato incollaborazione con la Provincia di Genova

§ L’avvio del più ampio Tavolo del lavoro, finalizzato alla progettazione di opportunità lavorativeper le fasce scoperte dall’esistente.

* Politiche per l’inclusione dei nomadiL’azione consiste nell’attivazione di percorsi rivolti alle persone zingare residenti nei campi

sosta della nostra città, al fine di creare occasioni di integrazione e di inserimento sociale attraversola scuola e il lavoro; in particolare si è provveduto ad inserimenti nella scuola dell’obbligo e nellescuole superiori, oltre che all’inserimento lavorativo di giovani ed adulti.

L’impegno profuso sulle giovani generazioni si dimostra efficace ed è la premessa affinché,con autonomia di reddito, le famiglie si orientino ad una vita in abitazione.

Si opererà anche per la ristrutturazione e la messa a norma del campo di sosta nella zona diMolassana attraverso una radicale bonifica dell’area interessata e la posa di moduli abitativiprefabbricati alle persone aventi diritto, così come si è migliorata la condizione di vita e l’ubicazionedel campo della Foce.

Inoltre si sta procedendo a diverse azioni di collaborazione con altre istituzioni allo scopo direndere più forti le politiche di convivenza ed integrazione:- concertazione con i locali consigli di circoscrizione circa le modalità e i criteri di accesso,

permanenza ed allontanamento delle persone da dette aree: progetto pilota volto alla futuradefinizione di un regolamento generale cittadino circa la gestione dei campi sosta perpopolazioni nomadi e zingare.

- concertazione con il Tribunale per i minorenni di interventi volti alla tutela dei diritti dell’infanziain modo particolare volti alla lotta della dispersione scolastica.

- collegamento di azioni ed interventi con servizi sanitari, in particolare quelli di assistenzaconsultoriale della ASL 3 genovese, volte alla prevenzione e cura delle malattie e più ingenerale all’educazione sanitaria delle persone coinvolte.

- raccordo con le varie direzioni didattiche e le presidenze delle scuole medie coinvolte circa unaprogrammazione degli interventi agli alunni nomadi improntata ad un rispetto della cultura diprovenienza ed al contempo al pieno rispetto delle normative vigenti.

- definizione del passaggio di competenze ai diversi civici uffici ubicati nei territori di pertinenzadei campi sosta nel quadro del decentramento amministrativo e tecnico portato avantidall’amministrazione comunale.

* Politiche per la salute mentalePare opportuno dedicare un particolare accenno all’area problematica della salute mentale,

sebbene non sia specificamente affrontata nel Piano Regionale dei Servizi Sociali, per l’importanzache essa riveste nei processi di inclusione dei soggetti deboli, nei percorsi di lotta allo stigma e inparticolare nell’intervento sulle fasce di popolazione le cui difficoltà stanno “al confine” fra il disagiosociale e la malattia mentale.

Pur non essendo mai stata scelta la prospettiva della integrazione istituzionale, i servizigenovesi sono ricchi di esperienze di integrazione operativa fra i distretti sociali e i servizi dellasanità, sia a livello di lavoro congiunto sui casi che di progettualità complessiva.

In prospettiva si è quindi concordato di effettuare, in collaborazione con i Csm, unaricognizione per zona delle attività più significative e di maggior rilievo strategico, utile non solo alivello conoscitivo, ma anche per l’approfondimento delle problematicità specifiche, delle modalitàdi intervento praticate e delle realistiche possibilità di sviluppo.

Di particolare significato per l’operatività territoriale è la riflessione sulle aree di confine(psicocogeriatria, disabili con disturbi comportamentali, tossicodipendenti con comorbilitàpsichiatrica, adolescenti ed intervento sull’esordio psicopatologico), rispetto alle quali si concordasulla necessità di puntare ad un modello di collaborazione fra servizi certamente non inclusivo da

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parte della psichiatria, ma che riconosca in maniera forte l’indispensabilità dell’intervento congiuntodella parte sanitaria a fianco di quella sociale.

In particolare si sottolineano, quali aree operative ad elevata integrazione ed oggetto dispecifica riflessione, le tematiche della residenzialità e semiresidenzialità ( ed i collegamenti con ilsistema residenziale terapeutico) ed i percorsi di avvio al lavoro.

Si concorda infine sulla necessità, anche al fine di potenziare le connessioni tecnico-scientifiche fra operatori, di attivare iniziative culturali congiunte fra i servizi oltre che rispetto allediverse realtà territoriali.

B) Indirizzi specifici di zona

Attività sovradistrettualiIl Piano triennale dei servizi sociali si sofferma sui servizi sovradistrettuali o di zona quali

servizi complementari più facilmente attivabili su basi territoriali superiori a quelle dei singolidistretti. In particolare il rapporto con la sanità e con l’istituendo distretto sanitario richiederà unlavoro della zona in merito all’utilizzo di protocolli operativi e a quanto verrà a definirsi circal’applicazione del D.P.C.M. 14 febbraio 2001 “Atto di indirizzo e coordinamento per l’integrazionesociosanitaria”.

Nelle realtà distrettuali extra genovesi, i rapporti di collaborazione con i servizi sanitari nonhanno carattere di continuità poiché ci si attiva sporadicamente su casi specifici; in tali casi lacollaborazione è soddisfacente, tenendo sempre conto del fatto che i servizi dell’AUSL 3 non sonopresenti nei territori extraurbani in maniera adeguata, sia rispetto alla popolazione sia aglioperatori distrettuali che devono gravitare sempre sul capoluogo.

Per quanto riguarda i distretti genovesi la collaborazione è più strutturata ed è fortementeperseguita dai due Enti, Comune e ASL 3. Nella parte sull’integrazione sociosanitaria è statapresentata l’attività di monitoraggio sui protocolli operativi e la scelta, più generale, di avere unpercorso sempre aperto di confronto con le Unità Operative e i Dipartimenti.

Oltre queste funzioni esposte, che appartengono più ad un livello macro, vi sono azionisovradistrettuali che possono sembrare di minore portata, ma che nel confronto tra tecnici della zonasono sembrate incisive sull’operato quotidiano e significative soprattutto a favore della cittadinanza.Si tratta prevalentemente di attività svolte dai distretti genovesi che offrono supporto, sia in terminidi risorse concrete che in termini di confronto professionale, ai colleghi dei distretti extra Genova.In particolare le attività e i servizi sono:� Il servizio di consulenza legale che un avvocato volontario svolge presso il distretto IV Val

Bisagno;� La disponibilità di utilizzo dello “Spazio Famiglia” della Val Bisagno per gli incontri protetti dei

minori con i propri genitori, laddove prescritti dall’autorità giudiziaria;� La partecipazione alle riunioni di équipe, qualora si vogliano portare alla discussione casi

particolarmente complessi su cui vi è necessità di scambio e confronto professionale emultidisciplinare;

� Utilizzo del protocollo operativo che il Comune di Genova ha già adottato con i Centri di AscoltoVicariali, al fine di migliorare, anche per l’extra Genova, il rapporto di collaborazione sullapresa in carico dei casi;

� Attivazione di un coordinamento, di Zona, delle attività domiciliari per confrontare modellidiversi e socializzare le elaborazioni progettuali in atto, offrendo supporto e spunti di riflessioneanche per le altre realtà dell’Alta Val Bisagno e della Val Trebbia nel rispetto delle diversitàterritoriali;

� Partecipazione a piccoli eventi formativi/informativi che il distretto o il Comune realizzano.

Per il prossimo futuro è da valutare la possibilità che Genova sia risorsa sull’area dell’affidofamiliare relativamente a tutta l’attività sovradistrettuale attiva.

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Circa gli obiettivi indicati dal Piano triennale dei servizi sociali, si è aperto il confronto conl’AUSL 3 Unità Operativa Assistenza Anziani in merito all’apertura di un centro diurno.

Come presentato nel paragrafo sulle attività progettuali, presso l’istituto Doria è stata giàfatta un’esperienza assimilabile al centro diurno. Nella Zona c’è già un centro diurno, Von Pouerpresso l’istituto Paverano, con una disponibilità di trenta posti ritenuti però insufficienti.

La posizione geografica dell’istituto Doria consentirebbe di rivolgersi anche all’utenzadell’Alta Val Bisagno dovendo probabilmente ipotizzare un sistema di trasporto; sembra invece nonproponibile per i Comuni dell’Alta Val Trebbia perché la distanza è comunque eccessiva.Più in generale l’estensione territoriale della Zona comporta inevitabilmente il fatto di non riuscire asoddisfare l’intero territorio.

Nella parte delle linee di sviluppo genovesi per quanto riguarda la disabilità, si è fattoriferimento all’apertura di un centro socio-riabilitativo per disabili sempre presso l’istituto Doria;questa risorsa deve intendersi dell’intera Zona pur essendo esiguo il numero di disabili seguiti daldistretto dell’Alta Val Bisagno che comunque inserisce due persone disabili presso strutture diurne.

Attività sovradistrettuali della Zona extra genovesePer i distretti della Zona extra genovese si individuano due possibili linee di sviluppo da

realizzare insieme.Si ipotizza l’individuazione di un supporto amministrativo per i due distretti, con funzioni di

gestione del budget distrettuale e, per la Zona, con funzioni di raccordo, governo dei flussiinformativi, supporto amministrativo alla Segreteria Tecnica.

Ciò si rende necessario data la fase attuale di sviluppo del lavoro della Zona, anche perquanto riguarda il tipo di organizzazione che la Regione prevede, secondo cui è evidente lanecessità di rinforzare alcune competenze dei distretti extra Genova e della Zona.

Il secondo filone di comune interesse riguarda l’attivazione di corsi di formazione oaggiornamento professionale per educatori da svolgersi sul territorio comprendente tutti gli 11Comuni della Zona extra genovese. Tale progettazione, che ha come interlocutore la Provincia diGenova, risponde alla necessità di utilizzare personale del posto per i servizi e le attività educativerivolte ai minori. Ciò con un duplice obiettivo:

offrire occasioni di lavoro ai residenti evitando il problema dello spopolamento delterritorio;

evitare ciò che accade attualmente, cioè l’elevato turn-over degli educatori, appartenenti acooperative sociali genovesi, che non garantiscono continuità nel rapporto educativo.

Attività sovradistrettuali della Zona genovesePer la Zona genovese vi sono alcune possibilità di sviluppo di seguito delineate:

� A Molassana nell’unità urbanistica di S. Eusebio, in salita Mermi, nell’ambito dellaristrutturazione di due edifici dell’ARTE, è prevista la realizzazione di 11 appartamenti conspecifica destinazione ad anziani e la creazione di uno spazio da adibire a centro sociale peranziani; tempi previsti: entro il 2003.

� Sempre a Molassana in Via Sertoli a seguito di ristrutturazione del quartiere ARTE, il Comuneacquisirà spazi per servizi - nuova sede del distretto sociale, spazio per centro socio-educativoper minori attualmente nella zona di Prato - più alcune decine di mini appartamenti, circa 50,da destinare ad anziani; tempi previsti: entro il 2003.

� In località Gavette, all’interno della permuta di aree tra AMGA S.p.A. e Comune nonché delprogetto di riconversione dell’area ex AMGA a verde pubblico, sport e parcheggi, sono statirichiesti spazi/strutture da destinare ai servizi sociali; non si conoscono i tempi previsti per larealizzazione.

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� Sulla Via Emilia, a seguito della costruzione di un complesso residenziale da parte di un privato,gli oneri di urbanizzazione previsti consistono in 9 alloggi - 6 monolocali e 3 bilocali - dadestinare a fasce deboli. Si prevedono circa 3 anni di lavoro.

� Nella ex scuola “I Glicini”, a seguito di una convenzione tra Servizio Patrimonio del Comune eAssociazione AIAS, sono in corso i lavori di ristrutturazione per aprire una struttura del “Dopo diNoi”.

Oltre le opere strutturali, l’attività di sviluppo progettuale che riguarda i distretti socialigenovesi è quella della sperimentazione regionale dell’assegno servizi.

L’opportunità offerta ha permesso di avviare un proficuo lavoro di progettazione comune conil Nucleo Operativo Anziani della Zona; è stato istituito un gruppo di progetto, all’interno delComune e che si è poi allargato al Nucleo Anziani dell’AUSL, con il quale si intende monitorarel’intera sperimentazione individuando strumenti di valutazione appositi, come ad esempio l’utilizzodella scheda P.I.A.; inoltre nel gruppo di valutazione sarà presente un membro dell’area dellepolitiche per gli anziani, giacché è questa l’area di interesse prevalente della sperimentazione, perverificare anche la parte relativa all’accesso universalistico ai servizi e l’effettivacapacità/competenza dei cittadini di utilizzare in autonomia l’assegno erogato per ilsoddisfacimento del proprio bisogno assistenziale.

Più in generale per quanto concerne i rapporti con il Nucleo Operativo Anziani di Zona, si èavviata recentemente una nuova modalità di lavoro che riguarda lo svolgimento delle riunioni mensilidi U.V.G.: si sono introdotti temi di respiro progettuale - come l’assegno servizi - temi diapprofondimento - come la presentazione del Piano triennale dei servizi sociali e del distrettosanitario (entrambi i temi di prossima discussione), cercando di superare la logica del confrontoesclusivamente sui singoli casi. La soddisfazione, nell’introduzione di questa nuova modalità dilavoro, è alta ed è stato esplicitato l’interesse a proseguire in tale direzione.

C) Indirizzi specifici di distretto

Si indicano in questa parte gli indirizzi specifici formulati dai singoli distretti coerentementecon le diverse problematicità dei propri territori.

Le linee di sviluppo distrettuali corrispondono per i distretti extra genovesi alla pianificazionelocale, mentre per i distretti genovesi vi sarà la necessità di farle confluire nelle linee di sviluppo eprogrammatorie cittadine.

DISTRETTO N. 68

Il problema dello spopolamento del territorio dovuto spesso alla mancanza di servizi allafamiglia e alla difficoltà delle donne-madri a conciliare il lavoro familiare con la propria attivitàlavorativa, porta alla scelta di programmare servizi per la promozione dei diritti per l’infanzia eper il sostegno alla famiglia. Sono due le aree progettuali che il distretto individua.

La prima è “Micronidi in Val Trebbia”, iniziativa a sostegno delle competenze e della capacitàdi auto organizzazione delle famiglie. Il progetto si rivolge alle famiglie con bambini in etàcompresa tra i 9 e i 36 mesi che intendono riunirsi in gruppi di tre e avvalersi della collaborazionedi una baby sitter specializzata cioè fornita da una cooperativa, esperta in campo educativo,appositamente selezionata.

La dimensione del piccolo gruppo, i tre bambini, consente di far sperimentare ai piccoli occasionidi incontro, di gioco e attività comuni offrendo un percorso di socializzazione che, specialmente perchi vive in piccoli paesi, è frammentato e discontinuo.

Alle cooperative sociali che vorranno partecipare alla realizzazione del progetto, la cui regia èdel distretto, sarà richiesto di utilizzare personale residente nella Alta Val Trebbia.

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Si prevede di aprire, in via sperimentale per un anno, due micronidi considerato che il costo ditale servizio ammonta a circa 19 mila euro annui per nido, escluso il contributo delle famiglie.

La seconda area progettuale riguarda l’apertura di uno spazio ludico-educativo per bambini da3 mesi a 5 anni, da ricondurre alla specifica normativa regionale, L.R. 64/94, sulla disciplina degliasili nido e dei servizi integrativi. L’attività prevista è giornaliera, dalle 8 alle 13. Nello spazioopereranno educatori, residenti nella Val Trebbia.

Da un questionario sottoposto ad una parte di popolazione che ha partecipato ad un appositoincontro, è emerso che il 100% dei partecipanti manderebbero il proprio figlio presso lo spazioludico-educativo e il 50% ne chiede l’apertura per tutto l’anno.

Il costo di tale servizio si aggira intorno ai 50/60 mila euro senza considerare la contribuzionedelle famiglie.

Altro problema rilevante è dato dalla diffusione del fenomeno del disadattamento e del disagiominorile; lo spopolamento del territorio e la sua conformazione, hanno contribuito all’instaurarsi di unvuoto notevole per ciò che riguarda i servizi giovanili: non esiste un spazio di aggregazionegiovanile diverso dai Bar o dai locali parrocchiali (che per altro fanno attività nel solo periodoestivo).

Il progetto da sviluppare riguarda la ristrutturazione dei locali al piano terra della sede dellaComunità Montana, per attivare un centro sociale per bambini e adolescenti, differenziando leattività, ed in prospettiva un centro poli-funzionale per il territorio della Comunità Montana. I duecentro socio-educativi oggi presenti a Torriglia e Fontanigorda, finanziati con i fondi dellaL.285/97, si sposterebbero così a Montebruno, paese in posizione centrale rispetto a tutti gli altri, esi ipotizza di organizzare un servizio di trasporto per favorire l’accesso al centro.

I costi di ristrutturazione potrebbero essere affrontati con un co-finanziamento utilizzando i fondiin conto capitale della L.R.30/98.

La popolazione della Val Trebbia è in gran parte composta da persone anziane, molto spessosole e che necessitano, prima o dopo, di servizi di assistenza.

Da questa situazione demografica derivano due aree di sviluppo diverse.Una, riguarda l’incremento dell’assistenza domiciliare. Per realizzare questo obiettivo non si

esclude la possibilità di utilizzare, oltre le assistenti domiciliari dipendenti della Comunità Montana,anche alcune donne disoccupate che hanno frequentato il corso per assistenti familiari organizzatodalla Regione in occasione della sperimentazione dell’assegno servizi. Si tratta di un gruppo didonne che già nel dicembre 2001 hanno frequentato un corso di orientamento al lavoro, presso ilComune di Torriglia, organizzato dalla Provincia, Pari Opportunità, attraverso un finanziamentoeuropeo e che poi fortemente motivate hanno partecipato al corso per assistenti familiari.

Una seconda area di sviluppo parte dalla considerazione che la casa di riposo di Torriglia èoggi l’Azienda che offre maggiore occupazione nella Valle e che vi è in previsione l’apertura di unaresidenza protetta, “Felice Conio”, presso il Comune di Rovegno.

Per poter aprire la casa di riposo deve essere assunto il personale, mantenendo sempre unaforte opzione per il personale residente, che però deve possedere la qualifica professionale diOperatore Socio-Sanitario (O.S.S.); i corsi di riqualificazione dovrebbero tenere contodell’estensione territoriale dell’area metropolitana ed avere quindi un’organizzazione ed unalocalizzazione che agevola la partecipazione anche di coloro che vivono in zone distanti dal comunecapoluogo.

E’ stata presentata alla Regione una richiesta in tal senso.

Più in generale nell'ambito degli interventi che riguardano l'occupabilità e lo sviluppo di solidepolitiche sociali, la Comunità Montana ha aderito alla proposta della Provincia di Genova cheriguarda la costituzione di un parternariato pilota per la strutturazione di un piano locale per

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l'occupazione (GeLAP - Province of Genoa Local Action Plan). Il parternariato pilota attuerà lasperimentazione in tre territori della provincia di Genova: area metropolitana (Genova), fasciacostiera (Sestri Levante, Arenzano e Cogoleto) ed entroterra (Val Trebbia, Busalla e Ronco Scrivia).

L'obiettivo è applicare la Strategia Europea per l'Occupazione al territorio della provincia diGenova per rafforzare le iniziative di promozione dell'occupazione attraverso un'azione di sistemache permetta la concertazione tra gli attori locali rilevanti, promuovere le sinergie ed evitare ladispersione delle risorse. Tale azione di sistema consiste nell'adozione di una metodologia efficacedi lettura del territorio, delle caratteristiche e opportunità del mercato del lavoro locale e delletendenze evolutive dell'economia locale. L'applicazione di tale metodologia consentiràl'elaborazione di un Piano Locale per l'Occupazione come risultato di un processo continuo diconcertazione e partecipazione degli attori locali. Saranno partners del progetto:- Provincia di Genova, Ministero del Lavoro / Direzione Provinciale, Università degli Studi di

Genova, Camera di Commercio, Assindustria, Confederazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL ( diGenova e del Tigullio);

- Rappresentanti del Terzo Settore: Progetto Liguria Lavoro, CRESS;- enti locali del territorio: Comune di Genova, Comune di Sestri Levante, Comunità Montana

Argentea, Comunità Montana Alta Val Trebbia, Comune di Busalla, Comune di Ronco Scrivia.

Il progetto è stato presentato a febbraio 2002, se verrà finanziato durerà due anni e avrà unbudget di 1.500.000,00 €..

CONSIDERAZIONI

L’impianto progettuale del distretto n. 68 si presenta molto attento al soddisfacimento deibisogni della popolazione. I progetti indicati, rispondono agli obiettivi del Piano triennale dei servizisociali ed in più sono fortemente caratterizzati dalla situazione sociale e demografica nonché dagliaspetti di problematicità già evidenziati in altre parti del Piano di Zona.

L’individuazione delle aree di bisogno e la progettualità conseguente, aderente alladomanda insoddisfatta individuata, costituisce un’ottima base di lavoro tenendo anche contodell’impegno profuso da parte degli amministratori della Comunità Montana che dimostrano uninteresse significativo ai temi dello sviluppo delle politiche sociali.

C’è comunque da considerare che il distretto è in fase di avvio ed è opportuno prevedereuna fase di stabilizzazione dello stesso per quanto riguarda la costruzione dell'équipe distrettuale, ilrapporto di collaborazione con la Conferenza di Distretto, l’attivazione di reti territoriali, ilrapporto con i cittadini e quindi la realizzazione dei progetti presentati.

DISTRETTO N. 69

La più importante area di sviluppo riguarda la scelta strategica di costituire il distrettosociale e quindi, a monte, l'effettuazione di scelte concordate e partecipate da parte delleAmministrazioni, da condividere nella sede prevista, a ciò deputata, cioè la Conferenza di Distretto.

Le linee di sviluppo progettuale si indirizzano prevalentemente verso l’area dei minori el’area degli anziani.

Nonostante il lavoro frammentato fra i tre Comuni, vi è omogeneità nella definizione dellearee di intervento su cui incrementare la risposta alla cittadinanza.

Per quanto riguarda i minori è soprattutto la fascia pre-adolescenziale e adolescenzialecolpita dall’assenza di risorse e di servizi. Le ipotesi formulate sono diverse e differenziate tra iterritori che compongono il distretto.

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Per i ragazzi e le ragazze dei Comuni di Bargagli e Davagna è in corso la progettazione,con l’associazione Giovani Amici Uniti, per favorire la partecipazione allo Spazio Giovani che hasede nella zona di Struppa a Genova. Lo Spazio Giovani è nato nel settembre 2000 e hal’obiettivo, attraverso attività espressive, multimediali, sportive, ludico-ricreative, di rendereprotagonisti i ragazzi che vi accedono consentendo loro di appropriarsi di spazi creativi e costruttiviin cui si sviluppano capacità relazionali ed esperienze di socializzazione.

Per favorire la partecipazione allo Spazio Giovani, l’Associazione è disposta ad occuparsidel trasporto dei ragazzi, attraverso un pulmino, e il distretto dovrebbe riconoscere un contributo inqualità di rimborso spese.

Tale progetto verrà lanciato presso le scuole all’inizio del prossimo anno scolastico 2002-2003.

La criticità di questa azione è data dal fatto che non si è nella condizione di attivare unarisorsa analoga allo Spazio Giovani nel territorio del distretto, rinforzando così l’idea che per poterfruire dei servizi bisogna gravitare sulla città di Genova. Ad oggi non è però possibile pensare aduna soluzione diversa perché il territorio non esprime risorse di volontariato organizzato. E’ questaun’area su cui bisogna cercare di capire se ci sono potenzialità da sviluppare per poter offrirerisposte di maggiore efficacia ai cittadini.

Per il Comune di Lumarzo invece si deve partire dalla constatazione che i ragazzifrequentano la scuola media presso il Comune di Gattorna (distretto 81 della Zona 2 Chiavarese)dove è presente un centro socio-educativo con una buona affluenza. L’ipotesi di sviluppo dapercorrere è quindi quella della costruzione di un progetto articolato che veda insieme i duedistretti, genovese e chiavarese, per favorire la partecipazione alle attività del centro dei ragazziche frequentano la stessa scuola. Un elemento di facilitazione potrebbe essere dato dallaCooperativa che gestisce sia il centro socio-educativo di Gattorna, sia il centro per bambini diLumarzo.

Durante l’estate vi è il progetto “Lavagna Mare” già presentato nel capitolo 5. Vi èun’ipotesi di sviluppo di questa attività storica dei Comuni di Bargagli e Davagna. L’idea consiste nelriprogettare tale attività estiva, che riscontra un buon gradimento delle famiglie, dandoun’impostazione più educativa. Attualmente i bambini sono accompagnati da un assistente che ha unruolo di sorveglianza; si vorrebbe sperimentare un approccio più professionale che metta maggioreattenzione ai temi della socializzazione, dell’animazione, della creatività.

L’idea trae origine dalla situazione di isolamento in cui i bambini vivono, sparsi nelle diversefrazioni, e dal fatto che non esistono parchi-gioco, giardini ... dove incontrarsi; l’occasione dellafrequentazione comune della spiaggia durante l’estate potrebbe quindi essere meglio utilizzata.

Questa ipotesi deve però essere ancora valutata a fronte dei costi che comporterebbe,consapevoli che attualmente il servizio è accessibile per tutti, con un costo contenuto per i Comuni eper le famiglie.

In tutto il territorio del distretto è valutato prioritario l’aumento degli affidi educativiindividuali, con educatori professionali, che rispondono sia a situazioni molto problematiche, anche inpresenza di provvedimenti dell’autorità giudiziaria, sia a richieste del Consultorio familiare.

Per quanto riguarda l’area degli anziani la priorità è data dall’incremento dell’assistenzadomiciliare. Nel capitolo 5 sono state già presentate le differenze tra i Comuni del distretto.

A Bargagli sono seguiti 17 anziani in assistenza domiciliare; a Davagna ne sono seguiti 11.Entrambi i Comuni valutano il servizio di assistenza domiciliare insufficiente e ritengono chel’obiettivo sia l'incremento complessivo del 50% rispetto all'attuale servizio. Percorrendo la stradadell’associazionismo intercomunale e della distrettualizzazione, si arriverà ad un unico appaltoprobabilmente più conveniente rispetto ai due distinti appalti odierni.

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Due persone residenti su questo territorio hanno fatto il corso per assistenti familiari;attualmente non hanno rapporti di collaborazione diretta con il distretto, ma vengono segnalate allepersone in grado di poter retribuire un’assistenza privata.

A Lumarzo invece non esiste l’assistenza domiciliare; agli anziani viene offerto un servizio ditrasporto settimanale per andare a fare diverse commissioni (banca, farmacia, medico curante)tenuto conto della presenza di molti anziani nelle frazioni non collegate da alcun servizio ditrasporto. E' ritenuto un obiettivo quello di razionalizzare il servizio di trasporto e attivarel'assistenza domiciliare. Anche in questo caso potrà essere di grande supporto la stipula di un'unicaconvenzione per il distretto e l'utilizzo di ore in modo flessibile.

Sicuramente un obiettivo è l’attivazione del servizio di assistenza domiciliare; inoltre deveessere valutata la reale necessità del servizio di trasporto, rimasto sempre uguale negli anni anchese meno richiesto, verificando soluzioni che rispondono al bisogno con un costo minore.

CONSIDERAZIONI

Il distretto 69 è un distretto che deve trovare un proprio modello organizzativo, considerati ilimiti e le risorse di cui dispone: la scarsità del personale, le opportunità date dall’insediare unanuova organizzazione e allo stesso tempo la fatica che questo richiede.

Si rende necessaria una riflessione sul ruolo del responsabile di distretto, perché l’impegnolavorativo che oggi si richiede ha bisogno dell’individuazione formale di un responsabile delprocesso di distrettualizzazione.

I progetti individuati rispondono agli orientamenti del Piano triennale, ma soprattuttocostituiscono una base comune di confronto e di nuova costruzione progettuale unitaria sui granditemi aperti come quelli dell’adolescenza e degli anziani.

DISTRETTO III BASSA VAL BISAGNO

Le attenzioni di priorità che il distretto esprime riguardano alcune aree di problematicitàspecifiche del territorio, su cui vi è interesse a costruire adeguate risposte progettuali.

La prima attenzione è relativa alla presenza di molte donne straniere senza reti parentali,che vivono in solitudine e nutrono diffidenza nei confronti dei servizi pubblici. L’attività iniziata con ilprogetto “L’Arco. Aiuto te per aiutare lui”, di cui al quinto capitolo, ha aiutato a comprendere il tipodi risposta che è possibile offrire a tali famiglie avvicinandole alle istituzioni e soprattutto creandocondizioni di scambio, con altre donne e madri, che permettessero loro di uscire dall’isolamento.

Il progetto è attualmente interrotto per mancanza di risorse economiche anche se viveva conun modesto contributo erogato alla fine dell’anno alle associazioni di volontariato impegnate.

La seconda attenzione è data dalla presenza di molte situazioni in emergenza abitativa,prevalentemente sfratti, che riguardano nuclei multi problematici, spesso seguiti dal distretto o che visi rivolgono per richiedere aiuto. C’è poca collaborazione con il servizio Patrimonio del Comune equindi il distretto si trova a far fronte ad una problematica cui non è in grado di rispondere, nondisponendo di risorse alloggiative di cui vi sarebbe necessità.

La terza attenzione riguarda le persone anziane, considerata l’alta percentuale di anzianiche vivono soli; è necessario rinforzare il rapporto con il volontariato, con i centri di ascolto, percreare sul territorio un clima di supporto e solidarietà nei confronti dei più deboli, in un momento incui si riscontra una scarsa tolleranza e indifferenza.

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Sarebbe opportuno prevedere un servizio di appoggio al domicilio da parte delvolontariato, in più stretta collaborazione con l’attività di assistenza domiciliare, come tra l’altro lelinee di sviluppo genovesi sulle politiche per gli anziani stanno prevedendo.

Ulteriore attenzione merita la fascia adolescenziale per cui costruire nuove opportunitàeducative. Nel territorio sono presenti problemi di devianza, spaccio, furto di motorini e la generaletendenza tra i ragazzi a costituirsi in banda. Data tale situazione la risposta che si ritiene di dovermaggiormente sperimentare è quella dell’educativa di strada, progetto su cui il distretto è giàimpegnato insieme alle agenzie educative del territorio.

Infine si rileva la necessità di ricercare alcune forme flessibili nell’utilizzo delle risorse:l’aumento della complessità dei problemi e dei nuclei multiproblematici e la conseguente difficoltà ariportare a categorie rigide di utenza i progetti individualizzati, richiede di poter disporre di risorseflessibili capaci di rispondere, probabilmente, in maniera più efficace alle situazioni di bisogno.

DISTRETTO IV VAL BISAGNO

Le attenzioni di priorità che il distretto esprime riguardano alcune aree di problematicitàspecifiche del territorio, su cui vi è interesse a costruire adeguate risposte progettuali.

La prima attenzione è rivolta allo sviluppo ulteriore di servizi per la fascia pre-adolescenziale e adolescenziale. In particolare, come evidenziato nella parte delle attivitàprogettuali rilevanti, vi è uno specifico interesse per l’educativa di strada da realizzarsi sull’interoterritorio distrettuale.

Una prima esperienza potrebbe essere realizzata nell’unità urbanistica di Montesignano,caratterizzata da alto tasso di devianza, dispersione scolastica, disadattamento e anche povertà,attraverso il collegamento con il progetto Diamante, finanziato con la legge 285/97, che prevedeanche una parte relativa alla riproducibilità del progetto stesso. Quest'ipotesi deve essere verificatapiù compiutamente, ma sono già stati presi alcuni primi contatti anche in considerazione del fatto chela cooperativa che opera per il progetto Diamante è la stessa che gestisce l’Agenzia EducativaTerritoriale della IV Val Bisagno.

Si sta inoltre attivando una collaborazione con un'associazione locale per progettare unamappatura territoriale, rivolta agli adolescenti, finalizzata a proporre un piano regolatore zonale.

Anche in questo distretto vi sono molti nuclei con problemi di sfratto ed è molto attiva lacollaborazione con il Centro d’ascolto Vicariale e con il Centro emergenza famiglie che ha datodisponibilità al distretto di un alloggio nella zona. E’ scarsa invece la collaborazione con il servizioPatrimonio del Comune.

La collaborazione con il Centro d’ascolto è rilevante anche in relazione alle persone,prevalentemente donne, conosciute dal distretto e dal Centro, disponibili a svolgere attività diassistenza e che hanno partecipato al corso per assistenti familiari.

La terza attenzione riguarda l’area degli anziani molti dei quali seguiti insieme alla salutementale con cui si lavora congiuntamente.

E’ in aumento la richiesta di assistenza domiciliare anche per situazioni di solitudine deglianziani e non solo per problemi di autosufficienza. Le risorse a disposizione, per quanto cospicue,richiedono di individuare criteri di priorità. Nei casi in cui l’intervento si caratterizza come preventivoe di generico supporto alla persona, non prioritario ma neanche da trascurare, è opportunoprevedere un rapporto strutturato con il volontariato, in più stretta collaborazione con l’attività diassistenza domiciliare, come tra l’altro le linee di sviluppo genovesi sulle politiche per gli anzianistanno prevedendo.

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CONSIDERAZIONI

Le linee di sviluppo delineate dai distretti sociali genovesi, dovranno trovare una lororicomposizione, prevalentemente, all’interno degli indirizzi programmatori più generali del Comunedi Genova.

Si tratta quindi di implementare un sistema di programmazione che contemperi laprogrammazione della singola area, rispondente agli indirizzi dell’Amministrazione Comunale, con leproposte programmatorie che provengono dai territori distrettuali, utilizzando l’occasione strutturatache i Piani di Zona oggi offrono per regolare la funzione di programmazione.

Vi sono inoltre alcune linee di sviluppo che riguardano in via esclusiva il distretto come adesempio il rapporto con il volontariato locale; tali priorità indicate rappresentano la capacità deldistretto di “fare diagnosi” sul proprio territorio individuando i percorsi più appropriati per losviluppo di una politica sociale locale.


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