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PALESTRA NATURALISTICA COME FOTOGRAFARE ANIMALI IN AMBIENTI (SEMI) CONTROLLATI

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Premessa La fotografia in Parchi e Oasi è spesso oggetto di

dure polemiche:

Fotografie senza valore documentaristico: gli animali non avrebbero i medesimi comportamenti che hanno in natura libera

Fotografie facili da farsi: gli animali sono vicini e abituati alla presenza umana, dunque che ci vuole a ottenere foto d’effetto?

Un fotografo naturalista attento all’etica non dovrebbe frequentare strutture con animali in cattività, anche se per fini reintroduzione in natura di specie a rischio, perché considerate quasi indistintamente non rispettose dei diritti degli animali.

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Documento o elogio alla Natura?

“E’ solo l’ingenuità e un poco di supponenza da parte dei fotografi a far loro credere che le immagini naturalistiche debbano o possano documentare qualcosa. Tutto o quasi è già stato documentato: chi ha aspirazioni di questo tipo nel caso dovrebbe trasferirsi in Antartide o in Amazzonia, non mettersi in coda per importunare i Martin pescatori.

La verità è che le vostre fotografie nascono da pulsioni e scopi ben più importanti dell’illusione di documentare ciò che è già stato documentato: l’amore dell’arte per l’arte, e il fotografo è un artista, e per la possibilità di magnificare, più che di descrivere, la natura. Un dono alla società che può creare nel pubblico quell’emozione che può diventare amore, protezione e difesa della natura. Vi sembra un impegno da poco?”

Harry Salamon, naturalista e fondatore del Parco faunistico Oasi di sant’Alessio.

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I comportamenti degli animali

Il volo di un qualsiasi uccello, aironi, cicogne, spatole o esemplari utilizzati per dimostrazioni di falconeria non hanno nulla di differente rispetto al volo dei medesimi esemplari ripresi in natura libera. Così come la corsa di un leopardo o le attività di corteggiamento e riproduzione del Martin Pescatore. Parchi e Oasi sono una naturale palestra naturalistica che permette di prender confidenza sia con le tecniche di ripresa sia con il comportamento degli animali.

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Questa la facevo anch’io

Non sono scatti facili, semmai sicuri: si ha la certezza di avvistare gli animali, che sono a portata di medio tele, ma non semplici da farsi.

Gli animali non sono mai collaborativi: non puoi dire loro di mettersi in posa e raramente stanno fermi, fatta eccezione quando dormono.

Ottenere una foto d’effetto di un qualsiasi esemplare, che sia fermo, in volo o in corsa, senza conoscerne le abitudini ci impedisce di prepararci adeguatamente allo scatto

L’ansia di fotografare un soggetto, sapendo di avere poco tempo prima che si muova o attivando lo scatto continuo per essere certi di non perdere neanche un movimento, ci fa trascurare altri dettagli della foto che erroneamente si pensa di non aver tempo di curare: sfondo, luce, angolo di ripresa, composizione, postura.

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Che impostazioni hai usato?

Domanda fuorviante, in nessun caso ci capiterà mai di essere nel medesimo posto, di fronte alla medesima scena, con le medesime caratteristiche di luce e sfondi.

Potrà capitare di avere la medesima attrezzatura del fotografo cui ci stiamo rivolgendo, ma non saremo mai lui e, soprattutto, non avremo mai la sua visione.

La domanda che mi piacerebbe ricevere è: “Come hai ragionato di fronte a questa scena e cosa ti interessava far emergere dallo scatto?”

Imparare a ragionare davanti a una scena, prendendo in considerazione tutti gli aspetti, non solo le impostazioni presunte ottimali dell’attrezzatura

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Si “sbaglia” quasi sempre

Anche se si sta fotografando in ambienti controllati o semi controllati, la fotografia di Natura e in Natura è quasi sempre un compromesso: anche se si ha tutto il tempo di gestire le impostazioni, curando ogni dettaglio di ripresa, difficilmente si riuscirà a ottenere uno scatto che racconti, che emozioni e che abbia tutte le cosine al posto giusto.

Bisogna scegliere cosa si vuole comunicare, a chi e a cosa si vuole dare priorità. E va dichiarato. Così come va sempre detto dove è stata fatta la fotografia e come la si è ottenuta. Sarà poi il nostro pubblico a decidere.

Esaminiamo qualche esempio di scatti apparentemente giusti, ma sbagliati se si valutano solo dal punto di vista della perfezione formale.

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Nitticora - Nycticorax nycticorax. Detta anche “night heron" per la sua abitudine a cacciare anche di notte evitando così la competizione con altre specie di ardeidi. Nikon D700, Nikkor 300mm f/2.8: 1/1000, f/2.8, 300mm, 1600 ISO, distanza 10 metri. Ho avuto tutto il tempo di studiare la ripresa corretta, tuttavia per l’ansia di ottenere lo scatto del momento topico (l’attimo prima che si tuffasse per pescare) non ho curato adeguatamente la messa a fuoco, concentrandomi solo sul soggetto. I rami fuori fuoco in primo piano sono un elemento di disturbo.

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Aquila reale - Aquila chrysaetos. Ha un’apertura alare che può raggiungere i 2 metri e 40 cm. Mi interessava catturare l’attimo successivo allo stacco dal palo, per raccontare la potenza del movimento, contestualizzando il rapace nell’ambiente. Mi sono sdraiata a terra, a pancia in su e sulla traiettoria dell’aquila, scegliendo una focale a 70mm e una chiusura di diaframma media (f/6.3) per lasciare sufficientemente leggibile lo sfondo. Forse troppo: la vegetazione così evidente che crea poco stacco con il soggetto, può essere considerata un elemento di disturbo.

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Fotografia scattata poco prima di mezzogiorno, in estate, dunque con luce molto dura su soggetto in movimento e con piumaggio bianco. Le alghe marcite che dal fondo salgono sulla superficie dell'acqua, creando un velo quasi gelatinoso spezzato dalla passata del pellicano, donano colori particolari su tutta la scena. Primo approccio: scelta del bilanciamento del bianco. Mi piace settare il bilanciamento del bianco su "nuvoloso", scegliendo la saturazione minima per evitare un viraggio troppo sul giallo ed ottenere un punto di colore quasi dorato. In questo caso non ce n'è stato bisogno, e ho scelto il bilanciamento automatico. Secondo pensiero: come non bruciare i bianchi. Ho scelto l'esposizione valutativa. Con sfondi confusi e riflessi sull'acqua (che impattano sia sull'esposizione sia sulla messa a fuoco) di norma espongo solo sul soggetto. Qui non era il caso: piumaggio bianco, riflessi e luce dura portano a parecchi contrasti da gestire che avrebbero bruciato i bianchi. Così ho scelto la valutativa. La posa del pellicano e i tempi rapidi hanno fatto il resto. Lato composizione, ho applicato la regola dei terzi sia in orizzontale (la linea dell'orizzonte è nel terzo superiore), sia in verticale, posizionando il pellicano nel primo terzo a destra, badando a creare una diagonale naturale con il becco e la chiusura in basso a sinistra del frame. Il difetto: il punto di ripresa verrebbe considerato troppo alto ma se mi fossi posizionata a filo d'acqua avrei perso il riflesso del corpo nell'acqua.

Nikon D700, Sigma 150/500@500mm: 1/1600, f/6.3, 400 iso.

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L’attrezzatura

Una reflex entry level, un obiettivo corto, un medio tele sono sufficienti per iniziare a fare pratica (focali dai 18 ai 200 mm). Un treppiedi e/o un monopiede utilissimi in situazioni di scarsa luce e per gestire attrezzatura pesante.

Parlo volutamente di focali e non di zoom o fissi perché sarebbe opportuno abituarsi a ragionare in primis per focali, e non per attrezzatura e resa tecnologica. Si sceglie la focale con cui si vuole fotografare, e dopo si compone. E’ l’unico modo, inteso come efficace, per codificare una scena e rendere automatiche le scelte, con il tempo e l’esercizio.

Riabituarsi a mettere la fotografia al centro, non la tecnologia degli strumenti che si utilizzano.

Ciò significa approcciarsi dando priorità all’ABC della fotografia: composizione, gestione della luce, punti di ripresa e tecnica necessaria per ottenere il risultato. Poi si può pensare alla tecnologia del nostro corredo che, comunque, si impara solo con l’esercizio.

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Come si ragiona su una scena

I punti di interesse: davanti a un animale, osserviamolo e chiediamoci che cosa lo rende particolare oppure cosa ci piace o cosa ci incuriosisce. E’ un approccio che aiuta a prepararci allo scatto per eliminare tutto ciò che non ci interessa mettere in risalto. Ed è anche il primo passo verso l’automatizzazione del pensiero.

Scelta del tipo di ripresa: close up o ritratto ambientato? O ancora congelamento del movimento, mosso controllato, panning, zooming? Com’è la luce? Come gestiamo i bianchi? Lo sfondo è amico? La risposta a ognuna di queste domande non può prescindere dalla conoscenza delle prestazioni dell’attrezzatura, dalle tecniche di ripresa e dalla conoscenza del comportamento di un animale in determinate situazioni.

Scelta della composizione: non è detto che una composizione centrale sia sbagliata ma negli scatti naturalistici, soprattutto se di animali in movimento, lo è quasi sempre a meno che L’esemplare non ci stia venendo incontro frontalmente. Ricordarsi di posizionare l’animale nel terzo verticale esterno nella direzione del movimento

Punto di ripresa: ad altezza occhi, o appena sotto.

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Gli elementi di disturbo (o presunti tali)

Cespugli e frasche, scarsa luce, luce dura, controsole, cielo bianco, pioggia, neve, attrezzatura non professionale, sbarre dei recinti, recinti stessi, riflessi sui vetri di osservazione, vetri sporchi, soggetti lontani… Quante volte ci siamo detti “Questa non la scatto” per uno di questi motivi?

Usiamo la creatività e la fantasia, trasformiamo gli elementi di disturbo in soggetti principali, dando loro pari dignità, se non superiore, all’animale stesso. Ricordandoci sempre di chiederci cosa vogliamo comunicare

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Gestione dei riflessi: se coprirli con il proprio corpo non aiuta, o si indossano maglie chiare o

ancora non si possiede attrezzatura adeguata, tanto vale cercare uno scatto contestualizzato per

comunicare “qualcosa”. Poi ognuno legga in questo scatto quello che gli pare: il povero animale in

cattività con lo sguardo triste, oppure l’ocelot nella sua tana, al caldo, ben nutrito e in attesa che si

sciolga la neve. Per inciso, l’ocelot in questa foto è un esemplare di recupero che prima era in uno

spazio di 9 metri quadrati. Ora è ospitato in una voliera di 100 mq che ingloba un intero albero alto

8 metri, uno stagno, un locale riscaldato. Ed è lo spazio più grande che vi sia, dovunque, per un

esemplare di questa specie (15 kg di peso).

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Sole alle spalle che rifletteva sul vetro di osservazione. Maglia scura e

posizionamento davanti al vetro per eliminare i riflessi.

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Luce molto dura, ampie zone di ombra nel bosco, cuccioli in corsa

sfrenata. Attendere che passino negli spot naturali di luce, facendo

prove di esposizione solo in quei punti e prepararsi allo scatto

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Un ritratto ambientato per mettere in risalto il movimento frontale

dell’animale e la prospettiva, semi centrale, con la via di fuga. Sebbene

sia uno scatto con il movimento “congelato”, la posizione della zampa dà

l’idea del movimento.

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Un cielo bianco e gli alberi spogli: gioco di composizione sfruttando la curva

degli alberi come quinta naturale, in attesa del momento ideale di scatto, con un

soggetto in primo piano.

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Acquerello naturale - Giornata di pioggia, avevo con me solo un teleobiettivo

non molto luminoso. Ho gestito la ripresa con tempi molto lenti e diaframmi

chiusi per avere una resa alternativa rispetto alle solite riprese.

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Il controsole – La spatola faceva continue passate dall’acqua alla

terraferma. Ho sfruttato l’attimo dello stacco dall’acqua, con l’ombra sulla

superficie del lago e la sagoma del corpo attraverso le ali.

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Una ripresa in controsole di due spatole in volo libero sincronizzato. Test

Nikon D4 con Nikkor 500mm. Condizioni ostiche: la luce dura, il controsole, il bianco

del piumaggio e il volo in coppia. Tuttavia grazie alle continue passate dei due

esemplari richiamati sulle sponde del lago dal cibo lasciato dagli addetti, è stato

possibile effettuare più riprese fino a ottenere l’effetto desiderato. (1/5000, f/4.5,

500mm, 800 iso, +1/3 EV)

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Messa a fuoco selettiva sul piano di ripresa, esasperando lo sfocato

davanti e dietro al soggetto. Una tecnica di ripresa “discreta”, per rendere il

presunto stato d’animo del rapace, seminascosto nella vegetazione.

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Ci piace?

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Il dettaglio – Se lo sfondo, seppur sfocato, non rende, inutile intestardirsi: concentriamoci su un

dettaglio o un punto di interesse. Questo esemplare femmina di Bucero delle Filippine, mi ha fatto letteralmente sudare le classiche sette camicie: si avvicinava in continuazione alle sbarre della voliera incuriosita dall’obiettivo, impedendomi così di farle un ritratto intero significativo. Tuttavia, dopo averlo ottenuto, mi sono resa conto che non mi diceva un granché. Così ho cambiato approccio, visione e obiettivo (Zeiss Makro-Planar T* 2/100 ZF.2), ottenendo un dettaglio del meraviglioso

occhio con ciglia, avendo persino tutto il tempo per gestire anche la messa a fuoco manuale.

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Ancora dettagli

Uova di farfalla, Caligo atreus, su

foglia di banano.

Fotografare il dettaglio non significa

approcciarsi “solo” con l’idea di fare

uno scatto macro, ma osservare

attentamente la scena per capire se

contiene anche elementi particolari di

distinzione che meritano di essere

messi in rilievo con specifiche

tecniche di ripresa. In questo caso, la

particolare posizione delle uova, in

due gruppi, divise naturalmente a metà

dalla venatura della foglia, mi ha fatto

decidere di mettere in risalto anche la

texture dello sfondo. Da notare la

chicca di un uovo, l’ultimo, in

posizione differente dagli altri

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Gestire la composizione con soggetti statici includendo elementi

apparentemente di disturbo

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Rompere creativamente le regole per fare pratica, sperimentare e creare un proprio stile

Anableps anableps, detto anche Pesce Quattrocchi – Ho atteso che il

pesce tagliasse con la testa il riflesso di un raggio di sole nell’acquario

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Esperimenti di ripresa alternativa. Di norma si tende a considerare soggetti

minuscoli come scatti da effettuarsi in modalità macro, dunque treppiedi,

tutto a fuoco eccetera. In questi scatti ho cambiato approccio, considerando

il pesce semplicemente come un animale in movimento con un punctum che

mi interessava fissare: gli occhi. Non ho cercato l’effetto specchio che non

avrei potuto ottenere, visto che era in movimento. Anzi, proprio l'acqua

increspata crea ad entrambe le foto quel minimo di dinamicità a scene che

altrimenti sarebbero risultate statiche. Dunque tempi mediamente rapidi

(1/400), e gestione di iso e diaframmi tenuto conto della limitata pdf. Infine,

messa a fuoco selettiva con punto di ripresa a filo d'acqua per questo scatto,

e lievemente superiore all’acqua nell’altro, per ottenere anche una ripresa

sfocata del corpo del pesce.

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Il volo

Gli uccelli sono animali abitudinari, studiare i loro comportamenti in volo ci aiuterà sia nella ripresa fotografica sia a pianificare la composizione. Qualche esempio per rendere l’idea: cambia molto se sono in procinto di fotografare un airone o una cicogna, soggetti medio grandi con un volo abbastanza prevedibile e lento, rispetto alla ripresa di un falco pellegrino, soggetto più piccolo e con una velocità critica che sfiora i 400Kmh (quella documentata va dai 320 fino ai 400Kmh).

La cicogna, per esempio, è un soggetto relativamente facile da riprendere, soprattutto in fase di planata quando il suo lento volo prevede larghi cerchi a spirale con ali spiegate. E’ una modalità che consente di prepararci calcolando il momento ottimale di scatto, permettendoci anche riprese frontali.

O ancora: sapere quando un airone o una spatola sono in procinto di spiccare il volo, dall’acqua o dalla terraferma, ci aiuterà a immortalare il momento topico. Sarà però necessario far partire la raffica di fotogrammi una frazione di secondo prima dello stacco, cogliendo l’attimo in relazione sia alla velocità del battito d’ali del volatile sia alle prestazioni della nostra attrezzatura. In caso contrario, se non terremo conto di questi fattori, con ogni probabilità otterremo una sequenza di volo con le ali del soggetto chiuse o semi raccolte, mentre gli scatti più suggestivi sono quelli che immortalano l’uccello ad ali spiegate, con i dettagli del piumaggio ben visibili.

Le condizioni ambientali influiscono sulla ripresa e sulla resa finale: non siamo al chiuso, dunque non c’è alcuna possibilità di intervenire sulla luce né sugli sfondi, dovremo quindi essere consapevoli, prima di scattare, della potenziale resa dello scatto in relazione sia al colore del piumaggio del soggetto ripreso sia a come la luce si riflette su di esso. Anche lo sfondo, di cui raramente ci si preoccupa soprattutto quando si è agli inizi, è un elemento essenziale che non va trascurato.

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Lo sfondo influisce anche sulla messa a fuoco, perché in generale se è uniforme converrà impostare la modalità multisettore, che permette di gestire un’area di messa a fuoco più estesa. Viceversa, se non è uniforme, è troppo vicino al soggetto o presenta fattori di disturbo che rischiano di influire sulla messa a fuoco, sarà utile impostare la modalità “spot”, ossia sul punto centrale.

Anche l’acqua è uno sfondo che impatta sulla messa a fuoco, perché i riflessi ingannano il sensore e la ripresa si complica ulteriormente se si sta fotografando un uccello bianco, tipo una spatola, una garzetta, una cicogna o un airone bianco maggiore.

Ho accennato solo ad una minima parte delle difficoltà di questo tipo di ripresa, sufficienti per affermare che la prima cosa da imparare quando ci si cimenta nella cattura fotografica di avifauna in volo (in molti usano il termine “caccia”, che non amo) è capire quando è perfettamente inutile scattare. Peccato che ciò avvenga solo dopo aver fatto innumerevoli mesi di esercizio ed aver messo duramente alla prova… l’otturatore della fotocamera ;).

Per approfondimenti: Tiro a volo, consigli e tecniche per riprendere in modo dinamico e suggestivo gli uccelli nel loro elemento, l’aria.

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Non fidiamoci mai sempre e solo degli automatismi

La magia della Natura

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…E non ci son filtri, schemi di luce, set, trucco, stylist, proiettori né flash che reggono il confronto. La magia della luce naturale, degli scenari che madre natura ha creato, associati a soggetti mai collaborativi, non ha paragoni. Fotografi quello che trovi, senza possibilità di modificare nulla o quasi della scena. Poi uno scatto può riuscire o meno, possiamo leggerlo come vogliamo, focalizzarci sul dettaglio o immaginarci di ampliare la visione ristretta da un 2x3, possiamo criticare il punto di bianco bruciato o anche sostenere che in controluce sarebbe meglio non scattare... tutto quello che vogliamo... ma le emozioni vissute per la visione e la ripresa di un momento naturale, non potranno mai essere messe in discussione. E qui vorrei fermarmi. Alle emozioni e alla semplicità, di cui tutti abbiamo un estremo bisogno.

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La formula Tour è stata pensata

specificatamente per i principianti della

fotografia di Natura e in Natura, e dedicata

all’esplorazione fotografica del Parco, dal

percorso europeo a quello tropicale, ai

tunnel nel bosco, alle riprese a filo d’acqua

di lontre e castori, per arrivare alle riprese

dei rapaci in volo.

La specificità del Parco e la numerosa

presenza di fauna libera e stanziale, e in

ambiente controllato, oltre agli scorci

paesaggistici di notevole impatto, ci

permetteranno di affrontare i fondamentali

della fotografia naturalistica.

Durante il tour, in base alle scene e ai

soggetti da riprendere, ci focalizzeremo

soprattutto su composizione, postura,

punto di ripresa e gestione della luce.

Inoltre, verranno date indicazioni sul

comportamento degli animali per

permettervi di prepararvi allo scatto nel

momento giusto.

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Fotografia e Natura: tra etica e ipocrisia

Intervista a Harry Salamon,

naturalista e fondatore dell’Oasi

di Sant’Alessio – FOTOGRAFIA

REFLEX, ottobre 2012

Disponibile dal 25 settembre

nelle edicole

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Claudia Rocchini

Nella fotografia, così come nella vita, è auspicabile saper cambiare spesso visione: visione grandangolo, visione zoom, visione 35mm standard. Con due raccomandazioni. La prima è ricordarsi di togliere il tappo dall’obiettivo. La seconda è una massima di Talete: "Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca, per poter ascoltare il doppio e parlare la metà". Claudia Rocchini è nata a Pavia nel 1967. Ci vive ancora perché è la città ideale in cui ritornare. Ha tre passioni nella vita: la fotografia, la scrittura, i viaggi e ha trovato il modo di farne un lavoro, tra alti e bassi e con brevi periodi di disaffezione in cui ha fatto altro. Ha iniziato giovanissima come giornalista politica ed esteri in quotidiani e periodici nazionali per poi passare agli uffici stampa in differenti settori, aziendali e istituzionali, con solide esperienze in case editrici nazionali e agenzie di Pr. Nel 2000 ha temporanemente abbandonato il giornalismo attivo e passivo per dedicarsi al marketing strategico e alla comunicazione integrati (prodotti e servizi) con incarichi di manager in associazioni di Confindustria e Confcommercio. Nel tempo, si è specializzata in Community management e Social network communication, ritornando al giornalismo e alla fotografia. Ha una rubrica fissa mensile, "Io fotografa", su FOTOGRAFIA REFLEX: pur non disdegnando la fotografia di persone e luoghi, la sua predilezione va alla Natura e agli animali. Preferisce l'approccio empatico a quello strettamente documentaristico: è solita dire che quando fotografa il suo obiettivo è tirar fuori il lato umano dell'animale o far emergere il lato animale di se stessa. Per aziende e privati, professionisti e marchi di settore si occupa anche di consulenze di comunicazione: pur consapevole che nella società dell'immagine spesso l'apparenza è sinonimo di sostanza, preferisce tuttavia mettere l'accento non tanto sul "purché se ne parli" ma sul "come" se ne parla.

Il suo obiettivo, da grande, è ritornare bambina.

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Grazie!

www.claudiarocchini.it www.reflex.it


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