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Guida della RiseRva NatuRale PiGelleto

2 Pigelleto sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 3

L’ Azienda A.S.T.R.A. (Azienda Speciale Tutela Riserve e Ambiente) è stata istituita dalla Provincia di Siena nel 2006 allo scopo di eser-citare attraverso di essa le funzioni relative alla gestione delle Riserve Naturali, aree particolarmente fragili destinate alla con-servazione della biodiversità.

Tra le attività svolte dall’Azienda, la promozione, la divulgazione scientifica e l’educazione ambientale hanno un ruolo di primo piano poiché è ormai chiaro che la conoscenza e la consapevo-lezza dei cittadini sono fattori fondamentali per il successo delle politiche ambientali di un Paese.

Partendo da questo presupposto, l’Azienda sta realizzando una serie di pubblicazioni divulgative sulle singole Riserve e su parti-colari aspetti della loro biodiversità, allo scopo di far comprendere l’importanza e l’unicità di queste realtà e incoraggiare alla visita. In questo contesto è stata realizzata la Guida della Riserva Natu-rale Pigelleto, un’area forestale a sud del Monte Amiata tra le più belle della provincia per la maestosità dei suoi boschi e tra le più importanti sotto l’aspetto naturalistico per la presenza di una delle tre popolazioni relitte di abete bianco della Toscana.

Mario MensiniPresidente Azienda Speciale A.S.T.R.A

4 Pigelleto sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 5

Indice

Biodiversità e aree protette .....................................................6

Il Sistema delle Riserve Naturali della Provincia di Siena ............... 7

Riserve Naturali e Rete Natura 2000 .......................................... 8

La Riserva: caratteristiche generali ...........................................10

Come si raggiunge ................................................................ 12

Aspetti geologici ..................................................................14

Gli ambienti della Riserva ......................................................16

Il bosco di faggio e abete bianco ............................................ 20

Il bosco misto di cerro .......................................................... 26

Pipistrelli in volo ................................................................. 30

Gli impianti artificiali ........................................................... 32

Le aree aperte .................................................................... 34

Chi è stato? Segni di presenza ................................................ 36

Calendario della natura ........................................................ 38

L’Amiata nel tempo ............................................................. 40

Le attività estrattive ............................................................. 42

Biodiversità biologica e culturale ............................................ 44

Strutture e attività ............................................................... 46

Il Regolamento ................................................................... 48

Il territorio circostante .......................................................... 50

Eventi del territorio ............................................................. 52

Elenco delle specie citate ...................................................... 54

Didascalie delle tavole illustrate ............................................. 56

Pubblicazione a cura di A.S.T.R.A. Azienda Speciale Tutela Riserve e Ambiente

Coordinamento e testiSpecies, Siena (www.species.it)

IllustrazioniRita Petti

CartografiaA.S.T.R.A.

Progetto graficoBellucci Design, Siena (www.belluccidesign.it)

Stampa Alsaba Grafiche per Protagon Editori Toscani

Materiale fotograficoBiblioteca degli Intronati di Siena: 15(4). Museo Minerario di Abbadia San Salvatore, Archivio Storico Fotografico: 42(1). Museo delle Miniere di Santa Fiora (collezione di Cicaloni Pietro): 15(3); 42(2,3,4); 52(2). Parrocchia Santa Maria delle Scale di Saragiolo: 52(1). Cooperativa Abies Alba: 47(3,4); 49(5,6). Barbara Anselmi: 17(5); 20-21(1,6); 30(1); 41(2). Alessandro Bellucci: 53(1). Anna Bocci: 14-15(1,2). Gianni Chiancianesi: 11 (3); 20(2); 29(4); 32(2); 35(11); 38(1,4). Gianna Dondini e Simone Vergari: 30-31(2,3,6,7,8). Silvia Francucci: 40(1); 50(2); 53(2). Isabelle Minder: 10-11(2,4,5); 16-17; 21(3, 5); 23; 26(1); 28-29(1,5); 32-33(1,4,5); 34-35(1,3,6,8,9,10); 36; 38-39(2,6,7,9); 41(3,4,5); 46(1,2); 48; 50-51(1,2,3,5,6,7). Flavio Monti: 34-35(2,5); 38(5). Lorenzo Pecoraro: 21(4); 29(6); 33(6); 38-39(3,8). Margherita Vigni: 6-7; 10(1); 35(7); 43; 44-45.

Ringraziamenti: Associazione Amici del Museo Minerario di Abbadia S. Salvatore, Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, Andrea Brogi, Coop. Abies Alba, Leonardo Favilli, Flavio Frignani, Giuseppe Manganelli, Piergiusep-pe Montini (Comunità Montana Amiata-Valdorcia), Museo delle Miniere di Santa Fiora, Silvia Nocciolini, Parrocchia Santa Maria delle Scale di Saragiolo, Lorenzo Pecoraro, Andrea Petrioli, Sandro Piazzini, Danilo Russo, Renato Scapigliati.

Per informazioniA.S.T.R.A. Azienda Speciale Tutela Riserve e AmbientePiazza Duomo 953100 SienaTel. 0577 [email protected]

Provincia di Siena - Ufficio Riserve NaturaliVia delle Sperandie 4753100 SienaTel. 0577 241416 Fax 0577 45358riservenaturali@provincia.siena.itwww.riservenaturali.provincia.siena.it

Realizzato con il contributo della Regione Toscana

6 Pigelleto sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 7

Biodiversità e aree protette

il termine biodiversità indica la varietà delle forme di vita che popolano la Terra, dai microscopici batteri agli animali e alle piante più grandi. Questa varietà può essere misurata a tre scale diverse: a livello di specie, ma anche di individui e di ecosistemi. All’interno di ogni singola specie, infatti, ogni individuo differisce

leggermente dagli altri. Questa diversità rappresenta una sorta di assicurazione per la sopravvivenza, perché, quando le condizioni ambientali variano leggermente, almeno una parte degli individui può riuscire ad adattarsi alla nuova situazione. All’interno di una qualsiasi area geografica anche gli habitat sono numerosi e ben differenziati, al pari delle specie che li abitano: anche questa varietà è fondamentale per il mantenimento della vita. La diversità biologica è un elemento fondamentale per il funzionamento dell’ecosistema Terra perché assicura tutta una serie di servizi indispensabili per gli esseri viventi, compreso l’uomo: fornisce cibo, acqua e materie prime di vario tipo, contribuisce al mantenimento degli equilibri climatici, alla prevenzione del rischio idrogeologico, alla produzione di ossigeno, al riciclo dei rifiuti e dei nutrienti e agisce da barriera contro la diffusione di malattie. Per quanto riguarda la sopravvivenza dell’uomo, il mantenimento della biodiversità è fondamentale non soltanto dal punto di vista alimentare, ma anche dal punto di vista medico: molti principi attivi utilizzati in medicina provengono infatti dagli esseri viventi, in particolare vegetali. Infine, non va sottovalutato il valore della biodiversità dal punto di vista estetico, culturale, turistico e ricreativo: la sua tutela consente di soddisfare il crescente bisogno di spazi naturali e alimenta attività come il turismo eco-compatibile, l’escursionismo e la didattica ambientale.Poiché in natura ogni essere vivente è strettamente legato a tutte le altre componenti viventi e non viventi dell’ecosistema in cui vive, la perdita di un qualsiasi tassello di questo mosaico può comportare una serie di squilibri, cioè una riduzione di funziona-lità dell’ecosistema, che può manifestarsi anche sul medio o lungo termine. Al danno ecologico può associarsi un danno economico e/o culturale: per esempio, soltanto una minima parte delle specie vegetali potenzialmente utili in campo medico o alimentare viene attualmente utilizzata, e il rischio è che alcune specie possano estinguersi prima ancora di essere state studiate o sfruttate.Uno dei principali strumenti per mantenere un’elevata biodiversità è quello di destina-re aree di particolare pregio naturalistico e grande ricchezza specifica all’istituzione di riserve, parchi o oasi, in modo da garantirne la conservazione a lungo termine, valoriz-zando al contempo la loro fruizione e tutte le attività sostenibili correlate.

il sistema delle Riserve Naturalidella Provincia di siena

le Riserve Naturali sono territori che per la presenza di specie di flora e fauna o di particolari ecosistemi naturalisticamente rilevanti, devono essere gestiti per garantire la conservazione dell’ambiente nella sua inte-grità (Legge Regionale 49/1995).

La Provincia di Siena ha istituito, dal 1996, quattordici Riserve Naturali che occupano complessivamente oltre 9.000 ettari di elevato valore ambientale, na-turalistico, storico e culturale, in cui i diversi ambienti tutelati ospitano specie animali e vegetali rare e di grande interesse scientifico e conservazionistico. Le 14 Riserve Naturali costituiscono un Sistema di aree protette il cui scopo è quello di garantire e promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico-culturale e di quello naturalistico.Le quattordici Riserve riflettono l’incredibile diversità degli ambienti del territo-rio provinciale, proteggendone gli aspetti più significativi: si passa da ecosistemi forestali montani (Riserva Naturale Pigelleto) ad ecosistemi lacustri (Riserva Na-turale Lago di Montepulciano), da boschi e macchie di leccio (Riserva Naturale Basso Merse) a boschi di faggio (Riserva Naturale Pietraporciana), da ambienti fluviali (Riserve Naturali del Farma-Merse) ad ambienti agricoli fortemente mo-dificati dall’uomo (Riserva Naturale Lucciola Bella e Riserva Naturale Bosco di S. Agnese). Questa eterogeneità si riflette in una grande diversità di specie: tra queste si con-tano oltre 150 emergenze faunistiche, 70 emergenze floristiche e 20 emergenze vegetazionali di interesse conservazionistico a livello comunitario, nazionale e regionale.La gestione del Sistema è finalizzata alla conservazione delle specie e degli eco-sistemi, alla promozione ed incentivazione delle attività produttive e di tempo libero compatibili, allo svolgimento delle attività scientifiche e di ricerca e alla promozione delle attività d’informazione e di educazione ambientale.

RiseRve NatuRali e Rete NatuRa 2000 Rete Natura 2000

La Rete Natura 2000 è uno degli strumenti adottati dai Paesi dell’Unione

Europea per rispondere agli impegni presi con la Convenzione sulla Diversi-

tà Biologica firmata a Rio de Janeiro nel 1992 e affrontare così la riduzione

della biodiversità a livello europeo.

La rete si compone di Zone di Protezione Speciale (ZPS) e di Siti di Importanza Co-

munitaria (SIC). Le ZPS sono individuate dalla Direttiva “Uccelli” (Direttiva 79/409/

CEE) allo scopo di proteggere gli uccelli selvatici conservando gli habitat in cui vi-

vono, si riproducono o si nutrono durante la migrazione. I SIC sono invece indivi-

duati dalla Direttiva “Habitat” (Direttiva 92/43/CEE), per la conservazione di specie

e habitat particolarmente importanti e rappresentativi per il mantenimento e il

recupero della biodiversità che caratterizza il territorio europeo.

La Rete, insieme ad altre tipologie di aree protette già istituite all’interno dei

Paesi dell’Unione Europea, è un efficace mezzo di collegamento tra habitat nato

allo scopo di favorire la diffusione e la dispersione delle specie e di conseguenza

la loro sopravvivenza.

In Italia sono stati istituiti ad oggi 2284 SIC, per la tutela di 132 habitat, 87 specie di

flora e 99 specie di fauna (delle quali 21 mammiferi, 9 rettili, 14 anfibi, 25 pesci, 30

invertebrati), e 591 ZPS per la protezione di circa 380 specie di uccelli. Nella pro-

vincia di Siena sono stati individuati 17 SIC, di cui 6 classificati anche come ZPS, che

insieme alle Riserve Naturali costituiscono quasi il 16% del territorio provinciale.

Le foreste del Pigelleto sono classificate come SIC per il grande valore che rivesto-

no per la conservazione a livello europeo di particolari habitat e specie animali

e vegetali. In particolare sono di interesse comunitario 8 specie di pipistrelli, 3

specie di anfibi, 2 specie di uccelli e ben 5 diversi habitat forestali, di cui tre di

interesse prioritario per la loro rarità e necessità di conservazione a livello di tutto

il territorio europeo. La tutela di queste formazioni forestali nella loro integrità e

naturalità diventa quindi un impegno nei confronti non solo del nostro Paese ma

di tutta l’Unione Europea.

Riserve Naturali1 Alto Merse2 Basso Merse3 Bosco di S. Agnese4 Castelvecchio5 Cornate e Fosini6 Crete dell’Orcia7 Farma8 Il Bogatto9 La Pietra10 Lago di Montepulciano11 Lucciola Bella12 Pietraporciana13 Pigelleto14 Ripa D’orcia

siC1 Alta Val di Merse2 Basso Merse3 Castelvecchio4 Cono vulcanico del Monte Amiata5 Cornate e Fosini

6Foreste del Siele e Pigelleto di Piancastagnaio

7 Montagnola Senese8 Monte Cetona9 Monti del Chianti10 Ripa d’Orcia11 Val di Farma

siC e ZPs1 Crete dell’Orcia e del Formone2 Crete di Camposodo e Crete di Leonina3 Lago di Chiusi4 Lago di Montepulciano5 Lucciolabella6 Monte Oliveto Maggiore

e Crete di Asciano

sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 98 Pigelleto

sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 11

sti in Europa meridionale e, tra quelli italiane, si trova a quote insolitamente basse. Qui occupa aree esposte a nord, fresche e preferibilmente percorse da cor-si d’acqua, in associazione ad altre specie arboree. L’abetina ha subito, nel corso del tempo, un costante prelievo da parte dell’uomo, ma è durante la seconda guer-ra mondiale che un taglio massiccio ne ha ridotto drasticamente la superficie, che oggi occupa circa 30 ettari della Riserva. La Riserva ospita anche specie erbacee di grande bellezza: ne sono un esem-pio le diverse specie di orchidee, le pri-mule, le viole e la dentaria pennata. Nel sottobosco, umido e fresco, cresce

una grande varietà di funghi: un recen-te studio ha censito oltre 400 specie. In questi ambienti di grande naturalità vivono specie animali di notevole im-portanza conservazionistica: tra queste la salamandrina dagli occhiali (un piccolo anfibio endemico della nostra Penisola) e ben 8 specie di pipistrelli (una colonia di questi mammiferi volanti si è addirit-tura stabilita all’interno del Centro Visite della Riserva Naturale). Oltre a queste specie meno frequenti, il Pigelleto ospita anche caprioli, cinghiali, ghiandaie, poia-ne, capinere, numerose specie di farfalle e tanti altri animali, e non è infrequente scorgerne alcuni esemplari o le loro trac-ce durante una passeggiata nella Riserva.

La Riserva Naturale Pigelleto ha una su-perficie di 862 ettari, quasi interamente boscati, ed è situata nel Comune di Pian-castagnaio. L’area protetta comprende una serie di rilievi a morfologia dolce, con l’altitudine maggiore raggiunta da Poggio Pampagliano (969 m), che colle-gano il Monte Amiata (1738 m), situato a nord, con il Monte Civitella (1107 m), in territorio grossetano. I torrenti Senna e Siele delimitano la Riserva rispettiva-mente a nord e a sud. Le particolari carat-teristiche climatiche e morfologiche dell’area hanno determinato una grande ricchezza di specie vegetali, tra le quali si anno-verano il faggio, il castagno, d i v e r s e querce, carpini ed il tasso, una maestosa

conifera che è attualmente inserita nelle liste rosse internazionali per la sua rarità. La Riserva è nata con lo scopo principale di conservare la popolazione relitta di abe-te bianco, localmente chiamato “Pigello”, che qui cresce spontaneo come importan-te testimone dell’ultimo periodo glaciale,

terminato circa 10.000 anni fa. La penisola italiana e soprattutto l’Ita-lia meridionale furono infatti i “ri-fugi” nei quali le foreste di abete bianco si ritirarono quando, al culmine della glaciazione, gran parte dell’Europa era ricoperta dai ghiacci. Con il mutare del clima e il ritiro dei ghiacci, l’abete bianco è sopravvis-

suto solo nelle zone in cui si conservò un microclima adatto, e

dove la competizione con il faggio non era troppo forte. Il Pigelleto è uno di questi pochi popolamenti di abete bianco rima-

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la Riserva: caratteristiche generali

10 Pigelleto

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Come si raggiunge

Da Siena: percorrere la Strada Statale Cassia e seguire le indicazioni per Abbadia San Salvatore poi per Piancastagnaio. Da qui proseguire in direzione di Santa Fiora e voltare dopo circa 5 km per Castell’Azzara e Pigelleto; dopo circa 3 km da quest’ultimo incrocio si troverà a sinistra il centro visite “La Direzione” della Riserva Naturale del Pigelleto.

Da Sud: percorrere l’autostrada A1 (Milano-Napoli), uscita Chiusi-Chiancia-no Terme. Seguire quindi le indicazioni per il Monte Amiata (Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio). Da Piancastagnaio: vedi sopra.

Da Grosseto: percorrere la Strada Provinciale Siena-Grosseto e seguire le indica-zioni per il Monte Amiata e Santa Fiora. Proseguendo in direzione di Pianca-stagnaio dopo circa 7 km voltare al bivio per Castell’Azzarra e Pigelleto.

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Nelle pagine precedenti1 Il bosco di faggio e abete bianco in primavera2 La fegea, un lepidottero comune nella Riserva3 Capinera4 Aglio orsino5 Area aperta con Poggio Roccone sullo sfondo

In questa pagina6 Abete bianco e particolare della pigna e delle scaglie

14 Pigelleto sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 15

aspetti geologiciA differenza di quanto ci si possa aspetta-re in un’area famosa per la presenza di un vulcano spento (il Monte Amiata), e quin-di principalmente caratterizzata da rocce magmatiche, nella Riserva Naturale del Pigelleto affiorano rocce sedimentarie rife-ribili all’Unità di Santa Fiora (Formazione di S. Fiora e Formazione della Pietraforte) e alla Formazione delle Argille con calca-ri a palombini. La Formazione di S. Fio-ra è costituita da arenarie con calcari ed è maggiormente rappresentata nella porzio-ne nord-orientale della Riserva, mentre la Formazione della Pietraforte è formata da arenarie torbiditiche a composizione quar-zoso-calcarea e costituisce l’ossatura dei principali rilievi dell’area (Poggio del Nib-bio, Poggio La Roccaccia e Poggio Rocco-ne). Entrambe si sono deposte nel Cretaceo superiore, tra 140 e 65 milioni di anni fa. La Formazione delle Argille con calcari a palombini, più antica (Cretaceo inferiore) e diffusa solo nella porzione meridionale del-la Riserva (oltre che in alcune piccole aree a nord), è formata da argille e marne, alter-nate a strati di calcare; le sue argille grigie si sfaldano facilmente in piccole scaglie che si accumulano ai piedi dei versanti più acclivi. Queste formazioni si deposero in ambiente di mare profondo a partire da 140 milio-ni di anni fa (Cretaceo inferiore), quando l’Oceano Tetide iniziò a chiudersi; in par-ticolare, nel caso delle Argille con calcari a palombini, l’alternanza tra argilliti, marne e bancate calcaree è frutto di frane sottoma-rine che hanno periodicamente interrotto

1 Cinabro2 La miniera del Siele oggi3 Cernita del cinabro del Siele, 19064 Dettaglio del Codice miniato in Quadragesimale de christiana religione secolo XV

la deposizione delle argille e delle marne con fanghi calcarei trasportati dalle frane stesse. La disposizione attuale delle di-verse formazioni geologiche del-la Riserva, in cui la più recente (F. di S. Fiora) si trova sottostan-te a quella più antica (F. delle Argille con calcari a palombini), è il frutto delle fasi orogenetiche di formazione dell’Appennino. L’attività vulcanica del Monte Amiata ha influito su quest’area nelle sue ultime fasi di raffredda-mento, con la mineralizzazione del cinabro. Si tratta di un mine-rale rosso acceso, diffuso in mas-se compatte e granulari o come fine impregnazione di rocce se-dimentarie; la sua polvere è stata impiegata da etruschi, romani e pompeiani come colorante, noto con il nome di “vermiglio-ne”, nella decorazione muraria, e ancora dagli amanuensi nei loro codici miniati, mentre in tem-pi più recenti è stato usato per l’estrazione del mercurio. Fin da-gli etruschi, quindi, il territorio della Riserva è stato sfruttato per l’estrazione di questo importan-te minerale e nell’area si trovano

tuttora gli impianti, oramai abban-donati, di tre miniere: quella delle Solforate, dell’Abetina e del Siele.

Scala dei tempi geologici

ERA PERIODO INIZIO (milioni di anni)

Neozoico Olocene 0.01Pleistocene 2

Cenozoico

Pliocene 5Miocene 22

Oligocene 40Eocene 55

Paleocene 65

MesozoicoCretaceo 140

Giurassico 195Triassico 230

Paleozoico

Permiano 280Carbonifero 345Devoniano 395Siluriano 435

Ordoviciano 500Cambriano 570

Precambriano 3000

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Carta geologiCa

sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 17

Le tipologie forestali protette dalla Riser-va si mostrano ai visitatori lungo i sentie-ri in tutta la loro varietà di forme, colori e odori. Il passaggio da un tipo di bosco all’altro è spesso graduale e quasi im-percettibile: le specie che costi-tuiscono le diverse comunità sono infatti quasi sempre le stesse, ma la loro distribu-zione e abbondanza relativa cambia. La cerreta risulta essere la formazione predominante: oltre al cerro, questo tipo di bosco accoglie molte altre specie come gli aceri, l’or-niello, il ciavardello e ovviamente, nelle zone

più umide e fresche, anche l’abete bian-co. Un altro ambiente forestale esteso, che accompagna i visitatori lungo buo-na parte dei sentieri, è quella formata dal

faggio e dall’abete bianco in associazione con molte altre specie come il carpi-no bianco e il tasso [1]. In porzioni minori del-

la Riserva Naturale sono presenti impianti arti-ficiali di conifere e aree aperte a pascolo o col-

tivate. Nell’estremità meri-

dionale si trovano in-fine i vecchi edifici delle

Miniere del Siele.

Impianti artificiali Bosco di faggio e abete bianco

Bosco misto di cerro

Miniera del Siele

Aree aperte

Gli ambienti della Riserva

16 Pigelleto

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il bosco di faggio e abete bianco

Didascalie delle tavole a pagina 56

sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 1918 Pigelleto

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Nelle zone più fresche della Riserva si svi-luppa il caratteristico bosco misto di faggio e abete bianco, dove compaiono anche rari individui di tasso. Questa tipologia forestale è uno degli habitat di interesse comunitario presenti nella Riserva Na-turale. È in prevalen-za un bosco ad alto fusto ricco di alberi secolari e erede della gestione forestale at-tuata durante il perio-do di attività mineraria, quando i grossi tronchi di abete bianco erano usati come puntella-me da miniera. Le chiome delle latifoglie rappresentate in prevalenza da faggi accom-pagnati da popolamenti di

castagno, acero opalo, montano e campe-stre e carpino bianco formano una volta che mantiene, anche nel periodo estivo, una temperatura ben al di sotto di quella

dell’ambiente aperto e offre rifugio e risorse alle

specie di uccelli tipiche del bosco, come il tordo bottac-

cio, il fringuello e la cincia bigia,

che qui vi nidificano. Le foglie del faggio si sviluppano an-

che nelle zone ombreggiate, con il risul-tato che le chiome delle faggete possono essere particolarmente dense e stratifi-

cate. Il piano arbustivo è perciò estrema-

mente contenuto e formato dai giovani esemplari delle principali specie arboree sovrastanti, oltre che dalle specie arbustive propria-mente dette, come la laureola. Il piano erbaceo è abbondante e ric-co di specie vegetali e animali ad esse legate, soprattutto all’inizio della primavera, quando il passag-

il bosco di faggio e abete bianco 1 Faggeta con aglio orsino2 Cincia bigia3 Lucertola muraiola4 Porcino 5 Chilostoma planospira,

una chiocciola comune negli ambienti forestali

6 Dentaria pennata

gio della luce non è ancora ostaco-lato dal pieno sviluppo vegetativo delle latifoglie. Primula comune, viola, aglio orsino, dentaria pen-nata, belladonna e ranuncolo sono le piante più diffuse e offrono una

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20 Pigelleto

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ricca fonte di nettare per farfalle e altri insetti. Gli strati superiori della lettiera e del suolo vengono rimescolati continuamente dagli invertebrati, ma anche da uccelli, scoiattoli e cinghiali, tutti alla ri-cerca di cibo. Il suolo è invaso da numerosi funghi dalle dimensioni e forme più disparate, alcuni asso-ciati in simbiosi alle piante, altri che invece si comportano da pa-

rassiti. Scavate nel terreno ci sono diversi tipi di tane, da quelle gran-di dell’istrice, del tasso e della vol-pe a quelle più piccole delle lucer-tole muraiole. Numerosi ruscelli attraversano il bosco e risultano essere un habitat ideale per anfi-bi tipici di questi ambienti come la salamandrina dagli occhiali e la rana appenninica. In autunno il bosco dipinto dal colore dorato

delle foglie del faggio è di grande fascino e la produzione di faggiole (i frutti del faggio), castagne e al-tri frutti rappresenta una fonte in-dispensabile per la sopravvivenza di numerosi animali, tra i quali il capriolo e il cinghiale. In inverno, con la caduta delle foglie, il bosco si presenta spoglio e quiescente, a volte coperto di neve. Solo l’abete bianco, il tasso ed alcuni arbusti conservano le loro foglie, creando un mosaico di sempreverdi alter-nato ai tronchi delle caducifoglie.

7 Faggio e faggiola8 Femmina di panorpa,

chiamata anche mosca scorpione per la presenza, nei maschi, di una struttura simile al pungiglione degli scorpioni.

9 Coleottero del genere Geotrupes che si nutre di escrementi

10 Ranuncolo bulboso

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il bosco misto di cerro

Didascalie delle tavole a pagina 56

sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 2524 Pigelleto

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La tipologia boschiva più diffusa nella Ri-serva è il bosco misto di cerro. Insieme a questa quercia, possono essere presenti molte altre specie arboree: l’acero opa-lo, il carpino bianco, il frassino maggiore, l’orniello, il pero selvatico, il ciavardello e, più raramente, l’abete bianco. Nel sottobo-sco si trovano il pungitopo, il bian-cospino, molte altre specie ar-bustive e, in primavera, una gran-

de varietà di fiori, quali il cicla-mino pri-

maverile e le orchidee Orchis

purpurea e Cepha-lanthera longifolia. La

cerreta ospita numerosi uccelli, come lo scricciolo, la cinciarella e la ghiandaia

e mammiferi di varie di-mensioni, dal piccolo moscardino alla volpe e il cinghiale.

1 La cerreta in estate2 Moscardino3 Il maggiociondolo,

un albero che si trova raramente nel bosco di latifoglie

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il bosco misto di cerro...

26 Pigelleto

sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 29

e le diverse specie della famiglia dei Cerambicidi, riconoscibili per le lunghissime antenne. A causa del basso apporto nutriti-vo del legno le larve impiegano diversi anni per completare il loro sviluppo. Le gallerie scavate dai coleotteri e le fessure presenti naturalmente sul legno vengono utilizzate da vespe, api selvatiche e formiche per costruirci i loro nidi, ma anche come rifugio da ragni e larve di mosche. I picchi approfittano dell’abbondanza di questa fonte alimentare martel-lando con il loro becco robusto il legno, allo scopo di localizzare le prede; anche altri uccelli ar-boricoli come il rampichino e il picchio muratore perlustrano i tronchi e raccolgono gli insetti in superficie e nelle fessure. In primavera, i picchi utilizzano gli alberi morti ancora in piedi per scavare i propri nidi che, una volta abbandonati, diventano

1 Tronchi morti caduti e in piedi

2 Picchio rosso maggiore3 Cervo volante4 Picchio muratore5 Il coleottero

Cerambicide Cerambix scopolii

6 Gymnopilus junonius, un fungo che cresce sul legno morto

7 Ghirorifugio per altri uccelli, come le cince, ma anche per piccoli rodi-tori quali ghiri e quercini. Il pic-chio muratore si insedia spesso nei vecchi buchi abbandonate, dopo averne adattato l’ingresso modellandolo con del fango. Le cavità naturali negli albe-ri, rifugio per la faina e l’allocco, e gli spa-zi sotto le cortecce dove il rampichi-no costruisce il nido, vengono inoltre utiliz-zati da alcune specie di pipi-strelli, come il barbastello comune e la nottola di Lei-sler.

La naturalità dei boschi del Pigelleto si manifesta anche con la presenza di grandi e vecchi alberi, di tronchi morti e di legno marcescente. Sono elementi rari a trovar-si nei boschi gestiti esclusivamente con criteri economici, ma che invece, al pari degli altri momenti del ciclo vitale dell’albero, sono fondamentali per la stabilità degli ecosiste-mi forestali. Tramite le complesse relazioni che si instaurano sul legno morto in una foresta, la materia organi-ca viene restituita al terreno, migliorando la fertilità dei suoli e la loro capacità di

trattenere umidità, a tutto vantaggio della foresta stessa. In questo ciclo virtuoso si inseriscono una miriade di specie, che in-sieme rendono possibile questo processo e che rappresentano una grande ricchezza

in termini di biodiver-sità. I tronchi morti, che siano caduti o an-cora in piedi, vengono velocemente attaccati da funghi e batteri, che ne provocano la decomposizione, at-taccando per prima la

parte esterna. Il legno marcescente viene rosicchiato e digerito dalle larve di alcune specie di coleotteri, come il cervo volante

... e il legno morto

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La Riserva del Pigelleto ospita una ricca comunità di pipistrelli, composta da ben 8 specie differenti, rap-presentando così una vera e propria oasi per questi animali in forte diminuzione in tutta Europa. Le principali cause di minaccia alla loro sopravvivenza sono la progressiva scomparsa dei rifugi abituali (grotte, casolari, cavità nei vecchi alberi), l’alterazio-ne del loro habitat e il disturbo e la persecuzione di-retta da parte dell’uomo. In particolare, questi ani-mali risentono dell’uso di pesticidi in agricoltura, che ha fatto diminuire gli insetti di cui si nutrono, e del taglio indiscriminato dei boschi, nei quali vengono a mancare i vecchi alberi ricchi di cavità. Il barbastello comune e la nottola di Leisler sono specie tipicamen-te forestali, che cacciano sopra le chiome degli alberi e ai margini del bosco, trascorrendo il giorno nascosti nelle fessure e nelle cavità degli alberi. Legato agli ambienti di bosco rado e alle aree aperte è invece il vespertilio maggiore, che lanciandosi sulle radure caccia coleotteri e altri insetti sul terreno. Il rinolofo maggiore predilige le zone aperte al margine delle fo-reste, mentre il rinolofo minore frequenta il bosco chiuso. Entrambe queste specie si nutrono in volo cacciando falene, ditteri e altri insetti. L’orecchione

1 Cassette per pipistrelli (bat-box)

2 Orecchione grigio, che prende il nome dalle sue lunghe orecchie

3 Bat-box con vespertilio maggiore

4 Rinolofo maggiore

5 Nottola di Leisler a caccia di insetti, di cui può mangiare circa 3000 individui ogni notte!

6 Vespertilio smarginato

7 Rinolofo minore nella miniera del Siele

8 Serotino comune nel rifugio

Pipistrelli in voloCacciano di notte, si orientano emettendo ultrasuoni, hanno ali membranose, si riposano a testa in giù: sono i pipistrelli!

grigio e il vesperti-lio smarginato si possono trovare sia nel bosco, che nelle zone aperte. Il serotino comune, invece, può essere osservato ovun-que, anche nei pressi del Centro Visite e nei vicini centri abi-tati, mentre caccia in pros-simità delle fonti lumi-nose. Il buono stato di conservazione dei boschi della Riserva, gestiti pre-valentemente ad alto fusto o lasciati ad evoluzione naturale, la presen-za di ampi spazi all’interno degli edifici e nelle gallerie delle ex-miniere, favori-scono senza dubbio la presenza di questi acro-bati notturni. Per lo sver-namento, molte specie utilizzano cavità degli al-beri, anfratti rocciosi na-turali, miniere, grotte ed edifici. La Provincia di Siena e l’Azienda Speciale A.S.T.R.A., nell’ambito di un pro-getto di ricerca sui pipistrelli nelle Riserve Naturali, hanno recente-

mente pos i z io -nato alcune cas-sette-nido (meglio co-nosciute come bat-

box), sia per monitorare la presenza dei pipistrelli

forestali, specie tra le più elu-sive e difficili da censire, sia per

aumentare l’offerta di rifugi per questi animali. Le bat-box sono state immediatamente coloniz-zate da diverse specie di pipi-

strelli fra cui la rara nottola di Leisler, specie censita per la prima

volta in provincia di Siena proprio grazie a questa

ricerca. Il progetto prevede an-che l’installazione di telecamere all’interno

delle bat-box per l’osser-vazione dell’attività dei pi-

pistrelli, con la trasmissione delle immagini in tempo reale al Centro Visite.

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In alcune zone, intercalati alle due prece-denti tipologie di bosco, si trovano im-pianti artificiali di conifere, per lo più rappresentate da pino nero, abete bianco, larice e abete rosso, piantati in seguito

agli imponenti tagli subiti dall’abe-tina in tempo di guerra. Il numero di specie vegetali e anima-

li presenti in que-sti ambienti

è minore

rispetto a quello del bosco naturale. L’aci-dificazione del suolo dovuta alla lenta de-composizione degli aghi e la fitta ombra delle conifere, spesso cresciute a densità troppo elevate, limita lo sviluppo del sot-tobosco. Questo ambiente è in fase di lenta rinatu-ralizzazione e grazie anche ai tagli gradua-li delle conifere, è stato colonizzato da al-cune specie di latifoglie sia arboree, come carpini, aceri, faggio e cerro, che arbustive come biancospino, sambuco e rovo. Nel sottobosco si sviluppano piante di dimensioni ridotte come la laureola, la

felce aquilina, i carici, la cruciata gla-bra e alcuni funghi come il pinarolo. Sulle fronde più sottili delle conifere

si possono osservare i fiorranci-ni, le cinciarelle e le cince more, che percorrono i rami in cerca di cibo. Il fiorrancino, un uccello mi-nuto del peso di appena cinque grammi, con una piccola striscia giallo-arancio sulla testa (ed una bianca sopra l’occhio che per-mette di distinguerlo dal rego-lo), predilige i boschi di conifere durante il periodo riproduttivo, cibandosi degli insetti e degli ar-tropodi che trova tra gli aghi.

Gli impianti artificiali

1 Impianto di pino nero2 Cincia mora3 Una coppia di fiorrancini 4 Cruciata glabra5 Carice con il coleottero

Cerambicide Stictoleptura cordigera

6 Pinarolo1

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sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 3534 Pigelleto

Le praterie, i margini delle strade, le pic-cole radure nel bosco e gli spazi aperti vi-cino agli edifici coprono solo una minima parte della superficie globale della Riserva, ma sono elementi importanti, offrendo ambienti utilizzati da una moltitudine di specie vegetali e animali. Si tratta in gran parte di formazioni

prative seminaturali o prati-pascoli, che necessitano dello sfalcio e del pascolo pe-riodico perché possano mantenersi senza evolvere in arbusteti. In primavera, il farfa-ro annuncia il risveglio della natura, segui-

to poi dalla fioritura di cipres-sina, ranuncolo, peverina a foglie strette, Ophrys bertolo-ni e carota selvatica. Farfalle, cavallette, grilli, imenotteri e una grande varietà di al-tri invertebrati popolano prati e siepi, dei quali si cibano numerose specie di uccelli, come la tot-tavilla e la capinera. Le aree aperte vengono utilizzate anche da lucertole e serpenti e

possono essere osser-vati poiane e, con un po’ di fortuna, bian-coni e falchi pecchia-ioli mentre sorvolano il Pigelleto. Le fasce di arbusteto, formate da ginestra dei carbonai, rosa canina, prugnolo, biancospino e rovo, delimitano l’esten-

sione delle aree aperte e vengono usate come posatoi dal saltimpalo e dallo zigolo nero. Queste fasce offrono inoltre nascondiglio e ali-mento all’istrice e alla lepre.Preziosi sono anche i pochi sta-gni e le pozze, sparsi nei prati, utilizzati spesso dai tritoni e dalle libellule.

1 Prateria 2 Poiana3 Ginestra dei carbonai4 Un biancone che si

ciba di un serpente5 Lepre6 Ophrys bertoloni7 Tritone crestato

italiano8 Farfaro9 Grillo campestre 10 Farfalla febe11 Saltimpalole aree aperte

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Chi è stato? segni di presenzaNon è facile incontrare gli animali che abi-tano il Pigelleto, eccetto gran parte degli uccelli che con un po’ di pazienza si pos-sono osservare in volo o posati sui rami. I mammiferi sono in gran parte notturni e la loro presenza è quasi sempre rilevabile solo attraverso i segni indiretti, come le impronte lasciate nel terreno umido, gli escrementi, i peli e i resti alimentari. Per determinare la presenza di alcune specie, si possono osservare anche altre tracce, ad esempio le penne e le borre dei rapaci not-turni (rigurgiti costituiti da peli, penne e ossa delle prede), i resti degli insetti e le galle (escrescenze e rigonfiamenti di rami e foglie provocati dalla presenza di uova di insetti). Quindi…occhio alle tracce!

Un sentiero tracciato dal continuo passaggio di mammiferi

AltRe tRACCeLe impronte degli ungulati si riconoscono facilmente per la presenza degli “unghiel-li”, equivalente umano delle dita. Nel cinghiale [6] si possono notare, oltre alle punte arrotondate del 3° e 4° dito, le caratteristiche impronte de-gli speroni; nel complesso si ha quindi la forma di un trape-zio, mentre nel capriolo [7] gli speroni spesso non appaiono o rimangono in linea con gli zoccoli molto appuntiti. Le impronte di volpe, tasso e istrice sono la-sciate dai cusci-netti delle dita e dalle unghie. Nella volpe [8] i cuscinetti anteriori sono ben distanziati da quelli posteriori; nel tasso ed nell’istrice sono tutti più ravvicinati. Queste ultime due specie si distinguono principalmente in base alla lunghezza delle unghie, lunghe nel tasso (9) e corte nell’istrice [10]. Durante le passeggiate lungo i sentieri, può capitare di trovare gli aculei bicolori dell’istrice [11], o una penna striata dal bel

color azzurro della ghiandaia [12]. Le pen-ne dei rapaci notturni (gufi, barbagianni, allocchi, civette e assioli) sono facilmente riconoscibili da quelle degli altri uccelli

grazie alla loro superficie supe-riore dall’aspet-to vellutato [13], un adattamen-to per rendere il volo molto silenzioso e sor-prendere la pre-da più facilmen-te. La borra del barbagianni [14] si riconosce dalle ossa che contiene e dal r i ve s t imento scuro e lucido che la avvolge. Cercando sotto le conifere, si possono trovare le scaglie delle pigne strappate dallo scoiatto-

lo [15]. Anche le bucce di castagna lascia-no intuire che di lì deve essere passato un cinghiale [16]. E le piccole sfere rosse sulle foglie di faggio? Sono le galle provocate da un moscerino parassita, nelle quali sverna la larva [17].

eSCRemeNtIMammiferi come la volpe e il tasso mar-cano i loro territori con le feci; la volpe le depone ben esposte [1], spesso sopra ai massi lungo un sentiero, mentre il tasso scava una piccola fossa [2], chiamata latri-na, dove depone gli escrementi.

Le feci degli ungulati e dell’istrice invece si trovano generalmente disperse “a caso” sul terreno. Per identificare la specie che ha prodot-to gli escrementi è necessario osservarne forma e dimensioni. Le feci di cinghiale sono costituite da singole palline appiat-tite e spesso raggruppate [3]. Quelle di capriolo sono piccole [4], generalmente separate e a forma di uovo, mentre quelle dell’istrice sono allungate e raggruppate o separate [5].

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GeNNaioIl bosco è spoglio e addormentato, a volte coperto dalla neve. Solo l’abete bianco, il pungitopo, l’agrifoglio e il tasso mantengono un bell’aspetto verde.Inizia la stagione degli amori della volpe.Possono essere avvistati caprioli, cinghiali e, tra i rami, i colombacci.Costellazione*: Andromeda

FeBBRaioL’elleboro e il bucaneve, insieme ai primi fun-ghi come il “dormiente”, annunciano il lento risveglio della natura.

Durante le giornate più belle, le lucertole escono a fare un bagno di sole.Dopo il tramonto si può sentire il canto sug-gestivo dell’allocco.Costellazione*: Toro

MaRZoLa primula comune, l’anemone epatica, lo zafferano maggiore e il farfaro illuminano boschi e prati con macchie gialle e violacee. Ronzano le regine dei bombi approfittando dei primi fiori della primavera.Compare la vanessa multicolore, una delle farfalle più precoci, poiché l’adulto supera l’inverno rifugiandosi in ambienti chiusi. Tamburella il picchio rosso maggiore e si sen-te la “risata” del picchio verde. I primi arbusti che fioriscono sono il corniolo e il prugnolo. “Prugnolo” si chiama anche un fungo che cresce in quel periodo insieme alla “spugnola di primavera”.

Gli uccelli nidificanti iniziano a cantare.Costellazione*: Orione

aPRile

La femmina della salamandrina dagli oc-chiali depone le uova nei ruscelli più limpidi.Il verde brillante delle giovani foglie dei fag-gi, degli aceri e delle altre latifoglie ricopre i rami.Fioriscono i ciliegi, le viole, i ciclamini prima-verili e le orchidee Orchis morio e Orchis pur-

purea. La primula raggiunge il massimo della fioritura.Si possono ascoltare i “concerti” dei numerosi uccelli, tra i quali fringuelli, cinciarelle, fior-rancini, tordi bottacci, picchi muratori e zigo-li neri.

Con un po’ di fortuna si può avvistare anche lo sparviere, mentre caccia o costruisce il suo nido sulle chiome degli alberi.Costellazione*: Gemelli

MaGGioLe femmine del biacco depongono le uova.

Compaiono in modo sparso le orchidee Ce-phalantera longifolia e Ophrys bertoloni, con i loro splendidi fiori, mentre l’aglio orsino for-ma dei fitti tappeti di colore bianco. Nelle aree aperte fiorisce la ginestra dei car-bonai, con i fiori di colore giallo intenso. Lì il visitatore viene accolto dal canto di migliaia di grilli campestri.Gli uccelli sono impegnati con le loro nidiate. Arriva il falco pecchiaiolo dall’Africa.Nascono i piccoli di capriolo che si nascondo-no nel sottobosco: meglio non toccarli altri-menti la mamma li abbandona.Costellazione*: Cancro

GiuGNoAppare il raro giglio rosso con i grandi fiori color arancio.

Nascono i piccoli dello sparviere. La mattina le lucertole si riscaldano al sole, che illumina rocce e tronchi lungo i sentieri.Sono numerose le farfalle di color bianco, marrone, rosso e azzurro che svolazzano nel bosco e nelle aree aperte.

Costellazione*: Leone

luGlioSi assiste al volo incantevole delle lucciole dopo il tramonto.Possono essere avvistati il cervo volante e i coleotteri della famiglia dei Cerambicidi.Nascono i piccoli dei pipistrelli nella colonia riproduttiva del Centro Visite, ma anche nelle bat-box appese ai faggi e nella cavità degli alberi.Costellazione*: Vergine

aGostoÈ il periodo degli accoppiamenti del capriolo.Maturano le bacche velenose della belladon-na. Attenzione ai molestatori stagionali: i tafani!

Costellazione*: Boote

setteMBRePartoriscono le femmine della vipera.Negli anni di “pasciona” i faggi producono grandi quantità di faggiole, una importantis-sima fonte di nutrimento per gli animali.Ripartono il falco pecchiaiolo e il biancone per il lungo viaggio verso l’Africa.Costellazione*: Corona Boreale

ottoBReCinghiale, ghiandaia e altri animali approfit-tano dall’abbondanza di ghiande e castagne, ma apprezzano molto anche le bacche rosse del biancospino. I funghi spuntano in gran quantità dal terre-no, accendendo di colori il sottobosco. Un fungo tossico anche se non mortale è la “ti-gnosa bigia”.

Si sviluppano gli arilli rossi del tasso. Con le piogge autunnali escono le salaman-drine dagli occhiali, che fanno le loro ultime uscite prima del letargo invernale. Ghiro, quercino e moscardino vanno in letar-go.Arrivano il pettirosso e il tordo bottaccio dal Nord. Costellazione*: Lira

NoveMBReIl bosco è dipinto dal colore dorato delle fo-glie del faggio, del castagno e dell’ acero.

La berretta del prete espone i suoi frutti rosa acceso, che avvolgono i semi arancioni.A fine stagione tra i funghi si possono trovare il “penario” e il “lardaiolo vinato”.Costellazione*: Cigno

diCeMBReGli alberi perdono le ultime foglie.Ogni tanto si nota una macchia rossa: sono i frutti del pungitopo e dell’agrifoglio, una fonte di cibo importante per gli uccelli in questa stagione altrimenti povera di cibo.Costellazione*: Pegaso

* La costellazione indicata è quella principale visibile dal Centro Visite guardando ad ovest, alle ore 22:00.

Calendario della natura

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La presenza umana sul monte Amiata è accertata sin dal periodo Neolitico. Gli Etruschi sfruttarono l’area sia per le ric-chezze minerarie sia per quelle boschi-ve, ma saranno soprattutto i Romani ad approvvigionarsi del legname amiatino e specialmente dei tronchi alti e diritti dell’abete bianco, apprezzato per la co-struzione di case ed imbarcazioni.L’origine del nome Amiata, secondo recen-ti studi toponomastici, sembra riconduci-bile al periodo del dominio longobardo, quando fu roccaforte dell’occupazione di questa popolazione. In particolare sembra derivare dalla parola *haimōđi identifica-bile nel tedesco moderno Heimat (patria) che nel suo valore originario significa “fattoria, possedimento ereditario”.

In epoca altomedievale vari castelli, sorti a corona del monte, esercitavano il pro-prio dominio con modalità feudatarie, funzione che mantennero anche duran-te il periodo di supremazia della lontana Siena. Quella amiatina rimarrà sempre terra di confine e di frontiera, a ridosso dello Stato Pontificio. D’altronde, il ter-ritorio fu a lungo conteso con gli Aldo-brandeschi, casata di origine longobarda, ed entrò definitivamente nell’orbita sene-se a ’400 inoltrato, seguendo poi i destini della città. Nelle fonti storiche, questa area è ricor-data come terra povera, soprattutto di grano, la cui coltivazione era difficile sui versanti del monte, cosa che spinse la po-polazione a basare la propria sussistenza

ed economia sui prodotti del bosco, ed in particolare del ca-stagno e dei suoi frutti, tanto da poter parlare, anche per le molte attività di artigianato connesse, di una vera e propria “civiltà del castagno”. Tuttavia, per le diffi-cili condizioni di vita, in molti si dedicarono all’allevamento di bestiame e si verificarono dei veri e propri flussi stagionali di pastori verso le pianure della Maremma - l’Amiata era anche una delle tappe dei cammini di

l’amiata nel tempo

1 Rocca di Piancastagnaio2 Foglie e frutto del castagno3 Prati-pascoli alle porte

della Riserva4 Spighe di grano duro5 Il Monte Amiata visto dal Pigelleto

transumanza per chi proveniva dall’Appennino diretto verso la fertile pianura. Non mancava poi chi scendeva a valle per col-tivare grano, determinando così un sempre più stretto rapporto con la Maremma, da cui pro-veniva il grano diretto a Siena, spesso grazie alla funzione di in-termediazione svolta dai mercati granari amiatini.

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Un’altra risorsa del territorio ha profondamente segnato la storia del Monte Amiata: la presenza di minerali come il cinabro, da cui si ricava il mercurio.Il cinabro era già conosciuto in epoche remote: etruschi e roma-ni lo utilizzarono come coloran-te (impiego che si riscontra an-che in età medievale, specie nella decorazione dei Codici miniati). La ricchezza mineraria del Mon-te Amiata dette vita a scontri ac-cesi per accaparrarsi le zone più ricche di giacimenti: fra tutti si ricordano quelli tra la potente famiglia degli Aldobrandeschi e l’Abbazia di S. Salvatore. Sarà però nel XIX secolo che l’at-tività estrattiva del cinabro cono-scerà una forte ripresa nell’area del torrente Siele, tra il comune di Piancastagnaio e quello di Ca-stell’Azzara, proprio al confine

della Riserva Naturale. Per tutta la seconda metà del XIX secolo, il cantiere del Siele fu la miniera più importante del comparto amiatino e nel 1907, grazie ai consistenti investimenti del proprietario, Emanuele Ros-selli, che promosse un rinnova-mento tecnologico dello stabili-mento ricorrendo all’ingegnere Spirek, la produzione aumentò. Nel 1922, per esaurimento del minerale, la miniera fu abbando-nata: solo l’impianto metallurgi-co continuò a funzionare grazie all’arrivo del cinabro dalla vicina miniera delle Solforate, situata presso l’omonimo torrente.Ad oggi i giacimenti risultano esauriti.Le miniere abbandonate di Sol-forate, Siele, Argus e Rimbotti si trovano in parte all’interno della Riserva Naturale.

viaggi all’amiataL’Amiata è stato oggetto di interesse sia da un punto di vista naturalistico che letterario. Quelli che seguono sono due diversi modi di leggere e interpretare il territorio e l’ambiente.Giorgio Santi, professore di Storia natu-rale all’Università di Pisa, nel suo Viaggio al Monte Amiata pubblicato nel 1795, dedica un capitolo al Pigelleto, nel quale scrive:

“Entrammo poi nella macchia di Cerri, Carpini, Faggi, e c’indirizzammo verso una delle due elevazioni, che compari-scono ancora da lontano nel Pigelleto, chiamate una il Roccone, l’altra la Roc-caccia. Intanto sempre frammischiati agli altri summentovati alberi compar-vero frequenti gli Abeti, i quali chia-mati colassù Pigelli danno all’Abetina il nome di Pigelleto… Appartenne già questa Selva di Abeti alla Repubblica di Siena, e col dominio di questa passò in potere del Gran Duca. La sua lonta-nanza dalle Città, e dal Mare, la man-canza di fiume navigabile, e di buone strade, ed in conseguenza la difficoltà , ed il dispendio grande di trasporto ren-dendola poco utile alla Corona l’hanno pur fatta negligere. Quindi un numero grande di cerri, di Carpini, e di altri alberi, che vi si sono allignati, e vi cre-scono frammischiati, contrariano non poco la natural disposizione degli Abeti a divenir alti, e vigorosi. Questa Selva venduta adesso ad alcuni particolari potrebbe non difficilmente, se questi

se ne invogliassero, riprendere l’antica bellezza, e prosperità”.

In letteratura, Eugenio Montale alla montagna dedicherà la lirica Notizie dall’Amiata, inserita all’interno de Le oc-casioni. Baleni, istanti dell’esistenza che schiudono una realtà diversa:

“…Le fumate / morbide che risalgono una valle/ d’elfi e di funghi fino al cono diafano / della cima m’intorbidano i ve-tri, / e ti scrivo di qui, da questo tavolo / remoto, dalla cellula di miele / di una sfera lanciata nello spazio / …il focolare / dove i marroni esplodono, le vene / di salnitro e di muffa sono il quadro / dove tra poco romperai. La vita / che t’affabu-la è ancora troppo breve / se ti contiene!”. E ancora: “Son troppo strette le strade, gli asini neri / che zoccolano in fila danno scintille, / dal picco nascosto rispondono vampate di magnesio”.

1 Veduta dello stabilimento minerario del Siele, 1897

2 Operai della vecchia officina del Siele, 1932

3 Inizio della discenderia del Siele, 1965

4 Operai durante lo scarico del minerale, 1968

le attività estrattive1

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Biodiversità biologica e culturaleBioloGiCaLe caratteristiche dell’ambiente determi-nano le forme e le abitudini di vita degli organismi che lo popolano. La zona amia-tina è caratterizzata da rilievi più o meno accentuati ricoperti da boschi, per lo più castagneti, faggete e quercete. Le pendi-ci sono incise da numerosi corsi d’acqua di varia portata ed il sottosuolo è ricco di minerali, preziosi per l’economia umana. L’insieme di queste particolari caratteristi-che ha permesso ad alcuni organismi, da un lato di evolvere caratteristiche morfo-

logiche e genetiche uniche, dall’altro di basare la propria sopravvivenza sulle limi-tate risorse offerte da questo territorio.

CultuRaleUomo e ambiente si influenzano a vicen-da in una continua osmosi e trasformazio-ne: l’incessante interscambio tra i due dà luogo a quell’insieme di saperi e pratiche di vita peculiari di un certo territorio. Pra-tiche e saperi che formano il sedimento della memoria storica, collettiva ed indi-viduale, degli abitanti del luogo.

il CastaGNoProbabilmente originario dell’Asia Minore, questo imponente albero è ormai naturalizza-to in Italia. Coltivato come pianta agraria e forestale fin da tempi remoti, la Castanea sa-tiva produce tipici “acheni”, le castagne, ric-chi di amido e numerosi nutrienti, che hanno costituito fino a pochi decenni fa l’alimento base di numerose popolazioni rurali. Le diffi-cili condizioni di vita degli uomini di monta-gna possono essere riassunte con le parole di

Giorgio Santi: gente che si ciba “di pan di legno e di vin di nuvoli”. Gente povera, le cui uniche risorse spesso venivano dalle riserve boschive: dal legname usato per la co-struzione di utensili, abitazioni ed altro e spesso commercializzato, e dai frutti, come le castagne, la cui farina è stata preziosa per la sopravvivenza di generazioni. I pregiati marroni, la “bastarda rossa” e il “cecio”, insieme alle castagne selvatiche, o “castagne matte” per gli amiatini, sono solo alcune delle numerose varietà che nei secoli sono state utilizzate e che oggi, con il miglioramento delle condizioni di vita, non costitui-scono più l’unica fonte di sostentamento. Sono comunque tutt’ora apprezzate, come dimostrano le numerose sagre organizzate in questi territori, rappresentando un pro-dotto tipico e di notevole rilevanza culturale.

l’asiNoAnche il “miccio”, come tutti gli altri asini, discende dall’asino africano. Il “sorcino dell’Amia-ta”, giunto, sembra, dall’Asia Minore, ha caratteristiche mor-fologiche uniche. Il manto gri-gio è interrotto dalla tipica croce nera che scende dal garrese alle spalle. Caratterialmente è parti-colarmente nevrile, ma da sem-pre ha accompagnato l’uomo nei suoi lavori più faticosi. L’asino è stato uno dei mezzi di

trasporto e la “macchina agricola” per eccellenza nell’antichità. Nelle aree in cui non era possibile utilizzare mezzi meccanici o animali più grandi, come le zone montane, ha rappresentato fino a poco tempo fa (e ancora oggi in molti paesi) l’unico ausilio per l’uomo nei lavori pesanti.

l’aCquaDal Monte Amiata scaturiscono numerose sorgenti alimentate so-prattutto dalle nevi invernali, la cui acqua risulta particolarmente pura e gradevole al sapore: la trachite vulcanica funge infatti da “depura-tore” naturale, trattenendo i sali e le impurità accumulati dalle acque piovane. Nel 1908 il Comune di Siena inca-nalò parte dell’acqua della sorgente amiatina dell’Ermicciolo, presso la frazione del Vivo d’Orcia, in un condotto in pressione di tubi di ghisa lungo più di 62 chilometri. L’avveniristica e lungimirante impresa ebbe non solo benefici effetti sulla povera economia delle comunità attraversate dal condotto, ma costituì una svolta epo-cale nella qualità della vita dei senesi, da secoli fruitori della scarsa acqua di stillicidio e di vena incanalata in cunicoli sotterranei (i bottini).

strutture e attività

“La Direzione”, oggi di proprietà del Comune di Pianca-stagnaio e un tempo sede amministrativa dei complessi minerari, è la sede del Centro Visite della Riserva Na-turale [1], riconosciuto anche come Centro di Educazio-ne Ambientale della Riserva e gestito dalla Cooperati-va Abies Alba. Situata nel principale punto di accesso all’area protetta, la struttura è dotata di spazi destinati alle attività di Educazione Ambientale, come aule e labo-ratori didattici, di una sala convegni e di una serie di locali dedicati all’ospitalità. Il Centro Visite è anche il punto di partenza per i sentie-ri escursionistici [2] che permettono di visitare la Riserva e raggiun-gere località come Ca-stell’Azzara e Piancasta-gnaio. Qui è possibile

organizzare su prenotazione visite guidate sia nella Riserva che in altre aree di interesse na-turalistico e storico presenti nel territorio [3], oltre a speciali trekking con asini amiatini. Tra le tante iniziative promosse dal Centro Vi-site, si segnalano “Naturalmente Amiata”, nel secondo fine settimana di luglio, e, durante tutto l’anno, convegni, mostre, stage formati-vi e corsi di aggiornamento per gli insegnan-ti, corsi per adulti e bambini, campi studio, soggiorni ed incontri didattici per le scuole, percorsi avventura, laboratori e attività ricreative e ludiche per ragazzi. Dal 2004 il Centro Visite propone “Università in Riserva”, un’inizia-tiva durante la quale vengono organizzati corsi e seminari di astro-nomia [4], bioarchitettura, geologia, micologia, ecologia fluviale,

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sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 4746 Pigelleto

sfruttamento delle energie alternative e molte altre materie, in collaborazione con varie università italiane ed estere. Il Cen-tro mette inoltre a disposizione delle uni-versità le proprie strutture per effettuare studi e ricerche in ambito naturalistico e ambientale [5] [6].Per quanto riguarda l’ospitalità, il Centro Visite ha una foresteria con 60 posti letto, una cucina e una sala da pranzo per garan-tire ospitalità agli escursionisti che, singo-larmente o in gruppo, vogliano fermarsi a pernottare. Il servizio è disponibile, su prenotazione, in ogni periodo dell’anno e può essere richiesto il solo pernottamen-to, il trattamento di mezza pensione o di pensione completa.

49sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena

il Regolamentole ReGole della RiseRvaLe quattordici Riserve Naturali della Provincia di Siena occupano poco più del 2% del territorio provinciale ma costituiscono un patrimonio unico che deve essere tutelato per permettere alle risorse di rinnovar-si nel tempo e per essere trasmesso intatto alle generazioni future. Per questo all’interno della Riserva si devono osservare alcune sem-plici regole.

È PossiBile...percorrere in maniera autonoma i sentieri segnalati (i residenti •nel Comune di Piancastagnaio possono muoversi liberamente in tutta la Riserva);raccogliere funghi, tartufi, muschi, fragole, lamponi, mirtilli, •bacche di ginepro e more secondo quanto prescritto dalla nor-mativa in materia e nei limiti quantitativi diminuiti della metà;portare il vostro cane, ma tenendolo al guinzaglio o sotto stretto •controllo.

NoN È PossiBile...catturare, uccidere e disturbare specie animali;•prelevare specie vegetali;•abbandonare rifiuti;•lavare materiale di qualunque genere nei corpi idrici (sorgenti, •torrenti, fiumi, laghi, stagni) e negli impianti aperti al pubblico (fontanili e vasche di abbeverata);campeggiare, anche temporaneamente, con tende, camper e/o •altri mezzi al di fuori delle aree appositamente indicate e attrez-zate;accendere fuochi all’aperto al di fuori delle aree appositamente •indicate e attrezzateusare all’aperto apparecchi radio, televisivi e simili.•

Per maggiori informazioni consulta il Regolamento delle Riserve Naturali suwww.riservenaturali.provincia.siena.it

48 Pigelleto

la cooperativa abies albaDal 1998 la gestione del Centro Visite è affidata alla Cooperativa Abies Alba, tramite una convenzione con la Provin-cia di Siena, il Comune di Piancastagna-io e la Comunità Montana Amiata-Val d’Orcia. La cooperativa è nata nel 1998, ha sede nel comune di Piancastagnaio ed è costituita da 12 soci tra i quali guide escursionistiche, naturalisti e speleologi. Abies Alba si occupa principalmente di attività di informazione ed educazione ambientale e, oltre a proporre ed orga-nizzare iniziative ed attività nella Riserva e nei territori circostanti, ha prodotto materiale divulgativo di natura sia scien-tifica che storica, utile per una cono-scenza più approfondita del Pigelleto e delle altre emergenze naturalistiche del Monte Amiata. Tutte le pubblicazio-ni sono disponibili nel Centro Visite. Abies Alba collabora da anni con Enti, strutture e realtà locali, come le aree pro-tette delle province di Siena e Grosseto, il Parco Faunistico del Monte Amiata, il Centro di Recupero Animali Selvatici Semproniano del WWF, il Museo Mine-rario di Abbadia San Salvatore e le fatto-rie didattiche presenti nel territorio.

CoNtattiPer informazioni e prenotazioni:

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La Riserva Naturale Pigelleto è situata in-teramente nel comune di Piancastagnaio, al confine con il comune di Castell’Azza-ra e poco distante dai centri amiatini di Abbadia S. Salvatore e Santa Fiora.Piancastagnaio deve il suo nome ai molti castagni che in passato, come fino a poco tempo fa, erano pre-senti nella zona. Fu pro-babilmente edificata per volontà degli Aldobran-deschi, casata longobarda, che tentò di organizzare un sistema di roccaforti a difesa dei propri possedimenti: ne è testi-monianza la rocca del paese. Contesa con i monaci di San Salvatore, tornò in mano degli Aldobrandeschi, che dovettero poi

cedere alle pretese degli orvietani. Questi ultimi esercitarono il controllo sul paese fino al 1415, quando la Repubblica di Siena fece rientrare nel suo dominio l’area

amiatina. Ai senesi, nel 1559, seguì il dominio fiorentino.

Abbadia S. Salvatore pren-de il nome dal monastero prima benedettino e poi cistercense, sorto intor-no al 750 d.C. per volere del re longobardo Rachis.

L’abbazia svolse un ruolo importante sul controllo

della via Francigena e su quel-lo del territorio circostante: si ri-

cordano gli scontri con i vicini Aldobran-deschi e Orsini. Oltre al borgo medievale, ancora oggi ben conservato, è di partico-

lare interesse la parte più recente della cittadina, costituitasi tra Ottocento e Novecento attorno all’area mineraria. All’importan-za delle attività estrattive e al loro influsso sulla vita economica e sociale degli abitanti è dedicato il Museo minerario situato pres-so la Torre dell’Orologio.Santa Fiora fu sede principale del feudo aldobrandesco. Le sor-ti del paese furono legate a que-sta famiglia, che nel XIV secolo conobbe un periodo di declino, interrotto grazie ad un matrimo-nio con gli Sforza di Milano. Nel XVII secolo il borgo passerà sot-to il Granducato di Toscana.È qui che nascono le sorgenti del Fiora che bagnano la Peschiera, un parco con laghetto e fonta-ne. All’acqua la cittadina ha de-dicato un museo ed ogni anno si tengono iniziative e percorsi museali a tema. Castell’Azzara faceva parte della contea di Santa Fiora. Il nome fa risalire le sorti del castello

al gioco della ‘zara’, con cui, a dadi, tre fratelli aldobrandeschi si disputarono il diritto di edifi-care una roccaforte, a difesa dei loro possedimenti dalle sempre più pressanti incursioni orvie-tane. Nel Medioevo fu contesa tra diverse famiglie, fino a che la situazione si stabilizzò con politiche matrimoniali che vi-dero l’affermarsi degli Sforza. È a questa casata, in particolare al cardinale Alessandro Sforza che si deve uno straordinario edifi-cio, la Villa Sforzesca posta a val-le nei pressi della via Francigena. Era residenza mondana ma an-che sede per l’amministrazione del vasto latifondo nonché base di coordinamento per la lotta al brigantaggio, che da sempre era motivo di preoccupazione nella zona amiatina.

1 Piancastagnaio2 Bassorilievo a Abbadia S.

Salvatore3 Palazzo Sforza Cesarini a Santa Fiora4 e 5 Un vicolo di Abbadia S. Salvatore6 Castell’Azzara7 Santa Fiora

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il territorio circostante

50 Pigelleto

52 Pigelleto sistema delle Riserve Naturali della Provincia di siena 53

PiaNCastaGNaiotappeto floreale loc. saragiolo 14 agosto

Dalle 7 del mattino fino alle 20 della sera tutta la popolazione si adopera per realizzare un tappeto lungo circa 200 metri, che dal piazzale della chiesa parrocchiale arriva alla strada provinciale. Questo tappeto è realiz-zato con trucioli di segatura (colorati con colori ecologici) e raffigura scene religiose dedicate alla Madonna, anticipando la festa dell’Assunzione del 15 agosto. La giornata si conclude con la processione delle ore 21.00.

Palio di Piancastagnaio 16-18 agosto La sfida vede gareggiare le quattro contrade (Borgo, Castello, Coro e Voltaia) e rappre-senta una rievocazione della storia del paese. Da due anni la manifestazione inizia il 16 con la celebrazione della Festa degli Statuti: il Rettore scende dalla Rocca e compie il giu-ramento davanti al popolo, dopo aver “ordi-nato gli statuti”. La sera precedente il Palio con i cavalli, dopo la Provaccia, i rappresen-tanti delle contrade, in costume, sfilano in una suggestiva processione lungo le vie del

paese. Il Corteo si ripete il 18 pomeriggio, prima della competizione, a cui prendono parte spesso i fantini del Palio di Siena.

il Crastatone Festa della Castagna 30 ottobre – 1 novembre La Sagra della Castagna, che si ripete da molti anni, prevede la preparazione e la ven-dita di specialità a base di castagne e piatti tipici locali. Le cantine sono aperte. Si svol-gono convegni e dibattiti, feste di piazza con la partecipazione di artisti di strada, mostre fotografiche e di antichi strumenti.

Festa di santa Barbara e dei minatori 4-6 dicembre Festeggiamenti in onore di Santa Barbara e commemorazione dei minatori con cene a tema, sfilate ed altri eventi. È una festa che accomuna i territori delle ex miniere. Cele-brazioni simili anche a Santa Fiora, Abbadia S. Salvatore e Castell’Azzara.

aBBadia saN salvatoRe

la Giudeata venerdì santo Processione con sfilata storica e comparse a cavallo. Oltre al significato religioso questo appuntamento ha riportato all’attenzione una manifestazione che si svolgeva già in passato e che nel corso degli anni si era an-data perdendo.

offerta dei censi 10-12 luglio Per le vie del centro cortei, danze e duelli che ricordano il periodo medievale. La festa cita la cerimonia dell’offerta dei censi, ossia il pa-gamento dei tributi all’Abate del Monastero da parte degli abitanti del Castello di Abba-dia San Salvatore (1250-1350). Vengono ri-creati anche ambienti dell’epoca: il mercato sabbatico, le botteghe artigiane, le tabernae. Cena medievale nel Chiostro dell’Abbazia del SS. Salvatore.

s.Marco Papa 19 settembre Festa popolare e tradizionale che si svolge nelle vie cittadine. I festeggiamenti si pro-

traggono per una settimana: in particolare il 19, giorno del santo, si tiene la “Fiera delle merci” con prodotti tipici e di artigianato; la sera termina con uno spettacolo di fuochi d’artificio.

Festa d’autunno 11-18 ottobre

In quest’occasione, oltre a poter assaggiare piatti tipici a base di funghi e castagne e dol-ci locali, sono previste iniziative quali pas-seggiate in bicicletta, visite a siti d’interesse ed escursioni guidate alla ricerca di funghi, accompagnati da un micologo.

Fiaccole della notte di Natale 24 dicembre Circa quaranta “Fiaccole” (cataste di legna di 5 metri di altezza) vengono accese nei vari rioni del paese e visitate da una conti-nua processione itinerante. Per tutta la notte è possibile consumare spuntini nelle varie cantine con prodotti della tradizione gastro-nomica.

eventi del territorio

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Cervo volante Lucanus cervusEgeria Pararge aegeriaFebe Melitaea phoebeFegea Syntomis phegea Geotrupes sp. pl.Grillo campestre Gryllus campestrisLucciole LampyridaeMosca scorpione Panorpa sp. pl. Stictoleptura cordigeraTafani TabanidaeVanessa multicolore Nymphalis polychlorus

Molluschi Chilostoma planospira Helicodonta obvoluta

Flora Abete bianco Abies albaAbete rosso Picea abiesAcero campestre Acer campestrisAcero montano Acer pseudoplatanusAcero opalo Acer obtusatumAglio orsino Allium ursinumAgrifoglio Ilex aquifoliumAnemone epatica Hepatica nobilisBelladonna Atropa belladonnaBerretta da prete Euonymus europaeusBiancospino Crataegus monogynaBucaneve Galanthus nivalisCarice Carex sp. pl.Carota selvatica Daucus carotaCarpino bianco Carpinus betulusCastagno Castanea sativaCerro Quercus cerrisCefalantera maggiore Cephalanthera longifoliaCiavardello Sorbus torminalisCiclamino primaverile Cyclamen repandumCiliegio Prunus aviumCorniolo Cornus masCruciata glabra Cruciata glabraDentaria pennata Cardamine heptaphyllaElleboro Helleborus sp. pl.Euforbia cipressina Euphorbia cyparissiasFaggio Fagus sylvaticaFarfaro Tussilago farfaraFelce aquilina Pteridium aquilinum

Frassino maggiore Fraxinus excelsiorGiglio rosso Lilium bulbiferumGinestra dei carbonai Cytisus scopariusLarice Larix deciduaLaureola Daphne laureolaOfride di Bertoloni Ophrys bertoloniOrchidea minore Orchis morioOrchidea maggiore Orchis purpureaOrniello Fraxinus ornusMaggiociondolo Laburnum anagyroidas Pero selvatico Pyrus amygdaliformisPeverina a foglie strette Cerastium arvensePino nero Pinus nigraPrimula comune Primula vulgarisPrugnolo Prunus spinosaPungitopo Ruscus aculeatusRanuncolo bulboso Ranunculus bulbosusRosa canina Rosa caninaRovo Rubus ulmifoliusSambuco Sambucus nigraTasso Taxus baccataViola Viola sp. pl.Zafferano maggiore Crocus napolitanus

Funghi Dormiente Hygrophorus marzuolusLardaiolo vinato Hygrophorus russulaMazza da tamburo macrolepiota proceraPenario Hygrophorus penariusPinarolo Suillus granulatusPorcino Boletus edulisPrugnolo Calocybe gambosaSpugnola di primavera Morchella elataTignosa bigia* Amanita pantherina Gymnopilus junonius* velenoso

Mammiferi Arvicola rossastra Myodes glareolusBarbastello comune Barbastella barbastellusCapriolo Capreolus capreolusCinghiale Sus scrofaFaina Martes foinaGhiro Glis glisIstrice Hystrix cristataLepre Lepus europaeusMoscardino Muscardinus avellanarius

Nottola di Leisler Nyctalus leisleriOrecchione grigio Plecotus austriacusQuercino Eliomys quercinusRinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinumRinolofo minore Rhinolophus hipposiderosScoiattolo Sciurus vulgarisSerotino comune Eptesicus serotinusTasso Meles melesVespertilio maggiore Myotis myotisVespertilio smarginato Myotis emarginatusVolpe Vulpes vulpes

uccelli Allocco Strix alucoBarbagianni Tyto albaBiancone Circaetus gallicusCapinera Sylvia atricapillaCincia bigia Parus palustrisCincia mora Parus aterCinciarella Parus caeruleus

Colombaccio Columba palumbusFalco pecchiaiolo Pernis apivorusFiorrancino Regulus ignicapillusFringuello Fringilla coelebsGhiandaia Garrulus glandariusPettirosso Erthacus rubeculaPicchio muratore Sitta europaeaPicchio rosso maggiore Dendrocopos majorPicchio verde Picus viridisPoiana Buteo buteoRampichino Certhia brachydactylaSaltimpalo Saxicola torquataScricciolo Troglodytes troglodytesSparviero Accipiter nisusTordo bottaccio Turdus philomelosTottavilla Lullula arboreaZigolo nero Emberiza cirlus

Rettili Lucertola muraiola Podarcis muralisVipera Vipera aspisBiacco Hierophis viridiflavus

anfibi Rana appenninica Rana italicaRospo comune Bufo bufo

Salamandrina dagli occhiali Salamandrina terdigitataTritone crestato italiano Triturus carnifex

insetti Bombo Bombus sp. pl. Cerambix scopolii

elenco delle specie citate

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1 tordo bottaccio2 allocco3 abete bianco4 istrice5 arvicola rossastra6 faggiola7 castagna8 colombaccio9 caprioli10 faggio11 picchio rosso maggiore12 belladonna13 fringuello14 mazza da tamburo15 salamandrina

dagli occhiali16 tasso

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Il bosco di faggio e abete bianco (pag. 18)

Il bosco misto di cerro (pag. 24)

1 cerro2 ghiandaia3 rampichino4 picchio muratore5 acero opalo6 scoiattolo7 scricciolo8 cinghiale9 pungitopo10 vipera11 sparviere12 carpino bianco13 egeria14 cinciarella15 picchio verde16 biancospino17 moscardino18 Orchis purpurea19 volpe20 ciclamino21 Helicodonta obvoluta

didascalie delle tavole illustrate


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