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PRESENTAZIONE

Essendo, come il testo chiarirà, ormai maturo l’uomo per ac-cogliere determinati insegnamenti, dato che le risposte che le attuali scienza e religione gli sanno dare non gli bastano più, assistiamo alla nascita di un ....mercato (inteso in senso positivo, ma anche negativo) che si affretta a riempire il vuoto che quella insoddisfazione provoca. In realtà, la reli-gione non può più avere l’autorità che le è sempre apparte-nuta, perché l’uomo vuole oggi conoscere anziché obbedire, e la scienza che si attarda sempre più nel particolare non sa rispondere all’ansia di infinito che sgorga dall’animo umano. Sorgono allora innumerevoli pratiche ed associazioni spiri-tuali, fra le quali è ben difficile discriminare quelle che inten-dono il suddetto mercato nel senso positivo o in senso nega-tivo. Vorremmo però riuscire a porre l’attenzione sopra una considerazione: i due termini “associazione” e “spirituale” sono in realtà antitetici. Per associazione dobbiamo intende-re infatti una struttura ben definita, con regole e procedure stabilite, una cosa cioè che ha una forma; ma la forma non è altro che l’ombra dello spirito, non può mai essere lo spiri-to. Il quale è quella forza che produce la forma e la disinte-gra, che la abita e che la dirige, ma che è altro da essa. L’idea fa nascere la forma, ma non può identificarsi con es-sa. Qualora lo si facesse, l’idea degenererebbe: lo scopo di-verrebbe quello di salvaguardare la forma, a prescindere e anche a scapito dell’idea. È sempre rischioso perciò creare una associazione spirituale; lo si è visto in tutte quelle finora note: quando l’animatore, il fondatore non c’è più, il loro destino sembra essere la cri-stallizzazione nella forma. Ci si accapiglia per conservare lo spirito originario, senza accorgersi che facendo diventare le idee del fondatore come pietre inamovibili si ottiene esatta-

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mente l’opposto. Manca lo spirito che animava quelle idee; resta solo un’idea, che priva dello spirito comincia a diventa-re ideologia, cioè cosa morta. Come facciamo allora noi a discriminare, a intravedere se dietro ad un insegnamento, ad un pensiero, vi è o non vi è la vita, lo spirito che cerchiamo? Dobbiamo, per riuscire in questo intento, fare una distinzio-ne preliminare. Di solito, di fronte ad un testo (specialmente in simili argomenti) non discriminiamo fra due termini che, invece, andrebbero separatamente considerati: • la fonte, • l’autorità. Se veramente lo spirito che ci anima è quello di conoscere, non possiamo non ricorrere ad una fonte di insegnamento. Essa può essere, come detto, la scienza o la religione, oppu-re qualcosa che le superi e integri, qualora esse non ci siano sufficienti. Comunque, sarebbe inevitabile una fonte esterna a noi alla quale dare ascolto. Non è possibile evitare questo: l’unica cosa è ammettere che in questa fase è necessaria una certa fede, ma non cieca. Si presta fede, in attesa di poter verificare la verità di quanto comunicatoci. Questo pe-rò lo potremo fare quando, grazie all’insegnamento ricevuto, avremo raggiunto un livello di conoscenza e coscienza supe-riori a quelle attuali. In altri termini, la fede così intesa è uno strumento per riuscire, domani, a farne a meno. Come dice S. Paolo: “tre cose durano attualmente: la fede, la speranza e l’amore; ma la sola che durerà in eterno è l’amore”. L’errore che comunemente si commette, infatti, è quello di abbinare alla fonte l’autorità, un’autorità che deve essere perciò degna di fede. Un tale atteggiamento, in realtà, si tra-sforma in un pregiudizio, che non può che chiuderci la via verso strade di possibile arricchimento. L’anelito che sentia-mo verso la conoscenza o verso la devozione viene dalla no-stra interiorità; è da qui che siamo in grado di stabilire la ve-rità di quanto ci si propone: soltanto l’assetato può stabilire quanto una bevanda è stata in grado di dissetarlo. Facciamo dunque decidere a lui! Solo a lui possiamo legittimamente ri-conoscere l’autorità per farlo.

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L’autorità a cui fare appello, dunque, non potrà trovarsi che dentro ciascuno di noi, e il giudizio si baserà sulla capacità degli insegnamenti contenuti in quello che leggeremo di ap-pagare la nostra sete, e di avviarci verso una autonoma via spirituale. “Li riconoscerete dai loro frutti”! Riguardo alla fonte, è necessaria qualche precisazione. Il te-sto che segue si vuole considerare Cristianesimo Interio-re; cosa intendiamo con questa definizione? Certamente in nessun modo attinente ad associazioni o chiese portanti lo stesso nome. Il termine Cristianesimo ha per noi il valore di un’idea, di un archetipo, al quale nel corso dell’evoluzione umana hanno fatto riferimento (magari chiamandolo con nomi diversi) quegli Spiriti che vedevano una ben definita necessità nell’uomo: quella di superare tutte le divisioni in-terne ed esterne attraverso l’Amore, grazie all’azione del Salvatore Cristo Gesù in collaborazione con l’azione coscien-te dello Spirito dell’uomo, tese al raggiungimento della pace interiore e della fratellanza universale. Tutto questo rappresenta il Cristianesimo Esoterico nella sua accezione più pura ed elevata, e sono gli insegnamenti di quei grandi Spiriti a rappresentare la fonte (sicuramente ri-dimensionata da quanto l’autore è riuscito a capire degli stessi) del testo che segue. Da parte sua, l’autore è una persona anche troppo normale, che ha il solo merito di avere studiato quelle fonti, di avervi trovato l’insegnamento cui anelava, e di sentire perciò come suo dovere il cercare di comunicarlo anche ad altri, che aspi-rano alla stessa ricerca. Questo testo, perciò, non vuole es-sere un libro iniziatico, e non promette nessun particolare potere a chi lo leggerà. Chi fosse attirato in maniera premi-nente dal cosiddetto fascino del mistero, probabilmente a-vrebbe sbagliato testo, dato che qui ci proponiamo di cercare di risolvere i misteri, e non di alimentarli. E a chi cercasse qualche esperienza straordinaria da un al-trettanto straordinario maestro, sarebbe da chiedergli: cosa cambia, per te, se chi ti parla possiede o meno doti partico-lari? Dovresti comunque credergli sulla fiducia, sottoporlo continuamente a prove, e a te non verrebbe niente in più.

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Non è questo l’importante; l’importante sta solo in ciò che sa far nascere, con le sue parole, in te. Se ti sa dissetare. D’altra parte, altre interpretazioni degli insegnamenti cristia-ni sostengono che la salvezza dipende esclusivamente dall’azione divina, e che l’uomo ne è solo il destinatario, ma non un attore. Se così fosse, non servirebbero insegnamenti, ma semmai ammaestramenti tesi solo a farci accettare quanto altrove già deciso. No, noi rifiutiamo questa posizio-ne: l’uomo fa ora parte delle Gerarchie Creatrici, con la re-sponsabilità che ne consegue. C’è solo una cosa da fare: mettersi all’opera. Chi prende questa decisione, ha già iniziato il suo cammino spirituale. A questo punto, ahimé, un altro problema può sorgere, quel-lo del “vagabondaggio spirituale”. È difficile dire al ricercatore che per avanzare nella sua ricer-ca deve fermarsi…. Lo si può fare forse usando un’immagine. Chi vuole indagare spesso salta di ramo in ramo, passando da una scuola o un’associazione o un maestro o insegnante ad un altro; in questo modo, però, non approfondisce mai nulla, e l’unico risultato che otterrà, sarà quello di sentire i-dee le più diverse, ma nessuna lo toccherà mai davvero oltre l’entusiasmo iniziale. Si può dirgli che oltre alla dimensione da lui perseguita: quella “orizzontale” che spazia superfi-cialmente, esiste anche quella “verticale” da lui trascurata. Come un albero deve prima “affondare” le proprie radici nel-la terra, così anche il ricercatore deve “approfondire” la sua ricerca fermandosi ad una scuola da lui scelta, dopo che i suoi insegnamenti ne hanno ispirato l’intuizione. Una volta saldo nelle radici, allora come l’albero potrà protendere i propri rami anche lungo la direzione orizzontale. Saprà allora comprendere e valutare le differenze fra le varie scuole.

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INTRODUZIONE

Iniziamo dal titolo. Con Cristianesimo Interiore intendiamo l’esperienza e lo studio dell’aspetto più autenticamente spiri-tuale ed esoterico del Cristianesimo. Le ricerche esteriori di ordine storico-culturale sono da rispettare sinceramente, ma rischiano di credere e far credere di rappresentarne tutto il possibile messaggio. Quando, entrando in una pinacoteca, ammiriamo i capolavori della pittura, se ascoltiamo un critico d’arte o sfogliamo una rivista del settore, troviamo ciò che la cultura, la didattica ci dice: i mezzi che il pittore ha usato, legati alla sua scuola, al suo stile, alla sua epoca, ecc. Limi-tandoci a questo, però, non realizziamo che escludiamo la cosa più importante, la sola che probabilmente interessava all’artista: il messaggio che tramite la sua opera voleva co-municarci; egli ha semplicemente usato gli strumenti che la sua scuola e la sua epoca gli consentivano, ma lo scopo era quello di comunicare qualcosa, ed è questo l’aspetto princi-pale, che va colto. Sono stati versati fiumi di inchiostro sulla vita e le opere del fondatore del Cristianesimo; ma Egli non ci ha lasciato una sola parola scritta. Ci siamo mai chiesti il perché? La buona novella non è qualcosa da studiare sui li-bri, ma da vivere dentro noi stessi, che viene dal di fuori, o dal di là, dello spazio e del tempo; il Cristo è sceso nella sto-ria, ma per aiutarci a uscire dalla storia. Il Cristianesimo e-steriore rappresenta soltanto la veste con cui quel messag-gio si è mostrato; la veste avrebbe anche potuto essere leg-germente o totalmente diversa: il messaggio sarebbe co-munque sempre stato identico. È questo Messaggio e questo atteggiamento, che illuminano il cammino che stiamo intra-prendendo.

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Dire che dovremmo evolutivamente giungere ad “essere Dei” (come ci esorta a fare S. Paolo), non è presunzione, ma semmai renderci responsabili di quello che ci aspetta. Non è presunzione, ma responsabilità. È presunzione pretendere di avere come diritto di nascita la capacità di essere liberi e, in nome di questa libertà, di poter pensare, parlare, deside-rare ed agire come si vuole senza interessarci di come ciò possa influenzare il mondo circostante. Dobbiamo invece sapere chi siamo, e che ogni nostro pensiero produce un effetto di cui ci rendiamo responsabili e di cui sopporteremo le conseguenze. Per questo non considerarlo non porta alla libertà, ma alla schiavitù. La libertà deve essere conquistata: non è un diritto acquisito alla nascita. Libertà significa re-sponsabilità, e non il contrario. La responsabilità quindi deve guidarci nello stabilire quali so-no le motivazioni che ci spingono verso questo studio ed es-sa ci dice che dobbiamo farlo essenzialmente per motivi al-truistici e di rispetto delle libertà altrui. Tutto ciò che non rientra in queste due motivazioni, si trasforma in azione che va in direzione opposta a quella della nostra evoluzione e che quindi col tempo ci farà retrocedere anziché progredire. L’uomo ha due vie per avanzare lungo questo progresso. In ogni uomo albergano due anime, per così dire: a) una anela ad alzarsi e a contemplare il cielo e l’opera di-vina; sente il bisogno di regole ed autorità (Maestri) da se-guire fedelmente e che le indichino la via. Invidia chi può rinchiudersi in un eremo e condurre una vita di purezza, soli-tudine e preghiera, senza dare importanza alla vita fisica. Sente ciò che è bene e ciò che è male, e questo è tutto quanto di cui ha bisogno per decidere come agire. Rappre-senta la fase discendente della curva evolutiva, quando non avendo ancora sviluppato pienamente l’autocoscienza, il de-siderio era di tornare alla Fonte da cui si proveniva, per pro-vare ancora l’annullamento di se stessi nella sua onniscien-za. Essa guarda quindi all’alba della sua nascita, all’Oriente, ed è rappresentata biblicamente da Abele e da suo fratello Set. Essa è spinta dalla FEDE.

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b) l’altra si affanna, con spirito di iniziativa, a lavorare per migliorare la vita terrena. È insofferente a qualsiasi imposi-zione esterna, e pretende di scegliere da sola la via da se-guire e le decisioni da prendere. Detesta qualsiasi atteggia-mento pio, che giudica esteriore se non ipocrita, non essen-do in grado di comprenderlo. L’unica cosa di cui si fida è il proprio ragionamento, e tutto ciò che non è spiegabile scien-tificamente o logicamente è per lei solo superstizione. Rap-presenta la difficile fase di risalita della curva evolutiva, dove grazie all’esperienza fisica l’uomo ha conquistato l’auto-coscienza. Essa guarda avanti, verso il futuro, all’Occidente, ed è rappresentata biblicamente da Caino, figlio di Eva e Lu-cifero, e perciò semidivino e creatore. Essa non è spinta che dalla RAGIONE. Forse è possibile ottenere l’approvazione di entrambe, ren-dendosi conto che la responsabilità di aspirare ad essere “Dei” rappresenta la volontà di Dio. La scienza odierna preferisce non risolvere il problema della causa prima dei fenomeni, e ipotizza soluzioni improbabili, seppure sottilmente argute, sulla contemporaneità degli e-venti, ad esempio tra psiche e soma, oppure tra moto stella-re e avvenimenti terrestri. Forse così soddisfa il suo bisogno di auto ingannarsi, ma certamente non ricerca la verità. Eli-minare la causa per concentrarsi solo sugli effetti non potrà far conoscere l’intera realtà; come non può farlo il confonde-re entrambi. Il Cristianesimo Interiore si prefigge di fondere queste due anime, equilibrandole. Rappresenta tuttavia la filosofia eso-terica occidentale e come tale si dirige particolarmente a co-loro che per credere hanno bisogno di capire. Ecco il motivo di queste pagine: le spiegazioni perciò non sono fondate sul-la fede, ma sulla logica. La scienza moderna (di indole occidentale) avanza per mez-zo del cosiddetto modello sperimentale, caratterizzato dalla obiettività e dalla ripetitività dei vari esperimenti, tesi a di-mostrare l’attendibilità, secondo il suo punto di vista, delle varie teorie. Ma con questo sistema raramente nascono le

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teorie stesse: anzi, le più importanti sono certamente dovute ad intuizioni che non sono caratterizzate da nient’altro che dall’opposto sia di obiettività che di ripetitività. Gli insegnamenti del Cristianesimo Interiore non sono basati su teorie, ma sulla esperienza di chi ce li trasmette. Resta il problema di poterle accettare da parte di chi ha bisogno di capire per credere. Esse perciò non chiedono fede cieca, ma si appellano alla ragione e all’intuizione, e danno una spiega-zione logica e razionale del mondo e dell’uomo, che supera tutte le teorie finora formulate. Il ricercatore che si rende conto, d’altra parte, della contraddizione sopra richiamata insita nella scienza stessa, comprenderà come non ci vuole meno fede a seguire il metodo chiamato scientifico, di quella necessaria ad accettare provvisoriamente le spiegazioni eso-teriche in quanto intellettualmente soddisfacenti, e coglierle in attesa di poterle gradatamente egli stesso sperimentare, vivendole (il che rappresenta la vera conoscenza). Lo studio che intraprendiamo dev’essere inteso in maniera tale da non renderci orgogliosi di quello che impariamo, ma anzi sempre più umili, man mano che proseguiremo. E que-sto non tanto perché più conosciamo più ci rendiamo conto di quanto ancora non conosciamo, ciò sarebbe ancora una forma di conoscenza fine a se stessa; ma perché questa forma di conoscenza risveglia in noi quell’altra forma, che non appartiene più alla mente, ma al cuore che di regola viene zittito dalla mente, il quale è ancora all’alba del suo ri-sveglio e si sente partecipe del tutto. Come dice San Paolo: “La conoscenza gonfia, ma l’amore e-difica”. Cominceremo così il nostro cammino sul sentiero.

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Parte I UOMO FERMATI, E CONOSCI TE STESSO!

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L’INVISIBILE

1. La vita. L’impresa ora è quella di parlare della vita, mistero sondato ma incompreso – anzi, incomprensibile - dalla scienza mo-derna, e per farlo dobbiamo rivolgerci ai mondi invisibili. Allo scopo di evitare per quanto possibile fraintendimenti, e nel contempo rendere quanto esposto accessibile a tutti, l’intenzione è quindi di parlare della composizione invisibile, la cosiddetta costituzione occulta, dell’uomo, partendo dall’inizio. Voler rendere comprensibile a tutti quanto riportato, oltre a costituire un dovere di carattere etico per chiunque voglia comunicare qualcosa, non rappresenta una presunzione o un desiderio ....di cassetta (che non esiste), ma un’esigenza le-gata al tipo di messaggio. Purtroppo non tutti, attualmente, sono propensi a convertire il modo consueto di condurre la propria esistenza secondo la coerenza (non l’obbligo o la co-ercizione) richiesta da quanto verrà qui detto. Chi lo è rap-presenta il vero tesoro su cui vogliamo investire, e questo non dipende dalle diversità esteriori, e meno che mai dalla ricchezza o cultura. Ecco che quindi questo lui o questa lei, chiunque sia, deve essere in grado di comprendere detto messaggio, per farlo proprio. Chi sta scrivendo queste pagi-ne ha fatto altrettanto, non potendo nel modo più assoluto attribuirsene la paternità. Raramente il ricercatore interiore è una persona che si avvi-cina per la prima volta a questi studi: di solito egli deve con-tinuare un lavoro interrotto nelle sue esistenze precedenti. Per poter far questo, però, egli deve tenere ben aperta la mente, per vagliare, soppesare, scegliere; ma nel contempo deve anche saper ascoltare il suo cuore, quando gli dicesse

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che una via è la via ritrovata. Deve saper tenere aperte en-trambe le porte della conoscenza: quella della ragione (men-te), legata alla presente esistenza, e quella dell’intuizione (cuore), più in contatto con la parte sommersa della nostra coscienza, in modo che non alzino steccati fra di loro, ma al contrario che si integrino a vicenda. Ed è di capitale impor-tanza non farsi condizionare dall’educazione o dalle consue-tudini, nemiche non tanto della verità, quanto soprattutto dello sviluppo dell’emancipazione interiore. L’atteggiamento del ricercatore perciò dovrebbe essere il più possibile libero da qualsiasi pregiudizio: dovrebbe essere cioè spregiudicato come lo sono i bambini (ai quali “appartiene il Regno dei Cie-li”). Cosa significa partire dall’inizio? Significa partire da ciò che già sappiamo per esperienza diretta, e allargare mano a ma-no il nostro orizzonte, con l’uso della ragione, fino a com-prendere aspetti via via sempre più profondi ed esaurienti. Per noi occidentali, infatti, è di capitale importanza capire quello che ci viene detto, usando la ragione e l’esperienza. La civiltà occidentale odierna, è stata l’unica in tutta la storia dell’umanità che ha cercato di eliminare ad un livello che possiamo definire di massa l’aspetto spirituale-divino dalla concezione della vita, e questo perché la nostra consapevo-lezza è strettamente legata alla materia. È nato qui, infatti, il Materialismo. È di esperienza comune dire: “io credo solo a ciò che vedo!” Figlia di questo atteggiamento è sempre stata la scienza moderna, la quale grazie a questo modo di procedere ha raggiunto vette di sviluppo altrimenti impensabili. Ma proprio questo sviluppo è arrivato al limite in cui tale atteggiamento mentale non può più essere sostenuto. Ora è la scienza psi-cologica stessa che chiama chi crede solo a ciò che vede un “realista ingenuo”! Perché si è resa conto che la percezione è un fatto interiore e che ciò che percepiamo non è la realtà esterna, bensì una sorta di elaborazione interiore di impulsi che dall’esterno ci giungono. In altre parole, ha spostato il

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confine fra l’oggettivo ed il soggettivo. Come pure la scienza fisica, laddove ci si sta rendendo conto che l’obiettività dell’esperimento non è più così certa come appariva esserlo una volta, dato che non è più trascurabile l’interazione fra l’esperimento stesso e lo sperimentatore o lo strumento che sta usando. Certi campi di ricerca della fisica e della psicologia hanno raggiunto livelli di esperienza e di uso di energie tanto sottili da avvicinarsi (per chi li conosce) agli insegnamenti del Cri-stianesimo Interiore intorno all’esistenza dei cosiddetti piani invisibili. Tutto ciò, però, non significa affatto che sia scontata la fine del materialismo e il riavvicinarsi della Scienza alla Religio-ne; si rischia invece un nuovo tipo di materialismo, perché non ci si rende ancora bene conto che queste energie non sono un prodotto del corpo o della materia, ma semmai esattamente il contrario. SUPERARE LA MATERIA, CIOÈ, NON SIGNIFICA SUPERARE IL MATERIALISMO COME FILOSOFIA DI VITA, LA QUALE CONTINUA A REGNARE ANCORA. Nelle filosofie antiche, d’altro canto, la concezione del mondo risultava rovesciata rispetto a quella che noi abbiamo ora. Ed è plausibile dedurne che quando queste filosofie nacquero anche la consapevolezza del mondo fosse rovesciata nella coscienza dell’uomo antico rispetto a quella di noi moderni. La dottrina indiana antica, infatti, chiama quella che noi de-finiamo realtà (derivandola dal termine latino “Res” = cosa; perciò quanto di più tangibile ci sia) col termine di “Maya”, che significa illusione. Vediamo perciò esistere due correnti di pensiero: In Oriente è illusione la materia, In Occidente è illusione tutto ciò che materia non è. I nostri insegnamenti, peraltro, rappresentano la scuola oc-cidentale per eccellenza. Per questo motivo essi si presenta-no sotto forma razionale e dialettica (non potrebbe farsi co-munque diversamente), tendendo a soddisfare il nostro tipo

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di mentalità e consapevolezza. La Chiesa esteriore dice: “La fede è un dono”; e chi non possiede questo dono, chiediamo noi? A loro, che poi sono i più caratteristici della nostra cul-tura, vengono dati questi insegnamenti. Quale delle due precedenti correnti di pensiero è corretta? Noi diciamo che entrambe non sono totalmente vere, ma che entrambe hanno un fondo di verità.

* * * Quando ci accingiamo ad approfondire la conoscenza del mondo, dell’uomo e dell’universo, ci imbattiamo subito in un mistero, la cui soluzione ci porta a quelle diverse concezioni di cui si parlava più sopra: questo mistero è la vita. Infatti, mentre per l’occidentale materialista la vita non è al-tro che un prodotto del corpo (o della materia), per l’orientale spiritualista essa è la matrice, l’energia, che forma la materia, preesistente ad essa. Prima di tutto, sembra importante chiarire i concetti di forza ed energia, perché se è vero, da un lato, che essi sono intui-tivamente subito comprensibili, è anche vero che il loro esat-to significato riguarda oggi ciò che la scienza fisica vuole e-sprimere quando li usa come termini. In fisica, la forza è calcolata dalla seguente formula:

F = m a ,

cioè la forza è concepita come la causa di una qualsiasi va-riazione di velocità (a) della materia (m) di un corpo. Che cosa ci dice in realtà la sua formula? Essa ci fa capire come trovandoci davanti ad un fenomeno, il suo aspetto per noi più evidente, cioè la variazione di moto, nasconde qual-cosa che non possiamo vedere, ma che è la vera causa del fenomeno stesso: una forza, senza la quale il fenomeno non esisterebbe. La vera conoscenza della materia visibile non può prescindere dalla sua connessione con lo spirito invisibi-le.

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La causa, allora, non è in quello che si muove, ma in qual-cos’altro che agisce in o su di esso, causandone il movimen-to. Questo vale sia per la natura cosiddetta inerte, che per quella animata. La differenza sta nel fatto che questa forza agisce dall’esterno nella natura inanimata, mentre quella a-nimata possiede in sé questa capacità; vedremo come que-sto sia dovuto ad un diverso grado di evoluzione. Può sembrare un paradosso, ma siamo in grado di capire meglio la vita se osserviamo ....la morte. È difficile infatti discriminare fra ciò che vive e ciò che non vive limitandoci ad un esame esteriore, o basandoci su certi comportamenti (reattività - crescita - movimento, ecc.), perché possono spesso appartenere sia agli uni che agli altri fenomeni. Siamo però certi che, di fronte a qualcosa che muore, pos-siamo affermare che prima era vivente. Cosa avviene dunque alla morte? Noi vediamo che appena una forma vivente muore, inizia un processo, più o meno lungo ma inesorabile, che chiamiamo decomposizione. Se guardiamo spregiudicatamente a questo processo, non possiamo non ammettere che esso è la conseguenza di una forza che inizia ad agire quando un’altra forza (la vita) cessa la sua azione. E più precisamente esso è il risultato di forze di tipo terrestre, inerenti la materia, che possono agire sol-tanto quando altre forze ....se ne sono andate. Infatti il risul-tato della decomposizione è l’omologazione della materia che prima appariva distinta e separata, a tutta quell’altra mate-ria formante la terra. In altre parole, una forza che si opponeva a quella terrestre, teneva in un certo modo insieme un corpo, che risultava di-stinto dal resto del mondo unicamente grazie a questa forza, dato che quando l’azione di questa è cessata, la forza terre-stre lo ha distrutto. È chiaro perciò che la forza che formava il corpo è una forza che si oppone a quella terrestre, è una forza che non è strettamente fisica, dato che può vince-re la materia. Il secondo principio della termodinamica dimostra come nella materia dell'universo aumenti sempre più, col trascorrere del

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tempo, l'entropia, cioè il disordine, l’omologazione. Consta-tiamo invece che la materia animata come tale procede nel verso opposto. Ora abbiamo visto come l'energia che orga-nizza la materia vitalizzandola non appartiene al piano fisico ordinario, la cui energia agisce soltanto quando quella non opera più, provocando allora la decomposizione, ossia l'azio-ne che aumenta l'entropia. Questa forza antagonista dell’entropia, capace di creare or-dine, in occultismo viene detta Eterea. Qualsiasi corpo perciò è vivente se è pervaso da questa so-stanza super-fisica (non chimica), detta Eterea. Ciò può spiegare una moltitudine di fenomenologie, come ad esem-pio la pranoterapia, l’agopuntura (meridiani), la dinamizza-zione dei preparati omeopatici, ecc., e in genere tutte le co-siddette terapie energetiche che spesso la scienza materiale, non potendole comprendere e misurare con i propri stru-menti, nega (anche se dovrebbe andarlo a dire all’ammalato che ne ha invece sperimentato il successo!). Come agisce quindi questa forza vitale quando è all’interno di un corpo materiale? Essa si esprime lungo linee di forza definite, facendolo crescere, permettendo la riproduzione e l’alimentazione (assimilazione ed eliminazione dei cibi). Una volta che l’energia vitale comincia ad organizzare la materia, la sua tendenza si esprime attraverso la ripetizione continua della forza prodotta, senza variazioni o interruzioni, fintanto-ché dura l’influsso energetico. Secondo gli insegnamenti esoterici ogni organismo vivente è tale in quanto oltre a possedere un corpo fisico, possiede anche un corpo vitale (formato di etere) che è il campo di quelle forze che afferrano e organizzano la materia per for-mare quel corpo fisico che noi ordinariamente osserviamo. Useremo spesso questo termine: corpo; esso è il campo d’azione di sostanza/energia il cui centro appartiene a chi si manifesta attraverso di esso, e lo usa, per cui può anche es-sere chiamato “veicolo”. Vi è una grande confusione al giorno d’oggi – e una grande discussione – intorno al concetto di morte, dovuta al fatto

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che non si sa distinguere fra il corpo, la forma, e il vitale. Dai tempi più remoti la morte è sempre stata identificata con il momento dell’arresto cardiaco, ma da quando la medicina tecnologica moderna riesce, tramite la circolazione extracor-porea, a mantenere artificialmente la circolazione attiva, si è deciso di identificare la morte con la morte cerebrale irrever-sibile. Ciò provoca moltissime conseguenze negative dal punto di vista spirituale, poiché si instaura così sia l’accanimento terapeutico quando lo spirito volesse “andar-sene”, sia, dal lato opposto, l’espianto degli organi vitali, cuore compreso – mentre lo spirito abita ancora quel corpo. Una soluzione al problema può darla solo una scienza spiri-tuale, la quale distingue fra: l’impossibilità delle attività (coscienza, consapevolezza) della vita di manifestarsi in un corpo, e ciò avviene con la morte cerebrale; l’abbandono del corpo da parte della vita, e ciò avviene con l’arresto del cuore. Prova di ciò è il fatto che la decomposizione non ha luogo dopo la morte cerebrale, ma solo dopo che il cuore ha cessa-to di battere. Sono perciò le leggi della natura stesse a ga-rantirsi, per prime, che nulla si compia contro la vita. Il corpo vitale, o semplicemente il vitale, è stato fotografato, per mezzo della nota camera Kirlian, e pesato. Infatti, espe-rimenti effettuati sul letto di morte hanno dimostrato che nell’attimo del trapasso il peso scende improvvisamente di una certa quantità, che nell’uomo si aggira sui 21 grammi. Esperimenti successivi hanno chiarito che ad ogni specie a-nimale corrisponde un proprio peso specifico. Questi risultati scientifici purtroppo non vengono spesso ripetuti, e nemme-no divulgati, e viene il sospetto che ciò sia dovuto ad un cer-to imbarazzo interpretativo. Il vitale ha stretta attinenza con il Sole e la sua energia: all’equatore, infatti, le specie viventi sono più floride ed ab-bondanti, contrariamente a quanto avviene, invece, ai poli. Diciamo allora, e per il momento ci basti, che esso appartie-ne alla sfera Solare.

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L’esistenza di una forza di questo tipo, però, se può spiegare la vita come energia ed espressione, non è detto che sia suf-ficiente a spiegare anche altri fenomeni, che i nostri inse-gnamenti distinguono da essa. Infatti, la vita esiste dal re-gno vegetale in su: piante, animali e uomini, ma gli ultimi due hanno qualcosa in più che li distingue dalle piante. Esotericamente, il regno vegetale è considerato privo di co-scienza, o meglio ha un tipo di coscienza molto ottusa, defi-nita sonno. Come spiegare allora la coscienza oltre alla vita? 2. La coscienza. Come per capire la vita siamo partiti da una situazione che ne era priva (la morte), per cercare di approfondire la cono-scenza della coscienza immaginiamo di trovarci in uno stato di assenza di questa, in uno stato cioè di torpore. E immagi-niamo di essere, in questo stato, immersi totalmente in un liquido (fingiamo di non avere problemi di respirazione) che sia esattamente della stessa temperatura del nostro corpo. In una situazione del genere, certamente non ci sveglie-remmo dal nostro torpore, ma rimarremmo immersi, direi beatamente, in esso. Se invece per un cambiamento della temperatura, non importa ora stabilire se interna od esterna a noi stessi, si instaurasse una differenza, allora comince-remmo a sentire (il caldo o il freddo), nascerebbe cioè una sensazione, e cominceremmo a provare il piacere ed il dolo-re, con il conseguente impulso a muoverci nella direzione del piacere, perché più propizia alla nostra esistenza, spinti cioè dall’interesse che ci fa scegliere fra due situazioni anta-goniste. In questo esempio avremmo sperimentato una ulteriore for-za che, opponendosi a quella eterea che fluisce incessan-temente e senza soluzione di continuità, ci permette di svi-luppare la nostra coscienza su questo piano fisico.

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Quest’altra forza, diversa, perché può opporvisi, dalla forza vitale, viene detta in occultismo forza astrale ed è presente negli animali e nell'uomo. Si passa così da una fase univoca (sfera solare a crescita continua) ad una fase alterna (sfe-ra Lunare: lotta fra diversità). È vero perciò che la nostra coscienza è il prodotto della lotta fra il nostro vitale e l’astrale (o, come viene detto, corpo emozionale). Mentre il vitale si rinforza ed agisce con continuità, cioè con la ripe-tizione, l’emozionale si rinforza e manifesta con l’alternanza di situazioni antagoniste. Questa caratteristica di alternanza propria di tutto quello che è lunare (ciclico), la troviamo anche nell’interno del corpo emozionale stesso, il quale è composto da due tipi fonda-mentali di correnti: • la corrente centripeta che governa le passioni (il bas-so), corrente distruttiva; • la corrente centrifuga che governa le aspirazioni (l’elevato), corrente costruttiva che irradia. La forza astrale, quindi, arresta lo sviluppo fisico indotto dal-le forze eteriche, indurendo la materia organica che va pla-smicamente organizzandosi. 3. La consapevolezza. Abbiamo fin qui scoperto che l’uomo è un essere più com-plesso di quanto non si pensi comunemente. Esso è dotato infatti di vari corpi, o campi di forze diverse: oltre del corpo fisico che possiamo vedere, anche di un corpo vitale e di un corpo emozionale invisibili alla nostra percezione ordinaria, ma della cui azione possiamo vedere gli effetti sul piano fisi-co. Poniamoci ora una ulteriore domanda: che rapporti abbiamo noi con questi corpi? Come li riferiamo a noi stessi? Noi di-ciamo “il mio corpo”, “il mio corpo fisico, o vitale, ecc.” e-sattamente allo stesso modo con cui diciamo: “la mia auto-

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mobile”, o “la mia casa”, le quali sono riconosciute senza dubbio come estranee ed esterne a noi. Cosa può significare questo? Significa che intuitivamente noi sappiamo benissimo che i suddetti corpi non rappresentano la nostra vera e più profonda entità (o essenza), ma sono soltanto un qualcosa che le appartiene. Altrimenti, se ci identificassimo perfet-tamente con il nostro corpo, non diremmo “il mio corpo”, ma semplicemente, riferendoci ad esso, “io”. Quando diciamo “io”, allora, evidentemente intendiamo qualcosa d’altro, che non concerne i corpi sopra riportati. L’uso di un “io” con quest’ultimo significato sarebbe in realtà sintomo di un malessere, sarebbe cioè, letteralmente, alie-nante. Ma cosa intendiamo, allora, dicendo “io”? Intendiamo proprio la nostra essenza, nella quale possiamo pienamente identificarci, che non è quei corpi, ma che chia-miamo lo spirito, al quale perciò quei corpi appartengono, del quale sono veicoli di esperienza. Solo lo spirito è in grado di concepire l’“io”. Questi veicoli rappresentano la parte transitoria e peritu-ra, mentre quella che noi definiamo “io” rappresenta la parte permanente ed eterna. Ricordiamo che la nostra innata aspettativa è di non morire! Il principio che inconsciamente intendiamo dicendo “io”, è il principio della mente, la quale rappresenta proprio la porta attraverso cui lo spirito entra in possesso dei suoi cor-pi o veicoli, esprimendosi nel mondo fisico attraverso essi. Ciò fra l’altro ci dà una prima spiegazione del motivo per cui noi chiamiamo “interiore” questo insegnamento: esso è legato, sia pure “riflesso”, come vedremo, alla nostra parte eterna, allo spirito. C’è un momento nella crescita del bambino in cui questo “io” si attiva. In quel momento (quando il bambino comincia a di-re “io”, oltre che “no!”) la coscienza dell’individuo diventa individuale, cioè comprende pienamente la differenza fra sé e il resto del mondo, ciò che caratterizza la coscienza o-biettiva di veglia, definita anche consapevolezza.

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Infatti il corpo emozionale ci dà solo un abbozzo di co-scienza, che è più interiorizzata, ad immagini, o di sogno, mentre è proprio la mente a darci la cosiddetta coscienza di veglia. In realtà, il sonno non è esattamente descritto come perdita di coscienza. Non esiste alcuna perdita di coscienza, né con il sonno, né con la morte, né con qualsiasi altro mezzo: una volta divenuta consapevole la coscienza non può più andare perduta. Ciò che viene a mancare è il ricordo delle espe-rienze vissute in piani diversi da quello fisico-chimico carat-terizzato dallo spazio-tempo come lo conosciamo, perché la nostra ragione (come chiariremo meglio più avanti) vi è esi-liata, e noi in stato di veglia abbiamo accesso soltanto al de-posito dei ricordi di quanto ha sperimentato l’abbinamento fra ragione e veglia (che si potrebbe definire attenzione), detto memoria consapevole. Cionondimeno, esiste una memoria inconsapevole che re-gistra tutto, compreso ciò che è sfuggito alla nostra atten-zione; solo se riusciamo in qualche modo ad innalzare la mente oltre il piano fisico-chimico potremo avere accesso a quest’altra memoria. Noi siamo talmente abituati a doverci sforzare per riuscire a ricordare le cose che appena superano la dose che ci serve per la sopravvivenza quotidiana, che siamo convinti che non possa essere che così. Gli insegna-menti esoterici dicono che questo è imputabile alla nostra limitata consapevolezza: esiste una memoria che non dimen-tica nulla, ma registra, naturalmente, sia pure ancora incon-sapevolmente, tutto. Siamo ora in grado di aggiungere anche la mente ai veicoli descritti in precedenza, costruendo il seguente schema: Personalità: MENTE Pensiero CORPO EMOZIONALE Impulso CORPO VITALE Energia– Vita CORPO FISICO Forma

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Questi rappresentano la personalità, ossia la parte peritura che ci compone. È importante notare che ogni veicolo condiziona e adatta a se stesso anche gli altri; per questo il corpo fisico dell’uomo è diverso da quello degli altri regni della natura (eretto). I processi mentali, come detto, sono interiori; mentre il cer-vello è solo il supporto fisico che permette loro di esprimersi nel mondo esterno. 4. La percezione. Ricapitolando, la lotta fra l’emozionale e il vitale dell’uomo produce la coscienza, che è messa a fuoco sul mondo ester-no dalla mente, ottenendone la consapevolezza. La consapevolezza può svilupparsi perché la coscienza è una dote insita nello spirito; se così non fosse, dalla lotta fra vi-tale ed astrale avremo solo un prevalere di una delle due forze, e conseguenti spinte in una direzione anziché in un’altra, ma senza alcuna iniziativa o implicazione interiore. L’uomo pertanto sta sperimentando una duplice espressione di coscienza, le cui componenti attualmente egli non sa inte-grare. Da un lato egli contiene in sé l’originaria coscienza spirituale, che si sforza di dirigerne l’esistenza secondo le leggi che le sono proprie, che sono quelle dell’armonia co-smica, attinte dove essa esiste con le sue leggi, superiori alle limitazioni dello spazio e del tempo; dall’altro sviluppa du-rante l’esistenza fisica la dote dell’auto-coscienza e dell’emancipazione dagli aiuti esterni. A scapito, però, come sarà più chiaro quando affronteremo l’evoluzione dell’uomo, della coscienza originaria. Entrambe queste forme sono tuttavia presenti, in diversa misura, nella sua interiorità, e sono riscontrabili anche ad una semplice osservazione, purché si sappia dove dirigere l’attenzione. Ricorriamo ad un esempio per provare a dare conto di ciò. Per non correre alcun tipo di rischio restiamo sul sicuro, fe-

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deli alla consegna di cominciare ....dall’inizio; parleremo dunque della cosiddetta realtà. Cosa è più tangibile, più sicu-ro, della realtà? Ciascuno di noi vede le cose che lo circon-dano, ed è sicuro quindi che esse esistono, che rappresenta-no qualcosa su cui fare affidamento. Qualsiasi argomenta-zione basata su di esse può a buon diritto essere descritta come dotata di solide basi. Esemplifichiamo dunque questa realtà attraverso una situa-zione di rapporto fra soggetto osservatore e oggetto osser-vato, nel seguente modo:

dove i due dischetti disegnati rappresentano rispettivamente il soggetto e l’oggetto. Essi sono separati fra loro, così come la realtà che osserviamo è separata da noi. Non vogliamo in-fatti fare confusione: la realtà è tutto ciò che ci circonda. Facciamo a questo punto alcune considerazioni, osservando la figura. Chiediamoci: come avviene questa percezione che ci permette di conoscere detta realtà? Noi siamo in grado di vedere gli oggetti (facciamo il caso della vista, ma quello che diremo potrà tranquillamente estendersi a qualsiasi forma di percezione) perché i raggi luminosi li mettono in comunica-zione con i nostri occhi. La retta della figura potrebbe quindi raffigurare i raggi luminosi che uniscono la superficie dell’oggetto osservato con la retina del soggetto osservatore. Quando noi vogliamo descrivere la realtà che ci circonda, pe-rò, normalmente omettiamo l’esistenza di questo qualcosa che ci unisce ad essa. Può sembrare paradossale, ma da un certo punto di vista questo qualcosa potrebbe invece assur-gere ad un’importanza maggiore rispetto all’oggetto stesso che osservo: se non ci fosse la luce che mi mette in comuni-cazione con esso, infatti, per me non esisterebbe né essa, né l’oggetto. Anche quando osservo le stelle, così belle ma così lontane, non considero che i miei occhi sono in contatto con

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le stesse, attraverso i raggi luminosi che hanno toccato (mi-gliaia di anni fa) la loro superficie, e che ora mi mettono in comunicazione con esse, toccando i miei occhi. Usualmente pertanto non rendo consapevole l’esistenza del mezzo che mi permette di vedere, e ciò rappresenta un pri-mo elemento di dubbio circa quello che fino a pochi istanti fa consideravo una base tanto solida da fare da discriminante per una spiegazione capace di rappresentare fedelmente la realtà. La distanza delle stelle, inoltre, fa sì che il luogo dove le vedo ora sia ingannevole, perché nel frattempo (le mi-gliaia di anni) esse si sono naturalmente spostate: altro ele-mento di infedeltà. Se adesso ci chiediamo perché i raggi luminosi che colpisco-no l’occhio permettono di vedere gli oggetti, ci verranno im-mediatamente in mente le spiegazioni che, fin dalle elemen-tari, abbiamo compreso benissimo: la luce che mi mette in comunicazione con gli oggetti colpisce la retina dell’occhio, si trasforma in un impulso elettrico che, attraverso il nervo ot-tico, va a sua volta a colpire la parte di corteccia cerebrale preposta alla vista. In questo modo vedo gli oggetti. Resta pur sempre da spiegare perché una corrente elettrica si tra-sforma in immagini. Se abbiamo ben capito, fuori di noi esistono raggi luminosi, che in verità creano una realtà senza soluzione di continuità, nel senso che la separazione fra noi e ciò che ci circonda è dovuto unicamente al fatto che ignoro gli stessi, e che quan-do giungono al cervello vedo soltanto che cosa li ha generati o riflessi. Devo a questo punto dubitare ancora di una cosa: oltre al fatto di non vedere quello che c’è (i raggi luminosi), quello che vedo, c’è? Le immagini infatti nascono nel cervello, e non sono che una elaborazione di quest’ultimo a seguito di impulsi di tipo elettrico. Se ci fosse un qualche punto debole in questa catena percettiva (oggetto - raggi luminosi - occhio - nervo ottico - corteccia cerebrale) la percezione potrebbe risentirne, come nel caso del cieco. Facciamo l’esempio dei colori: fin da piccolo, una certa frequenza dello spettro lumi-

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noso che viene elaborata dal mio cervello dandomi una de-terminata sensazione visiva, mi è stato insegnato di chia-marla, ad esempio, giallo. Poniamo che un’altra persona ela-bori in forma leggermente diversa quello stesso segnale elet-trico: essa vedrebbe in modo diverso da me, probabilmente vedrebbe un altro colore, ma lo chiamerebbe comunque co-me le è stato insegnato di chiamarlo: giallo. Vedremmo di-versamente, ma senza saperlo; anzi essendo convinti del contrario. Solo se fosse possibile entrare nell’altro ce ne ac-corgeremmo. La percezione, infatti, è interiore, e le immagini (allo stesso modo dei suoni, ecc.) nascono dentro di noi a rappresenta-zione della realtà; ma non dobbiamo confonderle con essa! Fra le tante dimostrazioni possibili, ricordiamo ancora quanto avviene se osserviamo la proiezione di una pellicola cinema-tografica: le immagini, staccate e a scatti (i singoli foto-grammi), diventano per l’osservatore un movimento fluido e continuo. Ebbene, questa non può essere altrimenti definita se non illusione ottica. Esiste un limite alla capacità percetti-va, noto alla scienza psicofisica, che però in qualche modo noi integriamo, non restandovi succubi, per interpretare la realtà. Ciò sta a significare che c’è qualcosa dentro di noi che ci fa entrare in contatto con la realtà, al di sopra o nonostante i limiti dei sensi. E questo ci permette di sollevarci un pochino il morale: dopo aver imparato a dubitare di questi ultimi, co-sa che ci aveva messo in apprensione ....levandoci la terra da sotto i piedi, venire a conoscenza che siamo invece in grado di percepire tanto sottilmente da rispondere a segnali che sfuggono persino ai sensi più efficienti, superando in qualche modo i loro limiti funzionali, non può che farci torna-re la sicurezza in noi stessi. Ma ci toglie comunque l’ultimo residuo di fiducia che avevamo nei sensi medesimi. Ci deve essere pertanto qualcosa dentro di noi che li supera, garantendoci un contatto con la realtà molto più fedele e si-curo, nonostante comunemente ne ignoriamo le dinamiche. Perché le ignoriamo? L’assunto iniziale che abbiamo poi, nel corso dell’esposizione, demolito, era quello di considerare la

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realtà altra cosa rispetto a noi, cioè ponendola fuori di noi stessi, dicendo che ci circonda. Dobbiamo, allora, a questo punto apportare alcune modifi-che alla figura iniziale, nella quale vediamo chiaramente quanto percepiamo in ogni momento di veglia: un soggetto e un oggetto separati da spazio e da tempo. È la percezione dovuta ai sensi, cioè alla consapevolezza ottenuta dalla men-te inserita nella materia, che noi definiamo percezione me-diata dai sensi. Il suo prodotto è la mente speculativa logi-co-razionale tipica dell’uomo moderno, che pone l’“io” al centro, e in contrapposizione, rispetto a tutto il resto del mondo circostante. L’uomo che vuole toccare per credere (i-gnorando che in ciò sta l’illusione). Per avere accesso ad una diversa forma di conoscenza, ca-pace di non essere condizionata dalle limitazioni sensoriali, riportiamo qui sotto la stessa figura, visualizzando ora però anche lo spazio-tempo che intendiamo superare; cioè, per noi, il foglio in cui sono disegnati i dischetti, come vedessimo il tutto in prospettiva:

Superare la dimensione ordinaria su cui si basa la nostra percezione sensoriale, significa trovare uno spazio diverso che metta in comunicazione il soggetto con l’oggetto. Co-struiamo dunque questo spazio extra-foglio:

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La forma torica (che attraversa il foglio da sopra a sotto) rappresenta quindi per noi questa diversa possibilità di co-municazione fra i due. Osservandola attentamente, ci ren-diamo conto che soggetto ed oggetto (i due dischetti) qui non sono entità separate, ma perdono in qualche modo la lo-ro distinzione e si trasformano in sezioni del toro formate u-nicamente dall’intersezione con il foglio, ispirandoci la dedu-zione che in quell’altro spazio non esiste separatività fra di essi, e che questa è dovuta, nel nostro spazio, soltanto ai li-miti dei sensi con cui percepiamo nello spazio/tempo ordina-rio. Quando, cioè, osserviamo dallo spazio/tempo fenomeni che questo nostro sguardo, in un certo senso, deforma.

Quest’altra percezione, libera dai sensi, la definiamo im-mediata, cioè diretta, non mediata dagli stessi. Essa produ-ce la mente analogico-intuitiva dell’uomo, spesso ostacolata dalla ragione, che gli permetterebbe di superare la consueta comunicazione con il mondo esterno, per entrare più inti-mamente in comunione con lo stesso.

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L’ampliamento della memoria consapevole e lo sviluppo della percezione im-mediata, si potranno avere solo con lo svilup-po del cuore1 al fianco di quello della mente, permettendo all’uomo di far fiorire le sue reali potenzialità. Che l’uomo non sia un’entità solo terrestre può mostrarsi an-che considerando come, ancora rispetto al sonno, egli non possa generalmente restare sveglio per più di 84 ore conse-cutive: egli deve, in altre parole, trasferirsi per rigenerare le componenti della sua personalità negli altri piani, dato che la lotta fra il vitale e l’emozionale distrugge il fisico, che soltan-to così si può rinforzare. Al risveglio solo l’esistenza di una memoria ancora inconsapevole non permette il ricordo di questi viaggi extra-terrestri. 5. L’individualità e la personalità. Abbiamo dunque visto che oltre al piano fisico che tutti co-nosciamo, esistono altri piani di esistenza non visibili, ma che svolgono la loro azione fin giù al piano fisico. Completiamo quindi lo schema che abbiamo iniziato, inse-rendo il nome che diamo a questi piani: MENTE Piano Mentale Uomo Veglia C. EMOZIONALE Piano Astrale Animali Sogno CORPO VITALE Piano Etereo Vegetali Sonno CORPO FISICO Piano Chimico Minerali Morte Non possiamo però conoscere appieno l’uomo se lo conside-riamo solo nei suoi veicoli (né tantomeno solo nel suo corpo fisico). È di moda ai nostri tempi parlare di uomo totale, ma dobbiamo stare attenti a cosa intendiamo: può intendersi semplicemente l’estensione della sua conoscenza al piano etereo, o a quello astrale, o più raramente anche a quello mentale, ma tutto ciò è parziale e fuorviante, se non lo con-

1 Questo aspetto verrà meglio chiarito più avanti.

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sideriamo nel suo fondamentale rapporto col mondo dello spirito, che è quello delle cause, mentre gli altri rappre-sentano soltanto il mondo degli effetti. È infatti lo spirito che si riflette nei piani di manifesta-zione, usando per il proprio sviluppo i veicoli della personali-tà. Vogliamo ancora una volta tornare al nostro schema, ag-giungendovi la tripartizione dell’Entità Spirituale così come viene insegnata nelle scuole esoteriche. In realtà, lo Spirito è indivisibile; questo viene fatto per motivi didattici:

SPIRITO della VOLONTÀ SPIRITO d. SAGGEZZA

Individualità (parte imperitu-ra): SPIRITO dell’ATTIVITÀ

MENTE CORPO EMOZIONALE CORPO VITALE

Personalità (parte peritura):

CORPO FISICO

Possiamo dire adesso che, sia pure in modo molto schemati-co ed elementare, abbiamo un’idea comunque completa dell’uomo totale, nei suoi due aspetti, della personalità, l’io e dell’individualità, il Sé o essenza spirituale. Ci sono alcune persone che non riescono ad accettare una concezione spirituale dell’uomo, né l’idea della rinascita, cioè la distinzione fra personalità ed individualità, e questo so-prattutto per un malinteso timore di perdita della propria i-dentità. Che idea hanno queste persone dell’identità? Di una unione psico-fisica, sempre identica a se stessa, che ca-ratterizzerebbe la consapevolezza che abbiamo di noi stessi. Se esaminiamo per un attimo questa idea, però, troviamo subito qualcosa che dovrebbe farci riflettere: le cellule del nostro corpo hanno una vita molto limitata; le uniche che durano sono quelle cerebrali, ma all’interno di ogni cellula, a livello atomico, al massimo ogni sette anni la materia si rin-nova, viene sostituita da altra. Quindi non può essere la ma-teria, neppure quella che forma il cervello, a fare da base per quella supposta unità. Inoltre, anche un esame esteriore

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sul comportamento umano ci indica quanta grande differen-za ci sia fra un bambino e un adulto, o un anziano: vera-mente, nell’adulto o nell’anziano non esiste praticamente più nulla della mentalità, delle idee del bambino. A volte la reci-proca incomprensione, se non intolleranza, è enorme, tanto da farci chiedere: ma quell’adulto è mai stato, a suo tempo, anche lui un bambino? Dunque, né a livello fisico, né a livello psichico riscontriamo quella identità che nell’idea dell'unica esistenza si vorrebbe salvaguardare. Se ci fermiamo a questi livelli, se tutto si ri-ducesse ad essi, allora sì che dovremmo dubitare di poter avere una vera consapevolezza di noi stessi, come unità e identità individuali; è quindi vero il contrario: soltanto con una concezione spirituale della vita possiamo capire perché noi ci sentiamo sempre lo stesso individuo. Altrimenti sareb-be come considerare che una scala a pioli fosse composta soltanto dai gradini, e ci dimenticassimo dei corrimano late-rali che quelli unisce e sostiene: cosa sarebbero i primi senza questi ultimi? La scala non potrebbe esistere, non sarebbe certamente una scala! Allo stesso modo, l’uomo è un indivi-duo proprio perché non è composto unicamente dai corpi che uniti formano la sua personalità, che sono perituri e soggetti a mutamenti continui, ma perché dietro ad essi esiste un qualcosa che li unisce, anzi che li produce per il proprio a-vanzamento, e questo qualcosa, eterno, imperituro, è per-tanto ciò che possiamo e dobbiamo considerare il vero uo-mo. Questo qualcosa è lo spirito, e in esso noi concepiamo l’auto-coscienza, essendo la coscienza una sua caratteristica. Non dobbiamo tuttavia cadere nel trabocchetto di confonde-re la coscienza con l'intellettualismo. L'intellettualismo è una degenerazione, un'involuzione del pensiero speculativo, che continua a girare sempre attorno a se stesso ponendosi con-tinuamente domande, alle quali non chiede risposte se non in apparenza. Se, per disgrazia, si imbattesse in una, subito la seppellirebbe sotto altre domande. È il pensiero mediato che confonde se stesso col processo nel quale è decaduto, impedendo il lavoro di trasmutazione. È la luce riflessa che

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ripudia la propria origine radiante, perdendo così la sua reale intrinseca identità. Quanto fin qui detto tuttavia, per quanto possa sembrare complesso, non è ancora tutto, manca ancora un aspetto da approfondire: dobbiamo avere un’idea dinamica di tutto questo. L’uomo, infatti, come tutto ciò che esiste nell’Universo, è un essere in evoluzione. Anche restando solo al suo corpo fisico, alcuni organi un tempo svolgevano un compito diverso dall’attuale, e uno di-verso ancora svolgeranno in futuro. L’epìfisi, ad esempio, ghiandola endocrina situata nella testa, nell’antichità dell’evoluzione umana era un organo di perce-zione. Ora è quasi dormiente. In futuro, essa rappresenta proprio quello che dobbiamo sviluppare a livello fisico per comprovare a noi stessi quanto qui stiamo ancora soltanto leggendo e dialetticamente apprendendo. Infatti i nostri insegnamenti non sono teorie, ma risultati di indagini chiaroveggenti svolte proprio tramite lo svilup-po di quest’organo (vista spirituale). L’uomo antico (lo vedremo meglio più avanti) possedeva una chiaroveggenza passiva, indotta, legata al sistema ner-voso involontario. Esistono ancora oggi chiaroveggenti di questo tipo, legati al passato evolutivo (appartengono alla classe mistica o o-rientale), che però non hanno il controllo di quello che vedo-no. Si sviluppano attraverso il plesso solare2, e sono i cosid-detti medium passivi. Lo sviluppo dell’uomo però deve portarlo ad espandere co-scientemente i propri poteri, perché solo così diventeranno lo strumento dello spirito e gli permetteranno di avanzare nell’evoluzione, sviluppando la chiaroveggenza volonta-ria attraverso l’epifisi e la vicina ipòfisi, facendo nascere la vista spirituale. In questo modo (col quale comunque è possibile accedere a piani inaccessibili al metodo precedente) si riuscirà ad inda-

2 Vedi il capitolo dedicato ai centri di forza.

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gare nell’interiorità dell’uomo, scoprendo le diverse dimen-sioni e quindi i diversi veicoli che lo compongono e che ab-biamo descritto, e nel contempo a vedere il passato, riviven-do la storia dell’evoluzione umana. Quanto abbiamo fin qui letto e quanto leggeremo non è che un accenno della conoscenza che la vista spirituale può ren-dere accessibile. Essa presuppone, contrariamente al metodo legato al passato, una condotta di vita spirituale. Il primo passo è lo sviluppo del corpo vitale. Oggi tutto tende alla soddisfazione dell’emozionale. Esso è per sua natura instabile e fuggevole e non è possibile appagarlo del tutto. Appena soddisfatto un desiderio ne affiora un altro. Esso ci tiene schiavi. Soltanto con lo sviluppo del corpo vitale possiamo avviare quel tirocinio esoterico spirituale che ci darà una evolu-zione positiva, e che ci aprirà la possibilità di sviluppare i no-stri poteri latenti. Ne risulterà anche il dono della pace inte-riore, che vince l’ansia di chi non sa dare una regola agli im-pulsi dell’emozionale. Per fare ciò, però, dobbiamo sviluppare il lato del cuore, e non possiamo farlo, da occidentali, se prima non abbiamo soddisfatto in questa direzione la mente. Ecco lo scopo di queste pagine. Quando riuscissimo a fare nostro questo approccio multidi-mensionale all’uomo e al mondo in cui egli è inserito, si schiuderebbero per noi delle porte capaci di condurre ad una comprensione fino a prima forse nemmeno sospettata. Fa-cendo il confronto con la precedente concezione, quest’ultima apparirebbe subito nella sua totale insufficienza e incapacità di dare un senso all’esistenza e una spiegazione a quello che nella stessa avviene. Il mondo così considerato appare estremamente limitato e appiattito nell’unica dimen-sione spazio-temporale contemplata, priva di possibili spinte o aspirazioni ad andare oltre. Esiste invece un oltre quotidiano, che in ogni istante è pre-sente, vicino a noi e a quanto stiamo facendo, pensando,

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desiderando. È attingendo a questo oltre che possiamo posi-tivamente operare per migliorarci, facendo scendere le sue leggi anche nel qui ed ora. Le aspirazioni che questo nuovo approccio fanno sorgere sono quelle suggerite dal cuore, che ci fanno dimenticare di noi stessi (ossia della nostra separa-tività), permettendoci di inoltrarci nel sentiero previsto per il futuro, quello di sentirsi “uno con tutto e con tutti”, fuori dall’illusione egocentrica della percezione mediata. In ogni istante il presente contiene in sé, come un segreto, un’apertura verso questo al-di-là: siamo solo noi, nella no-stra mente razionalmente ristretta, che impediamo a noi stessi l’accesso verso questo mondo salvifico. Ovviamente non dobbiamo intendere questo “presente” come una parte del tempo ordinario, altrimenti il solo risultato sarebbe il menefreghismo, il “chi vuol esser lieto sia…”, col rischio di ottenere il grado di …barbone! È implicito nella ricerca del presente uno scatto di coscienza. È probabile che spesso su-scitiamo la disperazione degli abitanti di quel mondo, che di certo fanno di tutto per portarci a vedere la luce, che di certo ci vedono in più occasioni ad un passo da questa realizzazio-ne, e che quasi sempre finiamo per negarci. È inutile allun-gare la mano verso qualcuno, se questi a sua volta non pro-tende poi anche la sua. È il concentrare la nostra attenzione sulla percezione e propriocezione mediate dai sensi, che ci impedisce di accedere consapevolmente alla percezione im-mediata che tutto comprende. Eppure è necessario fare uno sforzo e spendere energia per restare in quella percezione. La nostra tendenza sarebbe quella di alzarci da terra, e di e-levarci... lo vediamo quando andiamo via col sonno, cioè quando le energie spese per la veglia si esauriscono, e la ve-glia un po’ alla volta scema. Riuscire a non rimanere distolti dalla coscienza di veglia pur restando consapevoli, ci per-metterebbe di seguire la nostra coscienza quando abbando-na il fisico, facendoci accedere agli stessi piani vitali. Esiste per questo un esercizio, chiamato esercizio rivelato-re, che ci può aiutare in tal senso. Consiste nel riuscire a concentrare la mente in un unico pensiero-oggetto ed è con-

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sigliabile effettuarlo la mattina, appena svegli. Senza aprire gli occhi, restare totalmente rilassati, e richiamare alla men-te l’oggetto su cui concentrarsi. La scelta dell’oggetto è libe-ra, e dipende dall’indole di ciascuno. Tuttavia dev’essere di natura semplice ed essenziale: non è l’oggetto il protagoni-sta dell’esercizio, ma l’esercizio in se stesso. Eliminare quindi dalla mente qualsiasi altro pensiero che non abbia attinenza con l’oggetto: tutta la mente deve essere occupata da esso, ma senza sforzo fisico; non stringere le labbra, strabuzzare gli occhi, chiudere i pugni o mordersi la lingua. Lo sforzo è nel pensiero. Esaminare l’oggetto da molteplici punti di vista, e tenerlo in mente per almeno cinque minuti. Quando sare-mo abili abbastanza ad ottenere questo risultato, possiamo provare, alla fine del periodo, a rilasciare l’attenzione, ma senza riempire il vuoto con altri pensieri: saranno essi a pre-sentarsi alla nostra attenzione, che rimarrà tranquilla. Possiamo immaginare le epoche passate durante le quali e-ravamo diretti dall'esterno, come la nostra interiorità fosse riempita da pensieri non nostri, che in qualche modo ci ordi-navano quali dovevano essere i nostri comportamenti: la no-stra natura ci portava allora ad obbedire, ed è inutile na-sconderci che in ciò può prefigurarsi un sentimento di sicu-rezza, ora percepito maggiormente dalla corrente umana più incline al carattere mistico. Quando divenimmo sordi a que-st'ascolto, in seguito alla decadenza del pensiero di comu-nione in quello di comunicazione, si creò un vuoto. Questo vuoto, ricordo inconscio di quella perdita, quasi ci spaventa, e sentiamo il bisogno di riempirlo: lo riempiamo allora con pensieri che sono, sì, nostri, ma non possono svolgere l'iden-tica funzione di quelli perduti. Si trasformano allora in condi-zionamenti, in fissazioni, in disagi mentali che ci tengono schiavi. FARE SILENZIO è la medicina; ma silenzio interiore, capace perciò di riaprirsi - ora in chiave consapevole - all'a-scolto, in percezione im-mediata, dei suggerimenti del Sé. Non è certamente facile arrivare a questo, perché la mente, come apprenderemo nello studio della Genesi, è l’ultimo veicolo che abbiamo sviluppato, ed è tuttora poco

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più che un abbozzo. L’esercizio ha proprio lo scopo di per-mettere al Sé di iniziare a parlare al nostro io, dirigendone, finalmente, l’esistenza, e al pari stesso di accelerare lo svi-luppo del veicolo mentale. Dire, come faremo più avanti, che concepire pensieri equivale a concepire figli, in una diversa dimensione, è letteralmente vero: ogni pensiero che noi e-mettiamo costruisce una sua forma nel piano mentale, che ne risulta attiva ed operante, dotata della qualità che noi le abbiamo dato e della lunghezza di vita corrispondente alla forza con cui l’abbiamo concepita. Essa interagisce con altre forme-pensiero, venendo attratta da quelle simili ed accre-scendo così la sua importanza. Ecco un altro importantissimo motivo per cui iniziare fin da ora a controllare il pensiero non risulterà essere mai troppo presto. Siamo responsabili nei pensieri che facciamo, e ciò che noi stessi siamo dipende dai pensieri che usualmente emettiamo o attiriamo, dando loro il potere necessario all’azione. Abbiamo così visto come le quattro correnti evolutive che si stanno sviluppando sul nostro pianeta si differenziano fra lo-ro: • il regno minerale, che possiede solo il corpo fisico; • il regno vegetale, che possiede corpo fisico e corpo vitale; • il regno animale, che possiede, oltre al corpo fisico e a

quello vitale, anche il corpo emozionale; • l’uomo, che oltre ai tre corpi precedenti possiede anche la

mente.

La croce è il simbolo delle tre correnti viventi: • il braccio inferiore rappresenta il regno vegetale, che cre-

sce dalla terra e si innalza verso il cielo; esso è diretto dallo spirito-gruppo vegetale lungo correnti che partono dal centro della Terra e si dirigono verso l’esterno del pianeta, scorrendo lungo il tronco o gli steli delle piante;

• il braccio orizzontale rappresenta il regno animale, il cui spirito-gruppo circola circondando la Terra, e controlla gli animali scorrendo lungo la loro colonna vertebrale, che

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perciò è orizzontale. Il braccio orizzontale è diviso in due parti, a simbolizzare la divisione sessuale, che non esi-steva allo stato vegetale;

• il braccio superiore rappresenta l’umanità che, con l’acquisizione della mente, si innalza verso i regni supe-riori.

Una tabella ci aiuterà a visualizzare le cosiddette attività psi-chiche nella situazione attuale del nostro sviluppo, metten-dole in relazione con quanto abbiamo fin qui appreso sulla composizione sottile dell’uomo. Da qui prenderemo lo spunto per la prosecuzione del nostro studio. MENTE C. EMOZIONALE

MENTE CRITICA SPECULATIVA

CORPO VITALE SENSAZIONI

CORPO FISICO

ATTIVITÀ BIOLOGICHE

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MORTE E RINASCITA

Tutti noi vediamo, praticamente tutti i giorni, la vita che scorre davanti ai nostri occhi: nascita e morte ci si presenta-no, con tutto il loro carico di mistero. Da dove veniamo? Perché viviamo? Dove andiamo dopo la morte? Da quando l’uomo è tale, da quando cioè ha raggiun-to la forma di coscienza detta obiettiva di veglia, ha cercato di rispondere a queste inevitabili domande. Le risposte che si è dato sono state diverse, e di diversa por-tata. Tutte sono, comunque, riconducibili a tre teorie di ba-se, che chiameremo: • la Teoria Materialistica, • la Teoria Unicistica, • la Teoria della Rinascita. Esaminiamole allora un po’ da vicino. 1. La Teoria Materialistica. La Teoria Materialistica afferma che tutto ciò che esiste è ri-conducibile alla materia (visione monistica del mondo). La vita, la coscienza, la consapevolezza sono soltanto un pro-dotto del corpo, e terminano alla morte. Essa può essere rappresentata con un segmento:

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Tutto quello che abbiamo fino a questo punto detto può es-sere usato per confutare tale teoria. Concentriamo la nostra attenzione piuttosto sulle persone che la sostengono. Posso-no distinguersi in due grandi categorie:

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• l’agnostico, • lo scettico. L’agnostico possiamo trovarlo fra quelli che dicono, come già abbiamo visto: “Io credo a quello che vedo”. Dicemmo che ora neppure la scienza pensa più in questo modo, defi-nendo realista ingenuo chi lo facesse. L’agnostico è convinto che non è possibile indagare sui misteri della vita e della morte, per cui non cerca. Chi si avvicinasse con spirito spregiudicato a questi argomenti, invece, in breve tempo si convincerebbe del contrario; basterebbe sfogliare alcuni dei molti libri che al giorno d’oggi si trovano sull’argomento. Ef-fettivamente, sembra piuttosto che l’unico modo per esse-re certi che non si può indagare sull’al di là, è astener-si dal farlo. Lo scettico, da parte sua, supera l’agnostico, dato che si potrebbe descriverlo dicendo che è colui che dice: “Io non credo neanche se vedo”. Sarebbe superfluo commentare un simile atteggiamento, e quanto esso sia irragionevole, anche se di solito lo scettico è uno che abusa di ....argomenti ra-zionali. È importante però notare che molto spesso lo scetti-co adulto viene così preparato da una certa educazione avu-ta fin dall’infanzia. I bambini, infatti, fino a sette anni circa, sono naturalmente in contatto con forze (ed esseri) più sotti-li, e non è raro che raccontino di giocare con “amici” invisibi-li. È proprio costringendoli a negare questa, che per loro è una realtà, qualificandoli per bugiardi, dimostrandoci non soltanto increduli, ma anche deridendoli, o minacciandoli, che cominciamo a formare lo scettico di domani. Un approccio spregiudicato a questi temi, invece, può aiutare a formarsi la convinzione che tutto ciò non può essere spiegato solo materialisticamente. Il punto di vista spiri-tuale, cioè, la ricerca, deve essere coltivata, se vogliamo che produca frutto. In fondo, dire “non credo”, o dire “credo” significa esattamente la stessa cosa: “non so!” E di conse-guenza la cosa più ragionevole da fare è cominciare a lavo-rare per saperne di più, a ricercare.

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Il giardino dell’agnostico, non coltivato e trascurato, si riem-pie di erbacce inutili; quello dello scettico, da parte sua, di-venta un arido deserto. Resta comunque il fatto che la Teoria Materialistica è insuffi-ciente a spiegare i misteri della vita e della morte. Tanto che è costretta ad attribuirli al caso, cosa assolutamente inaccet-tabile dalla ragione. 2. La Teoria Unicistica. Passiamo allora alla Teoria Unicistica, cioè dell’unica esisten-za: essa non è più monistica, dato che afferma esistere sia un mondo materiale (la terra), che uno spirituale (i cieli, l’al di là). Possiamo rappresentarla con una semiretta:

|___________________ . . . . . . . . . .

perché afferma che alla nascita proveniamo, da zero, diret-tamente da Dio, e dopo una breve esistenza, in cui siamo messi nelle condizioni più disparate e disuguali, subiremo per l’eternità le conseguenze del nostro comportamento nel-la vita. Questa teoria è assurda per almeno due motivi: 1. l’ingiustizia palese (differenti condizioni iniziali), 2. l’attribuzione di un sentimento vendicativo a Dio. Molti di noi, sicuramente meno buoni di Lui, non si sentirebbero di infliggere certe ....punizioni! Senza contare che una strettamente ortodossa interpreta-zione delle sacre scritture farebbe secondo alcuni ammonta-re a solo 144.000 il numero di uomini salvati. Le religioni di questo tipo sono nate quando, evolutivamente, l’uomo doveva concentrarsi tutto sulla vita materiale (per sviluppare la coscienza obiettiva di veglia). All’umanità più progredita furono così assegnate le grandi religioni mono-teiste, che predicano l’esistenza di una sola vita sulla Terra.

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Sono quindi religioni parzialmente materiali: il materialismo non è che una loro degenerazione. Ma questo è un argomen-to che affronteremo più avanti. Esse, tuttavia, danno una parziale risposta alle domande dell’uomo, ma hanno una visione statica dell’universo: la natura, l’uomo, Dio, restano al loro posto per l’eternità. Noi ricordiamo però le parole del Cristo, che disse: “Voi stes-si farete le cose che io ho fatto, e anche di maggiori”, e quel-le di S. Paolo: “Non sapete voi che siete Dei?”. La scienza, da parte sua, ha dimostrato che tutto si evolve. L’insegnamento pubblico che danno queste religioni, in effet-ti, è soltanto il loro ASPETTO ESTERIORE. Per i motivi evolu-tivi già ricordati fu tenuto nascosto il più profondo significa-to, che ora l’umanità è pronta a ricevere: L’ASPETTO ESO-TERICO o interiore. Facciamo notare con forza il fatto che se l’umanità è pronta per questo messaggio, significa che ne ha assoluto bisogno, e chiunque lo ostacoli, in buona o cattiva fede che sia, si mette automaticamente nella posizione delle forze ostacolatrici dell’evoluzione dell’uomo, che sono le for-ze negative e del male. Se vogliamo affrontare la conoscenza dell’aspetto esoterico delle religioni, dobbiamo abbandonare la Teoria Unicistica e rivolgerci a quella che abbiamo definita la Teoria della Rina-scita. In realtà, è improprio definirla una teoria, dato che non è frutto di speculazioni mentali, ma di esperienza viva, insegnamenti offerti da parte chi è in grado di verificarne l’autenticità. Approfittiamo di quest’asserzione, per sottolineare ancora una volta che tutto quanto viene in queste pagine esposto non deve essere accettato o considerato come una verità as-soluta, valida una volta per tutte. Essa è appunto soltanto il risultato di indagini eseguite da chiaroveggenti positivi, che come tali hanno la possibilità di accedere alla memoria pe-renne della natura. Essi pure, però, sono soggetti ad errore: il fatto di poter indagare nei piani sottili e di possedere la vi-

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sta spirituale non è sufficiente di per sé a comprendere tutto quanto viene così esaminato, così come il fatto di possedere la vista fisica non ci mette in grado per il solo fatto di vede-re, di conoscere esattamente il mondo fisico e il suo funzio-namento. I dogmi restano validi soltanto per chi ha una mentalità con caratteristiche infantili; noi siamo qui tutti in ricerca della conoscenza, e la vera conoscenza non può esse-re scritta in nessun libro, ma può essere solo frutto di sforzi e conquiste personali, integrando le due fonti di conoscenza di cui siamo dotati: la mente ed il cuore. Altrimenti, ricadiamo nella domanda rimasta priva di risposta di Ponzio Pilato: “Che cos’è la verità?…”. 3. La Teoria della Rinascita. Non ci resta perciò che indirizzarci alla terza teoria: la Teoria della Rinascita, che possiamo raffigurarci con una retta:

. . . . . _______________________ . . . . . in armonia con quanto vediamo in natura, dove non c’è nulla che inizia o finisce improvvisamente, ma dove tutto si tra-sforma lentamente e progressivamente, per sempre. Questa teoria ha una visione dinamica, e riesce a risponde-re in modo soddisfacente alle domande che l’uomo si pone. Cominciamo dunque ad esaminarla. Per meglio capirla, trascriviamo lo schema visto in preceden-za relativo ai veicoli dell’uomo e ai corrispondenti piani di e-sistenza, ponendo però in risalto la differenziazione esistente all’interno del corpo emozionale:

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Spirito della Volontà Spirito della Saggezza SÉ Spirito dell’Attività

MENTE Piano Mentale CORPO EMOZIONALE SUPERIORE Piano Astrale Superiore CORPO EMOZIONALE INFERIORE Piano Astrale Inferiore CORPO VITALE Piano Etereo CORPO FISICO Piano Chimico L’antico aforisma ermetico “Come in alto, così in basso”, o legge di analogia, è sempre stata la guida migliore per af-frontare questi temi. Da essa traiamo due aspetti, che ter-remo a mente: 1. qualsiasi forma di vita che troviamo sulla Terra nasce da un seme; questa stessa regola vale anche per i corpi sottili, oltre che per quello fisico, l’atomo-seme del quale si trova nello spermatozoo fecondatore. Il seme racchiude allo stato potenziale l’insieme delle forze necessarie allo sviluppo di un corpo: quando le condizioni esterne sono favorevoli, queste forze entrano in azione trasformandosi in forze dinamiche capaci di costruire, secondo le proprie linee, quel particolare corpo; 2. come il corpo fisico alla nascita è unito alla madre dal cor-done ombelicale, anche gli altri veicoli sono tenuti insieme da cordoni di sostanza uguale a quella dei rispettivi corpi. Muniti di queste considerazioni, seguiamo ora il cammino che per lo spirito dell’uomo evolventesi va da una esistenza all’altra sulla Terra, così come ci viene descritto da chi lo può osservare grazie allo sviluppo della più alta forma di chiaro-veggenza positiva. Dobbiamo pertanto prendere il via da quell’appuntamento che tutti ci attende, e che molti paventano, cioè dalla mor-te. Dal punto di vista esoterico, la morte come viene ordina-riamente intesa non esiste. Essa è piuttosto un passaggio, un trapasso, della nostra coscienza da un piano ad un altro.

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In altri termini, la morte in un piano è contemporaneamente anche una nascita in un piano diverso (e viceversa). La morte per noi, pertanto, avviene quando i veicoli più sot-tili lasciano il corpo fisico. Il vitale è unito al fisico dal cordo-ne argenteo, che parte dal cuore dove, durante l’esistenza fisica, ha sede l’atomo-seme del corpo fisico stesso. Questo atomo fu quello che, dopo la fecondazione, diede il via alla moltiplicazione della catena genetica, rimanendo infine nel cuore. In questo atomo-seme sono impresse tutte le esperienze re-gistrate della vita. Il vitale, infatti, è il deposito della memo-ria inconsapevole, quella cioè che registra tutto quanto avviene nel corso della vita (anche quello che è sfuggito alla nostra attenzione, o che abbiamo rimosso). La memoria in-consapevole non dipende dall’efficienza dei sensi; non di-pende nemmeno dai sensi stessi. Essa si produce attraverso la respirazione: le energie eteree presenti nell’atmosfera che ci circonda, sono impregnate delle immagini, suoni, colori, odori, sensazioni, ecc., che stanno dentro e fuori di noi in ogni istante. Ogni volta che inspiriamo ed inaliamo l’aria, es-sa porta con sé tutte queste informazioni che, attraverso la piccola circolazione sanguigna, passano dai polmoni al cuore, ed ivi si imprimono nell’atomo-seme del corpo fisico. Il distacco dell’atomo-seme dal cuore causa l’arresto cardia-co. I veicoli più sottili lasciano così, con un movimento a spi-rale, il corpo fisico. Che cosa avviene in questo momento così particolarmente importante? Testimonianze sono state riferite da parte di chi è stato in procinto di annegare, o è caduto, salvandosi, da una grande altezza: molti di questi affermano di aver vedu-to, come in un film, i passaggi salienti della loro vita scorrere davanti agli occhi in un attimo. Ciò conforta quanto dicono gli insegnamenti esoterici basati sull’indagine chiaroveggen-te. È come se nel corso dell’esistenza una specie di bobina si avvolgesse al nostro interno, registrandone tutti gli avveni-menti. Alla morte, quando cioè il vitale si ritrae, questa bo-

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bina si svolge velocemente seguendo l’allontanarsi dei veicoli superiori ai quali rimane legata, e noi vediamo a ritroso le scene della vita trascorsa davanti alla nostra coscienza. Que-sto dura per un periodo massimo di 84 ore, ed è di grande importanza, come vedremo, restare concentrati su questo panorama. Solo se la nostra coscienza osserva attentamente queste immagini, infatti, esse possono trasmettersi al corpo emozionale, e fare da insegnamento per lo spirito. È impor-tantissimo, perciò, non disturbare la persona appena tra-passata durante i primi tre giorni e mezzo dopo l’arresto del battito cardiaco. È umano e comprensibile il dolore di chi ha perduto una per-sona cara, e sembra troppo duro chiedergli, in quei momen-ti, qualcosa che può assomigliare ad un ulteriore sacrificio, cioè non esprimere in forma drammatica questo suo dolore. Tuttavia, può essere vissuta come un sollievo la consapevo-lezza che può fare ancora qualcosa per la persona amata, in contrapposizione con il dolore gravato da un pesante senso di impotenza di chi non ha queste conoscenze. Il sollievo maggiore, tuttavia, lo prova chi, grazie ad esse, riesce ad avere quella visione della vita che non la limita al suo appa-rire puramente esteriore, ma che sa ampliarla fino a com-prendere la continuità di un’esistenza e di un rapporto solo provvisoriamente sospesi, come preparazione e presagio di un passo in avanti nell’evoluzione e nella luce. Il dolore e la sua espressione, ne risulteranno allora addolciti, lasciando libero il trapassato di non volgersi più di tanto indietro, e di guardare al nuovo destino che ora lo aspetta. Una volta trascorsi questi tre giorni e mezzo, egli lascia an-che il piano etereo e abbandona il corpo vitale, così come prima aveva abbandonato quello fisico. Lo spirito entra allora nel piano astrale con la mente, il corpo emozionale e gli a-tomi-seme dei corpi vitale e fisico. Abbiamo già accennato alla divisione in due correnti dell’emozionale, che abbiamo chiamato centrifuga e centripeta. Non appena entriamo nelle regioni inferiori del piano astrale, si anima, per così dire, la forza centripeta, più legata alla Terra. Questa regione è nota

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come il Purgatorio. Qui le scene dell’esistenza trascorsa scorrono ancora una volta davanti alla nostra coscienza, ma questa volta non vi assistiamo impassibili (non sarebbe pos-sibile in questo piano, che è quello della sensazione e del sentimento). Ogni volta che troveremo un fatto in cui sare-mo stati causa di sofferenza per qualcuno, si attiverà la forza centripeta, per cui questa sofferenza si ripercuoterà dentro di noi, e sentiremo così sulla nostra pelle il male che abbiamo causato. A riprova di quanto antica sia la scienza che ora definiamo occulta, vediamo che nell’antico Egitto era costume scrivere vicino alla mummia alcune formule che avevano lo scopo di “indurre il cuore (la memoria inconsapevole) a non testimo-niare contro il defunto nella cerimonia della pesatura (giudi-zio)”. Contemporaneamente alla suddetta visione e alle conse-guenze per la nostra coscienza, i vizi che avevamo in vita non si sono miracolosamente estinti con la morte: la morte non può mai risolvere da sola alcun problema. Noi ri-maniamo gli stessi, soltanto che ci manca il fisico, necessario alla loro soddisfazione. Così saremo costretti a lottare per vincerli. Si noterà che in questo procedimento non c’è alcun tentativo di rivalsa; non è un Dio vendicativo che ci castiga. Saranno le conseguenze delle nostre stesse azioni che ci faranno da maestre. Per questo la morte è dipinta con la falce e la cles-sidra: “ciò che semini a suo tempo raccoglierai”. Le scene della vita scorrono circa tre volte più veloci di come si sono realmente verificate sulla Terra, ma in ogni modo la nostra permanenza in Purgatorio è legata al tempo necessa-rio a superare i nostri difetti. Fintantoché daremo nutrimento alla corrente centripeta, saremo attirati nella regione inferio-re e non potremo innalzarci a quella superiore. Esistono enti-tà che praticamente non ne escono mai, se non dopo un pe-riodo lunghissimo, rimanendo troppo legate alla Terra. Cer-cheranno allora di trovare un corpo fisico che permetta loro di rivivere quel tipo di emozioni; le sedute spiritiche rappre-

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sentano per esse delle ottime occasioni per farlo, magari spacciandosi per qualche personaggio famoso che possa sti-molare l’orgoglio e agevolare l’obbedienza del medium. Quando un’esperienza richiede un atteggiamento negativo (come questo tipo di sedute), è sempre bene evitarla, per-ché ciò può permettere ad un altro spirito di impossessarsi del nostro corpo; e una volta che ne ha la chiave può ren-derci facilmente schiavi. Quando infine superiamo le prove necessarie e ci siamo al-leggeriti della zavorra, ecco mettersi in moto la forza centri-fuga, che ci permette di entrare nella regione superiore del piano astrale: il Primo Cielo. Ancora una volta rivediamo la vita trascorsa, ma questa vol-ta sono le gioie date agli altri a vibrare nella nostra inte-riorità. Saremo in grado di capire allora quanto bene è pos-sibile fare in questo mondo fisico. Queste esperienze del Purgatorio e del Primo Cielo si impri-mono nell’atomo-seme del corpo emozionale, e nelle succes-sive rinascite fungeranno da voce della coscienza, che ci parla dal cuore come parte della memoria inconsapevole. Quando ci ritroveremo in situazioni analoghe a quelle tra-scorse, con la possibilità di rifare il male o il bene, ricorde-remo, anche senza esserne pienamente consapevoli, le e-sperienze passate nel Purgatorio o nel Primo Cielo, e saremo spinti ad agire più correttamente. È la grande saggezza delle divine Leggi di Natura che ci fa dimenticare le esperienze delle vite precedenti: quanti di noi potrebbero condurre una vita proficua, se appesantiti da ri-morsi e ricordi spiacevoli, se non tragici? Ecco un insegna-mento anche per l’esistenza quotidiana: il cosiddetto “rimor-so” in sé non è affatto una cosa positiva; può essere tempo-raneamente utile, ma una vita passata alla sua ombra non gioverà alla povera anima che vi soccombe. È molto più utile riconoscere i propri torti, porre rimedio nei limiti che ci sono consentiti, imparare la lezione, ma poi continuare a vivere, magari mettendo a frutto l’insegnamento cosi ricavato. Più

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avanti descriveremo un esercizio che potrà essere molto uti-le in questa direzione. Ecco il motivo per cui è veramente importante permettere al trapassato di osservare il panorama della sua vita subito do-po la morte: le esperienze fatte faranno così da base per un effettivo avanzamento evolutivo e spirituale. Dovremo, per quanto possa sembrare strano, pregare non perché non si debba soffrire dopo la morte nel Purgatorio, come sembra insegnare la Chiesa, ma invece perché questa sofferenza sia più acuta, se necessaria, in modo che si imprima indelebil-mente nella memoria inconsapevole ed eviti maggiori soffe-renze in futuro. Lo scopo dell’esistenza fisica è l’apprendimento: le lezioni che impareremo con il processo descritto avranno sempre bisogno di essere esperimentate sulla Terra, almeno finché non avremo mostrato di averle superate sul campo. Si lascia quindi, a questo punto, anche il piano astrale, e con la mente e gli atomi-seme dei corpi emozionale, vitale e fisi-co si entra nel superiore piano mentale. Come analizzeremo in altra parte di questo lavoro, solo gli Iniziati possono scor-gere quanto avviene in questo piano. Spesso persone che hanno sviluppato la chiaroveggenza positiva, ma che non sono state iniziate, raccontano le loro osservazioni sui piani invisibili in modo non corrispondente al nostro racconto che segue, mentre quello finora narrato corrisponde perfetta-mente. Ciò è dovuto proprio al fatto che esse non possono inoltrarsi oltre, e vedono alcune entità che, dopo la morte, rimangono per un certo periodo nei piani del mondo astrale, e poi tornano, attraverso una rinascita, sulla terra, ed altre che invece spariscono dalla loro visuale. Queste sono quelle che, più regolarmente, proseguono nel loro viaggio in piani ancora più sottili. Nel piano mentale cessa la manifestazione attiva, dato che in questo piano tutto diviene soggettivo. In occultismo questa fase viene chiamata il Grande Silenzio. Lo spirito sen-te finalmente di essere ritornato, dopo un lungo pellegrinag-

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gio come figliolo prodigo, alla Casa del Padre, che è la sua vera patria.

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Sospendiamo ora per un attimo il nostro racconto, per fare alcune considerazioni. La molla che spinge attualmente l’uomo ad agire dal suo corpo emozionale è l’interesse: senza di esso egli non è di-sposto a vincere la forza d’inerzia dominante sul piano fisico. Abbiamo anche detto che all’uomo moderno sono finora date le due Teorie: quella Materialistica e quella Unicistica. Ve-diamo quindi ora come esse si sposano con l’interesse. Es-sendo quest’ultimo la molla che fa agire, lo scopo dell’azione non può che essere il tentativo di raggiungere un appaga-mento; chiamiamolo felicità. Per il materialista, che concentra tutto sul piano fisico, al punto da rifiutare l’esistenza anche solo teorica di altri piani di esistenza, la felicità può essere solo fisica; cioè il materia-lista rinuncia alle gioie dell’anima per il piacere dei sensi. Chi non aspira a questo non è vero materialista, magari a di-spetto di quanto egli stesso afferma e sostiene. Siccome il piacere non può appagare l’animo, ad ogni piace-re soddisfatto si sostituisce ben presto un altro, nella conti-nua ricerca di qualcosa che ....manca: Il fatto è che lo si ri-cerca dove non può essere. È facile per il materialista in questa sua continua sete di piacere arrivare ad abusare delle leggi di natura. Le leggi di natura dovranno pertanto, prima o poi, ripristinare l’equilibrio rotto. Il fedele, da parte sua, cioè colui che segue invece la Teoria Unicistica, nella sua visione parzialmente materialistica divi-de la vita terrena da quella celeste, confinando così la felicità spirituale oltre la vita. Egli appartiene alla classe che non ha ancora sviluppato appieno l’auto-coscienza, necessitando an-cora di una guida esterna, di una legge che regoli la sua esi-stenza. Conquisterà la felicità (il Paradiso), soltanto se ob-bedirà ai comandamenti, cioè alla legge, appunto. Siccome, però, è spinto anch’egli dall’interesse, tenderà a giustificar-

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si di fronte ad essa. Non gli interesserà molto fare qualcosa di positivo, ma piuttosto di obbedire alla lettera, pedisse-quamente, ai divieti della legge. I comandamenti, infatti, di-cono di “non fare…”. Entrambe queste categorie sono perciò soggette alla leg-ge, e affidano ad essa, più o meno consapevolmente, il compito di condurli.

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Vediamo allora, proseguendo il nostro racconto su quanto avviene fra una nascita sulla Terra e un’altra, come funziona questa legge. In genere, dopo secoli di permanenza nei piani spirituali, l’entità evolvente sente il desiderio di fare un passo avanti nel suo sviluppo, e si prepara di conseguenza ad una nuova rinascita. Aiutata da altre entità spirituali più avanzate, e comunque dotata di una visione globale delle proprie neces-sità evolutive, sceglie il destino della vita futura, a gran-di linee, sulla base dei debiti e dei crediti accumulati in pre-cedenza, e secondo quanto avanzamento viene deciso di in-vestire in questa tappa. La sua visione per compiere questa scelta può paragonarsi a colui che sta esaminando dall’alto un panorama: questi non si attarda davanti ai piccoli partico-lari, non si concentra nei dettagli, ma abbraccia con lo sguardo d’insieme tutto quanto il suo occhio riesce a perce-pire, fino all’orizzonte, e può in questo modo accogliere nel suo animo l’armonia generale di quello che sta così osser-vando, cosa impossibile da farsi da parte di chi sta invece passeggiando in una delle stradine che si vedono dall’alto. In questo modo decide il suo futuro per la prossima vita, e si incarna, cioè ridiscende, scegliendo la famiglia e l’ambiente più consoni allo scopo. Lungo questo percorso in discesa che attraversa di nuovo tutti i piani, ogni atomo-seme viene attivato e attirerà se-condo le proprie linee di forza dalla sostanza corrispondente il materiale che formerà così i nuovi veicoli della esistenza in

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preparazione. Il tipo di materiale scelto, cioè i tratti caratte-riali e somatici della futura personalità, dipenderà perciò dal-la qualità degli atomi-seme, e dunque dal livello evolutivo raggiunto in base alle esperienze acquisite nelle esistenze precedenti, e raffinate nel processo post-mortem. Possiamo ragionevolmente affermare, sulla base di quanto esposto, che il corpo fisico e gli altri veicoli rappresentano il nostro passato e nello stesso tempo lo strumento che ab-biamo in mano per superarlo, se sappiamo ascoltare la voce della coscienza, che dal cuore ci parla. Il destino di ciascuno di noi, allora, dipende dal suo trascorso, così come il futuro dipende dal presente. Un uomo è tanto più legato dal desti-no, quanti più debiti ha da pagare in base ai suoi comporta-menti precedenti. Come già abbiamo avuto modo di dire, gli insegnamenti che riceviamo durante l’esistenza post-mortem debbono essere messi in pratica in una vita inserita nello stesso piano che li ha causati, cioè sulla Terra. L’uomo così non è affatto libero per diritto di nascita: la libertà è un di-ritto che occorre conquistarsi e meritarsi. Quanto più siamo evoluti, tanto più saremo liberi. Per liberarci, non dovremo limitarci all’osservanza delle leg-gi, ma dovremo essere evoluti al punto di diventare noi stessi la legge, condividendola cioè profondamente. Non obbedire solo per paura del castigo, ma perché è giusto quel comportamento. Avremo allora superato la fase in cui agiremo unicamente spinti dall’interesse, e saremo entrati in quella che ci fa spontaneamente agire per dovere, o per amore. Se di fronte ad un’offesa noi reagiremo offendendo a nostra volta (occhio per occhio, dente per dente), anche se saremo in regola con la legge esterna non supereremo il tipo di le-game che abbiamo con la persona che ci ha offeso. Esso do-vrà durare in modo sempre più acuto, finché non imparere-mo che la violenza e l’offesa possono produrre soltanto vio-lenza ed offesa. Il Cristo ci dice: “Ama il tuo nemico”, e “Porgi l’altra guan-cia”; quanto incomprese sono sempre state queste parole! Esse sono rivolte non ai deboli, ma ai veri forti, a coloro

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cioè che in questo modo riescono a liberarsi veramente, u-sando l’unica arma possibile a tale scopo: l’Amore. Ecco quindi che la conoscenza della Teoria della Rinascita può aiutarci a vivere meglio, e a sviluppare in modo più effi-cace la nostra evoluzione spirituale, che è lo scopo per cui viviamo su questa Terra, nasciamo, soffriamo e moriamo. Solo questa visione della vita può rispondere appieno e in maniera soddisfacente alle inevitabili domande che l’uomo si pone. 4. Nascita e Crescita. Avanzando nel nostro studio, troveremo sempre di più l’applicazione della Legge di Ricapitolazione, che si sviluppa sotto regole ferree che prevedono, all’interno di ogni ripeti-zione, la medesima sequenza dettata dall’Analogia. Vedremo nella seconda parte che i diversi corpi nacquero evolutivamente in periodi diversi: la stessa sequenza si evi-denzia nella nascita di ciascun individuo. Quella che abbiamo chiamato, e che ordinariamente chiamiamo nascita, in realtà si riferisce esclusivamente a quanto la nostra consapevolez-za – formatrice del linguaggio che usiamo – è in grado di co-gliere, cioè la nascita del corpo fisico. In quel momento però gli altri veicoli individuali sono ancora in gestazione, e matu-reranno via via durante la crescita. Abbiamo così: anni 0: nascita del corpo fisico anni 7: nascita del corpo vitale anni 14: nascita del corpo emozionale anni 21 nascita della mente. Dobbiamo tenere presente che prima della maturazione di ciascun corpo, le sue funzioni negative sono svolte dalle e-nergie del corrispondente piano, e che non dobbiamo consi-derare l’anno indicato come fosse una scadenza assoluta:

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molto dipende anche dal livello evolutivo generale e indivi-duale. Da quanto detto, possiamo trarre alcune importanti indica-zioni per crescere ed educare i nostri figli. Anni 0-7. Corpo fisico maturo, sviluppo del vitale, corpo della memoria. Il bambino assorbe come una spugna tutto ciò che vede intorno a sé, ma non ha ancora sviluppato una mente critica. È perciò inutile “insegnargli” le cose, ma sarà decisivo l’esempio. Per il bambino sarà perciò importante sviluppare l’imitazione, e una sana educazione non dovrebbe trascurare il rispetto per le cose sacre (che non sono necessariamente quelle reli-giose), ma grazie al comportamento che vede attorno a lui. Anni 7-14. Corpo vitale maturo, sviluppo dell’emozionale, ma ancora con la mente in abbozzo, senza perciò una sicura guida interiore. Sarà importante l’autorità, ma senza le pu-nizioni fisiche, che risvegliano la natura passionale. In que-sto periodo sarà importante l’esempio dato nel settennio precedente. Il ragazzo dovrà qui sviluppare l’obbedienza, e molto dipen-derà dall’idea di sacro con cui sarà stato educato. Anni 14-21. Corpo emozionale maturo, sviluppo della men-te. L’adolescente deve imparare a guidarsi da solo; l’autorità deve perciò lasciare il posto ad una relazione paritaria: al consiglio. Sarà la libertà, la prova che l’adolescente deve imparare a superare. Le più recenti scoperte mediche hanno mostrato come fino a 20 anni circa di età le connessioni neurali del cervello sono ancora modificabili e non definite, cosa che conferma gli in-segnamenti qui riportati. La mente sta al cervello come la vita sta alla biologia: ecco una chiave per comprendere realmente i fenomeni psicofisi-ci.

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LA MALATTIA E LA GUARIGIONE 1. Origine e classificazione delle malattie. Cerchiamo a questo punto di portare sul piano dell’applicazione pratica gli importanti insegnamenti che ab-biamo fin qui esaminato. Una certa malintesa idea di spiritualità ha per molto tempo portato chi sentiva dentro di sé il richiamo verso il cielo a trascurare, anzi a castigare il corpo, considerato avversario dello spirito. Da quello che abbiamo visto, e che vedremo meglio quando esamineremo l’evoluzione come raccontata nella Genesi, i veicoli sono un’emanazione dello spirito, sono i suoi strumenti, senza i quali egli stesso non potrebbe ac-quisire quell’esperienza che è lo scopo per cui nasciamo e vi-viamo in questo mondo. Particolarmente il corpo fisico è, come vedremo nella seconda parte, lo strumento più perfe-zionato che esso può usare. Mantenerlo sano è perciò opera sacra, e tale nell’antichità veniva considerata. Se vogliamo chiederci quali istruzioni il Cristo diede a chi vo-leva essere suo discepolo, possiamo racchiuderle nei due no-ti mandati: • “Predicate il Vangelo”, • “Guarite gli ammalati”. L’approccio agli insegnamenti del Maestro da un punto di vi-sta esoterico, rappresenta il solo modo di comprenderne ap-pieno il significato: nei Vangeli in più di un’occasione trovia-mo confermato questo modo di insegnare che distingue fra ciò che viene detto a tutti e quanto viene invece successi-

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vamente spiegato in una cerchia ristretta, ma non è ancora da divulgare. Ora i tempi sono maturi per questa divulgazio-ne, e se cerchiamo il vero significato delle parole che pro-nunciò il Cristo durante la sua incarnazione sulla Terra, dob-biamo quindi saperle interpretare, superando la veste este-riore. Se noi riassumiamo il suo mandato in questi due co-mandamenti, non significa che essi sono alcuni comanda-menti, ma invece che rappresentano i comandamenti. In qualche modo, predicare il Vangelo (traducibile in: cono-scenza) e guarire gli ammalati (cioè interessarsi della salu-te), debbono compendiare tutto il resto, devono cioè essere esaustivi. E questo è un aspetto; ne esiste poi un altro che consegue al primo: se sono esaustivi, essi devono anche essere per così dire collegati fra loro. Se non sono due presi a caso o soltan-to in rappresentanza degli altri, ma rappresentano invece i due, devono in qualche modo influenzarsi fra loro, per otte-nere l’insieme, la totalità che rappresentano. Infatti, quando noi ci sforziamo (come ordinariamente fac-ciamo) di tenerli separati, non riusciamo a fare perfettamen-te, e neppure soddisfacentemente, né l’uno, né l’altro. Se, invece, li consideriamo come le due facce della stessa medaglia, ecco che possiamo ricavarne la chiave per inter-venire. Abbiamo già avuto modo di vedere come il destino di una e-sistenza lo costruiamo con le nostre mani, portandoci dietro i debiti e i crediti che noi stessi abbiamo accumulato nelle vite precedenti. Abbiamo detto infatti che lo scopo di questa vita non è il raggiungimento della felicità (cosa impossibile ad ot-tenersi in questo mondo), ma l’accumulo di esperienza, gli insegnamenti che i nostri atti compiuti nella dimensione fisi-ca-oggettiva ci portano nella fase soggettiva che arriva dopo la morte, e le nuove situazioni ad essi legate che le esistenze successive ci presentano come conseguenza. Esiste una parola capace di riassumere tutto questo: la Legge. La legge è legata alla conoscenza (all’accumulo di esperienza); andare contro la legge ci causa una lezione vi-

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tale, ed è questa che spesso si traduce in una malattia. La malattia pertanto è legata ad una inosservanza della legge compiuta, per ignoranza, in precedenza. Ecco che abbiamo così collegato la conoscenza con la salute. Quando il Cristo dice: “Predicate il Vangelo (cioè diffondete la conoscenza) e guarite gli ammalati”, intende dire proprio questo: la malattia può curarsi soltanto con la conoscenza della causa che l’ha originata, e con la conseguente conver-sione di comportamento. La malattia diventa allora un fatto di coscienza. Il piccolo io dell’uomo conseguente alla coscienza di veglia, è giunto all’attuale consapevolezza grazie al suo distinguersi e separarsi dal resto dell’universo; in fondo, “io” non è altro che un pensiero, un atteggiamento, una particolare conce-zione di relazione con l’esterno, dovuta alla mente speculati-va razionale-obiettiva, che esclude la visione d’insieme del “toro” che abbiamo descritto all’inizio. Egli si vede al centro del mondo, in alterità con lo stesso, che egli percepisce me-diatamente. L’Io spirituale, il Sé che vede invece il mondo per mezzo della percezione im-mediata, in comunione con tutto e senza senso di separatività, viene escluso dalla men-te razionale, e l’intuizione che le è propria ne risulta soffoca-ta, impedendo l’accesso consapevole alle direttive del cuore. Anziché integrare il cuore con la mente, l’uomo diventa così un soggetto dis-integrato, privo della guida interiore che sa-rebbe capace di condurlo, attraverso la legge, oltre la legge. Egli ne diventa in questo modo invece sempre più sottomes-so. Chi non soggiace all’egoismo dell’io, e non si comporta guidato solo dalla paura di non avere abbastanza, allora la vita stessa gli darà tutto quello che gli occorre, e anche di più. Chiunque lo abbia esperimentato può testimoniarlo. Sembra la cosa più facile del mondo, ma ci vuole un corag-gio eroico, quasi sovrumano per applicarla. L’arte terapeutica è sempre stata concepita, nelle civiltà pre-cedenti la nostra, come un modo e un’opportunità di trattare con la divinità. Se consideriamo ora come viene invece quo-tidianamente considerata la malattia, sia dai malati che dai

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medici, troviamo esattamente l’atteggiamento opposto ad un risveglio di coscienza: essa viene comunemente attribuita a qualcosa di esterno, di estraneo a noi, che ha la colpa del suo insorgere, e la guarigione viene affidata ad altri (il medi-co - l’esperto), qualificando i malati come pazienti (termine che suggerisce opportunamente un atteggiamento di passivi-tà)! La Chiesa, da parte sua, ha disatteso i mandati del Mae-stro, arrogandosi il primo (“Predicate il Vangelo”), e dele-gando il secondo (“Guarite gli ammalati”) ad altri. La vera guarigione, invece, si può ottenere solo se consideriamo la malattia nella sua reale funzione: richiamare ad un diverso comportamento; essa è un fatto del tutto spirituale. Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un graduale sposta-mento dell’indagine medica dal piano strettamente fisico, sempre più verso quello psicologico. È infatti abbastanza re-cente la diffusione dell’attribuzione a cause psico-somatiche delle malattie. Queste possono in effetti essere ora conside-rate sotto tre diversi punti di vista: 1. quello fisico, che considera il male dovuto unicamente a guasti di tipo chimico, e lo cura chimicamente; 2. quello psico-somatico, che considera ineluttabile e indi-stinguibile il legame fra corpo e mente, tanto che il male di uno si ripercuote sull’altro. La cura dovrà perciò essere ca-pace di considerare entrambe queste componenti; 3. quello psicogeno, che attribuisce alla psiche (comunque venga considerata) il potere di guastare, se essa è in condi-zioni di disagio, il corpo, onde trasmettere un messaggio del-la sua malattia. Per guarire, quindi, non servirà tanto curare l’aspetto fisico, ma occorrerà intervenire su quello psichico. Superfluo dire che lo studioso di esoterismo accetta più vo-lentieri quest’ultimo aspetto, in quanto dà al mondo psichico la preminenza su quello fisico, cioè risale al mondo delle cause, considerando il piano terrestre il mondo degli effetti. Tutti e tre questi aspetti, però, sono adatti solo per curare, e non per guarire. Dobbiamo infatti distinguere questi due termini tra di loro: curare vuol dire prendersi cura del sin-

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tomo, leggendone il dolore, sia esso fisico o psichico, allon-tanandolo per un tempo più o meno lungo. È logico che quanto più agiremo in profondità (verso il livello psichico), tanto più durevole sarà il risultato; guarire, invece, significa eliminare la causa prima del male, in modo da renderne im-possibile il ritorno o il pieno manifestarsi. Ma perché abbiamo detto che la medicina moderna, nei tre aspetti descritti, è più adatta a curare che a guarire? Proprio per quello che in precedenza abbiamo visto: perché in defini-tiva cerca fuori di noi la causa della malattia. Per la medicina fisica essa sarà dovuta a virus o microbi pre-senti nell’aria, oppure a situazioni ambientali ostili; oppure ancora a cause definite ereditarie, cioè ereditate da altre persone. Dal punto di vista esoterico però, l’ereditarietà ri-guarda soltanto il corpo fisico, e non la sfera psichica, che appartiene interamente alla nostra personalità; entrambi, tuttavia, ricadono sotto la legge del destino, legata ai nostri comportamenti trascorsi. Per quanto riguarda microbi o virus contagiosi, è il vitale, quando è in salute, a rappresentare il più potente ed efficiente antibiotico esistente, perché sono le sue forze radianti che impediscono l’accesso dei microbi o quant’altro di indesiderato nel nostro organismo. Ciò può spiegare la predisposizione, per la quale alcuni soggetti sono attaccati dalla malattia e altri ne risultano immuni. La medicina più avanzata è alla continua ricerca, inoltre, degli agenti chimici di tutto, compresi i sentimenti e gli impulsi dell’anima; effettivamente talvolta un enzima o una qualsiasi sostanza endocrina appare come legata ad essi, come la scienza esoterica conosce da tanto tempo. Se si vuole otte-nere un risultato fino al piano fisico, infatti, bisogna adopera-re uno strumento fisico, ed è quanto lo spirito fa attraverso queste sostanze. L’errore è credere che siano queste la cau-sa del sentimento che stiamo studiando, mentre non sono altro che i mezzi che permettono a quest’ultimo di manife-starsi al livello fisico. Per le medicine psicologiche, invece, si indagherà sul passato del malato, cercando situazioni ambientali di rifiuto, scate-

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nanti la sintomatologia. Il problema, però, è perché vengono rifiutate determinate situazioni. La concezione classica mate-rialistica pone l’essere umano, alla sua nascita, in una situa-zione di tabula rasa, cosicché le cause più remote vengono ricercate nell’infanzia, e, visto che evidentemente qualche volta ciò si dimostra insufficiente, perfino nel periodo pre-natale. Come vedremo, questo non è scorretto dal punto di vista occulto, il problema è che le cause non sono le condi-zioni ambientali in se stesse, altrimenti a situazioni identiche corrisponderebbero reazioni sempre identiche; esse sono in-vece rappresentate dall’eredità del passato di quella indivi-dualità che si è incarnata nella personalità di questa partico-lare esistenza, che necessita per la propria evoluzione di fare determinate esperienze, in relazione con determinate perso-ne. Lo scopo non deve essere quello di eliminare le cause, ma quello di trarne la lezione utile. Soltanto così si rag-giungerà la guarigione. Relazione e religione sono, etimologicamente, la stessa pa-rola, la prima rappresentando un rapporto di tipo esteriore (con gli altri), la seconda di tipo interiore (con noi stessi). L’uomo moderno instaura un rapporto dialettico, cioè di tipo mediato, non solo con gli altri, ma anche con se stesso. Per guarire, deve ricostruire un rapporto autentico (comunione) in entrambe le direzioni: i problemi relativi al rapporto con gli altri celano problemi di rapporto con noi stessi, e vicever-sa. Puntare sulla responsabilità del malato rispetto alla sua ma-lattia, non significa però colpevolizzarlo, ma chiarire le cause prime di ciò che lo fa soffrire, con il duplice risultato di poterlo meglio accettare e meglio vincere. Non dobbiamo quindi rifiutare l’aiuto esterno per superare la malattia, costringendoci all’isolamento per diventare più re-sponsabili. Il momento della sofferenza è assai delicato, e spesso chi soffre ha bisogno di aiuto; l’importante è non far-gli credere di essere dipendente da altri nella guarigione (anche la medicina moderna ha scoperto il ruolo attivo del malato), e soprattutto di essere estraneo alla sua malattia.

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Una volta chiarito questo, è necessario aiutarlo, anche con le medicine chimiche se necessario. Sotto quest’ottica, medi-cina ufficiale e medicine alternative, o complementari, non fanno la differenza: non è il tipo di medicina che risolve, ma il modo di concepire la malattia!

* * * * *

Vogliamo ora, dopo avere esaminato la malattia in rapporto alla concezione che ne ha la scienza materiale, fare una clas-sificazione dal punto di vista occulto. Le indagini chiaroveg-genti sembrano comprovare che la maggior parte delle ma-lattie, e in genere dei dolori di cui soffre l’umanità, sono im-putabili all’abuso della forza creatrice, sia a livello fisico (ses-sualità) che a livello spirituale (potere mentale), essendo queste le due polarità attraverso cui essa si esprime. È infat-ti la creatività mentale e la capacità di disobbedire alla legge, a caratterizzare l’uomo in natura, ed è proprio tutto questo che lo pone sotto la legge di conseguenza (destino), che spesso si esprime con la malattia. Possiamo esaminarne alcuni casi, non senza aver prima av-vertito che sono casi ....classici, e che ogni caso singolo è poi colorato da una serie infinita di variazioni assai difficili da co-gliere. Questi casi, insomma, ci serviranno solo da guida, e non come giudizio sul prossimo che sta soffrendo. Teniamo presente che generalizzare, in queste cose, rappresenta il modo più sicuro di sbagliare. Il solo uso consentito è di ap-plicarle nella conoscenza di noi stessi. L’abuso della sessualità, e quindi della passionalità a livel-lo astrale, si ripercuote sull’atomo-seme del corpo fisico (che ne ha subito le conseguenze), e quando questo attirerà ma-teriale per la formazione del cervello e della laringe (il polo opposto della medesima energia creatrice) nel processo di rinascita, avrà difficoltà a radunarlo nel modo corretto. L’abuso di una polarità della forza creatrice, quindi, farà con-seguire una deficienza mentale o dell’uso della parola. L’abuso del potere mentale, cioè il suo uso a scapito di al-tri e della verità, porta come conseguenza una incapacità a

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vedere obiettivamente nei piani spirituali durante il processo di rinascita, e ciò provocherà una costruzione del veicolo fisi-co difforme dalla norma, con conseguenze di deficit a livel-lo muscolare o nervoso. Un’altra patologia che si manifesta a livello psichico, è quella derivante da una cosiddetta fissazione mentale. Gli eventi nel piano fisico hanno per scopo l’insegnamento di determi-nate lezioni: non è tanto importante l’evento in sé, quanto l’insegnamento che ne possiamo trarre, e ciò ci suggerisce l’unicità di ogni istante di vita e l’importanza conseguente di viverlo nel modo più completo e consapevole. La memoria consapevole è lo strumento che serve a questo scopo. Tal-volta invece accade che la dinamica di acquisizione di espe-rienza da un evento subisce una compromissione, come se quel particolare evento rimanesse, per così dire, impigliato nello spazio-tempo, anziché abbandonarlo una volta impara-ta la lezione. Questo fatto ci costringe a rimanere legati all’evento, e ci impedisce di trarne la lezione che sola lo giu-stificava. Vivere il presente è la ricetta e la pratica necessa-ria per riuscire a superare questo scoglio: il presente è l’unica realtà che è nelle nostre mani, e che possiamo mano-vrare per modificarla. Torturarci, ad esempio, con i sensi di colpa (riprendiamo l’idea già espressa del rimorso) è un pec-cato contro gli altri e contro noi stessi, perché non risolve nessun tipo di problema; l’importante è l’esperienza che ci ha lasciato, e che metteremo a frutto in futuro, diventando così migliori di quanto eravamo prima. L’esercizio riparatore che esamineremo fra poco ci può essere molto utile anche da questo punto di vista, insegnandoci veramente a vivere il presente, sapendone ricavare tutto l’insegnamento possibile. Esiste poi una categoria di malattie che può essere indotta da un caso particolare, che è bene conoscere perché a volte è possibile evitarlo. È importante notare che la salute a livel-lo psichico è possibile solo se tutti i veicoli componenti la personalità sono fra loro connessi perfettamente. Ci sono dei punti (organi sottili) di collegamento fra di essi, che de-

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vono combaciare nei vari piani, in modo da permettere di comunicare fra loro in modo adeguato. Sono delle specie di canali che consentono il passaggio dell’energia da un piano all’altro attraverso questi punti comuni a due o più corpi. Per inciso, ricordiamo che è proprio questo tipo di connessione che viene interferita dall’“io”, quando, come accennato più sopra, prende il sopravvento in maniera non ortodossa sullo spirito e sull’Io superiore, o Sé. Il caso particolare che esaminiamo, è dovuto ad una forma di rottura che accade nel processo di rinascita spiegato nel capitolo precedente. Quando come individualità ci troviamo nei piani spirituali e ci prepariamo alla rinascita, scegliamo, in base ai debiti e ai crediti accumulati, i fatti salienti che formeranno il destino della nuova esistenza. In quei piani, ciò che spinge lo spirito alla scelta è il desiderio di evolvere e migliorare. Comincia allora la costruzione dei vari veicoli fino al vitale. Essi, man mano che scendono attraverso i vari piani, si dispongono a campana, e in tal modo giungono infine a posizionarsi attor-no all’utero della futura madre, fino a quando entra in azio-ne, col concepimento, anche l’atomo-seme del corpo fisico posto nello spermatozoo fecondatore. Circa 18 giorni dopo il concepimento, la campana si chiude alla base, e l’individualità incarnantesi non può più uscirne (se non con la morte). In quel momento, essa rivede il panorama della vita che l’attende e che aveva scelto, ma è ora accecata dall’esistenza terrena, e non ha più la saggezza che dai piani spirituali le aveva permesso di fare determinate scelte. Può accadere allora che tenti di sottrarsi al proprio destino, ritra-endosi dal corpo fisico in formazione, in quest'ultimo cau-sando una rottura fra i punti del fisico e i corrispondenti del vitale. In tal caso, alla nascita, manifesterà un disturbo psi-chico come conseguenza della accennata sconnessione. Entità spirituali più evolute sorvegliano che questi fatti non accadano; tuttavia essi non sono così infrequenti come si po-trebbe supporre. Un ambiente sereno e una attesa felice del-la nuova famiglia, l’amore per la musica classica, possono rappresentare perciò prima della nascita un incoraggiamento

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al nuovo venuto, che può aiutarlo ad evitare questo proble-ma. Sarebbe importante, quindi, affiancare alle cure post-mortem già auspicate in precedenza (silenzio e rispetto del trapassato), anche adeguate cure pre-nascita. La cono-scenza esoterica ancora una volta può darcene le indicazioni. 2. L’equilibrio con l’ambiente. Vivere sulla Terra significa avere uno scambio con l’ambiente nel quale siamo inseriti. Possedendo un corpo fatto di terra, non potremmo abitarlo senza questo scambio. Esistono diversi livelli di scambio, che potremmo classificare seguendo la principale suddivisione del piano fisico, nel mo-do seguente: • solidi scambio per mezzo del cibo • liquidi scambio per mezzo delle bevande • gas scambio per mezzo della respirazione. Senza cibo potremmo vivere non più di un certo numero di giorni; il numero dipende da molteplici fattori. È comunque questione di giorni. Senza acqua, possiamo dire che è questione di ore. Senza aria è questione di (pochi) minuti. Ciò di cui abbiamo più bisogno, quindi, è proprio d’aria. No-tiamo che l’aria rappresenta la parte più sottile del piano chimico, quella più vicina, per sua natura, ai mondi invisibili. Ne possiamo liberamente dedurre che la vita, essendo in sé immateriale, può esprimersi nel materiale solo a condizione di avere un continuo scambio con ciò che più le sta prossima in quel piano: l’aria, capace di condurre più facilmente con sé la vibrazione eterea, con la quale confina.

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La respirazione quindi si palesa come di importanza estrema, non solo per una mera sopravvivenza, ma anche, se effet-tuata in modo consapevole, per l’avanzamento spirituale. Proponiamo qui un esercizio di respirazione consapevole adatto ai corpi più sensibili dei popoli occidentali. Preghiamo di non eseguire in via assoluta gli esercizi adottati dai popoli orientali, perché per noi sono troppo violenti e rischiosi, sia dal punto di vista fisico che mentale. Questo esercizio lo rac-comandiamo anche come preparazione per tutti gli altri e-sercizi spirituali. Col tempo e la pratica diventerà sempre più facile da eseguire, anche in altri momenti. Si inizia rilassandoci completamente da ogni stress, sia di ti-po muscolare e nervoso, che di tipo mentale: le preoccupa-zioni, gli impegni, ecc., riguardano il passato e il futuro, ieri e domani, non sono attuali: immergiamoci nel presente. Una volta rilassati, inspiriamo con calma l’aria, cominciando col gonfiare dapprima l’addome e poi il petto. Nel fare que-sto, contiamo fino a 3, seguendo il ritmo del battito cardiaco. Una volta inspirato, iniziamo l’espirazione, sgonfiando dap-prima l’addome e successivamente il petto. Contiamo ancora silenziosamente i 3 battiti cardiaci. L’inspirazione va fatta con la bocca chiusa, l’espirazione con la bocca aperta. Proseguiamo in questo modo, fino a che il tutto non ci venga praticamente naturale. A questo punto, un po’ per volta, cominciamo a passare dal conteggio di 3 battiti cardiaci a 4. Allunghiamo cioè di un battito sia il periodo di inspirazione che quello di espirazione. Col tempo anche questo ritmo ci diventerà facile e potremo eseguirlo a volontà, oltre che come esercizio introduttivo agli altri descritti in questo testo. È importantissimo inoltre tenere presente che nell’aria che respiriamo è contenuta anche una certa percentuale di etere, che entra in circolazione nel sangue e si deposita nel cuore. È qui che avviene principalmente lo scambio con l’aria di cui si parlava più sopra (oltre al deposito di immagini che forma la memoria inconsapevole).

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Dal punto di vista nutritivo, tuttavia, è importante, per l’uomo attuale, la quantità di etere solare – altrimenti defini-to “prana” – che entra nel corpo attraverso la controparte eterea della milza e rafforza tutto il corpo etereo. Si tratta di una respirazione eterea, che richiede una certa esposizione all’aria aperta e al sole, appena le condizioni cli-matiche lo consentano. Altro aspetto importantissimo legato alla salute, anche dal punto di vista dello sviluppo spirituale, è quello dell’alimentazione. Tutti i veicoli che formano la personalità umana risentono di quanto accade anche in uno solo di essi: il trattamento che riserviamo al nostro fisico è rimarchevole anche per gli altri corpi più sottili. Una alimentazione sana ed equilibrata è perciò importante, non solo per la salute fisica. È regola (lo vedremo sempre più) che dirige lo sviluppo del-l'universo, che si debba passare da una fase nella quale l'im-pulso evolutivo viene indotto dall'esterno, ad un'altra in cui questo stesso influsso venga elaborato, e una terza in cui, grazie al lavoro svolto in questa elaborazione interiore, l'in-flusso, resosi consapevole, si diriga dall'interno all'esterno, trasformando l'essere da soggetto passivo a protagonista at-tivo (e responsabile) delle proprie azioni, ecc. In fondo, que-sto medesimo processo lo troviamo anche - come in qualsia-si cosa osserviamo - nell'alimentazione: ne è l'essenza. Il ci-bo entra, viene lavorato; l'energia ne viene ricavata ed è di-retta verso l'esterno, così come accade anche per la parte residua di scarto. Vorremmo in questa sede accennare alla carne e al vino. Nei periodi della sua infanzia evolutiva, l’umanità necessita-va di sviluppare i veicoli della personalità, in quanto possia-mo ben dire che la religione di allora la aiutava ad isolarsi dagli influssi esterni di natura sottile, per scoprire la propria personalità e materialità; possiamo far risalire a quei tempi la nascita dell’esoterismo, come cassetta di sicurezza ove conservare quei tesori di conoscenza per il momento in cui, grazie all’involuzione e alla consapevolezza sviluppatasi at-traverso il suddetto isolamento, i tempi sarebbero stati ma-

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turi per una nuova e più elevata diffusione degli stessi. An-che l’alimentazione ebbe un ruolo in questo processo. Dal punto di vista spirituale, la carne ha l’effetto di vincolare alla terrestrità la coscienza, stimolando la parte istintiva e la passionalità. La decisione di mangiare carne significa di soli-to la inconsapevole rinuncia alle gioie dell’anima e il deside-rio di restare immersi nel mondo reale. Dobbiamo considerare che le cellule degli animali sono com-penetrate di sostanza astrale, che è il veicolo della separati-vità e della coscienza degli animali stessi: il nostro organi-smo non può assimilare nei piani sottili queste cellule, se prima non ha assoggettato la forza astrale alla propria vibra-zione, assimilandola così nel più grande corpo emozionale individuale di chi se ne è cibato. Questa operazione richiede il dispendio di molta energia, perché l’animale – a differenza dei vegetali – è già abbastanza individualizzato, e la prova appare evidente se guardiamo i grandi animali carnivori, in-dolenti e pigri, in confronto con la vitalità e l’energia che i-spirano gli scattanti erbivori. Anche chi si ciba di animali, sceglie animali erbivori, perché quanto detto andrebbe mol-tiplicato se mangiassimo animali a loro volta carnivori: sa-rebbe quasi impossibile assimilarne l’energia, e avremmo sempre fame. Il punto centrale, comunque, rimane quello della innocuità che deve caratterizzare una esistenza diretta dall’amore e dalla compassione, come deve essere quella ispirata da un cuore sensibile ai suggerimenti spirituali del Sé per l’epoca attuale. Di solito passare da un regime carneo ad uno vege-tariano (anche qui, non ci interessa quale regime vegetaria-no, purché sia tale), richiede uno sforzo. Ricordiamo che il nostro corpo rappresenta il passato: per trasformarlo in fun-zione del bisogno futuro dobbiamo pertanto, in un certo sen-so, ricodificarlo, accettando anche un iniziale senso di disa-gio (purché fatto con una conoscenza di eventuali rischi, as-solutamente da evitare, come sono da evitare correzioni im-provvise e traumatiche).

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L’effetto materializzante e di inerzia della carne, d’altronde, ha bisogno di uno spirito stimolante che permetta comunque il progresso. Per questo motivo, accanto alla carne, fu inseri-to nella dieta umana il consumo dell’alcol. Il racconto biblico di Noè ne rappresenta il momento evolutivo. L’alcol è il pro-dotto di una fermentazione esterna all’organismo, che vibra ad una intensità così elevata che il nostro corpo non riesce ad armonizzarlo e assimilarlo. Anziché assoggettarlo, quindi, e metabolizzarlo, è esso ad accelerare dall’esterno il nostro tasso vibratorio, prendendo il sopravvento su di noi. È uno spirito esterno che ci controlla, e ormai noi sappiamo come questo sia il contrario del cammino che dobbiamo adesso percorrere. Se non ci liberiamo dell’alcol, ci risulterà impos-sibile accedere alla nostra parte spirituale. Una obiezione diffusa verso chi cerca di diffondere questo in-segnamento all’interno del mondo cristiano, riguarda il noto miracolo della trasformazione da parte di Gesù dell’acqua in vino alle nozze di Cana. Una attenta lettura dell’episodio, pe-rò, può procurarci qualche sorpresa. Nel modo in cui viene solitamente interpretato, l’ordine dato da Maria ai servi di portare l’acqua sembra essere in contraddizione con la rispo-sta che Gesù aveva dato alla sua richiesta. Vediamo nel det-taglio: Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora.” La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà.” La madre di Gesù, in realtà, non viene qui descritta come avesse disobbedito, o in qualche modo costretto Gesù al mi-racolo: questa non è che una interpretazione. L’ordine di Ma-ria ai servi appare piuttosto come un seguito logico a quanto Gesù le aveva risposto. Dove può nascondersi questa logica? Non può essere che in: “Non è ancora giunta la mia ora.” Il miracolo di Cana, infatti, è il primo miracolo di Gesù, effet-tuato prima che fosse giunto il suo tempo, e perciò si localiz-za nella religione precedente al suo avvento. Proprio questo

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riferimento al “suo tempo”, invece, suggerisce che quando esso sarà giunto non dovrà più esservi spirito esterno all’uomo, poiché Egli ci ha portato la possibilità, come ve-dremo più avanti, di abbattere la barriera che impediva, prima di Lui, l’accesso dello spirito direttamente nella co-scienza umana. L’episodio raccontato da Giovanni, perciò, non contraddice, ma appoggia gli argomenti di chi decide di non assumere alcolici. A proposito di miracoli, sembra veramente strana l’idea che qualcuno ha di essi, come rappresentassero qualcosa che va contro le leggi di natura. Talvolta uomini di scienza dicono di non poter credere ai miracoli, o al soprannaturale, perché, se così facessero, il loro lavoro di scienziati perderebbe signi-ficato, considerando possibile qualcosa in grado di alterare le leggi naturali, oggetto del loro studio. In realtà, il miracolo così inteso rappresenterebbe l’idea di un Dio che va contro le sue stesse leggi; che, dopo averle create, si divertisse a di-sobbedirsi, considerandole (e confessandole) inadatte a ri-solvere la particolare situazione alla quale si trovasse di fronte; questa è una assurdità. Quello che viene comune-mente definito miracolo, in realtà, altro non può essere che applicazione di leggi ben definite, anche se a noi ancora i-gnote. L’uomo di scienza non può, invece, escludere Dio: e-gli studia la natura, mette tutto il suo impegno e il suo acu-me nella scoperta delle leggi che la regolano; ebbene, dove scopriamo una legge, abbiamo anche scoperto, contempora-neamente, un’altra cosa: un Legislatore. Il Legislatore delle leggi naturali è ciò che noi chiamiamo Dio. A questo possia-mo aggiungere l'aspetto etico, sempre più d'attualità; la bel-lezza e l'etica non sono categorie nate nella mente umana. Sono "scoperte" dell'uomo (fatte più con il cuore che con la mente), di un principio già insito nella natura. Escludere l'a-spetto etico vuol dire non conoscere appieno, totalmente, il fenomeno che si sta affrontando, che con quell'aspetto de-v'essere integrato se vogliamo vederlo compiutamente.

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3. L’esercizio riparatore. Per terminare questo capitolo, proponiamo qualcosa che sia capace di ....lasciare il segno di quanto abbiamo finora detto. Gli insegnamenti del Cristianesimo Interiore infatti non pos-sono essere accolti soltanto con un atteggiamento di sempli-ce curiosità. In esoterismo consideriamo che il caso non esi-ste, e se abbiamo avuto accesso a questa lettura significa che, come abbiamo già avuto modo di dire, stiamo iniziando una ricerca per curare il nostro giardino spirituale. È possibile per noi fin da ora, grazie alle poche cose già e-spresse, cominciare ad applicarle in un modo ben definito al-la nostra esistenza. Questi insegnamenti infatti hanno il potere di cambiare la nostra vita, e la scelta di metterci all’opera è ormai una re-sponsabilità che abbiamo. Solo in questo senso essi non sono gratuiti! Proponiamo allora un semplice esercizio: il primo che viene raccomandato lungo il sentiero spirituale. Una differenza fondamentale fra le antiche religioni “rivolte ad Oriente” ed il Cristianesimo Interiore concerne l’atteg-giamento verso la legge o destino (karma). Il Cristo dice di essere venuto non per abolire la legge, ma per migliorarla. Cioè, Egli ha aggiunto alla legge, l’amore. In pratica, cosa può significare ciò? Con la legge, l’unica via d’uscita è l’espiazione dei pecca-ti; con l’amore aggiungiamo a questo il perdono dei peccati. L’insegnamento esoterico cristiano non si limita cioè alla comprensione del dolore come conseguenza di errori com-piuti, ma si chiede anche che scopo ha questo dolore. L’abbiamo ampiamente visto, e possiamo rispondere dicen-do: lo scopo è di insegnarci dove abbiamo sbagliato, per in-durci a non farlo ancora in futuro. Lo scopo, cioè, è rice-vere una lezione, un insegnamento. Consideriamo ora due aspetti: se quello è lo scopo, ne consegue che se mostreremo di aver compreso la lezione prima che si tramuti in dolore, essa non

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avrà più motivo di fungere da insegnamento nei modi con-sueti attraverso il destino; esiste inoltre uno stato particolare di coscienza, che anche la scienza moderna ha ora scoperto chiamandolo ipnagogico, che si trova a metà strada fra quello di veglia e quello di sonno: è l’istante del risveglio e dell’addormentamento, quando i nostri veicoli sottili non sono completamente con-nessi con quello fisico, ma nel contempo siamo ancora (o già) coscienti. In questi momenti si eseguono gli esercizi e-soterici, in modo di potere col tempo prolungare la durata di questo particolare stato, ottenendone così un primo barlume di accesso consapevole all’altro mondo. Proprio sopra questi due aspetti si basa l’esercizio che stia-mo per suggerire, oltre che sulla conoscenza anche da noi ora posseduta di ciò che avviene dopo la morte. Infatti è proprio durante la fase purgatoriale che impariamo le lezioni che ci servono. Ecco quindi come si deve effettuare questo esercizio, che chiameremo esercizio riparatore: alla sera, prima di addormentarci, rilassiamoci completa-mente, chiudiamo gli occhi, regoliamo il respiro secondo la respirazione consapevole e cominciamo a visualizzare, in senso inverso, i fatti della giornata trascorsa. Sforziamoci di sentire nella nostra interiorità le reazioni dei nostri comportamenti nella interiorità di coloro che sono ve-nuti in contatto con noi durante la giornata. Quando questi hanno sofferto per conseguenza del nostro comportamento, cerchiamo di far ripercuotere pienamente in noi questa sofferenza, come fosse la nostra. Quando questi hanno gioito grazie al nostro comportamento, cerchiamo di far vibrare pienamente in noi questa gioia, condividendola come fosse la nostra. Rimproveriamoci severamente del dolore causato attraverso il nostro comportamento, fino a bruciare in esso, e lodiamoci sentitamente delle gioie elargite, facendoci dalle stesse sol-levare.

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In pratica, il segreto nascosto in questo esercizio è la morte quotidiana, e la quotidiana rinascita. Esso ha una serie infini-ta di benefici, aiutandoci ad oggettivizzare i fatti che ci acca-dono, facendoci superare i sensi di colpa, di persecuzione e di superiorità, ma soprattutto accelerando la nostra evo-luzione. Se compiuto bene e costantemente (cosa comun-que non facile, che richiede un certo tirocinio), può addirittu-ra contribuire a cambiare il nostro destino: mettiamo cioè in moto forze e principi che generalmente sono riservati al la-voro da fare dopo la morte. Amplieremo così enormemente quello spazio di libertà che abbiamo già approfondito, non limitandoci più a sopravvi-vere, come fa la maggioranza degli uomini, ma cominciando finalmente a inaugurare l’arte di vivere!

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Parte II LA BIBBIA RACCONTA

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IN PRINCIPIO ....: LA GENESI

1. Noi e la Bibbia. Nella Ia parte del testo abbiamo esaminato la costituzione occulta dell’uomo in rapporto al suo destino, affrontandone le cause e gli effetti. Abbiamo così potuto rispondere a quelle che abbiamo definite le inevitabili domande intorno ai misteri della vita e della morte. Sembra tuttavia essere proprio una legge a stabilire che ad ogni domanda alla quale troviamo risposta, corrisponda un altro interrogativo che la precedente soluzione porta con sé. È forse proprio per questo che in esoterismo si dice non esi-stere una verità svelata una volta per sempre: la ricerca, come il miglioramento, sono infiniti. Abbiamo trovato infatti che l’uomo è composto di due grandi principi, chiamati personalità ed individualità, delle quali siamo entrati nel dettaglio definendo i vari veicoli che egli usa nella sua vita sulla Terra. Questi sono composti di so-stanze e densità diverse fra loro, formanti i vari piani di esi-stenza. Abbiamo quindi affrontato il destino, esaminando come i suddetti veicoli vengano uno dopo l’altro abbandonati dopo la morte, per essere sostituiti da altri alla rinascita. Il tutto a beneficio dell’individualità spirituale imperitura, che di quei veicoli perituri si serve per il proprio progresso. Ma se è vero che ora siamo in grado di rispondere alle do-mande riguardanti il come la nostra evoluzione segue il suo corso, ci sfugge ancora parzialmente la risposta alla doman-da sul perché. Non era possibile evitare che tutto questo fos-

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se guadagnato solo a costo del dolore e del rischio, per l’uomo? Per rispondere a ciò non è più sufficiente seguire il cammino che conduce da una incarnazione all’altra, ma occorre saper risalire a tutta l’evoluzione umana. È ovvio che questo è un compito assai arduo, che soltanto i più grandi iniziati possono affrontare. Si ricorderà, per con-tro, che abbiamo detto che le Grandi Religioni Monoteiste fu-rono date all’umanità più evoluta, e che nascondevano, die-tro l’apparenza letterale exoterica, un insegnamento interio-re esoterico. Dobbiamo dunque poter raffrontare gli insegnamenti esoteri-ci velati nelle maggiori religioni, con quanto i grandi iniziati riescono a scorgere della storia dell’evoluzione umana. In questo modo potremo rispondere alla domanda che ci siamo questa volta posti. Tutte le religioni basano i loro insegnamenti su uno o più te-sti sacri. Il testo sacro dell’Occidente è rappresentato dalla Bibbia. Ricordiamo quello che più volte abbiamo detto: le nostre non sono teorie, ma frutto di esperienze vissute, e come tali rife-rite. Ciò significa che ciascuno di noi, col tempo, sarà in gra-do di verificarle in prima persona. È ben vero, inutile negar-lo, che ci vuole del tempo, anzi moltissimo tempo e costanza per persone normali quali noi siamo, per ottenere un simile risultato; forse vite intere! Nel frattempo, allora, studiare un testo sacro come la Bibbia può aiutarci anche da questo pun-to di vista. Riscoprire infatti nella Bibbia correttamente inter-pretata le stesse cose che formano gli insegnamenti occulti, può permettere alla nostra mentalità razionale di accettare sia l’una che gli altri come possibilmente veritieri. Infatti, l’interpretazione che siamo in grado di dare alla Bib-bia grazie agli insegnamenti del Cristianesimo Interiore non potrebbe essere ricavata da una semplice lettura della stes-sa, se non avessimo quelli come guida; e d’altronde la coin-cidenza ideale che se ne ricava è tale, che non può essere

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assolutamente considerata una forzatura del significato del testo biblico. In altre parole, la Bibbia e gli insegnamenti si sostengono a vicenda, acquisendo entrambi, ai nostri occhi, maggiore cre-dibilità, pur con il beneficio di inventario che è sempre d’obbligo davanti ad una comunicazione indiretta (o ester-na), anziché una presa diretta, tramite la percezione im-mediata, di coscienza. Ma perché la Bibbia è il testo sacro dell’Occidente? Che rap-porto abbiamo noi europei con la Bibbia? Per capire questo, dobbiamo anticipare per un attimo una materia che affronteremo più avanti, parlando delle cosid-dette religioni etniche e delle epoche evolutive. Nell’anti-chità, come ben sappiamo, ogni popolo, ogni civiltà, aveva le sue divinità, che spesso venivano sollecitate ad aiutare il po-polo che era sotto la loro tutela contro popoli (e divinità) di-versi. Queste popolazioni erano così condotte per un tratto evolutivo da esseri spirituali, che avevano ancora il potere di fungere da guida collettiva per l’umanità di allora. Attual-mente ci troviamo nell’era Ariana, e il popolo-base da cui è nata l’attuale popolazione occidentale fu il più importante dell’epoca precedente: il popolo Semita originario. Gli at-tuali Ebrei discendono da quella parte dell’antico popolo Se-mita che la loro tradizione racconta che andò perduta. Come spesso accade, essi sono ora i più strenui sostenitori delle tradizioni semite. Chi sa esaminare dal punto di vista occulto il cammino evo-lutivo umano, impara ben presto che non è ammesso arre-starsi. Fermarsi equivale a retrocedere, giacché nel frattem-po tutti gli altri avanzano. La stessa cosa è avvenuta in que-sto caso: l’attaccamento alla razza ebraica impedisce agli Ebrei d’oggi di continuare il loro cammino superando le for-me attualmente abitate, vedendosi nel frattempo sopravan-zare da quelli che lo iniziarono con loro, e che sono gli attuali popoli occidentali. La Bibbia è il testo sacro dei Semiti origi-nari, pertanto è il testo sacro che compete alla nostra civiltà.

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Esso, come già abbiamo visto, nasconde un tesoro dal punto di vista esoterico, la cui scoperta non può che svelare un messaggio rivolto a noi. Tutti noi occidentali portiamo dentro le parole che vi si tro-vano e le immagini che suscitano nel nostro intimo: fanno parte della nostra cultura. Non è questione di essere o non essere credenti; la nostra formazione culturale è impregnata di esse. Ma, attenzione, non solo la nostra formazione indivi-duale, l’educazione che fin da piccoli ci è stata data, fa as-sumere grande importanza al testo biblico. Vi è qualcosa di più, che ha un valore molto maggiore della cultura: sono mi-gliaia e migliaia di anni che quelle parole ci accompagnano. Hanno accompagnato la vita nostra, quella dei nostri genito-ri, dei progenitori, su su fino ai nostri antenati. Si può pro-prio dire che nel testo biblico possiamo ri-trovare il nostro passato, che l’abbiamo, si dice così, nel sangue. Quest’ultima affermazione, però, è molto più vera di quanto non possa apparire inizialmente. Quando noi diciamo: “i no-stri progenitori, i nostri antenati”, infatti, intendiamo qualco-sa che l’ordinaria consapevolezza non può pienamente affer-rare. Nel 5° capitolo della Genesi si parla della discendenza da Adamo a Noè: i famosi Patriarchi, fra i quali è soprattutto noto Matusalemme, quello che ha, per così dire, battuto il record di longevità. Troviamo scritto che vissero centinaia e centinaia di anni; che cosa può significare? Se interpretato esotericamente, il 5° capitolo parla della coscienza e del suo sviluppo: i Patriarchi vissero tutto quel tempo, non tanto in-dividualmente, ma nella memoria dei loro successori, cioè nella loro coscienza. Ciascun individuo, cioè, portava allora con sé nel corpo vitale (ricordate? il corpo della memoria), e nel prodotto fisico del vitale, il sangue, le esperienze dei predecessori, il cui sangue scorreva nel suo corpo, i quali, pertanto, non erano, dal punto di vista della coscienza, affat-to morti. Non è ingannevole quindi dire che Matusalemme (la sua coscienza, la sua esperienza, il suo ricordo) visse per 969 anni, e che quando la sua memoria scemò, morì. In re-

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altà, la sua memoria cosciente continuò in quella dei succes-sori per tutto quel tempo! Da allora, l’uomo è andato sempre individualizzandosi, ed anche il suo sangue è ormai completamente individuale, tan-to che sembra non più sufficiente suddividerlo in gruppi e sottogruppi per trovare quello compatibile col nostro, e sem-pre più viene consigliata, in caso di necessità, l’auto-trasfusione. Tuttavia, il principio di quanto affermato rimane: quando noi diciamo: i nostri progenitori, non intendiamo, come intenderebbe una mentalità materiale, altri rispetto a noi che ci hanno preceduto nel tempo; noi intendiamo lette-ralmente noi stessi. Noi stessi siamo giunti all’attuale grado evolutivo proprio perché abbiamo, in passato, fatto espe-rienza e progredito in altri corpi, in incarnazioni precedenti. La scappatoia scientifica davanti a questa trasmissione di da-ti da una generazione all'altra, è l’ereditarietà genetica: gli insegnamenti esoterici sostengono che essa è valida soltanto per le qualità inerenti il corpo fisico, effettivamente ereditato dai genitori. Le doti morali e spirituali sono invece stretta-mente individuali, e appartengono all’individualità che abita quel corpo. Se così non fosse, il figlio di un genio dovrebbe a sua volta essere un genio uguale o superiore ai genitori, ma l’esperienza quotidiana ci mostra chiaramente che ciò non è. Certo, una determinata legge karmica permette che indivi-dualità più evolute siano attratte da famiglie formate da in-dividualità a loro volta evolute e affini, e viceversa, ma non esiste quella continuità di doti genetiche (semplici strumenti fisici in mano allo spirito per ottenere i suoi scopi), che sola potrebbe supportare l’idea di quella scappatoia. In realtà, ciascuno di noi, individualmente, è stato nelle ul-time migliaia di anni della sua evoluzione (le più importanti forse), educato dagli insegnamenti che possiamo trovare ri-specchiati nella Bibbia, se la osserviamo da un punto di vista esoterico. Le grandi individualità capaci di leggere questo antichissimo passato, lo fanno avendo accesso alla memoria perenne, che registra tutta la nostra evoluzione. Mentre la memoria consapevole e quella inconsapevole riguardano l’arco di una

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vita (una personalità) e la dimensione della sfera terrestre, la memoria perenne è relativa all’individualità spirituale, e pertanto registra tutta la sua evoluzione. Forse ora possiamo comprendere più profondamente quanto importante sia lo studio della Bibbia, e perché esso ci affa-scini in tal modo: veramente abbiamo l’occasione di fare un viaggio dentro noi stessi, nella nostra più grande profondità, instaurando quella integrazione, dal valore non soltanto te-rapeutico in senso stretto, con la nostra parte spirituale, che in fondo è il vero significato della parola: Religione. Dovremo allora esaminarne il testo, relativamente a quanto in questa sede ci interessa. A questo riguardo, tuttavia, ci sono alcune considerazioni preliminari da fare: Prima di tutto, esso era scritto in ebraico antico, il che significa che, oltre a non apparirvi le vocali (si scrivevano soltanto le consonanti), anche le parole non erano tra loro separate. Così, sostituendo le vocali e cambiando la lunghez-za delle parole, una frase poteva leggersi con più significati diversi. L’antichità del testo stesso, inoltre, ha portato col tempo ad aggiunte o perdite: già 2000 anni fa si discuteva su quali fossero, in taluni passaggi, le parti originali e quelle apocrife. Senza contare le peripezie e le imposizioni che si sono suc-cedute per le varie traduzioni che, data l’importanza della Bibbia, erano soggette a infiniti condizionamenti. Per i predetti due aspetti, è assai arduo risalire per intero al-la grandezza del testo originale, ma vedremo quanto quello che abbiamo, per quanto impoverito, sia sufficiente per darci un’idea della sua profondità. Prima di cominciare con il racconto del I° libro (quello che qui ci interessa), detto Genesi, leggiamo però una nota che appare nelle edizioni ufficiali della Chiesa, stilata dalla C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), riguardo al valore del testo biblico: “La prima parte riferisce in un linguaggio semplice e figurato, adatto all’intelligenza di una umanità meno sviluppata, le ve-

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rità fondamentali che sono i presupposti della storia della salvezza, con criteri storici che non corrispondono a quelli moderni.” Qualsiasi commento è rimandato alla valutazione di ciascuno di noi, al termine di questa parte, riguardo a quanto chi ha scritto questa nota sia in grado di comprendere sul vero si-gnificato celato sotto la veste esteriore del racconto biblico.

2. La Genesi e il big-bang. Abbiamo già avuto modo di dire che nei veicoli della perso-nalità si riflette l’individualità spirituale. Frutto di detta ....riflessione è anche la nostra mente, essendo essa, proprio per questo motivo, non diretta, o non im-mediata: ne deriva il tipo di razionalità speculativa, conseguenza del non-contatto diretto con la realtà, ma di un rapporto mediato, at-traverso i veicoli della personalità, con essa. Se ci mettiamo a spiegare, per fare un esempio, la forza di gravità, lo facciamo dicendo che “si tratta di una forza che attira i corpi verso il centro della Terra”, e ci sembra così di avere esaurito la spiegazione. Se ci mettessimo un attimo a pensare, però, dovremmo renderci conto che quella frase equivale esattamente a dire che ....la forza di gravità è la forza di gravità! Darle un nome, misurarla ed eventual-mente anche sfruttarla ci dà l’impressione di conoscerla, ma in realtà non è affatto così. È la nostra mente speculativa che ragiona (o che riflette) in questo modo. Dovremmo inve-ce chiederci chi c’è dietro la forza di gravità, di chi è e-spressione, di quale volontà e quale scopo si prefigga! Un ragionamento analogo lo possiamo fare sul funzionamen-to del corpo umano: chi digerisce il cibo? Chi regola il batti-to del cuore, la circolazione del sangue, e quant’altro? Sono io? Posso io fare positivamente qualcosa che non so come funziona, o che non posso regolare, o che funziona indipen-dentemente dalla mia volontà e conoscenza? Evidentemente no: l’uomo scopre le leggi di natura, ma non arriva a chie-

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dersi chi c’è dietro la legge, quella forza che studia, chi è il Legislatore in questione. Da un punto di vista esoterico, non può esservi movimento (fenomeno), se non c’è una volontà e una saggezza (nou-meno) che lo dirigono. Questa veramente logica, ma al tem-po stesso rivoluzionaria visione della natura, porta con sé delle conseguenze: tutto quello che accade è dovuto ad una volontà, o a collaborazione o anche scontri fra volontà diver-se e di diversa potenzialità; tutto quello che c’è è campo di vita e di evoluzione, che si prefigge finalisticamente uno sco-po. Torniamo al nostro corpo: esso è formato da cellule, le quali crescono, si riproducono ....vivono. Facciamo ora un’ipotesi: queste cellule, nuclei di vita in evoluzione, hanno cominciato il loro sviluppo che potrà portarle in un lontano futuro ad ot-tenere quello che oggi ancora non hanno: una consapevolez-za ed una individualità. Fantascienza? può darsi, ma ammet-tiamolo, per il momento, come teoricamente possibile. Po-niamo che decidano, in quel lontano contesto, di raccontare la storia della loro evoluzione; ci sarà allora qualcuna di que-ste individualità che sarà talmente progredita da saper risali-re con la memoria perenne fino all’attuale loro iniziale mo-mento evolutivo. Cosa dovrà raccontare allora, per spiegar-lo? Dovrà necessariamente riferire del loro rapporto con noi, esseri più evoluti, che in quel lontano periodo saremo alla stregua, per loro, di Dei. Se non facesse questo, il rac-conto non sarebbe completo. Veniamo ora a noi: siamo noi umani, adesso, che vogliamo raccontare la nostra storia, in modo che tutti possano cono-scerla. Non dovremmo forse fare altrettanto? È proprio quello che il narratore biblico ha fatto; e giusta-mente lo ha fatto all’inizio del suo racconto. Gli studiosi ca-balisti della Bibbia, che la interpretano esotericamente, han-no saputo trovare verità tanto profonde e precise in essa, che alcuni sostengono che il fatto che la prima lettera (come vedremo fra poco) sia una “B” (seconda lettera dell’alfabeto) nasconde anch’esso un significato, che potrebbe essere sia

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che il testo a noi noto è parziale e mutilato di una parte pre-cedente, sia che la nostra storia attuale altro non è che la continuazione di una storia precedente: che l’inizio non è il primo inizio, ma solo un nuovo inizio. Come inizia infatti la Genesi (I° libro della Bibbia)? “Bereshit barà Elohim, et Hashamaim veet Haaretz” (Gen.1,1)

Esaminiamo allora questo ....principio: ⇒ “Bereshit” = “In principio” Dunque, ci fu un principio! Come vogliamo chiamarlo: big-bang? Dal punto di vista esoterico va benissimo, perché già presuppone uno sviluppo (un’espandersi) ulteriore. L’universo cioè non è qualcosa di statico e costante nel tem-po, ma, come la scienza ha appurato, è in continuo movi-mento e mutamento. Tutto ciò è sottinteso nel “Bereshit” i-niziale. Dobbiamo tenere presente che l’ancestrale linguaggio della Bibbia era rivolto non solo alla mente degli antichi lettori, ma anche all’interiorità di chi ascoltava quei suoni, quelle parole, le quali suscitavano per il loro stesso risuonare i sentimenti più adatti in relazione a quanto volevano descrivere. Nella nostra mentalità speculativa non sembra nemmeno concepi-bile tutto questo, ma in quei tempi l’uomo era dotato, pur deficitando di consapevolezza in rapporto a noi, di una capa-cità di relazione con la natura e le sue forze che lo ponevano in uno stato di percezione im-mediata tale da cogliere nei suoni quei messaggi (quelle informazioni) che al giorno d’oggi a noi sfuggono del tutto. La seconda parola, infatti: ⇒ “barà” = “creare - generare”

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non si può comprendere appieno se la traduciamo solo lette-ralmente. Essa suscitava un sentimento che voleva significa-re: “evocare - ri-evocare dalla propria interiorità”. Questo termine, quindi, non vuole intendere che quella fu la prima creazione, poiché il “rievocare” porta con sé anche un signifi-cato di “ricordo”. Non fu quindi la “creazione dal nulla” della teologia, ma una ripresa del cammino che si era preceden-temente interrotto. All’inizio, allora, tutto cominciò per mezzo di un evocare in-teriore, un far emergere da se stesso; ma chi è il soggetto di questa azione? ⇒ “Elohim” La traduzione ci dice semplicemente = “Dio”. Ma anche qui approfondiamo un po': la radice è “Elo-”; “-h” rappresenta una desinenza, e più precisamente una desinenza femmi-nile: volendo designare una entità femminile, si dovrebbe dire: “Eloh”. A questa, però, segue un’altra desinenza plura-le. La desinenza plurale femminile è “-oth”; quindi volendo esprimere una serie di entità femminili, si sarebbe dovuto di-re: “Elooth”; qui, invece, abbiamo “-im”, che è la desinenza plurale maschile. “Elohim”, pertanto, non può significare altro che una serie di entità maschili-femminili, cioè an-drogine. Quelle che in esoterismo vengono chiamate le Ge-rarchie creatrici. Ecco quindi le entità della cui più bassa espressione noi allo-ra formavamo le cellule, delle quali noi costituivamo il veico-lo inferiore. Ma che cosa creavano gli Elohim? È quello che viene spiega-to nella seconda parte della frase: ⇒ “et Hashamaim veet Haaretz” = “i Cieli e la Terra”. Esaminiamo bene anche questo passaggio: furono create, o meglio emanate dall’interiorità degli Elohim, due cose: sono le prime, cioè quelle sulle quali si basa tutta la successiva creazione. Possono essere tradotte in molti modi:

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l’oggettività e la soggettività, l’attività e la passività, cioè le due polarità che sono presenti in tutto ciò che esiste. Caba-listicamente, avviene in quel primo atto di manifestazione la separazione, dall’Assoluto, delle due polarità-base che rappresentano l’aspetto soggettivo dell’universo (i Cieli) e quello oggettivo (la Terra): la divisione dallo “0” dell’“1” e del “2”, del maschile e del femminile, o yang e yin in termini orientali. Ecco quindi la traduzione della prima frase della Genesi: “In principio crearono gli Dei la soggettività e l’oggettività”

ma solo il testo originario ci può dare quelle possibilità inter-pretative che la traduzione fatalmente perde. Forse arditamente, ma probabilmente non troppo, potrebbe tentarsi un parallelo con quanto la scienza moderna propone sull’origine dell’universo. Il primo, misterioso momento della creazione, che sfugge alle leggi che vigeranno poi, è il cosid-detto big-bang, nel quale è compresso tutto ciò che esiste, o esisteva, o esisterà. In altri termini, non c’è alcunché di og-gettivo, tutto è ancora uno con la forza che produrrà l’espansione, l’inflazione, dalla quale l’universo oggettivo na-scerà. Cioè, dallo “0”, l’Assoluto, nascerà la “dualità”, 1 - 2, che ca-ratterizza tutto quanto esiste. L’oggettività è dovuta alla re-lazione fra le due polarità: tutto ciò che c’è è duale, ha due poli opposti, e questa è la caratteristica prima per esistere, o meglio, dal punto di vista occulto, per manifestarsi. Tutto, dunque, è duale, è non assoluto, ma relativo all’unità assoluta, e tende perciò, per arrivare (o tornare) alla perfe-zione, a completarsi: forse è proprio questo lo stimolo-base che spinge tutto quanto evolve a vivere, a esistere; a supe-rare l’insoddisfazione della divisione, della relatività, e a ten-dere all’unità perduta. Forse è proprio questo l’archetipo dell’Amore: la tendenza ad unire gli opposti, per ottenere l’unione. Dal livello più basso e incosciente, di tipo sub-atomico, a quello di tipo sessuale, fino al più elevato e spiri-

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tuale: l’Unione con l’Assoluto, con Dio, dal Quale fummo, per acquisire esperienza, separati all’alba della Sua manifesta-zione. Questa manifestazione perciò è una ”limitazione” del Creatore, e porta con sé fatalmente la nostalgia e il disagio della separazione. Per amore nostro Egli si limitò, per per-metterci di entrare nell’arengo della vita: l’amore è il “moto-re primo” di tutto quanto esiste.

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LA CREAZIONE DELLA FORMA, O L’INVOLUZIONE

1. I giorni della creazione. Dal secondo versetto si entra subito nel vivo del processo di creazione: 2.- “La Terra era informe e vuota, e le tenebre ricoprivano l’abisso, e gli spiriti degli Dei aleggiavano sopra l’abisso (o sopra le acque)”.

⇒ “informe e vuota” Leggendo l’inizio di questo secondo versetto, dovrebbe sor-gere spontanea una domanda: può veramente esistere qual-cosa caratterizzato da mancanza sia di forma (“informe”) che di contenuto (“vuota”)? La Terra era stata creata, ma non aveva né forma né contenuto; in altri termini, era stata creata, ma non esisteva! Come risolvere questa contraddizione? Possiamo farlo se ri-corriamo all’insegnamento esoterico, che suddivide il proces-so di creazione in grandi fasi, o periodi. Essendo il primo, il periodo di cui ora parliamo è simbolicamente chiamato con il nome del pianeta del sistema solare che ne rappresenta, se-condo la scienza astrologica, il confine esterno; è detto quin-di periodo di Saturno, e si riferisce all’apparire dell’aspet-to oggettivo della creazione, ossia la Terra della Genesi, dove l’unica oggettività esistente era il calore, ossia un mo-vimento di particelle. Null’altro esisteva se non il calore, che tuttavia già era una manifestazione: la prima cosa creata. Per questo la Terra era “informe e vuota”, ed anche oscura:

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“e le tenebre ricoprivano l’abisso.” ⇒ “rachef” = “....aleggiavano....” Gli spiriti degli Dei aleggiavano: anche qui è necessario co-noscere quale sentimento questa parola suscitava, con la sua pronuncia, nell’anima delle antiche popolazioni. Più che “aleggiare”, termine che non ispira un intervento diretto in ciò che viene sorvolato, potrebbe tradursi con “coprire” o, meglio, “covare” (il che è anche collegato col calore). ⇒ “....le acque (o l’abisso)....” Gli Elohim, dunque, agendo dall’esterno, covavano le acque, o l’abisso. Acque ed abisso sono termini per noi non impa-rentati, tanto che non ci è facile comprendere come possano sostituirsi a vicenda; la migliore traduzione forse è “espan-sione”. Essi sottendono cioè un qualcosa che tende a con-centrarsi, a solidificarsi, a rapprendersi: è proprio la Terra in formazione. Vediamo dunque di tradurre tutto il versetto: “La Terra, la parte cioè oggettiva della creazione come risul-tava dal primo versetto, non aveva né forma né contenuto, essendo composta unicamente dal prodotto del primo movi-mento sub-atomico, ossia dal calore, prodotto, per così dire, dall’azione esterna degli Dei su di essa, che la covavano por-tando a maturazione il suo contenuto, e facendola maggior-mente rapprendersi e solidificarsi nella sua sostanza.” Se ci rivolgiamo all’insegnamento occulto, esso ci dice che nel periodo di Saturno si ebbe il primo abbozzo di quello che diventò molto più avanti il principio della forma nell’uomo. Contemporaneamente, l’azione degli Elohim risvegliò quella parte del nostro spirito che è poi rimasta più strettamente a contatto con loro, cioè la componente più elevata spiritual-

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mente della nostra individualità. Schematizziamo tutto que-sto come segue:

Periodo di Saturno SPIRITO DELLA VOLONTÀ

SPIRITO DELLA SAGGEZZA SPIRITO DELL’ATTIVITÀ

MENTE CORPO EMOZIONALE

CORPO VITALE CORPO FISICO

Si noterà la grande distanza fra questi due principi: in effetti, si può dire che non ci fosse quasi relazione fra di essi. È pro-prio questo che caratterizza la fase minerale che stavamo allora sperimentando: la forte ed esclusiva influenza esterna, essendo quella interna troppo lontana per intervenire nella sua controparte fisica. Gli Elohim che agiscono in questa che noi chiameremo sfera saturnia, contengono in sé anche quelle entità che in evolu-zioni precedenti furono esiliate in quel confine, perché ave-vano abusato del loro potere. Essi perdurano a tutt'oggi ad ostacolare il ritorno alle sfere spirituali della coscienza uma-na, che essi condizionano dal piano mentale dove risiedono. Saturno contiene nel nome la stessa radice dell'Ostacolatore: Satana, il nemico dello spirito, che ci dà l'illusione della e-saustività della dimensione materiale. È il primo impedimen-to alla comunione, che ci tenta a restare relegati nella falsità della comunicazione dialettica, priva di anelito al ritorno e all’amore. Esaminiamo ora i successivi tre versetti: 3. “E gli Dei dissero: Sia la luce! E la luce fu.” 4. “E videro che la luce era cosa buona, e separarono la luce dalle tenebre.” 5. “E chiamarono la luce giorno e le tenebre notte, e fu sera e fu mattina: primo giorno.”

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Di nuovo balza subito agli occhi una contraddizione: noi pos-siamo distinguere il giorno dalla notte grazie all’azione del Sole. Ebbene, il Sole, in questo racconto, fu creato più tardi, e precisamente nel quarto giorno. Evidentemente anche qui si nasconde qualcosa da scoprire. Per trovarlo, dobbiamo ri-cordare quanto già detto, e cioè che con la parola “Terra” non si vuole intendere nel racconto biblico il pianeta attuale, ma la parte oggettiva, tutta la parte oggettiva, di quei primi momenti di vita dell’universo. Possiamo definirlo come la massa centrale che racchiudeva in sé tutto quanto è stato poi suddiviso e spezzettato per permettere l’evoluzione di una serie infinita di entità diverse, e con diverse esigenze. Allora, però, tutto questo era ancora unito, indistinto, ed è ciò che viene chiamato Terra. Nel versetto precedente, questa massa era oscura (tenebre), e la sola cosa che la distingueva dallo spazio esterno era il calore. Qui, la Bibbia ci dice che in un determinato momento divenne luminosa: fu creata la luce. Recenti ipotesi scientifi-che concordano sul fatto che solo in un secondo momento l’attrito causato da ciò che nacque col big-bang (che produs-se il calore) diede inizio alla luce. Ecco che ancora una volta il testo biblico viene rivalutato: nel secondo periodo, il globo, la massa centrale, divenne luminoso. Tutto quello che lo componeva, dobbiamo supporre, divenne luminoso, perché non c’era ancora alcuna suddivisione al suo interno. Quindi anche i nostri corpi in formazione erano, allora, luminosi. La sostanza di cui il globo centrale era formato in preceden-za (il calore), si addensò un po’ di più, dando inizio ad una nuova sostanza, che l’esoterismo chiama aria (era il princi-pio dell’aria), che permise il diffondersi della luminosità. Gra-zie ad essa, questo globo si poteva distinguere dal resto del-lo spazio, e ciò è reso con: ⇒ “separarono la luce dalle tenebre” La Terra non era più informe: era distinguibile. Il quinto versetto ci dice poi che venne una sera, alla fine di questo periodo, seguita da una mattina; questa frase verrà

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ripetuta per sei volte, al termine di ogni giorno creativo, in perfetto accordo con gli insegnamenti esoterici, i quali, oltre a suddividere l’evoluzione in periodi di manifestazione attiva, dicono anche che fra un periodo e l’altro si inserisce una fase soggettiva, di riassorbimento di quello che è avvenuto nella fase oggettiva, per permettere di raccoglierne le esperienze in modo di inaugurare nuove condizioni più avanzate nella fase oggettiva che segue. È quello che l’occultismo chiama “la Notte cosmica”, con un perfetto parallelismo anche con il linguaggio biblico: certamente lo stesore della Genesi era un Alto Iniziato alla Scuola dei Misteri. Notiamo per inciso che le parole ebraiche per “sera” e “mat-tina” erano: ⇒ “erev” = (“sera”), che significava confusione, o caos: fa-se soggettiva, o di riassorbimento; ⇒ “boker” = (“mattina”), che significava ordine, o armonia: fase oggettiva, o di ridistribuzione. In esoterismo, questo secondo, luminoso periodo è chiamato periodo del Sole, durante il quale viene aggiunto alla per-sonalità dell’uomo in formazione il principio della vitalità. Contemporaneamente, gli Elohim risvegliarono un altro a-spetto spirituale, quello immediatamente inferiore all’aspetto già risvegliato in precedenza. Schematizzando ancora quindi:

Periodo del Sole SPIRITO DELLA VOLONTÀ

SPIRITO DELLA SAGGEZZA SPIRITO DELL’ATTIVITÀ

MENTE CORPO EMOZIONALE

CORPO VITALE CORPO FISICO

La parte della personalità comincia ad avvicinarsi di più allo spirituale, originando una coscienza di tipo vegetale (inco-scienza di sonno).

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Abbiamo ora una spiegazione più profonda del perché in eso-terismo il corpo vitale appartenga alla sfera solare, e il corpo fisico alla sfera saturnia. Ancora tre versetti: 6. “Gli Dei dissero: Sia l’espansione in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque.” 7. “Gli Dei fecero un’espansione, e separarono le acque infe-riori dalle superiori. E così avvenne.” 8. “E chiamarono l’espansione Cielo.”

Abbiamo appena detto che non c’era, nel periodo del Sole, alcuna divisione all’interno della massa centrale. La divisione nasce ora! Che cosa ci riferisce l’Alto Iniziato che riesce a spingere la sua indagine fino a questi lontanissimi eventi nell’evoluzione dell’universo? Egli può notare come la massa centrale ormai incandescen-te, a contatto con lo spazio freddo esterno, causa una con-densazione producendo vapore. Quando questo vapore veni-va a contatto con la parte fredda esterna si condensava, e precipitava verso l’interno, dove, a causa del calore, si tra-sformava nuovamente in vapore e riprendeva la salita verso l’esterno. In questo modo presero inizio delle correnti cicli-che, ed ebbe inizio il periodo liquido. Mentre nel periodo del Sole si effettuò una prima distinzione fra la luce interna e le tenebre esterne, qui avvenne la prima separazione interna del globo centrale. Si aggiunse allora al calore e all’aria, il principio dell’acqua. Nel testo biblico il termine che abbiamo tradotto con “espan-sione” era tradotto in latino con “firmamentum”; alcune tra-duzioni italiane usano la parola “firmamento”; altre più re-centi la parola “distesa”. La parola originale ebraica era: ⇒ “rakia” = “espansione” ed indica l’effetto di una separazione fra due linee di forza: proprio in accordo con la narrazione occulta.

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Il principio liquido perciò è legato ai cicli alterni, che prima del periodo in questione non esistevano: è facile farci venire alla mente, oltre alle maree, il ciclo femminile, e la loro coin-cidenza e relazione con il ciclo lunare. In esoterismo infatti questo periodo è chiamato il periodo della Luna, e fu allora che l’umanità evolvente sviluppò il germe del corpo che rac-chiude in sé le due correnti descritte: il corpo emozionale, che ricorderete assegnato alla sfera lunare. È grazie all’azione contrastante delle correnti, infatti, e alla prima ca-pacità di relazione e reazione con l’esterno delle medesime, che l’uomo comincia a sentire nascere in sé un primo abboz-zo di coscienza, cosa che caratterizza appunto il corpo e-mozionale. Contemporaneamente fu risvegliato dalle nostre Guide spirituali il principio più lontano da loro della nostra individualità spirituale: lo spirito dell’attività. Vediamo an-cora una volta tutto questo aggiornando il nostro schema:

Periodo della Luna SPIRITO DELLA VOLONTÀ

SPIRITO DELLA SAGGEZZA SPIRITO DELL’ATTIVITÀ

MENTE CORPO EMOZIONALE

CORPO VITALE CORPO FISICO

Possiamo notare come l’individualità spirituale è ora abba-stanza vicina ai veicoli della personalità, causando così quel primo barlume cosciente. Nel periodo della Luna, infatti, l’umanità di allora giunse alla coscienza di tipo animale, cioè di sogno. Era, purtuttavia, una coscienza esterna, in quanto l’individualità non abitava ancora, internamente, i propri veicoli.

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2. Il periodo della Terra. Prima di continuare nella nostra traduzione, dobbiamo a questo punto fare una considerazione. Se qualcuno ci chie-desse di narrargli in poco tempo la storia della nostra vita, come lo faremmo? Per riportare gli anni dell’infanzia narre-remmo i fatti salienti, raggruppando certamente parecchi di quegli anni; ad esempio “ho frequentato la scuola materna, o le elementari”. Poi, passando ad epoche più recenti, po-tremmo cominciare a dire di ciascun anno cosa abbiamo fat-to; arrivando all’anno scorso, poi, si comincerà a dividerlo in mesi, o stagioni, e così via. Se dovessimo raccontare la no-stra giornata odierna, ecco che la suddivisione sarebbe anco-ra minore, ed entreremmo più nel dettaglio con il nostro rac-conto. Bene, la stessa logica procedura è stata usata da chi ha scritto la Bibbia. Gli insegnamenti esoterici infatti dividono, come detto, tutta l’evoluzione del mondo e dell’uomo in grandi periodi; a loro volta, poi, ciascun periodo viene diviso ulteriormente, ed ogni suddivisione subisce a sua volta anco-ra una divisione, e così via. L’esoterismo ci insegna che i pe-riodi sono in tutto sette, e ciascuno è diviso in sette rivolu-zioni, le quali a loro volta sono suddivise in sette globi, e cia-scun globo è composto di sette epoche. Questa scala è infini-ta, tanto verso il grande che verso il piccolo, e la possiamo rintracciare anche nei settennali periodi di vita dell’uomo. Ciascuna di queste suddivisioni, tuttavia, è regolata dalla legge di analogia, per cui ciascuna prima fase all’interno di ognuna è legata al limite e alla forma (Saturno), ciascuna seconda alla vitalità (Sole), ciascuna terza alla coscienza (Luna). Questo modo di procedere dell’evoluzione è chiama-to di ricapitolazione. Essendo dunque giunto, nella sua narrazione, alla fine del periodo precedente a quello in cui stiamo attualmente evol-vendo, l’autore della Genesi riprende il racconto tenendo conto anche delle ricapitolazioni, essendo esso il periodo che ci interessa più da vicino, trascurate invece, perché non es-

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senziali, nel racconto dei periodi precedenti di Saturno, del Sole e della Luna. Esaminiamo infatti i seguenti versetti: 9. “Gli Dei dissero: Le acque che sono sotto il cielo si raccol-gano in un solo luogo e appaia l’asciutto. E così avvenne.” 10. “Gli Dei chiamarono l’asciutto terra e la massa delle ac-que mare. E videro che era cosa buona.”

Questa è la narrazione della prima epoca del periodo della Terra, che succedette al periodo della Luna, detta epoca Polare, perché l’umanità di allora, che ricapitolava la sua fa-se minerale, aveva cristallizzato (se così si può dire nel globo ancora tutto fluente di allora) una parte della massa infuoca-ta che abitava. La convivenza con altre entità più evolute, infatti, non le avrebbe permesso di condividere le altissime vibrazioni dei loro veicoli senza andarne distrutte. Questa massa più densa si formò ad un polo del globo, dove la velo-cità di rotazione era minore. Appare quindi qui per la prima volta nel periodo della Terra il principio solido, o ciò che viene detto in esoterismo terra. Quest’epoca vede anche l’inizio dell’ondata vitale che forma ora il regno minerale. Finora, infatti, per comodità e sem-plicità di narrazione, abbiamo considerato solo l’evoluzione dell’uomo, o ondata di vita umana, che ha passato la sua fa-se minerale, come già sappiamo, nel periodo di Saturno, quella vegetale nel periodo di Sole, e quella animale nel pe-riodo della Luna. Ma ciascun periodo inaugura anche una nuova ondata di entità spirituali, che segue un sentiero di-verso, ma in definitiva parallelo, a quello del genere umano. Nell’epoca Polare del periodo della Terra, dunque, iniziò la sua evoluzione quell’ondata di entità che formano ciò che chiamiamo il regno minerale. L’uomo di quell’epoca aveva, all’esame chiaroveggente, la forma di un grande sacco dal quale fuoriusciva superiormen-te un organo che era sensibile al calore. Quest’organo gli permetteva di sfuggire dai luoghi troppo infuocati e di evita-

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re di inoltrarsi nelle distruttive (per lui) vibrazioni che cir-condavano la terra polare. E nell’attuale corpo umano ne troviamo come organo erede che da quello si è sviluppato: l’epìfisi. Era praticamente il primo abbozzo di quello che più avanti sarebbe diventato il senso del tatto a noi noto; allora era una percezione localizzata, la prima di tipo mediato, che ora si è estesa in tutta la superficie del corpo. Ad analogo sviluppo sono destinati tutti i sensi dell’uomo. 11. “E gli Dei dissero: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutta, che facciano sulla Terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie.”

Ecco l’epoca successiva, detta Iperborea, ricapitolazione del periodo del Sole, nella quale l’uomo ricapitolò il livello evolu-tivo vegetale. Qui riprende il suo cammino anche quell’ondata di entità che iniziò la sua evoluzione nel precedente periodo della Luna, e che ora forma il regno vegetale. La frase: ⇒ “secondo la sua specie” sta ad indicare che il regno vegetale nell’epoca Iperborea non era rappresentato dalle singole piante, così come siamo abituati a vederle ora. Non erano ancora giunte ad un tale grado di individualizzazione, per cui si manifestava quello che esotericamente viene definito lo Spirito-gruppo, cioè l’insieme di entità spirituali che raggruppano ciascuna specie vegetale. In altri termini, la distanza dello Spirito dai propri veicoli gli impedisce di abitarli singolarmente: essi vengono condotti dall’esterno da un insieme di entità affini. L’epoca Iperborea viene descritta fino al versetto 19, nar-randoci la creazione delle ⇒ “luci del firmamento.”

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Infatti, in quest’epoca la Terra viene espulsa dalla massa centrale: la cristallizzazione polare, resasi più indipendente dal resto del globo, interagisce con lo stesso provocando una forza d’inerzia che la fa scendere girando attorno al globo e acquisendo velocità, fino a venirne espulsa dall’altezza dell’equatore ad una certa distanza, direttamente proporzio-nale alla diversità di vibrazione rispetto al globo centrale. In questo modo, la distanza da esso corrisponde al bisogno evolutivo dei corpi che la abitano e che vibrano della sua medesima frequenza. Si tratta dell’origine di tutti i pianeti. Talvolta uomini della attuale scienza materiale sostengono che la vita, in tutto l’universo, è possibile solo a determinate condizioni, le quali sono presenti, a quanto se ne sa, ad una certa distanza da una stella di una certa grandezza e tipo; questi dati però, guarda caso, coincidono con le caratteristiche della Terra, dell’orbita terrestre e del Sole. Sembra proprio, a volte, che quanto più voglia essere materialista lo scienziato moderno, tanto più sia costretto a credere ai miracoli! In realtà, la vita compenetra tutto l’universo; è ovvio che se cerchiamo la forma che il vitale abita sulla Terra, possiamo trovarla solo su di essa. Comunque, non è certo un caso che la distanza della Terra dal Sole sia quella dovuta: la scienza occulta ce lo dimostra esemplarmente. Da questo momento dell’epoca Iperborea, dunque, la Terra viene espulsa dal globo centrale, che da allora diviene il Sole come siamo soliti considerarlo: una fonte esterna di energia fisica e spirituale. Come nucleo centrale, il pianeta conserva nel suo centro una sorgente solare attiva, figlia del globo centrale, che, quando i tempi saranno maturi, inizierà ad a-gire dall’interno. Ma questo è un insegnamento che per il punto in cui siamo non può essere ancora perfettamente compreso. Nel corpo dell’uomo si formano i primi rudimenti di quello che oggi chiamiamo il sistema neuro-vegetativo. Quel siste-ma nervoso, cioè, che dipende dalle condizioni esteriori per il

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suo funzionamento, e che reagisce ad esse a prescindere dalla volontà e consapevolezza dell’uomo. Da allora, con la percezione mediata, siamo colpiti dalla luce, che perciò di-venta riflessa, che forma dentro di noi le immagini del mon-do esterno. Domani dovremo recuperare la luce interiore; al-lora diventeremo radianti, e dal ponte di luce che costruire-mo nella testa fra le ghiandole spirituali note col nome di i-pofisi ed epifisi, emetteremo la luce che ci farà vedere diret-tamente gli oggetti, attraverso la percezione im-mediata. Non vedremo più le immagini degli oggetti che si formano dentro di noi, ma gli oggetti stessi appariranno nella loro ve-ra essenza, non nascondendoci più né l’esterno né l’interno degli stessi, con i quali saremo così in comunione (“Ora co-nosco in parte, in maniera confusa, ma allora conoscerò di-rettamente, come anch’io sono conosciuto”). I versetti successivi, dal 20 al 23, vedono l’apparire sulla Terra del regno animale, che aveva cominciato la sua evo-luzione nel periodo del Sole, e si riferiscono a quella che eso-tericamente viene detta l’epoca Lemuriana, nella quale l’uomo ricapitolò lo stadio di coscienza animale. L’epoca Le-muriana, infatti, vide la ricapitolazione del periodo della Lu-na, e nel suo corso una parte della Terra ne venne espulsa, dando appunto origine alla Luna attuale. Come l’espulsione della Terra dal Sole fu causata dalla diffe-renza di solidificazione, ma non portò come conseguenza l’eliminazione della vibrazione solare per gli abitanti della parte espulsa, ma solo un suo allontanamento, in modo da renderla ad essi accettabile e utile, così il processo di indu-rimento continuò sulla Terra fino ad un punto tale da diveni-re in certe località incompatibile con le vibrazioni solari. Que-sti luoghi erano abitati da una parte di popolazione che era rimasta talmente indietro nella propria evoluzione da non poter più sperare di continuare a progredire in questo ordine di manifestazione, e fu quindi espulsa dalla Terra per non pregiudicare l’ulteriore progresso degli altri abitanti. La Luna ci fa giungere ora, dall’esterno, un influsso cristallizzante che permette di bilanciare e alternare quello vivificante del Sole.

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Entrambe queste influenze sono oggi indispensabili all’uomo per poter continuare a vivere nell’attuale Terra. Non dobbiamo stupirci di quello che abbiamo appena letto: l’evoluzione è possibile solo se i soggetti che devono appli-carla non si cristallizzano in forme che devono ad un certo momento essere abbandonate, per permettere il passo suc-cessivo. L’adattabilità è la parola-chiave per riuscire in ma-niera indolore in questo. Coloro che non riescono non ven-gono tuttavia abbandonati; SIAMO TUTTI PARTE DEL TUTTO, cellule degli Elohim, ed essi stessi vedrebbero messa a ri-schio la loro evoluzione se una parte di queste cellule andas-se perduta. Vengono messi in atto tutti i tentativi per recu-perare quelli che, per scarsa adattabilità, sono rimasti indie-tro rispetto ad altri. Quando parleremo dell’opera di Salva-zione del genere umano avremo un esempio luminoso di ciò. Per ora teniamo a mente che il processo di “terrestrizzazio-ne” coinvolge le Gerarchie attive durante il periodo di Satur-no, dove nacque l’elemento terra. Anche per quanto riguarda l’ondata vitale formante ora il re-gno animale, la versione biblica ripete: “secondo la sua spe-cie”, con lo stesso significato precedente. Nell’epoca Lemuriana l’uomo aggiunse all’abbozzo del siste-ma neuro-vegetativo anche una prima organizzazione del si-stema volontario, dato che la coscienza interna comincia qui lentamente ad affacciarsi, e di conseguenza il corpo fisico deve rispondere anche a suoi desideri, instillati dal corpo emozionale. 3. A immagine e somiglianza.... Dal versetto 24 inizia la descrizione dell’epoca Atlantidea, nel corso della quale compare finalmente l’uomo, cioè l’ondata vitale formata dal genere umano giunge al livello evolutivo che permette lo sviluppo della consapevolezza. Nel racconto infatti troviamo una distinzione netta fra gli ultimi

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animali ad essere creati, i mammiferi, per i quali viene ripe-tuta ancora la frase “secondo la loro specie”, e l’uomo, per il quale la frase viene sostituita da “FACCIAMO L’UOMO A NO-STRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA”. In altre parole, l’uomo è tale in quanto ha aggiunto ai veicoli della personalità la mente, quale porta attraverso cui l’individualità spirituale può entrare ed abitare i propri veicoli. Consiste precipua-mente in questo la differenza fra l’uomo e gli altri regni na-turali: egli è il più individualizzato in quanto si guida inte-riormente con lo spirito, è l’immagine, il riflesso dello spirito individuale. Le popolazioni occidentali sono le più avanzate – con i benefici, ma anche i provvisori problemi che questo comporta – in questo processo. Si è quindi chiuso il processo iniziato nel periodo di Saturno, ed è avvenuto il completo riavvicinamento dello Spirito alla personalità e la sua “incarnazione”, con il conseguente svi-luppo della coscienza di veglia. Dal punto di vista del Cristia-nesimo Interiore non è del tutto condivisibile l’atteggiamento di alcuni interpreti più o meno inseriti nella Chiesa, i quali per avvicinarsi ad una visione moderna, sia essa scientifica o sociologica, parlano malvolentieri della dimensione spirituale, e preferiscono porre l’accento sulla carnalità, la materia, la fisicità. Il loro scopo è quello di sfuggire ad una teologia tut-ta astratta, lontana dall’esperienza reale della gente, e in ciò sono nel vero, ma se ne consegue la rimozione di tutto quanto non è materiale cadono nell’eccesso opposto. L’uomo ha bisogno di rendere cosciente lo spirito, non di escluderlo. È assolutamente vero ed essenziale che per noi umani sono le azioni che compiamo “di qua” a farci evolvere verso l’“al-dilà”; ma dobbiamo avere la prospettiva dell’aldilà, altrimenti il di qua da solo non giustifica nulla. Il di qua non è che un mezzo, essenziale finché vogliamo, ma non è il fine. Per sco-prire questo fine dobbiamo elevarci sopra la dimensione ter-rena, non per abolirla o denigrarla, ma per poterle dare il grande valore che merita e riconoscerle la funzione che rive-ste.

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Potremmo, a questo punto, rifare lo schema che abbiamo seguito nella descrizione dei periodi esaminati in precedenza, adattandoli dapprima alle fasi di ricapitolazione, e quindi alla fase finale dell’epoca Atlantidea, che inaugura il vero nuovo lavoro del periodo della Terra. Il processo è identico, ma dobbiamo tener presente che si svolge in piani (sfere) diver-si:

PERIODO DELLA TERRA

Epoca Polare

Epoca Iperborea

Epoca Lemuriana

Epoca Atlantidea

Spirito della VOLONTÀ

Spirito della VOLONTÀ

Spirito della VOLONTÀ

Spirito della VOLONTÀ

Spirito della SAGGEZZA

Spirito della SAGGEZZA

Spirito della SAGGEZZA

Spirito

dell’ATTIVITÀ Spirito

dell’ATTIVITÀ MENTE

Corpo

EMOZIONALECorpo

EMOZIONALE

Corpo VITALE

Corpo VITALE Corpo VITALE

Corpo FISICO Corpo FISICO

Corpo FISICO Corpo FISICO

fase

minerale fase vegetale fase animale Uomo

È importante notare che la parola tradotta con “uomo”, è: ⇒ “Adm” = “Adamo”. Cabalisticamente, è noto come ogni lettera dell’alfabeto e-braico possieda anche un valore numerico. Per “ADM” ab-biamo: 1 + 4 + 40 = 45 = (4 + 5) = 9, che, sempre cabali-

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sticamente, rappresenta l’intera umanità. Adamo perciò si-gnifica l’umanità. Facciamo attenzione ora al versetto 27, nel quale troviamo: ⇒ “....maschio e femmina li creò.” È davvero un bel mistero questo passo, se ci limitiamo ad una lettura ortodossa, dato che la donna (Eva), verrà creata più tardi. Cosa può significare allora? Ancora una volta la Bibbia è in pieno accordo con i nostri insegnamenti, se cor-rettamente interpretata: Adamo non significa “maschio”, ma “uomo, umano”, e fu creato maschio-femmina. Cioè l’umanità originaria, quando era ancora nel paradiso terre-stre, era androgina. L’umanità formata dagli Elohim era androgina. In termini molto semplici, cosa vuol dire questo? Un essere vivente è tale in quanto porta in sé l’elemento vivente, che ha la caratteristica di propagare. Le due polarità che sono al-la base della manifestazione rimangono continuamente atti-ve, a tutti i livelli in cui la manifestazione stessa si esprime. Abbiamo così terminato di raccontare, con gli occhi della Bibbia e alla luce dell’esoterismo, tutto il cammino discen-dente dello Spirito. Diciamo discendente sia perché l’individualità spirituale si avvicina ai propri veicoli inferiori in formazione, sia perché i veicoli stessi della personalità sono formati, con il trascorrere dei periodi e delle epoche, di so-stanza appartenente dapprima ai piani più sottili, e successi-vamente sempre più densi, fino al piano chimico. Questo rappresenta solo la prima metà del processo evolutivo, che noi chiamiamo di involuzione. Dal punto di vista spirituale, infatti, l’individualità subisce un processo involutivo, durante il quale, scendendo sempre più nella materia, perde parzial-mente alcune sue caratteristiche. Siamo in grado ora di fare il punto della situazione, comple-tando il quadro dei veicoli della personalità e dell’in-

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dividualità che compongono e contraddistinguono l’uomo di oggi, cioè ciascuno di noi. Lo spirito dell’uomo è penetrato nei propri veicoli attraverso la mente, trasformando il corpo nel tempio dello spirito; il luogo cioè che dobbiamo imparare a considerare da questo punto di vista come il più sacro che calca la Terra. Esaminiamolo insieme: Piano di vita Veicolo dell’uomo Spirito della Volontà Spirito della Saggezza Spirito dell’Attività

Sé Individualità

Piano del Pensiero Corpo mentale Piano Astrale Corpo emozionale Piano Fisico-Etereo Corpo vitale Piano Fisico-Chimico Corpo fisico

Personalità

Un altro esercizio molto utile che potremmo fare tutti, è quello di rileggere i passi biblici distogliendo l’attenzione che siamo portati a dare al contesto storico e ai personaggi nar-rati, e di trovarne una applicazione pratica e una spiegazione attuale rispetto alla quotidianità che stiamo vivendo. Così fa-cendo, quei passi assumeranno un valore più pregnante per noi, e saremo in grado di svelarne il vero messaggio, che a noi è diretto. Forse è quanto ha fatto il sommo poeta all’inizio del suo capolavoro, pensando a quello che abbiamo ora detto rispetto alla metà involutiva dell’evoluzione umana, con i seguenti versi: “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura, che la diritta via era smarrita.” A metà del suo cammino evolutivo, dunque, l’individualità spirituale che si incarna per acquisire esperienza e autono-mia smarrisce, in parte, se stessa. In realtà, originariamente ciò non era previsto fino a questo punto, ma il processo di

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evoluzione è, ad un certo momento, scappato di mano, se così si può dire, agli Elohim, e l’uomo ha perso di vista la sua vera identità spirituale. Nell’universo ogni avvenimento è una opportunità per migliorare, e questo viene ottenuto gra-zie al SERVIZIO verso gli altri di entità elevate, che agiscono non già per necessità, ma per amore disinteressato, trasfor-mando il male in bene maggiore. Un nuovo, più glorioso pia-no per l’uomo fu dunque inaugurato per consentirci di recu-perare le dimensioni “perdute”. È quanto esamineremo nel prossimo capitolo, cercando di trovare risposta alla domanda iniziale: Perché esiste nel mondo il dolore e la morte? Il simbolo della stella a sei punte rappresenta le due fasi evolutive: quella discendente che chiamiamo di involuzione, nel triangolo con la punta rivolta verso il basso; e quella a-scendente di evoluzione, nel triangolo con la punta verso l'alto. Nel suo insieme, perciò, "la stella ci indica il cammino" che abbiamo già percorso, e ci prefigura il sentiero che sia-mo chiamati a calcare.

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IL FRUTTO PROIBITO 1. Il settimo giorno. Il primo capitolo della Genesi ci ha raccontato lo svolgersi della prima metà dell’evoluzione umana, da noi definita di involuzione, e questo racconto abbiamo appena terminato di approfondire. Siamo così giunti all’epoca Atlantidea del periodo della Terra, nella quale fece la sua comparsa l’uomo quale noi lo conside-riamo, cioè quell’essere provvisto dei veicoli della personalità collegati tramite la mente all’individualità spirituale. Dobbiamo ora esaminare il secondo capitolo, il quale na-sconde degli insegnamenti di capitale importanza. I suoi primi versetti, dall’1 al 4, narrano dell’epoca evolutiva che fece seguito a quella Atlantidea, e nella quale la nostra esistenza tuttora si sta svolgendo: l’epoca Ariana. Siamo arrivati ai giorni nostri. Qui, infatti, ci viene detto che ⇒ “Gli Dei si riposarono”, ad indicare il fatto che l’uomo era compiuto, e più precisa-mente che, avendo egli ottenuto la mente, avrebbe dovuto imparare a guidarsi da solo, dall’interno, senza l’assistenza degli esseri a lui superiori. Tutto il processo di avvicinamento dello spirito alla personalità è giunto al termine. Ricorderete che abbiamo detto che ciascuna prima ricapito-lazione sottendeva un lavoro che aveva a che fare con la forma e il limite, e ciascuna seconda con la vita e il vitale.

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Ebbene, si ha proprio l’impressione che anche l’autore della Genesi applicasse questa legge, al punto di averla utilizzata per analogia nella sua stesura. Il primo capitolo, infatti, narra la creazione dell’universo, dei minerali, dei vegetali, degli animali, e infine dell’uomo. L’uomo è l’ultimo ad apparire in questo racconto. Dal punto di vista della forma esteriore, infatti, l’uomo apparve solo al-la fine dell’epoca Atlantidea, dopo aver trascorso le sue fasi minerale, vegetale ed animale rispettivamente nei periodi di Saturno, del Sole e della Luna. Dapprima vi fu un minerale, dopo un vegetale, quindi un animale e, infine, apparve l’uomo. Se questo è vero dal punto di vista esteriore, cioè di un ipo-tetico osservatore di tutto questo processo, che veda scorre-re davanti al suo sguardo le rispettive ondate di vita (egli si accorgerebbe dell’uomo evidentemente quando questi assu-messe la sua apparenza umana), proprio quanto abbiamo appena detto ci indica però che non è affatto così dal punto di vista spirituale. La vita che nel periodo della Terra è di-ventata uomo esisteva anche prima, sia pure in fasi evoluti-ve e di coscienza diverse, fin dal periodo di Saturno. Dei quattro regni naturali esistenti sulla Terra, anzi, l’uomo è l’essere che iniziò per primo la sua evoluzione, seguito dall’attuale regno animale che la iniziò nel periodo del Sole, dall’attuale regno vegetale che la iniziò del periodo della Lu-na, e dal regno minerale che l’ha iniziata nell’attuale periodo della Terra. Se esaminiamo ora il secondo capitolo della Genesi, vi tro-viamo un’altra storia della creazione, nella quale, a differen-za della precedente, vediamo che il primo essere creato di-venta invece proprio l’uomo. Questo capitolo, infatti, narra la storia della creazione dal punto di vista della vita; si può dire perciò che rappresenta la fase di ricapitolazione del Sole ri-guardo alla narrazione. Si è sempre molto discusso invero su chi fosse l’autore di questo secondo capitolo.

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Un certo tipo di formazione scolastica e il riconoscimento di quanto unicamente la percezione mediata ci mostra, e alla forma culturale che ne consegue, possono indurci a indagare sulla bibliografia, sulle date di origine, sulla biografia del o degli autori, eccetera. Reperti e documenti, secondo que-sta ottica, sembrano essere le uniche fonti del sapere in te-ma storico. Disseppellire i morti, però, non può ridare loro la vita! Anche chi è convinto di attenersi scrupolosamente a dette fonti, non si accorge che esse sono cose morte, e che la vita di cui egli le vede animate non è che la sua, che con la sua passione, con la sua intuizione e formazione, infonde loro. Per quale motivo ci interessa sapere se realmente gli autori dei due capitoli della Genesi sono la stessa persona? Se anche il secondo trovasse origine in altre culture, non dobbiamo dimenticare che la Bibbia ha un ruolo da svolgere nella nostra formazione, e che quindi non può essere un te-sto composto per qualche capriccio storico. È più importante renderci consapevoli dell’intuizione interio-re, capace di animare i morti documenti e reperti, che non trovare migliaia di testimonianze esteriori, che non potreb-bero farci fare un solo passo in avanti, distogliendoci anzi, con ogni probabilità, dal prestare attenzione a quanto l’intuizione ci vuole comunicare. È questa la vera educazione e la vera cultura, che la scuola dovrebbe iniziare a coltivare nei nostri tempi. Comunque sia, se noi accettiamo del testo biblico solo quello che collima con le nostre conoscenze e convinzioni personali, esso fatalmente perderà il suo scopo di insegnamento. L’esoterismo ammette volentieri che molte parti siano aggiunte, e altre mancanti, ma con un metro di paragone diverso, che è quello della conoscenza diretta do-vuta alla percezione im-mediata consapevole: se due passi che sembrano ad un esame superficiale contraddittori risul-tano invece, alla luce dell’esoterismo, non solo compatibili, ma anche complementari, significa che l’autore ha voluto co-sì celare, dietro il velo dell’apparenza, un significato tanto importante da poter essere trasmesso solo a chi abbia già appreso a vedere oltre questo velo.

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2. Il frutto proibito. La parte celata dietro il velo di questo secondo capitolo non si riferisce solo alla citata differenza di narrazione, ma anche ad un’altra, ancora più importante. Se leggiamo una qualsia-si traduzione, troviamo che la parola che era dapprima tra-dotta con “Dio”, qui subisce una piccola modifica. Ricordiamo che gli antichi traduttori avevano l’obbligo di evi-tare di cozzare contro le convinzioni e convenzioni vigenti (sulle quali erano basate anche l’autorità e il potere), e tro-varono quindi questo modo per rendere impercettibile quella scomoda differenza. La quale, in realtà, era molto più consi-stente. Il testo biblico infatti, qui sostituisce la parola: ⇒ “Elohim” = tradotto con “Dio”, con: ⇒ “Jahvè” = tradotto con “il Signore Dio” (dal versetto 4b). Cambia addirittura il nome dato a Dio! Ancora una volta pos-siamo risolvere l’enigma se ci rifacciamo agli insegnamenti del Cristianesimo Interiore. Abbiamo detto, ricorderete, che il termine “Elohim” assomma tutta una serie di Gerarchie creatrici, che tutte insieme, ciascuna secondo la propria ....specializzazione, collaborarono al lavoro che era necessa-rio svolgere. Jahvè era, ed è, uno degli Elohim, e precisamente il Capo di quella Gerarchia che sovrintende alla formazione dei veicoli fisici tramite l’atto di generazione. È grazie all’opera di Jahvè che il vitale entrò nell’uomo. È, in altre parole, il Signore che dà la vita. Il versetto 7 infatti ci dice che l’uomo ottenne il suo corpo fisico, e che Jahvè soffiò nelle sue narici un alito di vita, facendolo diventare un essere vivente. Alcune tra-duzioni riportano che “Dio soffiò nell’uomo l’anima”, facendo sottendere che egli era un essere diverso da altre forme di vita, non dotate di anima. In realtà, il termine qui usato è: ⇒ “Nephesh”,

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lo stesso che incontrammo nel versetto 24 del primo capito-lo, e che si riferiva alle specie “viventi” che popolavano la Terra. La vita, quindi, è la stessa: le diversità fra i regni della natura vanno ricercate altrove (cioè nella diversa ac-quisizione dei vari veicoli). Vediamo ora il seguito della storia: Jahvè, dunque, “fece il giardino dell’Eden”, e vi pose l’uomo. Sappiamo già che la narrazione si riferisce alla creazione della Terra, quindi il giardino dell’Eden era la Terra di allora. L’uomo ricevette l’ordine di “non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza”, sotto pena di morte. È sempre stato arduo comprendere il significato che si cela dietro que-sto innocente simbolismo; noi ricorriamo perciò ancora una volta agli insegnamenti esoterici, che ci dicono che, essendo Jahvè, il datore di quell’ordine, a sovrintendere soprattutto alla funzione procreatrice, il frutto dell’albero della conoscen-za rappresenta l’atto di propagazione. Se l’uomo lo a-vesse mangiato, sarebbe morto; in altre parole, sulla Terra di allora la morte non esisteva, e non esisteva nep-pure l’atto sessuale. Abbiamo visto infatti (primo capitolo, versetto 27), che l’uomo di allora era androgino. Il compito di Jahvè era proprio quello di formare la sessualità (“cresce-te e moltiplicatevi!” sarà una delle sue frasi preferite). Pur essendo la Terra di allora (il giardino dell’Eden) molto meno densa di quanto non lo sia oggi, essa era tuttavia sempre più pesante rispetto ai piani nei quali l’uomo si era sviluppato precedentemente. Il periodo della Terra è quello a maggiore densità di esistenza rispetto ai periodi precedenti (dal calore, all’aria, all’acqua e infine alla terra). In un tale ambiente risulta impossibile mantenere nello stesso livello il concepire nella forma (procreazione) e nei pensieri (crea-tività); per questi ultimi diventa necessaria la formazione di un organo che funga da intermediario, da mediatore, fra la vita fisica e quella spirituale, riflettendo le idee. Quest’organo è, evidentemente, il cervello, diventato indi-spensabile con l’acquisizione della mente e con le condizioni nelle quali ciò avvenne.

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Prima di giungere al livello evolutivo umano, l’uomo in for-mazione si moltiplicava grazie all’azione delle due polarità creatrici di cui disponeva (e di cui dispone ogni essere viven-te). Tutta l’energia creatrice era usata a tale scopo. Quando l’individualità spirituale si preparò ad entrare nei propri veicoli per condurli dall’interno, si rese però necessa-ria la costruzione del cervello, quale ....ponte di comando da cui essa avrebbe potuto dirigerli. Per questo scopo, fu pre-levata la metà della forza creatrice. È esattamente quanto la Genesi ci racconta, dicendo che da Adamo (l’uomo androgino di allora) fu prelevato un lato (traduzione più verosimile di costola), con cui fu formato il primo essere sessuato: Eva. "Sesso" in effetti significa “sezionato”, “diviso”, “scisso”. Fu la donna perciò ad essere creata per prima; il primo organo sessuale formato fu quello femminile! Compito di Jahvè era quello di dirigere, secondo il suo piano, questa operazione. Proviamo a rappresentare graficamente la cosiddetta opera-zione ....della costola. L’uomo androgino, usava entrambe le polarità dell’energia creatrice a scopo di propagazione: piani sottili

piano materiale

androgino fisico

Per permettere la costruzione del cervello, viene utilizzata una delle polarità, capace di concepire spiritualmente (pen-sare):

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cervello col. vertebrale organo sessuale

femmina maschio Ogni essere sessuato risulta così deficitario di una polarità a livello fisico, e dovrà ricorrere, per la procreazione, all’essere complementare esteriormente a lui. Anche a livello mentale si può usare una sola polarità, risul-tandone incompleta la potenzialità relativa. Ciò causa la per-cezione mediata legata al sistema nervoso, la consapevolez-za di veglia oggettiva, che considera il mondo circostante come esterno. Entrambe le funzioni risultano incomplete, ma in questo mo-do è possibile usarle tutt’e due. Esamineremo nel prossimo capitolo il completamento e il perfezionamento di questo processo. Per il momento l’esistenza dell’uomo sulla Terra è legata alla equilibrata relazione fra le forze antagoniste: cristallizzante, di origine lunare, e vivificante, che provie-ne direttamente dal Sole, che si esprimono nei corpi fisico e vitale. Queste forze si esprimono diversamente nell’uomo e nella donna, a causa delle diverse polarità usate nei due pia-ni: nell’uomo: corpo fisico positivo - corpo vitale negativo; nella donna: corpo fisico negativo - corpo vitale positivo. Quando, nell’epoca Lemuriana, con l’espulsione della Luna dalla Terra, fu formata Eva, cioè quando l’umanità divenne sessuata, la coscienza era ancora incentrata nei piani non-

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fisici. Il corpo fisico, in effetti, era stata l’ultima conquista, e l’uomo di allora aveva ancora quella coscienza crepuscolare non individuale, dovuta alla guida esterna dello spirito. Sol-tanto durante il rapporto sessuale iniziava a scorgere un lampo di conoscenza del piano fisico, dovuta al contatto fisi-co con l’altro. Nel linguaggio biblico, come noto, la parola “conoscenza” è collegata al rapporto sessuale: “Eva conobbe Adamo, e partorì Set”, “Come farò a partorire un figlio, se non conosco uomo?” Ecco quindi che inizia qui una lenta conquista della consape-volezza, che riesce ad esprimersi nel piano fisico. Ne conse-guirà la coscienza di veglia simile a quella che possediamo ora: nella Bibbia troviamo che l’uomo parla soltanto dopo la separazione dei sessi. La consapevolezza è perciò un prodot-to dell’alterità, impossibile ad effettuarsi fino a quando le e-sperienze erano soltanto interiori. Si passa cioè da un perio-do evolutivo in cui vivevamo nel ...mondo dei sogni, e a trat-ti ci vedevamo immersi in quello fisico, fino all’attuale perio-do in cui viviamo (dal punto di vista della consapevolezza) nel mondo fisico, e solo a tratti andiamo in quello dei sogni, che generalmente è negato come reale, nonostante sia indi-spensabile ad una nostra sopravvivenza in quello fisico. In ebraico il verbo “l-da’at” significa tanto la conoscenza intel-lettuale che l’atto sessuale: oggi dobbiamo andare oltre, ampliando la “conoscenza” dell’altro da un punto di vista meramente fisico, ad una conoscenza più profonda, dell’anima, recuperando a livello consapevole quella cono-scenza allora crepuscolare delle forze interiori. Un neuropsichiatra nordico, nel tentativo di studiare le cause dell’insonnia di alcuni suoi pazienti, ha recentemente formu-lato l’ipotesi che il sonno nacque, nel corso dell’evoluzione, dalla necessità di cibo in periodi di carestia: si superavano questi periodi dormendo. È questo un classico esempio di quanto la nostra consapevolezza può riuscire nel suo intento di alterare le intuizioni. Infatti, questa teoria è perfettamente in accordo con le indagini chiaroveggenti, basta soltanto ....capovolgerla! Non è il sonno, in effetti, che ha fatto ad un certo punto la sua comparsa, bensì proprio la veglia, che an-

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dò crescendo sempre più la propria importanza fino ad oggi, tanto da farci considerare unica realtà solo quanto in questa forma di coscienza riusciamo a percepire. Probabilmente la difficoltà a tornare nei piani astrali è la cau-sa vera dell’insonnia, dovuta ad un eccessivo concentrarsi sui problemi considerati solo di questo mondo.

* * * * *

A questo punto, e potremmo dire per conseguenza, inizia il terzo capitolo della Genesi, dove troviamo l’ingresso nella nostra storia di un nuovo protagonista: il serpente tenta-tore. Chi rappresenta questo famigerato serpente? Possiamo comprenderlo se riflettiamo un istante su quanto segue. Abbiamo parlato dell’evoluzione umana dividendola in perio-di, ciascuno dei quali ha rappresentato una tappa del suo sviluppo. Abbiamo poi rintracciato in questo schema i periodi nei quali si sono evolute le entità spirituali che abitano attualmente i regni naturali, che hanno iniziato dopo l’ondata vitale del ge-nere umano la loro evoluzione. Possiamo ora chiederci: Come esistono ondate di entità spiri-tuali che hanno seguito quella umana, ne esistono altre che l’hanno preceduta? La ovvia risposta è “sì!”. Esistono altre ondate di vita che hanno raggiunto il livello evolutivo che noi definiamo umano nel periodo della Luna, e che quindi ora ci sopravanzano di un grado; altre ancora che erano umani nel periodo del Sole, e che ora ci sopravanzano di due gradi; e altre che erano umane già nel periodo di Saturno, quando l’uomo era ancora a livello minerale, e che ci sopravanzano quindi di tre gradi evolutivi. I nomi con cui queste Gerarchie sono note sono i seguenti: Umanità del periodo di Saturno PRINCIPATI Umanità del periodo del Sole ARCANGELI Umanità del periodo della Luna ANGELI Umanità del periodo della Terra GENERE UMANO

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Per altra via, abbiamo nuovamente rintracciato gli spiriti de-gli Elohim. Ora, quella che ci interessa per adesso è l’ondata di vita de-gli Angeli, che raggiunse, come visto, il livello umano nel pe-riodo della Luna. Ricorderete quanto abbiamo detto delle condizioni di quel periodo, della lotta fra gli elementi che vi si scatenò, delle correnti alternativamente secche e umide che si muovevano nella sua atmosfera. Bene, forse inevitabilmente fra gli Angeli si creò una divisio-ne: come tutte le forme viventi sulla terra attuale si suddivi-dono a seconda che gradiscano maggiormente uno dei quat-tro elementi qui presenti: l’umido o il secco, il caldo o il freddo, alcuni Angeli preferivano l’ambiente del fuoco, e altri quello dell’acqua. Purtuttavia, la caratteristica saliente del globo del periodo della Luna era l’umidità, che era la sua pe-culiarità, come la solidità è la peculiarità del periodo della Terra. Ognuna delle quattro Gerarchie suddette è guidata da un Grande Essere, noto come il suo Maggior Iniziato. Il capo, il rettore della sfera lunare, il Maggior Iniziato degli Angeli è Jahvè; Egli guidava gli Angeli attraverso il principio dell’acqua, e il sentiero evolutivo loro destinato era quello che contemplava l’adattamento al principio dell’acqua. Gli spiriti che non avevano preso dimestichezza con questo nuo-vo elemento si trovarono così, ad un certo punto, esclusi dall’evoluzione regolare della loro ondata di vita, e fra questi vi era anche l’entità che era seconda, per avanzamento, solo a Jahvè. È questa l’origine di Lucifero, come fu più tardi chiamato, e degli Angeli che condivisero il suo destino: gli Spiriti Luciferini. Una battaglia cosmica dalle proporzioni e conseguenze cosmiche ne seguì, fra gli spiriti alleati a Lucife-ro e gli Angeli fedeli guidati da Michele. Michele prevalse, e i Luciferini vennero esiliati nell’oscurità: i pianeti mutarono la loro posizione; la situazione edenica nella quale il Sole ruo-tava in un’orbita che gli permetteva di essere sempre diretto sull’equatore, stagioni, giorni e notti di uguale lunghezza, con un eterno plenilunio, mutò a causa della nuova inclina-zione dell’asse terrestre verso l’alternanza delle stagioni. Dal

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Sole Michele e gli Angeli ci inviarono (e ci inviano) luce e vi-ta, mentre i Luciferini ebbero bisogno di un ambiente origi-nariamente non previsto. Furono essi a tentare Eva. È significativo, a questo riguar-do, che proprio nei versetti del primo capitolo che riferiscono del periodo della Luna, l’autore della Genesi non riporta la frase “E gli Elohim videro che la loro azione produsse una cosa buona”, frase presente, invece, in tutti gli altri passaggi creativi. Sotto il regime di Jahvè, l’umanità doveva avanzare lenta-mente, obbedendogli docilmente, effettuando l’unione ses-suale in alcuni periodi dell’anno, sotto il controllo degli Ange-li. In questo modo, non avrebbe conosciuto né la malattia, né la morte, e la Terra sarebbe rimasta l’Eden che già era. Ma Lucifero disse ad Eva, riguardo il frutto dell'albero della conoscenza: 3,5. - “Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male.”

Lucifero non ingannò la nostra progenitrice: ciò che disse era la verità. Egli, che era rimasto indietro nella sua evoluzione a causa della sua posizione irregolare, si trovava a metà stra-da fra il piano di vita dell’uomo e quello degli Angeli. Pur non possedendo un corpo fisico come il nostro, non previsto nella sua evoluzione, aveva tuttavia bisogno di usare un cervello per continuare ad evolvere. Per questo penetrò in quello umano, ed è questo il motivo (egoistico, quindi) che lo spin-se ad agire. Tuttavia, le predizioni che fece ad Eva erano ve-ritiere: Egli istigò l’uomo a compiere l’atto sessuale al di fuori di ogni controllo, concependo in periodi non propizi, con la conseguenza che i corpi che ne risultavano furono più densi di prima: nel corpo emozionale aumentò enormemente la parte della passionalità, con la sua azione indurente nei con-fronti del corpo fisico. In questo modo, l’uomo concentrò di

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più la sua attenzione sul lato materiale (“si accorse che era nudo”), ed ebbe bisogno di un ambiente fisico più solido (“fu cacciato dal paradiso terrestre”). L'albero della vita, l’altro albero edenico descritto nella Ge-nesi, è la colonna spinale, lungo la quale scorre la forza creatrice. Vita e coscienza sono nate in momenti diversi - fra loro disarmonici. Noi non abbiamo coscienza della vita. Perciò moriamo. Se conquistassimo la vita con questa co-scienza rimarremmo esiliati nel mondo materiale; dobbiamo invece tornare alla vita, e là portare la nostra coscienza. Dice la Bibbia che due Cherubini furono messi a guardia del-l'Eden, per impedirci di tornarvi e accedere all'albero della vita. La spada che i Cherubini tenevano in mano può rappre-sentare l'energia creatrice che partendo dal plesso solare (l'elsa della spada) si dirige con il suo fuoco verso gli organi generativi, in basso. È la via che ci impedisce il ritorno all'E-den e all'Albero della Vita, fino al momento in cui potremo tornarvi senza pericolo per la nostra evoluzione. Alla fine dell’epoca Atlantidea, l’atmosfera fino ad allora for-mata da una specie di nebbia infuocata cominciò a rischia-rarsi, e il Sole iniziò a brillare debolmente attraverso di essa. Finché l’uomo viveva nel globo centrale luminoso, e ne face-va parte, egli era, per così dire, immerso in esso ed impre-gnato della sua luce. Dal momento in cui la Terra si staccò dal Sole, si presentò la necessità di creare un organo capace di percepire la luce, perché essa non era più una costituente del corpo, ma qualcosa di esterno. Fino all’epoca Atlantidea, in realtà, la coscienza dell’uomo non era concentrata sul lato fisico, ma sui piani più sottili. Quando, invece, in seguito all’obbedienza a Lucifero, la coscienza si concentrò di più sull’aspetto materiale, si resero necessari gli occhi. Lucifero significa “portatore di luce”, ma di luce riflessa. E-timologicamente, il termine “luce” ha proprio questo signifi-cato di luce riflessa, mentre la parola che vuole significare la luce diretta, radiante, è quella che ha dato la radice alla pa-rola “Dio”.

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Immaginiamo per un momento che tutto ciò che esiste, qualsiasi cosa, sia trasparente, cioè non ostacoli il passaggio della luce. Che cosa vedrebbero i nostri occhi in tali condi-zioni? In realtà, non riuscirebbero a distinguere nulla. Tutto è luce, i nostri occhi funzionano, ma noi siamo come ciechi! I nostri occhi, infatti, non sono fatti per vedere la luce, ma per vederne il riflesso: ci vuole qualcosa che ostacoli il cammi-no della luce, che getti un’ombra, che la rifranga, allora ve-dremo. Noi non sopportiamo la vista diretta del Sole. È il no-stro modo di vedere in seguito alla concentrazione dell’attenzione sul piano fisico, è la percezione mediata anzi-ché diretta, ed è questo che Lucifero intendeva dicendo: “si aprirebbero i vostri occhi”. Jahvè aveva detto: “Se mangerete il frutto, morirete.” Era vero, perché con la consapevolezza incentrata sul piano fisi-co si sarebbe persa la percezione della continuità dell’esistenza. Lucifero disse: “Non è vero che morrete.” An-che questo era vero, perché con l’atto sessuale si sarebbe comunque potuto provvedere ad un nuovo corpo. Ma la promessa più importante Lucifero la fece dicendo: “Di-venterete come Dio, conoscendo il bene e il male.” Cioè, non sarete più sottomessi all’autorità di Jahvè, ma acquisterete capacità di discernimento e di scelta, e ne subirete quindi le conseguenze: il bene e il male; due termini indivisibili per noi. Jahvè stesso lo ricorda, quando, nel versetto 22, dirà: ⇒ “L’uomo è divenuto come uno di noi (plurale!), conoscen-do il bene e il male.” Anche noi, da allora, siamo entrati, sia pure al livello più basso, nelle schiere degli Elohim. Il tipo di conoscenza otte-nibile grazie all’intervento luciferino, però, è di tipo riflesso, perché legato alla cerebralità. Da un punto di vista mentale, l’uomo è così passato dalla guida dell’istinto, dovuto ad un contatto diretto, ma indotto e non consapevole, con la realtà, ad un contatto mediato dal cervello, che dà origine a ciò che chiamiamo la ragione. At-traverso l’istinto, l’essere evolvente si sente compartecipe

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delle energie cosmiche che fluiscono in lui, e vi si immede-sima, trovando in esse la coscienza globale che lo caratteriz-za (l’istinto è cieco, ma anche infallibile); con la ragione, in-vece, l’uomo si pone davanti a tutto ciò che proviene da fuo-ri, considerandolo estraneo, mettendo proprio in questa con-trapposizione dialettica la concezione di sé, dell’io di cui si ha così consapevolezza. In natura, soltanto l’uomo è soggetto a produrre errori. No-nostante le apparenze, questo è dovuto proprio al fatto di essere il più avanzato: mentre gli appartenenti agli altri re-gni agiscono non direttamente, ma per istinto, cioè per mez-zo di una conoscenza indotta (guida esterna), l’uomo inizia ad agire da solo, emancipandosi da tale guida. Dapprima, com’è ovvio, commetterà degli errori, ma imparerà dagli stessi, in modo di non ripeterli: è quanto abbiamo visto nella prima parte del testo. Sia l’istinto che la ragione, comunque, per motivi diversi, so-no imperfetti; in futuro l’uomo dovrà estendere quella che ora è la ragione a quel tipo di mentalità che parzialmente già usa, contraddistinta da un contatto diretto, ma consapevole, che attiene al cuore oltre che alla mente, con il mondo. È quello che chiamiamo l’intuizione, grazie alla quale è l’individualità a dirigere i propri veicoli direttamente, attra-verso la percezione im-mediata. Jahvè, dunque, predisse subito quali sarebbero state le con-seguenze della disobbedienza, dicendo alla donna che a-vrebbe moltiplicato i dolori del parto. Queste sono note come le maledizioni di Dio, ma in realtà esse non sono altro che un semplice elenco dei risultati della maggiore concentrazione sull’aspetto fisico della vita, causati da quella disobbedienza e dell’uso della sessualità al di fuori dei periodi propizi. 3. I figli di Set e i figli di Caino. Il quarto capitolo della Genesi narra dell’episodio dramma-ticamente noto in cui Caino uccide Abele, specificando che il

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motivo di odio era il maggiore gradimento presso Jahvè dei sacrifici a Lui offerti dal fratello. Subito dopo l’intervento luciferino, si impose una divisione fra gli uomini, e nel quarto e quinto capitolo troviamo due diverse genealogie. La prima racconta quella di Caino, e termina con Tubalkain; la seconda è quella di Set, fratello di Abele, e termina con Noè. Dal sesto capitolo in poi, però, si continua a narrare la storia che fa seguito a Noè, trascurando l’altra. Perché questo? Perché la Bibbia è la versione Jehovitica (ossia di Jahvè), che segue la storia dal punto di vista dei cosiddetti figli di Set, suoi fedeli seguaci. Abele era un passivo pastore, e offriva i primogeniti dei suoi greggi in sacrificio. Caino, invece, era agricoltore, e offriva i prodotti dovuti al suo lavoro, alla sua intraprendenza e ini-ziativa; ma Jahvè non li gradiva. I suoi discendenti sono noti come i figli di Caino.

* * * * *

Vediamo ora, un po’ in dettaglio, il racconto della cosiddetta leggenda massonica, che narra l’altra versione della storia umana, quella che sta dalla parte dei figli di Caino. Secondo questa versione, Caino è figlio dell’unione fra Eva e lo spirito luciferino Samuele (il serpente tentatore), rappre-sentante sulla Terra degli spiriti suoi simili. Dopo essersi uni-to ad Eva, Samuele la abbandonò, e per questo motivo i massoni sono chiamati “figli della vedova”. Contrariamente ad Abele, quindi, che è interamente umano, sottomesso ed obbediente al suo creatore, Caino risulta se-midivino, e porta con sé il germe dell’indipendenza, dell’iniziativa e dell’orgoglio. Abele infatti, pastore, si limita a pascolare le greggi donategli da Jahvè, mentre Caino, agri-coltore, non si accontenta di quanto ha ricevuto, ed esprime la sua innata creatività facendo crescere due fili d’erba lad-dove ne esisteva uno solo.

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Vi è sempre stata inimicizia fra le due discendenze, l’una rappresentando lo spirito laico-progressista, che opera po-sitivamente ed è insofferente all’autorità; l’altra costituendo lo spirito sacerdotale-conservatore, che ha bisogno dell’autorità e delle sue leggi. Entrambe sono necessarie, ma da sole insufficienti, e l’evoluzione ad un certo punto si arre-sterà se esse non impareranno ad integrarsi ed unificarsi. Furono fatti molti tentativi a questo fine, finora però senza successo. Ci dice la leggenda che il luogo emblematico dove ciò doveva verificarsi era il grande Tempio di Salomone. Jahvè, infatti, incaricò il suo Gran Sacerdote e Re Salomone di fare da in-termediario per la sua costruzione. Salomone però, figlio di Set, non possedeva le capacità artistico-tecniche proprie dei figli di Caino per costruire materialmente il suo progetto, e si rivolse allora al più grande Maestro d’Arte: Hiram Abiff, di-scendente da Tubalkain. Ma il piano fallì per l’insubordi-nazione di alcuni operai di Hiram Abiff (difetto tipico dei figli di Caino), e per una congiura di alcuni sacerdoti di Salomone (difetto tipico dei figli di Set). In realtà, dentro ognuno di noi albergano entrambe le ten-denze, e l’anima umana è dilaniata dalla lotta interiore. Uc-cidere Abele, però, non risolve i problemi di Caino. In alcuni prevale il temperamento del cuore, laddove il calore dell’intuizione riesce a far tacere la mente; in altri prevale il temperamento della mente, dove la luce della ragione vuole espandersi sopra tutto prima di acconsentire. I primi, però, sentono senza agire, e i secondi agiscono senza sentire, e questo provoca disagi interiori e interiori tormenti, che possono condurre gli uni a castigarsi e lacerar-si la carne, gli altri a smarrirsi nei dedali della contorsione e speculazione mentali. Tutti noi, sicuramente, conosciamo persone di entrambi i tipi descritti. È questa la vera base per iniziare una approfondita conoscenza dell’animo umano. Come si vede, noi non facciamo accademia, ma ci spingiamo arditamente verso le cause prime che hanno portato l’uomo

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a divenire quello che è ora, perché soltanto in questo modo, con questa conoscenza, è possibile aiutarlo ed aiutare noi stessi. Siamo partiti dai primi istanti di vita dell’universo e altrettan-to abbiamo fatto per l’uomo, ma non siamo andati troppo lontano: è come se ci trovassimo dentro un labirinto dalle pareti alte e minacciose, che ci nascondono la via d’uscita; così risulta talvolta la nostra vita. Gli insegnamenti del Cri-stianesimo Interiore ci permettono di innalzarci, e di osser-vare il labirinto dall’alto: da quella posizione, ecco che trova-re la strada liberatrice è molto più facile ed agevole. In seguito alla caduta (cioè all’obbedienza alle istigazioni lu-ciferine), l’uomo si trova ora nel labirinto della degenera-zione, in quanto ha travisato lo scopo della generazione. Come si vedrà nel prossimo capitolo, Jahvè lo conduce per mano, per portarlo verso la salvezza. Ma l’uomo non è in ge-nere docile, e non si lascia guidare facilmente. Per questo, ha bisogno di un aiuto superiore a quello jehovitico, capace di guidare solo esternamente, che gli permetta di abbando-nare la strada pericolosa dell’involuzione, e di prendere quel-la dell’evoluzione spirituale, e della rigenerazione, tenendo nel giusto conto la ormai acquisita capacità di scegliere e la libertà di agire, che tanto gli sono costate. A questo aspetto individuale, va affiancata una conseguenza di carattere collettivo. Gli spiriti Luciferini, sfruttando il vitale dell’uomo, lo privano di forza, in modo che la vitalità stessa col tempo tende a diminuire. Questo a lungo andare causa un “decadimento” energetico del pianeta, che rischia di non riuscire più a coltivare in sé la vita. D’altra parte, antichi spiriti della sfera saturnia, gli spiriti del-le Tenebre, che con l’avanzare dell’evoluzione si vedrebbero disciolti nel Caos a causa del loro karma, tengono nella te-naglia del materialismo l’uomo, avvolgendone la mente. Gli spiriti Luciferini, spiriti dell’azione istigata dalla passiona-lità, e gli spiriti delle Tenebre, spiriti della negazione, ostaco-lano il nostro avanzamento brandendo come un’arma i due poli della forza creatrice: la sessualità che diviene dominio di perversione e degenerazione, e la mente che diviene pura e

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astratta speculazione, attorcigliata in se stessa e privata del-la luce dell’intuizione. Luce che tuttavia è all’origine di en-trambe, e che quindi noi abbiamo il compito di tornare a far risplendere nelle nostre vite, non lasciandoci deviare dagli Ostacolatori.

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LA NUOVA ALLEANZA

1. la conquista dell’anima. Se volessimo trovare una chiave che dia la possibilità di rias-sumere quanto abbiamo fin qui detto, la potremmo trovare nello sviluppo della coscienza. Prima di iniziare tutto il pro-cesso evolutivo come ondata vitale, il genere umano si tro-vava, per così dire, in grembo allo spirito, del quale parteci-pava le doti; era quindi anche onnisciente. L’onniscienza, però, senza la consapevolezza, cioè il sapere di essere, risulta inutile e sterile. Potremmo raffigurarci una grande luce (spirituale) che circondava, ma anche accecava l’uomo, impedendogli di accorgersi di se stesso. Per superare questo, fu oscurato da involucri via via sempre più pesanti e spessi, fu cioè immerso nella materia, fino a quando questo schermo gli offuscò la luce esteriore. Allora cominciò ad os-servarsi, accorgendosi della sua separatività e individualità. È questa l’acquisizione dell’autocoscienza. Tutto questo procedimento è quello che abbiamo chiamato di involuzione, e ha per scopo la costruzione dei suddetti in-volucri, cioè dei vari corpi, o veicoli, che già conosciamo. È quindi in questo contesto questa la cosa più importante, e che va maggiormente difesa; la legge che domina in questa fase, pertanto, è quella del più forte, cioè la legge di con-servazione della specie e di selezione naturale, dove solo chi sa adeguare i propri veicoli alle condizioni esterne, a pre-scindere da ogni altra considerazione, ha la possibilità di continuare il suo sviluppo. In questa fase, quindi, prevale l’interesse come molla ad agire. La consapevolezza, o autocoscienza, però, ottenuta a scapito dell’onniscienza e della visione dei piani spirituali per i motivi

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accennati, ha subito una accelerazione a seguito dell’inter-vento nel processo evolutivo degli Spiriti Luciferini, che han-no causato l’incentrarsi della nostra attenzione unicamente sul piano fisico-chimico. Tuttavia, se solo ci guardiamo intorno, vediamo che proprio là dove questo processo è più avanzato, cioè nel mondo oc-cidentale, maggiore è la sensibilità raggiunta per salvaguar-dare il più debole, cosa che smentisce clamorosamente la legge di selezione naturale. È l’impulso Cristico, che ci porta ora a dare più importanza alle qualità interiori rispetto a quelle esteriori. L’Anima, e la sua costruzione, soppianterà cioè in futuro la costruzione dei corpi, man mano che essi matureranno pienamente il loro sviluppo. Il dovere soppian-terà così l’interesse. Questa grande, e oltre un certo limite ancora irraggiungibile conquista, è il sentiero dell’iniziazione. Ma è anche la dire-zione verso cui ciascuno di noi deve già fin d’ora rivolgersi, se vuole stare dalla parte del vero progresso. Per ben comprendere il concetto di anima, possiamo utilizza-re una volta di più la legge di analogia, e soffermarci sopra un fatto della nostra vita quotidiana, tanto abituale quanto necessario: l’atto di alimentarsi. L’alimentazione consiste nell’ingerire il cibo, nel tentativo di assimilazione, e infine nell’acquisizione dell’energia che ci ha fornito, che dopo tutto è il suo vero fine. Le relazioni da fare sono le seguenti: corpo – spirito cibo – esperienza energia – anima. Come l’alimentazione avviene solo durante le ore di veglia della nostra giornata, così la crescita animica può realizzarsi solo nel corso della vita nel corpo, mentre tutta l’esistenza dopo-morte serve per incorporarne l’esperienza. Il cibo può proprio essere rappresentato dall’esperienza, cioè da tutti gli avvenimenti che costellano la vita; questa esperienza è quindi elaborata nella nostra coscienza, così come il cibo in-gerito viene lavorato all’interno del corpo e, come l’esperienza, proviene dal mondo circostante.

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Che cosa ricaviamo dal cibo? Se è “buono” e ci fa bene, ne ricaviamo l’energia che ci consente di mantenere in vita il corpo e di agire creativamente verso l’esterno; anche le e-sperienze che facciamo, quando sono “buone”, nutrono in un certo senso il nostro spirito, che senza di esse non potrebbe manifestare le sue facoltà creatrici. Vediamo nel corpo l’energia che esso riceve attraverso il ci-bo? No, ci è invisibile, così come il concetto di anima comu-nemente sfugge e non si sa darne una spiegazione diversa da quello di spirito. eppure senza l’energia derivante dal cibo il corpo non potrebbe sopravvivere, al pari dello spirito, che senza l’esperienza incamerata nell’anima non sarebbe in grado si esprimersi compiutamente. Senza cibo il corpo muore; senza esperienza lo spirito non si risveglia. Dove si accumula l’energia portata dal cibo? Non possiamo definire ciò con precisione, ma dobbiamo dire che, attraverso il sangue, circola per tutto l’organismo. Allo stesso modo, se ci chiediamo dove l’esperienza si accumula nello spirito, pos-siamo rispondere che essa, attraverso l’anima, diventa parte integrante dello spirito. Le immagini della memoria inconscia si registrano nell’atomo-seme del corpo fisico, ma esso non può di per sé essere considerato l’anima, come il sistema digerente non può essere considerato l’energia che dal suo lavoro discende. La costruzione dell’anima è il compito dell’uomo oggi, che serve a dare nutrimento allo spirito, ed ecco il procedimento con cui si effettua. Nell’attuale situazione, l’io si trova nel punto più basso del percorso evolutivo, e vede tutto quanto “lo circonda” in concorrenza con sé. La relazione con l’altro si trasforma in Critica, ossia la nostra verità si difende di fron-te a quella degli altri. Neghiamo le verità diverse dalla no-stra. Con l’esperienza purgatoriale e col tempo, impariamo a relazionarci diversamente e ad agire correttamente, poiché l’azione è l’espressione del corpo fisico. L’esperienza del be-ne attraverso la retta azione nel corpo fisico forma l’anima cognitiva, della quale si nutre lo Spirito della Volontà. La mutata relazione con il piano superiore aggiunge più co-noscenza, e la relazione modifica la critica in Compassione;

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anche davanti al criminale non possiamo fare a meno di ri-sentire noi stessi della sua storia personale, e comprendere il percorso interiore che lo ha condotto nella condizione in cui ora si trova. Superiamo così la difficoltà (psicologica) di ac-cettare verità diverse dalla nostra, perché riusciamo meglio a comprenderle. L’esperienza del vero attraverso la giusta percezione nel corpo vitale forma l’anima intellettiva, della quale si nutre lo Spirito della Saggezza. “Cos’è la verità?” disse Ponzio Pilato durante il processo a Gesù; e non sospettando nemmeno che fosse possibile ri-spondere a questa domanda, lasciò la sala dove si trovava. In realtà, la verità vera è una, ma sotto la spinta del corpo emozionale diventa una idea personale, che nemmeno la compassione può superare. È un riferimento destinato al fu-turo l’affermazione che quando avremo superato la relazione mediata, innalzando la coscienza dell’io lungo i tre veicoli fi-no alla mente, per entrare allora in contatto diretto e in per-cezione im-mediata, la vera Conoscenza della verità fluirà in noi, poiché saremo entrati nella sfera che sta oltre le divi-sioni. La conoscenza vera è obiettiva, come al giorno d’oggi lo è, per noi, solo l’aritmetica. Essa si estenderà a tutto, e anche il bello, oggi così personale, mostrerà le sue leggi universali. L’esperienza del bello attraverso l’elevata aspirazione nel corpo emozionale forma l’anima emotiva, della quale si nu-tre lo Spirito dell’Attività. Proponiamo uno schema esemplificativo della costruzione dell’anima e dei veicoli impegnati in tale edificazione:

veicolo anima corrispondente

aspetto spirituale alimentato

Corpo emozionale Anima emotiva Spirito dell’Attività

Corpo vitale Anima intellettivaSpirito della Saggezza

Corpo fisico Anima cognitiva Spirito della Volontà

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La sensazione (corpo emozionale) è oggi fuggevole. Per di-ventare saggezza risulta necessario fermarla nel tempo (me-moria, cioè corpo vitale) producendo conoscenza, e nello spazio (corpo fisico) producendo coscienza. A questo punto è a disposizione della mente per poter essere utilizzata. L’anima e la mente così costituiscono quell’insieme di doti che non si tramandano attraverso l’ereditarietà genetico-fisica, ma che appartengono all’individualità, quale eredità spirituale, destinata a soppiantare l’esigenza dei corpi quan-do avranno raggiunto il loro scopo finale. Durante l’evoluzione propriamente detta, quindi, verranno progressivamente trasferite le qualità, la quintessenza dei vari veicoli all’anima ad essi collegata e, analogamente a quello che avviene dopo la morte, i veicoli medesimi verran-no abbandonati, questa volta definitivamente. Infatti, come l’involuzione vedeva una discesa attraverso i piani di esi-stenza via via sempre più densi, così l’evoluzione consiste in una risalita attraverso gli stessi piani e il conseguente ab-bandono dei veicoli che servono per l’espressione e l’esperienza dell’individualità in quegli stessi piani. È il già noto processo della morte, che si svolge ad un'ottava supe-riore. Ecco che in questa fase non prevale più la legge legata alla salvaguardia dei corpi, ma deve prendere il sopravvento quella legata allo spirito. Lo spirito, eterno, dura, mentre i veicoli, perituri, cessano uno alla volta la loro funzione. Qui non regna più l’interesse, perciò, ma il dovere, e non più la legge di conservazione della specie, ma quella spirituale del sacrificio, cioè del vedere chi è fuori di noi non come un an-tagonista, ma come nostro fratello, non per sangue, ma per-ché siamo uno con lui, e i suoi bisogni diventano anche i no-stri. Sacerdote e sacrificio hanno etimologicamente il significato analogo di: trattare con il sacro, ossia con ciò che non si può toccare, che è invisibile. Per noi, la differenza dei due termini consiste nel fatto che intendiamo il sacerdote come un in-

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termediario fra l’uomo e la Divinità, per una umanità quindi che necessita di una guida esterna, non essendo abilitata ad un contatto diretto, mentre per sacrificio (fare-sacro) vo-gliamo intendere la capacità unita alla volontà interiore di trascendere i bisogni fisici, in favore di quelli spirituali. Il punto di svolta fu segnato dalla morte di Gesù sulla croce: dal punto di vista materiale, vinsero ancora i poteri forti del mondo e dell’epoca, ma la Resurrezione mostrò come i tempi si erano voltati, e da quel momento cambiavano anche le “regole del gioco” a favore dell’anima. Proprio la morte del corpo (e delle sue leggi) fu il segno che da allora la vita dell’anima (e delle sue leggi) era quella che cominciava a prevalere. Per quanto assurdo possa apparire, fu proprio quella morte a segnare la vittoria della vita, non essendo la morte che una superstizione appartenente al regno della materia. Vediamo in uno schema il destino dei vari veicoli formanti la personalità, nel corso dei sette periodi in cui la manifestazio-ne viene dai nostri insegnamenti suddivisa; ciascuno si svi-luppa pienamente in quattro fasi, al termine dell’ultima delle quali si trasferisce in quintessenza nell’anima corrisponden-te. Se esaminiamo in particolare il significato che nella figura che segue acquista la freccia orizzontale posta alla base, possiamo affermare che il lato da dove essa appare proveni-re rappresenta per l'uomo la direzione degli influssi esterni che in esso - e negli altri regni naturali - comprendono, cia-scuno al livello del piano di provenienza, tutte le indicazioni che lo guidano dall'esterno. La freccia poi transita attraverso il piano fisico del periodo della Terra, e questo passaggio produce un cambiamento, se è vero che nella fase successiva, al ritorno nella stessa di-mensione d'origine, l'influsso esterno si è trasformato (con-vertito) in capacità interiore di direzione. Tutto ciò è rappresentato dalla continuità della freccia: non si tratta - e l'evoluzione non lo vuole - di un ritorno “indie-tro”, ma di un recupero dei piani già a suo tempo abbando-

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nati, più l'eredità di quanto conquistato grazie all'esperienza terrestre. Per questo la linea della freccia prosegue, senza interruzioni o capovolgimenti, il suo percorso (che è il nostro) lungo lo stesso verso.

I sette giorni di Manifestazione

1. Periodo di Saturno 7. Periodo di Vulcano CORPO FISICO (I) MENTE (IV) Anima Emotiva

2. Periodo del Sole 6. Periodo di Venere CORPO VITALE (I) MENTE (III) CORPO FISICO (II) CORPO EMOZIONALE (IV) Anima Intellettiva

3. Periodo della Luna 5. Periodo di Giove CORPO EMOZIONALE(I) MENTE (II) CORPO VITALE (II) CORPO EMOZIONALE(III) CORPO FISICO (III) CORPO VITALE (IV) Anima Cognitiva

4. Periodo della Terra MENTE (I)

CORPO EMOZIONALE (II) CORPO VITALE (III) CORPO FISICO (IV)

Involuzione Evoluzione

È questo il senso più profondo, come esamineremo meglio più avanti, dell'insegnamento Cristiano. Più di una volta abbiamo parlato dei rischi che questo pro-cesso comporta. In che cosa consistono? Essi risiedono nel fatto che l’evoluzione non può iniziarsi, se non apprendiamo a sentire e seguire i suggerimenti della nostra parte spiritua-le, o se si nega quest’ultima considerando unica realtà il mondo fisico.

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E non può iniziarsi nemmeno se non è sviluppata appieno la consapevolezza. Questi sono i rischi che corrono le due correnti in cui si trova divisa l’umanità. Il Cristo ci disse: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; chi sacrificherà la propria vita, la salverà.”; ed anche: “Prima che Abramo fosse, Io sono”. La prima frase è rivolta a chi considera se stesso come solo il corpo fisico-chimico: in questo modo, non curando il giardino spirituale, finirà per perdere la vita e il corpo, contrariamen-te a chi non si preoccuperà principalmente del fisico, ma del-lo spirito, e salverà così la vita. Questo, ovviamente, indi-pendentemente dal fatto di sanzionare razionalmente le no-stre convinzioni o intendimenti; ricordiamo infatti ancora le parole del Cristo: “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio.” La seconda frase si riferisce ad Abramo come al capostipite della razza, o di qualsivoglia categoria, divisione, chiesa, do-vuta alla forma, e intende che solo quando avremo trovato lo spirito individuale avremo superato la fase a guida ester-na, e potremo cominciare il nostro sviluppo. Ogni tanto si incontra qualcuno che dice: “…io non mi sento di appartenere a questo mondo… con tutti i suoi difetti e in-giustizie… non vedo l'ora che qualcuno - sia questi un angelo o un extraterrestre (qui le versioni differiscono) a rapirmi e portarmi via, con sé, in un mondo più giusto”. Ebbene, a chi dice così bisognerebbe ribadire che, se davve-ro disprezziamo e detestiamo così tanto il mondo e vogliamo trovare il modo di abbandonarlo, la prima cosa da farsi è quella di appartenervi completamente. Solo quando si è su-perata, attraversata, questa fase, sarà possibile trascenderla e andare oltre. Ma forse, allora, non lo si detesterà più, per-ché avremo imparato a conoscerlo intimamente. I periodi evolutivi sono dunque sette: ai periodi della “disce-sa” già esaminati seguiranno i periodi di “risalita. Il primo –

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e il prossimo – è chiamato periodo di Giove, che si svolgerà negli stessi piani eterei del passato periodo della Luna; se-guiranno il periodo detto di Venere, corrispondente ai piani astrali del passato periodo del Sole e il periodo finale di Vul-cano, corrispondente ai piani mentali del passato periodo di Saturno. Il periodo di Giove si svolgerà perciò nella sfera lu-nare, il periodo di Venere nella sfera solare e il periodo di Vulcano nella sfera saturnia. L’anima cognitiva, come quintessenza delle esperienza nel corpo fisico, sarà assorbita dallo spirito della Volontà alla fine del periodo di Giove; l’anima intellettiva, come quintessenza della saggezza acquisita dal corpo vitale, sarà assorbita dallo spirito della Saggezza verso la fine del periodo di Venere; l’anima emotiva, come quintessenza della coscienza assorbi-ta dal corpo emozionale, sarà assorbita dallo spirito della Vo-lontà nel periodo di Vulcano. La mente sarà assorbita dal Sé alla fine del periodo di Vulca-no. È importante rendersi conto che solo gli insegnamenti esote-rici che costituiscono il Cristianesimo Interiore danno una vi-sione chiara del prospetto dei sette periodi come sopra ripor-tato, in quanto esso prevede una discesa, alla fine della qua-le però si ottiene la consapevolezza, che provoca come ab-biamo detto un radicale cambiamento di condizioni, una ri-voluzione, per cui la risalita consisterà in qualcosa di diverso rispetto alle condizioni della prima metà: l’uomo spirituale amplierà i propri poteri e le proprie facoltà. Le dottrine di tipo orientale, sorte quando il genere umano non aveva ancora sviluppato appieno l’autocoscienza, (non aveva ancora toccato il fondo), vedono la risalita come un ritorno alle origini, ad oriente, anziché una continuazione; cosa che toglie scopo a tutto il processo evolutivo, e soprat-tutto alla fatica che costa percorrerlo. La massima aspirazio-ne per il fedele dal temperamento del cuore, infatti, è quella di ritrovare la beatitudine del ritorno a Dio (la cui eco non si è ancora spenta in lui), e annullarsi nella Sua immensità. Non può essere che così, dal suo punto di vista, in quanto il

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ritorno ripristinerebbe la stessa situazione esistente prima della manifestazione attiva. Se gli rivolgiamo la domanda: “Perché continuiamo a fare la fatica di vivere?”, e: “Che scopo aveva Dio nel crearci?”, la sola risposta che ci può dare è: “All’uomo non è dato indaga-re sul mistero delle intenzioni divine.” La Bibbia, però, ci ri-corda che “siamo ad immagine e somiglianza di Lui”! 2. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Si sarà notato che per parlare dell’evoluzione in senso stret-to, abbiamo dovuto riferirci a citazioni prese dai Vangeli, più che dall’Antico Testamento (o Bibbia propriamente detta). È ovvio che sia così, dal momento che la Bibbia, come abbia-mo ricordato, si riferisce agli insegnamenti destinati ai nostri progenitori, la cui fonte era Jahvè, rivelati a Mosé. I Vangeli, invece, riguardano proprio la fase che segue. La rivelazione attraversa infatti più fasi, che accompagnano l’evoluzione dell’uomo. Sarebbe stato inutile predicare amore disinteres-sato e perdono a uomini primitivi, rudi sia fisicamente che mentalmente; senza considerare che la loro fase era quella involutiva, con il conseguente prevalere del valore della for-ma su quello della spiritualità. Se vogliamo avere una idea chiara delle religioni, infatti, non possiamo prescindere dalle fasi che attraversano; non è la storia dell’uomo che ad un certo punto le ha fatte nascere, ma semmai, sorgendo esse dall’interiorità della coscienza, esattamente il contrario. Per poterle meglio comprendere, cerchiamo prima di tutto di chiarire brevemente quanto l’esoterismo riporta riguardo alle Grandi Entità note come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Si ricorderà che abbiamo già visto lo schema dei periodi nei quali le ondate vitali che hanno preceduto la nostra hanno raggiunto il grado evolutivo che definiamo umano. Inseriamo dunque in questo schema i vari piani esistenziali.

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C’è una legge che regola l’evoluzione, che limita all’interno dei confini della sfera evolutiva in cui si è inseriti il massimo di avanzamento possibile. Per sfera evolutiva intendiamo l’insieme dei quattro piani nei quali si svolge tutto il processo di involuzione prima e di evoluzione poi (essendo sette i pia-ni: 3 in discesa + 1 al “giro di volta” + 3 in risalita = 7).

Piani di vita Sfere evolutive

Ondate di vitaMaggiori Iniziati

Sp. della Volontà

sfera del Padre

(Dominazioni) PADRE

Sp. della Saggezza

sfera del Figlio

(Potestà) CRISTO

Sp. della Attività

sfera dello Spirito Santo

(Virtù) JAHVÈ

Mentale sfera saturnia PRINCIPATI Astrale sfera solare ARCANGELI Etereo sfera lunare ANGELI Chimico sf. terrestre UMANITÀ Questo sta a significare che all’interno di ogni ondata di vita un'entità può progredire di ben quattro periodi oltre a quello di evoluzione ordinaria: è proprio questo maggiore avanza-mento che dà significato al termine INIZIAZIONE. Esso non significa altro che raggiungere in anticipo il grado riservato al resto dell’umanità ordinaria alla fine del proprio processo evolutivo. Lo schema ci indica quelle ondate vitali della nostra Manife-stazione che, avendo superato il livello evolutivo umano, hanno già promosso il relativo Maggior Iniziato; vediamo quindi che: a) nella sfera lunare l’Angelo che ha raggiunto la Massima Iniziazione è Jahvè, chiamato lo Spirito Santo; b) nella sfera solare l’Arcangelo che ha raggiunto la sua Massima Iniziazione è il Cristo, chiamato il Figlio; c) nella sfera saturnia il Principato che ha raggiunto la Massima Iniziazione è il Padre.

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Ciascuna di queste Grandi Entità Spirituali lavora con l’uomo per la sua evoluzione a diversi gradi, e l’uomo stesso, grazie a loro, avanza progressivamente nel suo cammino. Le reli-gioni pertanto, come detto, passano diverse fasi, ciascuna posta sotto la giurisdizione di uno dei Grandi Esseri suddetti, secondo la progressione che segue: 1. La prima fase è quella delle religioni etniche, che go-vernano la divisione, conducendo dall’esterno l’uomo, fa-cendolo gradatamente progredire fino a quando non sia pronto per il passo successivo. In questa fase, spinto dall’interesse, egli impara ad obbedire per timore di Dio, e fare sacrifici per propiziarsene il favore. Essendo ancora gui-dato esternamente, l’atto esteriore, il rito, rappresenta il bene e il comportamento fedele; in esso l’uomo trova giu-stificazione. Questa fase è detta anche dello Spirito Santo, e sviluppa l’anima emotiva che nutre l’aspetto spirituale dell’Attività, collegato con il corpo emozionale. Jahvè conduce in questa fase l’umanità, dirigendola dai pia-neti che hanno satelliti, nei quali Egli trova dimora, rifletten-do la luce solare. Gli fa da contraltare Lucifero, che dal pia-neta Marte, dove risiede, emancipa per mezzo della passio-nalità l’uomo dal controllo degli Angeli di Jahvè. Questi si oppone all’azione luciferina, che col tempo condannerebbe l’uomo alla degenerazione e al ritardo evolutivo, con l’unico mezzo che la sua missione gli consente: la legge, la cui di-sobbedienza causa il peccato, con il relativo castigo. La vir-tù dell’uomo posto sotto il regime jehovitico, allora, risponde alle seguenti parole-chiave: INNOCENZA/OBBEDIENZA, e so-lo in questo modo egli potrà salvarsi. L’azione luciferina, pe-rò, impedisce all’uomo di superare la coscienza di veglia ed accedere alla propria natura divina, immettendolo in un vico-lo cieco, e impedendogli di passare dall’involuzione all’evolu-zione. Gli Spiriti Luciferini trovano giovamento da questo, perché possono continuare ad usare il cervello dell’uomo per i loro scopi.

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La guida esterna da un lato, non più sufficiente essendosi l’uomo emancipato divenendo “simile agli Dei”, e l’istigazione luciferina dall’altro, che gli impedisce di trovare una via d’uscita dalla dimensione fisico-chimica in cui si è impanta-nato, condannerebbero il genere umano. La Terra stessa, portatrice del karma collettivo, si è appesantita ad un punto tale da non poter mantenere l’orbita prevista attorno al Sole: i corpi emozionali del genere umano vedono crescere la par-te inferiore a scapito di quella superiore, facendone risentire l’effetto a tutta l’atmosfera astrale del pianeta. La Legge è stata data da Jahvè a Mosé (l’autore della Gene-si), conduttore della parte dell’umanità che è riuscita a pas-sare le acque atlantidee, e che è preparata a vivere in una atmosfera più asciutta, ossia nell’attuale epoca Ariana (è questo il senso del racconto della fuga dall’Egitto, attraverso le acque, fino alla Terra Promessa, che è la Terra attuale). L’umanità però si divide, e una parte si ribella alle leggi je-hovitiche e all’autorità. Salomone, grande Re semitico, ten-ta inutilmente di riunire le due correnti del genere umano, come abbiamo già visto. Per tutti questi motivi, non essendo più sufficiente l’Antica Alleanza fra Jahvè e il suo popolo attraverso Mosé, un nuo-vo aiuto viene in soccorso dell’umanità. È ovviamente un ti-po diverso di aiuto, che tiene conto della situazione in cui ora l’uomo si trova, ma anche della sua nuova dignità di libero, emancipato, anche se limitato, creatore. Questo nuovo aiuto è rappresentato dalla seconda fase delle religioni. 2 La seconda fase o di religione universale, che tende all’unità di tutti gli uomini. Ogni uomo, Tempio dello Spirito che lo guida internamente, impara ad agire non per paura del castigo, ma per scelta, perché è giusto comportarsi bene. Sicuramente per il lettore la legge “Non rubare” risulta del tutto superflua. Al livello evolutivo raggiunto, essa è stata in-teriorizzata: noi non rubiamo perché sappiamo che è male farlo, non perché c’è una legge che lo proibisce. Chi non ru-ba solo perché c’è il carabiniere che lo osserva, dal punto di

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vista spirituale è un ladro, e ha ancora bisogno di una legge che regoli la sua vita. Non è importante tanto l’atteggia-mento esteriore, quindi, e i relativi, superficiali giudizi (che sono sempre dei pre-giudizi), ma quello interiore. L’uomo impara, col tempo e con l’esperienza, ad agire spinto dal dovere, perché uno con la legge. Ora è un vero cristiano esotericamente inteso. Questa fase viene detta anche del Fi-glio, e sviluppa l’Anima intellettiva che nutre l’aspetto spiri-tuale unificante della Saggezza, collegato con il corpo vitale. È il Maggior Iniziato della sfera solare, il Cristo, che comincia a far affiorare nell’uomo lo spirito di fratellanza, rendendolo piano piano capace di elevarsi fino a ritrovare la propria fon-te spirituale, fino a permettergli di sopportare la vista diretta della luce del Sole, dove Egli dimora. Quando la Terra fu e-spulsa dal globo centrale, conservò nel suo nucleo un centro di fuoco spirituale, che è tuttora in comunione con il Sole; gli arcangeli perciò, abitanti della nostra stella, hanno, attraver-so il Cristo, il compito di ricondurre l’umanità alla riunifica-zione con l’astro solare, quando i tempi saranno maturi. Per giungere a questo, Il Cristo ha inaugurato un nuovo tipo di approccio con l’uomo, non più calato dall’alto (cioè esterna-mente), ma da pari a pari. Ecco perché la nostra è “l’epoca dei falsi profeti”: ora tutti i profeti sono falsi, perché l’uomo deve smettere di guardare in alto o un altro, e deve comin-ciare a guardare in se stesso, ri-trovandovi l’individualità spi-rituale. Il Cristo, Spirito Solare, che per evoluzione poteva, in quanto Arcangelo, agire direttamente fino al piano astrale, ha usato i corpi fisico e vitale di colui che sarà probabilmente il Mag-gior Iniziato del genere umano: Gesù di Nazareth, per pre-sentarsi a noi come nostro simile. Il Suo spirito penetrò nei veicoli fisico e vitale di Gesù, nuova personalità assunta dall’individualità che già abitò quella di Salomone, all’atto del battesimo compiuto da Giovanni il Battista, a sua volta rina-scita di Mosé, e rimase in essi per tre anni (anche se non continuativamente, in quanto doveva lasciar riposare ogni tanto gli atomi di quei veicoli che, sia pure molto evoluti, ap-

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partenevano comunque alla sfera terrestre, e a fatica soste-nevano le sue vibrazioni solari). Parlando del Cristo, il Battista disse: “Ecco Colui che è venu-to dopo di me (sulla Terra), ma che mi ha superato, perché era prima di me (sul Sole).” E disse anche: “Io devo diminui-re, ed Egli crescere.” Se pensiamo a Giovanni il Battista co-ma la rinascita di Mosé, queste ultime parole assumono un valore per noi particolare: Mosé, il legislatore dell’Antico Te-stamento, colui che compose la Genesi, deve ora ritirarsi, per far avanzare il fautore del Nuovo Testamento, che dovrà sostituirlo. E lo fa volontariamente, perché fin dall’inizio ave-va un compito da svolgere, che doveva portare a questo tra-guardo: al quale ha pertanto anch’egli collaborato. La Legge contiene già in sé il seme dell’Amore. Tutto ciò ci ricorda un passo di Geremia, che nell’Antico Te-stamento prefigura già ciò che dovrà portare a maturazione nel Nuovo (31-33,34): “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno”. Gesù era l’unico essere umano in grado di sopportare con i propri purificati veicoli le tremende vibrazioni del Cristo. So-no state dette molte cose sulla sua vita e sulle sue opere, e storicamente lo si è continuato a ricercare e rintracciare: ciò che conta per noi non sono tanto i fatti esteriori, ma risalire alla missione che doveva compiere, e alla simbologia sulla Sua nascita e vita, che sono l’insegnamento esoterico che ne dobbiamo trarre. Dobbiamo sempre, tuttavia, distinguere fra Gesù e il Cristo, e vedere le cose nella prospettiva spirituale, al di fuori, o meglio al di sopra della storia culturale, per en-trare nella vera storia dell’evoluzione interiore spirituale. Il riposo a cui i veicoli fisico ed etereo di Gesù dovevano di tanto in tanto essere sottoposti a causa delle tremende vi-brazioni solari del Cristo che li abitava, lasciavano periodi di tempo nei quali non erano disponibili per il Cristo. Con ogni

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probabilità Gesù stesso sostituiva lo Spirito Solare in quei frangenti, materializzando sostanza chimica con la forza di volontà e apparendo così in un veicolo fisico. Questo veicolo, tuttavia, era fittizio e non era dotato di atomo-seme, per cui al venir meno della volontà che lo manteneva unito si di-sgregava istantaneamente. Forse alcuni passi dei racconti evangelici possono essere spiegati tenendo conto di ciò lad-dove sorgono alcune incongruenze, come ad esempio in quei casi in cui Gesù non viene riconosciuto, cosa che altrimenti appare incredibile, o quando vi sono testimonianze di com-portamenti fuori dal solito, o quando egli sparisce improvvi-samente davanti ad una folla minacciosa. Anche dopo la crocifissione, Gesù continuò ad apparire utiliz-zando un corpo fatto nello stesso modo. Egli ha infatti conti-nuato ad operare con l’umanità per aiutarla nel suo avanza-mento, e tuttora continua a farlo, particolarmente con chi opera nei settori più avanzati e spirituali – quale il nostro – ispirando le menti e i cuori di coloro che sono pronti a rice-verne il messaggio interiore. Emblematicamente, Gesù nacque in una oscura grotta, al freddo, povero e nudo, a rappresentare che da allora dob-biamo noi stessi coltivare, allevare, il nostro spirito, il Cristo Bambino, lottando per la sua sopravvivenza e crescita, par-tendo da una situazione di povertà e oscurità spirituali: Dio non si manifesta più nella Gloria dei Cieli, ma deve nascere alla coscienza l’individualità spirituale che giace dormiente in noi. Nei Vangeli la descrizione della nascita di Gesù nasconde un significato interiore molto profondo. Maria e Giuseppe rap-presentano i due poli di conoscenza di ciascun uomo: il cuore - con l'intuizione, e la mente - con la ragione. Come detto, la realizzazione spirituale inizia con la nascita del Cristo Bambino in noi; questa nascita avviene, però, nel-l'intuizione propria del cuore nel suo rapporto con lo spirito, mentre la ragione è ancora estranea a questa concezione. Maria, infatti, è fecondata, nel racconto, non da Giuseppe, ma dallo Spirito Santo, cioè lo spirito nell'uomo.

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Cosa deve fare la mente per consentire lo sviluppo spiritua-le? Quello che ha fatto Giuseppe: accettare la situazione. È da notare che Maria ha il contatto diretto con i piani spiritua-li: l'annunciazione dell'angelo, mentre Giuseppe, dalla con-sapevolezza di veglia che gli è propria, come rappresentante della ragione, lo può avere solo in sogno. Una volta che la mente ha accettato, sarà a sua volta la sal-vatrice della “Sacra Famiglia” nel mondo, portando in salvo Maria e Gesù Bambino dall'attacco dei nemici dello spirito, tramite la fuga in Egitto. L'immacolata concezione, l'unione fra la mente e il cuore, avverrà quando, con la crescita del corpo radioso, il Cristo Interiore sarà il vero Maestro nella nostra vita. Presentandosi dunque come uomo fra gli uomini, il Cristo non ci ha costretti, ma ci ha dato l’esempio, mostrando cioè come potremo salvarci da soli. Contemporaneamente, però, date le condizioni dell’atmosfera astrale della Terra, il Suo corpo emozionale si diffuse, all’atto della crocifissione sul Golgotha, in tutto il pianeta, che ne risultò purificato in un attimo dall’interno (fu questo il bagliore che “accecò” descrit-to dai Vangeli). Così Egli entrò nella Terra, e ne regge, da al-lora, l’orbita, permettendoci di continuare a vivere, aumen-tando con le Sue proprie vibrazioni quelle astrali planetarie da noi rallentate; in altri termini, dando la Sua vita per noi. In questa missione, fu essenziale la cooperazione di Ge-sù anche sul Golgotha: il suo sangue, purificato e energizza-to dal Cristo, penetrando la Terra partecipò al processo di salvezza. In fondo, anche un essere umano funge da canale della responsabilità di tutta la nostra ondata di vita. L’uomo ha così la possibilità di avanzare nella sua evoluzione, e di purificare a sua volta il proprio emozionale, attingendo so-stanza più pura dall’astrale planetario. Tutto questo è un e-norme sacrificio e una grande limitazione per uno Spirito così grande. Questo è il vero sacrificio del Golgotha, non tanto il non unico atto nella storia, sia pure di grande crudeltà e do-lore, di morire sulla croce.

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In realtà, ogni anno il Cristo muore sulla Croce (quando a Natale nasce sulla Terra, cioè vi ritorna col proprio spirito), rappresentata dal nostro pianeta e dai nostri debiti karmici. Egli lo disse chiaramente: “Sarò con voi fino alla fine dei tempi.” Natale così diventa una festa, ma non una ricorren-za: è il periodo nel quale veramente abbiamo la possibilità di attingere all’effusione dell’influsso cristico; un periodo che rappresenta un’occasione da cogliere. Come quando finiamo la benzina dobbiamo arrestarci per fare il pieno, così a Nata-le le attività fisiche si fermano, perché stiamo facendo il pie-no grazie all’influsso dell’energia cosmica che utilizzeremo poi durante l’anno. Fino al prossimo pieno, al prossimo Nata-le. L’arrivo annuale dello Spirito Cristico penetra la Terra a Na-tale, e “torna al Padre” a Pasqua, quando “Tutto è compiu-to”. La Sua azione consente inoltre al pianeta di rimanere nell'or-bita attuale, trasmutando le vibrazioni astrali dovute alla bassa passionalità. È così che a Natale, sotto la neve, si in-fonde la vita capace di risvegliare e di far germogliare, ap-pena le condizioni esterne lo consentono, i semi sopiti. Le Sue parole ci testimoniano in che cosa consiste il Suo sa-crificio, quando, prendendo i frutti della Terra, ci disse: “Questo è il mio corpo”, e “questo è il mio sangue.” I frutti della Terra sono letteralmente il Suo corpo e il Suo sangue, il prodotto che possiamo continuare a raccogliere grazie al Suo sacrificio. L’azione di Jahvè fece nascere un sentimento di apparte-nenza, alla famiglia, alla tribù, alla nazione, che ha contra-stato, per mezzo del sacrificio ad esse dedicato, l’egoismo i-stigato da Lucifero; causando però, d’altra parte, le divisioni fra i diversi gruppi. Ora, questo che rappresenta l’essenza delle religioni etniche, deve essere superato fino ad arrivare a sentire la fratellanza universale, che supera i limiti e i legami del sangue: “Va, vendi tutto, lascia la famiglia, e se-guimi.” Sotto Jahvè, l’uomo non aveva ancora piena autoco-scienza, e si identificava col gruppo più che con se stesso,

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sacrificandosi per esso fino alla morte, perché per lui il grup-po era sentito più importante di se stesso; ora, con l’influenza cristica, l’uomo completamente autocosciente e consapevole deve imparare a vedere un fratello in ciascun uomo, indipendentemente dal gruppo di appartenenza o dal grado di parentela. Il Cristo disse: “Non sono venuto ad abo-lire la legge, ma a superarla”, cioè, ora la legge non serve più, ora dobbiamo interiorizzarla e agire per Amore. Gli Spiriti Luciferini hanno impresso un’accelerazione dell’autocoscienza nella consapevolezza dell’uomo. Grazie ad essi l’uomo ha imparato a dire “io”. Abbiamo già visto, però, che la capacità di dire “io” è una prerogativa dello spirito. Il problema è che l’istigazione luciferina impedisce di guardare oltre il fisico, trasformando l’“io” in egoismo. È questa la causa dei mali che stanno colpendo il genere umano. In real-tà, all’“io” dovrà seguire, come logica conseguenza, della quale esso è la base necessaria, l’apprendimento del “tu”. Soltanto sapendo di costituire un’individualità distinta da te, io posso veramente, disinteressatamente, amarti, sacrifican-do anche me stesso a questo scopo, e dando significato a questo sacrificio. Inizia così la costruzione del "noi". Questo è venuto ad insegnarci con l’esempio il Cristo: l’altruismo, che è il mezzo che ci permetterà, nella Nuova Alleanza, di salvarci. Le parole-chiave jehovitiche devono ora essere su-perate: la virtù dell’Antica Alleanza non ha più valore. Esse devono essere sostituite da altre, in grado di rappresentare il nostro stato attuale e l’attuale strada verso l’evoluzione: LI-BERTÀ/RESPONSABILITÀ. Esse sono legate fra loro, perché la mancanza di una impedisce l’esistenza anche dell’altra. Nella Bibbia troviamo scritto che le Tavole della Legge date a Mosè sul monte Sinai, erano scolpite in entrambi i lati. È fa-cile per noi comprendere come ciò veli il significato duale della legge: della prima fase di legge esterna, e della secon-da di legge interiorizzata. Ma vi è di più: se alla parola ebrai-ca tradotta con “scolpito” nell’antico testo, sostituiamo la vo-cale “a” con “e” nella lettura (le vocali non venivano scritte, lo ricordiamo), il termine “scolpito” diventa “libertà”. Ecco che balza agli occhi – tramite la lettura esoterica – come la

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libertà altro non possa essere che il risultato dell’interioriz-zazione della legge, e come questo fosse previsto fin dall’inizio! Il tema della libertà merita un ulteriore approfondimento: è assai delicato e importante, e ci si potrebbe chiedere come sia possibile prevedere i periodi futuri, o addirittura afferma-re che con l’iniziazione individualità avanzate hanno già so-pravanzato l’umanità ordinaria anticipando il futuro destinato a tutti, e conciliare tutto ciò con la libertà, cioè salvaguar-dando la libera scelta di ognuno riguardo il futuro medesimo. Forse una semplice immagine può aiutarci. Quando osser-viamo un bambino, possiamo affermare di conoscere, nelle linee generali e principali, quale sarà il suo futuro: sarà quel-lo di una persona adulta, e quasi possiamo arrivare, guar-dandolo bene, ad avere una visione che si avvicina al suo probabile futuro aspetto. Quello però che non possiamo co-noscere, è come lui arriverà a realizzare tutto questo. Questo dipende solo da lui, dalla sua gestione della libertà, cioè dalle sue scelte. Potrebbe addirittura, in casi minoritari, non arrivarci affatto. Lo stesso avviene nel grande: le linee sono tracciate, ma ognuno è libero di seguirle (il bene) o meno (il male), crean-do e superando ostacoli. L’individualità spirituale “spinge” nella direzione di quelle linee, perché così essa può realizzar-si pienamente. Ricordiamo anche che la “lotta” fra tendenze opposte è importante e funzionale ad uno sviluppo spirituale più maturo, qualora la scelta definitiva sia nella direzione vo-luta dallo spirito. 3. La terza e ultima fase è la cosiddetta religione finale, o religione del Padre, “Al Quale dovrò rimettere il mio Re-gno.” Quando, cioè, tutta l’umanità sarà finalmente riunita, sotto il Regno del Cristo (ossia con il Suo aiuto), la manifestazione attiva comincerà a ritirarsi, e tutto ritornerà all’Uno. Le espe-rienze, però, rappresenteranno un bagaglio incancellabile, perché si saranno trasferite nel corso dell’evoluzione, dap-prima dai corpi alla rispettiva anima, e quindi al corrispon-

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dente aspetto dello spirito. Anche l’Anima cognitiva insieme alla mente si unirà allo spirito, al Sé completamente risve-gliato, in attesa di un’altra grande Manifestazione, dove e-sprimeremo le conoscenze maturate. Ciascuno, inoltre, potrà attingere alla conoscenza di tutti gli altri, dato che con la co-scienza si parteciperà ad una grande e onnicomprensiva co-munione con tutto e con tutti. Forse se proviamo a immagi-narci questo traguardo, al quale siamo diretti, possiamo farci un’idea del significato da attribuire alla parola “Dio”. Ciascuno di noi, quale individualità spirituale in evoluzione, si trova ad un determinato punto del cammino fin qui tracciato. Ciò dovrebbe indurci ad evitare di considerare “vere” alcune religioni, e “false” altre: ognuno sta vivendo la sua esperien-za, e come colui che osserva dall’alto un panorama non può, se vuole ammirarlo completamente, trascurare o nasconder-sene una parte, così i nostri insegnamenti ci permettono di accettare tutte le diversità, perché facenti parte di un unico disegno complessivo. E ci invitano anche a rispettare chi non la pensa come noi, perché entrambi stiamo percorrendo lo stesso (anche se apparentemente distinto) cammino evoluti-vo, che dovrà alla fine portarci tutti all’Unione col Padre. 3. Il Padre Nostro. Il far prevalere l’interiorità sull’esteriorità formale, indica che il vero senso della Nuova Alleanza non può essere rintraccia-to nel conformismo, come adeguamento a regole (leggi) esteriori che non sgorghino dall’animo; e neppure nell’anti-conformismo, che è una specie di conformismo alla rove-scia appartenente alla stessa categoria del primo. L’uomo o-dierno, abitato dall’individualità spirituale, ha bisogno di agi-re e sentire in risposta ad uno stimolo autenticamente inte-riore; obbligarlo per educazione, convenzione o altro, all’obbedienza, come a non ascoltare i suggerimenti intuitivi che gli provengono dal profondo, può causargli seri danni.

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Il rifugio nell’anticonformismo o nel conformismo rappresen-ta un ritorno al passato, e non può quindi risolvere i proble-mi di origine spirituale: tutto quello che rappresenta un ri-torno, un deposito, un automatismo, una forma effimera di sicurezza dovuta al mero consolidamento e a una visione di tipo meccanicistico della vita, è legato alla legge, e di fatto tarpa le ali alla vera libertà, che è quella che spiritualmente si sforza di esprimersi nella nostra era. Come sempre soste-niamo, la vita non può essere legata alla forma, perché quest’ultima può rappresentarne solo uno strumento contin-gente, ma fuggevole: se noi ci aggrappiamo alla forma, irri-mediabilmente perdiamo la vita, che è sempre in movimen-to, che è vivente! Ma come fare, in pratica, a sviluppare l’intuizione, ad afferra-re la vita anziché la forma, ad integrare il cuore con la men-te? Fin dalla prima parte di questo testo abbiamo detto che l’attività di ciascun veicolo dell’uomo si ripercuote in tutti gli altri: nel corpo fisico possiamo infatti rintracciare l’espres-sione dell’attività degli altri corpi, come segue: • l’attività del corpo vitale è rintracciabile nel sangue, nel quale si esprime l’individualità; • l’attività del corpo emozionale inferiore è rintracciabile nel sistema nervoso volontario (nervi - muscoli), soggio-gato dagli Spiriti Luciferini; • l’attività del corpo emozionale superiore è rintracciabi-le nel sistema nervoso involontario, nel quale agiscono gli Angeli di Jahvè; • l’attività della mente è rintracciabile nei sensi, attual-mente collegati con la personalità. Qui opera l’uomo, e quindi nasce la consapevolezza. I muscoli del sistema nervoso volontario hanno caratteristi-che striature, che li distinguono da quelli del sistema invo-lontario, che sono invece lisci. Tutti, meno uno: il cuore. Il cuore, che regola l’afflusso sanguigno, appartiene al sistema involontario, ma è dotato delle striature tipiche di quello vo-

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lontario. Esso sta cambiando sistema, ossia sta diventan-do volontario. L’attività del Cristo nell’uomo è rintracciabile nel cuore. Il sangue, infatti, essendo legato al vitale, trova anche un le-game con il piano spirituale della Saggezza, sede ordinaria dello Spirito Solare Cristo: è il cuore perciò che ci trasmette le intuizioni provenienti da quel piano e dall’aspetto spiritua-le della Saggezza nell’uomo – quel piano che appartiene alla sfera solare, cioè alla dimensione che non conosce separati-vità al suo nterno. È il cuore l’organo di conoscenza che compensa l’altro organo dalla medesima funzione, ma a ca-rattere fisico: il cervello. Grazie all’influsso cristico la funzio-ne intuitiva sta iniziando a diventare autonoma e volontaria, ampliando la nostra consapevolezza. L'aiuto dello Spirito Cristo si manifesta nel processo di illu-minazione interiore noto come “Pentecoste”. Nel momento in cui lo spirito entra ed inizia ad abitare i pro-pri veicoli, dovrebbe cominciare a dirigerli - come sappiamo - dall'interno e a portare gradatamente all'uomo la saggezza e il potere che gli sono propri. Nella sua discesa, esso inizia dalla testa, dove però subito trova l'ostacolo della mente speculativa e del pensiero mediato dai sensi, conseguente all'intervento luciferino. Per by-passare questo ostacolo, il Cristo ha trovato sede, nell'uomo, nel cuore, da dove può accedere, tramite il sangue e il nervo pneumogastrico, nel-l'interiorità. È possibile così aggirare la barriera del pensiero riflesso, chiuso e involuto nel suo continuo e sterile dialettismo, ed illuminare di saggezza vera l'uomo, ponendolo in comunione con tutto ciò che non è ristretto all’“io”. Cuore e mente si mettono così in relazione: il cuore riscalda la mente e la mente dà chiarezza al cuore: l'inizio del pensiero im-mediato. È l'esperienza che gli apostoli hanno vissuto quando il Cristo ha risvegliato il Cristo interiore nel giorno di Pentecoste.

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Spirito della Saggezza (il Cristo) Spirito dell'Attività (Jahvè) Cervello (pensiero mediato) Ma come avviene, in noi, tutto questo nella nostra vita quo-tidiana? Comunemente, attraverso la respirazione, inaliamo aria, ma anche etere; le immagini esterne si imprimono così nell'atomo-seme del cuore attraverso il sangue. Il cuore è in contatto con lo Spirito della Saggezza, dal quale, im-mediatamente per via eterea, trova la direzione e le rispo-ste, che attraverso il nervo pneumogastrico giunge al cervel-lo, attivando l'intuizione. La mente e l'emozionale, però, cominciano a riflettere, frustrando la risposta dello spirito, in quanto succubi di Lucifero. L'individualità cerca di riappropriarsi del corpo emozionale e del sistema volontario: essa, dal piano spirituale della Sag-gezza ha accesso al cuore, che appartiene al sistema invo-lontario, posto sotto la giurisdizione di detto piano. Attraver-so il sangue, che ne è l'organo fisico particolare, l'individuali-tà prende sempre più controllo del cuore, trasformandolo piano piano in muscolo volontario (striato). Col tempo, il cuore, spinto dall'individualità, potrà irrorare di sangue la parte destra del cervello, quella che non è stata

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direttamente presidiata da Lucifero. Il cuore, spinto da que-sta azione, si sta già spostando a destra. Ecco allora cosa dovremmo apprendere ad ascoltare e a svi-luppare, in luogo di reprimere forzatamente i nostri impulsi, quello che il cuore ci dice; e per riuscire a farlo, dovremmo coltivare la corrente dell’aspirazione nel nostro emozionale, ed il mezzo è la devozione. Il Cristo, che ci ha preceduto dandoci l’esempio, ci ha anche insegnato una preghiera, il Padre nostro, che se compresa profondamente dà la capacità di usare la devozione, facendo avvicinare il cuore alla mente. Vediamola allora insieme, ora che abbiamo gli strumenti per poterla capire: Il Padre nostro si divide in due sezioni: la prima riguardan-te lo sviluppo della nostra parte eterna, e la seconda concer-nente i bisogni della nostra personalità in linea con il loro ve-ro scopo: essere mezzo di esperienza per lo spirito. Il tutto si compone di sette preghiere. • Padre nostro che sei nei Cieli: è la presentazione della prima sezione, e ci aiuta ad innalzare la nostra coscienza ai piani spirituali: 1. Sia santificato il Tuo Nome: lo Spirito dell’Attività si ri-volge a Jahvè, lodandoLo. È necessario superare le divisioni etniche, e trovare l’unità in Jahvè, che tutte sovrintende; 2. Venga il Tuo Regno: lo Spirito della Saggezza auspica la comunione spirituale fra tutti gli uomini, come prodotto dell’avvento del Cristo; 3. Sia fatta la Tua Volontà: lo Spirito della Volontà opera in sintonia con il Padre, affinché si realizzi il Suo Volere ri-guardo lo scopo dell’evoluzione. • Come in Cielo, così in Terra: è questa la presentazione della seconda sezione, in cui si chiede all’individualità spiri-tuale così risvegliata di sostenere l’uomo nel suo lavoro ter-reno: 4. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: è la preghiera per il corpo fisico, perché vengano soddisfatte le sue neces-

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sità, e si possa ricavare dalla retta azione il nutrimento per l’Anima cognitiva; 5. Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori: abbiamo visto che il corpo vitale è quello in cui si accumula la memoria, che sta alla base dei debi-ti/crediti karmici. In questa preghiera ci rendiamo responsa-bili: “In quale misura misurerete, sarete misurati.”. La giusta percezione dà nutrimento all’Anima intellettiva; 6. Non lasciarci in tentazione: è la preghiera per il corpo emozionale. La vittoria delle aspirazioni elevate sulla passio-ne forma il nutrimento per l’Anima emotiva; 7. Liberaci dal male: La conoscenza, nonché la scelta fra il bene e il male è la prerogativa che ci rende uomini. Questa è pertanto la preghiera per la mente. • Amen. Siamo così giunti al termine di questa seconda parte. L’avevamo iniziata proponendoci di rispondere all’inter-rogativo riguardante il perché dell’esistenza del dolore nella nostra vita. Crediamo che quello che abbiamo fin qui detto possa costituire non solo una risposta, che di per sé sarebbe insufficiente, ma dare anche una speranza. Nella prima parte abbiamo visto che per guarire è necessario assumere le nostre responsabilità inerenti la malattia: non è il virus la vera causa del male, ma la nostra predisposizione interna, che nasce dal nostro comportamento pregresso. Abbiamo anche riconosciuto l’esperienza come lo scopo dell’esistenza. Un esempio preso dalla quotidianità può chia-rire quanto intendiamo: è forse miglior genitore chi tiene sotto la sua tutela e condizionamento i figli, per evitare di esporli al pericolo, oppure chi, con dolore, li tempra per pre-pararli ad affrontare le prove, permettendo loro l’emancipa-zione da sé, e poi li lascia andare? Né il diavolo né Dio sono dunque i responsabili delle nostre pene. Giovanni l’apostolo, nell’Apocalisse, descrivendo “la Bestia” come la causa dei mali che affliggono il genere uma-no, le diede un numero: 666. La Cabala ci insegna: 6+6+6 = 18 = 1+8 = 9: ancora una volta l’intera umanità.

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Nel preludio del Faust, vediamo come Goethe fa chiedere a Dio da parte di Mefistofele il permesso di tentare il dottor Faust. Dio glielo accorda, perché sa che, alla fine, ne sareb-be risultato un bene maggiore. L’intervento luciferino nell’evoluzione umana causò divisioni: • una maggiore divisione fisica, legata alla sessualità; • una divisione mentale, fra i temperamenti del cuore e

della mente. Le divisioni, però, sono solo transitorie, e foriere di un mag-giore progresso. È vero, senza di esse l’umanità sarebbe sta-ta beata, sotto il dominio jehovitico; ma sarebbe stata più felice? Può esistere felicità senza consapevolezza? L’azione cristica ci sta aiutando a superare queste divisioni, e il risultato sarà a vantaggio del progresso spirituale, che è quello che conta: i dolori sono i nostri più preziosi maestri in questa strada; dipende da noi trarne al più presto le lezioni che nascondono, in modo da abbreviarne la durata. Col tem-po matureremo una sensibilità capace anche di evitarne le pene. Di una cosa, comunque, non possiamo dubitare: c’è una legge karmica che non consente venga assegnato un dolore maggiore di quanto non possa essere sopportato. Sa-rebbe, fra l’altro, anche inutile! A volte il fardello è pesante da portare, ma i nostri insegna-menti danno un’arma per farlo: la speranza, con la quale tutto diviene più accettabile. E sappiamo inoltre di non esse-re soli di fronte a questo macigno che a volte ci opprime: il Cristo ci ha fatto una promessa: “Venite a me, voi che siete afflitti e stanchi, e Io vi darò consolazione!”.

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Parte III IN CAMMINO SUL SENTIERO

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IL LABORATORIO INTERIORE

1. La colonna vertebrale. In questa terza parte, dopo avere riconosciuto l’uomo quale è ora partendo dall’osservazione di quanto accade intorno a noi, e dopo averlo considerato in rapporto al suo passato prendendo per base le Sacre Scritture e in parte le cono-scenze scientifiche, laddove il materialismo non ha intaccato le potenti intuizioni di cui i grandi uomini sanno dare prova, dovremo affrontare il suo futuro; questa volta, però, le basi di quanto esporremo non potranno trovare fondamento che sugli insegnamenti esoterici. Dovremo allora parlare dell’iniziazione, quale via più stretta, ma molto più veloce, capace di dare una saggezza e un potere tali da poter colla-borare nella Grande Opera che le forze dell’universo stanno mettendo in atto a favore del genere umano. Nella Bibbia, gli spiriti luciferini che tentarono l’uomo sono descritti come serpenti: fu il serpente a indurre Eva a man-giare il frutto che Jahvè aveva proibito. Questo frutto rap-presenta l’atto generatore compiuto al di fuori del controllo degli Angeli, che allora sovrintendevano questa funzione; in-fatti, “anche Adamo ne mangiò”. Ma perché gli spiriti luciferini vengono descritti come serpen-ti? Si ricorderà che nell’epoca evolutiva in cui si svolgono i fatti narrati, l’uomo non aveva ancora sviluppato una co-scienza obiettiva di veglia come quella di cui è attualmente dotato. Pur trovandosi già a vivere nel periodo della Terra, egli stava ancora ricapitolando le fasi precedenti, e la sua coscienza era più concentrata nei piani sottili che in quello materiale: non aveva ancora aperto gli occhi. La parte invo-

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lutiva del processo di evoluzione non era ancora terminata, per cui le forze celesti andavano formandogli il corpo fisico. In qualche modo egli le percepiva, e perciò si sentiva parte integrante dell’universo e della natura; soltanto più tardi, quando perse questo contatto, si ritrovò solo, ad “errare”, sia nel senso di sbagliare, sia nel senso di vagare, nel deser-to del mondo. Gli insegnamenti dello Yoga (termine che, come la parola “religione” significa unione) sono di tipo orientale, e risalgo-no appunto ai tempi di ultima involuzione del genere umano. A chi si rivolgeva a questo insegnamento, veniva allora ri-chiesto di visualizzare alcuni organi interni del corpo, ad e-sempio il cuore o l’insieme bile-cistifellea. Oggidì questo in-segnamento viene distorto e materializzato, per cui si chiede all’aspirante di visualizzare il cuore, ed egli intende il musco-lo cardiaco, o un complesso di carne chiamato cistifellea. Il risultato, se risultato vero può esserci, non deve davvero es-sere un bello spettacolo! Ciò che nell’antichità si voleva otte-nere, concentrando la propria attenzione su quegli organi, era invece il risalire al contatto con le forze formatrici celesti che li stavano forgiando. Il moderno uomo di scienza afferma che l’uomo e la Terra stessa sono formati da sostanza cosmica, cioè un insieme di particelle invisibili che viaggiano per tutto l’universo, che lo invadono in ogni suo settore, e che bombardano continua-mente il nostro pianeta. Quando dice questo, egli però non si accorge che sta confermando due concetti che l’esoterismo da sempre sostiene, e che fino a pochi anni fa causavano l’incredulità, se non la derisione degli stessi scienziati. • Il primo concetto è quello dello spazio pieno: dal punto di vista dell’esoterismo non può esistere spazio vuoto, che sarebbe sinonimo di inutilità e casualità. L’universo è pieno di particelle, luce e linee di energia, le quali vengono per così dire catturate da Grandi Entità per formare i sistemi solari e planetari che noi osserviamo; • il secondo concetto è quello della relazione astrologica fra i corpi celesti e l’uomo e tutto ciò che vive. Sappiamo be-

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ne come i due corpi celesti più vicini, per distanza spaziale ed energia, cioè la Luna e il Sole, agiscano nella nostra vita; ebbene, lo stesso possiamo affermare, a livelli più sottili, per tutti i corpi celesti, o meglio, per tutti i tipi di energie che viaggiano nel cosmo, e che possono far capo ai corpi che le emanano. Noi dunque siamo prodotti da quelle stesse ener-gie, ed erano queste che lo Yoga ci insegnava ad afferrare con la nostra coscienza di allora. Essendo tutto l’universo così collegato, tenuto insieme dalle stesse leggi, collegarsi coscientemente con quelle forze si-gnificava conoscere meglio se stessi. In fondo, è quello che facciamo con la scienza di oggi, quando ricerchiamo l’origine dell’universo (e di noi stessi) nel più lontano e profondo spa-zio-tempo. Il fatto che alcune affermazioni proprie dell’esoterismo siano per molti anni considerate per lo meno stravaganti dalla scienza, fino a quando essa stessa non ne scopra, per altre vie, la veridicità, dovrebbe farci riflettere: un atteggiamento più umile ed aperto da entrambe le parti potrebbe forse essere più propizio alla conoscenza. Le “di-mostrazioni” che lo scienziato chiede all’esoterista non pos-sono essergli fornite, perché essi usano diversi mezzi di co-noscenza: esteriore l’uno ed interiore l’altro, e finiscono ine-vitabilmente per parlare due linguaggi differenti, magari ....dicendo le stesse cose, anche se non fra loro intelligibili. Il movimento dei pianeti e delle stelle rappresentano il movi-mento evolutivo, perché entrambi rispondono alle stesse leggi universali, così come le lancette dell’orologio rappre-sentano il trascorrere delle ore, pur non essendo esse le ore, che esistono incuranti della loro presenza o meno. Visualizzare il cuore, quindi, voleva portare ad un contatto con la divinità che stava immettendo un certo tipo di forze all’interno dell’uomo: questo era lo scopo dell’insegnamento Yoga. In un modo analogo, quando lo spirito luciferino entrò nella coscienza di Eva, lo fece penetrando nel canale in formazio-ne che univa l’organo sessuale con il cervello, ed essa lo

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percepì esattamente in quella forma. Cosa dà il suo aspetto al serpente? In fondo, esso non è altro, dal punto di vista fi-sico, che un corpo privo di arti, cioè caratterizzato solo dalla colonna vertebrale; Eva visualizzò la propria colonna verte-brale, e vide il serpente! Se gli spiriti luciferini pensarono di penetrare nella colonna vertebrale umana per agire in essa, avevano sicuramente i loro buoni motivi. Abbiamo più volte ricordato che essa uni-sce i due organi creatori dell’uomo: l’organo con cui egli con-cepisce i propri figli, e l’organo con cui concepisce i propri pensieri (cioè i figli spirituali): la colonna vertebrale, perciò, è il campo, il laboratorio in cui avviene la generazione, in cui l’uomo è caduto finendo nella degenerazione, e in cui dovrà risollevarsi, per mezzo della rigenerazione. Dal punto di vista esoterico, dunque, la colonna vertebrale nella direzione di discesa delle energie è il vero “albero della conoscenza”, il tramite di collegamento fra i due organi ge-neratori: il primo più propriamente legato alla corrente in-dotta, cioè esterna, che persegue la procreazione di altri corpi fisici; il secondo più propriamente legato alla corrente autonoma, interna, che permette all’individualità di espri-mersi nel mondo esterno. Anche uno sguardo allo sviluppo del feto umano (che sap-piamo essere una ricapitolazione dello sviluppo evolutivo) ci mostra come i due organi generatori siano tra loro collegati. La posizione stessa del feto li mostra come adiacenti. Poi i due organi si ....separano, fino a trovarsi agli antipodi nel corpo eretto dopo la nascita. Ricordiamo fra l’altro la pa-rentela esistente fra gola-laringe e organi genitali (ad esem-pio il cambiamento di voce nel maschio alla pubertà). Se esaminiamo anatomicamente la colonna vertebrale, tro-viamo che in essa scorrono tre canali. Essi altro non sono che la sede delle forze che hanno costruito il corpo umano quale ci appare ora, e che continuano tuttora a farlo. L’unico modo di effettuare una indagine fisiologica di un or-ganismo vivente anziché di un cadavere, è l’esame chiaro-

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veggente. Quando si può accedere a tale visione, nei suddet-ti canali troviamo i diversi tipi di forze, così esotericamente distinte: la forza edenica che dapprima costruì il cervello come in-termediario fra Jahvè e gli Angeli da una parte, e l’uomo in evoluzione dall’altra. È questa la sede della forza indotta, che da un punto di vista mentale avrebbe dovuto forgiare l’uomo come essere docile e obbediente ai comandamenti. Essa regola i nervi simpatici, retti quindi da forze lunari (gli Angeli); nell’altro, opposto canale, troviamo invece la forza egoica, che si oppone alla prima, e che per mezzo dell’influsso luci-ferino permette all’uomo di affrancarsi dal regime jehovitico, con il risultato però di restare schiavo della dimensione fisica della vita. Detta forza regola i nervi motori, retti da forze marziane (gli Spiriti Luciferini). Con il prevalere di quest’ultima forza iniziò la degenerazione dell’uomo. Sembra, tuttavia, che non tutti gli appartenenti al genere umano siano a suo tempo stati succubi dell’istigazione lucife-rina: non tutti gli uomini, cioè, furono espulsi dal Sole cen-trale quando si formò il pianeta Terra nell’epoca Iperborea. Alcuni erano già più evoluti di quanto noi stessi non lo fossi-mo, per cui restarono più a lungo nel grande globo infuocato e furono espulsi solo successivamente, abitando un’orbita più vicina al Sole: essi sono noti nel Cristianesimo Interiore con i nomi di signori di Venere e signori di Mercurio, e accorsero in nostro aiuto in quelle fasi critiche della nostra evoluzione. Possiamo vedere qui come gli insegnamenti esoterici posso-no farci meglio comprendere e dare la giusta luce anche ad argomenti apparentemente ad essi non legati in modo diret-to: gli abitanti di altri pianeti, gli extraterrestri, possono ve-ramente venire considerati nella loro vera veste. L’universo, come già detto, è pieno di vita; è solo la nostra attuale con-sapevolezza a non essere ancora in grado di coglierla attra-verso i nostri sensi.

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Troviamo pertanto anche qui sia entità regolari, che ci spin-gono e aiutano ad evolvere, che entità ritardatarie, che han-no bisogno di sfruttarci per poter proseguire nella loro evolu-zione irregolare. Con un’ulteriore immagine, potremmo affermare che gli spi-riti regolari cavalcano i raggi di energia e luminosi nella loro direzione dalla sorgente verso la creazione, cooperando quindi positivamente con essa. È quella luce che noi non sappiamo, come genere umano, ancora cogliere, o sopporta-re (la vista diretta del Sole). Gli spiriti irregolari, invece, tentano di opporsi alla direzione regolare della luce creatrice, e formano come una specie di ombra, una barriera che la riflette. La nostra percezione me-diata vede questo tipo di luce, e da essa deriva la conoscen-za propria dell’emisfero sinistro del nostro cervello. La perdita del contatto con i piani spirituali e la sottomissio-ne agli influssi di entità ritardatarie quali sono i marziani spi-riti luciferini (ritardatari degli Angeli) e i saturnini spiriti delle Tenebre (ritardatari dei Principati), indussero l’uomo ad una vita materiale e a una condotta selvaggia. Fu grazie al lavoro dei signori di Venere e di Mercurio che la civiltà cambiò il suo corso. Essi furono le guide della prima umanità, e ci influen-zano oggi attraverso l’emisfero cerebrale destro, che come sappiamo è più incline al pensiero intuitivo, analogico e sin-tetico, in contrapposizione con quello razionale, logico e ana-litico dell’emisfero sinistro, dominato dagli spiriti marziani. 2. Il cuore, strumento di rigenerazione. Ripetiamo, perché essenziale, il concetto già espresso par-lando dell’intervento cristico nella Terra. Nella nostra esi-stenza quotidiana, accanto alla percezione mediata dai sensi che dà origine al pensiero razionale, le immagini del mon-do esterno entrano nei polmoni attraverso la respirazione e passano tramite il sangue nel cuore, dove si imprimono

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nell’atomo-seme del corpo fisico. È la fonte della già ricorda-ta memoria inconsapevole e della percezione im-mediata. Il cuore è in comunione con lo spirito della Saggezza, dal quale per via eterea riceve im-mediatamente la corrispon-dente percezione che, lungo il nervo pneumogastrico, giunge al cervello. Qui trova di conseguenza origine il pensiero in-tuitivo. Essendo però la mente e il corpo emozionale succu-bi dell’istigazione luciferina, prendono ordinariamente il so-pravvento sull’intuizione, frustrandone i suggerimenti a van-taggio degli elementi razionali mediati. In questo modo, l’individualità non riesce a far breccia per dirigere quelli che dovrebbero essere i suoi veicoli di espressione ed esperien-za, e a reggere nel sistema nervoso i nervi motori restano gli influssi degli spiriti luciferini, che lo esercitano per mezzo del controllo dell’emisfero sinistro del cervello. Quello che abbiamo ora spiegato è in fondo il male dell’uomo moderno, incapace di ascoltare il cuore perché accecato dal riflesso della mente e condizionato dalla percezione mediata e dal pensiero speculativo. L’individualità tuttavia non si ar-rende facilmente alla situazione, e se da un lato siamo presi dall’ingannevole pensiero razionale, dall’altro essa comincia a far entrare in gioco misure idonee capaci di fronteggiare e risolvere la situazione, cercando di riappropriarsi del corpo emozionale e del sistema nervoso volontario. Caratteristica anatomica che distingue i muscoli volontari da quelli involontari è la striatura crociata, presente nei primi ed assente nei secondi; unica eccezione in questo è il cuore: vediamo di comprenderne il motivo. Il cuore appartiene al sistema nervoso involontario e lo spirito della Saggezza at-traverso l’afflusso del sangue, che ne è l’organo fisico parti-colare, vi prende sempre più il controllo, trasformandolo un poco alla volta in muscolo volontario (striato). L’azione da noi definita di “Pentecoste” sta spingendo fortemente in que-sta direzione. Col tempo il cuore, spinto dall’ndividualità, potrà decidere di irrorare di sangue in misura maggiore all’emisfero destro del cervello, quello che non viene direttamente presidiato

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dagli influssi luciferini. Il cuore stesso, in effetti, si va lenta-mente spostando a destra. Recenti scoperte scientifiche hanno mostrato (con notevole sorpresa da parte dei ricerca-tori) che nel cuore è presente una cellula finora sconosciuta, capace di sintetizzare e liberare un tipo di elementi chimici considerato prima di pertinenza esclusiva del cervello, che ha la facoltà di interagire con campi elettromagnetici. Una cellula magnetica dello stesso tipo si trova nel cervello, il che ha fatto concludere che vi siano collegamenti elettromagne-tici fra cuore e cervello. Ancora una volta l’esoterismo ha an-ticipato la scienza esteriore; non solo, ma conoscendo anche il motivo di quello che viene da quest’ultima scoperto. Grazie allo sforzo che l’uomo compie per agire sotto la guida del cuore, per servire gli altri, e quindi per lo sviluppo del corpo vitale, la forza passionale non trova più nutrimento, agendo l’uomo non già per l’egoistica soddisfazione dei sen-si, ma per puro amore altruistico. Attraverso il terzo canale della colonna vertebrale, il canale rachideo, inizia allora a ri-salire la corrente spirituale creatrice non utilizzata sessual-mente. È questa la fecondante energia che in esoterismo viene chiamata Fuoco del Padre, capace di riconquistare l’emisfero cerebrale sinistro, attualmente preda della passio-nale gerarchia marziana. Questo lavoro è stato già completamente realizzato soltanto dalle più avanzate individualità del genere umano, che inizia-rono con noi l’evoluzione sulla Terra fin dalla sua espulsione dal Sole centrale. Sono esse che ora hanno assunto il compi-to di aiutare i loro fratelli a ripercorrere lo stesso cammino da loro inaugurato. Avendo nel modo descritto sviluppato positivamente entrambi gli emisferi cerebrali, essi hanno la facoltà di chiudere il cerchio della generazione, abbandonan-do la degenerazione e praticando la rigenerazione come enti-tà creatrici complete. Possiamo pertanto completare lo schema che avevamo la-sciato nella parte precedente dell’opera, con il passaggio dal-la fase sessuata:

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cervello col. vertebrale organo sessuale femmina maschio a quella di androgino spirituale: piani sottili piano materiale La conquista di questo stato apporta un perfetto equilibrio interiore, capace di superare tutte le differenze che attual-mente ci costringono a fare determinate esperienze e ce ne precludono altre, e conseguentemente ad annullare tutti i condizionamenti, rendendo chi lo raggiungesse veramente padrone del proprio destino, artefice in prima persona dell’instaurarsi sulla Terra della fratellanza universale, che è la meta del vero Cristiano interiore.

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Ma l’aiuto decisivo, capace di darci una spinta vincente in questa Grande Opera, è come già sappiamo quello a cui pos-siamo noi stessi attingere, grazie all’intervento nella nostra storia, come vedremo fra poco sotto veste nuova, dello Spi-rito del Cristo. Un avvertimento urge a questo punto: il sacrificio dell’energia espressa sessualmente per utilizzarla a livello spirituale dev’essere fatto con intelligenza: senza l’aspirazione suggerita dal cuore e rafforzata dalla devozione può diventare perfino pericolosa. Per spegnere il fuoco della passione è necessario sostituirlo con un altro fuoco: quello dell’aspirazione, miccia per accendere il Fuoco del Padre. 3. La Nuova Gerusalemme. Delle Grandi Religioni diffuse sulla Terra, soltanto quella cri-stiana non afferma di aspettare un Dio che deve venire, ma uno che deve ritornare. Egli infatti si è già incarnato, ha vis-suto nel nostro corpo di morte, è morto fisicamente ed è sa-lito nel Regno dei Cieli, da dove dovrà tornare per instaurare definitivamente il Suo Regno sulla Terra. Questo è quello che la Chiesa afferma, e corrisponde effetti-vamente agli insegnamenti del Cristianesimo Interiore. In Isaia 14 troviamo l’astro del giorno, rappresentante Luci-fero, che cade dal cielo, perdendo il suo trono su Babilonia (Babel-on = porta del sole). La città di Babilonia, assisa so-pra sette colline e dominante il mondo, simbolizza l’emisfero cerebrale sinistro. Essa viene dunque descritta come desti-nata a cadere e a perdere il suo regno, il suo dominio sull’uomo. Troviamo poi un’altra luce, che sorgerà dopo la caduta di Babilonia e regnerà per sempre in Gerusalemme (Jer-u-salem = terra di pace). Essa discende dal cielo, ha dodici porte sempre aperte ed è dotata di luce propria (perciò inte-riore, non riflessa), e rappresenta l’emisfero cerebrale de-stro.

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Babilonia possiamo collegarla, con le sue sette colline o posti di osservazione, ai sette posti di osservazione presenti nel capo, cioè ai sensi: due occhi, due orecchi, due narici e una bocca. In altre parole, alla percezione mediata e alla comu-nicazione. Le dodici porte della conoscenza interiore di cui è dotata Ge-rusalemme, città illuminata internamente, possiamo colle-garle ai dodici nervi cranici, che ci viene annunciato saranno sempre aperti e consapevoli. Facoltà questa, come abbiamo visto, che non può essere esercitata restando nel piano chi-mico, con la conseguente necessità di alternanza fra sonno e veglia. Abbiamo già visto che quando, per aver mangiato il frutto dell’albero della conoscenza, i nostri progenitori furono cac-ciati dall’Eden, vi montò a guardia un Cherubino, dotato di spada fiammeggiante, a difesa dell’altro albero che vi si tro-vava: “l’albero della vita”. L’uomo infatti, da quando erra nel deserto del mondo, deve poter morire per continuare la sua evoluzione; se egli avesse mangiato anche il frutto dell’albero della vita, imparando come far vivere il suo corpo senza passare attraverso la porta della morte, il suo pro-gresso sarebbe stato pregiudicato. Tutto ciò dobbiamo considerarlo come riservato ad un futu-ro? Ancora una volta, ricordiamo che in esoterismo la lettura va fatta calandola nel presente. L’eternità non riguarda un tempo calcolato come siamo abituati a fare noi: non sarebbe una cosa accessibile, né corretta. L’accesso all’eternità, in verità, è sempre presente, purché cessiamo di guardare fuo-ri, con la percezione mediata e la ragione speculativa; dob-biamo imparare a guardare dentro, usando la percezione im-mediata. Come già sottolineato, quest’ultima supera lo spa-zio-tempo proprio della ragione, e ci fa approdare nei piani spirituali, dove, di conseguenza, lo spazio-tempo è superato dall’eterno presente: “Prima che Abramo fosse, Io sono”. Nello spazio-tempo l’energia si consuma, sfrutta risorse e produce scorie: siamo costretti a lottare per il pane – quello che mangi tu lo sottrai a me; nei piani spirituali accade esat-

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tamente il contrario, abbiamo la moltiplicazione dei pani. Più condivido, più ho. Lì tutto è di tutti, e tutti possono sempre accedervi; togliere significherebbe precipitare nello spazio-tempo. Ecco la base della legge del servizio e del donare se stessi. I templi sono luoghi dove i popoli trovano collettivamente il contatto con la divinità per mezzo di intermediari noti come sacerdoti. Essi pertanto appartengono alla fase delle religioni etniche, a guida esterna. Arte, religione e scienza costituiva-no allora una unica disciplina della conoscenza, dettata dalla Divinità agli uomini per tramite dei suddetti intermediari. Anche l’architettura di quegli edifici nasconde perciò grandi insegnamenti, ed essi sono fonte di continue meraviglie e scoperte da parte di chi li esamina da questo punto di vista, consapevole della loro origine. Erano divisi in vari settori, a rappresentazione di altrettanti passaggi iniziatici nel cammi-no verso la conoscenza. Essenzialmente possiamo rappre-sentarceli nel seguente modo: • L’atrio era il luogo dove aveva accesso la moltitudine, e il suo arredo consisteva in un altare dei sacrifici, a simboliz-zare la giustificazione e l’obbedienza quali modi pubblici per accedere al resto del tempio, al quale faceva seguito la va-sca di purificazione, dove, sempre pubblicamente, avveniva il rito del lavaggio da parte dei sacerdoti, a simbolizzare il passo successivo all’obbedienza, necessario per entrare nel tempio vero e proprio, cioè la consacrazione dell’esistenza ai dettami divini. • Il propiziatorio, dove entravano i sacerdoti, che era ar-redato dall’altare dell’incenso, simbolo della fragranza pro-dotta dal servizio ai fratelli, dalla cesta delle offerte del lavo-ro effettuato nel mondo, e dal candelabro che lo illuminava. • Il santuario, al quale era ammesso solo il massimo sa-cerdote una volta all’anno, per entrare in comunione diret-tamente con la Divinità. Questa camera non era illuminata, a simbolizzare la facoltà da parte di chi vi entrava di aver su-perato la necessità di una fonte esterna di illuminazione, per

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averla sviluppata interiormente. Questa camera era divisa dalla precedente da un velo, ad impedire a chiunque altro di entrare. Nel mitico tempio di Re Salomone, ritroviamo raffigurati due Cherubini, ma al posto della spada fiammeggiante portano in grembo un fiore. Questo simbolo, il fiore, ha un significato molto profondo da scoprire: appartiene al regno vegetale, e spesso in esoterismo l’uomo viene considerato come pianta rovesciata. Se confrontiamo l’uomo alla pianta, infatti, ve-diamo che il primo assume il nutrimento dall’alto e lo fa scendere in basso nella circolazione del sangue, mentre la pianta lo assimila dalle radici e la linfa sale lungo il tronco; l’uomo inspira il benefico ossigeno, lo brucia ed esala la mor-tale anidride carbonica, mentre la pianta introduce anidride carbonica ed emette ossigeno; la pianta mostra la sua parte più bella, cioè l’organo generatore, il fiore, alla luce del sole, mentre l’uomo non può certo fare altrettanto, e lo nasconde verso il basso. Il fiore appare spesso a raffigurazione della pianta che lo produce, mentre l’uomo a rappresentazione di se stesso (ad esempio nei documenti di identificazione) uti-lizza un’altra parte del corpo: quella opposta, il capo. Il fiore nelle mani dei Cherubini rappresenta perciò la purez-za, e vuole indicare che essa è la chiave per entrare nel tempio interiore. Esso sostituisce la spada fiammeggiante che scendeva verso il basso, e indica la via per il ritorno alla riconquista dell’albero della vita: la colonna vertebrale illu-minata dal Fuoco del Padre. Una volta entrati nel Tempio Interiore, troviamo l’altare dei sacrifici dove dobbiamo sacrificare la carne e lavare la nostra anima nel lavacro, per poter quindi cercare l’ingresso del tempio, e la luce della preghiera con le offerte del nostro la-voro per gli altri improvvisamente ci mostreranno il cammi-no. Qui sperimenteremo il servizio, dedicandoci agli altri di-sinteressatamente. Sarà proprio questo lavoro che ci per-metterà di far salire poco per volta il Fuoco del Padre, e a preparare lo sviluppo positivo di entrambi gli emisferi cere-brali: potremo allora celebrare le nozze interiori, poiché sa-

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remo dotati del veicolo della rigenerazione, frutto dello svi-luppo della parte più elevata del corpo vitale, slegata dal fisi-co: il luminoso corpo radioso. Entreremo allora nel santua-rio, giacché non avremo più bisogno di una luce esteriore che ci illumini il cammino, avendo sviluppato la percezione interiore, la luce diretta rappresentata dalla Nuova Gerusa-lemme, che avrà soppiantato quella riflessa. Il corpo radioso è stato anche definito “pietra filosofale”, e nella tradizione esoterica è rappresentato come un diamante o un rubino, secondo il carattere occultistico o mistico di chi lo ottiene, con la facoltà di trasformare il piombo del corpo materiale nell’oro che lo contraddistingue. Il primo essere umano a completare il corpo radioso nella vi-ta terrena fu Gesù, dopo avere ceduto il vitale e il fisico al Cristo. Il corpo fisico venne disintegrato dalle potenti vibrazioni so-lari del Cristo, tre giorni dopo il sacrificio della croce. Risulta-to fu l’immagine di energia radiante impressasi sul lenzuolo che lo avvolgeva: la sindone. Recenti indagini hanno verifi-cato come questa immagine, oltre ad essere stata impressa come una radiazione nel lenzuolo con un procedimento che nemmeno la scienza più progredita saprebbe riprodurre, si mostra come un’immagine in altorilievo nella raffigurazione della parte frontale del corpo, e un bassorilievo nella parte posteriore; proprio come la stessa fosse stata impressa da una radiazione proveniente dalla sezione mediana del corpo che l’ha causata. È per noi una ulteriore verifica dell’autenticità della sua attribuzione al corpo di Gesù, disin-tegratosi nel momento in cui fu lasciato all’azione della natu-ra sotto le immani vibrazioni solari del Cristo, quando questi ha abbandonato il corpo inanimato di Gesù.

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Il vitale più legato al piano chimico – che ha come scopo il mantenimento del corpo fisico – deve essere conservato per il ritorno, come abbiamo detto, del Cristo. Il vitale superiore formò, nei tre anni in cui fu a contatto e abitato dal Cristo stesso, il corpo radioso, apparso in tutto il suo splendore nel fenomeno della Trasfigurazione. Detto veicolo fu restituito all’entità di Gesù. Quando anche un numero sufficiente di esseri umani avrà raggiunto lo sviluppo del corpo radioso, allora il piano fisico e la morte e il dolore che ne sono conseguenza, comincerà ad essere abbandonato, e noi potremo continuare la nostra e-sperienza nel piano etereo, laddove, quindi, potremo vedere il Cristo, che sarà pertanto ritornato per incontrarci, come dice il Vangelo, “fra le nubi”. Sarà questa la Nuova Gerusa-lemme. Gli ostacolatori del progresso regolare tramano perché que-sto avvenimento ineluttabile sia sempre più ritardato, e uti-lizzano lusinghe (gli Spiriti Luciferini) e paure (gli Spiriti Te-nebrosi) per i loro scopi, aumentando a dismisura i dolori dell’umanità. Utilizzano tutti i mezzi che si mostrino atti allo scopo, e al giorno d’oggi qualsiasi azione, più o meno mani-festa, che tenti di impedire il libero, autonomo e incondizio-nato pensiero dell’uomo è sintomo di questo loro agire, del quale dobbiamo a tutti i costi liberarci. E possiamo farlo solo individualmente, “pensando con la nostra testa” e liberando-ci così da qualsiasi condizionamento, anche quanto si trave-stisse, come spesso fa, da portatore di libertà.

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FISIOLOGIA OCCULTA 1. I principali centri di forza. Prima di esaminare il significato che assumono per l’interiorità di ciascuno le esperienze del Grande Spirito che noi chiamiamo il Cristo, ossia il racconto evangelico, faccia-mo brevemente la conoscenza degli strumenti sottili che ci permettono di percepire ed esprimerci ad un livello superiore a quello semplicemente fisico. Ricorderemo che il diverso numero e la diversa qualità dei veicoli di cui come uomini siamo dotati (e che andiamo sviluppando nell’evoluzione) è quanto ci distingue dagli animali e dalle altre ondate di vita. Questi veicoli sottili sono più semplici, perché meno svilup-pati, avendo iniziato più tardi la loro evoluzione, rispetto al fisico. Tuttavia essi pure sono dotati di organi, cioè di parti-colari funzioni localizzate, che consentono loro di agire posi-tivamente, a seconda della natura che esprimono. Non ci sorprenderà apprendere che il corpo vitale è molto più organizzato rispetto a quello emozionale, avendo il primo i-niziato la sua evoluzione nel periodo del Sole, mentre il se-condo la iniziò nel più recente periodo della Luna. La mente è per il momento solo un insieme di sostanza del piano men-tale specializzata per un singolo individuo, ma quasi comple-tamente disorganizzata; gli esercizi qui proposti hanno fra l’altro anche lo scopo di aiutare questo importantissimo vei-colo ad accelerare il suo sviluppo. L’insieme dei veicoli sottili è ciò che in esoterismo viene de-nominato come l’aura. Appena si comincia a sviluppare una certa percezione interiore, le immagini del piano etereo si presentano all’osservazione; in base a quanto abbiamo detto

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fino a questo punto, risulterà chiaro che queste immagini non sono che un primo abbozzo della vera chiaroveggenza, e se queste non sono accompagnate da un minimo di cono-scenza, possono indurre in inganno il loro sperimentatore. Come non può essere sufficiente a conoscere bene il piano fisico il semplice fatto di percepirlo, lo stesso dicasi per i pia-ni sottili, dove, anzi, la mobilità e la velocità sono infinita-mente più rapide, e dove quindi più facilmente siamo sog-getti a cattive interpretazioni. Inoltre, percepire qualcosa in una dimensione, non significa che non ci siano altre cose che ancora non arriviamo a vedere. Ecco un altro motivo che giustifica, in questi tempi in cui la sensibilità verso queste percezioni si va affinando, il diffondersi dei nostri insegna-menti. Si può proprio dire che l’uomo spirituale, l’individualità, abiti il corpo fisico nella colonna vertebrale. Da essa infatti si di-partono i suoi organi sottili, o centri di forza (detti anche “chakra”) che stiamo esaminando; il loro compito è quello di permettere la comunicazione fra i vari veicoli, consentendo, ad esempio, al fisico, di ricevere la vitalità dal vitale, e così via. Se potessimo vedere come il chiaroveggente una sezio-ne in profilo dell’uomo, vedremmo che dalla colonna verte-brale, albero della vita, si dipartono come diversi rami di dif-ferenti energie, che terminano alla superficie del vitale a-prendosi come tanti fiori verso l’esterno. Questi fiori sono i centri di forza, roteano più o meno vorticosamente e appaio-no diversamente luminosi e colorati e diversamente svilup-pati, a seconda della natura che rappresentano e dello svi-luppo dell’individuo, che quindi li caratterizza e del quale possono indicare il livello di evoluzione. Se esaminiamo un vortice, e ne seguiamo il percorso par-tendo dall'esterno verso l'interno, e supponiamo che quello che stiamo guardando giri in senso orario, come il seguente,

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dopodiché guardiamo lo stesso da dietro (ad esempio, in tra-sparenza di questo foglio), troveremo che le frecce seguono ora il percorso in senso opposto, nel nostro esempio quello antiorario. D'altra parte, se ne seguiamo il senso antiorario dall'esterno all'interno, per poi risalire dal centro, cioè dal-l'interno all'esterno, ci ritroviamo in un senso orario. Avremo così schematicamente trovato un modo per illustrare la differenza fra un polo positivo (quello orario) e uno nega-tivo (l'antiorario). Il polo negativo riceve dall'esterno, ve-nendone influenzato, quello positivo emette all'esterno, in-fluenzando. I centri di forza dell'uomo che si trovano sotto il diaframma sono di natura negativa. Se osserviamo gli abiti che indos-siamo a contatto con la pelle, in corrispondenza di detti cen-tri troveremo facilmente dei filamenti di abiti esterni, attirati all'interno; oppure nell'ombelico stesso troviamo altri fila-menti di cotone, avvolti a spirale, provenienti dalla bianche-ria con cui è in contatto. La direzione evolutiva è quella di superare la fase passi-va/indotta, per conquistare sempre più la fase atti-va/positiva. Quindi dovremo trasferire le energie indotte proprie dei centri sotto il diaframma, in quelli superiori, e trasformarle in energie autonome, cioè ottenute grazie ad uno sforzo autonomo, individuale e consapevole. In queste ultime cioè il centro di gravità non è più quello planetario o macrocosmico (che ci prende dall’esterno), ma è divenuto quello interiore, o microcosmico.

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Non dobbiamo quindi raffigurarci l’aura e i suoi centri di for-za come un’idea vaga, ma come una realtà con effettivo po-tere ed obbediente a leggi ben precise. Quando, per fare un esempio, esaminiamo una mappa astrologica, e diciamo che una determinata persona ha sviluppato una certa capacità, o è ostacolata in qualche rapporto, queste cose rappresentano le linee di forza effettivamente presenti nella sua aura, e vi-sibili ad una percezione interiore. Se ci sentiamo attratti da un’altra persona, o respinti, queste emozioni possono veder-si nella nostra aura, come un reale movimento che la avvici-na o allontana rispetto all’aura di quella persona. Abbiamo, d’altra parte, visto come il sistema nervoso costi-tuisca l’insieme dei canali delle forze formatrici del nostro organismo, provenienti da Gerarchie di diverso grado. Esiste un’altra classe di organi, che hanno il compito di regolatori nella distribuzione di quelle stesse forze: le ghiandole en-docrine, che sono perciò importantissime dal punto di vista dello sviluppo spirituale, perché sono gli strumenti che l’individualità e le Gerarchie usano per promuovere anche il nostro futuro sviluppo. Queste ghiandole non sono altro che i punti nel nostro corpo, collegati coi centri di forza, dove le singole Gerarchie hanno incentrato il loro lavoro, dai quali le forze che compongono l'aura si dipartono, essendo l'aura il risultato dell’azione di quelle correnti, specializzate nella no-stra sfera individuale d’azione. Erano queste correnti che gli yogi cercavano di contattare, e consigliavano di visualizzare. Esaminiamo nello schema che segue questi centri di forza e la loro relazione con le ghiandole endocrine, e con il piano di vita corrispondente che gli stessi canalizzano:

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Centro di forza

Ghiandola corrispondente

Posizione nella colonna vertebrale

Piano di connessione del vortice

Coronale Epifisi Cranio Sp. Volontà Frontale Ipofisi I cervicale Sp. Saggezza Laringeo Tiroide III cervicale Sp. Attività Cardiaco Timo VIII cervicale Mentale Solare Milza VIII toracica Astrale sup. Sacrale Gonadi IV sacrale Astrale infer. Radicale Surrenali I lombare Etereo Il progresso nel cammino dello sviluppo, porta poco per volta ad un risveglio dei centri superiori, che solitamente sono, nell’uomo ordinario, quasi inattivi. Mentre i due centri più bassi, il radicale e il sacrale, sono legati alla vita materiale e ai processi fisiologici, i due centri più elevati, il coronale e il frontale, rappresentano la meta da raggiungere: è la loro at-tivazione che dà la potenzialità necessaria all’iniziazione e all’acquisizione delle facoltà spirituali nell’uomo. Essi corri-spondono allo sviluppo già esaminato dei due emisferi cere-brali, e in alcuni templi antichi sono rappresentati nel san-tuario con una divisione in senso verticale dello stesso, che mostra così una camera destra e una camera sinistra. I tre rimanenti centri, il laringeo, il cardiaco e il solare, sono legati alla personalità e alla vita dell’anima. Posto quindi che il cervello, da strumento dello spirito è di-ventato succube della personalità, il cuore, grazie all’azione del Cristo, sta destandosi all’impulso spirituale. Quando esso si desti, le energie dei tre centri di forza ad esso inferiori cominciano a risalire e, purificati dallo sperpero che ordina-riamente subiscono, portano la loro attività a ricongiungersi con i centri superiori, ai quali sono evolutivamente connessi. È di moda oggi parlare di chakra, e quasi sempre viene de-scritto come un bene il raggiungimento dell’equilibrio (“aper-tura”) di tutti e sette questi centri principali. Ma non si può

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disgiungere questa analisi da una conoscenza dell’evoluzione passata e, soprattutto, futura dell’uomo. Certo, piuttosto che un’attività di tipo animalesco, nella quale i centri inferiori annichiliscono del tutto quelli superiori, è preferibile una mo-desta, ma “equilibrata” azione di tutti, secondo l’idea che la virtù, come si dice, si trovi nel mezzo. In realtà ciò si può forse meglio definire come una mediocrità. Dobbiamo coltivare una tensione, spinta dall’aspirazione, che, superato il mediocre equilibrio, ci apra le porte verso il futuro che ci è destinato, attraverso il risveglio dei centri su-periori, porta verso la Nuova Gerusalemme. Se guardiamo con la vista spirituale il corpo emozionale, no-tiamo in esso dei vortici ben localizzati. Il corpo emozionale non è, come abbiamo visto, così organizzato al suo interno come lo è il fisico e il vitale (assomiglia ad un ovoide che cir-conda tutto il fisico), e la sostanza che lo forma si sposta in continuazione da un capo all’altro dell’ovoide medesimo. Questi vortici rimangono tuttavia sempre nello stesso punto, in corrispondenza a determinati luoghi del corpo fisico. Nelle persone che non hanno una particolare attività spiri-tuale, questi vortici sono quasi fermi ed esprimono ben poca energia. In chi invece ha iniziato a risvegliarli, essi assumono una dimensione e una velocità anche ragguardevoli. Tutta-via, possono vorticare in due diverse direzioni: nell’individuo che si sviluppa per mezzo di correnti indotte, delle quali non è padrone, ma anzi spesso schiavo, girano in senso anti-orario, seguendo il pianeta nel quale viviamo, ad indicarne la negatività di sviluppo e la prevalenza delle correnti centripe-te. Nel Cristiano Interiore, invece, le correnti girano in senso centrifugo, caratterizzato proprio dalla positività che discen-de da uno sviluppo della propria spiritualità, dell’in-dividualità che agisce nei propri veicoli, i vortici del corpo emozionale girano in senso orario. Tutti i veicoli sottili sono a loro volta connessi al corpo fisico attraverso quello vitale, che è unito ad esso in alcuni punti precisi, i più importanti dei quali sono la testa, le palme delle

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mani e i piedi, a raffigurare quella simbologia che per questo motivo mostra l’uomo spirituale come una stella luminosa. 2. Il Fuoco del Padre. Quella che viene volgarmente chiamata la costola di Adamo, la possiamo trovare nel cervello umano, frutto della divisione dell’energia creatrice avvenuta nell’epoca atlantidea. All’interno del cervello, infatti, in una posizione ancora più protetta e inaccessibile del cuore stesso, esistono due minu-scole ghiandole endocrine, la cui forma ricorda vagamente due organi sessuali, uno maschile e uno femminile. Anch’essi sono il risultato della separazione dell’energia, e la loro sepa-razione rese impossibile il contatto con i piani invisibili. Questi due organi sono l’epìfisi e l’ipòfisi. Ripristinare il contatto energetico fra queste due ghiandole è il lavoro che l’iniziato si propone per celebrare quello che viene definito il matrimonio interiore. Poter esaminare il funzionamento del corpo umano con lo sguardo chiaroveggente, è l’unico modo per riuscire a veder-lo in funzione, e talvolta ci può causare alcune sorprese. Co-loro che hanno la possibilità di farlo infatti, dicono che il san-gue, nella sua più profonda circolazione all’interno del corpo, in prossimità della colonna vertebrale, non è affatto un liqui-do, ma un fluido molto prossimo all’etere. Appena viene a contatto con l’esterno esso si condensa, e perciò a noi appa-re sempre liquido e con la percezione dei sensi ci risulta im-possibile vederne la consistenza nell’interno dell’organismo; esso in realtà in essenza è un gas. Una vita pura in tutti i sensi, compresa l’alimentazione e il controllo dell’energia creatrice effettuato grazie ad una pro-fonda aspirazione spirituale, rende più eterea quella sostan-za che scorre lungo il canale vertebrale e di una luminosità di colori impossibili da descrivere con termini materiali. Que-sta sostanza sale fino alla testa al bulbo rachideo e soprat-tutto nei momenti di meditazione la sua parte più sottile e luminosa si vede salire al IV ventricolo, dove diviene incan-

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descente ed è assorbita dall’epìfisi, che subisce anche una metamorfosi fisica, aumentando di volume e prolungandosi verso l’ipòfisi. Questo gas purissimo e luminosissimo si lancia allora come un ponte verso l’ipòfisi, e ripristina il collega-mento edenico, ponendo in vibrazione le due ghiandole e ot-tenendone il potere spirituale tanto sperato. È l’albero della vita riconquistato! Avvertimento per il ricercatore: abbandonare l’“io”, lasciarsi trasportare dalle sensazioni e dalle emozioni, è pericoloso e pregiudizievole per chi si avvia sul sentiero spirituale. È ne-cessario che il passaggio attraverso lo sviluppo della mente venga svolto pienamente; non basta accontentarsi delle sen-sazioni: dobbiamo strutturare le nostre convinzioni in modo razionale, prima di poter attingere all’intuizione. Il passaggio deve avvenire correttamente, da istintivo a razionale dap-prima, e solo poi da razionale a intuitivo. Il contatto con lo spirito, l’unione fra mente e cuore, può realizzarsi a condizione che sia l’“io sono” interiore ad averlo realizzato, e ciò è possibile quando il pensiero che fa da tra-mite sia il “nostro”. Il rischio è quello di frustrare l’azione del Cristo evitando di passare attraverso il filtro del pensiero, cosa che può aprire il varco a volontà diverse, che trovano terreno fertile e facilmente modellabile in quanto non strut-turato e pronto a valutare criticamente. Così facendo, rima-niamo a livello emozionale, e non di “io”, pronti ad essere sballottati in tutte le direzioni. Rimaniamo al livello istintivo, cioè guidati da una fonte esterna, ma ora in modo patologi-co, supponendo invece di guidarci e scegliere da noi stessi. Il Cristiano Interiore è un individuo maturo, che ha fatto un lavoro dentro di sé, valutato e soppesato criticamente e ra-zionalmente, ed è perciò pronto a compiere il passo ulterio-re, verso cui si avvia con l’intenzione di proseguire un cam-mino che considera già iniziato, con la consapevolezza che sta per aprirsi davanti a lui un mondo nuovo ed inesplorato, ma che non contraddice i principi che già ha imparato a co-noscere.

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IL VANGELO INTERIORE

1. L’immacolata concezione. Il Vangelo è la buona novella (tale è il significato della paro-la) che annuncia un progetto di salvezza e d’amore rivolto a ciascuno di noi. Ci sono due modi di coglierlo: continuare a delegare al Cristo cosmico l’opera di trasmutazione delle energie prodotte dalle nostre azioni, cosa che ci rende ancora sottomessi alla legge di conseguenza, oppure prendere in mano il nostro destino e, col Suo aiuto, iniziare a percorrere il sentiero della rigene-razione. Questo è il vero risultato che il suo intervento at-tende: Egli ha bisogno di noi per completare la sua opera. In altre parole, questo progetto lo possiamo definire una scommessa: lo Spirito del Cristo si è inserito nella nostra storia, la sta sorreggendo, ma nella nostra autonomia siamo liberi di accelerarne o rallentarne il tempo necessario. Egli non può cessare le sue sofferenze, il dono che ci offre, se noi non gli andiamo incontro, facendo la nostra parte. Nelle religioni antiche, della Antica Alleanza, Dio si presenta-va dall’alto, dall’esterno, nella Gloria dei Cieli, dando prova del suo potere per mezzo di segni straordinari e miracolosi, obbligando all’obbedienza. Nel Vangelo, invece, abbiamo visto il bambino nascere pove-ro, al freddo e in una grotta buia, dopo che i suoi genitori avevano invano chiesto asilo per la notte. Questo racconto, come già sappiamo, nasconde un profondo insegnamento: la vita e le opere del protagonista non sono soltanto un reso-conto storico (più o meno fedele ai fatti), ma piuttosto un formulario iniziatico, ossia un elenco e una spiegazione dei

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passaggi evolutivi che ciascuno di noi, dopo l’avvento del Cristo nella storia umana, può percorrere, se si incammina sulla strada dello sviluppo spirituale. La nostra mentalità razionale a questo punto insorgerà, di-cendo: “Ma allora, se non è che un programma iniziatico, il racconto in sé non è reale, ma simbolico, volendo solo indi-care, per analogia, questo percorso.” Il pensiero razionale è frutto dell’inserimento della sostanza mentale nel piano fisi-co-chimico, e ciò che conosce è pertanto legato allo spazio-tempo e ai suoi limiti; è questo il motivo per cui si esprime nel modo suddetto: esso non sa concepire qualcosa di diver-so da quanto in quella dimensione si può percepire. Nella re-altà, quando dicemmo che la legge deve venire interiorizza-ta, tanto da identificarci con essa, ciò nascondeva il fatto che noi ci saremmo espressi, ciascuno al proprio livello, attraver-so la legge. La vita del Cristo, pertanto, non possiamo limitarci a vederla come l’esistenza di una singola persona, ma, proprio per la Sua altezza, come l’incarnazione, la resa visibile, del cammi-no secondo la legge, non più succube della stessa, ma uno con essa. Il Cristo si muove con la legge, perché Egli è la Legge. Apparirà ancora più chiaro questo concetto se esaminiamo l’immacolata concezione con una lente astronomica. L’avvento cristico salvò l’umanità permettendole di continua-re ad abitare un pianeta che gira alla giusta distanza dal So-le, evitandole cioè una notte cosmica senza la speranza di un’alba futura. Non è che prima di questo avvento il proble-ma non ci fosse: i Salvatori sono ricorrenti, e con caratteri-stiche analoghe, nella nostra evoluzione. La novità consiste nel fatto che avendo rifiutato il supporto jehovitico, questa volta è iniziato un lavoro che, in prospettiva, contempla la nostra attiva partecipazione, con l’aspettativa di vedere l’umanità capace di sostituire il raggio cristico (che sostiene finora la conseguenza di quel rifiuto) ed emanciparsi da es-so, prendendo, come è giusto, sulle proprie spalle il pianeta

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che abita. Più in piccolo, ogni anno, d’inverno, quando il Sole cessa di allontanarsi (non già fisicamente, ma nei suoi effetti benefici - che è ciò che conta - per i popoli dell’emisfero nord) dalla Terra, nel periodo più freddo dell’anno, avendo esso cominciato ad elevarsi verso l’equatore, troviamo il se-gno zodiacale della Vergine a oriente, cioè nel grado di na-scita, che in astrologia si definisce Ascendente. Pertanto il Sole, il Salvatore dell’umanità, nasce dalla Vergi-ne nella notte fra il 24 e il 25 dicembre. La nascita di un Salvatore dalla Vergine, quindi, non è un fatto unico o isolato, ma risponde ad una legge cosmica, e le grandi entità che hanno saputo identificarsi con la legge se-guono lo stesso percorso narrato nei Vangeli per la nascita del Cristo. Possiamo interiorizzare questo insegnamento. La verginità, in realtà, non ha tanto valore come un particolare stato fisi-co; dal punto di vista spirituale ciò che conta è la qualità dell’anima: una verginità morale che concepisce in purezza. Di una persona (sia uomo che donna) vergine fisicamente, ma con pensieri e desideri amorali, lo Spirito non può farse-ne nulla. Quando, prima di iniziare il processo della nascita, la nostra individualità sceglie il destino della sua futura esistenza, sce-glie anche i genitori. Questa scelta è diretta da determinate leggi, che tendono ad unire individualità che sono ad un li-vello analogo di evoluzione, in modo di permettere a tutte di esprimersi anche fisicamente nel modo adeguato. Per que-sto, la nascita dei Salvatori dell’umanità da una Vergine e da un Costruttore rappresenta un fatto reale, ricorrente nella storia dell’uomo. Giuseppe, infatti, non era un semplice fale-gname, ma un “tekton”, cioè un Costruttore nel senso inizia-tico, cioè collaboratore dell’opera divina. Raramente chi intraprende un cammino spirituale di questo livello è ai suoi primi passi sul sentiero: egli sta riprendendo un percorso già iniziato, e anche la sua nascita contempla il tipo di esperienza adatto.

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Il simbolo della grotta tuttavia indica che la nascita del Cri-sto interiore deve avvenire in seguito ad un lavoro che dobbiamo intraprendere, partendo dalla situazione di igno-ranza, povertà e oscurità della nostra anima, per far piano piano crescere il bambino spirituale che è in noi innalzando le energie verso i tre centri di forza superiori. Allora, anche gli Angeli canteranno il loro “Osanna” ad un altro uomo di buona volontà. Abbiamo già accennato al significato simbolico di Giuseppe (la ragione) e di Maria (l'intuizione). Maria viene spesso di-pinta con una sfera, o la Luna, posta ai suoi piedi mentre sta schiacciando un serpente: ciò rappresenta l'anima/intuizione che, sottoponendo le pulsioni degenerative del corpo tene-broso (vitale + emozionale inferiore), acquista il dominio sul-l'impulso sessuale permettendo l'elevazione della forza crea-trice lungo la colonna vertebrale-albero della vita, primo passo verso la nascita del Cristo interiore con lo sviluppo del corpo radioso. 2. I gradini sul sentiero. Il battesimo è sempre stato il simbolo della discesa dello spirito. Dal punto di vista evolutivo-collettivo l’umanità ha ri-cevuto il suo battesimo nell’epoca Atlantidea, quando, con la nascita della mente, lo spirito è entrato in ciascun individuo, nei propri veicoli, abitandoli e iniziando a dirigerli interior-mente. Esso è perciò sempre stato legato all’inizio di una carriera spirituale. Nel cammino iniziatico il battesimo corrisponde ad una ben precisa esperienza di discesa dello spirito, che dona la facol-tà di una consapevolezza cosmica, che rende partecipe chi la sperimenta di una partecipazione, di una comprensione glo-bale e totale, sentendosi in sintonia (e perciò risentendo di quello che vi avviene) con tutto l’universo. Nel nostro lin-guaggio, rendendosi sensibile alla percezione im-mediata ed entrando, quindi, in comunione con tutto quanto lo circonda, o meglio, in cui è immerso. La sua coscienza abbraccia tutto

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e tutti. Non avrà bisogno di spiegazioni teoriche e ragiona-menti, perché intuitivamente il cuore saprà come stanno le cose. Nella discesa dello spirito per abitare i suoi veicoli, esso ini-zia dalla testa: è la situazione attuale, nella quale la consa-pevolezza è solo razionale; dovrà quindi successivamente proseguire verso il cuore, che diventerà allora strumento di conoscenza consapevole. Finalmente, giunto al livello dell'i-stinto, avremo conquistato il potere, divenendo consapevoli delle leggi di natura, che saranno sottomesse alla nostra vo-lontà. Tutto questo, se il percorso evolutivo sarà diretto fino all'ultima fase nella direzione armonica con le Leggi Cosmi-che. Nell’iniziazione antica il battesimo era simbolizzato con il la-vacro del tempio. L’acqua infatti, elemento lunare jehovitico, è il mezzo che le Chiese usano per tenere insieme i propri fedeli. Nell’iniziazione cristiana il vero battesimo è quello di spirito, quando l’individualità accede alla consapevolezza dell’uomo, donandogli quel sentimento cosmico che troviamo sopra de-scritto. Il Sole è allora entrato in lui, ed egli sentirà ardente il desiderio di alleviare le sofferenze di chiunque, senza alcuna considerazione di tipo discriminatorio. Il fuoco dell’aspirazio-ne comincerà a bruciare in lui. Diventerà così un collaborato-re nell’opera del Cristo per la salvezza del genere umano e degli altri abitanti della Terra. Certamente, tutto questo non può avvenire dall’oggi al do-mani! L’epoca Ariana è anche nota come l’era dell’arcoba-leno, perché appena si dissolse la nebbia dell’Atlantide, e l’arca toccò la terra, comparve l’arcobaleno, come simbolo dell’atmosfera asciutta e inizio di un periodo di alternanza; allo stesso modo noi siamo ora in balìa delle emozioni e ri-sentiamo dell’incostante andamento del pendolo. È inevitabi-le che, nelle esperienze spirituali, passiamo da momenti di grande esaltazione ed impegno, ad altri di scoramento e de-lusione, nei quali ci sembra di aver perso tutto quello che, così prezioso, avevamo conquistato. Quando la mente pren-

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derà il sopravvento sul cuore, allora chiederà spietatamente le risposte logiche, senza le quali ci sentiremo smarriti, e quello che prima appariva fuori discussione, ora crolla come un castello di carte. Non è così, e per quanto emotivamente ciò possa apparire vero, dobbiamo convincerci che il punto più in basso altro non è che la rincorsa che il pendolo effet-tua per lanciarsi di nuovo verso l’alto. È talmente sublime ciò che prova il ricercatore nei momenti di comunione col tutto, che gli può sembrare anche troppo forte per lui, quasi insostenibile, e comunque impossibile a viverlo nella solita routine quotidiana: è allora che può ten-dere ad allontanarsi, a isolarsi per andare nel deserto. Per quanto gli riguarda, egli non sente il bisogno di nulla di ma-teriale. Anche se fosse soggetto alle tentazioni, risultereb-bero inutili e sterili, perché non troverebbero nessun deside-rio disposto a soddisfarle. Anzi, il sentimento di comunione con gli altri induce a non considerare nemmeno l’idea di agire per egoismo, ma sug-gerisce di agire esclusivamente per nutrire la moltitudine, come era simbolizzato dalla cesta del propiziatorio nell’antico tempio. Quando infine, più avanti, avremo imparato ad equilibrare il cuore con la mente, come l’iniziazione cristiana si propone, allora anche l’alternanza scomparirà, e nuovi poteri spirituali si svilupperanno: potremo anche tramutare le pietre in oro, o vegetali in cibo, ma non lo faremo mai per salvare, arric-chire o nutrire noi stessi. È proprio la vittoria conseguita sulle tentazioni a permettere la crescita di un potere prodigioso, che si traduce nel ripristi-no delle correnti energetiche precedenti alla caduta nella materia. Lo spirito che abita il corpo aumenta la sua capacità espressiva sullo stesso; così come possiamo notare esami-nando anche solo esteriormente i veicoli fisici delle varie raz-ze, una loro evoluzione e un progressivo affinamento di sen-sibilità ha luogo, e un ulteriore progresso riserva, come ov-vio, il futuro. La carne soggiace allora allo spirito, e ne viene

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modellata e alterata. Il corpo si va facendo sempre più deli-cato, fino a divenire quasi trasparente. Quando il corpo radioso sarà sufficientemente sviluppato, esso illuminerà il fisico e trasparirà in esso. La trasfigura-zione è più volte ricorsa nei grandi uomini noti dalla storia della spiritualità, come nel volto di Mosé, nel corpo del Bud-dha e nei veicoli di Gesù, trasfigurati dalla potenza del Cri-sto. È quanto anche noi dovremo fare, sviluppando il Cristo Interiore: allora il Fuoco del Padre sarà salito lungo la colon-na vertebrale, fino a raggiungere gli emisferi cerebrali e a connettere epìfisi ed ipòfisi. A seconda del temperamento, questo Fuoco salirà di preferenza lungo la parte del midollo spinale governata da Jahvè, se apparteniamo al tempera-mento del cuore, oppure lungo la parte opposta nel caso ap-parteniamo al temperamento della mente. In ogni caso il corpo si trasforma nella pietra vivente ricordata dalla Bib-bia, le cui facoltà saranno al servizio dell’umanità intera. Non sarà più possibile a questo punto l’isolamento, tanto i senti-menti di amore e compassione spingeranno con forza a ser-vire il prossimo, chiunque egli sia, e tanto una simile presen-za attirerà chi ne sente il bisogno verso questa sorgente di vita eterna. Quando, all’apice dell’ascesa, avviene il comple-tamento del processo di rigenerazione, gli estremi si toccano e si fondono, motivo per cui non ci sarà più distinzione di temperamento, e raggiungeremo il perfetto equilibrio e il massimo potere e conoscenza. Man mano che avanziamo sul sentiero, realizziamo una cre-scente consapevolezza di quanto ci circonda e in cui siamo inseriti, ampliandone anche i confini. Nella esistenza ordinaria noi ci cibiamo dei veicoli apparte-nenti alle ondate di vita inferiori alla nostra. È un segno della degenerazione che, attualmente, ci è impossibile eliminare completamente: non solo per quanto riguarda il cibo, ma per tutte le nostre attività, compresa quella che in questo mo-mento il lettore e chi scrive stiamo facendo: pensare. Anche il pensiero infatti concorre ad uccidere cellule.

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Questo tipo di attività è quella che brucia e consuma ener-gie, produce scorie e ci fa esalare la mortale anidride carbo-nica, il tutto concorrendo alla nostra quotidiana vita impron-tata all’egoistico utilitarismo. Nell’antico tempio ciò veniva simbolizzato dall’altare dei sacrifici, perché per progredire ci vediamo costretti a sacrificare alla nostra altre vite (legge di selezione naturale). Se iniziamo a fare degli sforzi per ridurre al minimo questa attività distruttiva, seguendo quella più evoluta consapevo-lezza sopra richiamata, arriviamo al punto in cui detta situa-zione comincia a CAPOVOLGERSI, facendoci uscire da quella situazione di consapevolezza mediata che viene anche chia-mata peccato originale. Iniziamo allora a sacrificare (cioè a rendere sacri) noi stessi per gli altri, a porgere l’altra guan-cia, ad amare il nostro nemico, a non farci irretire da un giu-dizio o condizionamento, donando, con un’altra parola, tutto quello che possiamo; donando anche noi stessi, spinti da quell’impulso di comunione che viene dal cuore e che non conosce alcuna distinzione (legge del sacrificio, o auto-sacrificio). A livello individuale dovremo agire non più per in-teresse, ma per senso interiore di dovere (ad un livello so-ciale, fin da ora troviamo un primo diffondersi di attività co-siddette “non-profit”, in contrapposizione all’utilitaristico mercato). Con lo sviluppo di amore che ne conseguirà, ci ricorderemo allora dei nostri fratelli che abbiamo sacrificato per arrivare a quel punto, e anziché crescere in orgoglio per i progressi fat-ti, si formerà più forte in noi l’umiltà, tanto da spingerci a lavare loro i piedi, riconoscendo il loro concorso nel nostro avanzamento, in modo di correggere così l’ultima cena di quel tipo, ossia del modo ordinario con cui ci siamo fin qui cibati. L’altare maleodorante dei sacrifici sarà così abbandonato, ed, entrati nel propiziatorio, sarà l’altare dei profumi ora ad essere attivato dal servizio, che ci indicherà con la sua fra-granza che siamo sulla buona strada. Quella strada che por-ta non più ad essere individui che producono morte, ma che

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permetterà di trasformare noi stessi nella pietra vivente che dona se stessa, cioè che dona vita. Saremo anche noi allora dei Salvatori. Quando saremo totalmente impregnati da questa fonte di amore disinteressato, guardando gli altri non potremo che sentire la nostra solitudine, perché il più grande desiderio è quello di donarci, di adoperarci per la felicità di tutti, ma ciò non viene compreso, se non, talvolta, a parole, con la men-te, invece che con il cuore. Il dolore di tutti allora sarà il no-stro dolore, e ci sentiremo impotenti ad annullarlo. Anzi, il nostro strano comportamento potrà destare sospetti in chi suole misurare il mondo con il proprio metro, e per non ve-dere in esso il riflesso del suo comportamento, è pronto a gridare: “Crocifiggilo!”. Ma noi chiederemo il perdono, per-ché “...non sanno quello che fanno.” Saremo talmente compresi in questo sentire, che tutto il no-stro essere si tramuterà in compassione, non ci cureremo del giudizio del mondo e ci volgeremo allora al cielo, per chiedere l’aiuto ad ottenere quello che, soli, non riusciamo a realizzare, annullando le nostre individuali necessità, tanto da dire: “Non la mia volontà sia fatta, ma la Tua.” Questo è il momento della realizzazione. Come il Massimo Sacerdote usciva dal Santuario dopo il suo incontro con Jahvè, così an-che il Cristiano Interiore sviluppato non resterà in quel su-blime stato, perché il suo amore per il prossimo lo spingerà ad uscire in soccorso dei suoi fratelli; soccorso che ora sarà in grado di offrire loro. Nonostante quello che comunemente si pensa, non sono ra-rissimi i casi di persone, donne e uomini, la cui esperienza religiosa ha portato allo sviluppo delle stimmate. Quando nella loro evoluzione, essi sono arrivati al punto in cui lo svi-luppo del corpo radioso è compiuto, questo li libera da quello fisico, e possono lasciarlo a volontà, avendo trasferito la loro consapevolezza nei piani sottili. Se tale sviluppo è stato effettuato da un individuo che non ha seguito una scuola come quella del Cristianesimo Interio-re, ciò può manifestarsi spontaneamente; egli però non ha

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appreso come effettuarlo nel modo corretto e il distacco av-viene traumaticamente. Per questo, nei punti in cui il corpo vitale è ancorato a quello fisico si effettua una rottura, che lascia traccia fino al fisico in quei punti di connessione che sono così saltati: la testa, le palme delle mani e i piedi. Chi invece è stato preparato ad effettuare questo passo, lo esegue in maniera incruenta, e lascia il corpo fisico attraver-so la testa come avviene alla morte, senza però che si rom-pa il cordone argenteo che lo unisce ad esso. Anch’egli, co-munque, risente del passaggio, particolarmente nella testa. In realtà, appena prendiamo consapevolezza nei corpi sottili e impariamo a lasciare a volontà quello fisico, quest’ultimo ci si presenta come la vera croce, dove siamo crocifissi du-rante l’esistenza fisica. La corrente energetica che ordina-riamente viene consumata a livello sessuale, se utilizzata per la rigenerazione anziché per la degenerazione, sale lungo il canale rachideo come Fuoco del Padre, mette in vibrazione ipòfisi ed epìfisi, facendo nascere la vista spirituale. Ecco al-lora il terzo occhio, da secoli addormentato, che riprende vi-ta vedendo dentro le cose e causando inizialmente dolore al-la fronte, un dolore che ricorda una corona di spine. Si bru-cia così il legame con il corpo fisico, che si allenta anche ne-gli altri punti della stella formata dalle stimmate. Il corpo ra-dioso irradia allora tutta la sua potenza, espellendo dal cen-tro principale del corpo emozionale in corrispondenza del fe-gato l’energia marziana contenutavi. Esso allora può abban-donare la croce e uscire dalla testa (il Golgotha), portatore di energia rigeneratrice, e il Cristiano Interiore può perciò e-mettere il grido liberatorio: “CONSUMMATUM EST”. Come nell'Antica Dispensazione, anche oggi abbiamo il Tem-pio da percorrere; non si tratta però del Tempio esteriore, ma di quello che abbiamo chiamato il Tempio Interiore. Nel nostro corpo esiste questo percorso, che attraversa le tre camere del Tempio. Possiamo ora rivisitarle: 1. l'Atrio, coincidente con l’addome (la parte del tronco po-sta sotto il diaframma): qui troviamo l'altare dei sacrifici, che facciamo corrispondere al centro radicale, e il lavacro. Nasce

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qui, infatti il Fuoco del Padre che, se risparmiato all'uso pro-creativo può iniziare il suo percorso rigeneratore ascendente, che passerà attraverso il lavacro, corrispondente al centro radicale. Quando non ci accontenteremo più di essere “giu-stificati”, ma avremo fatta nostra la Legge, saremo ammessi al battesimo dello spirito, o potremo superare il primo velo, quello che separa l’Atrio dal Propiziatorio. 2. Il Propiziatorio, dove, attraverso il candelabro, l'Altare dei profumi e la Tavola dei pani, il Fuoco del Padre percorre i tre centri solare, cardiaco e laringeo, situati nel torace (la parte del tronco posta sopra il diaframma). Il servizio è la molla che, messa in moto dall’aspirazione, ci consente di “consa-crare” le nostra vita. Con la vittoria sulle tentazioni ci avvici-neremo allora al secondo velo, quello che separa il Propizia-torio dal Santuario. 3. Il Santuario, dove, finalmente, otteniamo la realizzazione raggiungendo ipòfisi ed epifisi, poste nella testa. Con il risveglio dei centri corrispondenti, il centro frontale e il centro coronale, sperimenteremo così la “trasfigurazione”. Questo schema mostra le relazioni descritte:

Centro Arredo Sezione del

Tempio Nel corpo

Livello spirituale

Corona-le

Verga di Aronne

Frontale Tavole d. Legge

Santuario Testa Realizzazione

Laringeo Tavola dei pani

Cardia-co

Altare dei profumi

Solare Candelabro

Propiziatorio Torace Consacrazione

Sacrale Lavacro o Altare bronzeo

Radicale Altare dei sacrifici

Atrio Addome Giustificazione

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Arredi del Tempio Centri di forza

Il “percorso interiore” è visibile nella morfologia dell’uomo, che reca in sé il destino a cui è votato nel suo sviluppo. Pos-siamo notarlo nel disegno seguente, dove sono localizzati i centri di forza, la loro relazione con le ghiandole endocrine e con gli arredi del tempio. Il tutto forma una croce: quella croce dalla quale dovremo liberarci, utilizzando questi stru-menti, per “incontrare il Cristo fra le nubi”:

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Per tornare al “Faust” di Goethe, quando Mefistofele si recò dal dottor Faust, nell'entrare nella sua stanza superò un simbolo disegnato sul pavimento: una stella a cinque punte, con la punta superiore posta verso il centro della stanza stessa. Al termine del colloquio, però, quello stesso simbolo lo bloccò, impedendogli di uscire dalla porta, nella derisione del dottor Faust. Vediamo cosa rappresenta questo episodio: una legge occulta dice che qualsiasi spirito per abbandonare un luogo deve passare attraverso lo stesso percorso che gli aveva consentito di entrare. Così è per lo spirito dell'uomo, che entra per la testa nel fisico in formazione, e attraverso di essa, dopo aver percorso il nervo pneumogastrico, lo abban-dona con l'atomo-seme alla morte, o (senza l'atomo-seme) quando si addormenta o si sdoppia. La stella rappresenta l'uomo, e Mefistofele, spirito luciferino, entrò in essa dalla parte inferiore, corrispondente agli organi generatori e ai centri di forza inferiori, più direttamente posti sotto la sua giurisdizione. Non poteva perciò uscire che attraverso di es-si, e non gli era consentito passare dalla testa, cioè la punta superiore della stella che ora si trovava, nell’uscire, davanti. Anche il Cristo, quando penetrò nella Terra, lo fece tramite il sangue di Gesù sul Golgotha, abitandone i corpi fisico e vita-le. Egli continua annualmente, come spiegato, a ritornare a reggere il nostro pianeta, poiché da quando noi uomini ab-biamo acquisito la consapevolezza interiore abbiamo eredita-to anche la responsabilità relativa, e se il pianeta era retto in precedenza da Jahvè mentre questi ci guidava dall'esterno, dopo ciò non fu più possibile. È quindi il Cristo ora a mante-nerci nell'orbita intorno al Sole, impedendoci di andare diritti verso la distruzione. Il corpo vitale di Gesù dovrà essere lo strumento che per-metterà al Cristo di abbandonare la Terra per la stessa stra-da che ne ha consentito l'accesso interiore, quando un nu-mero sufficiente di uomini avrà realizzato l'Opera e sarà in grado di incontrarLo nella Gerusalemme Celeste. Egli stesso ha annunciato di non conoscerne la data: essa dipende inte-ramente da noi.

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Entrambi questi Grandi Esseri dunque continuano a fare un grande sacrificio: • Gesù perché, cedendo i suoi veicoli fisico e vitale, si è impedito qualsiasi ulteriore esperienza evolutiva della quale essi sono lo strumento. Non potrà cioè più incarnarsi fino al Secondo Avvento del Cristo; • il Cristo, perché non potrà liberarsi da questo sacrificio che quando noi stessi potremo soppiantarLo, permettendoGli di restituire a Gesù il suo corpo vitale. PREGHIAMO E LAVORIAMO dunque per affrettare il Giorno della Liberazione, nel quale finalmente il Piano di Salvezza avrà ottenuto il suo scopo e raggiunto il suo obiettivo. Non dimentichiamo mai di rendere GRAZIE al Cristo e a Ge-sù per darci un così luminoso esempio dell'AMORE, coltivan-do il quale un giorno ci uniremo a loro nel Regno dei Cieli.

3. I Sacramenti: le iniziazioni rituali. Vi è nella vita del fedele una serie di appuntamenti – più con se stessi che con la società – comunemente scandita da ri-tuali che la Chiesa chiama “sacramenti”. Essi hanno un valo-re collettivo, perché rappresentano una specie di annuncio pubblico sulle varie tappe di maturazione dell’individuo, e sul tipo di contributo che egli può di conseguenza apportare alla collettività. Ma hanno anche un valore intimo, individuale, che rischia di andare perduto, perché essi non sono altro che una rappresentazione del montare dell’energia creatrice (ve-ro significato originario del termine) lungo la colonna verte-brale, il lavoro che ciascuno è chiamato a svolgere, più o meno consapevolmente, sulla Terra. È evidente che a noi in-teressa particolarmente questo valore intimo, che possiamo definire “religioso” nel significato che gli attribuiamo. Possiamo raggruppare questi sacramenti in due grandi cate-gorie, la prima riguardando lo sviluppo dei corpi dell’uomo, e quindi legata al passato e alla fase involutiva, la seconda allo sviluppo dell’anima. Eccone lo schema:

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sacramenti legati al passato, scanditi da tempi stabiliti

Battesimo relazione col corpo fisico Eucaristia relazione col corpo vitale Confermazione relazione col corpo emozionale Matrimonio relazione con la mente sacramenti riguardanti il futuro, con tempi individuali e liberi Penitenza relazione con l’anima emotiva

(quintessenza del corpo emozionale) Ordinazione relazione con l’anima intellettiva

(quintessenza del corpo etereo) Estrema Unzione

relazione con l’anima cognitiva (quintessenza del corpo fisico)

Essi sono perciò delle vere e proprie “iniziazioni”, i primi con valenza sociale, i secondi, se vissuti con la necessaria consa-pevolezza spirituale, con valenza spirituale. Prendiamoli in esame uno alla volta. Ad anni 0, alla nascita dell’individuo nel piano fisico, si cele-bra il Battesimo, che è perciò in relazione con il centro di forza radicale ed è propizio allo sviluppo del corpo fisico e al suo prodotto dal punto di vista dello spirito: l’Esperienza. Il Cristo ha definito questo rito come il “Battesimo d’acqua”. Il Battesimo sul Giordano di Gesù fu un rito affine, perché scandì il momento in cui lo spirito del Cristo “nacque” sulla Terra, entrando nel corpo di Gesù di Nazareth. A 7 anni nasce e comincia il suo sviluppo il corpo vitale, in concomitanza con il quale si celebra l’Eucaristia, in relazio-ne con il centro di forza sacrale e propizio ad un uso corretto della forza creatrice. Nell’ostia è rappresentato un simboli-smo molto potente: il Sole, che raffigura il Cristo, viene “in-gerito”, come immagine del Cristo bambino che si deve svi-luppare a partire dall’interiorità. Fa parte della Missione del Cristo il mantenimento del nostro pianeta nella sua orbita, permettendo alla vita di continuare a svolgersi in esso; ogni volta che ci cibiamo, realmente, mangiamo del “corpo e del

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sangue” del Cristo, che è il nostro Salvatore. La Purezza è il suggerimento per l’aspirante che si trova in questa fase. Il passo successivo dello sviluppo avviene a 14 anni, quando la vita subisce l’impatto violento col piano astrale. Davanti alle sfide che ciò comporta, il rito della Confermazione in relazione con il centro solare è propizio alle scelte indirizzate nella direzione voluta dallo spirito. Il corpo emozionale è il veicolo della coscienza, e solo l’autostima che deriva dall’uso corretto della Affermazione di sé saprà evitare in futuro una concezione misera di se stessi, anticipatrice di un nichilismo distruttivo. Finalmente, a 21 anni, con la nascita della mente, l’individuo è nella pienezza delle sue facoltà. L’uso maturo di esse lo dovrà portare ad irradiare armonicamente la propria perso-nalità, abbinando al pensiero dialettico anche l’intuizione ca-pace di superare le divisione e indirizzarsi verso l’unità. Pri-ma di una unione con l’altro, il Matrimonio celebra l’avvenuta conciliazione con sé, ed esso non riguarda solo la sfera fisica, ma anche e soprattutto quella superiore. L’Amore è connesso con il centro attivato, il centro cardiaco. Sappiamo che la finalità dei vari corpi è quella di dare nutri-mento ed edificare l’anima: ciascun veicolo nel corrisponden-te aspetto animico. I sacramenti “superiori” si riferiscono proprio a promuovere questa finalità, e sono riservati ad un’età più avanzata, conseguente all’azione nel mondo di una personalità completa e matura. Per quanto i riti dei primi sacramenti fossero propizi a dare una direzione spirituale all’esistenza, certamente non tutte le sfide della vita sono state sempre vinte: le sconfitte, lo sap-piamo bene, fanno parte dell’apprendimento. Riconoscere i nostri errori rappresenta già il primo passo per continuare l’avanzamento animico, di sicuro molto più utile degli sterili sensi di colpa. La Penitenza, che sarebbe meglio chiamare il sacramento del Perdono, vuole rendere consapevoli i passi falsi e, una volta identificati, consentirci di proseguire oltre.

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Essa è in relazione con il centro di forza laringeo, forza di espressione che rappresenta l’“apriti sesamo”, il superamen-to del velo che prelude all’ingresso nel Santuario della testa. È in relazione con l’Anima Emotiva, edificata dall’esperienza compiuta nel corpo emozionale. La sublimazione e scopo finale del corpo vitale costruisce l’Anima Intellettiva, il cui prodotto è la sacralità di vita nel quotidiano, tramite una visione che comprenda tutti gli a-spetti della vita, con prevalenza di quello causale dello spiri-to. Una volta compreso questo, il Cristo interiore inizia a di-rigere l’esistenza, e a Lui tutta la vita viene dedicata: ciò è rappresentato dal sacramento della Ordinazione, in relazio-ne con il centro frontale. È quel rito che “una tantum” dà una svolta definitiva e decisiva alla vita, corroborata da una ac-cresciuta e illuminante intuizione interiore. Con il Battesimo viene celebrato l’ingresso dell’esperienza dello spirito nel piano fisico-chimico, la nascita nel mondo; al termine di questo viaggio avviene una nuova nascita, rap-presentata dall’abbandono del mondo e dall’ingresso nei pia-ni spirituali. Ma questa è un’esperienza che non è per forza di cose riservata alla morte del corpo fisico: in effetti, ogni notte noi lo abbandoniamo inconsapevolmente quando so-praggiunge il sonno. Questa però non è di per sé un’esperienza capace di accelerare il nostro progresso spiri-tuale, fintantoché non viene, un po’ per volta, resa consape-vole: è il cosiddetto “volo animico”, cioè l’abbandono del corpo fisico volontario e consapevole che consente all’individuo di lavorare nei piani sottili fuori dal corpo. È una meta evolutiva che il Cristo ha definito “Battesimo di spiri-to”: la nascita nei mondi spirituali. È questo l’aspetto interio-re del sacramento dell’Estrema Unzione, conseguente alla massima espressione del corpo fisico e della funzione della consapevolezza che lo stesso promuove: l’Anima Cognitiva. Corrisponde al centro di forza attraverso cui si lascia il corpo fisico: il centro coronale.

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Possiamo schematizzare nel modo seguente tutto quanto fin qui detto sull’argomento:

sacramento

Centro di forza corrisponden-te

propizio per: relazione con:

Estrema Unzione

Coronale Uscita dal corpo Anima cognitiva

Ordinazione Frontale Nasce Cristo interiore

Anima intellettiva

Penitenza Laringeo Riconoscimento degli errori

Anima emotiva

Matrimonio Cardiaco Ricerca dell’armonia

età 21: mente

Confermazione Solare Affermazione equilibrata

età 14: emoziona-le

Eucaristia Sacrale Uso corretto forza creatrice

età 7: vitale

Battesimo Radicale Nascita nel corpo

età 0: fisico

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LA VIA DELL’ASCESI

1. Condizioni particolari

Prima o poi arriva il momento in cui, dopo aver vissuto gli insegnamenti del Cristianesimo Interiore, dopo aver condot-to un’esistenza di servizio al prossimo ed essersi sensibiliz-zati alle energie più sottili, una spinta interiore inizia a farci sentire sempre più nitidamente la sua voce. Abbiamo accu-mulato energia spirituale, e ora questa chiede di essere uti-lizzata, per ampliare ulteriormente la portata e la qualità del servizio. Non ci basta più quello che abbiamo fatto e dato finora; sen-tiamo una insoddisfazione che esige imperiosamente di tro-vare una risposta. All’inizio di questo testo abbiamo detto che da esso non potremo mai ricavare facoltà o poteri stra-ordinari, e che anzi se questo era il nostro obiettivo, allora era meglio che abbandonassimo la lettura. È vero, all’inizio non possiamo chiedere accesso a facoltà interiori, perché se lo facessimo significherebbe attingere dall’esterno anziché sviluppare dentro di noi l’energia necessaria. Quando questa inizia a crescere, allora giunge il momento di lavorare allo sviluppo interiore, a cominciare a costruire “il tempio senza colpo di martello”. Facendo un esame retrospettivo, vediamo come siamo arri-vati fino a questo punto e quale lavoro abbiamo svolto in questa direzione. Abbiamo compreso prima di tutto che è ora inutile continuare a cercare fuori la soddisfazione, sia per le cose mondane che per quelle spirituali. C’è qualcosa di gran-de dentro di noi, ed è lì che dobbiamo imparare ad andare, cercare e trovare.

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Tutto questo esige, e ne è la conseguenza, un elemento: la LIBERTÀ. È importante osservarci in questo momento: con tutto quello che abbiamo imparato, la nostra fame non è di-minuita, ma semmai è cresciuta – sia pure un tipo di fame diversa da quella che avevamo all’inizio – e ci sono molte al-lettanti “offerte” in giro. Impariamo a discriminare quelle scuole che danno l’insegnamento in maniera libera: solo chi dà liberamente è a sua volta libero! Dare un insegnamento rispettando la libertà di chi lo riceve significa non dipendere da esso, e non farne così dipendere gli altri. In altre parole, gratuitamente. Ma quando si parla di un insegnamento di ca-rattere spirituale, la gratuità può assumere due valori diffe-renti. Il primo, e più elementare, è la gratuità materiale; non chie-dere soldi. In fondo, la materia prima su cui si lavora la for-nisce l’allievo e anche il lavoro lo deve svolgere lui. Non far perciò dipendere l’allievo dal denaro per accedervi, e neppu-re vi deve dipendere chi lo distribuisce. In entrambi i casi, se non vi è gratuità anche la libertà ne sarà prima o poi intac-cata. C’è però anche un altro tipo di gratuità, ancora più importan-te: quella spirituale. Neppure da questo punto di vista, e a maggior ragione, vi deve essere dipendenza. Una scuola non può chiamarsi Cristiana se fa dipendere da essa i progressi di chi la segue, più che dal lavoro interiore; se crea un con-dizionamento che esclude l’iniziativa; se dà insegnamenti chiedendo l’esclusiva della vita individuale, sociale e morale; in altre parole, se trattiene l’anima ai propri aderenti. Anche chi dirige quella scuola, a sua volta, finisce nella logica dello sfruttamento, ed esce da quella, opposta, autenticamente Cristiana. Si sa che le banche concedono prestiti solo a chi già è ricco, e tanto più uno non ha bisogno di soldi, tanto più volentieri glie ne prestano, privando così la parola prestito del suo aspetto morale. La nostra logica deve essere quella opposta: servizio altruistico e disinteressato, che è l’esempio di libertà del Cristo. Altra via suggerita da qualcuno, consiglia di intraprendere ciò che potremmo definire il “cammino della sazietà”: per

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uscire dalla presa delle passioni dobbiamo prima di tutto ci-barcene a sazietà, fino a farle venire a nausea. Allora potre-mo iniziare a liberarcene senza sforzo. In realtà, questo cammino è assai pericoloso e soprattutto illusorio, poiché il fuoco delle passioni non si spegne aspettando che finisca la legna da ardere. Si troverà sempre qualcosa da gettare tra le fiamme per rinvigorirle, dapprima di qualità più scarsa, poi sempre peggiore; fino a buttarci dentro qualsiasi cosa, anche se puzzolente. Purché bruci. È inevitabile che succeda que-sto, perché in questi casi manca quell’elemento indispensa-bile che abbiamo definito come aspirazione. Un fuoco può essere abbandonato a se stesso fino a quando si spegnerà da solo, solo se lo sostituiamo con un altro fuoco. Il primo fuoco rischia anche di consumare la parte buona; il secondo può aiutarci a far diventare buona la nostra parte peggiore. La lezione da imparare è che non si deve partire “dal basso”, cosa che impedirebbe gli slanci verso l’alto, appiattendo tut-to ad un livello di mediocrità, incapace di tentare vie che portano “oltre”. Se non ci proponiamo davvero e sincera-mente di migliorarci, pur con la fatica e le cadute (che fanno parte di questo percorso) che ciò comporta, non estinguere-mo mai il primo fuoco. Dobbiamo man mano sforzarci di mi-gliorare in noi tutto ciò che non è in accordo con il secondo fuoco. 2. Il ciclo “per annum” Una indicazione di massima può qui essere data, quale istru-zione per chi volesse davvero avviarsi sinceramente lungo il Sentiero. Dopo la pubertà, ogni essere umano produce dentro di sé un seme sacro, formato di sostanza creatrice divina del proprio cervello, durante il ciclo mensile della Luna di ventotto gior-ni. Questa creazione viene completata ogni mese, nel mo-mento in cui la Luna entra nel segno zodiacale che il Sole oc-cupava al momento della nascita di ogni persona. Lo chia-miamo seme Lunare.

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Analogamente, ogni essere umano forma una vera e propria fonte di luce interiore, il seme Solare, nella ghiandola epifisi, quale retaggio della sua origine divina. Questo seme è dor-miente nella maggior parte delle persone, e da quando l’umano fu scisso in maschi e femmine la rigenerazione ri-mane in attesa muta. Se un aspirante inizia il suo percorso di santità, ad un certo momento il seme Solare si risveglia e ogni anno, subito dopo il solstizio d’estate, esso inizia un ciclo all’interno del corpo, analogo a quello che seguono Sole e Luna nel sistema sola-re. La prima tappa di questo ciclo vede raggiungere il seme Solare, all’equinozio d’autunno, il centro cardiaco, e la se-conda tappa, al solstizio d’inverno, il centro solare. Il ciclo prosegue quindi con l’equinozio di primavera, che vede il seme Solare tornare al centro cardiaco, per ricongiungersi finalmente, di nuovo al solstizio d’estate, nell’epifisi. Contemporaneamente, ogni mese si forma un nuovo seme Lunare nella ghiandola ipofisi. Al tempo della Luna Piena questo seme raggiunge le gonadi; qui viene di solito dissipa-to, ma se l’aspirante conduce una vita di purezza esso viene conservato e riprende a salire verso l’ipofisi, che sarà rag-giunta al tempo della Luna Nuova. È questo il processo che, col tempo, riunirà le due ghiandole, epifisi ed ipofisi, con un ponte luminoso attraverso il IV ven-tricolo, facendo nascere il Cristo Interiore e risplendere il corpo radioso: la rigenerazione è compiuta! Dobbiamo quindi imparare ad inserire la spina capace di col-legarci con l’energia che abbiamo autonomamente accumu-lato, e ad accendere la lampadina.

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IL NOSTRO MANIFESTO

Non è quello che facciamo dentro un’organizzazione che ci interessa,

Ma quello che, grazie ai suoi insegnamenti, ciascuno fa fuori, nel mondo.

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I PRINCIPI CHE CI ISPIRANO (le Motivazioni):

1. È il nostro un Insegnamento che non pretende una fe-de cieca e non si rifugia nel mistero davanti alle grandi domande poste dalla vita, quali il senso dell'esistenza, il perché del dolore, la vita dopo la morte, la morte dei bambini, ecc., ma che sa dare loro una risposta logica ed esauriente, rischiarandole di nuova luce e incoraggiando la ricerca. 2. Un Insegnamento che non chiede obbedienza minac-ciando castighi e promettendo premi, ma che fa dell'amo-re e della libertà le uniche armi capaci di costruire un ve-ro progresso. 3. Un Insegnamento che non costringe ad estraniarsi dal mondo, fuggendone i problemi, ma che vince il mondo vivendo pienamente in esso questa vita. 4. Un Insegnamento che non castiga il corpo consideran-dolo un ostacolo al progresso spirituale, ma che lo ritiene il più importante e perfetto strumento, da curare e salva-guardare, per realizzare ciò che mente e cuore si propon-gono. 5. Un Insegnamento che non si accontenta del caso, ma che riesce a risalire alla vera causa degli avvenimenti, dando la possibilità di cominciare ad agire sapendo accet-tare il destino presente e preparando quello futuro. 6. Un Insegnamento che non si basa su reperti o teorie, ma unicamente su esperienze vissute, e si prefigge di far vivere quelle stesse esperienze, trasformando con meto-do naturale in dinamiche le facoltà che ciascuno abbiamo latenti. 7. Un Insegnamento che non si impone come l'unica ve-rità, ma che aiuta ad accettare e comprendere anche chi la pensa diversamente, e non chiede nessuna abiura e nessun giuramento. 8. Questo Insegnamento è il Cristianesimo Interiore, co-me riportato nell'opera base: 'Cristianesimo Interiore'.

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LA NOSTRA COMUNITÀ (gli Intenti):

1. Una Comunità dove il nucleo dal quale partire e al quale fare riferimento sia l'individuo. 2. Una Comunità dove non esiste alcuna scala gerarchi-ca, ma vengono rispettate, accettate e valorizzate tutte le differenze. 3. Una Comunità dove la regola d'oro sia l'innocuità, ap-plicata a tutti i campi della vita: dalla ricerca, all'alimen-tazione, alla giustizia, ecc. 4. Una Comunità dove la polarità del cuore sia sempre coniugata con quella intellettuale, superando la competi-zione con la solidarietà e la condivisione. 5. Una Comunità dove la ricerca scientifica sia vissuta come un avvicinamento al sacro; dove scienza – il pensa-re, religione – il sentire e l’arte – il fare, siano contempo-raneamente presenti nelle attività pratiche e negli studi accademici. 6. Una Comunità dove non si entri chiedendosi "cosa posso ricevere", bensì "cosa posso dare". 7. Una Comunità che non vuole distinguersi esteriormen-te con divise o abitudini particolari, ma che si ritiene inse-rita e integrata in qualsiasi società. 8. Una Comunità che non fa proselitismo e non vuole convincere nessuno contro la sua volontà o tramite le pa-role, ma che usa l'esempio come migliore via di convin-zione e diffusione delle proprie idee.

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GLOSSARIO voce significato Abuso del potere mentale

In genere causa un deficit a livello musco-lare o nervoso nella vita successiva

Abuso della sessuali-tà

In genere causa un deficit fisico-motorio nella vita successiva

Adamo Nome dato alla prima umanità androgina Alimentazione Deve essere improntata alla massima inno-

cuità possibile Amore In definitiva è l’anelito che spinge tutta la

creazione al ritorno alla unificazione con l’Assoluto, essendo tutto quanto esiste una separazione dallo stesso, cioè caratterizza-to dalla relatività

Androgino Capacità creatrice completa, che assomma in sé le due polarità maschile e femminile

Androgino fisico L’uomo ancestrale aveva la possibilità di generare un altro corpo senza avere biso-gno della collaborazione di un altro indivi-duo

Androgino spirituale In futuro, tramite il Matrimonio Mistico, ogni uomo sarà una unità creatrice com-pleta, potendo creare sia a livello fisico (al-tri corpi) sia a livello spirituale

Anima Nuovo scopo che nella fase ascendente dell’evoluzione soppianterà quella della co-struzione dei corpi; somma di tutte le e-sperienze apprese in ciascun corpo. Ad ogni corpo corrisponde perciò una quali-tà animica sviluppata: anima emotiva, dal corpo emozionale per l’alimentazione dello Spirito dell’Attività; anima intellettiva, dal corpo vitale per l’alimentazione dello Spirito della Saggez-za; anima cognitiva, dal corpo fisico per l’alimentazione dello Spirito della Volontà

Assoluto La Causa Prima immanifestata Astrale Sostanza componente il piano astrale e il

corpo emozionale. Si divide in piano Astra-le inferiore e piano Astrale superiore

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Bibbia È il testo sacro per l’Occidente Centri di forza Organi sottili detti anche “chakra”, consen-

tono la comunicazione fra il corpo fisico e tutti i diversi corpi invisibili. Una volta ri-svegliati, iniziano a ruotare in senso orario

Centro cardiaco Centro di forza posto all’altezza dell’VIII vertebra cervicale, è corrispondente con la ghiandola timo e mette in comunicazione con il piano Mentale

Centro coronale Centro di forza posto nel cranio, è corri-spondente con l’epifisi e mette in comuni-cazione con lo Spirito della Volontà

Centro frontale Centro di forza posto all’altezza della I ver-tebra cervicale, è corrispondente con l’ipofisi e mette in comunicazione con lo Spirito della Saggezza

Centro laringeo Centro di forza posto all’altezza della III vertebra cervicale, è corrispondente con la tiroide e mette in comunicazione con lo Spirito dell’Attività

Centro radicale Centro di forza posto all’altezza della I ver-tebra lombare, è corrispondente con le ghiandole surrenali e mette in comunica-zione con il piano Fisico-etereo

Centro sacrale Centro di forza posto all’altezza della IV vertebra sacrale, è corrispondente con le gonadi e mette in comunicazione con il piano Astrale inferiore

Centro solare Centro di forza posto all’altezza della VIII vertebra toracica, è corrispondente con la milza e mette in comunicazione con il pia-no Astrale superiore

Chiaroveggenza Capacità di indagare nei piani invisibili. Può essere passiva e indotta, se legata alla fase discendente dell’evoluzione, ora superata, o volontaria, attraverso l’epifisi e l’ipofisi, come anticipazione di una facoltà che in un futuro sarà conquistata da tutta l’umanità

Comunicazione Partecipazione agli altri delle conclusioni dettate dalla percezione mediata

Comunione Unione intima con il mondo nella sua totali-tà

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Consapevolezza Forza interiore che consente all’uomo di considerarsi un individuo. Può anche esse-re definita coma la coscienza obiettiva di veglia

Corpo emozionale Campo d’azione della forza astrale indivi-dualizzata. Dà al corpo fisico l’impulso a muoversi. Appartiene alla sfera lunare

Corpo fisico È la parte a noi visibile dell’uomo e degli altri regni naturali. Appartiene alla sfera saturnia

Corpo vitale Campo d’azione delle forze eteree indivi-dualizzate. Dà la vita al corpo fisico. Appar-tiene alla sfera solare

Corrente centrifuga del corpo emoziona-le

Parte costruttiva del corpo emozionale, che governa le aspirazioni ed ha sede nell’Astrale superiore

Corrente centripeta del corpo emoziona-le

Parte distruttiva del corpo emozionale, che soggiace alle passioni ed ha sede nell’Astrale inferiore

Coscienza Forza interiore che dà le sensazioni e l’impulso a muoversi nella direzione del piacere. È una facoltà dello spirito

Cristianesimo Inte-riore

I principi del Cristianesimo come matura-zione interiore e non appoggiati esclusiva-mente su autorità esterna o su reperti e ri-cerche storiche

Croce È il simbolo delle tre correnti viventi nei regni naturali della Terra

Curare Curare vuol dire prendersi cura del sinto-mo, allontanandolo per un periodo più o meno lungo

Degenerazione Caduta della facoltà generativa a livello pu-ramente fisico, con la conseguente perdita di contatto con i piani spirituali

Destino La parte dei debiti/crediti derivati dal com-portamento nelle vite precedenti, che si devono pagare/riscuotere nella vita pre-sente

Dovere In ambito spirituale è l’adeguamento spon-taneo alle leggi evolutive, senza alcun ri-guardo all’interesse personale

Elohim Nome dato alle Gerarchie Creatrici

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Epoche Suddivisioni dei periodi evolutivi. Il periodo della Terra viene suddiviso in: epoca Polare epoca Iperborea epoca Lemuriana epoca Atlantidea epoca Ariana (attuale). La prossima sarà la penultima epoca, de-nominata Sesta epoca, o Nuova Gerusa-lemme

Ereditarietà La trasmissione della qualità di natura fisi-ca, che avviene dai genitori ai figli. È ri-stretta all’ambito delle qualità fisiche

Esercizio riparatore Esercizio serale, propizio ad ottenere il perdono dei peccati

Esercizio rivelatore Concentrazione da effettuarsi di preferenza il mattino, appena svegli

Etere Sostanza la cui azione è la forza antagoni-sta dell’entropia. Sostanza componente il corpo vitale e il piano Fisico-Etereo. Nell’uomo è negativo, nella donna è positi-vo

Eva Il primo essere umano sessuato, formato dall’androgino Adamo

Evoluzione La fase ascendente propriamente detta, che inizia dalla seconda metà del periodo della Terra e si protrarrà nei futuri periodi di Giove, di Venere e di Vulcano. Scopo dell’evoluzione è la costruzione dell’anima quale alimento per lo spirito.

Fasi della Religione Lo sviluppo della Religione può suddividersi in tre fasi: - prima fase o religioni etniche, che condu-cono dall’esterno l’uomo tramite la Legge fino alla maturazione della seconda fase. Jahvè conduce questa fase dell’umanità; - seconda fase o religione universale, che porta man mano l’uomo allo sviluppo dell’Amore e della fratellanza universale. Il Cristo cosmico fa nascere dentro l’individuo il Cristo bambino, inizio dello sviluppo inte-riore;

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- terza fase o religione finale, quando tutta l’umanità sarà ri-unita nel Padre

Fede Si presta fede, provvisoriamente, in attesa di poter stabilire direttamente la verità

Fenomeno Qualsiasi movimento o effetto che avviene Figli di Caino La parte progressista dell’umanità, spinta

dalla Ragione Figli di Set La parte conservatrice dell’umanità, spinta

dalla Fede Figlio Maggior Iniziato degli Arcangeli e della sfe-

ra solare; in quanto tale ha raggiunto il piano di Dio

Fonte Origine esterna di un insegnamento Forza edenica Risiede nella colonna vertebrale ed è lo

strumento degli Angeli e di Jehovah per forgiarlo e renderlo docile alla Legge. Re-gola i nervi simpatici

Forza egoica Risiede nella colonna vertebrale e, oppo-nendosi alla forza edenica, permette all’influsso luciferico di affrancarsi dal re-gime jehovitico. Regola i nervi motori

Fuoco del Padre Risiede nella colonna vertebrale, ed è la forza che permette, tramite la rigenerazio-ne, a risalire verso la testa e utilizzare l’energia creatrice in entrambe le polarità, soppiantando la forza egoica e unendosi alla forza edenica

Generazione Facoltà di generare altri corpi Genio È lo sviluppo delle qualità individuali svi-

luppate durante tutte le vite precedenti. Riguarda l’individuo e non deriva dai geni-tori

Gerarchie creatrici Le ondate di vita che hanno preceduto quella umana dal punto di vista evolutivo. Le più prossime sono: gli Angeli, gli Arcangeli e i Principati

Gesù di Nazareth Maggior Iniziato del genere umano e della sfera terrestre. Ha dato i suoi corpi fisico e vitale al Cristo per consentirgli la Sua Mis-sione fra gli uomini

Guarire Eliminare la causa prima del male, è il ri-sultato della guarigione. Si può ottenere

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solo considerando la questione di coscienza implicita nella malattia

Idea Fa nascere le forme e le emozioni, ma non si deve confonderla con essa

Immacolata conce-zione

L’unione fra la polarità maschile e quella femminile, la ragione e l’intuizione, che produce nascita del Cristo bambino. Questa unione è definita anche il Matrimo-nio Mistico, ed è la rigenerazione che pone fine alla fase sessuata dell’evoluzione indi-viduale

Individualità La parte imperitura dell’uomo, identificabile con il Sé. È composto dello spirito della Vo-lontà, dello spirito della Saggezza e dello spirito dell’Attività

Iniziazione Via evolutiva più difficile, ma molto più ve-loce, destinata agli uomini più avanzati. Si conquista esclusivamente con il proprio comportamento

Interesse È la legge fondamentale del piano Astrale Intuizione Proviene dal Sé, dal piano dello Spirito del-

la Saggezza, e se sviluppata ha facoltà in-teriore di guida al comportamento e fun-zione conoscitiva superiore alla logica, non ricadendo nelle limitazioni spazio/temporali

Involuzione La fase discendente evolutiva lungo i pe-riodi di Saturno, del Sole, della Luna e la prima metà dell’attuale periodo della Terra. Scopo dell’involuzione è la formazione dei vari corpi

Ipnagogico Stato che si trova a metà fra quello di son-no e quello di veglia. È il momento migliore per eseguire gli esercizi spirituali

Istinto Guida indotta al comportamento, svolta dallo Spirito-gruppo. Chi è guidato dall’istinto non ha facoltà di scelta, e quindi neppure responsabilità

Jahvè Maggior Iniziato degli Angeli. Sovrintende alla conservazione della specie

Legge Si intende di solito la Legge di causa-effetto (karma). v/ la parola “Destino”

Lucifero Era il secondo più avanzato fra gli Angeli,

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dopo Jahvè. Si ribellò all’autorità di quest’ultimo perché non riuscì ad adattarsi alle nuove condizioni del periodo della Luna

Maestro Chi chiedesse solo di credere alle sue paro-le, è un maestro esterno e non fa crescere l’allievo

Malattia Conseguenza di una inosservanza della legge compiuta, per ignoranza, in prece-denza

Memoria consapevo-le

La memoria consapevole è la registrazione degli avvenimenti di una vita, alla quale la mente razionale ha accesso e dei quali è stata consapevole

Memoria inconsape-vole

Registrazione di tutto quanto ci ha circon-dato nel corso della vita, anche se a noi in-consapevole

Memoria perenne Registra tutta la nostra evoluzione Mente Campo d’azione della forza del pensiero in-

dividualizzata Miracoli Applicazione di leggi superiori a quelle sot-

to le quali siamo soliti vivere e conoscere Morte Abbandono da parte della Vita del corpo.

Prevalgono allora le forze terrestri che cau-sano la decomposizione. Il momento della morte è l’arresto cardiaco

Noumeno La Volontà e la Saggezza che stanno dietro a qualsiasi Fenomeno

Padre Maggior Iniziato dei Principati e della sfera saturnia; in quanto tale ha raggiunto il pia-no di Dio

Pensiero Sostanza componente il piano del pensiero e la mente

Percezione im-mediata

Forma di conoscenza libera dai sensi, diret-ta, in comunione con tutto ciò che esiste

Percezione mediata Forma di conoscenza del mondo derivante dalla mediazione dei sensi e dal cervello. È limitata allo spazio-tempo

Perdono dei peccati Non è in contrasto con la legge di causa-effetto, perché lo scopo di questa è l’insegnamento; se dimostriamo di avere imparato la lezione anche la legge di cau-sa-effetto non servirà più, cioè saremo

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perdonati Periodi Suddivisione principali delle fasi evolutive.

I periodi sono: periodo di Saturno periodo del Sole periodo della Luna periodo della Terra (attuale) periodo di Giove periodo di Venere periodo di Vulcano

Personalità La parte dell’uomo che è peritura, in quan-to dura una sola vita. è composta dal corpo fisico, dal corpo vitale, dal corpo emoziona-le e dalla mente

Presente Se inteso come il superamento dello spa-zio-tempo ordinario, è la porta che può farci accedere all’al-di-là

Primo Cielo Esperienza post-mortem nella quale si ri-vedono i fatti della vita trascorsa, gioendo del bene elargito agli altri nel corso della precedente vita. Avviene nel piano Astrale superiore

Principio del fuoco Ebbe inizio del periodo di Saturno Principio dell’acqua Ebbe inizio nel periodo della Luna Principio dell’aria Ebbe inizio del periodo del Sole Principio solido Iniziò nell’attuale periodo della Terra Purgatorio Esperienza post-mortem nella quale si ri-

vedono i fatti della vita trascorsa, soffren-do dei dolori causati agli altri nel corso del-la precedente vita. Avviene nel piano A-strale inferiore

Ragione Capacità conoscitiva derivata da un contat-to mediato dal cervello con la realtà circo-stante. È la fonte della logica e del pensie-ro speculativo

Regno animale È composto del corpo fisico, del corpo ete-reo e del corpo emozionale

Regno minerale È composto del solo corpo fisico Regno umano È composto del corpo fisico, del corpo ete-

reo, del corpo emozionale e della mente Regno vegetale È composto del corpo fisico e del corpo e-

tereo

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Religione Lo sviluppo della religione va di pari passo con la sensibilità delle persone alle quali si rivolge. Per il Cristianesimo Interiore rap-presenta la relazione con se stessi attra-verso un rapporto non dialettico, ma di comunione.

Respirazione consa-pevole

Esercizio spirituale da effettuarsi prima de-gli altri esercizi

Rigenerazione Recupero della facoltà creatrice spirituale, tramite la trasmutazione delle forze comu-nemente impiegate solo a livello della ge-nerazione sessuale

Sacramenti Appuntamenti rituali che scandiscono, dal punto di vista interiore, il cammino di svi-luppo interiore, con valenza sia collettiva che individuale.

Satana Classe ritardataria fra i Principati Sé La parte più elevata delle componenti

dell’uomo, coincidente con le tre ripartizio-ni dello spirito

Semiti originari Popolazione antica dalla quale sono discesi i popoli occidentali

Sessualità Fase provvisoria durante la quale le polari-tà dell’energia creatrice nell’uomo è stata scissa, per consentirgli di creare parzial-mente sia a livello fisico (tramite gli organi generatori) che a livello psichico (tramite il cervello)

Spirito L’essenza che ci dà la facoltà di dire “io” Spirito dell’Attività La terza ripartizione dello spirito. Sede

dell’Astrazione, piano di Jehovah Spirito della Saggez-za

La seconda partizione dello spirito. Sede dell’Intuizione, piano del Cristo

Spirito della Volontà La partizione più elevata dello spirito. Sede della Coscienza Universale, piano del Padre

Spirito Santo Maggior Iniziato degli Angeli e della sfera lunare; in quanto tale ha raggiunto il piano di Dio

Spirito-gruppo Insieme di entità spirituali che dirigono una specie a loro inferiore, guidandola dall’esterno

Tempio interiore Il corpo dell’uomo, abitato interiormente

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dal Sé reso consapevole, diventa il vero tempio abitato dalla Divinità interiore. L’edificazione di questo tempio, attraverso tutte le tappe, è l’oggetto del lavoro inizia-tico

Teoria della Rinasci-ta

Afferma che la vita è eterna e che l’uomo rinasce in corpi via via prefezionantisi, allo scopo di trasformare in attive le facoltà di-vine in lui latenti

Teoria Materialistica Afferma che tutto ciò che esiste è ricondu-cibile alla materia, e che la vita inizia con la nascita di un corpo e termina con la morte

Teoria Unicistica Afferma l’esistenza dell’anima oltre che del corpo, ma che la vita inizia (con l’anima) alla nascita, e che alla morte l’anima conti-nua poi indefinitamente

Vagabondaggio spi-rituale

È un vagabondo spirituale chi cambia con-tinuamente l’oggetto della sua ricerca, senza mai approfondire nulla

Vita Forza non fisica, che vince la tendenza en-tropica della materia costruendo il corpo fisico, veicolo della sua manifestazione nel piano fisico-chimico

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SOMMARIO PRESENTAZIONE 3 INTRODUZIONE 7 Parte I – UOMO FERMATI, E CONOSCI TE STESSO! L’INVISIBILE 1. La vita 13 2. La coscienza 20 3. La consapevolezza 21 4. La percezione 24 5. L’individualità e la personalità 30 MORTE E RINASCITA 1. La Teoria Materialistica 39 2. La Teoria Unicistica 41 3. La Teoria della Rinascita 43 4. Nascita e Crescita 53 LA MALATTIA E LA GUARIGIONE 1. Origine e classificazione delle malattie 55 2. L’equilibrio con l’ambiente 64 3. L’esercizio riparatore 70 Parte II – LA BIBBIA RACCONTA IN PRINCIPIO…: LA GENESI 1. Noi e la Bibbia 75 2. La Genesi e il big-bang 81 LA CREAZIONE DELLA FORMA, O L’INVOLUZIONE 1. I giorni della creazione 87 2. Il periodo della Terra 94 3. A immagine e somiglianza… 99 IL FRUTTO PROIBITO 1. Il settimo giorno 105 2. Il frutto proibito 108 3. I figli di Set e i figli di Caino 118 LA NUOVA ALLEANZA 1. La conquista dell’anima 123 2. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo 132 3. il Padre Nostro 143

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Parte III – IN CAMMINO SUL SENTIERO IL LABORATORIO INTERIORE 1. La colonna vertebrale 153 2. Il cuore, strumento di rigenerazione 158 3. La Nuova Gerusalemme 162 FISIOLOGIA OCCULTA 1. I principali centri di forza 169 2. Il Fuoco del Padre 175 IL VANGELO INTERIORE 1. L’immacolata concezione 177 2. I gradini sul sentiero 180 3. I Sacramenti: le iniziazioni rituali 190 LA VIA DELL’ASCESI 1. Condizioni particolari 195 2. Il ciclo “per annum” 197 IL NOSTRO MANIFESTO I Principi 203 La Comunità 204 GLOSSARIO 205

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