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Le ulcere agli arti inferiori Dott. L. Moro Area di Geriatria e Gerontologia

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Le ulcere agli arti inferiori

Dott. L. Moro

Area di Geriatria e Gerontologia

1) DATI EPIDEMIOLOGICI:

La prevalenza delle ulcere dell’arto inferiore aumenta in correlazione diretta con

l’età.

Le ulcere venose affliggono dall’ 1% al 3 % della popolazione anziana americana

ed europea.

Un terzo circa della popolazione adulta è affetto da IVC, di cui il 10% può andare

incontro a lesioni agli arti inferiori.

2) COSTI:

Patologia a lunga risoluzione: degenza media in Italia 30 – 32 giorni; degenza

media nell’Unione Europea 10 – 12 giorni. Una lesione complicata moltiplica da 4

a 7 volte la durata del ricovero.

La spesa per le cure di tale patologia, in Gran Bretagna, è stimata intorno al 1.3%

del budget sanitario.

3) GESTIONE:

Assenza di continuità di cura per mancanza di risorse assistenziali domiciliari.

Evidente difficoltà di gestione da parte della medicina territoriale e dei caregivers.

Il perché di un protocollo per le lesioni vascolari

presso il Centro per la Salute dell’Anziano

Malattie cutanee primitive

Vasculopatia periferica

Venosa

Arteriosa

Vasculite livedoide

Tumori (melanoma, carcinoma a

cell. Squamose)

Infezioni (ectima)

Malattie sistemiche

Gambe

Vasculite

Ematologiche

Crioglobulinemia,

criofibrinogenemia

Emboli colesterolo

Sindr. Anticorpi-Antifosfolipidi

Mani e Piedi

Fenomeno di Raynaud

Generalizzate

Pioderma Gangrenoso

Infezioni

Linfomi

Cause di ulcere cutanee

ULCERE VASCOLARI AGLI ARTI INFERIORI

<5%

70-80%

15-25%

5-15%

PATOLOGIA DETERMIN. STASI

PATOLOGIA ARTERIOSA

PATOLOGIA MISTA

ALTRE CAUSE

(VASCULITI, NEUROPATIE, INFEZIONI, DISMETABOLISMI,

EMATOLOGICHE ,TRAUMI, ONCOLOGICHE, FARMACI)

Patogenesi:

Ulcere Cutanee

Iter diagnostico

1. Inquadramento clinico anamnestico

2. Esame obiettivo

3. Indagini strumentali-laboratoristiche

- Presenza di malattie associate (metaboliche, ematologiche,

immunitarie ecc, ecc)

- Modalità di insorgenza dell’ulcera (microtraumi?)

- Condizioni igieniche (scarsa igiene personale o ambientale)

Ulcere Cutanee

1. Inquadramento clinico anamnestico

1. Inquadramento clinico anamnestico

DOLORE: presenza, entità, variazioni

Ulcera

flebostatica:

relativamente non dolente,

a meno che non sia infetta

Ulcera

arteriopatica:

dolente, varia con la

posizione e deambulazione

Ulcera vasculitica: molto dolente

Ulcera mista: variabile

Ulcere Cutanee

PRESENZA DI CONDIZIONI PEGGIORATIVE:

•Patologia ortopedica: deficit della deambulazione

•Mantenimento stazione eretta o seduta

•Obesità

•Tabagismo

•Uso di farmaci: cortisonici o immunosoppressori

•Malnutrizione

1. Inquadramento clinico anamnestico

Ulcere Cutanee

2. Esame obiettivo

Varici clinicamente evidenti

Polsi periferici

Dimensioni dell’arto

Presenza di edema

Discromie cutanee

Dermo-ipodermite

Pallore cutaneo

Cianosi

Annessi cutanei

Ulcere Cutanee

2. Esame obiettivo

Forma

Irregolare e tondeggiante = genesi venosa

Regolare a stampo = genesi arteriosa

Margini policiclici e sottominati = pioderma gangrenoso

Ulcere Cutanee

Sede

Sovrammalleolare interna: venosa

Anterolaterale: arteriosa

Piede: diabete o neuropatiche

Multiple: vasculitiche

2. Esame obiettivo

Ulcere Cutanee

Profondità

Strato dermo-ipodermico: venosa, vasculitica e linfatica

Fascia, tendini e muscoli: arteriosa

Fondo

Necrotico, Fibrina, Sanioso

2. Esame obiettivo

Ulcere Cutanee

ROC: alterazioni del ritmo, toni, pause

ROT: presenza di crepitii, quadro respiratorio

ROA: tensione addominale

EON: tono, trofismo , forza, sensibilità, deambulazione

2. Esame obiettivo generale

Ulcere Cutanee

3. Indagini strumentali-laboratoristiche

Doppler:

Indice di Winsor (ABI)

>1 normale (diabetico?)

<0.9: patologico

<0.8: bendaggio elastico

sconsigliato

<0.5: bendaggio controindicato

Ulcere Cutanee

Ecocolordoppler: gold standard

Studio basale

Mappatura Emodinamica Venosa

Reflussi non safenici, perforanti

Sottocutaneo

3. Indagini strumentali-laboratoristiche

Ulcere Cutanee

TVP IN GRAVIDANZA

Trombosi surale: dolore unilaterale al polpaccio

Trombosi femoro-poplitea: dolore inguinale o crurale irradiato alla faccia posteriore della coscia ed edema della coscia

Trombosi alta femoro-iliaca: dolore trafittivo costante in regione inguinale o in fossa iliaca ribelle agli analgesici

- flebiti pelviche

- elevato rischio embolico

Sindrome di Cockett: compressione della vena iliaca sinistra da parte dell’arteria iliaca destra

Sindrome della vena ovarica: dolore pelvico unilaterale e febbre che possono far sospettare una appendicopatia

TVP IN GRAVIDANZA

Tampone, esame colturale + antibiogramma: infezioni

batteriche, ecc

Biopsia: tumori (K basocellulare, a cellule squamose,

vasculiti melanoma)

Screening autoimmunitario: lupus eritematoso sistemico,

sindrome anticorpi-antifosfolipidi, sclerodermia,

crioglobulinemie, artrite reumatoide (FELTY syndrome,

splenomegalia e neutropenia)

Routine ematica, prove di emocoagulazione, screening

trombofilia

3. Indagini strumentali-laboratoristiche

Ulcere Cutanee

Bendaggio elastocompressivo

Foam-sclerotherapy; Flebectomia

Detersione

Sbrigliamento del letto: chirurgica (bio?, ultrasuoni,

laser), enzimatica

Gestione della colonizzazione batterica (dolore,

colore, odore, linfangite, cellulite, osteomielite)

Innesti (bio-ingegnerizzati)

Ulcere Cutanee

Trattamento

• Il protocollo U.V.A.I. utilizzato presso il Centro per la

Salute dell’Anziano rappresenta, forse, il primo passo verso

tale sistema.

• L’ulcera vascolare e’ veramente ben curata quando si puo’ disporre di un “sistema organizzato” che raggiunge la massima efficienza quando e’ fortemente integrato tra Reparto di degenza ordinaria, Ambulatorio Specialistico Angiologico, Day Hospital e Medicina del Territorio

PROTOCOLLO “U.V.A.I.”

Continuità assistenziale nella gestione delle

ULCERE VASCOLARI AGLI ARTI INFERIORI

Conclusioni:

PROTOCOLLO “U.V.A.I.”

Continuità assistenziale nella gestione delle

ULCERE VASCOLARI AGLI ARTI INFERIORI

Conclusioni:

• Le varie tipologie di trattamento sono tali e tante da richiedere esperienza nella scelta, caso per caso, del trattamento più idoneo

• Tale esperienza appartiene solo a personale (medico, infermiere, fisioterapista, caregivers) adeguatamente preparato e formato in patologia vascolare.

• Richiedere la consulenza specialistica a personale formato e preparato in gestione delle problematiche vascolari non è una diminutio capitis ma un segno di intelligenza ed attenzione al benessere del paziente

Territorio Geriatria

Angiologia

Dermatologia

Chirurgia vascolare Chirurgia plastica

Ortopedia

Chirurgia generale

Diabetologia

Una stretta collaborazione fra le diverse aree e tra gli specialisti e la medicina del territorio va a vantaggio del paziente, riduce la sofferenza, il tempo, e i costi della patologia vascolare.

Continuità assistenziale nella gestione delle

ULCERE VASCOLARI AGLI ARTI INFERIORI

Conclusioni:

L’ELASTOCOMPRESSIONE

Roma, 19/02/2010

L. Moro Area di Geriatria

Università Campus Bio-Medico, Roma

[email protected]

MASTER IN ANGIOLOGIA

XII MODULO

1) DATI EPIDEMIOLOGICI:

Le ulcere venose affliggono dall’ 1% al 3 % della popolazione anziana

americana ed europea.

Un terzo circa della popolazione adulta è affetto da IVC, di cui il 10% può

andare incontro a lesioni agli arti inferiori.

La prevalenza delle ulcere dell’arto inferiore aumenta in correlazione diretta

con l’età.

2) COSTI:

Patologia a lunga risoluzione

La spesa per le cure di tale patologia, in Gran Bretagna, è stimata intorno al

1.3% del budget sanitario.

3) GESTIONE:

Assenza di continuità di cura per mancanza di risorse assistenziali

domiciliari.

Evidente difficoltà di gestione da parte della medicina territoriale e dei

caregivers.

IL PERCHÉ DELLA COMPRESSIONE:

[email protected]

1. Agisce a livello dell'interstizio determinando un aumento del

riassorbimento dei fluidi;

2. Agisce a livello macrocircolatorio, determinando una riduzione

del calibro delle vene ed una modificazione della loro

morfologia, con conseguente aumento della velocità di flusso

ematico; in presenza di varici, agisce riducendone il calibro e

permettendo un riavvicinamento dei lembi valvolari con

riduzione dei reflussi patologici.

3. Agisce a livello muscolare, determinando una maggiore efficacia

dell'azione di pompa venosa esercitata dai muscoli del

polpaccio.

4. La compressione favorisce il distacco dei leucociti dall’endotelio

e ne impedisce l’ulteriore adesione. Si riduce inoltre anche la

filtrazione capillare ed il riassorbimento viene favorito grazie alla

maggiore pressione tissutale

LA TERAPIA COMPRESSIVA

[email protected]

ELASTICITA’:

E’ la capacità d un materiale di recuperare la lunghezza iniziale

dopo l'allungamento. In base a tale proprietà le bende vengono

classificate in:

→Anaelastiche

Sono bende non estensibili. Offrono il migliore supporto durante il

lavoro muscolare, cioè hanno un’alta pressione in attività e una

bassa pressione a riposo.

→Elastiche

1) mono-elastiche: elastiche solo in senso longitudinale

2) bi-elastiche: elastiche in senso longitudinale e trasversale

LE CARATTERISTICHE DELLE BENDE

[email protected]

ESTENSIBILITA’: la capacità del materiale di allungarsi quando

sottoposto a trazione. Essa è data del rapporto tra la lunghezza

della benda in tensione e la lunghezza della benda a riposo.

→ Corta estensibilità: estensibili dal 40 al 70%.

→ Media estensibilità: estensibili dal 70 al 140%. Presentano una

uguale pressione di riposo e di lavoro

→ Lunga estensibilità: estensibili oltre il 140%. Contengono fili di

poliuretano e materiali elastici, di conseguenza sviluppano una

elevata pressione a riposo. Per questa ragione non devono mai

essere portate durante la notte.

LE CARATTERISTICHE DELLE BENDE

[email protected]

RIGIDITA’: può essere definita come la capacità della benda ad

opporsi all’espansione del muscolo al momento della sua

contrazione. Essa dipende dal ritorno elastico proprio del

materiale usato nella sua costruzione. Più compatta (e con meno

presenza di fibre elastiche) è la trama, più corta è l’estensibilità

della benda, più aumenterà la sua rigidità. L’estensibilità però

non può essere tradotta in indicazione clinica se non viene

contemporaneamente indicato il grado di elasticità e di rigidità

della benda. Infatti vi sono delle bende che possono raggiungere

estensioni simili quando vengono applicate forze di intensità

molto diversa.

Riteniamo quindi che sia più appropriato adoperare i termini

“elastico” e “anelastico” per indicare rispettivamente bende a

forte componente elastica (a media e lunga estensibilità) e bende

a ridotta componente elastica (a corta e media estensibilità).

LE CARATTERISTICHE DELLE BENDE

La benda tesa esercita, per

mezzo della sua forza di

ritorno, una pressione sul

tessuto bendato, anche

quando il muscolo è

rilassato.

Agisce quando l’arto è a

riposo con conseguente

diminuzione del tono

muscolare. E’ determinata

dalla memoria elastica della

benda: più estendibile è la

benda, maggiore è la

pressione di riposo.

PRESSIONE DI RIPOSO

[email protected]

Durante la deambulazione

un bendaggio

confezionato con bende a

corta estensibilità, offre

una certa resistenza alla

distensione generata dalla

sistole muscolare

(contrazione muscoli del

polpaccio e della coscia)

producendo una pressione

sui tessuti molli dell’arto

detta pressione di lavoro.

PRESSIONE DI LAVORO

[email protected]

Il bendaggio deve essere eseguito con una corretta posizione

dell’arto (il piede va tenuto a 90°)

Il bendaggio deve essere fissato saldamente ma senza impedire il

movimento. E’ molto importante includere il tallone nella fasciatura

per evitare l’effetto emostatico della caviglia con conseguente edema

del piede.

Bisogna eseguire una eventuale protezione delle aree a rischio

(cresta tibiale, tendini estensori, tendine achilleo, devono essere

protetti da eventuali danni del bendaggio) e protezione della cute

(soprattutto nell’anziano e in caso di edema imponente).

Possedere una elevata tollerabilità per il paziente. Il bendaggio

deve essere portato sia durante il giorno (deve quindi non ostacolare

la deambulazione che, anzi, va stimolata per favorire l'efficacia del

bendaggio), che durante la notte (non deve quindi arrecare disturbo

al sonno).

APPLICAZIONE DEL BENDAGGIO

[email protected]

APPLICAZIONE DEL BENDAGGIO

[email protected]

I problemi pratici di applicazione dei

bendaggi e quindi della loro efficacia

sono sostanzialmente rappresentati

dalla manualità dell’operatore e dalla

scelta del materiale adatto.

APPLICAZIONE DEL BENDAGGIO

[email protected]

CONTROINDICAZIONI

Arteriopatie severe

Insufficienza cardiaca grave

Intolleranza o allergia cutanea (relativa)

Infezioni batteriche locali acute (relativa)

[email protected]

Sicuramente la decongestione di un arto

linfedematoso non puo’ prescindere dall’uso della

terapia elastocompressiva.

I risultati pero’, talvolta eccezionali, non sempre si

possono ottenere con il solo bendaggio.

La necessaria integrazione con altre forme

terapeutiche (terapia medica, terapia decongestiva

manuale combinata) garantisce risultati migliori.

La prescrizione e l’uso di un idoneo tutore

elastocontenitivo permette il mantenimento, e talvolta

l’ulteriore miglioramento, dei risultati ottenuti.

CONCLUSIONI

[email protected]

CONCLUSIONI

L’elastocompressione e’ un pilastro della

flebologia e della linfologia.

Il medico deve sempre valutare il paziente per

considerare indicazioni e controindicazioni.

La prescrizione di un bendaggio o di un tutore

elastocontenitivo deve essere fatta dal medico.

Il bendaggio puo’ essere confezionato anche da

altro personale sanitario, dopo adeguato training

formativo; a mio avviso sempre e soltanto sotto la

supervisione del medico.

[email protected]