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Criteri di sicurezza antincendio per i luoghi di culto Autore Mario Abate Ispettore Antincendi – VV.F. Milano Fabiano Rinaldi C.E.O.- Chief Executive Officer - Gruppo SILAQ L'incendio della storica parrocchiale di Cavalese (Trento) risalente al XII secolo, in cui è andato completamente distrutto il tetto ligneo con ingenti danni materiali e sono state messe a repentaglio opere d'arte di inestimabile valore, conferma ancora una volta come il tema della sicurezza antincendio delle chiese e dei luoghi di culto in generale non sia sufficientemente all'attenzione delle parti interessate. Eppure si tratta edifici a grande diffusione sul territorio nazionale, spesso di rilevante valore storico architettonico, ove sono custodite importanti opere d'arte o che comunque rappresentano per le comunità locali un luogo della memoria con i lori secoli di storia e di fede. Una riflessione sembra pertanto necessaria. Nelle considerazioni che seguono si intendono evidenziare non tanto gli aspetti giuridico-normativi, quanto piuttosto si vuole tracciare un quadro sintetico e non esaustivo delle principali problematiche di sicurezza antincendio per tali luoghi. Seguendo una filosofia ormai collaudata, occorre innanzi tutto focalizzare l'attenzione sulle misure di tipo preventivo affinché sia evitato, per quanto possibile, che un incendio si possa sviluppare. Tale strategia, valida per qualsiasi attività, riveste naturalmente nel caso dei beni culturali una valenza particolare se si tiene conto del fatto che sia gli edifici pregevoli per arte e storia sia le opere in essi custoditi, sono patrimonio, non riproducibile, appartenente all'intera collettività. Tra le misure di prevenzione si possono annoverare gli impianti elettrici e termici realizzati a regola d'arte e mantenuti in perfetta efficienza prevedendo periodici interventi di controllo e manutenzione. Può accadere che negli edifici di culto gli impianti elettrici risalgano a diversi decenni fa, sottodimensionati rispetto alle esigenze più recenti soprattutto di illuminazione e di riscaldamento tramite apparecchi a funzionamento elettrico; hanno in alcuni casi subito nel corso degli anni modifiche e rimaneggiamenti eseguiti da personale non qualificato, che ha operato utilizzando materiali economici o riadattati. Ciò spiega perchè ancora un discreto numero di incendi è attribuibile a cause di origine elettrica riconducibili sia alla parte impiantistica (corto circuito, surriscaldamento, scintille, installazioni provvisorie, sovraccarico, ecc.) che agli apparecchi utilizzatori (uso improprio, apparecchi difettosi, lampade e lampadine poste a distanze troppo ravvicinate da materiali facilmente combustibili, ecc.). Analogamente anche gli impianti di riscaldamento che, non previsti in origine, sempre più frequentemente vanno diffondendosi nelle zone con clima più rigido, possono rappresentare fonti di pericolo ai fini della sicurezza antincendio anche perché spesso non vengono installati impianti fissi, bensì si ricorre a stufe elettriche o alimentate con bombole di G.P.L. con tutte le aggravanti del caso. Sempre tra le misure di prevenzione, occorre ricordare un elemento di rischio specifico che caratterizza le chiese ossia le candele votive che, sebbene spesso siano state sostituite da più sicure lampadine a funzionamento elettrico, ancora sopravvivono specie nelle piccole comunità. E' chiaro che la presenza di fiamme libere che ardono per diverse ore, peraltro in luoghi poco controllati, andrebbe senz'altro evitata o al più limitata ad uno spazio apposito, privo di materiali combustibili nelle vicinanze e sorvegliato. Infine benché normalmente si tratti di ambienti con un modesto carico di incendio, deve essere prestata attenzione nel non accumulare in luoghi non adatti materiali di scarto o sostanze infiammabili necessarie per le pulizie o per lavori di restauro o manutenzione. Una valutazione dei rischi di incendio nelle chiese, seppure schematica e del tutto qualitativa, non può trascurare l'obiettivo primario della prevenzione incendi rappresentato dalla sicurezza degli occupanti. I luoghi di culto sono ambienti in cui suole verificarsi un notevole affollamento di persone, specie in occasione di particolari funzioni religiose, persone delle quali bisogna garantire la possibilità di evacuazione in caso di emergenza. Peraltro la popolazione che frequenta le chiese è caratterizzata da una percentuale superiore alla media di persone con una maggiore vulnerabilità fisica e/o psico-motoria quali anziani, ammalati, persone con ridotte o impedite capacità motorie o sensoriali, bambini, ecc. Bisogna anche considerare che, a differenza di quanto avviene in altre attività con presenza di pubblico, nei luoghi di culto non è disponibile un piano di emergenza né tanto meno personale appositamente

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Page 1: Criteri di sicurezza antincendio per i luoghi di culto · Criteri di sicurezza antincendio per i luoghi di culto Autore Mario Abate Ispettore Antincendi – VV.F. Milano Fabiano Rinaldi

Criteri di sicurezza antincendio per i luoghi di culto Autore Mario Abate

Ispettore Antincendi – VV.F. Milano

Fabiano Rinaldi C.E.O.- Chief Executive Officer - Gruppo SILAQ

L'incendio della storica parrocchiale di Cavalese (Trento) risalente al XII secolo, in cui è andato completamente distrutto il tetto ligneo con ingenti danni materiali e sono state messe a repentaglio opere d'arte di inestimabile valore, conferma ancora una volta come il tema della sicurezza antincendio delle chiese e dei luoghi di culto in generale non sia sufficientemente all'attenzione delle parti interessate. Eppure si tratta edifici a grande diffusione sul territorio nazionale, spesso di rilevante valore storico architettonico, ove sono custodite importanti opere d'arte o che comunque rappresentano per le comunità locali un luogo della memoria con i lori secoli di storia e di fede. Una riflessione sembra pertanto necessaria. Nelle considerazioni che seguono si intendono evidenziare non tanto gli aspetti giuridico-normativi, quanto piuttosto si vuole tracciare un quadro sintetico e non esaustivo delle principali problematiche di sicurezza antincendio per tali luoghi. Seguendo una filosofia ormai collaudata, occorre innanzi tutto focalizzare l'attenzione sulle misure di tipo preventivo affinché sia evitato, per quanto possibile, che un incendio si possa sviluppare. Tale strategia, valida per qualsiasi attività, riveste naturalmente nel caso dei beni culturali una valenza particolare se si tiene conto del fatto che sia gli edifici pregevoli per arte e storia sia le opere in essi custoditi, sono patrimonio, non riproducibile, appartenente all'intera collettività. Tra le misure di prevenzione si possono annoverare gli impianti elettrici e termici realizzati a regola d'arte e mantenuti in perfetta efficienza prevedendo periodici interventi di controllo e manutenzione. Può accadere che negli edifici di culto gli impianti elettrici risalgano a diversi decenni fa, sottodimensionati rispetto alle esigenze più recenti soprattutto di illuminazione e di riscaldamento tramite apparecchi a funzionamento elettrico; hanno in alcuni casi subito nel corso degli anni modifiche e rimaneggiamenti eseguiti da personale non qualificato, che ha operato utilizzando materiali economici o riadattati. Ciò spiega perchè ancora un discreto numero di incendi è attribuibile a cause di origine elettrica riconducibili sia alla parte impiantistica (corto circuito, surriscaldamento, scintille, installazioni provvisorie, sovraccarico, ecc.) che agli apparecchi utilizzatori (uso improprio, apparecchi difettosi, lampade e lampadine poste a distanze troppo ravvicinate da materiali facilmente combustibili, ecc.). Analogamente anche gli impianti di riscaldamento che, non previsti in origine, sempre più frequentemente vanno diffondendosi nelle zone con clima più rigido, possono rappresentare fonti di pericolo ai fini della sicurezza antincendio anche perché spesso non vengono installati impianti fissi, bensì si ricorre a stufe elettriche o alimentate con bombole di G.P.L. con tutte le aggravanti del caso. Sempre tra le misure di prevenzione, occorre ricordare un elemento di rischio specifico che caratterizza le chiese ossia le candele votive che, sebbene spesso siano state sostituite da più sicure lampadine a funzionamento elettrico, ancora sopravvivono specie nelle piccole comunità. E' chiaro che la presenza di fiamme libere che ardono per diverse ore, peraltro in luoghi poco controllati, andrebbe senz'altro evitata o al più limitata ad uno spazio apposito, privo di materiali combustibili nelle vicinanze e sorvegliato. Infine benché normalmente si tratti di ambienti con un modesto carico di incendio, deve essere prestata attenzione nel non accumulare in luoghi non adatti materiali di scarto o sostanze infiammabili necessarie per le pulizie o per lavori di restauro o manutenzione. Una valutazione dei rischi di incendio nelle chiese, seppure schematica e del tutto qualitativa, non può trascurare l'obiettivo primario della prevenzione incendi rappresentato dalla sicurezza degli occupanti. I luoghi di culto sono ambienti in cui suole verificarsi un notevole affollamento di persone, specie in occasione di particolari funzioni religiose, persone delle quali bisogna garantire la possibilità di evacuazione in caso di emergenza. Peraltro la popolazione che frequenta le chiese è caratterizzata da una percentuale superiore alla media di persone con una maggiore vulnerabilità fisica e/o psico-motoria quali anziani, ammalati, persone con ridotte o impedite capacità motorie o sensoriali, bambini, ecc. Bisogna anche considerare che, a differenza di quanto avviene in altre attività con presenza di pubblico, nei luoghi di culto non è disponibile un piano di emergenza né tanto meno personale appositamente

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addestrato per la lotta antincendio e l'assistenza all'esodo delle persone bisognose. Pertanto, anche se non si tratta propriamente di luoghi di lavoro, è in ogni caso opportuno dare attuazione ai criteri generali di sicurezza per le vie di uscita previsti dall'allegato III al decreto interministeriale 10 marzo 1998 e che possono riassumersi nei seguenti provvedimenti:

• disporre almeno di due vie di uscita alternative; • prevedere percorsi di esodo di lunghezza non superiore a 45 metri; • evitare zone a "cul de sac" o comunque limitare il percorso unidirezionale a 12-15 metri; • mantenere le vie di uscita sempre disponibili per l'uso e libere da ostruzioni; • accertare che ogni porta sul percorso di uscita sia apribile facilmente ed immediatamente dalle

persone in fuga; • calcolare/verificare la larghezza complessiva delle uscite considerando una capacità di deflusso

(numero di persone che si assume possano defluire attraverso una uscita di "modulo uno" assunta pari a 0,60 metri) di 50 persone/modulo.

Strettamente connessi con le problematiche dell'evacuazione sono gli aspetti della segnaletica e dell'illuminazione di sicurezza che dovrebbero conseguire l'obiettivo di salvaguardare l'incolumità dei presenti consentendone un sicuro sfollamento mediante l'immediata individuazione dei percorsi di esodo (anche alternativi a quello principale) pure in assenza dell'illuminazione naturale e/o ordinaria; tuttavia difficilmente è possibile riscontrare l'attuazione di tali provvedimenti negli edifici in esame. Nelle attività a rischio di incendio la compartimentazione costituisce una delle principali misure di protezione passiva che però non è proponibile nel caso delle chiese essendo le stesse caratterizzate proprio da grandi superfici e notevoli altezze (quest'ultime costituiscono un fattore positivo ritardando la stratificazione dei fumi ad altezze pericolose per le persone). Anche con le limitazioni sopra ricordate è tuttavia auspicabile la compartimentazione, nell'ambito dei complessi religiosi, di alcune aree a rischio specifico come i locali di deposito di materiali vari combustibili (sedie, scanni, candele, addobbi, ecc.), le centrali termiche, gli archivi ove sono conservati documenti cartacei, ecc. E' inoltre raccomandabile che anche gli alloggi dei religiosi comunichino con la chiesa tramite serramenti resistenti al fuoco. La gran parte dei luoghi di culto è sprovvista di qualsivoglia attrezzatura e/o impianto di estinzione degli incendi. E' invece necessario che siano presenti almeno un congruo numero di estintori (ancora una volta può essere buona regola seguire le indicazioni del D.M. 10 marzo 1998 - allegato V) avendo cura di individuare agenti estinguenti compatibili con i materiali da proteggere. Occorre infatti tenere presente che le polveri e gli estinguenti a base di acqua potrebbero danneggiare le opere d'arte in modo irreparabile al pari delle fiamme. Nel caso dei beni culturali, dunque, oltre agli incendi anche le operazioni di spegnimento possono pregiudicarne la conservazione. Due situazioni occasionali in cui il rischio di incendio è particolarmente elevato sono rappresentate dall'esecuzione di lavori di restauro e manutenzione e dagli allestimenti temporanei. Nel primo caso l'utilizzo e il deposito di materiali combustibili e infiammabili (legname, bombole di G.P.L. e di acetilene, collanti, solventi, vernici, materiali di scarto, ecc.), l'esecuzione di lavori a caldo o a fiamma libera (sverniciatura a caldo, saldatura, taglio alla fiamma, applicazione di guaine catramate o manti bituminosi, ecc.) e la presenza di maestranze estranee, comporta un evidente incremento dei rischi di incendio che deve essere opportunamente valutato e mitigato con idonee misure sia preventive che gestionali. Non è superfluo rammentare che incendi di vaste proporzioni si sono verificati durante i lavori di ristrutturazione di edifici, interessando, in particolare, le coperture e le strutture lignee. Le decorazioni installate in occasioni di ricorrenze festive, quali festoni di carta o di tessuto, drappi, tendaggi, allestimento di presepi, addobbi vari, possono costituire un serio pericolo di incendio. L'utilizzo indiscriminato di materiali facilmente combustibili e non classificati ai fini della reazione al fuoco non può essere consentito soprattutto lungo le vie di esodo. Le attrezzature di illuminazione decorative, come quelle impiegate nei presepi, dovrebbero essere utilizzate dopo un controllo preventivo per accertarsi che siano in perfette condizioni di sicurezza. In nessun caso devono essere utilizzate come decorazioni, candele o altri sistemi a fiamma libera. Anche le piante artificiali devono essere utilizzate solamente se realizzate con materiali non pericolosi per la sicurezza antincendio. In ogni caso le piante artificiali non devono essere installate vicino a luci, apparecchi di riscaldamento o altre sorgenti di ignizione.

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Infine è doveroso un accenno agli incendi di natura dolosa o volontaria che secondo le statistiche sono, insieme a quelli di origine elettrica, i più frequenti e sovente anche i più distruttivi. Un incendio doloso può essere attuato come atto vandalico o dimostrativo, oppure per vendetta o per distruggere le prove di un altro crimine. Occorre considerare, come criterio a valenza generale, che l'applicazione della normativa e dei principi generali di prevenzione incendi non si prefigge come scopo primario la protezione dei beni nei confronti degli incendi di natura dolosa. Tuttavia si ritiene che tale evento debba essere preso in considerazione nella valutazione del rischio di incendio di ciascuna specifica attività. E' d'altra parte indubbio che le misure di prevenzione, protezione ed esercizio messe in atto per rispondere ai primari obiettivi della sicurezza antincendio (salvaguardia della vita umana e tutela dei beni e dell'ambiente), svolgono un ruolo fondamentale anche nei confronti del rischio di incendi dolosi. Si tratterà ovviamente di integrare questi provvedimenti con sistemi di sicurezza antintrusione capaci di scongiurare possibili atti dolosi ricordando che il controllo degli ambienti e la vigilanza devono costituire una regola fondamentale in quanto laddove la gente non può andare, non può causare un incendio. Il difficile sta nel contemperare tali misure con il principio del libero accesso ai luoghi di preghiera da parte dei fedeli. In conclusione si vuole sottolineare la grande importanza non solo artistica e culturale ma anche simbolica dei molti luoghi della fede di particolare pregio che rendono straordinariamente ricco di testimonianze religiose il territorio del nostro Paese e la conseguente necessità di preservarli anche dal rischio di incendio nella consapevolezza che nessuna, per quanto costosa, opera di parziale o totale ricostruzione potrebbe restituire il patrimonio andato distrutto dalle fiamme.