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1 Appunti relativi all’incontro sulla CRISI ECONOMICA, POLITICA, SOCIALE, RELIGIOSA COME L’HA VISSUTA GESU’ COME LA POSSIAMO VIVERE NOI con TEA FRIGERIO Presso il Seminario Maggiore di Trento Trento 14-15-16 settembre 2012 La presente dispensa è stata realizzata assemblando diversi appunti di persone che hanno partecipato all’incontro, ma non è da considerarsi esaustiva. Alcuni parti sono mancanti o incomplete.

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Appunti

relativi all’incontro sulla

CRISI ECONOMICA, POLITICA, SOCIALE, RELIGIOSA COME L’HA VISSUTA GESU’

COME LA POSSIAMO VIVERE NOI

con TEA FRIGERIO

Presso il Seminario Maggiore di Trento

Trento 14-15-16 settembre 2012

La presente dispensa è stata realizzata assemblando diversi appunti di persone che hanno partecipato all’incontro, ma non è da considerarsi esaustiva. Alcuni parti sono mancanti o incomplete.

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INVITO

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Venerdì sera 14 settembre

Spiritualità:

Mantra: Eu sou luz

La candela passa di mano in mano come presenza dello Spirito

Attività:

Riferendoci alla crisi economica, sociale, politica e religiosa ai tempi di Gesù dobbiamo

analizzare come l’ha vissuta Gesù, Gesù di Nazareth, l’uomo storico. Quando diciamo

Gesù Cristo proclamiamo il Gesù della fede post pasquale.

Introduzione: Se vogliamo conoscere davvero Gesù e ciò che ha fatto e detto, risposta alla

situazione reale del suo tempo dobbiamo cercarlo nella sua storicità. Nel ricercare la

sua umanità non escludiamo la sua divinità. Ricordiamo che professiamo che Gesù è

vero Uomo e vero Dio.

Quando diciamo “Gesù” dobbiamo essere coscienti che vogliamo riflettere sull’uomo

storico Gesù di Nazareth, l’uomo che è vissuto in un certo periodo della storia,

immerso nella sua cultura, che risponde ai fatti che accadono nel suo tempo e nella sua

vita.

Quando diciamo “Gesù” dobbiamo essere coscienti che ci riferiamo all’Uomo storico, al

Gesù di Nazareth…

Quando affermiamo che questo Gesù è il Cristo, Gesù Cristo proclamiamo il titolo

messianico che le comunità post pasquale, nella riflessione di fede hanno attribuito a

Gesù di Nazareth.

GESU’ DI NAZARETH GESU’ CRISTO

Storico

Umano

Umiliato

incarnazione

Fede

Elevato

Glorificato

Divino

Le comunità cristiane nella riflessione di fede, dopo l’evento pasquale, proclamano che

Gesù di Nazareth è il Cristo, il Messia, l’inviato di Dio. Più tardi sarà proclamato figlio

di Dio. Questo cammino di fede nell’Uomo Gesù di Nazareth, porterà alla

proclamazione del dogma: Gesù vero Uomo e vero Dio; il Mistero dell’Incarnazione.

Cristo è il titolo che le comunità, nate dopo la sua morte e resurrezione, danno a Gesù.

Il riconoscimento della sua divinità è frutto della riflessione, guidata dallo Spirito,

che valuta il suo operato, le sue parole, i gesti che ha compiuto e lo riconosce tale

confrontandolo con ciò che era stato promesso nel Primo Testamento e lo riconosce

come Figlio di Dio.

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E' molto importante “spogliare” Gesù della sua divinità per conoscerne il cammino

storico; è necessario dunque cercare in Gesù di Nazareth dei vangeli la realtà storica

per poi dopo riconoscere e accogliere la sua divinità. In questo processo non si nega la

Divinità, si vive pienamente il Mistero dell’Incarnazione: vero Uomo, vero Dio.

Questo atteggiamento non è un esercizio di studio ma un processo che cambia il

rapporto con la storia che stiamo vivendo noi stessi. Dalla conoscenza più accurata del

Gesù storico ne deriva una diversa cristologia, teologia, ecclesiologia e pastorale.

Sapendo cosa Gesù ha risposto nel suo tempo alle situazioni che si presentavano

concretamente possiamo intuire cosa risponderebbe alle situazioni della nostra storia

e possiamo esserne ispirati. E’ un cammino di vero discepolato di Gesù di Nazareth, il

Cristo.

Nelle riflessioni teologiche, a tutti i livelli, Gesù normalmente è considerato solo Dio.

E' necessario che prima di accogliere la resurrezione, prova inconfutabile della

divinità di Gesù, si comprenda l'uomo, l’uomo che sarà crocefisso e il perché sarà

crocefisso.

Riconoscere Gesù solo come Dio (anche se a parole si conferma di essersi presentato

come un uomo comune) è un errore teologico e crea arroganza e superiorità nei

confronti delle altre confessioni religiose e laiche rendendo difficile se non

impossibile il dialogo.

In che modo leggere i vangeli? Analizzeremo ora due parti del vangelo di Marco per percepire

il Gesù storico e la riflessione di fede della comunità:

Mc 1, 21-28

Mt 15,21-28

I vangeli sono frutto delle riflessione di persone che, dopo la morte e la resurrezione

di Gesù, hanno iniziato un cammino comune (movimento di Gesù) e si interrogano su

come essere fedeli , suoi discepoli autentici. Gli interrogativi che si pongono si

infittiscono mano a mano che ci si allontana dai fatti, muoiono coloro che hanno

conosciuto Gesù e il movimento si espande dalla Galilea in Siria, Asia Minore, Grecia

(studi recenti parlano di comunità in Etiopia, Egitto, Cartagine ).

Le comunità si chiedono come essere fedeli a Gesù di Nazareth a partire dalla propria

realtà e da queste idee e testimonianze nascono i Vangeli che raccontano fatti storici

(pochi) e riflessioni teologiche (molte) degli aderenti al movimento di Gesù.

Marco è il vangelo più antico e più vicino ai fatti storici

Leggiamo Mc 1,21-28

situazione storica:

Gesù in sinagoga;

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spirito impuro: non poteva essere un ammalato perché non gli sarebbe stato permesso

entrare in sinagoga;

lo spirito impuro sostiene che Gesù è venuto a rovinare: che cosa? L'uso prevaricatore

che si faceva della Legge

riflessione: cosa fa Gesù

parla della legge come liberazione;

libera da uno spirito impuro cioè da chi usando la Legge sottomette invece di liberare.

Riflessione della comunità di Marco:

Forse possiamo intravvedere che qualcuno nella comunità cercava di usare la legge per

opprimere; la comunità si chiede cosa aveva fatto Gesù di fronte ad una situazione

analoga. Gesù libera dallo spirito impuro identificato nella manipolazione della legge

fatta dai dottori della Legge, Scribi e Farisei che perciò usano la legge per opprimere.

Gesù è liberatore (Che è mai questo? Un insegnamento nuovo dato con autorità.

Comanda persino agli spiriti impuri e questi gli obbediscono!) La conclusione che

traggono è quella di fare attenzione a come si usa la Legge.

Nota: Le comunità antiche come quelle odierne si chiedono quali sono le parole che Gesù ha

davvero pronunciato riportate nei testi degli evangelisti. Un criterio di autenticità

risiede nella multipla testimonianza. Ad esempio: il testo di Lc 16, 13 è presente in

Mt 6, 24, nella Fonte Q (Quelle) e Apocrifo Tommaso, queste quattro testimonianze

riportano ad esempio la stessa frase per cui è ben probabile che siano parole dette

veramente da Gesù.

Per quanto riguarda il testo riguardante la cananea, il testo di Marco che è la fonte

più antica ha delle aggiunte in Matteo: possiamo pensare che la situazione della

comunità di Matteo esigeva una ulteriore riflessione, ad esempio l’apertura ai pagani.

In Mc 7,24-30 la problematica è il pane; in Mt 15, 21-28 la comunità si chiede se Gesù

è venuto solo per Israele o per l’umanità intera. Nel testo si nota che Gesù stesso ha

fatto un cambiamento; Gesù sviluppa il suo percorso nello svolgersi della sua vita in

base anche agli incontri che fa. Agisce da uomo che cambia influenzato da ciò che vive.

Ad esempio l’incontro con la donna cananea.

Anche noi se guardiamo al percorso umano di Gesù di Nazareth lo possiamo sentire

come un fratello che vive il presente e da esso si fa interrogare per dare le adeguate

risposte.

Questo tipo approccio a Gesù ci permette di fare lo stesso percorso.

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GESU’ di Nazareth

morte resurrezione

prime comunità

vita 30, 33

Risposta oggi

Le comunità fanno memoria del Gesù storico partendo dalla resurrezione e

attraverso la riflessione su ciò che Gesù ha fatto e detto ricavano le risposte alle loro

domande, alle domande sulla loro situazione.

Nel Libro degli Atti si definisce l'azione di Gesù e la conseguenza storica:

1) Passò facendo il bene

2) per questo è stato crocefisso

3) il Padre lo ha riportato in vita

Nel credere comune la fede occupa più l'intelletto che non la persona nella sua

totalità. Giovanni usa il verbo “credere” che significhi una modalità di stare nella

storia come uomini e donne.

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Sabato 15 settembre

Spiritualità:

Mantra: O Deus de amor

E’ stata fatta memoria della sera precedente per aggiornare le persone nuove

arrivate.

Attività:

Trovare una parola per ogni aspetto: economico, politico, sociale, religioso che

definisca la crisi come la senti (personale).

Il lavoro prosegue raccogliendo tutte le nostre parole sulla situazione attuale, dal

punto di vista economico, politico, sociale, religioso.

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Ognuno ha espresso come risulta dalla foto la propria parola.

Si evidenzia una netta percezione di crisi come situazione disperata e negativa.

Riflessione sulla parola “crisi”: lettura di un breve brano, tratto da un libro di

Albert Einstein scritto nel 1931 in piena crisi economico-sociale.

“Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare sempre le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “superato”. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle azioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d'uscita. Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa che è la tragedia di non lottare per superarla”. Tratto da “IL MONDO COME IO LO VEDO”

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La parola crisi significa cambiamento, opportunità. Riconoscere questo è un primo

passo per non entrare nella logica del negativo. Riconoscere alla parola la sua forza e

ricchezza e costruire un linguaggio che smuova dall'apatia e dalla negatività. La crisi

fa parte della vita ed è necessaria perché ci sia il cambiamento.

Gesù davanti alle crisi non ci dà delle regole ma delle luci che illuminano il nostro

cammino quotidiano.

Pensando alla crisi economica, politica, sociale, religiosa che cosa ricordiamo della

possibile crisi al tempo di Gesù?

Sono stati fatti cinque gruppi ognuno aveva da approfondire dei testi biblici:

gruppo 1 Mc 1,16-20 e Mc 5,1-17

gruppo 2 Lc 3, 10-14 e Lc 11, 37-44

gruppo 3 Mt 4, 23-25 e Mt 9, 35-36

gruppo 4 Mt 20, 1-16 e Mt 16, 5-6. 11

gruppo 5 Lc 16

Lavoro nei gruppi: individuare la situazione storico, politico, sociale, religiosa

presente nel testo e vissuta al tempo di Gesù.

Gruppo 1: Mc 1, 16-20 e Mc 5, 1-17

Pescatori: economia familiare anche fiorente ma professione poco prestigiosa. Gesù

probabilmente esercita il suo ruolo di carpentiere. Situazione di grande sofferenza

nel popolo, presenza di malattie.

Gli allevatori di porci lavorano per i romani, per la popolazione obbligo di mantenere i

soldati.

Gruppo 2: Lc 3, 10-14 e Lc 11, 37-44

Politica di oppressione con eccessivi tributi, ingiustizia sociale, abuso di potere.

Giovanni parla di castigo per chi pratica l'oppressione;

socialmente mancanza di solidarietà (rispetto al passato). L'elemosina non è giustizia.

Gruppo 3: Mt 4, 23-25 e Mt 9, 35-36

Ancora oppressione che si manifesta nella malattia.

Gruppo 4: Mt 20, 1-16 e Mt 16, 5-6.11

Farisei, sadducei, benestanti impoveriscono il popolo rendendo le condizioni di vita

impossibili; parabola del padrone della vigna: latifondista che assolda i braccianti

(probabilmente tali per aver perso la terra a causa delle imposte); il padrone decide

come crede e la solidarietà non c'è più.

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Gruppo 5: Lc 16

struttura sociale: clientelismo e oppressione

Osservazioni: I lavori dei 5 gruppi evidenziano una situazione sociale di grande oppressione: la

dominazione romana con il compiacimento del potere politico locale (erodiani) crea

clientelismo e sfruttamento.

Nei vangeli sinottici si evidenzia come la gran parte del ministero di Gesù si svolge in

Galilea. Questo perché Gesù è galileo e perché la tradizione e il ricordo della vita

tribale è più vitale qui che in Giudea e quindi è più necessaria la liberazione.

Gesù non entra nelle grandi città (Cesarea, Tiberiade, Seforis) perché città elleniche

organizzate secondo uno schema di ingiustizia sociale con sfruttamento per poter

realizzare palazzi e decorazioni. L'impoverimento crea banditismo, schiavitù e

clientelismo; le terre confiscate ai chi non riesce a pagare le tasse, sono date agli

amministratori.

Secondo la tradizione ebraica la terra è dono di Dio per gli uomini. La dominazione

romana interrompe questo concetto e Gesù presenta un nuovo concetto del vivere e

amministrare i beni datici da Dio che è la solidarietà reciproca.

Al tempo di Gesù esistevano tre strutture oppressive:

1. romana: domina, tributi, manutenzione delle truppe, controllo economico

totale.

2. di Erode Antipa: perdita della terra dei contadini (ricco della parabola è la

figura di Erode Antipa). Gesù vede la popolazione impoverita: i banditi che

vivono sulle montagne, i poveri venduti come schiavi.

3. socio-religiosa: serie di dettami venuti dall’interpretazione impositiva delle

leggi che hanno favorito la mancanza di libertà interiore che ha provocato

l’egoismo e la concentrazione. Gesù propone la solidarietà reciproca.

Gesù critica l'elemosina perché è la base del clientelismo e del servilismo e parla di

giustizia riferendosi al primo testamento:

Abramo: terra per tutti

Mosè : liberazione dalla schiavitù

profeti : giustizia

Gesù utilizza la comune conoscenza dei testi orali per ribadire che la Legge è per la

giustizia e condanna chi attraverso la legge compie dei soprusi.

Quando Gesù parla la gente capisce ciò che vuole dire e quanti ascoltano applicano alla

propria vita reale quanto Gesù comunica poiché conoscono i nomi degli oppressori.

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Come Gesù ha risposto alla crisi del suo tempo; quale cammino intraprende e

quale memoria del primo testamento lo illumina?

Testi del vangelo da analizzare nei vari gruppi:

gruppo 1 Mc 6,30-44

gruppo 2 Mc 10,17-45

gruppo 3 Mt 5,20-48

gruppo 4 Lc 19,11-27

gruppo 5 Lc 7,1-30

Gesù realizza la sua predicazione fedele alla memoria del Primo Testamento e nella

memoria popolare a riguardo della resistenza. Gesù con il linguaggio popolare, l’uso di

parabole innestato nella memoria storica dell’antica alleanza, la sua proposta di vita

vuole formare le coscienze, proporre una logica alternativa di relazioni.

Gesù davanti alla legge, usata per dominare chiede la nonviolenza: quando questa è

usata per legittimare il potere diventa scandalo, dimostra che è un pericolo per la vita

degli altri.

I Vangeli sono nati dall'esperienza delle comunità, dei singoli che si trovano e si

confrontano con la persona, la vita, e la memoria di Gesù .

I Vangeli tal volta sono incongrui; una frase nega l'altra perché sono scritti a più mani

e riflettono esperienze diverse e in tempi diversi.

Viene fatto l'esempio del cardinal Martini: lo si può comprendere e conoscere se si

conosce il contesto socio-culturale nel quale è nato e si è formato. Anche per Gesù

dobbiamo usare lo stesso criterio se non vogliamo mistificare ciò che ha detto e fatto.

Gesù:

momento storico

valori, idee, tradizioni del popolo ebraico

come Galileo vive le utopie in modo radicale

scelte che lo conducono alla morte

la croce è la conseguenza logica delle scelte di vita

La sua vita così come l'ha vissuta non poteva portare ad altra conclusione diversa dalla

morte in croce. La sua è una scelta nonviolenta di condurre la lotta in base al suo

convincimento che Dio è amore.

Leone Magno: Gesù era così profondamente umano che non poteva non essere Dio.

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Dal lavoro dei gruppi e dalla riflessione comune è risultato che Gesù ha fatto

riferimento a Esodo 16, 2Re 4, Eliseo, Esodo 18, Geremia, Ezechiele.

Domenica 16 settembre

Spiritualità:

Mantra: O Deus de amor

Abbiamo iniziato con un momento di riflessione per individuare una parola che

sintetizzasse la riflessione di ieri per poi scriverla sulla lavagna.

Con le parole scritte si è formata una frase senza aggiungere altre parole ma solo

articoli, congiunzioni… .

La frase è la seguente:

SCOMBUSSOLATO!? Ma a PICCOLI PASSI con AMMIRAZIONE perché GESU’

ERA VERAMENTE UOMO, DAVVERO MIO FRATELLO, FAMILIARE con

CAMBIAMENTO DI SCHEMI su ELEMOSINA e GIUSTIZIA con AMORE

dell’’UMANITA’ e della NATURA = CASA = DIO E’ AMORE

(le parole in corsivo sono quelle aggiunte)

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Questa frase ha sostituito il credo durante la celebrazione.

Che luci ci offre la riflessione sul Gesù storico per vivere noi la crisi?

Il Vangelo di Marco ha due finali Mc 16,1-8 e Mc 16,9-20.

Vengono formati due gruppi.

Attività: alla luce della struttura letteraria e narrativa del testo riflettere e formare la figura

geometrica che suggerisce.

Il primo gruppo ha presentato un cerchio in movimento che dopo un attimo si apre e si

richiude guidando i partecipanti verso l’esterno.

Il secondo gruppo propone una piramide a diversi piani.

Sono i due modelli di comunità che il Vangelo di Marco presenta.

Lungo la storia hanno convissuto insieme. Anche oggi sono presenti nella nostra realtà

ecclesiale.

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Siamo ritornati ai gruppi e ci siamo interrogati: Il Gruppo del cerchio riflette sulla seguente domanda: A quale Galilea, oggi, la

Chiesa deve tornare? Che cambiamenti deve operare e chiede?

(la risposta aiuterà la Chiesa piramidale ad essere discepola di Gesù di Nazareth).

Il Gruppo della piramide riflette e fa delle richieste di aiuto alla comunità circolare: A

quale Galilea dobbiamo tornare? Che testimonianza ci offrite voi comunità

circolare per aiutarci in un processo di cambiamento eliminando la piramide?

Le proposte uscite dalla riflessione del primo gruppo sono: La catechesi deve essere improntata ad un carattere di libertà e amore e non di

meritocrazia e paura (faccio questo per guadagnare il paradiso o per paura

dell’inferno);

Il cambiamento deve partire da se stessi, dal proprio nucleo familiare e sociale;

Superare le radicalizzazione e le appartenenze per riscoprire l’umanità;

Attenzione ai più deboli;

Condividere i processi decisionali e non diventare semplici esecutori di ciò che è

deciso dall’alto;

Abbandonare il modello clericale che non lascia spazio ai laici;

In un momento come questo, di crisi e di difficoltà per tanti, affrontare seriamente il

problema della ricchezza della chiesa.

Il secondo gruppo invece ha proposto le seguenti riflessioni:

Noi Chiesa ufficiale chiediamo alle comunità più vicine al Gesù di Nazareth (oggi

gruppi di persone che cercano di avvicinarsi alla Parola) di mantenere un confronto

attivo e non solo una critica “non costruttiva”. Chiediamo di rimanerci vicino, di non

allontanarsi per avere una condivisione e una concretezza di pensiero e azione.

Chiediamo di aiutarci a trovare la nuova Galilea negli ultimi della nostra società: nei

senza tetto, nei clandestini, nei carcerati…

Chiediamo di esserci di stimolo e sprono, dal momento che quotidianamente sono a

contatto concreto con la vita; questo per non sederci nelle nostre certezze, per non

cadere nella rassegnazione, per imparare a diventare responsabili e insieme trovare

“vita bella in una società brutta”,che è basata su potere, autorità, guadagno.

A queste comunità chiediamo con il loro esempio di aiutarci a evidenziare i poteri

nascosti al nostro interno come per esempio il potere di genere, per riuscire poi a

combatterli.

Essere discepoli non è facile, ma dà sempre la capacità di ricominciare.

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La celebrazione eucaristica è iniziata con la condivisione dei gruppi e si è conclusa con

una danza di riconciliazione.

Celebrazione eucaristica

Al termine della celebrazione è stato consegnato il seguente bigliettino:

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“Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro,

o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.”

Lucas 16,13 e Matteo 6,24

I sette principi della non violenza

1. La non violenza è uno stile di vita per persone coraggiose

2. La non violenza crede che l’universo è fondato sulla giustizia

3. La non violenza crede che la vita è il valore supremo

4. La non violenza crede nella dignità della persona umana

5. La non violenza crede che i beni devono circolare

6. La non violenza crede che l’essere umano è un essere solidale

7. La non violenza vuole vincere l’ingiustizia non le persone.

E’ poi seguito il pranzo comunitario.