crescere sognando. guida all'uso creativo dei sogni

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edizioni la meridiana p a r t e n z e Guida all’uso creativo dei sogni Renzo Rossin CRESCERE SOGNANDO

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Al contrario di quello che si pensa, anche i bambini sognano. L’attività onirica dei bambini è creativa, non si limita a rimaneggiare i dati dell’esperienza di veglia, ma li riorganizza in modi completamente nuovi. Nei sogni compaiono le attività ricreative, gli eventi e gli ambienti. E soprattutto il gioco. Ma a influenzare il sogno sono le opinioni e gli atteggiamenti delle figure di riferimento. Attraverso il sogno dei bambini abbiamo la possibilità di comprendere il condizionamento relazionale degli adulti. Perché allora non recuperare, proprio nella scuola, la funzione educativa e formativa della “tenera nutrice della notte”, come direbbe Shakespeare? Basta provarci, affidandosi alla guida contenuta in queste pagine, per scoprire che il lavoro con i sogni è efficace per il recupero dello sviluppo immaginativo di tutti i ragazzi, anche svantaggiati.

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Euro 14,00 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

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ISBN 978-88-6153-107-9

edizioni la meridianap a r t e n z e

Guida all’uso creativo dei sogni

Renzo Rossin

CRESCERESOGNANDO

Al contrario di quello che si pensa, anche i bambini sognano. Eccome. L’attivitàonirica dei bambini è creativa, non si limita a rimaneggiare i dati dell’esperienzadi veglia, ma li riorganizza in modi completamente nuovi.E poi, non è vero che sognano in misura proporzionale al tempo dei compitiscolastici e delle trasmissioni televisive. Più spesso nei sogni compaiono le attivitàricreative, gli eventi e gli ambienti. E soprattutto il gioco, protagonista nella lorovita come nelle storie oniriche. Ma ad influenzare il sogno, in modo profondoe pervasivo, sono le opinioni e gli atteggiamenti delle figure di riferimento.Attraverso il sogno dei bambini abbiamo la possibilità di comprendere ilcondizionamento relazionale degli adulti.Insomma, quante cose accadono nei sogni!Perché allora non consorziare la scuola della notte con quella del giorno? Eperché, non recuperare, proprio nella scuola, la funzione educativa e formativadella “tenera nutrice della notte”, come direbbe Shakespeare?Basta provarci, affidandosi alla guida contenuta in queste pagine, per scoprireche il lavoro con i sogni è efficace per il recupero dello sviluppo immaginativodi tutti i ragazzi, anche svantaggiati. Insomma, il sogno è una straordinariarisorsa educativa che nella scuola può essere agita da tutti. E non da pochi.

Renzo Rossin ha insegnato in diversi ordini di scuole, in particolare materieletterarie nelle medie inferiori. Specializzato in psicosintesi educativa, operacome psicologo clinico a Milano, come formatore presso l’Istituto di Psicosintesidi Firenze, per l’Alta Scuola Pedagogica della Svizzera Italiana e per organizzazionipubbliche e private. È cofondatore della European Ecopsychology Society.

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Renzo Rossin CRESCERESOGNANDO

Guida all’uso creativodei sogni

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Indice Introduzione 9

Parte Prima CRESCERE CON I SOGNI

Sogni, ambiente e crescita personale 13Alcune idee guida 17

Parte Seconda ATTIVITÀ CREATIVE

Premessa organizzativa 23Mettere in forma 25Trasformare 33Ricongiungere 41Rappresentazione, concentrazione, sintesi 51Tecniche meditative 69

Parte Terza LE RADICI ONIRICHE DEL FUTURO

Intuizione ed educazione 79Il potere ispirativo 85Dell’amore e del divenire 89

Bibliografia 95

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PARTEPRIMA

Crescere con i sogni

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Sogni, ambiente ecrescita personale

Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni,

e la nostra breve vita è circondata da un sonno. W. Shakespeare

L’abilità di chi opera per il benessere psicolo-gico degli altri risiede in larga misura nelsaperne intuire i bisogni; un compito di granderesponsabilità, soprattutto con i giovani e leloro numerose e spesso confuse aspirazioni, cheoccorre mettere bene a fuoco, per motivarli acrescere, a trasformarsi e a diventare ciò a cuisono profondamente inclini. In ambito educa-tivo opera più efficacemente chi, con l’occhiodel cuore, sa prevedere nella ghianda del bam-bino la quercia che egli tende a diventare daadulto.

Che cosa ha reso possibile agli insegnanti discrittori come James Balwin o come TrumanCapote, di un regista come Elia Kazan intuire leloro potenzialità artistiche? Dopo avere esami-nato le loro testimonianze, James Hillman, perindicare la natura di questo vedere intuitivo, fariferimento a Socrate che dice, in riferimentoall’educazione: “Non so niente di questo raffi-nato sapere dei sofisti; io ho soltanto un piccolocorpo di sapere: la natura dell’amore”.È possibile, in effetti, riconoscere in alcuniaspetti dell’eros l’origine di un’interazione edu-cativa efficace e lungimirante: in una reciproca

attrazione, nella condivisione di una fantasia, inuna visione comune. Ma sempre in una vici-nanza amorosa che nutra le anime e infuochi glispiriti3.

Allo sguardo attento dell’adulto partecipe nonsfugge in particolare come, nei giochi preferiti enei sogni importanti dei bambini, possanoannunciarsi temi, interessi e attitudini peculiari,come in un’ouverture musicale, nella quale tro-vano accenno motivi che avranno poi uno svi-luppo sinfonico, riemergendo e orientandone ilcorso. Ma qual è l’atteggiamento generale dellanostra società verso il sogno dei bambini?

Ritmi, confini e regole Riportiamo alcune statistiche riguardanti ilsonno dei bambini, apparse venti anni fa sullastampa4 (anche se smentite, come vedremo,dalle ricerche successive di David Foulkes),perché si prestano a interessanti riflessioni,anche circa la stessa validità dei dati statistici.Secondo le statistiche tre bambini su centomentre dormono soffrirebbero di terrori not-turni, manifestati con agitazione, pianti e grida,mentre i giovani fra i 6 e i 16 anni, che fannoletture spaventose, avrebbero più incubi deicoetanei che leggono altro. Se si considera chela televisione ha un impatto ancora maggioredella lettura, non dovrebbe stupire che influiscanei sogni dei bambini più degli eventi di veglia5. Risulterebbe tuttavia che, svegliati una decinadi minuti prima del momento in cui solitamentehanno gli incubi, si tranquillizzino, tornandopoco dopo a dormire serenamente. Se ne deduce la necessità per i bambini di nonessere lasciati troppo a lungo da soli.

13CRESCERE SOGNANDO

3. Hillman, 2006.4. Corriere della Sera del 3/11/1989: Inserto salute.5. Notizia ANSA, 12/6/2002.

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I bambini avrebbero inoltre più spesso deglialtri dei sogni lucidi, durante i quali sarebberoconsapevoli di stare sognando. Si tratta di un’a-bilità sviluppata, come abbiamo visto, anche daibambini Senoi, con i quali hanno probabil-mente in comune la presenza di genitori affetti-vamente vicini, che coinvolgono il loro immagi-nario anche nel definire regole e confini. Ineffetti ogni bambino ha immediatamentebisogno, per sopravvivere, di uno spazio che loaccolga come un rassicurante marsupio affet-tivo, per acquistare fiducia in se stesso, in rela-zione anche ai punti di riferimento sensorialicome i ritmi circadiano e stagionale, la luce, latemperatura, i rumori, gli odori.

Il bisogno di indicatori rassicuranti non vienemai meno ed è nella regolarità flessibile dellaloro organizzazione, che si radicano quegliatteggiamenti di fondo sulla cui base si radiche-ranno quelle life skills (competenze necessarieper vivere) che da un quindicennio l’OMSchiede si insegnino a scuola. Una richiesta chefortunatamente sta producendo una manuali-stica adatta allo scopo.

Oltre che in famiglia, è nelle scuole materne enelle prime classi delle elementari che si pon-gono e consolidano queste basi, attraverso l’ap-prendimento di ciò che ha maggiore o minorvalore nel mondo esterno, ma anche nel mondointeriore del bambino, che impara come porsinei confronti di affetti, impulsi, pensieri eimmagini, di tante forze che hanno il potere dinutrirlo, turbarlo, entusiasmarlo.Anche gli stimoli esplorativi provenienti daisogni, che nei più piccoli sono delle fantasiescambiate per sogni, possono offrire occasionidi dialogo, spunti di gioco e slanci ideativi concui allenarsi e mettersi alla prova in vista delconfronto con il mondo esterno, delineandoneripetutamente dentro di sé i confini e le risorse.

Sogni e sviluppo cognitivoAttraverso le sue ricerche sull’attività onirica dibambini fra 3 e 15 anni, condotte nei laboratoridel sonno, Foulkes ha potuto smentire alcunecredenze diffuse, come quelle a cui si è già fattocenno circa l’impatto della televisione sui sogni6

e la supposta frequenza degli incubi infantili.Inoltre, grazie al suo lavoro si sono acquisitenuove constatazioni. Ad esempio oggi si ritieneche gli animali e i bambini molto piccolidurante il sonno abbiano delle forme di sensa-zione riflessive non dissimili dal sognare adulto. Fino ai 5 anni l’attività onirica infantile è rudi-mentale e l’immaginario è statico. A 5-7 anniinvece, mentre si riduce la presenza di perso-naggi onirici dalla forma di animali, subentranofigure umane, in un contesto relazionale dina-mico, in cui si sviluppano l’autorappresenta-zione e il numero delle situazioni sociali, narra-tivamente descritte durante la veglia.Solo intorno ai 7 anni, il bambino riesce a rap-presentare se stesso attivamente negli eventi delsogno, quando il suo immaginario si va trasfor-mando in cinematico, con un’attività oniricache a 9 anni è già piena, come negli adulti.Spiega Foulkes:

In effetti per sognare occorre essere in grado di“pensare” in un certo modo. Specificamente,bisogna essere in grado, con l’occhio dellamente, di simulare, dapprima momentanea-mente e poi in episodi più estesi, una realtàcosciente che non è sorretta da dati sensoriali inatto e che non si è neanche mai esperita prima7.

L’abilità di accompagnare la descrizione deglieventi onirici con sensazioni, dai 7 anni inavanti, dipenderebbe dal suo sviluppo nontanto emotivo quanto cognitivo; perciò il bam-bino diventa un miglior sognatore e relatore dei

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6. Foulkes, 2001.7. Ibidem.

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propri sogni in proporzione alla sua capacità diriflessione, che subisce un’accelerazionedurante le prime classi elementari.Complessivamente il processo del sognareappare nella ricerca di Foulkes straordinaria-mente ordinato, anche nella sua forma più pri-mitiva, in quanto il sogno cerca di collegare, inuna situazione plausibile, immagini di cosefisiche e fatti che nella vita della veglia nonpotrebbero essere visti, né pensati o immaginatiinsieme.

L’attività onirica può considerarsi creativaperché non si limita a rimaneggiare i dati dell’e-sperienza di veglia, ma li riorganizza in modicompletamente nuovi. Ciò vale anche per ibambini in età prescolare, quando essa è ancorarudimentale, poiché i loro sogni non sono sem-plici reminiscenze del passato o prefigurazionidel futuro.La distorsione creativa della realtà di veglia chesi osserva nei sogni, non dipende dalla repres-sione a cui la imputava la psicoanalisi freudiana,ma è l’indice di un’abilità progressivamenteacquisita, con un salto cognitivo molto marcatofra i 5 e i 7 anni.

Contrariamente a quanto spesso si legge e sidice, benché il tempo dedicato dai bambini aicompiti scolastici e alle trasmissioni televisivesia molto, i loro contenuti non riecheggianoproporzionalmente nei sogni, nei quali sonoprioritarie le attività ricreative, gli eventi e gliambienti. Il gioco, che invece è centrale nellaloro vita, lo è anche nelle storie oniriche, nellequali il comportamento dei bambini vieneriflesso, ripreso e ricontestualizzato.

Ma, si badi bene, non risulta centrale il fattoretempo, bensì la valutazione e l’interpretazioneche altri hanno dato di un loro comportamentoe, più in generale, della loro vita di veglia8. Se

ne deduce quanto sia profondo e pervasivo nelmondo del bambino l’influsso che le opinioni egli atteggiamenti delle figure di riferimentohanno nei suoi confronti, e quanta consapevo-lezza relazionale sia richiesta agli adulti.

L’influsso dell’ambientePer avventurarsi serenamente nell’oceano delsonno, i bambini hanno bisogno generalmentedi qualche rituale propiziatorio, mediante ilquale consolidare il filo affettivo che invisibil-mente ma indubitabilmente li collegherà allaterraferma delle persone care. Farsi aiutare a mettere il pigiamino nello stessomodo ogni sera, farsi raccontare una storia ras-sicurante, sempre con le stesse parole, e rice-vere qualche altra piccola attenzione amorevoleprima del bacetto della buonanotte costitui-scono ripetizioni necessarie a garantire quelsenso dell’ordine e della sicurezza che allonta-nerà ogni pericolo. Atti rituali che confermanoe ristorano la percezione di solidità e la forzadel suo cosmo affettivo, di un sacro mandalanel quale dimorare protetto. Svegliare gentilmente il bambino l’indomani echiedergli, dopo qualche minuto: Allora,vediamo insieme che cosa hai sognato questanotte, caro Giulio?, lo aiuta ad approdare narra-tivamente alla terraferma del tempo di veglia e adistinguerla dal mare dell’immaginazione,dimensioni che potranno successivamente ritro-varsi e integrarsi nell’area ispiratrice del gioco9.Uno spazio in cui contenere e trasformare crea-tivamente soprattutto gli incubi, che sarebbesvalutativo del mondo interiore del bambinoliquidare dicendo: Non pensarci più, caro, è soloun brutto sogno.

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8. Ibidem. 9. Winnicot, 1994.

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Poiché, come gli adulti, egli continua a impa-rare anche nella “scuola della notte”, sipotrebbe incoraggiarlo invece al racconto: Ti vase cerchiamo di capire insieme che cosa ti sei rac-contato questa notte nei tuoi sogni? È questauna raccomandazione che Mario Bertini, ricer-catore nel campo della psicofisiologia delsonno10, diede alle madri presenti ad una suaconferenza milanese sul sogno. Indossato l’abito narrativo, il sogno può ritor-nare alla sua casa, al regno della favola, dimen-sione familiare alla psiche infantile, a cui natu-ralmente appartiene. Ma oltre che in un rac-conto, può essere trasformato anche in millemodi divertenti e, di volta in volta, in altrettanteeccitanti esperienze emozionali, cognitive, rela-zionali.

Le ricerche di laboratorio di Foulkes, contrad-dicendo alcune credenze relative ai sogni infan-tili, dimostrerebbero anche l’infondatezza dellepaure che i familiari attribuiscono agli incubidei bambini, mentre esse deriverebbero invecedallo spavento provato al risveglio durante lanotte, allorché si trovano soli al buio. Il risve-glio da questi supposti brutti sogni avvieneinfatti da un sonno profondo, durante il qualesono possibili ben pochi sogni, meno che inogni altra fase del sonno notturno.Al risveglio dal sonno REM, vengono riferiti deisogni nei quali le interazioni con persone eoggetti sono solitamente positive, come con-ferma anche l’inoffensività degli animali che vicompaiono. In fase presimbolica la menteinfantile non dispone peraltro della funzionenarrativa che potrebbe trasformare i sogni instorie vere e proprie e a 3-5 anni compaionospesso animali, ma nessun racconto che coor-dini le immagini.

Nelle esperienze in laboratorio sono in preva-lenza i bambini in età prescolare che riportanosogni con rare presenze umane e con perso-naggi animali, nei quali probabilmente essi siautorappresentano, ma anche quando hannocon loro un’interazione, solo un sogno suquattro presenta aspetti aggressivi. Il perso-naggio/sé del sognante – che non comparegeneralmente nei sogni prima dei cinque anni –vi si trova perciò al sicuro.

Facendo una riflessione sugli esiti molto rassi-curanti delle ricerche di Foulkes relativamenteall’età prescolare, potremmo supporre cheabbia influito positivamente sull’umore equindi anche sul contenuto dei sogni dei gio-vani soggetti, oltre alla curiosità per l’ambientee all’autocompiacimento per sentirsi protago-nisti di un’eccitante avventura, soprattutto ilsentirsi circondati dalla benevola attenzionedell’équipe, con la conseguenza di farli sentiremolto più sereni e protetti di tanti altri bambiniche vivono quotidianamente in famiglie domi-nate dall’ansia e da preoccupazioni di ognigenere.

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10. Bertini, Violani, 1982.

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PARTESECONDA

Attività creative

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Mettere in forma

Una volta ho sentito dire che non era importante che comprendessi i miei sogni.

Ciò che era importante era che i sogni compren-dessero me.

Il mio atteggiamento verso i miei sogni avrebbedeterminato

il loro atteggiamento verso di me.È un dialogo vivente.

Quando ascoltiamo i sogni, noi cambiamo, e quando i sogni vengono uditi, cambiano.

F. Boa

Numerosi sono in effetti gli spunti ideativi chepossono derivare dall’esperienza di un sogno,come è sempre accaduto nel cammino umano ecome vedremo può accadere ai fini educativi edi crescita personale. Alcune fra le funzioninaturali che l’attività onirica esercita sonoquelle di ristrutturare la percezione del passato,di far riflettere sul presente e di prefigurare ilfuturo.Noi possiamo aggiungervi altri benefici, ripren-dendo un sogno e utilizzandolo per numeroseattività, da svolgere individualmente o ingruppo, a casa o a scuola e in altre sedi (peresempio un laboratorio di art therapy). Oltre arievocare mentalmente e a raccontare un sogno,noi possiamo anche:

• Completarlo, se occorre.• Variarlo, inventando un finale diverso, eli-

minando o inserendo altri elementi.• Collegarlo ad altri sogni, per osservare even-

tuali analogie e contrasti, ecc.• Illustrarne i contenuti in vari modi.• Ricavarne delle rappresentazioni plastiche

(argilla, ecc.).• Trasformarlo in una fiaba.• Cantarne il motivo dominante.• Trarne spunti per qualche gioco.

• Trasformarlo in una poesia.• Farne una sintesi, attraverso il disegno di un

mandala che ne comprenda i personaggi ealtro.

• Utilizzarlo per acquisire nuove abilità imma-ginative, come i bambini Senoi.

• Calarsi nei ruoli dei vari personaggi e imi-tarli.

• Trasformare i personaggi in maschere eindossarle.

• Assegnare i loro ruoli ad altri, fungendo daregisti.

• Drammatizzare il sogno o una sua parte17.

La ricerca sperimentale sull’attività del cervellodurante il sonno ha constatato la funzione basi-lare di quello più antico, il lobo limbico, unacui lesione può impedire al soggetto di distin-guere il sogno dalla realtà. Si è notato anche chel’emisfero sinistro si attiva soprattutto per l’or-ganizzazione geometrico-spaziale del sogno,mentre quello destro è dominante durante lasua narrazione. Questo orienta a valorizzare il racconto deisogni e ad organizzare delle attività che mobili-tino le risorse di entrambe le aree cerebrali. Cominceremo ora con il racconto.

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17. Le ultime quattro attività richiedono, più di altre, competenza psi-cologica.

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Raccontare

Sedetevi in cerchio con i vostri bambini, raccontate loro le fiabe e le storie della vostra tradizione fami-gliare popolare ed essi vi daranno molte soddisfazioni. Suona così una saggia esortazione tradizionalepellerossa, oggi sostenuta anche dalla ricerca scientifica.

Osservando che la forma dell’esperienza onirica è di tipo narrativo, Foulkes considera questa ten-denza come la forma basica della comprensione umana18. Raccontarsi i sogni avvicina fra di loro le persone, crea un senso di particolare intimità. Perciò dareattenzione e valore ai racconti che ne fanno i bambini può essere un mezzo educativo privilegiato,specialmente in un ambiente che accolga con sensibilità rappresentazioni così intime, poiché li aiuta asentirsi degni di considerazione e ad accrescere la loro autostima. Questa forma di condivisione fidu-ciosa può mettere in luce anche situazioni domestiche, scolastiche o fra amici, imbarazzanti e perico-lose, che potrebbero richiedere degli interventi tempestivi, riparatori o di prevenzione di eventualicomplicazioni. Ecco perché è indispensabile un ambiente preparato e ben protetto.

FinalitàRaccontare i sogni e ascoltarli favorisce la socializzazione, crea calore e intimità nelle relazioni inter-personali, fa sentire i partecipanti più vicini e reciprocamente più fiduciosi.

Procedura1. Il puro e semplice racconto di un sogno assolve a molte importanti funzioni: esercita la memoria,

accresce la consapevolezza della propria dimensione affettiva, favorisce la socializzazione attra-verso la descrizione di vissuti personali ad altri, che ascoltando con interesse e coinvolgimento,conferiscono implicitamente valore a chi parla e a ciò che dice.

2. Il primo racconto potrebbe anche limitarsi a un puro godimento estetico/descrittivo del sogno,come avviene nei racconti di fiabe.

3. Poiché molti sogni vengono interrotti dal risveglio, o appaiono comunque incompleti, possonoessere completati durante il racconto.

4. Un incubo potrebbe essere raccontato più di una volta, con l’inserimento progressivo di variantiche lo trasformino in modo emozionalmente più sostenibile.

5. Si possono immaginare inoltre finali diversi per i sogni insoddisfacenti o privi di senso.6. Per ottenere una narrazione più coinvolgente si può ricorrere ad un accompagnamento sonoro o

musicale.7. Alcune domande del conduttore possono favorire l’amplificazione di alcuni particolari, o una

maggiore essenzialità, o anche l’eventuale collegamento con altri sogni, ecc.

Un’esercitazione dinamica come quella che segue è indicata per l’affiatamento del gruppo, affidandoun ruolo anche all’imprevedibile.

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18. Foulkes, 2001.

Attività 1

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Ordine della narrazione deciso dal casoIn gruppo l’esercizio può essere fatto da tutti contemporaneamente, ma è meglio iniziare da un sin-golo partecipante. Se uno di loro, poniamo Giovanni, si dichiara disponibile a lavorare sui proprisogni, il conduttore può dargli le seguenti indicazioni:

• Dividere il resoconto scritto di tre sogni brevi, o di due più lunghi, in parti diverse.• Ritagliare ogni parte con le forbici.• Ripiegare ogni parte varie volte, affinché divenga poco ingombrante.• Porre le varie parti in un cappello.• Estrarre ad occhi chiusi una parte per volta.• Numerare ognuna in ordine progressivo.• Disporle su un tavolo in sequenza.• Aprire i fogli ripiegati.• Leggere il testo nel nuovo ordine, nato dal caso.• Riorganizzare il tutto in un racconto che connetta le varie parti, attraverso cambiamenti minimi, ricor-

rendo soprattutto alla creazione di nuovi agganci fra le parti.

Al termine dell’attività, il conduttore pone delle domande e stimola delle riflessioni intese a promuo-vere una maggiore consapevolezza psicosomatica, socio-affettiva, motivazionale, ecc. Le domandesono poste non solo a chi è stato al centro dell’attenzione, avendo messo a disposizione i proprisogni, ma ad ogni partecipante al gruppo che si sia sentito in qualche modo coinvolto. Si potrebbechiedere, per cominciare:

• Giovanni, perché hai scelto di mettere a disposizione il tuo sogno?• Come ti sei sentito, vedendo come veniva trasformato?• Che sensazioni fisiche hai provato? • Che impulsi e desideri?• Quali emozioni?• Qualcuno di voi si è sentito particolarmente coinvolto, pur avendo fatto solo da spettatore? • Se sì, in che senso?• Qualcuno ha rievocato, per risonanza, un proprio sogno?• Che cosa hanno in comune?

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Rappresentare

Poiché il linguaggio delle immagini precede quello verbale, sia nella storia della specie sia in quelladell’individuo, ricorrendo alle immagini per lavorare con i sogni, noi usiamo il loro stesso mezzoespressivo, che è di richiamo immediato.

Anche se non è sempre possibile per un bambino piccolo distinguere il sogno dalla realtà, può impa-rare precocemente a disegnare qualcosa, che potremo chiamare comunque “sogno”, fin da quandoinizia a tracciare i primi scribilli. Quando il lessico affettivo e la competenza grafica sono ancoramolto limitati, possiamo “giocare al sogno”, muovendo e facendo parlare delle immagini emozio-nanti disegnate da altri, specialmente fotografie di persone e animali.All’età di 6-7 anni gli sarà invece già possibile lavorare tranquillamente per 20-60 minuti, dipingere,disegnare, modellare la scena centrale di un sogno importante; potrà anche illustrare la scena prece-dente e poi la successiva, dando il titolo ad ognuna e all’insieme di esse.Verso i 13 anni, quando tende ad una crescente introspezione, il lavoro con i sogni può aiutarlo afronteggiare meglio i cambiamenti, allorché affiorano i nuovi bisogni, sentimenti, inquietudini legatiallo sviluppo puberale.

Sarebbe l’ideale disporre di vario materiale espressivo, perché ognuno possa scegliere quello piùadatto a sé, ma questo non è sempre possibile. Perciò prendiamo in considerazione quello più facil-mente disponibile nelle scuole, il disegno, per il quale occorrono almeno dei colori a cera, dei foglibianchi o colorati e dei pennarelli, con cui sia possibile disegnare e scrivere. Questo, unito a un po’di incoraggiamento, facilita anche i più maldestri nel disegno, li aiuta ad applicarsi con piacere e asentirsi protagonisti.

Quando si lavora sui sogni con il disegno, se si hanno a disposizione tutti i materiali indicati nellaPremessa organizzativa, e se ci sono già molti sogni raccolti, si può rileggerli, per cercare le immagini

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Attività 2

Un pittore di sogni

Qualche anno fa, seguimmo un paziente quasi cinquantenne che ci chiese di sostenerlo psicologica-mente durante una crisi coniugale.Era molto preoccupato anche perché stava diminuendo il lavoro nella sua attività di rivenditore dimobili e poteva trovare sollievo all’ansia solo facendo ogni sera delle lunghe, estenuanti corse campe-stri. Quando iniziò a raccontare qualche sogno e schizzarne felicemente qualche particolare con unpennarello, lo incoraggiammo a farlo anche con i colori a cera. La resa fu così entusiasmante da invo-gliarlo a continuare l’illustrazione dei suoi sogni prima con acquerelli, poi con i colori a olio, realiz-zando dei quadretti pregevoli che iniziò ad appendere nel suo negozio di mobili, dove ben prestoattrassero l’attenzione dei clienti che incominciarono a chiedergli se i quadri erano in vendita e neacquistarono qualcuno. In breve, il nostro paziente aveva trovato il modo di esprimere, da autodi-datta, un vero talento pittorico, dipingendo quadri sempre più grandi e apprezzati, psicologicamenteappaganti, ma anche remunerativi, perché la nuova attività si dimostrava economicamente più van-taggiosa di quella di negoziante di mobili.

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ricorrenti (per esempio personaggi, ambienti, oggetti, ecc.), notando che cosa le accomuna, pertrarne una sintesi figurativa e di questa esplorare i significati e le implicazioni soggettive.

Diversamente, si può iniziare dai sogni più recenti, dei quali si ricordano con maggiore accuratezzale immagini. Se ne sono già stati tratti degli schizzi, si inizia da quelli, altrimenti si inizia sulmomento.

Dipingere sogni è un’esperienza ben nota in campo artistico, tanto che si sono fatte delle mostre inmerito, come quella della Fondazione Mazzotta19. Chi vuole sapere di più sull’uso del disegno deisogni in educazione, può trovare nel web diversi riferimenti; per quanto riguarda invece la terapia,può fare riferimento alle varie organizzazioni professionali di psicoterapia e a quella di arteterapiaCISAT20.

FinalitàFra i numerosi benefici del disegno dei sogni, va sottolineato quello di facilitarne l’estroversione,necessaria soprattutto ai più timidi, che generalmente non amano parlare e ancor meno parlare di sé,mentre con questo mezzo, diverso dalla parola, possono rendersi visibili e avere poi più occasioni estimoli per parlare e legare con gli altri.Disegnare i propri sogni giova peraltro a tutti, poiché permette di diventare più consapevoli di sé,lasciando un’impronta esteticamente e psicologicamente fruibile nell’immediato e per il futuro.

ProceduraFra le molte possibilità tematiche che offre il disegno, ne indichiamo un paio, una più semplice, deri-vante da un’impressione recentissima, l’altra da un’esplorazione più approfondita.

PPrriimmoo eesseerrcciizziioo:: iimmmmaaggiinnee ddii ssooggnnoo ppiiùù rreecceennttee 1. Rievocare il sogno, soffermandosi su ciò che più ha emozionato o incuriosito, ricordare bene ciò

che si è provato.2. Scriverlo sul proprio diario onirico.3. Fare un disegno di ciò su cui si è focalizzata l’attenzione.4. Terminato il disegno, osservarlo attentamente ascoltando ciò che si prova e ciò a cui fa pensare.5. Scrivere tutto questo sul diario.6. Condividere con qualcuno il proprio lavoro, osservando reciprocamente i disegni.7. Ricordarsi che se si desidera fare delle osservazioni sul lavoro di un altro, occorre mettere in evi-

denza che si tratta di un punto di vista personale, che non ha lo scopo di imporsi a quello dell’in-terlocutore, ma semplicemente di esprimere la propria risonanza soggettiva. Perciò è utile iniziarecon espressioni come: [Dal mio punto di vista...], [La mia impressione è che...], [Se io fossi statonei tuoi panni, mi sarei sentito...] e simili.

29CRESCERE SOGNANDO

19. Fondazione Mazzotta, 1991.20. www.centrostudiarteterapia.org.

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SSeeccoonnddoo eesseerrcciizziioo:: uunn ssooggnnoo ddii ppaauurraa ee uunnoo ddii ccoorraaggggiioo 1. Per esplorare queste due emozioni, il soggetto inizia cercando nei vari sogni delle situazioni in cui

si è comportato in modo coraggioso, e delinea un ritratto che lo rappresenti con l’atteggiamentocoraggioso che ricorda.

2. Poi cerca una situazione opposta, in cui si è comportato in modo pauroso, e ne dà un diversoritratto.

3. Quindi confronta i due disegni, osservando accuratamente le differenze fra le immagini, soprat-tutto in riferimento all’espressione del viso e ai gesti.

4. Si chiede poi le cause di queste diversità nella situazione di quel particolare sogno.5. Cerca di ricordare quando nella realtà sperimenta la stessa sensazione di coraggio provata in

sogno e di spiegare perché.6. Si chiede altrettanto riguardo alla paura.7. Cerca di ricordare come fa abitualmente a superare la paura e ad alimentare il coraggio.8. Condivide infine con altri questa consapevolezza.

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PARTETERZA

Le radici oniriche del futuro

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Intuizione ededucazione

L’intuizione è il ricordo della verità. S. Aurobindo

Il sogno insegnaNella visione junghiana, la psiche attinge allacreazione continua dell’inconscio collettivo, ein particolare i sogni rivelano come il mondodella materia venga armonizzato con quellodella psiche dalla sincronicità, cioè dalla coinci-denza fra stati psichici e fenomeni esteriori,anche lontani nel futuro. Attraverso i sogni puòmanifestarsi incisivamente la perspicacia del-l’intuizione, che deriva forse da un primitivosistema di allerta, finalizzato a salvaguardarecelermente dai pericoli attraverso memorie del-l’istinto di sopravvivenza. L’intuizione coincide, in parte, con la saggezzaprimordiale che guida certe nostre scelte diimportanza vitale, prima ancora che abbiamo iltempo di riflettere. Spesso si tratta letteral-mente di “pre-sentimenti”: non di prefigura-zioni concettuali, ma di “sentimenti anticipatidi cosa accadrebbe se...” attraverso i quali pre-vediamo non solo uno sviluppo/soluzione/con-clusione, ma anche il sentimento che l’accom-pagnerebbe.

Con invadenza e insistenza i sogni ci inducono aguardare nei meandri della nostra psiche, allanostra saggezza segreta e, allo stesso tempo, apensare costantemente ai legami che ci unisconoa tutti gli altri. Imparando a rispondervi, perve-niamo a una pace interiore e alla certezza di

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poter guardare nel futuro, in lontananza e neldominio del possibile58.

Paziente, perseverante, lungimirante, nella suaantichissima scuola notturna il sogno insegna,silenziosamente educa chi lo visita e amministrala vis medicatrix della natura di cui è figlio.

I sogni notturni possono offrire dunque deglispunti per intuizioni e riflessioni profonde emolto fruttuose, anche a partire da singoleimmagini, che sono talvolta dei simboli di grandevalore personale e transpersonale. D’altra parte,poiché “siamo fatti della stessa sostanza deisogni” (Shakespeare), anche i sogni in pienogiorno possono servirci per conoscere meglio noistessi, le nostre situazioni e relazioni59.

Per la psicosintesi, che amplia a sette le quattrofunzioni psicologiche junghiane, l’intuizione èuna funzione sintetica per eccellenza, che per-cepisce l’insieme di una data situazione o realtàpsicologica direttamente. Questa funzione,vicina al Sé, può manifestarsi in particolareattraverso l’immaginazione creativa, che attingeampiamente alle dimensioni del sogno e dellavisione. Nei testi sacri si trovano dei riferimentiai sogni premonitori, una fonte di ispirazione eilluminazione provenienti da Dio attraverso isuoi angeli, entità che possiamo considerarecome simboli dell’intuizione creativa e anchedella funzione immaginativa mistica.

Invisibili nessiMassimo Cacciari osserva che l’Angelo –custode dell’invisibile che “e-duca alla nostalgiadell’invisibile” – al sommo della sua funzioneteofanica, tende ad assumere fattezze animali60,

58. Ryback, Sweitzer, 1990.59. Langs, 1996.60. Cacciari, 2000.

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mentre dal canto nostro notiamo che nella lette-ratura magico-sciamanica una funzione inter-mediatrice fra il visibile e l’invisibile è spessosvolta da entità in forma animale o anche vege-tale, che connettono l’uomo alla terra e agli altrielementi, con cui vivere in armonia. Nei sogniispirati queste forme ricorrono come potentisimboli delle leggi della vita. Ne abbiamoesempi in molti campi, da quello delle scienze aquello dell’arte, dalla medicina all’educazione. Ne dà testimonianza Maureen Murdock, inco-raggiata nel suo impegno formativo da HowardGardner, noto studioso delle intelligenze mul-tiple, affinché approfondisse la sua ricerca sul-l’intelligenza intrapersonale, premessa perquella interpersonale.Fu proprio un sogno ad alimentare l’interessedella Murdock per i modi in cui avviene l’ap-prendimento, si espande la creatività e si mani-festa l’intuizione: un sogno che la portò adapprofondire e diffondere la pratica meditativacome un mezzo efficace per raggiungere le suefinalità di geniale educatrice.

Sogni a scuolaLa prodigiosa creatività che alimenta il giocoinfantile e i sogni, si riaccende anche nelle atti-vità formative per adulti, quando vengono ali-mentate in modo da promuovere ulteriori fiori-ture. Facendo giocare i bambini con i lorosogni, l’educatore non intrusivo – genitore,insegnante o animatore che sia – e non solo lopsicoterapeuta, viene naturalmente “metaboliz-zato” dai piccoli ed entra con i suoi schemi a farparte dello spazio/Sé infantile, per favorire lacrescita autonoma. Studiando l’attività cerebrale sia durante ilsonno, sia durante la veglia, i ricercatori hannoosservato che l’emisfero sinistro si attiva soprat-tutto per l’organizzazione geometrico-spazialedel sogno, mentre quello destro è dominantedurante la sua narrazione. Se ne può dedurreche raccontare i sogni costituisca una psicogin-nastica integrale, anche se l’attività onirica è diper sé terapeutica, come dimostra la maggiorecopiosità di sogni in momenti difficili. Talecopiosità sottolinea l’importanza delle loro fun-zioni, consistenti essenzialmente nel manife-stare, ripetere e riparare l’immagine che ilsognatore ha di se stesso e anche le tendenzedel suo comportamento, mediante le risorseautocurative del sonno, la shakespeariana“tenera nutrice della notte”.

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con un semplice esercizio di rilassamento all’i-nizio della giornata, i miei allievi e io ci dimo-stravamo più calmi e più sensibili l’uno versol’altro. La mia classe dimostrò un evidenteaumento di attenzione e di creatività, sviluppòmigliori capacità di ascolto e rivelò una nuovaconsapevolezza dei sentimenti reciproci61.

Il sogno ispiratore di Maureen Murdock

Nell’agosto 1979 un sogno impressionante mistimolò a scrivere questo libro sull’uso dell’im-maginazione guidata con i bambini e gli adole-scenti. Sognai che dal profondo di me stessausciva un lamento straziante e poi sentii che alcentro del mio corpo una sequoia nasceva len-tamente e dolorosamente erompendo dal ter-reno. L’albero continuò a salire finché i ramiemersero dalla sommità della mia testa. Allabase delle radici erano due tavolette di pietracon sopra incisi geroglifici indecifrabili.All’inizio fui molto scossa dall’intensità dell’e-sperienza, ma poi capii che quel sogno riguar-dava un lavoro da svolgere [...].Dopo aver notato per diversi mesi l’effetto cal-mante che la meditazione esercitava su mestessa, presentai questa tecnica ai miei figli.Incoraggiata dalla loro risposta, tentai allorabrevi esercizi di concentrazione con la miaclasse di scuola materna. I risultati mi stupirono:

61. Murdock, 1989.

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In riferimento ai sogni dei suoi allievi, che pre-sentano molti contenuti di conflitto, disagio eminaccia, Sante Di Renzo riferisce che in dueclassi “differenziali” di scuola media riesce acoinvolgere nell’insegnamento di matematica escienze coloro che li hanno raccontati. Nelruolo di professore che è esperto di psicoana-lisi, egli si limita a qualche accenno interpreta-tivo, puntando invece sulle associazioni liberedi ogni ragazzo in merito ai propri sogni, e sulleriflessioni a cui tutti contribuiscono.

I sogni si sono anche così rivelati uno specchio euno specchio di riflessione, un abbraccio dimomenti di vita forse irripetibili. E si tratta di unairripetibilità consegnata a una memoria che citrascende senza tradirci e che, comunque, pre-tende da noi o sembra pretendere da noi rela-zione e dialogo. Certo tutti dovremmo andare ascuola di sogni [...], esperienza nutriente,feconda, significativa62.

Il bisogno di ordine e sensoUna madre ci ha riferito di aver sognato il suobambino al centro di un fiore, ancora prima chenascesse, vedendolo esattamente come le eraapparso dopo la nascita. Le madri incintesognano come saranno i loro bambini, li incu-bano mentalmente, sì che il concepimentoavviene su due piani paralleli, come si desumeanche dal duplice significato della parola “con-cepire”.Il feto che esplora l’universo intrauterino, inte-ragendo con modulante reciprocità; il devotoche, nel rito religioso dell’incubazione, dormenel tempio, per ricevere – con la mediazione deisacerdoti – un sogno guaritore; il bambino chesi annida fra le braccia e nella ninna nannamaterna; il campesino sudamericano entro ilmarsupio energetico del cerchio di sassi, nel

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quale il curandero lo accoglie e maternamentericonnette all’universo; il paziente empatizzatodallo psicoterapeuta durante una seduta; il pra-ticante buddista iniziato al rito del mandala – psicocosmogramma attraverso cui il maestrolo riconnette al Tutto; il bambino che si affida almaestro; l’amante all’amato: tutte queste per-sone hanno in comune il bisogno di ricevere ilconforto di sentirsi sentiti, di sentirsi visti, disentirsi pensati, considerati, benvoluti, apparte-nenti, in qualche modo necessari, situati in unordine che conferisca senso, che restituisca ilsentimento di sé ferito o smarrito. Hanno tuttibisogno della conferma di sé, della restituzionedi una fiducia fondamentale, di un radicamentoche costituisce la fede nell’esistenza, un “apriori dell’esserci”.

La recente scoperta dei neuroni specchio, equindi delle basi neurofisiologiche dell’inter-soggettività, aiuta a comprendere la genesi dellacoscienza autoriflessiva e dell’intenzionalità, apartire dalla capacità di rêverie materna62. Tornare ritmicamente nel grembo onirico dellanotte è un ingresso labirintico nello spazio dellamemoria di sé, verso il centro più intimo e spec-chiante. Addormentarsi costituisce infatti il pas-saggio critico ad un altro mondo, percepito tal-volta con inquietudine, richiedente perciòqualche forma di rassicurante ritualità: bere unatisana, spazzolarsi i capelli, leggere, dire unapreghiera.

Per un bambino, alcune consuetudini possonoassumere tratti cerimoniali: indossare il pigia-mino alla stessa ora e nello stesso posto, laninna nanna, il bacio della buonanotte e altriviatici per la traversata del regno di Morfeo,con le sue minacciose incognite. Momento spe-ciale è il racconto di una fiaba, il cui finale nondovrà subire il minimo cambiamento, poiché

62. Di Renzo, 1993. 62. Iacoboni, 2008.

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tutto deve essere rassicurante nella sua regola-rità e corrispondere a un bisogno di ordine evi-dente che alimenta fiducia e sicurezza. Lostesso bisogno da cui sono nate le pratichemagiche, i simboli sacri e i monumenti religiosi,inclusa la creazione delle figure mandaliche chetanto ci affascinano da bambini e che hannouna funzione ordinatrice, etimologicamentereligiosa anche per i laici, ricomponendo sim-bolicamente le proprie parti dia-bolicamenteseparative (subpersonalità, complessi, perso-naggi interni, ecc.) per dimorare nell’equilibrioe nell’armonia del centro/Sé.Si tratta di un’esperienza di raccoglimento eordine derivante da un buon sonno, propiziataattraverso quella “religione della mente” (M.Mancia) che è il sogno; ma anche attraverso iracconti, il gioco visionario e le intuizioni crea-tive che ne derivano. I passaggi dall’attività disognare a quelle di ricordare, raccontare, scri-vere, rappresentare, trasformare e alimentarenuovi sogni, possono trovare nella pratica con-templativa la loro sintesi liberatoria, placandoangosciose sensazioni soggettive di insignifi-canza e smarrimento.

Le sensazioni di contraddittorietà, di confu-sione, di aver perso il centro, ricorrono nei pas-saggi epocali, come è quello attuale, cherimanda ad altri momenti storici, come quelloprecedente l’ingresso nell’età moderna, quandoda una parte Pierre Corneille faceva proclamareal suo Cid Campeador: “Io sono signore di mestesso come dell’universo”, mentre Calderon dela Barca scriveva d’altra parte “La vita è so-gno”64. L’espressione “perdita di senso” fa pen-sare alla perdita di significato, ma indica anchesmarrimento della direzione in cui procedere einoltre perdita delle sensazioni fisiche: del tattoe del contatto con la realtà della vita elementare.

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Storie per sogni d’oroI sogni possono aiutarci a non perderci e aritrovare la bussola per continuare il viaggiooltre l’angoscioso addensarsi di paure e pregiu-dizi, purché ci sia un maggiore investimentonell’educazione e nel reperimento delle risorsenecessarie alla crescita di ogni bambino: a par-tire dagli adulti e innanzitutto dai genitori cheogni sera possono accompagnare il loro figlio inmodo rassicurante verso il riposo notturno.Lo propone David Fontana nell’introdurre unaraccolta di storie meditative pensate per rag-giungere più facilmente il sonno e uno stato dicalma, a partire da un esercizio fisico di rilassa-mento o respirazione, con cui allentare even-tuali tensioni e prepararsi gradualmente allaconcentrazione65. È utile anche iniziare la let-tura di ogni storia con una frase che, ripetuta disera in sera, introduca nella dimensione magicadel fantasticare, come avviene con il tradizio-nale “C’era una volta”. Per esempio, la storia Ilcreatore di sogni inizia con una formula cheviene ripetuta anche nell’introduzione de Ilcirco dei sogni:

Chiudi gli occhi e immagina da dove vengono isogni. Entrano semplicemente nella tua mente,oppure ce li mette qualcuno mentre stai dor-mendo? Vediamo se riesci a scoprirlo. Prendi lalanterna magica e incamminati lungo il sentieroincantato. Dove ti porterà questa sera? Ti trovi...

L’effetto della ripetizione, accentuato dall’into-nazione, dalla cadenza e dalle altre modulazionidella voce narrante, induce un delizioso senso dicalma e sicurezza, ben noto a chiunque ricordiqualche storia udita da bambino in condizionianaloghe. In attesa del sonno, generato da unapotente matrice bioritmica che connette cervelloe psiche con i ritmi della terra e delle stelle, siforma un clima di tranquilla concentrazione cheavvicina intimamente l’adulto e il bambino, per-

64. Wiley, 1968. 65. Civardi, 2007.

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mettendo al primo di esercitare un influsso edu-cativo particolarmente profondo sul secondo.Ciò avviene attraverso la sintonia affettiva e par-ticolarmente attraverso la voce, da modulare concalma, con intervalli che favoriscano la rifles-sione del bambino, nell’attesa benevola di ciòche potrebbe eventualmente voler esprimere –anche quando non sappia ancora parlare – eapprovando ogni suo tentativo di farlo.Quel momento della sera, particolarmenteadatto per ridimensionare ciò che può avereturbato il piccolo durante la giornata, serveanche per valorizzare le sue conquiste e alimen-tare la forza benefica dei suoi sentimenti, deisuoi pensieri e valori, con i quali possa cresceresicuro ed equilibrato. Durante il giornoseguente, l’adulto può aiutare il bambino atrarre nuove storie dai sogni della notte appenatrascorsa e nuovi spunti per le più diverse atti-vità creative: il disegno o la pittura, una mini-sceneggiatura con i giocattoli a disposizione,qualche nuova idea, ecc66.

Lo spazio ludico/narrativo diventa così un’incu-batrice empatica intersoggettiva, in cui, nella lucedella rêverie reciproca, si alimenta la coscienzaautoriflessiva del bambino, colmando il suobisogno di essere sognato per poter crescere.

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La visione di Danilo Dolci riguarda però anchegli adulti: tutti gli uomini, infatti, hannobisogno di sognare, di essere sognati e,diremmo, di “con-sognare”. Nei suoi seminariinfatti chiedeva spesso “Quale è il tuo sogno?”.Fra le parole ricorrenti di Dolci abbiamo“sognare, maturare” e anche “inventare, creare,sperare, sorgere”, oltre a “palpitare, progettare,comunicare, conversare”: un itinerario dallabiologia all’utopia, lungo il quale ricorre anche“fiorire”67.

Una parola frequente anche negli scritti “profu-mati” di Eugenio (Gegè) Scardaccione, da cuiabbiamo ricevuto venti anni fa la poesia soprariportata, durante un seminario sui sogni rivoltoagli insegnanti. Al vivo coinvolgimento vissutoallora per la storia di riscatto scolastico e dicoraggiosa seminagione educativa di Gegè, siunisce oggi la nostra ammirazione per l’im-pegno con cui, addomesticando la sua naturatorrentizia, annota pazientemente ogni giorno ipropri sogni e disegna bellissimi mandala. Unbell’esempio di creatività operante68.

66. Eberlein, 2001; Vollmar, 2000; Fontana, 1999.

67. Dolci, 1997. Per una bibliografia completa: http://danilo1970.inter-free.it/bibliografia.html

68. Scardaccione, 2003; 2006.

C’è chi insegna

C’è chi insegnaguidando gli altri come cavallipasso per passo:forse c’è chi si sente soddisfattocosì guidato.C’è chi insegna lodandoquanto trova di buono edivertendo:c’è pure chi si sente soddisfattoessendo incoraggiato.

C’è pure chi educasenza nascondere

l’assurdo ch’è nel mondo aperto ad ogni sviluppoma cercando d’essere francoall’altro come a sé,sognando gli altricome ora non sono:ciascuno cresce solo se sognato.

Danilo Dolci

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Euro 14,00 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

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ISBN 978-88-6153-107-9

edizioni la meridianap a r t e n z e

Guida all’uso creativo dei sogni

Renzo Rossin

CRESCERESOGNANDO

Al contrario di quello che si pensa, anche i bambini sognano. Eccome. L’attivitàonirica dei bambini è creativa, non si limita a rimaneggiare i dati dell’esperienzadi veglia, ma li riorganizza in modi completamente nuovi.E poi, non è vero che sognano in misura proporzionale al tempo dei compitiscolastici e delle trasmissioni televisive. Più spesso nei sogni compaiono le attivitàricreative, gli eventi e gli ambienti. E soprattutto il gioco, protagonista nella lorovita come nelle storie oniriche. Ma ad influenzare il sogno, in modo profondoe pervasivo, sono le opinioni e gli atteggiamenti delle figure di riferimento.Attraverso il sogno dei bambini abbiamo la possibilità di comprendere ilcondizionamento relazionale degli adulti.Insomma, quante cose accadono nei sogni!Perché allora non consorziare la scuola della notte con quella del giorno? Eperché, non recuperare, proprio nella scuola, la funzione educativa e formativadella “tenera nutrice della notte”, come direbbe Shakespeare?Basta provarci, affidandosi alla guida contenuta in queste pagine, per scoprireche il lavoro con i sogni è efficace per il recupero dello sviluppo immaginativodi tutti i ragazzi, anche svantaggiati. Insomma, il sogno è una straordinariarisorsa educativa che nella scuola può essere agita da tutti. E non da pochi.

Renzo Rossin ha insegnato in diversi ordini di scuole, in particolare materieletterarie nelle medie inferiori. Specializzato in psicosintesi educativa, operacome psicologo clinico a Milano, come formatore presso l’Istituto di Psicosintesidi Firenze, per l’Alta Scuola Pedagogica della Svizzera Italiana e per organizzazionipubbliche e private. È cofondatore della European Ecopsychology Society.

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