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1 Università degli Studi di Padova Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari Corso di Laurea Magistrale in Linguistica Tesina di Laurea Relatore Prof. Maria Teresa Vigolo Laureando Gaia Castronovo n° matr.1057811 / LM La semantica del linguaggio politico e il ruolo degli anglicismi Anno Accademico 2015 / 2016

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1

Università degli Studi di Padova

Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari

Corso di Laurea Magistrale in Linguistica

Tesina di Laurea

RelatoreProf. Maria Teresa Vigolo

LaureandoGaia Castronovo

n° matr.1057811 / LM

La semantica del linguaggio politico e il ruolodegli anglicismi

Anno Accademico 2015 / 2016

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Indice

Introduzione......................................................................................................................................6

Capitolo 1........................................................................................................................................10

Premessa...................................................................................................................................10

1. Fenomeni di contatto linguistico...........................................................................................10

1.2 Diversi fenomeni di interferenza linguistica.........................................................................11

1.3 'Il prestito non è un corpo estraneo' .....................................................................................21

1.4 Assorbimento del prestito.....................................................................................................24

1.5 Prestigio della lingua inglese in Italia...................................................................................26

Capitolo 2........................................................................................................................................30

2.1 Osservazioni generali............................................................................................................30

2.1.1 Approcci e metodi di studio..........................................................................................31

2.2 Riflessioni sulla politolinguistica..........................................................................................34

2.3 Il caso di Job Act..................................................................................................................43

2.4 Il ruolo del giornalista: pubblicizzazione e propagazione degli anglicismi...........................47

2.4.1 Tendenze nell'uso dell'anglicismo.................................................................................51

2.5 Conclusioni...........................................................................................................................55

Appendice.......................................................................................................................................57

Schede terminologiche...............................................................................................................57

Schede aggiuntive......................................................................................................................70

Conclusioni......................................................................................................................................79

Bibliografia......................................................................................................................................81

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Introduzione

Oggi sempre di più la comunicazione in politica ha sviluppato un forte carattere

pubblicitario. Il target dei messaggi politici è divenuto, con il passare degli anni, un sempre

più ristretto gruppo di individui che comprende: giornalisti, avversari politici, e un

sottoinsieme dell'elettorato. I soggetti emittenti sono divenuti i leader politici, i quali

trasmettono messaggi individuali e le cui personalità e linguaggi diventano sempre più

peculiari e caratteristici, ottenendo in tal modo maggiore risonanza mediatica. Al contrario,

la piazza e la struttura partitica hanno un ruolo sempre più sbiadito, sostituite da leader

carismatici. Molti studiosi hanno scritto e documentato tale mutamento, studiandone

soprattutto il linguaggio, sia sulle caratteristiche della retorica propria di alcuni politici o

partiti1, sia su alcuni aspetti generali come l'incalzante retorica demagogica2.

L'obiettivo di questa tesi è quello di dare uno sguardo generale, partendo da alcuni casi

concreti, all'uso degli anglicismi da parte dei politici italiani nel corso degli ultimi anni,

cercando di rispondere al perché del loro incremento e quali possano essere le possibili

ragioni del loro costante impiego.

Il seguente elaborato nasce da due fasi preliminari di studi. La prima, la quale corrisponde

e viene riassunta nel primo capitolo, è stata lo studio generale del fenomeno del prestito.

1 Su Berlusconi ad esempio:Bolasco, Giuliano, Galli, De Paratesi (2006) Parole in libertà. Un'analisi statistica e linguistica dei

discorsi di Berlusconi - Manifesto Libri – RomaForconi A. (1997) Parola da Cavaliere. Il linguaggio di Berlusconi dal tempo del potere al tempo

dell'opposizione – Editori Riuniti, RomaEsistono diverse analisi specifiche sui discorsi politici della Lega:Allievi, Stefano (1992) Le parole della Lega. Il movimento politico che vuole un’altra Italia,

Milano, Garzanti. Cedroni, Lorella (1994) Il linguaggio “politico” della Lega, in <<Democrazia e diritto>> pp 469-48Cedroni, Lorella (2010) Il linguaggio politico della transizione. Tra populismo e anticultura -

Armando EditoreCostantini, Luciano (1994 ) Dentro la Lega : come nasce, come cresce, come comunica / Luciano

Costantini ; prefazione di Adriano Zanacchi - Roma: Koinè, Iacopini R., Bianchi S. (1994) La lega ce l'ha crudo! Il linguaggio del Carroccio nei suoi slogan,

comizi e manifesti – Milano,MursiaSu Mussolini:Cortelazzo, Michele (1977) La formazione della retorica mussoliniana tra il 1901 e il 1914, Padova,

Liviana,Foresti, Cortelazzo, Leso, Paccagnella (2003) Credere, obbedire, combattere: il regime linguistico nelVentennio - Pendragon

2 Reisigl, Martin (2007) Nationale Rhetorik in Fest- und Gedenkreden. Eine diskursanalytische Studie zum

„österreichischen Millennium“ in den Jahren 1946 und 1996. - Tübingen: Stauffenburg. Wodak, de Cillia, Reisigl, Liebhart (1999 seconda ed. 2009) The discursive construction of national identity – Edinburgh EUP

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Questo passaggio è stato necessario, data la vastità della fenomenologia del contatto

linguistico e la varietà terminologica adottata dai diversi studiosi. La tesi si occupa solo di

prestiti non adattati, che mantengono cioè la forma grafica originaria, anche se la

pronuncia viene sempre approssimata ai foni della lingua italiana. I prestiti in ambito

politico possono essere considerati quasi sempre prestiti di lusso, alcuni di essi entrano

nella lingua italiana come occasionalismi, hanno cioè un uso sporadico all'interno dei

giornali ristretto alle notizie di politica estera, e successivamente si affermano anche

all'interno della politica italiana (è il caso di devolution). In questi casi il significato della

parola passando dalla lingua originaria a quella ricevente può subire diverse mutazioni:

allargamento o restringimento della sfera semantica di riferimento (es: authority),

cambiamento di tono e stile d'uso, del contesto d'impiego, ecc. Alcuni di questi prestiti

politici sono attribuibili all'influsso dell'unione europea sulle legislazioni e sulla mancata

volontà di trovare locuzioni italiane che designino il medesimo provvedimento (è per

esempio il caso di fiscal compact). Infine, alcuni di questi anglicismi sono volontariamente

introdotti (o in alcuni casi coniati, quindi definibili come falsi prestiti) dai politici stessi,

con il preciso intento di ottenere un benevolo assorbimento delle possibili riforme che essi

rappresentano. In particolare, per questa fase sono stati cruciali gli scritti di Roberto

Gusmani3.

Il secondo capitolo, invece, nasce dalla seconda fase preliminare di studio, che ha

implicato uno spoglio sistematico dell'archivio ridigitalizzato del quotidiano la Repubblica

per i seguenti anglicismi: authority, devolution, fiscal compact, green economy,

impeachment, job act. Le schede terminologiche in appendice hanno lo scopo di

riassumere a grandi linee questa fase della tesi, con la quale si è voluto osservare l'uso in

diacronia (a ritroso sino al 1984) e in sincronia delle parole menzionate sopra, nella

politica italiana.

Infine, i dati e le attestazioni raccolti nella seconda fase di studio hanno portato ad alcune

riflessioni di carattere generale sulla comunicazione e retorica della politica italiana negli

ultimi trent'anni. In particolare, per questa fase sono stati cruciali gli scritti di Lorella

Cedroni4.

3 Gusmani, Roberto (1993) “Saggi sull'interferenza linguistica” Ristampa seconda ediz. accresciuta - Casa editrice Le Lettere, Firenze4 Cedroni, Lorella (2010) “Il linguaggio politico della transizione. Tra populismo e anticultura” Armando Editore

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La netta divisione tra primo e secondo capitolo, la quale potrebbe apparire inizialmente

spiazzante, è quindi invero frutto delle due diverse metodologie di analisi, necessariamente

richieste per lo sviluppo di questo tema. E' servita sia una riflessione concentrata sulla

singola parola, sia un modello di analisi retorica (politolinguistica).

Nello specifico sono state analizzate le ragioni del crescente uso degli anglicismi in

parallelo all'introduzione di riforme del settore pubblico, di cui quelle concernenti il lavoro

hanno avuto un ruolo centrale. Fra tutte le parole prese in analisi infatti, job è quella che ha

potuto fornire maggiori spunti di riflessione. Ad esempio si sono potute notare le numerose

co-occorrenze (in totale 29), e i loro diversi "cicli di vita", ma anche il costante aumento

statistico dell'uso di questo anglicismo (vedi tabella par.2.4.1). Queste riflessioni

riguardano sopratutto la dialettica fuori dai contesti ufficiali di camera e senato,

riguardano, invece, la divulgazione dei media e l'imbonimento di quest'ultimi attraverso la

presentazione in veste anglofona di progetti di legge futuri o in via di approvazione. Gli

anglicismi costituiscono di per sé un ottimo lascia passare alla notizia politica, offrono

immediata visibilità, che sempre più di buon grado i giornalisti sfruttano, decidendo di non

tradurre (e spesso neanche parafrasare) l'attraente esotismo.

Il loro ruolo è sopratutto però rivolto agli elettori, e risiede nel loro potere simbolico ed

evocativo. Poiché gli anglicismi godono di una positiva aurea e di una benevole

accoglienza, vi si è ricorso in modo sempre più frequente: ad esempio fiscal drag, job

creation, job rotation, sono tutte locuzioni che sono state introdotte per presentare riforme

di - per restare in tema - austerity. Il discorso politico ha inoltre la peculiarità di essere il

frutto di due emittenti che si compenetrano e si influenzano a vicenda, ossia politici e

media. I messaggi che provengono dal sistema politico subiscono una mutazione in linea

con le esigenze del veicolo mediatico.

Questo studio ha lo scopo di proporre, seppur attraverso una scelta limitata di voci e-

quindi statisticamente non rilevanti - una sintesi di varie metodologie linguistico-

terminologiche in chiave di retorica politica. Questo elaborato si ispira ai nuovi studi di

politolinguistica, i quali si appoggiano a diversi ambiti di analisi: la retorica, l'analisi

linguistica del discorso, la scienza politica, la filosofia politica, la semiotica, la linguistica

testuale, la sociolinguistica, da cui attinge diversi strumenti di analisi. A causa della

Cedroni, Lorella (2014) ”Politicolinguistica – L'analisi del discorso politico”- Carocci, Editore

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ricchezza di conoscenze che la politolinguistica propone, e quindi le difficoltà annesse alla

comprensione di tutti i settori sopra citati, il contributo di questa tesi è da considerarsi

ulteriormente approfondibile5. La campionatura di queste parole, attraverso il confronto

semantico-contestuale fra inglese e italiano, desidera rappresentare quindi un metodo

d'analisi funzionale. E' infatti la funzione che questi anglicismi rivestono ad essere

l'oggetto principale di analisi.

5 In particolare attraverso il possibile uso di database più ricchi, o di ulteriori archivi di quotidiani.

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Capitolo 1

Premessa

Nel seguente capitolo sarà delineata una panoramica della fenomenologia del prestito e in

particolare della, non sempre univocamente adoperata, terminologia linguistica. Dato che

la terminologia è vuota senza definizioni esatte, è stato un passo necessario per affrontare

in modo più lineare possibile l'analisi degli anglicismi presi in esame.

1. Fenomeni di contatto linguistico

Il lessico di una lingua si evolve principalmente attraverso due meccanismi: uno interno al

sistema linguistico stesso (composizione e derivazione) ed uno esterno, attraverso i

cosiddetti fenomeni di prestito. Ogni qualvolta una lingua entra in contatto e subisce un

influsso su uno dei suoi livelli linguistici (fonetico, morfologico, lessicale o sintattico)

apportando delle modifiche non conformi al suo sistema interno di “regole”, si parla di

fenomeni di interferenza linguistica.

Il prestito pertanto può essere: prestito fonetico, prestito morfologico, prestito lessicale o

sintattico. Come fa però giustamente notare Klajn, è dai prestiti lessicali che derivano per

successivo assorbimento le altre tipologie di interferenza. Da qui in poi verrà analizzato

esclusivamente il prestito di tipo lessicale. Tutt'oggi resta la "fortissima preponderanza dei

sostantivi tra i forestierismi" individuata da Klajn; non solo dovuta al principio da

quest'ultimo affermato, secondo cui il lessico essendo la sfera più esterna al sistema

linguistico (rispetto alla morfologia ad esempio) è più malleabile alle pressioni, ma forse

banalmente al fatto che sono entità o oggetti ad avere "l'urgenza" di essere prestati,

piuttosto che iterazioni o preposizioni, ovvero ciò che Klajn definisce "funzione semantica

dei prestiti". In particolare, analizzeremo gli anglicismi, ovvero i prestiti dalla lingua

inglese, i quali dalla fine dell' Ottocento sino ad oggi sono divenuti la fetta più copiosa

all'interno della lingua italiana.6 Gli anglicismi moderni rispetto ai prestiti più antichi sono

caratterizzati dal non essere adattati al sistema fonologico italiano. In altre parole, il

processo di lessicalizzazione, inteso qui i senso generico, quale “diretta associazione di un

concetto con una forma lessicale” Jezek p.17 che è già avvenuto nella lingua modello, va

6 “Per l'italiano moderno donatori del secondo tipo sono il francese e l'inglese, da cui proviene più del 90% dei prestiti da lingue viventi;[...]” Klajn, p.12 (1972) Influssi inglesi nella lingua italiana - Accademia toscana di scienze e lettere "La Colombaria": "Studi", XXII - Firenze, L. S. Olschki Editore

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re-intrapreso nella lingua ricevente.

Durante il processo di acquisizione, il percorso del prestito linguistico è spesso tortuoso.

Queste parole si trovano in una sorta di zona di confine, ai margini del sistema linguistico

assorbente, possiedono caratteristiche iniziali (connotative, denotative, sociolinguistiche,

associative, evocative, polisemiche, etc) che non è detto che vengano mantenute una volta

assorbite nella lingua d'arrivo. A sua volta, questo insieme di caratteristiche potrebbe

giocare un ruolo nell'influenzare le medesime proprietà nella lingua d'arrivo."Il traguardo

ideale dello studio di un prestito sarebbe quello di ripercorrere fedelmente, fissandolo

nelle sue varie fasi, il processo attraverso cui un certo modello è stato riprodotto in

un'altra lingua[...]recuperando così, anche solo parzialmente,quella dimensione storica

che è necessaria per poter cogliere la concreta natura dei fenomeni" Gusmani (1993)

p.134. Ma come vedremo, non è sempre così facile ricostruire il percorso.

1.2 Diversi fenomeni di interferenza linguistica

I prestiti (o forestierismi) sono parole che vengono per l'appunto prese in prestito da altre

lingue e che entrano poi a far parte integrante del sistema linguistico d'arrivo. Esistono

alcuni criteri generali che possono aiutare nell'identificazione dei prestiti: la struttura della

10

Fig. 1

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parola, la sua scarsa integrazione nel sistema (mancanza di composti e derivati), e infine

l'aspetto esteriore. Tuttavia, nessuno di essi costituisce un criterio discriminante. Le

etichette di "prestito" o di "interferenza" sono attribuibili solo provvisoriamente, e per un

tempo finito della storia della parola: queste si trasformano poi in elementi ereditari. Come

già accennato prima, i prestiti possono essere adattati (es: bistecca dall'inglese 'beef

steak'), sui quali il parlante ha ormai perso del tutto coscienza della lingua d'origine, o non

adattati (di quest'ultima tipologia fanno parte tutte le parole che saranno analizzate nel

capitolo successivo: job, authority, green economy, etc). Nel secondo caso, l'aspetto grafico

è rimasto inalterato, sebbene non la pronuncia, che viene quasi sempre approssimata con

foni della lingua italiana, come mostrano quasi tutti i dizionari moderni consultati7.

Quando, come nel caso dell'inglese oggi, il flusso di anglicismi è sufficientemente costante

e cospicuo, si parla di adattamenti fonetici automatici. In taluni casi però, quando un fono

alloglotto presenta tratti troppo lontani e non riconducibili a quelli indigeni, la sostituzione

approssimativa8 viene a mancare e si verifica l'uso di un nuovo fonema, estraneo al sistema

linguistico d'arrivo.9 Dato che l'apporto di anglicismi è per l'italiano continuo ed

abbondante, si sono facilmente creati dei “flussi di adattamento”. La frequenza con cui

questi neologismi entrano a far parte di una lingua agevola l'emergere di determinati tratti

strutturali e ne aumenta il riutilizzo, creando dei processi di rinforzo: ad esempio il suffisso

-ale, il quale ha subito un incremento di produttività (es: computazionale, distribuzionale,

promozionale). E' grazie ai prestiti, secondo Bombi (1995)10, che oggi il suffisso -ale ha

scavalcato un altro suffisso deverbale concorrente -ico. Un'altra tendenza è l'adattamento

dei calchi verbali quasi esclusivamente con la coniugazione in -are:”[...]considerate

formazioni “italiane” verbi quali coventrizzare e computerizzare; si può pertanto

ipotizzare che da tali verbi sia possibile ottenere delle nominalizzazioni.” Bisetto A. (2003)

7 Il DEVOTO-OLI Vocabolario della lingua italiana (2010), di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli – Le Monnier editore. Zingarelli dodicesima ed. -(ristampa 2014) Vocabolario della lingua italiana - Zanichelli editore8 Weinreich, (1970) Languages in contact -The Hague- Paris

9 A tal proposito, Gusmani (2003) sottolinea che l'acquisizione di questi fonemi alloglotti sia spesso facilitatadalla presenza di caselle vuote all'interno dei fonemi indigeni. Inoltre, porta alla luce la questione della definizione di questi nuovi fonemi: essi infatti non vengono mai annoverati fra i fonemi autoctoni, ciò nonostante possono essere presenti in un discreto numero di parole e vengono di solito definiti “fonemi periferici”. Il loro status transiente resta però poco analizzato, nonostante, riporta l'autore, possano diventare fonemi autonomi: come nel caso del fonema /v/ in lingua inglese, attraverso prestiti di origine francese.10 Bombi, Raffaella (1995) Lingue speciali e interferenza - Atti del convegno seminariale Udine "neologia e formazioni produttive tra lingue speciali e lingua comune" pp. 119-127; 16-17 maggio 1994 - "Il calamo" Editore.

11

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p.91 Questi processi di assimilazione, agevolati dalla frequenza di immissione dei

neologismi, permettono un più agevole e rapido processo di acclimatamento (che verrà

meglio esplicitato più avanti)11.

Con il termine prestiti di necessità si intende l'assorbimento di una parola straniera che

designa un entità o un oggetto non ancora presente nella lingua d'arrivo. Poiché in una

società estremamente dinamica e cangiante come quella odierna, dove nuove scoperte e

invenzioni entrano a far parte del quotidiano con tempi scala fulminei, non vi è il tempo e

modo di coniare un termine che efficacemente designi la “novità”, la tendenza è quella di

preferire il diretto assorbimento della parola nella sua forma originaria. Dato che l'inglese è

la lingua dei linguaggi specialistici e scientifici, gli anglicismi sono oggi diffusi

ampiamente nelle lingue del mondo12. La maggiore sovrapposizione semantica si ha con

termini dal carattere puramente tecnico: è il caso di nailon, citato da Gusmani, dove

significato e referenza extra linguistica coincidono. L' autore suggerisce che è proprio nella

natura dei tecnicismi, spogli di elementi connotativi, quasi esclusivamente di natura

descrittiva, a far sì che non subiscano mutamenti nella loro semantica.

Generalmente, vengono definiti prestiti di lusso quelle parole che vengono prese in

prestito per designare oggetti, enti o attività già presenti nella società ricevente e nella

quale esiste già un termine per designarli es: trucco/make-up. obiettivo/target, etc. Molti

prestiti di lusso vengono accolti in italiano proprio per questa aurea di efficienza, attivismo,

organizzazione e perfezione che ruota attorno a ciò che potremmo definire un'esterofilia

radicata fra gli italiani.

Con il termine occasionalismi (o casuals) si intende l'uso sporadico di una parola straniera,

la quale non ha il tempo di creare una rete di relazioni con la struttura linguistica in cui è

inserita. Quando l'occasionalismo è una manifestazione unica ed isolata può prendere il

nome di “hapax”.

Per i calchi, invece, “una parola straniera viene “copiata o “tradotta” usando elementi

lessicali esistenti nella lingua d'arrivo”. Casadei, pp 130. Con i calchi strutturali (o

11 Bisetto, Antonietta (2003) “Da formattare a calcio mercato: l’interferenza dell’inglese sull’italiano contemporaneo”, in “Italiano e Inglese a confronto” a cura di Anna-Vera Sullam Calimani 2003, pp. 87-99 -Franco Cesati Editore ha portato alla luce alcuni contesti in cui la formazione derivazionale di verbi a partire da nomi inglesi non è possibile: ad esempio da verbi contenenti una particella o una preposizione che segue il verbo come per “to knock out”, “to get down” , viceversa è possibile se quest'ultima precede il verbo “upgrade >upgradare”

12 A Dictionary of European Anglicisms: A Usage Dictionary of Anglicisms in Sixteen European Languages(2001) di Gorlach Manfred, Oxford University Press

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formali) vengono ricondotte sia la forma che il significato del prestito, es: grattacielo,

ferrovia, fuorilegge, conto alla rovescia, etc. Il punto di partenza di un calco strutturale può

essere un composto, che è considerato una parola singola, oppure da nessi che, pur essendo

composti da un insieme di parole che possono essere usate autonomamente, formano

semanticamente un blocco unico, che prende il nome in taluni testi di “locuzioni”, in altri

“polirematiche”, altri ancora “sintagmi”(es: counting down > conto alla rovescia). Un'altra

distinzione sul calco strutturale riguarda la corrispondenza fra lingua modello e lingua

replica: si parla di calco perfetto (es: banconote, da ingl. banknote) nel caso di completa

corrispondenza, e di calco imperfetto nel caso di parziale corrispondenza (es: guerra

fredda, dal' ingl. cold war, dove si è mantenuto l'ordine italiano determinato-determinate, o

luna di miele, da honeymoon, dove si è ricorsi all'uso della preposizione “di”).

Il calco semantico (o calco di significato) è invece basato sulla somiglianza formale, si

attribuisce una nuova accezione ad una parola già presente nel lessico italiano.

Quest'ultima può sommarsi alle precedenti o possono avvenire quelli che Fanfani definisce

“riposizionamenti semantici”. La differenza consiste nel grado di maggiore o minore

“adesione al modello e originalità di interpretazione” Gusmani, p.12.

Sia il calco strutturale che quello semantico possiedono un “omogeneità di fondo13” nei

loro processi formativi: è sempre il nucleo significativo ad avviare la necessità di impiego

nella lingua ricevente14. Talvolta, la nuova accezione semantica diviene predominante sul

precedente uso. Il calco di significato, secondo Gusmani, andrebbe distinto in due tipologie

principali: i calchi semantici indotti da una parziale sovrapposizione semantica tra la lingua

modello e la lingua replica, e quei calchi indotti esclusivamente per un' eventuale affinità

della forma della parola nella lingua straniera. Quest'ultimi sono stati denominati da

Gusmani “prestiti camuffati”. Riassumendo attraverso le parole di Bombi (1995) si può

dire che: “Se il calco semantico è un caso di polisemia indotta da un modello alloglotto, il

prestito camuffato è invece il fenomeno di interferenza in virtù del quale un parlante

13 Gusmani, Roberto (1993) “Saggi sull'interferenza linguistica”Ristampa seconda ediz. Accresciuta -Casa editrice Le Lettere, Firenze p. 195 14 Va inoltre ricordato che quei neologismi inizialmente prestiti di lusso, o calchi strutturali, attraverso un

successivo rimaneggiamento semantico da parte dei parlanti, possono cambiare il proprio “status”. E' il caso del ted. Glaube, inizialmente calco strutturale, con la sola accezione di “forma”, ma che successivamente acquista altre accezioni, come quella di “fede”, e quindi lo definiremmo qui, calco semantico. A tal proposito Gusmani (1993) op.cit. p. 215 “Col tempo però alcuni sintemi indotti da altre lingue possono mutare natura, nel senso che il parlante, analizzandoli, può essere portato a scorgervi una motivazione anche semantica”, ragionamento quest'ultimo applicabile anche a parole semplici.

13

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impiega un lessema preesistente con un nuovo valore proprio di un termine straniero

simile formalmente[...]” (p.105). Il termine indigeno viene rievocato per semplice

assonanza, la quale ha il ruolo di catalizzatore al momento del prestito, al di là di ogni

consistente corrispondenza di significato15. La distinzione non è tuttavia sempre così

facilmente identificabile: ad esempio realizzare2 nell'accezione di <<comprendere>>, può

essere considerato un lessema autonomo, essendo evidente che in un caso affermativo esso

non potrebbe essere riguardato che come prestito adattato dell' ingl. to realize, sia pure

sotto il parziale influsso di realizzare1 nell'accezione di <<concretizzare>>.

Per Gusmani, il criterio di distinzione fra calco semantico e prestito camuffato è la

possibilità di verificare se il parlante che ha effettuato il prestito sia o meno in grado di

stabilire una relazione diretta con il termine preesistente. Possibilità che quasi mai si

verifica, perché come afferma D'Achille16, ”per forestierismi e dialettalismi è difficile

fissare la “data di nascita”, così come la paternità. Per la maggioranza delle volte, l' autore

propende per un prestito camuffato, vanno cioè intesi come due lessemi distinti per

esempio piattaforma, << programma politico>>, influenzato dall' ingl. platform da

<<superficie piana>>.

La maggioranza dei prestiti camuffati della lingua italiana sono i cosiddetti

anglolatinismi17. Poiché l'inglese condivide con l'italiano l'origine di lingua latina di una

fetta abbondante del suo lessico18, il processo di camuffamento è frequente (es: “realizzare”

dall'inglese 'to realize', con l'accezione di 'comprendere a pieno, capire'; o ancora “editore”

con l'accezione di 'redattore', etc). Per Gusmani (1993) è nella fattispecie la presenza di

“semantemi e morfemi identici[..]appartenenti alla tradizione greco-latina” in entrambe le

lingue, italiano e inglese, ad aiutare l'identificabilità con i costituenti del modello straniero.

Bombi (2003) suggerisce tre parametri per distinguere più agilmente tra calco semantico e

prestito camuffato. Per primo, la presenza di discontinuità di significato della parola in

15 Gusmani, Roberto (1993) op.cit. p 12416 D’Achille, Paolo (2012) “Parole nuove e datate – studi su neologismi, forestierismi, dialettismi” - Franco Cesati Editore17 L'uso del termine anglolatinismi Klajn (1972) op. cit et al. (pp 14 -16;18) non è univocamente accettato.18 Finkenstaedt, Thomas; Dieter Wolff (1973). Ordered profusion; studies in dictionaries and the English

lexicon. C. Winter. Secondo gli studi di quest'ultimi la percentuale si assesterebbe intorno al 30% del lessico di origine latina. Vanno inoltre tenute in considerazione molte parole di origine latina che sono giunte all'inglese attraverso il francese antico e medievale, che per gli studiosi, equivarrebbe all'incirca ad un altro 30% su un totale di 80.0000 lemmi esaminati. Anche Klajn (1972) afferma: “Le parole di origine latina o romanza predominano , com'è noto, nelle parti intellettuali, tecniche e astratte del vocabolario inglese, che sono anche le più soggette a prestito (e soprattutto al calco)” p 13.

14

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italiano con la nuova accezione causata dall'influsso della lingua inglese. Quanto più la

nuova accezione si discosta dalle precedenti ormai consolidate nel tempo, tanto più

probabile sarà essere di fronte ad un prestito camuffato. Il secondo parametro riguarda

l'appartenenza del prestito ad un linguaggio scientifico: in questo caso il parlante tenderà

ad accogliere la parola in una sua specifica sfumatura semantica, ignorando le altre

possibili accezioni. Il terzo parametro è l'attestazione quasi simultanea del prestito non

adattato all'interno del lessico italiano.

Vi è inoltre una categoria di prestiti per la quale, nonostante sia possibile rintracciare un

modello alloglotto di base a cui essi si rifanno, il rapporto mimetico ha subito alterazione.

Citando la definizione di Gusmani, si instaura una " differenza formale tra l'archetipo e la

sua riproduzione[...]" che però avviene generalmente in un momento successivo alla fase

iniziale di imitazione e dove "è palese che tutto ciò è avvenuto al di fuori di un qualsiasi

influsso alloglotto"p.106 ed è il motivo per cui l'autore avverte una certa difficoltà a

ricondurre questi casi sotto la categoria di autentici prestiti (es: denim > dal fr. Serge de

Nîmes).

Con il termine prestiti decurtati Gusmani designa quei prestiti dalla "forma abbreviata,

cioè in genere con perdita del secondo elemento[...]" p.100. Dalla forma composta basket-

ball, night-club, smoking-jacket si è passati a significanti più brevi (e quindi più facilmente

recepibili) quali basket, night, smoking, etc. L'abbreviazione del prestito "è probabilmente

avvenuta in un secondo momento nella lingua che ha compiuto il prestito" Gusmani, p.101

ed è motivata dalla tendenza generale ad accorciare parole dalla lunghezza superiore alla

media standard; meccanismo ancor più forte per quei neologismi che, essendo materiale

straniero, incontrano maggiore resistenza all'assimilazione.

Anche parole come biro e scotch sono abbreviazioni rispettivamente dagli appellativi di

nomi propri: ung. László Biró o dal marchio depositato Scotch Tape.

Come gruppo a se stante vanno considerati invece i falsi prestiti, che nell'ambito della

lingua inglese, sono denominati pseudoanglicismi, ad esempio 'slow food', 'beauty case',

'autogrill', 'autostop'. Sono parole che per la loro forma esteriore possono sembrare di

origine inglese, ma che in realtà non fanno parte del suo patrimonio lessicale19 . In taluni

casi la voce in questione risulta essere del tutto assente nei dizionari madrelingua inglese.

19 Bombi, Raffaella (2003) “Anglicismi come banco di prova dell'interferenza linguistica” in “Italiano e Inglese a confronto” a cura di Anna-Vera Sullam Calimani, pag. 111 -Franco Cesati Editore

15

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In altre parole, come afferma Gusmani, il rapporto di dipendenza tra modello straniero e

prestito in questione “non è dimostrabile o non è verosimile o addirittura va sicuramente

negato” p.10, la sola evidenza di materiale in apparenza alloglotto, non è sufficiente a

ricondurre il suddetto neologismo alla categoria di prestiti. Altre volte, il lemma è presente

nel lessico straniero ma con un significato troppo distante da quello in uso nell'ambito

italiano, per cui è da escludere la sua provenienza estera; piuttosto essi vanno considerati

come neoformazioni autoctone dell'italiano: "Le componenti possono essere d'origine

alloglotta, il prodotto (cioè la parola in quanto tale) resta un' innovazione indigena."

Gusmani (2003), p.109. Gli anglolatinismi presentano il vantaggio di richiedere uno sforzo

minimo al parlante; grazie alla familiarità formale, l' integrazione è incredibilmente più

rapida. Va inoltre ricordato che “Il falso prestito, in ogni caso, presuppone una conoscenza

di modelli alloglotti noti attraverso altri prestiti nonché una competenza nelle strutture

linguistiche della lingua straniera: in definitiva una conoscenza dell'inglese e una volontà

di imitare unità provenienti da quel mondo linguistico” Bombi (2003) p.113.

Un discorso analogo si può affermare per tutte quelle parole frutto di processi di

derivazione, combinazione o composizione italiana, ma che non hanno più nessun rapporto

con la base inglese: es. 'snobbare', 'jogging', 'filmone', i quali non rientrano a nessun titolo

all'interno della fenomenologia del prestito. Queste parole sono sorte all'interno

dell'insieme di regole di formazione (RF) del sistema linguistico italiano e raramente la

loro precedente natura di prestiti influenza in alcun modo i processi di derivazione: “In

linea di principio, ai prestiti possono essere aggiunti tutti i suffissi derivati dell’italiano

purchè si diano le condizioni di buona formazione, siano cioè rispettate le condizioni […]

di formazione in italiano come, ad esempio, Ipotesi della Base Unica (IBU) proposta per

l’inglese da Aronoff (1976) e riproposta in forma modificata (IMBU) per l’italiano da

Scalise (1983).” Bisetto (2003) p.91.

16

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Un'altra sottile differenza si può rintracciare fra quelli che Gusmani definisce prestiti

ripetuti e quelli che definiremo prestiti successivi.

Nel caso dei prestiti ripetuti il punto di partenza è lo stesso archetipo, il quale produce nella

lingua ricevente più realizzazioni: “Le repliche, pur rifacendosi direttamente al modello

(R1,R2, ecc), possono presentare delle divergenze anche sensibili fra loro[..]” Gusmani

(1993) p.90. Quest'ultime possono anche coesistere (ted. med forest/foreht > franc. antic.

forest) diversificando la loro semantica, oppure le varianti rimangono in vita per un

intervallo di tempo variabile, per infine prevalere un riaccostamento sia sul piano formale

che del significato al modello o la predominanza della replica con maggiore prestigio.

Dunque l'etichetta di prestito ripetuto è attribuibile quando fra le repliche vi sono rapporti

sincronici.

Nel caso dei prestiti successivi invece, sebbene l'archetipo sia il medesimo, la distanza

temporale che intercorre fra i due prestiti è tale che essi debbano essere considerati due

fenomeni del tutto distinti:“[...]sono sì tra loro etimologicamente connessi, ma

appartengono a tradizioni diverse o a fasi cronologicamente alquanto distanti che una

relazione è in genere avvertita solo dallo storico della lingua” Gusmani (1993) p.92 e non

dai parlanti. Questo non esclude che il parlante vada al di la' del ritenere i due prestiti

semplicemente omonimi (dama <<gioco da tavolo>> o dama <<nobile signora>>

entrambi dal francese 'dame') e sentirli in seguito “come lessemi unitari”.

17

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Con i prestiti di ritorno (es: casino/casinò, camera <<stanza>>/camera<<macchina

fotografica>>) ciò che si verifica è la ripresa di un modello straniero, il quale a sua volta è

frutto di un prestito passato della lingua ricevente. In altre parole, LA è stata il modello per

il prestito x (es: it.camera), che entra a fa parte di LB, successivamente LA riprende a

modello la parola da LB (ingl. camera <<macchina fotografica>>).

Al di la' della peculiarità del modello, i prestiti di ritorno vanno a tutti gli effetti considerati

prestiti successivi, in quanto i parlanti introducenti non hanno nessun sospetto del tortuoso

passato etimologico del modello; tutt'al più può essere la vicinanza fonica a motivare la

scelta del suddetto.

18

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Infine, vanno annoverati quei prestiti che hanno subito processi di intermediazione.

L'influsso dell'inglese causa una intermediazione a livello fonetico su precedenti prestiti

provenienti da altre lingue: sono quindi 'ingannevoli' parole come festival, stage,

performance, la cui origine è in realtà francese, ma la pronuncia odierna è anglicizzata.

1.3 'Il prestito non è un corpo estraneo' 20

E' comune ritenere che il prestito, a differenza del calco, sia un atteggiamento di pura

passività dei parlanti, i quali si limiterebbero ad assorbire un'entità esterna così com'è

all'interno del loro idioma. Ma se è vero che lo sforzo di adattamento del significante è

maggiore per il calco, ciò non significa che la scelta di adozione del prestito non sia di per

sé un momento di creatività. Il prestito va inteso come espressione della creatività del

parlante, il quale non si limita a 'copiare', ma la cui scelta di innovazione è sempre in

qualche modo motivata21. I prestiti vanno letti in chiave di “neoformazioni che

contribuiscono al rinnovamento non solo espressivo ma anche strutturale delle lingue

contemporanee, non si può ignorare il fatto che sempre più spesso tali neoformazioni

trovano una loro iniziale collocazione nel patrimonio delle lingue speciali [...]” Bombi

(1995) p.119.

20 Gusmani, R. op-cit. Firenze, Le Lettere21 Migliorini, B.(1957) Saggi linguistici, Firenze p. 22

19

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E' chiaro che una volta entrato a far parte del patrimonio linguistico italiano, il prestito non

si differenzia per nessuna regola sintattica o morfologica da un qualunque altro lessema

italiano. Grochowska22 dimostra, attraverso un questionario sottoposto a soggetti di diverse

categorie di età, sesso, e provenienza, che il parlante, dinanzi a coppie di parole italiane e

anglicismi, all'interno di un contesto preciso, ritiene che solo uno dei due termini sia esatto.

In altre parole, per coppie come 'accettazione/reception', 'interessi/hobby', 'mezza

giornata/part-time', i parlanti - in taluni casi addirittura la totalità degli intervistati -

ritengono che solo una delle due parole si incastri perfettamente al contesto. Questo

implica che, per molti di quei 'prestiti di lusso' entrati nell'italiano, si è sviluppata una

semantica circoscritta, che fa sì che non siano più sinonimi interscambiabili con il loro

“duale” autoctono. Il rapporto tra la parola nella lingua modello e nella lingua replica non è

biunivoco, più precisamente significato e significante nei due sistemi non combaciano del

tutto, la corrispondenza può solo essere approssimativa.

Come afferma Gusmani, nel momento in cui il parlante utilizza un nuovo prestito,

l'innovazione si rifà non soltanto al modello straniero ma, sopratutto, al sistema linguistico

in cui l'innovazione ha luogo. "[...]cosi- anche passando nel campo del significato - non

sarà possibile riprodurre con assoluta fedeltà la funzione semantica dell'archetipo,

essendo questa condizionata da un complesso di relazioni che non possono ritornare

identiche nella lingua mutuante." p129

Il prestito, adattato o non adattato che sia, ha la caratteristica di formare relazioni

all'interno dell'ambiente in cui è inserito, formando una trama, che condizionerà il suo

significato e il suo impiego. Questo processo è definito da Gusmani “acclimatamento del

prestito”. I tempi ed il grado di acclimatamento dipendono strettamente dall'uso dei

parlanti. Alcuni prestiti non superano mai la fase di acclimatamento, con il tempo vengono

espulsi o sostituiti con neologismi indigeni, calchi o nuovi prestiti. La ragione di ciò,

secondo Gusmani, va imputata "all'impossibilità da parte del termine mutuato di spogliarsi

completamente del 'tono' che lo ha caratterizzato in una certa fase della sua penetrazione,

di perdere cioè alcuni elementi connotativi non propizi alla sua generalizzazione." p.136.

Una parte importante dell'acclimatamento del prestito è l'instaurazione dei rapporti di

affinità e contrasto della parola. Essi, come dimostrato precedentemente con l'esperimento

22 Grochowska, Anna (2010)“La pastasciutta non è più trendy?Anglicismi di lusso nell’italiano contemporaneo” Annales Univerisitatis Mariae Curie Sklodowska Lublin Polonia Vol.XXVIII.z.2 sectio FF

20

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della Grochowska, diventano netti e distintivi. L'acclimatamento non è l'integrazione

formale del prestito: sport, bar, stop, camion, etc, sono prestiti non adattati, quindi non

integrati, tuttavia, totalmente acclimatati. La prova di ciò, come afferma Gusmani, è la

vasta gamma di derivati (sportivo, barista, camioncino) presente in italiano. Una prova

ancora più forte di completo acclimatamento è la generalizzazione del loro impiego. Questi

anglicismi sono infatti ormai utilizzati indipendentemente da variazioni diafasiche,

diastratiche e diatopiche.

Non solo il calco, ma anche il prestito presuppone una conoscenza della lingua straniera.

Infatti, non necessariamente il prestito viene importato attraverso il lemma base, ma anche

da una forma composta o flessa, per esempio da un plurale, etc23. La forma di partenza

dell'interferenza linguistica è scelta, di norma, in base allo specifico contesto d'uso al quale

il parlante introducente attinge. Il parlante analizza la parola straniera e la riproduce

inserendola all'interno della categoria lessicale che ritiene più prossima a quella di

partenza. A volte, il mancato riconoscimento di elementi morfologici all'interno della

parola alloglotta porta, come in svariati esempi citati da Gusmani, ad errate interpretazioni:

es Keks (biscotto) ted. da Cakes (torte) angl., dove la -s morfema grammaticale per il

plurale non è stato riconosciuto in quanto tale; un esempio invece di errata estrapolazione

semantica è gute Fahrt! Ted > divenuto fart con il significato di <<fortuna, successo>> in

russo.

Il parlante o i parlanti introducenti compiono anche una scelta tipo semantico. Non va

infatti dimenticato, che è sempre il significato delle parole straniere la causa primaria

scatenante il prestito. La parola presa in prestito viene estrapolata da contesti linguistici

concreti (parole), e non dal suo significato denotativo generico. Afferma a tal proposito

Gusmani che “il contatto interlinguistico avviene a livello di atto singolo” e questo non può

che segnare crucialmente il plasmarsi del significato in italiano.

Generalmente, vi è un restringimento semantico, il prestito viene introdotto con

un'accezione specifica e ipercaratterizzata rispetto al modello alloglotto, es: ingl. corner

<<angolo>> accolto nella specifica accezione calcistica di “area del campo da gioco”. Ma

vi sono anche casi in cui è proprio il significato più ampio e generico a venire importato. E'

il caso di espressioni come count down o lunching: entrati a far parte dell'italiano attraverso

il linguaggio settoriale aeronautico e poi [...] persa l' originaria connotazione specialistica,

23 Gusmani, R. op.cit pp.45-49, Firenze, Le Lettere

21

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sono suscettibili di un uso traslato che si manifesta in termini di dilatazione comunque di

risemantizzazione del valore dell'elemento in questione."Bombi (1995) p.120. Tuttavia, la

completa polisemia del modello e le sue implicazioni non vengono di norma mai

mantenute nella lingua ricevente.

Se è vero che il prestito non è un corpo estraneo al sistema linguistico italiano, non è così

la percezione che ne hanno i parlanti. Quest'ultimi continuano a percepire come nuovi

forestierismi già consolidati nell'uso da decenni. D'Achille (2012) affronta la percezione

temporale della novità linguistica ed afferma: “La memoria dei parlanti, affidata a sé

stessa tende a far avanzare verso l’oggi l’apparizione della “novità”, sicché la ricerca

fondata sulla documentazione “positiva” ha il compito di correggere, dove e come è

possibile, questa deformazione ottica, senza per questo cadere nello spirito di una

controtendenza all’antichizzazione dei fenomeni” p.24. Lo “status di neologismo” vige

quindi più a lungo per quelle neoformazioni che dimostrano più palesemente, attraverso la

loro forma, la propria origine straniera, fenomeno che il D'Achille definisce “diacronia del

presente”24. A proposito dell'etichetta “neologismo”, accenniamo qui velocemente che

numerose sono le discordie tutt'oggi sulla sua corretta definizione: per quanto una parola

può mantenere questa nomenclatura? In quanto tempo un neologismo smette di essere tale

e diventa semplicemente “una parola entrata da poco nell'uso della lingua italiana”? Quante

attestazioni servono per distinguere un occasionalismo da un neologismo?

1.4 Assorbimento del prestito

Prima di giungere nel concreto assorbimento, bisogna fare alcune precisazioni. Nel

paragrafo precedente, citando Gusmani, si è accennato all'idea che dal modello possano

provenire diverse repliche (R1,R2, ecc), che in parole semplici sono le diverse realizzazioni

concrete dei parlanti a partire dall'archetipo. L'assorbimento quindi può avvenire per una

singola replica “vincente” sulle altre, ma potrebbero anche essere assorbite più varianti,

qualora quest'ultime sviluppino sufficiente indipendenza lessicale o diafasica. Vi sono due

ragioni principali per cui si possono avere diverse repliche: la prima, individuata già da

Bloomfield è che il prestito non possiede un unico punto di partenza, bensì molteplici e

24 Diversi termini oggi ampiamente usati nell'ambito politico italiano sono stati retrodatati dal D'Achille (in progress (1951), executive (1959), escalation (1966), turn over (1977), partnership (1953) etc , il quale sottolinea anche la durevolezza della permanenza di questi neologismi nell'uso comune della lingua, a discapito della generale reticenza da parte dei lessicografi nell'inserire determinate locuzioni inglesi nei vocabolari italiani.

22

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sincronici, tuttavia indipendenti gli uni dagli altri. Non si tratta mai di un singolo atto di

interferenza di un singolo parlante, piuttosto di una diffusione veicolata da più parlanti. In

secondo luogo, le diverse repliche possono essere lo specchio di diversi modelli (varianti

stilistiche attinenti). R1,R2, ecc rispecchiano “vari gradi di conoscenza della lingua

straniera, le diverse situazioni in cui si manifesta l'interferenza, il differente prestigio

goduto dalla forma imitata e via dicendo” Gusmani (1993) p.90

Secondo Coseriu si possono venire a creare due modi diversi di assorbimento del prestito:

uno "sostitutivo", in cui il termine indigeno viene espulso e sostituito dal nuovo arrivato;

uno "concorrenziale" in cui il termine indigeno e quello alloglotto coesistono, ridefinendo

la loro opposizione semantica, i cosiddetti “riposizionamenti semantici” di Fanfani, già

citati precedentemente. Nel primo caso è però plausibile ipotizzare, secondo Gusmani, un

lasso di tempo variabile di coesistenza, in cui può sopravvivere il termine indigeno, con un

uso complementare, per poi raggiungere la definitiva scomparsa, che egli definisce

neutralizzazione. Proprio in virtù del fatto che l'assorbimento sostituivo non è mai un

fenomeno istantaneo, può verificarsi (e non di rado) anche l'eliminazione della parola

straniera, e in un certo senso, il ripristino dello status quo ante, senza effetti collaterali

visibili. Nei casi definiti dal Coseriu “concorrenziali” si determina “una situazione di

parziale sincretismo semantico e quindi di conflitto tra omoionimi” Gusmani (1993) p.

197, in cui il prestito ha in comune dei tratti con una o più parole dell'italiano, parzialmente

coincidenti nelle loro possibilità di impiego.

Vi è anche un terzo scenario possibile: il prestito si limita ad occupare “uno spazio

vuoto”25, attraverso un referente prima ignoto. Nel caso "concorrenziale" si possono

verificare diversi riassestamenti semantici-lessicali, chiamati dal Gusmani polarizzazioni26,

che implicano uno stato di mutua metamorfosi dei termini disputanti:

- riassestamento stilistico: in cui il prestito e la parola indigena si ridistribuiscono in registri

diversi.

- riassestamento gerarchico: la parola indigena o il prestito, divengono iperonimo l'uno

dell'altro (es: drink rispetto a bibita).

- riassestamento connotativo: il parlante attribuisce al prestito o alla parola indigena una

determinata connotazione ( positiva, negativa, ecc )

25 Per maggiori approfondimenti: Gusmani, Roberto (1993) op.cit. Capitolo 12 “Struttura lessicale e prestito” Firenze, Le Lettere

26 Questa nomenclatura rischia però di veicolare l'idea di una netta contrapposizione fra positivo e negativo, che non rispecchia in realtà la pletora di riposizionamenti semantico-lessicali che possono occorrere. n.a

23

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- riassestamento metaforico: in cui uno solo dei due termini concorrenziali possiede la

duttilità dell'impiego metaforico.

Ognuno di questi possibili esiti di ristrutturazione del campo lessicale ha come scopo

l'aumento della funzionalità semantica, la ricerca di una maggiore strutturazione dei

campi semantici, insomma una generale regolarizzazione d'uso, che contrasta l'instabilità

dovuta alla sovrabbondanza e alla polivalenza di mezzi espressivi. Questa rielaborazione

dei campi semantici è un processo di sistematizzazione esclusivamente interno alla lingua

ricevente, ma come ribadisce Gusmani, “in piena indipendenza rispetto al modello”.

E' bene ricordare inoltre che il prestito può mutare , successivamente al suo assorbimento,

e, in maniera ormai del tutto autonoma dal contatto linguistico straniero, la sua natura; se

inizialmente il significato è circoscritto, non implica che in seguito non possa sviluppare

tratti referenziali o metaforici in parziale sovrapposizione con uno o più lessemi,

assumendo così lo status postumo di “concorrenziale”.

L'attingere ai forestierismi di origine inglese, può essere visto, inoltre, come l'esito di un

fenomeno trasversale, che è il mutamento della referenza, e l'adozione dei prestiti non è

che il frutto dell'adeguamento al cambiamento della realtà, del nuovo contenuto ideologico

o culturale. L' atteggiamento del parlante verso la parola indigena, se ad esempio percepita

troppo austera, antiquata o volgare può perfino portare all'opposizione semantica tra il

neologismo e il vecchio lessema (ad esempio il prestito scinn oggi ingl. 'skin' <<pelle

umana>> ha relegato fel ha designare solo la pelle animale).

1.5 Prestigio della lingua inglese in Italia

Le ragioni di questo incalzare crescente di prestiti inglesi sono da ricondurre, secondo la

totalità degli autori consultati, a diversi fattori di prestigio che non sono affatto recenti,

come dimostra il cospicuo numero di articoli e testi che già negli anni ottanta analizzavano

il fenomeno27. Le cause di questo prestigio vanno rintracciate nel:

uso (e abuso) di tecnicismi e lingue settoriali

nella mancanza di una forte connotazione del prestito

nell'uso snobistico del materiale alloglotto all'interno dei quotidiani

27 Dunlop A. (1989) “Parliamo itangliano”, in English Today, 18, pp 32-35 ;Scotti Morgana S. (1981) Le parole nuove”, Bologna Zanichelli; Zolli P. (1980) “Le parole straniere”, Bologna, Zanichellli.

24

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nella convinzione (errata) che l'inglese sia una lingua più sintetica e diretta

dell'italiano

nell'idea che l'inglese sia una lingua di moda e tendenza

nell'uso che caratterizza individui appartenenti a gruppi sociali medio-alti28

Secondo Gusmani la connotazione dei prestiti può essere neutra; questo spiegherebbe il

loro costante uso nelle lingue per sostituire oggetti o azioni considerati imbarazzanti es:

toilette o slip, che rapprasentano sostituti eufemistici di parole indigene.

In realtà, come afferma M. Fanfani, non si può parlare di una completa assenza di

connotazione, piuttosto l'intera categoria degli anglicismi sembra assumere in Italia “un

tono di elevatezza, di distinzione, di prestigio tecnico-scientifico che lo pone su un piano

diverso rispetto a un suo sinonimo italiano” (2003) p.176. In altre parole, gli anglicismi

sembrano possedere una generica aura positiva, dovuta al generale prestigio del mondo

angloamericano. Questa fase del prestito, in cui il suo valore stilistico positivo predomina,

va scemando nell'estinguersi della fase di acclimatamento, in altre parole, quando " all'

orecchio" dei parlanti il termine risulta consueto e normale. Per esempio la parola bar, le

cui prime attestazioni risalgono all'ultimo ventennio del ottocento29, che inizialmente

designava un tipo di locale con bibite, liquori e atmosfere statunitensi, per la quale è stato

possibile rintracciare le diverse fasi di stabilizzazione e ambientamento. Oggi, invece, la

parola bar ha perso del tutto le caratteristiche connotative di lusso e novità.

Secondo Gusmani è il prestigio legato a fattori culturali, sociali, politici, etc, che ostacola

la tradizione linguistica endogena. Maggiore è il prestigio, maggiore sarà la resistenza del

prestito agli influssi interni della lingua ricevente. Il prestigio degli anglicismi ha poco a

che fare con la loro natura linguistica, ma piuttosto essi vanno visti come la “diffusione dei

prodotti culturali della nazione donatrice”Klajn (1972).

Un altro fattore che determina l'assimilazione alla tradizione linguistica è l'estensione del

gruppo di parlanti che adotta il suddetto prestito. Quando la cerchia degli utenti è

relativamente piccola o di nicchia (ad esempio, nel linguaggio scientifico), l'influsso è

minore. Tuttavia, si è notato30 che talvolta, quando il prestito si diffonde in un più ampio

28 Il prestito come distinzione di classe introdotto per primo da: Kaufmann E. << journal of English and German Philology>> 38 (1939) 29 Per un'analisi dettagliata sulla parola “bar”, i suoi composti e derivati rimandiamo a Fanfani, Massimo

(2003) “Per un repertorio di anglicismi in italiano” in “Italiano e Inglese a confronto” a cura di Anna-Vera Sullam Calimani 2003, pp. 159 -162 Franco Cesati Editore

30 Gusmani, R. op.cit p 83 paragrafo 3.9, Firenze, Le Lettere

25

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bacino, si determina un maggiore influsso dell'apporto indigeno e l'integrazione risulta più

veloce. Negli ambienti colti, la tendenza è quella di preservare il più possibile la fedeltà al

modello straniero, in quanto questo implica una chiaro segno di distinzione sociale. Si può

dunque affermare che non è solo il prestigio del modello alloglotto, ma anche il prestigio

delle forme “colte” o parole dotte ad emergere, in quanto oggi l'inglese è la lingua franca

della comunità scientifica. Non tutti i prestiti hanno la stesse "porte d' accesso" al sistema

linguistico ricevente. Il prestito può essere un' innovazione letteraria, quindi prestito colto,

ma potrebbero entrare in italiano attraverso un'espressione gergale o colloquiale31. Il fatto

che un prestito rimanga d'uso all'interno di una certa cerchia di parlanti, sottolinea

Gusmani (1993), " [...] non significa di necessità che il prestito debba essere ignoto a

livelli linguistici differenti da quello in cui è ormai acclimatato", ma semplicemente al di

fuori di essa il termine può essere percepito con una forma "marcata di connotazione":

troppo colto, troppo tecnico, volgare o affettato e così via.

Si è accennato al fatto che gli anglicismi siano una cospicua presenza nei quotidiani e

pertanto, per molto tempo, si è ritenuto32 che la loro esclusiva porta d'accesso fosse la

forma scritta. Tuttavia oggi è comune ritrovarli anche all'interno delle trasmissioni

radiotelevisive, nei talk show e nei telegiornali, che promuovono gli stessi principi di

prestigio precedentemente elencati. Seppur prestito colto, il diverso sviluppo comunicativo

e le diverse richieste di adattamento della società e del lavoro, fanno sì che oggi l'uso dei

prestiti possa essere considerato di ampio respiro anche fra i “piani medio-bassi e bassi

dell'italiano”Dardano33(2008); non solo nella scrittura, ma anche nell'ambito dell'oralità.

Inoltre, l'uso degli anglicismi cela specifiche scelte stilistiche: "Non diversamente dalle

marche di enunciazione, gli anglicismi possono essere considerati dei segnali, i quali:1)

rivelano una funzione logica (contribuiscono alla costituzione del testo nei suoi aspetti

ideativi e argomentativi); 2) presentano l'enunciatore come persona informata,

competente, degna di fiducia (ethos); 3) rievocano ambienti e situazioni di prestigio

(pathos). In effetti l'uso di anglismi contribuisce a rivelare la posizione enunciativa del

soggetto."Dardano (2008) p.76.

Gli anglicismi e i gli anglolatinismi sono infine il frutto di un'altra concausa: l'affinità tra

31 Gusmani (1993) "Dobbiamo tendere ad accertare nei limiti del possibile, oltre alla diffusione nel tempo e nello spazio di un certo prestito", anche il suo <<status>> nei diversi livelli della realtà sociolinguistica [...]" p 135

32 Klajn, Ivan (1972) op.cit p1033 Dardano Maurizio, Frenguelli Gianluca (2008)- L' italiano di oggi - Aracne editore

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lingua donatrice e lingua ricevente, ovvero la facilità di identificazione interlinguistica34.

Come detto in precedenza, fra l'inglese e l'italiano vi sono ampi settori lessicali prossimi

fra di loro, ciò è concausa della facilità con cui assorbiamo numerose locuzioni inglesi in

lingua italiana: lo sforzo da parte dei parlanti che veicolano il passaggio è inferiore rispetto

a prestiti provenienti da lingue esotiche o di famiglie linguistiche non contigue. Tutto ciò è

abbastanza chiaro se ricollegato a quanto già accennato prima: sia in caso di prestiti o di

calchi è necessaria una conoscenza di base della lingua straniera in questione. Per

concludere, il prestigio è certamente agevolato da questa crescente facilità di

identificazione interlinguistica, che non può che aumentare, dato che sempre più parlanti

oggi grazie alla riforma scolastica masticano l'inglese, seppur a livelli di comprensione

diversa.

Il fascino per l'esotico, per ciò che nella propria società non è consueto può essere

trasportato non solo attraverso oggetti, abiti e gioielli, (ma altresì con le parole: "Un certo

successo riscuotono i sostantivi inglesi terminanti per preposizione35; la mancata

univerbazione ( l'uso del trattino è irregolare) ne accentua il carattere esotico e quindi

l'effetto connotativo; li ritroviamo sia nella lingua giornalistica [...], sia in particolari

settori[...]" Dardano, Frenguelli (2008) p.32. Per equilibri geo-politici che esulano da

questa trattazione, oggi la moda e l'esotico vengono veicolati attraverso l'inglese e il

linguaggio giornalistico non può esimersi dal presentare il proprio prodotto nel modo più

attraente possibile: attraverso appunto un ricco repertorio di anglicismi.

Sempre relativo a scelte retoriche e stilistiche, si è sviluppata una “[..]diffusa opinione

attribuisce all'inglese alcune qualità: l'inglese è una lingua 'concreta' nei concetti e

compatta nella forma [...]; in essa appare un deciso orientamento verso la brevità frasale

e la modularità sintattica. Al contrario, l'italiano sarebbe una lingua astratta e retorica:

cioè avvezza ai lunghi giri di parole, ai vocaboli letterari, ai sinonimi e alle varianti;

dotata di una grammatica stratificata e irregolare, la nostra lingua si orienterebbe

preferibilmente verso i periodi lunghi e la sintassi complessa” Dardano (2008) p.78 frutto

di antiche e obsolete istruzioni didattiche nel secondo dopoguerra, già da tempo allontanate

dalla scuola, ma soprattutto dall'uso quotidiano della scrittura da parte degli italiani.

34 Weinreich, U (1953)“Languages in contact”- New York 35 Ad esempio: check-in, play-off, sit-in, etc.

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Capitolo 2

2.1 Osservazioni generali

Al fine di supportare la tesi con esempi di anglicismi nella politica italiana si è scelto di

avvalorarsi delle seguenti locuzioni: Job Act, Fiscal Compact, Devolution, Establishment,

Authority, Green Economy, Impeachment. Questo elenco è il risultato di un attento spoglio

del quotidiano La Repubblica per i primi due mesi dell'anno 2014; esse apparivano le più

pertinenti ai fini di questa ricerca. Le schede terminologiche in appendice seguono

pedissequamente i criteri utilizzati da F. Vaccarelli all'interno di “Anglicismi nel lessico

economico e finanziario” di Francesca Rosati. Tuttavia, questa analisi verterà soprattutto su

esempi di anglicismi di linguaggio politico. Tutte le citazione riportate provengono dal

quotidiano cartaceo ridigitalizzato La Repubblica. La versione digitale possiede un

archivio che permette una ricerca temporale a ritroso fino al 1 Gennaio 1984. Questo

strumento è stato utilizzato per avere conferma delle datazioni riportate sui dizionari

consultati, ma soprattutto per studiarne le co-occorenze. Inoltre, ha permesso una visione

diacronica dell'uso politico dell'anglicismo. Le parole analizzate non sono occasionalismi,

tuttavia la loro frequenza nell'archivio oscilla enormemente. La distribuzione di queste

locuzioni inglesi non è ristretta all'ambito di articoli presenti nella sezione politica estera

(in tal caso, ne è stata presa nota), ma egualmente distribuita nelle varie rubriche del

quotidiano. Frutto anche del fatto che, come sottolinea Bonomi (2002)36, i diversi tipi di

articoli del giornale hanno perso le caratteristiche distintive di genere e stile che

possedevano ancora fino agli anni ottanta, tendendo invece ad una "crescente perdita di

specificità della scrittura giornalistica". Poiché non è stato possibile, data la vastità

dell'argomento, creare un impianto di corpus di termini politici, si è piuttosto optato per

una scelta limitata di termini. Certamente criteri più ampi, come quelli adottati dai corpus

consultati (Adamo, Della Valle; Cortelazzo....): diverse tipologie, sia scritta che orale, di

testo, diverse fonti, e così via, permetterebbero di esprimere giudizi più completi e

rilevanti, anche se l'analisi condotta necessiterebbe l'impiego di metodi statistici.

Pertanto, questa tesi desidera essere solo un parziale rilevamento, in scala ridotta, di ciò

che potrebbe essere il lavoro di un linguista alle prese con una specifica area, quella

36 Bonomi, Ilaria (2002) “L'italiano giornalistico- Dall'inizio del '900 ai quotidiani on line” - Franco Cesati Editore

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politica, nel nostro caso. Solo successivamente ad uno studio più approfondito, attraverso

la comparazione di criteri e metodi delle fonti lessicografiche, riassunta da Dardano

(2008), mi è stato chiaro quanto un lavoro simile sarebbe stato più efficace ed informativo,

se, ad esempio, fosse stato fatto sugli anglicismi utilizzati nelle più seguite trasmissioni

televisive a sfondo politico (es: Ballaró, 8 1/2, Agorà et similia), le quali hanno una media

in numero di ascoltatori che supera i due milioni e mezzo di copie vendute37 che le testate

cartacee ottengono giornalmente38. A tal proposito però ho riscontrato pareri contrastanti,

Adamo, Della Valle (2003) giustificano la loro scelta di basarsi su fonti solo scritte

affermando che esso è "materiale documentario idoneo a verificare il reale attecchimento

nell'uso e la vitalità nel tempo delle neoformazioni registrate". Sotto questo aspetto, nel

corso della piccola ricerca da me effettuata, mi sembra di poter affermare che spesso è la

fonte giornalistica a documentare l'attecchimento di una parola nell'uso dei parlanti.

Determinate sfere semantiche - come quella politica nel nostro caso - hanno nelle testate

giornalistiche un ottimo specchio informativo per ciò che riguarda la vitalità e

l'attecchimento nell'uso, tuttavia non un valido strumento per sondarne a livello diastratico

la loro diffusione. Il lessico politico è tutt'oggi coniato e promosso soprattutto dai

giornalisti delle testate cartacee, e poi, successivamente, riproposto attraverso gli altri

media: ”Si può affermare senza incertezze che la scrittura dei giornali è una delle fonti più

produttive di parole nuove” Gualdo (2007) p.89. Per riassumere, ritengo quindi che la

testata cartacea sia il mezzo più efficace per registrare le nuove parole o il "ripescaggio" di

parole già esistenti in ambito politico, tuttavia, non il mezzo più adeguato per misurarne la

diffusione nell'italiano d'uso e per seguire il percorso di un neologismo, nel momento in cui

questa nomenclatura gli inizia a calzar stretta (vedi par.1.3 p.22), ovvero quando la parola

inizia il suo inserimento ed acclimatamento all'interno dei paradigmi lessicali della lingua

italiana.

2.1.1 Approcci e metodi di studio

37 Si rimanda a “Dardano Maurizio, Frenguelli Gianluca (2008) L' italiano di oggi – pp 105-107 Aracne editore

38 Da Gualdo (Rist.2015)”L'italiano dei giornali” “I lettori forti, che comprano uno o più quotidiani tutti i giorni e sono fedeli al loro giornale, sono in netto calo, a vantaggio dei lettori occasionali che comprano il giornale due o tre volte a settimana. Rispetto ad altri paesi, ogni 1000 abitanti solo 103 comprano il quotidiano, un dato inferiore a quello di Spagna(107), Francia(153), ma soprattutto lontanissimo da quelli di Giappone(577) e Norvegia(588). Anche i tempi di lettura si sono ridotti: si dedicano circa 15-20 minuti al giorno alla lettura del giornale: un inezia rispetto al tempo medio di ascolto della radio o alle ore passate davanti allo schermo del televisore o del computer” pp.7-8

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Lo studio della comunicazione politica avviene di solito attraverso due approcci: quello

politologico oppure quello comunicativo. Nel primo caso, il metodo si focalizza

sull'aspetto giuridico e filosofico delle implicazioni politiche, il secondo, invece,

sull'aspetto di marketing, di vendita delle idee e gli aspetti relazionali tra cittadini-media-

politici. In particolare questi tre attori sono stati studiati dagli anni cinquanta in poi, e il

loro ruolo rappresentato da diversi modelli come ad es. il modello pubblicistico/dialogico o

il modello mediatico.

30

Illustrazione 2: Modello pubblicistico-dialogico

Illustrazione 3: Modello <<mediatico>>

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Altri studi si sono focalizzati solo sulla comunicazione di un singolo attore:

la comunicazione giornalistica: rapporto giornalista-politico (l'interazione del

sistema media e sistema politico), libertà di inchiesta, manipolazione delle

informazioni, etc.

la comunicazione politica: in entrambi i suoi canali: ufficiale, cioè i dibattiti

parlamentari, i comunicati stampa, la gazzetta, etc.; e non ufficiali (interviste,

dibattiti televisivi, discorsi alle piazze, etc.)

rapporto di potere della politica sui cittadini: in particolare i numerosi studi sulle

strategie e tecniche per influenzare, imbonire o raggirare l'opinione pubblica.

Per ciò che riguarda quest'ultimo punto, si è sviluppato inizialmente negli Stati Uniti, in

particolare grazie agli studi di Lakoff39 ed altri, un approccio cognitivo basato

principalmente su risposte inconsce del soggetto elettore, attraverso emozioni, metafore ed

empatia. Per cui la bravura di un leader politico risiederebbe proprio nella capacità di saper

far risuonare quegli elementi inconsci che permettono di abbandonare lo stato iniziale di

scetticismo, lasciando spazio ad un atteggiamento mentale positivo. L'inquadratura

metodologica di questa tesi si avvicina agli studi di politolinguistica, meglio chiariti nel

paragrafo seguente.

2.2 Riflessioni sulla politolinguistica

Nel 1996 Armin Burkhardt coniò il termine 'Politolinguistik', tradotto in italiano

“politolinguistica”, con il quale definisce l'ambito di analisi a confine tra la linguistica e la

scienza politica. Come dimostrano i dati statistici riassunti da Gualdo (2010) pp.156-157,

sebbene il numero assoluto totale degli anglicismi non sia allarmante, in chiave diacronica

la percentuale del loro numero è in costante aumento e sembra plausibile ipotizzare che

continuerà a crescere. I dati riportati però nei vocabolari sembrano non riflettere le

percentuali di anglicismi (integrali e semi-adattati) riscontrate da Gualdo all'interno della

programmazione televisiva (titoli), e articoli di giornali, in settori come quello musicale o

scientifico. La maggior parte di questi anglicismi, che compaiono e ricompaiono, come

temi di talk show, telegiornali e riviste cartacei, appartengono al linguaggio settoriale della

politica. Tuttavia, come giustamente Cedroni critica, ritenere il linguaggio politico come un

39Lakoff, George (2008) “The political mind: a cognitive scientist's guide to your brain and its politics”

- Penguin Editor

31

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“epifenomeno” sia da parte dei politologi che dei linguisti, crea la falsa percezione della

portata di quest'ultimo. In effetti, che ci piaccia o no, il linguaggio politico è tutt'altro che

di nicchia, sia per i temi che esso dovrebbe toccare: la vita pubblica, il bene comune, la

società (nella più ampia scala d'accezione possibile), il lavoro, la sanità, etc; sia per

l'accesso ai mezzi divulgativi. Non sfugge a nessuno infatti, che fra un “neologismo

politico” e un neologismo coniato nel campo della meccanica quantistica, il primo ha una

gittata e una velocità di propagazione incomparabilmente maggiore. Non solo i mezzi –

twitter, tv, blog, radio, ecc – ma anche il bacino di utenza fa senza dubbio mettere in

discussione se davvero si possa parlare di linguaggio settoriale o di un sottocodice. Con

questo non si nega il sempre maggiore disinteresse degli italiani per la politica, risulterebbe

infatti che pochi sappiano cosa si cela davvero dietro “job rotation” o “devolution”, tuttavia

non si può negare che sono termini che giungono “all'orecchio di tutti”. Gli studiosi di

entrambi i campi, politica e linguistica tengono “paradossalmente a sottovalutare

l'importanza -[…] la priorità – del linguaggio politico rispetto ad altri fenomeni sociali,

non solo per ciò che esso palesa e rende manifesto, ma anche per quello che nasconde e

occulta o passa – come si dice – sotto silenzio.” Cedroni (2010) p.6. Inoltre, vi sono due

principali metodologie su cui gli studi sul linguaggio politico si orientano: una prettamente

focalizzata sulle singole parole, l'altra invece di carattere generico, problem oriented, sul

fenomeno della politolinguistica, e quasi sempre una esclude l'altra, proponendo risultati

parziali.

La politolinguistica si appoggia a diversi ambiti di analisi: la retorica, l'analisi linguistica

del discorso, la scienza politica, la filosofia politica, la semiotica, la linguistica testuale, la

sociolinguistica, da cui attinge diversi strumenti di analisi.40 All'interno del termine italiano

“politica” corrispondono tre differenti parole in inglese: politics, polity, policy.

40 Per una inquadratura teorica e di approccio, rimandiamo al capitolo introduttivo di Cedroni L. (vedi sotto)

32

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La tabella qui sotto riportata riassume i concetti, approfonditamente esaminati in entrambe

le opere di Cedroni (2010)41 che fanno da sfondo all'analisi lessico-semantica della tesi.

Come affermava la studiosa: “Queste tre dimensioni della politica interagiscono con le

pratiche discorsive e con il linguaggio politico[…]”p.9, tuttavia gli studi si concentrano

quasi sempre sulla dimensione del potere, ovvero della politics, poiché si focalizzano sul

problema della trasmissione del controllo, la sua legittimità e le sue manifestazioni.

politics polity policy

Sfera del potere Sfera dell'identità Sfera decisionale

- Attività e discorsi pertinenti alla vita pubblica.

- influenzare il consenso/dissenso

- competizione con altri attori politici

- Organizzazione pubblica,amministrativa, statale di una comunità attraverso norme e regolamenti

-orientamento valori e ideali (es:costituzione, tipologia stato)

- definizione del territorio, della cultura, della burocrazia e dell'esercito.

- Insieme delle leggie regolamentazioni.

-formulazione obiettivi e programmi.

- gestione della res publica

Linguaggio linguaggio della teoria e filosofia politica

Linguaggio delle istituzioni

linguaggio della vitae della lotta politica

Dimensione processuale formale contenutistica

Obiettivo affermazione ordine dare forma

41 Cedroni, Lorella (2010) “Il linguaggio politico della transizione. Tra populismo e anticultura”pp. 17-26 inclusa tabella a pagina 24, molto più esaustiva e corretta di quella qui presentata. Armando EditoreCedroni, Lorella (2014) ”Politolinguistica – L'analisi del discorso politico” Capitolo introduttivo- Carocci, Editore

33

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2.2.1 Caratteristiche del linguaggio politico

Edelman (1976), nell'opera 'The Symbolic Uses of Politics', affermava che il linguaggio

politico non è banalmente il linguaggio dei politici, piuttosto la rappresentazione

trasversale del potere, la cui manifestazione è la ricchezza comunicativa a cui esso adduce.

Per lo studioso, il linguaggio politico attinge a quattro forme: 1) il linguaggio esortativo; 2)

il linguaggio giuridico; 3) il linguaggio amministrativo; 4) il linguaggio della

contrattazione. Ognuno di essi si mescola continuamente all'interno del discorso politico -

che in questo elaborato è inteso come atto linguistico vero e proprio - al fine di consolidare

la posizione di potere, giustificandola anche attraverso elementi di richiamo alla giustizia,

al buon costume, alla burocrazia, ecc. Il discorso politico inoltre:”coinvolge [...]posizioni e

ruoli sociali diversi associati con prospettive specifiche, nelle quali gli attori e le attrici

agiscono semioticamente.”Cedroni (2014) p.32. Normalmente con il termine “discorso

politico” ci si riferisce all'analisi testuale e proposizionale e all'analisi semantica del

“messaggio politico”, incluso quindi il testo e il co-testo. Con il termine “linguaggio

politico” ci si riferisce soprattutto al lessico, istituzionalizzato o anche preso in prestito da

altri sottocodici (es: lessico sportivo, medico, etc.)

“Non c'è politica senza rituali”: spesso il discorso politico ha la funzione di propagare il

rito, di integrarlo all'interno di un ideologia, di coinvolgere l'affettività dei riceventi e

renderli partecipi (non necessariamente attivi) del sistema: essi sono specchio delle

strutture sociali. Navarini (1998)42 afferma che il rituale politico avviene per il

raggiungimento di quattro scopi principali: 1) la raccolta della solidarietà, al fine di

rafforzare l'integrazione nei tessuti sociali; 2) mostrare il potere, rafforzando lo status di chi

esegue il rituale o di coloro ai quali è indirizzato; 3) ha una funzione costruttivo-simbolica,

ossia fornisce un senso ad avvenimenti e fatti; 4) può avere un fine distruttivo, fornendo un

nemico comune, alleggerendo dalle responsabilità collettive o fornendo “motivazioni” a

calamità che hanno colpito la comunità. Quest'ultimo, è fondamentale per l'espressione del

concetto di “sicurezza”, nel momento in cui la collettività si senta minacciata o in pericolo.

Per ognuno di questi scopi si adotta un cosiddetto “genere” di discorso schematizzato,

<<un modo socialmente ratificato di utilizzare il linguaggio in connessione ad un

42 Navarini, G. (1998) “Tradizione e post-modernità della politica rituale”in <<Rassegna Italiana di Sociologia>>39 pp.305-322

34

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particolare tipo di attività sociale>> Fairclough (1995)43. Il rito politico, attraverso il

discorso, possiede sia una funzione cementante, quindi conservatrice, sia una dimensione

dinamica, di competizione del potere, di opposizione al governo:”La funzione rituale –

attraverso la quale i governanti cercano di consolidare la propria autorità costruendo un

ambito cerimoniale – è atta a produrre conformismo politico. Forme di rituale politico

sono le elezioni, i discorsi di insediamento del presidente della Repubblica, e tutte le

formule altamente regolate in termini procedurali che servono a evocare una risposta

acritica e di adesione incondizionata” Cedroni (2014) p.23 e quindi anche simboli non

linguistici come: divise, bandiere, inni, monumenti. La retorica persuasiva avviene anche

attraverso ripetizione di topoi: come esempio Mazzoleni (1998) riporta alcune

manifestazioni linguistiche della Lega44: “la politica del contro” (es: contro Roma ladrona),

la secessione padana, l'auto-proclamazione (fittizia) di indipendenza dal potere centrale

(federalismo), all'interno di un contesto comunicativo diretto - i comizi, le adunanze, i

gazebo - scavalcando i media e resuscitando il rapporto diretto cittadino-leader politico. La

lingua è il principale mezzo con cui si perpetua la funzione evocativo-simbolica del

linguaggio politico: in particolare attraverso il ricordo di eventi passati, di

commemorazioni, ed ancora: “[...]essenziale ai fini di costituire le identità politiche è la

denominazione assunta dai gruppi, partiti, coalizioni” Cedroni (2014).

Il messaggio politico deve assicurarsi di essere persuasivo: attirando l'attenzione (ciò

vedremo in seguito può avvenire attraverso differenti strategie), il contenuto deve essere

afferrato dal destinatario (questo non implica necessariamente l'uso della logica o di un

approccio razionale, ma deve in primo luogo suggestionare). Infine, come afferma

Cedroni, il messaggio deve profondere un'aurea di credibilità. Il linguaggio politico fa

immenso uso di personificazioni, allegorie, metafore e non disdegna l'uso dell'ironia,

43 Fairclough N. (1995) Critical Discourse Analysis: The Critical Study of Language – Longaman London-New York

44 Esistono diverse analisi specifiche sui discorsi politici della Lega, fra cui la già citata Cedroni, Lorella(2010):

Allievi, Stefano (1992), Le parole della Lega. Il movimento politico che vuole un’altra Italia,Milano, Garzanti.

Cedroni, Lorella (1994) Il linguaggio “politico” della Lega, in <<Democrazia e diritto>> pp 469-482

Costantini, Luciano (1994 ) Dentro la Lega : come nasce, come cresce, come comunica / LucianoCostantini ; prefazione di Adriano Zanacchi Roma : Koinè,

Iacopini R., Bianchi S. (1994) La lega ce l'ha crudo! Il linguaggio del Carroccio nei suoi slogan,comizi e manifesti Milano,Mursia

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ottimo strumento nella politics, come attacco agli avversari. I mass media hanno

fondamentale rilevanza nella dimensione simbolica della politica, non solo hanno

permesso l'amplificazione della portata del messaggio politico, fornendo nuovi

palcoscenici e modelli, ma costituiscono il principale interlocutore e negoziatore del

linguaggio politico (approfondirò ulteriormente nel paragrafo relativo al ruolo del

giornalismo 2.4). In altre parole, il destinatario del messaggio politico è spesso proprio il

giornalista, e non le “masse”, come immagineremmo, e questo determina anche molte

scelte linguistiche, in particolare proprio gli anglicismi, avvenute nell'ultimo trentennio.

Nel discorso politico domina la dimensione pragmatica, “di qui il rilievo che nella

comunicazione assume la semantica rispetto alla sintassi”Cedroni (2014) p.12. Esso ha

come scopo principale quello di determinare delle azioni conseguenti e non è completo, nel

senso che è colui che lo ascolta che ne completa la valenza, le attribuzioni, i riferimenti a

luoghi, eventi, persone. Non va comunque sottovalutata la sintassi, si pensi ad esempio al

ruolo del concetto di focus, fatti soprasegmentali o alle domande retoriche, che esigono

pertanto strategie sintattiche ricercate. L'analisi interpretativa del testo, non può essere

correttamente eseguita se non si tiene a mente che, la maggior parte dell'attività svolta dai

politici, è parola, intesa à la Austin <<speech act>>, fare cose con le parole, ossia <<atti

linguistici>>. L'atto linguistico politico è caratterizzato da temi ed ideologie che delineano

un contesto linguistico sotterraneo, raramente esplicitato, ma che è lì, e ne delinea gli

aspetti costitutivi (pensiamo ad esempio alle recenti campagne contro l'immigrazione in

Europa). Tuttavia non basta parlare di atto linguistico e contesto, ma per cogliere l'intero

processo illocutivo, bisogna guardare la somma di simboli, parole, repliche e riti che ne

sono altresì parti costituenti.

Per riassumere, diremo che il linguaggio politico è:

costitutivo: nella sua funzione primaria di formare e produrre comportamenti

relativi alle decisioni degli attori politici (presidenti, governi, partiti, élite di potere,

cittadini).

rappresentativo: relativo all'aspetto della polity: rappresenta l'insieme dei valori e

idee di un certa comunità in un determinato territorio.

legittimante: auto-giustificativo dei processi necessari affinché l'aspetto

decisionale possa procedere.

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decisionale: nella sua funziona persuasiva, nel potere negoziativo-contrattuale.

Questo aspetto principale del potere politico può avvenire anche attraverso una

“non-cooperazione” o una “non-decisione”.

simbolico-evocativo: in quanto “ciò di cui il pubblico fa esperienza è il linguaggio

sugli eventi politici, piuttosto che gli eventi stessi” Cedroni (2014) p.18. A tal

proposito molti studiosi45 parlano di “teatralità politica”, la politica come messa in

scena, il cui palcoscenico sono i mass media. Ciò di cui fruiamo è una

rappresentazione dei possibili eventi futuri o la rielaborazione di fatti già compiuti.

argomentativo: fornisce un interpretazione, di carattere suggestivo, o logico-

razionale nella pratica sociale.

La funzione argomentativa del linguaggio politico è sicuramente quella che più si presta

alla manipolazione da parte di chi la attua:”Il linguaggio politico è, tuttavia, per natura

controverso e poco suscettibile di verifica: ci sono argomentazioni logiche che consentono

di difendere qualsiasi posizione senza badare alle contraddizioni che questa produce.

Pertanto, la funzione argomentativa e quella manipolatoria del linguaggio politico vanno

individuate nell'importanza che le variabili linguistiche hanno nel giustificare corsi

d'azione e decisione” Cedroni (2014) p.21. Il discorso politico è di per sé una forma di

azione sociale specifica e qualunque argomentazione fornita ha sempre il fine, più o meno

esplicito, di far sì che colui che ascolta costruisca una certa rappresentazione del mondo

esterno. Ovviamente nulla di deterministico, poiché è di gran lunga superata la concezione

che la persuasione agisca secondo un principio stimolo-risposta.

2.2.2 Anglicismi nei discorsi politici italiani

Dunque la domanda iniziale da farsi è: perché la politica italiana sente l'urgenza di tutti

questi anglicismi? La prima risposta è di ordine generico, e vale infatti, non solo per il

campo della politica, bensì per tutti i prestiti non adattati: all'intrinseca esigenza di

rinnovamento linguistico, al desiderio di voler esprimere con mezzi diversi uno stesso

concetto, che, seppur antico, così facendo, si rinnova a sua volta. De Mauro sottolinea

quanto il bisogno “del nuovo” nelle lingue sia sempre esistito, riportando l'esempio latino

di salio, <<salire>> che perse l'accezione di "ballare" nelle lingue romanze, e si ricorse

45 Vedi Mazzoleni, Gianpietro (1998) per la bibliografia sul tema.

37

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invece ad un prestito di origine germanica, e di certo questo avvenne non perché ad un

tratto si smise di danzare: "[…]la preferenza riservata al prestito integrale, come per day

care e day surgery, lascia trapelare il bisogno, talvolta perfino compulsivo, di dare nuova

veste a concetti consuetudini o prestazioni che si vanno affermando nella riforma del

settore pubblico[...]" Adamo; Della Valle (2003) p.XX. Cedroni definisce questa esigenza

di rinnovamento lessicale per la politica “il lessico del nuovismo”, che non solo sforna

nuove parole, ma stravolge anche i contenuti delle “parole vecchie” (l'autrice riporta

l'esempio di “federalismo”, che per la Lega ha assunto l'accezione di “secessionismo”). E'

il caso della locuzione della parola 'job': “job center”, ossia di fatto le vecchie agenzie di

collocamento, le cui funzioni iniziali restano invariate, ma alle quali si ritiene necessario

dare una nuova veste. Gli anglicismi nella politica italiana vengono usati come veicoli del

concetto di “libertà e crescita economica” e lo sono con una certa continuità temporale, un

trentennio è stato preso in analisi, seppur sommariamente, tanto da poter affermare che gli

anglicismi sono oggi una formula politica consolidata, non solo nei momenti di crisi e

transizione, ma per l'intero sviluppo della politics e della policy. Gli anglicismi svolgono

un ruolo fondamentale nella creazione di un clima favorevole affinché si ottenga un'ampia

legittimazione e un'opinione pubblica recettiva, talvolta perché ci fanno percepire come

“nuovo” qualcosa che già si conosceva. Prendiamo ad esempio il settore del lavoro, che

subisce dagli anni ottanta varie ristrutturazioni, da qui infatti l'incremento dell'uso del

prestito integrale job, come mostriamo più avanti nella tabella del paragrafo 2.5

job creation 46/dʒɒb kriˈeʃʃon / BrE / dʒɒb kriːˈeɪʃnn /

loc.s.f.inv. ingl.econ. [1987; ingl. job creation /dʒɒb kriːˈeɪʃnn / propr. “creazione dilavoro”] strategia di creazione di posti di lavoro attuata spec. favorendo il sorgere dinuove imprese.

46 Qui di seguito, viene riportata la prima attestazione ritrovata all'interno dell'archivio, la quale permette

una retrodatazione di tre anni rispetto al De Mauro.

23/05/1984A suo giudizio vanno definiti meglio i contratti di formazione-lavoro (nell'accordo di febbraio

ne sono previsti 30 mila), bisogna dare il via ai programmi speciali per l'occupazioneincentivando soprattutto le attività cooperative ("può essere illuministico, può darsi che nonriesca, ma nessuno ha da proporre nulla di più raffinato o efficace"); occorre concentrare leattività di job creation, oggi disperse in diverse strutture (Gepi, Eni) con un uso migliore delFio, occorre infine puntare sulle commissioni regionali dell' impiego e prendere dalle liste deicassintegrati il 5% degli avviati al lavoro.”

38

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job sharing /dʒɔbˈʃɛrɪŋ / BrE / dʒɒbˈʃeərɪŋ /

loc.s.m.inv. ingl.dir.lav. [1986 in “Lavoro”; ingl. job sharing /trasc.fonet.ingl/composto di job “lavoro” e sharing, der. di (to) share “dividere”] divisione di unlavoro che richiederebbe un impegno a tempo pieno fra più persone che vengonoimpiegate con orario ridotto.

job rotation /dʒ'ɔ bɾotˌɛiʃon / BrE / dʒ'ɒbɾəʊtˌeiʃn/

loc.ingl. (pl.job rotations), in it. s.m. o f., invar ~ In un'azienda, la sostituzione con

disoccupati di lavoratori assenti perché impegnati in corsi di formazione. ¤ Comp. di

job 'lavoro' e rotation 'rotazione' || 1998.

job on call /dʒɔbonkˈol/ BrE / dʒ'ɒbɒnkˌɔːl/

loc.ingl. (pl. job on calls), in it s.m., invar. ~ Lavoro a chiamata (vedi LAVORO) ¤

Propr. “lavoro su chiamata” || 2001.

Il fiorire di queste locuzioni ne è la prova, e come vedremo più avanti lo stesso principio si

applica ad esempio a Job Act. Le datazioni mostrano anche ciò che intendevamo per

“continuità”temporale, tanto da poter parlare degli anglicismi come tecnica retorica nella

politica italiana.

La seconda riposta alla domanda sul perché del connubio politica italiana–anglicismi

necessita una piccola digressione sulle peculiarità relative al “discorso politico”.

Indiscutibilmente, rispetto a qualunque altra forma di “discorso”, quello politico è

focalizzato sul destinatario. La dichiarazione di un politico non è un atto linguistico

meramente persuasivo o performativo, ma, come afferma Cedroni, è un processo che

desidera ottenere effetti a più livelli, “è una costruzione linguistico- simbolica”. Lo scopo

del discorso politico non è banalmente ottenere consensi, bensì sviluppare il “potere

costitutivo del linguaggio politico”, rendere concepibile, ma soprattutto credibile una realtà

che al momento è solo rappresentazione. L'uso degli anglicismi è perfetto per il caso della

politica italiana, che “descrive una situazione […] attraverso il contrasto tra continuità –

dovuta alla persistenza dei “vecchi” modi di rappresentanza politica – e discontinuità,

data dalla presenza di nuove fratture sociali che non riescono a trovare rappresentanza”47.

47 Cedroni, Lorella (2010) p.24

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Un lessico che vuole fortemente essere di rottura, quanto più possibile lontano dalla realtà

politica italiana, e gli anglicismi non adattati lo incarnano perfettamente. Si esprime

attraverso epiteti, motti, slogan, formule: sono questi che hanno il compito di sintetizzare

un intero messaggio non detto.

La terza risposta alla domanda iniziale esula da questo elaborato, ma è senza dubbio

fondante: questo codice linguistico permeato di anglicismi deve avere un ruolo

sociocognitivo nello sviluppo dei processi di opinione politica, nella formazione del

consenso e nella legittimazione al potere, di matrice populista, come afferma Cedroni. Le

pratiche discorsive servono a costruire soggetti collettivi, al fine che quest'ultimi

perpetuino il messaggio e i valori contenuti nei discorsi politici: “Il ruolo giocato dal

linguaggio politico nel processo di formazione delle leggi (law making procedure) e di

decision making, non è pertanto secondario” Cedroni (2010) p.56. L'anglicismo ha in sé un

potere suggestivo, proprio perché inconsueto ed estraneo, ha un impatto psicologico

individualista e rigenerativo: innalza colui che lo usa e magnifica il pubblico che lo riceve.

In aggiunta, nella politica italiana porta con sé stereotipi di efficacia ed efficienza assunti

come premessa del discorso, favorendo così lo sviluppo positivo del recepimento di

riforme, che richiedono un'ampia legittimazione. Nel paragrafo successivo vedremo come

questi principi sul discorso politico si applicano ad un caso concreto tra gli anglicismi presi

in esame, il caso di Job Act.

40

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2.3 Il caso di Job Act.

14/03/2013Cosa metterebbe nell'agenda Renzi?<<Al primo posto, il lavoro. Ci sono tre milioni di disoccupati, il 40 percento di giovani. Sto preparando un Job Act: un piano per il lavoro. Sarà innovativo.>>

Sopra è riportata la prima attestazione riscontrata all'interno del quotidiano LaRepubblica

della locuzione “Job Act”. Come lo stesso Renzi spiega nell'intervista, esso altro non è che

un “piano per il lavoro”, tuttavia non sceglie la polirematica italiana che a livello

denotativo si può considerare sinonima; decide, invece, di usare una formula che più si

adatta al suo uditorio. Gli italiani bramano riforme, cambiamento, magari anche cercando

di assomigliare a quei modelli esteri che la stampa esalta tanto. Per farlo, Renzi utilizza

impropriamente il termine “act”, che in inglese non è un piano nè una proposta di legge,

bensì: “a law passed formally by a parliament”48 quindi un progetto di legge già approvato

dall'organo legiferatore preposto. Focalizzarsi non tanto sulla proposta in sé, ma sul

risultato, spacciandolo per già avvenuto, dando idea di compiutezza, a ciò che invece

ancora era (ed è tuttora), solo in programmazione. Così il principio che sottostà la scelta di

non usare più il costrutto “riforma del lavoro”, usata invece ampiamente da Berlusconi un

decennio prima, è quello discusso nel paragrafo prima, ossia l'anglicismo come veicolo del

concetto di “libertà e crescita economica”. Il termine Job Act vuole fare da eco al

corrispettivo fratello maggiore oltre oceano: Jumpstart Our Business Startups Act,

acronimo JOBS Act, approvata nel 2012 sotto il governo di Barack Obama, e che ha come

principale obiettivo quello di incoraggiare e snellire le procedure burocratiche per ottenere

finanziamenti alle piccole-medie imprese. Questa legge americana non ha avuto alcun

accenno o risonanza fra i media italiani, per cui la scelta renziana non rischiava di essere

confusa con quella statunitense. Job Act italiano è stato di fatto un insieme di decreti legge,

approvati nell'arco temporale di un anno (2014-2015), che hanno trattato diversi aspetti

della regolamentazione contrattuale dei lavoratori dipendenti del settore privato. Per ciò

che concerne una classificazione meramente linguistica, riferendoci al capitolo primo

capitolo, siamo di fronte ad uno pseudoanglicismo, che non ha molto a che fare con

l'acronimo inglese da cui deriva.

In generale, una visione populistica di sinistra, quindi applicabile anche ad altri partiti

europei, possiede diversi topoi ricorrenti fra cui: concetto progressista del mercato,

48 Oxford Dictionary & Theasaurus, 2th Edition (2007) edited by Maurice Waite – Oxford University Press

41

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modernismo, assistenzialismo e, valido un po' per qualunque partito moderno, una

rappresentazione personalizzante positiva. Il Job Act di fatto incarna ognuno dei topoi

sopra citati. Dopo l'intervista da cui viene riportata la citazione sopra, ne seguirono molte

altre, tutte fra l'altro molto rassomiglianti e questo perché la ripetizione ha sempre un ruolo

molto importante: sia per creare il tema, sia perché la ricorsività, la quale crea ”abitudine”,

e lentamente, una sorta di atteggiamento consensuale.

Analizziamo qui di seguito la citazione precedente attraverso i principi della CDA49:

l'esempio scelto è una formula di opinione con obiettivo il raggiungimento del potere e lo

sviluppo del consenso. Il giornalista decide di riportare l'intervista in forma di dialogo

diretto, e questo è chiaro dalla domanda, rivolta a Renzi in terza persona, ossia al Renzi

che in potenza - ma qui non ancora in atto - farebbe qualcosa: <<Cosa metterebbe

nell'agenda Renzi?>>. Questa scelta tradisce una certa propensione positiva del giornalista

nei confronti della figura politica che ha di fronte.

a) Strategia referenziale

Il destinatario del messaggio renziano è esplicitato ed è direttamente richiamato all'interno

del testo: “tre milioni di disoccupati, il 40 percento di giovani;” una fetta cruciale di

popolazione, insoddisfatta e disperatamente bisognosa di alternative. Il referente del

messaggio è in questo breve discorso cruciale: esso stesso infatti coincide con la

problematicità alla quale il politico vorrebbe fornire una soluzione: ”Il successo di una

qualsiasi azione comunicativa sta nella conoscenza dei destinatari e nell'assunzione delle

loro stesse richieste[…]” Cedroni (2014) p.62. Il politico si fa portavoce dei destinatari del

messaggio, ne esprime le emozioni e i loro pensieri, schiettamente. Qui la retorica svolge

due ruoli: orientare e persuadere. La prima si applica spostando l'orientamento politico

verso una specifica problematica, la seconda cerca di attivare i sostenitori per questo

particolare provvedimento; fa parte dello sviluppo del consenso anche l'esplicita

constatazione della crisi stessa.

b) Strategia predicativa

La strategia predicativa qui si concentra particolarmente sulla disposizione degli argomenti

e l'ordine con cui vengono esposti. Si svolge attraverso frasi brevi, alcune in stile nominale

(es: Al primo posto, il lavoro) simili a quelli che potremmo trovare in un comunicato di

49 Sigla per: Crytical Discourse Analysis: https://en.wikipedia.org/wiki/Critical_discourse_analysis

42

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agenzia di stampa, e si concentra principalmente su attribuzioni positive: Al primo posto, il

lavoro richiama l'assoluta priorità di agenda politica sul problema, la constatazione che tale

urgenza, non solo è legittima, ma è stata calpestata, sottintendendo “da coloro che sono

venuti prima di me”; lasciando quindi presupporre che ciò non avverrebbe se chi fosse al

comando fosse lui. L'elemento positivo è ripreso in chiusura: Sarà innovativo. La struttura

a parabola convessa (vedi figura sotto) presenta i tratti negativi schermati nel mezzo del

discorso e lascia i due poli estremi (quindi più risuonanti ed inclini a restare impressi nella

memoria) all'aspetto costruttivo e propositivo. E' proprio quest'ultimo aspetto, quello

propositivo, di rilancio, che permea l'intero spirito del messaggio. Le parole usate sono

molto semplici, da contesto medio-basso, dando maggiore risonanza al forestierismo, che

ancora di più si eleva dal punto di vista suggestionale, poiché coincide con la “soluzione al

problema”.

c) Strategia argomentativa

L'assoluta priorità del problema lavoro, che è nei fatti una scelta personale, attribuibile alla

volontà di Renzi, viene qui presentato come un risultato evidente. I mezzi restano

volutamente vaghi, senza informazioni, senza dettagli, simile a ciò che accade nelle

campagne elettorali, dato che in parte lo era, con il senno del poi, poiché siamo ben lontani

temporalmente dalla sua salita al governo50. Come afferma Cedroni (2010):”La visione

50 Il Governo Renzi è in carica dal 22 febbraio 2014, giorno in cui ha prestato giuramento, succedendo al

43

Ci sono tre milioni di disoccupati,Il 40 percento di giovani.

Sarà innovativo.Al primo posto, il lavoro.

++

-

fig.1 Analisi predicativa del messaggio

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populista della democrazia antepone lo standing for -[…]ossia ciò che il rappresentante è

o riflette, a ciò che il rappresentante fa (acting for ); preferisce l'immagine del politico

all'azione politica.” p.63. E' di fatto uno slogan, sulla scia di “Yes, we can”. Non vi è una

vera e propria argomentazione in senso stretto, ma piuttosto un'empatia implicita,

un'espressione di solidarietà per un “male comune”, non vi è un convincimento razionale,

ma mera suggestione, e al tempo stesso la rappresentazione della svolta, la

contrapposizione fra il vecchio (e, sottinteso, giudicato fallimentare) e il Sarà innovativo.

L'impressione è di voler parlare di problemi comprensibili a tutti <<io mi occupo di te e

dei tuoi affari>> <<la tua cosa sta per essere trattata>>51

d) La rappresentazione del discorso

La posizione espressa dal locutore è anch'essa indiretta. Vi è, infatti, dietro la frase Al

primo posto, il lavoro un confronto con ciò che gli altri politici, governi, non hanno messo

in opportuna rilevanza, che tradotto suonerebbe più o meno così: “ciò che gli altri hanno

trascurato, cioè i vostri bisogni primari, è per me invece importantissimo”, espresso

attraverso, ciò che Cedroni definisce con il termine “la retorica dell''anti”, che si presenta

non con alternative ma con la semplice contrapposizione. Inoltre è cruciale la scelta di “Sto

preparando un Job Act”, prima persona singolare: non si accenna al partito, a cui di solito

si fa riferimento usando la prima persona plurale. E' ovvio che qui Renzi puntava ad

emergere, a far sì che la riforma si associasse alla sua persona52, e non al partito (al cui

interno in quel momento vi erano spaccature pro-contro Letta), riprendendo il concetto

accennato all'inizio: la rappresentazione personalizzante positiva dei leader moderni. Nel

discorso politico populista si mira alla sovrapposizione tra il contenuto del messaggio (qui

della futura riforma), con la persona fisica, l'individuo politico. “Sto preparando” ha quindi

un effetto di propaganda della persona, che incarna “l'uomo provvidenziale” nel momento

di crisi acuta (in risposta a “Ci sono tre milioni di disoccupati”), <<[…] come se la forza

della parola del leader bastasse a garantire il compito immediato delle promesse fatte>>.53

gov. Letta, dimissionario dal 14 febbraio.

51 Reisigl M. (2002)”Dem Volk aufs Maul schauen, nach dem Mund reden und angst und bange machen” – Von populistischen Anrufungen, Anbiederungen und Agitationsweisen in der Sprache österreichischer Politiker Innen – in W.Eismann pp.149-198 Rechtspopulismus in Europa. Österreichische Krankheit odereuropäische Normalität? Cernin-Verlag, Wien

52 Definito da alcuni politologi con l'espressione “populismo individualista”.

53 Taguieff, Pierre-André (2003) L’illusione populista, Milano, Bruno Mondadori

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e) Strategie di intensificazione o di mitigazione

Si applica una forte enfasi sulla problematizzazione sociale della disoccupazione, che

quindi non può che portare alla naturale conclusione della validità del Job Act, della sua

necessaria e repentina applicazione. Qui viene usato il topos dei numeri – in questo caso

purtroppo veritieri – che in generale porta avanti l'argomentazione <<se i numeri provano

una specifica cosa o uno specifico topos, una certa azione deve o non deve essere

svolta>>54. Il numero ha inoltre un altro ruolo suggestionale, ossia un effetto drammatico,

fa leva sulla retorica emozionale ed un certo senso personalizza la questione (chi non ha un

figlio, un nipote giovane?). Infine, il riportare le cifre è una tecnica di semplificazione

drastica dei problemi, ha un forte impatto scenico, il quale permette di accomunare tutto

dietro numeri, omettendo argomentazioni profonde, dietro la spinosa situazione della

disoccupazione italiana.

2.4 Il ruolo del giornalista: pubblicizzazione e propagazione degli anglicismi

Bonomi (2002) p158. scrive per ciò che riguarda l'italiano giornalistico del primo del

Novecento:"Ma non è solo (e neanche prevalentemente) nelle corrispondenze dall'estero

che compaiono i forestierismi: tutti gli altri tipi di articoli, da quelli di politica interna a

quelli di attualità, di cronaca varia, di spettacoli, di sport ne sono ricchissimi; e ciò

dimostra la notevole diffusione di queste voci o se non altro, per i casi in cui trattandosi di

stranierismi effimeri non si può parlare di grande diffusione, la loro popolarità.". Dunque

un processo che dura un secolo; tuttavia, nel tempo sono scemate sia l'inventiva

giornalistica, nella sua capacità di sostituire coniando parole equivalenti in italiano, sia la

volontà di scremare le affermazioni dei politici, in particolare nelle interviste, stile sempre

più frequente nei quotidiani. “Specchio delle tante varietà di lingua che popolano lo spazio

linguistico, la lingua dei giornali assorbe come una spugna gli usi nuovi, contribuisce

potentemente a farli diventare di moda e, infine, anche a fissarli, nell'uso ripetendoli in

modo ossessivo. Fin da quando ha cominciato una propria fisionomia, la scrittura

giornalistica ha conosciuto il fenomeno della stereotipia55, cioè della riproduzione

54 Reisigl, Martin (2007) The dynamics of right-wing populist argumentation in Austria – pp. 1127-1134 in F.H. Van Eeemeren, J.A.Blair, Ch, A. Willard, B. Garssen (eds.) Proceedings of the Sixth Conference of the International Society for the Study of Argumentation, Amsterdam

55 Concetto introdotto da Dardano (1986)Il linguaggio dei giornali italiani – Ed. La terza p 236

45

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meccanica di associazione di (nome-aggettivo,intere frasi) o di traslati in origine brillanti

ma a poco a poco resi stucchevoli per il troppo uso[...] o per il prolungamento e

l'approfondimento esasperati” Gualdo (2007) p.85. Si potrebbe affermare che questi

anglicismi subiscono una vera e propria campagna pubblicitaria promotrice, sia per

frequenza d'uso che per visibilità: spesso infatti sono presenti nelle prime pagine, nei titoli

e sottotitoli.

La scelta soggettiva del giornalista, il quale decide di propendere per l'anglicismo non

adattato, può essere il frutto di una decisione consapevole o la volontà generale, non

sempre conscia, di adattarsi allo stile moderno, leggero e più informale della testata. È

diffuso, infatti, nel riportare un dialogo o un intervista, lasciare invariato il prestito, qualora

utilizzato, per avvalorare la veridicità del contenuto dell'articolo:

12/11/2013Questo nonostante poi i risultati arrivino: le imprese che hanno introdotto uncambiamento radicale hanno aumentato il fatturato del 13,3%. «Segnalipositivi arrivano dalle reti d' impresa e dalla green economy», sottolinea ilcuratore del rapporto.

27/08/1993Nel ' Giardino delle Rose' alla Casa Bianca, il bambino di 8 anni divenuto unuomo di 57, ascolta, impettito nell' uniforme di generale dell' Esercitoamericano a 4 stelle, il presidente Bill Clinton annunciare la sua nomina a'Joint Chief of Staff' , a capo di Stato Maggiore interarmi della piùformidabile forza armata della Terra. Non è commosso. Non è turbato. Nonperde neppure il senso dell' umorismo. "It' s job", dirà sorridendo agli amici,è un lavoro come un altro, e qualcuno deve pur farlo. "Tanto vale che lofaccia io".

Diversi sono gli esempi riscontrati in tal senso, che possono essere interpretati solo

attraverso la precisa intenzione stilistica di trasmettere al lettore la genuinità e l'originalità

delle parole riportate, l'illusione che il messaggio dialogico non abbia subito eccessivi

rimaneggiamenti, come nell'esempio qui di seguito:

14/09/2013

Oltre a combattere i tagli a cultura e ricerca, c' è qualche proposta in positivo che vorrebbe portare in Parlamento? «Due grandi temi ignorati dalla politica. La green economy e le periferie urbane» La green economy di Obama eccetera? «E' vero, suona un po' troppo slogan. Io parlerei piuttosto di "italian economy".

16/09/1993

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Cosa mi dice del passato? "Sulla politica estera non esistevano la tensione e l' attenzione riservate a quella interna. Io ho sempre lavorato per tutti e tre i tg, anticipando l' attuale tendenza. La mia regola è quella di Ruggero Orlando: I do my job, faccio il mio lavoro. Agli altri decidere come, quando e se metterloin onda".

Come in questo esempio sopra riportato, è l'oralità a farne da padrona: il discorso diretto

negli articoli di resoconto delle notizie di politica interna ed estera è una presenza

dilagante, frequente è l'innesto di brani che mimano domanda e risposta, come ”espediente

di vivacizzazione e di esibizione di realtà e di immediatezza”56, arduo trovarne esempi

privi, eccezion fatta dell'articolo di fondo in prima pagina o di commento. Mera scelta

stilistica dunque, poiché spesso si tratta di prestiti di lusso, ai quali corrispondono parole

del lessico italiano del tutto equivalenti:"[...] parole straniere che vengono usate non per

necessità oggettiva, ma per conferire all'espressione una sensibilità personale […]".57 E'

soprattutto una scelta di espressività, dietro la quale, come accennato nel capitolo primo,

spesso si cela la volontà di forgiare un prodotto per l'élite – spesso ostico e quindi poco

letto, e di ciò vi è un sotterraneo autocompiacimento: “Una certa dose di provincialismo,

una scarsa inventiva e una sorta di snobismo compiaciuto spingono all'adozione delle

forme originarie, che risultano spesso opache alla maggior parte dei parlanti"Adamo;

Della Valle (2003) p.XX. Tuttavia, obiettivo principale resta la seduzione del lettore. Una

scrittura talvolta manieristica e fine a stessa, che “pretende di giocare con se

stessa”58”addensando in poche righe traslati e similitudini, mimesi del parlato con inserti

di battute in discorso diretto, esibizionismo colto e sfoggio di allusioni, intenso

sfruttamento di neologismi alla moda” Gualdo (2007) p.79. Secondo Gualdo (2007): “I

giornali si sono appiattiti sul sensazionalismo urlato tipico dell'informazione televisiva,

assecondando la mitizzazione dei personaggi, l'aumento di cronaca rosa e nera, il

coinvolgimento emotivo del lettore” p26, ed in particolare gli articoli sulla politica spiccano

per articoli dai titoli scandalistici, dai toni forti, dove i temi principali non sono i contenuti,

bensì gli eventi e sopra ogni altra cosa i personaggi politici, o con le parole di Gualdo, voci

e volti del Palazzo del governo.

56Da Gualdo(Rist.2015)”L'italiano dei giornali” p.108 Carocci Editore

57 Bonomi, Ilaria (2002) “L'italiano giornalistico- Dall'inizio del '900 ai quotidiani on line” p 158 - Franco Cesati Editore

58 Dardano(1986) Il linguaggio dei giornali italiani – Ed. La terza

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Vi è inoltre una tendenza generale delle testate giornalistiche a lasciare a terzi il lavoro di

traduzione per le notizie di politica estera direttamente dalle agenzie (es: ANSA). Spesso le

bozze non subiscono una revisione dalla redazione, ma vengono pubblicate così come

sono, a causa delle rapide tempistiche e, talvolta, mancanza di personale. Gli articoli di

politica estera, soprattutto delle politiche dell'Unione Europea, posseggono un ricco

inventario di anglicismi. Le tempistiche pressanti si applicano tuttavia anche alla politica

interna: ”[...] si rinuncia per fretta o per trascuratezza, a offrire al lettore non solo un

servizio informativo ma anche un'occasione di contatto con una scrittura usata in modo

corretto e consapevole” Gualdo(2007) ivi p79

Il giornalista, dunque, desidera amplificare quel potere simbolico-comunicativo, di cui si è

accennato nel paragrafo precedente, contenuto nell'anglicismo: "È chiaro, infatti, che

quanto più nell'assunzione di una voce straniera agiscono moventi di ordine affettivo o di

comodo, tanto più facilmente viene mantenuta la forma originaria della voce" Bonomi

p.160, perché esso stesso fa “notizia”. Il contenuto politico è sempre meno elaborato dal

giornalista, e la notizia viene fusa con il commento e la propria opinione personale: vi è la

mescolanza tra lo spazio che dovrebbe essere dedicato all'informazione e quello del

commento, i quali, secondo una tendenza giornalistica tipicamente italiana, si

compenetrano, dando luogo, sotto il profilo testuale, ad inferiore chiarezza e confusione

funzionale. In particolare ciò avviene proprio per gli articoli di commento politico, che

assai di rado presentano i fatti usando la famosa regola del W5, tipica del giornalismo

anglosassone. Tuttavia, come afferma Mazzoleni59, si sviluppa una interdipendenza tra la

sfera politica e quella mediale, costellato di conflitti di collaborazione, per cui le testate

non possono essere mai politicamente neutrali, vi è sempre un rimodellamento inclusivo

delle notizie. L'informazione politica è il frutto di sistematiche attività di controllo

implicito sui temi e problematiche, sulle priorità , che vengono continuamente rinegoziati

da entrambi gli interlocutori (politica e media). Questo può avvenire a vari gradi: 1)

attraverso un controllo statale diretto sulle testate; 2) attraverso la proprietà diretta o il

controllo indiretto dei partiti nelle imprese editoriali (ed è questo il caso italiano); 3)

attraverso l'assenza di una separazione netta fra la classe dirigente mediatica e quella

politica ”giornalisti che fanno attività politica e parlamentari che vengono dai ranghi del

59 Mazzoleni, Gianpietro (1998) Terza Ed. (2012) La comunicazione politica- Cap. 4 Coll.Manuali - il Mulino,editore

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giornalismo” Mazzoleni (1998) p.72; 4) attraverso il grado di consapevolezza

professionale circa la funzione sociale e politica della professione giornalistica. Proprio

perché questo fatto è imprescindibile, l'attività giornalistica dovrebbe tendere ad un

continuo esercizio di autodisciplina, di neutralità, ovviamente non pretendendo di rompere

i limiti sopra analizzati60. Tuttavia non va confuso il mezzo di diffusione, ossia la “penna”

del giornalista, con colui che crea il messaggio, nel suo contenuto e nella sua forma: il

politico.

2.4.1 Tendenze nell'uso dell'anglicismo

Nella prima fase di impiego di un anglicismo, questo si presenta di norma nel corpus sotto

forma di occasionalismo, con la tendenza iniziale ad essere accompagnato da glosse

metalinguistiche al fine di chiarire il significato del termine, soprattutto nelle rubriche di

economia e politica.

26/04/2010L' esempio più eclatante è il cosiddetto fiscal drag, che in inglese significa"drenaggio fiscale": chi vede la propria retribuzione aumentare in linea con l'inflazione non migliora la propria capacità di acquisto ma si vedeprogressivamente aumentare la pressione fiscale: a causa del redditonominalmente più alto scivola infatti progressivamente in scaglioni fiscali piùonerosi, vedendosi così complessivamente ridotta la propria capacità d'acquisto.

Tuttavia, per il campione preso in analisi, l'esigenza di spiegare ai propri lettori il

significato dell'anglicismo risulta essere del tutto soggettiva, dettata dal sentire personale

del giornalista. Infatti, la locuzione “fiscal drag” citata nell'esempio sopra, non avrebbe

necessitato la glossa, in quanto già ampiamente usata all'interno del quotidiano da anni e

con frequenza mai interrotta. Di seguito, riporto la prima attestazione da me ritrovata

nell'archivio, ma nei fatti questo prestito rimane vivo nell'uso, fino al 2014.

28/04/1984Da poco tempo il sindacato, con le vertenze sul fiscal-drag, ha cominciato aoccuparsi non solo del "netto" delle buste paga, ma anche del "lordo", scoprendoche, attraverso l' inflazione, l' amministrazione finanziaria si era fatta piùoppressiva e ingorda nei confronti di quelli che non possono nascondere ilreddito.

60 Sul tema della presentazione neutrale di una notizia: Gualdo(2007) Rist.2015 L'italiano dei giornali pp.99-101 - Carocci Editore

49

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Un altro dato che emerge dalla ricerca è che, le singole parole delle locuzioni prese in

analisi erano evidentemente già considerate chiare e comprensibili nel 1984, anzi

sembrerebbero del tutto acclimatate, poiché si trovano in uso soprattutto in rubriche di

cultura e società o cronaca.

01/11/1988

Ma la violenza è verbale, è simbolica, è passionale, ed il segno della pace dominala scena durante tutti e tre gli act, è come un manifesto naif di una realtà che per noi, in Italia, è ancora tutta da scoprire.

Infatti, per ciò che riguarda le polirematiche prese in analisi, ( job act, green economy), le

singole parole sono state ritrovate anche con usi semanticamente “liberi”, sia legate a

diverse co-occorrenze:

31/08/2011Dalla soluzione "economy" sangria e polentine con formaggio e funghi, proposta dal bar Caravaggio (in lungomare Veneto) a cinque euro, al "gran piatto di prosciutti e formaggi con vari intingoli" di ParlaComeMangi", ristorante di vico Fabrizio de Andrè, già apprezzato da Michael Douglas e famiglia qualche settimana fa.

23/02/1993 Se 10 anni fa i campi di golf si potevano contare sulle dita di una mano, adesso si possono trovare green pubblici in 90 centri, insieme ai maneggi per cavalli che compaiono in 759 comuni.

08/12/2008 Ma chi è maggiormente interessato alle "tematiche green", come dicono gli espertidi marketing? La tipologia del cliente è in forte evoluzione.

06/06/2000

Ma anche lì, pare che la maggior parte dei leaders della "coalizione", qualche ministro compreso, trovi abbastanza dequalificato un job a termine - un anno, se vadi lusso -, e preferisca allungare il brodo dell' interminabile dibattito interno.

In alcuni casi, vi è una fase preliminare in cui l'anglicismo si trova esclusivamente

all'interno di articoli di politica estera, talvolta virgolettato, talvolta con glossa, ma sempre

ristretto a questa specifica sezione del giornale. E' il caso di devolution, che come

dichiarato nel Devoto-OLI(2010) viene utilizzato dai politici italiani (dalla Lega nello

specifico) per la prima volta nel 1997, ma tuttavia il termine era già presente nel

quotidiano con una certa costanza già dal 1987, in articoli di politica estera. Il suo uso

perdura per un decennio, fino a quando si estende anche alla politica italiana, inizialmente

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solo dagli esponenti leghisti, ma successivamente usato senza alcuna distinzione di

appartenenza partitica, fino ai giorni nostri.

09/01/1987 politica estera

Secondo le regole della democrazia parlamentare britannica una legislatura può terminare in anticipo o per il successo di una mozione di sfiducia come avvenne, in modo drammatico, nel 1939 quando Chamberlain venne battuto e costretto a passare la guida del paese nelle robuste mani di Sir Winston Churchill e più recentemente nel 1979 quando il premier laburista James Callaghan perse per un voto il grande dibattito sulla devolution che avrebbe dovuto assicurare maggiore autonomia da Londra, agli scozzesi ed ai gallesi.

11/04/1992 politica estera

L' introduzione della proporzionale al posto dei collegi uninominali (chiesta dai

liberal-democratici, e non chiaramente respinta dai laburisti), oltre all' inizio d' una

"devolution", una delega di poteri a parlamenti locali (Scozia, Galles, Kent),

sostenuta insieme da laburisti e liberal-democratici, stavano per far traballare l'

idea stessa di Regno Unito.

Nel contesto politico italiano, devolution diviene un sinonimo di federalismo, mentre resta

molto più netta il contrasto semantico fra le due espressioni in inglese. Nel primo caso il

potere resta comunque vincolato ad un governo centrale, il quale possiede il diritto di

revocare l'autonomia o di fornirla solo per brevi periodi di tempo. Nel caso del

federalismo vero e proprio, invece, lo stato è considerato giuridicamente a se stante, e

quindi possiede un governo indipendente e non revocabile dal potere centrale.

Dopo la primissima fase, in cui il termine è davvero appena stato coniato, ciò che avviene

è una sorta di meccanismo a catena, in cui giornalisti e uomini politici sfruttano la nuova

locuzione per veicolare l'attenzione su uno specifico tema; "[...]parole che si creano

sull'onda di eventi particolari, di momenti di celebrità, della diffusione di mode e

tendenze, o in occasione di grandi avvenimenti sociali, dei quali si affievolisce presto la

memoria."Adamo, Della Valle (2003) p.7. Spesso infatti l'anglicismo funge quasi da

slogan, da propaganda, riassume un progetto legge, una norma, un approccio diverso,

nuove imposte o tassazioni, ecc. Ad esempio, locuzioni come job creation che appare a

lemma nel Grande dizionario italiano dell'uso di T. De Mauro (2000)

job creation /dʒɒb kriˈeʃʃon / BrE / dʒɒb kriːˈeɪʃnn /

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loc.s.f.inv. ingl.econ. [1987; ingl. job creation /trascrizione fonetica engl./ propr.“creazione di lavoro”] strategia di creazione di posti di lavoro attuata spec. favorendoil sorgere di nuove imprese.

Questa locuzione appare nelle testate dal 1984 sino al 1999, per poi sparire del tutto.

Nella tabella per la parola job61, ricavata scandagliando l'archivio dal 1984 al 2014, si

possono confermare due assunzioni precedenti. In primo luogo, come citato nel paragrafo

2.2 Gualdo(2010) pp156-157, il generale aumento dell'uso, il numero di attestazioni si

fermava sotto la decina alla fine degli anni ottanta. La media annuale si assesta poi su un

ordine di grandezza in più (10~50). Il grafico mostra inoltre dei picchi che corrispondono

alle ripetizioni ossessive a cui si riferisce Gualdo nella citazione sopra riportata. Negli anni

duemila era il momento di “job rotation” e job creation”, nel 2014, invece, di “job act”. Per

inciso, la “ripresentazione” della stessa parola non ha sempre il fine di amplificare

positivamente il messaggio palese (o occulto) del suo creatore, al contrario potrebbe avere

lo scopo di drammatizzare o rintuzzare le pressioni politiche. Inoltre conferma la generale

tendenza in chiave diacronica di un aumento dell'uso abbastanza costante. E' certamente

vero, come citato sopra da Adamo-Della Valle, che la vita di questi anglicismi è breve,

61 Il numero “grezzo” di attestazioni è risultato in aumento anche per le altre parole prese in analisi: “green”,“economy”, “fiscal”, “fdevolution”, ecc.

52

1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 20140

50

100

150

200

250

300

Tabella 1: fig.2 occorrenze della parola "job" dal 1984 al 2014

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tuttavia le fluttuazioni dell'arco temporale della loro permanenza vanno da una settimana

ad un trentennio:"[...] la sorte si un neologismo è, dal momento della sua prima

comparsa,incerta: alcuni di essi, alla luce del buon senso e secondo calcoli razionali,

sembrano destinati a durare, ma, come è ben noto, nei lunghi periodi ogni previsione si

rivela alla fine azzardata; al tempo stesso si corre il rischio di escludere neologismi

destinati al successo: questa è una critica tutt'altro che << facile da demolire>>."

Dardano, Frenguelli (2008)p.103. L'incremento dell'uso del prestito integrale job, è altresì

confermata dal folto numero di co-occorrenze62 riscontrate e dalle locuzioni che lo

contengono. Il tempo di caduta verso l'obsolescenza è assai diverso, abbiamo visto prima il

caso di job creation viene utilizzato per più di un decennio, job rotation ad esempio, seppur

in declino come frequenza, viene tutt'oggi utilizzato.

Elenco co-occorrenze per la parola job nel quotidiano la quotidiano la Repubblica tra 1984 e Dicembre 2014creative jobdirty job, easy job,green job,italian job,job act, job alarm,job bank,job center, job creation,job club, job evaluation,job full time,job hunt,

job interview,job meeting,job on call, job placement,job reservation,job rotation,job search, job sharing,job splitting,mini job,on the job, job machine,summer job,training on the job, top job,

2.5 Conclusioni

Negli ultimi trent'anni, vi è stato un incremento costante della disoccupazione, e così è

anche avvenuto per “job” e le sue occorrenze, come ben dimostra la tabella che li elenca

62 Da questo elenco non emergono le numerosissime attestazioni della parola job all'interno di nomi propri (es: Job&Orienta, Job Fair, Start Job Info Point, Expo Job, Job Day,Job Pricing,ecc), sia locuzioni interamente in lingua inglese ,sia miste all'italiano. Questa cospicua presenza, anche negli inserti regionalio cittadini, relativa a manifestazioni indette da privati, conferma quanto questo prestito non faccia parte diun linguaggio settoriale o giornalistico. Ovviamente sono inoltre esclusi nomi di film, libri, canzoni, così come i nomi propri che interessano la politica estera di altri paesi, nomi di partiti, emendamenti, leggi,ecc.

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sopra. La necessità delle riforme del settore è andata di pari passo con l'aggrapparsi alle sue

locuzioni. Gli anglicismi sono stati, in particolare per le riforme politiche degli ultimi

trent'anni, un ottima via di fuga, un escamotage, per riassumere e pubblicizzare – talvolta

illudere- le diverse riforme che hanno, nel bene o nel male, accompagnato l'Italia

nell'ultimo trentennio. Anglicismo, o forestierismo, specie se recente, sfugge all'usura del

lessico comune tradizionale, in quanto tale, viene percepito sempre come nuovo, come uno

scarto dalla norma, attirando automaticamente l'attenzione dell'ascoltatore su di sé e grazie

ad un meccanismo inconscio di associazione positiva – dovuto al prestigio degli anglicismi

– sempre più sfruttato dal mondo politico italiano.

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Appendice

Schede terminologiche

Authority BR /ɔːˈθɒrəti / IT /aw'tɔriti/

Contesti 01/09/198463

Occorrono in sostanza "garanzie sia in termini di accesso pluralistico alconsorzio privato, sia in termini di tutela degli utenti", tramite "una sorta di magistratura o "authority" ad hoc, indipendentemente, che sovraintenda all' intero sistema".

08/12/1990Il Psi non si ferma qui. Parla anche della necessità, e questa è una richiesta sancìta anche in un comunicato dell' esecutivo del partito, di creare un' autorità centrale che gestisca, da Roma, tutto il completamento dell' opera. I socialisti hanno già provveduto a presentare una proposta, immaginando la figura di una Authority di bacino, sull' esempio dell' istituto creato per il risanamento del Po.

18/12/2003«L' Authority per l' energia elettrica e il gas ha torto al cento per cento: ha preso un granchio». L' amministratore delegato dell' Enel, Paolo Scaroni, respinge al mittente le critiche sull' operato del colosso elettrico in occasione dei distacchi programmati che lo scorso 26 giugno hanno lasciato oltre 7 milioni di italiani senza energia.

29/12/2007L' esperienza di governo non dura molto, ma il legame fra i due continua. E quando la sindaco Marta Vincenzi propone lo scorso novembre a Prodi il nome di Paolo Costa, presidente della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo, come candidato alla presidenza dell' authority, il premier non può che manifestare soddisfazione.

07/10/2014Nel 2013 «su 12,3 miliardi di flussi contributivi complessivi in questi strumenti, circa 5,2 miliardi sono stati rappresentati da quote di Tfr», hadetto con un filo di preoccupazione Rino Tarelli, l’Authority di settore. «È chiaro che, prima di esprimere una valutazione dell’effettivo impatto di tale eventuale misura, è necessario conoscere le modalità in cui tale soluzione verrebbe articolata — ha aggiunto — come la quota del Tfr presa in considerazione, durata e destinatari dell’iniziativa e la sua volontarietà».

63 Il primo estratto rappresenta l'attestazione più antica ritrovata nell'archivio online di Repubblica; ciò non impedisce ulteriori retrodatazioni.

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Definizione in italiano s.f. inv.(XX sec. ingl. authority) Organismo di controllo di un determinato settore amministrativo64

Definizione in inglese The right or the capacity, or both, to have proposals or prescriptions or instructions accepted without recourse to persuasion, bargaining , or force. System of rules, including legal systems, typically entitle particular office-bearers to make decisions or issue instructions: such office-bearers have authority conferred on them by the rules and the practices constitute the relevant activity. […]65

Sinonimi in italiano Autorità, autorità di controllo, sovraintendenza, organo di controllo, organo per la sovraintendenza, agenzia per il controllo

Sinonimi in inglese Administration, system, power, control, establishment, command, jurisdiction, rule

Etimologia Dalla forma latina auctoritās, che deriva dal participio passato del verbo augēre, da cui la forma in francese antico auctoritei, successivamente autorité, che ritroviamo nell'inglese medievale sotto laforma autorite.66

Collocations Nessuna preferenza

64Parole straniere nella lingua italiana (2003) di Tullio de Mauro e Marco Mancini - Garzanti Linguistica Editore

65 Concise Dictionary of Politics 2th Edition (2003) – Iain McLean Alistair McMillan Oxford University Press

66 Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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devolution BR /ˌdiːvəˈluːʃn / IT /devoˈluːʃʃon/

Contesti 09/01/1987 politica esteraSecondo le regole della democrazia parlamentare britannica una legislatura può terminare in anticipo o per il successo di una mozione di sfiducia come avvenne, in modo drammatico, nel 1939 quando Chamberlain venne battuto e costretto a passare la guida del paese nellerobuste mani di Sir Winston Churchill e più recentemente nel 1979 quando il premier laburista James Callaghan perse per un voto il grandedibattito sulla devolution che avrebbe dovuto assicurare maggiore autonomia da Londra, agli scozzesi ed ai gallesi. 11/04/1992 politica esteraL' introduzione della proporzionale al posto dei collegi uninominali (chiesta dai liberal-democratici, e non chiaramente respinta dai laburisti), oltre all' inizio d' una "devolution", una delega di poteri a parlamenti locali (Scozia, Galles, Kent), sostenuta insieme da laburisti e liberal-democratici, stavano per far traballare l' idea stessa di Regno Unito.

26/09/1997Se così stanno le cose, un presidente della Repubblica appena diligente ha due soli ruoli da svolgere: richiamare il senso dell' unità; incalzare il riformismo. Oggi si difende lo Stato soltanto rifondandolo: "O devolution o morte", ha sintetizzato l' "Economist" per il futuro degli Stati nazionali, "O autonomia o disgregazione".

10/07/2010Denuncia con sconforto la Corte dei conti: «non è possibile stabilire quanto lo Stato incassa dalle concessioni», il demanio marittimo è una realtà fiscalmente «fuori controllo», prevale ormai «una sorta di asserita impotenza a modificare la situazione». Migliorerà con la devolution?

31/07/2014L’opposizione sostiene che nel regolamento del Senato questa norma non è prevista. Ma nel 1996 il presidente Nicola Mancino l’applicò, durante la discussione di un dl, richiamando l’articolo 85 del regolamento della Camera. Una prassi ripresa dal suo successore Marcello Pera durante la discussione della devolution nel 2002 e della riforma costituzionale del 2004.

Definizione in italiano s.ingl., in it s.f.,invar, ~ Procedimento attraverso cui uno Stato centralizzato amplia le competenze legislative ed amministrative delle autonomie territoriali, conferendo loro nuove funzioni (per es. alla Scozia e al Galles nel Regno Unito) ○ impropr. Forma accentuata di federalismo. ○ Propr. “trasferimento (di poteri)” | 1997.67

67Il DEVOTO-OLI Vocabolario della lingua italiana 2010, di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli – Le

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Definizione in inglese The grant of power by an upper level of government to a lower one. In contrast to *federalism, where each tier has protected areas of power, a devolved government remains constitutionally subordinate to the government which gave it its power and which could in principle revoke it. There have been several experiments with devolution to subnational governments in the United Kingdom.[...]68

Sinonimi in italiano decentralizzazione, trasferimento, delega del potere, federalismo, autonomia locale

Sinonimi in inglese transfer of power, decentralization, distribution of power, surrender of power, relinquishment of power

Etimologia de+volution dalla parola latina uolvēre propriamente 'rotolare' da cui nell'inglese obsoleto 'to volve' (nel latino medievale volvere). La radice uolu- rappresenta la radice IE *wolw-69

Collocations Nessuna preferenza

Monnier editore

68Concise Dictionary of Politics 2th Edition (2003) – Iain McLean Alistair McMillan Oxford University Press

69Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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establishment BR /ɪstˈæblɪʃmənt/ / IT /estˈabliʃment/

Contesti 16/12/1984Pertini, lui torna sempre a quei tre quattro fondamenti: i giovani, la pace, la classe operaia dentro lo Stato. Ma ha ancora il gusto di condirlicon il pepe e il sale delle ironie, delle dissacrazioni, delle frecciate agli uomini del palazzo, non il suo, quello dei partiti, dei finanzieri, degli imprenditori, dei sindacati, l' establishment, come lo chiamano.

22/10/1997Chiedeva aiuto al suo capo, Vittorio Mele. Ma poi evitava di condividere con altri un' inchiesta che gli stava dando onore e gloria. Indagò solo e questo contribuì a creare un processo-mostro senza fine. Inevitabilmente generico e confuso. Il magistrato arrivò ad interrogare tutto l' establishment della Prima Repubblica. Da Craxi, a Forlani, a De Michelis. E il gotha dell' imprenditoria italiana: da Lodigiani, a Papi, a Pisante a Federici. Ascoltava, registrava e incriminava

10/12/2002La crisi della maggiore azienda italiana diventa dunque un' occasione di ristrutturazione dell' establishment, nell' orbita fissa di Berlusconi. Tutto è troppo nitido e preciso per andare in porto.

31/12/2009ROMA - Sono riusciti a convocare in venti giorni centinaia di migliaia di persone e poi sono mediaticamente scomparsi, quasi inghiottiti nel nulla, se si usano i parametri, da loro considerati vetusti, delle comparsate televisive. Dove sono e che cosa fanno quelli del «No B Day», dov' è quel «Popolo viola» che ha così infastidito certo establishment? Ebbene, la prima notizia è che il «movimento» respira, è vivo, ma comunica solo in rete e dunque per questo può sembrare invisibile ai non internauti

13/10/2014Uomo di sinistra affezionato alle regole della rappresentanza democratica, trascinato dalla generosità di don Andrea Gallo a riempireil vuoto provocato dalle divisioni interne del Pd, Doria si negava a chi gli chiedeva prestazioni muscolari da Mission Impossible. Può anche darsi che avesse ragione, lo si è visto in primavera quando l’establishment cittadino si afflosciava miseramente a seguito dello scandalo Carige in cui il banchiere Berneschi si è portato dietro buona parte della Genova che conta.

Definizione in italiano s.ingl., in it. s.m.invar,~ L'insieme dei detentori del potere economico e politico, e dei loro sostenitori, che in un paese vigilano sul mantenimento dell'ordine costituito e occupano un posto di rilievo nellavita sociale e culturale. ○ Der. di (to) establish' afferrare, stabilire || 196070

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Definizione in inglese noun 1 the action of establishing something or the state of being established. 2 a business organization, institution or household. 3 (the Establishment) a group in a society who have power and influence in matters of policy or opinion, and who are seen as being opposed to change.71

Sinonimi in italiano classe dirigente, dirigenti, leadership, (iron.) palazzo, vertice. 72

Sinonimi in inglese 1 the establishment of a democracy foundation, institution, formation, inception, creation, installation; inauguration, start, initiation 2 a dressmaking establishment business, firm, company, concern, enterprise, venture, organization, operation, factory, plant, shop; informal outfit, set up, 3 educational establishments institution, place, premises, institute, 4 they dare to poke fun at the Establishment the authorities, the powers that be, the system, the ruling class; informal Big Brother73

Etimologia Dal latino stabilis, da cui deriva la forma dell'antico francese establiss ,da cui, a sua volta,deriva la forma dell'inglese medievale establissen. Nel francese medievale era già presente la forma establissment che ha contruibuito a formare l'odierna establishment con il suffisso -ment.

Collocations Nessuna preferenza

70Il DEVOTO-OLI Vocabolario della lingua italiana 2010, di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli – Le Monnier editore

71Oxford Dictionary & Theasaurus, 2th Ediction (2007) edited by Maurice Waite – Oxford University Press

72 http://www.treccani.it/vocabolario/establishment_(Sinonimi-e-Contrari)/

73Oxford Dictionary & Theasaurus, 2th Edition (2007) edited by Maurice Waite – Oxford University Press

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Fiscal Compact BR /ˈfɪskəl ˈkɒmpækt / / IT //

L'aggettivo “fiscal” non è apparso durante la ricerca, se non all'interno di locuzioni, riportate nella voce “collocations” sin dal 1984. All'interno dei dizionari consultati appare solo il corrispettivo italiano “fiscale”. Qui di seguito riportiamo un esempio di composto, con elisione della vocale finale “e”.

19/11/2011In primo piano c' è la valutazione della manovra-ter che potrebbe aggirarsi sui 2025 miliardi per far fronte a tre punti critici: la caduta delPil nel prossimo anno che farà crescere il deficit-Pil al 2,3 per cento (secondo Bruxelles) contro l' 1,6 previsto dal precedente governo; l' aumento della spesa per interessi dovuta alla tempesta degli spread; la necessità di riempire di contenuto integrare la delega fiscal-assistenziale che solo per il 2012 dovrebbe dare 4 miliardi. Il piano - oltre ad incidere sulla spending review di cui farà parte anche lo stesso fondoLetta di Palazzo Chigi - punta soprattutto alla tassazione degli immobili e all'Iva

Contesti 17-12-2011“Il presidente del Consiglio Mario Monti, parlando ad un convegno della Banca d' Italia in memoria di Tommaso Padoa Schioppa, avverte che «un' Italia disciplinata», grazie alla manovra potrà dare all' Europa «un messaggio e un contributo politico più forti», specie ora che si rivedono le regole. E comunque, il paese è d' accordo con il «fiscal compact», la disciplina di bilancio immaginata dal presidente della Bce, Mario Draghi, pure presente a palazzo Koch. “23-01-2012 Fondo salva-Stati e crescita. Questi ultimi due capitoli sono ancora tutti da scrivere, con l' Italia in partita e con l' asse franco-tedesco che oggi presenta un documento in sei punti (del quale Repubblica ha presovisione) per rilanciare il Pil. FISCAL COMPACT Il Trattato sull' Unione fiscale chiesto dalla Merkel per imporre più rigore ai governi è stato negoziato per tutto il mese e l' accordo sembra vicino.02/07/14Nella visione di un’Europa nuova non potranno mancare i passaggi sull’economia, sulla necessità di sostituire le interpretazioni rigoriste del Patto di Stabilità e del Fiscal Compact con un approccio flessibile, che dia respiro alla crescita e all’occupazione.

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Definizione in italiano Loc. ingl. in it. n.pr.m. E' un accordo ratificato e coordinato dal UE, perfar fronte alla crisi finanziaria del 2010-11, che prevede principalmente obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio l'impegno ad avere un deficit pubblico strutturale che non deve superare lo 0,5% del PIL e,per i paesi il cui debito pubblico è inferiore al 60% del PIL, l'1%.

Definizione in inglese It is an intergovernmental treaty introduced (EU), except the Czech Republic, the United Kingdom,[1] and Croatia (subsequently acceding the EU in July 2013).The treaty defines a balanced budget as a general budget deficit not exceeding 3.0% of the gross domestic product (GDP), and a structural deficit not exceeding a country-specificMedium-Term budgetary Objective (MTO) which at most can be set to 0.5% of GDP for states with adebt-to-GDP ratio exceeding 60% - or at most 1.0% of GDP for states with debt levels within the 60%-limit.

Sinonimi in italiano Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria ~ Patto di bilancio, manovra finanziaria, accordo sulla stabilità economica, partita su deficit (pareggio di bilancio) e debito.

Sinonimi in inglese Stability compact, Fiscal reform, austerity reform, Treaty on Stability, Coordination and Governance

Etimologia Fiscal [dal francese medio fiscal, dal n.lat. fiscus “tesoro imperiale”(metonimia da <<fiscus>> 'cestello' per conservare il denaro)– + compact [dal v.lat. compacisci , compactus 'pattuire dietro accordo reciproco']

Collocations Fiscal compact, fiscal drag, fiscal monitor, fiscal year

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Green Economy BR /griːn ɪkˈɒnəmɪ/ IT /grinnekˈɔnomi /

Contesti 21/04/2008Fedele a questa ricetta, l' imprenditore marchigiano ha deciso di convertire tutto il catalogo delle sue forniture alla green economy. All' inizio, dieci anni fa, la ditta era una microimpresa che stampava piccoliutensili per negozi di piccole e medie dimensioni.

23/02/2009Comincia a tavola la rivoluzione della green economy. Una ricetta anticrisi che riempie il piatto degli italiani di cibi biologici e consumo consapevole. Al bando additivi chimici, coloranti e Ogm, perché la sicurezza alimentare viene prima di tutto, largo invece a un paniere di prodotti sani e genuini: dal campo alla tavola, rispettando la biodiversità e le risorse naturali.

31/01/2010Il superamento di questo dualismo è uno dei primi obiettivi di una strategia di riequilibrio territoriale in cui c' è da giocare la carta della green economy, con la Toscana interna che può ricoprire un ruolo chiave per un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

30/06/2014Crescita, lavoro, immigrazione, energia, Green Economy, digitale, ricerca, infrastrutture e investimenti. Saranno questi i temi che il premier, affiancato dal sottosegretario Gozi, e i ministri che per sei mesi guideranno i consigli settoriali dell’Unione proporranno ai partnerUe.

30/07/2014La terza è ancora in fieri: si tratta della questione ambientale e delle aree protette come fonte di ricchezza e sviluppo futuro dell’area, secondo gli schemi della green economy.

Definizione in italiano Proposta per un modello economico eco-solidale, che ha come obiettivo il rispetto delle risorse e la loro redistribuzione, con un impatto meno logorante per le risorse umane e ambientali del pianeta.

Definizione in inglese The term green economy was first coined in a pioneering 1989 report for the Government of the United Kingdom by a group of leading environmental economists, entitled Blueprint for a Green Economy (Pearce, Markandya and Barbier, 1989). The report was commissioned to advise the UK Government if there was a consensus definition to theterm "sustainable development" and the implications of sustainable development for the measurement of economic progress and the appraisal of projects and policies.

Sinonimi in italiano Economia ecosostenibile, economia ecologica, econologia.

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Sinonimi in inglese Fair trade economy, sustainable economic development, democratic ecosystems

Etimologia green [vedi sotto, verde per estensione riferimento alla natura] + economy [dal greco oikos 'casa' e -nómos < némein 'ripartire', dalla forma indoeruopea ricostruita *woikos74, già in latino classico sono attestati oeconŏmia e oeconŏmicum < gr. oikonómos]

Collocations ever green, green banking, green building, green business,green car, green chemestry, green city, green energy, green farm, green jobs, green line, green philosophy, green power, green screen, green technology, green university, green zone.

74Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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Impeachment BR /ɪmˈpiːtʃmənt / IT /imˈpitʃment /

Contesti 04/07/1984Cariglia ha proposto quasi l' impeachment della segreteria, parlando di gestione incontrollabile dei denari. L' intervento più duro è stato di Mauro Ferri: "a questo punto Longo deve andarsene altrimenti il Psdi diventa un partito eversivo, fuori dalle istituzioni".

07/11/1992La mattina si chiude con una conferenza stampa del missino Laboccetta. Il consigliere comunale spara a zero su De Lorenzo, chiedel' impeachment del ministro. Il leader liberale replica più tardi con una nota ufficiale in cui smentisce ogni accusa e medita querele per il missino.

10/02/1995ROMA - Non ci sono i presupposti per un "impeachment" di Scalfaro. Il comitato per i procedimenti d' accusa ha cominciato ieri pomeriggio in Senato l' esame delle due denunce contro il presidente della Repubblica presentate dall' avvocato Giovanni Maria Piras e da Carmelo Cazzato, con le quali si accusa Scalfaro di "alto tradimento e attentato alla Costituzione".

19/10/2011Il capogruppo Pdl si è fatto portavoce del pensiero di chi, nel partito, era intenzionato a far votare in aula una sorta di impeachment di Fini. Ma i vicecapigruppo Massimo Corsaro a Osvaldo Napoli hanno fatto notare il rischio di "vittimizzare" ancor più il leader di Fli, oltre che fare un buco nell' acqua. Con il rischio di sconfitta in caso di conta a Montecitorio.

19/12/2014Il chiodo fisso di Beppe Grillo, negli ultimi tempi, è il Quirinale. Dopo il tentativo di impeachment di un anno fa, il capo dei 5 stelle è tornato ad attaccare frontalmente Giorgio Napolitano: «Non si dovrebbe dimettere, ma costituire», ha detto ai giornalisti fuori dall’hotel Forum, quartier generale dei suoi soggiorni romani.

Definizione in italiano s.ingl., (pl. impeachments) in it. s.m.invar, ~ Messa in stato di accusa diuna persona che detiene un'alta carica pubblica, ritenuta colpevole di azioni illecite nell'esercizio delle proprie funzioni, allo scopo di provocarne la destituzione. ○ Der. di to impeach ' mettere in stato di accusa' ||189575

Definizione in inglese A formal accusation of wrongdoing. To impeach a public official is to

75Il DEVOTO-OLI Vocabolario della lingua italiana 2010, di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli – Le Monnier editore

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accuse him of crimes or misdemeanors in the execution of his duties. Impeachment proceedings normally occur in the lower house of a legislature, with any subsequent trial taking place in the upper house.[...]

Sinonimi in italiano Incriminazione, collusione, accusa

Sinonimi in inglese accusation, prosecution, indictment, arraignment, charge

Etimologia dal tardo latino impedicare, 'legare i piedi a qualcuno' da cui la forma del francese antico empeechier, divenuta nell'inglese medievale empechen oggi 'to impeach'. Nel francese medievale era già presente la forma empechement che ha costituito il modello per l'odierna impeachment con il suffisso -ment.76

Collocations Nessuna preferenza

76 Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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Job Act BR /dʒɒb ækt / IT /dʒɔbbakt/

Contesti 14/03/2013Cosa metterebbe nell'agenda Renzi? «Al primo posto, il lavoro. Ci sonotre milioni di disoccupati, il 40 per cento di giovani. Sto preparando unJob Act: un piano per il lavoro. Sarà innovativo.

9/12/2013Il Job act che prende ispirazione dalle ricette di Piero Ichino attraversolo smaltimento delle 2000 norme sull' occupazione. Il piano di risparmidalla burocrazia che ricalca fedelmente il modello studiato daiprofessori Tito Boeri e Roberto Perotti.

14/10/2013Ossia uno dei capisaldi dell' ultimo governo Berlusconi e una dellemisure più odiate dall' elettorato di centrosinistra. Quindi sarà la voltadel lavoro. Lo staff del Sindaco parla in maniera platealmenteanglossasone di "Job Act". Il "Rottamatore" vuole rottamare omodificare radicalmente la riforma Fornero.

27/11/2014Oggi in piazza scenderanno i lavoratori metalmeccanici chiamati aPalermo da tutta l’isola per la manifestazione organizzata dalla FiomCgil contro il Job Act di Renzi. Palermo è la quarta città — dopoMilano, Napoli e Cagliari — ad ospitare la manifestazione e in cittàarriverà anche il leader del sindacato Maurizio Landini.

Definizione in italiano Riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa ed attuata in Italia dal governo Renzi, contenete diversi dicreti leggi per i lavoratori non statali.

Definizione in inglese The Jumpstart Our Business Startups Act (JOBS Act) is an American parliament reform, whose aim is the improvement of stock market access and help the critical unemployment rate. It was approved from USA congress both from republican and democratic parties on 5th April 2012, during the Barack Obama presidency.

Sinonimi in italiano Riforma sul lavoro, piano di riforme sul lavoro, ammodernamento legislazione sul lavoro

Sinonimi in inglese Jumpstart Our Business Startups Act , liberalization of crowdfunding

Etimologia Il termine deriva dall'acronimo "Jumpstart Our Business Startups Act", riferito a una legge statunitense.

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Schede aggiuntive

Job BE /dʒɒb/ AE ˈ/dʒɑːb/ IT /'dʒɔb/

Contesti 30/03/1988 Sezione: cultura e societàE mentre licenzia la poveraccia dal suo job statale, riesce a collocarlapresso un' agenzia come ciceronessa di tours sul Tamigi vincolati astretta veracità annalistica. Ma lei perde presto il posto anche lì, pereccessi di narrativa storica di immaginazione.

14/09/1990 Sezione cultura e societàA quattordici anni decide di mettersi a lavorare. Trova un job distenodattilografa. Poi, grazie a Marc Allegret, comincia un' insperatacarriera cinematografica. Eccola script, agli inizi degli anni Trenta, poiassistente, sceneggiatrice, autrice.

14/04/1997In realtà, rispetto al Marini vero, quello del Ppi, politicamente D'Antoni è una specie di Machiavelli, ma è anche quello cheparadossalmente trova più difficoltà a fare il salto nella politica: è forseun job ormai fatalmente destinato ai meno dotati? Lui il salto l' avevaprogrammato da tempo, insieme ad altri congiurati, ma la malasorte s' èaccanita.

27/11/1998 Sezione: cronacaQuella notte lui non era sull' elicottero, ma è accusato di aver fatto unaltro dirty job: aver piazzato la mitraglietta nello scafo deicontrabbandieri che sarebbero stati disarmati e non avrebbero potutosparare contro il questore e i suoi compagni.

06/06/2000Ma anche lì, pare che la maggior parte dei leaders della "coalizione",qualche ministro compreso, trovi abbastanza dequalificato un job atermine - un anno, se va di lusso -, e preferisca allungare il brodo dell'interminabile dibattito interno.

03/08/2001«Non toglie nulla al mio job, alle mie competenze. Serafino è la figurache incorpora una serie di attività che Maranzana (ex amministratoredelegato ndr) faceva in linea diretta.

08/04/2014Il percorso è già iniziato: lo provano, ricorda il presidente dellacommissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, le 28milaimprese laziali che dall’inizio della crisi hanno investito sull’ambienteassicurando lo scorso anno 4.250 assunzioni non stagionali di greenjob.

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Definizione in italiano job 77

s.ingl.(pl.jobs) in it. s.m invar. 1. Impiego, posto di lavoro;occupazione, attività professionale; part., l'attività lavorativa dellemasse operaie, studiata ai fini dell'organizzazione scientifica del lavoro.2. Unità di lavoro svolta da un computer. ¤ Etimo incerto || 1961.

job 78

s.m.inv ingl. [1961; ingl. /'dʒɔb/ propr. "lavoro", pl. jobs]1a impiego | estens. la mansione svolta 1b econ., l'attività lavorativaoperaia, studiata ai fini dell'organizzazione scientifica del lavoro 2inform., elaborazione compiuta da un calcolatore elettronico ~ jobcreation , job evaluation, job sharing

Definizione in inglese PAID WORK work for which you receive regular payment: He istrying to get a job ◦ She took a job as a waitress.

Sinonimi in italiano Lavoro, impiego, professione, attività, compito, mansione

Sinonimi in inglese Post, position, vacancy, placement, appointment, task, responsibility

Etimologia Nel medioevo si registra la forma jab, apparentemente successiva alla forma dell'inglese medievale jobben sinonimo di to peck di origine oscura.79

Collocations creative job, dirty job, easy job, green job, italian job, job academy, jobact, job alarm, job bank, job center, job creation,job club, jobevaluation,job full time, job hunt, job interview, job meeting, job oncall, job placement,job reservation, job rotation, job search, ,jobsharing, job splitting, mini job, on the job, job machine,summer job,training on the job, top job,

Act BR /ækt/ IT /'ɛkt/

Contesti 13/05/1984 Articolo di cronaca Il sindacato inglese dei bancari ha ribadito tuttavia il sexdiscrimination act del 1972 che garantisce uguali diritti sia per quantoriguarda i salari sia per la libertà di abbigliamento

24/11/1984 sezione: cronacaLo Shopping Act del 1952 vietava ai negozi di restare aperti dopo lecinque e mezzo del pomeriggio, dopo le tredici del sabato e prevedeva

77 Il DEVOTO-OLI Vocabolario della lingua italiana (2010), di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli – LeMonnier editore

78 Grande dizionario italiano dell'uso di Tullio De Mauro (2000) UTET editore

79 Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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la chiusura per tutta la domenica.

01/11/1988Ma la violenza è verbale, è simbolica, è passionale, ed il segno della pace domina la scena durante tutti e tre gli act, è come un manifesto naif di una reltà che per noi, in Italia, è ancora tutta da scoprire.

23/10/2003Bowie tornerà a sedurre giovani e meno giovani con un act bello davedere e da sentire. Il concerto del Filaforum di Assago è esaurito datempo: nessuna speranza per i ritardatari, a meno di cedere ai ricatti deibagarini. Anche se David Bowie non è più la star trasgressiva einquietante del periodo d' oro, il nuovo show è destinato a farescalpore.

06/04/2013Anche Renzi parla di lavoro, annuncia un 'Job act' «L'agenda ichiniana-montiana, cara anche a Matteo, ha mostrato tutto il suo fallimento alleelezioni: lo dice il risultato di Scelta Civica. E oggi non può certoessere ripresentata».

Definizione in italiano Il lemma "act" risulta assente80, troviamo invece la locuzione "actingout" sotto la quale viene riportata la seguente voce:[loc.ingl.,pro.'azione fuori',dal verbo to act out, ' esternare, manifestaremediante l' azione"*1968] loc.sost.m.inv. (psicoan.) processo per cui ilpaziente attua pensieri o fantasie inconsce in comportamenti impulsiviCFR. agire | (est.) comportamento aggressivo e ostile.81

Definizione in inglese Noun 1. something done or performed; a deed 2. the performance of some physical or mental process; action 3. (capital when part of a name) the formally codified result of

deliberation by a legislative body; a law, edict, decree, statute, etc

4. (often plural) a formal written record of transactions, proceedings, etc, as of a society, committee, or legislative body

5. a major division of a dramatic work

Sinonimi in italiano 1.documento, contratto, accordo, certificato, attestato, scrittura;dichiarazione, attestazione, dimostrazione, espressione, manifestazione;2. atto, rappresentazione

Sinonimi in inglese law, bill, measure, resolution, decree, statute, ordinance, enactment,edict

80 Ciò è valido per tutti i tre dizionari consultati: Devoto-OLI 2010, Zingarelli (2014), De Mauro (2000).

81 Zingarelli ( dodicesima ed.) -(ristampa 2014) Vocabolario della lingua italiana - Zanichelli editore

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performance, show, turn, production, routine, presentation,

Etimologia Il nome inglese "act" da cui derivano action, active, actor, activity ecc.deriva presumibilmente dal francese medievale, a sua volta dalla parolalatina actum, letteralmente '' a thing done'82

Collocations act out, job act.

82 Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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Green BR /griːn/ IT /grin/

Contesti 23/02/1993Se 10 anni fa i campi di golf si potevano contare sulle dita di una mano,adesso si possono trovare green pubblici in 90 centri, insieme ai maneggi per cavalli che compaiono in 759 comuni.

08/12/2008Ma chi è maggiormente interessato alle "tematiche green", come dicono gli esperti di marketing? La tipologia del cliente è in forte evoluzione.

30/12/2011Concordato con il comitato dei cittadini, rivisto, corretto e filtrato anche attraverso gli occhi delle famiglie che chiedono un quartiere più green e a misura di bambino, il progetto (questa volta definitivo) è statopresentato in una riunione mercoledì. Il primo intervento riguarda proprio il verde

25/09/2013Si gioca sugli stessi green che tra il 19 e il 22 settembre hanno ospitato il 70° Open d'Italia Lindt, la più importante competizione golfistica italiana, con l'atleta di casa, "Chicco" Molinari, sceso nella giornata conclusiva dal 2° al 16° posto per via di un deludente ultimo giro in 75 colpi (+3). «Peccato, un -3 nel weekend mi avrebbe portato al -12 del vincitore (il francese Julien Quesne; ndr), dopo aver chiuso i primi due giri9 colpi sotto par".

24/12/2014Esenzione dal bollo per tre anni a chi converte a gpl la sua auto Risparmio energetico: prestiti di garanzia per chi ristruttura la casa in versione “green”.

Definizione in italiano La sola accezione presente nel DEV-OLI è “campo da golf”. Tuttavia svariati sono gli esempi ritrovati dell'aggettivo green nell'accezione di “ecologico” sin dal 1988 all'interno del quotidiano La Repubblica.

Definizione in inglese [...]3 (also Green) concerned with or supporting protection of the environment83.

Sinonimi in italiano 1. campo da golf;2. ecologico, verde, ambientale, impatto zero, biodegradabile

Sinonimi in inglese environmental, ecological, conservation, eco-, eco-friendly. environmentally friendly

83 Oxford Dictionary & Theasaurus, 2th Edition (2007) edited by Maurice Waite – Oxford University Press.

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Etimologia Nell'inglese medievale la forma grene, a sua volta da una forma ancora più arcaica grēne, comparabile con altre forme arcaiche: antico sassonegrōni, medio alto tedesco grüene, antico alto ted. gruoni, antico frisone grēne, antico norreno groenn.84

Collocations ever green, green banking, green building, green business,green car, green chemestry, green city, green energy, green farm, green jobs, green line, green philosophy, green power, green screen, green technology, green university, green zone,

84 Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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Economy BR /ɪkˈɒnəmɪ / IT /ekˈɔnomi /

Contesti 31/08/2011Dalla soluzione "economy" sangria e polentine con formaggio e funghi,proposta dal bar Caravaggio (in lungomare Veneto) a cinque euro, al "gran piatto di prosciutti e formaggi con vari intingoli" di ParlaComeMangi", ristorante di vico Fabrizio de Andrè, già apprezzato da Michael Douglas e famiglia qualche settimana fa.

08/12/2008Le tre richieste formulate alla nuova Alitalia (l' impegno a riservare il 10% dei biglietti alle tariffe economy, l' istituzione di un numero verde per raccogliere le proteste dei viaggiatori e l' impegno a indennizzarli incaso di cancellazione dei voli) sono pannicelli caldi.

15/09/1989Per l' economy valgono le stesse prescrizioni con l' unica differenza chele dimensioni dei due bagagli registrati devono essere leggermente più piccole (273 cm. anziché 316).

Definizione in italiano Appare la locuzione 'economy class' ovvero la classe economica per tariffe aeree o navali meno costose.

Definizione in inglese noun (pl. economies) 1 the state of a country or region in terms of the production and consumption of goods and services and the supply of money. 2 the careful use of resources so as to avoid waste: the outboardengine increases fuel economy. 3 a financial saving. 4 (also economy class) the cheapest class of air or rail travel.

Sinonimi in italiano 1. poco costoso, conveniente, a buon mercato, modesto 2. economia, attività economica, sistema economico, sistema produttivo; amministrazione, gestione

Sinonimi in inglese thrift, saving, restraint, prudence, providence, husbandry, retrenchment,frugality, parsimony

Etimologia economy [dal greco oikos 'casa' e -nómos < némein 'ripartire', dalla forma indoeruopea ricostruita *woikos85, già in latino classico sono attestati oeconŏmia e oeconŏmicum < gr. oikonómos]

Collocations black economy, green economy,internet economy, next economy, new economy, old economy, real economy,soft economy, web economy

85Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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compact BR /kəmpˈækt / IT /k'ɔmpakt /

Contesti 09/08/1989

Cassette, dischi e compact (900 titoli) sono il piccolo business salisburghese di questa prima metà d' agosto. Un Maestro davvero accorto che si era astutamente preparato tanto di holding personale del pentagramma.

29/07/2001

Ma i segmenti al momento più dinamici sono quello delle vetture di lusso, dove la Audi A6 sta godendo di un enorme successo, e quello delle compact, nel quale sono allineati ai blocchi di partenza la GM conuna versione della Opel Corsa tre volumi, la VW Golf, e poi Toyota e Ford, entrambe recentemente autorizzate a vendere le loro vetture.

01/10/2010

Quadrante Europa, ovvero dell' Interporto di Verona. Una realtà che oggi occupa una superficie di 2,5 milioni di metri quadrati (4,2 milioni con l' espansione futura già pianificata) e che conta 120 società di trasporto insediate nell' area, 10mila addetti (tra diretti e indiretti) e un terminal intermodale da 12 binari, un interterminal con tre binari e compact terminal con cinque binari.

Definizione in italiano s.ingl., in it. s.m.invar ~ Abbr.di compact disc e compact stereo || 1984

Definizione in inglese 1.noun: a small flat case containing face powder, a mirror and a power puff

2.noun a formal agreement or contract. “ the warring states signed a compact “

3.press firmly together; compress: the waste is compacted and buried

Sinonimi in italiano 1.Compact-disc, lettore cd, cd-rom,2. compatta, mini, di dimensioni ridotte.

Sinonimi in inglese treaty, pact, accord, agreement, contract, bargain, deal, settlement, covenant, concordat.

Etimologia Dal participio passato del verbo latino compacisci, compactus propriamente 'accordo'. Il significato di 'pressare insieme' 'legare fermamente' deriva invece dal part. passato del verbo latino compingěre compactus86'unire strettamente'.

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Collocations compact car, compact disc, fiscal compact

86Origins – an etymological dictionary of modern english (2009) di Eric Partidge- Routledge Editore

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Conclusioni

Gli anglicismi sono divenuti una presenza sempre più costante all'interno del panorama

linguistico e culturale italiano, simboleggiano infatti un veicolo di modernità e di

efficienza, e grazie alla predisposizione positiva e al richiamo seduttivo che suscitano

nell'ascoltatore, il loro impiego è fortemente aumentato anche nel campo della politica.

Questo dato è supportato anche dal crescente numero di cooccorrenze riscontrate

nell'archivio del quotidiano ridigitalizzato laRepubblica e nell'aumento di neoformazioni

italiane, solo in apparenza inglesi (falsi prestiti).

Per questi motivi il linguaggio politico, sin oggi trattato come un epifenomeno, come un

linguaggio settoriale, va rivisto con un'ottica e un approccio critico diverso. Essendo la

politica un fenomeno di vasto impatto sociale e culturale, il suo linguaggio penetra nella

vita di tutti i giorni, esso è quindi di per sé un fenomeno sociale. Gli studi finora condotti

hanno teso a scindere l'aspetto contenutistico (riformistico), dall'aspetto strategico e

retorico, così pure dal mero livello linguistico. Questo ha quindi spesso prodotto risultati

parziali, dato che l'aspetto linguistico nella politica svolge un ruolo altamente performante

di "parole in azione". Il linguaggio politico è rappresentazione, ma anche attuazione del

potere.

Il presente elaborato ha cercato di fornire una risposta a grandi linee alla domanda sul

perché e quali fossero le strategie d'impiego degli anglicismi nel linguaggio politico non

istituzionale italiano, i cui risultati vengono riassunti qui di seguito.

Gli anglicismi in politica svolgono principalmente tre ruoli retorici. Per prima cosa, essi

permettono di veicolare il desiderio di rinnovamento linguistico - valido per tutti gli ambiti

semantici, non solo per la politica – che, grazie ad una loro proprietà intrinseca degli

anglicismi (di cui si è occupato D'Achille87), perpetua il loro carattere di "novità" anche per

diversi decenni. Questo ruolo viene svolto con la partecipazione di due attori principali: i

politici e i media, i quali si influenzano e sostengono a vicenda per il consolidamento degli

anglicismi come slogan politico e notizia sensazionalistica.

87 D’Achille, Paolo (2012) “Parole nuove e datate – studi su neologismi, forestierismi, dialettismi” - Franco Cesati Editore

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È spesso volontà soggettiva del giornalista di decidere di includere gli anglicismi, che si

ritrovano soprattutto nella produzione orale dei personaggi politici, al di fuori dei contesti

istituzionali. Dopo la fase iniziale, in cui gli anglicismi possono presentarsi con frequenza

sporadica o in contesto ristretto (sezione politica estera del quotidiano), si instaura un

meccanismo a catena di promulgazione e rinforzo mediatico, in cui l'anglicismo viene

costantemente pubblicizzato dal quotidiano.

Il secondo ruolo retorico principale degli anglicismi è quello di aiutare enormemente lo

sviluppo di un clima favorevole a possibili future riforme, avendo una funzione linguistico-

simbolica altamente performativa. Gli anglicismi in politica si vestono di un manto di

credibilità e sicurezza, ma soprattutto rappresentano la rottura con il passato, con la politica

dei fallimenti. L'ennesima riforma del lavoro non attecchirebbe più nell'opinione pubblica,

tuttavia, una vana speranza che "job act" sia meno scetticamente accolto sussiste.

In terzo luogo, gli anglicismi sono il veicolo perfetto per una politica populista (di sinistra

o di destra) che ricerca il consenso superficiale e veloce, di chi è fortemente scontento.

Un constante lavoro interdisciplinare, e un dialogo fra linguisti ed esperti di scienza

politica e filosofia politica, potrebbe consolidare i recenti studi di politolinguistica,

fornendo nuove e fresche riflessioni, con l'ausilio di strumenti di analisi testuale,

accompagnati da una più ampia riflessione contestuale. Il presente elaborato potrebbe

quindi essere espanso ad un numero maggiore di anglicismi, permettendo così

l'individuazione di ulteriori strategie d'uso di quest'ultimi nella politica italiana.

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