comic tribute 2009

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Comics Tribute 2009 RIVISTA DI APPROFONDIMENTO - RECENSIONI - INTERVISTE - PREVIEW e STORIE A FUMETTI - NUMERO SPECIALE - ANNO 2011 - COSTO: DONAZIONE LIBERA F UMETTOMANI PRESENTA : @ WINSOR MCCAY ANDY CAPP AMAZING SPIDERMAN VAMPIRELLA TEX WILLER TOPOLINO DIABOLIK SATURNO CONTRO LA TERRA BIBÌ E BIBÒ

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Fascicolo monografico che raccoglie tutti gli articoli chiamati comics tribute pubblicati sul nostro sito nel 2009. Monographic collecting all the items called tribute comics published on our website in 2009....Fumettomani@ is an Italian fanzine's annual, in-depth about comics, with reviews, short essays, interviews and previews. the publication was founded in 1990

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Comics Tribute2009

RIVISTA DI APPROFONDIMENTO - RECENSIONI - INTERVISTE - PREVIEW eSTORIE A FUMETTI - NUMERO SPECIALE - ANNO 2011 - COSTO: DONAZIONE LIBERA

FUMETTOMANI PRESENTA :@

WINSOR MCCAYANDY CAPP

AMAZING SPIDERMANVAMPIRELLATEX WILLERTOPOLINODIABOLIK

SATURNO CONTRO LA TERRABIBÌ E BIBÒ

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Fondatore e Direttore Culturale Mario Benenati

Grafica ed impaginazioneMario Benenati

Hanno collaboratoGiovanni Brusca, Carlo Scaringi.

Sede fanzinec/o Mario Benenati, vicolo Basilico’ n.6 - 98051 Barcellona Pozzo di Gotto(ME)

Pagina webhttp://www.fumettomania.net

Pagine Facebookhttp://www.facebook.com/fumettto-mania.fanzinehttp://www.facebook.com/fumetto-mania.net?ref=name

e-mail: [email protected]

Informazioni utiliSi collabora con la fanzine tramitecomunicazione via posta e/o email.Il copyright di tutti i personaggi rap-presentati e delle illustrazioni, pre-senti nella rivista sono degli aventidiritti.Si autorizza la riproduzione dei testiparziale o totale, e dei disegni dietro-richiesta alla redazione.

Arretrati cartacei disponibilin. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 8 - 9 - 10 -11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 -17 e 18

Gli arretrati si possono richiedere al-la:PAN Distribuzione , viale Emilio Pon. 380, 41100 - Modena tel.059/382111 oppure a Mario Benenati, vicolo Basilico’ n. 6- 98051 Barcellona P. di G. (ME)

Copertina L’illustrazione in copertina è di Gio-sBrusca. Spiderman, © Marvel Co-mics.

Fumettomani@ presenta: COMICS TRIBUTE 2009 - maggio 2011Fumettomani@ è una rivista di approfondimenti, recensioni, interviste, preview e storie a fumetti

a cura dell’Associazione Culturale FumettomaniaPubblicazione aperiodica senza scopo di lucro ed autofinanziata

Supplemento di Barcellonapg.it - Edizioni Smasher - Registrazione Tribunale di Barcellona P. G. n. 60 del 24/11/2005

SOMMARIO3

INTRODUZIONE ALLO SPECIALE2009 UN ANNO DI TRIBUTE

a cura di Mario Benenati

4RICORDANDO WINSOR MCCAY

di Carlo Scaringi

6QUELLA STRANA COPPIA DI ANDY CAPP E FLO

di Carlo Scaringi

8AMAZING SPIDERMAN N. 39

di Gios Brusca

10VAMPIRELLA, UN’ALIENA SULLA TERRA

di Carlo Scaringi

12ARRIVA TEX WILLER

di Carlo Scaringi

14QUANDO TOPOLINO ANDÒ ALL’INFERNO

di Carlo Scaringi

16TOPOLINO PARLA, AL CINEMA

di Carlo Scaringi

18CON DIABOLIK ARRIVA IL FUMETTO “NERO”

di Carlo Scaringi

20LA LUNGA GUERRA DI SATURNO

CONTRO LA TERRAdi Carlo Scaringi

22BIBÌ E BIBÒ, I PRIMI BAMBINI TERRIBILI

di Carlo Scaringi

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SPECIALE

2009un anno di tribute

a cura di Mario Benenati <[email protected]>

“Dal 13 luglio 2009, Comics tribute è un nuovo spazio all’interno del sito, con articoliinediti dedicati mensilmente ad una storia a fumetti, ad un libro, ad un autore, di cui siricorda quel mese l'anniversario, la ricorrenza et simili. Carlo Scaringi, GiovanniBrusca, Alberto Conte, Loris Cantarelli, Andrea Piccardo, Giovanni Genovesi,oltre al sottoscritto, sono alcuni dei nostri amici e collaboratori che hanno aderito a que-sta iniziativa, che al momento ha poche “sorelle” a livello nazionale.”

Con queste poche righe, il 6 dicembre 2009, ho presentato il progetto “Comics tribute”nella pagina del sito ad esso dedicata; ora riprendo questi articoli per ospitarli tutti insie-me in un fascicolo monografico dedicato ai C.t. del 2009. Il senso di questa iniziativa è quello di contribuire, in maniera modesta ed umile, alla cri-tica fumettistica italiana del terzo millennio, mediante un recupero filologico di autori, diserie e di personaggi della nona arte. "Tuffiamoci", quindi, nella lettura di queste pillole storiche dedicate all’arte sequenziale.Rivolgo a Carlo Scaringi, vero protagonista dei comics tribute del 2009, un grazie mae-stoso ed emozionato: senza la sua passione ed i suoi puntuali contributi oggi non cisarebbe stato questo fascicolo. M.B.

Illustrazione del 7 marzo 1897, dal titolo “Fortune Smiles Upon the Yellow Kid at the Monte Carlo”, pubblicata sul New YorkJournal. Immagine scaricata dal sito cartoons.osu.edu © degli aventi diritti, per gentile concessione.

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no dei maestri del fumetto americano, enon solo, come Winsor McCay, è scomparso il26 luglio 1934, all’età di 65 anni. E’ stato forseil primo vero artista dei comics, alla pari diOutcault od Opper, “padri” di Yellow Kid eHappy Hooligan, e uno dei pionieri del cinemad’animazione. Cominciò a lavorare a 17 anni di-segnando insegne e cartelloni pubblicitari perun circo, ma solo dopo vari anni imboccò lastrada giusta. Avvenne nel 1903 quando fu as-sunto come giornalista all’Herald di New York,dove realizzò subito una serie di fumetti conpersonaggi comici, secondo la moda dell’epoca,ma non privi di risvolti insoliti, dove si mescola-vano in egual misura sogni fantastici e incubispaventosi.

I sogni erano quelli di Little Ne-mo, un fanciullo immerso in un u-niverso da fiaba, che McCay dise-gnava in uno stile grottesco e poe-tico a un tempo, con richiami al“Liberty” e all’”Art Nouveau”. Gliangusti confini della tavola sonoinfranti e ampliati da un disegnoche trasforma il breve viaggio oni-rico nella fantasia, in un quadrocromatico dai vivi colori, anche fraloro contrastanti. Gli incubi sonoquelli che agitano il sonno di un di-voratore di crostini al formaggio,buoni ma indigesti. Se nei sogni diLittle Nemo uomini, cose e animali

assumono spesso dimensioni assurdamentefantastiche, in questi incubi notturni (che il di-segnatore firmava con lo pseudonimo di Silas),si trasformano esseri mostruosi che incombonosul povero goloso. Il risveglio è una vera libera-zione, dopo aver sognato di essere mangiatodai cannibali, divorato dai coccodrilli o di resta-re vittima dei più fantasiosi disastri ferroviari,automobilistici o naturali.

Giusto un secolo fa, nel 1909 (ecco un altroanniversario) Winsor McCay aveva realizzato ilprimo cortometraggio animato americano,“Gertie il dinosauro”, una storia frutto di unlavoro certosino (almeno diecimila disegni),nella quale ha riversato tutto l’estro fantasticoe poetico che esprimeva nei fumetti, con Gertie– un simpatico e divertente dinosauro femmina

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Illustrazione di Little Nemo 1. Per gentile concessione © degli aventi diritti

COMICS TRIBUTE 2009SPECIALE

01 luglio 1934 - luglio 2009RICORDANDO WINSOR MCCAY

di Carlo Scaringi < [email protected] >

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– che quasi anticipa lo zoo di-sneiano. Winsor McCay ha “so-gnato” con Little Nemo fino al1911, alternando queste tavolecon altri fumetti e cortometraggianimati. Morirà, come detto, nel1934, proprio mentre esplode lagrande stagione del fumetto av-venturoso, che con il suo realismoscaccerà la poesia e la fantasia diGertie e Little Nemo.

Per saperne di più

Ci sono personaggi dei fumettiche sono diventati famosi ed en-trati nella storia anche se nessu-no, o quasi, li ha visti. Sono per lopiù personaggi con oltre un secolodi vita, come Yellow Kid o LittleNemo. Il monello giallo di Out-cault risale alla fine dell’Ottocentoe la sua apparizione ha aperto lastoria, ormai centenaria, del fu-metto mondiale. Little Nemo ènato nel 1905 e seppure è “vissu-to” più a lungo di Yellow Kid (manon in Italia) non ha quasi maitrovato ampio spazio sui giornali enei libri. Inizialmente la tavola di-segnata da Winsor McCay si chia-mava “Little Nemo in Slumber-land”, un titolo che dal 3 aprile1911 – quando il disegnatore pas-sò ai giornali di Hearst – divenne “Little Nemoin the Land of the Wonderful Dreams”. La pub-blicazione si concluse nel 1914 e per tutti la ta-vola è rimasta familiarmente Little Nemo. In I-talia approdò, come quasi tutti i comics ameri-cani di quegli anni, sul Corriere dei Piccoli,che la pubblicò dal numero 33 del 17 agosto1913 al n. 24 del 14 giugno 1914. Secondo lamoda del tempo (che dava spesso nomi melen-si come Mimmo Mammolo per Buster Brown),Little Nemo divenne un più improbabile Bubi.L’arrivo di Little Nemo fu preceduto, forse invo-lontariamente, da Schizzo, altro bambino so-gnatore disegnato da un maestro dell’illustra-zione come Attilio Mussino. Schizzo compar-ve sul Corriere dei Piccoli n. 37 del 15 settem-bre 1912, e vi sarebbe rimasto a lungo.

In anni più recenti, le storie di Little Nemo so-no state raccolte in un grande volume a coloriedito da Garzanti nel 1969, e poi, a metà deglianni Ottanta, in quattro volumi dell’EditorialeLo Vecchio di Genova, che ha anche pubblica-to due volumi dedicati al ciclo “Dreams of a Ra-rebit Fiends” (Gli incubi di un divoratore di cro-stini) che McCay disegnò fra il 1904 e il 1907.

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Tavola del 1908 di Little Nemo. Per gentile concessione. © degli aventi diritti

Zoom su una delle vignette della tavola di sopra. Per gentile concessione © Degli aventi diritti

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a secondametà del Novecentoha visto le donne as-sumere sempre piùcoscienza dei propridiritti, tranne la mo-glie di Andy Cappche per decenni si ècrogiolata nel suostato di schiava, ta-lora anche di serva,del marito. Ma è unrapporto di sottomis-sione solo apparen-te, in quanto questacoppia – ideata nel1957 dal disegnatoreinglese Reg Smythe– ha un “mènage”che si distacca net-tamente da quello delle famiglie tradizionali.Lui – giacchetta risicata, berretto sugli occhi,camminata da bulletto – passa le giornate al“pub”, gomiti sul bancone, boccale di birra da-vanti, e occhi languidi verso la biondina in fon-do, mentre lei qualche volta lavora come dome-stica a ore, ma la maggior parte del tempo lotrascorre giocando a tombola o spettegolandocon le amiche. Ufficialmente nessuno dei duelavora: o meglio, solo Flo si spezza la schiena alustrare i pavimenti delle case altrui e della pro-pria, in una fatica assurdamente inutile, datoche subito dopo giunge Andy Capp, sgocciolan-te per essere appena emerso dal canale in cuiera caduto dopo l’ennesima sbronza, a vanifica-re gli sforzi della consorte. Per questa singolarecoppia, il sistema assistenziale inglese costitui-sce una sicurezza, perché le loro esigenze nonvanno al di là della birra e della televisione, conqualche svago – la tombola per lei, le scom-messe sui cavalli per lui – che raramente puòanche essere redditizio e assicurare le sterlinesufficienti per tacitare, per qualche striscia, inon pochi creditori.

Questa coppia gode di buona salute e ha unasana energia, vista la facilità con cui i due ricor-rono allo scontro fisico, che tuttavia finisce

sempre per cementare l’amore (ma sarebbemeglio parlare di amicizia) tra questi tipici e-sponenti di un sottoproletariato inglese, forseoggi scomparso, ma allora contento del propriostato e ben deciso a non modificarlo. In Italiauna simile coppia è piuttosto improbabile, mal’arte di arrangiarsi – seppure tipicamente itali-ca – è ormai diffusa ovunque e Andy Capp e Flol’hanno codificata, legalizzata, quasi trasforma-ta in un mestiere, o in un lavoro, se questa pa-rola non fosse una di quelle (insieme a ufficio dicollocamento, affitto da pagare, ecc.) che man-dano in bestia Andy Capp. Anche lui, comun-que, ha una giornata lavorativa di otto ore,quelle che trascorre quotidianamente al pub,dalle 16 alle 24, davanti alla birra, al tavolo dabiliardo o a corteggiare la biondina alla cassa.Spesso lo accompagna anche Flo, ma lei – dabrava moglie che segue fedelmente il marito –resta seduta in un angolo, parla con le amiche,o magari mugugna, insoddisfatta del propriostato. Lo lascia fare, ma dietro questa apparen-te permissività si nasconde pur sempre la se-conda anima di tutte le donne, per cui la libertàdi cui gode il nostro eroe è spesso molto similea quella di un cane tenuto al guinzaglio. Al tirardelle somme, è sempre lei a pilotare questo

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Striscia di Andy Capp. Immagine scaricata da questo link , per gentile concessione. © degli aven-ti diritti

agosto 1957 – agosto 2009Quella strana coppia

di Andy Capp e Flodi Carlo Scaringi < [email protected] >

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burrascoso rapporto, anche se ogni tanto AndyCapp si dice stufo, piglia sù gli strumenti deisuoi hobbies – i piccioni, le freccette, la sciarpacon i colori della squadra del cuore – e se ne vain cerca di tranquillità. Per ritornare nella stri-scia successiva, forse pentito ma sempre deci-so a comandare e altrettanto deciso a evitareogni forma di lavoro. “Mi rifiuto di lavorare finoalla morte solo per restare in vita” dice riba-dendo la sua personale filosofia di contestatoredi una società nella quale, in fondo, è perfetta-mente inserito.

Per saperne di più

L’inglese Reginald (Reg) Smythe, autore diAndy Capp e Flo, è nato il 10 luglio 1917 ed èmorto il 12 giugno 1998. Nel personaggio chelo ha reso celebre ha forse riversato alcune sueesperienze giovanili, quando lavorò come gar-zone di macellaio, fu poi soldato durante laguerra e quindi centralinista in un ufficio posta-le. Aveva imparato a disegnare negli anni delconflitto e al ritorno cominciò a lavorare perqualche periodico locale nel nord dell’Inghilter-ra. A metà gli anni Cinquanta fu assunto comevignettista dal Daily Mirror, ma solo dal 5 a-gosto 1957 cominciò a disegnare le vignette u-moristiche di Andy Capp, inizialmente destinatesolo alle edizioni provinciali.

Il personaggio piacque e dal 14 aprile del1958 fu ospitato nell’edizio-ne nazionale e trasformato inuna striscia quotidiana diquattro vignette, apparente-mente scarne, con i protago-nisti sempre in primo piano epochi elementi di contorno (ildivano dove si sdraia AndyCapp in attesa dell’ aperturadel pub, il bancone con l’im-mancabile birra, il biliardo,ecc.). La striscia ha riscossosubito grande successo ed èvissuta praticamente fino a-gli ultimi anni Novanta. E’stata pubblicata in decine diPaesi, dall’URSS dove fu o-spitata sulle Izvestia, allaSvezia, agli Stati Uniti, a lun-go refrattari ai comics euro-pei. In Italia la striscia è sta-ta pubblicata dal 1967 sulmensile Eureka e in decinedi albi e libri dell’EditorialeCorno. Ha trovato spazioanche sulla Settimana E-nigmistica, dove Andy Cappe Flo sono diventati popolaricome Carlo e Alice.

Foto di Reg Smyth from a family photograph owned by thesmyth family-2007. Per gentile concessione © degli aventidiritti

Copertina di uno dei volumetti della Editoriale Corno dedicato a Andy Capp. Per gentile concessione. © degli aventi diritti

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iovanni Bruscavive a Palermo conmoglie e figli.

Lavora per le Posteitaliane, ma è statotra i vincitori del con-corso per fumettisti egiovani esordienti diPrato, edizioni 1991-92 e 1995-96 (con te-sti di Roberto DiFresco), con annessepremiazioni e mostre.

Ha collaborato con“Fumettomania’’ conle mostra espositive aBarcellona P.G. nel1994 e nel 2001 e congli stand della Fiera diRoma, Expocartoon,nel 1995 e 1996 (beitempi!);

Ha collaborato conla Casa Editrice Uni-verso, anni 1992 e1993 con la pubblica-zione di una storia su“Intrepido’’ (testo diMichelangelo LaNeve) e altri lavori(tra cui alcuneillustrazioni perSprayliz);

Ha collaborato conriviste locali palermi-tane (vignette, illustrazioni,anche a colori) con cadenzasettimanale e passaggi TVdelle vignette in variprogrammi, sempre inemittenti locali, tra gli anni‘92-’97.

Poi è stato costretto asmettere, dedicandosi soloalla sua famiglia.

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COMICS TRIBUTE: Giovanni BRUSCA

Sopra l’illustrazione di GioBrus, quale tributo ad Amazing Spiderman n. 39 dell’ago-sto 1966. Per gentile concessione dell’Autore. Spiderman © Marvel Comics

agosto 1966 – agosto 2009Amazing Spiderman n. 39

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In 12 anni non ha più rea-lizzato uno scarabocchio, nèletto un fumetto.

Dall’inizio del 2009 è tor-nato a disegnare, prime uti-lizzando solo le matite, poicon il pennino no. Le suefigure femminili sono moltoparticolari, sensuali ed av-volgenti, e proprio molte il-lustrazioni e disegni di figu-re femminili sono visibili nelsito spagnolohttp://giovannibrusca.artelista.com/ .

Negli ultimi due anni, perFumettomania, ha interpre-tato Rorschach visibile nelsito, nello Speciale Watch-mem (sul sito al linkhttp://www.comic-soon.com/fumettomania/2010/03/30/watchmen-the-movie/ ) pubblicato il 30marzo 2010; ed alcuni per-sonaggi Marvel: Devil, Em-ma Frost&Tempesta,Wolverine, ed il tributo adAmazing Spiderman n.39 dell’agosto 1966 (diJohn Romita Sr.), che pre-sentiamo in queste due pa-gine.

M.B.

Sopra la cover orginale di quell’albo, di John Romita Sr., riproposta nella collanaL’Uomo Ragno Classic ( Star Comics, pubblicato nel gennaio 1992). Per gentile con-cessione. Spiderman © Marvel Comics

Giovanni Brusca ( a destra) con Mario Benenati (a sinistra), immortalati lo scor-so 30 aprile 2010 durante il Napoli Comicon. Per gentile concessione

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e fosse “nata” ai giorni nostri, anzichénel settembre del 1969, Vampirella sarebbediventata, forse, una velina sulla cresta dell’on-da. Invece, quarant’anni fa andavano di moda ivampiri e, soprattutto in Italia, i fumetti “neri”con i protagonisti imbottiti di esotiche “k” e tan-te belle ragazze, spesso semivestite, nel ruolodelle eroine malvage o delle vittime sacrificali.La nascita di Vampirella non è legata a quel filo-ne, ma fu puramente casuale, perché FrankFrazetta – uno dei grandi illustratori americaninato nel 1928 a New York –raffigurò in una copertina di-segnata per “Creepy” (unmensile di storie e fumettihorror molto popolare negliStates) una bella ragazzacon un costume succinto eun fisico mozzafiato chepiacque molto all’editore. Al-l’inizio doveva essere unasorta di valletta che presen-tava, con battute ironiche econ pose stuzzicanti, le variestorie, alternandosi con quelsimpatico vecchietto di UncleCreepy (Zio Tibia da noi) cheaveva dato il nome alla rivi-sta. Dall’idea iniziale si pas-sò al fumetto, con storie affi-date allo sceneggiatore For-rest J. Ackerman e dise-gnate all’inizio da Tom Sut-ton, un onesto artigianosenza troppa fantasia. Lastoria fu pubblicata sul pri-mo numero di una nuova ri-vista, “Vampirella” appun-to, vissuta fino al 1988. Ilsuccesso crebbe quando lospagnolo Josè Gonzalessostituì Sutton, facendo diVampirella una sorta di pin-up extraterrestre ben felicedi stare sulla Terra.

All’inizio Vampirella avevatutte le caratteristiche nega-tive dei vampiri, costretta anutrirsi di sangue, elementovitale del pianeta Drakulon,

patria della simpatica ragazza. Poi la scoperta diun siero miracoloso le permise di nutrirsi cometutto gli esseri umani, per cui col passar dellestorie Vampirella perse quella sete di sangueche spesso la spingeva a uccidere, anche se,per la verità, sapeva scegliere bene le sue vitti-me, quasi sempre individui malvagi e quindi de-gni di finire dissanguati. Una volta diventatabuona, Vampirella vivrà avventure quasi nor-mali, incontrando anche qualche fastidiosa ne-mica come Lady Death, e due discendenti (zioe nipote) della dinastia dei Van Helsing, famo-si cacciatori di vampiri immortalati nel romanzo

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Tavola ricca d'azione, di Vampirella. Per gentile concessione © degli aventi diritti

settembre 1969 – settembre 2009Vampirella, un’aliena sulla Terra

di Carlo Scaringi < [email protected] >

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di Bram Stoker di fine Ottocento. Ilpiù giovane si innamorerà di Vampirel-la e la condurrà sulla strada della re-denzione finale, un evento che ha con-tribuito, almeno in parte, alla cadutad’interesse dei lettori, più attratti dal-l’aspetto vampiresco che dai buonisentimenti. Negli Stati Uniti, come det-to, Vampirella è stata pubblicata a lun-go dalla Warren Publishing e poi ne-gli anni Novanta dalla Harris Comics.Ne è stato tratto anche un film, ma discarso successo come avviene spessoin questi casi.

In Italia è stata pubblicata per alcuninumeri nel 1977 dalla Milano Libri epoi in un paio di Oscar Mondadori,ma poi è finita quasi nel dimenticatoio,scacciata da altri personaggi, anchefemminili, di più facile richiamo.

Per saperne di più

Il mito del vampirismo ha radici anti-che, ed era conosciuto ben prima delromanzo di Stoker. Il personaggio piùfamoso è il mitico Vlad, nobile dellaTransilvania, crudele e spietato, e co-raggioso nemico dei Turchi che voleva-no conquistare le terre dell'odierna Ro-mania, dove qualcuno lo venera ancoroggi quasi come un patriota. Le suesanguinarie imprese hanno ispirato molti autoridi fumetti, dallo spagnolo Fernando Fernan-dez al nostro Guido Crepax, da Gary Colanche ne fece una versione per la Marvel ad Al-berto Breccia che lo disegnò in modo grotte-sco.

Una figlia adottiva del conte Dracula è Dracu-rella, una simpatica ragazza ideata del 1973 daJulio Ribera, che stanca di vi-vere in mezzo ai mostri dellaTransilvania, decide di girare ilmondo, innamorandosi di voltain volta, del mostro di Franken-stein, dell’Uomo Lupo, dell’Uo-mo Invisibile e perfino del dot-tor Jeckyll. Alla fine incontra undrago buono e scoprirà l’amo-re. C’è anche una versione u-moristica, protagonista CountDuckula, un papero discen-dente da una dinastia di vampi-ri. Guarirà dalla sua malattia,ma diverrà vegetariano, come isuoi fratelli. In Italia è diventa-to il Conte Dakula ed è appar-so nel 1989 sul Corriere deiPiccoli.

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L’Uomo Ragno n. 1, della Star Comics (1987).Per gentile concessione. © Marvel Comics

Copertina del n.1 del comic book di Vampirella. Per gentile conces-sione. © degli aventi diritti

Foto di Frank Frazetta, creatore di Vampirella. Immagine scaricata da internet.

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ex Willer cavalca esparacchia da oltre ses-sant’anni, 61 per l’esattezza.E’ un compleanno forse insoli-to, non canonico, ma sempredegno di venir ricordato per-ché Tex è un monumento delfumetto italiano, non solo perla sua longevità, ma ancheperché ha contribuito a cancel-lare molti dei pregiudizi, ov-viamente errati, che gli italianiavevano nei confronti dei pel-lerossa. Quando Tex è giuntonelle edicole – un minuscoloalbetto a striscia, appena 32 pagine e nemmenocento vignette – i film western americani mo-stravano i pellerossa come un popolo quasi sel-vaggio, nemico dei bianchi, feroce e spietato.Non si diceva, in quei film, che i pellerossa com-battevano per difendere i propri territori, e si ce-lebrava invece il coraggio del VII Cavalleggeriche invariabilmente metteva in fuga gli indianitra gli applausi degli spettatori più giovani. Lestorie di Tex invece hanno aiutato i lettori a capi-re che c’erano indiani cattivi e buoni, e soprat-

tutto che non sempre l’esercito aveva ragione,anche se era più forte e ben armato. Sin dallaprima avventura vediamo Tex intervenire in di-fesa di una ragazza indiana inseguita da ungruppo di fuorilegge. La salverà, come in seguitosalverà tantissimi pellerossa aggrediti dall’eser-cito o dai fuorilegge. Nel corso degli anni Tex –un tipetto dal pugno facile e con la pistola sem-pre in pugno, tanto che all’inizio doveva chia-marsi Tex Killer (o è solo una leggenda metro-politana?) – diverrà sempre più amico dei pelle-rossa, al punto di sposare una ragazza indiana edi divenire, con il nome di Aquila della Notte. ca-po dei Navajos. Nel frattempo è finito nel corpodei Ranger, dove troverà quel brontolone di KitCarson, compagno inseparabile di mille avven-ture. I Ranger nell’America di metà Ottocento a-vevano il compito di aiutare gli sceriffi e l’eserci-to a mantenere l’ordine nei villaggi, svolgendoquasi un compito di ronde armate, un po’ comequelle dei nostri tempi.

Questo ruolo ha spesso trasformato molte sto-rie di Tex in racconti nei quali l’elemento piùspettacolare dei primi albi (le guerre tra pelle-rossa e giacche blu) si è stemperato in vicendedove l’aspetto poliziesco, quasi giallo, si è so-vrapposto a quello degli scontri armati. Questosta succedendo soprattutto in questi ultimi anni,quando Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini– rispettivamente sceneggiatore e disegnatoredelle prime centinaia di albi – hanno passato iltestimone ad altri validissimi eredi. Non c’è statacertamente una caduta di stile e di interesse,perché Tex resta unico e insuperabile, ma qual-che differenza si nota qua e là. Anche gli scenarisi sono ampliati, non più i confini atorici del We-

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La copertina del n. 51 di Tex. 1° edizione del 1965 Per gentile concessione © Sergio Bonelli Editore

28 settembre 1948 – 28 settembre 2009Arriva Tex Willerdi Carlo Scaringi < [email protected] >

Foto di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galeppini.Immagine scaricata da internet da questo sito, per gentile concessione.

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st, ma quelli del continente a-mericano, dal nord all’estremosud, in Patagonia, dove è am-bientato il Texone dello scorsogiugno. Insieme a Tex ci sonosempre, o quasi, anche KitCarson, il giovane Kit, figlio delranger, e il taciturno ma pre-zioso indiano Tiger Jack. Ilquartetto non dà mai tregua atrafficanti di alcool e di armi, a-gli indiani ribelli, ai fuorileggedi ogni genere, ma anche agliufficiali arroganti o incapaci oai politicanti di Washington,che Tex non riesce a digerire.Nella versione attuale, nel clas-sico formato bonelliano, Tex sista avvicinando al traguardodel numero 600, un obiettivoprestigioso per una collanaprestigiosa, superata solo peranzianità dal Giornalino, natoa metà degli anni Venti. Un pri-mato, quello delle edizioni diSergio Bonelli, destinato aresistere nel tempo, anche perl’ampiezza dello “zoccolo duro”dei fedeli lettori di Tex, un per-sonaggio riproposto ogni mesein diverse collane che fanno ri-percorrere i vari momenti di u-na storia ormai lunga più disessant’anni. E continua….

Per saperne di più

Ulceda, una ragazza indiana, è stata la primaeroina del West all’italiana già nel 1935, Tex è ilpiù longevo e popolare, Kit Carson il più simpa-tico, Pecos Bill il più leggendario, Kinowa ilpiù vendicativo, il Piccolo Sceriffo ovviamenteil più giovane, Blek il più manesco, Zagor il piùfantastico, Cocco Bill il più comico, KenParker il più umano, Magico Vento chiara-mente il più magico. Quelli ricordati in questosintetico “identikit” sono, tranne gli ultimi tre,personaggi storici del West all’italiana, quasitutti prematuramente scomparsi. Resistono be-ne quelli del gruppo Bonelli, come Tex e Zagor,mentre Magico Vento sta per concludere il suociclo. Quasi tutti sono vissuti nel periodo a ca-vallo tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio deiCinquanta, un momento felice per il fumetto ita-liano, dopo la lunga parentesi bellica.

Un’epoca con grandi sceneggiatori e disegna-tori, da papà Bonelli a Lavezzolo, da Guido

Martina al gruppo EsseGesse, da Galleppini aGamba, da Paparella a Uggeri, a Zuffi e tantialtri che hanno fatto crescere il fumetto italiano.Col senno di poi si può dire che queste storiewestern rappresentavano una fuga dalla realtà,forse l’evasione in un mondo fantastico, o quasi.Ma hanno aiutato a dimenticare il passato, e inqualche caso anche a crescere.

Nota bene: Questo articolo è stato scritto èpubblicato prima della pubblicazione di Tex n.600 (n.d.a)

Tavola tratta da una storia di Tex. © Sergio Bonelli Editore. Per gentile concessione

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metà degli anni Trenta in alcuni corto-metraggi animati Topolino interpretava alcunipersonaggi dei Viaggi di Gulliver e di Alice nelPaese delle meraviglie. Furono incontri sporadi-ci, isolati, perché finora i personaggi disneyanierano essenzialmente umoristici, quasi privi dirisvolti ironici o addirittura culturali.

La svolta si ebbe nell’ottobre del 1949 quando

“Topolino” – che dall’aprile precedente avevaassunto un più maneggevole formato a libretto– cominciò a pubblicare l’Inferno di Topolino, u-na storia lunga sei puntate che ripercorreva –ovviamente in una chiave umoristica e destinatasoprattutto ai piccoli lettori – il viaggio di Danteall’Inferno. Ne erano autori, come si leggevanella prima vignetta, il disegnatore Angelo Bio-letto e il “verseggiatore” Guido Martina.

Mentre il primo (1906-1987) è stato soprat-tutto un illustratore solo “prestato” al fumetto, ilsecondo (1916-1991) era un professore che allafine degli anni Trenta aveva cominciato a tra-durre e adattare i fumetti disneyani. I due si e-rano forse incontrati all’epoca dei “Quattro Mo-schettieri”, una rivista radiofonica che fece im-pazzire mezza Italia. Martina collaborava con gliautori Nizza e Morbelli, mentre Bioletto dise-

gnò le figurine con i per-sonaggi del programma(e altri della cronaca diquegli anni) abbinate aun famoso concorso. Unpo’ dello spirito di quellatrasmissione gli autori lotrasferirono nella loro o-riginale versione dell’In-ferno dantesco, raccon-tato in divertenti strofet-te da Martina e disegna-to, con abbondanza didettagli realistici, daBioletto. Il risultato fuun successo, e non soloperché per la prima vol-ta si utilizzava il fumettoper fare anche, magariinvolontariamente, un’o-perazione culturale, masoprattutto per la viva-cità dell’ironico testo el’efficacia del disegno.Nel ruolo di Dante e Vir-gilio troviamo Topolinoe Pippo, più sveglio delsolito, e il loro viaggio ècostellato da annotazio-ni di costume, sin dall’i-nizio, quando Topolinoricorda che “in una selvaoscura mi trovai … quivi

sospiri, pianti e alti lai, sicchè pareva d’essere intramway”.

Molte tappe del lungo viaggio sono dedicate alsempre difficile rapporto tra i ragazzi e lo studio,e gli insegnanti, ma non mancano i momenti dicritica, come quando i due viandanti giungonoin un bosco che somigliava al parco di Milano:“Alberi secchi e tronchi scartocciati, bucce d’a-rancia e pelli di salame” per terra, con i cittadiniche invano cercano una panchina “per riposar le

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04 Ottobre 1949 :Quando Topolino andò all’Inferno

di Carlo Scaringi < [email protected] >

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membra stanche e grame”. Neppure lo sportsfugge alla loro ironia, per cui ecco Cucciolo –il nano muto della favola di Biancaneve – farela radiocronaca dello scontro, inevitabile, fra To-polino e Gambadilegno. Alla fine Cucciolo lan-cia un messaggio pubblicitario: “Non chiedeteun calcio alle caviglie, chiedete un abbona-mento alle radioaudizioni e proverete lostesso gusto”. Poi annuncia che chi ha fatto12 alla Sisal (la nonna del Totocalcio) vince52 milioni e ne paga 56 di tasse. Il viaggioè lungo e ricco di sorprese, con quasi tutti ipersonaggi disneyani – compresi Eta Betae Josè Carioca e i tre Caballeros – checompaiono in qualche vignetta. Manca in-vece Zio Paperone, che sarebbe stato l’o-spite d’onore nel girone degli avari, perchéil simpatico papero era “nato” da pocotempo e non aveva raggiunto la popolaritàattuale. Non manca una frecciata verso igiornalisti, costretti a girare con un cap-puccio in testa ed essere frustati dai diavo-li. “In vita raccontaste frottole – gli urlano idiavoli – con cui gli ingenui prendevate ingiro, e ora qui girate come trottole”. Al ter-mine del lungo viaggio, Topolino e Pipposono scoperti da padre Dante, che vorreb-be punirli per la loro irriverenza, ma li per-dona e spera che il cielo si accenda di fiam-melle “per rischiarar ancor la via, sicchè tupossa riveder le stelle”. Il finale forse è unpo’ di maniera, ma non influisce sul valoredi questa opera, che resta un capolavorodel fumetto italiano.

Per saperne di più

Con l’Inferno di Topolino il fumetto di-sneyano diventa maggiorenne, ma non e-sce dall’anonimato, perché solo negli anni

Ottanta la Disney permise che le sue storie ve-nissero firmate dagli autori. Adesso nomi comeGiovan Battista Carpi, Luciano Bottaro, Ro-mano Scarpa, Giorgio Cavazzano, CarloChendi, ecc. sono giustamente famosi. A loro,e a molti altri autori, si devono le decine di pa-rodie che in questi sessant’anni hanno offertouna rilettura umoristica di quasi tutti i capolavo-ri della letteratura mondiale, riproposti con tito-li chiaramente dissacranti, come i PromessiPaperi o Paperin Furioso, ma sostanzialmen-te fedeli al testo. L’elenco delle parodie è prati-camente infinito e si passa dall’Amleto di Carpial Paperon Bisbeticus Domatus di Cavazza-no, senza dimenticare la Paperliade e la Pa-perodissea, il Paperin Meschino e il Paperinnell’isola del tesoro, Il mistero dei candelabri(dai Miserabili) e il Corsaro Paperino (daSalgari, ovviamente) e così via. Uscendo daiconfini della letteratura, una citazione meritanole versioni di film famosi, come Casablanca eLa Strada, realizzate da Giorgio Cavazzano, unautore – come tutti quelli già ricordati – chenon ha nulla da invidiare ai grandi maestri ame-ricani della Walt Disney.

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Vignetta tratta dall’”Inferno di Topolino”. Per gentile conces-sione © degli aventi diritti

Tavola 1 de l’Inferno di Topolino. Per gentile concessione © degliaventi diritti.

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ra poche settimane Topolino festeggeràgli 80 anni di vita a fumetti, ma in realtà è natoprima, nel 1928, protagonista di alcuni corto-metraggi animati, come Crazy plane, uscito il16 marzo e dedicato da Walt Disney e UbIwkers (che realizzò anche 700 disegni in ungiorno) al volo transatlantico di Lindbergh. Maquello più famoso resta Steamboat Willie, u-scito il 18 novembre e subito acclamato comeun successo. Era il primo disegno animato so-

noro e Topolino parlava con la voce di Disney.Da quel giorno Topolino ha spiccato il volo ver-so una popolarità planetaria, concretizzatasi inquesti 80 e più anni in centinaia di film animati

e migliaia di fumetti. Su Topolino ovviamente èstato detto tutto e il contrario di tutto. E’ statoelogiato per i suoi buoni sentimenti, per il suocoraggio, la sua onestà, anche per il suo pa-triottismo perché durante il secondo conflittomondiale il suo “papà” lo mandò a combatterecontro i nazisti (e contro Gambadilegno, perl’occasione in divisa di gerarca hitleriano). Forsequella fu una sorta di risposta che Disney inviòai nazisti che anni prima avevano definito Topo-lino “rappresentante del più turpe degli ideali,perché i topi sono una razza immonda”.

In tutti questi decenni si è parlatofin troppo, forse, di Topolino e poco,ancora forse, di Minnie che da oltre80 anni ne condivide la vita, fra gioiee delusioni, successi e sconfitte, po-che per la verità perché il simpaticotopo, o Mickey Mouse come vienechiamato in mezzo mondo, non puòperdere. Nelle strisce quotidiane Min-nie è apparsa verso marzo 1930, altermine della prima avventura che ri-calcava quella di Plane Crazy. Minniein gonna blù a pois da cui spuntanomutandine di pizzo, come aveva indi-cato Disney a Ub Iwkers, sta sten-dendo i panni. Per farle una sorpresa,Topolino s’infila in un suo pigiama ap-peso al sole. Minnie gli balza al collo,la corda non regge e i due rotolano aterra abbracciati. E’ il classico colpo difulmine e l’inizio di una storia senti-mentale che dura tutt’ora. Già neicortometraggi del 1928 Mickey Mousee Minnie si erano incontrati, per e-sempio in Steamboat Willie, con To-polino, sempre galante, che l’aiuta asalire a bordo del bislacco battello ag-ganciando delicatamente il bordo del-le mutandine all’uncino dell’argano. E’un’immagine civettuola e tutta fem-minile per un personaggio che WaltDisney aveva concepito come l’esattoopposto di Topolino. Minnie è capric-ciosa, un po’ civetta, molto possessi-va e se talvolta s’infila in qualchebrutta avventura, lo fa principalmente– gelosa com’è – per controllare la fe-

deltà del suo eterno fidanzato. Anche lei ognitanto si scontra con Gambadilegno, che tenta dirapirla, non tanto per amore quanto per fare undispetto a Topolino. Come tante altre coppie di

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Minnie, compagna inseparabile di Topolino. © Disney. Per gentile concessione

05 Novembre 1928 :Topolino parla, al cinema

di Carlo Scaringi < [email protected] >

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carta restano eternamentefidanzati, fedeli nella vita enelle avventure, alla ricercadi chissà cosa. Minnie al ma-trimonio ogni tanto ci pensa,come tutte le ragazze. Per lei– ha detto il romanziereEdward M. Forster – Topo-lino “è il suo rajah, il suo so-le, senza di lui il suo perso-naggio non esiste”. Per To-polino invece Minnie “è tutto,è la sua forza”. Come Minnie,anche Topolino ha sognatodi sposarsi, in un cortome-traggio del 1932, significati-vamente intitolato “L’incu-bo di Topolino”. Ma si è su-bito svegliato.

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Già alla fine del 1930, po-chi mesi dopo il debutto sui giornali americani,Topolino è arrivato in Italia, ovviamente nonnella versione a fumetti. E’ apparso sull’Illu-strazione dei Piccoli, supplemento illustratodella Gazzetta del Popolo di Torino. Nel1931 l’editore Frassinelli, sempre di Torinopubblicò due volumi disegnati, con le nuvolettesostituite da didascalie e versetti in rima, tra-dotti e adattati da un giovane Cesare Pavese.“Michi con Minni s’è messo in cammino – dicevauna strofetta -. Va verso l’Occidente, ma nonper piacere: vuol fare fortuna, lontano o vicino,e come vedete s’è fatto pioniere”. Ancora unanno e Topolino avrà unsettimanale: lo pubbli-cherà dagli ultimi giornidel 1932 fino all’agostodel 1935 l’editore Nerbinidi Firenze. All’inizio era unTopolino casareccio, constorie disegnate da GioveToppi, Buriko, Vitelli ealtri. Dopo una controver-sia con la Disney per ilcopyright, sul settimanalecominciarono a comparirele storie originali. Nel1935, inebriato dal cre-scente successo dell’Av-venturoso che ospitavaFlash Gordon e altri fu-metti americani, Nerbinicedette Topolino a Mon-dadori, che fece l’affaredella vita. Ma questa è un’al-tra storia.

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Minnie e Topolino, da uno dei film di animazione © Disney. Per gentile concessione

Minnie e Topolino, un altro fermo immagine da uno dei tanti film di animazione © Disney. Per gentile concessione

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uando nel novembre del 1962 Diabolikcomparve nelle edicole sembrò che il genio delmale avesse invaso l’Italia. Alcuni episodi dicronaca nera, avvenuti quasi contemporanea-mente, vennero chiaramente attribuiti all’in-fluenza nefasta di questo personaggio in calza-maglia e mascherina nera sul volto ideato, e poiraccontato per decenni, da Angela Giussani eda sua sorella Luciana. Con Diabolik è entratonel mondo del fumetto il mito dell’eroe negati-vo, del “cattivo” senza mezzi termini, in peren-ne lotta con la polizia inun drammatico e alternogioco di guardie e ladri.

Diabolik deriva in qual-che modo dai grandi cri-minali della letteraturad’appendice francese,come Rocambole eFantomas. Come i suoipadri è un principe deltravestimento, di fugheattraverso tetti o fogne,di vicende appunto ro-cambolesche, ma a dif-ferenza di costoro – chesi muovevano in unmondo di carrozze a ca-vallo e di luci a gas –Diabolik vive nel nostrotempo e utilizza abil-mente tutti i ritrovatidella scienza moderna.Si sposta, per esempio,con una velocissima au-tomobile superblindata e

superaccessoriata, (che ricorda un po’ quella al-trettanto celebre di James Bond) e indossaspesso maschere di plastica che gli permettonodi assumere le fattezze di qualsiasi individuo,con tutti gli aspetti utili, ma anche con gli equi-voci che ciò comporta. E’ specializzato nellarealizzazione di mille trucchi e in altrettantesorprese che lasciano disorientati gli inseguito-ri. Ha costruito pecore di plastica per bloccarela strada, oppure rondini radiocomandate concariche esplosive per colpire gli avversari, èfuggito con una sedie a rotelle spinta da minu-scoli razzi o si è infilato sotto il telaio di un’ auto

per superare imprevistiposti di blocco, e cosìvia, in un caleidoscopiodi trovate che divertonoil lettore e ridicolizzanogli sforzi di Ginko, l’i-spettore di polizia dasempre sulle sue tracce.Diabolik è la sua osses-sione, ma va detto chequesto eterno duello trail bene e il male si svolgesempre sul filo della cor-rettezza, della cavalleria,del fair-play potremmodire. Ginko è un osso du-ro, se ne accorge ancheDiabolik che spesso lo e-logia. “Diventa semprepiù difficile ingannareGinko – ha detto – che èun antagonista eccezio-nale”. Un’altra volta hasognato un’impossibilealleanza: “Se quel dan-nato ispettore fosse con

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06 Novembre 1962 : Diabolik 1Con Diabolik arriva il fumetto “nero”

di Carlo Scaringi < [email protected] >

Copertina del n. 1 di Diabolik - novembre 1962. ©Astorina srl. Scaricata dal sito comicsando . Per gen-tile concessione

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me, domineremmo il mondo”.Nelle prime storie Diabolik appa-riva un criminale fin troppo spie-tato, pronto a uccidere senza ri-morsi, ma poi è diventato più u-mano si potrebbe dire con unapunta di esagerazione. Adessosempre più spesso preferiscenarcotizzare le sue vittime (soli-tamente facoltosi industriali,spregiudicati affaristi o sfaccen-dati d’alto bordo) per poi deru-barle con calma e tranquillità. Lesue imprese si svolgono per lopiù in un mondo di fantasia, maogni tanto ci sono anche chiari ri-chiami alla realtà, alla mafia peresempio, “un dannato centro dipotere, e c’è sempre qualcuno di-sposto a tutto per avere questopotere”, o all’usura, “un modosquallido, strisciante di specularesulle necessità e sulla miseriadella gente”. Diabolik è spavaldo,spregiudicato, irridente, al con-trario di Ginko che invece è il ti-pico poliziotto serio, onesto, co-raggioso, ma non fallito, anche se destinatosempre alla sconfitta.

Come ogni eroe di carta che si rispetti, ancheDiabolik ha una compagna, Eva, che da quandoè apparsa (nel terzo numero, febbraio 1963)condivide gioie e dolori del suo uomo, che spes-so accompagna e aiuta nelle sue imprese crimi-nali. Ogni tanto Eva ha nostalgia di un figlio, maDiabolik realisticamente le ricorda la loro situa-zione di eterni braccati da Ginko: “Abbiamo unanostra vita, io e te, e non c’è spazio per nessunaltro”. Ma sono felici lo stesso, come tante altrecoppie di carta. Su Diabolik – progenitore di u-na serie di eroi negativi che però con lui hannoin comune solo le “k” che ne inzeppano i nomi –sono stati versati fiumi d’inchiostro e di parole,con politici ed educatori che hanno tentato ditrascinarlo sul banco degli accusati. Oggi queitempi sono lontani e quel criminale in nero nonscandalizza più nessuno, forse perché le sueimprese appaiono ormai come donchisciotteschiricordi di un mondo sorpassato dai fatti e mi-sfatti dell’odierna realtà.

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Angela Giussani ideò Diabolik perché volevapubblicare qualcosa di facile lettura per i pendo-lari che ogni giorno arrivavano a Milano, unastoria da leggere in un’oretta, giusto il tempotrascorso in treno. La scelta cadde su Diabolik,

che doveva essere una versione moderna deiclassici personaggi della letteratura d’appendiceprimo Novecento, Fantomas soprattutto. Nelleprime storie infatti non mancano i riferimentialle imprese del criminale francese. Ma poi, colpassar del tempo, Fantomas e compagni sonodiventati un pallido ricordo, e le storie di Diabo-lik – sceneggiate a lungo dalle due sorelle Gius-sani e poi da Patricia Martinelli, Mario Gom-boli, Alfredo Castelli e altri validi autori –hanno acquistato in originalità e fantasia.

Il disegnatore della prima storia è ancora av-volto nel mistero: è stato un certo Zarcone,che tutti chiamavano il Tedesco per il suo aspet-to nordico, che scomparve dopo l’uscita del pri-mo albo. Il secondo fu disegnato da un’amicadelle Giussani, la signora Giacobini, mentre ilprimo disegnatore fisso fu Enzo Facciolo, se-guito in questi anni da altri di pari valore, daPaludetti a Zaniboni padre e figlio, e tanti al-tri. Ma come avviene solitamente nei fumettipopolari, ai lettori piacciono di più le trame e gliintrecci, spesso più efficaci e coinvolgenti di unbuon disegno.

Eva e Diabolik, tavola a fumetti. © Astorina Srl. Per gentile concessione

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ella seconda metà degli anni Trenta Mon-dadori, dopo aver fatto l’affare della vita acqui-sendo il settimanale Topolino, affiancò quel gior-nalino con un’altra serie di altri periodici intitolatiad alcuni protagonisti del mondo disneyano, daPaperino ai Tre Porcellini, tutti dalla vita brevema con storie sempre divertenti, come le avven-ture dei celebri maialini in eterna lotta con il LupoCattivo, ospitate sul settimanale I Tre Porcellinisin dal primo numero, uscito il 31 dicembre 1937.

Accanto alle storie disneyane compariva la primapuntata di “Saturno contro la Terra”, una lungasaga in sette episodi (gli ultimi apparsi su Topoli-no) che raccontava la drammatica invasione dellaTerra da parte dei saturniani, arrivati in massa –con astronavi e tecnologie fantascientifiche – sul-la Terra. La storia, scritta da Cesare Zavattini,

non ancora il grande sceneggiatore del neoreali-smo cinematografico, e Federico Pedrocchi,prolifico autore di fumetti, e disegnata da Gio-vanni Scolari, si apriva con una disputa fra a-stronomi, divisi sul significato delle “novità cele-sti” comparse vicino Saturno.

Per lo scienziato italiano Marcus si trattava diqualcosa di pericoloso per il nostro pianeta, altrierano di parere contrario. Purtroppo aveva ragio-ne Marcus, ma troppo tardi perché le avanguar-die di Saturno cominciarono ad atterrare sul no-stro pianeta, guidate da Rebo, un capo quasi me-

dievale, con un grosso elmo bitorzoluto in testa,come la cresta di un gallo. Forse veniva dal pas-sato, ma aveva le idee chiare e i mezzi adatti perdominare l’universo. Cominciò ad aggredire l’Eu-ropa, dalla Norvegia a Londra, con vari animali –mucche, cavalli, lucertole, rospi – di eccezionalidimensioni che devastavano tutto. Solo il corag-

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Tavola estratta dall'opera Saturno contro la terra. Per gentile concessione © degli aventi diritti

31 Dicembre 1937La lunga guerra di Saturno

contro la Terradi Carlo Scaringi < [email protected] >

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gio e l’abilità di Marcus e dei suoi aiutanti come ilgiovane Ciro, permetteranno ai terrestri di vince-re la prima battaglia. Ma la guerra sarà lunga, sisposterà su altri pianeti da Marte a Venere e saràcombattuta senza esclusione di colpi bassi, com-preso il ricorso alle armi batteriologiche, a gigan-tesche api infuriate o agli “spiriti lunari”.

In questa saga che appassionò i giovani lettoridi settant’anni fa, accade di tutto, al limite delverosimile ovviamente, compreso il miracolo difabbricare una flotta aerea in pochi giorni per in-seguire i saturniani dentro l’intero sistema sola-re. Siamo in piena fantascienza, con Rebo chedeve lottare non solo contro i terrestri, ma anchecontro gli avversari interni, assetati di potere, co-me Netro, una sorta di scienziato pazzo che poicomprenderà – si legge in un episodio – che lascienza è stata data da Dio alle sue creature soloper il bene comune, e non per soddisfare le am-bizioni di chi la possiede. Anche se è un raccontoricco di guerre apocalittiche, con scenari da do-pobomba, con la Terra che ogni tanto viene spo-stata dalla sua orbita o addirittura spaccata indue, come nell’episodio finale, gli autori hannosempre sottolineato gli aspetti positivi di questalotta epocale, col pistolotto finale del professorMarcus che ricorda a Ciro che quanto è accadutodeve insegnarci che l’umanità se sarà capace direstare unita potrà avere un futuro felice. “Spe-riamo che questa concordia non abbia mai a in-frangersi” conclude Marcus. Poco dopo, invece,scoppierà il secondo conflitto mondiale.

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La fantascienza nei fumetti è arrivata il 7 gen-naio del 1929 con il primo episodio di Buck Ro-gers di Dick Calkins, su testi di Phil Nowlan,ambientato nell’America del 2429 invasa e di-strutta dai Mongoli. Il fumetto più famoso è ov-viamente Flash Gordon di Alex Raymond, ap-parso nel gennaio del 1934. E’ una lunghissimastoria che narra le vicende di uno straordinarioviaggiatore spaziale alle prese con il malvagioMing, imperatore giallo del lontano pianeta Mon-go. Anche in Italia negli anni Trenta la fanta-scienza è stata molto popolare, con racconti qua-si incredibili, primo fra tutti “S.K.1” di GuidoMoroni Celsi apparso nel 1935 su Topolino, conprotagonisti un giovane pilota, uno scienziato esua figlia che a bordo di un aereo stratosferico siperdono nel sistema solare, fra mostri e popoliprimitivi. Quasi contemporaneamente a Saturnocontro la Terra appariva sul Vittorioso, dal gen-naio 1937, una storia di Paolo Bologna, “Il mi-stero di Saturno”, ovviamente poco probabile echiaramente ispirata a Flash Gordon. Gli anniTrenta si sarebbero conclusi con la storia di Fede-rico Pedrocchi e disegnata da Walter Molino,“Virus, il mago della foresta morta” con unoscienziato che spera di resuscitare i morti perconquistare il mondo. Pubblicata all’inizio sul-l’Audace e poi su Topolino, la saga di Virus me-scola scienza, fantasia e horror e sembra quasianticipare i temi di molti film futuri.

Tavola in bianco nero estratta dall'opera Saturno contro la terra. Per gentile concessione © degli aventi diritti

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ella seconda La sto-ria dei fumetti è iniziatacon Yellow Kid, il famosomonello brutto a vedersi emolto spregiudicato, conun testone calvo, due orec-chie a sventola e un cami-cione più sporco che giallodove erano scritte parole diprotesta contro il mondointero o quasi. Era stato i-deato da Richard FeltonOutcault che cominciò apubblicarlo sul New YorkWorld di Pulitzer nel1895 e lo perfezionò dall’anno seguente sul NewYork American Journal del concorrenteHearst. Non era un fumetto in senso classico,con vignette e strisce, ma solo una tavola affolla-ta di un’umanità di poveri, emarginati e immigra-ti, confinata in una sorta di cortile-ghetto di NewYork. Il primo vero fumetto sarebbe arrivato soloil 12 dicembre 1897 quando il N. Y. Journal co-minciò a pubblicare i Katzenjammer Kids, unastoria disegnata da Rudolf Dirks con protagoni-sti due bambini allevati dalla misteriosa famigliaKatzenjammer, di chiara origine tedesca. In effet-ti la genesi di questo fumetto affonda le sue radi-ci nella cultura tedesca, in quanto fu un redattore,Rudolph Block, oriundo tedesco, a consigliare aHearst di pubblicare un fu-metto in qualche modo i-spirato alle avventure diMax e Moritz, due mo-nelli molto popolari in Ger-mania. Negli Stati Uniti fi-ne Ottocento c’erano moltiimmigrati tedeschi, e unastoria del genere sarebbeforse piaciuta ai lettori.

Per completare la “ger-manizzazione” della storia,Dirks – giovane tedescoappena ventenne, cresciu-to con la famiglia negliStati Uniti – diede ai suoipiccoli eroi due nomi tede-schi, Hans e Fritz, e li im-merse in uno scenario a-

fricano, ma in una coloniatedesca. In Italia i due mo-nelli arrivarono qualche annodopo, sul Corriere dei Pic-coli, con un nome senz’altropiù casareccio e simpatico,quasi sbarazzino: Bibì eBibò.

Disegnandoli, Dirks si èsenz’altro ispirato ai monelliinventati da Wilhelm Buschnel 1865, ma la parentela fi-nisce qui perché le storielledi Bibì e Bibò sono ambien-tate in una solare Africa co-loniale, fra indigeni bonac-

cioni e un po’ ingenui, e un gruppo di tedeschi cheavevano trasferito laggiù uno spicchio del lorovecchio mondo. Probabilmente sono figli dellaTordella, nome italiano di Mama, una simpaticacasalinga non giovanissima che gestisce una spe-cie di pensione. Si dedica molto alla cucina, e isuoi pranzetti mandano in estasi un vecchio lupodi mare in disarmo, chiamato Captain, e divenu-to da noi un più umoristico Capitan Cocoricò.Forse è innamorato della Tordella, ma è più inte-ressato alle sue pietanze. Cocoricò e l’Ispettore,un vecchietto dalla lunga barba bianca, suo amicod’ozio e di lunghe partite a scacchi o a carte, sonole vittime preferite di Bibì e Bibò, autori di vulca-

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Vignetta tratta da una storia di Bibì e Bibò pubblicata sul Corriere dei Piccoli. Per gentile con-cessione © degli aventi diritti

Dicembre 1897:Bibì e Bibò,

i primi bambini terribilidi Carlo Scaringi < [email protected] >

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nici scherzi che Rudolf Dirks rendealla perfezione, con un disegno for-se semplice ma caricaturalmenteespressivo e con momenti narratividi grande umorismo. Le comicheavventure di questo gruppo di te-deschi impantanati in Africa – dovehanno conservato la nostalgia per ipiatti di casa come la torta di melee l’accento teutonico – offrono unbonario ritratto di costume, e neglianni in cui gli Stati Uniti erano inguerra, nel primo conflitto mondia-le, con la Germania, riescono quasia rendere simpatici gli stessi tede-schi. Il successo del fumetto pro-vocò nei primi anni Dieci uno scon-tro in tribunale fra i due maggiorieditori americani, Hearst e Pulitzer,perché Dirks – partito per una va-canza in Europa – non aveva la-sciato sufficiente materiale da pub-blicare. Hearst rimediò chiamandoa sostituirlo Harold Knerr, an-ch’egli di origine tedesca. Al ritornoDirks riprese a disegnare la stri-scia, ma per un quotidiano concor-rente, il World di Pulitzer. Il verdet-to del giudice fu salomonico e per-mise a entrambi di continuare lastriscia, ma mentre quella di Dirksavrebbe conservato il titolo origi-nale di Katzenjammer Kids, quella di Knerr assun-se il titolo più anonimo di “The Captain and theKids”. Entrambi gli autori hanno continuato a di-segnare a lungo la stessa storia, il primo conmaggior fantasia, l’altro con un disegno più accu-rato. Un po’ come era avvenuto alla fine dell’Otto-cento quando Outcault abbandonò il giornale diPulitzer per passare a quello di Hearst. Il primo ri-mediò affidando la tavola a un altro disegnatore,George B. Luks, passato alla cronaca ma non al-la storia.

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I primi anni della storia dei fumetti sono pieni dipiccoli protagonisti. Oltre a Yellow Kid e a Bibì eBibò, ci sono stati l’elegante e insopportabile Bu-ster Brown, nato con la puzza al naso e disegna-to da Outcault forse per farsi perdonare il proleta-rio Yellow Kid, e il dispettoso e capriccioso figliodella famiglia Newlyweds, che George McMa-nus disegnò prima di inventare le storie di Arci-baldo e Petronilla. Non manca in questo piccolomondo un sognatore, ricco di poesia e fantasiacome il Little Nemo di Winsor MacCay o unabambina dalle idee chiare e semplici come laNancy di Ernie Bushmiller. L’elencazione sareb-be lunghissima, ma non possiamo dimenticare i

famosi 3 P, ovvero Pippo Pertica e Palla dell’e-sordiente Jacovitti o i due Dennis the Minace,nato uno negli Stati Uniti il 12 marzo 1951 e dise-gnato da Hans Ketcham e l’altro in Gran Breta-gna il 17 marzo dello stesso anno a opera di Da-vid Law. Né vanno dimenticati i Peanuts (Char-lie Brown e compagni), forse i più famosi di tuttie i più longevi, né Mafalda, la piccola contestata-ria disegnata da Quino. Tutti questi sono eterna-mente rimasti bambini, a differenza di Cino eFranco, del Piccolo Sceriffo, di Capitan Miki etanti altri. Ma questa è un’altra storia.

Tavola tratta da una storia di The Captain and the Kids. immagine scaricata dalsito museo italiano del fumetto, Per gentile concessione © degli aventi diritti

CARLO SCARINGIMINI BIOGRAFIA “SEMI SERIA”

Giornalista, nato a Roma, ha seguito sempre con un cer-to distacco storie di sport e di spettacolo, preferendo guar-dare le figure, soprattutto quelle dei fumetti, letti, riletti,commentati su giornali e riviste e qualche libro, perchè hasempre creduto che i fumetti aiutino a vivere meglio. Hacominciato con le prime strisce di Tex e le storie di Jaco-vitti sul Vittorioso. Non ha più smesso, qualcuno lo haanche scritto, tutti li ha letti con piacere, tranne forse gliultimi supereroi o i manga. Ma non si può essere perfetti.

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GLI ARRETRATI DI FUMETTOMANIA