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LA CONSERVAZIONE E IL RESTAURO N. 8 LAURA TORRICINI [COLLEZIONARE FOTOGRAFIA] [ Quasi tutto il materiale fotografico era ed è sensibile ai fattori ambientali, non solo alla temperatura, all'umidità relativa, all'inquinamento atmosferico, ma anche alle sostanze ossidanti emesse dai materiali da costruzione, quali vernici murali, arredi in legno, cartoni e persino le buste o confezioni originali utilizzate per proteggere i materiali fotografici…]

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Page 1: [COLLEZIONARE FOTOGRAFIA] - Collezione da Tiffany filevecchi adesivi presenti sul retro delle immagini. Nel dubbio (e riguardo alla fotografia si è sempre nel dubbio) meglio, davvero,

LA CONSERVAZIONE E IL RESTAURO

N. 8

LAURA TORRICINI

[COLLEZIONARE FOTOGRAFIA]

[ Quasi tutto il materiale fotografico era ed è sensibile

ai fattori ambientali, non solo alla temperatura,

all'umidità relativa, all'inquinamento atmosferico, ma

anche alle sostanze ossidanti emesse dai materiali da

costruzione, quali vernici murali, arredi in legno,

cartoni e persino le buste o confezioni originali

utilizzate per proteggere i materiali fotografici…]

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Sommario

L’ambiente ........................................................... 6

La luce .............................................................. 6

L’umidità relativa ............................................. 7

La temperatura ................................................ 7

L’inquinamento ................................................ 7

Gli agenti biologici ........................................... 7

Il condizionamento .............................................. 8

Il grande formato nella fotografia contemporanea9

Gli interventi preventivi ..................................... 10

Gli interventi curativi ......................................... 10

Prevenire è meglio che curare ............................ 10

Esposizione delle opere – Montaggi .................. 11

Fotografie laminate su pannello rigido .......... 12

Fotografie montate di faccia tipo Diasec (Face

mounting) ...................................................... 12

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A Robert Capa

[In occasione del centenario

della nascita del grande

fotografo Robert Capa,

Collezione da Tiffany pubblica

“Collezionare Fotografia“, la

prima guida online a “fascicoli”

dedicata agli aspiranti

collezionisti di fotografia

contemporanea].

[Collezione da Tiffany è il

primo blog, in Italia, ad

occuparsi di Collezionismo

d’Arte Contemporanea. Ogni

martedì e giovedì Collezione

da Tiffany offre ai suoi lettori

una tappa in questo strano

mondo parlandone da vari punti

di vista: storico, psicologico,

tecnico-pratico, finanziario e

legale. Ma anche

raccontandone le storie e le

esperienze più interessanti;

presentando i luoghi e i nomi

della scena artistica

contemporanea del nostro

Paese. Insomma, un blog

pensato per chi ama l’arte,

vorrebbe collezionarla ma non

sa da dove cominciare e,

soprattutto, dove e come

cercare.]

COLLEZIONARE FOTOGRAFIA

© Collezione da TIffany

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LA CONSERVAZIONE E

IL RESTAURO

uello che segue non vuole essere un

manuale del fai da te nella

conservazione e restauro delle opere

fotografiche che, di fatto, sono materie

delicatissime e che hanno bisogno di tempo,

studio, esperienza e ambienti idonei, ma

piuttosto vuole far emergere quanti

accorgimenti l’appassionato di fotografia deve

imparare ad avere se vuole far sì che la sua

collezione abbia una buona possibilità di

durare nel tempo e di non deprezzarsi a causa

di una cattiva conservazione che ne può

minare la stabilità.

Insomma, se sognate

di poter esporre in

pieno sole, in salotto,

magari vicino a un

camino, un’opera

fotografica e pensate

che per ridarle

lucentezza ed

eliminare sporco e

polvere basti una

passata di alcool, non

stupitevi se dopo pochi

anni l’immagine sarà

irriconoscibile e

irrimediabilmente

rovinata.

Ricordiamo che la fotografia non è un poster,

né un quadro incorniciato; una semplice

spolveratura un po’ aggressiva potrebbe

rigarne la superficie in modo irrimediabile,

una passata di vetril sul vetro o sulla plastica

di montaggio potrebbe innescare reazioni

chimiche imprevedibili e deleterie per

l’immagine. Ed è bene non toccare neppure i

vecchi adesivi presenti sul retro delle

immagini.

Nel dubbio (e riguardo alla fotografia si è

sempre nel dubbio) meglio, davvero, non fare

nulla e rivolgersi a un restauratore

specializzato. Se una volta capitava che fosse

un restauratore di carta (libri, stampe,

disegni), che si improvvisava esperto di

fotografia partendo dal presupposto che era

costituita dallo stesso materiale a lui noto,

oggi sono molti gli specialisti preparati in

materia di fotografia e quindi si possono

ottenere consulenze o interventi più che

garantiti.

Quelle che scriviamo di seguito sono delle

indicazioni generali di comportamento e delle

prese di coscienza di quello a cui si va

incontro iniziando un rapporto d’amore con

la fotografia

Quasi tutto il materiale fotografico era ed è

sensibile ai fattori ambientali, non solo alla

temperatura, all'umidità relativa,

all'inquinamento atmosferico, ma anche alle

sostanze ossidanti

emesse dai materiali

da costruzione, quali

vernici murali, arredi

in legno, cartoni e

persino le buste o

confezioni originali

utilizzate per

proteggere i materiali

fotografici.

Vediamo, dunque,

come dobbiamo

comportarci con le

nostre fotografie.

La manipolazione

La difesa principale che un collezionista può

attuare per mantenere in buono stato le

proprie opere è una corretta manipolazione.

Alcune regole semplici e una rigorosa

disciplina permettono di evitare un gran

numero di alterazioni meccaniche dovute ad

errate manipolazioni umane: segni

d’impronte, rotture di lastre, stampe lacerate o

sgualcite, negativi rigati, ecc.

Questo è quello che si dovrebbe fare:

trasportare i documenti su un vassoio

Q

Figura 1 - Se una volta capitava che fosse un restauratore di carta che si improvvisava esperto di fotografia oggi sono molti gli specialisti preparati in materia

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imparare a tenere la fotografia con due

mani o supportarla con un cartoncino

più rigido;

indossare guanti di cotone puliti

quando si consultano i materiali

fotografici e non toccare mai il lato

dell'emulsione dell'immagine

fotografica (esempio: stampe,

negativi, diapositive, lucidi, ecc.);

limitare i tempi di manipolazione,

poiché calore e umidità prodotte dalle

mani possono comunque deformare le

immagini;

preparare una superficie di lavoro e di

studio pulita;

non utilizzare nastri adesivi, graffette,

cavalieri, puntine o elastici sul

materiale fotografico; non utilizzare

mai carpette o buste in PVC.

Tutti i materiali di conservazione dovrebbero

superare il Photographic Activity Test

(PAT), come indicato negli standard in base

alla norma ISO 145523-1999 PAT. Questo

test rigoroso valuta gli effetti dei materiali di

conservazione sui materiali fotografici.

Attualmente molti produttori e fornitori di

materiale di conservazione eseguono questo

test sui loro prodotti. Se possibile, quindi,

acquistate prodotti che hanno superato il PAT

o richiedete che tutto il materiale di

conservazione acquistato debba averlo

superato.

La carta e il cartone dovrebbero essere

conformi ai seguenti criteri:

alta percentuale di cellulosa (oltre

87%);

pH neutro (attorno al 6.5-7.5);

bassissimo contenuto di zolfo;

legante neutro, libera da lignina, da

particelle metalliche, acide, perossidi,

formaldeide e da agenti nocivi

derivanti dall'incollaggio.

Figura 2 - I materiali fotografici dovrebbero essere manipolati indossando sempre guanti di cotone puliti.

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L’ambiente

Per valutare o migliorare l’ambiente in cui si

andranno a conservare le opere bisogna

prestare attenzione a vari parametri:

La luce

Lo spettro visibile della luce (violettoblu-

verde-giallo-arancione-rosso) si situa su

lunghezze d’onda fra i 400 e i 750 nm. Sono

le radiazioni che precedono (ultraviolette) e

quelle che seguono (infrarosse) che

determinano principalmente il deterioramento

dei supporti fotografici: i raggi UV

provocano uno scolorimento dello strato

dell’immagine mentre i raggi IR fanno

apparire un ingiallimento. Inoltre, più la

lunghezza d’onda è piccola, più essa origina

reazioni importanti nei materiali organici

quali cellulosa, collagene, pigmenti organici,

ecc.

Va evitata la luce naturale e le fonti di

illuminazione devono essere messe lontane

dalle opere, per evitare il surriscaldamento

delle stesse. Per questo andrebbero

privilegiati i sistemi di illuminazione

intermittenti.

Per attenuare gli effetti nefasti della luce

naturale, esistono tre soluzioni possibili:

le sale d’esposizione devono

essere orientate a nord,

installare tende esterne,

impiegare filtri sulle finestre.

Per la luce artificiale vediamo che le lampade

incandescenti, con filamento al tungsteno, non

emettono radiazioni UV ma provocano una

colorazione giallastra come pure una forte

emanazione di calore. Mentre le lampade

alogene (iodio + quarzo), offrono una resa

migliore dei colori ma un’emanazione di

calore superiore a quelle al tungsteno. E’ utile

dotarle di un filtro UV. La lampada meno

dannosa è quella fluorescente, anche in questo

va sempre però installato un filtro UV

policarbonato.

E’ importante ridurre l’intensità luminosa:

150 lux per stampe moderne in bianco

e nero,

50 lux per stampe a colori e per le

copie del diciannovesimo secolo.

E’ , infine, limitare i tempi di esposizione e

per questo sono consigliate luci intermittenti.

Figura 3 - Va evitata la luce naturale e le fonti di illuminazione devono essere messe lontane dalle opere, per evitare il surriscaldamento delle stesse.

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L’umidità relativa

Se è troppo bassa aumenta gli effetti

dell’elettricità statica e provoca screpolature

sull’emulsione. Se troppo alta si genera

un’idrolisi dei coloranti e della gelatina che

favorisce la formazione e in seguito la

proliferazione di determinate spore e di alcuni

funghi all’interno dell’emulsione.

La temperatura

Questo fattore si combina strettamente con

l’umidità relativa. Una temperatura troppo

elevata attacca la gelatina e provoca dei

distacchi dell’emulsione. Al contrario, una

temperatura bassa associata ad un’umidità

relativa adeguata favorisce un notevole

allungamento della

vita dei supporti

fotografici. Va da sé

che fluttuazioni di

temperatura e umidità

dovrebbero essere

evitate.

Generalmente la

temperatura dovrebbe

essere mantenuta più

bassa possibile e

costantemente

monitorata; di seguito

alcuni dati generali,

fermo restando che le

scelte vanno fatte dopo aver consultato uno

specialista, soprattutto per i materiali a colori:

le stampe e i negativi in bianco e nero

dovrebbero essere conservati ad una

temperatura sotto ai 18° C e l'umidità

relativa (UR%) attorno al 30-40%;

i materiali a colori dovrebbero essere

conservati in ambienti a bassa

temperatura (sotto i 2° C e 30-40% di

UR) per assicurare la durata.

per le collezioni fotografiche

composte da differenti procedimenti è

raccomandato il tasso di umidità

relativa del 35-40%.

L’inquinamento

L’inquinamento atmosferico ha innumerevoli

effetti dannosi sui supporti fotografici. Alcuni

gas, quali l’anidride solforosa, l’ossido

d’azoto, i cloruri e i solventi, attaccano

l’argento metallico ossidandolo.

Stesso discorso per le particelle solide

dell’aria (minerali e organiche) che

danneggiano l’emulsione e provocano delle

rigature indelebili. Tra gli inquinanti che

possono danneggiare le pellicole si

comprendono i perossidi (derivanti dalla

carta e dal legno), composti di cloro, ossidi di

azoto, diossidi di zolfo, acido solfidrico (di

solito gli elastici possono contenere zolfo),

impurità nelle colle, gas emanati dalle vernici,

ozono prodotto da fotocopiatori e da certe

lampade e apparecchiature elettriche,

ammoniaca, fumo,

insetticidi, polvere,

particelle abrasive e

funghi. Sono

consigliati filtri d’aria

a carbone attivo e

moquette a bouclé,

piuttosto che rasata,

perché pezzetti di fibra

abrasivi possono

essere rilasciati dal

pelo rasato per un

tempo molto lungo.

Gli agenti biologici

I supporti fotografici sono facilmente attaccati

da certi funghi e da certi batteri. Funghi e

batteri s’installano sullo strato argenteo e

distruggono l’immagine. Quando si

acquisiscono documenti fotografici, è utile

procedere ad un attento esame di ogni

supporto fotografico onde separare i pezzi

contaminati. Questi ultimi dovranno essere

affidati a un restauratore specializzato, il

quale procederà a trattamenti fungicidi,

insetticidi e battericidi.

Per quanto concerne i pezzi in buono stato, il

rispetto delle condizioni di conservazione

(temperatura + umidità relativa) rappresenta

Figura 4 - L’inquinamento atmosferico ha innumerevoli effetti dannosi sui supporti fotografici

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la miglior garanzia contro ogni agente

biologico. È importante separare i supporti

che si stanno deteriorando da quelli in buone

condizioni: i materiali in corso di

deterioramento, infatti, producono sostanze di

degradazione che possono indurre

deterioramenti in altri supporti fotografici.

Il condizionamento Per condizionamento nel mondo della

conservazione e del restauro si intendono tutti

quei materiali e quelle pratiche atte a

conservare nel modo più corretto possibile un

oggetto. Riguarda, quindi, non solo il tipo di

carta o di plastica con cui si copre una

fotografia ma anche la posizione in cui la si

conserva.

Differenti tipologie di materiali fotografici,

come vetro e pellicole fotografiche, stampe a

contatto, fotografie a colori, lucidi dovrebbero

essere conservate separatamente. Soprattutto,

sarebbe opportuno conservare ogni tipo di

materiale su pellicola isolato da altri tipi di

pellicola. Tale organizzazione protegge gli

altri supporti fotografici dai prodotti nocivi

derivanti dalla degradazione del nitrato di

cellulosa e degli acetati di cellulosa. In

particolare, l’acido nitrico che si forma dalla

degradazione del nitrato di cellulosa può far

sbiadire le immagini su argento, far diventare

morbidi e perfino appiccicosi i leganti di

gelatina e corrodere i contenitori e gli armadi

di metallo. Questo tipo di organizzazione per

qualità dei materiali rende anche più efficiente

ed efficace il monitoraggio dello stato della

raccolta.

La soluzione migliore per le fotografie di

piccolo formato non è conservarle in quadro

ma collocare ogni singola foto in una busta di

carta idonea (opaca o mylar), riducendo così i

possibili danni alla fotografia, e aggiungere

protezione grazie anche all’uso di un

cartoncino di supporto che permetta di

manipolare la foto senza toccarla.

Per i grandi formati, invece, la messa in

cornice può essere un mezzo di

conservazione, in genere con polipropilene

per la protezione contro l’acqua. Ci vuole

l’introduzione di uno spessore , o

distanziatore, nell’interfaccia immagine-vetro,

per evitare problemi d’aderenza difficilmente

Figura 5 - La soluzione migliore per le fotografie di piccolo formato è conservarle in una busta di carta idonea (opaca o mylar)

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reversibili e risolvibili.

Attenzione particolare deve essere data alle

stampe fotografiche di grande formato

montate su cartone, poiché spesso il cartone

originale è acido e estremamente fragile: la

fragilità del supporto può mettere a rischio la

stessa immagine perché il cartone può

rompersi danneggiando la fotografia.

Una volta che le fotografie sono state

collocate in cartelle, raccoglitori o buste,

possono essere immagazzinate verticalmente,

o orizzontalmente, in scatole con apertura sul

fronte per agevolare l'estrazione e la

ricollocazione. L'immagazzinamento

orizzontale delle fotografie è generalmente

preferibile alla conservazione verticale,

poiché lo scaffale, o cassetto, permette un

naturale supporto e evita danni meccanici

come l'incurvatura.

E’ ottimale avere due livelli di contenitori:

busta e scatola, ma va comunque evitato

l’affollamento di pezzi in scatole o cartelle.

Tutto il materiale, inoltre, deve avere inerzia

chimica comprovata. Il condizionamento

corretto è molto utile in quanto crea un effetto

tampone da T e HR, protegge dalla luce e da

danni meccanici.

Il grande formato nella

fotografia contemporanea La fotografia contemporanea spesso ha grandi

formati e questo porta a diversi inconvenienti:

peso

instabilità fisica

natura dei materiali e del montaggio,

che può essere fatto con supporti

inadatti come il legno o in maniera

irreversibile come con lastre di

metallo.

Inoltre, mentre per la fotografia storica si

conoscono abbastanza bene materiali e

tecniche, la fotografia contemporanea, in cui

gioca un ruolo preponderante l’industria, ha

strutture e composizioni complesse, spesso

coperte da brevetti o segreti industriali, per

cui è difficilissimo poter intervenire in

maniera certa su alcuni problemi. Di fatto, le

alterazioni chimiche e biologiche sono

irreversibili e i danni sono evidenti anche

nell’alterazione dei colori e bisognerebbe

eliminarne le fonti come: colle, adesivi, spore,

supporti inadatti, sempre con l’attenzione a

non modificare l’opera.

Soprattutto per l’opera d’arte contemporanea

Figura 6 - Per i grandi formati la messa in cornice può essere un buon mezzo di conservazione

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sono indispensabili informazioni tecniche e

storiche sull’opera e si dovrebbe avere sempre

presenti le scelte dell’artista concernenti

l’esposizione. Sarebbe importante conoscere

anche il nome del montatore. Per opere di

grande formato che invece non hanno

montaggio è importante ricordare di non

arrotolarle perché ci sono rischi di rotture e di

deformazioni irreversibili.

Gli interventi preventivi Una volta in possesso di una fotografia

sarebbe opportuno far verificare da uno

specialista se ha bisogno dei seguenti

interventi:

pulizia;

rimozione adesivi;

smontaggio (non solo per la

composizione chimica dei supporti,

che può essere una fonte di

alterazione, ma anche perché, a volte,

il montaggio può creare tensioni

nell’originale causando deformazione

o incrinature dell’immagine).

Gli interventi curativi Di fronte a una necessità oggettiva

d’intervento, per cercare di ripristinare lo

stato ottimale dell’opera bisogna prima di

tutto ricordarsi che, spesso, meno si fa e

meglio è, e poi si può procedere ai seguenti

passaggi:

riposizionamento in piano dell’opera;

consolidamento degli strappi e delle

parti mancanti;

reintegrazioni.

E’ da notare che se per le foto contemporanee

si tende a chiedere molto spesso un restauro

estetico, molto legato al valore di mercato, per

quella storica si pensa più a un restauro

archeologico.

Prevenire è meglio che

curare Nell’acquisto di un’opera fotografica bisogna

richiedere informazioni precise

sull’assemblaggio, il condizionamento, le

condizioni di archiviazione e quelle

d’esposizione; spesso il come è vissuta

un’opera è evidente già da come il gallerista

ce la propone. L’oggetto dovrebbe avere un

suo imballaggio dedicato, realizzato con

materiali certificati, e facciamo attenzione

anche a come il personale la manipola: a volte

il segno di impronte digitali sull’immagine

appare dopo molto tempo che l’opera è stata

Figura 7 - Ogni fotografia dovrebbe avere un suo imballaggio dedicato realizzato con materiali certificati

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toccata nella maniera scorretta; ricordiamo

inoltre che non esistono procedimenti di

restauro che possano ripristinare l’opera, a

volte si tenta di coprire il danno con ritocco

pittorico, ma su superfici lisce e brillanti

spesso è impossibile.

Per il restauro delle foto a colori va tenuto

presente che nessun restauro è possibile nel

caso di un alterazione chimica dei coloranti,

che è di fatto la principale forma di degrado;

l’instabilità dei coloranti può portare a viraggi

di colore dovuti al degrado di collanti residui

sulla carta o al degrado dei coloranti stessi.

Con la fotografia a colori ci troviamo ad

affrontare problematiche conservative assai

complesse, in quanto, da un lato, c’è una

grande sensibilità dei coloranti ai solventi e

agli inquinanti, dall’altro, c’è una cattiva

conoscenza dei materiali fotografici dovuta,

come detto, a questioni di mercato industriale.

L’unico modo per preservarsi da spiacevoli

scoperte è attuare da subito interventi

preventivi che controllino luce, temperatura,

umidità relativa e contaminanti.

Esposizione delle opere –

Montaggi Ci sono norme internazionali che

regolamentano i parametri espositivi e i

materiali da usare (uno su tutti lo AFNOR Z

010 – jun 2005 e segg.) e indicano, per

esempio, quali tipi di trattamento del legno

sono idonei per le teche espositive o quali

vernici speciali possono essere usate, fermo

restando che vadano applicate almeno tre

settimane prima dell’utilizzo, in modo che

tutti i solventi o altri prodotti chimici siano

evaporati.

Riguardo ai metalli vanno prediletti alcuni

tipi di acciaio galvanizzato o inossidabile,

oppure alluminio o alluminio Dibond

(alluminio speciale, marchio registrato).

Per i materiali plastici sono raccomandati

polietilene, polipropilene, gli acrilici, i

policarbonati e il plexiglass, mentre gomme e

silicone possono rilasciare nel tempo elementi

di deterioramento molto pericolosi. Da evitare

il poliestere, poiché sulla superfici brillanti

crea un effetto di ferrotypage e a causa

dell’elettrostatica può creare delle bande sulla

superficie dell’immagine.

Per l’esposizione è sempre consigliabile che

l’opera sia chiusa correttamente in una

cornice, per le stampe digitali su superfici

porose o le Iris questo aiuta a prevenire il

contatto con l’ozono, gas tra i più dannosi per

loro ed elemento molto presente nelle città a

causa dell’inquinamento.

In linea generale è auspicabile che solo

materiali a norma, tra adesivi, colle e carta,

debbano essere messi a contatto con l’opera.

Sul mercato c’è una predominanza di supporti

plastificati e per questi non si è ancora trovata

nessuna soluzione soddisfacente in caso di

deformazioni fisiche .

I montaggi contemporanei hanno il difetto di

essere in gran parte irreversibili, mentre

sarebbe consigliabile, per le stampe digitali

fine art su carta, interporre uno strato di carta

tra l’opera e l’assemblaggio fatto su Dibond o

su alluminio o su pvc. O creare un montaggio

su cerniera, simile a quello delle litografie.

Non avere un vetro davanti all’immagine

porta a danni meccanici e da inquinanti.

Figura 8 - Questo disegno mostra, in sezione, un montaggio archivistico per fotografie d’arte

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I montaggi dei grandi formati si possono

dividere in due gruppi:

Fotografie laminate su

pannello rigido

Nel tempo possono presentare una

deformazione del supporto che implica quella

dell’opera, oppure avere difetti di incollatura

che possono provocare bolle sulla superficie o

creare interstizi per la polvere. Se non sono

protette da passepartout queste immagini

possono avere evidenti alterazioni cromatiche

dei bordi e sulla superficie.

Fotografie montate di faccia

tipo Diasec (Face mounting)

Si tratta di far aderire l’immagine di faccia al

vetro tramite l’eliminazione dell’aria tra i due:

questo da un effetto bagnato e aumenta la

saturazione dei contrasti, ma è solo

un’illusione di protezione poiché il montaggio

è realizzato tramite adesivo a base di silicone

che rilascia acido acetico o composti

ammoniacali che rovinano l’immagine;

oppure tramite una pellicola adesiva per

pressione, oppure con sistema sottovuoto

(Vacuum Diasec - marchio registrato). In

genere si usa il plexiglas che a sua volta è

sensibile a umidità relativa e calore, in tal

modo assomma le sue alle problematiche

della fotografia. Lo smontaggio è impossibile

e l’immagine diventa in pratica un oggetto in

plastica.

Le alternative meno invasive sono:

Assemblaggio tramite adesivo a doppia faccia

amovibile dal pannello di supporto.

Assemblaggio pieno tramite strati sacrificabili

per lo smontaggio.

Assemblaggio con cerniere.

Sullo sfondo, un’immagine dello Edward

Steichen Photography Study Center.

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Collezione da Tiffany

Via Atto Vannucci n. 14 - 50134 - Firenze

[email protected] -

www.collezionedatiffany.com

Fondatore: Nicola Maggi

[Il nono fascicolo di

“Collezionare Fotografia”

uscirà mercoledì 5 giugno]