c’è aria di famiglia, c’è aria di vita · 2019-02-03 · c’è aria di famiglia, c’è aria...

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PARROCCHIA S. MARIA DI CARAVAGGIO SANTUARIO MARIANO BASILICA ROMANA MINORE Via F. Brioschi 38 20136 MILANO Tel. 02-58103165 http://www.parrocchie.it/milano/smcaravaggio/ [email protected] Notiziario mensile Anno 13 - N. 1 - 26 Gennaio 2019 C’è aria di famiglia, c’è aria di vita ORARIO SANTE MESSE FERIALI: h. 8.30 ; 18.00 MESSA VIGILIARE: h. 18.00 FESTIVE: h. 8.30 ; 10.00 ; 11.15 ; 18.00 Tutti i giorni prima della Messa vespertina S. Rosario SS. CONFESSIONI Sabato dalle 17.00 alle 18.30 SEGRETERIA PARROCCHIALE Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Sabato dalle ore 9.30 alle 11.00 Martedì dalle ore 9.30 alle 11.00 e dalle ore 16.00 alle 18.30 Venerdì dalle ore 16.00 alle 18.30 Due domeniche conse- cutive legate da un filo conduttore: l’amore e la vita. Le due celebra- zioni, Festa della Fa- miglia di domenica 27 gennaio e Giornata per la Vita di domenica 3 febbraio sono due momenti per la fami- glia, che accoglie e ri- spetta la Vita e che sperimenta il proprio senso religioso. Perché due momenti di festa comunitaria? Perché si vuole sottolineare che la gioia che scaturisce dall’amore vissuto dentro le mura domestiche sono gioia per tutta la Chiesa. La famiglia è un luogo privilegiato della gratui- tà dell’amore che si comunica dai genitori ai figli in modi molto diversi. Prima di tutto col soddisfacimento delle prio- rità essenziali, legate al cibo, al prendersi cu- ra, alla conciliazione degli impegni di lavoro con quelli della casa, e in parallelo ci sono esigenze relative alla loro educazione. E come si fa? Chi ci è passato prima, dice che l’educazione pas- sa attraverso l’esem- pio, l’ascolto, la com- prensione e l’empatia dei genitori con i figli. Allora da questa pra- tica quotidiana, viene fuori che tipo di famiglia scegli di essere? Il nostro desiderio è quello di fare della nostra famiglia uno strumento di speranza! Una famiglia grata per aver ricevuto il dono più bello, un figlio. Una famiglia che vive scegliendo e praticando i valori di umanità, di fede di civiltà. Che vive emozionandosi. Una famiglia colorata! Una famiglia in cui un bacio o una carezza del genitore al figlio non può essere un gesto ec- cezionale.

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PARROCCHIA S. MARIA DI CARAVAGGIO SANTUARIO MARIANO BASILICA ROMANA MINORE

Via F. Brioschi 38 20136 MILANO Tel. 02-58103165

http://www.parrocchie.it/milano/smcaravaggio/ [email protected]

Notiziario mensile Anno 13 - N. 1 - 26 Gennaio 2019

C’è aria di famiglia, c’è aria di vita

ORARIO SANTE MESSE

FERIALI: h. 8.30 ; 18.00 MESSA VIGILIARE: h. 18.00 FESTIVE: h. 8.30 ; 10.00 ; 11.15 ; 18.00 Tutti i giorni prima della Messa vespertina S. Rosario

SS. CONFESSIONI Sabato dalle 17.00 alle 18.30

SEGRETERIA PARROCCHIALE Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Sabato dalle ore 9.30 alle 11.00 Martedì dalle ore 9.30 alle 11.00 e dalle ore 16.00 alle 18.30 Venerdì dalle ore 16.00 alle 18.30

Due domeniche conse-

cutive legate da un filo

conduttore: l’amore e

la vita. Le due celebra-

zioni, Festa della Fa-

miglia di domenica 27

gennaio e Giornata

per la Vita di domenica

3 febbraio sono due

momenti per la fami-

glia, che accoglie e ri-

spetta la Vita e che

sperimenta il proprio

senso religioso.

Perché due momenti di festa comunitaria?

Perché si vuole sottolineare che la gioia che

scaturisce dall’amore vissuto dentro le mura

domestiche sono gioia per tutta la Chiesa.

La famiglia è un luogo privilegiato della gratui-

tà dell’amore che si comunica dai genitori ai

figli in modi molto diversi.

Prima di tutto col soddisfacimento delle prio-

rità essenziali, legate al cibo, al prendersi cu-

ra, alla conciliazione degli impegni di lavoro

con quelli della casa, e

in parallelo ci sono

esigenze relative alla

loro educazione.

E come si fa? Chi ci è

passato prima, dice

che l’educazione pas-

sa attraverso l’esem-

pio, l’ascolto, la com-

prensione e l’empatia

dei genitori con i figli.

Allora da questa pra-

tica quotidiana, viene

fuori che tipo di famiglia scegli di essere?

Il nostro desiderio è quello di fare della nostra

famiglia uno strumento di speranza!

Una famiglia grata per aver ricevuto il dono

più bello, un figlio.

Una famiglia che vive scegliendo e praticando i

valori di umanità, di fede di civiltà. Che vive

emozionandosi. Una famiglia colorata!

Una famiglia in cui un bacio o una carezza del

genitore al figlio non può essere un gesto ec-

cezionale.

La famiglia: un’unione

che nasce dall’amore e cresce nella fedeltà.

Una famiglia in cui “Grazie - Posso - Scusa” sono parole usate per ricordare che pur nella gra-

tuità dell’amore, il rispetto della persona viene prima di tutto.

Una famiglia in cui si litiga anche tra coniugi ma mai, come esorta Papa Francesco, alla pre-

senza dei figli.

Una famiglia in cui si sappia perdonare, ma non perché è un dovere etico, ma perché ci si libera

dal risentimento.

Una famiglia in cui si va d’accordo, senza essere sempre d’accordo.

E se i figli non trovano la loro strada?

Ci vuole Fede. Essa sola è capace di farci alberi con radici ben piantate a cui chi amiamo potrà

tenersi per non perdersi

Una Famiglia arricchita da un bambino

“… L’amore, come anche l’amicizia, devono la loro forza e la loro bellezza proprio a questo fatto: che genera-no un legame senza togliere la libertà. L’amore è libero, la promessa della famiglia è libera, e questa è la bel-lezza. Senza libertà non c’è amicizia, senza libertà non c’è amore, senza libertà non c’è matrimonio. Dunque, libertà e fedeltà non si oppongono l’una all’altra, anzi, si sostengono a vicenda, sia nei rap-porti interpersonali, sia in quelli sociali. …” (cit. Cate-chesi di Papa Francesco sulla famiglia) La Festa della Famiglia di Domenica 27 Gennaio è un’occasione che ci è data per riflettere sul ruolo che ancora oggi la famiglia ricopre nella società. La famiglia parte dall’amore fra un uomo e una don-na, un amore libero, un amore altruistico. Ma cosa si deve intendere per libertà , nei rapporti la libertà deve costituire elemento per non farci sentire inca-tenati ad un rapporto ma deve rispettare l'altro, l'al-tro che abbiamo liberamente scelto di avere a fian-co e a cui abbiamo fatto una promessa di fedeltà e rispetto nella buona e cattiva sorte. Nel proprio cammino una famiglia non deve mai di-menticare la promessa di fedeltà fatta al principio quando l'amore dominava su tutto e non faceva prevede-re periodi di difficoltà e incertezze che si sarebbero presentati nel corso della vita. Al principio tutto sembra semplice, si costruisce una casa, si progetta il futuro, si decide di mettere al mondo dei figli e poi, poi arriva un ostacolo e le scelte sono due, si lotta insieme per superarlo, memori della promessa fatta davanti a Dio e alla comunità cristiana, o lo si evita facendo una scelta di divisione, dimentichi di quella parola data. Nella società moderna purtroppo molte giovani coppie ricadono nella seconda scelta, perché mettono come priorità la propria libertà “egoistica", ne consegue che vengono a mancare sempre di più quegli esempi di unione e comunione che rendono possibili le società civili. Se l'adulto per primo non riesce a condividere come potrà trasmettere questo valore al più piccolo? Come potrà insegnargli a vivere la sua vita pur onoran-do e rispettando chi gliel’ha donata? E qui fa eco il quarto comandamento “Onora il padre e la madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà” , ma come fa un figlio ad onorare, ad amare se non glielo si insegna, se quel padre o quella

Immagine della locandina della Diocesi di Milano per la Festa della Famiglia

Il matrimonio è cosa troppo seria

per lasciar comandare solo i sentimenti

madre lo hanno messo al mondo ma poi non gli hanno camminato a fian-co e lo hanno lasciato solo in una società che si fa sempre più arida di sentimenti? Lo può fare se altre famiglie gli camminano a fianco, se chi ricorda ogni giorno quella promessa di amore e fedeltà fatta in principio, è capace di condividere il suo cammino con gli altri. Da qui l'importanza di quella comunione predicata nella Chiesa, come ha detto Papa France-sco “Siamo chiamati a vivere non gli uni senza gli altri, sopra o contro gli altri, ma gli uni con gli altri , per gli altri e negli altri". Festeggiamo dunque la nostra famiglia ma ricordiamoci di tenere sempre la nostra porta aperta a chi ha bisogno di camminarci a fianco per ritro-vare la strada della comunione e della pace con gli altri.

Sara

Vogliamo scrivere a partire da queste parole del Vangelo “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuo-re” (Lc 2,19), come Maria anche noi viviamo il tempo di prepara-zione alle nozze custodendo nel cuore i santi desideri che in questi anni il buon Dio ha seminato. Siamo commossi nel vedere con quanto amore il Signore si prende cura di noi, ci sentiamo davvero privilegiati, come i discepoli che ebbero la gioia di salire con Gesù sul Tabor. Tutto questo è apparso ancora più chiaro nell’itinerario che stiamo completando in queste settimane. Nei nostri incontri abbiamo rivalutato la visione del matrimonio: pensavamo che sposarci significava semplicemente chiedere a Dio di benedire il nostro sogno d’amore. Ci siamo resi conto che questo non è del tutto sbagliato ma abbiamo anche compreso che il matri-monio è molto di più. Tu ci hai ricordato che Gesù non si acconten-ta di partecipare alle nozze come un invitato qualsiasi, è Lui che ci

invita e ci attende da sempre. È Lui che ci chiama a diventare testimoni e ambasciatori del suo amore, quello che lo ha portato ad abbracciare la croce. Abbiamo compreso perciò che celebrare le nozze non significa tanto chiedere a Dio di benedire il nostro progetto d’amore ma chiedere la grazia per rispondere al Suo progetto. Tutto questo, inutile dirlo, se da un lato ci riempie di gioia, dall’altro ci fa anche trema-re. Questa nuova consapevolezza fa battere ancora di più i nostri cuori e accresce la no-stra responsabilità. Per questo abbiamo scelto di prepararci alle nozze partecipando alla Messa domenicale. Stando più vicino al Signo-re, nutrendoci del Pane eucaristico impariamo a dire ad alta voce – e con più fervore – la preghiera che Gesù ci ha consegnato: SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ. In quest’ottica abbiamo deciso di abbandonarci a Lui in tutto. Nel lavoro, nello studio, nelle spese concrete che dobbiamo affrontare in vista del matrimo-nio.

Giornata della vita - 3 Febbraio

E’ vita, è futuro

E’ questo il titolo del Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 41ª Giornata Nazionale per la Vita (3 febbraio 2019), di cui riportiamo alcune parti salienti «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa» (Is 43,19). L’annuncio di Isaia al popolo testimonia una speranza affidabile nel domani di ogni donna e ogni uomo, in ciascun essere umano e in ciascuna famiglia. È vita, è futuro nella famiglia! L’esistenza è il dono più prezioso fatto all’uomo, attraverso il quale siamo chiamati a partecipare al soffio vitale di Dio nel figlio suo Gesù. Que-sta è l’eredità, il germoglio, che possiamo lasciare alle nuove generazioni. Gli anziani, che arricchiscono questo nostro Paese, sono la memoria del popolo. …Proprio lo sguardo saggio e ricco di esperienza degli anziani consentirà di rialzarsi dai terremoti - geologici e dell’anima - che il nostro Paese attraversa. ……Si rende sempre più necessario un patto per la natalità, che riconosca la famiglia come grembo generativo del nostro Paese…. Per aprire il futuro siamo chiamati all’accoglienza della vita prima e dopo la nascita, in ogni condizione e cir-costanza in cui essa è debole, minacciata e bisognosa dell’essenziale. Nello stesso tempo ci è chiesta la cura di chi soffre per la malattia, per la violenza subita o per l’emarginazione, con il rispetto dovuto a ogni essere umano quando si presenta fragile. La vita fragile si genera in un abbraccio: La difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni perso-na al di là del suo sviluppo……. Incoraggiamo quindi la comunità cristiana e la società civile ad accogliere, custodire e promuovere la vita umana dal concepimento al suo naturale termine. Il futuro inizia oggi: è un investimento nel presente, con la certezza che la vita è sempre un bene, per noi e per i nostri figli. Per tutti. E’ un bene desiderabile e consegui-bile.

Silvia Porroni

Anche la nostra comunità parrocchiale contribuirà in modo concreto alla difesa della vita, at-traverso il gesto di “Adottare una mamma”. Ormai da qualche anno, aderisce al PROGET-TO GEMMA, un servizio per l’adozione prenatale a distanza di madri in difficoltà, al quale

saranno devolute le offerte raccolte durante le messe di sabato 2 e domenica 3 febbraio e il ricavato della vendita delle primule che avrà luogo al termine di queste celebrazioni.

Giornata mondiale del malato

11 Febbraio

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2019

«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8)

Cari fratelli e sorelle, «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Queste sono le parole pronunciate da Gesù quando inviò gli apostoli a diffondere il Vangelo, affinché il suo Regno si propagasse attraverso gesti di amore gratuito.

In occasione della XXVII Giornata Mondiale del Malato, che si celebrerà in modo solenne a Calcutta, in India, l’11 febbraio 2019, la Chiesa, Madre di tutti i suoi figli, soprattutto infermi, ricorda che i gesti di dono gratuito, co-me quelli del Buon Samaritano, sono la via più credibile di evangelizzazio-ne. La cura dei malati ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa senti-re all’altro che è “caro”. La vita è dono di Dio, e come ammonisce San Paolo: «Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto?» (1 Cor 4,7). Proprio perché è dono, l’esistenza non può essere considerata un mero possesso o una proprietà privata, so-prattutto di fronte alle conquiste della medicina e della biotecnologia che potrebbero indurre l’uomo a cedere alla tentazione della manipolazione dell’“albero della vita” (cfr Gen 3,24). Di fronte alla cultura dello scarto e dell’indifferenza, mi preme affermare che il dono va posto come il paradigma in grado di sfidare l’individualismo e la frammentazione sociale contemporanea, per muovere nuovi legami e varie forme di cooperazione umana tra popoli e culture. Il dialogo, che si pone come presupposto del dono, apre spazi relazionali di crescita e svilup-po umano capaci di rompere i consolidati schemi di esercizio di potere del-

la società. Il donare non si identifica con l’azione del regalare perché può dirsi tale solo se è dare sé stessi, non può ridursi a mero trasferimento di una proprietà o di qualche oggetto. Si differenzia dal regalare pro-prio perché contiene il dono di sé e suppone il desiderio di stabilire un legame. Il dono è, quindi, prima di tutto riconoscimento reciproco, che è il carattere indispensabile del legame sociale. Nel dono c’è il riflesso dell’amore di Dio, che culmina nell’incarnazione del Figlio Gesù e nella effusione dello Spirito Santo. Ogni uomo è povero, bisognoso e indigente. Quando nasciamo, per vivere abbiamo bisogno delle cure dei nostri genitori, e così in ogni fase e tappa della vita ciascuno di noi non riuscirà mai a liberarsi totalmente dal bisogno e dall’aiuto altrui, non riuscirà mai a strappare da sé il limite dell’impotenza davanti a qualcuno o qualcosa. Anche questa è una condizione che caratterizza il nostro essere “creature”. Il leale riconoscimento di questa verità ci invita a rimanere umili e a praticare con coraggio la solidarietà, come virtù indispensabile all’esistenza. Questa consapevolezza ci spinge a una prassi responsabile e responsabilizzante, in vista di un bene che è in-scindibilmente personale e comune. Solo quando l’uomo si concepisce non come un mondo a sé stante, ma come uno che per sua natura è legato a tutti gli altri, originariamente sentiti come “fratelli”, è possibile una prassi sociale solidale improntata al bene comune. Non dobbiamo temere di riconoscerci bisognosi e incapaci di darci tutto ciò di cui avremmo bisogno, perché da soli e con le nostre sole forze non riusciamo a vincere ogni limite. Non temiamo questo riconoscimento, perché Dio stesso, in Gesù, si è chinato (cfr Fil 2,8) e si chi-na su di noi e sulle nostre povertà per aiutarci e donarci quei beni che da soli non potremmo mai avere.

In questa circostanza della celebrazione solenne in India, voglio ricordare con gioia e ammirazione la figura di Santa Madre Teresa di Calcutta, un modello di carità che ha reso visibile l’amore di Dio per i poveri e i ma-lati. Come affermavo in occasione della sua canonizzazione, «Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. […] Si è chinata sulle persone sfini-te, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini […] della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che ri-schiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza. La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimo-nianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri» (Omelia, 4 settembre 2016). Santa Madre Teresa ci aiuta a capire che l’unico criterio di azione dev’essere l’amore gratuito verso tutti sen-za distinzione di lingua, cultura, etnia o religione. Il suo esempio continua a guidarci nell’aprire orizzonti di gioia e di speranza per l’umanità bisognosa di comprensione e di tenerezza, soprattutto per quanti soffrono. La gratuità umana è il lievito dell’azione dei volontari che tanta importanza hanno nel settore socio-sanitario e che vivono in modo eloquente la spiritualità del Buon Samaritano. Ringrazio e incoraggio tutte le associazioni di volontariato che si occupano di trasporto e soccorso dei pazienti, quelle che provvedono alle donazioni di sangue, di tessuti e organi. Uno speciale ambito in cui la vostra presenza esprime l’attenzione della Chiesa è quello della tutela dei diritti dei malati, soprattutto di quanti sono affetti da patologie che richiedono cure speciali, senza dimenticare il campo della sensibilizzazione e della preven-zione. Sono di fondamentale importanza i vostri servizi di volon-tariato nelle strutture sanitarie e a domicilio, che vanno dall’assi-stenza sanitaria al sostegno spirituale. Ne beneficiano tante per-sone malate, sole, anziane, con fragilità psichiche e motorie. Vi esorto a continuare ad essere segno della presenza della Chiesa nel mondo secolarizzato. Il volontario è un amico disinteressato a cui si possono confidare pensieri ed emozioni; attraverso l’a-scolto egli crea le condizioni per cui il malato, da passivo oggetto di cure, diventa soggetto attivo e protagonista di un rapporto di reciprocità, capace di recuperare la speranza, meglio disposto ad accettare le terapie. Il volontariato comunica valori, comporta-menti e stili di vita che hanno al centro il fermento del donare. È anche così che si realizza l’umanizzazione delle cure. La dimensione della gratuità dovrebbe animare soprattutto le strutture sanitarie cattoliche, perché è la logica evangelica a qua-lificare il loro operare, sia nelle zone più avanzate che in quelle più disagiate del mondo. Le strutture cattoliche sono chiamate ad esprimere il senso del dono, della gratuità e della solidarietà, in risposta alla logica del profitto ad ogni costo, del dare per ottenere, dello sfruttamento che non guarda alle persone. Vi esorto tutti, a vari livelli, a promuovere la cultura della gratuità e del dono, indispensabile per superare la cultura del profitto e dello scarto. Le istituzioni sanitarie cattoliche non dovrebbero cadere nell’aziendali-smo, ma salvaguardare la cura della persona più che il guadagno. Sappiamo che la salute è relazionale, di-pende dall’interazione con gli altri e ha bisogno di fiducia, amicizia e solidarietà, è un bene che può essere goduto “in pieno” solo se condiviso. La gioia del dono gratuito è l’indicatore di salute del cristiano. Vi affido tutti a Maria, Salus infirmorum. Lei ci aiuti a condividere i doni ricevuti nello spirito del dialogo e dell’accoglienza reciproca, a vivere come fratelli e sorelle attenti ai bisogni gli uni degli altri, a saper donare con cuore generoso, a imparare la gioia del servizio disinteressato. A tutti con affetto assicuro la mia vicinan-za nella preghiera e invio di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 25 novembre 2018 Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell’universo

“Ti mostrerò la promessa sposa,

la sposa dell’Agnello” (Ap. 21,9)

Questo il titolo che riassume le riflessioni dell’Arcivescovo Mons. Mario Delpini contenute nella sua lettera pastorale e che è il filo conduttore dell’incontro con i sacerdoti che hanno, poi, voluto condividere con i propri Consigli Pastorali, rinnovando l’invito, già rivolto alla Città di Milano, nel tradizionale discorso pronunciato giovedì 6 dicembre 2018 nella Basilica di S. Ambrogio. Questa è anche la riflessione proposta ai membri del nostro Consiglio Pastorale. Nella premessa, l’Arcivescovo ribadisce il ruolo della Chiesa ambrosiana, vissuta come luogo di incontro uni-versale delle genti, profetica, capace di anticipare la presenza salvifica nella storia dell’uomo. Inoltre, invita i cristiani a leggere la realtà vissuta con lucidità, in modo critico ma propositivo, sviluppando continuamente la capacità di cogliere i segni della presenza di Dio nella storia. Testimoniare la propria fede significa, infatti, “incarnarla” in una cultura, avendo sempre presente che questa

non si cristallizza mai, ma è in continua evoluzione.

Rita Riva

“Ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello (Apc 21,9)” La Chiesa è vicina nelle sfide quotidiane

Scegliendo di condividere alcuni momenti di riflessione con i fedeli, l’Arcivescovo vuole far sentire ogni persona più vicina alla Chiesa Ambrosiana. Infatti la vita di ogni giorno ci costringere ad af-frontare sempre nuove sfide, ma se saremo pronti ad accogliere lo Spirito con animo sereno allora tutto sembrerà più facile ai nostri occhi. La Chiesa vuole aiutarci proprio in questo, nel saper trova-re in ogni situazione lo Spirito che infonde vigore. I 4 spunti di riflessione che l’Arcivescovo propo-ne vogliono essere 4 inviti a comportamenti che ci porteranno a sentire la Chiesa più vicina a noi proprio oggi, in cui il mondo cambia e sembra proporre sfide insormontabili. L’Arcivescovo invita a lasciarci travolgere dallo stupore che suscita la bellezza, a vivere con serenità il rapporto con la sto-ria che ci attraversa, a gridare davanti alle ingiustizie e a non perdere la speranza nella gloria che ci aspetta.

Dimorare nello stupore A partire dalla Pentecoste, che suscita stupore (At 2,7.12.13) e spinge a domandarsi “che cosa dobbiamo fare, fratelli?” (At 2,37), la Chiesa dimora nello stupore e l’esperienza cristiana diventa una grazia sorprendente. Pertanto dimorare nello stu-pore, essere fuori di sé per la meraviglia è un invito rivolto a tutti i fedeli che affrontano difficoltà quotidiane e a volte non riescono a lasciarsi travolgere dalla bellezza. Il vivere lo stupo-re della meraviglia di ogni giorno che ci viene regalato può es-sere custodito chiedendo a Maria di condividere la sua stupe-fatta meraviglia che ha ispirato il Magnificat, pregando i miste-ri gaudiosi del Santo Rosario.

A proprio agio nella storia La cristianità ha sempre vissuto un rapporto con la storia con-traddistinto da naturalezza, senza vedere l’evoluzione dei tem-pi come una prigione e senza idealizzarla come un paradiso. Infatti la storia insegna che con intraprendenza e creatività ac-compagnate da saggezza e costanza tutti i problemi si possono affrontare, molti si possono risolvere e con quelli irrisolvibili si può imparare a convivere. Anche se cambiano i tempi e cambia la comunità cristiana, la Chiesa asseconderà il cambiamento per sostenere i fedeli e aiutarli in tutti i modi a vivere a proprio agio nei tempi che cambiano. Preghiamo i misteri della luce del Santo Rosa-rio per lasciarci ispirare da Maria nel contemplare il modo con cui il Figlio di Dio ha imparato a di-ventare figlio dell’uomo.

Gesù nell’Islam Anno 1219, nel pieno della quinta crociata, Francesco d’Assisi si in-contra a Damietta in Egitto col Sultano al-Malik al-Kāmil, in spirito di pace e conoscenza reciproca. Col medesimo spirito, nell’ottocentesimo anniversario dell’avveni-mento, il giorno 18 gennaio, nella nostra chiesa si è tenuto un incontro con la comunità musulmana della Moschea Al-Wahid di via Meda, sul tema “Gesù nell’Islam”. Ha aperto la serata una breve introduzione del parroco, il quale ha ri-cordato l’invito rivolto a tutti dall’Arcivescovo, nel suo primo discor-

so alla città di Milano, a rendere desi-derabile la convivenza dei diversi per cultura, ceto sociale e religione. Riallacciandosi poi all’evento di Damietta, don Gennaro ha spiegato il motivo ispiratore della serata: creare, nel nostro piccolo, nel nostro quartiere un clima di serenità, rispetto e conoscenza attraverso un dia-logo con la vicina Comunità della Moschea Al-Wahid. Con questo desiderio di ascoltare e comprendere, di “conoscenza con la C maiu-scola” come egli stesso l’ha definita, l’Imam Yahya Pallavicini, presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana, ha aperto il suo intervento. Citando cinque passi del Corano, l’Imam ha illustrato quale sia la visione di Ge-sù nell’Islam. In ogni commento ai brani letti, l’Oratore ha sempre teso a evidenziare il signi-ficato di essere fratelli e di essere, pur nelle diversità, credenti nell’unico Dio:

rispettare le differenze, ma rimanere sensibili a una, da lui definita, “convergenza spirituale”, auspicando che, in questa piccola zona di Milano, si possa dare un messaggio che sia di aiuto anche a tutta la città e che lui prega si diffonda in tutto il mondo. Così anche il tema non convenzionale della serata, dedicato alla figura di Gesù, viene visto non come un argomento da accademia, ma come un richiamo alla san-tità per musulmani e cristiani: nel ricordo dell’evento storico dell’incontro tra Francesco e il Sultano al-Malik al-Kāmil, in cui c’è stato un atto di riconoscimen-to, di rispetto reciproco, di fratellanza: secondo una definizione dell’Imam, una forma di “raccoglimento nel mistero”. La serata si è conclusa con la recita di una preghiera d’invocazione a Dio per il dono della pace. Nella volontà di continuare il dialogo, l’Imam Pallavicini ha invitato tutti a un incontro nella Moschea, che si terrà nel prossimo mese di aprile.

Angelo Pontel

Il forte grido Reagire alle ingiustizie, lottare per estirpare la povertà, la fame, le malattie e l’emarginazione è il grande esempio che ci hanno dato i discepoli di Gesù, e anche Gesù stesso che davanti alla morte ha gridato la sua protesta. Perché la rassegnazione non è una parola cristiana e le nostre vite non devono conoscere la triste sensazione che la rassegnazione fa scorrere nelle vene. Il cristiano non può chiudere gli occhi davanti alla corruzione, ai guadagni illeciti accumulati con la prevaricazione e con l’illegalità e non può ignorare le proprie responsabilità nella condizione attuale del mondo. Il cristiano deve interrogarsi sul perché il mondo di oggi sia così e deve dare voce a tutte le Chiese del mondo. Possiamo trovare incoraggiamento nel continuare la testimonianza dei discepoli nella me-ditazione e nella preghiera dei misteri gloriosi del Santo Rosario.

Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello (Apc 21,9) La gioia di ogni liturgia che accoglie il dono della comunione unisce tutti i cristiani e li invita ad esprimere la letizia che la comunione suscita, edificando una comunità che rivela come solo stando uniti si possa davvero apprezzare la diversità di ognuno. Per questo non deve mancare nella vita di tutti noi la speranza della gloria, che unisce, insegna, combatte l’emarginazione e ci rende fratelli. In quei momenti in cui la gloria sembra distante, invochiamo Maria con la preghiera dei misteri gloriosi del Santo Rosario.

Federica Salvati

“ In ogni età bisogna saper scoprire la presenza e la benedizione

del Signore e le ricchezza che essa contiene”

(Benedetto XVI)

Si sta costituendo il gruppo ADULTI PIU’. L’iniziativa è rivolta a tutte le persone della terza età e si propone di

approfondire e rinnovare la nostra vita di fede conoscerci e stare insieme condividendo momenti di amicizia spiri-

tualità e preghiera, divertimento e attività culturali.

Nell’attuale società gli adulti con più anni vengono, spesso, associati al segno meno , cioè man-canti di qualcosa rispetto ai modelli di efficienza e profitto proposti. Noi, in linea con i più recenti interventi del magistero della Chiesa, vogliamo invece definirli adulti con il segno più in quan-to possiedono

Con tutti coloro interessati alla proposta

ci troviamo da

LUNEDI’ 28 GENNAIO

e poi OGNI LUNEDI’

dalle h.15.30 alle 17.30 nella sala parrocchiale

di via Brioschi, 36 Vi aspettiamo!

“Gli anziani siamo noi stessi. Sono uomini e donne, padri e madri, che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vi-ta degna.” (Papa Francesco)

ADULTI PIU’

anni esperienza quotidiana

attività pastorale

tempo a disposizione

generazione con figli e nipoti competenza professionale

equilibrio nelle scelte

saggezza

cammino di fede alla sequela di Gesù

Il seme che dà frutto Nella assemblea parrocchiale del 14 Ottobre 2018 abbiamo formato alcuni gruppi per confrontarci sulle quattro domande presentate: Il primo gruppo di domande verteva sull’ascolto della Parola e una era: a quali condizioni il seme può portare frutto ? E un’altra: la Parola mi cambia ? Mi metto davanti alla lettura della Parola chiedendo la guida dello Spirito Santo?

Nel nostro gruppo di una decina di persone si è subito creato un ambiente aperto e partecipativo che ha provocato una bella vivacità di contributi molto personali e sin-ceri. Alcuni affermano che sta a noi assumere un atteggiamento accogliente nei confronti della Parola e ascoltare quello che il Signore ha da dirci per affrontare la quotidianità. Emerge la poca confidenza con lo Spirito Santo ma come ricorda Suor Gentilia è uno strumento potente che ci è stato dato e dovremmo pregarlo più spesso. Alla fine del primo incontro poiché siamo contenti di come si è svolto e desideriamo

riflettere sulle altre domande, si forma la proposta di incontrarci di nuovo: infatti ci siamo rivisti in Novembre, Dicembre e Gennaio. Nel secondo incontro abbiamo parlato della nostra esperienza di partecipazione alla Santa Messa e in particolare si racconta l’esperienza di ognuno di noi con l’Eucarestia. I contributi sono molto persona-li e coinvolgenti. Nel terzo incontro il tema è la preghiera: le persone raccontano la loro esperienza di preghiera e i contributi sono diversi tra loro: da chi fa riferimento alle preghiere imparate da bambino a chi si mette in atteg-giamento di preghiera durante tutta la giornata. Dobbiamo verbalizzare per sentire o sapere di pregare ma in realtà si può pregare tutto il giorno sentendosi parte della preghiera sempre. La nostra vita può essere una lode continua al Signore o una richiesta di aiuto o di comprensione. Suor Gentilia ci ha portato una preghiera allo Spi-rito Santo che abbiamo subito “utilizzato”. Nell’ultimo incontro il 19 gennaio ci siamo occupati del gruppo di domande finali: a quali condizioni il popolo di Dio può portare a compimento la sua missione nel mondo ? Può il sale non dare più sapore? Anche questa volta c’è stata molta partecipazione e molti contributi personali. La nostra missione nel mondo è la testimonianza: testimoniare, condividere e seminare la gioia del nostro incontro personale con Gesù che cambia la nostra vita ci aiuta nella relazione con l’altro, ispira il nostro moto verso il fratello nel bisogno, la nostra quoti-dianità della vita in famiglia. Gesù è il modello a cui tendere. Il nostro servizio si concretizza in modi diversi, per alcuni più concreto per altri più spirituale. Bisogna sempre mettersi in posizione di ascolto e alimentare con la preghiera personale lo slancio della fede che si amplifica nella sua forza quando è comunitario. Abbiamo creato un gruppo in Whatsapp per comunicare più rapidamente e siamo aperti a continuare il nostro cammino in modo utile a noi e alla comunità parrocchiale. Chiunque si volesse aggiungere è Il benvenuto ! Augusta De Silvestri , Alessandro Bissocoli, Barbara Mandelli, Paola Mondi, Raffaella Fioravanti, Renato Metalla, Rita Riva, Rosalba Trovati, Sabina Macculi, Silvia Porroni, Suor Gentilia, Bianca Orlando.

FESTA DI SANTA DOROTEA MERCOLEDÌ 6 FEBBRAIO 2019

ore 18.00 SANTA MESSA e benedizione delle mele

ore 19.00 CENA DELLE DONNE

E SERATA DI FESTA INSIEME

con le cose buone che ciascuno vorrà portare da condividere

Ti aspettiamo! Le suore

I VOSTRI SACERDOTI E LE SUORE Prinza don Gennaro (Parroco) 333-9258280 [email protected]

Macchioni don Pino 335-5353858

Vavassori don Alessandro (Residente) 02-30911847

Suore Dorotee di Cemmo 324-0856671

Sedi : Corso San Gottardo 28 Viale Monteceneri 78 20136 MILANO 20155 MILANO Tel./Fax 02 89402005 Tel./Fax 02 39215969

E-mail: [email protected]

CALENDARIO FEBBRAIO 2019

Ven 1 Beato Andrea Carlo Ferrari

Sab 2 Presentazione del Signore

Dom 3 IV dopo l’Epifania

Mer 6 Incontro fidanzati

Gio 7 Incontro fidanzati

Dom 10 V dopo l’Epifania

Lun 11 Beata Vergine Maria di Lourdes

Mer 13 Incontro fidanzati

Gio 14 SS. Cirillo e Metodio

Dom 17 VI dopo l’Epifania

Gio 21 Incontro fidanzati

Dom 24 Penultima dopo l’Epifania

Mer 27 Incontro fidanzati

ANAGRAFE PARROCCHIALE

SI SONO UNITI IN MATRIMONIO: Sonia Landa e Orlando Esposito

SONO ENTRATI NELLA CASA DEL PADRE: Alessandrina Mainardi Alberto Giuseppe Crupi Liliana Ugolini Giuseppe Spadini Franco Gianbertoni Fabiana Maria Satti Carla Quarè Antonio Malandrini Piersilvio Formai Renzo Dell’Anna Mazza Paolo

CHIESA TV

Sul canale 195 del digitale terrestre è visibile CHIESA TV, canale realizzato da Diocesi di Milano e San Paolo. Tra i programmi dell’emit-tente: la S. Messa dal Duomo di Milano (lunedì - venerdì ore 8,00, sabato ore 17,30, domenica ore 9,30), mercoledì ore 21 l’udienza di Papa Fran-cesco. Tutti i programmi su www.chiesadimilano.it