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UN MONDO DA AMARE N. 184 OTTOBRE 2004 CAMMINIAMO INSIEME BOLLETTINO PARROCCHIALE Edizione di San Quirino - Udine Direttore responsabile dott. Duilio Corgnali • Lithostampa: Pasian di Prato (Udine) Autorizzazione Tribunale di Udine n. 13 del 25-10-1948 Quasi quarant’anni fa la luce dello Spirito suggerì ai vescovi di tutto il mondo riuniti a Roma per il Concilio Vaticano II, un magnifico documen- to: la Costituzione pastorale riguar- dante la Chiesa nel mondo contem- poraneo, detta ‘GAUDIUM ET SPES’ dalle parole con le quali inizia in lingua latina “Le gioie e le speran- ze, le tristezze e le angosce degli uomi- ni d’oggi, dei poveri soprattut- to e di tutti coloro che soffro- no, sono pure le gioie e le spe- ranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (n.1). C’è, in queste parole, il manifesto dei rapporti dei cri- stiani con il mondo, anche quello di oggi, ottobre 2004. Di fronte alla situazione mondiale divenuta oggi più complessa e tragica per il per- durare di intollerabili disegua- glianze e per l’incombere del terrore in ogni angolo del pia- neta, c’è il rischio di un ripie- gamento, di una chiusura di- fensiva accompagnati dalla sfi- ducia pessimistica riguardo al futuro. Quel documento più che mai attuale (il Colloquio Europeo delle Parrocchie ne farà ogget- to della sua riflessione nel suo incontro biennale ad Erfurt il prossimo luglio), quelle parole ci ricordano un pilastro fonda- mentale della nostra fede: il fatto di un Dio che si è fatto solidale con l’umanità nella persona di Gesù di Nazaret. Egli, nella sua breve vita, ha vissuto di per- sona ed ha condiviso ‘le gioie e le spe- ranze, ma anche, le tristezze e le angosce’ di tutti gli uomini. Non c’è situazione umana, nemmeno la morte ingiusta e crudele di un innocente che da allora non porti l’impronta, la presenza (!) di Dio. Una presenza misteriosamente li- beratrice. Una incarnazione che di- venta redenzione. Discepoli di quel Cristo siamo chia- mati a fare nostro questo stile solida- le, compassionevole, liberante. Alla responsabilità sociale derivante dal nostro essere cittadini di questo pia- neta dobbiamo saper unire la straor- dinaria ‘marcia in più’ della fede che supera ogni delega e burocratizzazio- ne ed è più forte e grande delle montagne di indifferen- za e della ricerca di gratifica- zioni. Ci basta il fatto che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chi crede in Lui non muoia ma abbia vita eterna” (Gv 3,16). Se tanto grande è il coinvolgi- mento, direi l’investimento di Dio, il Padre, l’amore sarà anche la nostra risposta, il nostro impegno, la nostra vit- toria. Se anche di fronte alle noti- zie ed alle immagini dolorose che riceviamo dalla cronaca quotidiana sapremo guardare questo nostro mondo con gli occhi commossi del Padre che vede tanto soffrire le sue creature, riusciremo a tradur- re, non dico l’indifferenza, ma la nostra impotenza e mo- mentanea emotività in un amore concreto intessuto di responsabile solidarietà, in un impegno continuato e tenace, personale e collettivo per un mondo redento da ogni brut- tura. Don Claudio

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UN MONDO DA AMARE

N. 184 OTTOBRE 2004

CAMMINIAMO INSIEME

B O L L E T T I N O P A R R O C C H I A L E • Edizione di San Quirino - UdineDirettore responsabile dott. Duilio Corgnali • Lithostampa: Pasian di Prato (Udine)

Autorizzazione Tribunale di Udine n. 13 del 25-10-1948

Quasi quarant’anni fa la luce delloSpirito suggerì ai vescovi di tutto ilmondo riuniti a Roma per il ConcilioVaticano II, un magnifico documen-to: la Costituzione pastorale riguar-dante la Chiesa nel mondo contem-poraneo, detta ‘GAUDIUM ETSPES’ dalle parole con le quali iniziain lingua latina “Le gioie e le speran-ze, le tristezze e le angosce degli uomi-ni d’oggi, dei poveri soprattut-to e di tutti coloro che soffro-no, sono pure le gioie e le spe-ranze, le tristezze e le angoscedei discepoli di Cristo, e nullavi è di genuinamente umanoche non trovi eco nel lorocuore” (n.1).

C’è, in queste parole, ilmanifesto dei rapporti dei cri-stiani con il mondo, anchequello di oggi, ottobre 2004.

Di fronte alla situazionemondiale divenuta oggi piùcomplessa e tragica per il per-durare di intollerabili disegua-glianze e per l’incombere delterrore in ogni angolo del pia-neta, c’è il rischio di un ripie-gamento, di una chiusura di-fensiva accompagnati dalla sfi-ducia pessimistica riguardo alfuturo.

Quel documento più che maiattuale (il Colloquio Europeodelle Parrocchie ne farà ogget-to della sua riflessione nel suoincontro biennale ad Erfurt ilprossimo luglio), quelle paroleci ricordano un pilastro fonda-mentale della nostra fede: ilfatto di un Dio che si è fattosolidale con l’umanità nella

persona di Gesù di Nazaret. Egli,nella sua breve vita, ha vissuto di per-sona ed ha condiviso ‘le gioie e le spe-ranze, ma anche, le tristezze e leangosce’ di tutti gli uomini. Non c’èsituazione umana, nemmeno la morteingiusta e crudele di un innocenteche da allora non porti l’impronta, lapresenza (!) di Dio.

Una presenza misteriosamente li-

beratrice. Una incarnazione che di-venta redenzione.

Discepoli di quel Cristo siamo chia-mati a fare nostro questo stile solida-le, compassionevole, liberante. Allaresponsabilità sociale derivante dalnostro essere cittadini di questo pia-neta dobbiamo saper unire la straor-dinaria ‘marcia in più’ della fede chesupera ogni delega e burocratizzazio-

ne ed è più forte e grandedelle montagne di indifferen-za e della ricerca di gratifica-zioni.

Ci basta il fatto che “Dio hatanto amato il mondo da dareil suo unico Figlio perché chicrede in Lui non muoia maabbia vita eterna” (Gv 3,16).Se tanto grande è il coinvolgi-mento, direi l’investimento diDio, il Padre, l’amore saràanche la nostra risposta, ilnostro impegno, la nostra vit-toria.

Se anche di fronte alle noti-zie ed alle immagini doloroseche riceviamo dalla cronacaquotidiana sapremo guardarequesto nostro mondo con gliocchi commossi del Padre chevede tanto soffrire le suecreature, riusciremo a tradur-re, non dico l’indifferenza, mala nostra impotenza e mo-mentanea emotività in unamore concreto intessuto diresponsabile solidarietà, in unimpegno continuato e tenace,personale e collettivo per unmondo redento da ogni brut-tura.

Don Claudio

2 CAMMINIAMOINSIEME

L’azione della Chiesa si articoleràallora in tre momenti tra essi collega-ti: “vedere” (cioè essere consapevolidella realtà nella quale si opera e nonrimanerne distaccati), “valutare”(saper riconoscere che cosa è neces-sario fare), “agire” (essere presenti inmodo vivo e tangibile nella realtàsociale con l’annuncio del Vangelo econ la carità).

Un progetto pastorale così impe-gnativo non può prescindere dal con-tributo dei laici: tutti i battezzati, scri-ve mons. Brollo, hanno una ‘respon-sabilità ministeriale’, nel senso chetutti sono chiamati all’annuncio delVangelo e al servizio nella Chiesa enel mondo secondo la loro propriacondizione di vita; questo aspettoessenziale è rimasto purtroppo insecondo piano finché una situazionedi necessità (la già citata riduzionedel numero dei sacerdoti attivi) nonlo ha riportato alla nostra attenzione.Si impone poi una collaborazione

non solo all’interno delle singole par-rocchie, ma anche tra queste a livellodi zona pastorale, di forania e diDiocesi, e ciò perché il loro agire nonrimanga un insieme di fatti isolati masia capace di raggiungere efficace-mente tutte le componenti del tessu-to sociale.

Le parrocchie sono chiamate alloraad aprirsi ad orizzonti più vasti, in unaprospettiva di cooperazione che nonemargina le piccole comunità localima al contrario dà ad esse maggioririsorse.

Nell’attuale situazione della Chiesaudinese si sono privilegiate due sceltepastorali: la guida delle comunitàdove non risiede stabilmente un sa-cerdote e la formazione dei cristianilaici. Per realizzarle in un contesto dicomunione e collaborazione bisognatenere presenti i cinque ambiti neiquali si svolge l’attività pastorale: laliturgia, la catechesi, la carità, i giova-ni, la famiglia.

Fondamentale diventa allora, inquesto rinnovato modo di vivere lapropria appartenenza alla Chiesa, pro-prio la formazione dei fedeli laici ed inparticolare la formazione permanenteper coloro che si assumono precisicompiti ministeriali ed ecclesiali, ele-mento indispensabile per la crescita di

tutti coloro che vivono ed ope-rano nelle parrocchie.

Formazione che deve ri-guardare tutte le componenti‘attive’ della parrocchia: i let-tori, gli animatori dei giovani,i catechisti, chi fa volontaria-to…. Altro elemento fonda-mentale di un’efficace azionepastorale è la comunicazione,senza la quale l’attività delleparrocchie non può essereconosciuta e rischia di rima-nere un ‘corpo estraneo’ guar-dato con scarso interesse etalvolta con fastidio.

Significativo è il fatto che lalettera di mons. Brollo si con-cluda con un richiamo ai‘segni di speranza’ presentinella nostra Chiesa locale enel mondo: in mezzo alle dif-ficoltà, non mancano i segnidell’azione dello Spirito cheanima le parrocchie e lecomunità. Siamo invitati ariconoscerli ed a superare ilnostro isolamento per diven-tare comunità aperte, acco-glienti, gioiose.

Paolo Cuzzit

SIGNORE, SULLA TUA PAROLA…La lettera pastorale di mons. Brollo alla Chiesa udinese

Il 12 Luglio di quest’anno, nellaricorrenza della festa dei Santi Patronidella Città di Udine Ermacora e For-tunato, è stata pubblicata la Letterapastorale del nostro ArcivescovoMons. Pietro Brollo intitolata “Signo-re, sulla tua parola…”.

Nel presentarla mons. Brollo tienea ricordare che il nostro è sì un tempo‘difficile e per tanti versi drammati-co’, ma anche ‘entusiasmante per lenumerose prospettive che lo Spiritoci lascia intravvedere’. Lettera, que-sta, scritta con l’intento di fare ilpunto della situazione della Diocesi edi meglio definire il cammino dellenostre comunità; essa richiama lelinee pastorali già tracciate dalSinodo Udinese V ed è stata ‘richie-sta ripetutamente’ da una Chiesalocale consapevole delle difficoltà edelle sfide alle quali ogni giorno èchiamata in un periodo di grandicambiamenti.

Una delle prime considera-zioni fatte dal nostro Vescovoè che la situazione attualedella Chiesa udinese non ri-sulta migliore né peggiore diquella di tante altre Chieseeuropee: tutte, invece, sonoaccomunate dalla difficoltàche oggigiorno incontra l’an-nuncio del Vangelo in unasocietà dove esiste un contra-sto tra valori tradizionali enuovi modi di sentire, agire,vivere.

Fatta questa premessa emesse quindi in evidenza alcu-ne specifiche difficoltà dellaChiesa locale (ad es. la costan-te diminuzione del numero deisacerdoti attivi) mons. Brolloviene al punto centrale del suomessaggio ed indica con forzala necessità di un’azione pa-storale ‘di comunione’, allaquale cioè partecipino attiva-mente tutte le componenti etutte le risorse delle comunità:non soltanto i preti, ma anchei laici, in un’ottica di corre-sponsabilità che possa valoriz-zare le capacità di ciascuno.

3CAMMINIAMOINSIEME

Ho conosciuto Lucia esattamentedieci anni fa (era il luglio 1994) inBrasile. Per un caso fortunato la miaamica Maria Lina ed io eravamo arri-vate a Rio de Janeiro lo stesso giornodi Franco e Lucia e con lo stessoscopo: recarci a Minas Novas doveera missionario don Plinio Galasso. Sistabilì subito fra noi un rapporto checi portò a condividere positivamentee profondamente quell’esperienza e agettare le basi di una amicizia poiaccresciuta al rientro in Italia.

Ho avuto così il privilegio di fre-quentare una famiglia generosa eaccogliente, in cui mi sono sempresentita la benvenuta e alla cui tavolaera sempre possibile aggiungere unposto in più, in qualsiasi momento.

Pur non incontrandoci spesso, hovisto Lucia che, instancabile e deter-minata, iniziava a tessere quella retedi solidarietà, diventata via via piùampia, che tanto ha dato ai bambinidi Suor Anna Maria a Minas Novas.Ora è bello e consola sapere chetutto ciò che ha fatto per loro nonandrà perduto, ma continuerà, nelsuo nome, grazie ad altre personegenerose.

Man mano che la conoscenza reci-proca si faceva più approfondita, hoappreso tanti aspetti della sua perso-nalità che la rendevano una personaunica. Ho scoperto la dedizione el’affetto che dimostrava verso i bam-bini che accoglieva in casa e a cuidava una mano nella difficile impresadi crescere; la fantasia e la creativitànel realizzare lavori, piccoli oggetti,regali con le sue mani per i bambini acui faceva catechismo, per gli amici oper semplici conoscenti; la sincerità ela schiettezza con cui esprimeva ilproprio pensiero e le proprie opinio-ni; il senso dell’umorismo e dell’iro-nia che rivelava in tante occasioni(era capace di girare chissà quantecartolerie di Udine per trovare ilbiglietto d’auguri divertente, fatto“su misura” per la persona che l’a-vrebbe ricevuto); la capacità di acco-gliere e di ascoltare, in ogni momen-to, chi si presentava alla sua porta,sempre pronta a offrire il suo aiuto ela sua disponibilità.

Lucia era dotata di innumerevoli epreziosi “talenti” che ha saputo farfruttare e moltiplicare per poi farnedono agli altri, in questo sostenuta dalmarito e dai figli che hanno semprecondiviso le sue scelte. Ha vissuto unavita piena e intensa, senza sprecarnenemmeno un attimo.

Sul muro della Casa dei Bambini diMadre Teresa a Calcutta sta scritto:“Trova il tempo per pensare, trova iltempo per pregare, trova il tempo perridere…Trova il tempo per giocare,…per amare ed essere amato, trova il

tempo di dare, … la giornata è troppocorta per essere egoisti. Trova il tempodi leggere, trova il tempo di essereamico…Trova il tempo di fare la cari-tà. È la chiave del Paradiso. Lucia hacertamente saputo trovare il tempoper tutto ciò.

Non ha mai ostentato ciò che face-va e ciò che era: ho saputo che eralaureata solo dopo diverso tempo chela conoscevo.

Possedeva la rara capacità diaffrontare la vita senza mai dramma-tizzare, ma guardando sempre avanti.Sembrava non prendersi mai tropposul serio. Quando le chiedevo comestava rispondeva immancabilmente“Bene!” e passava ad informarsi su

LUCIA, UN’AMICAcome andavano le cose a me. Era alle-gra ed aveva una vivacità ed unaspontaneità che ne facevano una per-sona dotata di grande simpatia.Ricordo con tanta nostalgia le duegiornate trascorse insieme, lei, MariaLina ed io, due anni fa sul lago diComo, quando ci siamo recate allafesta per il cinquantesimo di consa-crazione di Suor Anna Maria. Cisiamo divertite come ragazzine edabbiamo riso come pazze a spedirecartoline scherzose agli amici rimastia casa.

Ogni volta che la mia amica ed ioandavamo da lei ci salutava semprecon un “Ciao ragasse!”, nomignoloche ci aveva dato subito dopo il viag-gio in Brasile, e tali siamo rimaste perlei in questi dieci anni nonostante lanostra non più verdissima età. Il gior-

no in cui è mancata, Franco, acco-gliendoci sulla porta di casa, ci harivolto lo stesso saluto.

Ora che Lucia non c’è più siamo intanti a sentirci un po’ più poveri esoli. Proseguiremo comunque a vive-re, arricchiti dall’esempio di vitapiena che ci ha lasciato e grati peraver potuto godere della sua amicizia.Il cuore però rimarrà ancora a lungocolmo di tristezza e di nostalgia.

“Non avessi mai visto il sole avrei sopportato l’ombra ma la luce ha aggiunto al mio deserto una desolazione inaudita”.

(Emily Dickinson)

Luisa

4 CAMMINIAMOINSIEME

UN’AMBULANZA PER CORANI PAMPA(COCHABAMBA)

Sono suor Maddalena Battel edappartengo alla Congregazione delleSuore Rosarie di Udine, con sede invia delle Ferriere, 19.

Da molti anni vivo in Bolivia comemissionaria e dirigo un orfanotrofioalla periferia di Cochabamba; questafunzione occupa molto del miotempo, ma non mi impedisce di ren-dermi conto delle gravi problemati-che delle varie comunità che vivonovicine e in particolare di quelle che,come Corani Pampa, non hanno lafortuna di poter contare sulla presen-za costante di un missionario comeguida e aiuto diretto per cercare disopperire in vari modi all’assenzadello Stato, per quanto riguarda an-che le necessità primarie.

La comunità di Corani Pampa, co-stituita da circa 5800 abitanti, vivesparsa in una gola tra le montagnedel Chapare a una distanza di 50 km.Da Cochabamba, dove si trova l’o-spedale attrezzato più vicino. Per rag-giungere la città, prima di immettersinella statale, è necessario percorrere12 km. di strada bianca sterrata, spes-so impraticabile a causa delle pioggefrequenti che caratterizzano questoterritorio; non esistono mezzi di tra-sporto pubblici, ad eccezione di uncamion che due volte alla settimanavi trasporta merci e persone. In caso

di urgenza, la gente deve coprire que-sta distanza utilizzando mezzi di for-tuna, soprattutto cavalli, oppure devecontattare la comunità “più vicina”per farsi mandare un mezzo, contan-do sul funzionamento, non sempregarantito, di un servizio radio; ciòtroppo spesso determina grossi ritar-di con conseguenze immaginabili incaso di urgenze particolari (es. partidifficili …).

A Corani Pampa c’è un ambulato-rio per le prime necessità, costruitopersonalmente con l’aiuto dellagente del luogo, dal dr. Joelle Ayalache, assieme al dr. Annibale Cruz èpromotore di questo Progetto; egli vipresta servizio medico di primointervento, utilizzando le poche scor-te di medicinali a disposizione. Hopreso a cuore le sorti di questa comu-nità anche perché è costituita da per-sone desiderose di migliorare le lorocondizioni di vita, disposte a collabo-rare fattivamente in tal senso, senzalimitarsi ad accettare passivamentegli aiuti e le donazioni ricevute. Hoanche avuto modo di conoscere per-sonalmente questi signori e possotestimoniare l’amore per la sua genteche il dr. Ayala dimostra costante-mente con il suo instancabile lavoro.Ho presentato loro il dr. Bellina chefa parte del gruppo dei volontari di

Ampezzo guidato da mons. PietroPiller e che da tre anni, recandosi sulluogo, cerca di aiutare questa comu-nità fornendo medicinali, aiuti eco-nomici e concreta collaborazione nelservizio di assistenza medica.

Ritengo che un mezzo di trasportoad esclusiva disposizione della comu-nità di Corani Pampa costituirebbeun grande aiuto, prima di tutto perarginare le difficoltà sanitarie sopraesposte, nonché per consentire al dr.Ayala di prestare servizio mediconelle comunità vicine; inoltre, potreb-be essere utilizzato anche per motivisociali, ad esempio per favorire la fre-quenza scolastica dei bambini chevivono più distanti dalla scuola, non-ché per consentire a tutti la possibili-tà di socializzare e di incontrarsi inchiesa anche per trarre conforto dallaParola del Signore.

Il costo di una jeep Toyota lunga,4x4 nuova (o di un mezzo simile)ammonta a 40.000$; è possibile, co-munque, trovare anche dell’usato inbuono stato al costo di 29.000$ (per ilmodello 2001) o spendendo dai15.000 ai 20.000$ (per modelli ante-riori al 2001).

In caso di un positivo riscontro daparte Vostra a questa richiesta dicontributo, mi propongo come refe-rente del Progetto in Bolivia e resto adisposizione per inviare su Vostraeventuale richiesta, ulteriori docu-mentazioni firmate in originale dalsindaco e dai rappresentanti dellaparrocchia e del Centro Medico diCorani Pampa.

Per ora vi ringrazio anticipatamen-te e vi porgo i più cordiali saluti.

Suor Maddalena Battel

* * *

A questa richiesta la parrocchia disan Quirino non può rimanere sorda.Come membro fondatore dell’As-sociazione Solidarietà Mondiale –ONLUS, insieme ad altre parrocchie,inizia a collaborare a questo nuovoprogetto dopo la conclusione di CasaSan Josè per i bambini di strada. Tuttipossono aderire nella forma e con itempi desiderati. Grazie!

5CAMMINIAMOINSIEME

• Il 25 maggio il Consiglio Pastoraleè stato inconsapevole testimone delleemozioni di mons. Lucio Soravitoeletto vescovo di Adria-Rovigo.Infatti la sua presenza al consiglionon fu brillante, come al solito: il gior-no prima aveva appreso a Roma dellasua nomina. È ritornato tra noi percelebrare la festa del nostro patronosan Quirino il 6 giugno e, con gliauguri, gli è stato consegnato un pic-colo omaggio perché possa ricordare imomenti più significativi del suoministero.

• Il 20 maggio una bella compagniadi cinquanta persone ha raggiunto l’i-sola di Veglia/Krk dove è molto vene-rato san Quirino. È stata una giornataricca di belle esperienze con il solorammarico di non aver potuto visita-re il duomo dedicato al santo.

• In piazzetta Antonini 6 (palazzoDe Brandis) è stata aperta la sededell’U.C.A.I. – Unione delle Comu-nità e delle Associazioni degli Im-migrati. Sarà un prezioso punto diinformazione e di riferimento per lemigliaia di lavoratori extra comunita-ri della provincia di Udine.

• Un altro, prezioso dono allanostra chiesa antica: da alcuni mesisono state installate le nuove vetratein vetro soffiato ed in armonia con lostile architettonico della chiesa sette-centesca. Sono fornite di motore elet-trico che ne facilita l’apertura e l’ae-razione della chiesa.

• Don Cristoforo Toczyski, il sale-siano polacco da undici anni ospite ecollaboratore estivo nella nostra par-rocchia, il primo agosto è diventatoparroco di Sepopol, nella regione anord del paese chiamata la Siberiapolacca. A don Cristoforo che, dalcampo giovanile scende nel più vastoambito pastorale, gli auguri più fervi-di di san Quirino!Cullati dalle onde in viaggio verso l’isoletta di Kosljun.

Il graditissimo concerto della banda titolare di Orzano nel cortile della sagra.

Mons. Lucio Soravito ascolta la banda che suona in suo onore.

Notiziedal

borgo

6 CAMMINIAMOINSIEME

Notiziedal

borgo

• In seguito alla morte di mons.Diego Armellini, parroco del SS.Redentore, il nostro don Claudio èstato nominato Amministratore Par-rocchiale della vicina comunità. Ledue parrocchie già collaborano inalcuni campi soprattutto quello gio-vanile.

• Mons. Luciano Nobile, per quindi-ci anni parroco a san Quirino, è statonominato parroco del Duomo diUdine e, contestualmente, vicario fo-raneo della città. Gli auguri più belliper il suo ritorno in città!

• Anche quest’anno numerosissimii fedeli che hanno gremito la chiesa disanta Chiara in occasione della suamemoria liturgica. Questo appunta-mento annuale che la nostra comuni-tà ha voluto per ricordare gli antichilegami, si sta rivelando ogni anno piùbello e prezioso.

• Al numero 46 di via Gemona èstata aperta la filiale della Banca diCredito Cooperativo di Manzano. Simoltiplicano gli sportelli, e i soldi?

Venerdì 1° ottobre 2004ore 20.45

I FRANCESIERIC LEBRUN(Parigi)Musiche di N. de Grigny, J.S. Bach,D. Buxtehude, C. Franck,V. Aubertin, E. Lebrun e J. Alain

S. Chiara,11 agosto:Una ricca cornicedi fede e di arte.

La chiesa di San Michele Arcangelo a Sepopol (Polonia) dov’è parroco don Cristoforo T.

Giovedì 14 ottobre 2004ore 20.45

L’INFLUSSO DELLA MUSICAITALIANA SU J.S.BACHFRANCESCO BONGIORNO(Brindisi)Musiche di G. Frescobaldi,A. Vivaldi e J. S. Bach

SERATE D’ORGANO • AUTUNNO 2004Venerdì 22 ottobre 2004ore 20.45

IL VENTO DELL’ESTMICHELLE HRADECKA’(Praga)Musiche di G. Frescobaldi,G. Muffat, J. K. Kuchar,D. Buxtehude e J. S. Bach

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7CAMMINIAMOINSIEME

Noi che siamo stati, che siamo latua famiglia ti vogliamo oggi abbrac-ciare per l’ultimo saluto. Per molti seistato un fratello con il quale discute-re, litigare, andare in giro, confidarsi;per altri sei stato un padre a voltesevero, sempre disponibile e attentoai bisogni ed alle difficoltà; per pochisei stato un figlio (per Vladimir eVisnija Hudolin ad esempio), qualchevolta discolo, certamente poco inclinead accettare passivamente regole econsigli. Per te il lavoro, da quando tiabbiamo conosciuto 25 anni fa, nonpoteva essere diviso dalla vita priva-ta, e per questo viene spontaneoimmaginarti parte di una grandefamiglia, nata nel piccolo gruppo diCastellerio con il prof. Hudolin, laprof. Visnija, il dr. Renzo Buttolo e iloro collaboratori. È una famigliaoggi enorme, in Italia e nel mondo,cresciuta in numero, in qualità e per-sone, che si stringe a te e a Bianca,riconoscente per tutto il lavoro chehai fatto, per le migliaia di famiglieche hai soccorso e alle quali haimostrato la strada maestra, per lecentinaia di persone che hai educatoe formato in tutta Italia in questi anni.

Sarebbe riduttivo pensare solo allavoro, senza ricordare tutta la dispo-nibilità, la passione, l’emozione, l’en-tusiasmo, la motivazione e talvolta lasofferenza che hai messo in questolavoro. È stato un fatto non solo dicervello, ma anche di grande cuore.Tutto questo lo abbiamo potuto con-statare, in questi ultimi anni ed inparticolare in questi ultimi mesi, dal-l’infinità di persone che ti hannosostenuto, cercato, aiutato, volutobene, talvolta in modo addiritturaesagerato, al punto che rivendicaviun po’ di pace.

Ecco: se arrivato alla fine dell’esi-stenza uno fa il bilancio delle azioniche ha compiuto, dei progetti che harealizzato, e valuta ciò che è rimastodi veramente importante, dopo averpassato al vaglio ed eliminato le coseche spesso ci sembrano irrinunciabili,ma che perdono ogni significato in

una prospettiva eterna, tu hai spesobene la tua esistenza, per tutto quelloche hai fatto e per il riscontro diimmensa riconoscenza che hai speri-mentato in questi mesi. Non è dato atutti guardare indietro e poter dire lastessa cosa, poter vedere ed apprez-zare che decine, centinaia di persone,in modo così affettuoso e disinteres-sato ti cercano, ti stanno vicino, tifanno in qualche modo ritornareindietro tutto il bene, l’amicizia, lasolidarietà e l’amore che hai dispen-sato nella vita.

Giancarlo Lezzi ha iniziato la suacarriera professionale nel 1979, quan-do il prof. Vladimir Hudolin venne aUdine per tenere il primo corso disensibilizzazione all’approccio medi-co-psico-sociale dell’alcolismo, comeallora si diceva. Si realizzò subito unasintonia particolare etra lui e il pro-fessore, ed iniziò ad occuparsi dei clube della comunità multifamiliare nellasezione ospedaliera. Era indubbia-mente dotato di qualità e di capacitàpersonali innate, che gli consentivanodi entrare in immediata empatia conla gente. Aveva anche la capacità di

motivare le persone e scalzare le resi-stenze più forti che esse presentavanoad un processo di cambiamento chedoveva essere radicale e profondo,per essere risolutivo. Molte famiglielo ricordano come intransigente, duro,a volte addirittura cattivo, ma sempreaccompagnato da una grande disponi-bilità ed amore per le persone. Questestesse famiglie oggi lo piangono e lorimpiangono come avessere perso unpadre, o un fratello maggiore.

Nel lavoro con le famiglie nella co-munità Giancarlo è stato probabil-mente il migliore, sia per le doti natu-rali che possedeva sia per lo studio el’aggiornamento costante. La ampiadiffusione dei club a livello nazionalee mondiale, costituisce oggi una delleesperienze più interessanti ed impor-tanti nel campo della salute mentalea livello internazionale degli ultimianni.

La nostra regione è stata all’avan-guardia ed ha creato questo movi-mento, e spero saprà degnamente, an-che a livello istituzionale, ricordare la

La grande famiglia dell’A.C.A.T. saluta unpadre e un fratello maggiore: Giancarlo Lezzi

continua alla pagina seguente

Giancarlo Lezzi consegna un meritato riconoscimento dopo il duro periodo della cura.

8 CAMMINIAMOINSIEME

figura di Giancarlo Lezzi per l’appor-to fondamentale che ha dato allo svi-luppo dei club. La sua è stata, nelcorso degli anni, una presenza co-stante, fino all’ultimo. Prima presi-dente per diversi anni dell’A.C.A.T.udinese, poi vicepresidente dell’asso-ciazione regionale dei club, negli ulti-mi anni fondatore e presidente dellacooperativa di servizi intitolata alprof. Vladimir Hudolin.

Parallelamente ha svolto unaintensa attività formativa, collabo-rando con il prof. Hudolin in nume-rosissimi corsi di formazione, che poiha continuato a svolgere anche dopola scomparsa del professore.

Osservatore attento e critico èstato autore di numerose pubblica-zioni in campo alcologico. Per questolascia un vuoto enorme di professio-nalità e di esperienza in tutto il movi-mento dei club ed in generale nell’al-cologia italiana.

* * *

Parlando delle famiglie dei clubGiancarlo così si era espresso: “Iosono rimasto stupito ed ho ammiratoe, perché no anche invidiato, il corag-gio di queste persone che hanno sapu-to ricominciare dopo l’insuccesso esi-stenziale, relazionale, sociale, matri-moniale e genitoriale che sembravaessere definitivo, senza via di ritorno.È il coraggio più puro, quello di tutti igiorni, di tutta una vita, quello dellemogli e delle madri di famiglia nellesituazioni difficili, degli antichi navi-gatori, dei vecchi attraversatori dideserti. È un coraggio senza forti sba-vature o eroismi, condito da una forzasenza durezze, da un amore senzarecriminazioni, da una pace interiorealle volte trafitta dalla sofferenza, tal-volta illuminata dalla gioia del buonesito, mai carente di sensibilità edattenzione. È il coraggio di andareavanti di momento in momento, digiorno in giorno, senza previsioni,senza timore, come le strade sia apris-sero sempre”.

• • •

Questo Giancarlo lo ha testimonia-to nella sua vita, ed in particolare conil coraggio e la forza con le quali haaffrontato la malattia e la morte.

Grazie da parte di tutti, caro, caris-simo Giancarlo…

Francesco Piani

IL SILENZIOIL SILENZIO è MITEZZA:

• quando non rispondi alle offese;• quando non fai pesare i tuoi diritti;• quando non chiedi a Dio di difendere il tuo onore.

IL SILENZIO è MISERICORDIA:• quando non riveli le colpe dei fratelli;• quando perdoni senza indagare sul passato;• quando non condanni, ma intercedi nel tuo intimo.

IL SILENZIO è PAZIENZA:• quando soffri senza lamentarti;• quando non cerchi consolazione;• quando non intervieni, ma attendi

che il seme germogli lentamente.

IL SILENZIO è UMILTÀ’:• quando taci per lasciare emergere gli altri;• quando non ostenti i doni di Dio;• quando lasci che il tuo agire possa essere mal interpretato;• quando cedi ad altri la gloria dell’impresa.

IL SILENZIO è FEDE:• quando taci perché è Lui che agisce;• quando rinunci ai suoni, alle voci del mondo

per stare alla Sua presenza;• quando non cerchi comprensione,

perché ti basta essere conosciuto da Lui.

IL SILENZIO è ADORAZIONE:• quando abbracci la croce senza chiedere: “Perché?”.

CATECHESIDEGLI ADULTI

VIVERE LA CHIESA= RIVELARE

L’AMORE DI DIO

GIOVEDÌ ORE 20.45dal 4 novembre

al 9 dicembre 2004

con il prof.don Giorgio Giordani

9CAMMINIAMOINSIEME

Il Signore ci ha donato la presenzadi don Diego per 18 anni, sono tantima sembra ancora vicino il giorno delsuo ingresso qui, quando assieme adon Giancarlo, lo abbiamo accoltocome nuovo parroco.

La vita, le esperienze pastorali pro-gettate e realizzate insieme sono mol-tissime e restano nel cuore di ciascunoe anche in quello di tutta la Comunità.Don Diego ha sempre testimoniatocon ferma convinzione ed energicavitalità l’importanza della Pastorale diComunione all’interno dei vari ambitidella parrocchia (catechesi e giovani,liturgia e Caritas) e in quello forania-le e diocesano, manifestando semprela sua adesione per gli orientamenti ele iniziative che venivano proposti,invitando a partecipare, ad essere pre-senti a tutti gli incontri, soprattuttocon il proposito di fare Unitàall’Arcivescovo e a tutta la Chiesa.

Molto concretamente richiedeva lapresenza di noi al suo fianco per deci-dere insieme quali scelte e quali azio-ni svolgere, correggendo sempre l’i-stinto ad agire individualmente emettendo al primo posto l’importan-za di una decisione formulata insiemeper il bene di tutta la Comunità, mapoi lasciando sempre grandissimalibertà di agire secondo i talenti diognuno.

Questo pensare e operare in pro-spettiva di comunione, ci ricordavaspesso, se ha il suo cardine nel “saperperdere”, nel lasciare tutte le nostreparticolari intenzioni per accoglierequelle degli altri, può far emergere lapresenza viva di Gesù in mezzo allaComunità.

In ogni frangente ci richiamava a“fare la scelta di Dio” e improntare lanostra vita “mettendo Dio al primoposto”, ad “accettare la volontà diDio per quel momento preciso” equesto, è divenuta gradualmente, nelcorso degli anni, una sfida continuaper vivere la nostra Fede, cercando dimigliorare costantemente.

Don Diego ci ripeteva quasi ognigiorno,“Mai pentirsi del bene fatto” espesso c’era un povero da incontrareo una persona da ascoltare. Chi bus-

PER DON DIEGO

sava alla porta della Canonica, nonandava mai via a mani vuote.

Fra i tanti episodi, ricordo ancoraquando, parecchi anni fa, in un freddogiorno d’inverno regalò senza esitareil suo cappotto (l’unico che aveva) epoi tutte le coperte che c’erano incasa, confidando che la Provvidenzaavrebbe pensato anche a lui.

Con i gemellaggi instaurati conaltre Comunità parrocchiali, come laParrocchia Madonna del DivinoAmore di Catania e con i missionarifriulani in Argentina e in Africa hasuscitato la sensibilità nei confrontidi realtà meno fortunate, facendocisperimentare concretamente la co-

munione con fratelli e sorelle più lon-tani.

La Canonica era aperta a tutti, sem-pre, e con il motto “Comunità apertaal mondo” diventato programmapastorale, lui per primo ha sempreaccolto e ospitato come famigliaritante persone: da varie nazioni del-l’Africa, dall’Argentina, dall’India,dalla Romania, dalla Slovacchia, dallaCechia e la condivisione dei beni spiri-tuali e materiali è diventata, anche pernoi, esperienza di vita che continua.

Ha sempre creduto nella Pastoralegiovanile, che trovando già avviata,ha sempre sostenuto e difeso, inco-raggiando gli animatori e i catechistinella formulazione di tutte le iniziati-ve formative, ricreative e sportive,privilegiando la via esperienziale nelcammino di Fede delle giovani gene-razioni, consolidando la parrocchiacome un punto di riferimento permolti ragazzi e giovani.

Pochi giorni fa, nell’ultima riunio-ne, stremato dalla malattia ma fermonelle intenzioni, ci ha esortato a pro-seguire nella realizzazione del suo enostro sogno: la costruzione dell’ora-torio e siamo certi che, dal Paradiso,intercederà nel cuore di ciascunoaffinché non manchi il coraggio dicompletare quest’opera, tanto neces-saria per i giovani e la comunità tutta.

Grazie Signore per averci fattovivere assieme a don Diego, nel tuodisegno ci è stata donata una presen-za viva di Vangelo vissuto, un sacer-dote spesso fuori dagli schemi tradi-zionali, che ha fatto crescere nell’a-more reciproco questa Comunità.

Don Diego, nella Comunione deiSanti, dacci sempre la forza di viverela Parola, come ci hai testimoniatoqui.

Il 26 giugno si spegneva mons. Diego Armelliniper 18 anni pastore della comunità del Redentore

LE SPERANZE E LE TRISTEZZE DEL MONDO

A 40 anni dalla Gaudium et Spes

con Paolo Doniteologo e parroco

martedì 26 ottobre 2004 – 20.45Sala Giovanni Madrassi

A cura del Colloquio Europeo delle Parrocchie

10 CAMMINIAMOINSIEME

Da San Quirino a piazza Libertàabbiamo “scoperto”, salutato e pregatoben sei Madonnine che i bambini han-no così chiamato:

• Madonnina di terracotta(via T.Deciani)

• Madre Dolorosa per Gesù(Vicolo del Portico-vedi foto)

Benedettochi onora l’anziano

♦ Benedetto chi capisce lemie mani che tremano e il miocamino stanco.

♦ Benedetto chi mi offre unsorriso, una parola amabile o unpo’ del suo tempo.

♦ Benedetto chi saprà farmirivivere i bei ricordi del tempopassato.

♦ Benedetto chi mi ascoltacon pazienza quando io ripetole stesse cose e i ricordi dellamia lontana giovinezza.

♦ Benedetto chi mi staaccanto e mi ricorda che sonosempre vivo e interessanteanche se non lo sono.

♦ Benedetto colui che midice e mi fa capire che c’è anco-ra qualcuno che mi ama e mipensa.

♦ Benedetto tu che bussi allaporta della mia solitudine e peril mio compleanno mi porti unfiore.

♦ Benedetto chi mi mostraaffetto e rispetto e la cui bontàverso di me mi fa pensare allabontà di Dio.

♦ Quando avrò passato lasoglia dell’eternità, mi ricorde-rò di te presso il Signore.

• Maria e la sua Famiglia(Chiesa di San Cristoforo)

• La Pietà(Cappella e angoli palazzo Friulcassa)

• Madonna su colonna votiva(piazza San Giacomo)

• Madonnina Regina(angolo Loggia del Lionello).

CATECHISMO FLASH

I nostri campioni in erba hanno vinto quest’anno il torneo di pallacanestro.

I bimbi del catechismo alla ricerca delle testimonianze di fede nella nostra città.

Questo ci ha fatto capire che Maria èconsiderata proprio come la “nostra”Mamma più preziosa, tanto che gliuomini hanno cercato sempre di tener-sela accanto il più possibile, tra le pro-prie case e lungo le strade, come guida econforto nelle fatiche di ogni giorno.

Ciao da tutti dai bambini del 1° annodi catechismo!

11CAMMINIAMOINSIEME

Sono una volontaria del “Ponteper…” che opera da anni in Iraq.

L’ultima volta che sono partita daBaghdad è stato all’inizio di aprile diquest’ anno ed ho provato una grandeangoscia e paura per il futuro di que-sta terra, del popolo iracheno. Finsubito dopo la fine della prima guerradel Golfo, nel 1991, operiamo in Iraqcome associazione di volontariatocon progetti di cooperazione nel set-tore della scuola, della sanità dellacultura.

La prima volta che sono andata inIraq, nel 1992, ero insieme ad altredieci persone ed avevamo con noitante medicine. In Iraq, a causa del-l’embargo non entrava niente e lepersone negli ospedali morivano permancanza di medicine. Poi abbiamoiniziato ad occuparci delle scuole, leinsegnanti ci accoglievano con timi-dezza, forse pensavano: ”cosa voglio-no questi stranieri?”. Ma poi, quandohanno visto che andavamo per siste-mare i bagni che erano rotti da mesi,o portavamo banchi nuovi, quaderni,penne, carta, ci hanno accolto congrande calore e dignità. E così è statoquando siamo riusciti a portare deimedici italiani ad operare negli ospe-dali iracheni, insegnando ai loro colle-ghi iracheni le ultime novità mediche.

Baghdad, l’Iraq, l’antica Mesopo-tamia, la terra tra i due fiumi, il Para-diso Terrestre. Sembra che Abramosia nato nel sud dell’Iraq.

Una terra piena di storia, la culladella nostra storia.

E adesso c’è solo dolore e dispera-zione. La guerra ha distrutto un tessu-to umano e sociale che sarà difficile daricostruire. In questi lunghi mesi dopola fine della guerra abbiamo cercatodi portare avanti il lavoro tra mille dif-ficoltà per dare un senso di continuitàalla vita degli iracheni che ci conosco-no. Anche se con grossi rischi abbia-mo continuato ad andare nelle zonesciite, coprendoci il capo, rispettandole loro regole, tutto per vedere il sorri-so dei bambini che ci aspettavanonelle scuole. “Arrivano le italiane”,tutti in fila, ordinati, con gli insegnan-ti pronti a riceverci. Mentre nelle stra-de c’è il caos. L’Iraq è nel caos. Rapi-

menti di bambini, di donne, furti, armi,violenza, disoccupazione. Ma soprat-tutto divisione. I sunniti, gli sciiti, i cri-stiani. Noi abbiamo collaboratori chesono sunniti e cristiani e c’è il massi-mo rispetto.

Prima della guerra i musulmanifesteggiavano il Natale con i cristiani,durante il Ramadan i cristiani rispet-

tavano il digiuno dei musulmani e allafine del mese di Ramadan festeggia-vano assieme.

Per noi il popolo iracheno è statoun grande maestro perché ci ha inse-gnato il rispetto della persona senzaguardare a che religione appartiene,la dignità, il coraggio nell’affrontarela vita, e questo perché tutto viene daDio e tutto torna a Dio.

Il credere in Dio da loro la forza dicontinuare a vivere ed accettare quel-lo che la vita offre ogni giorno.Resteremo in Iraq perché crediamoche sia ancora possibile portare uncontributo di pace tra i popoli, perchévogliamo continuare ad essere unPonte tra l’Iraq e l’Italia.

Conosciamoci meglio

UN PONTE PER SPERARE

Anna Mazzolini

I drammatici rapimenti delleultime settimane, hanno in questapagina una testimone d’eccezio-ne, impegnata da molti anni nellatormentata terra irachena.

Quanto valeil sorrisodei bambinidi questa scuolain Iraq?

Un ponte fattodi vicinanza,amicizia, aiutoper le vittimeinnocenti di unabrutta guerra.

12 CAMMINIAMOINSIEME

Puntuali, come gli scorsi anni, cisiamo ritrovati nelle competizionisportive parrocchiali in un rinnovatospirito di gruppo. Le discipline doveognuno poteva cimentarsi, erano tre:basket, calcio e pallavolo.

I primi a scendere in campo, giove-dì 9 ottobre, furono i cestisti presso laparrocchia del Carmine. Ogni tifose-

ria si era riservata una parte delle“tribune” per sostenere la propriasquadra: c’era chi sventolava coloratebandiere, altri intonavano cori.

Le partite furono molto combattutegrazie alla grande competitività dellesquadre tenendo col fiato sospesoognuno di noi fino all’ultimo secondo.Il torneo è stato vinto dalla parroc-

chia di San Quirino che, grazie ad unospirito di gruppo e ad un buon giocodi squadra, ha strappato la vittoria adenti stretti.

Venerdì sono scese in campo leragazze della pallavolo nell’impiantosportivo di San Quirino. Anche quil’affluenza delle tifoserie non fu poca,soprattutto da parte di noi ragazzifelici di goderci lo spettacolo.Le squa-dre, tutte, hanno dimostrato la lorocapacità ma alla fine l’ha spuntata laparrocchia del Carmine che, comeogni anno grazie alle cosidette “tesse-rate”, è riuscita a battere le altresquadre ed a portarsi a casa il trofeo.

La sera stessa fu organizzata la cenapresso la parrocchia del Duomo. Vihanno partecipato molte persone traanimatori e ragazzi. Ci fu anche l’ani-mazione di una mini discoteca che hariscosso notevole successo. Purtroppo,molti di noi alle 11 hanno dovuto ri-tornare a casa perché l’indomani sa-rebbero dovuti andare a scuola.

Ore 14 di sabato 11 settembre:molti erano a casa ma altri erano giàpronti su un campo di calcio a giocar-si il tutto e per tutto per diventarecampioni di calcio ma anche campio-ni del 15° torneo Sportfesta. In testaalla classifica, dopo due giorni, c’era-no tre parrocchie: il Carmine, il Re-dentore e San Quirino; tutte e tre dis-ponevano di rose eccellenti, ma inquei momenti non conta solo la bra-vura ma anche la capacità di ragiona-re con freddezza e un pizzico di fortu-na. Il torneo è stato vinto dalla par-rocchia di San Giorgio e la coppa-tro-feo dello Sportfesta, per maggiornumero di punti accumulati nellevarie discipline, è stata vinta dallanostra parrocchia di San Quirino. Laserata si è conclusa con grandi festeg-giamenti, la cena insieme e le premia-zioni - presenti le autorità – nel corti-le della nostra parrocchia.

Non è mancato l’agonismo, comepure l’opportunità di stringere e rin-novare nuove e vecchie amicizie. Ildivertimento, scontato, ci fa pensareal prossimo appuntamento di settem-bre 2005, ma anche alla possibilità dipoterci ritrovare durante l’anno inaltre occasioni ed attività.

Enrico Sabbadini

Dal 17 al 24 luglio un’allegra comitiva di circa 30 ragazzi, delle scuole mediee superiori delle parrocchie di S. Quirino e del SS. Redentore, ha rallegrato i pratie le vie di Cima Sappada. Anche quest'anno, infatti, si è svolto il tradizionalecampeggio estivo in collaborazione con ragazzi ed animatori della vicina parroc-chia di via Mantica. Nonostante le bizze del tempo, siamo riusciti a trascorrereassieme delle bellissime giornate ricche di momenti di gioco e riflessione. Il tito-lo del campeggio di quest’anno era Sogno – Progetto – Servizio: come, cioè,poter iniziare a concretizzare gli ideali e le speranze che frullano vorticosamen-te nelle nostre giovani menti, e come ricercare in essi i germogli della fede cheabbiamo ricevuto in dono.

Durante la settimana abbiamo fatto anche numerose passeggiate, fra cui unasplendida “due-giorni montanara” sulle Dolomiti di Cortina con pernottamentoal rifugio Vandelli. Sono stati proprio dei giorni memorabili in cui, oltre a diver-tirci, abbiamo potuto crescere insieme e arricchirci di nuove esperienze; per que-sto, fin d’ora, invitiamo tutti i ragazzi a partecipare numerosi al prossimo cam-peggio e a tutte le attività che verranno loro proposte nel nuovo anno catechi-stico che sta per iniziare.Un saluto,

Gli animatoriAlessandro e Francesco

UNA BELLA COMPAGNIA

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