camerino : notizie storiche sui monumenti

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Notizie sulle Chiese e sui Monumenti di Camerino estratte dal sito ufficiale del Comune

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Notizie storiche su Chiese, Monumenti e Palazzi della città di Camerino. Le notizie sono tratte dal sito ufficiale del Comune di Camerino

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Page 1: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Notizie sulle Chiese e sui Monumenti di Camerino

estratte dal sito ufficiale del Comune

Page 2: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

La Cattedrale - Santa Maria Maggiore

Il terremoto del 1799 colpì seriamente la Cattedrale, che subì un grave

crollo. Per calcolare i danni e progettare un´opera di ricostruzione fu invi-

ato da Roma Andrea Vici, primo architetto della Rev. Fabbrica di San Pietro

e allievo del Vanvitelli. Il Vici, accertata la necessità di ricostruire

l´edificio, elaborò tre progetti di riedificazione. I primi due (uno che pre-

vedeva una chiesa a tre navate e l´altro a navata unica), ancora legati a

forme barocche, avrebbero salvato le parti superstiti della Cattedrale, co-

me il coro, le sagrestie, la facciata, il campanile e le cappelle rimanenti,

mentre il terzo progetto, approvato con risoluzione capitolare il 6 luglio

1800, presumeva invece una completa ricostruzione della chiesa, a croce

latina, con un asse longitudinale più lungo rispetto alla precedente. La

nuova chiesa presentava un´unica navata ed intercolumni a simulare delle

piccole navate laterali con grande presbiterio e coro, salvando solo parzial-

mente le parti superstiti. Lo schema interno risultava quindi più fisso e ri-

gido rispetto alla chiesa precedente, ma molto regolare, con le cappelle,

tre per lato, di identiche dimensioni e forma (ad evitare il frastagliamento

spaziale precedente) e il ritmo ripetitivo delle colonne con capitelli corinzi

(due in corrispondenza di ogni cappella scandita ed individuata da grossi

pilastri) a cadenzare lo spazio, mentre un alleggerimento si otteneva solo

nelle due cappelle del presbiterio, caratterizzate da angoli smussati. Un

altro problema che il Vici dovette risolvere fu quello di accontentare le ri-

chieste del vescovado, che avrebbe voluto la facciata della chiesa perpen-

dicolare a quella del Palazzo Vescovile e quindi parallela a quella del lato

opposto dello stesso con un portico antistante alla chiesa che fosse una

continuazione di quello del palazzo. La pianta della chiesa venne quindi

spostata verso nord-est con un conseguente ampliamento della piazza, an-

che se la proposta originaria formulata dal Vici, bocciata alla fine del 1805,

prevedeva una rotazione dell´asse della chiesa di 90° con la facciata af-

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frontata al Palazzo ducale. Si decise quindi per la completa demolizione

delle strutture rimanenti in modo da dare inizio immediato ai lavori, che

però furono interrotti dall´arrivo dei francesi nel 1807. Alla morte del Vici,

nel 1817, i lavori proseguirono sotto la guida dell´ingegner Clemente Fol-

chi, suo genero, che fu libero di modificare ben poco, visto che la chiesa

sotterranea e le fondamenta della superiore erano già pronte. Il suo inter-

vento andò comunque a modificare la cappella del Santissimo Sacramento,

la quale, ideata a pianta semicircolare, si distinse dalle altre per volere

del vescovado. Nel 1823 una parte della chiesa era già messa in funzione,

pur mancando ancora molto alla conclusione dei lavori, e soprattutto della

facciata. Il Vici aveva già presentato per la facciata un disegno (con pro-

spetto a quattro colonne, frontone e attico sovrapposto), che però non

piacque al Folchi, il quale ne progettò altri tre, rifiutati, comunque, dai

canonici perché non rispondenti alle loro precedenti richieste. La facciata

attuale, caratterizzata da due tozzi campanili, è molto pesante e appiatti-

ta (risultando una continuazione degli altri porticati del Palazzo vescovile)

e contrasta fortemente con lo slancio verticale dell´interno, che presenta

la navata centrale inondata di luce. L´apertura ufficiale al pubblico risale

all´8 settembre 1832. L´interno è maestoso, specie nella navata centrale,

divisa dalle cappelle laterali da quattro pilastri, movimentati grazie

all´inserimento in quattro nicchie di statue dei santi Pietro, Paolo, Leonzio

e Ansovino (una per ciascun pilastro e rivolte verso la navata centrale), e-

seguite da Giuseppe Mazzanti di Cingoli, e intervallati da coppie di colonne

in corrispondenza di ogni cappella. I cornicioni sono modanati e sorretti da

fitte mensoline, mentre gli stilobati e le zoccolature di calcare rosso scan-

discono il ritmo in alternanza al bianco della pietra. Sono da ammirare,

all'interno e nelle sagrestie, pregevoli esemplari della scultura lignea poli-

croma del '200 (Crocefisso) e del '400 (Madonna della Misericordia) oltre a

interessanti tele di pittori di maniera del '600.

Page 4: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Basilica di San Venanzio

Proprio nei decenni successivi alle distruzioni risalenti al sacco svevo si col-

loca un´intensa attività costruttiva della chiesa, durante la quale viene an-

che ricostruito il mausoleo del santo in tre ordini sovrapposti, alcuni ele-

menti della facciata e il portale, da collocare tra la fine del ´300 e il 1412,

data di un documento di pagamento di due statue con l´Angelo annuncian-

te e la Vergine annunciata da collocare ai lati del portale, che ormai era in

via di completamento. Un altro momento di rinnovamento si ha in epoca

rinascimentale, soprattutto per ciò che riguarda la facciata, il portale del-

la sagrestia, commissionato a Polidoro di Stefano da Perugia, e il timpano,

che si presenta ora con l´iscrizione mutila "Iulii Caesaris auspicio pinnacu-

lum templi positum fuit anno MCCCCLXXX", riferita al pinnacolo crollato

durante il terremoto del 1799. Risale, invece, al 1558 la sistemazione del

coro, durante la quale viene ritrovata la cassettina con le reliquie del san-

to all´interno del mausoleo. Pur mantenendo la struttura gotica del presbi-

terio, su commissione del cardinale Mariano Pierbenedetti, alla fine del

Cinquecento, viene distrutta l´abside medievale con lo scopo di ampliarla,

su probabile disegno di Domenico Fontana, e si ottiene una cripta sotto il

presbiterio dove è incluso il mausoleo del santo. All´epoca barocca risale

la cupola emisferica, iniziata nel 1673 e terminata nel 1677 dall´architetto

Bernardino Bianchini di Camerino, poi ornata di dipinti. Il terremoto del

1799 distrusse parzialmente la chiesa, sebbene le strutture principali rima-

sero intatte. La facciata gotica, in gran parte conservata, è scandita in tre

zone da ampie lesene, con un portale con ampia strombatura ad arco a

tutto sesto, impostato su pilastri che recano decorazione fogliacea e colon-

nine tortili alternate a tralci di vite, mentre sugli stilobati e tutto intorno

si ha una centina di marmo bianco intarsiata di pietre dure in parte aspor-

tate. L´architrave è ornato con un fregio col Cristo e gli Apostoli e nella lu-

netta domina la Madonna col Bambino al centro e San Porfirio a sinistra,

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(statue attribuite alla scuola di Giovanni Pisano da Lionello Venturi, che as-

simila il portale a quello del Palazzo dei Priori di Perugia), mentre la statua

di San Venanzio si è persa. Risalgono, invece, alla fine del XV secolo la ri-

quadratura orizzontale del portale, il rosone, che conteneva i simboli dei

quattro Evangelisti, abbattuti nel terremoto e conservati in frammenti nel-

la sagrestia, il timpano e i leoni, simboli del potere guelfo, posti sopra alle

mensole, davanti alle due grandi lesene, opera di Polidoro di Stefano da

Perugia che li eseguì tra 1476 e 1477 e commissionati dal priore della chie-

sa Ansovino di Angeluccio Baranciano de´ Pierleoni e da Giulio Cesare da

Varano, signore di Camerino. L´interno, a croce latina, è quindi ricostruito

in pieno stile neoclassico, diviso in tre navate da due ordini di colonne a

base attica e capitello corinzio a sostenere un´architravatura rettilinea. La

copertura è a volta a botte nella navata centrale, con una serie di cornici a

stucco a formare delle riquadrature che scandiscono il ritmo man mano

che si avanza verso il presbiterio, mentre le navate laterali sono coperte

da soffitti cassettonati riquadrati, in un insieme di grande equilibrio e pro-

porzione. L´illuminazione è data dall´apertura di sei grandi finestroni nella

volta a botte centrale, tre per lato, e da due finestre affrontate per cia-

scun braccio del transetto e nell´abside, mentre la cupola, fonte di illumi-

nazione principale, è costruita in perfetta semicircolarità. Ad un forte e-

quilibrio interno, quindi, per il quale il modenese Luigi Poletti (architetto a

cui venne affidato il progetto di ricostruzione dopo il terremoto del 1799),

era stato libero di organizzare al meglio lo spazio, non corrisponde una fe-

lice soluzione all´esterno, dove, invece che mantenere gli elementi

strutturali gotici, ben risparmiati perché cari alla comunità camerinese,

impone la sua facciata con pronao esastilo e frontone e modanature classi-

che. Nei suoi disegni il Poletti aveva anche previsto, col fine di ottenere la

massima simmetria, il rifacimento del secondo campanile, che però è rima-

sto incompiuto. Nella cripta l´altare è costituito dal Sarcofago di San Porfi-

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rio, del II secolo d. C., sarcofago romano in marmo bianco realizzato per

contenere le reliquie di San Porfirio, martire nel 253 d. C., e decorato tra

la fine del XIII e l´inizio del XIV secolo su un lato a fingere un tempietto

gotico. L´epigrafe, che si trova sul lato addossato al muro, è stata abrasa e

si leggono solo D. M. (Dis Manibus). Al di sopra di questo sarcofago, soste-

nuta da quattro grifoni accovacciati in marmo nero nei quattro angoli, è

collocata l´arca di San Venanzio, attribuita da Venturi ad artista toscano,

costruita in calcare con colonne tortili sotto Berardo da Varano (1310-

1327), che custodisce l´urna con le reliquie del martire, in legno ricoperto

da lamine d´argento, decorata con graffiti raffiguranti episodi della sua vi-

ta, databile tra X e XIII secolo. La cripta conserva anche un´edicola ricca-

mente decorata con cornice a candelabri, forse opera di Rocco da Vicenza.

La statua argentea del Santo fu fatta fondere dal vescovo Francesco Vivani

nel 1764 e donata con sei candelabri d´argento.

Page 7: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Santa Maria in Via

L´attuale chiesa fu costruita con progetto di Andrea Sacchi sull´area della

precedente, di un oratorio, della canonica, di altre case acquistate dal

card. Angelo Glori, tra il 1639 e il 1642. Nel 1643 accolse l´immagine. Fu

consacrata nel 1654. La pianta ha forma ellittica: sull´asse maggiore, m.

28, il. presbiterio e un´esedra con la porta di fondo al lato opposto;

sull´asse minore si aprono quattro cappelle semicircolari e due porte late-

rali. Ai due localini che fiancheggiano l´ingresso, il battistero a sinistra e la

cappella del Crocifisso a destra, corrispondono ai lati dell´abside

l´oratorio della confraternita e la sagrestia dalla quale si accede

all´edicola della Vergine, aperta, sulla chiesa. La volta in mattoni, abbat-

tuta dal terremoto del 1799, fu sostituita dal tetto a capriate, invero trop-

po alto sul timpano, e dalla volta in camorcanna ribassata ed indipenden-

te. L´esterno, in mattoni, è ovunque assai semplice; la facciata, a due pia-

ni sovrapposti, è divisa, verticalmente da paraste. Il portale e ´architrave

poggiano su due stipiti; il timpano, a corda, e qualche altra decorazione, è

in pietra arenaria, qua e là malamente sostituita da cemento. L´interno

presenta sostanzialmente l´aspetto architettonico primitivo, raccolto e ar-

monioso, e la decorazione del secolo scorso: le pareti a finto marmo con

policromia un po´ esuberante portata a termine dall´Adami di Roma e dal

Ferranti di Tolentino nel 1896; il complesso scenografico dipinto sulla volta

dal decoratore camerinese Giuseppe Rinaldi, detto lo Spazza, illustra vita

e misteri di Maria; più accademica la decorazione del presbiterio di Orazio

Orazi, altro pittore cittadino, anche se narra con figure ancora riconoscibili

della Camerino ultimo ottocento l´arrivo da Smirne dell´immagine e la sua

incoronazione. La critica ha precisato l´epoca della tavola (1265-75),

l´origine umbro-marchigiana e ha chiamato convenzionalmente Maestro di

Camerino l´ignoto autore al quale si attribuisce anche la Madonna in Provi-

dence della Fogg Art Museum presso l´università di Harvard a Cambridge.

Page 8: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Un restauro del 1973, ha consolidato il legno, fermata la superficie pittori-

ca, rinnovata la policromia offuscata da spessa patina di fumo e di sudicio.

La Vergine è ripresa in aspetto rigido, ieratica solennità, bizantina trascen-

denza. Al di là del totale immobilismo e della impeccabile simmetria com-

positiva; il disegno è sottile, le immagini nobili, gli sguardi profondi,

l´abbraccio materno. I colori vanno dal chiaro al giallo, dall´azzurro al ros-

so; il fondo è argentato con doratura a "mecca", la corona del capo a lu-

netta. Finissima l´Annunciazione della base nella quale le figure, che si mi-

surano in uno spazio architettonico ben delineato, accennano a movimento

ed esprimono sentimenti raccolti e profondissimi. La scritta a caratteri go-

tici precisa il tema della composizione: "Virgo parit Christum velut angelus

intimat ipsum". Nella cappellina di destra dell´esedra, ove una volta era la

tomba del cardinale Giori, si venera il Crocefisso con il quale nel 1750 San

Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, benedisse il popolo di Cameri-

no a coronamento di una missione. Proviene dalla cappella Strada di Beldi-

letto. Pur in carta pesta è molto espressivo. Il cardinale Giori provvide ad

ornare le quattro cappelle con dodici tele di "pittori celebri", tre per ogni

cappella: uno sopra l´altare, il migliore, e due ai lati. In realtà si tratta

quasi sempre di copie, anche se di buona fattura. Sull´altare della prima

cappella a destra i Santi Francesco di Sales e di Paola sono del Sacchi, co-

me forse i santi della cappella di fronte; nella seconda campeggia una re-

plica dell´Arcangelo. Michele del Reni. Nella cappella di fronte, la Flagel-

lazione, forse la tela migliore, è di un caravaggesco. Al Valentin di Boulo-

gne appartengono due tele, restaurate nel 1973 e conservate in sacrestia:

San Giovanni Battista e San Girolamo fatte fare per essere collocate "sopra

li portali" delle due sacrestie. I motivi opposti, il vecchio e il giovane, sono

cari ai caravaggeschi; lo studio dei modelli e l´analisi psicologica si unisco-

no nell'impaginazione larga e nobile di spirito classico. I colori trasparenti

e la leggerezza pittorica propongono una data attorno al 1628-30; la so-

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brietà monumentale, la patina melanconica delle figure e il denso cromati-

smo collocano le due tele tra le opere più poetiche del sempre più stimato

pittore. Nell´oratorio della confraternita, insieme a sette apostoli molto

vicini all´opera dei Sacchi ed altre tele, il Sant´Andrea è antica copia da

Simone Vouet, studioso vigoroso e naturalistico dalla testa modellata e ac-

curatamente eseguita. La chiesa è stata duramente colpita dal terremoto

del 1997 e dopo i lavori di consolidamento e restauro è stata riaperta al

culto nel settembre del 2006.

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Chiesa di San Filippo Neri

I Filippini ebbero tra il 1588 e il 1591, sotto la guida di ms. Angelo Mat-

teucci, la loro prima sede a Camerino nella chiesa cinquecentesca di Santa

Maria delle Carceri, poco fuori delle mura, per poi spostarsi in città nella

chiesa di San Giovanni in Pescheria. La congregazione camerte fu ricono-

sciuta nel 1600 con un breve papale di Clemente VII e fu oggetto di molte

donazioni durante tutto il Seicento. Il 24 aprile 1733 fu approvato il pro-

getto di costruzione di una nuova chiesa nel centro della città, ideata dal

luganese Pietro Maria Loni (che si sostituisce al camerinese Liborio Raspan-

tini e che a pochi anni di distanza progetta anche la chiesa filippina di Fa-

briano) e realizzata da Domenico Cipriani da Cesena. Il 5 ottobre 1734 la

chiesa era già giunta a copertura, tanto che il 20 maggio 1735 si può dare

inizio alle decorazioni interne, mentre risale al 25 maggio 1740 la consegna

della pala eseguita dal Tiepolo. Nel 1746 fu innalzato il campanile, che

crollò col terremoto del 1799, mentre con l´intervento di Clemente Moghi-

ni si ha la conclusione dell´edificio, con la costruzione della facciata a due

ordini. La fascia superiore della facciata, culminante in un timpano centi-

nato ad arco ribassato e corrispondente alla larghezza della navata centra-

le, è raccordata a quella inferiore, divisa in tre campate da paraste binate,

tramite delle volute che vanno a poggiare sui pilastri angolari. Il prospetto,

in rosso laterizio su uno zoccolo di calcare bianco, con una bicromia che

ricorre in tutta la facciata (anche a sottolineare gli altri aspetti decorativi

delle basi e dei capitelli ionici delle paraste, dei portali e delle urne del

coronamento), è in equilibrio tra tendenze ancora barocche ed

un´allusione al classicismo (che si stava diffondendo con l´opera del Vanvi-

telli), i cui richiami sono ben visibili nell´interno, con una navata ad ellissi

allungata e il presbiterio dominato dall´altare della SS. Trinità. Due grandi

cappelle laterali, profonde quanto il presbiterio, tagliano in due la chiesa

che risulta così modificata in una chiesa a pianta centrale, con l´aggiunta

di una profonda abside introdotta da un maestoso arcone trionfale strom-

bato. Alle due grandi cappelle centrali della navata se ne affiancano altre

due per ciascun lato, comunicanti con la centrale, in modo da dare grande

respiro spaziale al centro dell´edificio. La prima cappella di destra conser-

va un San Pietro piangente, copia, forse di mano di Bartolomeo Gennari,

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dall´originale del Guercino del 1639 conservato ad Edimburgo nella Natio-

nal Gallery of Scotland (del quale esiste un´altra copia al Museo di Palazzo

Venezia a Roma), e donato nel 1744 da Camillo Matteucci, in memoria del

padre fondatore Angelo Matteucci. La seconda cappella, dedicata a San Fi-

lippo Neri, conserva il capolavoro del Tiepolo, descritto in seguito più det-

tagliatamente, mentre nella terza cappella di destra si ha una tela con

l´Educazione della Vergine dello jesino Luigi Domenico Valeri. Nella prima

cappella a sinistra si conserva, invece, un Crocifisso, mentre nella seconda

una Deposizione dalla croce di Anonimo e nella terza una Morte di san Giu-

seppe sempre di mano del Valeri, a fare pendant all´Educazione della Ver-

gine, collocata nella cappella opposta. La pianta della chiesa si distacca in

modo significativo dalla comune tipologia delle chiese filippine delle Mar-

che e i precedenti di questo modello si possono identificare nella chiesa di

Sant´Alessandro a Milano di Lorenzo Binago e San Carlo ai Catinari di Rosa-

to Rosati.

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Convento di Renacavata

Desiderosi di poter condurre una vita più ispirata alla regola di San France-

sco e alla sua originaria intenzione, i due frati, seguiti poi da numerosi al-

tri, chiesero alla Santa Sede di legittimare il loro desiderio di vivere una

"vita eremitica" improntata ai primitivi modelli francescani, e dopo non po-

che difficoltà, grazie anche alla duchessa, riuscirono ad ottenere da papa

Clemente VII la bolla "Religionis Zelus" (3 luglio 1528), che gli concedeva di

vivere secondo la loro ispirazione, sancendo di fatto la nascita di un nuovo

ordine francescano, accanto a quelli già esistenti dei Frati Minori Osservan-

ti e dei Frati Minori Conventuali. Tra i primissimi nomi dell´ordine troviamo

quello di "frati minori della vita eremitica", dove per "eremitica" si inten-

deva un modo di vivere la Regola del poverello di Assisi alla luce del suo

Testamento, in luoghi semplici e ritirati, ma non inaccessibili, vivendo in

grande povertà, predicando la buona novella e assistendo i bisognosi. I pri-

mi cappuccini cercavano così di mettere in pratica l´esempio dell´assisiate

e dei suoi compagni, il cui ideale era di vivere appartati, come Gesù e gli

apostoli sul monte Tabor, per infiammarsi dell´amore di Dio nel silenzio

contemplativo della preghiera, per poi scendere a valle ad accendere dello

stesso fuoco della carità popolo di Dio, in una armoniosa sintesi di vita con-

templativa ed attiva. Il nome "cappuccini" nascerà pochi anni dopo

l´approvazione della bolla: i bambini di Camerino, luogo di nascita

dell´ordine, così appellavano i primi frati per la foggia del loro cappuccio

tipicamente a punta come era stato quello di Francesco. Questo gioviale

modo di chiamare i frati passò subito ad indicare l´intera congregazione,

che divenne dei "Frati Minori Cappuccini". Non molto sappiamo circa i primi

sviluppi del convento e della chiesa di Renacavata. La struttura fu donata

dalla duchessa di Camerino verso il 1529, ed è probabile che lei stessa,

verso il 1540, abbia arricchito l´altare della piccola cappella con la prezio-

sa maiolica di Santi Buglioni, raffigurante una "sacra conversazione" tra la

Vergine con bambino e i santi Francesco e Agnese. L´iconografia rimanda

direttamente al cuore della spiritualità francescana: da una parte leggiamo

il riferimento al mistero dell´incarnazione del Verbo (la Vergine con il

bambino), dall´altro quello alla Passione, con la presenza di Francesco

stimmatizzato e di Agnese, che nel nome stesso e nel tenero agnellino che

porta in braccio allude al mistero sacrificale del Cristo. Da notare che il

Page 13: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

santo di Assisi viene qui raffigurato per la prima volta con il saio cappucci-

no e la lunga barba, emblema, quest´ultima, della vita eremitica. La chie-

sa ebbe una seconda dedicazione nel 1663 alla "Purificazione di Maria", ti-

tolo che tutt´ora mantiene, e fu arricchita di un altro altare dedicato a

San Serafino da Montegranaro, forse in occasione della sua canonizzazione

nel 1767. Da questo primo convento l´Ordine si estese ben presto in tutta

Italia e successivamente in tutto il mondo, accogliendo chiunque Dio chia-

masse a seguire più da vicino la strada tracciata da Francesco, fino ad arri-

vare ai nostri giorni. E oggi proprio qui a Camerino i frati continuano a vi-

vere secondo il modello del serafico padre e dei primi fondatori

dell´ordine, seguendo le orme del Cristo obbediente, povero e casto, tra-

smettendo alle nuove generazioni la fiamma del carisma francescano-

cappuccino, in modo particolare qui grazie al Noviziato, che da secoli con-

tinua ad aver sede in questo convento.

Convento di san Domenico

Le opere ivi contenute vanno dal XIII al XIV secolo e comprendono in primo la quadreria

settecentesca dei Da Varano di Ferrara con dipinti raffiguranti vari esponenti della fa-

miglia, a queste si sono aggiunte varie opere provenienti in gran parte dalla confisca

dei beni ecclesiastici dopo il 1860. Vanno ricordate opere di Olivuccio di Ciccarello, Co-

la di Pietro, Arcangelo di Cola. Al piano inferiore del convento è allestito il museo civi-

co archeologico dotato di importanti reperti databili dal neolitico al medioevo di diver-

sa provenienza

Page 14: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Monastero di Santa Chiara

La storia del Monastero è da sempre legata al casato dei Varano, e prende

l´avvio dalla decisione di Giovanni Varano, nonno di Camilla, il quale, du-

rante i lavori di ristrutturazione delle mura cittadine, pose a custodia delle

porte della città alcune comunità religiose. Per questo motivo il 18 luglio

1384 istituì il Monastero di Santa Maria Nova - che solo successivamente fu

dedicato a S. Chiara - affidandolo a 12 monaci olivetani.

Successivamente Giulio Cesare Varano farà trasferire i monaci per dare ini-

zio ai lavori di ampliamento di quel Monastero che avrebbe ospitato la fi-

glia prediletta, ormai lontana dal suo sguardo paterno perché entrata a far

parte della comunità delle clarisse in Urbino. Il 4 gennaio 1484, infatti, in-

sieme ad altre otto Sorelle provenienti dal Monastero di Urbino, Camilla

Battista torna a Camerino, in obbedienza al Santo Padre. E sarà proprio lei

a dare lustro al Monastero - del quale fu abbadessa per parecchi anni - ve-

dendolo prosperare con l´arrivo di molte giovani desiderose di camminare

nella via del Vangelo, seguendo fedelmente la forma di vita di Chiara

d´Assisi. I suoi scritti mistici e la sua straordinaria esperienza umana e spi-

rituale, attirarono su di lei l´attenzione di chi, in quel tempo di fermento

e di ricerca di autenticità, voleva vivere con radicalità il Vangelo. Però,

nella sua qualità di figlia del signore del luogo, Camilla Battista subì anche

le conseguenze delle dolorose vicende che coinvolsero la sua nobile fami-

glia. Nel 1502, quando Camerino fu assediata dalle truppe di Papa Alessan-

dro VI, la Beata dovette fuggire da Camerino. Cercò rifugio a Fermo, ma

dovette proseguire per Atri, nell´allora regno di Napoli. Qui apprese la do-

lorosa notizia del massacro del padre e di tre fratelli. Essa poté far ritorno

a Camerino solo nel 1503, con la restaurazione del governo dei Varano, do-

po la morte di Alessandro VI. Inviata da Papa Giulio II nel 1505 al Monastero

di Fermo per ristabilirvi la regolare osservanza, ritornò a Camerino un paio

d´anni dopo. Nel 1522 si recò, per lo stesso motivo, anche al Monastero di

San Severino Marche. Morì il 31 maggio 1524, probabilmente di peste. Il

Monastero da lei fondato attraversò vicende molto dolorose: alcune epide-

mie di peste, con molte vittime, tra cui la stessa Beata. Successivamente,

nel 1799, un violento terremoto distrusse quasi totalmente chiesa e mona-

stero. Nel 1808 il Regio Demanio prese possesso del monastero, permetten-

Page 15: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

do alle Sorelle di abitarlo, ma nel 1810 la comunità venne sciolta, e poté

ricostituirsi solo dieci anni dopo. Mentre fino ad allora si era osservata la

povertà assoluta della Regola di S. Chiara, per sollevare l´estrema miseria

in cui le Sorelle erano venute a trovarsi, il Papa Pio VII volle dotare il mo-

nastero di beni stabili che furono, però, nuovamente usurpati dall´autorità

civile nel 1861. Nel 1866 le clarisse ricevettero l´intimazione di lasciare il

monastero per potervi collocare un ricovero e una scuola di ostetricia. Si

ritirarono in pochi locali, cedendo i rimanenti al municipio. Nel 1896, le

Sorelle riuscirono a stipulare regolare contratto di compravendita con il

sindaco, ritornando così in possesso del loro Monastero. Durante la guerra

1915-18 il Monastero fu sequestrato e adibito a ospedale militare. Le Sorel-

le dovettero temporaneamente trasferirsi nel Monastero di S. Salvatore,

ove rimasero dall´ottobre del 1917 al marzo del 1919. In questa lunga ca-

tena di contrarietà e disavventure, non mancarono parentesi di serenità e

di vera esultanza con le visite al Monastero di ben due Pontefici: Gregorio

XVI il 6 settembre 1841, e Pio IX l´11 maggio 1857. Il primo accolse bene-

volmente le istanze delle Sorelle al fine di ottenere il riconoscimento del

culto alla Beata Battista e due anni dopo, il 7 aprile 1843, egli appose la

firma al Decreto di Beatificazione, concedendo in suo onore l´Ufficio e la

Messa. Pio IX venerò le sue spoglie e concesse l´indulgenza plenaria nel

giorno della festa, il 2 giugno. L´autografo del Papa e la penna di cui si

servì per stilarlo, sono conservati nel museo annesso al Monastero. Anche

Paolo VI, quando ancora era il Card. Battista Montini, venne in visita alla

beata, sua protettrice, con un gruppo di giovani della FUCI. Segnarono mo-

menti di grande gioia anche le visite di diversi Ministri Generali

dell´Ordine: P. Luigi Da Parma, P. Serafino Cimino, P. Leonardo Maria Bello

e, da ultimo, quella di P. Josè Rodriguez Carballo. Altrettanti anelli d´oro

nella storia del Monastero furono pure le tappe del culto della Beata Batti-

sta, delle quali oggi anche noi siamo testimoni. Il processo di canonizzazio-

ne, introdotto nel 1879, nel 2005 ha visto concludersi l´iter di approvazio-

ne fino ad arrivare al 12 luglio 2007 con la chiusura del processo diocesano

per l´approvazione del presunto miracolo. Il 18 giugno 2009, la commissio-

ne medica vaticana ha dichiarato inspiegabile il miracolo dal punto di vista

scientifico. Ora attendiamo il concistoro con il quale il Papa apporrà la fir-

ma definitiva per la canonizzazione. Oggi la comunità conta 5 Sorelle, di

Page 16: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

cui una novizia, tre delle quali provenienti dal Monastero di San Severino

M. dal 21 novembre 2004, per rifondare la fraternità numericamente assai

ridotta, per seguire i lavori di ristrutturazione del Monastero e della Chiesa

danneggiati dal terremoto del 1997, ma soprattutto per mantenere vivo il

culto alla Beata Camilla Battista Varano ed essere una presenza e una te-

stimonianza autentica della bellezza di appartenere a Cristo, povero e cro

Oratorio di San Govanni Decollato

Stile Rinascimentale

Proprietá Comune

La chiesa, non certa nella data di fondazione, dovrebbe essere della fine

del '400 o dei primi del '500; era della Confraternita della Misericordia che

assisteva i condannati a morte. Nel 1592 fu ceduta dalla Confraternita ai

primi filippini che la utilizzarono come oratorio e successivamente ingloba-

ta dal complesso monumentale comprendente sia la chiesa di San Filippo

che il convento. Nell' '800 seguì la sorte di San Filippo e quindi fu devoluta

al demanio. Architettonicamente l'oratorio presenta una pianta ellittica e

l'altare centrale di fattura cinquecentesca.

Santuario di Maria Madre della Misericordia di Capolapiaggia

(Loc.tà Capolapiaggia)

Questa chiesa é nota soprattutto perché conserva al suo interno la

"Madonna della Misericordia" proveniente dal santuario di Santa Maria di

Pielapiaggia, oggi casa privata.

Page 17: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Tempio Ducale dell’Annunziata

Secondo un racconto leggendario, il tempio della SS. Annunziata sorse al

posto di una chiesina e di un ospedaletto più antichi, intitolati a S. Maria

de´ Vignali, nei cui paraggi si sarebbe posata una piccola icona mariana

scappata da casa di un bestemmiatore: di qui il titolo di ´Madonna della

bestemmia´ riservato poi all´immagine, risalente credibilmente all´inizio

del XV sec. e raffigurante su fondo oro la Vergine con Bambino ed i santi

Antonio abate e Giacomo.Dell´icona, sottratta nel 1968 al tesoro di S. Ve-

nanzio dove si conservava a partire dalla ricostruzione della omonima basi-

lica (1875) e dalla definitiva cessione al demanio del tempio, resta pur-

troppo un´unica foto in bianco e nero di qualità non eccelsa. Camillo Lili,

il maggiore storico di Camerino, riferì l´evento miracoloso e l´avvio della

costruzione al 1494: documenti recentemente emersi anticipano l´avvio di

un biennio almeno. Giulio Cesare Varano, massimo dinasta del ´400, sareb-

be stato indotto ad assumere l´onere maggiore della costruzione dalla spe-

ranza di esorcizzare predizioni oscure - e non di meno inquietanti per la

città e la famiglia signorile - fatte dall´icona in lacrime ad una pia donna e

dal desiderio di disporre del patronato di un intero splendido tempio, utile

a celebrare, oltre che il culto di Dio e della Vergine, i fasti della famiglia.

La presenza in quegli anni a Camerino di Baccio Pontelli al servizio del Va-

rano e le strette affinità fra il tempio camerte e Santa Maria di Orciano di

cui è certa la paternità dell´architetto, inducono a ritenere l´edificio ope-

ra del fiorentino (1450 c. - post 1500), ritenuto autore anche del coevo

cortile del palazzo ducale di Camerino. Cade così definitivamente la pater-

nità di Rocco da Vicenza, avanzata sulla affinità fra il tempio camerte e

quello sanseverinate di Santa Maria del Glorioso da questo realizzato, ma

eretto più tardi e ripreso da quello camerte Testimonianze coeve riferisco-

no che nel corso della cerimonia di fondazione Giulio Cesare sotterrò due

scudi d´oro agli angoli dell´edificio, secondo un rituale antico e raro nel

XV sec. ma carico di richiami classici e denso di simbologie. La realizzazio-

ne della fabbrica (1493-1508 c.), portata avanti da maestranze locali, è di-

scontinua. Il breve dominio di Cesare Borgia (1502-1503) interrompe la co-

struzione della chiesa che è successivamente ripresa da Giovanni Maria da

Varano, l´unico figlio di Giulio Cesare scampato all´eccidio voluto dal Bor-

gia. L´edificio fin dal 1508, fu affidato ai Padri Fiesolani di San Girolamo

Page 18: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

che la mantennero fino al 1669, quando subentrarono i Barnabiti. Passato

al demanio pubblico con le soppressioni successive all´unità d´Italia, fu a-

dibito agli usi più disparati: fu filanda per la seta, deposito di scotano, se-

de della Pinacoteca civica, granaio e sede di Archivio di Stato. Non sappia-

mo quale facciata il Pontelli riservasse all´edificio: sul fronte a capanna fu

sistemato un inadeguato ed anacronistico portale trecentesco - forse pro-

veniente dalla demolita chiesa di S. Maria dei Vignali - in pietra bianca e

rosa, con arco a tutto sesto strombato sorretto da tre colonnine per lato

(due a spirale la centrale scanalata), pallida immagine di quello splendido

della vicina basilica di San Venanzio. Il portaletto è sormontato da un gran-

de scudo vaiato in arenaria bianca che riporta l´iscrizione lO.MA.PM.DUX

(Giovanni Maria Primo Duca). Fu infatti il primo della famiglia da Varano ad

essere investito nel 1515 del titolo ducale che viene così trasferito anche

all´edificio sacro denominato ´Tempio Ducale´. In esso Giovanni Maria e

sua moglie Caterina Cybo si riservarono una cappella, dedicata ai Santi Cri-

sante e Daria, dove si fecero raffigurare insieme a molti membri della cor-

te. L´interno, a tre navate divise da due serie di colonne monoliti in arena-

ria che poggiano su alti plinti, è splendido ed inconsueto: realizza un e-

sempio ´Hallenkirche´, rarissimo in Italia e appena meno inconsueto

nell´Europa del nord, dove appunto si creò la denominazione di ´chiesa-

sala´. I capitelli, diversamente decorati ed ornati con stemmi ed emblemi

varaneschi, sono simili, ma più curati di quelli del cortile del Palazzo Duca-

le. Le volte a crociera della copertura si impostano sui capitelli sormontati

da frammenti di trabeazione e si agganciano ai muri perimetrali con pe-

ducci, richiamando ancora una volta lo schema compositivo della loggia del

Palazzo. Le tre navate terminano con absidi semicircolari. Il pavimento

dell´abside principale, leggermente sopraelevato, è decorato con lo stem-

ma vaiato dei da Varano, realizzato ad intarsio con pietre nere e bianche.

Nei muri perimetrali, a destra e a sinistra, restano le nicchie poco profon-

de ed irregolari ad arco a tutto sesto destinate a contenere gli altari. Della

decorazione pittorica rimane a vista solo un affresco datato 1508, posto

nell´ultima cappellina della navata sinistra ove si legge l´iscrizione PETRI

NANZARELLI CIVIS CAMERS IMPENSA SACELLUM ISTUD IN ONOREM B. JOAN-

NIS B. DEPICTUM FUIT MDVIII QUINTILI MENSE MEDIO. Attribuito alla scuola

del Perugino, il dipinto - che raffigura il Battesimo di Cristo - è stato poi

Page 19: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

ascritto a Marchisiano di Giorgio, un artista di origine slava che ha lasciato

varie opere fra Camerino, Tolentino, Sarnano ed altri centri della zona.

L´affresco, di chiara matrice peruginesca, raffigura, sotto l´emiciclo con

Dio padre circondato da cherubini e da due angeli oranti disposti simmetri-

camente, il Battesimo di Cristo con a lato quattro angeli di cui due in piedi

e due inginocchiati. L´affresco è molto prossimo a quello conservato nella

chiesa della Nunziatella a Foligno, forse del 1506-07, ed attribuito proprio

al Perugino. L´impianto della chiesa della SS. Annunziata, considerata dagli

esperti tra le più belle d´ogni epoca realizzate in Regione, trova dei colle-

gamenti con modelli dell´area adriatica tra Ravenna e Venezia: lo schema

longitudinale con le absidi, le colonne e l´assenza della cupola richiamano

modelli basilicali tardoantichi e altomedievali sopravvissuti in quella ri-

stretta zona.

Page 20: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Chiesa di Santa Chiara

Nell´aula liturgica vi sono due dipinti: il primo raffigura "S. Chiara, il beato

Pietro da Mogliano e la Beata Battista da Varano" è risalente agli inizi del

´700, mentre presenta delle dimensioni pari a 300cm. x 178cm. Il secondo

la "Presentazione di Maria al Tempio" (di autore ignoto) É possibile inoltre

ammirare il magnifico crocifisso ligneo (opera recentemente attribuita con

molta probabilità all´Indivini) sull´abside. Sappiamo che la dedicazione al-

la Vergine fu conservata in un primo �tempo anche dalle Clarisse che suc-

cessivamente la mutarono, ricordando in tal modo la capostipite

dell´Ordine, Santa Chiara. Non ci sono elementi per ipotizzare una disloca-

zione diversa dall´attuale, e questo fin dall´origine. Piuttosto è da chie-

dersi se e in che modo il tempio era collegato col piccolo convento oliveta-

no. Le ipotesi fatte dagli studiosi locali parlano di un´ipotetica pianta a U,

nella quale il "Bel Maniero" di Giovanni di Bernardo si collegava con delle

murature e forse degli ambienti di passaggio con l´attuale facciata della

chiesa. Dunque la facciata del monastero che dà su via del Camposanto sa-

rebbe da un punto di vista planimetrico la più antica, e l´operazione di

Giulio Cesare da Varano consistette semplicemente nel chiudere organica-

mente tutti gli spazi che davano su via Medici. Ma l´analisi delle murature

esterne, per lo più ricostruite, non conferma né smentisce tale ipotesi.

Un´altra teoria a proposito delle trasformazioni del tempio riguarda la sua

lunghezza e il suo orientamento. Si è detto che l´edificio iniziale, sempli-

cissimo, ad aula unica con ingresso su via Medici, doveva coincidere con la

volumetria dell´attuale coro, in questo caso il campanile era dalla parte

opposta. Va anche tenuto in conto il fatto che chiesa e coro in passato era-

no separati da un muro di cui restano attualmente solo dei monconi nasco-

sti da due colonne; ma anche che il coro è stato ricostruito in muratura

leggera, forse proprio a seguito di un´inversione di orientamento. Altra

suggestiva ipotesi è quella che ha immaginato per S. Maria Nova un ingres-

so (sempre su via Medici) dallo stesso lato del coro; cioè ingresso e coro

potevano essere originariamente sovrapposti, soprattutto se si tiene conto

del fatto che la chiesa era più alta (e, infatti, il soffitto in camorcanna co-

me il rialzo della pavimentazione sono recenti). L´analisi delle murature

della facciata attuale della chiesa ci dice altro. Innanzitutto che sul luogo

dell´attuale piazzetta di S. Chiara dovevano esservi degli edifici di non

Page 21: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

precisata planimetria ma con uno sviluppo volumetrico certo, cioè su tre

piani (la muratura che si affaccia sulla piazza mostra ancora i fori delle

travi su due livelli e il mattonato di una pavimentazione). Il perimetro di

tale corpo di fabbrica era tutt´uno con la facciata di S. Chiara. Sempre sul-

la stessa parete si nota un evidente taglio trasversale crescente verso il

cortile, segno esplicito di un´antica falda di tetto che con la sua gemella

doveva ricoprire in parte la chiesa, in parte le stanze parallele. Una di

queste ultime fu poi trasformata in cripta della Beata Battista (con

l´apertura di una porta nel ´73), mentre le altre di dimensioni e destina-

zione d´uso imprecisata hanno avuto una storia diversa; tutte comunque

erano illuminate da una teoria di finestre che prendevano luce dal cortile.

Nel 1904 accadde un fatto grave. Infatti sotto il peso di forti nevicate crol-

lò il tetto del coro, rovinando sull´opera del sanseverinate Domenico Indi-

vini, la quale fu asportata come meglio si potè e collocata nella Pinacoteca

dell´Annunziata. Nel 1929 si sfondò anche il tetto sopra la cantoria della

chiesa. Infine, il più recente evento traumatico, il terremoto del 1997 che

ha reso inagibile la chiesa e il conseguente lavoro di ristrutturazione termi-

nati nel dicembre del 2008.

Il Palazzo Pierbenedetti

Il Palazzo Pierbenedetti, oggi di proprietà della famiglia Santacchi, venne

eretto su commissione del Cardinale omonimo alla fine del XVI secolo, co-

me testimoniato dagli stemmi araldici conservati all´interno dell´edificio

monumentale. Da fonti storiche si desume che la costruzione del Palazzo

venne avviata nel 1589 circa, anno in cui il Pierbenedetti venne insignito

della porpora, e nel 1594 sembra che l´edificio fosse già completato, al-

meno nella struttura architettonica, e comunque degno di ospitare autori-

tà pubbliche.L´importante carica ecclesiastica ricoperta da Mariano Pier-

benedetti, in particolare la carica di governatore di Roma e i successivi in-

carichi nelle congregazioni, portarono il Cardinale a risiedere con frequen-

za nella capitale, dove gli fu possibile conoscere l´architetto Domenico

Fontana (1543-1607), attivo nella città richiamato dalla corte pontificia. É

certo che il Cardinale commissionò direttamente al Fontana, negli stessi

anni in cui eseguiva la tomba di Sisto V in Roma (1588), la sistemazione

della chiesa inferiore di San Venanzio in Camerino. I progetti realizzati

Page 22: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

dall´architetto nella città di Camerino ed il rapporto diretto con il Cardi-

nale fanno ipotizzare, con buona attendibilità, l´attribuzione al fontana

del progetto del Palazzo. Attualmente sotto il profilo architettonico

l´immobile risulta fortemente rimaneggiato, con ampie parti ricostruite a-

gli inizi dell´ottocento. Esso è caratterizzato da una pregevole facciata in

cotto a vista, definitasi canoni dell´architettura del cinquecento, che ap-

pare sovrapposta ad una più antica tessitura muraria. In particolare, nume-

rosi rimaneggiamenti sono stati effettuati nella corte interna, senza però

cancellare la pregevole configurazione architettonica e spaziale, disegnata

da eleganti proporzioni con precise partiture da cui traspare una cura pro-

gettuale e realizzativa elevata. La composizione architettonica delle pareti

della corte è caratterizzata infatti da una scansione regolare, tripartita,

eseguita mediante l´utilizzo di proporzionate lesene. Queste si sviluppano

in altezza, in doppio ordine, e terminano per ambedue i piani con capitelli.

Una più aggettante cornice marcapiano segna il primo ordine architettoni-

co, nell´evidente ricerca figurativa di dilatare lo spazio della corte stessa,

spazio oggi modificato dalla presenza di ballatoi. Arch. Massimo Fiori

Palazzo Ducale

Data costruzione XIV Secolo

L´attuale palazzo ducale di Camerino è il frutto di successive stratificazio-

ni (che hanno prodotto un progressivo addizionarsi delle strutture in vari

momenti storici) e di restauri e rifacimenti (che nel corso dei secoli hanno

nascosto sotto pareti intonacate le diverse entità di cui era composto). Oc-

cupa uno spazio considerevole ed è il risultato dell´accorpamento di tre

palazzi, costruiti in tempi successivi uno accanto all´altro ad inglobare le

aree preesistenze e separati, fino all´unificazione architettonica rinasci-

mentale ad opera di Giulio Cesare, da strade che tuttavia comunicavano

grazie a dei collegamenti. Dopo la fine della Signoria dei da Varano (1571)

il Palazzo diventa sede degli uffici governativi dello Stato della Chiesa e

poi dell´Università, subendo irrimediabili perdite nelle decorazioni pittori-

che e nelle strutture. Si erge strategicamente nei pressi della cattedrale,

nello spazio più sacro della città, sulla sommità del colle, proprio quando

questo raggiunge il suo minimo livello, tanto da rendere necessarie le fon-

dazioni sul ciglio della rupe, su due terrazze più in basso, per evitare di

Page 23: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

stringere troppo lo spazio della piazza. Le prime notizie del palazzo risal-

gono agli anni che seguono il sacco di Camerino ad opera del re Manfredi

(1259), quando Gentile I da Varano, podestà della città, costruisce il palaz-

zo posto nel quartiere di Sossanto (probabilmente in corrispondenza di un

originario insieme fortificato comprendente tutto il lato nord di Camerino),

recuperando le cosiddette "Case Vecchie", e già dal 1266 è in grado di ospi-

tare gli uffici del Comune, privi di una sede propria. Il piano su cui è fon-

dato il palazzo è costruito su pilastri quadrati sui quali si innestano delle

arcate a tutto sesto, delle quali ne sono visibili ancora due, che forse do-

vevano fare parte di una facciata. Il primo nucleo del palazzo è quello più

a nord, verso San Venanzio, ed è molto probabile che fosse unito alla Cat-

tedrale fino a quando, alla fine del XIII secolo, questa fortificazione, della

quale doveva far parte una torre dalle murature molto spesse che termina-

va con una loggia a piccole arcate, non venne interrotta con l´apertura

della Porta Gentile: resti di questa unione si potevano ancora individuare

nel Ponte di Madonna che collegava tra il 1259 e il 1570 il palazzo e la cap-

pella gentilizia del Duomo. Una seconda stratificazione si ha sotto Venan-

zio, nella seconda metà del Trecento, a seguito dell´ottenimento del vica-

riato apostolico da parte dei da Varano. Venanzio inizia a costruire un po´

più a monte, accanto alla torre preesistente che diventa così parte inte-

grante di questa nuova architettura, fungendo da collegamento verticale ai

tre piani. Il palazzo di Venanzio, ancora incompleto nel 1418, doveva appa-

rire come una vera e propria residenza signorile, visto che al piano nobile

aveva una Sala Grande di rappresentanza adibita a feste e ricevimenti, con

otto finestre, due camini, soffitto ligneo e di continuo abbellita con arazzi,

affreschi, intarsi. Il cosiddetto Palazzo vecchio è composto dalle Case Vec-

chie (Palazzo di Gentile) e dal Palazzo di Venanzio, i quali, tra il 1464 e il

1475 e per volere di Giulio Cesare, vengono appunto ampliati ed accorpati

con la costruzione, ad opera di maestranze lombarde, di imponenti volte

laterizie a coprire le strade che li separavano. Caratteristici del palazzo e-

rano anche gli orti, alla base del palazzo e verso la campagna, nei quali si

svolgevano i giochi dei tornei, e lo spazio pensile che collegava il piano

terra ai giardini sottostanti Tra il 1489 e il 1492 Giulio Cesare fa invece co-

struire il cosiddetto "Palazzo nuovo", edificato anch´esso su preesistenze e

collegato alle precedenti costruzioni (ma all´epoca forse privo di comuni-

Page 24: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

cazione interna col Palazzo Vecchio), del quale è oggi ben visibile il cortile

(la logia magna) che lo caratterizza, recuperato nei restauri operati dalla

Soprintendenza per i Beni Architettonici. Il Palazzo nuovo aveva anche un

ingresso monumentale sulla piazza, con un pulpito dal quale il signore po-

teva affacciarsi, posto sopra al portone principale e sorretto da due colon-

ne, mentre le stanze decorate che correvano al primo piano, sostenute

dalle arcate del cortile, sono completamente perdute. Nel 1571, terminata

la Signoria e divenuto Palazzo Apostolico, vengono costruiti cinque contraf-

forti a sostenere la costruzione a valle. Nel 1749 dalla sala grande del Pa-

lazzo Apostolico, ceduta al Comune, si ricavano, ad uso dell´Università ot-

to ampie aule con corridoio centrale, mentre nel 1760 si effettua un inter-

vento di consolidamento strutturale con la formazione di pilastri e sottar-

chi nel cortile maggiore e con la messa in opera di catene nei sotterranei.

Ulteriori acquisizioni da parte dell´Università si hanno intorno al 1950,

mentre tra il 1976 e il 1978 hanno inizio i restauri da parte della Sopirin-

tendenza per i Beni Architettonici per le Marche, che danno il via al recu-

pero del cortile e delle sale voltate delle "case vecchie", rinvenendo nel

1985, nascosti sotto una scialbatura, gli ambienti affrescati in un salone

del piano terra del palazzo di ´Venanzio´.

Palazzo Bongiovanni

Stile Rinascimentale

Proprietá Comune

Sede dei vescovi di Camerino, fu ceduto alla città nel 1573 da Berardo Bon-

giovanni, dopo l'avvio con fondi propri di un nuovo episcopio presso la cat-

tedrale. Sono visitabili la sala dei Priori, tempio delle antiche memorie cit-

tadine, decorata con frammenti lapidei romani e pregevoli busti, la sala

degli stucchi e quella consiliare che accoglie un coro in noce proveniente

dalla seicentesca chiesa domenicana di S. Caterina, attuale sede dell'Archi-

vio di Stato.

Palazzo arcivescovile

Il Palazzo Arcivescovile fu eretto dal vescovo Berardo Bongiovanni (1574)

sulle mura della città e su costruzioni medievali in parte inglobate. Alla fi-

Page 25: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

ne del sec. XVI i lati nord e ovest della piazza assumevano l'attuale volto.Si

presume che risalga ai tempi del Cardinale Del Bufalo (1601-1606) la collo-

cazione della corte interna, che presenta le tre arcate di fondo aperte sul-

la valle, del pozzo del De Buoi. Il prospetto principale risulta suddiviso in

tre ordini e caratterizzato, al piano terra, dal porticato con volte a crocie-

ra e con pilastri, lesene e trabeazione in arenaria.

Porta caterina Cibo

Stile Barocco

E' una delle porte più antiche di Camerino e fu costruita con lo scopo di

presidiare il cuore della città. L'antico nome "Porta Cisterna"deriva dal bor-

go sviluppatosi intorno alla cisterna di Camerino che si trovava ai piedi del

Palazzo Ducale, riserva d'acqua fondamentale per la città.L'attuale nome

"Porta Caterina Cibo" le venne attribuito più tardi in onore della duchessa

di Camerino. La porta conserva ancora i battenti in legno e nelle mura sot-

tostanti sono visibili i segni della presenza di un antico ponte levat oio.

Porta Malatesta

L'attuale nome "Porta Caterina Cibo" le venne attribuito più tardi in onore

della duchessa di Camerino. La porta conserva ancora i battenti in legno e

nelle mura sottostanti sono visibili i segni della presenza di un antico ponte

levatoio.

Porta Bongiovanni

Rocca Borgesca

Data costruzione 1503

Si narra che Cesare Borgia nel 1503 la fece costruire non a difesa della cit-

tà ma per tenere in soggezione i cittadini nostalgici della dinastia varane-

sca, pare infatti che i suoi cannoni fossero rivolti verso il centro. La rocca

era divisa dalla città da uno strapiombo superabile con un audace ponte,

successivamente fu riempito per volere di papa Clemente X Vescovo di Ca-

merino.Dal piazzale della Vittoria, con il Monumento ai Caduti dello sculto-

re Giuseppe Tonini, si accede ai giardini che furono ricavati dalla riempitu-

Page 26: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

ra del fossato e spalti adiacenti che circondavano l´antica rocca ai tempi

di papa Clemente X (1670-1676). Voluta da Alessandro VI Borgia ´per so-

spetto´ dei camerti sottomessi nel 1502 dal figlio Cesare, progettata da

Lodovico Clodio (+ 1514), figura poliedrica ed inquietante di prelato, fu

quasi ultimata col lavoro di manuali convocati da molte città tra il maggio

e l´agosto 1503, prolungando i muri di sostegno che cingevano già il con-

vento di San Pietro in Muralto ed inglobandolo. Giovanni Maria Da Varano la

completò, la mise in comunicazione sotterranea con il palazzo ducale e la

armò: quarantadue bocche di fuoco in ferro e bronzo, codette e smerigli,

archibugi, mortai, cannoni, serpentini.., e corrispondenti cavalli e soldati.

La pianta ha tracciato trapezoidale che delimita la piattaforma interna sul

bordo di un precipizio; sui vertici ad est e ad ovest due torrioni cilindrici,

su quello nord un grande mastio quadrangolare che ai tempi di Clemente

VII custodì il tesoro di Loreto; fino al 1852 fu lazzaretto; per prendere pie-

tra, nel 1867, fu parzialmente smantellato insieme alla chiesa di San Pietro

di Muralto e parte del convento che Giulio Cesare aveva fatto costruire nel

1480 per i minori, su un precedente monastero. Il piazzale offre ai bambini

spazio e aria. L´ala restata del convento (ore sede di un caratteristico ri-

storante) ha due piani di sale a volta, ariose, rinascimentali, ove morì il

beato Pietro da Mogliano, quasi librate sullo spalto con quel panorama sui

Sibillini che mandava in visibilio Giulio Cesare. Sulla strada che varca le

mura castellane in simmetria con la porta Malatesta, ad angolo, era la por-

ta Della Rovere. Colmati i fossati, demoliti gli edifici interni e rimosse le

merlature, la rocca si qualifica come superbo belvedere. Il giardino fu rea-

lizzato 1924, integrando alberi piantati già nell´800. Al suo interno sono

ospitati i busti di due illustri personaggi: il compositore Filippo Marchetti e

il drammaturgo Ugo Betti.

Rocca d’Aiello

Data costruzione 1382

Il nome Rocca d'Aiello d eriva del latino "agellum" cioè "campicello": la

fortezza sorge infatti a circa 400m. di altitudine su una collina da cui si do-

mina il paesaggio circostante. Il fatto che la costruzione sia stata concepi-

ta come fortezza, serve a spiegare il carattere particolare del giardino di

Rocca d'Ajello, la cui struttura è rimasta invariata nel tempo proprio per-

Page 27: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

ché la configurazione collinare e boschiva del luogo e la presenza di una

cinta muraria ne hanno impedito l'espansione e la trasformazione secondo

il gusto dei secoli successivi.Il giardino è in effetti, come ha rilevato un pa-

esaggista inglese, una grande terrazza delimitata da mura merlate con vi-

sta sulle montagne e sul paesaggio circostante. Sei grandi aiole circondate

da siepi di bosso con al centro una vasca ovale e due panchine in pietra,

costituiscono l'impianto originale del giardino. Alle estremità, fra gruppi di

pini, aceri, ippocastani e tigli, sorgevano (attualmente ne rimane uno solo)

due gazebi di gusto ottocentesco realizzati con piante di alloro: all'interno

un tavolo e sedili in pietra. Negli ultimi dieci anni il giardino è stato sotto-

posto ad una serie di interventi di restauro ed è stato completamente ri-

piantato: l'impianto attuale è quindi ancora molto giovane. Oltre a consoli-

dare le murature, sono state ripristinate le siepi in bosso in parte danneg-

giate da un crollo e la fitta coltre di edera che ricopriva la facciata è stata

eliminata e sostituita da una serie di rose antiche rampicanti nelle tonalità

del bianco e del rosa: Rosa longicuspis, Albéric Barbier, Rosa Filipes Kiftsga-

te, che in pochi anni si è arrampicata fino a 10 metri di altezza, Rosa Bru-

nonii varietà "La Mortola", Paul's Himalayan Musk, Zéphirine Drouhin, Sou-

venir de Mme Léonie Viennot. Le clematidi si arrampicano un po' ovunque

fra le rose e gli arbusti: sulla facciata troviamo due Clematis Montana, una

bianca e una rosa, e poi Comtesse de Bouchaud, Nelly Moser, Perle d'Azur,

The President; Polish Spirit, Viticella Kermesina, Rouge Cardinal, Prince

Charles, Etoile Violette. Molte altre clematidi si trovano nel frutteto, nel

giardino bianco e alla fattoria . Nelle aiole predominano le rose: Iceberg,

sempre in fiore fino a Natale, le profumatissime rose inglesi Heritage, Ger-

trudeJekyll, Mary Rose, la muscosa Alfred de Dalmas, e poi Comte de

Chambord, Leonardo da Vinci di Meilland, rifiorentissima e dalla forma di

rosa antica e molte altre. Insieme alle rose, a seconda delle stagioni tro-

viamo delphinium, nicotiana, campanule, dalie, anemone japonica. Nelle

zone più ombrose, peonie, hostas, digitali, crisantemi coreani. Nei grandi

vasi intorno alla vasca esuberanti fioriture di rosa Ballerina e poi diascia,

aubretia, helianthemum piantati con tulipani e dalie in grandi bigonci di

legno. Le due panchine in pietra con teste di leoni sono circondate da ro-

se: Complicata, Baroness de Rotschild , Awakening, Francis E. Lester , Whi-

te Cockade . Lungo la facciata sud della casa una bordura di arbusti, rose a

Page 28: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

cespuglio e piante tappezzanti: partendo dal cancello di ingresso, troviamo

sul muro a destra le rose Sombreuil , Marie Louise, Wedding Day , una pic-

cola siepe di Douceur Normande di Meilland. La rosa Félicité et Perpétue si

intreccia sull'inferriata a fianco del cancello. Alle rose si accompagnano

piante di acanto, senecio, caryopteris clandonensis, spirea, aquilegia, wei-

gelia, viburno, forsizia, hypericum, hemerocallis, buddleia, salvia. Una col-

tre di fragoline, pervinche, ajuga reptans, diascia, erigeron, lamium rico-

pre il terreno sotto i cespugli. Alle due estremità del giardino, troviamo da

un lato un gruppo di pini, dall'altro tigli, ippocastani e aceri. Sotto gli albe-

ri sono state collocate delle mezze botti piene di ortensie, bulbi e crisan-

temini bianchi . In primavera ovunque spuntano tulipani nelle varietà An-

gélique, Peach Blossom e White Triumphator, narcisi, giacinti, allium ecc.

Le fioriture si susseguono anche fuori dal giardino, lungo il vialetto di ac-

cesso, dove troviamo, fra le altre, le rose Rambling Rector, Blush Noisette,

Glore de Dijon, Ophelia, Excelsa, Penelope, Nozomi, Golden Wings, Charles

de Mills, Ballerina, Bourbon Queen, insieme a cespugli di lavanda, phlomis,

corbezzoli, berberis, pyracantha, cotynus, agrifoglio, pitosforo, spirea,

teucrium fruticans, cistus, abelia. In primavera il sentiero è bordato da

tromboni , cui seguono gli iris. C'è anche un piccolo giardino solo di fiori

bianchi, dove crescono le rose Banksiae alba plena, Prosperity, Francine

Austin, Little White Pet, Iceberg, M.me Alfred Carrière, insieme ad anemo-

ni, narcisi, dalie, viburnum, buddleie, spiree, Exochorda Macranta "the Bri-

de" , Hydrangea paniculata grandiflora Annabelle.

Rocca dei Varano

Data costruzione Nel XIV secolo Giovanni da Varano restaur� un vecchio

fortilizio che sorgeva da almeno un secolo

Proprietá Comune di Camerino

La Rocca Varano fu eretta all'inizio del XII secolo sullo sperone roccioso a

picco fra le valli del Chienti e del suo affluente, il torrente San Luca, a sud

di Camerino. Originariamente fu la residenza fortificata dei Da Varano e,

antecedentemente al periodo comunale, rappresentò la fortuna degli stessi

feudatari che imponevano pedaggi a chi attraversava l'Appennino da Roma

Page 29: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

all'Adriatico e viceversa.

Associazione "Arti e Mestieri" tel. 0733 232527 - cell. 338 3828055 - e-mail

arti [email protected] Rocca Varano tel. 0737 464004

visita il sito

Dopo il sacco svevo (1259), i Da Varano ampliarono il loro potere nella città

camerte fino a diventarne i signori indiscussi e si diedero a costruire il loro

palazzo fortificato sulle mura urbiche, costruzione che si protrasse fino a

tutto il XV secolo. Il maniero si trasformò in rocca ed entrò a far parte del

sistema difensivo dello Stato camerte, un sistema particolarmente effi-

ciente di fortilizi in corrispondenza visiva che perimetrava i suoi confini.

Nel 1384 Giovanni di Berardo Varano fece eseguire lavori di trasformazione

ed adattamento ai nuovi usi. Presumibilmente i lavori sono quelli che anco-

ra oggi si rileggono sugli apparecchi murari in vista e riguardano la costru-

zione della seconda cinta muraria che fa capo al rivelino sormontato dalla

torre di guardia e l'antistante vallo con ponte levatoio (lato ovest). Tale

cinta, ad ovest, comprende il nuovo corpo di guardia, include la preesi-

stente torre maestra (che si erge ancora oggi per 19 metri da 450,40 m s.l.

m alla base a 469,40 m alla sommità del rudere) e si prolunga ad L con la

scuderia che cinge il palatium verso sud ad una quota ad esso inferiore. La

particolarità architettonica dei nuovi parametri murari, ancora visibili sulla

parte di muro originaria, è che si presentano all'esterno con filari di pietra

calcarea alternati ad arenaria; evenienza giustificabile per la compresen-

za, nel luogo, delle due formazioni rocciose, ma soprattutto indice di una

certa finezza stilistica dei mastri muratori che vi operarono. Con il decade-

re dell'importanza strategica e politica dei luoghi e con l'avvento della pol-

vere da sparo che imponeva nuovi sistemi bellici e di difesa, i fortilizi a

pianta quadrangolare, con le alte torri e muraglie a spigoli vivi, comincia-

rono a cadere in disuso e quindi in rovina; si salvarono soltanto alcuni di

essi trasformati in case coloniche (come nel nostro caso) o trasformati in

villa (Lanciano, Rocca d'Aiello). I lavori più recenti eseguiti sulla Rocca ri-

guardano il rifacimento di alcuni tratti di muro negli anni '50, '70 ed il con-

solidamento eseguito alcuni anni orsono a cura della Soprintendenza ai Be-

ni Architettonici e Ambientali delle Marche, che hanno reso percorribile e

visitabile l'intero maniero all'interno della cinta muraria e di ciò che resta

Page 30: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

del palatium". Dal 1997 Rocca Varano viene gestita dall'Associazione "Arti e

Mestieri" che ogni anno ne cura l´apertura al pubblico come Centro esposi-

tivo permanente dell'artigianato artistico. Orario: 10,30 - 12,30 / 16,00 -

19,30 Luglio e Settembre: sabato pomeriggio e domenica Agosto: tutti i

giorni, escluso il lunedì Ottobre: domenica pomeriggio

Orto Botanico

Viale Oberdan, 2

Telefono +39 0 737 403 084

Ingresso gratuito

Orario Aperto dal lunedì al venerdì: mattino dalle ore 9.00 - alle ore 13.00

pomeriggio dalle ore 15.00 - alle ore 17.00 Informazioni e prenotazioni:

Tel.+39 0 737 - 403 084

Proprieta Università degli Studi

L'Orto botanico dell'Università di Camerino è stato istituito nel 1828 da Vin-

cenzo Ottaviani, medico pontificio e professore di botanica e chimica pres-

so l'Università, dal 1826 al 1841.

Nella lettera del 29 marzo 1827 del Gonfaloniere Conte Ascanio Parisani,

indirizzata al Monsignor Tesoriere Generale in Roma per ottenere il per-

messo di costruzione dell´Orto Botanico, si fa riferimento a "un terreno or-

tivo di spettanza della Reverenda Camera Apostolica e sottoposto fuori del-

le mura della città al Palazzo della Delegazione (cioè il palazzo ducale),

che anche a giudizio del Professore si è creduto atto alla costruzione

dell´Orto Botanico". Il professore al quale si allude era il prof. Vincenzo

Ottaviani, il quale fin dal suo arrivo a Camerino nel 1826 si era interessato

alla fondazione dell´Orto Botanico. In una lettera di cui si conserva la mi-

nuta, ma della quale non è nota la data e il destinatario, Ottaviani scrive

infatti che il luogo migliore per la costruzione dell´Orto Botanico "sia

l´Orto di Monsignor Delegato, perché cinto di mura, grande a sufficienza,

esposto a mezzogiorno ed abbondante d´acqua", cioè il terreno ortivo di

cui si parla in precedenza. L´Orto Botanico venne poi istituito dal pontefi-

ce Leone XII con il chirografo del 9 aprile 1828. La città di Camerino è deli-

mitata da potenti mura e bastioni che la sostengono da tutti i lati in modo

da stabilire un´interruzione molto marcata fra il ripiano sommitale del ri-

lievo collinare su cui sorge e le pendici sottostanti: "una specie di castello

Page 31: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

con mura molto alte e irregolari", come ha scritto il drammaturgo Ugo Bet-

ti in un articolo rievocativo della sua città natale. Normalmente le mura

servono per delimitare e racchiudere la città, ma nel caso di Camerino

contribuiscono anche a sostenerla sulla sommità di un colle molto stretto e

allungato, che ha anche condizionato, nel corso dei secoli, la sua forma

urbis. Per tale ragione, l´area sulla quale sorge l´Orto Botanico, di un et-

taro circa, si trova 27 metri più in basso rispetto al piano cittadino e

l´accesso all´Orto è reso possibile sia dalla base delle mura, ove si trova

l´ingresso vero e proprio, ed in tal caso si entra nel giardino attraverso un

viale pianeggiante, sia dall´alto: si accede al giardino dalle logge rinasci-

mentali del palazzo ducale percorrendo la scala a chiocciola di 106 gradini

in grossi mattoni fatta costruire da Papa Pio V nel 1568. Quando è stata e-

seguita la stampa di Camerino del Salmon (1757) l´Orto Botanico ancora

non esisteva, ma su di essa si possono notare molto bene le caratteristiche

architettoniche della città, con tutto il suo sfoggio settecentesco di torri,

palazzi e. campanili e ancora una volta le mura e alla loro base, in corri-

spondenza del palazzo ducale, l´area sulla quale circa 70 anni dopo sareb-

be sorto l´Orto Botanico. Una delle principali caratteristiche dell´Orto Bo-

tanico di Camerino è l´intima unione con le antiche mura e con gli edifici

che su di esse sorgono, fra cui in particolare il palazzo ducale; il rapporto

fra le mura e l´area verde sottostante, rappresentata dall´Orto Botanico,

si può notare molto bene in tutte le mappe del giardino, come in quella

fatta eseguire da Berlese (1895), che è abbastanza simile alla situazione

odierna. Dalla piazza principale di Camerino l´Orto Botanico non si può ve-

dere, essendo coperto dagli edifici del palazzo ducale, ma entrando

"sottocorte" esso appare quasi improvvisamente attraverso il grande porta-

le che immette sulla balconata incombente sull´Orto; analoghe, pur con

molte varianti, sono le possibilità di osservare gli alberi del giardino da al-

tri balconi e cortili del palazzo ducale. Dalle logge rinascimentali e dai bal-

coni del palazzo ducale appaiono le chiome dei grandi alberi secolari, alcu-

ni dei quali risalgono all´epoca della fondazione del giardino: Liriodendron

tulipifera, Gingko biloba, Platanus hybrida, Fagus sylvatica, Acer pseudo-

platanus, Cedrus atlantica, Paulownia tomentosa, Pinus nigra, Taxus bacca-

ta, Stphylea pinnata, Quercus cerris, Quercus ilex, Celtis australis ed altre

specie, costituiscono una stupenda cornice di verde agli edifici e alle mura

Page 32: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

di questa parte della città. Le fondamenta del palazzo ducale, sotto forma

di archi e avvolti sovrapposti, poggiano sui banchi di arenaria di cui affiora-

no alcuni strati a livello del piano dell´Orto Botanico; in essi sono stati a-

perti già nei secoli scorsi alcuni grottoni che in seguito sono stati adattati a

serre fredde per la conservazione nei mesi invernali delle specie esigenti in

fatto di clima. La parte in pendio dell´Orto, chiamata in passato

"boschiva", è caratterizzata dalla presenza di grandi alberi che danno

l´impressione di un giardino all´inglese; però essa è intersecata da nume-

rosi vialetti delimitati da siepi di bosso potato all´italiana, che congiungo-

no i vari settori dell´Orto. Nella parte pianeggiante del giardino sono colti-

vate numerose specie erbacee e arbustive, disposte in aiuole di forma ret-

tangolare, che si notano anche sulla mappa di Berlese. Un vaso settore è

destinato alla coltivazione di piante medicinali e alcune grandi aiuole roc-

ciose ospitano molte specie della flora di alta quota dei Monti Sibillini e di

altri massicci montuosi dell´Appennino centrale. Nel giardino si trovano

anche alcune vasche e fontane con piante acquatiche ed in una di esse di

forma rotonda nel 1995 è stata collocata un´opera dello scultore Gino Ma-

rotta denominata "Universo vegetale", di struttura metallica e sovrastata

da un Apollo in bronzo fuso. L´Orto Botanico è delimitato verso la sua par-

te esterna da un muro che inizia poco sotto la porta Caterina Cybo

(intitolata ad una delle donne più colte dell´Italia del suo tempo e consor-

te di Giovanni Maria Varano) e che si prolunga parallelamente

all´andamento del palazzo ducale fino all´entrata principale dell´Orto. Al

di fuori di questa cinta muraria minore si trova un viale di ippocastani, ri-

cordati già dal Reali (1871 - 1876), che costituiscono un ulteriore amplia-

mento della massa di verde del giardino.

Page 33: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Camerino si trova a 670 metri di altitudine, a ca-vallo tra le valli del Potenza e del Chienti e a pocadistanza dai rilievi dei Monti Sibillini.La posizione di dominio ha permesso alla città dimantenere per lungo tempo una notevole autono-mia da tutti i centri di potere del territorio circo-stante, fin dai tempi dell’assoggettamento aldominio romano.Per molti anni Camerino ha svolto un ruolo impor-tante nella storia politica e culturale dell’Italia cen-trale, specie nei secoli in cui la signoria dei Da

Varano governò lacittà, improntandol’attuale aspetto urba-nistico e favorendo losviluppo dell’universitàche è ancora oggi unodei fiori all’occhiello dellacittà. La conformazioneurbana della cittàmedievale è visi-bile anche ai giorninostri, dato che ilcuore delle attivitàpolitiche e com-merciali era rap-p r e s e n t a t odall’odierna Piazza

Cavour, sulla quale si affacciavano il Palazzo delComune, quello del Podestà e la Cattedrale, edalla grande Piazza Garibaldi, unite dall’asseviario un tempo denominato Arengo. Di epoca medievale è anche la grande opera di-fensiva dell’Intagliata, fortificazione di circa 10chilometri realizzata alla fine del XIV secolo.L’attuale assetto di Piazza Cavour è frutto dei

lavori cinque-centeschi di rifaci-mento, dei quali ètraccia evidente lastatua di Sisto V. Il Duomo è statopesantemente col-pito dal terremotoche due secoli farase al suolo granparte della città(Camerino è situatain una zona a ri-schio sismico). Leferite hanno rispar-miato qualche operache vale la pena ve-dere, come la note-vole scultura ligneadella “Madonnadella Misericordia”.

Nella cripta è possibile ammirare due leoni in pietra,

i busti del cardinaleAngelo Gioni e del fra-tello prodotti dallabottega del Bernini e ilsarcofago di S. Anso-vino di stile gotico to-scano, dedicata alSanto che fu vescovodella città camerte nelIX secolo, con partico-lari figure di animaliscolpite alla base delsarcofago.

Accanto alla chiesa si trova il Palazzo Arcivescovile,con i suoi portici e le sue forme rinascimentali. Al suointerno è possibile visitare il museo diocesano “Gia-como Boccanera”.

Il Palazzo Ducale è stato la dimora della signoria deiDa Varano, oggi è la sede dell’Università di Camerino.Dal cortile rinascimentale, voluto da Giulio Cesare DaVarano, si accede alle terrazze (da cui si gode di unbel panorama sui Monti Sibillini) e agli ambienti in-terni tra i quali meritanouna visita le scuderie e lesale d’armi del XV secolo.Da una bella scala elicoi-dale si può arrivare al-l’Orto Botanicodell’Università, fondatonel 1828 dal medico pon-tificio Vincenzo Ottaviani,che ha un’importantecollezione di piante offici-nali oltre alle caratteristi-che serre ricavateall’interno di alcunegrotte che si aprono allabase delle mura.

Città di CamerinoCittà di Camerino

Page 34: Camerino : Notizie Storiche sui Monumenti

Prendendo l’Arengo,oggi corso VittorioEmanuele II, a pochimetri dalla piazza sitrova il Palazzo Bongio-vanni. L’edificio di im-pianto rinascimentale,fu sede dei vescovi diCamerino e fu cedutoalla città nel 1573 daBerardo Bongiovanni.All’interno si possonoammirare le pregevolistanze decorate. Oggiè la sede del Comunedi Camerino.

All’interno del palazzosi trova l’ottocentescoTeatro Filippo Mar-chetti. Il teatro pre-senta attualmente unaforma a ferro di ca-vallo con tre ordini dipalchi e il loggione.Nel soffitto, dipinto dalFerranti, sono staterappresentate, quattroscene dell’opera RuyBlas, mentre sopra ilboccascena, decoratocon putti e ninfe, si

trova l’apoteosi di Filippo Marchetti, a cui il teatro fuintitolato nel 1881. Un restauro accurato del teatro,eseguito negli anni ‘80 su progetto dell’architetto EzioMariani, ha consentito nel 1990 la riapertura.

Nel cuore della città è situato uno degli edifici religiosipiù antichi: la chiesa di S. Francesco (oggi sconsa-crata), la quale racchiude al suo interno parti dellastruttura originaria romanico-gotica. Poco distante si trova la chiesa di San Filippo, chiesabarocca, restauratadi recente, all’in-terno della quale èconservata la tela“Madonna e S. Fi-lippo Neri” di G.B.Tiepolo. Attaccata allaChiesa di San Fi-lippo si trova lachiesa di San Gio-vanni in Peschiera,un gioiello recupe-rato con i lavori diricostruzione postterremoto del 1997.Il complesso delConvento San Do-menico, edificatodopo il sacco svevodel 1259 nel borgoSan Venanzio, ha subìto nel tempo diversi cambia-menti d’uso. Ora è sede della Pinacoteca e Museo ci-vici e del MuseoUniversitario diScienze naturali. IlMuseo archeologicoraccoglie reperti dalpaleolitico all’età ro-mana, mosaici (pavi-mento) e frammenti diaffresco, iscrizioni de-dicatorie e funerarie,raccolte numismati-che, collezioni di vasigreci ed italici. La Pi-nacoteca conservaopere di pittori camertidel Quattrocento.

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Tra i dipinti si può am-mirare la splendida ta-vola dell’Annunciazionee Cristo in Pietà, il ma-nifesto più sorpren-dente del quattrocentomarchigiano, di Gio-vanni Angelo d’Antonio. In questa zona dellacittà è situato anche ilMonastero di SantaChiara, la cui è da sem-

pre legata al casato dei Varano. Giovanni Varano,nonno di Camilla Battista, pose a custodia delle portedella città alcune comunità religiose e il 18 luglio1384 istituì il Monastero di Santa Maria Nova, chesolo successivamente fu dedicato a Santa Chiara.Successivamente Giulio Cesare Varano amplierà quel

Monastero che avrebbe ospitato la figliaprediletta, entrata a far parte della co-munità delle clarisse in Urbino. Il 4 gen-naio 1484 Camilla Battista - che il 17ottobre verrà proclamata Santa - tornaa Camerino (Foto 14 ter). E sarà propriolei a dare lustro al Monastero del qualefu abbadessa per parecchi anni. Dopoalterne vicende, ancora oggi il conventoè abitato da una attivissima comunitàdelle sorelle povere di Santa Chiara.La chiesa di San Venanzio, anch’essaduramente colpita dal terremoto del1799, ha conservato la facciata, l’abside

e il campanile della se-conda metà del Tre-cento, con il bellissimoportale in stile goticofiorito sormontato daun grande rosone. Nellalunetta Madonna conbambino; due leoni su mensola; nella cripta Arca diSan Venanzio in stile gotico.

A pochi metri è possibile visitare il Tempio dell’An-nunziata, edificato dai da Varano all’inizio del ‘500 suuna struttura preesi-stente, in segno diringraziamento per illoro ritorno in cittàdopo la breve paren-tesi borgesca.E proprio Cesare Bor-gia, il famigeratoDuca di Valentino ce-lebrato da Macchia-velli, ha lasciato unasignificativa tracciadel suo passaggio: laRocca borgesca. Vo-

luta daAlessan-dro VIB o r g i a‘per so-s p e t t o ’dei ca-merti sottomessi nel 1502 dal figlio Ce-sare, progettata da Lodovico Clodio,figura poliedrica ed inquietante di prelato,fu quasi ultimata col lavoro di manualiconvocati da molte città tra il maggio el’agosto 1503, prolungando i muri di so-stegno che cingevano già il convento diSan Pietro in Muralto ed inglobandolo.

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Giovanni Maria da Varano completò la rocca, l’armò ela mise in comunicazione sotterranea col palazzo du-cale. Nel 1532 essa ospitò il tesoro di Loreto, minac-ciato dalle razzie turche. Colmati i fossati, demoliti gliedifici interni e rimosse le merlature, la rocca si qua-lifica come superbo belvedere. Il giardino fu realiz-zato 1924, integrando alberi piantati già nell’800.Poco distante il santuario di Santa Maria in via. Erettoper munificenza del card.Giori da Camillo Arcucci, so-stituto di Borromini a Romacome progettista o direttoredei lavori, accoglie dal 1643la splendida venerata iconacon Madonna e Bambino, se-condo la tradizione acquisitaa Smirne da crociati camerti(c. 1345), secondo la criticaopera di maestro locale dellametà del ‘200, epoca allaquale risaliva l’oratorio con lostesso titolo abbattuto peredificare il tempio a piantaellittica. All’interno pregevoli tele di scuola romanadel ‘600 e coeva fastosa cornice argentea (‘nuvola’)per esporre l’icona; volta dipinta da Rinaldi (XIX s.)e presbiterio da Orazio Orazi.Usciti dal nucleo urbano della città si raggiunge Re-nacavata, dove si adagia il convento dei frati Cappuc-cini. Questa è la casa madre dell’Ordine, nato esviluppatosi a Camerino sotto la protezione e nel pa-lazzo stesso della famiglia Da Varano nel 1528. Ilcomplesso conserva nella chiesa una magnifica ma-

iolica invetrinata e colo-rata, attribuita a Mattiadella Robbia (prima metàdel ’500) raffigurante laMadonna, il Bambino e iSS. Francesco e Agnese.Bello il tabernacolo dinoce finemente lavoratoe adornato di madreperlae d’avorio, opera di uncappuccino maceratese.Rarissimo nel suo genereil museo, che conservaantichi oggetti dei Cap-puccini.

Una passeggiata per i colli e lacampagna che contornano Ca-merino può essere l’occasioneper ammirare l’imponenteopera difensiva che i Da Va-rano realizzarono edificandorocche, castelli, pievi e centrifortificati. Il consiglio è di nonlasciarsi sfuggire una visita allaRocca Varano, arroccata incima ad uno scoglio, al Ca-stello di Beldiletto, con le grandi torri rotonde a difesadel recinto fortificato, e al Castello di Pievefavera, cheracchiude entro le sue mura con la triplice cinta ditorri di guardia il borgo medievale.

Città di CamerinoCorso Vittorio Emanuele II, 17

62032 Camerino MCtel. +39 0737 634711 fax +39 0737 630423

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