cafhè mangiarebere ; catania, italy

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82 Projects Progetti Località Location via Redentore 12, Catania, Italy Cliente Client PG+R s.r.l. Catania Progettista Design Architect Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Collaboratori Collaborators Isabel Alves Silva, Salvatore Ingrao Impianti Technical engineering Giovanni Ottaviano Impresa di costruzione Building contractor EDIL SPINA Snc di Spina Gian Luca Mario & C.Giuseppe Spina, Misterbianco, Catania Progetto Planning time 2001 Realizzazione Completion time 2003 Volume Volume 450m 3 Superficie interna Interior area 100m 2 Costo complessivo Total cost 155.000 Maria Giuseppina Grasso Cannizzo CafHè Mangiarebere text by Massimiliano Giberti Hélène Binet 1

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Architect : Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Designation : CafHè Mangiarebere ; Catania, Italy.

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Località Location via Redentore 12, Catania, Italy

Cliente Client PG+R s.r.l. Catania

Progettista Design Architect Maria Giuseppina Grasso Cannizzo

Collaboratori Collaborators Isabel Alves Silva, Salvatore Ingrao

Impianti Technical engineering Giovanni Ottaviano

Impresa di costruzione Building contractor EDIL SPINA Snc di Spina Gian Luca Mario & C.Giuseppe Spina, Misterbianco, Catania

Progetto Planning time 2001

Realizzazione Completion time 2003

Volume Volume 450m3

Superficie interna Interior area 100m2

Costo complessivo Total cost € 155.000

Maria Giuseppina Grasso CannizzoCafHè Mangiarebere

text by Massimiliano Giberti

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In questo piccolo intervento al piano terra di una torre di appartamenti nel centro di Catania, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo riconduce il tema della decorazione alla sua natura sto-rica di ornamento e rivestimento, svincolando il disegno della spazialità interna del locale da quello dei paramenti di rivestimento. Il progetto per il caffè enoteca CafHé Man-giarebere, si articola intorno alla necessità dettata dalle limitate dimensioni dello spazio a disposizione di concentrare tutte le funzioni “tecniche” in un unico volume contenitore e di lasciare tutto lo spazio restante a disposizione degli avventori. Il piccolo “interno” contiene a sua volta un altro “interno”, compatto e fun-zionale: una scatola che Eisenman definirebbe una “cardboard architecture” ritagliata dove

1Vista dall’ingresso2Pianta del piano terra 3Vista dell’interno del locale: il volume rivestito in maiolica contiene la cucina e i vani tecnici

1View from the entrance2Ground floor plan3View of the dining room: the volume covered with majolic tiles houses the kitchen and the technical functions

In questo piccolo intervento al piano terra di una torre di appartamenti nel centro di Catania, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo riconduce il tema della decorazione alla sua natura sto-rica di ornamento e rivestimento, svincolando il disegno della spazialità interna del locale da quello dei paramenti di rivestimento. Il progetto per il caffè enoteca CafHé Man-giarebere, si articola intorno alla necessità dettata dalle limitate dimensioni dello spazio a disposizione di concentrare tutte le funzioni “tecniche” in un unico volume contenitore e di lasciare tutto lo spazio restante a disposizione degli avventori. Il piccolo “interno” contiene a sua volta un altro “interno”, compatto e fun-zionale: una scatola che Eisenman definirebbe

necessario per consentire il passaggio delle vivande e l’accessibilità al bancone. Il conte-nitore è l’oggetto che ordina lo spazio: ospita l’ingresso, la cucina, il bancone del bar, la di-spensa, le macchine frigorifere, mentre tutta la superficie risultante è adibita a sala per i clienti. Lo stesso oggetto contenitore definisce l’identità urbana del bar, attraverso la vista della sua faccia principale che esce fuori dal prospetto dell’edificio disegnandone l’ingresso vero e proprio. Il tema decorativo di rivestimento di questo og-getto astratto ed immateriale assume un valo-re fortissimo, a prescindere dal significato del disegno scelto o della tecnologia del materiale di supporto: è ornamento ed in quanto tale con-segna dignità e rango allo spazio ornato.

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4Prospetti interni5Dettaglio della scatola contenente la cucina: 1. controsoffitto fonoassorbente; 2. scatolare; 3. scaffalatura in mdf 12mm smaltata; 4. lamiera30/10; 5. isolamento termo acustico; 6. mdf 12mm finitura smalto; 7. lamiera 50/10; 8. plexiglas; 9. multistrato fenolico; 10. pavimento industriale; 11. rivestimento in ceramica 12mm; 12. pannelli acquapanel.6Prospetto esterno sulla strada7Il decoro delle maioliche è stato ricavato da un’antica texture tessile

4Interior elevations5Detail of the kitchen box:1. false ceiling; 2. folded steel sheet; 3. 12mm enameled mdf shelving; 4. steel sheet 30/10; 5.acustic and thermic isolation; 6. 12mm mdf enameled finishing; 7. steel sheet 50/10; 8. plexiglas; 9. phenolic multilayer ; 10. industrial pavement; 11. 12mm ceramic cladding; 12. waterpanel6Exterior elevation on the street front 7The design of the majolic tiles has been developped from the texture of an ancient fabric

una “cardboard architecture” ritagliata dove necessario per consentire il passaggio delle vivande e l’accessibilità al bancone. Il conte-nitore è l’oggetto che ordina lo spazio: ospita l’ingresso, la cucina, il bancone del bar, la di-spensa, le macchine frigorifere, mentre tutta la superficie risultante è adibita a sala per i clienti. Lo stesso oggetto contenitore definisce l’identità urbana del bar, attraverso la vista della sua faccia principale che esce fuori dal prospetto dell’edificio disegnandone l’ingresso vero e proprio. Il tema decorativo di rivestimento di questo og-getto astratto ed immateriale assume un valo-re fortissimo, a prescindere dal significato del disegno scelto o della tecnologia del materiale di supporto: è ornamento ed in quanto tale con-segna dignità e rango allo spazio ornato.Processo assolutamente trasparente nel Loos Bar di Vienna (1908) nell’utilizzo di pannelli di rivestimento che identificano l’atmosfera di un luogo la cui spazialità è generata da linee razionali e da arredi “modernissimi”, come an-che nel lavoro di Van Doesburg per il caffè del cinema Aubette di Strasburgo (1928) in cui è la bi-dimensionalità dei pannelli de stijl a confe-rire tri-dimensionalità al vano parallelepipedo della sala del bar. Lo spazio non è costruito dai volumi o dai piani architettonici ma da superfi-ci ornamentali che influenzano la percezione e la fruizione dell’ambiente stesso; ad un funzio-namento razionale del sistema si sovrappone un valore aggiunto legato a segni, materiali e forme che rimandano ad altri repertori e sce-nari di riferimento. In questo caso la scelta

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Processo assolutamente trasparente nel Loos Bar di Vienna (1908) nell’utilizzo di pannelli di rivestimento che identificano l’atmosfera di un luogo la cui spazialità è generata da linee razionali e da arredi “modernissimi”, come an-che nel lavoro di Van Doesburg per il caffè del cinema Aubette di Strasburgo (1928) in cui è la bi-dimensionalità dei pannelli de stijl a confe-rire tri-dimensionalità al vano parallelepipedo della sala del bar. Lo spazio non è costruito dai volumi o dai piani architettonici ma da superfi-ci ornamentali che influenzano la percezione e la fruizione dell’ambiente stesso; ad un funzio-namento razionale del sistema si sovrappone un valore aggiunto legato a segni, materiali e forme che rimandano ad altri repertori e sce-nari di riferimento. In questo caso la scelta del supporto, la maiolica e quella del disegno, un tema decorativo barocco, rimandano in un loop di connessioni incrociate interessanti sia alla tradizione islamica e conseguentemente siciliana, esempio della quale la ceramica di Caltagirone è ormai conosciuta in tutto il mon-do, ma anche all’uso delle piastrelle nella espe-rienza moderna italiana, come ad esempio in Gio Ponti e Carlo Mollino. Il progetto del disegno stampato sulle piastrel-le è stato elaborato in collaborazione con il Gabbianelli Ceramiche design team: una vol-ta scelto il disegno del textile, la tappezzeria è stata fotografata ed elaborata graficamente per calibrarne formato e la dimensione. Gab-bianelli ha realizzato il prototipo a mano e dopo aver verificato dimensione, colore e combina-zione di pezzi (ogni fiore occupa 9 piastrelle) i

modelli sono stati riprodotti in serie. Il disegno della tappezzeria è stato riportato sulle pia-strelle fuoriscala proprio per contrastare la po-ca profondità dell’ambiente rispetto all’altezza del muro di ceramica e per rendere più rico-noscibile la parete anche da fuori, attraverso le vetrate. Le pareti interne della scatola sono intonacate rosse lucide.La scatola ha la sua illuminazione indipenden-te: neon inseriti nel muro di fondo dietro le scaf-falature. Così l’area per il pubblico è illuminata con una luce calda e puntuale, mentre quella di servizio con una fredda e diffusa, lo spazio per la circolazione viene, invece, lasciato in pe-nombra. Il pavimento è in battuto di cemento, le pareti sono intonacate grigie color cemento opponendo alla superficie brillante della scato-la di ceramica una finitura dall’aspetto grezzo. Gli infissi sono di acciaio grezzo. La scatola è costruita con un struttura di sca-tolari metallici e pannelli sandwich di fibroce-mento e lana di roccia. Tutti gli impianti passa-no al di sotto del pavimento e nel controsoffitto. I tavoli sono di Charles Eames per Vitra; le sedie di Björn Dahlström per CBI. Le panche in legno di rovere lungo le vetrate sono dise-gnate dallo studio. Le lampade sono di Arian Brekveld per Droog Design, scelte proprio per le loro caratteristiche tecniche: piccole, morbi-de (sono di PVC) e opalescenti. La maglia dei punti luce, è costruita a partire dall’incrocio di giaciture differenti a quote diverse per ottene-re una fascia luminosa continua proprio sopra i tavoli, che restano illuminati anche se vengono spostati e accostati.

del supporto, la maiolica e quella del disegno, un tema decorativo barocco, rimandano in un loop di connessioni incrociate interessanti sia alla tradizione islamica e conseguentemente siciliana, esempio della quale la ceramica di Caltagirone è ormai conosciuta in tutto il mon-do, ma anche all’uso delle piastrelle nella espe-rienza moderna italiana, come ad esempio in Gio Ponti e Carlo Mollino. Il progetto del disegno stampato sulle piastrel-le è stato elaborato in collaborazione con il Gabbianelli Ceramiche design team: una vol-ta scelto il disegno del textile, la tappezzeria è stata fotografata ed elaborata graficamente per calibrarne formato e la dimensione. Gab-bianelli ha realizzato il prototipo a mano e dopo aver verificato dimensione, colore e combina-zione di pezzi (ogni fiore occupa 9 piastrelle) i modelli sono stati riprodotti in serie. Il disegno della tappezzeria è stato riportato sulle pia-strelle fuoriscala proprio per contrastare la po-ca profondità dell’ambiente rispetto all’altezza del muro di ceramica e per rendere più rico-noscibile la parete anche da fuori, attraverso le vetrate. Le pareti interne della scatola sono intonacate rosse lucide.La scatola ha la sua illuminazione indipenden-

te: neon inseriti nel muro di fondo dietro le scaffalature. Così l’area per il pubblico è illu-minata con una luce calda e puntuale, mentre quella di servizio con una fredda e diffusa, lo spazio per la circolazione viene, invece, la-sciato in penombra. Il pavimento è in battuto di cemento, le pareti sono intonacate grigie color cemento opponendo alla superficie bril-lante della scatola di ceramica una finitura dall’aspetto grezzo. Gli infissi sono di acciaio grezzo. La scatola è costruita con un struttura di sca-tolari metallici e pannelli sandwich di fibro-cemento e lana di roccia. Tutti gli impianti passano al di sotto del pavimento e nel con-trosoffitto. I tavoli sono di Charles Eames per Vitra; le sedie di Björn Dahlström per CBI. Le panche in legno di rovere lungo le vetrate so-no disegnate dallo studio. Le lampade sono di Arian Brekveld per Droog Design, scelte pro-prio per le loro caratteristiche tecniche: pic-cole, morbide (sono di PVC) e opalescenti. La maglia dei punti luce, è costruita a partire dal-l’incrocio di giaciture differenti a quote diver-se per ottenere una fascia luminosa continua proprio sopra i tavoli, che restano illuminati anche se vengono spostati e accostati.

8I tagli nel volume maiolicato consentono un agile scambio tra la cucina e la sala

8The box covered with majolic tiles has been cut to consent changes between the kitchen and the dining room

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