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oberto Zamboni, un artigiano veronese, dopo anni di sopralluo- ghi, richieste di informazioni e con- tatti con il Ministero della Difesa, una ricerca capillare nell’archivio vaticano, e degli archivi delle auto- rità tedesche, polacche e austriache, ha trovato la tomba di un suo zio nel cimitero d’onore italiano a Flossemburg, non lon- tano da Norimberga. Ma la cosa straordi- naria e sconvolgente è che, come lo zio di Zamboni, c’erano migliaia di lapidi di italia- ni, militari e civili, deceduti in Germania tra il 1943-’45. Di queste tombe, nella maggior parte dei casi, i familiari in Italia ignoravano e ignorano tuttora l’esistenza. Il ricercatore veronese ha iniziato a catalogare, nome per nome, provincia per provincia, in ordine alfabetico, quelli che settanta anni fa, poco più che ragazzi, partirono per il fronte nella seconda guerra mondiale e finirono prigio- nieri in un campo di concentramento o arre- stati perché disertori o partigiani. Di loro non c’erano più tracce. Ora molte famiglie, grazie a questa paziente opera di ricerca, potranno sapere dove la storia ha messo fine alla vita di loro parenti, inghiottite dalla guerra e dai campi di sterminio nazisti. Molte famiglie potranno così sapere che, anche se a distanza di tanti anni, c’è una lapide su cui appoggiare gli occhi o un fiore per quel parente disperso in guerra e forse dimenticato. Ogni nome viene indicato con l’indirizzo di un camposanto e le coordinate per trovare la lapide “ dimenticata” che ci restituisce il lampo di una vita, una faccia, un ricordo ed il buio di quelle pagine di storia. Da pochi mesi è stato pubblicato un primo elenco dei caduti della Provincia di Ancona. Ringraziamo l’artigiano veronese Zamboni per il grande lavoro svolto e Paola Andreoni, capogruppo consiliare PD del Comune di Osimo, per averci fatto cono- scere questa triste storia ed i nomi di nostri concittadini che riportiamo qui di seguito. FOCANTE UMBERTO, nato il 7 marzo 1911 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 23 gennaio 1944 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania)-cimitero militare ita- liano d’onore-posizione tombale: riquadro 4-fila r-tomba 45. GIORGETTI NELLO, nato il 28 febbra- io 1916 a Filottrano (Ancona )-decedu- to il 9 giugno 1944-attualmente sepolto ad Amburgo (Germania)-cimitero militare d’onore-posizione tombale: riquadro 1- fila u – tomba 39. MONTECCHIANI GIUSEPPE, nato il 13 marzo 1914 a Filottrano (Ancona) - dece- duto il 23 aprile 1945-attualmente sepolto a Berlino (Germania)-cimitero militare d’o- nore- posizione tombale da richiedere al Ministero della Difesa. PIERONI GIUSEPPE, nato il 7 ottobre 1920 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 26 febbraio 1944 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania) cimitero militare ita- liano d’onore-posizione tombale: riquadro 4-fila f- tomba 8. RAMAZZOTTI ENRICO, nato il 28 luglio 1915 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 2 novembre 1944 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania) - cimitero militare ita- liano d’onore - posizione tombale: riquadro 5-fila u-tomba 58. STAMPELLA ARDUINO SANTE, nato il 4 agosto 1923 a Filottrano (Ancona) - decedu- to il 7 maggio 1944 - attualmente sepolto a Berlino (Germania) - cimitero militare italia- no d’onore-posizione tombale da richiedere al Ministero della Difesa. TANTUCCI ENRICO, nato il 19 marzo 1915 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 5 maggio 1945 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania) - cimitero militare italiano d’o- nore - posizione tombale: riquadro 5-fila r-tomba 38. Vogliamo pregare l’amministrazione comunale di ricordare questi nostri caduti in occasione della cerimonia del 25 aprile- questo è il meno che si può fare. Noi del Circolo L’Incontro siamo pronti a collaborare con le famiglie dei caduti per le iniziative che vorranno intraprendere. Isidoro Carancini 30 Marzo 2012 N. PERIODICO DEL CIRCOLO CULTURALE FILOTTRANO 22 Aut. Trib. Ancona n. 17/06 Reg. periodici Tribunale di Ancona - Dir. Resp. Nicola Di Francesco Direttore Isidoro Carancini - Stampa: Errebi Grafiche Ripesi - Falconara R l incontro news DIMENTICATI DI STATO saldami e leghe non preziose Via Grandi, 9 60131 ANCONA Tel e Fax 071/2861660 a tutte le famiglie e agli operatori economici Buona Pasqua Scoperte tombe di militari filottranesi LA NEVE di Giuseppe Pierelli (il poeta contadino) Scende dal grigio cielo e par sia stanca a grandi fiocchi senza far rumore, lieve si posa ovunque e tutto imbianca messaggera di gioia e di dolore. Fa lieto quel signor cui nulla manca: dentro il palazzo suo giusto è il calore, ma soffre il poverel, che sulla panca ha poco pane, e per il freddo muore. E’ triste il vecchierel carico d’anni: non l’ama come un dì, ora la teme apportatrice ancor d’altri malanni. Spera l’agricoltor che la campagna ne abbia un beneficio e ciò gli preme, così l’accetta in pace e ci guadagna.

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oberto Zamboni, un artigiano veronese, dopo anni di sopralluo-ghi, richieste di informazioni e con-tatti con il Ministero della Difesa, una ricerca capillare nell’archivio vaticano, e degli archivi delle auto-

rità tedesche, polacche e austriache, ha trovato la tomba di un suo zio nel cimitero d’onore italiano a Flossemburg, non lon-tano da Norimberga. Ma la cosa straordi-naria e sconvolgente è che, come lo zio di Zamboni, c’erano migliaia di lapidi di italia-ni, militari e civili, deceduti in Germania tra il 1943-’45. Di queste tombe, nella maggior parte dei casi, i familiari in Italia ignoravano e ignorano tuttora l’esistenza. Il ricercatore veronese ha iniziato a catalogare, nome per nome, provincia per provincia, in ordine alfabetico, quelli che settanta anni fa, poco più che ragazzi, partirono per il fronte nella seconda guerra mondiale e finirono prigio-nieri in un campo di concentramento o arre-stati perché disertori o partigiani. Di loro non c’erano più tracce. Ora molte famiglie, grazie a questa paziente opera di ricerca, potranno sapere dove la storia ha messo fine alla vita di loro parenti, inghiottite dalla guerra e dai campi di sterminio nazisti. Molte famiglie potranno così sapere che, anche se a distanza di tanti anni, c’è una lapide su cui appoggiare gli occhi o un fiore per quel parente disperso in guerra e forse dimenticato. Ogni nome viene indicato con l’indirizzo di un camposanto e le coordinate per trovare la lapide “ dimenticata” che ci restituisce il lampo di una vita, una faccia, un ricordo ed il buio di quelle pagine di storia. Da pochi mesi è stato pubblicato un

primo elenco dei caduti della Provincia di Ancona. Ringraziamo l’artigiano veronese Zamboni per il grande lavoro svolto e Paola Andreoni, capogruppo consiliare PD del Comune di Osimo, per averci fatto cono-scere questa triste storia ed i nomi di nostri concittadini che riportiamo qui di seguito.FOCANTE UMBERTO, nato il 7 marzo 1911 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 23 gennaio 1944 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania)-cimitero militare ita-liano d’onore-posizione tombale: riquadro 4-fila r-tomba 45.GIORGETTI NELLO, nato il 28 febbra-io 1916 a Filottrano (Ancona )-decedu-to il 9 giugno 1944-attualmente sepolto ad Amburgo (Germania)-cimitero militare d’onore-posizione tombale: riquadro 1- fila u – tomba 39.MONTECCHIANI GIUSEPPE, nato il 13 marzo 1914 a Filottrano (Ancona) - dece-duto il 23 aprile 1945-attualmente sepolto a Berlino (Germania)-cimitero militare d’o-nore- posizione tombale da richiedere al Ministero della Difesa.PIERONI GIUSEPPE, nato il 7 ottobre 1920 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 26 febbraio 1944 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania) cimitero militare ita-

liano d’onore-posizione tombale: riquadro 4-fila f- tomba 8.RAMAZZOTTI ENRICO, nato il 28 luglio 1915 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 2 novembre 1944 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania) - cimitero militare ita-liano d’onore - posizione tombale: riquadro 5-fila u-tomba 58.STAMPELLA ARDUINO SANTE, nato il 4 agosto 1923 a Filottrano (Ancona) - decedu-to il 7 maggio 1944 - attualmente sepolto a Berlino (Germania) - cimitero militare italia-no d’onore-posizione tombale da richiedere al Ministero della Difesa.TANTUCCI ENRICO, nato il 19 marzo 1915 a Filottrano (Ancona) - deceduto il 5 maggio 1945 - attualmente sepolto ad Amburgo (Germania) - cimitero militare italiano d’o-nore - posizione tombale: riquadro 5-fila r-tomba 38.Vogliamo pregare l’amministrazione comunale di ricordare questi nostri caduti in occasione della cerimonia del 25 aprile-questo è il meno che si può fare.Noi del Circolo L’Incontro siamo pronti a collaborare con le famiglie dei caduti per le iniziative che vorranno intraprendere.

Isidoro Carancini

30 Marzo 2012 N.

PERIODICO DEL CIRCOLO CULTURALEFILOTTRANO

22

Aut. Trib. Ancona n. 17/06 Reg. periodici Tribunale di Ancona - Dir. Resp. Nicola Di Francesco Direttore Isidoro Carancini - Stampa: Errebi Grafiche Ripesi - Falconara

R

l’incontronews

DIMENTICATI DI STATO

saldami e leghe non preziose

Via Grandi, 9 60131 ANCONA

Tel e Fax 071/2861660

a tutte le famiglie e agli operatori economici

Buona Pasqua

Scoperte tombe di militari filottranesi

LA NEVEdi Giuseppe Pierelli (il poeta contadino)

Scende dal grigio cielo e par sia stancaa grandi fiocchi senza far rumore,lieve si posa ovunque e tutto imbiancamessaggera di gioia e di dolore.

Fa lieto quel signor cui nulla manca:dentro il palazzo suo giusto è il calore,ma soffre il poverel, che sulla pancaha poco pane, e per il freddo muore.

E’ triste il vecchierel carico d’anni:non l’ama come un dì, ora la temeapportatrice ancor d’altri malanni.

Spera l’agricoltor che la campagnane abbia un beneficio e ciò gli preme,così l’accetta in pace e ci guadagna.

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N o t i z i a r i o c u l t u r a l eN o t i z i a r i o c u l t u r a l e

ra il 9 dicembre 2011, ma ripensandoci si avverte an-cora l’eco delle loro note emesse dal violino e dalla tastiera. Un bel preludio al vicino Natale, in quel dopo-cena! L’occasione conviviale per soci e amici del Circolo

culturale, infatti, si è conclusa splendi-damente con l’esecuzione di brani musi-cali eseguiti dal Duo Santini, fratelli musicisti ormai noti in Italia e all’e-stero.Marco si diploma brillantemente al Conservatorio di Fermo all’età di 18 anni, poi si perfeziona in Germania all’Accademia per Musica e Teatro di Heidelberg-Mannheim, dove si diploma nel 2006 col massimo dei voti. Ha all’attivo premi e ricono-scimenti in concorsi nazionali e in-ternazionali. Per citarne solo alcuni: 3° Premio al Concorso Violinistico Internazionale “Andrea Postacchi-ni” di Fermo, 1° Premio al Concorso Nazionale di Camerino, 1° Premio al Concorso nazionale di Fusigna-no. Nel 2005 dà vita all’Orchestra Mannheimer Ensemble, formata da giovani musicisti di varie nazionali-tà, appartenenti alla Musikhochschule di Mannheim. L’orchestra si è esibita non solo in Italia, ma anche in Spagna, Ger-

mania, Cina, Mongolia…Lucia si diploma anche lei al Conserva-torio di Fermo; insegna presso la Civica Scuola di Musica di Osimo, e attualmen-te frequenta l’ultimo anno del Corso di Laurea in “Lingue moderne per la comu-nicazione e la cooperazione internazio-nale” alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Macerata. Marco e Lucia Santini si esibiscono in

duo da anni. A novembre dell’anno scor-so si sono fatti portavoce del Progetto “Marchigiani nel mondo”, portando la

loro musica in Argentina, a Rosario.Il Duo Santini si è proposto all’uditorio dell’Incontro, aperto per il loro arrivo a un folto gruppo di amici personali, con un programma eterogeneo, gradito da tutti. I pezzi suonati spaziano nella musi-ca più prettamente classica – la “Zigeu-nerweisen” di P. de Sarasate e la Danza Ungherese n. 5 di Brahms – in colonne sonore come “Schindler’s List”, “Ga-

briel’s Oboe” e “C’era una volta il West”, nei grandi classici, come il celebre “Adagio” di Albinoni e l’“A-ve Maria” di Schubert. Hanno fatto da cornice al tutto i testi composti da Marco Santini: “Il Cristo delle Marche”, scritto appositamente per la statua omonima di granito nero realizzata da Nazzareno Rocchetti e innalzata all’Avenale di Cingo-li; “Elegia”, narrazione in musica, ispirata a un libro sull’emigrazione, della sofferenza e della speranza di chi deve lasciare la propria terra per cercare lavoro. Infine, “Settembre” e “Nenia”.Marco e Lucia Santini hanno inon-dato della loro musica la sede del Circolo “L’Incontro” catturando l’at-tenzione dei presenti, e suscitando

forte emozione, in particolare con la voce di un violino così suadente pene-trante coinvolgente.

EL’Incontro in musica: il Duo Santini

di Mina Giuliodori

IL CIRCOLO L’INCONTRO E LA CULTURA CUBANAdi Isidoro Carancini

el numero di Dicembre ave-vamo presentato l’iniziativa “Cinque Artisti per Cuba”, una mostra itinerante de-gli artisti, Andrea Cangemi, Salvatore Carbone, Salva-tore D’Addario, Lino Stro-nati e il nostro Nazareno

Rocchetti. L’iniziativa dell’Associazione “ Para un Principe Enano”, guidata dalla nostra concittadina Olga Lidia Priel, toc-cherà anche Filottrano con la mostra che si aprirà, presso il Palazzo Accorretti , il giorno 14 aprile e si chiuderà domenica 22 dello stesso mese. Il nostro Circolo ha offerto la propria collaborazione alla manifestazione, particolarmente per la mostra che si terrà a Filottrano. La” cul-tura cubana “ è un miscuglio di magia, mistero, superstizione con una popola-zione meticcia dal punto di vista culturale e religioso e questo non può non suscita-re grande curiosità e ammirazione anche per le lotte affrontate per la liberazione dalla schiavitù.” La mostra itinerante è

inclusa nel progetto socio-culturale per la diffusione della cultura cubana in Ita-lia, promosso dall’Associazione “ Para un Principe Enano “ e vuole rappresentare una testimonianza della positiva evolu-zione democratica delle condizioni di un popolo come quello cubano, pur man-tenendo la propria cultura e tradizione. L’obiettivo del progetto è anche quello di uno scambio positivo con la cultura italiana, per una crescita umana basata sull’approfondimento della reciproca co-noscenza”. Il nostro interesse alla cono-scenza e agli scambi culturali ci ha spinto pertanto ad invitare Olga presso la no-stra sede, venerdì 20 aprile, per parlarci di Cuba e della cultura cubana, ci spie-gherà cos’è la “ santeria” e ci intratterrà sulle origini della variegata popolazione dei “Caribe”. Per noi sarà comunque un’occasione per avvicinarci a questo po-polo di grande fascino e approfondire la mentalità cubana ed apprezzarla in tutto il suo apparato tradizionale.

NA Michele ScarponiIl Giro d’Italia 2011

BRINDIAMO CON TE, MICHELE! ANCHE SE PER NOI L’ AVEVI GIA’ VINTO ALL’ARRIVO A MILANO, IL 29 MAGGIO 2011 MA VORREM-MO BRINDARE CON TE IL “GIRO D’ITALIA 2012“!IN BOCCA AL LUPO!

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N o t i z i a r i o c u l t u r a l eN o t i z i a r i o c u l t u r a l e

l 18 e il 19 febbraio, con esposizione dalle 16 alle 24, la sede del Circolo cultura-le L’INCONTRO ha ospita-to una mostra di fotografie a tema libero, organizzata dagli stessi espositori, soci del Circolo con l’aggiunta di

loro amici e conoscenti appassionati di fotografia. Parecchi fotografi sono filot-tranesi, mentre altri sono di Macerata To-lentino Treia…, che hanno raccolto foto per la mostra anche tramite spedizione dall’estero, dove qualcuno soggiorna per motivi di lavoro o studio. I parteci-panti elencati in un cartellone, mi si è detto in ordine casuale, sono quattordici:

Michele Gobbi – Alessandro Poloni – Fe-derica Micozzi – Simone Moretti – Gian-luca Zitti – Michele Olivieri – Alessia Cantarini – Serena Zitti – Luca Carbonari – Silvia Meschini – Francesca Pasquini – Lorenzo Fabbri – “Berno” (Michele Ber-nabei) – Lillo (Fabrizio Lillini). Di età fra i 18 e i 35 anni circa, vi sono compresi principianti, amatori e semiprofessionisti della fotografia, tutti con l’obiettivo di ri-uscire a costituire un circolo fotografico insieme ad altri interessati a ciò. Ho osservato quelle 50-60 immagini con grande interesse.Si tratta per lo più di ritratti e paesaggi – i primi, con ricorso molto spesso alla street photography, ossia istantanee “ru-

bate” da scene della vita quotidiana – re-alizzati con fotocamere reflex sia digitali sia a pellicola, sia a colori sia in bianco e nero. I ritratti rappresentano varia umani-tà – bambini adulti musicisti – in ambienti italiani e stranieri. Diverse immagini, sia di ritratti sia di paesaggi, colpiscono per la particolarità dell’inquadratura, per la scelta di dettagli, o per effetti speciali.Le foto esposte, nel loro insieme, sono apparse di notevole effetto. Alcune in particolare spiccano per l’originalità dei soggetti scelti e/o per tecnica.

(Nel prossimo numero pubblicheremo le foto)

I

ella prestigiosa sede del Museo delle Arti e Tradi-zioni Popolari a Roma, si è chiusa una mostra che, per il 150° dell’unità d’Italia, ha presentato un’esposizione delle opere caratteristiche delle regioni italiane. Per le

Marche, accanto alla raccolta permanen-te, che tra l’altro comprende una rara collezione di timbri tatuati di Loreto, figuravano, sempre di Loreto, quadret-ti con l’immagine della Madonna, un cembalo, gioielli, coralli di Recanati, di Macerata un costume, un megafono in

terracotta, figurine presepiali, un cercine in fibre vegetali dell’ascolano e altri pre-ziosi lavori.Il percorso espositivo si concludeva con una suggestiva mostra di presepi di Cra-covia che, a differenza dei nostri ispirati a criteri di povertà e di umiltà, sorpren-deva per le costruzioni fantastiche simi-li a facciate di cattedrali, piene di torri, di vetrate colorate, di luci, di figurine in movimento, in una festa di colori creata per esaltare e glorificare l’avvenimento di un Dio che squarcia i cieli e scende per vivere insieme agli uomini.

Arianna Serra Crispolti

NMUSEO DELLE ARTI E TRADIZIONI POPOLARI DI ROMA

LA” MOSTRICIATTOLA “– MOSTRA FOTOGRAFICA DEI GIOVANIdi Mina Giuliodori

osì l’hanno definita gli illu-stri ospiti del nostro Circolo Culturale invitati per la pre-sentazione del Libro Due Vite di Fernando Riderelli, la sera del 16 Marzo. E’ il sesto libro che l’autore pub-blica e questa volta con la

rinomata Casa Editrice Affinità Elettive diretta da Valentina Conti presente al nostro convivio. La serata si è protratta fino alla mezzanotte con musica e atte-stazioni di compiacimento. Queste sono state espresse dal nostro Assessore alla Cultura Ivana Ballante e successiva-mente dal Consigliere regionale Dino Latini, accompagnato dall’Amministra-

tore Delegato di Astea Energia, Monica Bordoni. Non poteva mancare il nostro Dirigente scolastico Floriano Tittarelli e il Presidente di Acquambiente, Ales-sandro Maccioni, a dare il giusto rilievo alla serata culturale. Il libro di Riderelli è stato presentato dall’Assessore alla Cultura di Osimo, Achille Ginnetti. Egli ha tracciato egregiamente i contenuti dell’opera che non è la solita autobio-grafia, ma lo spaccato di una vita a due dal periodo bellico fino agli anni ’80. C’è stato poi l’intervento della protagonista Maria Tantucci a ricordare di suo padre e di sua madre, nativi di Filottrano, e a dare alla serata momenti di commozione e di divertimento su avvenimenti speci-

fici. Anche la scrittrice Maria Lampa, di Castelfidardo, ha dato un contributo di idee e di apprezzamento per l’opera di Riderelli il quale, entusiasta per l’acco-glienza ricevuta, ha dichiarato di sentirsi in qualche modo un cittadino di Filottra-no per aver avuto diversi studenti e tan-ti amici nel corso della sua esistenza. A coronamento della serata, c’erano pure delle sue ex alunne di Osimo e Filottrano che hanno pure cantato.Speriamo che Riderelli ci onori della sua presenza quando pubblicherà un nuovo libro. Intanto un grazie e un arrivederci a presto.

Isidoro Carancini

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N o t i z i a r i o c u l t u r a l e

nche quest’anno sono tanti i prese-pi che si sono po-tuti ammirare a Fi-lottrano. A partire da quello storico collocato ormai da più di qua-

rant’anni nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e realizzato da cinque “maestri” filottrane-si del presepe. Le statuine in cartapesta (circa 40) e in gesso per un totale di circa cento fi-gure, alte fino a 60 centimetri sono collocate, come sempre, negli ambienti e nei paesaggi ricostruiti minuziosamente con particolari di impressionante realismo. Ogni anno i lavori di ristrutturazione, ri-facimento e nuova creazione durano circa due mesi. Quest’anno sono state aggiun-te, nell’angolo a ridosso dell’uscita, le eleganti figure dei re magi sui loro cam-melli, che seguendo la stella cometa, si avvicinano alla città di Betlemme. Come da tradizione, inoltre, sotto le vol-te della chiesa di San Michele si è potu-ta ammirare la mostra dei mini presepi giunta ormai alla 27a edizione, curata dall’associazione Quelli di vicolo Beltra-mi. Quest’anno sono stati 163 i presepi esposti, realizzati da più di 130 parteci-panti di tutte le età. Da quando la mostra è nata ha avuto infatti il merito di unire tramite la manualità e la creatività i più piccoli ai loro genitori e nonni. Tanti an-che i gruppi che si sono voluti cimenta-re nella costruzione di un loro personale presepe come i diversi squadroni degli scout, il corpo bandistico della città di Filottrano, la scuola materna “L’alveare” di Bartoluccio, il centro diurno “I giraso-li”, l’oratorio di Montoro e i bambini del catechismo.

Molto varie le tipologie dei presepi espo-sti, dai più elaborati, realizzati da quelli

che possiamo definire i maestri dei mini presepi filottranesi, ai più essenziali ma non per questo meno creativi, come quello realizzato all’inter-no di una cassetta degli attrezzi o quello che ha visto collocata la Sacra Famiglia all’interno del pane “sgrottato” che, come ha

ricordato don Carlo durante la premiazio-ne del 15 gen-naio, rimanda all’etimologia di Betlemme (lett. “casa del pane”) e sim-bol icamente alla nascita umile di Gesù. Esposti quest’anno anche quattro presepi che intendevano cele-brare i 150 anni d’Italia

attraverso le pagine della Co-stituzione, lo Stivale o il Trico-lore.Di diverso tipo è stata la Nati-vità che si è potuta ammirare il 10 dicembre presso largo Bramante messa in scena dai bambini della scuola dell’in-fanzia “Arcobaleno”: gli alun-ni di tutte le sezioni, guidati dalle loro insegnati, hanno ri-costruito la Betlemme di 2000 anni fa con le sue botteghe, la falegnameria, la panetteria, il bazar, l’osteria. Non pote-vano mancare gli angeli ad annunciare la venuta di Gesù, accompagnati dai canti e dal-

la chitarra dell’insegnante di educazione musicale, e la neve di coriandoli lanciata dai palazzi sovrastanti grazie alla collabo-razione di Cesare Papa. A rendere pos-sibile questo presepe vivente dai piccoli figuranti, oltre al grande impegno degli alunni e delle loro insegnanti, anche l’im-portante collaborazione dei genitori e del Circolo dello Stivale.Non sarà certo sfuggito inoltre ai filottra-nesi, e a chi si è trovato a passare nella via di transito principale del nostro paese, il tradizionale presepe di sagome di legno collocato ormai da diversi anni nell’area del monumento dei caduti della Nembo; infine non possono essere dimenticati i di-versi presepi allestiti dai parroci anche nel-le parrocchie delle frazioni, più intimi ma non meno ricchi di fascino e spiritualità. Se a Filottrano questa tradizione conti-

nua, si rinnova e rafforza con nuovi alle-stimenti e nuove idee è grazie al lavoro di tanti appassionati e diverse associazioni; è grazie a loro che la nostra città si impre-ziosisce e dona a tutti un po’ della magia del Natale.

AI 200 presepi filottranesi

di Silvia Brunori

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N o t i z i a r i o c u l t u r a l ePIETRO TROVARELLI DA FILOTTRANO DETTO

“IL TROVARELLO“ 1787-1812 UN BANDITO PER FORZAdi Mario Filippi

el 1808 Napoleone Bonaparte aveva annesso al regno d’Ita-lia i territori delle Marche con tutte quelle discipline ammi-nistrative, politiche e militari messe insieme da quel gover-no. Una delle leggi o discipline più aberranti fu quella della “

Coscrizione” che obbligava tutti i giovani compresi tra i 18 e i 25 anni ad arruolarsi nelle truppe napoleoniche. La leva obbliga-toria, poteva oscillare tra i cinque e i sette anni di servizio ,se tutto andava bene. Tale disciplina favorì, in tutti i territori marchigia-ni, la DISERZIONE. Molti giovani, per non sottostare a tale iniqua legge, si dettero alla macchia rifugiandosi nelle tante boscaglie allora presenti nelle nostre campagne.La Corte di Giustizia di Macerata, in quel periodo, annotava che 2806 giovani si era-no dati alla macchia. Tra i tanti e più noti di questo strano periodo storico di “ Brigan-taggio o Banditismo “ è da annoverare il filottranese Pietro Trovarelli, dai compagni chiamato “ Trovarello”.Chi era il Trovarelli ? Dove era nato ? Dal li-bro dei battezzati della Chiesa parrocchiale di San Cristoforo, libro iniziato nel 1782 e

ultimato nel 1800, risulta che Pietro Trova-relli, figlio di Mattia e di Maria figlia di Fran-cesco Ferrini, nacque il giorno 7 settembre 1787.Il rapporto della gendarmeria di Macera-ta descrive così il Trovarelli : “ uomo alto, snello, viso regolare, fronte alta, occhi neri, capelli e barba castani “.

Per la sua arditezza, il Trovarelli venne ben presto eletto “ CAPO” e i seguaci furono Filippo Cecchi detto il “ Pizzo” da Cingo-li, Pietro Mari detto “Bellente “ da Appi-gnano ( MC) ed un certo Taffetano. Il Tro-varelli, di tanto in tanto si portava a casa dei genitori, riuscendo più di una volta ad eludere la sorveglianza, ma un giorno, sor-preso dai gendarmi, per riuscire a fuggire, fu costretto ad uccidere uno di questi , e correva l’anno 1810. La caccia delle autorità militari contro di lui si fece ancor più serrata e accanita e di lì a qualche anno ( 1812 ) venne tradito da due suoi compagni, Paci-fico e Giacomo Verdenelli detti “ Cucù “. In un conflitto a fuoco, avvenuto il 14 ottobre 1812 nei pressi di Pitino di san Severino, il nostro Trovarelli cadde colpito da un colpo d’archibugio.Morto il Trovarelli, assunse il comando di “Capo” Pietro Masi detto “ Bellente “ ( dicono alcuni che fosse un giovane molto bello), ma anche per il Bellente suonò molto presto la campana della morte, avvenuta il 24 dicembre 1812, sempre in seguito a tra-dimenti.

N

Lettera aperta all’Amministrazione Comunale per l’installazione di un’antenna di telefonia mobile

All’attenzione del Sindaco Francesco CoppariCon la presente voglio comunicare al sindaco Francesco Coppari, agli assessori comunali e ai consiglieri di maggioranza e di mino-ranza, il mio dissenso circa l’installazione d un’antenna di telefo-nia mobile sul Palazzo ex Orland sul lato che si affaccia anche su via Oberdan.Questa installazione si aggiunge alle altre tre sulla torre dell’ac-quedotto sorte senza consultare i cittadini residenti nel circon-dario.Chiedo al sindaco di indire un’assemblea pubblica per chiarire le motivazioni e gli eventuali rischi per la salute. In ogni caso è intenzione mia e di altri cittadini organizzare un’assemblea per i cittadini con esperti in materia, per chiarire tutti i nostri dubbi.

Questa mia anche per verificare se tale assemblea può essere pensata insieme.Noi residenti di via Oberdan già subiamo un traffico eccessivo di auto, sia nella vecchia statale, sia nella salita di fianco al condo-minio Alcione, con un tasso di polveri sottili alto rispetto ad altre zone di Filottrano.Nel condomino Alcione abbiamo anche una cabina dell’Enel con due trasformatori. Colgo l’occasione per chiedere al sindaco di aiutarci per far si che l’Enel la sposti.Nell’attesa di un gentile riscontro, porgo i miei saluti.

Giuseppe TarabelliFilottrano 14 marzo 2012

CIRCOLO CULTURALE L’INCONTROCORSO DEL POPOLO, 22 - FILOTTRANO

SCRIVI! PUBBLICHEREMO QUANTO CI INVIERAI!

La sede del Circolo dispone di tutti gli impianti necessari per conferenze, incontri, dibattiti ed è disponibile gratuitamente

anche per compleanni, feste di famiglia, associazioni

PER INFORMAZIONI TELEFONA:Isidoro 329-9012362 - Jerry 3485482879

email: [email protected]

DOTT. PAOLUCCI ALESSANDRODottore in Odontoiatria e Protesi DentariaSpecialista in Ortognatodonzia

Jesi via Marconi, 10 0731203286Filottrano via Roma 1 071 7223375Tel. cell. 3487836249

N o t i z i a r i o c u l t u r a l e

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Qui non ci sono ebrei di Guido Carletti

Da una decina d’anni si ricor-da il 27 gennaio 1945, giorno in cui venne liberato il campo di concentramento di Au-schwitz. L’ A.N.P.I. sezione di Filottra-no e il Centro studi Lorenzo Milani, quest’anno con la col-

laborazione dello Ju-Ter Club di Osimo, hanno invitato i Filottranesi a riflettere sull’operato di coloro che, durante l’ulti-ma guerra, rischiarono qualcosa, o forse più di qualcosa, per aiutare e proteggere gli ebrei perseguitati.Alcuni concittadini, per primi, hanno rac-contato episodi pressoché sconosciuti avvenuti proprio a Filottrano. Il primo racconto è stato quello di Carlo Campo-donico, titolare dell’omonimo e storico negozio di piazza Garibaldi. Durante la guerra sor Checco Campodo-nico, per l’appunto il nonno di Carlo, ac-cettò di ricoverare e nascondere in casa sua beni appartenenti alla famiglia Ascoli, che commerciava all’ingrosso stoffe, lane e altro. Gli Ascoli, in quanto ebrei, aveva-no già subito furti e vessazioni. La loro merce venne stipata in cantina e nascosta dietro vecchie persiane e fascine di legna. Quando arrivarono i Tedeschi, la casa di Campodonico fu violata più volte, il pro-prietario sequestrato e poi rilasciato, i figli costretti a nascondersi sotto il letto: “Chi vive? Chi vive?”, urlarono i Tedeschi con le armi spianate, molto nervosi, ma non aprirono l’ultima porta… Un giorno però, Lucidio, uno dei figli, fu costretto, suo malgrado, a “riceverli”… I Tedeschi si fecero accompagnare per la casa e poi ac-cennarono alla cantina. Lucidio cominciò a sudare freddo, perché sapeva perfetta-mente a chi appartenesse la roba nascosta in cantina. Sennonché, prima di prendere le scale, i Tedeschi videro una stanza sul-la sinistra e invitarono Lucidio ad entrarci: c’erano tanti libri e tra questi una copia di “Mein Kampf” di Hitler… “Ja, Kamerad!” dissero quelli a Lucidio e complimentosi se ne andarono.La seconda storia, per altro legata alla prima, l’ha raccontata Luca Pallocchini ed ebbe come protagonista la nonna Setti-mia, detta Marì. Lei aveva un negozio di mercerie proprio all’inizio del Corso e acconsentì a nascondere un po’ di roba di Ascoli che, è evidente, era in grave dif-

ficoltà; ma lei fece anche di più: accettò a pigione quattro componenti della fami-glia del grossista col quale, al pari di Cam-podonico, era in corrispondenza.Gli Ascoli vissero pacificamente a Filottra-no da “sfollati de Ancona” , come tanti che ce n’erano ricoverati qua e là. Chi sa-peva taceva. Ma c’era chi occhieggiava e le cose si complicarono molto quando ci fu un rastrellamento. Marì fece nasconde-re gli ospiti in pericolo dentro a delle man-giatoie, coperti col fieno ( i Pallocchini era-no anche proprietari di uno “stallatico”, ossia d’una stalla dove si potevano ricove-rare e rifocillare i cavalli) e spedì il figlio più piccolo, Franco, tredicenne, a rintracciare l’altro figlio, Giuseppe, sedicenne, che era stato mandato a Forano a prendere da mangiare proprio per gli Ascoli. Franco rintracciò il fratello al “Castello” (adesso Piazzale della Repubblica) ma Giuseppe volle fare di testa sua. Magro com’era, s’intrufolò in casa da una finestrella posta sul retro. Però venne visto da un ficcanaso, un tipo sfollato a Filottrano pure lui, ma da Napoli. Tedeschi e fascisti si precipitaro-no a casa di Marì e con loro c’era anche la spia. Volarono schiaffi; Franco provò a reagire, Giuseppe venne portato a Sfor-zacosta, dove erano concentrati i giovani che sarebbero poi stati deportati in Ger-mania. Un provvidenziale bombardamen-to alleato permise a Giuseppe Pallocchini di fuggire e di ritornare a casa. Gli Ascoli non vennero mai scoperti.La terza testimonianza è stata quella di Giovanni Santarelli, che ha letto le me-morie del tenente colonnello Leandro Giaccone, comandante del 184° Art. “Nembo”, colui che ordinò di sparare su Filottrano cinquemila colpi di cannone… Bisognava evacuare il convento delle Cla-

risse: c’era nascosta una ricetrasmittente! Almeno così sembrava. I paracadutisti della “Nembo” entrano nel monastero, si fanno avanti e ingiungono alla Madre badessa di predisporsi ad abbandonare le sacre mura. La Madre protesta; non viene trovato nulla. La situazione si rasserena, i parà fanno per andarsene quando Le-andro Giaccone nota che una suorina ha qualcosa di strano… Le mani…Molto ben curate… Troppo per una suora. Giaccone le chiede come mai e lei si rivela. “Sono la figlia del dott. Fuà, di Ancona. Sono ebrea e le suore di S. Chiara di Filottrano mi nascondono. Mio padre è molto lega-to a questo convento e ha potuto otte-nere per me la protezione delle suore. I tedeschi mi hanno fatto tanta paura, io ho cercato di comportarmi come una vera suora. Pensavo di non farcela”. Ci doveva essere anche la testimonianza di don Luigi Pesaresi. Don Luigi voleva parlare dell’avventura vissuta da don Ma-rino Roccetti, suo predecessore a Stora-co. Don Marino, oltre a dare assistenza ai giovani renitenti alla leva, ospitò per mesi i membri della famiglia Trevi, ebrei pro-venienti dal maceratese. A tutti lui diceva che erano suoi parenti, sfollati a Filottra-no. Molti anni dopo, un componente del-la famiglia Trevi, di passaggio a Filottrano, volle rivedere don Marino e ringraziarlo per l’aiuto prezioso.Nella seconda parte della serata, la dott.ssa Carlotta Zavattiero, autrice del libro “Giorgio Perlasca. Un Italiano scomodo” , ha narrato ai presenti la vicenda straordi-naria di quest’uomo che, in piena guerra, con le persecuzioni razziali in atto, a Bu-carest, dove si trovava per lavoro, cambiò identità e s’inventò console spagnolo per sottrarre vite umane al boia. Perlasca fu molto coraggioso, ingegnoso, di senti-menti umanitari, di cultura nazionalista e idealista. La sua storia venne conosciuta tardi dagli Italiani, nel 1990. Tre anni pri-ma alcune donne, cui aveva salvato la vita, lo avevano rintracciato a Padova, dove viveva modestamente: “Ho fatto tutti i mestieri, tranne il ladro”. Giorgio Perlasca salvò 5.200 persone. Si ringraziano il Comune di Filottrano per il patrocinio, la Banca si Credito Coopera-tivo e Alliaz Subalpina per l’aiuto, il circolo l’Incontro e l’amico Isidoro Carancini per l’ospitalità.

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L a g r a n d e n e v e a F i l o t t r a n o

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Foto di Roberto Pesaresi

Foto di Mina Giuliodori

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ei memorabili giorni di neve dello scorso febbra-io, quando fuori infuriava la tormenta ed era pia-cevole starsene in casa al calduccio, ne ho ap-profittato per fare un po’

d’ordine nella mia piccola bibliote-ca. Mi sono così venuti in mano li-bri di Igino Lardinelli, lo scrittore e commediografo filottranese scom-parso nel 1998 e, mi rincresce dirlo, (ma anch’io faccio mea culpa) presto dimenticato.Ho conosciuto Lardinelli da vicino per un fatto singolare: quando nel 1970 è andato in pensione dopo un lungo servizio come impiegato pres-so gli Istituti Riuniti di Beneficenza, gli sono subentrato io.“Gino” era talmente affezionato all’istituzione appena lasciata, che veniva spesso negli uffici a trovarci e noi amministrativi approfittavamo della sua esperienza per lasciarci guidare nel “trapasso delle nozio-ni”, utile soprattutto a me che ero appena arrivato. Lui ci spiegava ogni cosa, ma immancabilmente, sul filo dei ricordi, finiva per raccontare.E raccontava…raccontava. Era la memoria storica degli II.RR.BB. e di fatti, personaggi e curiosità legati alle varie Opere Pie dell’ente, che allora erano: l’Ospedale, l’Ospizio Cronici, l’Orfanotrofio Femminile e la Colonia Marina.Un giorno ci narrò una storia che ebbe per protagonista un medico chirurgo del nostro stesso Ospeda-le, il dr. Alessandro Peri, che vi ave-va prestato servizio intorno agli anni ’20 dello scorso secolo. Lardinelli la raccolse anni dopo dalla viva voce del dr. Peri e la storia era talmente bella che la trascrisse poi in un suo libro. Non l’ho mai dimenticata e per associazione d’idee con l’inver-no e la neve, ho pensato di ripro-porla in questo giornalino, per la

grande umanità che affiora da tutto il contesto.Nello stile inimitabile di Igino Lardi-nelli, il dr. Peri racconta:“…Una volta, intorno alla mezza-notte, d’inverno, con la neve alta più di un palmo, fui chiamato per un parto distocico fuori del paese, lon-tano forse un chilometro, in una di quelle case di terra, fango e paglia. Era una parvenza di casa, misera, bassa, buia, illuminata da un lume ad olio di quelli con lo stoppino che fuma. C’era da rabbrividire: brividi di freddo, brividi di desolazione, bri-vidi di paura, perché mi resi subito conto della gravità della situazione. La donna era giunta agli estremi e temevo che non reagisse più. Non c’era tempo da perdere. Chiamai in un canto il marito e gli dissi: “Chi vuoi che tenti di salvare: la mamma o il bambino?” Il poveruomo rimase un attimo senza fiato, poi ebbe la forza di dirmi quello che tutti dico-no in simili frangenti: “La mamma! Ne farà un altro”! Mi misi al lavoro, non dico a tentoni, ma quasi. Era di certo il caso più drammatico che mi si potesse presentare. Ma ormai non c’era scelta: urgeva intervenire. E il bimbo nacque con tutte le difficol-tà che avevo previsto, in un mare di sangue. E mi dedicai alla donna: pla-centa, raschiamento, tamponamen-to, sutura delle lacerazioni. Quando ebbi finito guardai il bimbo che rite-nevo ormai senza vita. E invece un barlume di vita c’era. Era cianotico, ma un filo, un filo di vita lo teneva ancora tra noi dov’era appena arri-vato. Con il cuore in gola gli praticai la respirazione artificiale, un po’ di pressione sul petto per asseconda-re il respiro, finché…finché il respiro cominciò, la pelle si schiarì alquanto e all’improvviso il piccolo esplose nel pianto della vita. Ce l’avevo fat-ta! Erano salvi tutti e due. Vivi.Sul punto di andarmene dissi al

marito e padre che trepido e felice lasciava che le gote gli si rigasse-ro di lacrime: “Sei contento? Sono salvi tutti e due”. E lui mi rispose con queste parole, che non ho mai dimenticato e mai dimenticherò: “Dottore, se Dio c’è, voi venite per secondo, ma se Dio non c’è, per me Dio siete voi”.Fin qui il racconto del dr. Peri, che Lardinelli, nel suo libro, commenta così:“Tacque. Rimase assorto. Sorrideva e guardava lontano, per il miracolo del pensiero che ci permette di ri-percorrere i sentieri del passato, di riaccostarci a luoghi e persone indif-ferentemente siti, prossimi o remoti nel tempo e nello spazio, e in un at-timo tornare. Si capiva che rivedeva tutta la scena come una rappresen-tazione. Quella che gli si era presen-tata come una imminente catastro-fe, ora costituiva uno dei suoi ricordi più belli. La neve, la casa di terra, il lume che fumava, il sangue, l’acco-stamento a Dio, assumevano la di-mensione di elementi fondamentali di un’impresa eccezionale, di gioielli che ornavano e facevano rifulgere la gemma centrale: la mamma e il bambino, vivi”.Il dr. Peri dirà poi a Lardinelli: “…Due vite, due vite. Ora la donna avrà la mia età, il figlio sarà uomo, avrà figli anche lui. Chissà dove saranno, chissà cosa faranno. Ma vivranno la loro esistenza. Per mia mano. Vivere e non vivere non è la stessa cosa”.Non ho da aggiungere altro a quan-to sopra, tranne un suggerimento a quelli che amano le buone letture: andate in Biblioteca a leggere o ri-leggere Lardinelli. Per non dimenti-carlo. I suoi libri, soprattutto “Profili di Filottranesi” sono una finestra sul nostro passato e “il passato vive sempre, purché anche uno solo lo ricordi”.

Giovanni Santarelli

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N o t i z i a r i o c u l t u r a l eI NOSTRI SCRITTORI: IGINO LARDINELLI

di Giovanni Santarelli

BA.MA. CONSULTING sncVia Candia, 47/i - 60020 Ancona - c.f. e P.IVA 02345340422mail: [email protected] Commerciale: Francesco Bastianelli - cell. 347 5786137 tel e fax 071 2861660

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ome già altre volte è acca-duto, anche oggi la Bouti-que del mistero trae spunto dall’immediata attualità per raccontare una storia che ha davvero dell’incredibile.

Protagonista della mia narrazione è una donna, Violet Jessop, la cui vita che si è incrociata con tre giganti del mare di ini-zio XX secolo. Già in molti, in relazione agli avvenimenti della scorsa settimana, hanno ricordato le troppe occasioni in cui, per le più svariate motivazio-ni, sono affondate navi di stazza im-pressionante con il loro carico di vite umane, ma molto raramente si è par-lato delle vicissitudini legate a que-sta donna. Violet Jessop nacque nel 1887 a Bahia Blanca, nel bel mezzo della pampa argentina da genitori di origine irlandese. Dopo un’infanzia caratterizzata da precarie condizio-ni economiche, da grandi problemi legati all’infezione da tubercolosi e dalla prematura scomparsa del pa-dre, la sua numerosa famiglia decise di tornare in Europa. In Inghilterra si vide costretta ad abbandonare gli studi che aveva intrapreso ed a cercare un lavoro per sostenere la propria famiglia: fu così che, dopo alcuni altri impieghi come cameriera, nel 1908 Violet Jessop fu assunta come inserviente dalla White Star Line, l’ambi-ziosa e potente società di trasporti ma-rittimi che contendeva alla Cunard Line (la compagnia navale proprietaria tra l’altro del famoso Lusitania) il primato del settore. In quegli anni, con l’intento di assicurarsi introiti da gran parte del mercato e prestigio internazionale, la White Star progettò la costruzione di tre navi gemelle dalle proporzioni mostruo-samente grandi in cui si potesse offrire al passeggero non solo ogni genere di confort ma soprattutto una ferrea sicu-rezza sulla riuscita di ogni viaggio. Fu da questo proposito che nacquero l’Olym-pic, il Britannic ed il Titanic. La prima di queste mastodontiche imbarcazioni a

salpare fu l’Olympic che, sotto la guida di Edward Smith (capitano anche del più famoso Titanic), iniziò la sua tratta tran-satlantica nel 1911. Anche Violet Jessop si imbarcò per lavorare su questa nave fino al 20 settembre 1911, giorno in cui, dopo un gravoso ritardo, l’Olympic fu speronato a dritta da parte del vec-chio incrociatore della marina britanni-ca Hawke a largo dell’isola di Wight. Il tremendo impatto causò uno squarcio

nella poppa, perforò due dei compar-timenti stagni e fu causa della perdita di una pala dell’elica. Fortunatamente non ci furono vittime nella collisione e l’Olympic fu riportata a Belfast per esse-re riparata. Lì, curiosamente era affian-cata dal gemello Titanic (nella foto) che stava per essere completato. Fortemen-te provata da questa esperienza, Violet Jessop accettò malvolentieri l’incarico di imbarcarsi nel viaggio inaugurale del transatlantico nel 1912. Tutti voi sape-te cosa avvenne alle 23.40 di domeni-ca 14 aprile di quell’anno: la giovane cameriera riuscì tuttavia a salvarsi dopo la collisione del transatlantico con l’i-ceberg e sopravvisse al naufragio che costò la vita a più di 1500 persone. Ciò che ha davvero dell’incredibile è come questa storia non sia per niente finita qua: a soli due anni dalla tragedia del Titanic la White Star varò la terza delle navi progettate che assunse il nome di Britannic. La non ancora trentenne si-gnorina Jessop salpò ancora una volta e si trovò a rivivere l’ennesimo naufra-gio. Era da poco cominciata la prima guerra mondiale ed il grande transat-lantico era stato requisito dalla marina per farne un mezzo di supporto sanita-rio per agevolare l’attività bellica che

stava sconvolgendo l’Europa. Questo enorme ospedale galleggiante funzio-nava da ormai due anni quando il 21 novembre 1916, mentre navigava nelle acque del mar Egeo, venne in contatto con una mina navale tedesca che, divel-to lo scafo proprio nei pressi della sala macchine, fece inabissare il colosso di 48mila tonnellate in soli 55 minuti. Alle accuse di aver colpito una nave innocua con una funzione esclusivamente umani-

taria i vertici tedeschi si giustificaro-no evidenziando come a bordo fosse presente anche materiale bellico in considerevole quantità, destinato a rifornire i soldati al fronte. Furono solo trenta le vittime di questo di-sastro grazie alla presenza di altre navi britanniche nella zona: Violet Jessop riuscì quindi ancora una vol-ta a scampare all’affondamento del terzo dei giganti marini. In molti no-tarono l’incredibile coincidenza tra i disastri navali e la presenza della fortunata ragazza al punto da rite-nerla una vera e propria maledizione per lo meno per la compagnia che l’aveva assunta. In un ambiente tipi-camente superstizioso come quello della marineria la sua storia divenne presto indissolubilmente legata a quella delle tre navi “inaffondabili”,

cosa che inevitabilmente le affibbiò una fama sinistra per chiunque se la trovasse davanti. Fatto sta che la Jessop conti-nuò a prestare servizio in nave quasi per altri trent’anni distinguendosi per com-petenza e professionalità e quando nel 1934 decise di ritirarsi, raccontò le sue incredibili e terrificanti esperienze in delle memorie poi pubblicate nel 1998. Una storia certamente curiosa ed inte-ressante considerando anche l‘ormai prossimo centenario del naufragio del Titanic, tragedia ancora particolarmente vicina a noi rispetto ad altri avvenimenti dello stesso genere meno conosciuti e ricordati.

(Articolo tratto dal settimanale La Meridiana - Osimo)

CLA STORIA DI VIOLET JESSOP

di Luca Pieroni

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ALCUNE RISATE TRA LA POLITICA DEL NOSTRO TEMPO

“ E’ SEMPRE LA STESSA STORIELLA…….”“ La finanza pubblica deve essere sana, il bilancio deve essere in pareggio, il debito pubblico deve essere ridotto, l’arroganza dell’Amministrazione deve essere combattuta e controllata e l’aiuto ai paesi stranieri deve essere diminuito per evitare il fallimento di Roma. La popolazione deve ancora imparare a lavorare invece di vivere di sussidi pubblici. “ Cicerone, 55 A. C.

Morale: La crisi dura da 2067 anni e…… questo ci tranquillizza…

IL BARBIERE GENEROSOUn giorno un fioraio va dal barbiere per un taglio di capelli. Dopo il taglio chiede il conto e il barbiere risponde:“ Non posso accettare soldi, sto facendo servizio gratuito per la comunità, questa settimana.Il fiorista è molto contento, saluta calorosamente e lascia il negozio.La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire il negozio, trova un cartello con scritto “ Grazie “ e una dozzina di rose.Più tardi, un fornaio passa dal barbiere, anche lui per un ta-glio di capelli, e quando cerca di pagare il conto, il barbiere risponde:“ non posso accettare soldi, sto facendo il servizio per la mia comunità, questa settimana”.Il fornaio, felice, lascia il negozio. La mattina dopo, il barbiere trova un foglio di carta con scritto “ Grazie “ e una dozzina di ciambelline calde che lo aspettano alla porta.Poi un membro del Parlamento, venuto per un taglio di ca-pelli, sta per pagare il conto quando il barbiere gli dice:“ Non posso accettare soldi, sto facendo il servizio per la comunità, questa settimana”.Il membro del Parlamento, felicissimo di questa notizia,, la-scia il negozio.La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire, trova da-vanti al negozio una dozzina di altri parlamentari in fila,in attesa di un taglio gratuito di capelli.Questa piccola storia illustra la differenza fondamentale tra i cittadini del nostro paese e i polirtici che lo gestiscono!I POLITICI E I PANNOLINI HANNO QUALCOSA IN COMU-NE, HANNO BISOGNO DI ESSERE CAMBIATI SPESSO!E PER LO STESSO MOTIVO!

ADAMO ED EVA IN PARADISOAlla fine della riunione UE tenutasi a Berlino, alcuni presi-denti decidono di rilassarsi andando a visitare lo Staatliche Museum. Si fermano ad ammirare il dipinto “ Adamo ed Eva in Paradiso “ di Lucas Cranach.

Angela MerKel commenta: “ Ma che perfezione quei corpi : alti, snelli, atletici e con l’aria determinata. Queste sono caratteristiche decisamente tedesche…. “Al che Nicholas Sarkozy replica:“ Non sono affatto d’accordo ! Osservate piuttosto l’eroti-smo che traspare dagli sguardi e dai corpi : lui così aitante e lei così femminile…. Ambedue sembrano rendersi conto che la tentazione è in agguato….. Non possono essere che francesi ! “.David Cameron scrolla il capo e dice: “Ma che cosa dite ! Né tedeschi né francesi ! Fatemi la cor-tesia di notare la serenità dei loro volti, lo stile dell’atteggia-mento, la finezza della posa, la sobrietà dei gesti….. Possono essere solo inglesi“.Mario Monti sbotta:“ Ma guardateli bene: sono senza tetto, non hanno vestiti e neppure le scarpe, gli resta solo una mela da mangiare in due, eppure si illudono di essere in Paradiso.

Comitato di Redazione

1) Isidoro Carancini2) Guglielma Giuliodori3) Silvia Brunori4) Mario Rinaldi5) Roberto Pieroni

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