buona pasqua a tutti feliz semana santa 150 anni … · accompagnato da s.e. il presidente del...

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Garibaldi Mazzini Cavour Verdi BUONA PASQUA A TUTTI Anno - Año VI - Nº. 1 Boletín gratuito Febbraio 2011 ASOCIACIÓN MÁLAGA DANTE ALIGHIERI CURSOS 2010 - 2011 INSCRIPCIÓN ABIERTA SOCIEDAD DANTE ALIGHIERI Calle Ayala 23, 1E - 29002 Málaga Tel. 952 35 95 07 - www.ladante.es [email protected] Deposito Legal MA 772 - 2009 Sbarco dei Mille 150 ANNI DELL` UNITÀ D` ITALIA : I PROTAGONISTI Vittorio Emanuele II di Savoia ( Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia; Torino, 14 marzo 1820 – Roma, 9 gennaio 1878) è stato l'ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d'Italia (dal 1861 al 1878). Egli, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, portò infatti a compimento il Risorgimento e il processo di unificazione italiana, guadagnandosi l'appellativo di "Padre della Patria".All'unità d'Italia mancavano ancora importanti tasselli, tra cui il Veneto, il Trentino, il Friuli, il Lazio, l'Istria e la Venezia-Giulia. Il progetto era quello di porre la sede reale a Roma, ma questo avrebbe significato, per Torino, la perdita di un primato in auge da trecento anni. Tra il 21 e il 22 settembre 1864 scoppiarono sanguinosi tumulti per le vie della città, che ebbero come risultato una trentina di morti e oltre duecento feriti, appena si seppe della decisione di trasferire la capitale a Firenze. Vittorio Emanuele avrebbe voluto preparare la cittadinanza alla notizia, al fine di evitare scontri, ma la notizia in qualche modo era trapelata. Il malcontento era generale, e così descrisse la situazione Olindo Guerrini: « Oh, i presagi tristi per l'avvenire di Torino che si facevano al tempo del trasporto della capitale! E li facevano i Torinesi stessi, che per un momento perdettero la fiducia in sé medesimi. » In seguito a nuovi fatti di cronaca, che comportarono il ferimento di alcuni delegati stranieri e violente sassaiole, Vittorio Emanuele II mise la città davanti al fatto compiuto facendo pubblicare sulla Gazzetta questo annuncio: « Questa mattina, alle ore 8.00, S.M. il Re è partito da Torino per Firenze, accompagnato da S.E. il presidente del Consiglio dei Ministri » Vittorio Emanuele riceveva così gli onori dei Fiorentini, mentre oltre 30.000 funzionari di corte si trasferirono in città. La popolazione, abituata al modesto numero dei ministri granducali, si trovò spiazzata di fronte all'amministrazione del nuovo regno, che intanto aveva siglato l'alleanza con la Prussia contro l'Austria. Il 21 giugno 1866 Vittorio Emanuele lasciava Palazzo Pitti diretto al fronte, per conquistare il Veneto. Sconfitto a Lissa e a Custoza, il Regno d'Italia ottenne comunque Venezia in seguito ai trattati di pace succeduti alla vittoria prussiana. Roma rimaneva l'ultimo territorio ancora non inglobato dal nuovo regno: Napoleone III manteneva l'impegno di difendere lo Stato Pontificio e le sue truppe erano stanziate nei territori pontifici. Vittorio Emanuele stesso non voleva prendere una decisione ufficiale: attaccare o no. Urbano Rattazzi, che era divenuto primo ministro, sperava in una sollevazione degli stessi Romani, cosa che non avvenne. La sconfitta riportata nella Battaglia di Mentana aveva gettato poi numerosi dubbi sull'effettiva riuscita dell'impresa, che poté avvenire solo con la caduta, nel 1870, di Napoleone III. L'8 settembre fallì l'ultimo tentativo di ottenere Roma con mezzi pacifici, e il 20 settembre il generale Cadorna aprì una breccia nelle mura romane. Vittorio Emanuele ebbe a dire: « Con Roma capitale ho sciolto la mia promessa e coronato l'impresa che ventitré anni or sono veniva iniziata dal mio magnanimo genitore. » Però, quando gli eccitati ministri Lanza e Sella gli presentarono il risultato del plebiscito di Roma e Lazio, il Re rispose a Sella in piemontese: " Ch'a staga ciuto; am resta nen àut che tireme 'n colp ëd revòlver; për lòn ch'am resta da vive a-i sarà nen da pijé." (Stia zitto; non mi resta altro che tirarmi un colpo di pistola; per il resto della mia vita non ci sarà niente più da prendere.) fonte Internet Vittorio Emanuele Re d`Italia Mazzini - Doveri dell`Uomo La Justa del Saracino Luoghi della Memoria 500 ANNI Giorgione El rincon de la Poesia Programma Concerto Agenda Seguendo lui, portava la mia fronte come colui che l`ha di pensier carca, che fa di sè un mezzo arco di ponte; quand`io udì “ Venite qui si varca” parlar in modo soave e benigno, qual non si sente in questa mortal marca, Purgatorio - canto XIX vv. 40-51

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GaribaldiMazzini Cavour

Verdi

BUONA PASQUA A TUTTI FELIZ SEMANA SANTA

Anno - Año VI - Nº. 1Boletín gratuito Febbraio 2011

ASOCIACIÓN

MÁLAGADANTE ALIGHIERI

CURSOS 2010 - 2011INSCRIPCIÓN ABIERTA

SOCIEDAD DANTE ALIGHIERICalle Ayala 23, 1E - 29002 MálagaTel. 952 35 95 07 - [email protected]

Deposito LegalMA 772 - 2009

Sbarco dei Mille

150 ANNI DELL` UNITÀ D` ITALIA : I PROTAGONISTI

Vittorio Emanuele II di Savoia (Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia; Torino, 14 marzo 1820 – Roma, 9 gennaio 1878) è stato l'u ltim o re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d'Italia (dal 1861 al 1878). Egli, coadiuvato dal primo ministro Cam illo Benso conte di Cavour, portò infatti a compimento il Risorgimento e il processo di unificazione ita liana, guadagnandosi l'appellativo di "Padre del la Patria".All'unità d'Ita lia mancavano ancora importanti tasselli, tra cui il Veneto, il T rentino, il F riu li, il Lazio, l'Istria e la Venezia-Giulia. Il progetto era quello d i porre la sede reale a

Rom a, ma questo avrebbe significato, per Torino, la perdita d i un prim ato in auge da trecento anni. Tra il 21 e il 22 settembre 1864 scoppiarono sanguinosi tumulti per le vie della città, che ebbero com e risultato una trentina di m orti e oltre duecento feriti, appena si seppe della decisione di trasferire la capita le a Firenze. Vittorio Emanuele avrebbe voluto preparare la cittadinanza alla notizia, al fine di evitare scontri, ma la notizia in qualche m odo era trapelata. Il m alcontento era generale, e così descrisse la situazione O lindo Guerrini:

« Oh, i presagi tristi per l'avven ire d i Torino che si facevano al tempo del trasporto della cap itale! E li facevano i Torinesi stessi, che per un momento perdettero la fiducia in sé medesimi. »

In seguito a nuovi fatti di cronaca, che comportarono il ferimento di alcuni delegati stranieri e violente sassaiole, Vittorio Emanuele II mise la città davanti a l fatto com piuto facendo pubblicare sulla Gazzetta questo annuncio:

« Questa mattina, alle ore 8.00, S.M. il Re è partito da Torino per Firenze, accompagnato da S.E. il presidente del Consiglio dei Ministri »

Vittorio Emanuele riceveva così gli onori dei Fiorentin i, mentre oltre 30.000 funzionari d i corte si trasferirono in città. La popolazione, abituata al m odesto numero dei ministri granducali, si trovò spiazzata di fronte all'amm inistrazione del nuovo regno, che intanto aveva sig lato l'alleanza con la Prussia contro l'Austria. Il 21 giugno 1866 Vittorio Emanuele lasciava Palazzo Pitti d iretto a l fronte, per conquistare il Veneto. Sconfitto a L issa e a Custoza, i l Regno d'Ita lia ottenne com unque Venezia in seguito ai trattati d i pace succeduti a lla vittoria prussiana. Rom a rimaneva l'u ltim o territorio ancora non inglobato dal nuovo regno: Napoleone III m anteneva l'im pegno di d ifendere lo Stato Pontificio e le sue truppe erano stanziate nei territori pontifici. Vittorio Em anuele stesso non voleva prendere una decisione ufficiale: attaccare o no. Urbano Rattazzi, che era divenuto prim o ministro, sperava in una sollevazione degli stessi Rom ani, cosa che non avvenne. La sconfitta riportata nella Battaglia d i M entana aveva gettato poi numerosi dubbi sull'e ffettiva riuscita dell'im presa, che poté avvenire solo con la caduta, nel 1870, di Napoleone III. L'8 settem bre fa llì l'ultimo tentativo di ottenere Roma con mezzi pacifici, e il 20 settem bre il generale Cadorna aprì una breccia nelle mura romane. Vittorio Emanuele ebbe a dire:

« Con Roma capitale ho sciolto la m ia promessa e coronato l'impresa che ventitré anni or sono veniva iniziata dal mio m agnanimo genitore. »

Però, quando gli eccitati ministri Lanza e Sella g li presentarono il risultato del plebiscito d i Rom a e Lazio, il Re rispose a Sella in piemontese:

"Ch'a staga ciuto; am resta nen àut che tireme 'n colp ëd revòlver; për lòn ch'am resta da vive a-i sarà nen da pijé." (Stia zitto; non mi resta altro che tirarmi un co lpo di p istola; per il resto della mia vita non ci sarà niente più da prendere.)

fonte Internet

Vittorio Emanuele Re d`Italia

Mazzini - Doveri dell`Uomo

La Justa del Saracino

Luoghi della Memoria

500 ANNI Giorgione

El rincon de la PoesiaProgramma Concerto

Agenda

Seguendo lui, portava la mia frontecome colui che l`ha di pensier carca,che fa di sè un mezzo arco di ponte;quand`io udì “ Venite qui si varca”parlar in modo soave e benigno,qual non si sente in questa mortal marca,Purgatorio - canto XIX vv. 40-51

Giuseppe Mazzini : DOVERI DELL`UOMO

Cominciano le commemorazioni del 150º Centenario dell`UNITÂ d`ITALIAdesideriamo ricordarvi leggendo le parole di Giuseppe Mazzini, quantiITALIANI in Italia e nel Mondo, hanno contribuito alla crescita della nostraPATRIA, con amore, onore, saggezza. dedizione e coraggio.

Parte della Lettera : AGLI OPERAI ITALIANI dal libro : DOVERI DELL` UOMO

A voi, figli e figlie del popolo, io dedico questo libretto, nel quale ho accennato i principi in nome e per virtù dei quali voi compirete, volendo la nostra missione in Italia: missione di progresso repubblicano per tutti e d`emancipazione per voi. Quei che per favore speciale di circostanze o d`ingegno, possono più facilmente addentrarsi nell`intelletto di quei principii, li spieghino, li commentino agli altri, coll`amore, col quale io pensava, scrivendo, a voi, ai vostri dolori, alle vostre vergini aspirazioni, alla nuova vita che, superata l`ingiusta inegualianza funesta alle facoltà vostre infonderete nella Patria Italiana.

Io v`amai fin da`miei primi anni. Gl`istinti repubblicani di mia madre m`insegnarono a crescere nel mio simile l`uomo, non il ricco o il potente: e l̀ inconscia semplice virtù paterna m` avvezzò ad ammirare, più che la boriosa atteggiata mezza-sapienza, la tacita inavvertita virtù di sacrificio ch`è spesso in voi. Più dopo, della nostra Storia raccolsi come la vera vita d`Italia sia vita di popolo, come il lavoro lento dei secoli abbia sempre inteso a preparare di mezzo all`urto delle razze diverse e alle mutazioni superficiali e passeggere delle usurpazioni e delle conquiste, la grande Unità democratica nazionale. E allora, trent`anni addietro, mi diedi a voi.

Io vidi che la Patria, la Patria Una, d`eguali e di liberi, non escirebbe da un`aristocrazia che tra noi non ebbe mai vita collettiva, ed iniziatrice, nè da un Monarchia che s`insinuò, sull`orme dello straniero e senza missione propria, fra noi, senza pensiero d`Unità e d`emancipazione; ma solamente del popolo d`Italia; e lo dissi. Vidi, che a voi bisognava sottrarsi al giogo del salario, e far a poco a poco, colla libera associazione, padrone il Lavoro del suolo e dei capitali d `Italia; e, prima che il socialismo delle sètte francesi venisse a intorbidar la questione, lo dissi. Nè mai per pazze accuse e calunnie e derisioni che mi si gettassero, tradii voi e la causa vostra, nè disertai la bandiera dell`avvenire, qualch`anche voi stessi, travolti da insegnamenti d`uomini più che credenti, idolatri, m`abbandonaste per chi, dopo aver trafficato sul vostro sangue, torceva il suo sguardo da voi. Pensate a me com`io penso a voi. Affratelliamoci nell̀ affetto alla Patria. In voi segnatamente sta l̀ elemento del suo avvenire.

Ma questo avvenire della Patria è vostro; voi non lo fonderete se non liberandovi da due piaghe che oggi purtroppo, spero per breve tempo, contaminano le classi più agiate e minacciano di sviare il progresso italiano: il Machiavellismo e i l Materialismo. Il primo, travestimento meschino della scienza d`un uomo grande ma infelice. V`allontana dall`amore e dall`adorazione schietta e lealmente audace della Verità, il secondo vi trascina inevitabilmente, col culto degli interessi, all`egoismo ed all`anarchia.

Voi dovete adorare Dio per sottrarvi all`arbitrio e alla prepotenza degli uomini. E nella guerra che si combatte nel mondo tra il Bene ed il Male, dovete dare il vostro nome alla Bandiera del Bene e avversare, senza tregua, il Male, rispingendo ogni dubbia insegna, ogni transazione codarda, ogni ipocresia di capi che cercano maneggiarsi fra i due: sulla via del primo, ma voi m`avete, fincè io viva, compagno.

E perchè quelle due Menzogne vi sono spesso affacciate con apparenze seduttrici e con un fascino di speranze che solo il culto di Dio e della Verità può tradurre in fatti per voi, ho creduto debito di scrivere, a prevenirvi, questo libretto. Io v`amo troppo per adulare alle vostre passioni o accarezzare i sogni dorati coi quali tenta ottenere favori da voi. La mia voce può apparirvi severa e troppo insistente a insegnarvi la necessità del sacrificio e della virtù per altrui. Ma io so, e voi, buoni e non guasti da una falsa scienza o dalla ricchezza, intenderete fra breve, che ogni vostro diritto non può essere frutto che d`un dovere compiuto.

Addio. Abbiatemi ora e sempre vostro fratello. Aprile 23, 1860 Giuseppe Mazzini

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Per celebrare il «Padre della Patria», il Comune di Roma bandì un progetto, dal 1880, su volontà di Umberto I di Savoia. Ciò che venne costruito fu una delle più ardite opere architettoniche d'Italia nell'Ottocento: per erigerlo, venne distrutta una parte della città, ancora medioevale, e venne abbattuta anche la torre di papa Paolo III. L'edificio doveva ricordare il tempio di Atena Nike, ad Atene, ma le forme architettoniche ardite e complesse fecero sorgere dubbi sulla buona riuscita dell'opera. Oggi, al suo interno, è presente la tomba del Milite Ignoto.

IL VITTORIALE

Villa Corsini - Battaglia dei 4 venti

L'edificio più antico della villa sorto lungo la via Aurelia Antica è conosciuto come "Villa Vecchia" ed esisteva già nel 1630 quando la tenuta venne acquistata da Panfilo Pamphilj. Tra il 1644 e il 1652, sotto il pontificato di Innocenzo X Pamphilj, venne costruito ad opera degli architetti Algardi e Grimaldi, il complesso della "Villa Nuova". Nel 1849 la villa fu teatro di una delle più cruente battaglie per la difesa della "Repubblica Romana": le truppe francesi della Seconda Repubblica il 2 giugno occuparono villa Corsini, allora alla periferia ovest di Roma e le truppe garibaldine tentarono invano di scacciarle. Nel 1856 la villa fu unita alla confinante villa Corsini e tutto il complesso venne trasformato in una grande azienda agricola. Iniziati i primi espropri da parte del Comune di Roma nel 1939, il nucleo originario della villa fu acquistato dalla Stato Italiano nel 1957. Oltre 168 ettari furono acquisiti dalla municipalità romana; la parte occidentale nel 1965, la restante nel 1971 con apertura al pubblico nel 1972.

Sul Ponte dell'Ammiraglio circa 200 soldati borbonici appostati iniziarono un fuoco di fila che causò lo scompiglio nelle squadre siciliane che si dispersero parzialmente nei campi. Comunque i Cacciatori delle Alpi, e parte dei siciliani, risposero al fuoco e il loro successivo assalto causò la fuga dei soldati napoletani, permettendo così al resto dei volontari di attraversare il ponte.

Palermo - Ponte dell`Ammiraglio

Cosi fece l`Italia

Giuseppe Garibaldi

Incontro a Teano

Epopea dei mille . (In realta' erano 1089) Partiti da Quarto i mille garibaldini sbarcano in Sicilia (a Marsala). All'esercito garibaldino si uniscono numerosi civili come volontari. Garibaldi, alla guida dei suoi, libera prima la Sicilia e poi risale lungo tutta l'Italia meridionale sbaragliando l'esercito Borbonico, Cavour si preoccupo' di una possibile svolta in senso repubblicano delle regioni liberate e che Garibaldi potesse attaccare lo stato pontificio ma cosi non fu. Garibaldi, infatti, incontratosi con Vittorio Emanuele II a Teano consegna al re tutte le regioni da lui liberate, che con un plebiscito, furono annesse al Piemonte.

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LA JUSTA DEL SARACINO LAS ORÍGENES

La justa del Saracino es una conmemoración histórica que ha orígines antiguísimas: se corría probablemente entre el sigli XI, según lo que dice alguien, (tenemos documentos de la época que exaltan la pasión de los aretinos para los torneos), y el XV. El documento más antiguo que conocemos data el 6 de agosto del 1535. Se trata de una deliberación de los Priores tomada “por mayoría de 26 habas negras contr 3 habas blancas” torneando contra el estafermo los domingos por un premio de un brazo de raso morado. Seguramente, las incursiones le los Saracenos – que pasaron también por Arezzo – las empresas y las hazañas de las Cruzadas dieron lugar a la Quintana. El reglamento más antiguo que conocemos data 1677: el precioso documento en parte es diferente del actual (especialmente a la época podían tomar parte a la justa todos aquellos caballeros que se presentaban aramados en la plaza y acompañados por los padrinos). Después muchos acontecimientos, la justa fue sacada de nuevo a la luz en 1931. REGOLAMENTO Y DESARROLLO Participan el la Justa que tradicionalmente se curre el penúltimo sábado de junio (edición nocturna) y el primer domingo de septiembre - los barrios ciudadanos: -Porta Crucifera – colores rojo y verde -Porta del Foro – colores amarillo y carmesí -Porta S. Andrea- colores blanco y verde -Porta S.Spirito – colores amarillo y azul Los figurantes, con los costumbres de la época, son más o menos 350 e incluyen armados, músicos, los abanderados, pajes, justadores del ayuntamiento. El domingo que précède el torneo, en la plaza del ayuntamiento, los capitanes de los barrios juran y se extrae el orden de las carreras: se trata de una cérémonial solenne, en una atmósfera muy atractiva. El día del torneo el cortejo historico desfila por la ciudad antes de entrar en Piazza Grande – una de las zonas más características de las plazas italianas, donde la justa tiene lugar. Después de la exhibición de los abanderados y la lectura del desafío “Buratto, Rey de India” empieza la aposionante Quintana. Dos caballeros por cada barrio, según el sorteo, corren la carrera contra el simulacro dela Quintana y golpeando con la lanza su escudo, intentan marcar los mejores puntos. Golpeado por la lanza, el estafermo se vuelve y amenaza la incolumidad del caballero con un pesado flagelo armado del bolas de plomo y cuero. El barrio que ha obtenido los puntos más altos, gana la “Lanza de Oro”.

CURIOSIDADES HISTORICAS ITALIANAS

INFO Istituzione Giostra del Saracino Comune di Arezzo Servizio Giostra del Saracino e Folclore Ex Caserma Cadrona – Via Porta Buja – 52100 Arezzo Tel. 0575/377462-377463 – Fax 0575/377464 e.mail: [email protected] www.giostradelsaracino.arezzo.it

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Autoretrato

Festa Campestre

I tre filosofi

500 ANNI DI GIORGIONE

(1477 - 1510)I

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Sulla biografia di Zorzi o Giorgio Barbarelli da Castelfranco,

detto il Giorgione, si ha soltanto qualche frammentata notizia. Il Giorgione è uno degli esponenti più importanti del Rinascimento veneziano, morto di peste all’età di trent'anni (nato il 1477 e morto nel 1510). Oltre alla Pittura, si interessa anche di musica e di poesia ed è un assiduo frequentatore di salotti delle famiglie aristocratiche veneziane. Dalle sue opere risultano evidenti gli influssi di Leonardo, Durer e di Giovanni Bellini. Il suo stile si contraddistingue da quello degli artisti a lui contemporanei soprattutto per l’importanza assunta dal colore rispetto alla linea ed alla composizione, mentre le tematiche sono tra le più svariate, talvolta fantastiche, spesso tendenti ai toni scuri. Paesaggistica e figurativo si amalgamano in un'avvertibile armonia dentro una realtà creata da innumerevoli sfumature. La sua pittura influenzerà altri grandi Maestri del colore come Tiziano, Palma il Vecchio e Sebastiano del Piombo. Per questo motivo c’è stata nei secoli molta incertezza nell’attribuzione di vari dipinti fra lui e Tiziano. I suoi abituali committenti sono un ristretto giro di famiglie aristocratiche legate al mondo della cultura che gli richiedono, di solito, realizzazioni di tematiche figurative con personaggi velati da mistero, mentre le opere eseguite per la pubblica committenza, risultano essere soltanto una tela (andata perduta di cui non si conosce il soggetto) eseguita per il Palazzo Ducale di Venezia e l’affresco del Fondaco dei Tedeschi (quasi completamente perduto), attualmente alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Di questo affresco rimane soltanto la figura dell’ignuda.

Judith

GIORGIONE (1477-1510)

Le tre età

Giorgione representó para la escuela veneciana un avance similar al de Leonardo da Vinci en la Toscana veinte años antes, superando la rigidez arcaica y dotando a la pintura de mayor libertad en colores y temática. Fue la entrada de Cinquecento en la república veneciana.

Giorgione, además de retablos y retratos, realizó cuadros sin el sentido didáctico o devocional de los temas mitológicos o religiosos, en los que la acción se sustituían por el mero hecho de la contemplación de la belleza a través de las representaciones de sentimientos poéticos o líricos. Tuvo enorme influencia en sus contemporáneos y en sus inmediatos sucesores de la escuela veneciana, como Tiziano, Sebastiano del Piombo (quien se formó en su taller), Palma el Viejo, Giovanni Cariani y Domenico y Giulio Campagnol

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Tierra Podría haber en la guadaña un rápido reflejo, y el rumor tornar y perderse por grados

hacia las grutas, y el viento podría de otra sal enrojecer los ojos... Podrías, la quilla sumergida, oírla deslizarse a lo lejos, o a una gaviota equivocar su pico, la presa huída, en el espejo... Del trigo de noches y días colmadas mostraste las manos, delfines de los viejos tirrenos

viste pintados en secretos muros inmateriales y, luego, detrás de las naves, vivos volar, y tierra eres aún de cenizas de inventores sin descanso. Cauto temblor podría otra vez a adormecedoras mariposas en los olivos, de un instante a otro, despertar; quedarás inspiradas vigilias de extintos,

intervenciones insomnes de ausentes, la fuerza de cenizas, sombras en el raudo oscilar de las platas. Continúas derribando al viento ; desde abetos a palmeras el estrépito por siempre desolas; silente el grito de los muertos es más fuerte. Versión de Jesús López Pacheco

Giuseppe UngharettiCima Quattro il 23.12.1915

GIUSEPPE UNGARETTI – Los poetas de la Unidad d`Italia

Poeta y traductor italiano nacido en Alejandría, Egipto, en 1888. Pasó su infancia y adolescencia en Alejandría mientras su padre

trabajaba en la construcción del Canal de Suez. En 1912 viajó a

Paris, estudió en La Sorbona y trabó amistad con intelectuales famosos de la época. De regresó a Italia en 1914, se enroló como

voluntario durante la Primera Guerra Mundial. Dos años después publicó sus primeros poemas bajo los títulos:

"El puerto sepultado" 1916 y "La alegría"1919. A partir de 1921 trabajó como periodista en Roma, publicó su

obra más conocida "Sentimiento del tiempo" en 1933 , y luego, en

1936, se radicó en Brasil oficiando como profesor universitario. Regresó a Roma en 1942, enseñó literatura moderna, publicó

"El dolor" en 1947 y la compilación de su labor poética entre 1942 y 1961, bajo el título "La vida de un hombre". En los últimos

años de su vida tradujo al italiano obras de importantes

autores. Falleció en Milán en junio de 1970.

La Grande Guerra (1914 – 1918)

Quando nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale, Ungaretti partecipò alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario nel 19º reggimento di fanteria, quando il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane ufficiale), vennero stampate in 80 copie presso una tipografia di Udine nel 1916, con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Trascorse un breve periodo a Napoli, nel 1916 (testimoniato da alcune poesie, per esempio Natale: "Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo di strade...". Il 26 gennaio 1917 a Santa Maria la Longa (UD) scrisse la nota poesia Mattina.

Veglia Un'intera nottata buttato vicino a un compagno

massacrato con la sua bocca digrigata volta al plenilunio

con la congestione delle sue mani penetrata

nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore

Non sono mai stato tanto

attaccato alla vita

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto, nel quartiere periferico di Moharrem Bey, l' 8 febbraio 1888 (ma venne denunciato all'anagrafe come

nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data) da genitori lucchesi. Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez,

morì due anni dopo la nascita del poeta, nel 1890. La madre, Maria

Lunardini, mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale garantì gli studi al figlio, che si poté iscrivere in una delle più prestigiose

scuole di Alessandria, la Svizzera École Suisse Jacot. L'amore per la poesia nacque durante questi anni di scuola e si intensificò grazie alle amicizie che

egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi

stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, ed una

domestica croata. In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La

Voce, alla letteratura italiana: inizia così a leggere le opere, tra gli altri, di

Rimbaud, Mallarmé, Leopardi, Nietzsche, Baudelaire, quest'ultimo grazie all'amico Moammed Sceab.

Vigilia

Una entera veladatendido al costadode un compañeromasacradocon su bocadesencajadavuelta al pleniluniocon la congestiónde sus manospenetradaen mi silenciohe escritocartas llenas de amor.

No me he sentido nuncatan aferrado a la vida.

CONCERTOper pianoforte, canto e voce.

CELEBRAZIONE DEI 150 ANNI DELL`UNITÀ D`ITALIA

Il CONCERTO si svolgerà nel Teatro “Sala Mª.Cristina” - Malagain C/ Marquez de Valdecañas 2

Entrata liberavenerdi 11 marzo 2011 ore 20:00

DANTE ALIGHIERI Malaga

pianoforte Leonora Baldellisoprano Alessandra Benedetti

attore Eugenio Chicano

...L'AMOR CHE MOVE IL SOLE E L'ALTRE STELLE.

Inno Nazionale Italiano di Goffredo Mameli E. DE CURTIS “Non ti scordar di me” P. MASCAGNI “Son pochi fiori” (L’amico Fritz) G. ROSSINI “La promessa” “Anno Domini MCMXLVII“ di Salvatore Quasimodo G. PUCCINI “Donde lieta” (La Bohème) G. PUCCINI “Tu che di gel sei cinta” (Turandot) F. LISZT “Parafrasi da concerto sul Rigoletto di Verdi” G. ROSSINI “Una voce poco fa” (Il Barbiere di Siviglia) S. GASTALDON “Musica proibita” G. ROSSINI “La danza” C.A. BIXIO “Parlami d’amore Mariù” “La Patria è la lingua” di Dario Bellezza G. PUCCINI “O mio babbino caro” (Gianni Schicchi) F. LISZT “fantasia sull’ Ernani di Verdi” V. BELLINI “Casta Diva” (Norma) G. VERDI “Ave Maria volgarizzata da Dante” F. LISZT “Leggenda di San Francesco da Paola che cammina sulle onde” "L`Amor che move il sole e l'altre stelle" di Dante Alighieri F.P. TOSTI “’A vucchella” L. ARDITI “Il bacio” “Sono nata il ventuno a primavera“ di Alda Merini “'O Surdato Nnammurato” di Aniello Califano e Enrico Cannio

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Associazione Veneti in Spagna

Invitiamo tutti i Veneti ed amici ad iscriversi per informazioni :

“Il Ceppo”

www.il ceppo.es

Abogados Asociados Óscar Bonico - Judith A.M. Campos Gabinete Internacional en Marbella y [email protected] [email protected]

AGENDA CICLO CINEMA AL CA A FEBBRAIO Mercoledi 2 - 9 - 16 - 23 alle ore 20:00

11 MARZO 2011 ALLE ORE 20.00 nella SALA Mª Cristina dell`UNICAJA - PLAZA SAN FRANCISCO

al pianoforte Leonora Bandelli soprano Alessandra Benedetti

recitazione Eugenio Chicano

CICLO CINEMA AL CAC OTTOBRE 2011

OMAGGIO A “PABLO PICASSO” del pittore italiano

VITO FIORE “ Centro Civico Malaga - 20 ottobre - 15 novembre 2011

CMALAG

MALAGA

GRANDE CONCERTO PER I 150 ANNI DELL`UNITÁ D`ITALIAl`Amor che move il sole e l`altre stelle”

Flamenco e Tauromachia”

Asociación Boletín trimestral oficial 2011Directora: Silvana Molin PradelRelación: Marco Thiene Paola Sebastiani

DANTE ALIGHIERI

Deposito LegalMA 772 - 2009

www.ladante.es

AGENDA 2011

La dolce vitaLe chiavi di casa

Lucia di Lammermoor