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Leonardo Bragaglia Maria Callas L’arte dello stupore Presentazione di Giacomo Lauri Volpi

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Questo commosso omaggio all'arte di Maria Callas, vuole esser un atto di giustizia, un risarcimento, in questi tempi sentito come drammaticamente necessario, alla memoria dell'immensa Artista. Prendendo coraggiosamente le distanze dall'atteggiamento revisionista, approssimativo e volgarmente mondano che la maggior parte degli scritti dedicati alla Divina hanno assunto, il maestro Leonardo Bragaglia ci regala uno sguardo finalmente libero ed autorevole sulla vita artistica della Callas.

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Il libro tratta con estrema chiarezza la vita e l’arte di Maria Callas, nel momento in cui parlare della grande Artista ha dovuto cedere il passo ai più volgari pettegolezzi.Materiali inediti arricchiscono la biografia, caratterizzata anche da prospetti cronologici di tutte le sue rappresentazioni e da interessanti curiosità come gli appuntamenti mancati col palcoscenico. La presentazione del suo illustre collega Giacomo Lauri Volpi conferisce all’opera un’austera autorevolezza.

Leonardo Bragaglia, nato a Roma il 9 novembre 1932, regista e saggista drammatico, ha scritto oltre quaranta libri editi da Trevi, Bulzoni ed altri. I più importanti sono biografie di grandi artisti del teatro e della lirica come Ruggero Ruggeri e Maria Callas.Ha diretto attori quali Renzo Ricci e Paola Borboni, Mario Scaccia, Elsa Merlini, Carlo Ninchi, Wanda Capodaglio, Elena Zareschi, Renzo Giovampietro, Franca Nuti, Cesarina Gheraldi ed Evi Maltagliati, Warner Bentivegna e Anna Miserocchi ecc.Attualmente affianca la sua attività di autore a quella di Direttore Artistico del Premio Ermete Novelli.

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prezzo al pubblico € 21,00 - iva inclusa

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Questo volume è stato inseritodall’editore nella collana “Teatro”

“Ermete Novelli Sublime Guitto” di Paolo Emilio Persiani Prezzo € 12Pag.: 160

Leonardo Bragaglia

Maria CallasL’arte dello stupore

Presentazione di Giacomo Lauri Volpi

Sono disponibili della stessa collana i libri:

“Shakespeare in Italia”Personaggi interpreti e vita del teatro shakespeariano in Italia, di Leonardo Bragaglia Prezzo € 18Pag.: 270

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LEONARDO BRAGAGLIA

MARIA CALLAS L’ARTE DELLO STUPORE

Presentazione di Giacomo Lauri Volpi

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Maria Callas L’Arte dello stupore

di Leonardo Bragaglia

Paolo Emilio Persiani Editore

Via Q.Majorana n°4

40126 Bologna

tel. 3384540662 – fax. 363384540662

e-mail: [email protected]

www.persianieditore.com I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i paesi. L’editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre una porzione non superiore ad un decimo del presente volume. Copertina: progetto grafico di Federico Guidi. Curatori del testo: Daniela Malferrari, Paolo Pretolani. Stampa: Litografia “Il Papiro”, Cesena. Copyright © 2006 by New Media Entertainment di Paolo Emilio Persiani. TUTTI I DIRITTI RISERVATI – Printed in Italy

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PRESENTAZIONE DI GIACOMO LAURI VOLPI

Burjasot, settembre 28, 1977 Sono lieto di presentare - a richiesta dell' autore - il saggio che Leonardo Bragaglia intende pubblicare in omaggio alla Soprano più rappresentativa del teatro lirico negli ultimi vent'anni. Carriera breve, ma folgorante, combattuta e vittoriosa quella di Maria CALOGEROPOULOS, ch'io conobbi nel 1948, quando lei era appena agli esordi. Aveva eseguito alle Terme di Caracalla la Turandot. Desiderava conoscermi personalmente. Durante un intervallo della Carmen, che trasmettevo per la RAI, dal Teatro Valle di Roma, mi si presentò in tutta umiltà per dirmi: «Quanto mi piacerebbe cantare, un giorno, accanto a Lei!». Si realizzarono i suoi voti: nel gennaio 1951, al Teatro San Carlo di Napoli, eseguendo ambedue Il Trovatore; nel maggio 1952, al Teatro dell'Opera, cantando I Puritani; nel maggio 1953 con la Lucia al Comunale di Firenze. Segnalai il successo della Meneghini al sovrintendente scaligero Dottor Ghiringhelli, che la scritturò per I vespri siciliani. Di qui incominciano le avventure e le disavventure di una voce eccessivamente drammatica per le opere “lirico-leggere” e troppo leggera per le drammatiche. Donde le polemiche virulente. Con volontà acerrima, la Callas affrontò qualunque cimento e riuscì a stravincere, imponendo il suo stile, la sua tecnica, e la sua Arte a un'intera generazione di cantanti. Ma la sua voce era già morta nella glottide della cantatrice, avida di fama. Ma la fama è “fumus”, e la fine è “cinis” (È stato cremato il corpo della Callas?). Né valgono i dischi a confortare l'Artista che deve rinunciare alla suggestione magnetica della ribalta. I nervi della Callas non hanno resistito alla tragica melanconìa del crepuscolo. «Corda che troppo è tesa - spezza se stessa e l’arco». Così è. Si ripete il caso di Claudia Muzio, scomparsa anch'essa verso i 50anni. Rivolgo il pio pensiero mémore alla grande attrice-cantante, e sono orgoglioso di essere stato l'unico a difenderla agli inizi della sua carriera, vaticinandone la futura celebrità mondiale nei miei articoli e nei miei libri, di venticinque anni fa.

GIACOMO LAURI VOLPI

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Il documento originale

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Con Giacomo Lauri Volpi al Comunale di Firenze, durante la

primissima recita di Lucia di Lammermoor (Febbraio 1953).

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RIFLESSIONI POSTUME

La prima edizione del mio Omaggio a Maria Callas, terminava sottolineando e condividendo la frase di Lauri Volpi che attribuiva la fine sconcertante della grande Artista italo-greco-americana a una “non rassegnazione al tramonto”. La frase di Maria é altamente, e tristemente, indicativa: «Il canto degli Usignoli é gioia: quando un uccello é triste non canta, non può cantare!». La conclusione amara é chiarissima e squisitamente artistica: «Quando un usignolo non può più cantare, si chiude nel proprio nido e muore». Non abbiamo dovuto ricorrere a citazioni della vita privata di Maria Callas: una grande Artista come Lei non poteva sopravvivere alla propria Voce. Nessuna citazione, nessun riferimento alla Sua vita privata. La vita di Maria, dai sedici ai cinquant'anni é stata tutta presa dalla ricerca di perfezione della propria Arte. Dopo gli infelici anni della prima giovinezza e della tormentata adolescenza, una grande oasi fu rappresentata dal matrimonio con Giovan Battista Meneghini, matrimonio tutto dedicato allo studio della musica e della scena, di una sofferta ricerca di approfondimento della propria personalità di Tragica greca e di sublime cantatrice “musicista”, perfezionista. Tutto questo é chiaro nel raggiungimento della propria personalità, nelle dichiarazioni dell'Artista stessa, nei passi più clamorosi della propria sfolgorante carriera. Una carriera che non concedeva pause, riposi. E che, infatti, finì proprio quando Ella tentò di concedersi interruzioni allo studio e nella ricerca di quella perfezione irripetibile che Maria molte volte aveva sfiorato essendo Medea e Norma, Alceste e Ifigenìa, Leonora e Violetta Valery, la tragica sposa di Lammermoor, Amina, Paolina, Imogene, Elvira, Armida, e anche in Tosca e Santuzza, in Turandot e Gioconda, in Aida e Kundry. Chi scrive ebbe la ventura di assistere in Teatro alla nascita di alcuni di questi personaggi: a Roma e Firenze, a Napoli e Venezia, e poi anche a Milano. Ma a Milano, cioé alla Scala - per dirla con Maria - si arriva già “fatti”. E nelle stagioni 1950-51 e 1951-52, Maria era già fatta: almeno nella sua eccezionale statura vocale e musicale. Ma come donna...? Certamente, né Maria Kalogeropoulos, né tanto meno Maria Meneghini Callas, avevano vissuto una regolare vita di donna o di sposa o di madre, o d'amante. Di questo ritengo debbano essere tutti quanti assolutamente convinti e documentati. E questo spiega, anche ai più accaniti detrattori di Maria Callas il crollo della donna davanti alla improvvisa rivelazione dell'amore, cosa che la trovò del tutto impreparata. L’Artista pensava soltanto di concedersi una “vacanza”. Dopo oltre vent’anni di cimenti vittoriosi (1939-59), dopo “Norma” e “Medea”, “Anna Bolena” e “Violetta Valery”, dopo “Lucia” e “Leonora”, dopo “Isotta” e “Lady Macbeth”, ella vide nascere in sé inpetuosamente, altrettanto volitiva e passionale, l’eroina Maria. L’Artista cedette alle lusighe della donna, la donna a quelle dell’“amante”. I troppo lunghi giorni di silenzio, non favorirono di certo la rinascita di una voce già stanca e provata in tutti i registri di soprano lirico

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e drammatico, drammatico d’agilità e quello lirico-leggero o “coloratura”. Alla fine della travolgente “passione”, una passione che l'aveva letteralmente divorata e quasi distrutta, l’Artista si trovò a dover lottare -e per la prima volta- con il proprio miracoloso “strumento”.In qualche rappresentazione londinese e parigina (Norma e Tosca) - auspice l’entusiasta amico Franco Zeffirelli - Ella toccò ancora i vertici della propria arte sublime, ma sovente gli incidenti, sottolineati dalle frenesie di un pubblico che pretendeva da Lei sempre l’assoluto, divennero clamorosi a causa dell’incessante tam-tam della stampa internazionale. Ed ecco individuato il primo nemico di Maria Callas: il giornalismo para-teatrale, il pettegolezzo ignorante, il sopravvento dei giudizi sulle sue esperienze “private”di donna, sulle vere nuove magiche interpretazioni sceniche e vocali. Le notizie sulla Donna, avevano preso il sopravvento sulla grande arte lirico-drammatica. Anche il pubblico più refrattario al fascino dell’Opera, cominciò a sapere tutto sull'amante di Aristotele Onassis, mentre ignoravano ancora le mille seduzioni della sua Voce. Tutto questo ancora a dispetto di una discografia unica, illimitata; una discografia che può documentare chi fu Maria Callas anche al più digiuno degli ascoltatori di musica lirica. Chi scrive, che aveva ascoltato Maria Callas la prima volta alle Terme di Caracalla (luglio 1948) per quattro sere consecutive in Turandot accanto al gagliardo tenore Galliano Masini, e che aveva avuto la ventura di assistere nell’autunno successivo a Venezia alla stupefacente metamorfosi da “Walkiria” a “Elvira” dei Puritani di Bellini, comprese subito l’autentico fenomeno vocale (anche se aveva soltanto sedici anni d’età, ed anche se debuttava faticosamente come attore nella Compagnia drammatica diretta da Anton Giulio Bragaglia, suo zio). Si parlò subito, infatti, di “miracolo” e di “fenomeno”. Rientrato a Roma la vide ancora stupefacente “Kundry” in una indimenticabile rappresentazione di Parsifal diretta da Tullio Serafin all’Opera di Roma. Trionfi inauditi ancora al Teatro dell’Opera di Roma, Maria suscitò nella stagione 1949-50 in Norma e in Tristano e Isotta avendo al proprio fianco nientemeno che la “Donna-strumento” Ebe Stignani, la maggiore vocalista del secolo. Verrà, poi, ma quasi subito, la rivelazione della vis comica di Maria Meneghini Callas nelle vesti di “Donna Fiorilla” nella rossiniana riesumazione del Turco in Italia per l’Accademia dell’Anfiparnaso sotto la direzione di Gianandrea Gavazzeni e al fianco di un portentoso cantante-attore come Mariano Stabile. (ottobre 1950). Per una sola sera all’Opera di Roma, sarà Aida sconcertando ancora sia pubblico che critica. Da qui nascerà la leggenda delle tre voci di Maria. E da qui il suo impero durato sette anni (1951-1958) alla Scala. Era quindi necessario un breve riposo “vocale”. Ne approfittò, dopo l'incontro con il fiero compatriota Onassis, la Donna Maria Callas; ma ne approfittarono assai più volgarmente i rotocalchi di tutto il mondo, spesso, troppo spesso quasi dimenticando quanto Ella aveva fatto sulle scene, e di cosa questo avrebbe significato nella storia della Musica. Ma veniamo a noi. Veniamo ad oggi - novembre 2005 - dopo inattendibili e troppo romanzate “sceneggiate” radiotelevisive che gettano manciate di pietà sulle vicende “private” della Grande Artista, senza un vero riferimento alla Sua Arte. Tutto questo non

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riesce ad altro che a confondere i più giovani, a frastornare gli anziani, a innervosire i callasiani e ad eccitare gli anticallasiani. Un bel guaio, anche per la verità storica delle rappresentazoni teatrali. Per fortuna c’era già stato un bellissimo, sofferto film diretto da Franco Zeffirelli ad illuminare il tramonto della grandissima artista. Ma per cancellare le ultime vergognose iniziative, bisognerà rivedere due, tre, quattro volte questo “Callas Forever” mirabilmente interpretato da Fanny Ardant. Come credere, poi, alle “patate” (fredde) imposte da chi nulla sa sull’Opera, sul Teatro, sulla Musica, dopo aver rivisto questo passionale film di Zeffirelli? E’ davvero singolare il destino di Maria Callas. Osannata dal suo pubblico, posta sull’altare dalla critica più qualificata e più qualificante, stimata dai massimi Direttori d’Orchestra (Karajan e Serafin, De Sabata e Votto, Bernestein e Giulini, Gui e Santini, Pretre, …) e dai più celebri Registi (Visconti, Vilar, Zeffirelli, Pasolini, Wallmann, Zuffi e Faggioni), verrà poi offesa e vilipesa da ciarlatani dei rotocalchi e pennivendoli! Noi tutti, melomani e musicologi, teatranti e semplici spettatori, ne rimaniamo letteralmente sconcertati, amareggiati. Offesi noi stessi. E’ questa la ragione di questa nuova edizione del nostro saggio.

LEONARDO BRAGAGLIA Bologna, 12 novembre 2005

L’ultima esibizione di Maria Callas

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GLI APPUNTAMENTI MANCATI A tutte le grandi e gloriose carriere artistiche manca un punto perché vengano definite “perfette” e “assolute”. Anche Maria Callas ha mancato alcuni appuntamenti: ruoli pensati e scritti , parrebbe -con il senno di poi- per Lei e che attendevano la sua voce e la sua sensibilità drammatica per 'risorgere' dal troppo lungo oblio. Già per il Maggio Musicale Fiorentino, Ella - appena giunta dagli Stati Uniti d'America - aveva un ruolo pensato per la Sua vocalità di “soprano drammatico d'agilità”: questo ruolo era nell'opera verdiana prescelta per la riapertura del prestigioso Festival Fiorentino, vale a dire il ruolo di “Giselda” nei Lombardi alla

prima crociata. Di quest’opera, Maria Callas registrerà soltanto alcune arie, in tarda età, e comunque non quelle scene che parevano scritte per Lei. Ma a quel tempo, la Nostra pensava alla “Gioconda” che avrebbe dovuto cantare all’Arena di Verona, e dove conobbe il primo trionfale esito italiano. Mancò, poco dopo, all’appuntamento con Lucrezia Borgia riesumata per le solenni celebrazioni del centocinquantesimo della nascita (RAI - Roma – con Maria Pedrini) e del centenario della morte dell'Autore di Lucia (La Scala -Milano con Caterina Mancini). Maria, che di sera in sera era Norma e Violetta e Lucia e Leonora, non conobbe neanche l'occasione di essere Elvira nell’Ernani, Luisa nella Luisa Miller, né Odabella nell’Attila, opere riprese per il cinquantenario della morte di Verdi (1951), e si che di Lei ci si era accorti abbondantemente anche per la straordinaria sensibilità per il primo Verdi! Il Nabucco di Napoli, I Vespri siciliani a Firenze e a Milano suggerirono a Victor De Sabata di affidare a Lei il grande ruolo di “Lady Macbeth” (e tutti sappiamo con quali risultati!) ma non le permisero di essere “Senta” nel Vascello

fantasma e neppure di essere presente nelle monumentali edizioni wagneriane della Tetralogia con Wilhelm Furtwangler alla Scala e alla RAI. Per nostra e Sua fortuna, dopo Lady Macbeth arrivarono Medea e le strepitose eroine del Teatro di Gluck, le quali risvegliarono in Lei le origini greche e la tragicità lirica che pareva assopita in Lei. Si é poi parlato di studi approfonditi e persistenti per portare in scena la “Jone” di Enrico Petrella e addirittura la "Saffo" di Giovanni Pacini, per non parlare dell'appuntamento mancato con la “Regina della notte” nel mozartiano Flauto magico che la Callas avrebbe dovuto cantare al Maggio Musicale Fiorentino. Molte possono essere state le motivazioni “pratiche” di queste dolorose rinunce. Ad un certo punto della carriera, dopo “Sonnambula” e “Lucia”, parve opportuno accantonare i trilli della “coloratura” per mettere in evidenza la drammaticità delle interpretazioni di opere quali Medea e Alceste e ancora Norma unica opera incontrastata e unica a rasentare le cento rappresentazioni nel mondo con ben cinque edizioni discografiche (ivi comprese quelle “live”). E quando,ormai

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stanca vocalmente per le famose cure dimagranti, e per il troppo tempo speso per le distrazioni della Donna, Ella parve voler tornare a quei ruoli che pure l’avevano posta sopra un piedistallo dorato,ci fu un momento nel quale pensò a dei ruoli di mezzo-soprano. Lo studio, e la registrazione di Carmen con il Maestro Georges Pretre, e quelle di altre pagine di Berliotz e di Massenet fecero pensare a un “Wether” accanto al fedele Giuseppe Di Stefano già celebratissimo protagonista dell'opera di Jules Massenet. Pensare a cosa avrebbe potuto dare a Carlotta la voce e l'interpretazione di Maria Callas, affascina tutti i melomani ed i teatranti in genere. Poi, il lungo e doloroso silenzio.

Pietro Zuffi rende omaggio alla Callas dopo la prima dell’Alceste (1954).

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• Soprano Franco, Quel terremoto vocale e scenico, Radiocorriere del 25-9-1977.

• Tosi Bruno, Casta Diva – l’incomparabile Callas, Associazione Maria

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• Verga Carla, Maria Callas, mito e malinconia, Bietti editore.

• Weinstock Henry, Maria, Renata e Zinka, in “Saturday Review”, New York 1957.

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Il libro tratta con estrema chiarezza la vita e l’arte di Maria Callas, nel momento in cui parlare della grande Artista ha dovuto cedere il passo ai più volgari pettegolezzi.Materiali inediti arricchiscono la biografia, caratterizzata anche da prospetti cronologici di tutte le sue rappresentazioni e da interessanti curiosità come gli appuntamenti mancati col palcoscenico. La presentazione del suo illustre collega Giacomo Lauri Volpi conferisce all’opera un’austera autorevolezza.

Leonardo Bragaglia, nato a Roma il 9 novembre 1932, regista e saggista drammatico, ha scritto oltre quaranta libri editi da Trevi, Bulzoni ed altri. I più importanti sono biografie di grandi artisti del teatro e della lirica come Ruggero Ruggeri e Maria Callas.Ha diretto attori quali Renzo Ricci e Paola Borboni, Mario Scaccia, Elsa Merlini, Carlo Ninchi, Wanda Capodaglio, Elena Zareschi, Renzo Giovampietro, Franca Nuti, Cesarina Gheraldi ed Evi Maltagliati, Warner Bentivegna e Anna Miserocchi ecc.Attualmente affianca la sua attività di autore a quella di Direttore Artistico del Premio Ermete Novelli.

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“Shakespeare in Italia”Personaggi interpreti e vita del teatro shakespeariano in Italia, di Leonardo Bragaglia Prezzo € 18Pag.: 270

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