bibliotheca alexandrina

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Snohetta - 1995/2002 a cura di A. Confuorto - A. D'Errico politecnico di torino - facoltà di architettura icorso di laurea in design & comunicazione visivalaboratorio di storia IIdocenti: E. Dellapiana, M. cafarelliesercitazione: il progetto dell’interno

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Page 1: Bibliotheca Alexandrina

bibliothecaalexandrina

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politecnico di torino - facoltà di architettura icorso di laurea in design & comunicazione visiva

laboratorio di storia IIdocenti: E. Dellapiana, M. cafarelli

esercitazione: il progetto dell’interno

bibliothecaalexandrina

alessandria d’egitto - 1995/2002snØhetta

a cura di a. confuorto, a. d’errico

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indicearchitettura..........................................6

design........................................12grafica........................................18

contesto........................................24conclusioni........................................28

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ESTERNO DEILUCERNARI

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architetturaNuovo centro di sviluppo del-la cultura di questa importan-te città egiziana, la Bibliothe-ca Alexandrina è composta da più fabbricati il cui principale è rappresentato da una super-ficie cilindrica inclinata. Que-sta è tagliata trasversalmente da una copertura a sua volta inclinata, una platea su pali tenso-compressi che si esten-te per 33 mt sotto il livello del mare, progettata in modo da controbilanciare la tendenza statica dell’edificio ad alzarsi nella parte a nord, dove spro-fonda per circa 16 mt sotto la quota del terreno, ed abbas-

sarsi in quella a sud, dove in-vece si eleva fino a raggiunge-re i 32 mt di altezza. I pannelli di rivestimento in calcestruzzo della sala interna sono provvi-sti di fori per l’insonorizzazio-ne posti ad intervalli regolari, ognuno secondo un particola-re raggio in rapporto alla cur-vatura del muro perimetrale. La complessità dei disegni dei lucernari ha reso necessaria la realizzazione in fabbrica di un modello in scala 1:1, vero e proprio prototipo su cui sono stati effettuati una serie di test, tra cui quello della pene-trazione dell’acqua piovana.[1]

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Il sistema di copertura di gior-no diffonde la luce naturale, di notte affiora come un’inse-gna luminosa dello skyline di Alessandria.Il locale più significativo e in-novativo della biblioteca è la grande sala di lettura, comu-ne, per dimensioni, a molte delle più importanti bibliote-che del mondo, ma in que-sto caso organizzata in una serie di terrazze a cascata e

progettata per ospitare 3500 lettori al giorno le quali sono simbolicamente terrazze e i terrazzamenti agricoli, che ri-velano l’intenzione di affida-re all’analogia, con un segno geografico, la “scrittura” del suolo della biblioteca. Il pro-getto propone un’organizza-zione molto funzionale della biblioteca, la disposizione de-gli spazi di lettura su terrazze degradanti permette di avere

SALA IPOSTILA

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una distribuzione omogenea della luce naturale, prove-niente dalla modulare coper-tura composta da lucernai in acciaio e vetro, per ogni sin-golo terrazzamento; si parla di una architettura “pluristratifi-cata”[2] con diverse interpre-tazioni, in cui alcuni vedono la parte simbolica del con-tenuto, altri comprendono il volume, lo spazio, e la luce, altri apprezzano funzionalità

e comfort. La disposizione in-terna a gradoni della sala ipo-stila rappresenta una soluzio-ne capace di far percepire allo stesso tempo autonomia ma anche integrazione e continu-ità tra ogni singolo livello.I pilastri in cemento armato della sala di lettura principa-le sono una reinterpretazione delle grandi colonne con ca-pitello a forma di fior di loto dell’architettura dei faraoni;

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creano una maglia strutturale su cui poggia l’intera copertu-ra, la loro presenza in una ma-glia fitta genera una percezio-ne di caos ma anche di ordine e leggerezza data dalla loro forma slanciata. Sopra la sala di lettura si insinua a forma di cuneo una balconata panora-mica alla quale, così come alle balconate in legno ad essa su-bordinate, fa da contrappun-

to il muro perimetrale circola-re in pannelli di calcestruzzo, mentre la grande quinta mu-raria al di là della spina dia-metrale di collegamento è completamente rivestita con lastre levigante di granito nero dello Zimbabwe, e dal-le bucature lascia trasparire i pannelli in bronzo acidato che rivestono la superficie dell’al-tro muro interno, parallelo.

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[1]PHILIP JODIDIO, «Architeture Now! Vol. 3», Colonia, Taschen, 2003[2]ERNESTO RAMON RISPOLI, «La nuova biblioteca di Alessandria : Snøhetta, dalla Norvegia all’Egitto», Napoli, Clean, 2008

veduta esterna

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scaffali

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designL’arredamento della Biblio-theca Alexandrina è stato inteso dal gruppo Snøhet-ta come «aspetto integrante del design dell’ edificio»[1] e da esso stesso è stato intera-mente progettato. Il gruppo Norvegese infatti possiede un proprio “codice” etico e pro-gettuale definito ed espresso in 7 punti che, sintetizzando, permettono di creare un pa-rallelismo tra il loro design a quello scandinavo; un modo di progettare, quindi, che si concentra innanzi tutto sul rapporto tra progetto, natu-ra e uomo dando a questi tre

elementi pari peso facendo si che Il paesaggio dunque, non segni più i confini, ma includa naturalmente l’architettura e che l’architettura sia capace di fare lo stesso con l’ uomo non escludendolo dall’ ester-no ma diventando tramite tra esso e l’esterno. Esplicativo di questa direzio-ne progettuale è il caso dello spazio dal volume maggiore, la sala da lettura terrazzata dal diametro di 160 metri, da noi presa in considerazione poiché in essa l’enfasi è foca-lizzata sul rendere visibile l’ar-rendo da molti punti di vista

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differenti. In questo modo l’ar-redo è stato concepito nella sua totalità come un insieme armonioso in cui gli elemen-ti singoli, le unità dell’arredo, vengono indistintamente per-cepite non nella loro caratte-rizzazione singola ma come parti di un tutto sia che si stia entrando dall’ingresso princi-pale, sia che si stia guardando in basso dalle terrazze rialza-te e sia che si stia alzando lo sguardo dalla propria posta-zione di lettura. Lo spazio è inoltre punteggiato dal delicato design delle sedie che, contrariamente alla rigida geometria delle linee degli scaffali, dei banchi, delle lampade da tavolo così come dell’ organizzazione spaziale

di questi stessi elementi, sono espresse mediante «curve leggere ed aggraziate, dirette conseguenze di considerazioni di natura ergonomica e sintesi ed dell’antica bellezza del design storico egiziano.»[2]

In contrasto invece con questa ricerca di equilibrio e fusione tra natura e progettazione di oggetti parrebbe essere la scelta e l’ utilizzo dei materia-li. All’interno, in contrapposi-zione all’esterno in cui è stato usato un materiale tipicamen-te del luogo come il granito grigio di Assuan, sono sta-ti scelti una varietà di legno, delle pelli e dell’acciaio inos-sidabile prodotti e lavorati in Norvegia e solo assemblati ad Alessandria. La resa finale tut-

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[1] SNØHETTA, Project Description, www.snoarc.no

[2] ERNESTO RAMON RISPOLI, «La nuova biblioteca di Alessandria : Snøhetta, dalla Norvegia all’Egitto», Napoli, Clean, 2008

postazione lettura

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sala lettura

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tavia, mediante la geometrici-tà data dalla sagomazione del legno e dai continui richiami di colore e lucentezza tra ele-menti, riesce a far appartene-re l’arredo all’edificio e, quin-di, al suo ruolo, al luogo in cui è situato ed al ruolo che esso deve ricoprire all’ interno di un paese e di un intero con-tinente. A favore di ciò gioca inoltre un’importante ruolo la luce naturale e la gestio-ne delle aperture nel soffitto

che permettono che il solo, un tempo venerato in Egitto come il più importante tra gli dei, permei all’interno ed ir-raggi indiscriminatamente og-getti e materiali omologando artificiale e naturale, l’arredo prodotto industrialmente e le esposizioni museali di ogget-ti artigianali, la cultura antica contenuta nei libri sugli scaf-fali e quella all’ interno delle postazioni computer.

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evoluzione del concept18

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graficaPer quanto riguarda le carat-teristiche grafiche dell’archi-tettura presa in analisi è bene allargare la nostra analisi alla sua interezza. Due sono in-fatti gli argomenti da trattare per questo tipo di analisi: la forma della sala lettura e le decorazioni del muro esterno della stessa.La forma del locale principale

che racchiude in se la funzio-ne principe di tutto l’edificio è fondamentale poiché essa è stata la chiave per la sua concretizzazione. Essa infat-ti ha un forte impatto visivo ed un’altrettanto potente va-lore simbolico: in pianta ap-pare come un cerchio per-fetto, un «icona di un antico solo destinato ad illuminare il

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mondo della cultura contem-poranea»[1], lateralmente in-vece esso diviene un «cilindro inclinato, il cui tetto circolare pende leggermente verso il mare e il porto, e guarda ver-so il cielo, il sole e la luna.»[2] e fu proprio la poetica visione di se che era in grado di dare questa forma a convincere la giuria del concorso a sceglie-re il progetto Snøhetta per l’effettiva realizzazione. Ma perchè considerare tutto ciò da un punto di vista grafico? Perchè il tema principale del progetto, questo rapporto tra natura ed architettura, il si-gnificato della forma traspa-re ancora di più osservando l’evoluzione della stessa su carta, dagli schizzi prelimina-

ri all’esecutivo. In principio il sole sorge dalla linea dell’o-rizzonte, dall’acqua del porto, scandendo le fasi di un rito che ogni giorno si ripete; poi la linea stessa si ribalta quasi come un’onda che increspa la superficie dell’acqua, il confi-ne tra cielo e terra si spezza e la forma dell’edificio, che pro-prio tra essi vuole collocarsi, emerge già nella sua interez-za; la fase finale concretiz-za questo processo naturale quasi “primitivo” congelan-done un’attimo e rendendolo eterno. Discorso diverso va fatto inve-ce per le decorazioni parietali dell’esterno della facciata cur-va principale. Essa presenta infatti, incise sulla propria su-

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perficie di grezzo granito gri-gio, lettere e idiomi di ogni al-fabeto conosciuto dall’uomo tutti legati tra loro da quella che potrebbe essere definita come una texture o una gri-glia di geroglifici. Questa scel-ta non è legata al modus ope-randi dei progettisti ma bensì alla funzione che il luogo do-vrebbe avere: quella di polo della cultura. Su quella pare-te infatti il tramite con il quale la cultura di ogni popolazione

del mondo può essere condi-visa, ovvero la scrittura, è lega-to e rapportato ai geroglifici, il più evidente simbolo della tradizione storica egiziana, e quindi osservando la Biblio-theca Alexandrina mentre ci si avvia verso l’entrata il mes-saggio che si sta avvicinando ad un luogo dove la cultura di tutti i popoli è conservata e protetta dalla secolare e mo-numentale storia egizia viene recapitato con efficacia.

[1] Snøhetta, Project Description, www.snoarc.no[2] Giuria del Concorso per la Bibliotheca Alexandrina, Commenti sui progetti premiati

[3] J.C. Warnecke, Commenti sui progetti premiati

rivestimento esterno

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22prospetti

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23piante

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alessandria

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CONTESTOL’inaugurazione della nuova Biblioteca di Alessandria nel 2002 rappresenta l’esito di una vicenda lunga tre decen-ni, dall’ idea iniziale fino all’e-secuzione finale del progetto. Tutta la durata di questa lunga gestazione è stata caratteriz-zata da un forte entusiasmo intellettuale solleticato, pro-babilmente, dall’ambiziosità insita in un progetto che si poneva l’obbiettivo di ripor-tare in vita nientemeno che la leggendaria biblioteca fonda-ta nel 332 a.C. da Alessandro Magno; questo ha fatto si che nonostante i tempi dilatati si

sia arrivati nonostante tutto ad una conclusione ma il per-corso è stato costellato di dif-ficoltà ed il risultato non è poi così efficace come potrebbe sembrare. Innanzi tutto un contesto eco-nomico di un paese che da solo non poteva sostenere le spese per la realizzazione del progetto ma che sin dalle fasi iniziali si è dovuto avvalere del supporto dell’UNESCO e del governo dei paesi confinan-ti; poi il desiderio di elevare il clima culturale egiziano im-portando linguaggi architet-tonici più evoluti ma radicati

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in contesti del tutto differen-ti che possono si stupire ma non dare consapevolezza ad un popolo, i quali furono in-fatti oggetto di critiche anche accese al di fuori dell’ambito del concorso; infine una qua-si incolmabile discrepanza tra intento e possibilità reali che ha portato anche ora ad avere, invece di un polo della cultura, scaffali troppo vuoti a causa di una carenza di quella che in fondo è la materia pri-ma: i libri. Un vero e proprio paradosso.

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mar mediterraneo

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deserto del sahara

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conclusioniPer capire se questo progetto abbia ottenuto il proprio sco-po e sia diventato quello che sarebbe dovuto essere baste-rebbe considerare una stima fatta al termine del progetto secondo la quale per riempire la piena capacità della biblio-teca, al livello attuale di fondi, ci sarebbero voluti 80 anni. Nonostante l’ indubbio valore dell’architettura, l’evocativa bellezza dell’edificio e gli otti-

mi propositi con i quali i pro-gettisti vincitori del concorso si sono ad esso approcciati basta solo questo dato per far pendere l’ago della bilancia dalla parte del criticismo che ha etichettato questo proget-to come un “elefante bianco”, un motivo di vanto per il go-verno egiziano ma insosteni-bile sotto ogni punto di vista. Una cattedrale nel deserto.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

ErnEsto ramon rispoli, «La nuova biblioteca di Alessandria : Snøhetta, dalla Norvegia all’Egitto», Napoli, Clean, 2008

philip Jodidio, «Architeture Now! Vol. 3», Colonia, Taschen, 2003

snøEtta, Project Description, www.snoarc.no, consultato il 18/12/12

it.wikipedia.org/wiki/Biblioteca_di_Alessandria, consultato il 21/12/12

it.wikipedia.org/wiki/Alessandria_d’Egitto, consultato il 21/12/12

www.liceoberchet.it/ricerche/geo4d_03/Africa1/biblioteca_alessandria_2liv.htm, consultato il 18/12/12

www.bibliomeeting.it/index.php?option=com_content&view=article&id=501&lang=it, consultato il 19/12/12

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