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Azione Cattolica Diocesi di Alessandria Sussidio per gruppi parrocchiali di Ragazzi delle Medie! Quaresima 2014 Attività utilizzabili anche per i 6-8 e i 9-11

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Azione Cattolica Diocesi di Alessandria

Sussidio per gruppi parrocchiali

di Ragazzi delle Medie!

Quaresima 2014

Attività utilizzabili anche per i 6-8 e i 9-11

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INTRODUZIONE L’AC assume la sfida di annunciare e testimoniare anche ai più piccoli la persona di Gesù, speranza del mondo, offrendo "ad essi un’organica esperienza di vita ecclesiale e di impegno missionario". (Progetto Formativo) Se, a loro misura, i ragazzi sono capaci di impegno attivo e testimonianza, allora l’esperienza dell’ACR orienta all’apostolato, proponendo ai bambini ed ai ragazzi occasioni di testimonianza tra i coetanei e nei loro ambienti di vita.

Un itinerario a tre dimensioni L’incontro tra la realtà dei ragazzi e la proposta cristiana associativa porta alla costruzione di un cammino annuale basato sulle cosiddette “tre dimensioni”, cioè tre basi, tre elementi che non possono proprio mai mancare in un cammino annuale realizzato da un gruppo ACR. Queste sono: 1. Liturgia: un’educazione liturgica dei ragazzi parte dalla grande opportunità che la Chiesa

offre a ogni fedele e che segna in pratica la vita cristiana: l’anno liturgico; il filo conduttore dell’itinerario ACR è quindi dato dall’anno liturgico, per sintonizzare il proprio passo con quello della Chiesa Universale.

2. Catechesi: la Catechesi in ACR è un cammino che parte della realtà dei ragazzi, un cammino che si basa su tre pilastri: • Analisi della realtà dei ragazzi, i loro bisogni, i loro comportamenti...è il punto di

partenza! • Confronto tra ragazzi nella discussione che sviluppa senso critico, confronto con la

Parola, con testimoni di vita ben spesa, accoglienza della tradizione della Chiesa. • Celebrazione è il momento di preghiera, di lode, di assunzione di un impegno e

dialogo con il Signore. 3. Carità/Missione: L’ACR si sente fortemente interpellata nell’educazione alla carità,

l’associazione mira a mostrare ai ragazzi il volto missionario della Chiesa; dunque l’educazione alla carità non è un optional, ma un aspetto qualificante ed essenziale dell’esperienza associativa.

La ciclicità delle categorie Il cammino ACR si sviluppa in una prospettiva di ciclicità, in ogni anno infatti viene sviluppata una delle tre “categorie”, i cui contenuti sono legati alla lettura del Vangelo dell’anno: • Novità: Centralità del Mistero di Gesù – Lettura del Vangelo di Luca. • Compagnia: Iniziazione alla vita della comunità e della Chiesa – Lettura del Vangelo di

Matteo. • Sequela: Scelta concreta di divenire, nella comunità, testimone di Cristo – Lettura del

Vangelo di Marco.

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NON C' 'E GIOCO SENZA TE Proposta formativa ACR 2013-2014

Domanda di vita: "Giochiamo insieme?" Dietro una domanda apparentemente semplice come "giochiamo?", si celano una serie di altre richieste di carattere molto più profondo. La richiesta di "giocare insieme" nasconde infatti un bisogno di prossimità e accoglienza: ho bisogno di stare con te, ho bisogno di te per crescere esperimentarmi, ho bisogno di sapere che insieme stiamo bene, che tu hai voglia di starmi accanto. Giocare insieme quindi non riguarda semplicemente il divertimento, ma la condivisione di qualcosa di bello che aggiunge valore alla relazione. La domanda dei ragazzi interpella anche la Chiesa di cui vogliono essere parte attiva. Nella Chiesa i ragazzi possono trovare un ambiente disposto alla relazione vera, all'ascolto delle loro esigenze? Troveranno una risposta affermativa alla loro richiesta di mettersi in gioco con loro? L'esperienza di una comunità cristiana disposta a rispondere affermativamente a questo invito, può fare la differenza nella loro esperienza di fede. Può condurre i bambini e i ragazzi a percepire la Chiesa come luogo in cui possono davvero esprimere se stessi, sperimentando la bellezza dell'appartenenza ad essa. Nella Chiesa i ragazzi possono trovare un posto speciale perchè è necessaria la loro presenza e vivacità. La Chiesa ha bisogno dei bambini e dei ragazzi perché il loro essere giocosi e gioiosi è fondamentale al fine di portare a tutti l'annuncio della salvezza.

Categoria: anno della compagnia L'itinerario formativo di quest'anno è caratterizzato dalla categoria della compagnia centrata sull'esperienza vissuta nella comunità cristiana. Così i ragazzi saranno aiutati a scoprirsi invitati da Dio alla festa della comunione con lui che si realizza proprio nella comunità dei discepoli di Cristo. L'universalità della chiamata a fare festa e ad entrare in comunione con Dio, sperimentata dai ragazzi, diventa per loro responsabilità di annunciare a tutti, senza escludere nessuno, la buona notizia di cui sono portatori. Mettendosi accanto ai loro coetanei e vivendo a pieno i loro ambienti di vita quotidiani, si impegnano a tradurre in scelte concrete il Vangelo, vivono spazi di impegno, di cittadinanza attiva, imparano a servire il bene comune, ad abitare e appassionarsi alla vita delle proprie città. Tutto questo non da soli ma insieme, come comunità, unendo i propri sforzi per "poter procurare almeno il minimo di sollievo, di benessere, di sicurezza, di giustizia necessari alla felicità a chi ne è sprovvisto" (Paolo VI, Esortazione apostolica Gaudete in Domino, 1975).

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Tempo di Quaresima Obiettivo: Il ragazzo riconosce nella carità lo stile distintivo con in quale il cristiano si mette in gioco. Nel secondo tempo di catechesi il ragazzo individua nella carità la "regola" distintiva della vita cristiana: la fede la alimenta, la sostiene e, allo stesso tempo, ne è sostenuta secondo un legame reciproco. La carità, virtù e dono di Dio, è amore gratuito e incondizionato, è gioia e impegno allo stesso tempo: il ragazzo ne può fare esperienza in famiglia, nella cura verso i malati, nelle relazioni con i coetanei, nella propria comunità... In questo periodo ha modo di guardare con maggior consapevolezza a tale esperienza e, allo stesso tempo, di completarla, facendosi attento alle espressioni di carità della Chiesa che si concretizzano in realtà specifiche ed organizzate (il gruppo caritas, missionario... altre esperienze che, forti del Vangelo, si fanno attente agli altri, poveri e sofferenti).

Sussidi personali per il tempo di Quaresima

Non abbiate paura Preghiera per bambini dai 6 ai 10 anni nel tempo di Quaresima e Pasqua 2014 Maria di Magdala e Maria di Cleofa accompagnano i ragazzi nel cammino di Quaresima fino alla Pasqua del Signore. Il libricino invita i giovani lettori a dedicare un tempo quotidiano al dialogo con Dio e ad accogliere i piccoli impegni che vengono suggeriti. In questo modo, attraverso la preghiera, impareranno da Gesù come fare della propria vita un dono e raccontare poi, a tutti, che è bello essere Suoi amici! Il Vangelo del giorno, che la domenica è illustrato, una preghiera scritta da un ragazzo, laboratori operativi e proposte per la preghiera di gruppo, rendono questo strumento davvero speciale!

Abbiamo visto il Signore Preghiera per ragazzi dagli 11 ai 14 anni nel tempo di Quaresima e Pasqua 2014 Giorno per giorno, i ragazzi sono accompagnati dal discepolo Tommaso verso la Pasqua, per sperimentare che è bello far parte di una comunità che vive nella gioia vera, che ha visto risorgere il Signore della vita e da Lui si sente sempre accompagnato! Insieme al Vangelo del giorno (quello della domenica è illustrato), c'è un versetto di un salmo, una preghiera scritta da un ragazzo e poi laboratori operativi, proposte per la preghiera di gruppo e un impegno per ogni settimana.

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Analisi

Metti in circolo il tuo amore Scopo: Il ragazzo esplora le realtà di carità presenti sul territorio e le integra all'esperienza di carità che già vive e conosce: scopre cos'è la carità, da dove trae origine e le sue concrete manifestazioni. Tempi Prima parte: 30 minuti Seconda parte: 20 minuti Terza parte: 10 o 20 minuti a seconda dell'attività scelta. Materiale - Eventuale materiale per le scenette; - questionari e profili (si veda l'esempio); - puzzle; - fotocopie della storia finale; - piccolo crocifisso (uno per ogni ragazzo); - materiale per il calendario. Attività Nel corso dell'incontro, i ragazzi hanno modo di scoprire quanta carità, cioè quanti gesti di amore, si compiono attorno a loro, in famiglia, nel quartiere, nella propria comunità cittadina e parrocchiale. Nella prima parte dell'attività, il gruppo è invitato ad analizzare i diversi ambiti della realtà in cui vive per riscoprirvi le diverse espressioni di carità. La seconda parte dell'attività porta i ragazzi a scoprire che dietro ogni gesto, ogni "fare qualcosa per l'altro" o viceversa "lasciare che altri facciamo qualcosa per me", c'è l'amore: è questo che dà forza alla nostra vita e alle nostre relazioni. Di più: l'amore è la regola con cui costruire relazioni sane e durature, e una vita serena e più bella. La terza parte conclude l'attività, portando i ragazzi a riconoscere nella croce di Gesù la più alta espressione di carità, dalla quale derivano tutte le altre. In questo primo incontro o nella tappa di confronto tra i ragazzi, per chi sceglie di inserirla nel percorso formativo per il proprio gruppo, proponiamo la realizzazione di uno strumento per aiutare i ragazzi a fare "esercizio di carità" nel loro quotidiano: si tratta di un "Calendario della Quaresima" che propone un impegno quotidiano o settimanale da vivere. L'educatore, dopo attenta lettura di quanto proposto, valuti con cura come organizzare l'incontro. Prima parte: L'amore va in scena Con questa prima attività desideriamo aiutare i ragazzi a soffermarsi sui diversi gesti di carità con i quali entrano in contatto quotidianamente: si tratta di gesti che compiono nei confronti degli altri e che ricevono dalle persone con le quali vivono. Per raggiungere l'obiettivo l'educatore propone una gara di scenette dividendo i ragazzi in tre gruppi: al primo viene affidato l'ambito della famiglia, al secondo quella della parrocchia, al

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terzo del quartiere (scuola, sport, amici..). Ogni gruppo ha il compito di rappresentare situazioni appartenenti all'ambito assegnato e precedentemente individuate dall'educatore. Il numero di situazioni e di gesti di amore che i ragazzi devono rappresentare è a discrezione dell'educatore, a seconda del tempo a disposizione e dei ragazzi presenti. Per la rappresentazione si possono impiegare metodi diversi: la scenetta classica per i 6-8 e i 9-11, la raffigurazione statica della situazione (come se si dovesse personificare un quadro) per i più grandi. Esempi di situazioni da rappresentare: Ambito famiglia 1. La mamma che si sveglia nel cuore della notte poiché il suo bambino piange; 2. La mamma che prepara da mangiare con amore per tutta la famiglia; 3. Il papà che chiede di andare a prendere il pane; 4. Il papà che chiede di accompagnarlo a trovare i nonni per far loro un po' di compagnia. 5 .... Ambito parrocchia 1. Il parroco che confessa i ragazzi del catechismo; 2. Il parroco che và a visitare i poveri della parrocchia oppure gli anziani soli; 3. Le signore della Caritas parrocchiale che consegnano i vestiti a chi ne ha bisogno. 4 .... Ambito quartiere 1. La maestra che spiega molte volte lo stesso esercizio all'alunno; 2. Due compagni di scuola che dividono una merenda perché uno dei due l'ha dimenticata; 3. L'allenatore che allaccia le scarpe al ragazzo prima di iniziare la partita in modo tale che non inciampi. 4 .... Mentre un gruppo di ragazzi rappresenta la situazione di carità proposta dall'educatore, gli altri due gruppi sono chiamati a scrivere su un cartoncino il titolo che darebbero alla scenetta (oppure al "quadro") e a giudicare la capacità di recitazione e interpretazione indicando un punteggio da uno a dieci (con le modalità che l'educatore ritiene più opportune e divertenti). Quando tutti e tre i gruppi hanno terminato il proprio turno, l'educatore annuncia il punteggio totalizzato da ciascun gruppo, sulla base del proprio giudizio e di quanto indicato dagli altri gruppi che hanno assistito alla rappresentazione. Attenzione: Nella scelta delle situazioni da far rappresentare ai ragazzi (9-11; 12-13) si contemplino oltre a gesti d'amore che si riferiscono al dare qualcosa di concreto agli altri, espressione più immediata della carità, anche le forme meno materiali quali il perdono, l'amore incondizionato o il rispetto verso gli altri. Seconda parte: Quanto metti in circolo il tuo amore? Nella seconda parte dell'attività, il ragazzo scopre che dietro ogni azione, che compie o che lascia compiere su di sé, c'è o ci dovrebbe essere amore. L'obiettivo del gioco è chiedersi: quanto voglio bene? Quanto mi lascio voler bene?

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Proponiamo di seguito due attività: consigliamo la prima per le elementari e la seconda per le medie, tuttavia scelga l'educatore in base al proprio gruppo. Puzzlettando con... amore (preteribile per 6-8 e 9-11) L'educatore consegna ai ragazzi alcuni pezzi di puzzle precedentemente preparati e con indicate alcune frasi. Ogni puzzle è composto di due soli pezzi: sul primo è scritta una situazione e sul secondo un atteggiamento. Al primo pezzo possono essere attaccati due pezzi diversi: uno con scritto un comportamento corretto e l'altro con un comportamento sbagliato. Solo attaccando il pezzo giusto, tuttavia, si compone sul retro la scritta "Amore", oppure "Ti voglio bene" o "Mi lascio voler bene", a seconda del caso. Le situazioni e le relative risposte possono far riferimento a quanto proposto nella prima parte dell'incontro. Ecco altri esempi: • La mamma mi chiede di andare a comprare il pane per il pranzo.

a. Risposta errata: vado perché così non mi rompe più e poi mi lascia giocare. b. Risposta corretta: vado perché voglio aiutarla.

• A scuola è ora della ricreazione, ma questa mattina sei uscita di corsa perché eri in ritardo e non hai preso la merenda. Che fame...

a. Risposta errata: chiedo al mio migliore amico di fare metà... anche se non la porta sempre o ne porta molto poca. b. Risposta corretta: chiedo a più di un compagno di classe, anche a quello che mi sta antipatico: magari è la volta buona che iniziamo ad andare d'accordo!

• Ieri durante l'allenamento, Marco non mi ha mai passato la palla, non mi ha mai dato l'opportunità di segnare, nemmeno quando ero smarcato. Sono tornato a casa proprio arrabbiato!

a. Risposta errata: Ah, oggi gliela faccio vedere io! Non gli passerò neanche un pallone, così impara! b. Risposta corretta: prima dell'allenamento di oggi voglio parlargli e dirgli che ieri ci sono rimasto proprio male ma lo perdono. E oggi saremo talmente affiatati che il mister ci farà titolari insieme!

Il profilo della Carità (preferibile per i 12-14) Il secondo gioco che proponiamo è un quiz sulla falsa riga dei giornalini per ragazzi. L'educatore prepari una fotocopia del test e dei profili per ogni ragazzo. Dopo aver risposto alle domande, sommando i punteggi di ciascuna domanda (per semplicità, la risposta corretta può valere 5 punti e quella errata 1) i ragazzi giungono a un "profilo". Le domande possono essere le stesse o simili a quelle usate per la proposta "Puzzlettando con ... amore". Ecco un esempio per i profili.

Profilo 1: in cerca di amore Ritenta e sarai più fortunato! Forse non ti è ancora chiaro che dietro ad ogni azione e gesto, ogni "fare qualcosa", c'è l'amore, o almeno ci dovrebbe essere. Voler bene e lasciarsi voler bene sono due cose molto difficili, che richiedono tempo, costanza e impegno, ma che alla fine ti regalano non solo soddisfazione ma anche e soprattutto un modo di vivere migliore, più sereno e più in relazione con gli altri. Questa è la carità: l'amore gratuito dentro le nostre azioni e relazioni.

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Profilo 2: amore in circolo Bravo! Hai capito che se non c'è amore la vita è più triste e meno aperta agli altri. Proprio questa è la carità: l'amore gratuito dietro ogni gesto che compiamo o che lasciamo si compia su di noi, che sia un gesto concreto oppure no. Amare e lasciarsi amare non sono atteggiamenti facili: richiedono tempo, costanza e impegno, ma ti regalano anche tanta soddisfazione e soprattutto un modo di vivere migliore, più sereno e più in relazione con gli altri. Sei sulla buona strada! Continua così!

Terza parte: Un amore da cui lasciarsi inondare! Per concludere l'attività, proponiamo all'educatore di leggere la storia sotto riportata e, partendo da quella, di aiutare i ragazzi a fare sintesi di quanto vissuto durante l'incontro: nella prima parte i ragazzi hanno esplorato alcune modalità di gesti caritatevoli che vivono in prima persona o nel quartiere, nella seconda parte hanno scoperto che il motore di questi gesti è l'amore. Alla luce di questo, l'educatore può evidenziare che la carità è virtù e dono di Dio, è amore gratuito e incondizionato, è gioia e impegno allo stesso tempo. La fede la alimenta e sostiene e allo stesso tempo ne è sostenuta secondo un legame reciproco. L'educatore può consegnare ad ogni ragazzo una copia delta storia, eventualmente chiusa con un piccolo crocifisso: simbolo più alto di carità. Un uomo sempre scontento di sé e degli altri fece un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una lunghissima processione: ognuno camminava con una grande e pesante croce sulle spalle, lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l'altro. Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce sulle spalle. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare."Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno", si disse, e con un taglio deciso accorciò di un poco la sua croce. Dopo un po' si fermò di nuovo: "Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei motto meno", si disse, e con un taglio accorciò nuovamente la croce. Si fermò una terza volta e, ancora, accorciò la croce. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente, e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la mèta della processione. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però vi era un'insegna: "terra della felicità eterna". Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone, ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità: ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: "Ah, se l'avessi saputo ... ".

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Il calendario ... della Quaresima! In questa tappa o, per chi l'ha inserita nel proprio percorso, nella tappa di confronto tra i ragazzi, l'educatore può proporre la realizzazione di un "Calendario della Quaresima", con il quale i ragazzi sono chiamati ad impegnarsi giorno per giorno, o di settimana in settimana, nell'esercizio della carità. In base al tempo a disposizione il calendario può essere costruito dall'educatore e consegnato ai ragazzi o costruito da loro. Dato l'elevato numero di giorni che caratterizzano il periodo della quaresima (dura quaranta giorni, dal Mercoledì delle Ceneri - il 5 marzo - al Sabato Santo o al giorno di Pasqua - 20 aprile), suggeriamo due possibili modalità di costruzione del calendario: uno che riporti tutti i quaranta giorni della Quaresima (come quello tradizionale dell'Avvento, quindi dietro a ogni casella i ragazzi trovano suggerito un gesto di carità che si impegnano a compiere nell'arco della giornata. Ad esempio: preparo la tavola, aiuto un amico a scuola, se ricevo un torto perdono, dico "grazie", ecc.) oppure uno che indichi solamente le settimane quaresimali (quindi un impegno a settimana). A seconda della tappa in cui si sceglie di realizzare il calendario gli impegni possono essere pensati dall'educatore e/o dai ragazzi. • Se la realizzazione avviene nella tappa di confronto tra i ragazzi gli impegni sono definiti dal

gruppo, mentre la costruzione del calendario, in base ai tempi, può essere lasciata ai ragazzi o in parte già predisposta dall'educatore.

• Se la realizzazione avviene invece nella tappa di analisi si possono presentare diverse opzioni tra cui:

Esempio 1: per un calendario con impegni quotidiani da realizzare nella tappa di analisi suggeriamo all'educatore di pensare metà dei gesti di carità (''aiutare a preparare la tavola", "fare attenzione ai compagni in difficoltà"... ) e i ragazzi pensano i rimanenti. Alcuni gesti inoltre possono essere ripetuti. Esempio 2: per un calendario con impegni settimanali da realizzare nella tappa di analisi suggeriamo all'educatore di predisporre lo scheletro (vedi figura) con una busta per ogni settimana della Quaresima, mentre i ragazzi possono personalizzare il calendario e scrivere, con l'aiuto dell'educatore, gli impegni concreti da vivere. Di seguito sono riportati alcuni esempi: 1.Questa settimana mi impegno ad essere più buono e

paziente con mio fratello/mia sorella; 2.Questa settimana mi impegno ad aiutare più spesso

la mamma, senza aspettare che lei me lo chieda; 3.Questa settimana mi impegno ad andare a

confessarmi; 4.Questa settimana cerco di coinvolgere nei giochi a

scuola anche i compagni che di solito non mi sono molto simpatici.

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Confronto tra i ragazzi

Io scelgo di... Noi scegliamo di... Scopo Il ragazzo individua con il gruppo alcune modalità per vivere la carità nella propria quotidianità. Attività Prima parte: "Percorso a spunti" L'educatore, anche riprendendo quanto approfondito nella tappa di analisi, aiuta i ragazzi a ripercorrere le diverse modalità con cui si manifesta la carità. A tal fine propone un percorso, denominato "percorso a spunti", che prevede diverse tappe in ciascuna delle quali i ragazzi, in gruppi di 4-5, visionano immagini o video o testi o disegni che ripresentano la carità a misura di ragazzo. I componenti di ogni gruppetto discutono e scelgono, tra quanto visionato, ciò che avvertono come espressione di carità per loro più vicina e significativa. L'educatore calcoli un tempo adeguato e offra degli spunti di riflessione per la scelta. Ogni gruppo presenta agli altri la propria scelta. Attenzione: nel predisporre il percorso si individuino immagini, video... legate agli ambiti maggiormente vicini all'età dei ragazzi. Per esempio: - 6/8 → famiglia - 9 l 11 → famiglia, amici e scuola - 12/13 → relazioni e comunità Seconda parte: "Noi scegliamo di..." Ogni gruppo, magari con l'aiuto di un educatore, è invitato a scegliere una modalità o un impegno quotidiano per vivere la carità nella propria vita di tutti i giorni. Ad esempio: la scelta di rinunciare a un po' di tempo libero o superare la propria pigrizia per mettersi al servizio dell'altro, essere disponibile al confronto, all'amore gratuito e senza condizioni... In questo momento, delicato, è importante che tutti i ragazzi riescano a esprimersi nel gruppo. Terza parte: "Il voto" Ogni gruppo presenta agli altri la propria scelta: la pubblicizza indicandone le motivazioni, l'applicabilità alla propria quotidianità e la possibilità di sceglierla come modalità per l'intero gruppo ACR. Quando tutti i gruppi hanno presentato la propria scelta l'educatore indice una votazione (con urna e cabina elettorale) con la quale tutti (educatori compresi) sono chiamati a scegliere in maniera anonima un impegno di carità, adatto al gruppo, da coltivare nella vita di tutti i giorni. In alternativa al voto, con le modalità scelte dai ragazzi, si può realizzare il calendario della quaresima, descritto a conclusione della tappa di analisi, associando ad ogni settimana quaresimale un impegno diverso tra quelli individuati dai ragazzi (nel caso si scelga quest'ultima opzione l'incontro si conclude con la realizzazione del calendario).

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Quarta parte: "Il gruppo si impegna" A fine votazione si effettua lo spoglio e si "elegge" la proposta più gettonata del gruppo. Essa diventa l'impegno delle settimane seguenti da vivere in casa, con gli amici, a scuola; impegno che accomunerà tutti i ragazzi del gruppo, compresi gli educatori. A fine attività potrebbe essere interessante terminare con un vero e proprio mandato che sottolinei l'importanza e l'ufficialità dell'impegno pensato, scelto e assunto: si potrebbe pensare ad un biglietto da consegnare a ciascuno nel quale scrivere l'impegno. Un progetto di carità In aggiunta a quanto scelto nella terza parte, oppure come unica proposta di gruppo, i ragazzi potrebbero sviluppare insieme agli educatori un "progetto di carità", un vero e proprio impegno volto al sociale, alla comunità... Esso potrebbe essere l'impegno costante dei ragazzi, ad esempio, nel passare del tempo con gli anziani della parrocchia, oppure arrivare alla messa domenicale venti minuti prima per accogliere le persone con un sorriso e un saluto sincero, o realizzare dei laboratori volti alla produzione di oggetti da rivendere al fine di raccogliere fondi.

Confronto con le altre persone

Carità si può! Scopo Il ragazzo incontra un testimone di carità: si confronta sulle modalità per riconoscere la carità ricevuta, sulle gioie e fatiche incontrate nel viverla. Tempi Prima parte: 15 minuti; Seconda parte: 30 minuti Terza parte: 15 minuti Attività La tappa prevede l'incontro con un testimone, con l'obiettivo di far conoscere ai ragazzi una o più realtà caritatevoli che operano sul territorio. Può essere l'occasione per approfondire quanto già visto nella prima tappa: l'educatore può, quindi, a partire dagli esempi già approfonditi con i ragazzi, contattare una o più persone appartenenti a tali gruppi di servizio. Proponiamo di contattare le cucine popolari, facilmente raggiungibili soprattutto per i gruppi del centro città. Le possibilità di testimonianza sono comunque molte e diverse sul territorio diocesano: ad esempio una cooperativa che opera con i disabili, la Caritas parrocchiale, un gruppo che va in stazione la notte a offrire qualcosa di caldo ai senza fissa dimora, i volontari che fanno animazione in pediatria, il gruppo missionario, i centri di accoglienza per minori, una casa famiglia ...

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L'educatore abbia cura di contattare il testimone per tempo spiegandogli di cosa si tratta: una testimonianza del suo lavoro da volontario, l'importanza di servire i più bisognosi, un modo diverso di vivere la Chiesa che è concreto, e con il quale queste persone possono trovare un posto accogliente dove incontrare Gesù. Prima parte L'incontro può essere introdotto con un gioco-staffetta in cui i ragazzi recuperano degli indizi per identificare il testimone (ad esempio, nel caso di un volontario delle cucine popolari, gli indizi possono essere: lavora con i poveri, gli emarginati, gli immigrati; assicura loro un pasto caldo e della compagnia). In alternativa alla classica staffetta, l'educatore può predisporre una caccia al tesoro in cui il tesoro è l'ospite stesso. Gli indizi della caccia al tesoro possono essere posti sotto forma di domanda: a risposta corretta il percorso della squadra prosegue, a risposta errata la squadra riceve una penalità di qualche secondo. L'importante è che i ragazzi possano intuire l'identità del testimone e il tema dell'incontro con lui. In alternativa, se la realtà di carità scelta lo consente, si può prevederne la visita con il gruppo. Seconda parte Nella seconda parte dell'incontro, l'educatore presenta l'ospite speciale che darà ai ragazzi la sua testimonianza di carità presentando la sua esperienza concreta e, se possibile, coinvolgendo i ragazzi nel suo racconto. Terza parte A conclusione della testimonianza l'educatore invita i ragazzi a realizzare un cartellone, magari con l'aiuto dell'ospite stesso, in cui raccogliere gli aspetti principali della testimonianza ed evidenziare i tratti che li hanno maggiormente colpiti. Il cartellone può essere ripreso nella celebrazione.

Confronto con i documenti della fede

Inno alla carità Scopo Il ragazzo approfondisce i tratti della carità confrontandosi con la Scrittura e li traduce in esperienza di vita. Luogo Ampio salone per il gioco. Stanza consueta dell'incontro ACR per la seconda e terza parte. Tempi Prima parte: 20 minuti Seconda parte: 20 minuti

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Terza parte: 20 minuti Materiale Fogli o cartoncini colorati; forbici; nastro biadesivo; cartellone: penne o pennarelli Attività In questa tappa il ragazzo scopre come tradurre la carità in un servizio che può compiere nel quotidiano. La carità è soprattutto gesto di aiuto verso l'altro, verso chi ci sta vicino. Nella prima parte, i ragazzi giocano impegnando mani e piedi, strumenti del servizio reciproco: ce lo ricorda il vangelo del Giovedì Santo, in cui Gesù lava i piedi agli apostoli. Nella seconda parte, i ragazzi pensano ai gesti di carità che possono attuare, seguendo le indicazioni della Scrittura. Prima parte La prima attività proposta è il famoso gioco "Twister". Per il gioco gli educatori preparano dei cerchi di quattro colori diversi: rosso, giallo, verde e blu. Il numero dei cerchi da preparare varia in base al numero dei ragazzi che di solito vengono al gruppo, anche se consigliamo di farne almeno ventiquattro, quindi sei per ogni colore. Questi possono essere disegnati su un cartoncino colorato o su dei fogli bianchi e poi colorati. È necessario preparare anche il tabellone: si divide un cartoncino quadrato in quattro sezioni: piede destro, piede sinistro, mano destra e mano sinistra. Ciascuna di queste quattro sezioni si divide a sua volta in quattro colori (rosso, giallo, blu e verde); infine, si applica al centro una lancetta di cartoncino con un ferma-campioni. l cerchi colorati vengono disposti sul pavimento, attaccati con nastro biadesivo, in quattro righe di colore diverso: rosso, giallo, blu e verde. Il cartoncino quadrato serve per dare ai giocatori indicazioni sulle mosse da fare. L'educatore, arbitro del gioco, ruota la lancetta, che si fermerà su una combinazione di colore/arto; viene detta ad alta voce la combinazione uscita e tutti i ragazzi cercheranno di posizionare la parte del corpo indicata sul cerchio del colore indicato. Ad esempio: se la combinazione è "mano destra, giallo", i ragazzi dovranno spostare la loro mano destra sul più vicino cerchio di colore giallo. Un ragazzo viene eliminato dal gioco quando cade o quando tocca con il gomito o il ginocchio il tappeto. Se il numero di ragazzi è elevato, proponiamo di dividerli in due squadre che possono giocare contemporaneamente. Seconda parte L'educatore prepara anticipatamente un cartellone diviso in due metà: la metà di destra

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resta bianca, mentre sulla metà di sinistra scrive "l'Inno alla carità" (Corinzi 13, 1-8) di seguito riportato.

Inno alla carità Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.

L'educatore legge l'inno ai ragazzi. Li invita, quindi, a pensare come possono viverlo ed a tradurlo in impegni pratici. Ad ogni ragazzo viene dato un foglio e un po' di tempo per pensare a gesti di carità che può fare nel quotidiano, e magari in un determinato contesto (gioco, scuola, famiglia, sport... ), in riferimento al testo. I ragazzi condividono ciò che hanno scritto e scelgono insieme i gesti da abbinare ai versetti dell'inno; quindi, li scrivono nella metà libera del cartellone. Esempio: "non manca di rispetto" potrebbe essere tradotto in gesti quali: • non prendere in giro i compagni a scuola o difendere un ragazzo preso in giro, • non mancare di rispetto ai genitori, • non dire parolacce Per i 6/8: l'educatore prepara delle immagini/disegni di gesti di carità ed i ragazzi li abbinano ai versetti dell'inno, attaccandoli nella metà libera del cartellone in corrispondenza della frase a cui fanno riferimento. Terza parte A conclusione dell'incontro, l'educatore ricorda che Gesù è stato un esempio di carità, di amore verso gli altri: un amore dato gratuitamente, senza aspettare che sia richiesto, e dato con un occhio di riguardo verso chi è nel bisogno (si può citare la lavanda dei piedi o la

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morte in croce...). Quindi propone ai ragazzi di pregare recitando insieme l'inno alla carità sostituendo alle parti sottolineate le nuove attenzioni indicate dal gruppo.

Celebrazione

Il biscotto della carità Scopo Il ragazzo celebra il dono dell'amore di Dio e richiede di accrescere, in ciascuno e nella Chiesa, la capacità di carità verso i fratelli. Tempi Prima parte: 10 minuti Seconda parte: 40 minuti Terza parte: 10 minuti Materiale Foglietto con preghiera di Madre Teresa, 1 per ragazzo; ingredienti per i biscotti; sacchetti di cellophane; nastro; bigliettini; penne/pennarelli; forbici; cucitrice Attività Nel corso dell'incontro, i ragazzi mettono in circolo la chiamata alla carità di cui hanno fatto esperienza durante il cammino quaresimale. Per chi ha attuato un progetto di carità, la celebrazione può essere condivisa con la realtà e le persone sostenute. Prima parte L'incontro si apre con un momento di preghiera guidato dagli educatori. Dopo un canto iniziale inerente al tema del servizio e della carità (per esempio "Mani" - http://www.youtube.com/watch?v=FexZCiC8SJw), e un breve testo di invito alla preghiera, la guida propone l'ascolto di alcuni versetti del vangelo (Gv 13, 1.4-5. 12-14) dove si racconta la lavanda dei piedi. La guida sottolinea l'esempio di Gesù e il suo invito a seguirlo vivendo la carità nella nostra quotidianità e secondo le diverse modalità scoperte nel corso del tempo quaresimale. L'educatore riepiloga quindi il percorso svolto e, proponendo un breve tempo di silenzio, invita ognuno a scegliere un impegno di carità da coltivare anche nel tempo pasquale. A conclusione della celebrazione tutti recitano la preghiera di Madre Teresa di Calcutta "Mandami qualcuno da amare", leggendo ad alta voce una riga a testa.

Mandami qualcuno da amare Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo; quando ho sete, mandami qualcuno che ha bisogno di una bevanda; quando ho freddo, mandami qualcuno da scaldare;

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quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando sono povero, guidami da qualcuno nel bisogno; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa' che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un'altra persona.

Seconda parte I ragazzi preparano dei dolcetti o dei biscotti. Possono essere delle palline di cocco, cioccolatini o qualsiasi cosa che non richieda cottura, per accorciare i tempi di preparazione. Per i 12/13 è possibile proporre la preparazione di semplici biscotti, calcolando bene i tempi di cottura e stando attenti a rispettare i tempi dedicati ad ogni parte di attività, in modo da non saltare l'ultima parte. In alternativa o in mancanza di tempo, soprattutto per i più piccoli, si possono utilizzare biscotti o caramelle confezionati, o limitarsi alla decorazione di biscotti preparati in precedenza. I ragazzi provvedono anche al confezionamento dei biscotti, preparando piccoli sacchettini di cellophane. La parte più significativa, però, sta nel realizzare dei bigliettini da attaccare al nastro che chiude il pacchettino. Questi biglietti, come quelli contenuti in alcuni biscotti della fortuna cinesi, racchiudono semplici parole di conforto, di speranza e di gioia, dedicate alle persone che poi riceveranno in dono i biscotti (per esempio: Non essere triste, sorridi!; Grazie per ciò che fai per chi ti sta vicino; La vita è un dono, vivila a pieno!). Queste frasi possono essere suggerite ai più piccoli, ma è bene che ogni ragazzo si sforzi di scriverne qualcuna secondo la propria fantasia, facendo capire che anche questo, nella sua semplicità, è un gesto di carità. Sul retro del bigliettino i ragazzi invitano a mettere in circolo la carità, indicando un gesto d'amore che la persona che riceve i biscotti può compiere in prima persona (per esempio: dai un abbraccio a qualcuno che ne ha bisogno, metti i pensieri da parte e ascolta un amico, dona dei viveri o vestiti a chi ne ha più bisogno...). Terza parte L'incontro termina con la distribuzione dei pacchettini regalo ai passanti, alle persone che escono dalla Santa Messa e ai parrocchiani. In alternativa, i biscotti preparati possono essere divisi tra i ragazzi del gruppo, che li porteranno a casa e li distribuiranno a familiari, amici e conoscenti che a loro avviso potrebbero averne bisogno perché magari ammalati, tristi o stanchi. Attenzione: l'educatore può preparare come piccolo dono pasquale da consegnare ad ogni ragazzo una copia della preghiera di Madre Teresa ben decorata, accompagnata dagli auguri di Pasqua e dalle firme di tutti gli educatori.

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Azione Cattolica Diocesi di Alessandria

Sussidio per gruppi parrocchiali

di Giovanissimi!

Quaresima 2014

Comprende i moduli interiorità e fraternità

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LA STRUTTURA Il presente sussidio è una mediazione del cammino nazionale dei giovanissimi di Azione Cattolica: “Nessuno Escluso”, 2013, AVE. Il sussidio è articolato in sei moduli che sviluppano l’intero percorso annuale, suddividendolo in tappe. Il primo e l’ultimo modulo servono rispettivamente da introduzione al percorso e da sintesi del cammino fatto; quelli centrali, invece, sono costruite attorno alle quattro mete del Progetto Formativo di Azione Cattolica (interiorità, fraternità, responsabilità, ecclesialità). Ogni modulo contiene i singoli obiettivi da perseguire negli incontri e il percorso necessario per raggiungerli. La modularità è una ricchezza importante perché ti consente di articolare il cammino annuale in unità indipendenti che potrai proporre al gruppo nell’ordine e con il grado di approfondimento che ti sembrano più opportuni, in funzione, ad esempio, delle esigenze dei giovanissimi, delle attenzioni pastorali della parrocchia, dei bisogni del territorio. Anche temi e modalità attraverso cui proporre il cammino al gruppo hanno necessità di variare nel corso del tempo. Alternare argomenti più personali con tematiche di attualità, momenti di riflessione e di spiritualità con iniziative concrete di servizio, eccetera. Il tutto, ovviamente, senza perdere il tema conduttore del percorso che, come abbiamo anticipato, è la testimonianza. Di seguito il contenuto sintetico dei sei moduli:

Il banchetto di nozze (INIZIO) In questo modulo vogliamo aiutare i giovanissimi a sperimentare la gioia di un’esperienza di fede vissuta insieme, nel gruppo e nella Chiesa. Li faremo sentire desiderati, chiamati, accolti. Li aiuteremo a vivere uno stile di condivisione e di testimonianza riflettendo sulle scelte che fanno. È il primo passo per accompagnarli a maturare il desiderio di condividere con gli altri la dimensione di gioia che stanno vivendo.

I Magi d’Oriente (ECCLESIALITÀ) In questo modulo desideriamo aiutare i giovanissimi ad essere Chiesa che si relaziona con le altre religioni e confessioni cristiane. Testimoniare il Vangelo vivendo il nostro essere cristiani significa anche aprire gli occhi e il cuore verso le persone che vivono accanto a noi e professano una fede diversa dalla nostra.

Non abbiate paura (RESPONSABILITÀ) Desideriamo aiutare i giovanissimi a farsi prossimi ai loro coetanei nella quotidianità e sviluppare atteggiamenti e piccole attenzioni attraverso cui trasmettere con la propria vita e senza paura il senso del Vangelo.

Al Getsèmani (INTERIORITÀ) Nella nostra vita incorriamo spesso in limiti che ci interrogano e a volte ci fanno soffrire. In questo modulo vogliamo provare a far riflettere i giovanissimi sull’esperienza del limite, che spesso mette a dura prova la nostra fede. Nel modulo cercheremo di mostrare che il limite,

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illuminato dalla virtù della speranza, impegna ad una sfida che diviene percorso di crescita e approfondimento della propria fede.

Amate i vostri nemici (FRATERNITÀ) Per essere testimoni credibili il primo passo è costruire legami autentici e profondi, nei quali siamo chiamati a metterci in gioco con tutto noi stessi. Legami così nascono però quando oltre all’apparenza, impariamo ad accogliere le differenze come un qualcosa che ci rende unici. Aiuteremo i giovanissimi a riconoscersi come fratelli diversi, ma con uno stesso Padre che chiama a condividere gli uni con gli altri la propria originalità.

Agnelli in mezzo ai lupi (SINTESI) Nell’ultimo modulo proveremo a verificare il cammino dell’anno per assumere uno stile di annuncio concreto e radicato nella quotidianità. La testimonianza non è semplice, ma voluta e sostenuta dall’amore di Dio.

  

Sussidi personali per il tempo di Quaresima

For Ever Sussidio per la preghiera personale dei giovanissimi - Quaresima e Pasqua 2014 Le grandi scelte della vita sono spesso segnate dal Forever finale. L'amicizia, l'amore, le relazioni belle sono segnate da questa promessa. Ma qualcuno spesso ci riporta giù dai nostri sogni e ci dice che il Forever, "per sempre" non esiste. Nel cammino di Quaresima che si apre davanti ciascuno, ancora una volta il Signore ci ricorda il suo Forever per noi e per la nostra vita. Il Signore ci ridice che per sempre sarà al nostro fianco, che non ci tradirà, che ci farà sentire la Sua presenza anche quando sembra che le forze vengono meno e la nostra testa è altrove. Lui si fida di noi sempre, Lui fa il tifo per noi sempre, Lui mai si stanca delle "nostre lune storte". Lui scommette su di noi, sempre! Per tutto il tempo di Quaresima e per tutto il tempo di Pasqua, ogni "santo" giorno, un piccolo commento al Vangelo e una preghiera aiuteranno il Giovanissimo a vivere questo tempo con più "respiro" nel cuore.

Che Gioia! Sussidio per la preghiera personale dei giovani - Quaresima e Pasqua 2014 Nel tempo prezioso della Quaresima e della Pasqua siamo aiutati a meditare la Parola perché sprigioni tutta la Luce di cui è portatrice e doni senso, spessore e gioia alla nostra vita.      

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ISTRUZIONI PER L’USO  

ATTENZIONI DELL’EDUCATORE Si tratta di alcuni attenzioni per aiutarti a curare al meglio la relazione educativa e a testimoniare con la vita il significato profondo dei contenuti che intendi trasmettere ai giovanissimi.

MATERIALE UTILE In alcuni incontri troverai del materiale di supporto aggiuntivo, brani, film, libri che possono esserti di aiuto nella preparazione degli incontri o per approfondire i temi che vengono trattati.

HELP YOUCAT In alcuni incontri sono indicati specifici riferimenti a YouCat, dono del Santo Padre ai giovani di tutto il mondo in occasione della GMG 2011. Viene riportato il numero delle domande che permettono di approfondire i temi trattati. L’idea è quella di accompagnare gli incontri di quest’anno con questo agile e prezioso strumento perché gli educatori, ma anche i giovanissimi imparino a conoscerlo e ad usarlo.

REGOLA DI VITA Con tutto il cuore. Appunti per una regola di vita dei giovanissimi di AC è uno strumento semplice, ma importante, per chi vuole prendere sul serio la proposta di una vita secondo lo Spirito. Non si tratta di regole già pronte, ma solo di appunti, suggerimenti, consigli. Pregare, condividere, testimoniare: sono le tre parole attorno alle quali desideriamo aiutare i giovanissimi a formulare la propria, unica e inimitabile, regola di vita spirituale. Esse costituiscono i punti saldi, i pilastri su cui costruire il tutto. Si tratta di tre verbi, quasi a esprimere la dinamicità e la progressione: una regola di vita non vale sempre, ma cresce con la persona. In alcuni incontri del sussidio è indicata l’attenzione alla regola di vita, in questi incontri è possibile proporre o ricordare l’importanza di una propria regola di vita spirituale.

 

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Al GETSÈMANI (MODULO INTERIORITÀ)

Obiettivo: Nella nostra vita incorriamo spesso in limiti che ci interrogano e a volte ci fanno soffrire. In questo modulo vogliamo provare a far riflettere i giovanissimi sull’esperienza del limite, che spesso mette a dura prova la nostra fede. Nel modulo cercheremo di mostrare che il limite, illuminato dalla virtù della speranza, impegna ad una sfida che diviene percorso di crescita e approfondimento della propria fede.  

Per approfondire... L'episodio avvenuto nel Getsèmani è certamente uno dei più toccanti e impressionanti di tutto il Vangelo. Quanto accade in quella buia notte ci mette nel vivo della passione di Cristo. Il racconto è verosimilmente storico: la comunità cristiana non avrebbe mai concepito un tale abbassamento per il suo Signore. Tuttavia, pur nella sua reale drammaticità, anche in questa pagina Matteo non fa che rivelare, ancora una volta, l'identità di Gesù: egli è il figlio di Dio. E' questa la notte della consegna, l'ora della prova più grande e definitiva: fidarsi di Dio nella morte. Continuare a confidare in Lui, nella sua fedeltà, nella sua potenza, nella sua bontà, anche quando tutto sembra finito e il male dilaga senza argine alcuno. Abbandonarsi nelle mani di Dio, là dove le certezze vacillano, le speranze barcollano, e la vita stessa è minacciata. Nient'altro rimane, nessun appoggio o scappatoia, solo Lui. Come sempre è avvenuto nei

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare". E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo,cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me". Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!". Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: "Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole". Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io beva, si compia la tua volontà".

[Mt 22,1-14]

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passaggi fondamentali della sua vita, Gesù affronta anche questo terribile momento immergendosi nella preghiera. Egli lascia qui trapelare, senza filtri, il suo stato d'animo, la sua consapevolezza, la sua reazione di fronte a quanto sta avvenendo. Con gli apostoli siamo chiamati a guardare a Lui, a stare con Lui per imparare ad affrontare e attraversare anche le ore più difficili e oscure che ci si pongono davanti. Negli occhi assonnati dei discepoli si imprime a fuoco la terribile afflizione che Gesù patisce. Egli non è presentato come un supereroe imperturbabile e temprato al male, è profondamente uomo, e con noi uomini condivide l'angoscia, la sofferenza, la solitudine, la paura. Gesù sa che cosa proviamo quando stiamo male. Dentro questa fredda tenebra che paralizza il cuore e spegne la speranza, invece di rassegnarsi o disperarsi, Gesù si prostra a terra, volgendosi alla sorgente della vita. Il gesto fisico anticipa ed esprime il senso della preghiera che sta per pronunciare. Davanti al calice amaro della morte, Gesù si rivolge a Dio con una parola che nessun ebreo avrebbe mai osato: Padre. "Padre mio" sottolinea Matteo, facendo notare il tono di filiale confidenza. E mentre chiede la liberazione dalla morte - perché a Dio tutto è possibile - prega, soprattutto, che sia fatta la volontà del Padre. Una volontà di amore e di salvezza che Gesù conosce e ha sposato con tutta la sua vita. In questo totale affidarsi è condensato il suo insegnamento agli uomini, la sua buona notizia. Dio è il Padre nostro, il padre buono e misericordioso che libera dal male e dalla morte. A noi, suoi figli, è chiesto di compiere la sua volontà, perché in essa è la nostra gioia e la nostra salvezza (Mt 7, 21). Non c'è altra strada. Davanti al male e alla morte, che nella croce trovano il loro simbolo estremo, possiamo confidare solo in Dio. Spesso anche gli amici più vicini e intimi sembrano non capire, non reggere il peso della notte, e ci sentiamo soli. Ma Dio Padre non abbandona mai. Lo sa Gesù. La risurrezione lo conferma. L'alba della nuova vita è ora più vicina.   

UTOPIA o DISTOPIA? Obiettivo Introdurre il tema partendo dal limite come concetto generale scoprendo il valore e il senso che esso assume. Tecnica L'idea è quella di partire dal "mondo esterno", da ciò che ci circonda, cercando di far emergere come i giovanissimi vedrebbero il loro mondo ideale "senza limiti". Si chiede loro di immaginare e descrivere il loro mondo, la loro vita, da grandi, ma senza limiti ovvero come se non avessero nessun paletto, vincolo o limitazione di alcun tipo (economica, di lavoro, fisica ...). È importante lasciare libero spazio alla loro fantasia: possono immaginare e realizzare la loro vita, la loro casa, il loro lavoro (andare a lavoro?), le loro relazioni come meglio credono. Senza alcuna limitazione come vorrebbero essere? I ragazzi presenteranno poi agli altri il loro mondo ideale come meglio credono, una descrizione, un disegno... Per stimolarli ulteriormente, prima di farli mettere all'opera, si potrebbe far vedere loro una serie di spot pubblicitari, tra i più comuni, che spesso celano, dietro all’acquisto di quell’oggetto o quella marca, la possibilità di superare i propri limiti: dalla famiglia sempre felice del Mulino Bianco agli spot storici del deodorante Axe, a quelli della Vodafone in cui si pubblicizza la

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bellezza "dell'illimitatamente", alle tante pubblicità di automobili, passando per gli orologi della Sector no limits; tutte propongono, in modi diversi, un immagine di Superuomo irreale e irraggiungibile. Riflessione L'idea di una vita perfetta, dove tutto è possibile e non ci sono problemi è un miraggio, una promessa che può rischiare di imprigionare i sogni dei giovanissimi, catturandone facilmente i desideri e rivolgendone l'esistenza verso canoni fasulli. Un primo passo per riflettere sul limite potrebbe consistere nel partire da tali situazioni per guardare oltre, provando a contrapporre la bellezza di una vita senza limiti al senso di una vita con i limiti. Dopo che ognuno di loro ha presentato il proprio mondo senza limiti si può riflettere sulla verosimiglianza e realizzabilità di tale mondo.

Cosa lo rende lontano dal reale? Cosa fa si che tutto ciò non sia realizzabile? Ciò che ho descritto è il mio sogno? È ciò che vorrei essere e fare? Sono davvero sicuro che ciò mi renderebbe pienamente realizzato? Sono davvero sicuro che ciò mi renderebbe felice? Quali sono gli ostacoli alla realizzazione di questo mondo? L'idea di una vita senza nessun limite è davvero quello che vorrebbero? Oppure è un miraggio, un'idea veicolata da qualcosa o qualcuno? L'idea di un mondo senza limiti è sinonimo di perfezione? Sarebbe giusto un mondo senza limiti? Non potrebbe essere invece "rischioso", non avere paletti, regole, freni a tutto ciò

che si vuole fare? Come cambierebbero le regole della convivenza, del vivere insieme? Come reagisco di fronte ai limiti che sento come imposti? Quali sono i limiti con cui faccio più fatica a convivere? Come li vivo? Li sento come una forma di ingiustizia e/o un impedimento alla mia libertà? Può invece il limite avere un senso? Il limite può quindi avere un valore? Anche in ambiti molto diversi della vita, dai limiti stradali, ai limiti culturali come ad

esempio i limiti linguistici, posso percepire il limite come ostacolo, ma anche come occasione di entrare in relazione con altre realtà e conoscere meglio la propria.

Penso, quindi, che anche i limiti che si frappongono tra me e i miei desideri possano avere un valore?

 È importante dosare opportunamente realismo e attenzione alla concretezza per non spezzare i sogni dei giovanissimi. Altrettanto importante è però aiutarli ad orientare i propri sogni verso la ricerca di una felicità piena.  

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 Film: Limitless , 2011, Neil Burger

  

  UNO, NESSUNO, CENTOMILA Obiettivo Accompagnare i giovanissimi a vivere positivamente i propri limiti guardano ad essi come ad un’occasione, una sfida in cui tirare fuori il meglio di sé. Tecnica Si chiede ai giovanissimi di stilare due classifiche personali, che chiameremo TOP 5 e FLOP 5, dei rispettivi pregi e difetti, punti di forza e limiti. Le classifiche vengono fatte su un foglio anonimo. Una volta che tutti hanno finito l'educatore mischia i fogli e li ridistribuisce, facendo in modo che ciascuno si ritrovi davanti ad un foglio non suo. Ad ogni giovanissimo viene quindi chiesto di analizzare le classifiche che gli sono capitate provando soprattutto a concentrarsi sui flop.

Anche io ritengo questa caratteristica un flop? Può essere o diventare anche in parte, un punto di forza? Che consigli darei a questa persona su come superare o lavorare su quel limite?

In questo frangente è importante che tutti si sentano coinvolti e che partecipino attivamente alle analisi di ognuno, commentando a loro volta; in questo modo i giovanissimi fanno prima un lavoro su di sé, e poi come gruppo si aiutano ad illuminare i propri limiti. È fondamentale che, in questa attività non ci si soffermi solamente su limiti puramente estetici e/o fisici (altezza, bassezza ..), ma si provi a scavare sui propri aspetti caratteriali. Riflessione Il limite non è sempre e soltanto una barriera opprimente e invalicabile, costituisce anche uno spazio di confine, una sfida a cercare luoghi e possibilità nuove: aiutiamo i giovanissimi a comprendere che accogliere il limite è tutt'altro che restare fermi nella rassegnazione. Anche se a volte può sembrare impossibile, il richiamo di Dio al progetto di amore che Egli sogna per ognuno di noi, passa per sentieri inaspettati, compresi i limiti e gli ostacoli quotidiani. Si vogliono stimolare i ragazzi verso due idee, solo apparentemente in contrasto tra loro: da un lato è importante accettare "serenamente" la realtà, il come si è, e al dall’altro capire che il limite, se illuminato dalle virtù della speranza, non costituisce soltanto e necessariamente un

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fallimento, ma impegna in una sfida. Prendere coscienza dei propri limiti è importante perché sono una parte importante della propria persona, in essi si può scorgere anche una POSITIVITA': guidano verso la piena coscienza di sé e allo stesso tempo, sono una possibilità di crescita, una sfida da cogliere, un’occasione per mettersi in gioco.

Riesco ad accettare i miei limiti oppure il mio unico pensiero è superarli? Il limite diventa per me una giustificazione di fronte agli altri? Come porto il peso dei miei limiti? Mi capita di confondere gli ostacoli che incontro come dei limiti o viceversa? Quale penso sia la differenza? Prima di tutto voglio provare a migliorarmi? Corro talvolta il rischio di crogiolarmi nelle mie difficoltà utilizzandole a

giustificazione della mia passività ? (“Tanto più di così non posso fare, oltre a qui non riesco ad andare…”)

Vale la pena impegnarsi di fronte ad un limite? In che modo? Cosa penso di ottenere o dove penso di arrivare superandolo? Sto lavorando sui miei limiti? Cosa ho fatto e come mi sento ora? C'è Qualcuno che mi chiede di impegnarmi a migliorare? In che modo?

 Film: Il circo della Farfalla – 2009 – Joshua Weigel (cortometraggio reperibile su Youtube)

Testi: La Virgola, Bruno Ferrero, “Il segreto dei pesci rossi”

  300 Perché dobbiamo lavorare su noi stessi?

 

 

  DIALETTICA TRA DIO E LE MIE DIFFICOLTÀ Obiettivo Condurre i giovanissimi a capire come nelle difficoltà Dio ci sia sempre vicino. Tecnica

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Si propone ad alta voce la lettura del Vangelo del modulo. Successivamente, si propone ai giovanissimi una buona versione del celebre dipinto di Andrea Mantegna, Orazione nell’orto (1455 circa). Il quadro richiama il Vangelo del modulo presentando una scena ricca di dettagli: in primo piano e con vesti luminose sono ritratti i tre apostoli addormentati (Pietro, Giacomo e Giovanni), sopra di loro vi è Gesù inginocchiato in preghiera su uno sperone rialzato che assomiglia a un altare. Le sue vesti sono scure e in contrasto con i colori degli abiti degli apostoli. Di fronte a Cristo, alcuni angeli preannunciano il suo destino mostrandogli gli strumenti della Passione. Nell’atmosfera crepuscolare e tra il paesaggio arido e roccioso si possono scorgere altri dettagli:

Sullo sfondo, la città di Gerusalemme Il gruppo di soldati giunti per arrestare Cristo, guidati da Giuda che indica loro la

via attraverso il braccio teso Natura secca, morente e avvoltoio, accentuano natura drammatica e presagio germogli e pellicano (che si credeva nutrisse i propri figli strappandosi le proprie

carni, sacrificandosi insomma come il Cristo) sono simboli di speranza per il futuro Si dividono i giovanissimi in squadre e si domanda a ciascuna di individuare 3 cose:

la collocazione della firma dell’artista (sulla roccia vicino alla testa di Giovanni) tutte le forme di limite che essi sono in grado di scorgere nella scena raffigurata inventare un commento da storico dell’arte facendo attenzione ai particolari, alle

simbologie, ecc. Ogni squadra presenterà alle altre il proprio lavoro e gli educatori potranno integrare facendo osservare eventuali dettagli che i giovanissimi non hanno colto. Riflessione Nel quadro di Mantegna sono rappresentati almeno 3 limiti:

‐ Quello degli apostoli che anziché vegliare con Gesù, si addormentano ‐ Quello geografico, l’orto del Getsèmani in cui Gesù ha scelto di pregare è posto al

limite della città di Gerusalemme ‐ Quello di Giuda, il quale conduce i soldati a Gesù

Ma questi, sono davvero LIMITI? O piuttosto DIFFICOLTÀ? A volte le nostre difficoltà sono talmente grandi che ci sembrano dei limiti. Ai giovanissimi è mai capito? In quali occasioni? Come hanno reagito? Forniamo ai giovanissimi le definizioni di queste due parole: con limite intendiamo quelle situazioni della vita in cui noi, in quanto uomini, non abbiamo potere di fare nulla (es. lutti, cecità, handicap, ecc.), mentre con difficoltà intendiamo quei momenti in cui è durissima, ma sappiamo di potercela fare. I discepoli vivono la difficoltà di vegliare e si addormentano anziché pregare con Gesù. Gesù, a sua volta, vive la difficoltà tutta umana della paura, dello sconforto, della solitudine e della

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tristezza di sapere di dover lasciare i discepoli. La nostra fede ci chiede di vivere in Cristo e nella sua sequela. In questo episodio biblico, Gesù si mostra a noi in tutta la sua debolezza e umanità: avvertendo la sua fine prossima, si rivolge al Padre e ai discepoli per non restare solo. Nella preghiera trova consolazione e perdona i discepoli che per ben tre volte si addormentano. La firma del Mantegna è posta vicino a uno dei discepoli. Che significato potrebbe avere questa scelta? I giovanissimi cercano Dio nelle loro difficoltà? O si affidano ad altre forme di sollievo? Essi trovano conforto nella vicinanza fraterna oppure tendono a isolarsi nelle loro sofferenze e preoccupazioni? Sono consapevoli che la preghiera è la via giusta da percorrere contro le difficoltà? Sanno di non essere soli? Sanno che il nostro Dio è più vicino a loro proprio nei momenti di sconforto?

Si propone infine una preghiera conclusiva sulla base delle parole di Benedetto XVI:

“Giunti al podere sul Monte degli Ulivi, anche quella notte Gesù si prepara alla preghiera personale. Ma questa volta avviene qualcosa di nuovo: sembra non voglia restare solo. Molte volte Gesù si ritirava in disparte dalla folla e dagli stessi discepoli, sostando «in luoghi deserti» (cfr Mc 1,35) o salendo «sul monte», dice san Marco (cfr Mc 6,46). Al Getsèmani, invece, egli invita Pietro, Giacomo e Giovanni a stargli più vicino. Sono i discepoli che ha chiamato ad essere con Lui sul monte della Trasfigurazione (cfr Mc 9,2-13). Questa vicinanza dei tre durante la preghiera al Getsèmani è significativa. Anche in quella notte Gesù pregherà il Padre «da solo», perché il suo rapporto con Lui è del tutto unico e singolare: è il rapporto del Figlio Unigenito. Si direbbe, anzi, che soprattutto in quella notte nessuno possa veramente avvicinarsi al Figlio, che si presenta al Padre nella sua identità assolutamente unica, esclusiva. Gesù però, pur giungendo «da solo» nel punto in cui si fermerà a pregare, vuole che almeno tre discepoli rimangano non lontani, in una relazione più stretta con Lui. Si tratta di una vicinanza spaziale, una richiesta di solidarietà nel momento in cui sente approssimarsi la morte, ma è soprattutto una vicinanza nella preghiera, per esprimere, in qualche modo, la sintonia con Lui, nel momento in cui si appresta a compiere fino in fondo la volontà del Padre, ed è un invito ad ogni discepolo a seguirlo nel cammino della Croce. L’Evangelista Marco narra: «Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”» (14,33-34).”1

Si suggerisce l’ascolto della canzone “Jesus was an only son” di Bruce Springsteen (http://brucespringsteen.net/albums/devils-dust) con particolare riferimento al verso “Inthe garden at Gethsemane / He prayed for the life he'd never live” cioè “Nel giardino dei Getsèmani / pregò per la vita che non avrebbe vissuto”. Il timore e la tristezza di

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Gesù per il pensiero di una vita che non vivrà, sue difficoltà, trovano conforto nella preghiera al Padre.

Quanto stimolo personalmente i miei giovanissimi a superare le proprie difficoltà? Quanto delle loro difficoltà effettivamente conosco? Ho delle condivisioni con loro sulle loro difficoltà?

FILM Silver Linig Playbook, regia di D. O. Russell, USA, 2012

CANZONI Almost There, Princess and the Frog OST, 2009

AMATE I VOSTRI NEMICI (MODULO FRATERNITÀ)

Obiettivo: per essere testimoni credibili il primo passo è costruire legami autentici e profondi, nei quali siamo chiamati a metterci in gioco con tutto noi stessi. Legami così nascono però quando oltre all’apparenza, impariamo ad accogliere le differenze come un qualcosa che ci rende unici. Aiuteremo i giovanissimi a riconoscersi come fratelli diversi, ma con uno stesso Padre che chiama a condividere gli uni con gli altri la propria originalità.

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Per approfondire.. Amare quelli che ci amano, ascoltare i simpatici o chi ci fa i complimenti è la cosa più semplice e immediata che possiamo fare. Ma per Gesù l’atteggiamento del discepolo va oltre. Il discepolo deve considerare suo prossimo ogni persona, al di là di ogni diversità, distinzione di razza, religione o appartenenza sociale. Perciò è tenuto ad amare anche il nemico a imitazione di Gesù. L’amore del credente deve distinguersi da quello dei pubblicani, cioè dei peccatori: egli è invitato ad amare tutti in modo disinteressato, senza calcoli egoistici o di opportunità. Nel discorso della montagna, di cui questo brano fa parte, Gesù chiede di amare i nemici e di pregare per loro. Una richiesta perlomeno sconcertante, che nasce da un interrogativo provocatorio che pone Gesù: cosa facciamo di straordinario se ci mettiamo ad amare persone che ci amano? Lo fanno tutti! Il cristiano è chiamato a superare questa logica del dare e del ricevere, questa logica della spontaneità, per approdare alla logica ben più radicale del Vangelo. Essere «perfetti come è perfetto il Padre nostro celeste» consiste nel guardare al fratello andando oltre la sua reazione negativa, per leggervi una chiamata, un bisogno, una sofferenza. È più facile, più immediato controbattere all’offesa, ma in fin dei conti è più conveniente comportarci da figli del Padre. Rispondere con disprezzo o cattiveria ad un’offesa allarga la distanza e l’incomunicabilità. Accogliere l’altro, così com’è, contenerlo con la comprensione, è esporsi ai suoi colpi, ma rivelargli di quale amore è avvolto, per farlo entrare nella dinamica dell’amore di Dio. Amare i nemici, vuol dire amare tutti e vincere sempre. C’è poi un nesso stretto nel comando di Gesù: «amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Se un cristiano non coltiva nel suo cuore il desiderio di riconciliazione e di amore anche verso i nemici, non può mettersi a pregare (cfr. Mt 5,23-24). Anche il “saluto”, un gesto quotidiano di cortesi, comune tra i pagani, deve essere rivolto a tutti e non solo agli amici. Con questo stile di amore e di accoglienza verso gli altri, le relazioni interpersonali dei discepoli cambiano: saranno improntate a dei nuovi atteggiamenti, esprimeranno una nuova logica di vita, autenticamente umana. Gesù in questo brano evangelico non insiste sull’osservanza dell’amore, perché in esso sono ricapitolate tutte le prescrizioni della Legge e

«Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avrete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

[Mt 5,43-48]

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dei profeti, Gesù vuole modellare la nostra vita su quella di Dio, suo Padre, il quale «fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti».

DONI DEGLI ALTRI Obiettivo Educare i giovanissimi a vedere le diversità come una fonte di ricchezza.

Tecnica Si propone ai giovanissimi la visione di un film a scelta tra i seguenti: Quasi Amici e About a boy. In entrambi i film i due principali protagonisti sono molto diversi tra loro, non hanno apparentemente nulla in comune, ma la relazione che si instaura li farà crescere e cambiare vita, superando un momento difficile e accettando le proprie diversità. Nel primo film viene affrontato maggiormente il tema della disabilità e delle diversità legate all’istruzione e all’estrazione sociale, il secondo invece esplora, nel rapporto tra un adulto ed un adolescente, le dinamiche di crescita ed integrazione e le diversità legate agli stili di vita. In alternativa si può raccontare il film scelto e mostrare solo alcune scene più significative e che mostrano con chiarezza quanto l’incontro tra le diversità dei protagonisti abbia portato ricchezza nella vita di entrambi.

Riflessione Molto spesso le diversità condizionano le nostre scelte; pregiudizi, idee errate ci allontanano dalle persone impoverendo la nostra vita. È importante educare i giovanissimi a prendere consapevolezza che ogni relazione ha alla base delle differenze che stimolano la nostra curiosità, il desiderio di confrontarsi e di conoscersi. Dopo la visione del film si prova ad instaurare una piccola discussione a partire dalle impressioni e dalle emozioni che ha suscitato nei giovanissimi.

‐ In cosa i due protagonisti erano diversi? ‐ Cosa avevano in comune? ‐ Come il rispettivo incontro ha cambiato la loro vita? ‐ Cosa hanno dato e cosa hanno ricevuto dalla relazione con l’altro? ‐ Mi è capitato di sentirmi come uno dei protagonisti del film? ‐ Mi è capitato di trovarmi o di vedere situazioni simili? ‐ Come mi sono comportato in quell’occasione? ‐ Come mi relaziono con coetanei di altre nazionalità, religioni o affetti da disabilità?

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‐ Quali difficoltà incontro? Perché? Invitiamo i giovanissimi a pensare ad una o più relazioni con persone diverse o molto diverse da loro che sono state importanti nella loro vita o a ricercare in alcune delle persone che considerano più significative per la loro vita quelle diversità che hanno arricchito e reso importante la relazione.

FILM: Quasi Amici 2011, Olivier Nakache e Éric Toledano

About a boy, un ragazzo, 2002, Paul e Chris Weitz

IO E IL MIO NEMICO Obiettivo Comprendere quando la diversità porti per i giovanissimi all'inimicizia. Scoprire come gestiscono le loro inimicizie.

Tecnica Si gioca a “Pinguini”. È un semplicissimo gioco di inseguimento in cui tutti i partecipanti, tranne uno, partono facendo i pinguini. Per questo si muovono con le braccia strette al corpo e saltellando a piedi uniti, come i pennuti in questione. L'unico diverso si muove come una gru, battendo le mani delle braccia tese davanti a sé, come a simulare un lungo becco che si apra e si chiuda continuamente. Lui può correre normalmente. Nessuno dei personaggi può però mai stare fermo e non ci sono “case”. Quando una gru tocca un pinguino per mangiarselo, quello di colpo diventa una gru e inizia a cacciare pinguini anche lui. Per salvarsi i pinguini possono mettersi uno davanti l'altro, faccia a faccia e iniziare a ripetere velocissimo, entrambi, “help” senza per questo smettere di saltellare o spostarsi. Finché hanno fiato per farlo, sono imprendibili. Si ricorda che anche la gru non può mai fermarsi, per cui, se aspetta che una coppia termini il fiato, deve comunque muoversi. Vince l'ultimo pinguino in vita, quando nella massa si riesca a identificarlo!

Riflessione A partire dalla tecnica, riflettere con i giovanissimi come a volte nella nostra vita chi è diverso da noi diventi, col tempo, un nemico.

‐ Succede anche a loro?

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‐ Chi definirebbero loro nemico? ‐ E loro di chi sono nemici? ‐ Come succede questo passaggio verso l'inimicizia? ‐ A volte è avversità istintiva? Come nasce, cosa la suscita? ‐ È capitato che il passaggio sia stato da amico a nemico? ‐ Ci sono delle volte in cui mi sento oggetto di inimicizia senza essere io a volerlo? ‐ Se c'è, cos'è di me che fa scatenare questa reazione negli altri? Penso a volte di

esserne in parte responsabile? Capita alle volte che sia invece la “troppa” somiglianza a scatenare antipatia. Spesso in quei casi troviamo comunque delle differenze tra noi e quei soggetti per giustificare la nostra reazione (no, ma io non faccio proprio come lui, io ci sto un po' più attento...)

‐ Succede anche ai giovanissimi? ‐ Quando ritengono che sia vere differenze e quando sono giustificazioni?

(Attenzione: un discordo concreto sulle loro esperienze sarebbe molto meglio) Passiamo a vedere come gestiscono queste inimicizie.

‐ Quando li fanno soffrire di più? Quando li rendono più forti? ‐ Per cosa specialmente ci fanno soffrire (paura, rabbia, solitudine...)? Lo do a vedere? ‐ Quanto fanno soffrire gli altri? A volte dà piacere o no vederli colpiti? Penso di

accorgermi che soffrono? ‐ Queste storie si risolvono, a volte? Come? ‐ Che cosa ho fatto io? E cosa tento in quelle che vivo oggi? ‐ Mi piace, in fondo, vivere queste situazioni? ‐ Che tentativi fanno e hanno fatto gli altri? ‐ Come reagisco / ho reagito?

Eventualmente potrebbe essere interessante l’utilizzo di alcune scene di un film come “Gran Torino” o “Mio fratello è figlio unico”.

FILM Quartet, regia di D. Hoffman, UK, 2012

CANZONI Wildest Moments, Jessie Ware, 2012