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AVVENTO 2012 Sussidio di formazione e animazione missio.edu - Parrocchia SS. Martino e Quirico Fisciano (SA)

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AVVENTO 2012

Sussidio di formazione e animazione

missio.edu - Parrocchia SS. Martino e Quirico – Fisciano (SA)

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Presentazione

Il periodo di Avvento è per ogni cristiano l’inizio di un nuovo anno e

quest’anno vogliamo ripartite dall’ascolto di Gesù e dei popoli del mondo.

In questo periodo dove la frenesia per l’acquisto dei regali di Natale sembra guidare ogni

azione, fermiamoci e mettiamoci in ascolto di Dio, un Dio che si è fatto uomo ed è

venuto in mezzo a noi per condividere la nostra umanità e mostrarci il suo amore.

Usciamo dalle nostra routine quotidiana e mettiamoci in ascolto dei popoli del

mondo, apriamo il nostro cuore per accogliere le ricchezze che le Chiese di ogni latitudine

vogliono donarci e, in quest’Anno della Fede, lo vogliamo fare attraverso le testimonianza

di “piccoli cristiani”.

Ogni tappa ci invita all’ASCOLTO attraverso la spiegazione del SEGNO, il VANGELO

DELLA DOMENICA, una breve RIFLESSIONE e la TESTIMONIANZA di ragazzi che da

ogni continente ci faranno partecipe della loro fede e del loro modo di vivere, insegnandoci

inoltre SALUTI (che potrebbero essere insegnati agli amici di scuola e a tutta la comunità in

sostituzione del classico scambio della pace durante la messa) e GIOCHI della loro cultura.

La tappa si conclude con un IMPEGNO da vivere personalmente e comunitariamente per

testimoniare nel quotidiano la Parola ascoltata.

Il segno che ci accompagnerà per le quattro settimane

dell’Avvento è l’IDEOGRAMMA CINESE del verbo

ASCOLTARE, un singolo verbo espresso attraverso 5

differenti concetti (orecchio, Tu, occhi, cuore,

Attenzione unitaria) che di tappa in tappa sarranno

illustrati.

Il segno può essere riproposto in Chiesa su di un

cartellone dove, domenica dopo domenica, potrà

essere composto.

Inoltre per coinvolgere l’intera comunità, alla fine della celebrazione, potrà esser distribuito

un segnalibro in cui riportare la spiegazione della parte dell’ideogramma di quella

settimana e l’impegno da vivere affinchè tutti insieme ci prepariamo ad accogliere il Signore

che viene in mezzo a noi.

Nell’ultima pagina troverete una lettera-provocazione che potrà aiutare soprattutto i

giovanissimi-giovani nella riflessione in preparazione al Natale.

N.B.: chiunque volesse condividere con i testimoni le risposte alle loro

domande può inviarle all’indirizzo: [email protected]

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AMICO ECCO IL MIO SALUTO! Dalla Nuova Zelanda: Per salutarci avviciniamo per 3 volte e molto velocemente la punta dei nostri

nasi. È una forma di saluto molto antica. Una volta si avvicinava il naso all’altra persona per sentire

se col suo odore poteva far capire come stava.

IL SEGNO

TU: tu come presenza di un interlocutore, riconoscere quindi l’altro che ci

sta parlando, l’altro che non sono io e che quindi è diverso da me.

Ascoltare quindi come andare incontro all’altro, ma per fare ciò bisogna

predisporsi all’accoglienza, alla condivisione, instaurare una relazione

basata sull’offrire e sul ricevere.

HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE! (Lc 21,25-28.34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e

sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini

moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli

infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande

potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo,

perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si

appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi

addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla

faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a

tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Il Vangelo di questa domenica, prima di Avvento, è un’esortazione, un invito a essere pronti per la

venuta di Gesù. L’invito di Gesù è di attendere con pazienza questo giorno, vivendo questa attesa

non nel terrore di eventi catastrofici, ma cercando di realizzare di giorno in giorno gli insegnamenti

del Maestro, lasciando da parte la frivolezza e il peccato, la rincorsa ai beni terreni e la fiducia in

ciò che non ci conduce a Dio.

Facciamo qualche esempio di azioni e comportamenti che ci allontanano da Dio.

Come dice San Paolo nella lettera ai Romani, <<E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la

nostra salvezza è vicina […]. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della

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luce>>. Sempre San Paolo continua dicendo che dobbiamo comportarci onestamente come se fosse

sempre giorno, non disonestamente cercando di nasconderci nel buio. Ci deve essere sempre luce,

una fiamma alimentata dalla nostra fede e dalla nostra preghiera incessante.

Abbiamo paura del buio? Cosa vuol dire essere luce?

Come diventare portatori di questa luce?

La vigilanza e la preghiera ci permettono di alzare il capo davanti al Signore che viene, non come

giudice, ma come fratello. È certo che il Signore verrà. Occorrono serietà, vigilanza e pietà per

vivere come buoni cristiani e trovarsi pronti all’incontro con Lui.

Come comportarsi nell’attesa dell’incontro con Gesù Bambino?

CARO AMICO TI SCRIVO...

Ciao, mi presento: mi chiamo Zachary. Ho dieci anni. Abito in un paese di montagna della

Papuasia, lontano dal mare. È qui che si trova la scuola che frequento, a cinque ore di cammino da

casa attraverso sentieri solitari! Così ogni settimana parto la domenica sera con il mio sacco di

patate dolci e banane sulla schiena: sarà il mio cibo per tutti i giorni insieme a qualche noce di

cocco che raccoglierò sulla strada...

poi quando ritorno il venerdì sera,

mia madre prepara per tutta la

famiglia una gran bella cena con

cavoli, pannocchie di mais e certe

volte anche maiale arrosto.

Il sabato inizia sempre festosamente,

perché di buon’ora il catechista del

villaggio suona la campana e tutti ci

riuniamo in chiesa per la preghiera

del mattino prima di metterci al

lavoro. Io accompagno mio padre a pescare gamberi, anguille e a raccogliere conchiglie che le

mie sorelle andranno a vendere al mercato. Dopo un recente ciclone che ha devastato il mio Paese,

noi bambini di molti villaggi, accompagnati dal catechista, ci siamo organizzati per raccogliere

coperte, viveri, oggetti di prima necessità per i senza tetto e ci siamo anche improvvisati venditori di

frutta e legumi per raccogliere fondi...

Qui in Papuasia fa buio presto: così dopo aver fatto una nuova visita in chiesa per la preghiera

della sera, ci prepariamo a “riempire la pancia”, come si dice da noi. Tutti riuniti attorno al fuoco

ascoltiamo un nonno o uno zio anziano che racconta storie fantastiche della nostra gente di tanto

tempo fa... poi tutto attorno a noi è silenzio e ci addormentiamo sulle nostre amache, fiduciosi che il

Signore ci concederà ancora un nuovo splendido giorno!

p.s.: Che cosa significa per te essere missionario?

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GIOCHIAMO INSIEME! SHOPPING BASKET (dalla Nuova Zelanda)

Gioco tranquillo, di osservazione e memoria: può essere realizzato

ovunque. Di fronte ai giocatori viene posato un cesto contenente dieci

confezioni diverse di prodotti alimentari: un barattolo di pelati, un

pacchetto di caffè, una scatola di cioccolatini, una bottiglia di acqua

minerale… I giocatori osservano con attenzione le varie confezioni,

le soppesano, le voltano da tutte le parti, ne leggono le etichette e

così via. Dopo cinque-dieci minuti il conduttore porta via i dieci

prodotti e consegna carta e matita a ciascun giocatore, che deve

rispondere (per scritto e senza copiare dai compagni) a venti

domande diverse. Le domande vengono fatte dal conduttore e

possono riguardare l’aspetto delle confezioni, il loro contenuto, ciò

che c’è scritto sulle etichette e così via. Un punto per ogni risposta

esatta. Vince il giocatore che conquista più punti.

Per il gioco, si possono usare sia prodotti che si trovano normalmente in commercio sia prodotti del

commercio equo e solidale facendo si che il gioco diventi l’occasione per spiegare ai ragazzi le

dinamiche nascoste del commercio e di quanto sfruttamento c’è dietro, anche attraverso i nostri

acquisti scegliamo come incontrare il TU.

METTIAMOCI A LAVORO... In questa settimana proviamo a capire quali sono le cose davvero importanti della vita di un

Cristiano e a partire da quest’Avvento iniziamo a dedicar loro il giusto tempo, tralasciando, inoltre,

quelle meno importanti e fuorvianti che ci allontanano dall’incontro con il Signore.

... verso la giornata missionari dei ragazzi La giornata, istituita il 4 dicembre 1950 da Sua Santità Papa Pio XII, viene celebrata il 6 gennaio in

tutto il mondo con lo scopo di invitare I bambini e ragazzi ad aiutare con la preghiera e con le

offerte i bambini di tutto il mondo (www.ragazzi.missioitalia.it).

In questa occasione i ragazzi sono i protagonisti della missione della Chiesa Universale con gesti di

solidarietà autentica e generosa, intessuti di apertura all’altro, di superamento delle diversità, di

incoraggiamento all’incontro.

Dalla prima settimana dell’Avvento prendiamoci l’impegno di offrire ogni giorno

una preghiera e una moneta per aiutare i bambini di tutto il mondo. Le offerte le

possiamo conservare in un salvadanaio che consegneremo durante la Messa dei bambini del 6

gennaio 2013.

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AMICO ECCO IL MIO SALUTO! Dal Kenya: Per salutarci battiamo la mano destra contro la mano destra dell'altro e intrecciamo le

dita.

IL SEGNO

ORECCHIO: ascoltare richiama innanzitutto la possibilità fisica di udire in

riferimento a qualsiasi fenomeno acustico come il rumore della pioggia,

l’abbaiare di un cane, la radio, il frastuono del traffico o il pianto di un

bambino; ma c’è differenza tra udire qualcosa e ascoltare qualcuno, in

quanto l’ascolto ci permette di interagire tra noi e metterci in relazione con gli altri.

HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE! (Lc 3,1-6)

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della

Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide,

e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su

Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando

un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del

profeta Isaìa:

«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

La seconda domenica di Avvento ci propone la figura di Giovanni il Battista, precursore di Gesù,

colui che prepara la strada alla venuta del Salvatore. Luca, dopo un elenco di elementi storici

grazie ai quali ci fa capire il periodo nel quale è ambientato il racconto, ci parla di questo

Giovanni. Come per i profeti, Giovanni, è stato investito dalla parola di Dio, cioè ha il compito di

raccontare al mondo ciò che Dio gli comunica. Giovanni vive nel deserto, un luogo di estrema

solitudine e povertà, luogo perfetto per la preghiera e per un vero incontro con Dio senza le

distrazioni della vita quotidiana.

Cosa ci distrae da Dio e dalla sua Parola?

Giovanni è un grande profeta perché predica il battesimo di conversione, ovvero un nuovo inizio di

vita nella preghiera e nell’ascolto di ciò che Dio ci comunica. Il battesimo è un inizio di vita

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cristiana, l’inizio di una nuova strada, un segno di salvezza da parte di Dio che perdona i nostri

peccati e ci permette di diventare nuovi testimoni del suo amore.

Qual è questa strada che siamo chiamati a percorrere per incontrare Gesù

Bambino?

Come Isaia, grande profeta dell’Antico Testamento, Giovanni grida nel deserto proclamando la

conversione, il cambiamento della nostra vita in vista dell’arrivo di Gesù. Ogni uomo vedrà la

salvezza di Dio. Infatti, Gesù sarà chiamato il Salvatore proprio perché portatore di questa

salvezza. E il suo essere vicino a ogni uomo, permetterà a tutta l’umanità di vivere il grande amore

di Dio per gli uomini.

Riesco a ricordare un episodio della mia vita nel quale ho notato la presenza e

l’intervento di Gesù?

CARO AMICO TI SCRIVO... Mi chiamo Maria Luisa Julio Sitoe ed ho 16 anni. Sono Mozambicana e vivo a Taninga che è una

località del distretto di Manhiça, provincia di Maputo (sud del Mozambico).

A Taninga ci sto bene, l’unico problema è quello della scuola perché è troppo lontana, si trova a

Palmeira, un altra Località, e per andare si spende troppo denaro. La mia scuola si chiama “Escola

Secundaria Nwamazibjana”. Sono nella 10 classe (corrisponde alla 3 superiore italiana) e proprio

in questi giorni ho finito gli esami che,

speriamo, mi daranno l’accesso alla 11 classe

che qui si chiama anche preuniversitaria.

Purtroppo per frequentarla dovrò trasferirmi a

Manhiça, quindi ritronerò qui a Taninga solo

nel fine settimana.

Per me essere cristiana significa essere una

persona che crede in Dio e segue le orme di

Gesù. Tradotto nella vita di ogni giorno, un

cristiano non deve insultare gli altri, deve

visitare gli ammalati, chi sta in prigione, chi è

in difficoltà. Insomma, bisogna occuparsi degli

altri ed essere impegnati nella comunità

parrocchiale.

Vi do anche una bella notizia, il 18 novembre

ho ricevuto la Cresima, ne sono felice perché

è una tappa importante per un cristiano!

Nella comunità sono impegnata nel Ministero

della Liturgia: faccio le letture, sono accolita e anche “ballerina” (qui quasi ogni canto domenicale

è accompagnato da delle danze). Oltre alle letture, quello che mi piace molto è andare a visitare

gli ammalati. Un giorno mi piacerebbe essere Catechista.

Un abbraccio a tutti e “fambani kwatsi” che in Changana, la nostra Lingua, vuol dire “buon

cammino”.

p.s.: Come vivi nella tua città e come è la tua vita da

cristiano/a?

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GIOCHIAMO INSIEME! Moli, vali, tatu (dall’Angola)

Gioco di gruppo, non competitivo. I giocatori imparano a contare fino a cinque in lingue diverse. In

Angola, la tribù Mbundu conta “Mosi, vali, tatu, swala, talu!”, in lingua Swahili, nell’Africa

Orientale, si conta “Moja, mbili, tatu, nne, tano!”, in

inglese “One, two, three, four, five!” e così via. Ad

ogni lingua diversa viene abbinata una posizione

differente (braccia incrociate, pugno alzato al cielo,

mani che riparano la testa dalla pioggia…).

Quando il conduttore pronuncia un numero, i

giocatori devono ripeterlo più volte tutti insieme e

riunirsi in gruppi formati da quel numero di

giocatori. Man mano che un gruppo è pronto, i

giocatori che lo formano fanno silenzio e si mettono

nella posizione abbinata alla lingua usata dal

conduttore. Se qualche giocatore non riesce ad

entrare a far parte di un gruppo (perché non ci sono

più compagni abbastanza per arrivare al numero

giusto), si mette con i compagni rimasti e tutti

insieme gridano il numero dei giocatori che formano il gruppetto, nella lingua usata dal conduttore.

Dopo due o tre giri, il conduttore si fa sostituire da un giocatore, scegliendolo tra quelli che non

hanno commesso errori, e così via...

Nessun uomo è un’isola... questo semplice gioco sfruttando la capacità di ascoltare gli altri aiuta i

partecipanti a riflettere soprattutto sulle dirette conseguenze dell’ascolto... l’entrare in relazione con

gli altri perchè nessuno si senta isolato!

METTIAMOCI A LAVORO... Da questa settimana impegniamoci a cogliere e ad accogliere la Parola di Dio anche nelle persone

che ci sembrano paradossalmente lontane dalla via del Signore: l’immigrato, il carcerato,

l’ammalato, il diverso, i figli di... perché dietro ognuno di essi si nasconde il volto di Gesù Cristo.

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AMICO ECCO IL MIO SALUTO! Dalla Bolivia: Per salutarci ci stringiamo in un caloroso abbraccio con qualche pacca sulla schiena.

IL SEGNO

CUORE: ascoltare con il cuore, porre attenzione all’altro nel significato di

fare nostro quello che l’altro ci sta comunicando, facendo attenzione non

solo alle informazioni che ci sta dando ma soprattutto alla sua intima

essenza, alla sua anima. L’ascolto attraverso il cuore ci permette di ascoltare

in modo vero l’altro stabilendo una comunicazione spirituale che ci consente

di relazionarci in modo autentico.

HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE! (Lc 3,10-18)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva

loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo

fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non

maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non

fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è

più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito

Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo

granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni

evangelizzava il popolo.

Credo che tutti avvertiamo il particolare clima natalizio, che è attesa di novità o di gioia, a seconda

di come viviamo questo incredibile evento di Dio che viene a noi, come uno di noi, per farsi carico

della nostra vita e trasformarla. E Giovanni il Battista, nel deserto, suggerisce di attendere Gesù con

parole chiare: mettere alle spalle gli sbagli, che ci separano da Dio. Giovanni Battista dava consigli

pratici, del tipo: “chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia

altrettanto”.

Viene da pensare alla grande schiera dei nostri contemporanei, che vivono nella loro sicurezza

senza condividere nulla con chi lotta per la sopravvivenza; alla spaventosa massa di criminali, che

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fanno dell'usura, della rapina o del furto, più o meno palese, più o meno coperto o a volte

legalizzato, la regola per “far fortuna”. Magari tutti costoro ascoltassero Giovanni il Battista!

Il Natale è vicino: cosa dobbiamo fare?

Ecco che la profezia di Giovanni il Battista entra nel vivo e sgombra il campo da ogni dubbio e

perplessità del popolo: lui non è il Cristo, è colui che gli prepara la strada, che invita le folle ad

attenderlo con fiducia e speranza, che chiama alla conversione perché Gesù che sta per arrivare,

userà la forza dello Spirito Santo per battezzare e saprà distinguere chi agisce con spirito di vero

amore da chi si comporta in modo meschino e ingiusto. Giovanni, quindi, invoglia le folle a

convertire il proprio cuore nella vita quotidiana, ad una vita più umana e giusta.

Come posso convertire il mio cuore?

CARO AMICO TI SCRIVO...

Martita è una bambina india che vive in Messico: ha solo

cinque anni, leggera come una piuma, sempre vestita di rosso.

Per assurde e misteriose ragioni di stregoneria Martita e la sua

mamma sono state allontanate dal loro villaggio. Hanno trovato

rifugio, povero ma dignitoso, in una capanna tutta per loro, di

proprietà della missione. La domenica mattina, ai primi rintocchi

della campana, Martita è in anticipo su tutti, puntuale per la

preghiera. Ma non viene mai da sola: la sua amica è Lucadi,

l’anziana del villaggio, povera e cieca. Ed ecco che quella

manina piccola di Martita diventa grande, un tutt’uno con quella

stanca e magra di chi ha bisogno di aiuto per vedere e

camminare....

p.s.: Conosci persone che non possono andare a messa

perchè non hanno nessuno che le accompagna? Tu come puoi

aiutarle?

GIOCHIAMO INSIEME! Il giardino fiorito (da Cuba)

Gioco di memoria. I giocatori si siedono in cerchio. Ciascuno di loro sceglie il nome di un fiore e lo

comunica ai compagni. Un giocatore estratto a sorte incomincia il gioco dicendo: “Ho visto il

giardino fiorito, ma la margherita (per

esempio…) era sparita!” Il compagno

chiamato in causa (quello che aveva scelto

la margherita) deve intervenire

immediatamente, dicendo: “La margherita

non è sparita, l’ho vista nel giardino

fiorito.” Il primo giocatore gli chiede: “E

allora chi è sparita?” e il secondo gli

risponde (sempre per esempio...): “La

primula è sparita!” Tocca ora al giocatore

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che ha scelto la primula, difendere il proprio fiore (“La primula non è sparita, l’ho vista nel giardino

fiorito.”), chiamandone in causa un altro e così via. Le frasi vanno sempre pronunciate interamente,

intervenendo al momento giusto. Man mano che il gioco va avanti, non si può chiamare un fiore

già nominato da qualcuno in precedenza. Chi sbaglia, viene eliminato e si allontana dal cerchio.

Quando tutti i fiori sono stati nominati, i giocatori eliminati ricevono una penalità e tornano in

cerchio, dopo di che tutti quanti scelgono il nome di un animale (e poi di una città, di una nazione,

di un fiume…) e il gioco riprende da capo, con un nuovo giocatore estratto a sorte. Vincono i

giocatori che concludono il gioco con il minor numero di penalità.

Un gioco molto semplice ma che invita i partecipanti ad essere attenti agli altri, ad averli a cuore, a

sapere sempre dove sono e come stanno!

METTIAMOCI A LAVORO... Da questa settimana impegniamoci concretamente a capire i bisogni e le necessità di chi ogni

giorno ci vive accanto: il vicino, il collega, il compagno di banco e cerchiamo di fare il possibile

per risollevarlo da un momento di difficoltà, da una delusione... facciamogli capire che noi ci siamo

e che camminiamo con lui/lei.

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AMICO ECCO IL MIO SALUTO! Dall'Iraq: per salutarci con la mano destra tocchiamo il cuore, poi le labbra e infine la fronte. Il

gesto termina con uno “svolazzo” verso il cielo della mano e, spesso, anche con un inchino.

IL SEGNO

OCCHIO: per vedere chi ci sta d’innanzi, l’altro che ci parla. Guardare

negli occhi è dimostrare la nostra attenzione ed il nostro interesse verso chi

ascoltiamo; guardare chi ci parlare inoltre è utile anche per leggere non

solo ciò che rientra nel linguaggio verbale ma prestare attenzione al

linguaggio del corpo e dei gesti che può essere parlato da tutti.

ATTENZIONE UNITARIA: l’ascolto attento tiene conto della globalità della persona, per questo

c’è bisogno dell’interazione di più aspetti, tra le varie parti del corpo, occhi e orecchio, con il tu e il

cuore, in modo da poter ascoltare bene l’altro. Ascoltare quindi significa coinvolge tutto noi stessi

nella relazione con l’altro, comprendere ed aprirci all’altro.

HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE! (Lc 1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il

bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:

«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del

mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha

sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il

Signore le ha detto».

Nella quarta domenica di Avvento, ormai alla vigilia del Natale, la Liturgia ci invita a vivere l'attesa

della nascita di Gesù, vivendo l’esperienza dell'incontro di Maria con la cugina Elisabetta. Cosa

c'è di più umano del grembo di una donna nel quale fiorisce una vita nuova? Quale gioia più

intensa di quella di una donna anziana, che tutti ritenevano sterile, quando prende coscienza che

dentro di lei si muove un bambino? Luca ci descrive la gioia trepidante di Maria, giovane ragazza,

e il suo partire veloce per incontrare l'anziana cugina Elisabetta: forse Maria, giovane, ha avvertito

il bisogno di confidarsi, di capire, di avere i consigli di una persona più anziana, mentre Elisabetta,

timorosa per una gravidanza in età avanzata aveva bisogno del conforto e dell'entusiasmo della

più giovane cugina.

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Con chi parliamo quando abbiamo bisogno di confidarci? Riusciamo a vedere

Gesù come il nostro migliore amico al quale poter dire tutto?

In Maria Dio ha parlato, a lei ha chiesto di affidarsi alla forza dello Spirito Santo: Maria ha

creduto, è diventata la serva del Signore. Per Maria Elisabetta pronuncia una delle beatitudini del

Vangelo: Beata colei che ha creduto. Dio ci indica la strada della riservatezza, del silenzio, della

povertà e dell'umiltà.

Infatti ha scelto una semplice ragazza come Madre di suo Figlio, ha scelto un piccolo paese

(Betlemme) per farlo nascere. Oggi tutto è apparenza, il mondo è un palcoscenico nel quale

mostrarsi. Dio ci insegna ad essere umili e riservati, a vivere ciò che Lui ci offre con rispetto e

fiducia. Maria, spaventata da questo grande compito che Dio le aveva affidato, ripone la sua vita

nelle mani di Dio, incurante del timore che ha dentro di lei.

Riusciamo ad avere fiducia in Dio? Quando questa fiducia viene a mancare e come

ci comportiamo in questi casi?

CARO AMICO TI SCRIVO...

Ciao a tutti, ci presentiamo siamo Lily, Joy, Prodip e Shopon, siamo quattro ragazzi del

Bangladesh. Il Natale è ormai alle porte e allora vorremmo condividere con te alcuni pensieri sulla

fede.

Per noi la fede è come una luce che ci

aiuta nella vita da cristiano e nella

conoscenza di Gesù.

Quando ci rispecchiamo in una

pozzanghera d’acqua la fede ci aiuta a

vedere se somigliamo o no a Gesù... Tu

lo fai mai?

Noi diciamo grazie ai nostri genitori che

ci hanno parlato di Gesù e ci aiutano,

insieme con i missionari della

parrocchia, a vivere da cristiani ogni

giorno.

Grazie alla fede impariamo ad amare gli

altri, impariamo a creare relazioni di

amicizia, ad essere sempre disponibili

con quanti ci chiedono un aiuto.

Con la fede possiamo vedere e fare cose

meravigliose...

p.s.: e per te cosa è la fede?

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GIOCHIAMO INSIEME! Kalagak (dall’Afghanistan)

Gioco di abilità, per un numero di giocatori variabile da due a sei. Si riempie una tazza con

almeno cinquanta fagioli secchi (o sassolini di analoghe dimensioni). Un giocatore estratto a sorte

prende la tazza e la gira di colpo sul tavolo (o sul terreno di gioco), in modo da far cadere tutti i

fagioli in un unico mucchio il più possibile compatto. Fatto questo, solleva la tazza e la posa in

disparte. A turno, partendo dal giocatore a sinistra

di quello che ha girato la tazza e procedendo in

senso orario, i giocatori devono cercare di

prendere un fagiolo per volta dal mucchio, senza

muovere gli altri. Chi ci riesce, può provare a

prendere un altro fagiolo e così via, finché non

sbaglia facendo muovere un fagiolo che non sta

prendendo. Un punto per ogni fagiolo preso, tre

punti per il decimo fagiolo tolto dal mucchio e per

ogni altro fagiolo multiplo di dieci (il ventesimo, il

trentesimo…) e dieci punti per l’ultimo fagiolo.

Vince il giocatore che conclude il gioco con il

punteggio più alto.

Questo è un gioco di pazienza e di delicatezza

che ci insegna come per farsi vicini agli altri dobbiamo avere queste attenzioni per tutti insieme e

ancor più per ognuno.

METTIAMOCI A LAVORO... In quest’ultima settimana di Avvento cerchiamo assiduamente il Signore, con la preghiera personale

e partecipando alle diverse celebrazioni comunitarie, per scoprire il VERO Mistero del Natale

cristiano, in cui il Nostro Signore è venuto sulla Terra come ultimo degli uomini.

Page 16: AVVENTO 2012 - missioedu.files.wordpress.com · Presentazione Il periodo di Avvento è per ogni cristiano l’inizio di un nuovo anno e quest’anno vogliamo ripartite dall’ascolto

Cari giovani italiani,

é con grande gioia che scrivo questa lettera per condividere alcune delle mie esperienze e il mio lavoro con

la Pastorale Giovanile qui in Brasile.

Il mio nome è Emmanuel, ho 18 anni e vivo nel quartiere di Cidade Olimpica, periferia di São Luís, stato del

Maranhão, nel nord-est del Brasile. Qui siamo accompagnati da alcuni sacerdoti e laici inviati dal Centro

Missionario di Verona. Già da 5 anni io partecipo alla PJ (Pastorale Giovanile) nella mia parrocchia.

Sul mio cammino ho incontrato vari tipi di persone, in particolare quelle che non credevano in me e non si

preoccupavano dei miei obiettivi, però, in mezzo alle innumerevoli difficoltà, ho cercato di non dare peso a

queste persone e ho continuato a cercare il mio spazio. La lotta è stata difficile, ma non ho mai smesso di

crederci e, grazie a Dio, ho trovato anche persone che mi hanno dato sostegno e dalle quali ho imparato il

valore dell'amicizia, del sorriso, dell’abbraccio.

Molte volte ho avuto paura di essere uno dei tanti giovani intenti a raggiungere i propri desideri. Molte

persone mi hanno chiesto il perché del mio impegno, se avessi altre ragioni, se credevo veramente nel mio

lavoro. E io non ho mai risposto con le parole, ma con i fatti e con grande fede. Oggi sono coordinatore del

mio gruppo di giovani e sono qui per dar continuità al cammino intrapreso da tutti coloro che sono stati

martiri per la mia storia. I giovani hanno bisogno di persone che difendono la vita, voglio essere questa

persona e in particolare voglio prendermi cura di quelle persone soggette a vulnerabilità sociale, alle

minacce e ai rischi.

Credo che ogni giovane che dona la sua vita per gli altri diventa seme: per questo, quando ho scelto di

vivere questa passione, ho iniziato a prestare maggiore attenzione alle mie lotte quotidiane, affiancandomi

ad altri giovani che, proprio come me, hanno in cuore un forte desiderio di cambiamento.

Io ci credo e mi impegno sempre perché vedo che la maggior parte dei giovani nel quartiere dove vivo,

nelle strade dove cammino e nei luoghi che frequento, sono privati dei bisogni primari come la sanità,

l'istruzione, un’abitazione, la sicurezza, ma mancano anche spazi di sport e tempo libero. Qui i giovani

vivono ai margini della povertà, droga, violenza, senza ordine pubblico e certezze per il futuro. Lo so che

da solo io sono troppo piccolo per cambiare questa realtà, ma ho la certezza di potercela fare. Credo in

una società senza esclusioni e ogni giorno il mio desiderio è quello di assumere la missione che Dio e la

Chiesa mi affidano: Evangelizzare altri giovani restando in mezzo a loro e attraverso di loro creare la Civiltà

dell'amore.

Penso che un giovane dovrebbe avere sempre questo bisogno di prendersi cura della vita dei suoi coetanei,

dovrebbe mantenere l’impegno di coinvolgere gli altri, di partecipare, di dare una direzione ai propri sogni

e di avere coraggio per sfidare il nuovo.

Non voglio essere uno dei tanti, voglio essere luce, luce per altri giovani, perché la vita della nostra gioventù

è un terreno sacro.

Spero di poter scrivere ancora per voi amici e ricevere vostre risposte, anche per questo motivo, vi chiedo:

come è visto da voi il giovane che crede in un mondo di pace e che vive la sua fede in mezzo alle

disuguaglianze della propria realtà?

Con affetto, attendo la risposta!

Emmanuel Lima, Brasile.