atestat mafia

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PREMESSA La mafia è un fenomeno che si è sviluppato in diverse zone del mondo, nelle aree di debole controllo dello Stato, a causa di proibizionismo o d’isolamento geografico, etnico o sociale. In Italia esistono diversi tipi di mafia a seconda della zona: la Camorra a Napoli, la ‘Ndrangheta in Calabria, la Cosa Nostra in Sicilia e la Sacra Corona Unita in Puglia. Tra le organizzazioni criminali attualmente operanti in Italia, la mafia siciliana è quella più potente e ramificata. La storia della mafia è molto complessa, com’è anche lo sviluppo dei gruppi e delle organizzazioni mafiose. Prima che la mafia diventi un fenomeno di grande importanza che influenza il corso degli eventi nella società italiana, tutte le persone che facevano atti illegali potevano essere considerati mafiosi. Al giorno d’oggi, la mafia significa la lotta per il potere, i suoi capi trovando metodi per essere in controllo delle attività economiche e anche politiche, azionando in anonimia ed illegalità. Questo è dovuto anche alla struttura delle organizazzioni mafiose, ogni membro avendo un certo posto e compiti chiari. La struttura ben organizzata si basa anche sul 1

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Atestat limba italiana, Mafia

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PREMESSA

La mafia un fenomeno che si sviluppato in diverse zone del mondo, nelle aree di debole controllo dello Stato, a causa di proibizionismo o disolamento geografico, etnico o sociale. In Italia esistono diversi tipi di mafia a seconda della zona: la Camorra a Napoli, la Ndrangheta in Calabria, la Cosa Nostra in Sicilia e la Sacra Corona Unita in Puglia. Tra le organizzazioni criminali attualmente operanti in Italia, la mafia siciliana quella pi potente e ramificata.La storia della mafia molto complessa, com anche lo sviluppo dei gruppi e delle organizzazioni mafiose. Prima che la mafia diventi un fenomeno di grande importanza che influenza il corso degli eventi nella societ italiana, tutte le persone che facevano atti illegali potevano essere considerati mafiosi. Al giorno doggi, la mafia significa la lotta per il potere, i suoi capi trovando metodi per essere in controllo delle attivit economiche e anche politiche, azionando in anonimia ed illegalit. Questo dovuto anche alla struttura delle organizazzioni mafiose, ogni membro avendo un certo posto e compiti chiari. La struttura ben organizzata si basa anche sul rispetto per il capo e per gli altri membri e, di solito, le persone che non riescono a compire i doveri vengono punite.Non solo in Italia, ma anche in altri paesi dove il fenomeno aumenta, sono nate associazioni che lottano contro la mafia. Di solito, il sistema delle organizazzioni mafiose pi elaborato e pi forte rispetto a queste associazioni. La polizia ha catturato numerosi mafiosi, ma la percentuale non cambia molto il rapporto tra giustizia ed ingiustizia. CENNI STORICI ED ETIMOLOGIA

Il terminemafiaviene usato per indicare una particolare e specifica tipologia diorganizzazione criminale, avente tratti caratteristici e peculiari.Riguardo l'origine del termine, un primo utilizzo venne registrato in Sicilia nel1863, nell'opera teatraleI mafiusi de la Vicaria, ambientata nel carcere della Vicaria diPalermoe scritta daGiuseppe RizzottoeGaetano Mosca. SecondoGiuseppe Pitr,il terminemafiosoindicava una persona, un oggetto o un ambiente "di spicco"e nell'insieme abbia un non so che di superiore ed elevato(...)Una casetta di popolani ben messa, pulita, ordinata, e che piaccia, una casa mafiuseddae solo dopo l'inchiesta del procuratore palermitano obbligata a rappresentare cose cattive. Tuttavia il Pitr non ne chiarisce l'origine.Si quindi voluto associare il termine - spesso forzatamente e senza chiari riscontri - con un qualche vocabolo di origine araba, a causa della sua radice non facilmente accostabile a termini di origine invece latina o greca. Tale accostamento allalingua arabasarebbe giustificato con la presenza in Sicilia nel corso delX secolodella componente islamica. Questo ovviamente presupponendo un'ipotetica origine siciliana delle principali organizzazioni di questo tipo. Cos secondo Diego Gambetta il vocabolo originario potrebbe provenire dall'arabo (mahyas= spavalderia, vanto aggressivo)o, come propone il Lo Monaco, (marfud= reietto)da cui proverrebbe il terminemafiusu, che nel XIX secoloindicava una persona arrogante, prepotente, ma anche intrepida e fiera.SecondoSanti Correntiinvece,che rigetta le origini del termine dall'arabo, sarebbe un termine piuttosto recente, forse derivato daldialetto toscano, trovando un riscontro nella parolamaffia. Di simile avviso Pasquale Natellache ricorda come aVicenzaeTrentosi usasse il vocabolomaffaper indicare la superbia e lapulizia glottologica (...) va subito applicata in Venezia ove a centinaia di persone deve essere impedito di pronunciare S. Maffa (...). La diceria copriva, si vede, l'intera penisola e nessuno poteva salvarsi; in tutte le caserme ottocentesche maffa equivaleva a pavoneggiarsi e copriva il colloquio quotidiano cos in Toscana come in Calabria, dove i delinquenti portavano i capelli alla mafiosa.In merito a ci ricordiamo quanto scritto gi nel1853daVincenzo Mortillaronel suoNuovo dizionario siciliano-italianoperMafia:Voce piemontese introdotta nel resto d'Italia ch'equivale a camorra. Tra le cause della nascita del fenomeno sono sicuramente da annoverare il dominio dallatifondoche vessava una massa di contadini miserabili. Fra nobilt terriera e contadini era presente un ceto di spregiudicati e violentimassari,campieri("guardie armate" del latifondo) egabelloti(gestori dei fondi a gabella, cio in fitto) che terrorizzavano i contadini e i proprietari con i lorosgherri, venivano a patti con i briganti, amministravano una rozza giustizia che per non ammetteva alcuna forma di opposizione. I briganti, i ladri, i ribelli avevano un ambiguo rapporto con imassari.I contadini servivano imassarie vedevano talvolta in loro degli alleati possibili contro i latifondisti che a loro volta si servivano deimassarie deicampieri, pur disprezzandoli e temendoli, come forza contro il latente pericolo costituito da possibili rivolte delle masse contadine.Massariecampierisi servivano dei briganti contro nobili e contadini ma sapevano anche spazzarli via con violenza quando dovevano dimostrare a tutti gli abitanti del feudo chi comandava effettivamente. La mafia, per giungere al dominio del territorio, controllava non solo il mondo rurale, i trasporti, l'attivit mineraria, gli allevamenti, ma anche la delinquenza urbana, i tribunali, le centrali di polizia, i centri del potere. I mafiosi erano nel contempo imprenditori, organizzatori della produzione, giudici, gendarmi, esattori delle tasse, poich prelevavano quote di ricchezza dal lavoro e dalla rendita dei ceti sociali in mezzo ai quali vivevano ed operavano.L'unit d'Italialasci delusi molti capi deipicciotti, messi da parte dopo la vittoria: emersi grazie alla loro popolarit (il "rispetto") fra le masse, molti di loro si diedero alla violenza e all'illegalit (per esempio Giuseppe Coppola diErice; Stefano Triolo, uno dei capi diCalatafimi; Alberto Maria Mistretta diMazara del Vallo).La mafia, con ambiguit, riprese la simbologia e i rituali segreti di societ iniziatiche antiche (per esempio anche deiBeati Paoli) nonch di societ religiose, cavalleresche,massoniche.Dopo l'unit d'Italial'apparizione in un documento ufficiale, con significato accostato al senso tuttora in uso diorganizzazione malavitosaomalavita organizzata, stata registrata per la prima volta proprio dopo l'unit italiana, contenuta in un rapporto del capo procuratore di Palermo nel1865,Filippo Antonio Gualterio.Nell'et modernaprima econtemporaneapoi, mentre nella maggior parte dell'Europai poteri legali e centrali si rafforzavano ed espandevano, fenomeno risaltato soprattutto dalla nascita dei primistati nazionali, inItaliaed inSicilia in una situazione di legalit frammentata: i signorifeudaliin concorrenza con i deboli poteri centrali; un groviglio digiurisdizionie di competenze; i deboli esposti allo strapotere dei signori e degli sbirri; i deboli ceti produttivi e mercantili soggetti alle soperchierie di funzionari e baroni. La violenza, in questo contesto premessa per la sicurezza, si privatizza: i signorotti del posto hanno i lorosgherri, l'Inquisizioneha i suoi ufficiali ed agenti, lecorporazionihanno le loro compagnie d'armi, i mercanti pagano le scorte armate per i trasferimenti di merci. Si assiste ad un continuo scontro di poteri e di interessi, in una terra, laSicilia, in cui il continuo succedersi di poteri e dominazioni non ha favorito la coesione tra popoli e governanti.Nel corso delXX secolole aggregazioni rette dalla legge dell'omerte del silenzio consolidarono un'immensa potenza inSiciliae riemersero dopo laseconda guerra mondiale.La letteratura italiana, a partire dal secondo dopoguerra, ha spesso prestato attenzione al fenomeno. Nel1959, quando il fenomeno era ormai diffuso e aveva gi subto l'evoluzione storica dellaseconda guerra mondiale,Domenico Novaccoinvitava ad una lettura critica del passo di Mortillaro, in quanto a suo direla "boutade" del Mortillaro (...) era emessa nel solco d'un filo autonomistico siciliano antiunitario che dava ai sabaudi il demerito d'aver introdotto nella immacolata isola cattive tradizioni e tendenze paraispaniche.Leonardo Sciasciascrisse "La pi completa ed essenziale definizione che si pu dare della mafia, crediamo sia questa: la mafia un'associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la propriet e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato".In un suo studio apparso nel 1972 suStoria illustrata,ricostruisce con molta attenzione l'origine del termine mafia. Riprende anche la teoria in merito all'introduzione del vocabolo nell'Isola ricondotta all'unificazione del "Regno d'Italia" espressa da Charles Heckethorn, ripresa poi dall'economista e sociologo Giuseppe Palomba, il termine MAFIA non sarebbe altro che l'acronimodelle parole: MazziniAutorizza Furti Incendi Avvelenamenti. Fino a che punto sia fondato questo studio, rimane per da considerare il significato antropologico non privo di valore riguardo a un'organizzazione segreta a specchi capovolti che sarebbe nata nell'isolacon finalit pi o menocarbonare. Sempre con un acronimo il giornalistaSelwyn Raabtenta di spiegare in un romanzo storico le origini della mafia, riallacciandosi al mito deiBeati Paolie ai precedenti moti antifrancesi durante i cosiddettiVespri sicilianicome gi fece in sede di interrogatorioTommaso Buscetta, facendone derivare la frase "Morte Alla Francia Italia Anela".

II. ANALISI E CARATTERISTICHE

La struttura tipica di unafamigliamafiosa tradizionale.

Le analisi moderne del fenomeno considerano essa, prima ancora che unaorganizzazione criminale, un "sistema di potere" fondato sulconsensosocialeche la "legittima" agli occhi della popolazione e dalcontrollo socialeche ne consegue; ci evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attivit illegali, quanto stia sul consenso e l'approvazione della popolazione e sulle intese e collaborazioni con funzionari pubblici ed istituzioni delloStato, con ipolitici, e soprattutto del supporto e della simpatia sociale.Di conseguenza, il termine viene spesso usato per indicare un modo di fare o meglio di organizzare attivit illecite. Le organizzazioni appartenenti al genere hanno una propria e tipica struttura, e spesso adottano comportamenti basati su un modello dieconomiastatale, ma parallela e sotterranea. L'organizzazione mafiosa trae profitti e vantaggi da numerosi tipi di attivit illecite, ma anche dall'insediarsi nell'economia legale con metodi illegali.I capimafia (spesso a causa dellalatitanza) comunicano principalmente in modo scritto, (ad esempio con i cosiddetti pizzini), poich non sempre sono in grado di comunicare di persona a tutti i loro sottoposti (capifamiglia,picciotti) con determinatimezzi di comunicazione di massa(come il telefonoe laposta) poich suscettibili diintercettazioni. Imafiosi, che vengono definiti in certi contestipersone di rispettoouomini d'onore, svolgono anche funzione e ruolo di giudice: ricevono le denunce al posto delle autorit, risolvono contrasti familiari ed economici, chiedono ed ottengono voti per un datocandidatoche, una volta eletto, ricambier l'appoggio concedendo favori alla cosca infettando l'amministrazione pubblica e il sistema della giustizia. La mafia non si presenta quindi come un antistato, ma come uno "stato" parallelo allo stato di diritto, che concede servizi, esige e gestisce le tasse (pizzo, usura ecc.), e amministra il suo territorio.Il mercato elettorale allarga le reti di complicit e il governo, per cecit e interessi contingenti, pensa di sfruttare questa complessa e negativa realt a proprio vantaggio.I mafiosifondano il loro potere soprattutto sulconsensosocialedelle popolazioni, sul sostegno (estorto o volontario) di operatori economici (ad esemepio si consideri il mondo dell'impirenditoria), e sul substrato culturale, ancora familistica e feudale, generalmente piuttosto arretrata dal punto di vista socio-culturale. Un esempio dell'utilizzo del termine "mafioso" potrebbe essere utilizzato, ad esempio, per identificare unsindacoche concede appalti solo a personaggi a lui vicini, oppure ad unprofessore universitarioche intercede per far conseguireborse di studioa persone a lui legate (ancorch non valide e meritevoli), o la nomina da parte di ungovernodi dirigenti di alte livello, anche eventualmente capaci, ma "politicamente vicini" alla maggioranza di cui il governo stesso espressione.

III. LA MAFIA NEL MONDO

3.1. Italia

3.1.1. Organizzazioni presenti

Diffusione dell'estorsione mafiosa nelle province italiane nell'anno2008, secondo un sondaggio di Confesercenti.In Italia si comincia a parlare del fenomeno, seppure con un diverso nome, negli atti giudiziari solo nel 1838, quando il procuratore generale di Trapani,Pietro Cal Ulloa, parla di "unioni e fratellanze, specie di sette" dando un primo quadro agghiacciante delle complicit e delle compiacenze che consentono allamalapiantadi crescere:Non vi impiegato in Sicilia che non si sia prostrato al cenno di un prepotente o che non abbia pensato a tirar profitto dal suo ufficio [...] sono le "fratellanze che generano la mafia e dettano le prime norme non scritte di un'associazione formata non da "uomini d'onore" perch di questo ancora non si discute ma da "uomini di parola", con una distinzione fin troppo sottile perch semmai prevale qui l'assonanza fra "onore" e "parola"

Il fenomeno mafioso ha assunto diversi caratteri e ha acquistato forme diverse, con strutture e codici seppur simili diversi daregionea regione e talvolta daprovinciaa provincia. Accade anche che la distribuzione - e relativo controllo - territoriale appaia complesso e in continua evoluzione e talvolta anche singoli quartieri della medesima citt conoscano diverse tipologie organizzative, a seconda della famiglia che ne detiene il controllo. Complice di questo spezzettamento l'organizzazione aclandelle principalimafiee deigruppi mafiosi. I clan spesso sono famiglie allargate e questo fa s che le attivit dell'organizzazione rispecchino gli interessi di un determinato gruppo, detto appuntofamiglia.Le organizzazioni principali sono nate e si sono sviluppate dapprima nelmeridione, dove la diffusione dei gruppi di stampo mafioso capillare. Successivamente la mafia si diffusa su tutto il territorio nazionale, si pensi ad esempio allabanda della Maglianaed alla Mala del Brenta.Alcune di queste organizzazioni sono storicamente nate e sviluppatesi nei tradizionali territori dell'Italia meridionale, e quasi tutti i fenomeni documentati non vanno oltre ilXIX secolo. Una singolare prospettiva quella offerta dallaCamorra, unica vera eccezione, fenomeno malavitoso diffuso inCampania, ma che secondo alcuni autori avrebbe un'origine da ricercarsi altrove.Difatti l'uso del terminecamorrasarebbe attestato gi nelXVII secolo,mentre la derivazione etimologica dagamurraribasserebbe ulteriormente la sua esistenza fino alMedioevo.SecondoVincenzo Mortillarosi pu comunque supporre checamorrafosse gi sinonimo del terminemafianella prima met delXIX secoloe che tale fenomeno dovette essersi esteso anche inSicilia.Le storiche organizzazioni di stampo mafioso, oltre la Camorra, sono la sicilianaCosa nostra, la calabrese'Ndrangheta(entrambe per sono note solo a partire dalla seconda met delXIX secolo). Da queste due si suppone siano sorte ulteriori organizzazioni di stampo mafioso, quali laStiddanella Sicilia centro-meridionale (nelleprovincie di Agrigento, Caltanissetta,EnnaeRagusa) e laSacra Corona UnitainPuglia(creata daGiuseppe Rogoli,Mario PapaliaeVincenzo Stranierinel1981).Alle principali organizzazioni si sono accostate negli anni e si accostano ancora diverse organizzazioni assimilabili per certi versi al terminemafia,seppur in modo del tutto marginale. Quasi tutte queste organizzazioni sorgono a partire dal secondo dopoguerra, ma conoscono in particolar modo il loro apice intorno aglianni 1970. Ilclan dei marsigliesi, originario dellaCorsicae attivo traFranciaeItalia, ad esempio, ag soprattutto tra il 15 aprile1964e il1976. La cosiddettaBanda della Maglianaoperante nelLazioha avuto stretti legami con la mafia tradizionale e non di rado viene considerata una organizzazione di stampo mafioso operante in detta regione.InLombardiadiverse bande criminali si sono colluse con organizzazioni mafiose o ne hanno assunto l'aspetto. La maggiore di queste bande fu negli anni 1970 quella diFrancis TuratelloaMilano, mentre ambigua la posizione dellaBanda della Comasina, operante anch'essa a Milano, guidata daRenato Vallanzasca. Su un modello simile a quello della mala romana e milanese ha agito la cosiddettaMala del BrentainVeneto, dove a cavallo tra gli anni ottanta e novanta i membri della banda diFelice Manierofavorirono la collaborazione tra le mafie meridionali e la piccola criminalit locale, in particolare garantendo il traffico di droga e armi. La presenza di clan malavitosi nelle regioni delnord Italia, in particolare inLombardia, stata definitala quinta mafia, capace di sviluppare peculiarit proprie e sorta come filiazione dalla 'Ndrangheta, ma fusa col territorio.Sempre negli anni del dopoguerra inSardegnaoperava l'Anonima sequestri, tuttavia tale organizzazione, sebbene di stampo criminale e basata su un codice d'onore come gli altri gruppi di stampo mafioso, a differenza delle precedenti non prevede la collusione con gli organi di governo, caratteristica tipica invece di tutte le altre organizzazioni del genere, costituendo di fatto una vera e propria "anomalia" nel panorama della malavita italiana.Nel corso degli anni sono stati varati diversi provvedimenti legislativi in tema di organizzazioni criminali di tipo mafioso, che vanno dal divieto di partecipare ad appalti pubblici senza la "certificazione antimafia" alla pi difficile concedibilit di misure alternative alla detenzione, ma il pi famoso sicuramente il regime di carcere duro per i condannati ritenuti essere persone di spicco nell'organizzazione di tipo mafioso, il cosiddetto41 bis.

3.1.2. Il fatturato delle organizzazioni mafiose

Stimare i ricavi della criminalit mafiosa difficile e si scontra con limiti metodologici che nascono dalla mancanza di dati istituzionali. Eppure alcune analisi sono state pubblicate. Sos impresa nel suo XIII rapporto annuale attribuisce alla mafia un giro di affari di 138 miliardi e un utile di 105 miliardi all'anno. Questo studio pecca per di scarsa trasparenza.Guerino Ardizzi, Carmelo Petraglia, Massimiliano Piacenza e Gilberto Turati (dellaBanca d'Italia) hanno invece lavorato adottando metodi econometrici rigorosi e i risultati a cui sono giunti attribuiscono alleconomia criminale un valore pari al 10,9 per cento delPil.Questo lavoro e altri simili hanno costituito la documentazione di base per laudizione presso la Commissione parlamentare antimafia del vice direttore della Banca dItalia e la testimonianza ha indotto la Commissione nella sua relazione del 2012 a reiterare la cifra fatidica di 150 miliardi di euro come fatturato delle mafie.I risultati di una recentissima ricerca (Progetto PON Sicurezza 2007-2013 Gli investimenti delle mafie,ministero dell'Interno,Universit Cattolica del Sacro Cuore, Transcrime), attraverso una stima condotta utilizzando dati aperti o tratti da documenti investigativi ufficiali di carattere nazionale e internazionale, sui ricavi a disposizione delle organizzazioni criminali mafiose, hanno per portato a un drastico ridimensionamento delle cifre prima citate. Infatti, i ricavi ammonterebbero in media all1,7 per cento del Pil. In particolare, nella ricerca vengono individuati ricavi che variano da un minimo di 18 miliardi a un massimo di 34 miliardi. In sostanza, considerato che il Pil nel 2012 stato stimato dallIstatin 1.395.236 milioni di euro (calcolato a prezzi concatenati), la media dei ricavi per il 2012 ammonterebbe a 23,7 miliardi di euro.

3.1.3. Rapporti con la politica

Molti politici sono stati indagati perconcorso esterno in associazione mafiosa, tra cuiRenato Schifani,Marcello Dell'Utri,Salvatore Cuffaro, condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione. AncheGiulio Andreottifu processato per supposti rapporti con la mafia, ma alla fine risulter innocente e nel 2004, con la sentenza della Cassazione, verr definitivamente scagionato da ogni accusa.Luciano Violanteha affermato che il colonnelloMario Morigli aveva detto cheVito Cianciminovoleva incontrarlo.Molti comuni sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa.

3.1.4. Il contrasto

A partire daglianni cinquantadelXX secolo, al fine di contrastare pi efficacemente il fenomeno, si cominciarono a varare alcuni provvedimenti legislativi in tema, come ad esempio l'introduzione del reato diassociazione di tipo mafioso, la creazione di alcuni organismi ad-hoc quali l'alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa,ladirezione investigativa antimafia, ladirezione nazionale antimafiaed anche l'introduzione di un regime carcerario speciale, il cosiddetto41 bis. Molte delle disposizioni in materia sono state poi raccolte nel d.lgs. 6 settembre 2011 n. 59 (Codice delle leggi antimafia e delle misure di precenzione nonch disposizioni in materia di documentazione antimafia).Importante anche il contributo che hanno dato alcuni soggetti, soprattutto a partire daglianni settantacomeLeonardo Vitale, definito spesso come il primopentitodicosa nostra, e diversi intellettuali comeGiuseppe Impastatoma soprattutto la nascita e lo sviluppo di diversimovimenti antimafia, al fine contrastare il fenomeno e di sensibilizzare l'opinione pubblica, sia a livello locale (Addiopizzo) che nazionale (Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie).

3.1.4.1. Associazioni

Alcune delle associazioni che operano contro le mafie in Italia, sono: Addiopizzo Ammazzateci tutti Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie Mafioso di eccellenza

3.1.4.2. Istituzioni atte alla repressione del fenomeno

Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalit organizzata Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa Commissione parlamentare antimafia Direzione distrettuale antimafia Direzione investigativa antimafia(DIA) Direzione nazionale antimafia Procuratore Nazionale Antimafia

3.1.4.3. Vittime della mafia

Emanuele Notarbartolo Joe Petrosino Giuseppe Russo Cesare Terranova Emanuele Basile Gaetano Costa Pio La Torre Rosario Di Salvo Giuseppe Insalaco Giuseppe Fava Beppe Montana Antonino Cassar Rosario Livatino Libero Grassi Piersanti Mattarella

3.1.5. Personalit mafiose italiane

Francesco Campanella Francesco Schiavone Luciano Liggio Matteo Marzari Michele Sindona Pasquale Galasso Raffaele Cutolo

3.2. Stati Uniti d'America

Charles Luciano Frank Costello Joe Gallo Joe Valachi John Gambino Vito Genovese Al Capone

3.3. Organizzazioni mafiose nel resto del mondo

Organizatsya(genericamente mafia russa) - Russia(presente in Europa - Stati Uniti d'America) Mafia bulgara-Bulgaria Mafia cecena-Cecenia Mafia estone di etnia russa-Estonia Mafia serba-Serbia Mafia corsa-Francia Mafia albanese-Albania Cosa nostra americana-Stati Uniti(il Nord America, Italia , Australia , Sud America.) Cartelli colombiani (Cartello di Medelln,Cartello di Cali,Cartello di Norte del Valle) -Colombia(presente nel Nord America , Sud America , Europa) Cartelli messicani -Messico(presente nel Nord America , centro America , Europa) Yakuza-Giappone(presente negli Stati Uniti) Triadi-Cina(presente in Europa , Nord America , in tutto il continente Asiatico , Oceania. Mafia turca-Turchia Mafia nigeriana-Nigeria Mafia israelianaIsraeleCONCLUSIONI

La mafia una forma di criminalit organizzata che attiva in molteplici campi illegali. Una delle organizzazioni mafiose pi famose attualmente nota comecosa nostra, espressione che si riferisce alla mafia siciliana.La mafia unorganizzazione criminale molto particolare: non si limita infatti a compiere atti illegali, ma punta alla gestione del potere e al controllo del territorio e della societ, contando su legami di sangue (infatti si parla di famiglie mafiose anche perch molti mafiosi sono imparentati tra loro). Per questo molto difficile combatterla, perch dietro la mafia c una mentalit che cambia e peggiora la societ. In molte zone dove la mafia ha potere, ci sono complicit di tanti cittadini che, pur non compiendo niente di illegale, nei fatti difendono o approvano con i comportamenti le azioni criminali della mafia (omert= il silenzio di chi non denuncia i criminali). La lotta alla mafia fatta perci di azioni di polizia, ma anche di educazione dei giovani, a cui bisogna offrire modelli e valori diversi da quelli offerti dai mafiosi, lavoro per le zone pi povere, in modo che nessuno debba pi rivolgersi al mafioso del luogo per lavorare, e presenza dello Stato.La mafia non si esprime, non si racconta in prima persona, esiste nella forza del suo mistero.

BIBLIOGRAFIA

Diego Gambetta,The Sicilian Mafia: the business of private protection, Harvard University Press, 1996 Claudio Lo Monaco,A proposito della etimologia di mafia e mafioso, in LN, Livorno 1990 Domenico Novacco,Considerazioni sulla fortuna del termine "mafia", in "Belfagor", 1959, n. 14. Charles W. Heckethorn,Secret Societies of All Ages and Countries, London, G. Redway, 1897 Giuseppe Palomba,Sociologia dello sviluppo - L'unificazione del Regno d'Italia, Giannini, Napoli, 1962 Pasquale Natella,La parola "Mafia", Firenze, Leo S. Olschki Ed., 2002 (Biblioteca dell'"Archivum Romanicum", Ser. 2, Linguistica, 53). Selwyn Raab, Five Families: The Rise, Decline, and Resurgence of America's Most Powerful Mafia Empires, New York, St.Martin Press, 2005, 2009 traduzione dall'inglese Maria Grazia Bianchi Oddera "Le famiglie di Cosa Nostra", Newton Compton editori s.r.l Roma. Leonardo Sciascia,La storia della mafia, Barion Milano 2013,ISBN 978-88-6759-001-8contenente l'articolo apparso nel 1972 sulla rivistaStoria Illustrata

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