arthurrimbaud biografia

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Page 2: Arthurrimbaud biografia

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Visioni

Arthur Rimbaud fu l’essere più straordinario che abbia mai

solcato la terra. Fu un miracolo, un fenomeno d’ordine sovrannaturale

per la sua tremenda precocità e il mistero del suo destino, che rimane

impenetrabile come il suo genio - Jean Cocteau

Alle sei del mattino del 20 ottobre 1854, a Charlev ille, in Rue

Napoléon numero 12, esattamente sopra la libreria, nacque Arthur

Rimbaud. La madre aveva preso in affitto l’appartamento un paio

d’anni prima. Si trovava in una delle strade più trafficate del paese,

quella che ti portava dritto in piazza. La levatrice aveva appena finito

di pulirlo e si era assentata pochi istanti. Insospettita da un insolito

silenzio, era tornata con le fasce dal neonato: l’aveva trovato carponi

per terra, diretto verso la porta, gli occhi spalancati e un sorriso

beffardo sulla labbra, pronto a intraprendere la sua v ita avventurosa. O

almeno è ciò che narra la leggenda. Nel pomeriggio, ad ogni modo, il

nonno e il proprietario della libreria andarono in municipio e ne

registrarono la nascita. Dopo un mese il piccolo fu battezzato col nome

di Jean-Nicolas Arthur Rimbaud.

Arthur era il secondogenito di Vitalie Cuif e Frédéric Rimbaud,

capitano del 47 ° reggimento di fanteria. Lei veniva da Roche, un

piccolo v illaggio a una manciata di chilometri di distanza. Fino all’età di

ventisette anni era stata lì ad aiutare il padre nella mietitura e a fare la

brava casalinga: la madre era morta quando aveva appena cinque anni; il padre, sebbene ancora

quarantenne, non si era più risposato. Frédéric invece era partito in guerra volontario a diciott’anni anni,

aveva fatto carriera distinguendosi come chasseur nella campagna del Nordafrica e nel 1852 era stato

promosso capitano e destinato alle meno esotiche Ardenne. Arthur, dicevamo, era il secondogenito. Il 2

novembre del 1853 era nato il primo figlio, Frédéric, stesso nome il padre. Poi toccò alle femmine: nel

giugno del 1857 venne alla luce Vitalie, ma morì il mese successivo. Nel 1858 nacque un’altra bambina e fu

chiamata ancora Vitalie, come la mamma. Nel 1860 fu infine la volta di Isabelle.

Il primo dubbio che Arthur non avesse ereditato le buone maniere e quella “rispettabilità” borghese

propria dei suoi genitori, Madame Rimbaud lo ebbe qualche settimana più tardi. Il pargolo era stato affidato

in balia a una famiglia di fabbricanti di chiodi di Genspunsart, borgo a una decina di chilometri da

libreria "Taouet", sotto la casa di R.

Arthur Rimbaud in un disegno

di Paul Verlaine (1872)

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in balia a una famiglia di fabbricanti di chiodi di Genspunsart, borgo a una decina di chilometri da

Charlev ille. Il giorno che sua madre andò a fargli una v isita a sorpresa lo trovò beatamente spaparanzato

dentro una vecchia cassa per il sale, tutto nudo: i vestitini di lino che lei gli aveva lasciato erano stati

“donati” al figlioletto del fabbricante di chiodi.

Sono di razza lontana: i miei padri erano Scandinavi: si trafiggevano il costato, bevevano il proprio

sangue. - Mi farò tagli in tutto il corpo, mi tatuerò, voglio diventare orrendo come un Mongolo: vedrai,

urlerò per le strade. Voglio proprio diventare pazzo di rabbia. Non mostrarmi mai gioielli, striscerei e mi

contorcerei sul tappeto. La mia ricchezza, la vorrei macchiata di sangue dappertutto.

Una Stagione all’Inferno

Arthur trascorse la maggior parte dell’infanzia nella fattoria di Roche, la madre ne aveva assunto la

direzione dopo che uno dei suoi fratelli, Charles, noto alcolizzato, era stato disconosciuto dalla famiglia, e

l’altro, Félix detto “L’africano”, veterano di guerra, era morto. Nel 1855 il capitano Frédéric partì per le

trincee della Crimea, tornò a Roche nel settembre del 1856. Due mesi dopo fu ancora a casa per una

sostituzione, quindi ripartì per Grenoble. Nel 1859 Mme Rimbaud andò a trovare il marito a Sélestat, nei

pressi di Strasburgo. Tornata in Rue Napoléon apprese che l’avevano sfrattata. I motiv i ci sono oscuri. La

famiglia alloggiò provv isoriamente all’Hôtel du Lion d’Argent, al centro di Charlev ille, e ci rimase fino a

Natale. Poi prese in affitto una casa in Rue Bourbon, una v iuzza fatiscente dagli effluv i di fogna e una losca

“fauna”, situata nel quartiere più povero del paese. Era il 1860. Arthur aveva quasi sei anni. Sua madre

trentacinque. Un giorno di settembre il capitano Rimbaud partì per raggiungere la sua guarnigione a

Cambrai e non v i fece più ritorno. Da quel momento Mme Rimbaud si fece chiamare la “vedova Rimbaud” e il

suo atteggiamento s’inasprì ancor di più. Frédéric e Arthur vennero sottoposti a una severa educazione a

base di ceffoni, digiuno e punizioni corporali, e la domenica erano costretti a leggere la Bibbia, seduti al

tavolo, lindi, composti, coi capelli impomatati.

E la Madre, chiudendo il libro del dovere,

Se ne andava soddisfatta e fiera, senza vedere,

Negli occhi azzurri e sotto la fronte di protuberanze,

L’anima del suo bambino, piena di ripugnanze.

Prima edizione di "Una Stagione

all'Inferno" (1873)

Rimbaud diciassettenne ritratto da

Henri-Fantin Latour (1872)

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I poeti di sette anni

“Abbiamo sempre lavorato senza esitazioni, senza debolezze, senza permetterci la sia pur minima

distrazione, il minimo rilassamento. Non abbiamo conosciuto nessuno dei piaceri che i giovani di solito non

si fanno mancare. Nessuna esistenza fu austera quanto la nostra. Le Carmelitane, i Trappisti, hanno più gioie

di quante ne abbiamo mai avute noi”. È con queste parole che Isabelle Rimbaud rievoca la sua infanzia

tutt’altro che spensierata. Rue Bourbon puzzava di cavoli ed erba marcia. Arthur si rotolava nel fango coi

bambini poveri del quartiere e la sera, steso accanto al muretto del cortile, si schiacciava gli occhi al chiar di

luna, per avere “le v isioni”.

Forse voragini d'azzurro, pozzi di fuoco. Forse è su questi piani che s’incontrano lune e comete, favole e

mari.

Nelle ore d’amarezza immagino sfere di zaffiro, di metallo.

Sono padrone del silenzio.

Infanzia

~ § ~

Il Ripudio di Dio

Un autentico dio della pubertà - André Breton

Nell’ottobre del 1861 Arthur venne iscritto all’Istituto Rossat come allievo esterno assieme al fratello

Frédéric. La scuola era v icina a casa, in Rue de l’Archebuse, e presto sarebbe diventata una delle più

prestigiose di Charlev ille. Per il momento, però, era soltanto un cupo edificio dalle pareti antiche, dotato di

due piccoli cortili, un laboratorio artistico, uccelli impagliati, uno scheletro e aule umide e malconce.

R. alla prima comunione (1866)

Rimbaud in Africa (1883)

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L’esordio accademico di Arthur fu folgorante: in tre anni e mezzo v inse tredici premi e si guadagnò undici

note di merito, sbaragliò i compagni in grammatica e traduzione della lingua latina, grammatica e ortografia

francese, storia e geografia, recitazione e lettura dei classici. Studente modello, tornò a casa con una pila di

libri ricevuti in dono per le sue straordinarie capacità.

Nel 1862 la famiglia si trasferì in Cours d’Orléans n. 13, v iale elegante incorniciato da graziose v illette e

imponenti castagni. “Fin sa piccolo scriveva per divertirsi, – ricordò in seguito Isabelle. – Aveva appena

dieci anni e già ci teneva svegli per lunghe serate leggendoci i suoi merav igliosi v iaggi in contrade

sconosciute e bizzarre, in mezzo a oceani e deserti, per fiumi e montagne…”.

Il vento rinfrescante, cioè una fresca brezza, agitava le foglie degli alberi con un fruscio simile suppergiù a

quello che faceva il rumore delle argentee acque del ruscello che scorreva ai miei piedi. Le felci chinavano

la loro verde fronte davanti al vento. Mi addormentai, non senza essermi abbeverato all'acqua del

ruscello. Sognai che... ero nato a Reims, nell'anno 1503. Reims a quel tempo era una cittadina o, per meglio

dire, un borgo rinomato comunque per la sua bella cattedrale, testimone dell'incoronazione del re

Clodoveo. I miei genitori erano ricchi, ma molto onesti…

Non si conosce l’età esatta in cui Rimbaud scrisse questa storiella, ma si ritiene sia stato attorno ai dieci

anni. Non si sa neanche se si trattasse di un tema o di un lavoro di fantasia, in ogni caso da essa traspare la

strabiliante precocità del ragazzino, la sua ferv ida immaginazione, ma anche il suo carattere già

anticonformista e l’aperto disprezzo per il lavoro e la società. Più avanti infatti leggiamo:

Perché, mi chiedevo, imparare il greco, il latino? Non lo so. Insomma, non ce n'è bisogno! Che me ne

importa di essere promosso… a che serve essere promosso, a niente, non è vero? Sì però dicono che non si

trova un posto se non si è promossi. Io di posti non ne voglio, io vivrò di rendita. E se anche ne volessi uno,

perché imparare il latino; nessuno parla questa lingua. A volte lo vedo sui giornali, ma grazie a dio non

farò mai il giornalista. Perché imparare la storia e la geografia? È vero, bisogna sapere che Parigi è in

Francia, ma non ti chiedono mica a che livello di latitudine. Quanto alla storia, imparare la vita di

Chinaldone, di Nabopolassar, di Dario, di Ciro, e di Alessandro e degli altri loro compari notevoli per i loro

nomi diabolici, è un supplizio? Che m'importa, a me, che Alessandro sia stato celebre? Che m'importa… Che

ne sappiamo se i latini sono esistiti? Magari è una qualche lingua fabbricata; e anche se fossero esistiti, mi

lascino vivere di rendita e si tengano la loro lingua! Che male gli ho fatto perché mi mettano al supplizio.

Passiamo al greco… questa sporca lingua non è parlata da nessuno, nessuno al mondo!... Ah!

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perdincibacco di perdincibaccolina! Caspiterina io vivrò di rendita; non è mica bello consumare i calzoni

sui banchi di scuola... perdincibacconcello!

Nell’aprile del 1865 Mme Rimbaud trasferì i figli al Collegio municipale di Charlev ille. Forse era

preoccupata dalla mancanza dell’educazione religiosa nell’Istituto Rossat, o forse dalle idee liberali che v i

iniziavano a serpeggiare in nome di una “emancipazione intellettuale” di cui lei diffidava. Le doti superiori di

Arthur non persero tempo a scuotere il nuovo ambiente: l’alunno venne immediatamente catapultato dalla

settima alla quinta classe grazie a uno straordinario compito a casa di storia che fu proposto all’intera scuola

come modello da imitare. Frédéric, ben più “lento” del fratello minore, rimase a guardare. In questo periodo

Arthur fu colto da un v iolentissimo, quanto effimero, fervore religioso. Nel 1866 si fece la prima comunione

assieme al fratello. Un giorno aggredì un gruppo di ragazzi più grandi di lui che stavano giocando con l’acqua

santa schizzandosela addosso. Ne nacque una rissa furibonda che solo l’intervento degli insegnanti riuscì a

sedare. I più indignati dall’episodio definirono Arthur sale petit cagot, piccolo sporco bigotto. In quel

periodo, del resto, v i era un’insolita processione che usciva di casa ogni domenica mattina per andare a

messa: per prime venivano le due bambine, tenendosi per mano, con i guantini di cotone bianchi e gli

stivaletti neri abbottonati, poi venivano i ragazzi, con giacchette nere e calzoni blu scuro fatti in casa,

collettini bianchi e buffi cappellacci neri. Avanzavano lentamente, intralciati nei movimenti da scarpe

troppo grandi e vestiti fuorimoda, ciascuno con un ombrellino di cotone azzurro in mano. Il corteo si

chiudeva con Mme Rimbaud che camminava da sola, dignitosa e solenne, rigida come un sergente maggiore,

completamente nera dalla testa ai piedi. Nella foto della prima comunione i ragazzi appaiono composti,

Frédéric è in piedi con una mano sul petto, Arthur è seduto, e come il fratello stringe una Bibbia in mano: ma

ha una strana luce negli occhi che fissano intensamente l’obiettivo, un inquietante bagliore, immagini ancora

informi che si aggrov igliano in un cupo brusio cercando un assordante varco di splendore da cui

irrompere…

La mia prima Comunione è ormai ben lontana.

I tuoi baci, non posso averli mai conosciuti:

E il mio cuore e la mia carne alla tua carne è avvinghiata,

Brulicano del bacio putrido di Gesù!

[…]

Cristo! o Cristo, eterno ladro di energie,

Dio che per duemila anni votasti al tuo pallore,

Inchiodate al suolo per la vergogna e le cefalgie,

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Le fronti, chine, delle donne in dolore.

Le prime comunioni

“Sono schiavo del mio battesimo. Genitori, avete fatto la mia infelicità e avete fatto la vostra”, scriverà più

tardi in Una Stagione all’Inferno. Intanto la sua fama, al Collegio di Charlev ille, aveva già assunto

proporzioni enormi e gli aneddoti sul suo conto si moltiplicavano: girava voce che Rimbaud avesse già

divorato centinaia di libri e che durante l’ora di matematica sfornasse a pagamento svariati compiti di latino

in classe per i suoi compagni. I versi, di una perfezione impeccabile, erano scritti con uno stile differente

ritagliato su ogni singolo alunno. Il professore un giorno lo indicò al preside tutto orgoglioso: “Tenga a

mente quello che le sto per dire: sta nascendo un ragazzo prodigio nel mondo della scuola!”.

Rimbaud era una figura che affascinava e inquietava. Passava la maggior parte del tempo barricato in un

impenetrabile silenzio, l’espressione del v iso assorta, lo sguardo v igile. Disdegnava i giochi dei suoi coetanei,

adorava intrattenersi nella barchetta dei conciatori ancorata al molo v icino alla scuola. Le parole del

professore di latino Francois Pérette sono passate alla storia per la loro sconcertante preveggenza:

“Definitelo intelligente quanto volete, ma farà una brutta fine. C’è qualcosa che non mi piace nei suoi occhi,

nel suo sorriso… v i dico che finirà male”.

~ § ~

«Tu Vates Eris»

L’iniziatore dei ritmi della prosa moderna, la

base dalla quale hanno avuto

origine tutte le meditazioni del genere - Edith Sitwell

I docenti non sapevano come prenderlo, era sfuggente, ambiguo, rideva poco. Per valorizzare

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ulteriormente le sue capacità il piccolo Arthur venne affidato ad Ariste Lhéritier, insegnante privato famoso

per l’abilità nell’accattivarsi le simpatie dei ragazzi. L’uomo cominciò col solito giochino di sfigurare una

statuetta di porcellana che teneva sul tavolo, ma invano: Arthur rimase impassibile. Allora provò a

confidargli che aveva scritto una poesia in onore di Felice Orsini, l’attentatore di Napoleone III. L’allievo

allora concesse un tiepido sorriso, più che altro di cortesia.

L’azzurro chiaro dei suoi occhi pareva un mondo inaccessibile, eppure strinse forte amicizia con due

compagni di scuola, i suoi primi veri amici: Ernest Delahay e e Paul Labarrière. Un giorno Delahay e, colpito

dalla fama dilagante di Rimbaud, che ancora non conosceva, aveva incontrato il fratello maggiore Frédéric

in corridoio, durante le lezioni di tedesco: “Ma chi è questo Arthur?”, “Arthur?”, gli aveva risposto Frédéric,

“È un genio!”. Labarrière, Delahay e e Arthur divennero inseparabili, si autosoprannominarono “I tre

moschettieri”. Nel 1868 Arthur inv iò al figlio di Napoleone III un’ode per la comunione, forse non priva di

sarcasmo. Il precettore del Principe gli rispose ringraziandolo sentitamente. Rimbaud aveva da poco

scoperto la letteratura romantica divorando drammi e poesie di Victor Hugo. Cercava tuttav ia dell’altro, del

nuovo.

I primi romantici sono stati veggenti quasi senza rendersene conto: la coltivazione delle loro anime è

cominciata da incidenti: locomotive abbandonate, ma ardenti, catturate in certi periodi dalle rotaie. -

Lamartine a volte è veggente, ma strozzato da una vecchia forma. - Hugo, troppo cocciuto, ha davvero

visto negli ultimi libri: I Miserabili sono un vero poema. Ho I Castighi sotto mano: Stella dà grossomodo la

misura della vista di Hugo. C’è troppo Belmontet e Lamennais, troppo Geova e colonne, vecchie enormità

crepate.

Lettera del Veggente

Nel giugno del 1869 la famiglia si trasferì al numero 5-bis di Quai de la Madeleine, sulla Mosa, in un

appartamento che aveva dirimpetto un bel mulino seicentesco. Quell’anno Arthur si aggiudicò otto primi

premi, incluso quello per l’educazione religiosa. Il direttore del collegio Jules Desdouest, entusiasta dei suoi

successi che tenevano alto il nome dell’istituto ordinò: “Fategli leggere di tutto!”, ma Rimbaud v i stava già

provvedendo da solo: trascorreva ore e ore dai librai, divorando in loco, poiché impossibilitato a

comprarle, tutte le nov ità arrivate da Parigi. A volte sottraeva lesto qualche libro e, lettoselo a casa con

calma, lo riponeva con attenzione dove l’aveva preso oppure lo rivendeva. Scoprì così Gautier, Banville,

Coppée, Verlaine, autori di cui a scuola non si parlava e, sfogliando il “Parnasse Contemporain”, antologia

poetica fondata nel 1866 da Alphonse Lemerre, tutti gli altri parnassiani, i poeti dell’avanguardia romantica.

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La riv ista “Moniteur de l’Enseignment Supérieur” pubblicò uno dei suoi componimenti latini, la parafrasi di

alcuni versi epicurei di Orazio in cui trovò modo di dire che Apollo, dio del sole, gli aveva fatto questa

stupefacente predizione: “Tu vates eris”, Sarai poeta. Nel 1869 v inse il primo premio al concorso regionale

con una poesia in latino su Giugurta. L’esame durava sei ore. Rimbaud dormì sul banco dalle 6 alle 9. Il

preside, allarmato, scoprì che non aveva fatto colazione, chiamò allora un bidello e gli fece portare una cesta

di cibo. Sazio e carico di energie, Rimbaud iniziò a comporre rapidamente e consegnò il lavoro a

mezzogiorno: era un compito perfetto, geniale. Il preside quarant’anni dopo stentava ancora a

capacitarsene.

La sua personalità si stava foggiando alla velocità del lampo, assumeva tratti netti, perentori. Una mattina

Rimbaud sbalordì il professore di storia, uomo di fede: “Qual è – chiese – il punto di v ista della chiesa sulle

guerre di religione, la strage di Bartolomeo e le persecuzioni di Luigi XIV?”; a uno stupefatto Delahay e

confidò: “Napoleone merita la galera!”, e una frase dei suoi compiti aveva gettato scompiglio nella scuola:

“Robespierre, Saint-Just, Couthon, i giovani v i attendono!”.

La bomba a orologeria era stata innescata.

~ § ~

La Fuga

Il primo poeta punk. Il primo uomo che abbia mai fatto

una forte dichiarazione in favore della liberazione delle donne,

affermando che quando le donne si saranno liberate

dalla lunga schiavitù degli uomini esse proromperanno realmente.

Nuovi ritmi, nuove poesie, nuovi orrori, nuove bellezze - Patti Smith

Il 2 gennaio 197 0 “Le revue pour tous” pubblicò Le strenne degli

orfani, una lunga poesia che Rimbaud aveva spedito qualche giorno

prima. Intanto nella classe di retorica era arrivato un nuovo

professore, il ventiduenne Georges Izambard, acceso repubblicano.

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1870 le strenne degli orfani
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Fra lui e Rimbaud nacque fin dal primo momento un’intesa perfetta.

L’enfant prodige diede subito il meglio di sé e a marzo il direttore gli

consegnò un premio, I Caratteri di La Bruy ère, con una dedica

lusinghiera. Il prof. Izambard, determinato a stimolare quelle doti fuori

dal comune, gli prestò I miserabili di Victor Hugo scatenando le

proteste della “Bocca d’ombra” – soprannome dato da Rimbaud alla

madre – che riteneva “pericoloso” mettere nella mano dei ragazzi i libri

di “V. Hugot” [sic]. Per nulla intimidito Izambard fece conoscere al

ragazzo anche Villon, Rabelais, Baudelaire, Voltaire e tutti quegli

scrittori ai loro tempi in conflitto con l’autorità. Ormai Rimbaud

sentiva ardere dentro di sé la vocazione di poeta. A marzo buttò giù in

breve tempo Sensazione, Ofelia e Credo in unam e le spedì a Théodore

de Banville, icona dei poeti parnassiani, supplicandolo di pubblicarle

nel “Parnasse Contemporain”.

Maestro, siamo nei mesi dell'amore; ho diciassette anni. L’età delle speranze e delle chimere, dicono, – ed

ecco che mi sono messo, fanciullo sfiorato dalle dita della Musa, - scusi la banalità, – a dire tutta la mia

fiducia, le mie speranze, le mie sensazioni, tutte le cose dei poeti – che io chiamo: primavera. […] Fra due

anni, fra un anno forse, sarò a Parigi. – Anch'io, signori del giornale, sarò Parnassiano! – non saprei dire

che cosa ho… che vuol salire… – Giuro, caro Maestro, di adorare per sempre le due dee, la Libertà e la

Musa. Non arricci troppo il naso quando leggerà questi versi… Mi renderebbe pazzo di gioia e di speranza,

se volesse, caro Maestro, far dare a Credo in unam un posticino fra i Parnassiani… Uscirei nell’ultima serie

del Parnasse: un po’ il Credo dei poeti!... – Ambizione! O Folle! […] Non sono conosciuto; che importa? i

poeti sono fratelli. Questi versi credono; amano; sperano: è tutto. – Caro maestro, a me: mi alzi un poco:

sono giovane: mi tenda una mano…

Charlev ille, 24 maggio 187 0

Rimbaud bleffava sull’età, in realtà ne aveva quindici, di anni. Banville gli rispose con rammarico che i

numeri erano già completi, ma lui non si diede per v into. A giugno scrisse Il ballo degli impiccati, danza

macabra ispirata alle ballate di Villon, e di lì a poco Il fabbro e I morti del Novantadue, in cui si esaltavano

gli eroi della rivoluzione francese. Il 13 luglio la Francia dichiarò guerra alla Prussia, l’entusiasmo era alle

stelle, “A Berlino!” si urlava per le strade. Il giorno 20 finì la scuola: Rimbaud aveva v into tutti i premi,

R. fotografato da Cajat (1872)

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marzo 1870 Sensazione Ofelia Credo in unam
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giugno 1870 il ballo degli impiccati il fabbro i morti del Novantadue
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ispirata ballate Villon
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incluso il concorso generale. In questo mese scrisse le prime poesie ironiche e beffarde, Il castigo di Tartufo

e Venere Anadiomene. Il 24 luglio Izambard tornò per Douai, dove c’era la sua famiglia: le tre sorelle Gindre.

Rimbaud cadde nella più profonda disperazione sebbene il professore, prima di partire, gli avesse lasciato le

chiav i della sua camera piena di libri. L’8 agosto v i fu la distribuzione dei premi, il giorno stesso si seppe

della sconfitta di Wissemburg e l'indomani di quella di Reichshoffen. Il giovane poeta, chiuso nella camera di

Izambard, scriveva febbrilmente:

Signore, com’è fortunato a non abitare più a Charleville! La mia città natale è superlativamente idiota fra

tutte le cittadine provincia […] Che orrore, i droghieri in pensione che si mettono l’uniforme! È

meraviglioso le arie che hanno messo su questi notai, i vetrai, gli esattori, i falegnami e tutti i pancioni che,

fucile al petto, fanno mostra di patriottismo alle porte di Meziérès. La patria è in piedi. Io, per quanto mi

riguarda, preferisco vederla seduta. Non muovete gli stivali, è il mio motto. Sono spaesato, malato,

furioso, istupidito, stravolto; aspiravo a bagni di sole, passeggiate infinite, riposo, viaggi, avventure e

insomma cose da bohémien; speravo soprattutto in libri, giornali… Niente! Niente! la posta non porta più

niente ai librai; Parigi se ne infischia bellamente di

noi.

Charlev ille, 25 agosto 187 0

Ad agosto Rimbaud compose Alla musica, feroce satira sul prov incialismo borghese di Charlev ille: fra i

“grassi burocrati” che ascoltavano il concerto della banda militare in Place de la Gare una miccia sovversiva

iniziava pericolosamente a sfrigolare.

~ § ~

Libertà Libera

Un degenerato mentalmente superiore con la

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luglio 1870 prime poesie ironich e beffarde il castigo di Tartufo Venere Anadiomene
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agosto 1870 Alla musica satira su provincialismo borghese Charleville
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complicazione aggiuntiva, durante il

periodo di creazione letteraria,

di delirio tossico - Dott. E. Jacquemin-Parlier

Il paese era in fermento: bollettini di guerra, ospedali da campo e infermerie volanti ovunque. Il 13 agosto

187 0 fu pubblicata Prima serata su “Le Charge”, giornale sarcasticamente patriottico: la poesia valse al

giovane poeta un abbonamento gratuito. Il 29 agosto Rimbaud stava passeggiando sulle rive della Mosa con

la madre e le due sorelline. All’improvviso si allontanò dicendo che doveva tornare a casa a prendere un

libro: andò alla stazione e prese il treno per Parigi. Era la sua prima fuga. Arrivato a Charleroi si accorse che i

soldi gli bastavano solo per arrivare a Saint-Quentin. Decise di rimanere sul treno tentando la fortuna ma gli

andò male. All’arrivo fu arrestato, rispose sprezzante alle domande del giudice istruttore e venne rinchiuso

nel carcere di Mazas. Il 5 settembre scrisse a Izambard pregandolo di farlo uscire.

Spero in lei come in una madre; lei è stato sempre per me come un fratello: le chiedo istantemente l’aiuto

che mi ha offerto. Ho scritto a mia madre, al procuratore imperiale, al commissario di polizia di

Charleville; se non avrà ricevuto mie notizie mercoledì, prima del treno che va da Douai a Parigi, prenda

quel treno, venga qui e mi richieda per iscritto.

L’affezionato professore pagò la cauzione e lo inv itò a Douai. Rimbaud, coccolato dalle sorelle Gindre e

divenuto amico del poeta Paul Demeny , aveva trovato un piccolo eden insperato. Il 23 settembre spedì un

articolo dai toni v iolentemente rivoluzionari al direttore del “Liberal du Nord” a nome di Izambard, per

rendere conto di una pacata riunione elettorale tenutasi in Rue d’Esquerchin. Quando Izambard aprì il

giornale inorridì. Il 24 arrivò al professore una lettera di Mme Rimbaud con l’ordine di rimpatriare

immediatamente quel figlio scapestrato (“come mai gli è venuta in mente una simile follia?”). Izambard

doveva anch’egli ritornare a Charlev ille e il 27 settembre decise di accompagnarlo: venne accolto dalle

prevedibili rimostranze della “Mother”. Rimbaud riprese così a frequentare Delahay e, lo spirito anelante alle

più merav igliose devastazioni catartiche: “Guarda – gli spiegò un giorno indicando un fiore – dove potresti

acquistare un oggetto lussuoso e artistico che abbia una struttura più sapiente di questo fiore di campo?

Quando tutte le nostre istituzioni sociali saranno scomparse, la natura ci offrirà sempre, in varietà infinita,

milioni di gioielli”.

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agosto 1870 pubblicata Prima serata
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Il 7 ottobre comunicò alla madre che usciva a fare una passeggiata e s’incamminò verso il Belgio. La donna

pregò Izambard di riacciuffarlo ma il fuggiasco aveva diversi giorni di vantaggio. Durante il suo cammino

scrisse altre poesie – Al Cabaret Vert, La mia bohème – sui tavoli delle locande o nei fossati in cui dormiva.

Raggiunto Charleroi, trentatré miglia a nord-ovest, Rimbaud chiese al direttore del “Journal de la Charleroi”,

Xavier Des Essart, padre di un suo compagno di scuola, di poter collaborare al quotidiano. I modi

impertinenti del ragazzo mandarono a monte il progetto. Allora, sacco in spalla, Rimbaud v irò per Douai,

ovv iamente a piedi: trentaquattro miglia. Trovò alloggio prima da un amico di Izambard, Durand, poi tornò

dalle “zie” Gindre. Fu lì che Izambard lo trovò intento a ricopiare i suoi sonetti sul tavolo da pranzo. Mme

Rimbaud ordinò al professore di consegnarlo alla polizia e lui, a malincuore, obbedì. I due si strinsero la

mano a lungo per salutarsi: non si sarebbero riv isti mai più.

Sono ritornato a Charleville il giorno dopo averla lasciata […] Muoio, mi decompongo nella mediocrità,

nella meschinità, nel grigiore. Che vuole, mi incaponisco tremendamente a voler adorare la libertà libera,

e… un mucchio di cose, da “far pietà”, non è vero? – Avrei dovuto ripartire oggi stesso; potevo farlo: ero

vestito a nuovo, bastava vendere l'orologio, e viva la libertà! – Dunque sono rimasto! Sono rimasto! – e

vorrò ripartire ancora tante altre volte. – Su, cappello, cappotto, i pugni nelle tasche, e andiamo. Ma

resterò. Questo non l’ho promesso. Ma lo farò per meritarmi il suo affetto: me l’ha detto lei. Lo

meriterò.

Charlev ille, 2 novembre 187 0.

La lettera era firmata “quel senza cuore di Arthur Rimbaud”. Il 31 dicembre 187 0 i prussiani bombardano

Mézières.

~ § ~

Il Veggente

Il primo poeta di una civiltà non ancora nata - René Char

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ottobre 1870 fuga-->verso Belgio scrive per strada Al Cabaret Vert La mia boheme
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All’inizio dell’anno cominciò a cadere una fitta neve su Charlev ille. Le truppe prussiane giravano per le

strade attonite. A metà febbraio ripresero le lezioni. Il collegio si era temporaneamente trasferito al teatro

municipale. Rimbaud disse alla madre che non era “tagliato per le scene” e rifiutò di andarci minacciando di

v ivere in una cava arenaria nei v icini boschi. Seduto al Cafè Dutherme, nella Place Ducale, inveiva contro la

Francia “sciov inista”, la gente senza scrupoli e la maggior parte dell’umanità che avrebbe dovuto essere

“sterminata a fuoco lento”, scriveva “Merde à Dieu” sulle panchine, dileggiava i preti, un giorno arrivò a

provocare degli spocchiosi ufficiali prussiani in un caffè ricevendo in cambio torve occhiatacce: non v i

furono conseguenze più grav i per un puro caso. “L’amor proprio nazionale non aveva nulla a che fare con

questa provocatoria ironia nei confronti della vanagloria prussiana – spiegò Delahay e anni dopo – Rimbaud

avrebbe fatto la stessa cosa, e faceva la stessa cosa, con i compatrioti, di fronte a qualsiasi sfoggio di boria”.

Chi può smuovere i turbini del fuoco furente,

Se non noi e coloro che immaginiamo fratelli?

A noi! Romanzeschi amici: ci piacerà.

Non lavoreremo mai, o flutti di fuoco!

Europa, Asia, America, sparite.

La nostra marcia vendicatrice ha occupato tutto,

Città e campagne! - Saremo schiacciati!

I vulcani salteranno! e l'oceano colpito…

Cosa sono per noi, cuor mio

In quel periodo Rimbaud fissò anche un appuntamento con una ragazzina, a Place de la Gare. Fu un

disastro: “Ero timido come trentasei milioni di barboncini appena nati”, confidò all’amico iniziando

percepire i primi fremiti di una v irulenta avversione per le sue coetanee. “L’amore dev ’essere reinventato”,

sosteneva.

Il 25 febbraio vendette l’orologio e partì ancora una volta per Parigi. Ma la delusione fu grande, nella

capitale non si parlava che di cibo e di guerra, e le librerie offrivano solo le ricostruzioni dell’assedio.

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Rimbaud prese a girovagare assorto, non aveva incontrato neanche un artista. Un giorno, trovando la porta

aperta, s’infilò nella casa del v ignettista André Gill e si addormentò sul divano. Quando il proprietario tornò

e gli chiese cosa ci facesse lì, lui rispose: “Facevo uno splendido sogno”. – Vedevo un mare di fiamme e di

fumo in cielo, e a sinistra, a destra, tutte le ricchezze avvampare come un miliardo di tuoni. – Intanto si era

fatto crescere i capelli fino alle spalle, fedele al look dei parnassiani, in spregio alla moda e alle convenzioni

del tempo. Il 10 marzo, deluso, decise di ritornare a casa: centocinquanta miglia a piedi attraverso strade di

campagna.

Il 18 marzo a Parigi scoppiava il tumulto della Comune. Il popolo impugnava le armi, il potere si

asserragliava a Versailles. Rimbaud e Delahay e, eccitatissimi, percorrevano i fauborg gridando ai

commercianti “Ci siamo! L’ordine è v into! Il novantadue continua!”. Il 12 aprile il collegio riapriva

ufficialmente i battenti, ma questo era secondario, bisognava changer la vie.

Quando siamo molto forti, - chi arretra? molto lieti, - chi casca nel ridicolo? Quando siamo molto cattivi, -

cosa fare di noi?

Ornatevi, danzate, ridete. Non potrò mai buttare l’Amore dalla finestra!

Frasi

Rimbaud riprese i suoi lunghi vagabondaggi nei paesi circostanti, spingendosi fino in Belgio per rifornirsi di

tabacco. Il suo rifugio preferito era la biblioteca municipale, ma un giorno il bibliotecario Hubert, stanco

delle sue insolite richieste – antichi trattati di alchimia, libretti di opera buffa, romanzi licenziosi del

Settecento – lo cacciò v ia. Rimbaud per vendicarsi scrisse I seduti, poesia in cui irrideva i fossili che passano

le giornate “tremando come i rospi tremano dolenti”. Gli autoritari sono persone malvagie, impotenti,

sosteneva. Per alcuni giorni lavorò come segretario di redazione del “Progrés des Ardennes”, poi venne a

sapere che la Comune reclutava guardie nazionali per quindici soldi al giorno e a fine aprile avrebbe deciso

di ripartire per Parigi. Fu subito arruolato dagli insorti – raccontò a Delahay e – e destinato alla caserma di

Baby lone sulla Rive Gouche, dove regnava un disordine pazzesco di operai, studenti, disertori e marinai,

gente da cui forse subì la v iolenza descritta nella poesia Il cuore rubato. Prese quindi a vagolare per le v ie

cittadine col disegnatore Jean-Louis Forain, ma non c’era traccia di battaglie. Disilluso dall’insurrezione

parigina fece ritorno a casa. Non è mai stato accertato, in realtà, se Rimbaud partecipò alla Comune. In ogni

caso, inebriato da quegli sconvolgimenti politici, redasse un progetto di costituzione comunista e si gettò a

capofitto nella sua personale definitiva Rivoluzione: quella della Poesia. “Bisogna soltanto spalancare i nostri

sensi alla sensazione, – diceva – occorre assorbire, vedere, ascoltare, e poi annotare con le parole ciò che si

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i seduti poesia in cui si irrideva i fossili come il bibliotecario Hubert v.
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fine aprile 1871 a Parigi, arruolato dagli insorti Il cuore rubato violenza?
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è ricevuto, qualunque cosa sia”. – Bisogna essere assolutamente moderni. – Il 13 maggio inv iò a Izambard

una lettera carica di scherno: v i erano esposte le sue teorie innovatrici in fatto di poesia: una poesia che deve

essere necessariamente oggettiva e trascendere l’indiv iduo, poiché “IO è un altro”.

In fondo lei non vede nel suo principio che poesia soggettiva: la sua ostinazione a voler riguadagnare la

greppia universitaria – pardon! – lo dimostra. Ma lei finirà sempre come un soddisfatto che non ha fatto

niente, perché non ha voluto far niente. Senza contare che la sua poesia soggettiva sarà sempre

orribilmente insulsa. Un giorno, spero, – e molti altri sperano la stessa cosa, – vedrò nel vostro principio la

poesia oggettiva, la vedrò più sinceramente di quanto potrebbe farlo lei!

Due giorni dopo, il 15 maggio, scrisse a Demeny la famosa Lettera del Veggente, in cui spiegava all’amico la

sua concezione di poeta che raggiunge l’ignoto e si fa veggente “attraverso un lungo, immenso e ragionato

sregolamento di tutti i sensi”. Il poeta deve la propria lucidità sovrannaturale alla capacità di coltivare

sistematicamente allucinazioni e percezioni assolute e ha il compito di guidare l’umanità sulla strada

dell’Avvenire. La lettera è divenuta un testo sacro della poesia moderna.

[Il poeta deve sperimentare] tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in

sé tutti i veleni, per non serbarne che la quintessenza. Ineffabile tortura in cui ha bisogno di tutta la fede, di

tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il grande malato, il grande criminale, il grande

maledetto, – e il sommo Sapiente! – Poiché giunge all’ignoto! Avendo coltivato la sua anima, già ricca, più

di ogni altro! Egli giunge all'ignoto, e anche se, sconvolto, dovesse finire per perdere l’intelligenza delle sue

visioni, le avrebbe pur sempre viste! Crepi pure nel suo balzo attraverso le cose inaudite e innominabili:

verranno altri orribili lavoratori; cominceranno dagli orizzonti su cui l’altro si è accasciato! […] Dunque il

poeta è veramente un ladro di fuoco. Ha a suo carico l’umanità, perfino gli animali; dovrà far sentire,

palpare, ascoltare le sue invenzioni; se ciò che riporta da laggiù ha forma, egli dà forma; se è informe, darà

l’informe. Trovare una lingua; – Del resto, ogni parola essendo idea, il tempo di un linguaggio universale

verrà! Bisogna essere un accademico, – più morto di un fossile, – per rifinire un dizionario, di qualunque

lingua sia. I deboli che si mettessero a pensare sulla prima lettera dell’alfabeto, potrebbero rovinare subito

nella pazzia! – Questa lingua sarà dell’anima per l’anima, riassumendo tutto, profumi, suoni, colori,

pensiero che aggancia il pensiero e che tira. Il poeta definirebbe la quantità d'ignoto che si risveglia

nell'anima universale del suo tempo: egli darebbe di più – della formula del suo pensiero, della notazione

della sua marcia verso il Progresso! Enormità che diventa norma, assorbita da tutti, egli sarebbe veramente

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15 maggio 1871 all'amico Demeny Lettera del Veggente
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13 maggio 1871 lettera di scherno a Izambard poesia deve essere oggetiva e trascendere l'individuo
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un moltiplicatore di progresso.

Lettera del Veggente

La missiva conteneva, inoltre, forti dichiarazioni in favore dell’emancipazione delle donne, una presa di

posizione sorprendentemente moderna per l’epoca, soprattutto da parte di un ragazzino non ancora

maggiorenne.

Quando sarà spezzata l’infinita schiavitù della donna, quando ella vivrà per sé e grazie a sé, poiché l'uomo

– finora abominevole, – le avrà reso il suo congedo, sarà poeta, anche lei! La donna troverà dell’ignoto! I

suoi mondi d’idee differiranno dai nostri? – Troverà cose strane, insondabili, ripugnanti, deliziose; noi le

prenderemo, noi le comprenderemo.

Rimbaud v i allegò anche alcune poesie, Canto di guerra parigino, Gli accosciamenti, I poveri in chiesa, le

cui sfumature grottesche e anticlericali turbarono l’amico. Il 21-28 maggio scoppiò la terrificante “Settimana

di sangue”: le truppe del governo francese massacrarono migliaia di pacifici cittadini. Quell’estate Rimbaud

scrisse Le mani di Jeanne-Marie e L’orgia parigina, poesie d’ispirazione comunarda, e L'uomo giusto, un

inv ito al ripudio di qualsiasi “maestro di v ita”. L’ex gloria del collegio di Charlev ille percorreva a grandi

falcate le v ie del paese, volute di fumo nero si alzavano dalla sua pipa di creta, i capelli lunghi gli ricadevano

sul colletto. Era in piena febbre “filomatica”, termine con cui Rimbaud indicava la tendenza ad apprendere

freneticamente qualsiasi cosa, assorbendo con voracità nuovi vocaboli, conoscenze, fatti. “Lavorare ora,

mai, – affermava – sono in sciopero”.

Ho orrore di tutti i mestieri. Padroni e operai, tutti bifolchi, ignobili. La mano da penna vale la mano da

aratro. - Che secolo di mani! - Io non avrò mai la mia mano.

Una Stagione all’Inferno

A giugno supplicò in una lettera Demeny di bruciare tutte le poesie che gli aveva consegnato in Belgio.

L’amico le conservò. Il 15 agosto spedì a Banville il componimento Quel che si dice al poeta a proposito di

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missiva a Deleney conteneva dichiarazioni in favore emancipazione donne (R. non era ancora maggiorenne...)
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vi allegò alcune poesie: Canto di guerra parigino Gli accosciamenti I poveri in chiesa estate 1871 scrisse Le mani di Jeanne-Marie L'orgia parigina l'uomo giusto (invito rifuto ad un maestro di vita)
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giugno 1871 prega Demeney di distruggere tutte le poesie, ma l'amico non lo fece 15 agosto 1871 spedisce a Banville Quel che si dice al poeta a proposito di fiori poesia datata il 14 giorno presa Bastiglia
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fiori, in cui derideva ferocemente il manierismo dei parnassiani. La poesia era datata 14 luglio 187 1, il giorno

della presa della Bastiglia: Rimbaud era in rivoluzione permanente. Poi litigò con Izambard, reo di non aver

capito la poesia Il cuore rubato e le sue ambizioni. Due settimane più tardi scrisse nuovamente a Demeny

pregandolo di trovargli una sistemazione stabile a Parigi e dichiarandosi perfino disposto a lavorare:

Situazione dell’imputato: ho abbandonato da più di un anno la vita normale per quello che lei sa. Chiuso

perennemente in questa inqualificabile contrada ardennese, senza frequentare un solo uomo […] Non

chiedo niente, chiedo un’informazione. Io voglio lavorare libero: però a Parigi, che amo. Senta: sono un

viandante, nient’altro; arrivo nella città immensa senza alcuna risorsa materiale: però lei mi ha detto: Chi

desidera essere operaio a quindici soldi al giorno va nel tal posto, fa così, vive così. Andrò lì, farò così,

vivrò così. L’ho pregata di indicarmi occupazioni poco impegnative perché il pensiero richiede ampie

porzioni di tempo.

Charlev ille, [28] agosto 187 1

Su suggerimento di Auguste Bretagne, personaggio istrionico e appassionato di occultismo conosciuto

grazie a Izambard, Rimbaud scrisse infine una lettera al poeta Paul Verlaine pregandolo di tirarlo fuori da

quella desolazione. Verlaine, allora ventiseienne, gli rispose con entusiasmo (“Venga, cara grande anima! La

chiamiamo, l’aspettiamo!”) e inv itò il ragazzo a raggiungerlo. Rimbaud ne fu entusiasta ma confidò a

Delahay e i suoi timori: “Quanto a intelligenza non temo nessuno, ma quello è un mondo di salotti e

intellettuali, non saprò come comportarmi!”.

Laggiù, non ci sono forse anime oneste, che mi vogliono bene… Venite… Ho un guanciale sulla bocca, non

mi sentono, sono fantasmi. E poi, nessuno pensa mai agli altri. Non avvicinatevi. Puzzo di bruciato, questo

è certo.

Una Stagione all’Inferno

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Il Selvaggio

Un dio della mitologia. Pubertà superba e perversa.

Un passante considerevole. Anarchico di spirito.

Splendore d'una meteora accesa senza nessun altro motivo

che la propria presenza, scaturita sola e poi spenta - Mallarmé

Il 10 settembre 187 1 il quasi diciassettenne Rimbaud arrivò a Parigi

ma alla stazione non riuscì ad incontrare Verlaine, che era andato ad

accoglierlo assieme al poeta e inventore Charles Cros. Allora si diresse

in Rue Nicolet, a casa dei suoceri di Verlaine, dove questi v iveva con la

neosposa adolescente Mathilde Mautè. I suoi modi rozzi e grossolani

“spiazzarono” non poco la benestante famiglia Mauté. Verlaine invece fu

immediatamente affascinato dal fanciullo di Charlev ille e lo introdusse

nei circoli letterari che frequentava, “L’uomo era alto, ben piantato,

quasi atletico – scrisse – con un v iso perfettamente ovale di angelo in

esilio, capelli castano chiari in disordine e occhi d’un azzurro pallido

inquietante”.

Il 30 settembre ebbe luogo il pranzo mensile dei “Vilains

Bonshommes”, un club di poeti e artisti. Rimbaud lesse la poesia Il

battello ebbro: i convitati rimasero ammutoliti, totalmente annientati

dall’esplosione di lampi e v isioni così allucinanti. Leon Valade scrisse all’amico Blemont: “Stiamo assistendo

alla nascita di un genio!”.

E’ un vero peccato che ti sia perso il nostro ultimo pranzo degli Affreux Bonshommes [sic]. Lì, sotto gli

auspici di Verlaine, il suo creatore, e i miei, il suo Giovanni Battista della Rive Gauche, si è esibito un poeta

terrificante men che diciottenne di nome Arthur Rimbaud. Grandi mani, grandi piedi, una faccia veramente

da bambino che starebbe bene a un tredicenne, profondi occhi azzurri, selvaggio più che timido, questi è il

giovane la cui immaginazione, con i suoi stupefacenti poteri e la sua depravazione, sta affascindando o

spaventando tutti i nostri amici.

Varlaine e Rimbaud in un dipinto di

Henri Fantin-Latour (1872)

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1 settembre 1871 R. arriva a Parigi, ma non riesce ad incontrarsi con Verlaine (andato prenderlo con Charles Cros)-->R si dirige da solo a casa dei suoceri di V li spiazza con i suoi modi rozzi,ma V ne rimane affascinato: viso perfettamente ovale di angelo in esilio...occhi azzurro pallido inquietante 30 sett 1871 legge al pranzo mensile di poeti il battello ebbro
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Nel Quartiere Latino non si parlava d’altro. L’adolescente, invasato dal demone dell’irriverenza, propose di

abolire l’alessandrino (verso della metrica utilizzato nella poesia francese da secoli) lasciando i suoi

interlocutori esterrefatti. Il sonetto Vocali, dalla perfezione stilistica estrema, scatenò un altro terremoto la

cui onda d’urto fece fiorire aneddoti più o meno verosimili: si raccontava che Victor Hugo avesse dato un

buffetto al giovane poeta definendolo “Shakespeare bambino” (il quale, per tutta risposta, avrebbe

borbottato “Vecchio stupido…”). La sua fama era alle stelle ma le intemperanze del “beniamino delle Muse”

non si placarono. Disinibito dall’alcol, Rimbaud cercò di sfregiare con un temperino i coniugi Verlaine in un

caffè e in un’altra occasione di colpire con un coltello il giornalista Edmond Lepelletier, reo di aver scritto un

articolo ironico sull’ambiguo rapporto fra i due poeti. Verlaine, su consiglio della madre, gli chiese di

cercarsi un lavoro, “Il lavoro è più lontano da me di quanto lo sia l’unghia dal mio occhio”, gli rispose l’altro

aggiungendo otto volte la parola “merda”. – Le viscere mi bruciano. La violenza del veleno mi torce le

membra, mi rende deforme, mi schianta. Muoio di sete, soffoco, non posso gridare. – Alcuni poeti si diedero

da fare per dare a Rimbaud un piccolo assegno di tre franchi al giorno, Banville gli offrì la stanza degli ospiti

nel proprio appartamento in Rue de Buci n. 10, fra l’Odéon e la Senna. Quella sera, salito in mansarda,

Rimbaud si spogliò e gettò i vestiti sulle tegole del tetto dando l’impressione, al proprietario di casa, di una

belluina figura mitologica. A metà ottobre fece ritorno a Parigi e alloggiò due settimane nello studio-

laboratorio di Charles Cros, nel Quartiere Latino, al numero 13 di Rue Séguir, un v icolo che portava alla

Senna. Resosi insopportabile anche a Cros, andò v ia e iniziò a vagabondare v ivendo fra i barboni della Place

Maubert, dove Verlaine una sera lo trovò sudicio e deperito.

Per le strade, nelle notti d’inverno, senza dimora, senza vestiti, senza pane, una voce mi stringeva il cuore

gelato: “Eccoti, è la forza. Non sai né dove vai né perché vai, entra dappertutto, rispondi a tutto. Non ti

ammazzeranno più che se fossi cadavere.” Al mattino avevo lo sguardo così sperduto e il contegno così

smorto, che quelli che ho incontrato forse non mi hanno v isto.

Una Stagione all’Inferno

L’amico gli mise a disposizione una camera all’Hôtel des Etrangers, sede del “Cercle Zutique”, fondato da

Charles Cros e altri intellettuali, dove conobbe l’eccentrico musicista Ernest Cabaner, persona gracile dai

fluenti capelli lisci: “Gesù Cristo dopo dieci anni di assenzio”, lo chiamava Verlaine. Chi partecipava agli

incontri del circolo poteva scrivere sull’Album Zutique brev i sonetti in rima. Rimbaud riempì il giornale di

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L'autorevole Théodore de Banville, l'autore del Petit traité de poésie française, al quale Rimbaud aveva ricordato le insufficienze del verso alessandrino, gli mise a disposizione una soffitta quando l'imminente arrivo del suocero fece ritenere più prudente a Verlaine allontanarlo da casa: già suo cognato Charles de Sivry aveva trovato Rimbaud «un ignobile, vizioso, disgustoso, indecente piccolo scolaro». Non si comportò meglio da Banville e a metà ottobre si trasferì dal poeta e fotografo Charles Cros, altro amico di Verlaine, ma dopo due settimane, proprio quando era nato Georges, il figlio di Verlaine, scomparve. Passò diversi giorni di vagabondaggio solitario per le strade di Parigi, cercando di mantenersi vendendo portachiavi agli angoli delle vie e offrendo ai giornali articoli che gli furono rifiutati. Poi si sistemò all'Hôtel des Etrangers, in boulevard Saint-Michel, dove un gruppo di artisti bohémiens aveva affittato uno stanzone. Chiamati Zutistes, mettevano in ridicolo le poesie dei parnassiani. Di questi poeti resta un album al quale collaborò anche Rimbaud, l'Album zutique, che raccoglie disegni satirici e poesie scherzose e oscene, soprattutto parodie di versi di Coppée. Tra gli Zutistes, vi era anche il musicista Ernest Cabaner, che si guadagnava da vivere suonando il pianoforte in un café. La sua teoria, secondo la quale alle note musicali corrispondevano una vocale e un colore particolare, fu utilizzata da Rimbaud nella poesia Voyelles: Una relazione colore-musica era già stata indicata da Voltaire nel 1738 nei suoi Éléments de la philosophie de Newton e dal padre Castel nel 1740 nell'Optique des couleurs, mentre Baudelaire nel Salon de 1846 aveva affrontato l'analogia tra colori, suoni e profumi, ripresa ancora nel sonetto Correspondances. Ma Rimbaud si limita a indicare una corrispondenza tra vocali e colori, che potrebbe essergli stata semplicemente suggerita dagli abecedari del tempo, che illustravano le lettere dell'alfabeto con diversi colori e, secondo la testimonianza di Verlaine, nella realtà Rimbaud «se ne infischiava se A fosse rossa o verde
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propone abolire alessandrino
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sfregia con temperino coniugi V ferisce giornalista V -sotto consiglio madre- consiglia trovarsi lavoro: R risponde merda otto volte e lavoro-lontano-unghia-occhio
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alcuni poeti assegnarono a R 3 franchi al giorno Banville lo ospitò proprio appartamento Charles Cros lo fece alloggiare due settimane nel suo studio-->in entrambi i casi R se ne va o è cacciato R vagabonda tra barboni V lì lo trova sporco e deperito
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giornalista Edmond Lepelletier
Note
Il 15 novembre si fecero vedere abbracciati nel foyer dell'Odéon, dove si recitava L'Abandonnée di Coppée e il giorno dopo Rimbaud apparve per la prima volta agli onori della cronaca: «Paul Verlaine stava a braccetto con un'affascinante signorina, Mlle Rimbaut [sic]». L'autore dell'articolo anonimo era Edmond Lepelletier, amante e futuro biografo di Verlaine, un giornalista omosessuale che, geloso di Rimbaud, arrivò a definirlo «un ragazzo sulla via del riformatorio»
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fonti Wikipedia spesso dal libro di Grahm Robb, purtropo fuori produzione
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relazione ReV no nascosta
due poeti non nascondevano la loro relazione e Rimbaud ne descriveva pubblicamente i particolari. Un'esplicita dichiarazione è anche il Sonnet du trou du cul, scritto a due mani da Verlaine e Rimbaud parodiando L'Idole di Albert Mérat. Quest'ultimo rifiutò di comparire con loro nel quadro di Fantin-Latour che li ritrae con altri poeti, e il pittore lo sostituì con un vaso di fiori
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salaci parodie di noti poeti. Lui e Cabaner vennero incaricati della distribuzione dell’alcol ai membri del

circolo e dell’acquisto della scorta. Fu in quei locali che un giorno Verlaine e Delahay e – che era partito alla

sua ricerca – lo scovarono sdraiato su una panca, nel lerciume, sprofondato fra i torpori dell’hashish. Aveva

un v iso scarno, occhi cerchiati di rosso e i capelli lunghi. Disse a Delahay e cha la Comune era stata ridotta a

una minuscola banda di maniaci suicidi cui lui stava pensando di unirsi in un definitivo atto di terrorismo

urbano, e definì Parigi “il posto meno intellettuale della Terra”. A dicembre Rimbaud fu portato dal fotografo

delle celebrità Etienne Carjat, che lo immortalò in uno foto divenuta leggendaria. “I suoi occhi sono stelle, –

disse Jean Cocteau nel 1919 commentandola, – sembra un angelo, una materializzazione”. Il pittore Henri

Fantin-Latour impugnò i pennelli e cominciò a ritrarlo assieme a un gruppo di artisti nel quadro Coin de

table, un “Omaggio a Baudelaire” che contava di presentare al Salon del 187 2.

Che cos’è il mio nulla in confronto allo stupore che vi attende?

~ § ~

L’Accademia dell’Assenzio

Un genio fanciullo nell’anima del quale poesia e verità

intendevano cantare concordi per la gioia

e l’elevazione della condizione umana - Mario Luzi

All’inizio del 187 2 il “Cercle Zutiste” chiuse. Rimbaud prese a girovagare assieme al pittore Jean-Louis

Forain. Ogni tanto si fermavano al Louvre, Forain dipingeva, Rimbaud, che disdegnava la pittura moderna, si

godeva il dolce tepore di quelle stanze. “I pittori non devono più replicare gli oggetti, – diceva – le emozioni

devono essere create con linee, colori e schemi presi dal mondo fisico, semplificato e sottomesso”. Rimbaud

parlava di arte astratta, stava già enunciando i principi che le scuole d’avanguardia avrebbero proclamato

spavalde nel ventesimo secolo. L’8 gennaio Rimbaud e Forain trovarono alloggio in uno squallido edificio

all’estremità orientale del Quartiere Latino, all’angolo fra Rue Campagne-Première e Boulevard d’Enfer, e v i

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1872 chiude Cercle Zutiste R va a vivere con pittore JL Forlain ed insieme girano per musei (caldo)
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v le due foto fatte da Carjat, una R faccia imbronciata di bimbo e l'altra quella famosa
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stettero due mesi. Dormivano in un’ampia mansarda dal soffitto obliquo, il pittore sul materasso, il poeta

sulla rete, quasi sempre imbottito di assenzio.

Rotolare verso le ferite, attraverso l’aria sfibrante e il mare; verso i supplizi, attraverso il silenzio delle

acque e dell’aria mortali; verso le ridenti torture, nel loro silenzio atrocemente burrascoso.

Angoscia

Verlaine andava a trovarlo di frequente, preda ormai del suo fascino diabolico, e i due scivolavano in

un’ardente deriva alcolica dentro locali d’infimo ordine. Una sera Verlaine cercò di bruciare i capelli della

moglie, il 13 gennaio scaraventò il figlio sulla parete e poi cercò di strangolare Mathilde. Il padre di

quest’ultima, esasperato, la convinse a rifugiarsi col bambino a Périgueux, il paese dei Mauté. Verlaine tornò

dalla madre.

Sebbene scatenasse emozioni v iolente, Rimbaud risultava gradevole quando voleva, manifestava una vaga

timidezza in presenza di gente appena conosciuta, una curiosità inafferrabile. A volte si stropicciava gli occhi

con i pugni, spesso era imbronciato e meditabondo, perduto fra le nuvole di fumo della sua pipa. Aveva una

conversazione brillante, originale, ma “puzzava di genio”, come disse una volta Forain. E i geni, si sa, non

puoi addomesticarli. Il 2 marzo si tenne un pranzo dei Vilains Bonshommes e al momento del dessert il poeta

Auguste Creissels, secondo l’usanza, si accinse a leggere una sua poesia. Rimbaud cominciò a interromperlo

esclamando “merda” alla fine di ogni verso. Carjat, esasperato, lo chiamò “piccolo rospo”, Rimbaud allora si

scagliò su di lui con la lama del bastone animato ferendolo alle mani e al ventre. Lo scalmanato, alla fine, fu

immobilizzato a fatica e affidato al pittore Michel de l’Hay che lo ricondusse nella sua stamberga in Rue

Campagne-Première. Da quel momento Rimbaud fu bandito da tutti i conviti dei Vilains Bonshommes, Carjat

bruciò i negativ i delle sue foto e Mérat si rifiutò di posare assieme a lui nel quadro di Fantin-Latour (venne

sostituito da un vaso di fiori). Mathilde, da parte sua, minacciò il marito di separazione se non avesse

cacciato immediatamente l’enfant terrible. Verlaine allora lo convinse a lasciare momentaneamente Parigi e

Rimbaud a marzo fece i bagagli. “La mia superiorità sta nel fatto che io non ho cuore”, diceva di sé.

Sta’ zitto, ma stai zitto!... C'è la vergogna, c’è il rimprovero, qui: Satana che dice che il fuoco è ignobile, che

la collera è terribilmente sciocca. - Basta!... con gli errori suggeriti dagli altri, magie, falsi profumi,

musiche puerili. - E dire che posseggo la verità, che vedo la giustizia: ho un giudizio sano e sicuro, sono

pronto per la perfezione…

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come riferisce Forain, Rimbaud non nascondeva il suo disprezzo per la pittura figurativa, e si augurava una sua completa trasformazione nel senso dell'astrazione: «Noi strapperemo la pittura alla sua vecchia abitudine di ricopiare e le conferiremo sovranità. Il mondo materiale non sarà nient'altro che un mezzo per evocare impressioni estetiche. I pittori non replicheranno più oggetti. Le emozioni saranno create con linee, colori e schemi presi dal mondo fisico, semplificato e sottomesso "
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Vandava a trovarlo spesso, i due in una deriva alcolica
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V cerca strngolare moglie scaraventa figlio contro muro M torna al paese di provenienza e V dalla madre R puzzava di genio (Forain) marzo pranzo poeti, A.Creissels si accinse a leggere una sua poesia, ma R diceva merda alla fine di ogni verso. wiki: Rimbaud prese a deridere Auguste Creissels mentre questi recitava il suo Sonnet du combat. Invitato a smetterla da Carjat, aggredì il fotografo con una canne-epée, un bastone munito di una lama, senza tuttavia ferirlo. Fu messo al bando dal circolo e fece ritorno a Charleville affidato al pittore Michel de l'Hay che lo riconduce stamberga R bandito da tutti i conviti Carjat brucia negativi sue foto Merat si rifiuta posare con lui nel quadro di Fantin-Latour M minaccia V separazione se non avesse cacciato R -->V convince R a lasciare Parigi -->
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Una Stagione all’Inferno

Rimbaud trascorse qualche giorno ad Arras con alcuni parenti di Verlaine, poi fece ritorno a Charlev ille,

dove riprese le vecchie abitudini e le passeggiate con Delahay e. A maggio scrisse Memoria, Lacrima,

Canzone della torre più alta e L’eternità, sonetti sibillini in cui v ibra una malinconica contemplazione

dell’esistenza dagli ipnotici riverberi. Alla fine del mese Verlaine, che nel frattempo era tornato dai Mauté e

lavorava come assicuratore, gli scrisse di tornare clandestinamente a Parigi pregandolo di assumere un

aspetto più presentabile. Il 25 maggio Rimbaud raggiunse la capitale e per un mese e mezzo si spostò da una

pensione all’altra come un ricercato. A giugno scrisse una lettera a Delahay e da una stanzetta soffocante

dell’Hôtel de Cluny , in Rue Victor-Cousin, accanto alla Sorbona: si svegliava alle cinque del mattino, andava

ad ubriacarsi con l’assenzio e tornava barcollante alle sette crollando sul letto.

L’estate è opprimente: la calura non è molto costante, ma al vedere che il bel tempo interessa a tutti, e che

tutti sono dei porci, odio l’estate, che mi uccide non appena si manifesta […] Mi auguro con forza che le

Ardenne siano occupate e tiranneggiate sempre più sfrenatamente […] Il primo mattino d’estate, e le sere

di dicembre, ecco ciò che mi ha sempre incantato qui.

Giugno 187 2

Ormai Rimbaud era diventato un habitué dell’Academie de l’absinthe, un caffè situato al n. 17 5 di Rue

Saint-Jacques. Un giorno, da quelle parti, incontrò Jules Mary , un vecchio compagno del collegio di

Charlev ille. I due chiacchierarono cordialmente e mangiarono assieme. Verlaine, intanto, aveva ripreso i

suoi atteggiamenti sregolati e v iolenti esasperando la giovane moglie. Il 7 luglio uscì di casa per comprare

delle medicine per Mathilde che non si sentiva bene. Dopo qualche passo s’imbatté in Rimbaud, che lo

convinse a partire per il Belgio. Presero il treno quella notte. La mattina arrivarono ad Arras. Al buffet della

stazione, mentre aspettavano la coincidenza per Bruxelles, si divertirono a terrorizzare un signore con un

cappello di paglia seduto al tavolo accanto facendosi passare per temibili banditi. Poco dopo arrivarono due

gendarmi e li condussero alla stazione di polizia. Rimbaud finse di piangere intenerendo il magistrato che li

rispedì a Parigi. Arrivati alla Gare de l’Est i due presero il treno per Charlev ille. Qui Bretagne, nella notte, li

fece condurre in Belgio da un carrettiere facendoli passare per due preti. Due ore prima dell’alba, il 10 luglio,

scesero dal carretto nei pressi del v illaggio di Pussemange e si addentrarono nel bosco per ev itare i

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1872 ritorno Charleville dopo episodio ferimento Carjat in una delle riunioni di poeti maggio scrive Memoria (R, vittima di quell'«occhio d'acqua cupa», non può scegliere e non può evadere. Diversamente dal Bateau ivre, egli è una barca immobile, ancorata a chissà quale fondo di fango) Lacrima Canzone della torre più alta l'eternità V.gli chiede di tornare clandestinamete a Parigi con aspettopiù presentabile. R torna, un mese e mezzo tra varie pensioni, come un ricercato, pieno di assenzio
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1872 R habituè Accademia assenzio V. riprende suoi atteggiamenti sregolati che esasperano moglie 7 luglio R e V fuggono verso Belgio varie vicissitudini prima di arrivarci Wiki: Dopo un lungo vagabondaggio, arrivarono a Bruxelles, dove frequentarono la numerosa colonia dei comunardi lì emigrati, tutti sorvegliati dalla polizia belga e dai servizi francesi.
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doganieri. Giunti a Bruxelles iniziò per loro un periodo di spensieratezza e libertà sfrenata, andavano a zonzo

fumando sigari e bevendo assenzio.

Quasi ogni notte, appena addormentato, il povero fratello si alzava, la bocca imputridita, gli occhi

estirpati, - proprio come si sognava lui! - e mi trascinava nella sala urlando il suo sogno di dolore idiota.

Avevo infatti, in tutta sincerità di spirito, preso l’impegno di restituirlo al suo stato primitivo di figlio del

Sole, - ed erravamo, nutriti del vino delle caverne e del biscotto della strada, io ansioso di trovare il luogo e

la formula.

Vagabondi

Presero a frequentare Georges Cavalier detto “Pipainbocca” e i suoi amici esuli della Comune, ma Verlaine

non riusciva a reprimere i rimorsi: “Non piangere, sto facendo un brutto sogno, un giorno tornerò”, scrisse a

Mathilde. Il 21 luglio lei e la madre lo raggiunsero a Bruxelles per riportarselo a casa. Verlaine, sborniato, le

seguì alla stazione e salì sul treno. “Noi abbiamo amori di tigri”, disse alla moglie mostrando il petto ferito

dalle coltellate di Rimbaud. Alla frontiera di Quiévrain, sceso dalla carrozza con gli altri passeggeri per

passare la dogana, si confuse fra la folla e riprese il treno per Bruxelles.

Io solo ho la chiave di questa parata selvaggia.

~ § ~

Vagabondi

Uno ‘spirito’ del più alto rango nel corpo

di un fanciullo vizioso e terribile.

Uno mostro di purezza - Jacques Riv ière

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V sensi di colpa wiki: Verlaine, spesso incerto sulle sue decisioni, scrisse alla madre a alla moglie, chiedendo loro di raggiungerlo. Il 21 luglio 1872 le due donne lo incontrarono a Bruxelles contando di riportarlo a casa, ma all'ultimo momento Verlaine cambiò idea, scendendo precipitosamente dal treno in partenza per la Francia noi abbiamo amori da tigri V fa vedere a M il petto ferito dalle coltellate di R
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giunti Belgio inizia periodo libertà sfrenata e assenzio
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I due poeti, spiati dagli informatori della polizia belga e schedati fra i “criminali e prigionieri evasi”,

ripresero le loro peregrinazioni. Il 6 agosto 187 2 erano nel nord del paese, attraversarono Malines, Anversa,

Gand. Rimbaud, definito da un informatore della polizia come combattente fra gli irregolari della Comune,

scrisse Feste della fame, Bruxelles, Feste della pazienza e La caccia spirituale, poema misterioso che non è

mai stato ritrovato. Il 7 settembre i fuggiaschi raggiunsero la costa a Ostenda: era la prima volta che

Rimbaud vedeva il mare. Quella notte presero il traghetto per Dove e da lì, un paio di giorni dopo, salirono

sul treno che la sera del 9 settembre si fermò alla stazione londinese di Charing Cross; verosimilmente

trovarono alloggio in un albergo nelle v icinanze. L’indomani s’incamminarono verso il centro, il tempo era

delizioso, il sole sfolgorava sovrano, i due poeti furono quasi storditi dalla maestosità della metropoli

inglese: carri, carrozze, omnibus, tram, strade immense, cocchieri dalle ampie guarnacche (“gli ultimi

romantici”, diceva Rimbaud), gente di colore, piccoli lustrascarpe e palazzi dall’architettura terrificante che

davano un senso di enorme decadenza.

L’acropoli ufficiale supera le concezioni più colossali della barbarie moderna. Impossibile esprimere la luce

opaca prodotta da questo cielo immutabilmente grigio, lo splendore imperiale degli edifici, e la neve

eterna del suolo. Sono state riprodotte con un gusto singolare dell’enormità tutte le meraviglie classiche

dell’architettura.

Città

Attraversarono Tafalgar Square e imboccarono Regent Street, quindi chiesero ospitalità al pittore

Regamey , vecchio amico di Verlaine, che abitava in Langham Street. Questi spiegò che presto Eugène

Vermersch, rifugiato comunardo, avrebbe lasciato la sua stanza al n. 34 di Howland Street. Le prime

settimane i due francesi si dedicarono all’esplorazione del nuovo mondo. Visitarono la Torre di Londra e i

principali musei della città, la National Gallery , il Museo di Madame Tussaud, la metropolitana da poco

inaugurata, i suggestiv i docks e le loro taverne cinesi, frequentate dai fumatori d’oppio. Rimbaud, estasiato,

osservava le nav i ormeggiate e i marinai, esaminava le mercanzie, – acquistò un cappello a cilindro per dieci

scellini, – si accomodava assieme all’amico nei pub, nei caffè, nei teatri.

I due amici trovarono temporaneamente lavoro come redattori di lettere commerciali in francese per

testate americane, continuarono ad affinare il loro inglese e presero a frequentare i circoli intellettuali, fra

cui il Cercles d’Etudes Sociales, un club di rifugiati. Il 1° novembre assistettero a una conferenza di

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1872 Feste della fame Bruxelles Feste della pazienza La caccia spirituale - poema mai trovato
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9 settembre arrivano a Londra
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chiedono ospitalità al pittore Regamey girano per musei, pub, docks, taverne cinesi con fumatori d'oppio
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R scoprì l'opera di Poe.
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Vermersch e alla Society of french artists exhibition contemplarono se stessi nel Coin de table di Fantin-

Latour. Non è escluso che v idero Karl Marx in uno dei numerosi convegni politici che si tenevano in quel

periodo. Madame Rimbaud, intanto, era andata in Rue Nicolet per chiedere a Mathilde di far tornare il

marito. La sposa aveva già avv iato le pratiche per la separazione e la accolse con gentilezza ma non mosse un

dito. Improvvisamente, a metà dicembre, Rimbaud decise di prendersi una pausa e tornò a Charlev ille.

Verlaine rimase a Londra.

Non è niente! sono qui! sono sempre qui.

~ § ~

Libro Pagano

L’uomo dalle suole di vento. Un angelo in esilio.

Un grandissimo poeta, assolutamente originale,

di un sapore unico, prodigioso linguista, la cui vita è tutta

rivolta in avanti nella luce e nella forza, bella

per la sua logica e per la sua unità come la sua opera - Paul Verlaine

Rimbaud iniziò a raccontare a Delahay e le merav iglie di Londra, dove

tutto era molto più “intelligente” e “logico” che in Francia. Qualche

giorno dopo gli arrivò una lettera di Verlaine: era distrutto dalla sua

partenza e in più aveva contratto un terribile raffreddore. Mme

Rimbaud si rifiutò di pagare al figlio il v iaggio di ritorno, v i provv ide la

madre di Verlaine che gli inv iò cinquanta franchi. A metà gennaio

Rimbaud era di nuovo in Howland Street con l’amico. Nei due mesi

successiv i intrapresero seriamente lo studio dell’inglese: leggevano

Swinburne, Edgar Allan Poe, quotidiani e riv iste, ascoltavano le

discussioni per strada, prendevano appunti, traducevano versi. Il 25

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improvvimente R si prende una pausa e torna a Charleville, V resta a Londra
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Mathilde chiede divorzio
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metà gennaio ritorna a Londra da V biglirtto visggio pagato da mamma di V
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1873
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metà dicembre
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marzo 187 2 Rimbaud ottenne il tesserino del British Museum

(biblioteca e museo) dichiarando di “non avere meno di ventun anni” e

ne divenne assiduo frequentatore. Verlaine intanto continuava ad

essere angosciato dai rimorsi per Mathilde, portò più volte la valigia a

Victoria Station ma poi, misteriosamente, fece ritorno a casa. Il 3

aprile si decise finalmente a prendere il treno per Newhaven. La

mattina seguente era sul ponte in attesa del traghetto per Dieppe, quando sentì due tipi che palavano di

comunardi e galera. Terrorizzato, salì su un treno per Dover e si imbarcò sulla Comtesse de Fiandre, diretta a

Ostenda. Raggiunse Jehonville, nelle Ardenne belghe, e passò qualche giorno da una zia paterna. Il 5 aprile

Madame Rimbaud e i figli Fréderic, Isabelle e Vitalie si trasferirono alla fattoria di Roche. L’11 aprile,

Venerdì Santo, sentirono bussare alla porta…

Andai ad aprire e… immaginate la mia sorpresa, mi trovai faccia a faccia con Arthur. Passati i primi

momenti di stupore, il nuovo arrivato ci spiegò la ragione di questo avvenimento; ne fummo molto felici e

lui ben contento di vederci soddisfatti…

Diario di Vitalie

Rimbaud non aveva mai v isto il podere di famiglia e anche quella volta ne avrebbe fatto benissimo a meno.

Si annoiava a morte e se ne lamentò con Delahay e in una lettera, nella quale gli parlava anche di un libro che

avrebbe cambiato la sua v ita.

O Natura! O madre mia! Che stercaglia! e che mostri d’innocenza, questi contadini […] Tuttavia lavoro con

una certa regolarità, scrivo storielle in prosa, titolo generale: Libro pagano, o Libro negro […] Mi sento

abominevolmente a disagio. Neanche un libro, neanche un’osteria, neanche un incidente per la strada.

Quale orrore questa campagna francese. La mia sorte dipende da questo libro, per il quale mi restano da

inventare una mezza dozzina di storie atroci. Ma come inventare atrocità

qui!

Roche, maggio 187 3

Londra, Fleet Street, fine '800

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3 apile V torna a casa (sensi colpa) 11 aprile R si presenta a casa
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Il 18 maggio Verlaine gli scrisse da un caffè di Boglione, al confine belga. Diceva che non era riuscito a farsi

perdonare da Mathilde e adesso si dibatteva fra la noia e la confusione. Rimbaud e Delahay e andarono più

volte a trovarlo per banchettare insieme. Il 24 Verlaine confidò a Rimbaud che qualche anno prima si era

confessato e fatto la comunione, ma la conversione era durata poco. Il 25 i due decisero di tornare in

Inghilterra. L’indomani passarono da Liegi, raggiunsero Anversa e presero il traghetto; sbarcarono ad

Harwich e il 27 maggio, alle 6 e 40, erano alla Great Eastern Station di Londra. Trovarono alloggio al n. 2 di

Great College Street, a Camden Town. Pubblicarono subito alcune inserzioni sui giornali in cui venivano

offerte lezioni di francese da parte di “due gentlemen parigini”: si presentò solo un candidato.

La v ita iniziava a farsi insopportabile, le voci su quel torbido sodalizio giravano fastidiosamente per il

quartiere, gli informatori della polizia continuavano a tampinarli. Verlaine e Rimbaud cominciarono a

litigare, anche v iolentemente, sempre più spesso. Il 3 luglio Verlaine stava tornando dalla spesa con

un’aringa e una bottiglia di olio in mano. Rimbaud, vedendolo arrivare dalla finestra iniziò a sghignazzare

dicendogli che era ridicolo. Verlaine, infuriato, prese i soldi e andò v ia senza neanche fare i bagagli.

Raggiunse la banchina St Katharine e salì sul piroscafo diretto ad Anversa. Rimbaud non riuscì a fermarlo e il

giorno dopo, disperato, gli scrisse:

Ritorna, ritorna, amico caro, unico amico, ritorna. Ti giuro che sarò buono. Se sono stato sgarbato con te

era uno scherzo in cui mi sono intestardito, ma me ne pento più di quel che non sia possibile dire. Ritorna,

tutto sarà dimenticato. Che disgrazia che tu abbia dato peso a quello scherzo. Da due giorni non smetto di

piangere. […] Se non devo più vederti mi arruolerò nella marina o nell'esercito.

~ § ~

L’Inferno

Grande e ammirevole poeta, il massimo del suo tempo,

oracolo sfolgorante - Albert Camus

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V gli scrive dal confine belga, non aveva ottenuto perdono Mathile. R e Delahay vanno a trovarlo più volte, infine 25 maggio V e R ripartono per Inghilterra
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vita difficile, tampinati da polizia, più torbido sodalizio litiga spesso 3 luglio V torna con spesa (aringa+vino) R lo prende in giro lite V va via R gli chiede di tornare
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Verlaine gli rispose con una lettera datata “in mare” spiegandogli che quella loro v ita era ormai diventata

impossibile e che se non fosse riuscito a tornare insieme a Mathilde si sarebbe sparato. Rimbaud lo pregò

ancora di ritornare, scettico sulle sue minacce (“Quanto a schiattare, ti conosco!”), cercando di convincerlo

che sarebbe stato felice soltanto con lui.

Come ti sembrerà strano, quando io non ci sarò più, quello che hai passato. Quando non avrai più le mie

braccia sotto il collo, né il mio cuore per riposarti, né questa bocca sui tuoi occhi. Perché dovrò andarmene

molto lontano, un giorno.

Una Stagione all’Inferno

Verlaine scrisse a Mathilde di incontrasi a Bruxelles ma, certo che lei non avrebbe accettato, pensò di

arruolarsi come volontario nell’esercito spagnolo. Poi inv iò una lettera a Mrs Smith, la padrona di casa di

Londra, in cui preannunciava il suo ritorno. Scrisse anche a Lepelletier e a Mme Rimbaud comunicando i

suoi propositi suicidi. Quest’ultima gli rispose scongiurandolo di desistere. Il 7 luglio 187 3, infine, mandò un

telegramma a Rimbaud dicendogli di raggiungerlo a Bruxelles. L’amico corse immediatamente alla stazione,

attraversò la Manica e la mattina seguente era con Verlaine e la madre di questi all’Hôtel Liégeois.

All’ambasciata spagnola gli avevano detto che l’esercito non reclutava stranieri e Mathilde era ormai

perduta: mercoledì 9 luglio Verlaine prese a bere e continuò per tutta la notte, rientrando in albergo alle 6

del mattino. Il giorno dopo uscì e acquistò una rivoltella in un’armeria. Quella sera, in albergo, Rimbaud gli

comunicò che l’indomani sarebbe partito per Parigi, allora, in stato di sovreccitazione, cominciò ad

adombrarsi. Alle 2 di notte andarono in un caffè sulla Grand-Place, i toni erano molto accesi e la discussione

continuò nella stanza d’albergo. Verlaine a un tratto afferrò la pistola e sparò due colpì verso Rimbaud. Il

primo lo ferì a un polso, il secondo andò a vuoto. A quel punto scoppiò in un pianto isterico e porse la pistola

all’amico chiedendogli di premere il grilletto.

Sono schiava dello Sposo infernale, quello che ha dannato le vergini folli. È proprio quel demonio. Non è

uno spettro, non è un fantasma. Ma io che ho perso il senno, io che sono dannata e morta per il mondo, –

non mi uccideranno! – Come descriverlo? Non so neanche più parlare. Sono in lutto, piango, ho paura.

Una Stagione all’Inferno

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V risponde che loro vita ormai impossibilie, o Mathide o il suicidio - R non gli crede neppure un attimo-
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7 luglio V chiama a Bruxelles R, il quale corre 9 V si ubriaca e compra un'arma: alle due di notte litigano e spara e R (polso e uno a vuoto)
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La madre accorse a fasciare il braccio di Rimbaud e alle 5 del mattino lo portò all’ospedale Saint-Jean.

Medicata la ferita, i tre tornarono in albergo e Rimbaud fece i bagagli. Poco prima delle 8 di sera si stavano

recando alla stazione. Mentre attraversavano Place Ruppe Verlaine infilò la mano nel cappotto dove teneva

la pistola parandosi davanti agli altri due. Rimbaud, nel panico, corse verso un poliziotto. Il gendarme si

avv icinò a Verlaine, gli tolse la rivoltella e lo arrestò. Il giudice istruttore cercò di far luce sull’accaduto

raccogliendo le deposizioni dei protagonisti e documentandosi sull’insano ménage. “Per quanto concerne

moralità e talento – scrisse un poliziotto nel suo rapporto – questo Raimbaud [sic], fra i 15 e i 16 anni, era ed

è un mostro. Può scrivere poesie come nessun altro, ma le sue opere sono del tutto incomprensibili e

ripugnanti”. Rimbaud insistette sullo stato di ebbrezza dell’amico ma negò recisamente di avere avuto

relazioni immorali con lo stesso. Poco convinto, il giudice ordinò che Verlaine fosse sottoposto ad un

umiliante esame fisiologico. L’8 agosto il poeta fu condannato al massimo della pena: 2 anni di carcere e 200

franchi di multa.

Rimbaud, che nel frattempo aveva ritirato la denuncia, il 19 luglio lasciò l’ospedale e affittò per qualche

giorno una stanza in Rue des Bouchers, sopra a una tabaccheria. Quindi partì per Roche, si chiuse nel granaio

e portò a termine la sua opera. La intitolò Una Stagione all’Inferno: era lo sconvolgente percorso spirituale

e artistico della sua v ita. Fece leggere il libro alla madre che sbalordita gli chiese cosa mai significasse.

“Significa ciò che c’è scritto – le rispose lui – letteralmente e in tutti i sensi”. Persuasa dalla determinazione

del figlio, acconsentì a finanziargli la pubblicazione e Rimbaud spedì il manoscritto all’editore Jacques Poot

di Bruxelles. A fine ottobre M. Poot gli disse che poteva ritirare le copie. Rimbaud ne prese dieci

assicurandogli che avrebbe presto saldato il conto. Lasciò una copia alla portineria della prigione di

Bruxelles e tornò in Francia per distribuire le altre agli amici, ma qui trovò un’accoglienza ostile. Indignati

dallo scandalo di Bruxelles, gli amici gli avevano voltato le spalle.

Voglio davvero che le stagioni mi consumino.

A Te, Natura, mi arrendo;

E la mia fame e tutta la mia sete.

E tu, se non ti spiace, nutri, abbevera.

Non m’illude più niente di niente;

Ridere al sole è come ridere ai genitori,

Ma io non voglio ridere più a niente;

E libera sia questa sfortuna.

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arrina mamma R per curarlo mentre si recano stazione V mette mano tasca R si spaventa, corre da un agente, scatta denuncia. Giuduce condanna V e due anni anche se R aveva rirtirato denuncia
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torna a casa a Roche e termina Una stagione all'inferno
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Feste della Pazienza

Il 1° novembre Rimbaud entrò nell’affollato Caffè Tabourey di Parigi, ritrovo di intellettuali e artisti. Non

appena varcò la soglia calò il silenzio. Il “demone di Verlaine” andò a sedersi ad un tavolo appartato. – Pigra

giovinezza, a tutto asservita, per delicatezza ho perduto la mia vita. – Gli si avv icinarono solo due poeti,

Alfred Poussin e Germain Nouveau, e provarono a parlargli. Il primo fu fulminato da uno sguardo

terrificante. Nouveau invece, persona dal carattere affabile e bonario che conosceva Rimbaud per la fama

delle sue poesie, fu trattato amichevolmente. I due chiacchierarono un po’ e progettarono un v iaggio in

Inghilterra per l’anno successivo. Poi Rimbaud tornò a Charlev ille, dove la famiglia si era trasferita per

passare l’inverno. Un giorno Millot, seduto con lui al Caffè Dutherme, gli chiese dell’incidente di Bruxelles.

“Non rimestare quel mucchio di merda – rispose – Fa troppo schifo”.

~ § ~

Ritorno a Londra

Un mistico allo stato selvaggio, una sorgente perduta

che torna a scaturire da un suolo saturo.

Una mente angelica, quasi certamente

illuminata da una luce celestiale - Paul Claudel

A marzo del 187 4 Rimbaud e Nouveau partirono per Londra e affittarono una stanza al n. 17 8 di Stamford

Street, fra un pub e un’agenzia teatrale, nei pressi del Tamigi. Nouveau fu subito colpito dall’opprimente

grigiore della metropoli e l’amico cominciò a spiegargli come orientarsi in quella giungla sterminata. Gli

mostrò le birrerie e i negozi di fish-and-chips francesi, i musei, le sale da concerto, il Cry stal Palace e la

metropolitana. Forse Rimbaud lavorò per un po’ di tempo presso una fabbrica di scatole ad Holborn. Gli

archiv i del British Museum registrano la nuova tessera che il 4 aprile venne rilasciata a lui e all’amico

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caduta in disgrazia di R tra i poeti e nei circoli lettrari
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marzo 1874 R e Nouveau partono per Inghilterra giugno Nouveau torna R rimane solo e l'ambiente è meno benevolo di un tempo
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Nouveau. I due si diedero da fare per ricopiare in bella copia le proprie poesie e a maggio inserirono una

serie di annunci sul “Times” per impartire lezioni di francese. A inizio giugno Nouveau, stanco

dell’Inghilterra o forse convinto dagli amici a non frequentare il poeta maudit, decise di ritornare in patria.

Rimbaud così rimase solo, la sua terribile reputazione peraltro l’aveva raggiunto anche qui e l’ambiente era

meno benevolo di un tempo. L’8 giugno pubblicò un’altra inserzione sul “Times”, questa volta per lavorare

come “segretario particolare, accompagnatore o tutore”, cambiò casa e si trasferì al n. 40 di London Street.

Decise poi di migliorare il suo inglese e pubblicò una serie di annunci per raccattare gentlemen con cui

conversare. Continuava nel frattempo a scrivere brev i poemi in prosa, descrizioni v isionarie e storielle

surreali. Furono pubblicate nel 1886 col titolo di Illuminazioni, lampi d’avanguardia che si abbattevano con

un boato sulla letteratura del tardo Ottocento. Verso la fine del mese Rimbaud si ammalò gravemente.

Rimessosi in sesto, ricevette una lettera dalla madre: stava venendo a Londra a fargli v isita.

Sono circa le due e mezza del mattino, il giorno comincia a spuntare; nel cielo brillano solo poche stelle

perdute nell’immensità dei cieli. I miei occhi non hanno mai incontrato quello che osservano in questo

momento; mai un simile spettacolo si è presentato alla mia vista: niente e tutto in questa immensità

solenne del mare […] Le coste dell’Inghilterra si offrono ben presto alla nostra vista; sono coperte di un

bianco giallo simile allo zolfo; dev’essere il mare, a produrre quest’effetto…

Diario di Vitalie

La mattina del 6 luglio 187 4 Rimbaud andò a Charing Cross. Alle 10:10 arrivò il treno da Dover e v i scesero

Mme Rimbaud e la figlia Vitalie. Isabelle era stata lasciata in convento. Rimbaud fu entusiasta della v isita e le

condusse subito al n. 12 di Argy le Square, dove aveva trovato una pensione spaziosa e ben tenuta, il Quality

Hôtel. Nelle tre settimane che seguirono fece v isitare agli ospiti mezza Londra: v idero il Parlamento, il teatro

reale d’Alhambra, l’ospedale di San Martino, le chiese protestanti, gli oratori di strada, le vetrine dei negozi, i

docks e le rive del Tamigi. Rimbaud aveva aneddoti e leggende da raccontare per ogni luogo. Ogni tanto si

assentava e passava ore al British Museum, e senza di lui spiegarsi con un negoziante o un cambiavalute

diventava un’impresa. Consapevole della necessità di conoscere i rudimenti dell’inglese, Rimbaud cercò di

insegnarlo anche alla sorellina, ma con scarsi risultati.

Tenta di insegnarmi qualche parola d’inglese, e la pronuncia. Le ripeto dopo di lui in un modo che lo fa

ridere, e poi spazientire.

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continua a scrivere ciò che sarà pubblicato 1886 con titolo Illuminazioni
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1874 Mme Rimbaud e la sorellina Vitalie vanno a trovare R a Londra Idabelle è lasciata in convento
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Diario di Vitalie

Mme Rimbaud sarebbe rimasta finché il figlio non avrebbe trovato lavoro. Questi continuò a pubblicare

inserzioni sui giornali, l’11 luglio ricevette una lettera con tre offerte ma non c’era nulla che lo convincesse.

Vitalie iniziava a sentire nostalgia di casa, il 23 luglio Mme Rimbaud era pronta a partire, Arthur la pregò di

concedergli un’altra settimana di tempo. Mercoledì 29 tornò dall’agenzia e annunciò che sarebbe partito

l’indomani. La partenza slittò al 31 perché le sue camicie, portate in lavanderia, non erano ancora pronte.

Ore sette e mezzo del mattino. Arthur è partito alle quattro e mezza. Era triste. […] Penso ad Arthur, alla

sua tristezza; alla mamma, che piange, che ora scrive…

Diario di Vitalie

Non si conoscono con certezza gli itinerari che Rimbaud percorse nei mesi successiv i. Forse raggiunse

Scarborough, forse Brookly n, oppure Glasgow. Quell’autunno, in ogni caso, si stabilì a Reading, al n. 165 di

King's Road, probabilmente come insegnante di francese nella scuola di Camille Le Clair. Continuò tuttav ia a

lavorare alle Illuminazioni, che si arricchirono di numerosi termini inglesi. Dopo alcuni mesi passati nella

cittadina del Berkshire decise nuovamente di emigrare e il 7 novembre pubblicò un’inserzione sul “Times” in

cui si offriva come accompagnatore di “un signore (preferibilmente artisti), o una famiglia, che desideri

v iaggiare in paesi del sud o in oriente”. Aveva da poco compiuto vent’anni. A quell’annuncio non rispose

nessuno. Qualche chilometro più a nord il coetaneo Oscar Wilde si era appena iscritto all’università di

Oxford. Il 29 dicembre Rimbaud tornò a Charlev ille sotto la neve.

La vita è la farsa che dobbiamo tutti recitare.

~ § ~

Feste della Fame

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31 luglio R è costretto a ripartire con la madre perchè non trova lavoro
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autunno di nuovo in Inghilterra come insegnante in una scuola 29 torna a Charlevile
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Al di fuori di ogni letteratura, e probabilmente al di sopra - Félix Fénéon

Il 16 gennaio 187 5 Rimbaud ricevette una lettera gioiosa da Verlaine

appena uscito dal carcere per buona condotta: si era convertito alla

religione cristiana, “l’unica cosa buona che esista al mondo”, e inv itava

l’amico a seguirlo nel cammino delle fede (“Amiamoci l’un l’altro in

nome di Gesù!”). Rimbaud gli rispose con una scarica d’imprecazioni,

poi decise che avrebbe trovato lavoro in Germania. La madre gli diede

un piccolo gruzzolo e il 13 febbraio partì col suo baule. Qualche giorno

dopo arrivò a Stoccarda e trovò alloggio al numero 7 di

Hasenbergstrasse, in un quartiere residenziale della periferia ovest in

v ia di costruzione. La strada costeggiava una collina, la casa di

Rimbaud era occupata da un pastore in pensione di sessantasette anni,

Ernst Rudolf Wagner. Il 3 marzo bussò alla sua porta un uomo emaciato

con dei lunghi baffoni e un rosario fra le mani: era Verlaine. Rimbaud

aveva permesso a Delahay e di dargli il suo indirizzo e lui era partito in

missione per convertirlo.

Tre ore dopo era stato rinnegato il suo dio e avevamo fatto sanguinare le 98 piaghe di N.S. È rimasto due

giorni e mezzo, molto ragionevole, e su mie rimostranze se ne è tornato a Parigi, per recarsi subito a finire

gli studi, laggiù nell'isola…

Lettera a Delahay e, 5 marzo, Stoccarda

Prima che andasse v ia, Rimbaud consegnò all’amico una pila di carte e fogliettini con le sue ultime poesie

dicendogli di affidarle a Nouveau per farle stampare in Belgio, quindi i due si salutarono, questa volta per

sempre. A metà marzo Rimbaud si trasferì al n. 2 di Marienstrasse, in una “stanza ampia, molto ben

ammobiliata, al centro della città”. Si fece stampare degli eleganti biglietti da v isita, cercò lavoro, migliorò il

suo tedesco. A fine aprile intimò a Verlaine, tramite Delahay e, di inv iargli i cento franchi che gli doveva per

le lezioni d’inglese londinesi, altrimenti avrebbe rivelato al mondo la sua natura omosessuale. Il ricatto

Milano, piazza Duomo

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16 gennaio
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1875
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riceve lettera di V libero per buona condotta e convertito
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risposta di R una serie di imprecazioni
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13 febbraio parte per lavorare in Germania Stoccarda 3 marzo V gli bussa alla porta con la missione di convertirlo
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prima che andasse via R consegna a V delle carte da dare a Nouveau per farle pubblicare infine si salutano per sempre aprile R ricatta V (cento franchi-lezioni inglese-natura omosessuale) V non ripond, si è ritirato campagne inglesi insegna in una piccola scuola
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cadde nel vuoto. Verlaine si era ritirato nelle campagne del Lincolnshire, dove insegnava in una piccola

scuola di Stickney , e aveva detto a Delahay e di non comunicare il suo indirizzo al “ragazzino v iziato”.

Rimbaud allora vendette il suo baule, prese il treno fino al confine sv izzero, attraversò le alpi a piedi e giunse

a Milano. Trovò alloggio in Piazza Duomo n. 39, ospite di una vedova “molto civ ile” – ebbe a dire Verlaine

nel 1888 – che forse rivedeva in lui quel figlio che aveva perduto l’anno precedente. A maggio, sacco in

spalla, si diresse a piedi verso Livorno, dove fu impiegato come lavoratore portuale a giornata. Il 15 giugno

s’incamminò in direzione di Brindisi intenzionato a salpare per le Cicladi, isole dell’Egeo dove c’era la sede di

un saponificio di cui era comproprietario Henri Mercier, un suo amico giornalista. Nel tragitto fra Livorno e

Siena fu colpito da insolazione e rimpatriato dal console francese su un battello a vapore.

A volte vedo nel cielo plaghe sterminate coperte da bianche nazioni in festa. Un grande vascello d’oro,

sopra di me, sventola le sue bandiere variopinte alla brezza del mattino. Ho creato tutte le feste, tutti i

trionfi, tutti i drammi. Ho cercato d’inventare nuovi fiori, nuovi astri, nuove carni, nuove lingue. Ho

creduto d’acquisire poteri sovrannaturali.

Una Stagione all’Inferno

Rimbaud passò diversi giorni all’ospedale di Marsiglia, una volta guarito si recò presso l’ufficio di

reclutamento e si arruolò come volontario nell’esercito carlista. Gli diedero una piccola somma di denaro e

le istruzioni per raggiungere il suo esercito, ma invece di recarsi al confine spagnolo prese il treno per Parigi.

Il disertore affittò una stanza al numero 18 di Boulevarde Montrouge. Sentiva palpitare una strana frenesia,

in questo periodo, mista a un senso di sdegno nei confronti dell’umanità. – La vera vita è assente. Noi non

siamo al mondo. – Studiò l’arabo, il russo, il greco. Cercò denaro in v ista dei suoi futuri v iaggi. Forse

frequentò Mercier, Cabaner, Forain. In estate incontrò la madre e Isabelle, venute a Parigi per consultare un

medico per Vitalie che aveva contratto una grave forma di sinov ite. A fine settembre tornò a Charlev ille e

ritrovò Delahay e, la compagnia ideale per farsi qualche bevuta.

In questo periodo diede qualche lezione di tedesco al figlio del suo nuovo padrone di casa, ora situata in

Rue Saint-Barthelemy n. 31 . Un giorno si recò dall’organista della chiesa, Louis Létrange, e gli chiese di

insegnargli i rudimenti della musica. Iniziò a esercitarsi su una tastiera incisa sul tavolo, poi, all’insaputa

della madre, introdusse in casa un pianoforte scatenando le proteste del v icinato. Il 14 ottobre scrisse una

lettera a Delahay e, che lavorava come insegnante a Rethel, accennando al serv izio militare e chiedendo

informazioni sullo studio di alcune materie, forse sfiorato dall’idea di iscriversi al Politecnico. La lettera si

concludeva con un sonetto surreale intitolato “Sogno”, in cui veniva descritta una caserma popolata da

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V dice a Delahaye di non dare l'indirizzo al ragazzino viziato R vende il baule, arriva confine svizzero, attraversa a piedi confine e si ferma a MI quindi LI come lavoratore portuale verso Brindisi per imbarcarsi prende insolazione rimpatriato
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diversi giorni ospedale Marsiglia si riprepnde si arruola volontario esercito carlista, ma invece di raggiungere confine spagnolo va a Parigi Disertore estate Mme Rimbaud e la piccola Vialie vanno a Parigi per un consulto medico, la piccola si ammalata di sinovite settembre R torna a Charleville si reca organista chiesa, chiede lezioni, infine introduce un piano di nascosto in casa 14 ottobre lettera a Delahye si conclude con un sonetto surreale Sogno
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soggetti che a turno si attribuiscono nomi di formaggi: era l’ultima scintilla v isionaria e goliardica del poeta

maledetto.

Già l’autunno! - Ma perché rimpiangere un eterno sole, se siamo impegnati nella scoperta della chiarità

divina, - lontano dalla gente che sulle stagioni muore.

Una Stagione all’Inferno

Il 12 dicembre gli scrisse Verlaine da Londra inv itandolo ancora una volta a convertirsi e ad abbandonare

il suo perenne atteggiamento di disgusto e “collera contro ogni cosa”. Il 18 dicembre, a soli diciassette anni,

Vitalie morì di sinov ite. Rimbaud al funerale parve molto provato, quasi invecchiato, sprofondato in una

“rugosa realtà da stringere”, senza la fluente chioma ribelle dei suoi capelli.

Aveva deciso di rasarseli a zero.

~ § ~

Partenze

Un meraviglioso ragazzaccio - Philippe Soupault

Il suo orgoglioso e demoniaco tentativo di ritrovare,

attraverso la poesia, lo stato di innocenza precedente

il peccato originale, il suo paganesimo, insomma,

pare più moderno del senso molto cattolico del peccato

che emanano i versi di Baudelaire. La sua purezza

così sorgiva, così fragrante e tuttavia così rigorosa,

appare più vitale e attraente delle glaciali grazie

di Mallarmé - Alberto Moravia

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12 dicembre V gli scrive da Londra per convertirsi 18 dicembre muore Vitalie (17 anni) R ne è provato si rade i capelli
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Rimbaud rimase a Charlev ille finché i rigori invernali non allentarono la loro presa. All’inizio di aprile partì

per Vienna. Aveva intenzione di trovare lavoro in Russia. Giunto nella capitale austriaca fu derubato da un

cocchiere mentre dormiva. Si risvegliò sul marciapiede senza denaro né cappotto. Vagabondò qualche

giorno nella capitale austriaca finché non ebbe una rissa con un poliziotto e fu espulso dal paese. Ricondotto

sotto scorta alla frontiera bavarese, fu giudicato indesiderato anche dalle autorità tedesche e venne respinto

fino alla frontiera alsaziana. Da lì si fece trecento chilometri a piedi e ritornò nelle ardenne passando per

Strasburgo.

Le sue lunghe gambe compivano falcate formidabili in modo calmo; – scrisse Delahay e – le sue lunghe

braccia ciondolanti segnavano un movimento molto regolare; la schiena era diritta, la testa eretta, gli

occhi fissavano un punto distante. Il volto aveva un’espressione di sfida rassegnata, come di chi aspetti

tutto senza rabbia o trepidazione.

A maggio “L’uomo dalle suole di vento”, come lo definì Verlaine, s’incamminò in direzione di Bruxelles,

dove si arruolò nell’esercito olandese. Gli diedero un premio di arruolamento di trecento fiorini e l’ordine di

recarsi a Rotterdam dal comandante di guarnigione. Da qui venne trasferito al porto militare Haderwijk il 18

maggio 187 6. In attesa di essere mandato in missione, si dice passasse il tempo nei bar sborniandosi col gin e

frequentando una prostituta chiamata “Rotte Pitje”, cosa che mandò in bestia il suo protettore. Un amico

olandese riuscì a trarlo d’impaccio. Agli inizi di giugno Rimbaud prese il treno per Den Helder. Il 10 giugno,

raggiunta la costa nordoccidentale assieme a 225 reclute, salpò sul Prins van Oranje e la sera del giorno

dopo era a Southampton. Il giorno 13 il bastimento a vapore prese il largo verso Gibilterra e il 22 attraccò

nel golfo di Napoli. Poco dopo ripartì e attraversò il canale di Suez e le coste somale dall’entroterra

pressoché sconosciuto. Superata anche Aden la nave puntò a sud e il 19 luglio gettò l’ancora a Padang,

nell’isola di Sumatra (Indonesia), cinquanta miglia sotto l’equatore. Il giorno dopo oltrepassò il vulcano

Krakatoa e il mare di Giava approdando, infine, a Batav ia (Giacarta). Rimbaud e il suo battaglione

marciarono fino alla caserma provv isoria presso il distretto di Meester Cornelis, a circa sedici chilometri dal

porto. Ai soldati fu comunicata la loro destinazione. Rimbaud e quattordici commilitoni vennero incorporati

nella quarta compagnia del primo battaglione di fanteria. Il 30 luglio s’imbarcarono sulla nave Fansen van

de Putte, che due giorni più tardi li depositò a Semarang, un altro porto della costa nord dell’isola, a 235

miglia marine da Batav ia. Da lì coprirono – in treno fino a Tuntang, poi a piedi – i 48 chilometri che li

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1876 fine rigori inverno a Charleville Vienna derubato (voleva andare Russia) espulso
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maggio 1876 arruola esercito olandese Canale Suez -Aden- Padang- isola Sumatra- Giacarta dopo 15 gg dall'arrivo si rende irreperibile
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separavano da Salatiga.

Lo sciame di foglie d’oro avvolge la casa del generale. Sono nel mezzogiorno. – Si segue la strada rossa per

arrivare alla locanda vuota. Il castello è in vendita; le persiane sono staccate. – Il curato avrà portato via

la chiave della chiesa. – Intorno al parco, le garitte dei guardiani sono disabitate. Le palizzate sono così

alte che si vedono soltanto le cime fruscianti. D’altronde non c’è niente da vedere là dentro.

Infanzia

Il 15 agosto, quasi un mese dopo il suo arrivo sull’isola, Rimbaud fece perdere le sue tracce e si diede alla

macchia: con ogni probabilità s’imbarcò sotto falso nome sul piccolo veliero Wandering Chief che

trasportava un carico di zucchero, d’accordo col comandante scozzese John Brown. A fine settembre il

vascello passò il Capo di Buona Speranza dove s’imbattè in una terribile tempesta che lo piegò su di un fianco

facendogli imbarcare quasi due metri d’acqua nella stiva, e venne ancorato al largo di Sant’Elena. Rimbaud,

folgorato dall’ultimo esilio di Napoleone, si gettò in mare per guadagnare le coste dell’isola ma un marinaio

fece in tempo a tuffarsi e a riportalo a bordo. Questo episodio, tuttav ia, potrebbe essere privo di

fondamento. Il 6 dicembre 187 6 il Wandering Chief approdò a Queenstown, sulla costa meridionale

dell’Irlanda. Da Queenstown Rimbaud andò in treno e poi in traghetto fino a Liverpool, quindi in treno fino a

Londra e attraverso la Manica arrivò a Dieppe. Da lì raggiunse Parigi, dove, a Place de la Bastille, fu ritratto

da uno scultore di nome Wisseaux nelle vesti di un “marinaio inglese”. Rimbaud il marinaio, lo

soprannominò Nouveau. Il 9 dicembre Rimbaud era a Charlev ille, la barba lunga, la pelle abbronzata, un

lieve reumatismo. Quando Delahay e venne a saperlo lo riferì sovreccitato in una lettera all’amico comune

Ernest Millot: “È ritornato!... Da un piccolo v iaggio, una cosa da niente! Del resto non è finita e vedremo, a

quanto pare, molte altre avventure”.

~ § ~

Ladro di Fuoco

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9 dicembre 1876 Charleville
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sotto falso nome ritorno verso Europa
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Un ribelle che combatteva contro i valori

che normalmente ci preparano alla vita - Wallace Fowlie

Progetti vaghi, sentieri ancora informi si dipanavano nella mente di Rimbaud, pensava di fare l’agente

assicurativo, di unirsi a un gruppo di missionari. In primavera partì per la Germania dove lavorò sotto falso

nome per un agente di reclutamento olandese. Riuscì ad assoldare una dozzina di soldati, quindi incassò il

suo compenso e si recò ad Amburgo dove perse tutti i soldi giocando al casinò. Il 14 maggio 187 7 , tornato a

Brema, scrisse una lettera al consolato americano chiedendo di arruolarsi nella marina. Si definì “disertore

del 47 ° reggimento dell'Esercito francese” (lo stesso in cui aveva serv ito il padre!) firmandosi “John Arthur

Rimbaud”. La richiesta non ricevette alcuna risposta. A giugno Rimbaud lavorò come bigliettaio nel circo

Loisset. Verso la fine del mese andò a Copenaghen e quindi a Stoccolma. Nel registro degli stranieri il suo

nome appare in qualità di agente e di marinaio. Da qui Rimbaud prese un battello che lo condusse a

Bordeaux. Secondo altre testimonianze, invece, si fece rimpatriare dal console francese che gli pagò il

tragitto in treno fino a Charlev ille, oppure venne imbarcato su una nave diretta a Le Havre e raggiunse

Charlev ille a piedi.

Sono il viandante della strada maestra nei boschi nani; il rumore delle chiuse copre i miei passi. Vedo a

lungo il malinconico ranno d’oro del tramonto.

Vorrei essere il bambino abbandonato sulla diga migrata in alto mare, il piccolo servitore lungo il viale la

cui fronte tocca il cielo.

Infanzia

Nei mesi successiv i Rimbaud vagabondò senza meta procurandosi di che v ivere come poteva, forse

chiedendo l’elemosina, forse rubando. In autunno era a Marsiglia e forse v isse per un po’ di tempo in un

monastero. Le tracce a questo punto si fanno labili, si assottigliano all’inverosimile, il ladro di fuoco lascia

evaporare beffardamente le orme del suo cammino. – Qui c’è qualcuno e non c’è nessuno. – Verso la fine

dell’anno salpò su una nave diretta ad Alessandria ma durante la traversata si ammalò e fu costretto a

scendere a Civ itavecchia per essere ricoverato d’urgenza all’ospedale. Una volta guarito prese il treno e

v isitò Roma e infine, a bordo di un battello, tornò nelle Ardenne, forse passando per Nizza e Marsiglia.

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1877 progetti vaghi
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vagabonda senza meta, vivedno come può autunno 1877 Mrsiglia tracce labili verso fine anno si imbarca per Alessandria, ma si ammala - costretto sbarcare Civitavecchia per curarsi- guarito visita Roma ritorno Ardenne
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Mancano però, anche in questo caso, effettiv i riscontri.

Negli ultimi tre anni – questo è certo – Rimbaud aveva percorso oltre cinquantamila chilometri.

Tornerò, membra di ferro, pelle scura, occhio furente: dalla mia maschera, mi giudicheranno di razza

forte. Avrò dell’oro: sarò ozioso e brutale. Le donne hanno cura di questi infermi feroci reduci dai paesi

caldi. Sarò immischiato negli affari politici. Salvo. Ora sono maledetto, ho orrore della patria. Il meglio è

un bel sonno da ubriaco, sul greto.

Una Stagione all’Inferno

L’infaticabile camminatore passò l’inverno nella nuova casa comprata dalla madre a Saint-Laurent, paesino

a tre chilometri da Charlev ille e nei primi mesi del 187 8 avrebbe raggiunto Amburgo in treno per lavorare

come impiegato in un’azienda di esportazione di derrate coloniali. Ma qui le testimonianze non collimano: a

Pasqua fu v isto infatti aggirarsi nei paraggi del Quartiere Latino di Parigi. Una parte dell’estate e

dell’autunno, ad ogni modo, la trascorse nella fattoria di Roche, finché non decise di abbandonare

nuovamente le Ardenne per recarsi in Egitto. Il 20 ottobre, giorno del suo ventiquattresimo compleanno, si

diresse in treno verso il passo del San Gottardo. Da lì proseguì a piedi perché il terreno era innevato e

s’incamminò per le montagne con un piccolo gruppo di altri v iaggiatori. Superati piccoli borghi e una casa

cantoniera, con la neve che in alcuni tratti arrivava alle ginocchia, giunse al Canton Ticino. A Lugano prese il

treno e il 17 novembre era a Genova.

La sera del giorno successivo Rimbaud salpò in direzione di Alessandria. Vi arrivò dopo una decina di

giorni e prese accordi con un ingegnere francese, “uomo cortese e intelligente”. A metà dicembre giunse a

Cipro dove gli dissero che avrebbe dovuto dirigere il lavoro di alcuni operai presso un cava di pietra di

Potamos, venticinque chilometri a est di Larnaca. Le condizioni di v ita erano precarie, malaria e tifo

provocavano vere e proprie stragi. Rimbaud si adeguò in men che non si dica al nuovo ambiente, conosceva

diverse lingue, sapeva farsi rispettare, una volta riuscì perfino a convincere alcuni operai a restituire gli

stipendi che avevano rubato dalla cassaforte. Era una v ita dura ma appagante. La dinamite faceva schizzare

in cielo frammenti di radioso avvenire. I riverberi del Mediterraneo erano l’esotica promessa di ammalianti

approdi.

L’alba d’oro e la sera fremente sorprendono il nostro brigantino al largo, di fronte a questa villa e alle sue

dipendenze che formano un promontorio esteso quanto l’Epiro e il Peloponneso, o la grande isola del

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passa l'inverno a casa 1878 primi mesi dell'anno va Amburgo? parte dell'estate e dell'autunno a casa 20 ottobre 1878 giorno compleanno 24 si dirige verso san Gottardo (V. lettera in cui racconta il viaggio) 17 novembre a GE, il giorno dopo parte per Alessandria
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Cipro dirigeva lavori operai presso cava pietra Potamos vita dura, tifo e malaria R si adegua facilmente
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Giappone, o l’Arabia! Fani che il rientro delle teorie rischiara, immense vedute della difesa di coste

moderne, dune illustrate da caldi fiori e baccanali…

Promontorio

Alla fine di maggio Rimbaud fu colto da una v iolenta febbre e dovette lasciare l’isola. Se ne tornò in patria

con un attestato di congratulazioni per il lavoro svolto che lo riempì d’orgoglio. A Roche gli venne

diagnosticata una febbre tifoidea. Partì per Marsiglia ma era ancora debilitato nel fisico, allora fece ritorno

alla tenuta di famiglia dove aiutò nella mietitura dando ormai la sensazione che altri ritmi fossero penetrati

nel suo corpo, cadenze remote, terre roventi e frontiere sterminate. “Ora il clima dell’Europa è troppo

freddo per me, il mio temperamento è cambiato… posso v ivere soltanto nei paesi caldi”, confidò a Delahay e

producendosi in una lunga tirata sugli danni che aveva provocato il frazionamento delle proprietà terriere,

“bella conquista del 17 89!”. Poi l’amico gli chiese se avesse chiuso definitivamente con la letteratura. Lui

rispose laconico: “Sì, non me ne occupo più”.

Ogni scelta era definitiva, irrevocabile, per Rimbaud. Una sera era seduto in un piccolo caffè di Place

Ducale, a Charlev ille. Millot a un certo punto si complimentò con Pierquin per l’acquisto di alcuni libri

pubblicati da Lemerre. Rimbaud uscì improvvisamente dal suo mutismo e commentò: “Comprare dei libri,

soprattutto di quel tipo, è del tutto idiota! Tu porti sulle spalle una testa che dovrebbe sostituire tutti i libri! I

libri, sistemati sugli scaffali, sono buoni solo a mascherare la fatiscenza dei vecchi muri!”. Gli amici rimasero

basiti. Nel resto della serata – dichiarò comunque Pierquin – Rimbaud fu “insolitamente allegro, quasi

esuberante, e alle undici in punto ci lasciò per sempre”. L’uomo che aveva ripudiato la sua adolescenza

trasgressiva anelava ormai a scenari diversi, aveva grandi progetti, fulgenti sentieri da spianare. – Intanto è

la vigilia. Accogliamo ogni influsso di vigore e di tenerezza reale. E all’aurora, armati di un’ardente

pazienza, entreremo nelle splendide città. – Arthur Rimbaud adesso cercava un buon impiego, denaro

sonante da guadagnare, ma serbava ancora, e mai l’avrebbe perduta, la sua passione v iscerale per la libertà

libera: un giorno, alla madre che gli diceva di serv ire Delahay e inv itato a cena, rispose: “Non mi piace

serv ire né essere serv ito”.

Era giunta l’ora di ripartire.

~ § ~

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fine maggio colpito violenta febbre rimpatriato con attestato congratulazioni per lavoro svolto- orgoglio di R febbre tifoiodea parte per Marsiglia ma ancora troppo debole, rientra a casa chiuso con letteratura libri , sopratt di poesie, buoni per mettere su scaffali e coprire muffa muri ripudio adolescenza ribelle, cercava altri scenari non mi piace servire nè essere servito libertà libera
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1879
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Harar

Uno psicopatico costituzionale - Dott. J.H. Lacambre

A marzo del 1880 Rimbaud tornò a Marsiglia e

s’imbarcò alla volta di Alessandria. “Lei è libero da

ogni impegno nei confronti della società”, recitava

l’attestato ricevuto l’anno precedente. Non

riuscendo tuttav ia a trovare lavoro, fece

nuovamente ritorno a Cipro. Alla fine di aprile le

autorità inglesi gli affidarono l’incarico di

sovrintendente della nuova residenza estiva del

governatore sulla sommità del monte Troodos. Il

22 maggio arrivò la prima squadra di operai,

Rimbaud scrisse alla madre chiedendo manuali per

il mestiere di carpentiere e per quello di falegname,

e augurandosi che la sua posizione col serv izio militare si risolvesse una volta per tutte. A giugno,

probabilmente a causa di un attacco d’ira, scagliò una pietra contro un operaio indigeno colpendolo

mortalmente alla tempia. Sconvolto, raggiunse in tutta fretta il porto di Limassol, salì su una barca, remò

fino alla nave ancorata al largo e v i s’imbarcò. La nave mollò gli ormeggi e si diresse in Egitto.

I carri d’argento e di rame –Le prue d’acciaio e d’argento –Battono la schiuma, –Sollevano i ceppi dei rovi.

Le correnti della landa,

E i solchi immensi del riflusso,

Filano circolarmente verso est

Marina

Mercato di Harar, Abissinia

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1880 marzo Marsiglia Alessandria, ma non riesce trovare lavoro--> torna Cipro ottiene incarico da inglesi di sovrintendere costruzione residenza estiva goveratore ma giugno attacco ira, scaglia pietra contro operaio indigeno e lo uccide fugge sconvolto e si imbarca per Egitto
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Il continente africano, all’epoca, era una terra ancora inesplorata e misteriosa, un universo a sé che in

passato singoli esploratori avevano appena scalfito, spesso trovandovi la morte. La spedizione in Egitto di

Napoleone Bonaparte, all’inizio del secolo, aveva per la prima volta allargato il campo v isivo degli europei.

Ma era un altro l’evento che aveva mutato per sempre le sorti della Storia scatenando una vera e propria

rivoluzione geografica e politica: l’apertura del canale di Suez. L’istmo venne inaugurato il 17 novembre

1869 dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e spalancò le porte africane al resto del mondo

accorciando di un terzo la distanza fra l’Europa e le indie. I traffici commerciali con l’Oriente iniziarono a

pullulare, agevolati dall’introduzione della macchina a vapore nella marina, e gli scali abissini acquisirono

un valore inestimabile. L’Etiopia usciva così dal suo millenario isolamento e diveniva il centro di una

spietata competizione internazionale fra le nazioni europee.

Sbarcato ad Alessandria, Rimbaud prese un battello in partenza per il Mar Rosso e, imbarcandosi su nav i di

passaggio, cercò lavoro presso diversi porti. Giunto a Gedda, città sulla costa d’Arabia a due giorni di marcia

da La Mecca, s’imbarcò prima per Suakin, sulla costa egiziana, e quindi per Massaua, porto situato quasi

cinquecento chilometri più a sud davanti alle isole Dahlak, sulla costa abissina, dove restò qualche giorno.

Non gli era rimasto molto del denaro (400 franchi) guadagnato a Cipro quando approdò ad Hodeidah, porto

sulla costa arabica dedito al commercio di caffè, tabacco e schiav i. In questa città si ammalò ma all’ospedale

ebbe la fortuna di incontrare un connazionale di nome Trébuchet che lo mise in contatto con l’impresa per

l’esportazione di Alfred Bardey . A metà agosto Rimbaud salpò quindi su una nave che lo condusse ad Aden,

città adagiata nel fondo di un antico cratere vulcanico. Qui fu subito impiegato dall’agenzia Bardey come

superv isore dell’imballaggio della merce e si guadagnò immediatamente la stima dei suoi superiori:

organizzava le attiv ità e dava ordini in arabo con estrema determinazione.

Aden è una città orrenda, senza un filo d'erba né una goccia d'acqua potabile: qui si beve acqua di mare

distillata. La calura è fortissima, soprattutto a giugno e a settembre, che sono le due canicole. La

temperatura costante, giorno e notte, in un ufficio molto fresco e ventilato, è di 35 gradi […] In questo

posto sono quasi prigioniero e di certo dovrò restarci almeno tre mesi prima d’essere un po’ in gamba e

trovarmi un posto migliore.

Lettera ai familiari, Aden, 25 agosto 1880

In autunno la società fondò una filiale ad Harar, la “Città proibita”, conquistata dagli egiziani ma da sempre

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all'epoca continente africano terra inesplorata 17 novembre 1869 apertura Canale Suez traffici con Oriente aumentarono, Etiopia uscì da millenario isolamento R sbarca Alessandria- Gedda- Massaua infine Hodeidah dove si ammala fortunatamente incontra connazionale che lo aiuta lo mette contatto con impresa esportazione Bardey metà agosto R diretto Aden per lavorare in tale ditta Aden città orribile
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in mano ai predoni e alla pericolosa tribù dei Galla. Rimbaud il 10 novembre firmò un contratto di nove anni:

avrebbe percepito centocinquanta rupie al mese e l’1% dei profitti della succursale di Harar. Scrisse alla

madre chiedendogli ventisette libri sugli argomenti più disparati (idraulica, chimica, architettura navale...) e

verso la metà del mese salpò da Aden insieme ad un giovane impiegato greco, Costantino Righas. Il 23

novembre, dopo duecentocinquanta chilometri di deserto arabico, furono avv istate finalmente le coste

giallastre di Zeila. Da lì Rimbaud proseguì a cavallo insieme alla sua carovana inerpicandosi per il vasto

altopiano somalo fino ai gelidi passi delle montagne nere e ridiscendendo poi verso il colle erboso del

Checher. Il 13 dicembre, dopo venti estenuanti giorni di galoppate, in cima a un pendio apparve

l’inquietante profilo della Città Proibita.

~ § ~

Carovane

La persona più sgradevole che abbia

mai visto nella mia vita - Un insegnante di Stickney

Rimbaud mostrò i documenti alle guardie egiziane e oltrepassò Bab al Ftouth, la “Porta del Trionfo”. Harar

era un enorme mercato sovraffollato di artigiani, mercanti, lebbrosi, schiav i e mendicanti. Le case erano

fatte di fango e pietra, v i erano numerose moschee e giardini di frutta, le strade erano attraversate da

fiumiciattoli e pullulavano di iene.

Harar è una città colonizzata dagli egiziani, e dipende dal loro governo […] I prodotti commerciali sono il

caffè, l’avorio, le pelli ecc. Sebbene si trovi ad un’altitudine elevata la regione non è improduttiva. Il clima

è fresco e non malsano. Le merci europee vengono importate, tutte a dorso di cammelli. Del resto, c’è molto

da fare nel paese.

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autunno ditta apre filiale Harar la tiià proibita, conquistata dagli egiziani ma in realtà in mano ai predoni (tribù Galla) R firma contratto di nove anni si reca ad Harar insieme ad un giovane impiegato greco Costantino Righas viaggio lungo ed estenuante per giungere ad Harar
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1880 Harar
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Harar, 13 dicembre 1880

Rimbaud venne accolto da Pinchard, un socio di Bardey . A gennaio scrisse una lettera alla famiglia

chiedendo svariati strumenti, fra cui una macchina fotografica. Ad aprile probabilmente contrasse la sifilide,

ma non c’era tempo da perdere: rifletté sull’opportunità di seguire il vescovo francese che si stava spingendo

verso zone inesplorate con cinque monaci francescani. Il 4 maggio scrisse a casa dicendo che avrebbe

voluto “esplorare nell’ignoto”, poco distante c’era un grande lago e si parlava di terre ricche d’avorio:

occasioni da non farsi scappare, sebbene fosse ben consapevole che in quella missione avrebbe potuto

“lasciarci la pelle”. In tale eventualità – scrisse ai familiari – “v i avverto che ho una somma di 7 volte 150

rupie depositata all’agenzia di Aden”. L’11 giugno Rimbaud partì con una carovana per Bubassa, verso sud,

dove si diceva fosse stata ammassata una gran quantità di pelli. Mantello rosso e turbante in testa, raggiunse

la città e fu accolto benevolmente dagli indigeni, riuscì così ad intavolare delle trattative con i mercanti del

luogo. Il 2 luglio tornò ad Harar e per due settimane fu bloccato a letto dalla febbre. Il clima era terribile, i

pericoli celati in ogni angolo, “Non è possibile immaginare un’altra v ita con un fastidio più grande!”, scrisse il

25 maggio alla famiglia. Ma ormai era in gioco.

Cosa volete che vi racconti del mio lavoro qui, che mi ripugna già così tanto, e del paese, che detesto, e così

via. Anche se vi raccontassi i tentativi che ho fatto con sforzi straordinari e che mi hanno fruttato soltanto

la febbre, che adesso mi tiene da quindici giorni come a Roche due anni fa… Ma che volete? Sono abituato a

tutto oramai. Non ho paura di niente.

Harar, 22 luglio 1881

Quell’anno ebbe alcune “discussioni sgradevoli con la direzione, e il resto” e presentò le proprie dimissioni,

ma Bardey lo tenne con sé: era una pedina fondamentale ormai. Alla fine dell’anno decise di cambiare aria e

tornò ad Aden. Il 5 gennaio prese carta e penna e spedì una lettera al suo amico di sempre, Delahay e. Gli

comunicò che aveva intenzione di scrivere un testo sull’Harar e il Gallas da proporre alla Société de

Géographie e aveva bisogno di alcuni strumenti: carte da disegno, un compasso, un campione di minerali e

v ia dicendo. A febbraio s’infuriò con i suoi datori di lavoro che, a suo dire, non erano che “ladri e

imbroglioni, buoni solo a sfruttare le fatiche dei loro impiegati”. Per il momento, tuttav ia, rimase nel suo

afoso ufficio di Aden tenendo i conti e dirigendo gli operai. Il 12 febbraio scrisse alla famiglia ventilando un

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1881 gennaio scrive famiglia richiede vari strumenti tra iquali una macc fotografica aprile probabilm contrae sifilide maggio scrive che avrebbe voluto esplorare l'ignoto e si parlava di terre ricche avorio occasioni ghiotte, ma con la possibilità di 'lasciarci la pelle' giugno parte con carovana per Bubassa (pelli) accolto benevolmente indigeni luglio torna Harar per due settimane bloccato da febbre
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lettera alla famiglia: lavoro di laggiù lo ripugna, detesta il paese tanti sforzi ripagati solo con febbre sono abituato a tutto, non ho paura di niente
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1882 alcune discussioni sgradevoli con la direzione, dimissioni, ma Bardey lo tenne chiese al suo amico Delahaye alcuni strumenti (libro che voleva scrivere su Harar e Galles) febbraio si infuria di nuovo con datori di lavoro, ma resta nel suo ufficio Aden
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v iaggio a Zanzibar, che non fece mai, e nelle lettere successive preannunciò più volte la sua imminente

partenza per Harar, poi inv iò dei soldi ai familiari raccomandandosi di destinarli all’acquisto di altra

strumentazione topografica. Madame Rimbaud, scettica sui progetti del figlio, investì tutto il denaro in

terreni. “Ma che diavolo volete che me ne faccia di proprietà fondiarie?”, si lamentò lui invocando un

maggior sostegno da parte della famiglia, e quando qualcuno chiedeva alla madre cosa mai stesse facendo il

figlio, lei rispondeva: “Si trova in Arabia… ad insegnare lingue”.

Rimbaud lavorava sette giorni alla settimana, beveva acqua distillata o acqua minerale e masticava qat,

foglie dalle proprietà euforizzanti che serv ivano ad aumentare la resistenza alla fatica.

Rassicuratevi sul mio conto: la mia situazione non ha nulla di straordinario. Sono sempre impiegato nella

stessa azienda e sgobbo come un mulo in un paese che m’ispira un orrore invincibile. Sbatto la testa contro

i muri per tentare di uscir di qui e di ottenere un impiego più ricreativo. Spero proprio che questa esistenza

finirà prima che io abbia avuto il tempo di diventare completamente idiota.

Aden, 10 maggio 1882

~ § ~

Abdo Rinbo

Un poeta maledetto che non ebbe paura di scendere

giù per tutti i gironi dell’inferno psicologico moderno per

pescarvi il segreto di una bellezza inusitata e folgorante.

Grande nell'opera di scavo poetico, preparatoria del

monumentale moderno, grande nella rinunzia -Ardengo Soffici

Il 28 gennaio 1883 Rimbaud scrisse al v iceconsole francese ad Aden riferendogli di uno scontro che aveva

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invia soldi casa per avere altra strumentazione, ma la madre , scettica progetti figlio, acquista terreni ..che diavolo volete me ne faccia? lavora sette giorni su sette, mastica qat
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sgobbo come un mulo in un paese che mi ispira un orrore invincibile
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avuto quella mattina con l’anziano magazziniere arabo. Quest’ultimo l’aveva colpito al v iso – spiegava

Rimbaud – e minacciato con un bastone, e infine l’aveva denunciato alla polizia municipale. Non si sa come

andarono realmente le cose, ma gli scatti d’ira di Rimbaud erano ben noti a tutti. Bardey licenziò

salomonicamente l’uomo e spedì Rimbaud ad Harar: avrebbe rilevato la filiale dell’agenzia e rinnovato un

contratto da cinquemila franchi all’anno. Il 22 marzo Rimbaud salpò da Steamer Point (il porto di Aden) con

i suoi libri e il suo materiale fotografico. Approdato sulla sponda opposta, passò forse per la regione di Obok,

presidiata dalla feroce tribù dei danakil, e agli inizi di aprile arrivò ad Harar. Il 6 maggio scrisse nuovamente

alla famiglia:

Ho rinnovato il contratto per tre anni, ma credo che l’azienda chiuderà presto i battenti, perché le entrate

qui non coprono le spese […] Isabelle fa male a non sposarsi, se si presenta qualcuno di serio e di istruito,

qualcuno con un avvenire. La vita è così, e la solitudine è una brutta cosa quaggiù. Quanto a me,

rimpiango di non essere sposato e di non avere una famiglia. Ma adesso sono condannato a errare…

Ad Harar si stabilì in una casa vera e propria, assunse come serv itore un tredicenne di nome Giami Wadaï e,

fedele all’usanza di molti europei, iniziò a convivere con un’abissina. Sobrio nell’abbigliamento, Rimbaud

indossava ampie vesti di cotonata bianca confezionate da sé e una piccola calotta come copricapo. In quel

mese spedì tre fotografie a casa, in cui appariva una figura rinsecchita e bruciata dal sole, e diede un nuovo

impulso all’attiv ità commerciale della sua agenzia. Il 13 giugno partì con una carovana in direzione delle

montagne Ahmar assieme a Pietro Sacconi, un esploratore italiano. Attraversò terre sconosciute dove

imperversavano le temibili tribù itou e galla. Giunse infine a Warabeili e fotografò l’albero dove Lucereau,

giovane esploratore, era stato trucidato tre anni prima. Ottenuto il “souvenir”, fece marcia indietro e decise

che bisognava estendere a tutti i costi l’area del commercio. Inv iò Costantino Sotiro, un suo fidato collega

greco, a sud di Harar, verso la vasta e pericolosa regione di Ogadina. L’11 agosto Pietro Sacconi, partito

spontaneamente verso ovest, fu massacrato da un gruppo d’indigeni. Rimbaud non si stupì, aveva sempre

deplorato i suoi atteggiamenti impudenti e scriteriati. Lui, al contrario, intuì fin dal primo istante i vantaggi

di un approccio conciliante con i costumi e le tradizioni locali. Il 7 ottobre chiese alla madre di spedirgli

un’edizione del Corano, che non tardò ad arrivare. Qualcuno v i aveva apposto sopra un sigillo con le parole:

ABDO RINBO (ABDALLAH RIMBAUD), ovvero: Rimbaud, servo di Dio. Il 10 dicembre l’esploratore

ardennese scrisse un “Rapporto sull’Ogadina”, prezioso documento non privo di valore geografico e

sociologico, v i erano infatti citate tribù e faune del tutto sconosciute al mondo “civ ilizzato”.

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1883 R denuncia a viceconsole francese uno scontro che aveva avuto con magazziniere arabo (che a sua volta l'aveva denunciato alla polizia municipale) Bardey licenza il magazziniere e spedisce R ad Harar marzo R salpa per porto Aden e approda sponda opposta -->aprile è ad Harar maggio scrive a famiglia
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...Isabelle fa male a non sposarsi la solitudine è brutta cosa quaggiù, rimpiango di non essere sposato e non avere famiglia ma adesso sono condannato ad errare
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Harar si stabilisce in una casa vera e propria assume un tredicenne come servitore convive con un'abissina (usanza di molti europei) indossa ampie vesti cotone bianco che si cuce da se giugno parte con carovana direzione montagne Ahmar con esploratore italiano Pietro Sacconi attraversa terre inesplorate dove imperversavano tribù galla e itou, temibili decide che bisognava estendere area commercio invia fidato collega greco Costantino Sotiro a sud di Harar, verso vasta e pericolosa regione di Ogandina agosto Sacconi, partito sponte verso ovest, viene massacrato. R non si stupisce, dato atteggiameni scriteriati di Sacconi R al contrario capiì subito approccio conciliante, si fece inviare un Corano v. sigillo Abdo Rimbo dicembre scrive un rapporto sull'Ogandina,documento valore geografico
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La bandiera va al paesaggio immondo, e il nostro gergo soffoca il tamburo.

Nei centri alimenteremo la più cinica prostituzione.

Massacreremo le rivolte logiche.

Nei paesi impepati e infradiciati! – al servizio dei più mostruosi sfruttamenti industriali o

militari

Arrivederci qui, non importa

dove.

Democrazia

Quello stesso anno, intanto, seimila chilometri più a nord, Paul Verlaine pubblicava nove folgoranti poesie,

fra cui Il battello ebbro e Vocali, tracciando un succinto profilo biografico del suo autore: nei caffè e fra i

cenacoli letterari tornava ad allungarsi lo spettro di quel ragazzo selvaggio che dieci anni prima aveva

sconvolto i compassati ambienti artistici parigini…

~ § ~

Stelle Cadenti

Nessuno venuto dopo di lui, né Lorca né

Hart Crane né Eluard, è così intatto,

così giovane, così nuovo - Attilio Bertolucci

Nel gennaio 1884 l’agenzia di Harar fu costretta a chiudere. La società di

Bardey aveva fatto alcuni incauti investimenti in Algeria e in Grecia, e

come se non bastasse l’Inghilterra dopo il bombardamento di

Alessandria aveva in mano tutte le attiv ità commerciali egiziane.

Rimbaud, per nulla scoraggiato, si avv iò con una carovana verso la

costa e ad aprile era di nuovo ad Aden pronto a concludere affari per la

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1883 Verlaine pubblica nove poesie di R tra cui Battello ebbro e Vocali
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1884 agenzia di Harar costretta a chiudere R si avvia in carovana verso Aden e vi giunge in aprile pronto a chiudere affari per la sua compagnia passato ritorna Bardey lo accoglie emozionato, battello Marsiglia aveva conosciuto un giornalista che era stato compagno scuola di R -->gli aveva detto di R poeta ma R è scocciato
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sua ditta, sebbene la v ita continuasse ad essere “cara in modo

proibitivo” – scrisse alla famiglia – e gli europei di Steamer Point degli

“ubriaconi” da non frequentare. Ma quel passato così sfolgorante che

aveva deciso di seppellire continuava, suo malgrado, a tuonare

impetuoso, e a tratti se ne avvertiva l’echeggiare dai cupi rimbombi.

Bardey lo accolse emozionato: sul battello proveniente da Marsiglia

aveva incontrato Paul Bourde, giornalista di “Le Temps” e compagno di

scuola di Rimbaud, “un giovane poeta che aveva fatto uno stupefacente

e precoce debutto in letteratura!”. Verlaine, peraltro, aveva appena

pubblicato l’antologia I Poeti Maledetti in cui figurava anche

l’impertinente ragazzino di Charlev ille con le sue poesie rivoluzionarie.

Bardey , incredulo, chiese a Rimbaud perché non ricominciasse a scrivere, “Assurdo!”, tagliò corto lui

piuttosto seccato. Ma le sue doti letterarie erano state intuite anche altrove. Ad Aden arrivò una lettera della

Société de Géographie: volevano includerlo nella loro serie di geografi ed esploratori e chiedevano una

breve biografia e una foto. Rimbaud non rispose mai a quella missiva, ma la conservò. In primavera venne

liquidata anche l’agenzia di Aden e il commerciante rimase senza lavoro. Il 5 maggio scrisse alla famiglia:

Non ho la minima idea di dove mi troverò fra un mese […] Ho con me dodici o tredicimila franchi, e siccome

qui è impossibile affidare qualcosa a chicchessia, si è costretti a trascinarsi dietro il proprio peculio

sorvegliandolo continuamente […] Che esistenza desolante la mia, in questi climi assurdi e in queste

condizioni insensate!

Ad agosto la donna abissina che v iveva con Rimbaud lo raggiunse ad Aden. Si chiamava Mariam, vestiva

all’europea, fumava sigarette e parlava uno stentatissimo francese. Rimbaud la trattava con molto riguardo e

voleva che le insegnassero a cucire. In quel periodo aveva preso in affitto una casa v icino all’ufficio,

continuava a vestire in maniera trasandata e preparava un libro sull’Abissinia. Era caustico di modi,

solitamente serio e autoritario, e a tratti provava un gusto sardonico nell’indicare ai colleghi di lavoro il lato

buffo di situazioni e persone.

Fèlix Fènèon ha detto che Arthur Rimbaud era fuori da ogni letteratura e probabilmente al di sopra. Si

potrebbe anche riprendere la frase per mettere l’uomo, in un certo senso, fuori dall’umanità, e la sua vita

fuori e sopra la vita comune. Tanto l’opera è gigantesca, tanto l’uomo si è fatto libero, tanto la vita passò

Rimbaud in Africa (1883)

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Verleine ha pubblicato antologia Poeti Maledetti con poesie di R Aden trova lettera Societè de Geografie che lo vuole come geografo/esploratore e gli chiede piccola biografia. Non rispose mai, ma tenne lettera maggio scrive a famiglia non so dove sarò tra un mese devo portare sempre con me i denari che esistenza desolante la mia climi assurdi e folli condizioni vita
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agosto donna abissina -Mariam -con cui viveva lo raggiunge Aden vestiva europea, fumava sigarette, parlava poco francese R la trattava bene R autoritario, caustico, sardonico nel gusto indicare lato buffo ogni situazione
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fiera, così fiera da non avere più notizie e non sapere se continui ancora.

Paul Verlaine, I Poeti Maledetti

Aprile 1885: Rimbaud contrasse una “febbre gastrica” che presto avrebbe colpito gran parte della

popolazione. Aveva accumulato un capitale di quindicimila franchi ma gli affari andavano male. Lasciò a

Mariam un po’ di denaro e le disse che da quel momento era libera: “Ne ho abbastanza di questa

pagliacciata!”, scrisse all’amico giornalista Augusto Franzoj. Quella primavera firmò un contratto che lo

avrebbe legato alla società fino alla fine dell’anno ma tre mesi prima della scadenza, infuriato “con quegli

ignobili ingrati”, decise di partire per mettersi in affari con Pierre Labatut, famigerato mercante francese.

“Non feci nulla per impedirglielo: sarebbe stato come tentare di fermare una stella cadente”, dichiarò in

seguito Bardey .

Rimbaud aveva deciso di dedicarsi al traffico delle armi: avrebbe venduto fucili a Menelik, re dello Scioa. Il

10 ottobre la madre gli scrisse chiedendogli dove mai fosse andato a finire, erano mesi che non si faceva più

v ivo (“Non sei più ad Aden? Ti trov i forse nell’Impero cinese?”), e avvertendolo che presto i gendarmi

sarebbero venuti a cercarlo per il serv izio militare. All’inizio di dicembre Rimbaud era a Tagiura, piccolo

v illaggio v icino ad Aden, in attesa di allestire una carovana e rimettersi in v iaggio.

C’è qualche palmizio e qualche moschea, e un forte costruito tempo fa dagli egiziani dove adesso dormono

sei soldati francesi agli ordini di un sergente […] È un protettorato. Il commercio principale è la tratta

degli schiavi. Da qui partono le carovane europee per lo Scioa […] Ma adesso non mettetevi a credere che

sia diventato commerciante di schiavi! Le merci importate da noi sono fucili (vecchi fucili a stantuffo in

disuso da 40 anni) che dai venditori di armi usate, a Liegi o in Francia, valgono 7 , al massimo 8 franchi al

pezzo. Al re dello Scioa, Menelik II, le venderemo a una quarantina di franchi.

Hôtel dell’Universo, Aden

L’instancabile v iaggiatore fremeva per la nuova partenza e sul suo conto già cominciavano a girare le prime

leggende: si raccontava che avesse attraversato la zona più micidiale del deserto equatoriale munito

soltanto di un copricapo turco in testa. Laggiù, si diceva, il sole era così v iolento che faceva letteralmente

esplodere il cervello. Pare che nessuno, fino ad allora, ne fosse mai tornato v ivo.

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1885 R contrae febbre gastrica ha 15mila franchi - ditta sta fallendo prima conferma contratto poi si mette in affari con Pierre Labatout mercante francese famigereto R si dedica traffico armi
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dicembre 1885 è Tagiura, villaggio vicino Aden in attesa allestire carovana per partire
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mercante d'armi fucili a Menelik II
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La nostra barca alta nelle nebbie immobili si volge verso il porto della miseria, la città enorme dal cielo

macchiato di fuoco e di fango. Ah! gli stracci putridi, il pane inzuppato di pioggia, l’ebbrezza, i mille amori

che mi hanno crocifisso! Dunque non finirà mai questa lamia regina di milioni d'anime e di corpi morti e che

saranno giudicati Mi rivedo con la pelle corrosa dal fango e dalla peste, i capelli e le ascelle pieni di vermi,

e vermi ancor più grossi nel cuore, disteso fra sconosciuti senza età, senza sentimento.

Una Stagione all’Inferno

~ § ~

In marcia!

La sua poesia dà l’idea di una baldanzosa razzia

nei domini del sensibile e dell’immaginabile,

di un volante e allegro saccheggio delle città costiere,

dei velieri alla deriva, di tutte le messi non ancor

mietute sulla terra. In ogni sua pagina, in ogni riga,

si avverte l’insofferenza, la pena, l’angoscia,

lo spasimo dell’impossibile - Giovanni Papini

Gennaio 1886: furono preparati duemila fucili Remington e sessantamila cartucce. Re Menelik aveva già

pagato un anticipo. Rimbaud, che calcolava un profitto complessivo di circa diecimila franchi, fu il primo

europeo a intuire l’inarrestabile ascesa al potere di quel sovrano senza scrupoli e a predire la nascita di un

nazionalismo abissino. Ma le notizie che arrivavano non erano affatto promettenti: i guerriglieri locali

scorrazzavano mietendo v ittime nel deserto e la Francia aveva stipulato un accordo con l’Inghilterra che

bandiva l’uso delle armi. Rimbaud allora inv iò una lettera di protesta al ministro degli esteri francese che,

segretamente, a giugno gli accordò il permesso di procedere con la spedizione. Labatut intanto era tornato

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1886 gennaio preparati Rmington e cartucce per Menelik II R contava di guadagnare 10mila franchi R. primo europeo a capire ascesa di quel sovrano senza scrupoli--> predire nazionalismo abissino brutte notizie : guerriglieri locali fanno vittime nel deserto e Francia/Inghilterra accorda che bandiva uso arma ma R accordo segreo con ministro esteri francese che gli accordò permesso spedizione Labatout tornato Francia per curare cancro gola
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in Francia per frasi curare un cancro alla gola, Rimbaud trascorse quei mesi dedicandosi agli ultimi

preparativ i per la carovana, era ormai conosciuto in tutto il Corno d’Africa e ritenuto un esperto di religione

islamica. Nel bosco di palmizi v icino a Tagiura v i era la carovana dell’amico Franzoj, di cui faceva parte, fra

gli altri, l’esploratore italiano Ugo Ferrandi. Franzoj era amante di letteratura greca e latina e capitò che i

due intavolassero lunghe discussioni dai romantici ai decadenti. Quell’estate la temperatura sfiorava i

sessanta gradi, il Mar Rosso dispiegava ammaliante le sue distese d’acqua cristallina e in Francia, sul

quindicinale “La Vogue”, si cominciavano a pubblicare le prime Illuminazioni. “L’autore – riferiva Verlaine

nella prefazione – adesso sta v iaggiando in Asia dove è impegnato in lavori artistici”.

All’inizio di dicembre Rimbaud partì con trentaquattro serv itori e una cinquantina di cammelli. Tre

settimane prima, nel golfo di Tagiura, erano stati massacrati nove marinai francesi.

Basta! ecco la punizione. In marcia! Ah! I polmoni bruciano, le tempie rombano! La notte rotola nei miei

occhi, con questo sole! Il cuore… le membra… Dove si va? A combattere? Sono debole! gli altri avanzano.

Gli arnese, le armi… il tempo!... Fuoco! Fuoco su di me! Qui! O mi arrendo. – Vigliacchi! – Mi ammazzo! Mi

butto fra le zampe dei cavalli! Ah!...

Una Stagione all’Inferno

Rimbaud proseguì con circospezione lungo la costa fino a Sagallo, poi dev iò verso l’interno. Il terreno si

fece più irregolare, i cammelli arrancavano procedendo su dune che si andavano arroventando in immense

distese di pietra ferrosa. “I paesaggi più spaventosi di questa parte dell’Africa. – raccontò in una lettera –

Strade orribili che ricordano il presunto orrore dei paesaggi lunari”. Era il territorio degli Issa, che persino i

guerrieri danakil ev itavano di esplorare.

La carovana entrò nel regno dello Scioa, passò per Farrè, un piccolo v illaggio, e il 9 febbraio 1887 arrivò ad

Ankober. Qui Rimbaud ebbe modo di conoscere Jules Borrelli, un esploratore francese, e di apprendere della

morte di Labatut. La vedova del defunto citò in giudizio Rimbaud per ottenere quell’eredità che riteneva

dovesse esserle dovuta. L’Azzaze (il sovrintendente del re) ordinò a Rimbaud di versarle trecento talleri

accordandogli tuttav ia il diritto di sequestro a titolo di risarcimento. Rimbaud si recò dalla donna ma la

maggior parte dei beni erano già stati messi al sicuro, pertanto si limitò a confiscare qualche animale e alcuni

effetti personali, poi compì un gesto sconcertante: diede alle fiamme, nonostante le imprecazioni della

vedova, una trentina di volumi in cui Labatut aveva trascritto le sue “memorie”. Quelle annotazioni, con

ogni probabilità, rappresentavano una testimonianza storica di valore inestimabile, ma non scamparono al

pragmatismo vandalico del mercante francese. Le seccature che l’ex collega gli aveva lasciato, del resto, non

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R conosciuto in tutto corno Africa carovana amico Franzoj (ne faceva parte anche esploratore itanoiano Ugo Ferrandi) temperatura quell'estate 60 gradi in Francia cominciano essere pubblicate Illuminazioni (Verlaine: 'autore in Asia per lavori artistici' inizio dicembre R parte 34 servitori 50 cammelli
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R prosegue lungo costa : Sangallo--> verso interno terreno irregolare, cammelli faticano--> arrivo territorio Issa (nemmeno guerrieri dankil si avvicinavano) R' i paesaggio più spaventosi di quesa parte Africa...' carovana entra regno Scioa-> 9 febbraio 1887 Ankober ove conosce esploratore francese Jules Borrelli informato morte socio Labatut vedova defuna cita R per eredit Azzaze (sovrintendente re) la concede, ma accoda R diritto sequestro beni titolo risarcimento--> R dalla vedova sequestra alcuni beni personali e da fuoco a trenta volumi con memorie Labatut (inestimabile testimonianza storica) R assediato da creditori Labatut
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erano di poco conto: i creditori di Labatut che nei mesi successiv i si presentarono a reclamare denaro

divennero un autentico tormento. A maggio la carovana si rimise in v iaggio e il 7 aprile era ad Entotto, la

capitale del regno.

I nemici più pericolosi degli europei sono gli Abu-Beker, grazie alla facilità che hanno di avvicinare

l’Azzaze e il re, per calunniarci, denigrare le nostre azioni, pervertire le nostre intenzioni. Ai Beduini

Dankali danno sfrontatamente l’esempio del furto e consigliano l’assassinio e il saccheggio. L’immunità è

loro completamente assicurata dall’autorità abissina e dall’autorità europea sulle coste, ed essi

imbrogliano grossolanamente sia l’una che l’altra.

Aden, 9 novembre 1887 , lettera al console De Gaspary

La famiglia di Abu-Beker era la temibile mafia abissina. Re Menelik arrivò qualche giorno dopo col suo

consigliere, l’ingegnere sv izzero Alfred Ilg, e le trattative cominciarono. Il sovrano acquistò tutte le merci a

disposizione, Rimbaud, poco soddisfatto, guadagnò novemila talleri netti. Il 1° maggio si mise in v iaggio con

Borrelli verso est, attraverso terre sottomesse di recente da Menelik, battendo un percorso lungo il quale

sarebbe sorta la prima ferrov ia abissina (Gibuti-Addis Abeba), e tre settimane dopo raggiunse la disastrata

Harar, dove fu accolto da Makonnen, nuovo governatore della città e cugino di Menelik. Ripartì quindi per

Aden col fido serv itore Giami. Il 30 luglio scrisse al console francese lamentando tremende perdite di

denaro e un mese dopo chiese alla madre con urgenza un prestito di cinquecento franchi. Ma le cose non

stavano andando poi così male come voleva far credere. Il 5 agosto Rimbaud fu fermato a Massaua dai

carabinieri che lo trovarono senza passaporto e con due assegni da incassare. Una volta identificato fu libero

di ripartire verso il Mar Rosso.

Non posso tornare in Europa per molte ragioni: prima di tutto d’inverno morirei, poi mi sono troppo

abituato alla vita errante e autonoma, e infine non ho una possibilità di lavoro. Dunque, dovrò trascorrere

il resto dei miei giorni vagando fra stenti e privazioni, con l’unica prospettiva di morire nella breccia […]

Dovrò tornare per forza dalle parti del Sudan, dell’Abissinia o dell’Arabia. Forse potrei andare a Zanzibar,

da dove è possibile fare lunghi viaggi in Africa; e forse in Cina, o in Giappone, chissà…

Lettera alla famiglia, Il Cairo, 23 agosto 1887

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Abu-Beker nemici più pericolosi europei perchè possono avvicinare Azzaze e re--> denigrare azioni europei e danno esempio ai Beduini Dankali di saccheggiare ed uccidere, visto che loro sono impuniti da autorità abissina ed europea, giocandoli entrambi
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famiglia Abu-Beker mafia abissina re Menelik arriva dopo qlc giorno con consigliere svizzero e compra tutte armi, ma R non soddisfatto riparte verso est con Borrelli dopo tre settimane arriva Harar , dove il governatore è il cugino di Menelik riparte per Aden (con fido Giami) 30 luglio scrive console francese lamentando mancanza denaro e chiede anche prestito alla madre, ma le cose non vanno poi così male 5 agosto R fermato a Massaua con due assegni da cambirare identificato parte verso Mar Rosso
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lettera alla famiglia agosto 1887 non posso tornare in Europa, morirei di freddo e mi sono troppo abituato alla vita errante e autonoma...trascorrere resto miei giorni tra stenti e privazioni...morire sulla breccia...potrei andare Zanzibar, Cina, Giappone. chissa
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Da Suez il mercante francese si recò al Cairo dove depositò al Crédit Ly onnais ben sedicimila franchi. Inv iò

poi un articolo sulla sua spedizione al “Bosphore égy ptien” che venne pubblicato a fine agosto. Rimbaud

rimase in cura al Cairo per quasi due mesi, soffriva di reumatismi alla schiena e alla gamba sinistra, fu

sfiorato dall’idea di trovar lavoro a Zanzibar, forse passò per Beirut e Damasco. L’8 ottobre rientrò ad Aden.

Visto abbastanza. La visione si è incontrata in ogni aria.

Avuto abbastanza. Rumori di città, la sera, e al sole, e sempre.

Conosciuto abbastanza. I decreti della vita. – O Frastuoni e Visioni!

Partenza nell’affetto e nel rumore nuovi!

Partenza

~ § ~

Notizie dal Passato

Il più sorprendente ed autentico fenomeno di

fanciullo prodigio che sia mai apparso nella

letteratura mondiale di tutti i tempi - Corrado Govoni

Il 15 dicembre 1887 Rimbaud scrisse al ministro delle Colonie francese chiedendogli l’autorizzazione per il

commercio di armi nel sud dell’Abissinia. Makonnen, governatore dell’Harar, decise che se la Francia avesse

permesso l’importazione dei fucili Remington lui avrebbe chiuso le rotte commerciali agli inglesi. Rimbaud

spedì alcune relazioni sugli affari in Abissinia a diversi giornali francesi e si augurò che il ministro delle

Colonie accordasse la tanto sospirata autorizzazione. Il permesso però gli fu negato. Rimbaud allora

intraprese una missione clandestina con Armand Savouré, trafficante d’armi parigino: per duemila franchi

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Suez Cairo - dove deposita 16 mila franchi e si fa curare per due mesi di reumatismi schiena e gamba sinistra invia articolo sua spedizione al Bosphore egyptien - pubblicata in agosto forse Beirut e Damasco 8 ottobre ritorno Aden
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15 dicembre 1887 R scrive misitro colonie francesi chiedendo sutoirzzazione commercio armi sud Abissinia Negato R intraprende missione clandestina con trafficante d'armi parigino Aemand Savourè
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per 2mila franchi atrasportato fucili+ cartucce da costa ad Harar 14 febbraio 1887 parte da Aden 25 arriva Harar
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avrebbe trasportato tremila fucili e mezzo milione di cartucce dalla costa ad Harar. Il 14 febbraio partì da

Aden, attraversò il golfo e il 25 arrivò Harar. Qualcosa, tuttav ia, gli impedì di portare fino alla costa la

carovana allestita da Savouré. A questo punto le tracce di Rimbaud si perdono… tre mesi più tardi Antonio

Cecchi, console italiano ad Aden, inv iò un rapporto al suo ministero degli Esteri in cui riferiva che il 10

maggio era stava avv istata ad Ambos una grande carovana di avorio e di schiav i accompagnata dal mercante

francese “Rembau”. Fu così che nacque l’immagine di Rimbaud mercante di schiav i. In realtà la questione

non è così determinante come potrebbe apparire. A prescindere dalla fondatezza di tali avv istamenti, infatti,

bisogna tener presente che all’epoca tutti i commercianti erano implicati, in qualche modo, nella tratta degli

schiav i. Era una piaga non ancora del tutto estirpata, e del resto anche il colonialismo europeo costituiva un

fenomeno altrettanto deprecabile.

I bianchi sbarcano! Il cannone! Bisogna sottomettersi al battesimo, vestirsi, lavorare.

Ho ricevuto al cuore il colpo di grazia. Ah! non l’avevo previsto!

Non ho mai fatto del male. I giorni mi saranno leggeri, il pentimento mi sarà risparmiato. Non avrò avuto i

tormenti dell’anima quasi morta al bene, dove risale la luce severa come i ceri funebri.

Una Stagione all’Inferno

Nella primavera del 1888 Rimbaud tornò ad Harar per v ia di una “successione di cicloni” che

promettevano un’eccezionale raccolta di caffè. Si era infatti accordato con César Tian, grosso commerciante

francese, perché fosse il suo unico agente in quella città. Riprese dunque le sue frenetiche attiv ità: allestiva

trasporti, riceveva mercanti, concludeva trattative. Si stabilì in un piccola casupola a un solo piano e

accanto v i fece erigere alcune capanne che fungevano da depositi. Persona dall’indole scorbutica e riservata

e dallo stile di v ita spartano, Rimbaud era in buoni rapporti con tutti ma intimo con nessuno, e continuava a

descriversi alla famiglia in uno stato di profonda frustrazione:

Mi annoio molto, sempre; non ho mai conosciuto nessuno che si annoi quanto me. E poi, non è forse

miserabile questa esistenza senza famiglia, senza un’occupazione intellettuale, perduto fra i negri di cui

vorremmo migliorare la sorte e che invece cercano di sfruttarti e ti mettono nell’impossibilità di sbrigare

gli affari in breve tempo? […] Ma la cosa più triste è questa. È la paura di diventare pian piano abbrutito

anch'io, così isolato e lontano da ogni società intelligente.

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qld gli impedisce di portare fino alla costa la carovana allestita da Savourè -->tracce di perdono tre mesi dopo --> console italiano ad Aden (Antonio Cecchi) invia rapporto a suo ministro Esteri di una grande carovana avvistata 10 maggio ad Ambos (schiavi e avorio) mercante francese Rembau -->naque immagine R mercante schiavi
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ma all'epoca bene o male tutti i mercanti erano coivolti in traffico esseri umani v. colonialismo europeo
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primavera 1888 Harar successione cicloni-->eccezionale raccolta cafè--> si accorda con grosso commerciante come unico agente--> riprende sue frenetiche attività prende casa, ma indole solitaria e scorbutica, amico con tutti ma intiimo di nessuno con famiglia continua dipingersi come frustrato e triste (non conosco nessuno che si annoi quanto me)
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4 agosto 1888

Rimbaud era una persona ostinata, un abile mercante europeo dallo sguardo cupo ma implacabile. E

progettava. Pianificava e progettava di continuo. Offriva magazzinaggio e agevolazioni bancarie, muli

cammelli e guide, perizie contabili e generali, stabiliva il prezzo delle merci più importanti. Ogni sera andava

a risistemare le casse piene di cartucce nel magazzino accanto alla sua abitazione riflettendo sugli impegni

dell’indomani. Ormai gran parte del commercio europeo dell’abissinia meridionale grav itava attorno a lui.

Eppure quello stesso sguardo, anni prima, aveva provocato tremende distruzioni, e qualcuno, nel Vecchio

Continente, aveva già cominciato a venerare gli incendi che ne erano scaturiti attendendo il suo ritorno

come quello di un messia. Un giorno arrivò la lettera di Paul Bourde. Il giornalista gli spiegava che

purtroppo “Le Temps” aveva deciso di rinunciare alle sue corrispondenze dall'Abissinia e aggiungeva che...

Vivendo così distante da noi, lei probabilmente non sa che a Parigi per un ristretto gruppo di scrittori lei è

divenuto una sorta di figura leggendaria - una di quelle figure la cui morte è stata annunciata ma nella cui

esistenza pochi fedeli continuano a credere e il cui ritorno aspettano con ostinazione. I vostri primi sforzi,

sia in prosa che in versi, sono stati pubblicati da alcune riviste del Quartiere Latino e perfino raccolte in

volume. Alcuni giovani (che io reputo ingenui) hanno tentato di fondare un sistema letterario sul vostro

sonetto dedicato al colore delle vocali. Non essendo a conoscenza della vostra attuale vita, il gruppetto

che vede in lei la sua guida vive nella speranza che un giorno farà ritorno, e lo salvi dall’oscurità.

Erano gli albori di un Mito.

~ § ~

Verso l’Abisso

Un ribelle incarnato. Un suicida vivente. Tanto più

insopportabile per noi. Senza barare al gioco, poteva

farla finita a diciannove anni, ma la tirò in lungo,

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gran parte commercio europeo in Abissinia gravava intorno a R ma in Europa cominciava la sua venerazione... giornalista Paul Bourde gli comunica che le Temps riunciava alle sue corrispondenze da Abissinia ma... un gruppo di scrittori lo venera come figura leggendaria e spera in un suo ritorno
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ci fece assistere, attraverso la follia di una vita devastata,

alla morte vivente che tutti infliggiamo a noi stessi.

Mi piace pensarlo come il Colombo della Giovinezza,

come colui che ha esteso i confini di

quel territorio solo in parte esplorato - Henri Miller

All’inizio del 1889 Rimbaud era di buon umore, rassicurò la famiglia

(“Sto bene, meglio dei miei affari”) e anche il collega Borrelli,

spiegandogli che la situazione era sotto controllo. In realtà a marzo

Menelik, dopo la morte di Giovanni IV, si era proclamato negus negast,

re dei re, imperatore di tutta l’Abissinia e aveva cominciato ad applicare

tasse micidiali sull’intera popolazione, i suoi soldati ne imponevano il

pagamento a suon di bastonate; d’estate una terribile carestia aveva

distrutto i raccolti e il governatore Makonnen era in v iaggio in Italia per

firmare il Trattato di Uccialli con re Umberto I. Harar rischiava di

sprofondare nell’anarchia più totale. Rimbaud se ne lamentò con

l’ingegnere Ilg, fedele a quel temperamento esigente e pratico che non

aveva mai perduto. Ormai suoi rapporti con le autorità locali erano

tutt’altro che cordiali, le sue bizze aumentavano, si raccontava che un

giorno avesse sterminato con la stricnina decine di cani colpevoli di sciupargli le merci, episodio che gli

valse il soprannome sarcastico “Il terrore dei cani”. Rimbaud svolgeva il suo lavoro in maniera puntigliosa,

stilava resoconti, effettuava conteggi, era costantemente alle prese con imballaggi di avorio, muschio, oro,

caffè. Bisognava tenere il ritmo, restare nel giro, ev itare i colpi bassi di gente altrettanto motivata.

Riceviamo lettere da ogni parte che ci chiedono con insistenza notizie del poeta; siamo bombardati dalle

domande. E molti dei nostri onorevoli lettori sono indignati dal notare come Rimbaud non abbia ancora

una statua a Parigi.

“Le Décadent”, 1-15 marzo 1889

Il malcontento aumentava, gli squadroni di Menelik angheriavano la gente, i tassi di cambio erano sempre

più sfavorevoli. Rimbaud venne pestato duramente un paio di volte, forse a causa della sua sfrontatezza,

Ospedale della Concezione, Marsiglia

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inizio 1889 R scrive alla famiglia dicendo che tutto ok ma marzo Menelik proclamato negus negast=re dei re terribile carestia+aumento spropositato tasse che i soldati riscuoteva dagli abitanti a furia di bastonate R rapporti con autorità locali non più cordiali 'R sterminatore di cani' lavora, organizza, conta, si tiene nel giro...ma in Europa c'è chi vuole dedicargli una statua
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metà 1889 malcontento continua squadrono Menelik angheriavano gente tassi cambio sfavorevoli
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forse per le interpretazioni del tutto personali che dava del Corano. César Tian chiese al vescovo Taurin di

convincere il francese “pazzo” a tornarsene ad Aden. Nel marzo del 1890 venti cammelli di Rimbaud furono

trovati sotto la pioggia e in uno stato terribile nella zona fra Harar e Zeilah, con i loro carichi completamente

fradici, incapaci di procedere fino alla costa o di tornare ad Harar. Il commerciante francese negò di tenere

le sue carovane in condizioni precarie, sostenendo che fossero soltanto calunnie degli indigeni. È in questo

periodo che si colloca la storia dell’infibulazione, riferita dai fratelli Righas: Rimbaud ferì gravemente una

ragazza infibulata cercando di effettuare l’operazione con un coltello e scatenando la collera della gente

accorsa a vedere cosa stava succedendo. Quest’orribile incidente, tuttav ia, non è mai stato comprovato.

Alla fine del mese terminò il blocco commerciale inglese, Rimbaud scrisse a Menelik chiedendo con

insistenza il rimborso dei quattromila talleri che gli erano stati sottratti a titolo di “prestito”. Ad aprile arrivò

una lettera della madre che gli consigliava di sposarsi. Rimbaud declinò gentilmente l’inv ito, “intendo

rimanere libero di v iaggiare”, le rispose. Saccheggi e massacri erano all’ordine del giorno, le strade erano

spesso impraticabili a causa di guerre e rivolte locali. Rimbaud sapeva destreggiarsi abilmente nelle

situazioni più avverse e riteneva gli abitanti di Harar “né più stupidi né più canaglie dei negri bianchi dei

paesi detti civ ilizzati”, sebbene a volte esprimesse pessime opinioni sul loro conto.

Nella primavera del 1891 Rimbaud interruppe definitivamente la sua collaborazione con Savouré. Intanto i

“seguaci” europei cercavano disperatamente di avere notizie del loro profeta e gli “avv istamenti” si

andavano moltiplicando: di recente era stato scorto ad Aden, in Algeria, in Marocco. Il direttore della riv ista

letteraria “La France moderne” gli spedì una lettera: “Signore e caro Poeta, ho letto i suoi bei versi: questo

per dirle quanto sarei felice e fiero di vedere il capo della scuola decadente e simbolista alla ‘France

moderne’ di cui sono direttore”. Menelik cacciò i diplomatici italiani da Addis Abeba considerando l’Italia

una nazione nemica. Il commerciante Ottorino Rosa si apprestò così a ritornare in patria in attesa di tempi

più propizi, non prima però di aver fatto un’ultima cavalcata in montagna con l’amico Rimbaud, che,

spiegando all’altro i motiv i che lo avevano spinto ad andarsene dalla Francia, colse l’occasione per rinnegare

senza mezzi termini i suoi trascorsi “maledetti”: era solo “un periodo di ubriachezze – farfugliò, – una v ita

insensata, vuota, disgustosa”. – Io non so più parlare. – Rimbaud iniziava intanto ad accusare un fastidioso

dolore al ginocchio destro. All’inizio pensò fossero semplici reumatismi oppure un’artrite, ma nei giorni

seguenti il dolore aumentò e l’articolazione prese a gonfiarsi. Alla fine del mese la gamba si era quasi

totalmente irrigidita, fu quindi necessario farsi controllare. Il dottor Leopoldo Traversi capì

immediatamente che si trattava di un tumore canceroso ma decise di non rivelarlo al suo paziente, si limitò a

consigliargli di recarsi al più presto in Europa per farsi curare. Rimbaud attese ancora qualche giorno per

poter seguire i suoi affari, poi, ai primi di aprile, si preparò alla partenza.

I sentieri sono aspri. I dossi si ricoprono di ginestre. L’aria è immobile. Come sono lontani gli uccelli e le

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R pestato alcune volte - sfrontatezza?personale interpretazione Corano? Cesar Tian chiede al vescovo di allontare il francese pazzo e farlo tornare Aden episodio cammelli R abbandonati e fradici in questo periodo di colloca episodio infibulazione che R avrebbe compiuto con coltello su una ragazza scatenando collera gente: episodio no confermato termina blocco commerciale inglese R scrive Menelik per avere indietro suoi soldi sottratti come prestito aprile arriva lettera madre che gli consiglia sposarsi, R declina 'libero di viaggiare' sacchggi, massacri, Harar sull'orlo anarchia R si destreggiava bene abitanti Harar ' canaglie come negri bianchi civilizzati' v pessime opinioni R su loro conto primavera 1891 rompe contratto con Savourè seguaci europei continuavano cercare il loro profeta Menelik caccia diplomatici italiani Adis Abeba-->italiani nemici-->commericante Ottorino Rosa si prepara tornare in patria ma cavalcata in montagna con R che gli racconta i suoi trascorsi maledtti 'periodo di ubriachezze' Non so più parlare intanto dolore ginocchio destro che alla fine gli blocca la gamba dott Leopoldo Traversi lo visita, riconosce cancro, non gli dice nulla, ma lo invita andare in Francia per curarsi aprile R parte
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fonti! Non può esserci che la fine del mondo, più in là.

Infanzia

Il 7 aprile fu allestita una lettiga di fortuna e vennero assunti sedici portatori per condurla fino alla costa, a

Zeilah. Bisognava percorrere trecento chilometri lottando contro tempeste e terribili escursioni termiche.

Rimbaud annotò puntigliosamente le tappe del v iaggio. Il quarto giorno rimase sotto la pioggia per

ventiquattr’ore incapace di muoversi. Otto giorni dopo arrivò a destinazione e la lettiga fu issata a bordo di

una nave in partenza per Aden. Raggiunto l’ospedale fu v isitato da un dottore inglese che, impressionato

dalle condizioni del ginocchio, gli consigliò l’amputazione della gamba. “Sono diventato uno scheletro”,

scrisse Rimbaud a sua madre. Riuscì a prenotare un posto su una nave in partenza per la Francia solo il 7

maggio. Intanto “La France moderne” gridava v ittoria: “Questa volta l’abbiamo trovato! Sappiamo dove si

trova Rimbaud, il grande Rimbaud delle Illuminazioni!”. Ma il ladro di fuoco sfuggiva ancora. – Sono mille

volte il più ricco, dobbiamo essere avari come il mare. – Il v iaggio durò tredici giorni, il 20 maggio Rimbaud

venne ricoverato all’Ospedale della Concezione di Marsiglia dove diagnosticarono che il male si era esteso

alla coscia. Bisognava urgentemente amputare la gamba. Rimbaud mandò un telegramma alla madre:

Oggi tu o Isabelle, venite Marsiglia con treno espresso. Lunedì mattina mi amputano la gamba. Pericolo di

morte. Affari seri da sistemare. Arthur. Ospedale Conception. Rispondete

~ § ~

L’Ultima Visione

Il suo deserto cominciava e finiva a Parigi,

passando per l’Inferno: ed era di specchi velenosi,

di nomi, di bestemmie, di oggetti, di simboli.

Era l’immagine della “oisive jeunesse”: la sua, la nostra:

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7 aprile 1891 lettiga fortuna per arrivare costa a Zeilah 300km tra tempeste, escursioni termiche, pioggie R annota puntigliosamente tappe dopo otto giorni arriva destinazione lettiga issata bordo per andare Aden lì ospedale medico inglese impressionato stato gamba consiglia amputazione R riesce prenotare per Francia solo il 7 maggio viaggio dura 13 giorni 20 maggio a Marsiglia devono amputare sopra coscia scive madre o sorella di raggiungerlo pericolo morte
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una patria di poesia inventata in tre anni - Salvatore Quasimodo

Il 27 maggio 1891 due dottori e due assistenti effettuarono l’operazione. Estirparono dal corpo del paziente

quell’arto che era stato da sempre l’anima – la mirabile leva – della sua v ita errabonda. Una settimana dopo

l’emorragia terminò. Rimbaud scrisse una lettera a Makonnen annunciandogli il suo ritorno ad Harar “fra

qualche mese”. Ma i giorni successiv i il dolore al moncone si fece più intenso, all’inizio di luglio provò a

utilizzare una gamba di legno con scarsi risultati, la notte non riusciva a dormire e la pressione delle

stampelle gli dilaniava le ascelle.

Se qualcuno fosse nella mia stessa situazione e mi consultasse gli direi: è arrivato fino a questo punto ma

non si lasci mai amputare. Si faccia maciullare, straziare, fare a pezzi, ma non accetti di essere amputato.

Se viene la morte, sarà meglio della vita con degli arti in meno.

Marsiglia, 15 luglio

Arrivarono lettere dall’Africa colme d’affetto e solidarietà ma le nevrosi di Rimbaud si moltiplicavano di

giorno in giorno: temeva ancora di essere braccato dalle autorità militari, chiedeva a Isabelle di scrivergli

poco, sospettava che al piano di sotto ci fossero dei ladri. Il 23 luglio decise di trasferirsi a Roche, continuò a

rifiutare il sostegno di un prete, la notte urlava di dolore, qualcuno lo sentì delirare e bestemmiare contro i

credenti e la religione. Un mese più tardi decise di ritornare a Marsiglia, dove, ne era certo, si sarebbe

ristabilito e in breve tempo avrebbe potuto imbarcarsi per l’Africa. Il 23 agosto Isabelle e il fratello salirono

su una carrozza che li condusse alla stazione. Rimbaud manifestò il suo orrore per la piccola aiuola fiorita

sistemata ai piedi di un castagno, poi salì sul treno e venne adagiato v icino al finestrino, il moncone poggiato

sopra una coperta. Ogni scossone del vagone era una fitta atroce. La sera arrivarono a Parigi, Rimbaud

decise di fermarsi in un hotel, pioveva a dirotto, cambiò idea, prese un taxi e si diresse alla Gare de Ly on con

Isabelle. Intrav ide un’uniforme militare, scoppiò in una risata isterica, collassò, gli somministrarono un

sonnifero, ebbe un sonno infestato dagli incubi. Giunti a Marsiglia, un taxi li ricondusse all’ospedale. In

autunno le condizioni di Rimbaud peggiorarono, perse anche la sensibilità delle braccia, iniziò a piangere

disperato, a imprecare contro suore e infermieri, a chiedere cure più efficaci, “Andrò sotto terra! – urlava

alla sorella – e tu camminerai nel sole!”, immaginava di essere ad Harar, in perenne partenza per Aden,

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27maggio 1891 amputazione gamba dolore moncon intenso ascelle dilaniate da pressione stampelle R: NON fatevi amputare,meglio la morte
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arrivano lettere da Africa affettuose ma R in preda nevrosi: paura ladri, convinto essere ancora ricercato polizia luglio vuoe trasferirsia Roche bestemmia, soffre agosto con Isabelle torna in ospedale a Marsiglia condizioni sempre peggio impreca contro suore infermiere immagina essere Harar in perenne partenza per Aden invoca suo fedele servitore Giami
Page 61: Arthurrimbaud biografia

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invocava il suo serv itore Giami.

È molto magro; ha gli occhi infossati e cerchiati di nero; ha spesso malditesta; quando dorme di giorno si

sveglia di soprassalto, mi dice che è un colpo che lo colpisce contemporaneamente al cuore e alla testa a

risvegliarlo così; quando dorme la notte fa dei sogni spaventosi e talvolta quando si sveglia è irrigidito al

punto da non poter fare alcun movimento.

Lettera di Isabelle alla madre, Marsiglia, 22 settembre 1891

Il 3 ottobre i medici decisero di ricorrere a una stimolazione elettrica. Il 9 novembre 1891 Rimbaud dettò

una lettera farneticante in cui faceva un inventario di zanne di elefante e comunicava a un non meglio

precisato “direttore” che aveva intenzione di imbarcarsi con la sua merce su una nave della inesistente

compagnia Aphinar:

UN LOTTO: UN DENTE SOLO

UN LOTTO: DUE DENTI

UN LOTTO: TRE DENTI

UN LOTTO: QUATTRO DENTI

UN LOTTO: DUE DENTI

Signor Direttore, Le voglio chiedere se, a suo avviso, non ho lasciato niente. Oggi desidero cambiare

questo servizio, di cui non conosco nemmeno il nome, ma voglio ad ogni modo che sia il servizio di

Aphinar. Tutti questi servizi sono lì dappertutto ed io, impotente, infelice, non posso trovare niente, il

primo cane per strada glielo potrà dire. Mi mandi dunque i prezzi del servizio di Aphinar a Suez. Io sono

completamente paralizzato: quindi desidero trovarmi a bordo di buon mattino. Mi dica a che ora devo

essere trasportato a bordo…

Arthur Rimbaud spirò alle ore 10 del mattino seguente.

Aveva trentasette anni.

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lettera Isabelle
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3 ottobre stimolazione elettrica 9 novmbre R detta lettera farneticante in cui fa inventario zanne elefante ad un Direttore inesistente per imbarcarsi in una copagnai Aphinar anch'essa inesistente
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10 ottobre 1891 alle dieci del mattino R muore a 37 anni
Page 62: Arthurrimbaud biografia

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~ § ~

EPILOGO

Il caso più stupefacente, inquietante e insolubile

nella poesia da me conosciuta. Oserei dire che fa

parte a sé, senza le naturali parentele che

tutti i poeti hanno fra di loro - Aldo Palazzeschi

Il 14 novembre 1891 il corpo giunse a Charlev ille in una bara di quercia. Madame Rimbaud organizzò il

funerale in tutta fretta, senza neanche affiggere i manifesti funebri. L’abate Gillet, che era stato insegnante di

Arthur al Collegio di Charlev ille, in un’ora riuscì a radunare quattro cantori, otto ragazzi del coro, venti

orfanelli con candele, un campanaro e un sagrestano. L’altare avvampava di luci, il portone della chiesa era

adornato da eleganti paramenti neri con le iniziali dell’estinto spruzzati di lacrime d’argento. Era un funerale

di prima classe, ma non era stato avv isato nessuno, e ad assisterv i v ’erano soltanto Mme Rimbaud e Isabelle.

Verso le 10:30 venne celebrata la messa. Una volta terminata, il corpo di Rimbaud fu collocato sopra un

sontuoso carro funebre trainato da cavalli con le teste piumate e deposto nella tomba di famiglia. Tutto era

stato compiuto nella massima discrezione: un decoroso silenzio doveva porre il suggello definitivo ad

un’esistenza che era stata fin troppo rumorosa. Ma quel silenzio durò poco… lentamente cominciò a farsi

largo, da diverse parti del mondo, l’echeggiare di un urlo terrificante che anni prima aveva aggredito,

disperato, un’umanità colpevole e cieca. – Un colpo del tuo dito sul tamburo scatena tutti i suoni e dà inizio

alla nuova armonia. – Il 6 dicembre 1891 Frédéric Rimbaud ricevette una lettera.

Signore, mi perdoni se sono importuno, ma un giornale di Parigi, “L’Echo de Paris”, pubblica una notizia la

cui autenticità non mi pare certa: racconta cioè che vostro fratello, Arthur Rimbaud, sarebbe morto a

Marsiglia e che il suo corpo, trasportato a Charleville, vi sarebbe stato sepolto il 23 novembre scorso. Vi

sarei molto riconoscente, Signore, se poteste farmi sapere se questa notizia è falsa, come mi auguro; e se,

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14 novembre 1891 in bara quercia corpo R arriva a Charleville Mme Rimabaud organizza funerale di prima classe, ma non avvisa nessuno alla messa ci sono solo lei ed Isabelle massima discrezione per una vita molto rumorosa ma.... 6 dicembre 1891 a Fredric Rimbaud arriva una lettera... è Darzens Rodolfe che chiede certezze sulla morte di R e nel caso di poter iniziare uno studio sul poeta...
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comunque, mi permetteste di entrare in corrispondenza con voi per chiedervi alcune informazioni intorno

a vostro fratello, informazioni che mi sarebbero indispensabili per un studio che ho intenzione di

consacrargli…

Rodolphe Darzens

E questo era solo l’inizio. Poi divampò la Leggenda.

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