archeo lucana

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A F. Lenormant, A travers l’Apulie et la Lucanie. Notes de voyage, Paris 1883, II, p. 32; M. Lacava, Accettura. Avanzi di città, Notizie degli Scavi, 1887, p. 332ss.; Id, Topografia e storia di Metaponto, Napoli 1891, p. 138, 341-343; V. Di Cicco, Accettura. Cinta muraria, Notizie degli Scavi, 1896, p. 53ss.; U. Rellini, Scavi a Monte Croccia Cognato (Oliveto Lucano), Bullettino di Paletnologia Italiana, XLIV, 1924, p. 212; O. Valente, Accettura, Notizie degli Scavi, 1949, p. 107; G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, I, pp. 72-75, 199-207; F. Ranaldi, Ricerche archeologiche nella provincia di Potenza (1956- 1959), Potenza 1960, pp. 19-21; R. R. Holloway, Satrianum. The Archaeological Investigations Conducted by Brown University in 1966 and 1967, Providence 1970, pp. 12-13, 21-25; D. Adamesteanu, La Basilicata Antica. Storia e monumenti, Cava dei Tirreni 1974, pp. 144-158; A. Tramonti, Note per la carta archeologica di San Mauro Forte, in «Studi in onore di D. Adamesteanu», Galatina 1983, pp. 89-90. ABRIOLA (Provincia di Potenza). Nei pressi dell’abitato, a pochi km, furono trovati frammenti di ceramica ad impasto e frammenti di bronzo in contrada Castiglione. Altre ricerche furono effettuate nel Campo Sportivo, in contrada Masseria al Convento e Maddalena , quest’ultima probabile centro fortificato databile alla seconda metà del IV sec. a.C. BIBLIOGRAFIA V. Di Cicco, Abriola, Notizie degli Scavi, 1900, p. 33. ACCETTURA (Provincia di Matera). Intorno al 1951, in contrada Castelluccio, fu rinvenuto un didrammo romano campano con i tipi: D/ testa laureata gianiforme dei Dioscuri, R/ ROMA, Giove in quadriga, riferibile al 225-212 a.C., conservato nel Museo Provinciale di Potenza. Nel parco forestale delle Piccole Dolomiti di Gallipoli-Cognato, in località Monte Croccia, è presente una fortificazione rappresentata da spianamenti di roccia affiorante trattati come blocchi di fortificazione che si avvicina al tipo greco con isodomia quasi perfetta, corrispondente all’acropoli. La struttura difensiva si presenta attualmente con due cerchi quasi concentrici formanti l’acropoli e l’abitato, entrambi databili alla seconda metà del IV sec. a.C., insieme a quelle di Satrianum e di Serra di Vaglio, dove la ceramica rinvenuta negli strati della fondazione è di quest’epoca. ACERENZA (Provincia di Potenza). All’attuale centro storico corrisponde un centro indigeno conosciuto in età pre-romana (VI sec. a.C.) e romana. I reperti preromani sono costituiti da bronzi (frammenti di lebete con bordo perlinato) e di vasi locali di tipo geometrico e vasi greci d’importazione coloniale. Nella vicina contrada denominata la Guardia, si sono trovate tracce di abitazioni e tombe del IV sec. a.C., ma il toponimo risale al periodo longobardo. A 6 km dall’abitato di Accettura, in prossimità di una sorgente, sono state scoperte in contrada Acqua di fra’ Benedetto numerose terrecotte ellenistiche, che corrispondono probabilmente a un piccolo santuario di campagna. BIBLIOGRAFIA Giustiniani, s.v. Acerenza, I, pp. 26- 30. BIBLIOGRAFIA 1

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A F. Lenormant, A travers l’Apulie etla Lucanie. Notes de voyage, Paris1883, II, p. 32; M. Lacava,Accettura. Avanzi di città, Notiziedegli Scavi, 1887, p. 332ss.; Id,Topografia e storia di Metaponto,Napoli 1891, p. 138, 341-343; V. DiCicco, Accettura. Cinta muraria,Notizie degli Scavi, 1896, p. 53ss.;U. Rellini, Scavi a Monte CrocciaCognato (Oliveto Lucano), Bullettinodi Paletnologia Italiana, XLIV,1924, p. 212; O. Valente, Accettura,Notizie degli Scavi, 1949, p. 107; G.Lugli, La tecnica edilizia romana,Roma 1957, I, pp. 72-75, 199-207;F. Ranaldi, Ricerche archeologichenella provincia di Potenza (1956-1959), Potenza 1960, pp. 19-21; R.R. Holloway, Satrianum. TheArchaeological InvestigationsConducted by Brown University in1966 and 1967, Providence 1970,pp. 12-13, 21-25; D. Adamesteanu,La Basilicata Antica. Storia emonumenti, Cava dei Tirreni 1974,pp. 144-158; A. Tramonti, Note perla carta archeologica di San MauroForte, in «Studi in onore di D.Adamesteanu», Galatina 1983, pp.89-90.

ABRIOLA (Provincia di Potenza).Nei pressi dell’abitato, a pochi km,furono trovati frammenti diceramica ad impasto e frammentidi bronzo in contrada Castiglione.Altre ricerche furono effettuate nelCampo Sportivo, in contradaMasseria al Convento e Maddalena,quest’ultima probabile centrofortificato databile alla secondametà del IV sec. a.C.BIBLIOGRAFIAV. Di Cicco, Abriola, Notizie degliScavi, 1900, p. 33.ACCETTURA (Provincia di Matera).Intorno al 1951, in contradaCastelluccio, fu rinvenuto undidrammo romano campano con itipi: D/ testa laureata gianiformedei Dioscuri, R/ ROMA, Giove inquadriga, riferibile al 225-212 a.C.,conservato nel Museo Provincialedi Potenza.Nel parco forestale delle PiccoleDolomiti di Gallipoli-Cognato, inlocalità Monte Croccia, è presenteuna fortificazione rappresentata daspianamenti di roccia affiorantetrattati come blocchi difortificazione che si avvicina al tipogreco con isodomia quasi perfetta,corrispondente all’acropoli. Lastruttura difensiva si presentaattualmente con due cerchi quasiconcentrici formanti l’acropoli el’abitato, entrambi databili allaseconda metà del IV sec. a.C.,insieme a quelle di Satrianum e diSerra di Vaglio, dove la ceramicarinvenuta negli strati dellafondazione è di quest’epoca.

ACERENZA (Provincia di Potenza).All’attuale centro storicocorrisponde un centro indigenoconosciuto in età pre-romana (VIsec. a.C.) e romana. I repertipreromani sono costituiti da bronzi(frammenti di lebete con bordoperlinato) e di vasi locali di tipogeometrico e vasi grecid’importazione coloniale. Nellavicina contrada denominata laGuardia, si sono trovate tracce diabitazioni e tombe del IV sec. a.C.,ma il toponimo risale al periodolongobardo.

A 6 km dall’abitato di Accettura, inprossimità di una sorgente, sonostate scoperte in contrada Acqua difra’ Benedetto numerose terrecotteellenistiche, che corrispondonoprobabilmente a un piccolosantuario di campagna.

BIBLIOGRAFIAGiustiniani, s.v. Acerenza, I, pp. 26-30.

BIBLIOGRAFIA1

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ALBANO DI LUCANIA (Provinciadi Potenza). Notizie della presenzadi mura cosiddette “ciclopiche”durono segnalate da lacava, per ilquale “sotto, ed all’intornodell’attuale paese, che ha l’altezzadi m. 892, esisteva una cinta dimura costituita da grossissimimassi di pietre informi,segmentazione naturale della rocciadel luogo, che è un’arenariapiuttosto compatta. Alcuni di questimassi sono aderenti alla roccia,sporgente dal suolo, ed altri sonostati divelti da località vicine edaccatastati l’un sull’altro. Questacinta è antichissima ed appartienealla prima epoca di tali costruzioni.In massima parte queste murasono distrutte e la loro esistenza siargomenta dagli avanzi chetrovansi in alcuni punti…”. Ilriferimento è alla presenza di unacinta megalitica assimilabile aquella di Croccia-Cognato in agro diAccettura, ma che forse era ancoravisibile all’altezza della StradaProvinciale Marsicana, al n. 16, checonduceva alla Ferrovia di AlbanoScalo.

M. Scelzi (a cura di), Albano diLucania. Storia e cultura popolare,Lavello 1986.ALIANELLO (Provincia di Matera).Le ricerche condotte su questo sitorisalgono al 1967, quando laSoprintendenza Archeologica hacondotto diversi interventi ericognizioni solo nella grandenecropoli in contrada Cazzaiola. Quisono state messe in luce oltre 300tombe con corredi che vanno dallametà dell’VIII fino alla metà del Vsec. a.C. insieme a vasi etruschi.BIBLIOGRAFIAM. Sestieri Bertarelli, Il Museoarcheologico provinciale di Potenza,Roma 1957, 20ss.; J. De La Genière,Recherches sur l’Age du Fer enItalie Méridionale. Sala Consilina,Naples 1968, p. 229; D.Adamesteanu, Siris-Heraclea. Scavi,ricerche e considerazioni storichetopografiche, in Policoro, Matino1969, pp. 203-204; F. G. Lo Porto,Civiltà indigena e penetrazionegreca nella Lucania orientale,Monumenti Antichi dei Lincei,XLVIII, 1973, pp. 236-237.ANZI (Provincia di Potenza).Riconducibile al sito di Anxia inTab. Peut., VII, 1. Presenta inlocalità Raja, S. Giovanni e PianoTre Volte resti di un abitatoindigeno. Da S. Giovanni provieneuna iscrizione osca in caratterigreci, anche se pare risalire almenoall’età del Ferro sino al IV al IIIsec. a.C., periodo in cui sembraessere attribuita una fortificazione,quasi completamente distruttaintorno al 1847.

In località Rocca Molara e Stretto diAlbano furono rinvenute daRanaldi alcune incisioni rupestri diepoca preistorica (roccedenominate Seggia del Diavolo,Stretto del Fiume, Monticello, Roccadel cappello).In contrada Seroto furono messe inluce nel 1984 una sepoltura conscheletro supino e corredo del IVsec. a.C., collocabili alla presenza diun grande insediamento fortificatoindividuabile in contrada Macchia aridosso del confine con il Comune diCampomaggiore.

BIBLIOGRAFIAA. Lombardi, Saggio sullatopografia e sugli avanzi delleantiche città italo-greche, lucane,daune e peucezie, compresenell’odierna Basilicata, Mem. Inst.,I, 1832, pp. 230-234; G. Fiorelli,Anzi, Notizie degli Scavi, 1883, p.

BIBLIOGRAFIAA. Bozza, La Lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, p. 113-114; M. Lacava, Topografia e storiadi Metaponto, Napoli 1891, p. 138;

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379; M. Ruggiero, Degli scavi diantichità nelle province diterraferma dell’antico regno diNapoli dal 1743 al 1876, Napoli1888, p. 476; L. Pigorini, Lapaletnologia nella Basilicata,Bullettino di Paletnologia Italiana,XXI, 1895, p. 105; V. Di Cicco, Anzi,Notizie degli Scavi, 1900, pp. 34-36.

BIBLIOGRAFIAV. Di Cicco, Armento, Notizie degliScavi, 1901, 266-269; T. Pedio, Diuno scavo eseguito in Armento nel1814, Archivio Storico per laCalabria e la Lucania, XII, 1942, pp.53-59; P. G. Guzzo, Le cittàscomparse della magna Grecia,Roma 1990, pp. 334-336.

ARMENTO (Provincia di Potenza).Prima del 1814 fu scoperta unacorona d’oro di Critonio e del Satiroinginocchiato, entrambi al Museo diMonaco di Baviera, in località Serrad’Oro o Serra Lustrante. Oltre aquesta zona, altre quattro contradesono conosciute per il loro interessearcheologico: l’abitato stesso e lazona soprastante e la contradaCrapariella.

ATELLA (Provincia di Potenza). Aridosso del centro, davanti alCimitetro, si può visitare il piccoloscavo riferibile ad un insediamentoche parte da 500-600 mila anni fasino ai nostri giorni, allo studio di E.Borzatti Von Löwensterndell’Università di Firenze. Inparticolare, sono stati approfonditi ilivelli riferibili, appunto, alPaleolitico Inferiore ed alcambiamento eco-ambientale in etàpreistorica e protostorica.

Mentre la zona sovrastante l’abitatomoderno e quello di Crapariellapossono essere considerateappartenenti alla prima fasedell’età del Ferro, quelladell’abitato stesso si può datare allafine del VII-inizi VI sec. a.C. Dallenecropoli di questo ultimo provieneuna tomba principesca da cuiproviene un elmo corinzio inbronzo, una phiale di tipopeloponnesiaco, una oinochoe inbronzo di tipo rodio, buccheroetrusco, un aryballos mesocorinzioe ceramica locale. Anche a SerraLustrante vi è un abitato dell’etàdel Ferro del IV sec. a.C. in mezzo alquale sorgeva un santuariodedicato ad Ercole, provvisto di unagrande cisterna. Dopo la primametà del III sec. a.C. non si hannopiù tracce di vita in tutta la zona diSerra Lustrante, che mostrasostanzialmente materialed’importazione greca coloniale o diproduzione locale. Pare che lacorona d’oro della necropoli diSerra Lustrante provenga da uncentro vicino come Siris-Eraclea,Canosa o Taranto.

In contrada Magnone negli anni1979-1980 furono effettuate dellecampagne di scavo in seguito allascoperta di una tomba del VII sec.d.C., che gravitava presso una villarustica abitata tra la fine del II egli inizi del III sec. d.C., sino ad unasuccessiva occupazione in etàaltomedievale.All’altomedioevo si riferisce anchela storia di Atella, che forse fuprobabilmente occupato dagli stessiabitanti di Vitalba che “se leantiche platee e i vecchi catastihanno valore, noi possiamoraffigurarcela eretta su quel poggioa pan di zucchero, poco lungi daAtella, che s'innalza isolato giù nelfondo della valle, circoscritto pertre lati dalla fiumana Triepi e daltorrente Lavanghello, che iviconfluiscono, per il quarto della viaprovinciale di Potenza: colà, tramucchi di pietre coperti di fichiselvatici e di vitalbe (la nota pianta,che ha tralci simili a quelli dellavite), sorgerebbe tuttora, unicoavanzo dell'obliata, misteriosa

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terricciuola bizantina del secolo XI,un vòto arco, che la tradizionevuole che sia la porta di unacappella dedicata a San Marco”. Lalocalità è visibile proprio dalcimitero di Atella e comprendealcuni terrazzamenti, dellestrutture murarie, fosse granarie,materiale ceramico (acroma grezza)e monete bizantine che vanno dal969 al 1067.

racconta che nel 208 a.C. M. ClaudioMarcello muore in battaglia,sconfitto da Annibale, fra Bantia eVenusia e dove fu rinvenuto il ilbilingue bronzeo noto come TabulaBantina, scoperta intorno al 1793;si tratta di un testo recante sulrecto una lex romana (CIL, 12 2,582), e sul verso un testo osco conprescrizioni giuridico-religiose (CIL,IX, 416), fornisce ampieinformazioni sull’organizzazione delmunicipiuin al momento della suaistituzione, ovvero intorno all’80-60 a.C.). Un nuovo frammento furinvenuto nel 1967.

Sembra che Vitalba e i casalicircostanti furono abbandonatigradatamente, già a partire dal XIIIsec.Nei pressi del centro storico insisteil castello quattrocentesco, allostato di rudere, di cui si può ancoravedere una torre circolare.

In contrada Montelupino furinvenuto un tesoretto di 134argenti repubblicani, in prevalenzadel II sec. a.C. Nella stessa località,tra il 1921 e il 1922 venne in luceil tesoretto di 134 argenti, associatiad una necropoli di tombe asarcofago, fra le quali una con uncratere a figure rosse dell’officinadel Pittore di Creusa-Dolone.

BIBLIOGRAFIAP. Rescio, Archeologia e storia deicastelli di Basilicata e Puglia,Potenza 1999, p. 31ss.AVIGLIANO (Provincia diPotenza). Negli scavi per lacostruzione dell’edificio scolastico èstato rinvenuto un didrammo diVelia con i seguenti tipi: D/ testa diAthena a s., con elmo ornato digrifone; dietro, K (?) R/ TEAHT _Ncon leone gradiente a sinistra; nelcampo superiore, triskeles databileal 300-280 a.C.

Il sito sorge al confine fra Apulia eLucania e viene già documentato apartire dallla metà VII sec. a.C. sinoad occupare il luogo dove èpresente l’Abbazia di Santa Maria.In seguito ad altre scoperte neglianni Sessanta furono trovati, pocoal di fuori della città, i resti dieltemplum augurale, formato danove cippi recanti formule latine,datato al momento dell’istituzionedel municipium. Saggi successivihanno permesso di verificare, nelleimmediate vicinanze, la presenza dirilevanti resti della città di etàromana, specie delle fasi più tarde.

Attualmente è conservata nelMuseo Provinciale di Potenza.BIBLIOGRAFIA: Aa.Vv., Inventariodelle monete del Museo di Potenzacompilato nel 1951, 6, n. 60.

BBALVANO (Provincia di Potenza).Anticamente detta Valvano, siconosce il ritrovamento di alcuneiscrizioni romane murate gia nelXVIII sec. sull’edificio dellaCattedrale.

Nel 1977 furono condotte le primericerche sistematiche in contradaPiano Carbone, sede di un estesoinsediamento preromano, checomprendono più di 250 tombedatabili fra VII e IV sec. a.C., conabbondante ceramicasubgeometrica daunia, a vernice

BIBLIOGRAFIAGiustiniani, s.v. Balvano, pp. 162-166.BANZI (Provincia di Potenza).Luogo dove Plutarco, Marc., 29, 1,4

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nera, apula a figure rosse, bronziornamentali, armi, ambre, oggettid’oro e argento.

BARAGIANO (Provincia diPotenza). L’antica Baresanumsembra essere stata individuata inlocalità Fontanelle, dove fuindividuata una cinta muraria dietà indigena; in contrada Mancose,è stata messa in luce una strutturaa carattere abitativo suddivisa indue ambienti in asse uniti ad unterzo dove giacevano alcuni unpithoi.

BIBLIOGRAFIAM. Bréal, La Table de Bantia, inMémoires de la Société deLinguistique de Paris, IV, 1881, p.381; H. Jordan, Zur oskiscizenInschrift der bantinischen Bronze,in Beitràge zur Kunde derIndogermanischen Sprachen, IV,1881, pp. 195-210; F. Lenormant, Atravers l’Apulia et la Lucanie. Notesde voyage, Paris 1883, I, p. 223; A.Esmein, La Table de Bantia, inMélanges d’histoire du droit et decritique, Paris 1886, pp. 323-328;G. Racioppi, Storia dei popoli dellaLucania e della Basilicata, Roma1889, I, p. 380; N. Catanuto, Banzi.Tesoretto di denari repubblicani,Notizie degli Scavi, 1932, pp. 395-397; G. Pesce, Banzi. Scoperta ditombe greche ad inumazione nellazona dell’abitato, Notizie degliScavi, 1936, pp. 426-439; E.Magaldi, Lucania romana, Roma1948, pp. 118; O. Haas, Die TabulaBantina, Lingua Posnaniensis, V,1955, pp. 89-111; M. Torelli, Untemplum augurale d’etàrepubblicana a Bantia, RAL, 8. VIII,XXI, 1966, pp. 293-315; D.Adamesteanu, Frammento dellaTavola Bantina, Studi Etruschi,XXXV, 1967, pp. 667; D.Adamesteanu-M. Torelli, Il nuovoframmento della Tabula Bantina,Arch. Class., XXI, 1969, pp. 1-17; A.Bottini, Scavi e scoperte. Banzi(Potenza), Studi Etruschi, XLVI,1978, pp. 548-549; L. Del TuttoPalma, Bantia, in AA.VV., Popoli eciviltà dell’italia antica, Roma 1978,VI, pp. 887-896; A. Bottini,Osservazioni sulla topografia diBanzi preromana, Annalidell’Istituto Orientale di Napoli, 11,1980, pp. 69-82.

A Serra Carbone fu rinvenuta unatesta gorgonica pertinente ad unprobabile tempietto.BIBLIOGRAFIAA. Russo Tagliente, Ediliziadomestica in Apulia e Lucania.Ellenizzazione e società nellatipologia abitativa indigena traVIII e III sec. a.C., Galatina 1992, p.225.BARILE (Provincia di Potenza). Dacasale di Rapolla nel XII sec. (unabolla del 9 giugno 1152 cita unaChiesa di Santa Maria di Barile cumcasalibus), venne abitato da coloniegreco-albanesi di Scutari nel corsodel XV e del XVI sec.Il territorio, secondo Bozza, “spessiruderi antichi incontransi…,fra essinotevoli sono due ponti romani,uno dei quali aveva 33 piloni e 32luci e la lunghezza di metri 175,30(oggi ne esistono soli 16 e 3 arcate):l’altro era di un solo arco del qualeesistono i piloni”.BIBLIOGRAFIAA. Bozza, La lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, pp.123-124; Aa.Vv., Qui Barile,Rionero in Vulture s.d.BELLA (Provincia di Potenza).Intorno al XVIII sec. era conosciutaun’area archeologica presso unasorgente detta Fontana de’Saraceni, mentre in località Ciciellofurono trovati dei frammenti di unmosaico e a Castelluccio unbraccialetto riferibile al V sec. a.C.BIBLIOGRAFIA

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G. Salinardi, L’antica “Terra” diRuoti in Lucania, Ruoti 1973, pp.13-16.

ulteriori notizie storiche, fa pensaread un lento declino già dalla metàdel V secolo. Nel II secolo d.C., comeci riferisce Pausania, di Metapontonon restavano che ruderi.

BERNALDA (Provincia di Matera).La tradizione vuole che fosse statafondata intorno al XVI sec. sullerovine dell’antica Camarda adopera di Berardino de Bernardo. Ilsito antico sembra essere statoindividuato in località San Donato,ad 1 km a nord dal centromoderno.

L'area dei santuari comprendequattro templi, di cui uno arcaicodedicato ad Apollo Lykeios ed unodi dimensioni più ridotte, dedicatoad Hera. Tre chilometri più a nord,venne eretto un santuarioextramurario per il culto di Hera,cosiddetto delle “Tavole Palatine”.La maggior parte degli

insediamenti più antichi, però, siestende lungo una fascia E-O, con ilrinvenimento di monete pressoMasseria Sansone ed alcunesepolture nelle località Avinella eCentro Storico (esattamente a 600metri dall’abitato vero e proprio).

L’area è occupata già da gentienotrie sin dall’età del Bronzorecente e finale, come attestano lericerche di S. Vito e di Termitito,con contatti micenei.L’insediamento acheo paredislocato su due versanti, unomeridionale, mentre l’altro, quellodel castrum; documenta contatticon Japigi e Greci.

In effetti la località di maggioreinteresse, oltre a Metaponto, è lacontrada Avinella o Avenella con lascoperta, nel 1933, di una tombacon resti ossei umani dispostisupini corredati di alcuni skyphoied una lekane alti pochi centimetri,risalenti al IV-III sec. a.C., periodoche non si discosta dal ripostigliomonetale di Masseria Sansone,costituito da almeno un migliaio dimonete, per lo più didrammid’argento con esemplari di Crotoneed Eraclea (281 a.C.).

L’impianto urbano è organizzatocon quattro complessi ben definiti:santuario, agora con i suoimonumenti, ergasteria e i quartieridi abitazioni civili. La plateia, postaa settentrioner, è datata nel VIsecolo a.C. insieme al quartieredelle fornaci, mentre tra la metàdel VI e la metà del V sec. a.C., iltempio C viene inglobato in unanuova struttura, in cui si trovanoanche i templi A, dedicato adApollo, ed il tempio B, dedicato aEra, entrambi costruiti intorno al530 a.C.

Nel Comune di Bemalda ricadeanche la vastissima area diMetaponto.La tradizione vuole che gli abitantidi Metaponto vantassero originimicenee. Il suo nome richiamavaquello di Metapa, un distretto delregno miceneo di Pilo in Messenia.Strabone racconta di una primaMetaponto fondata da Nestore e daisuoi compagni al ritorno dallaguerra di Troia. Alleatasi, intornoalla metà del VI secolo, con Crotonee Sibari nella distruzione di Siri, èassente da successivicoinvolgimenti. La mancanza di

Nell'area metapontina gli studiosihanno potuto ricostruirel'organizzazione del territorioagricolo in virtù di grandi quantitàdi scavi ed esplorazioni. In questazona, abitata stabilmente, sonostate rinvenute tracce di ben 1500insediamenti. Nelle fattorie, chefungevano anche da residenza, siproducevano cereali, ortaggi,legumi e alberi da frutta. Lastruttura prevedeva un nucleo

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abitativo con cortile e porticato: lacucina era di solito disposta a sud-est, il cortile a Nord. Inoltre c'eranouna stalla, una cantina ed unacisterna per raccogliere l'acquapiovana.

nell’antichità una forte attrazionesulle popolazioni greche.Probabilmente la situazioneinsediativa di quest’epoca, legata arisorse proprie del territorio, inepoca tardoantica non scomparverodel tutto, anche se il paesaggiovenne via via modificandosi, forsea causa dell’uso intensivo delterritorio.

Il sistema insediativo nel territoriofra III e V sec. d. C. si basa sullariorganizzazione del popolamentosecondo le forme individuateinsieme con le caratteristichegeologiche del territorio. Si tratta diun periodo in cui si sviluppanoinsediamenti sparsi lungo varipercorsi, anche a ridosso dellaMurgia tarantina, che nonconsentono l’occupazione o losviluppo della villa propriamenteconosciuta nei secoli passati, ma diuna serie di insediamenti cheporteranno alla costituzione dipiccoli aggregati rurali dallatipologia varia, che si svilupperànell’incastellamento medievale. Ciòè dovuto certamente al nuovoassetto politico-geografico, nelquale vede l’affermazione delcristianesimo ed il successivoconflitto greco-gotico (535-553),contemporaneamente allatrasformazione del paesaggio (iriferimenti ai siti costieri, comeSalapia, Egnatia e Metaponto sonosignificativi, ma si aggiunganoanche le ipotesi sull’insabbiamentodel Lido di S. Cataldo a Lecce e allachiusura dei laghi di Varano eLesina sul Gargano). Se conduciamo,infatti, un esame dellaconformazione del paesaggio lucanoe di quello a ridosso dell’areatarantina notiamo che l’attivitàalluvionale dei fiumi in genere si èaccentuata nel tempo e che, nelnostro caso, il trasporto delmateriale alluvionale con ilconseguente avanzamento dellacosta ha danneggiato sensibilmentel’economia delle fasce pianeggiantiche avevano esercitato

Alla ricostruzione del paesaggio inquesto periodo e in quello di pocoprecedente, ci vengono in aiutoalcune fonti scritte: Orazio (Epist.,II,227, ed Epod., I,28), alludendoalla Selva Lusilla, tra Castelluccio eLaino, nelle vicinanze del Lao, parladi regione frequens silvis;Calpurnio Siculo (Bucol. Eclog.,VII,17) parla di pecuaria silvaelucanae; Seneca (De Tranquill.Animi, II,11) accenna ai lucanossaltus.Da queste fonti risulta che almenouna parte della Lucania, quellaforse più interna, era caratterizzatada silvae. La presenza di alcunerisorse fondamentali per l’economiaagro-silvo-pastorale, però, nonimpedì la trasformazione dellacolonia di Taranto che, trasformatain municipio nell’89 a. C., retta daduoviri e ascritta alla tribù Clodia,non riuscì ad evitare la depressionedemografica che perdurò sino al Isec. d. C. Nell’età di Nerone l’agrotarentino venne assegnato aveterani che, secondo Tacito (Ann.,14,27), in gran parte ripartirono. E’il periodo in cui sembrano piùdiffuse le colture di ulivo e vite,come attesta l’iscrizione di unabrocchetta da vino del Museo diTaranto, con la menzione delfundus Pettianus, ubicato lungo lavia Appia. La parte nord-est delterritorio tarantino era adattoall’allevamento del bestiame, consaltus dove sono presenti alcuneiscrizioni sepolcrali.

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A questo proposito le fonti,sebbene non permettano unaricostruzione delle vicende,inducono a far pensare che nelterritorio dell’area del Metapontino,per esempio, ridotto alla fine delIII sec. a. C. ad ager publicus, vifossero ancora attività artigianali,come dimostrano gli scarichi sulbordo interno del fossato delcastrum e sul alcuni livellisuperiori della plateia. Accennando,inoltre, alla situazione archeologicariscontrata a Metaponto, dove laguerra servile del I sec. a. C. pareavesse coinvolto direttamente ilterritorio, come dimostranodevastazioni e stragi, nonché letrasformazioni urbanistichesuccessive, riferibili ad epocacesariana ed augustea. Questasituazione è rilevata anche nelresto della Lucania, la qualesembra riprendersi in epocatardoantica. Nel corso del III sec.vengono reralizzati a Metapontoalcuni ambienti, come un impiantotermale, una fontana ed unporticato, che restano in funzionesino al V sec. Nell’area della stoàvengono costruiti alcuni edificidella seconda metà del III sec.,mentre successivamente venneimpiantata una basilica cristianacon fonte battesimale, collegabilecon alcune strutture e tomberinvenute dal Lacava in loc. S.Palagina. Numerose le moneterinvenute, alcune fuori contesto, daAureliano (270-275) a Giustino(518-527): Tale situazione sembradocumentata sino a tutto il VI sec.d.C. Dopo questo periodo sisvilupperà l’insediamento di Torredi Mare, per la cui costruzionevennero reimpiegati materiali piùantichi. Ciò coincide con quantosembra ipotizzato per la retestradale dell’Apulia, in cui lageografia ecclesiastica della regione

trova pochi, ma significatividocumenti. Qui, infatti, dove Plinioaveva registrato circa ventimunicipia, sono documentate novediocesi (Canosa, Venosa, Trani,Salapia, Ordona, Aecae, Lucera,Carmignano, Siponto). In questoperiodo cambia anche l’assettoinsediativo. Mentre i coloni grecigiunsero in questi territori vitrovandovi i Choni, gli indigeni delluogo appartenenti all’ethnosenotrio, che vivevano inagglomerati sparsi, essi crearono inSiris la prima difesa della collinacon fossati e muri in mattoni crudi;nella città di Metaponto, inoltre,l’impianto urbano per strigaspresenta due fasi: il lato occidentaleè ascrivibile al periodo arcaico,mentre quello meridionale puòessere attribuito al V sec. a. C.L’affermazione dei Grecinell’Occidente fu certamente legatoai loro insediamenti agricoli, il cuisviluppo procedeva insieme aquello urbano. La colonia-tipo,infatti, comprendeva un territorio ochora nelle immediate vicinanzedelle mura con una fasciaterritoriale più interna, entrambiprotetti da fortificazioni o phrourialungo alcuni tratti viari controllatidai Greci che conducevanodall’interno verso la costa.Un altro esempio di strutturaabitativa della fine del VII sec. a. C.è ubicato in località Cospito-Casertain territorio di Policoro. Qui èpresente un’ambia casa lunga 115metri, composta da tre vani che sulprospetto meridionale presenta unporticato. E’ un esempio diplanimetria già presente inOccidente in età arcaica,assimilabile a quelle successivadefinita “a pastas”, dove la pastas èil loggiato rettangolare adibito adisimpegno tra gli ambienti posti anord ed il cortile meridionale.

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Un secondo esempio di abitazionepiù complessa è costituita dallacasa costituita da una planimetriageneralmente rettangolare conporticato antistante, definita amegaron o “ad ante”. Per quantoriguarda le tecniche costruttive,esse sono semplici ed essenziali: inprimo luogo utilizzavano materialiprevalentemente locali, a voltesquadrati, come a Megara Iblea,Selinunte, Naxos, alcune fondazionisono più povere ed utilizzanociottoli fluviali, scorie di fornace eframmenti di laterizi: su questevenivano innalzati muri di argillacruda, rinforzati da elementi lignei,mentre il tetto era a doppiospiovente con copertura in tegole ecoppi.

BIBLIOGRAFIAF. Paternoster, Città scomparse:Acerronia e Forum Popilii, Potenza1973.BRINDISI DI MONTAGNA(Provincia di Potenza). Non siconoscono ricerche condotte aBrindisi, ad eslusione del PalazzoBaronale, gia sede di una fortezzanormanno-sveva, nella cui areaabbastanza circoscritta affioranoreperti relativi a resti di tegolemedievali con margini ricurvi; direimpiego, riferibili al X-XIII sec.Numerosi effetti relativi al post-abbandono, per cui, al momento, èimpossibile una ricerca dettagliatasul campo.

CCALCIANO (Provincia di Matera).In località Chiancazzo,precedentemente al 1951, furinvenuto un tesoretto di 7didrammi di Taranto dei periodidel 281-282/272-235 a.C.

BIBLIOGRAFIAD. Adamesteanu, Origine e sviluppodi centri abitati in Basilicata, in Attidel Centro Studi e Documentazionesull’Italia romana, III, 1970-1971,pp. 115-156; M. T. Giannotta,Metaponto ellenistico romana,Galatina 1980 M. Barra Bagnasco,Metaponto, Edilizia privata eimpianti produttivi urbani, in G.Pugliese Carratelli (ed.), I Greci inOccidente, Venezia 1996, pp. 353-360; A. Bottini., L’incontro deicoloni greci con le genti anellenichedella Lucania, ibidem, pp. 541-548;G. Volpe, Contadini, Pastori emercanti nell’Apulia tardoantica,Bari 1996.

BIBLIOGRAFIAInventano delle monete del Museodi Potenza [compilato nel 1951], 5-6, nrr. 54-59 e 61.CALVELLO (Provincia di Potenza).Intorno alla fine del XIX sec. DiCicco rinvenne in loc. Paolina alcunifondi di capanne di pianta circolare.Due strati sovrapposti potrebberocorrispondere alla prima e allaseconda età del Ferro. Tra imateriali forse anche vasi indigenied altri di età romana.

BRIENZA (Provincia di Potenza).Una tradizione vuole che all’internodel borgo vecchio ed abbandonatodi Brienza sorgesse la città romanadi Acerronia, ma notizie più certesono quelle archeologiche relativeal ritrovamento in contrada Braide-Schiavi-Pozzi di alcune sepolturecon “rozzi vasi” (probabilmentedell’età del Bronzo) ed una monetain bronzo dell’età imperiale da unatomba di contrada Pozzi nel 1958.

BIBLIOGRAFIAV. Di Cicco, Calvello, Notizie degliScavi, 1900, pp. 32-33; N. Masini,Calvello. Dal castrum al palazzo,Napoli 1996.CAMPOMAGGIORE (Provincia diPotenza). L'insediamento antico sitrova sul tratto viario checongiunge Taranto con Napoliattraverso le importanti città diPotenza e Salerno. La presenza dipoche fonti bibliografiche non

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consente di operare unaricostruzione documentata dellasuccessione degli insediamentiumani del territorio; ignoriamopertanto l’origine del vecchio paesee l’etimologia: molte possono esserele supposizioni, alcune supportateda prove certe. Cutinelli-Rendina,nella breve monografia suCampomaggiore conferma l’ipotesisul significato di “eccellente terracoltivata a grano”, ma sappiamo che“Nel luogo detto Montecrispo a1000 metri dall’abitato e proprionella vigna dei Rendina, venivanoscoperti, un cinquanta anni faparecchi sepolcri con entrolacrimali, lucerne e vasi di creta dimediocre fattura, e che l’EgregioCommendatore Minervini, cheesaminolli, fa rimontare al III sec.prima di Cristo. Vasi di similfattura furono rinvenuti, quasi aduguale distanza nelle contradeChiapparo e Macchia, e anforevinarie ed olle, una delle quali, dipietra calcarea, si conserva fino algiorno del disastro in casa deiSignori Chiaromonte. Se poi fossestato vicus o pagus, città o borgata,se lo stesso il nome ed il luogo chi èche può dirlo?”. Sappiamo, a questoproposito, che quasi ai confini con ilcomune di Albano, si trovaun’iscrizione funeraria del I sec.d.C. con la frase “CALP(VRNIVS)VIX(IT) ANN(OS) [---]”.

immediate vicinanze del Casinodella Contessa e possiamo dire chein tale periodo si conosce undiscreto benessere e sviluppo. Ma ècon la dominazione sveva cheCampomaggiore progredisceulteriormente. La sua posizionestrategica ( da un lato il fiumeBasento, dall’altro la Via Appia ),però, fa sì che il feudo abbia prestofine, dati i continui saccheggi daparte degli Angioini; resta solo iltoponimo e il feudo viene affidatoad un semplice soldato: Pietro diBelmonte.Solo nel 1280 Campomaggiore sitrova menzionata tra i villaggi chehanno l’obbligo di restaurare ilcastello di Melfi, e possiamodedurre che questo toponimo nonscomparve mai, come ci èdimostrato nella Platea del Principedi Bisignano disegnata da Giovannide’ Orlandis di Sanseverino. Delperiodo successivo conosciamo soloi vari nomi dei feudatarisuccedutisi, ma questo non destaparticolare curiosità. Importanteinvece risulta la vendita nel 1673del territorio di Campomaggiore daparte di Cassandra Sabariano alConte Gerardo Antonio Rendina,figlio di quel Carlo Rendina che fuinsignito del titolo di conte daFilippo IV di Spagna. E’ proprio perlegittimare il titolo nobiliareacquisito che tale famiglia acquistail feudo disabitato diCampomaggiore.

Con più certezza possiamo riportarele notizie circa la Campo Maggioremedioevale. E’ noto che findall’VIII secolo assistiamo inBasilicata alla formazione dicomunità monastiche di rito greco:importante fu il monastero dellaTheotokos ( =”Madre di Dio”,latinizzato poi in “S. Maria”) delRefugio del IX-X sec., costituitosi inperiodo angioino in un unico feudocon Campomaggiore. Le tracce ditale comunità sono rinvenibili nelle

Da questo momento i Rendinaguidano con continuità la comunitàfino ad epoca piuttosto recente. AGerardo Antonio succede il figlioNicola, il quale però muore giovane,lasciando sua moglie, DonnaMarianna Proto, e suo fratello,l’Abate Don Ferdinando, alla tuteladel minorenne erede Pasquale. Intale periodo l’evolversi della nuovapolitica agraria, instaurata dai

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governanti del Regno di Napoli,spinge i tutori Rendina adincrementare le attività dei loropossedimenti così come appare daun rogito notarile del 20 novembre1741: “Il 20 Novembre 1741 inpresenza di Notaio DomenicoLacertosa di Tricarico D. MariannaProto e l’Abate Don Fernandoconvennero con i primi abitanti ecoloni di Campomaggiore: GiuseppeChiaromonte, Carlo Laurenzana,Nicola Chiaromonte, Lelio Tricarico,Domenico Pisano, Paolo Miraglia,Angelo Traficante, RoccoCasalaspro, Giovanni DomenicoCivita, Mario Cafarelli, GiuseppeGrassano, Cesare Benevento,Innocenzo Scioja, GiovanniTraficante, Bartolomeo Tricarico eFrancesco Trivigno”. Vi è già unapopolazione costituente un nucleodi 80 abitanti, che alla fine delsecolo XVIII, cioè dopo circasessanta anni, è cresciuto sino araggiungere il numero di 410.

malsane e con l’ausiliodell’Architetto Giovanni Patturelli,di scuola napoletana ed allievo delVanvitelli e che probabilmenterisentì l’influsso delle teorie“utopistiche” dell’Owen e delFourier, imposta uno studio per lacreazione a nuovo diCampomaggiore. L’impiantourbanistico così progettato prevedeun disegno a scacchiera: “Egliprosciugò quel laghetto e sullospazio conquistato imprese adedificare (meglio ristrutturare) unnobile palagio su disegno diPatturelli. Concepì un’ordinatapianta del paese disponendo tutto ascacchiera con larghe strade,dirette tagliantesi ad angoli retti econ una vasta piazza nel mezzo. Acoloro che fabbricavano la casa,oltre il suolo, donava le travi, lacalce. E se ve n’era bisognoaggiungeva pure un piccolo aiuto indanari. E’ vivo ancora qualchevecchio che ricorda aver visto ilnobile uomo andare un po’ curvo,colle mani incrociate dietro laschiena, com’era suo uso, adinvogliare le costruzioni delnascente paese e guardare che lemura sorgessero entro i limitisegnati e la muratura fosse fatta adovere; con un suo bastoncellotentar bene, e dar consigli edistribuir biasimo e lodi secondo ilbisogno. A rendere poi sempre piùstabile la popolazione, già raccoltaed accresciuta col richiamare gentedai paesi vicini, fece nuoveconcessioni di terre contentandosidi lievissimi censi. E col benesseredegli agricoltori curava in paritempo il progresso dell’Agricoltura.Introdusse nell’agro la coltivazionedell’olivo, che prima era affattosconosciuta, facendo venire daBitonto degli esperti coltivatori, iquali poi allettati dalle suelarghezze si accasarono in paese e

Intorno al 1742 il nucleo primitivodi abitanti occupa case di tufo estoppie raggruppate senza alcunordine attorno alla casa padronaledei Conti Rendina. Sulla successionedei Conti Rendina, c’è da dire chel’investitura del feudo nel 1768 vaa Giuseppe, fratello dello sfortunatoPasquale morto celibe.Il Conte Giuseppe, a differenza deiprecedenti, pone stabilmente la suadimora in Campomaggiore eproprio dal suo matrimonio con labitontina Teresa Sylos nasce coluiche è considerato l’illuminatofondatore del paese: TeodoroRendina. Costui ha la possibilità distudiare al Collegio Tolomeo diSiena che allora era in fama essereil migliore d’Italia. La sua crescitaculturale è tutta rivolta alla“risistemazione” del paese; infatti,terminati gli studi, inizia un’operadi bonifica delle zone paludose e

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ci perpetuavano il loro mestiere.Procurò da ogni parte vitigni,mazze di frutta delle più stimatespecie e le diffuse largamente: arinnovar le semenze fece veniregrani di Sicilia e di Puglia e apreservarle dalla decadenzaintrodusse la pratica dellaselezione. Fece venire arietimerinos e verri Casertani e liconcedea liberamente a chi nerichiedeva. Fabbricò un ovile, chefu poi di esempio e modello deglialtri tutti che si son venuti facendoin Basilicata, e stalle per buoi eporcili costruiti secondo i miglioridettami dell’igiene e del tornaconto.Tante e così intelligenti curedovevano dare il loro frutto; lecapanne scomparivano e le caseaumentavano; la popolazionecresceva”.

e 1845 possiede già il Cimitero,vanta anche un Fonte pubblico, nel1853 ha una scuola pubblica, nel1860 ci sono ben sette sacerdoti,due legali, due medici, duefarmacisti e un agrimensore.Vengono iniziati anche i lavori dicollegamento con altri centri vicini,sia dislocati oltre il Basento sia piùa monte, tant’è che nel 1868 vieneedificato un ponte sul Basento, incontrada Chiapparo, e viene portataa compimento la costruzione dellaProvinciale Corleto-Tricarico, grazieanche all’interessamento delMarchese Gioacchino Cutinelli,erede degli zii materni Giuseppe eSaverio Rendina, divenuto Senatoredel Regno.BIBLIOGRAFIAP. Rescio, Campomaggiore:Archeologia dell’Edilizia Storica,Campomaggiore 1997.Ma la visione del Conte Teodoro

Rendina si spinge oltre: il suoobiettivo è quello di fare diCampomaggiore un paese agricoloche possa offrire ai suoi abitantitutti gli agi e le comoditàconfacenti. Vengono così costruitiun ovile, preso poi a modello daglialtri costruitisi in tutta la Basilicata,dei porcili e stalle che garantiscanosoprattutto l’igiene. E’ questo climache genera la rinascita diCampomaggiore; infatti lapopolazione aumenta fino araddoppiare (contando gli 820abitanti) nel 1820 e raggiungendo i1000 alla morte del benemeritoTeodoro, avvenuta nel 1833. Insintesi il diagramma qui disegnatoespone i dati della popolazione diCampomaggiore dal 1741 al 1833.Nonostante le tensioni derivantidalla questione demaniale prima edal brigantaggio poi,Campomaggiore conosce anni diduro lavoro e prosperità economica.Può vantare una posizione diassoluto privilegio: negli anni 1844

CANCELLARA (Provincia diPotenza). A Serra del Carpineinsiste un vasto insediamentocostituito dall’acropoli edall’abitato, riferibile adun’occupazione che va dal V sec.a.C. Sull’acropoli si trova unagrande struttura rettangolare conpotenti muri di fondazione edabside, riferibile verosimilmente adun edificio pubblico religioso, coevoad alcune capanne di formacircolare corredate di fosse-deposito.BIBLIOGRAFIAE. Fabbricotti, Cancellara (Potenza).Scavi 1972, in Notizie degli Scavi,1976, pp. 327-358.CASTELLUCCIO INFERIORE ESUPERIORE (Provincia di Potenza).Da questa lolcalità provieneun’iscrizione in alfabeto acheograffita su un’olla sferoidaled’impasto già nella collezione Kollere poi passata ai Musei di Berlino.L’iscrizione è interpretata come unaformula dedicatoria ad una divinità

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assimilabile all’italico Iuppiter(Dipaterem) che ha l’appellativo ditoutikem, per cui sembra databileal V sec. a.C.

Montagna. Una tradizione vuole cheil saraceno Bomar, padrone diPietrapertosa, attaccò e prese anchequesta fortezza. Il CatalogusBaronum, ricostruito in età angioinasu carte del 1152-1190, parla delsuo feudatario, Tommaso (§ 113:«Thomas de Castello Menzani dixitquod tenet feudum unius militis deCastello Menzani et cum augmento/obtulit milites duos»), nel senso chealla fine dell’inchiesta sullepossibilità militari normanne per laspedizione in Oriente contro lacoalizione di Federico I Barbarossae Manuele Comneno, Tommaso,appartenente alla contea diTricarico, garantiva tre o, almassimo, sei persone, per unarendita di venti once d’oro. Con lapresenza del feudatario nonabbiamo sicurezza sulla presenzadel castello vero e proprio, ma diun sicuro incastellamento, cioè diun popolamento accentrato in basead una natura stabile del potere,che si permette anche di costruirsiuna residenza ad oppressione-controllo (prima) e difesa (dopo)dell’insediamento.

Alcuni identificano Castelluccio conNerulum attestata da Livio (19, 20,9), che riferisce della suaespugnazione ad opera di Q. EmilioBarbula, nel 317 a.C.In loc. S. Agata furono segnalati nel1797 «molti idoletti, vasi e diantichissime strutture, medaglie,sepolcri», nelle contrade diPierasasso e Fornaci. Lombardi,Madonna della Neve, Piano delleFosse e Campanelle reti di necropolicon alcuni vasi a figure rosse, unidoletto di Eracle ebbro con patera.BIBLIOGRAFIAGiustiniani, s.v. Castelluccio, pp.346-350; L. Cappelli, Della presentecondizione topografica di LainoBorgo Castello nella Calabriaciteriore rispetto alle antiche cittàdi Tebe e di Lao, Annali civili delRegno delle Due Sicilie, XLIII, 1855,p. 574ss; M. Lacava, Del sito diBlanda, Lao e Tebe Lucana, Napoli1891, pp. 59-69; P. Bottini, Latomba di « Madonna della Neve »,Magna Graecia, XVIII, 11-12, 1983;L. Giardino, La viabilità nelterritorio di Grumentum in etàrepubblicana ed imperiale, in«Studi in onore di D.Adamesteanu», Galatina 1983, pp.195-217; P.G. Guzzo, Per lo studiodel territorio di Laos, BA, 8. VI,XVII, 1983, pp. 57-66; P. Bottini, Icorredi tombali del IV secolo, inAA.VV., Castelluccio: un centro‘minore’ tra beni culturali ememoria storica, Matera 1987.

Non vi è dubbio che questi luoghi,come è stato già detto a propositodi Pietrapertosa, furono antichi,come la contrada Piani,anticamente Planula, un centroabitato, distrutto dai Saraceni nel1031, o la contrada Arioso, che latradizione vuole un tempodominata dai romani con il nome diMaudoro e, ancora, le contradeSerra S. Angelo, S. Giuliano, S.Salvatore, e Guardia. Null’altro siconosce di Castelmezzano, se nonun documento dettato a Melfi edatato 24 settembre 1280 chefornisce, tra le località chedovevano provvedere allaricostruzione del castello di Melfi,le varie quote di spesa per localitàe, tra queste, «Laurenzanum unc.

CASTELMEZZANO (Provincia diPotenza). Il toponimo deriverebbeda Castrum Medianum, ovvero“situato al centro” poiché trattasidell’insediamento posto fra icastelli di Pietrapertosa e Albano, odi Pietrapertosa e Brindisi di

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10 tar. 6 et gr. 2, Trifogium unc. 8tar. 4 et gr. 4, Gloriosa unc. 2 tar. 1gr. 4, Castrum Bellocti unc. 2 tar. 7gr. 4, Accepturum unc. 1 tar. 22 gr.16, Campus maior unc. 2 tar. 28 gr.16, Castrum Medianum tar. 18,Petraperciata unc. 4 tar. 3 gr. 12»;fra tutti gli insediamenti citatiCastelmezzano è il più povero e siavvicina solo ad Accettura, mentreè lontano persino daCampomaggiore, sito che saràdifficile trovare nei documenti, manon verrà mai abbandonato come sicrede. Se si percorre la stradaprincipale che dal palazzo delMunicipio conduce al pianoro delcastello ci si rende subito conto chesiamo di fronte, in effetti, ad unfenomeno costruttivo veramenteardito che trova pari solo nelcastello di Pietrapertosa; ciò puòdipendere dal paesaggio, dalmateriale costruttivo e –non daultimo– dalle tecniche costruttivesimili, anzi identiche. Dopo aversuperato un accesso non facile, ci siimmette in un vasto ambientetrapezoidale, la cui base maggioreconserva i tratti murari piùcospicui, alti dai 0,60 ai 0,90 metrisul piano attuale.

Castello, all’interno delle qualiindividuò due serie di edifici condue livelli di distruzione, in cui vierano punte di lancia, oggetti inbronzo e in oro, pesi fittili emonete. La cinta muraria presentauna forma quadrangolare con unperimetro di quasi 900 metri.In questo territorio rientra anche lavalle del fuime Mercure. La regionesi inquadra in un territorio nonmolto esteso, ma dalla singolareposizione geografica. Essa, sebbenerientrante sia nella Calabriasettentrionale che nella Basilicatameridionale ed occidentale, registrauna storia omogenea già a partiredall’VIII sino a giungere all’XI sec.Precedentemente a questo periodosono note le vicende documentatesia dalle fonti e dagli scaviarcheologici. Dal IV sec. a. C. laBasilicata e la Calabria avevanocontinuato subire trasformazionidel paesaggio in concomitanza con idiversi assetti insediativi. Inparticolare, sia nel periodo dellaconquista romana che in quelloprimoimperiale le strade consolari,quali l’Appia (Roma-Benevento-Venosa- Brindisi), a nord, e laPopilia (Capua-Reggio Calabria),avevano garantito un accesso piùdiretto nelle due regioni, con ilconseguente passaggio delcristianesimo lungo le zone costiereed immediatamente limitrofe. Ciònon avvenne per le aree piùinterne, ad esclusione di quelle che,ridotte ad ager publicus, furonosoggette a disboscamenti continui,creando nuovi agglomerati, mafavorendo anche un processo dispopolamento.

Una notizia ci viene fornita daGiustininiani, per cui “questa terrasi vuole antica, e surta sulle ormedi qualche luogo distruttonell’antichità, rilevandolo glioabitatori da’ molti sepolcri, chetrovano nelle sue vicinanze, e degliavanzi di un antichissimo castello,che osservasi tuttavia in luogomolto alpestre e sassoso”.BIBLIOGRAFIAGiustiniani, s.v. Castelmezzano, p.351; G. A. Viccaro, Fra le DolomitiLucane–Castelmezzano, Villa d’Agri1993, p. 17ss.

Il fatto che molte aree risultaronocosì deserte, permise una veloce edinterna penetrazione del popololongobardo che, negli annisuccessivi al 568, diviso in verigruppi preferì percorrere i tratti

CERSOSIMO (Provincia di Potenza).Lacava fu il primo a segnalare unacinta di mura sulla collina del

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viari più interni, quali i tratturi ed ipercorsi secondari, trovandofavorevoli e fertili insediamenti o, avolte, inserendosi e coabitandopacificamente con la popolazioneindigena latina. I dati archeologiciconfermano una tradizione“conservatrice” solo in alcunesepolture altomedievali provenientida Venosa, ma i caratteriantropologici, ad eccezione diqualche raro caso, confermano chel’integrazione era già avanzata. Lacultura materiale non dispone, perla Calabria e per la Basilicata, datiancora globali, tuttavia è possibileconsiderare, con la giustaapprossimazione, che in questoperiodo gli stanziamenti umanisono caratterizzati da piccoliagglomerati umani dove sono piùmarcati alcuni aspetti bizantini,come l’accentramento dellestrutture abitative intorno ad unedificio di culto e la produzione dioreficerie. A ciò si aggiunsero leincursioni saracene ed il passaggioin Occidente di molti monaciiconoduli durante il periodo dellalotta iconoclastica (726-843), cheportò ad un’ulterioreintensificazione dell’influssobizantino in ogni settore della vitaculturale. Invero, appare oggichiaro che alcuni insediamenti nonfurono affatto abbandonati; semmaisubirono una diversa occupazionedel suolo che deve necessariamenteessere ricercata sul terreno.Sappiamo, perciò, che la presenzabizantina, massiccia per laconsistenza demografica, in Italiaera articolata in temata di Calabria(a partire dall’VIII- IX sec.,localizzata nell’antico Bruzio, e nonpiù con il Salento, antico territoriodella augustea regio secundaApulia et Calabria), con capitaleReggio, e di Langobardia concapitale Bari, ed il rappresentante

unico era il Catapano con sede aBari (oggi Basilica di S. Nicola). Lasuddivisione dei temata eraorganizzata in turme comandate daun turmarca. La Lucania Bizantinaera formata da diversi territori, ilLatinianon, il Lagonegro ed ilMercurion, quest’ultimo in parte interritorio calabrese. La presenzamonastica spiega bene la dinamicadel popolamento, in quanto glistessi monaci, operandodisboscamenti e mettendo a colturale terre, favorirono l’accentramentoe la nascita di nuove identitàterritoriali che, nei documenti,assumeranno diversi aspetti, anchefisici, che sono definiti dalle fontichòrion, kastron, locus o castellum,per indicare rispettivamente luoghiaperti o fortificati, nei quali l’interosistema economico e socialebizantino trova lo sfruttamento delterritorio.Il Latiniano, la cui denominazioneproviene dalla città scomparsa diLatiniano, che si trova nei pressidell’attuale Polla, comprendeva lazona del Vulture e del MonteRaparo ed era attraversatadall’Agri e dal Sinni, favorìl’accentramento nelle aree diCersosimo, S. Chirico, Carbone,Oriolo, Pietrapertosa, Roccanova, edaltri. Il territorio del Lagonegro, giàindividuato dal patriarca Orestenella Vita di S. Saba, si estendevalungo la catena del Sirino: esso sisviluppò dunque lungo la viaPopilia, favorendo la nascita diLauria, Lagonegro e Rivello.Collegato al Latiniano era ilMercurio. La subregione, chegravita geograficamente intorno alfiume Lao ed il bacino del Mercure,ebbe un’importanza strategica se sipensa alla sua posizione ai confinidell’impero bizantino e dei dominilongobardi. Sbarrata a sud dallependici occidentali ed orientali del

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massiccio del Pollino, mentre anord è delimitato dal Sarmento ead ovest dal Sirino. I documenti cheriguardano la nascita degliinsediamenti, dovutaall’accentramento ed alle modifichedel paesaggio, dovrebbero essereindicativi per una ricerca direttasul terreno. Essa si esplica nellacompilazione di una vera cartatopografica ed archeologica chemiri all’individuazione delleemergenze architettoniche, deicontesti ambientali dove è possibiledocumentare l’attività umana agro-silvo-pastorale in età storica.

“dimora fuori mano”, cioè l’insiemedelle dimore rurali chepermettevano al monaco di potersiallontanare in eremitaggio per unperiodo anche lungo. La stessaregione è fra quelle che sonosoggette più frequentemente afrane. L’area è caratterizzata daantichi terrazzamenti: nell’XI secolosono documentati piccoli giardini,peri, pioppi e campi piantati agrano ed orzo, e molte vigne,varietà che denotano un tipo diagricoltura chiusa, ma che avevauna fonte di contatto con l’esternoche era anche fonte di profitti, cioèil vino. Nel XVI secolo erano noti,nei palazzi principeschi di Roma, ivini della Valle del Lao.

Si è detto che alcuni degliinsediamenti sui quali sorsero deimonasteri o degli agglomerati,furono abbandonati o seguironoaltri destini sopravvivendo ancoraoggi (Episcopia, Noepoli, CastelluccioInferiore e Superiore, Rotonda,Mormanno, Aieta, Laino edOrsomarso). Molti di questirivestirono una grande importanzadal punto di vista artistico edarcheologico, oltre che politico:Laino, per esempio, fu anticacapitale del Gastaldato longobardo.

Il Cappelli identifica i ruderi chesovrastano la chiesa con quelli delcastello originato, sembra, in etàlongobarda, dall’abbandono dellacittà di Lavinium, anche sepotrebbe trattarsi di una strutturaseriore, quando l’insediamento siaccentrò e si pose in altura. Lastruttura sorge a 50 metri d’altezzasopra il Lao, dando il nomeall’intera valle “la cui realeestensione”- afferma Guillou- “nonpotrà essere determinata fino a chenon saranno determinati concertezza i monasteri di S. PietroMarcanito, dei SS. Elia e Zaccaria, diS. Nicola de Digna e di S. Veneraenumerati nella regione”. Le primetestimonianze risalgono alla metàdel X sec., allorché la civitasMercuria appare nella Vita di S.Leon Luca di Corleone, mentre ilcastellum appare nelle agiografie diS. Saba di Collesano e di S. Nilo. Lafortezza, nel 1086 compare in unadonazione di Ugo di Avena allabadia di Cava, in un passo delgeografo arabo Edrisi, in carteangioine, sino al 1439 tra le terredella contea di Lauria.

All’area del Mercurion è legato,oltre ad un eremitaggio famosocome quello di S. Saba e di S. Nilo diRossano (910-1005), il toponimo diSanta Maria di Mércuri, unachiesetta con sala ad unica navatacon tetto a capriate ed absideaggettante, orientata, non moltodistante da Orsomarso. Ilmonastero è ricordato nella Visitaai cenobi di Calabria ordinata il 12maggio 1221 dal pontefice OnorioIII al vescovo di Crotone Giovanni.Alle vicende della chiesa sonolegate le tradizioni dei monaci greciappartenenti, che richiedevanol’eremitaggio inaccessibile, ilmonastero composto da un certonumero di abitazioni vicinol’edificio di culto, e la cosiddetta

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Tra i monasteri del Mercurio, cheforse doveva contare un modestoma significativo numero di abitantiè da ricordare la Chiesa di S. Nicolade Trémulo, oggi contrada“Tremoli”, donato nell’XI sec.all’Abbazia di cava da Normanno edAdelizia di Aveta; la Chiesa di S.Michele Arcangelo, ricordata nellaVita di S. Nilo da Rossano e S.Nicodemo di Cirò. Nei documentisono attestati i monasteri di S.Nicola di Donnoso, di AndreaApostolo e di Cir- Macaro, insiemea quello di S. Angelo sulla rivadestra del Lao.

Convengo Internazionale di Studisulla Civiltà rupestre medievale nelMezzogiorno, Galatina 1978, pp. 27-40.; Id., La Puglia e Bisanzio, in C. D.Fonseca (ed.), La Puglia fra Bisanzioe l’Occidente, Milano 1980, pp. 5-36; Id., La seconda colonizzazionebizantina nell’Italia meridionale, inLa civiltà rupestre medievale nelMezzogiorno d’Italia: ricerche eproblemi, Atti del I ConvegnoInternazionale di Studi sulla Civiltàrupestre medievale nelMezzogiorno d’Italia, Genova 1975,pp. 27- 44; Id., Aspetti della civiltàbizantina in Italia. Società eCultura, Bari 1977; V. VonFalkenhausen, La dominazionebizantina nell’Italia meridionale dalIX all’XI secolo, Bari 1978.

Presso Episcopia sorge la Chiesa diS. Giorgio (S. Martyris Georgii),chiesa benedettina, che nel maggio1138 è sotto la guida di Giuseppe.Nel 1143 viene donato al prioratocavense di S. Maria di Cersosimo, enel 1166a favore di Elia,categumeno del monastero di S.Giorgio e dei suoi successori.

CHIAROMONTE (Provincia diPotenza). La Basilicata meridionale,essendo una realtà geograficaomogenea e ben caratterizzata,vede un complesso di insediamentiche, a partire dagli inizi del VIIsecolo, assistono ad un vastoprocesso di rinnovamento culturaleche investe tutti gli insediamentiitalici dislocati lungo le due vallateprincipali: tra questi ricordiamoSenise, Chiaromonte e Latronico(loc. Colle dei Greci) sul Sinni;Roccanova (loc. Serre e Marcellino)e Alianello sull'Agri, Armento (loc.Crapariella), Noepoli sul Sarmento,Aliano (loc. Santa Maria La Stella),Guardia Perticara, da dove illitorale ionico è facilmenteraggiungibile; per questo motivonella Chiaromonte si inquadrerà unfenomeno ben più complesso dellasemplice localizzazione.

Presso Noepoli, l’antica Noia, vi erail monastero di S. Onofrio diCamposirti, nominato nel 1093nella diakratesis (territorio) diNoepoli, quando Alessandro diChiaromonte e suo fratello Riccardodonano il monastero, ricco divigneti, alla badia di S. Maria diCersosimo, il quale già dal 1088 èdipendente dall’Abbazia di Cava deiTirreni.BIBLIOGRAFIAM. Lacava, Cersosimo. Degli avanzidi un antichissimo abitato incontrada «Castello» pressoCersosimo nel circondario diLagonegro in Basilicata, Notiziedegli Scavi, 1889, pp. 88-90; Id.,Topografia e storia di Metaponto,Napoli 1891, pp. 346-350; A.Guillou, Città e campagna nell’Italiameridionale bizantina: (VI- XIsecolo). Dalle collettività rurali allacollettività urbana, in Habitat-Strutture-Territorio, Atti del III

Il tipo di insediamento è quello suun’altura che domina anche laretrostante valle del Serrapotamo odi Roccanova-Serre. Su quote piùbasse sono attestati gliinsediamenti di Alianello e Noepoli.L'insediamento di Alianello, in

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particolare la località “San Vito”,intervallato dalla contrada“Cazzaiola”, sede di una necropoli.All'interno della Basilicata, sin dallaprima età del Ferro, si distinguonodue grandi aree culturalidocumentate soprattutto dagli usifunerari: la prima, di gravitazionetirrenica, corrisponde alle vallateinterne dell'Agri-Sinni con tombe afossa e inumazione supina deidefunti; la seconda, comprendentela fascia costiera ionica e il restanteterritorio regionale, che presentaaffinità col mondo adriatico, inparticolare con la stirpe degli Jàpigiper la inumazione rannicchiataentro fosse, spesso fasciate dipietre o coperte da un cumulo o daun vero e proprio tumulo di pietre.Può darsi che la differenza dirituale possa richiamare ad unadiversa origine etnica e che gliEnotri possono identificarsi, attraverso il rituale inumatoriosupino, con le popolazioni attestatenell’'area tirrenica fino alle vallateinterne dell'Agri-Sinni. I gruppidella fascia costiera ionica con ilrito della sepoltura rannicchiatarichiamano alla memoria i Chònes,sottogruppo enotrio attestato dallatradizione letteraria. Sono dislocatida Incoronata all'area di Anglona enon reggeranno nell'arco di pochidecenni di fronte al fenomenoprotocoloniale degli inizi del VIIsecolo a.C.

indigeni nella Siritide (inumatirannicchiati).Nell’Agri-Sinni, dagli inizi del VIIsecolo, data tradizionale dellafondazione della ionica Siris, icontatti col mondo colonialedeterminano un progressivo egenerale mutamento del panoramaindigeno. Il controllo del territorioattraverso una costantesorveglianza degli itinerariconsente ai centri dell'Enotriainterna l'opportunità di contattiprolungati con i grandi ambiticulturali esterni. Si diffonde l’usodel tornio nella produzioneceramica, e si sviluppa l'attivitàagricola. Sono documentate colturespecializzate quali la vite. In unasepoltura Chiaromonte-Sotto LaCroce (tomba 216), incorrispondenza dell’addome, si èrinvenuto un mucchietto benlocalizzato di semi uva, segno delladeposizione di un grappolo d'uva o,molto probabilmente, ciò cherimane di un pasto prima dellamorte. Le comunità indigene, insostanza, sono soggette ad unagraduale acculturazione.Già dal primo Ferro e poi nei primidecenni del VII secolo sonoattestati oggetti “esotici” pervenutiai personaggi e agli oikoidominanti, praticati forseattraverso il dono od omaggio,strumento di contatto politico-economico diffuso presso le societàtribali, o acquisiti come oggetti dilusso magari con destinazionediversa dalla funzione originaria,anche se alcuni oggettiintrinsecamente significantipossono far pensare a implicazionidi ordine ideologico (calderonedella tomba 102 di Valle Sorigliano;morso equino della tomba 9 diGuardia Perticara).

Nelle zone più interne ladocumentazione archeologica e ilcambiamento del rituale funerarioindigeno agli inizi del VII secolo,manifestano la profonda crisi e ilrapido decadimento di quel mondonelle aree destinate a divenire lechorai delle colonie greche. Siassiste, infatti, ad unridimensionamento delpopolamento della fascia costieracon una maggior concentrazione di

Altri beni, quali i piccoli contenitoriceramici da Alianello della prima

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metà del VII secolo, possonospiegarsi come frutto di contattisporadici, ma forse anche come uninizio di influenze elleniche; sipensi ai piccoli contenitori di oliiprofumati (detti aryballoi). In tuttele necropoli al costume funerariomarcatamente tradizionale siaggiungono comportamenti ineditiper l'ambito indigeno, con tutte leimplicazioni socio-ideologiche cheogni vasto sistema di relazionicomporta.

Elementi simili da sepolture coevesono noti anche da Armento-Crapariello e da localitàimmediatamente all'esternodell'area i esame come Anzi eFerrandina. Alcune di questesepolture presentano quei segni(coppe di tipo greco, aryballoi ecc.)evidentemente legate ad esigenzecerimoniali. Questi divengono piùevidenti nel corso della secondametà del VII secolo con ildiffondersi di beni di lusso come ibacili in bronzo laminato presentiin diverse sepolture di Chiaromontee Alianello o a Noepoli, Latronico,Roccanova-Marcellino.

Sono i segni di una strutturazionepolitica che si fa più complessa. NelVII sec., infatti, sepolture maschilipiù importanti sono ridotte alminimo ed è composto da uncorredo accompagnante gliornamenti personali, con un'armaindividuale, la spada (simbolo delpotere personale), posta sul toraceo sul fianco, come nella tomba 264di Mianello con lunga spada diferro e fodero bronzeo disposta sulfianco e associata a un coltello e auna lancia di ferro. A Noepoli unbacile di bronzo ed elementidell'armamento tradizionale (lamadi coltello e puntale in ferro), siassocia strumenti quali un'ascia euna piccozza. Per quanto riguardalo status sociale della donna, esso siesprime attraverso sontuosi vestitio acconciature. Le sepolturefemminili, infatti, si distinguonoper i complessi apparati decoratividelle vesti, di cui si conserva solo imateriali non deperibili (bronzo,pasta di vetro, ambra), o le riccheparures di ornamenti personaliugualmente complesse.Nelle tombedi Alianello (tombe 286, 316, 324-594) e da Chiaromonte-Sotto LaCroce (tombe 109, 129,140),risultano caratterizzarsi per ungusto ancora più pesante, come aLatronico, Roccanova e GuardiaPerticara.

Rilevante è la presenza nella tomba9 di Guardia Perticara di unapatera bronzea contenente unmorso di cavallo accanto alla lungaspada da fendente. Sono queste lesepolture che indicano la presenzadi ricche aristocrazie locali (ghene).Dagli inizi del VI secolo nelle tombemaschili si sottolinea ancora ilcarattere guerriero del defuntoattraverso l'armamentotradizionale costituito da spada,coltello e lancia in ferro. Tuttavia lasepoltura con armi assume un ruoloquasi complementare.Probabilmente l’influenza greca siesplica nelle immagini, come ilfregio di Serra Vaglio o il celebrebronzetto del «Cavaliere diGrumentum», che indica inoltre ilformarsi di un concetto ideale dicavalleria sull'esempio delleanaloghe strutture militari greche.Agli inizi del VI secolo il livello diadeguamento culturale ben sievidenzia nello straordinariocorredo funerario della tomba 76 diChiaromonte; si tratta di unpersonaggio maschile, un guerrieroarmato di spada corta in ferroindossata sul petto, coltello e lanciain ferro, tutti elementidell'armamento tradizionale, cui si

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affianca la scure. Dell'armamentofanno ancora parte lo scudo, di cuirimane il margine in ferro, e alcunielementi della panoplia ellenica(elmo di tipo corinzio e schinierianatomici), cui sono da aggiungerel'arma a lama ricurva in ferro e ilmorso equino, che ripropongonochiaramente il modello delguerriero-cavaliere.

via De Cesare in direzione dellaprovinciale; un altro fronte sidipartiva verso sudest interessandole abitazioni di via Del Fico,Maroncelli e Pisacane. Più sicuresono le notizie a partire dalmedioevo.Probabilmente il sito, poichéubicato su uno sperone diconglomerati ben cementati,trovandosi in una zona di controllonel passaggio tra l’areametapontina e quelle più internedolomitiche (Tricarico, MonteCroccia-Cognato, Garaguso,importanti centri indigeni), furioccupato nel corso del X sec. dacoloni Bizantini a seguito di unvasto programma di conquista diaree abbandonate nel corso dell’etàtardoantica riconquistate dal bosco;il fenomeno si inquadra su vastascala nel popolamento dellaBasilicata operato da monaci italo-greci che iniziarono a mettere acoltura le terre abbandonate,consentendo anche l’accentramentoumano e quindi anche un processocontinuo di creazione di identitàcittadine, a volte fortificate. Inrealtà l’insediamento di Cracumviene documentato per la primavolta nel 1060, quando si trovainserito tra quei possedimentidell’arcivescovo Arnaldo diTricarico, ma dovremo attendere il1154-1168 per conoscere il primofeudatario, un certo Erberto.Ancora nel 1176-1179 Craco è inmano di Roberto di Pietrapertosa,giustiziere regio, che possiede con ilcollega Fulco di Miglionico unacorte con l’assistenza di due giudicidi Montepeloso e del camerario«domine florentie (Forenza) egregiecomitisse». Se è questo il primofeudatario, dal nome certamentenordico, si dimostrerebbe che Cracoera già un insediamento stabile, sipotrebbe supporre che ivi fosse

BIBLIOGRAFIAD. Adamesteanu, Indigeni e Greci inBasilicata, in Atti del Convegno diStudio su Le genti della Lucaniaantica e le loro relazioni con i Grecidell’Italia, Potenza-Matera 1971,1972, p. 29ss.CRACO (Provincia di Matera).Abitato ai cui piedi si estende unanecropoli scoperta nel 1902 doveprovengono «forti e pesanti armillein bronzo, formate da un lungo filoravvolto a fitte spire». Al 1970risalgono i ritrovamenti di seisepolcri dell’VIII-VII sec. a.C.,quando l’abitato fu costretto atrasferirsi a avalle per un ingentefrana.Successivamente al periodoindigeno si sviluppò la Craco oggidiruta e abbandonata, che sisviluppa su una conca o conoide dideiezione delle argille che poggianosui conglomerati soprattutto nellazona sudoccidentale. La prima verafrana documentata è del 1888,quando la costruzione di un pontead archi lungo la strada provincialeper Stigliano fu minacciata, poichési abbassò di almeno 20 centimetri.Successive lesioni ai caseggiati siregistrarono nel 1931, mentre nel1959 un campo di calcio, dopocinque giorni di pioggia, vennetotalmente distrutto; la situazionedivenne critica negli anni Sessanta,quando il distacco delle argille,dipartendosi da est dal CorsoUmberto si sviluppò sino araggiungere il Largo Garibaldi e la

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esistente un palazzo baronale o,almeno, una torre. L’idea riportasubito all’evidenza più consistente,cioè alla torre quadrangolare che sierge sull’abitato.

secolo successivo Craco appartennealla nobile famiglia deiSanseverino, ai quali è da attribuireuna certa espansione urbana al dilà del nucleo medievale che recentiesplorazioni circoscrivonosull’areale estesosi sui“conglomerati”. E’ da questo periodoche sorgono i grandi palazzi nobili,come il Palazzo Maronna, situato alfianco del torrione medievale,caratterizzato da un ingressomonumentale costruito in mattoni,sovrastato da un grande balconeterrazzato.

Essa, in origine servita da scale dilegno, all’interno doveva essereorganizzata in una serie di stanze esoppalchi, le cui tracce sono ancoravisibili dalle pareti esterne. I foriper travicelli, piccole aperturequadrangolari attraverso le qualiera possibile provvedere allacostruzione e manutenzione dellastruttura, sono tra i pochi elementisuperstiti, insieme con le finestread arco acuto. Queste ultime, inrealtà datano la struttura, almenonella sua “fase” riconoscibile inquanto ad autenticità, alla metà delXIII sec., poiché confrontabili con iportali del castelli di Melfi eLagopesole ed alcune finestre di etàangioina di Atella. Quasi concertezza, è questa torre ad essere lasede in cui troviamo Goffredo,feudatario nel 1239, che per ordinedi Federico II vi rinchiude alcuniprigionieri lombardi. Da ciò sideduce che Craco avesse anchedelle prigioni, probabilmenteubicate nello stesso palazzo. Con lamorte dello svevo e con lasuccessione al regnodell’imperatore francese Carlo I,cioè dopo il 1266, Craco risultaposseduta da Pietro de Beaumont(de Bellomonte), e pochi anni dopo,nel 1277, registra 83 “fuochi”, cioèfamiglie, per un totale di circa 332-415 persone. Certo è che nelsettembre del 1280 i suoi abitantisi trovano costretti a pagare 1 onciae 6 grana per la costruzione delcastello di Melfi. Più oscure si fannole vicende successive, secondo lequali il feudo passò alla famigliaMonforte alla fine del XIII sec., perpoi passare alla famiglia Del Balzo eagli Sforza nel XV sec.. Nel corso del

Caratteristico è Palazzo Grossi, il cuiingresso si affaccia sulla piazzettadove sorge la Chiesa Madre. Anchese mostra numerosi interventi diripristino attribuibili al Settecento,esso presenta una tipologia tipicadelle abitazioni monumentali dellaCraco vecchia; un alto portalearchitravato, privo di cornici,immette in un androne dal quale sidipartono una o due rampe di scaleche conducono ai piani superioricoperti da volte a vela e decoraticon motivi floreali o paesaggisticiracchiusi entro medaglioni. Moltesono le finestre, e i balconi oggiraramente conservano le ringhierein ferro battuto, divelte daglisciacalli e dall’incuria degli uomini.Palazzo Grossi è un capolavorodell’architettura civile e può esseregiustamente definito uno dei piùmaestosi del paese. Similenell’organizzazione dello spazio èPalazzo Carbone, già della famigliaRigirone, ubicato nella parte piùsettentrionale ed estremadell’abitato. Un ingressomonumentale, databile alla fine delQuattrocento, scolpito con riquadria bauletto campiti a punta didiamante. Attraverso di lui siaccedeva ad un sottano che avevafunzioni di stalla, e tramite duerampe costruite successivamente,

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ai piani nobili e ad un loggiato condoppio fornice che conserva ancorale basi della divelta balaustra. AlXVIII sec. si attribuisce ilrifacimento del terrazzo, maoriginariamente l’edificio dovevaessere coperto da capriate. Moltointeressante è la strada di accessoper raggiungere il Palazzo Carbone:essa, infatti, è stata ricavata nellaroccia conglomeratica ed èricoperta da ciottoli di fiume; perironia della sorte la stradadifficilmente sarà cancellata dallafrana, mentre l’edificio rischia dicrollare del tutto. Il fianco orientaledell’abitato, quello maggiormenteilluminato durante il giorno,conserva lo splendido PalazzoMaronna, già caserma deiCarabinieri. E’ un edificio del XVIIsec. concepito con più ingressi alpianterreno, ed un unico pianonobile superiore, con coperture avela per ogni vano. Gli interni sonobui e male illuminati, poiché oggil’impianto originario denota lacostruzione di varie tramezzaturein tufo per l’utilizzo a caserma.

metà del XVIII sec. , periodo in cuifurono costruite le cappelle laterali,ma la maggior parte degli affreschie degli altari residui sono serioriper intervento degli arcipretiMolfese e Giannone, i quali siservirono di maestranze localiinfluenzate da scuole napoletane.Maestoso e possente è il campanile,realizzato su tre ordini e coperto dauna cupola estradossata ricopertadi maioliche e da un campanile avela.Meno conservatisi nel tempo sonola cappella di S. Barbara, annessa alquartiere Terravecchia, e quella diS. Rocco, quasi ai piedi del paese afianco del fronte occidentale diPalazzo Maronna.All’ingresso attualedell’insediamento abbandonato sitrova il convento francescano conannessa chiesa di S. Pietro,entrambi costruiti al di fuori dellacinta urbana intorno al 1630-1631.Alla chiesa si riferisceun’architettura leggermente piùantica, forse anteriore al 1620,quando l’edificio possedevaun’abside esterna di cui le unichetracce si ritrovano sul muroesterno. Il convento, invece, fuconcepito inizialmente con unsingolo cortile a piantaquadrangolare delimitato da settecolonne in pietra calcarea;successivamente gli si aggiunse unedificio successivo con un altrocortile, verso la fine del Seicento,come mostrano le tecnichecostruttive molto simili a quelleriscontrate nella Chiesa Madrequali il campanile e le cupole.

Secondo il catasto del 1815-1825Craco era divisa in alcune piccolecontrade o quartieri: la prima, dettasignificativamente “Terravecchia”,indicava la zona più alta dove sitrovava il “castello” con la torremedievale; la seconda, detta“Quartiere della Chiesa Madre”, eraconcentrata intorno alla Chiesamatrice, dedicata a San NicolaVescovo. L’edificio, lungo circa 30 elargo 12 metri, ha un ingressomonumentale, ma la facciatamostra che l’antico rosone, databileal XVII sec. , era più spostato asinistra in corrispondenza dellecostruzioni più antichecaratterizzate dagli edificiquadrangolari voltate a cupoleestradossate ricoperte di maioliche.L’impianto più moderno risale alla

Mentre la chiesa di S. Pietroconservava, prima dei restauri, ilsuo impianto settecentesco, poco èrimasto del cappellone costruitovi afianco intorno al 1777 su iniziativadi alcune famiglie nobili. Purtropponel 1933, a causa di un incendio e

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della frana, il cappellone rovinò deltutto e rimase in piedi solo la zonaabsidale.

dell’insediamento, che dunquedoveva possedere già alcunefortificazioni. Nel 1269 il feudoviene donato a Pietro deBellomonte, conte diMontescaglioso. Di ciò non abbiamouna fonte autentica, ma nel 1275 ilfeudo è nelle mani di Giovanni diMonteforte, genero di Pietro . Inquest’ultimo documento si parla diofficiales ac hominesterrarum…Ogiani, che i Registridella Cancelleria Angioina deglianni 1276-1277 registrano unapopolazione di 400 fuochi , tassataper 100 once, 29 tarì ed 8 grana.Nel 1280 anche l’insediamento diUggiano deve provvedere allariparazione del castello di Melfi.

BIBLIOGRAFIAP. Orsi, Craco, Notizie degli Scavi,1902, p. 126; D. Adamesteanu,Craco, in AA.VV., Popoli anellenicidi Basilicata, Napoli 1971, pp. 45-47 e tav. XI.

FFERRANDINA (Provincia diMatera). L’insediamento più anticorisale all’aetà del Ferro. Irinvenimenti provengono dallacollina Cappuccini, dalla contradaCroce e Piazza Mazzini, e sonocostitutiti da necropoli di tombe atumulo a deposizione rannicchiata.Nei pressi dell’attuale abitato, inlocalità Uggiano, insiste un vastoinsediamento rappresentato da unagrande fortezza.

Il territorio di Uggiano,appartenente al feudo di Andria(prov. di Bari, in Puglia), passò adAzzo d’Este nel 1308, raccolti indote dalla moglie Beatrice, ultimafiglia di Carlo II d’Angiò, la qualermasta vedova risposò in secondenozze con Bertrando del Balzo, cuiportò questa dote che si unì allacontea di Avellino e diMontescaglioso.

La prima notizia relativa adUggiano è del 1023 e 1029, quandoLupo Protospata descrive che duemusulmani, «Rajca et Saffariobsederunt castellum Obbianum,qui Obbianenses extraneostradentes pacificaverunt cum ipsis». Viene documentato, così, il valorestrategico dell’insediamento che il 6febbraio del 1068 permette aRoberto il Guiscardo di rintanarvisi,non avendo ancora presoMontepeloso (Irsina) , come riportalo stasso Romualdo Salernitano .Uggiano si trova inoltre in una bollapontificia di Alessandro II direttaal vescovo di Acerenza, Arnoldo,che confermandogli il titolo divescovo della città, gli elencavatutte le terre soggette all’arcidiocesitra cui anche Oblano.

Alla guida del feudo successe ilfiglio Francesco I, poi il nipoteGuglielmo, indi il pronipoteFrancesco II, che andò sposo aSancia, figlia di Tristano diChiaromonte e di Caterina OrsiniDel Balzo. A Franceco II successePirro del Balzo.Il 20 dicembre 1430 a Napoli il reFerdinando I ordina un’inchiestaper reintregrare Pirro del Balzoprincipe di Altamura e duca diAndria, nel possesso dei feudi diBisceglie, Montepeloso, Acquaviva,Torre di mare, Pomarico, Tolve,grottole, Altogiovanni, Monteserico,San Gervasio, Mottola, Uggiano,Sarfi e Tressuti. Nel 1485 Pirro delBalzo viene privato da Ferdinando Idi questi beni, per la ribellione da

Non meno importante è il CatalogusBaronum, da cui si evince che unRogerius de Ogiano possedeva ilfeudo di Sant’Arcangelo offrendoun soldato o, in aggiunta, duesoldati, per una rendita di 20-40once d’oro. Null’altro si conosce23

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lui capeggiata durante la cosiddetta“congiura dei baroni”. Ne è investitoil genero Federico d’Aragona, chenel 1492, secondo una meratradizione, dopo un violentoterremoto, fonda con i profughiuggianesi Ferrandina.

livello, sul quale è stata ricavatauna finestra rettangolare dotata dimensole per il sostegnodell’impalcato del piano superiore.Nel cortile sono ancora visibili, oltrealle due torri d’ingresso, i resti diuna trapezoidale sul versante nord,e l’altra, anch’essa quadrilatera, indirezione nordest, raccordandosipoi con il palazzo, e due grandicisterne scavate nel banco roccioso.Ma in effetti la peculiarità diquesto settore sta nella presenza diun tratto di mura con resti dimerlature. Esse furono ricavate inuno spessore che presenta, inoltre,le tracce di un camminamento,probabilmente servito da strutturein legno, di cui rimangono in duefori per impalcato dalla formarettangolare.

A dimostrare l’estensionedell’insediamento, è la chiesa di SanDomenico, di cui rimane un trattodi muro nei pressi di una stallaadiacente il sito di “MasseriaLisanti”: qui è facile intravvederel’estensione di una navatadell’edificio, che dimostra lagrandezza della costruzione e ilnumero della popolazione e dellavoro occorso per la suacostruzione.Dopo aver superato l’ingresso, ilprimo settore si presenta come untrapezio isoscele con base maggiorerivolta a nord e quella minore indirezione dell’ingresso. Quest’ultimoera preceduto da due imponentitorri quadrilatere, ma solo una diesse, quella destra, rimane ancorain piedi. Dall’ingresso centrale sipuò notare che il fornice internopresenta un arco a sesto ribassatodelimitato da cantonaleperfettamente squadrati, lungo iquali il completamento delle murad’ambito venne realizzato a corsipiù o meno raddoppiati, sbozzaticon martellina. La torre presentaun vano sotterraneo interrato edun ambiente voltato a botte cui siaccede tramite i cortile di1,60x2,80 metri, mentre nell’angolosudovest è ricavato, nello spessoredel muro, un servizio igienico.Dall’esterno è abbastanza leggibilela tecnica costruttiva: i murid’ambito sono definiti da alcunicantonali non perfettamentesquadrati, lungo i quali si assestanodei corsi di pietra suborizzontalilavorati a martellina. Tramite unagradinata si accede al secondo

La seconda area è in realtàsuddivisa in diversi ambienti checomprendono sia la chiesa che ilmonastero. Ad entrambe si accededopo aver superato un arco strettoposto ad est dell’ingresso allafortezza. Qui gli ambientimeridionali adiacenti alla cintamuraria ricordano gli stessiriscontrati nel borgo di Brienza.L’ultimo settore è quello dovesorgeva la torre con beccatelli sinoal marzo del 1973. La torre sicomponeva di due vasti locali,interrati e sovrapposti, e da altritre sub-divo. Sulla facciata deltorrione era incastrata una lastra dipietra calcarea con la scritttaJoanne I Svet/anno domin (i)/mi(llesimo)/ CCCC nono.A sudovest, sospeso nel vuoto, c’èun portale nel cui interno è infissala trave con la carrucola cheserviva ad innalzare un ponte dilegno. Il settore meridionale diquesti ambienti risultano piùdevastati, poiché sono presentiestesi strati di crollo chepotrebbero presentare depositi

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archeologici ancora intatti. Talisequenza, tutte con giaciturasuborizzontale, consentono diipotizzare che i crolli dei pianisuperiori furono dovuti ad un lentoabbandono, piuttosto che ad unevento traumatico vero e proprio.

sono presenti le tracce di unapavimentazione in pietra, assistitein parte dallo stesso impalcato. Essisono a due altezza diverse, esovrastano da un lato 15 fori pertravicelli, dall’altro 8 fori per untotale di 23: il primo gruppo in filadi tre, il secondo di due. Insostanza, nel punto di raccordo trauna muratura e l’altra vi era unascalinata (tra l’altro attestata dalforo più grande) che conduceva aduna finestra, alle merlature e,quindi, al secondo livello della torrecrollata. Su questo versante sonoevidenti dei tamponamenti ottenuticon corsi irregolari suborizzontali,che misero “fuori uso” le antichemerlature. Probabilmente è aquesto periodo che si ascrivono inumerosi interventi di “rattoppo”,cioè come di un restauroabbastanza sommario, visibili ncheall’ingresso dell’edificio di culto, sulcui piazzale esterno è visibile unaspecie di “guardiola” aggettante,accessibile dal palazzo.

Qui è visibile un’imponentestruttura a pianta quadrilatera, chedoveva raccordarsi alla cinta,terminando quindi con un’altratorre. Lo stato precario della baserocciosa, fortemente erosa dagliagenti atmosferici, documental’andamento dei lavori costruttivi; icostruttori della cinta del castello diuggiano si servirono, in parte, delpianoro della collina. Quirealizzarono alcuni scavi “intrincea”, ad una medesimaprofondità, non curandosi dellasolidità della roccia, ma solo perporre su letti perfettamenteorizzontale i corsi subangolaripiatti, probabilmente in casseformeo tramite delle sbatacchiature;successivamente costruirono unimpalcato dipendente ad una fila dimontanti con fori per travicelli asezione quadrangolare, attraverso iquali completarono l’operalasciando a risparmio le merlaturetramite semplici opere dicontenimento in carpenteria: lo sinota dalla malta ancora superstite,che si presenta al di fuori dellefughe dei singoli conci e dai pochicantonali che delimitano le stesse,che risultano strombate versol’esterno. Al di sotto di esse sialternano, raramente, dellefreccere.

L’edificio di culto è organizzato indue ambienti distinti: il primo, cuisi riferisce l’arco acutomonumentale; il secondo ad unedificio “minore” absidato. Andandocon ordine, l’arco acuto immette inun vastibolo vero e proprio copertoa crociera, i cui elementi principalisono gli oculi strombati versol’interno, abbastanza comuni negliedifici della metà del XIII secolocome Castel del Monte, Castello diBari, Santa Maria di Ripalta(Foggia), S. Maria di Tremiti, tuttiaccomunati da una storiacostruttive influenzata dal potenteordine monastico cistercense. Neiresti della chiesa di Uggiano sonoriconoscibili, in sequenza, almenoquattro ambienti sulle cui pareti siaddossano alcuni semipilastrirealizzati con corsi di pietra emattoni piatti in argilla beige ed

Lungo il lato interno sono inoltrevisibili altri elementi cheriguardano l’oganizzazione spazialedella cinta muraria. Mentre nelprimo cortile avevamo notato lapresenza, all’interno del secondolivello, costituito da un impalcatodipendente aereo, in questo settore

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arancio; alcuni degli ambientimostrano evidenti tamponature,più regolari rispetto a quelle vistelungo la cortina del castello. Dinotevole pregio è, infine, la scrittaposta come cantonale destro dellafacciata principale della chiesa,ovvero HOC OPUS FECITMAGI/STER JACOPUSTRIFOGIA/NIS DE ASTILIANOANNO/MILLESIMO CCCL.L’iscrizione è realizzata su unconcio che male si impostasull’estradosso dell’arco acuto, percui è a questo Jacopo di Trifoggio(casale presso Pietrapertosa) cui sidevono la serie di tamponamenti, irifacimenti strutturali e le nuovedestinazioni d’uso del castello.

Non è possibile rintracciare inquesto sito l'uso di utensili dalavoro della pietra, ad eccezione diparticolari situazioni come i dettagliornamentali.BIBLIOGRAFIAV. Di Cicco, Ferrandina, Notizie degliScavi, 1900, 38; E. Bracco,Ferrandina (Matera), Rinvenumentidi tombe di età greca, Notizie degliScavi, 1935, pp. 383-389; C.Valente, Potenza. Sculture, armigreche e vasi italioti del MuseoArcheologico, Notizie degli Scavi,1949, pp. 106-113; F. G. Lo Porto,Metaponto. Tombe a tumulodell’Età del ferro scoperte nel suoentroterra, Notizie degli Scavi,1969, pp. 157-166.

Con questa nuova ipotesi, èpossibile che allo stesso autore sideve la costruzione dei beccatellidelle torre crollata –riferibili,appunto, alla metà del XIV sec. (sivedano gli esempi di Tricarico e S.Mauro Forte, mentre in Pugliaabbiamo datazioni convergenti aTorre di Castiglione di Conversanoed Adelfia)–. Coevo all’edificio diculto è quello affiancato absidato,probabilmente un’altra chiesa conun deposito sottostante, poiché èdifficile pensare ad un cenobio;piuttosto, è possibile che all’internodel palazzo vi fossero degliambienti che, dopo l’abbandono delfeudatario, furono utilizzati daimonaci.

FILIANO (Provincia di Potenza). Inlocalità Tuppo dei Sassi, in unriparo roccioso chiamato RiparoRanaldi, furono scoperte alcunepitture rupestri riferibili al periodoMesolitico associati ad industrialitica composta da geometrici emicrobulini.BIBLIOGRAFIAM Piperno-A. Tagliacozzo, inAa.Vv., Storia della Basilicata. I.L’Antichità, Roma-Bari 1999, p. 28.

GGALLICCHIO (Provincia diPotenza). Nel febbraio del 1968 èstato rinvenuto un tesoretto di 13monete d’argento, tra cui uno diNapoli, uno statere di Taranto e duefrazioni sempre di Taranto, undidramma e tre frazioni di Turi etetradrammi di Terme, databili al290-280 a.C.

Le strutture su cui non è possibileconoscere molto sono quelleriferibili al cortile del palazzo.L’edificio era servito da cisterne, lecui imboccature presentano traccedi usura da corda. Qui le murapresentano tubazioni in laterizio,hanno uno spessore che non superail 1,5 metri. Ciò concorda con lemura della cinta, che raramentesono a scarpa. Tutti i vertici dellacinta erano difesi da una torre.

BIBLIOGRAFIAD. Adamesteanu, L’attivitàarcheologica in Basilicata, Atti delConvengo sulla magna Grecia, VIII,1968, Napoli 1969, pp. 163-178.GARAGUSO (Provincia di Matera)..Nella Villa Comunale sono statetrovate tracce di un villaggioneolitico o eneolitico, mentre a

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Grotte delle Fontanelle due stipivotive: una definita “Altieri”, delIV-V sec. a.C., con numerosestatuine quasi esclusivamentefemminili, ceramica, oggetti dimetallo, tra i quali delle “chiavi ditempio”; l’altra, la stipe “Autera”,riferibile agli anni 550-430 ca. a.C.,presenta abbondante ceramicagreca e locale, alcune terrecotte,oggetti di metallo, e monetearcaiche di sei diverse zecche dellaMagna Grecia. Tracce di necropolidel VI-V sec. a.C sono in contradaDuca degli Ulivi, lungo la strada perAccettura e loc. Guardiola(necropoli dei sec. IV-III a.C. efibule in argento), e in loc. LeCesine, dove insistono i resti di unabitato della seconda metà del VIsec. e degli anni intorno al 300 a.C.Anche presso le Scuole Elementarie nell’Asilo Infantile furonorinvenute delle tombe del VI sec.a.C. Nella contrada Tempa S. Nicolasi trova un abitato subappenninicocon ceramiche protovillanoviane e“protogeometriche dell’Italiameridionale”, al quale succede unvillaggio della fine dell’VIII sec. a.C.ed un altro abitato dei sec. IV-IIIa.C.. Non sappiamo se concontinuità, ma c’era un muro dicinta a doppia cortina di tecnicagreca.

deposito votivo costituito dastatuette e da un tempietto dimarmo con statuina di dea sedutadegli anni 480-460 a.C. Ilrinvenimento si associa ad unabitato dove insistono almeno tre“livelli” archeologici: il primopreellenico con ceramicageometrica del 550-450 a.C.; ilsecondo con ceramicaprevalentemente locale; il terzo difine IV-primo terzo del III sec. a.C.Alcuni ritengono che in etàmedievale il sito di Garaguso fossechiamato Andriace, donato nel1068 cum tenimento suo daRoberto di Montepeloso (Irsina) alvescovo di Tricarico, che passò poialla Badia di Santa Maria di Banzi.Questo feudo pare invececollocabile tra Calciano e Garaguso:Un documento antico riportato nel1774 descrive che dalla porte diPetrolla, dal fiume Salandra comeva per Porticella sotto i montiJugali e va per Portella e perAlvano con retrocorso va al valloneche mette capo alla pianura,cominciando a Matina e va alvallone detto Saponard' fino aconfini di Bellicoro (Policoro). Dallaterza parte, da' confini di Bellicòroper Jugones al fiume Salamandra.BIBLIOGRAFIA.U. Rellini, Scoperte e problemipaletnologwi nella LucaniaOccidentale, Atti Società Naturalistie Matematici di Modena, S.V, II,1916, p. 38ss.; C. Valente, Potenza.Sculture, bronzi e vasi inediti delMuseo Archeologico, Notizie degliScavi, 1941, pp. 252-257; E. Bracco,Garaguso (Matera). Rinvenimentodi suppellettile di età ellenistica,Notizie degli Scavi, 1949, pp. 137-142; M. Hano-R. Hanoune-J. P.Morel, Garaguso(Matera). Relazionepreliminare sugli scavi del 1970,Notizie degli Scavi, 1971, pp. 424-438; E. Lattanzi, Garaguso (Matera),

Nel territorio, in contrade comePonte del Diavolo, Ponte sul Riciglio,Serra Fruigghiosa, Pozzo dellaMadonna, Bosco di Garaguso,troviamo i resti della colonizzazionedel territorio a partire dal VI sec.a.C. sino ad età tardoantica; a SerraCavallo sono stati trovati ancheresti di fornaci connesse a tombe“alla cappuccina” del III-IV sec. d.C.Nel giardino Moles fu rinvenuto unsepolcreto del VI sec. a.C. contombe a cremazione ed ainumazione, mentre nel 1922, incontrada Filera, venne alla luce un

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Studi Etruschi, XLIX, 1981, pp. 478-479; P.G. Guzzo, Le Città scomparsedella Magna Grecia, Roma 1982, pp.351-353; A. Tramonti, Note per lacarta archeologica di San MauroForte, in «Studi in onore di D.Adamesteanu», Galatina 1983, pp.87-95.

domus del tipo ad atrio e peristiliocon mosaici pavimentali policromied in bianco e nero, un trattobasolato dell’asse stradale centraleed un secondo edificio templare.BIBLIOGRAFIAG. A. Del Monaco, Lettera intornoall’antica colonia di Grumento alSignor Matteo Egizio, Napoli 1713;L. Sambon, Recherches sur lesanciennes ,nonnaies de l’Italieméridionale, Naples 1863, p. 80; O.Forelli, Saponara di Grumento,Notizie degli Scavi, 1877, pp. 446-449; E. Magaldi, Grumento. Notepreliminari di archeologiagrumentina, Archivio Storico per laCalabria e la Lucania, III, 1933, pp.325-359; Id., Grumento. Notepreliminari di archeologiagrumentina, Ibidem, IV, 1934, pp.473-514; Id., Lucania Romana,Roma 1947, I, pp. 215-216; L.Giardino, Prime notesull’urbanistica di GrumentuM, in«Studi in onore di D.Adamesteanu», Matera 1980, pp.477-538; F. Coarelli, L’età romana,in AA.VV., Storia del Vallo di Diano.I. Età antica, Salerno 1981, pp. 217-249; L. Giardino, Grumentum: laricerca archeologica in un centroantico, Galatina 1981; P. Bottini,Testimonianze archeologiche diculti antichi nel territorio diGrumentum, Nodi, I, 1983, pp. 121-125; R. Corchia, Torso di fanciulloda Grumentum, Annali dell’IstitutoOrientale di Napoli, V, 1983, pp.103-108.

GENZANO DI LUCANIA(Provincia di Potenza). In localitàMonteserico insiste una vasta areaarcheologica rappresentata dallacollina del castello normanno-svevo, riferibile ad età medievale.BIBLIOGRAFIAA. Pellettieri-N. Masini, CittàCattedrali e castelli in etànormannop-sveva, Tarsia 19, 1996.GROTTOLE (Provincia di Matera).Nei pressi del Convento diSant’Antonio sono affioranti repertiascrivibili al XIV-XVI sec.GRUMENTO NOVA (Provincia diPotenza). Corredi funerari riferibilial VI sec. aC. furono rinvenuti incontrada Pescara, mentreceramiche ellenistiche furonoscoperte in loc. Bastone di Carta.Nei pressi di Grumento, nel 215a.C., ebbe luogo una battaglia fraTito Sempronio Longo e Annone, enel 207 a.C. tra Annibale ed iRomani. Si sviluppò intorno allaprima metà del III sec. a.C. e sidotò presto di un impiantourbanistico regolare. Il tracciatodelle mura, in opera cementizia conparamento esterno in reticulatumsembra coincidere con il bordostesso della terrazza, racchiudel’abitato che era servito da unacquedotto lungo quasi 5 km, unanfiteatro, un primo edificiotermale, l’area del foro con ilCapitolium, un secondo impiantotermale. Ad essi si affiancano i restidell’abitato con edifici databili adetà imperiale come il teatro, untempietto di tipo italico racchiusoentro un recinto porticato, una

GUARDIA PERTICARA (Provinciadi Potenza). Luogo il cui toponimorimanda certamente ad unapresenza longobarda, le cui areearcheologica preclassiche sonodatabili al IV sec. a.C., forsepertinenti ad una fattoria. Si trattadi necropoli con rivestimento ditegole o legno.

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Recentemente, ad opera dell’arch.V. Balzano, sono state messe in lucedelle imponenti opere murariepertinenti ad una torre circolare dietà angioina, associabile ad altretorri superstiti nell’antico circuitomurario.

un abbandono nel corso del XIVsec. d.C.BIBLIOGRAFIAM. Lacava, Topografia e storia diMetaponto, Napoli 1891, pp. 336-337; M. Janora, Memorie storiche,critiche e diplomatiche della città diMonte Peloso, oggi Irsina, Matera1901; E. Bracco, !rsina (Matera).Rinvenimento di due sepolcri di etàgreca, Notizie degli Scavi, 1946, pp.130-132; A. D. Trendall, EarlyLucanian Vases in the Museum ofReggio Calabria, Klearchos, IV,1962, pp. 51-65, 62-65; A. M.Small-E. M. Wightman, Excavationsat Monte Irsi 1971, Vergilius, XVII,1972, pp. 49-52; F. G. Lo Porto,Civiltà indigena e penetrazionegreca nella Lucania orientale.Monumenti Antichi dei Lincei,XLVIII, 1973, pp. 145-251; R. J.Buck, The Ancient Roads of EasternLucania, Papers of the BritishSchool at Rome, XLII, 1974, pp. 46-67, 61-62; A. M. Small, Excavationsat Monte Irsi, Echos du MondeClassique, XVIII, 1974, pp.20-22;Id., The Iron Age and Roman Site ofMonte Irsi, in AA.VV, CanadianArchaeology Abroad, Calgary 1976,pp. 23-33; Id., Monte Irsi, SouthernItaly. The Canadian Excavations inthe Iron Age and Roman Sites,1971-1972, Oxford 1977.

BIBLIOGRAFIAD. Adamesteanu, La Basilicataantica. Storia e monumenti, Cavadei Tirreni 1974, p. 207; A.Pontrandolfo Greco, I Lucani.Etnografia e archeologia di unaregione antica, Milano 1982, pp.147-148.

IIRSINA (Provincia di Matera). Allafine del secolo XIX sono riferibilialcuni ritrovamenti in agro diMontepeloso, ovvero al Monte Irsinei pressi di irsina, ma già agli inizidel sec. XX sono segnalate scopertenella Piazza Duomo e deiCappuccini.In località Cugnarelle, poco al difuori dell’abitato, vennero alla lucealmeno 1.000 monete d’argento diepoca repubblicana, mentre nelPiano delle Croci furono scopertemolte sepolture a fossa simili aquelle di Petrolle e Serra di Gianni,ovvero databili al V sec. a.C.Testimonianze di epocatardomedievale provengono dallecontrade Fontana, Pilosa-DifeseComunali e Verrutoli, con tombe‘alla cappuccina’, i cui corredi eranocostituiti solo da brocchette, dimonete bizantine in rameascrivibili a dopo il 919, conemissioni da Teofilo a CostantinoVII.

LLAGONEGRO (Provincia diPotenza). Nei dintorni insistonoinsediamenti inquadrabili all’etàdel Bronzo.BIBLIOGRAFIAG. De Lorenzo, Caverna con avanzipreistorici presso Lagonegro,Rendiconti dell’Accademia deiLincei, 1911, pp. 445-449; G.D’Erasmo, Avanzi eneolitici dellacaverna del Cervaro pressoLagonegro, Atti della RealeAccademia di Scienze FisicheMatematiche, 1926, pp. 1-26.

La zona archeologica di Monte Irsi-Montepeloso fu indagata a partiredal 1970, quando un gruppo dellaBritish School at Rome diretto daCherry e Cotton individuòun’occupazione dall’VIII al VI e dalIV al I sec. a.C. sino a riscontrare

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LAGOPESOLE (Provincia diPotenza). Nel Museo di Potenzasono conservate alcune monete diepoca imprecisabile rinvenute aLagopesole, ma al toponimo siassocia i1 castello, costruito neipressi della via Erculea. Secondo latradizione «un Andronico bizantino,il quale mandato da Leonida re diSparta, nella metà dell'ottavosecolo, a capo di un'orda dimusulmani», ivi fondò un piccoloinsediamento con un castello che sichiamò Fiorenzuola. Fortunato davaal castello sembra una leggendalegata alle scorrerie saracene fra IXe XI secolo, delle quali una, tra il925 e il 929 «senza dubbio pigliò dimira Lagopesole e raggiunse, iocredo, il fine, non perché pressoRionero, sull'antica strada diLagopesole, è tuttora una valledetta degli Schiavoni, ma solo nellevicinanze del castello fu trovata,ora è poco, una corniola concaratteri arabi, che dicono: 'La miabuona speranza è in Dio, nel profetaavventurato, nel tutore che conoscela nuova via, in Husain ed Asan'».

vulgo nominatur Lacumpensilem, el'altra del 1137 data in cui ilpontefice Innocenzo II si incontracon l'imperatore Lotario III juxtafluenta de Lacu Pesele, per diesfere triginta.Essa viene grosso modo individuatanelle strutture murarie chedelimitano il cortile minore e checomprendono anche un rinforzoangolare ed un solo avancorpocollocata a destra dell'ingressoattuale. Nel 1242 è solo consideratacome domus, nella quale già dal1266 la corte angioina è raccoltaapud fontem juxta Lacumpensulem.La fortezza doveva essere in via diristrutturazione, poiché nel 1269sono richiesti da Carlo I deimanovali e nel 1270 si ordina alGiustiziere e all'Erario di Basilicatadi pagare a richiesta del Giudice DeGrisa di Melfi le spese per i restauridei tetti, secondo la stima degliarchitetti. Così avviene anche neglianni 1271, 1275 e 1277. Conquest'ultima data coincide unacerta vitalità del castello che èspesso abitato dall'imperatore, cheutilizzò con la sua corte vasellamefine da mensa ritrovata nel cortileminore.

L'ingresso al castello si apre sul latoovest, fra due avancorpi bugnati edè provvisto di scanalature perl'alloggio della saracinesca.Superata la porta si accede, tramiteun vestibolo voltato a botte, nelcortile maggiore, dove vi èun'insolita costruzione religiosaprobabilmente angioina, con unanavata collegata con un muro chedivide in due il cortile interno.Questo muro è stato utilizzato daglistudiosi per distinguere due fasi,quella federiciana realizzatasi nelcortile cosiddetto minore e quelladi Carlo I d'Angiò nella restante edimponente struttura che si amplia anord. Le prime notiizie risalgono al1129, quando Ruggero, dopo aversedato una rivolta in Puglia, sidiresse verso un oppidum, quod

Il battifredo, ritenutoerroneamente preesistente,indicava alcune anomalieindividuate a circa 1,60 metri dalpiano del cortile, nella cui ala est èstato rintracciato un pavimento inpietra pertinente ad una fornace diceramica (ma molto probabilmentesi tratta dell'unico esempio di“ipocausto” medievale), composta,per una parte, di mattoni alternatiad elementi cilindrici. Nei livellisuperiori il pavimento era copertoda uno strato di terra marrone, daun altro di argilla fusa mista ascorie di fornace e da uno strato “diabbandono”, da cui provengono:una ciotola con piede ad anello e

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impasto giallino sotto vetrinatrasparente e decorazione in brunomanganese di due triangoli inscrittiil cui medaglione è dipinto inverde; sul triangolo esterno tresemicerchi in rosso, bruno e verde,e sul bordo archetti pendenti inbruno. Segue una coppa con pareteemisferica, di impasto arancio, sucui si dispongono tre linee ondulatein bruno e tre fusi dipinti in rosso emarginati in bruno sottoinvetriatura stannifera, decorazionemolto simile ad un frammentoproveniente dal castello di Trani;una ciotola con impasto beige, concroce e semicerchi in bruno-manganese dipinti in verde. Allafine del XIII e gli inizi del XIVsecolo sono invece datati alcuniframmenti smaltati e dipinti inverde, bruno e giallo.

1980, p. 154; G. B. De Tommasi, Ilcastello di Lagopesole, in Ilrestauro dei castelli nell'Italiameridionale, a cura di R. Carafa,Caserta 1991, p. 33; F. Pietrafesa,Agromonte ritrovato, in Radici, 8,1991, pp. 105-108.LATRONICO (Provincia diPotenza). Nei pressi dell’abitatoinsistono alcune grotte abitate giànell’età del bronzo e riferibili ad unculto delle acque.BIBLIOGRAFIAM. Cipolloni Sampò, in Aa.Vv.,Storia della Basilicata. I.L’Antichità, Roma-Bari 1999, pp.104-105.LAURENZANA (Provincia diPotenza). Nei pressi della contradaCasalini-Castelbellotto è segnalatauna zona dove sono affiorate, anniorsono, alcune sepolture di etàindigena insieme ai resti di unabitato medievale.

Nei pressi di Lagopesole un’altrazona archeologica è Agromonte,nominata per la prima volta nel1112 su di una piccola collina, frale località Dragonetti e Scalera. Diesso non rimangono che i tratti diuna struttura fortificata a piantaquadrata con una scarpa seriore eduna chiesa con abside aggettante,entrambi rilevati in due disegni del1907. Sia il castello che la chiesa,entrambi di fondazione normanna,sono in blocchi di pietra calcarea sitrovano in entrambi i monumenticon lo stesso modulo (m. 0,90).

BIBLIOGRAFIAR. M. Motta, Un castello darecuperare. Concorso per unprogetto idea, Laurenzana 1989.LAVELLO (Provincia di Potenza).Identificabile come la Forentum(etn. Forentani). La proposta diidentificazione di Lavello conForentum, avanzata e ampiamentemotivata da Torelli, ammessa comeplausibile sotto il profilotopografico, fu tuttavia esclusa afavore della vicina Gaudiano daAlvisi sulla base di una presuntamaggiore importanza archeologicadi quest’ultimo sito.L’abbondantissima messe diritrovamenti permette ora diribaltare completamente il giudizio.

BIBLIOGRAFIAG. Fortunato, Il castello diLagopesole, Trani 1902; C. A.Willemsen, I castelli di Federico IInell'Italia meridionale, Napoli 1979,p. 22; A. A. Weissmuller, Notes onthe castle of Lagopesole inBasilicata, in Castellum, 20, 1980,pp. 566-578; M. E. Avagnina,Lagopesole: un problema diarchitettura federiciana, in M. A.Romanini (ed.), Federico II e l'artedel Duecento italiano, Galatina

A vantaggio dell’identificazioneLavello-Forentuni possono essereaddotti i seguenti motivi: 1) il sitodella vicina Forenza, erede delnome e tradizionalmente vistacome la diretta continuatrice noncorrisponde in realtà ad un centro

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antico; 2) la descrizione fatta nelloscolio oraziano: Forenturn oppiduinest et ipsum in Lucania…quod invalle est positum, si adatta assaimeglio a Lavello che all’alta collinadi Forenza; 3) da Lavello provieneda sola epigrafe menzionanteForentum; 4) la maggior parte delladocumentazione archeologica diLavello cessa in coincidenza con ladata della conquista romana dellazona, sancita dalla deduzionecoloniale di Venusia nel 291 a.C.; ilsito di Gaudiano fiorisce invece soloa partire dall’età imperiale.

recente due tombe eneolitiche incontrada Casino) e per le fasi piùantiche della prima età del Ferro(frammenti ceramici in contrada S.Felice e bronzi sporadici danecropoli andate distrutte), ma chediventano via via più abbondanti apartire dalla seconda metà dell’VIIsec. a.C. (contrade S. Felice,Carrozze, Casino). Dalla fine del VIIsec. a.C. comincia a delinearsil’esistenza e l’articolazione di varinuclei di insediamenti dauni(contrade S. Felice e Casino) checontinuano a vivere fino a tutto ilIV sec. a.C. Nello scorcio finale delsecolo la documentazionearcheologica si restringe a pochezone (tombe a camera, ceramicacanosina li-stata e policroma)subendo un’ulteriore contrazionenel corso del secolo successivo,dopo la deduzione coloniale diVenusia (291 a.C.), riducendosiquasi solo alla terrazza di Gravettada cui pro. vengono, fra i resti distrutture murarie pertinenti ad unavilla, frammenti di pasta grigia emonete repubblicane.

Oltre a quella già menzionata,vanno ricordate in particolare dueiscrizioni. La prima, della metà ca.del I sec. a.C., sembra riferirsiall’esecuzione di lavori pubblicidisposti dai decurioni e menziona iculti di Minerva e dei Lan; laseconda, forse più antica,testimonia il culto di Ercole. Nelrestante materiale epigrafico (CIL,IX, 130 , 649, 650, 652, 654, 659,2106; EE, VIII, 81; inoltre ancora sisegnalano un’iscrizione greca elatina ed un miliario della viaHerculia, rinvenuto nella pianurasottostante Lavello, in direzione delcorso dell’Ofanto.

Per il periodo imperiale sonoattestati nei territorio resti difattorie (località Casa del Diavolo,Madonna di Macera); per i periodisuccessivi, tracce di un sepolcretopaleocristiano. Il territorio eratoccato dalla via Appia e dalla viaHerculia. Le prime notizie dirinvenimenti archeologici risalgonoalla fine dell’800 quando Lacavasegnalava la scoperta di un “pozzosepolcrale” e di una sequela ditombe nella zona medievale delpaese. Fino all’istituzione dellaSoprintendenza (1964) si sonosusseguiti rinvenimenti fortuiti; daricordare il celebre askos“Catarinella” di tipo canosino di fineIV sec. a.C., che ora si può porre inrelazione con la necropoli dellavalle delle Carrozze; un gruppo di

Lavello sorge su un’ampiapianeggiante collina (m. 300-320s.l.m.) posta allo sbocco superioredella Fossa Premurgiana,prolungamento della valle delBradano a N, lungo il medio corsodell’Ofanto. Sulla collina e sui varibracci collinari che si diramanodalla sua sommità (contradaGravetta, contrada S. Felice,contrada Casino, contrada Carrozze),si sono rinvenute tracce più o menoconsistenti di frequentazione dalNeolitico al periodo imperiale,scarse e sporadiche per le fasicomprese fra il Neolitico (ceramicain stile Diana in loc. S. Felice) e ilBronzo finale (zona cimitero e di

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bronzi, alcuni della prima età delFerro, tombe, numerose ante-fisseda Gravetta e dalla punta più E delpaese, tombe e resti di capanne nelcentro abitato. Dal 1970 si sonosusseguite campagne di scavoregolari; nella Valle delle Carrozze èstata rinvenuta una necropoli di IVsec. a.C. con tombe a camera di tipocanosino; gli scavi Tocco del 1973-1974 in contrada S. Felice hannoportato in luce, insieme ad unavasta necropoli di VI-IV sec. a.C., iresti di un edificio di grandidimensioni con funzioniprobabilmente sacrali, mentreun’altra area di abitato di IV sec.a.C. veniva indagata ai limiti dellacontrada Carrozze. Dal 1979 in poi,gli scavi Bottini hanno portato inluce in contrada Casino un’altranecropoli (databili fra il primoquarto del VII sec. a.C. e la metàdel IV sec. a.C.) e consistenti nucleidi abitato a partire dalla metàdell’VIII sec. a.C. alla metà del IVsec. a.C. Le tombe a fossa, le piùantiche spesso riutilizzate, concopertura a lastroni (ad eccezionedel tumulo 317 e della tomba 279‘principesca’) e a semicamera le piùrecenti, hanno restituitoabbondante ceramicasubgeometrica daunia, a vernicenera, apula a figure rosse enumerosi bronzi di ornamentopersonale ed armi. Per quantoriguarda l’abitato, alle capanne diforma più o meno ovale di VIII eVII sec. a.C. succedono nel VIleprime costruzioni a secco inmuratura leggera sostituite a fine Vsec. a.C. da costruzioni sufondamenta più solide concopertura in tegole ed ambientiarticolati in maniera più complessa.I resti delle capanne prima e dellecase poi si alternano agli spazivuoti e alle sepolture senza una

precisa distribuzione, al pari diquanto avviene a Banzi.BIBLIOGRAFIAM. Lacava, Lavello. Antico pozzosepolcrale trovato nei pressi delpaese, Notizie degli Scavi, 1889, p.137; G. Racioppi, Storia dei popolidella Lucania e della Basilicata,Roma 1889, I, 381; M. Lacava,Topografia e storia di Metaponto,Napoli 1891, pp. 355-357; L.Pigorini, La paletnologia nellaBasilicata, Bullettino di PaletnologiaItaliana, XXI, 1895, pp. 105-108; G.Montano, Brevi note su pocheiscrizioni antiche, Potenza 1900, p.5, p. 9; D. St. Martin, L’epigrafelatino-greca di Lavello, Epigraphica,XI, 1949, pp. 71-76; V. Valente,Lavello, Notizie degli Scavi, 1949, p.107; P. Di Stasi, Lavello romano,Lavello 1958; D. Adamesteanu,Lavello, Bollettino di Archeologia,LII, 1967, 45; E. T. Salmon,Samnium and the Samnites,Cambridge 1967, p. 231; M. Sordi,Roma e i Sanniti nel IV secolo a.C.,Bologna 1969, p. 72ss.; G. Alvisi, Laviabilità romana della Daunia, Baris.d. [ma 1970], p. 105ss.; Aa.Vv.,Popoli anellenici in Basilicata,Napoli 1971; D. Adamesteanu, LaBasilicata antica. Storia emonumenti, Cava dei Tirreni 1974.

MMARATEA (Provincia di Potenza).Durante l’apertura della strada chescende al porto furono rinvenutedelle monete che poi furonotrafugate, ma sono attestatefrequentazioni che vanno dalPaleolitico Superiore sino a tuttal’età romana, senza soluzione dicontinuità.Alcuni ritengono di individuare inMaratea la Blanda (o Blanda Julia)attestata in Liv., 24, 20, 5 e Tab.Peut., VII, 1.A Capo la Timpa furono rinvenutireperti dll’età del Bronzo e

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dell’epoca imperiale, mentre anforegreco-italiche e rodie sonolocalizzate presso la Darsena.

MARSICO VETERE (Provincia diPotenza). Come in Marsico Nuovoanche presso Marsico Vetere, sulmonte Civita, è stato identificato uninsediamento antico racchiusoentro una cinta fortificata,probabilmente frequentato anchein epoca medievale. Alcunr fornaci,inoltre, furono rinvenute in localitàPedale.

BIBLIOGRAFIAM. Lacava, Del sito di Blanda, Lao eTebe Lucana, Napoli 1891; P.G.Guzzo, Per lo studio del territorio diLaos, Bollettino di Archeologia,LXVIII, 17, 1983, pp. 57-66; P.Bottini-A. Freschi-E. De Magistris,Archeologia subacquea a Maratea.Catalogo della mostra, Lagonegro1984; A. Freschi, Ancore romanedal mare di Maratea, Mondosommerso, 1984, 8, pp. 29-30; P.Bottini, Recupero di ceppi d’ancoraa Maratea, Archeologia subacquea2, Bollettino di Archeologia, 8. VI,XXIX, 1985, Suppl., pp. 149-150.

BIBLIOGRAFIAG. Antonini di San Biase, LaLucania. Discorsi storici divisi in treparti, Napoli 1797, II, p. 46; E.Greco, Petelia, Vertinae e Calasarna,Annali dell’Istituto Orientale diNapoli, Il, 1980, pp. 83-92.MATERA (Capoluogo di Provincia).Già nel 1595 era conosciutal’importanza archeologica della cittàdi Matera, quando con l’espansioneurbana vennero alla luce vari tipidi sepolcri, associati talvolta a“colombari” ed intere necropoli.

MARSICO NUOVO (Provincia diPotenza). Varie zone archeologichesolo localizzate in più punti, comeLa Civita (anche in questo caso iltoponimo è significativo perindicare la presenza di ruderi),probabilmente circondata anche daun circuito difensivo, Portello eCasale, con sepolture dall’età delFerro a tutto il medioevo.

Gattini individuò sepolcri nel 1802-1856 sotto i palazzi Malvezzi eGattini (tombe a fossa con corredidi vasellame a vernice nera e afigure rosse), sotto il Monasterodella Annunziata, sulla Civita, nelConservatorio di S. Giuseppe, incontrada Purgatorio vecchio e sullastrada Pendino. Subito dopo ilRidola iniziò gli scavi a S. Martino,Timmari-San salvatore.

Negli anni 1823-1825 furonorinvenute alcune deposizioni nellaPiazza del centro attuale ed inlocalità S. Donato, con corrediriferibili ad età classica, simili aquelli rinvenuti recentemente incontrada Agri e Piana del Lago. Alla vigilia della Seconda Guerra

Mondiale Eleonora Bracco scavanella Civita presso la cattedrale enel Sasso Caveoso, individuandouna storia della città che va all’etàdel Bronzo, come attestano irinvenimenti appenninici e quelliproto-villanoviani del Castello, sinoal VII sec. d.C.

BIBLIOGRAFIAA. Lombardi, Saggio sullatopografia e sugli avanzi delleantiche città italo-greche, lucane,daune e peucezie compresenell’odierna Basilicata, Napoli 1834,pp. 235-236; G. Racioppi, Storia deipopoli della Lucania e dellaBasilicata, Roma 1889, I, p. 375; L.Ventre, La Lucania dalle originiall’epoca odierna vista ed illustrataattraverso la storia della città diMarsico Nuovo, Salerno 1961, p. 97.

A S. Nicola dei Greci, nel SassoBarisano, un butto ha documentatoreperti dall’età del Ferro fino adepoca contemporanea.A Matera è ubicato anche il MuseoArcheologico Nazionale “Domenico

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Ridola”che fu istituito nel febbraio1911 con la donazione allo Statodelle collezioni che appartennero alSenatore Domenico Ridola. Esso fuinizialmente sistemato nei localidell'ex convento annesso alla Chiesadi Santa Chiara, cui furono aggiuntialtre sale nel 1950 e nel 1975 e,nel 1991, un nuovo edificio dove sitrovano anche i laboratori ed imagazzini. Nei locali dell'edificioseicentesco è allestita la SezionePreistorica, quasi completamentecostituita dai materiali provenientidalle ricerche che il Ridola realizzònel territorio di Matera tra il 1870e il 1920. A questo primo nucleo sisono aggiunti i risultati degli scavinegli insediamenti preistorici diMurgia Timone, Tirlecchia e Serrad'Alto e quelli dello scavo diTrasano.

Monsignore) e da numerosimanufatti (cuspidi di freccia, selce,asce martello, teste di mazza, ecc.),rinvenuti in varie località. Megliodocumentata è la media Età delBronzo, di cui conosciamo le tombea grotticella di Parco dei Monaci,San Francesco, Cappuccini 2) o “acista” e le grandi tombe a circolo diMurgia Timone.Le restanti vetrine sono alla notanecropoli ad incinerazione diTimmari, dell’Età del Bronzo delBronzo finale, in cui furono trovateurne coperte da ciottoli, talvoltaprotette da pietre e deposte infosse, oppure circondate di ciste dipietra e munite di rozze stele. Imanufatti testimoniano una duratadella necropoli dal XII al X sec. a.C.Una piccola sala dell'edificioseicentesco, dedicata al visitatoredel Museo, conserva intatti gliarredi originari degli anni Venti diquesto secolo, nei quali trovanoposto i documenti ed i repertiattestanti l’attività di medico,parlamentare ed archeologo delRidola.

Le vetrine della sezione preistorica,quindi, sono state più volte allestitedata la ricchezza del materiale. Leprime vetrine mostrano industrielitiche del Paleolitico inferiore emedio provenienti da varie localitàdel Materano e testimoniantiun’intensa. Il Paleolitico superiore èinvece scarsamente rappresentatoda pochi manufatti di superficie; visono, comunque, ciottoli decoraticon motivi geometrici incisi,analoghi a quelli rinvenuti incontesti epi-romanelliani delSalento come Grotta delle Veneri diParabita e la stessa GrottaRomanelli. Tracce di Paleoliticomedio e superiore sono anche nellaGrotta dei Pipistrelli. Seguono poi levetrine dedicate ai grandi villaggitrincerati neolitici situati sulleMurge attorno a Matera.

Nella sala già detta "Valle delBradano" sono esposti i rnaterialiprovenienti da Miglionico, MonteIrsi, Irsina, acquisiti con donazionie scavi; sono presenti, inoltre,materiali provenienti dagli abitatidi San Biagio pressoMontescaglioso. Al piano terra,nella sala già detta "Valle delBasento", sono esposti i materialiprovenienti dalle città fortificate diTricarico-Civita, Serra del Cedro,Croccia Cognato, gli importantimateriaili delle stipi votive diGaraguso, e i corredi tombali di SanMauro Forte.La frequentazione del Materano

durante l'Età del Rame èdocumentata da materialiprovenienti da tombe “a grotticella”artificiali attribuibili alla Cultura diLaterza (Cappuccini I Serra

BIBLIOGRAFIAF. P. Volpe, Memorie storiche,profane e religiose sulla città diMatera, Napoli 1818, pp. 10-18; G.Gattini, Note storiche sulla città di

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Matera, Napoli 1882, pp. 3-4; D.Ridola, La Paletnologia nelMaterano, Bullettino di PaletnologiaItaliana, XXVII, 1901, pp. 27-41;Id., Le origini di Matera, Roma1906; E. Bracco, Matera.Rinvenimenti di età varia in localitàOspedale vecchio, Notizie degliScavi, 1935, pp. 107-124; Ead.,Matera. Rinvenimento di unsepolcro di età greca nel SassoCaveoso, Notizie degli Scavi, 1936,pp. 84-88; Ead., Matera.Rinvenimento di una tomba di etàbarbarica, Notizie degli Scavi, 1949,pp. 136-137; Ead., Matera.Necropoli dei bassi tempi, Notiziedegli Scavi, 1950, pp. 140-167;Aa.Vv., Il Museo nazionale Ridola diMatera, Matera 1979.

dell'antichità soprattutto nel suoterritorio, non ha ancora fornitoalcuna notizia sul depositoarcheologico urbano, ad esclusionedi quello del castello, i cui restauri,diretti da Gaspare Lenzi misero inluce, a partire dagli anni Trenta,molti dati inediti.I1 sistema difensivo del castello ècostituito da un fossato, uno spaltoe dieci torri, tre a piantapentagonale e sette a piantaquadrata, unite da una cortina chesi salda alle fortificazionidell'abitato. Queste ultime, datatealla metà del XV secolo, furonocostruite da Giovanni II Caracciolo,e si estendono per una lunghezza ditre chilometri seguendo lamorfologia del terreno con unaserie di bastioni, torri e feritoie.Attualmente il castello conserva unnucleo più antico, verosimilmentenormanno, costituito da torriquadrate poste alle estremitàdell'ingresso al Museo ArcheologicoNazionale, i cui cantonali siraccordano con aggiunte posteriori,e da un'altra torre posta nell'angoloovest -l'ultima scomparve o non fumai realizzata- circondando infinedue enormi locali voltati a pienocentro.

MELFI (Provincia di Potenza). Nelcentro storico di questa famosacittà sono documentatefrequentazioni dal Neolitico (VI-IVmillennio a.C.) sino all’inizio dell’etàdel Ferro.La contrada nota come Leonessa harestituito antefisse di tipo campanocon volto femminile chiuso entroun nimbo di foglie baccellate, dellafine del VI-inizi del V sec. a.C. Allafine degli anni Sessanta vennerocasualmente messe in luce i resti diuna fattoria di età imperiale.Furono anche individuate sulterreno, per una vasta area,numerose tracce di altre fattorieappartenenti forse ad un vicus acui vanno verosimilmente collegatele tombe i cui corredi, del I I - I I Isec. d.C., sono costituiti da lucerna,vaso e scarpe chiodate a cui siaccompagnano talvolta monete edoggetti di ornamento.

Se non si sa quasi nulla del castelloin età sveva è a partire dal 1269che la fortezza vi dapprimarestaurata in parte ad opera delcarpentiere Jean de Toulsuccessivamente, dal 1271, sonotenute alla sua manutenzione lelocalità di Melfi, Monticchio, S.Andrea e Venosa. I1 4 agosto 1277la curia, ritenendo che dovesseroessere completate la stalla, la torree i muri, nomina Riccardo da Foggiacon l'incarico di magister affinchéprovveda di procurare manovali(manipuli) ed asini (somerii) per iltrasporto del materiale necessario.Oltre alle note successive che

In località Tesoro si è individuatoun nucleo altomedievale con restidi abitazioni agricole di etàimperiale.L'antica città di Melfi, oltre aconservare molte vestigia

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riguardano la richiesta di altricavatori, sterratori (scappatoreslapidum) e muratori (magistrosmuratores) nonché, travi di legnorichieste dal magister carpenteriusGiovanni de Tullo.

stannifero, ed un piatto con figuraumana che trattiene con una manouna palmetta in bruno-manganeseritoccata in verde. Entrambi sonoreperti che per ora non è possibileinquadrare in un preciso luogo diproduzione, tuttavia una ciotola conpiede ad anello dipinta in bruno eazzurro con resto di grifo è similead un reperto conservato nelMuseo Civico di Canosa. E' probabileche quest'ultimo provenga da Melfi,città nella quale dovevano essercialcune fornaci, come quelle chehanno prodotto la protomaiolicacon decorazioni policromesicuramente attestate a Salapia(Manfredonia) ed Otranto.Escludendo, per ora, delle fornacinella stessa Trani, troviamo inMelfi reperti di Canosa, Salapia elocali, gettati nella Torre delMarcancione all'inizio dei lavoridiretti da Giovanni de Tullo,quando fu necessario racchiudere ilnucleo più antico senza larealizzazione di un fossato dove orasi trovano i cortili.

Tra il 1277 e il 1280 una massaimponente di forze e lavori sonoconcentrati a Lucera e a Melfi e,per quanto concerne il nostrocastello, si possono riassumere così:realizzazione del profondo fossato,che servì anche da cava diestrazione; costruzione di tutta l'alanord est con la cinta e tre cortili(della Cisterna, del Mortorio e degliArmigeri) e della saladell’Imperatore. Dunque la torrecosiddetta del Marcancione, cheBertaux aveva ipotizzato di etàsveva, potrebbe inserirsi in questocontesto, come vedremo in seguito.Dopo gli Angiò il castello passò agliAcciaioli (1346-1392), ai Marzano(fino al 1416), ai Caracciolo cherealizzarono la cinta della città einfine ai Doria che presero inconsegna anche il castello diLagopesole, vita che vienedocumentata anche dalla ceramicamaiolica dipinta in blu in entrambii siti.

BIBLIOGRAFIAE. Sthamer, Dokumente zurGeschichte der Kastellbauten.Kaiser Friedrichs II. und Karls I.vonAnjou (Ergänzungsband II, in DieBauten der Hohenstaufen inUnteritalien), band II, Apulien undBasilicata, Leipzig 1926; G. Lenzi, I1castello di Melfi e la suacostruzione, Amatrice 1935; D.Adamesteanu, Candelabro inbronzo da MeIfi, ASMG, N.S. VI-III,1965-1966, pp. 199-208; G. Tocco,Melfi, in AA.VV., Popoli anelleniciin Basilicata, Potenza 1971, pp.104-128; D. Adamesteanu,Basilicata antica, Cava dei Tirreni1974, pp. 161-186; G. Tocco, Scavinel territorio di Melfi, in AA.VV.,Civiltà preistoriche e protostorichedella Daunia, Firenze 1975, pp.334-339; R. Licinio, Castelli

Ritornando però al castello nel suoinsieme e con il fine di delimitarele strutture murarie più antiche,possiamo considerare quelleracchiuse da altre certamenteseriori. I frammenti ceramici chepersonalmente ho visionatoprovengono da "strati" diriempimento dovuti ad una serie dilavori successivi al 1269, chetrovano confronti diretti con quelliprovenienti dal pozzo n.2 dellafortezza di Trani. In particolare loscavo stratigrafico condotto nel1993 ha datato il materiale tra il1260 e il 1292 e concorda con unaciotola con foglie dipinte a graticcioin verde sotto rivestimento

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Medievali. Puglia e Basilicata: daiNormanni a Federico II e Carlo Id'Angiò, Bari 1994, p. 308.

con probabili frequentazioni anchead un’epoca medievale imprecisata.BIBLIOGRAFIA

MIGLIONICO (Provincia diMatera). Poche e confuse sonorelative a questo grande centro. Sisa che nel centro storico furonomesse in luce alcune strutturepertinenti ad un edificiorettangolare di m. 12x4, associato arinvenimenti monetali normanni,angioini e aragonesi, pertanto sisuppone trattarsi di un edificio diculto cristiano o pubblico di etàmedievale o rinascimentaleabbattutto successivamente.Sempre nel centro storico furonoanche scoperte delle monete incusedi Sibari, Metaponto, Caulonia eCrotone, mentre in contradaPorsaro furono trovate quasicinquecento monete di etàimperiale.

M. Lacava, Topografia e storia diMetaponto, Napoli 1891, pp. 38-45;V. Di Cicco, Antichità varie scopertenella Basilicata, Notizie degli Scavi,1901, pp. 266-270.MOLITERNO (Provincia diPotenza). Si ha notizia delrinvenimento di una moneta diMetaponto con il tipo di Leucippo edi una moneta di Taranto (o diEraclea), forse provenienti dallacontrada Madonna del Vetere, incui sappiamo che fu scoperta unacinta muraria a doppio paramentocon emplecton delle spessore di m.2, in associazione con ceramica avernice nera. Nei pressi della grottadi S. Michele posta a Murgia S.Angelo, insiste un villaggio delBronzo.

Nel 1911 in località Vigna Guida sirinvennero i manici antropomorfidi patere in bronzo del VI e degliinizi del V sec. a.C.; in contradaSerra S. Giovanni vi è una necropolicon tombe arcaiche a fossa e asarcofago; presso Cava di S. Roccofu rinvenuta la tomba di unguerriero della seconda metà del Vsec. a.C, con elmo corinzio in bronzo,associabile ad una necropoli pressoil Cimitero del VII-IV sec. a.C.

BIBLIOGRAFIAN. Corda, Storia delle Due Sicilie,dall’antichità più remota al 1789,Napoli 1847, III, p. 71; G. Racioppi,Storia dei popoli della Lucania edella Basilicata, Roma 1889, I, p.375.MONTALBANO JONICO (Provinciadi Matera). Nella contrada Uciofurono trovate 46 monete d’argentodel I sec. a.C.MONTEMILONE (Provincia diPotenza). In località Santa Mariadella Gloriosa, sede della Chiesaomonima, affiorano reperti ininvetriata riferibili al XIII-XIV sec.;in loc. San Nicola, erano visibili iresti di un acquedotto.

BIBLIOGRAFIAT. Ricciardi, Notizie storiche diMiglionico, Napoli 1867; F. G. LoPorto, Bronzi arcaici e vasi atticiinediti del Museo Ridola di Matera,Bollettino di Archeologia, LIII,1968, pp. 110-122; D.Adamesteanu, Popoli anellenici inBasilicata, Napoli 1971, p. 34.

BIBLIOGRAFIAA. Bozza, La lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, p. 168.

MISSANELLO (Provincia diPotenza). Nelle contrade vicine aMissanello, ed in particolareCastiglione, furono trovati alcunireperti riferibili all’VIII sec. a.C.,

MONTESCAGLIOSO (Provincia diMatera). Della città diMontescaglioso non abbiamo notizienelle fonti antiche. Gattini ritenevache l’ipotesi dell’Abate della Nocefosse saatta, e cioè che

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Montescaglioso fosse stata fondata“dalle rovine di Metaponto” daAlessandro Severo (222-235),donde il nome di Civitas Severianadelle fonti medievali, come si vedràinfra.

relazione con questo vasto abitatosono state scoperte due aree sacre,a Cugno la Volta.Non si conoscono le fasicronologiche successive, anche se ilsito medievale, secondo latradizione, sorse come cenobioitalo-greco o benedettino. Secondoil primo storico dell'Abbazia,Serafino Tansi, a Roberto sarebbesucceduto un Umfredo e,successivamente, Guglielmo, cuispettò Polla (prov. Salerno),Saponara e Brienza (prov. Potenza).Guglielmo morì nel 1138 e fuseppellito nella chiesa di Polla.Succedendogli il figlio Roberto,questi partecipò alla sommossa del1139 contro Ruggero d'Altavilla e,sconfitto, perdette metà feudo diNoja (oggi Noicattaro prov. Bari) enel 1155-56 dopo un'altra rivolta,perdette anche i feudi di Polla eBrienza. La città di Montescagliosofu affidata al normanno Umfredoche, lasciandola dopo il 1096 alfiglio Goffredo (fratello a sua a suavolta di Rodolfo Maccabeo che ebbePisticci ed Appio), questi la cedettea sua volta al figlio Rodolfo. QuandoRodolfo Maccabeo, grazie almatrimonio con la contessa Emma,figlia del Gran Conte Ruggerod'Altavilla, amplia i suoi possessiscalzando il nipote Rodolfo ededifica una nuova Civitas dettaSeveriana o anche Mons Caveosusche, secondo Romualdo Salernitano,fu completata nel 1101.

Sia nel centro attuale che nell’agrodi Montescaglioso sono stateeffettuate numerose scoperte, percui già Gattini poteva riferire chefurono ritrovati “nell’interno delpaese e nella periferia epropriamente nelle contrade BorgoNuovo, Pastano Marchesale, Serre esant’Antonio”. La cronologia piùalta, tra il materiale pubblicato –adesclusione dell’abitato del Bronzo diMonte Vetere e Difesa S. Biagio–, èquello di contrada Gisina, presso ilCimitero, dove in una fossa furonotrovati sei vasi ed un attingitoioche certamente dovevanoappartenere ad un corredofunerario databile al IV-V sec. a.C.;in Largo La Croce fu scoperta unatomba con materiali riferibili al IVsec. a.C. e presso Santa Maria diVetrano lungo la via per Bernalda,fu trovata un’altra tomba conreperti del IV-III sec. a.C.Tracce di frequentazione e diinsediamenti dell’età del Bronzo edella prima età del Ferro sono staterinvenute a Monte Vetere.Dall’età ellenistica a quella romanarepubblicana la vitadell’insediamento sembra contrarsi,come attestano l’abbandono in etàprecedente di Difesa S. Biagio,anche se Montescaglioso risultamunicipium retto da quattuorviri.

BIBLIOGRAFIAG. B. Pacichelli, Il regno di Napoli inprospettiva, diviso in dodiciprovincie, Napoli 1703, parte I, p.292; S. Tansi, Historia cronologicaMonasterii S. Michaelis ArcangeliMontis Caveosi, Napoli 1746; M.Lacava, Topografia e storia diMetaponto, Napoli 1891, p. 179; E.Bracco, Montescaglioso.Rinvenimenti di sepolcri di età

Nell’agro di Montescaglioso. a 5 Km.di distanza dal centro abitato, nel1982 è iniziato ed è attualmente incorso lo scavo l’abitato (ad operadel prof. Francesco D’Andria dellaScuola di Specializzazione inArcheologia dell’Università dellaBasilicata-sede di Matera) del vastoinsediamento di Difesa S. Biagio. In

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greca, Notizie degli Scavi, 1947, pp.130-153; C. Valente,Montescaglioso, Notizie degli Scavi,1949, pp. 109-110; F. D’Andria-D.Roubis, L’insediamento indigeno diDifesa San Biagio a Montescaglioso.Seconda campagna di scavo 1996,Siris, I, 1999, pp. 123-155.

Muro Lucano. Avanzi del recintopelasgico a Raia S. Basile, ove sipone la sede dell’anticaNumistrone, Notizie degli Scavi,1897, pp. 183-184; L. Cappiello, LaCattedrale e l’episcopio di MuroLucano nelle preesistenticonfigurazioni architettoniche,Basilicata regione. Notizie, 92, 1999,pp. 67-80.

MURO LUCANO (Provincia diPotenza). Alcuni identificano lalocalità Raia S. Basile-Torrano conl’antica città di Numistro, ma fusolo intorno al 1890 che fu scopertauna cinta poligonale riferibile ad unvasto insediamento del IV sec. a.C.,associabile a ritrovamenti di vasi emonete. Altre località, come LeAntiche, Monte Torrano e LeCaselle, hanno restituito medesimomateriale; tuttavia è nella metà delXX sec. che Ranaldi pubblica i datidi scavo di uno scavo nei pressidelle mura megalitiche, cherestituisce reperti del III sec. a.C.insieme ad altri invetriati diperiodo medievale, ipotizzando cheuna parte delle mura fossecertamente medievale.

NNEMOLI (Provincia di Potenza). ANemoli (fino al 1828 Bosco, poilatinizzato, da nemus olim) sonodocumentati resti dell’età delBronzo fino ad epoca imperiale,riferibili alle località S. Brancato ePiana dei Pagani, località oggiirrintracciabili ma che forse sonoriferibili alla contrada Maschera,dove venne alla luce un’area sacra.BIBLIOGRAFIAA. Lombardi, Saggio sullatopografia e sugli avanzi delle cittàitalo-greche, lucane, daunie epeucezie, comprese nell’odiernaBasilicata, Mcm Inst, 1, 1832, pp.241-242

Rinvenimenti sporadici sonolocalizzati in pieno centro storico enella Cattedrale (epigrafi), cherecentemente è stata oggetto direstauri.

NOEPOLI (Provincia di Potenza) Incontrada Manche furono rinvenutesepolture di IX-VIII sec. a.C. concorredi che presentano fibule adarco serpeggiante.

BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIAC. Gatta, Memorie topografico-storiche della provincia di Lucania,Napoli 1743, p. 44; M. Lacava, MuroLucano, Notizie degli Scavi, 1881, p.122; Id., Muro Lucano, Notizie degliScavi, 1883, p. 378; Id., MuroLucano, Notizie degli Scavi, 1886,pp. 281-282; M. Cianci diSanseverino, Da Castelgrande agliavanzi ciclopici di Muro Lucano,Napoli 1889, pp. 83-109; M.Lacava, Numistrone e suevicinanze, Potenza 1890; L.Martuscelli, Numistrone e MuroLucano: note, appunti e ricordistorici, Napoli 1896; G. Patroni,

S. Bianco-M. Tagliente, Il MuseoNazionale della Siritide a Policoro,Roma-Bari 1985, 71, p. 113.NOVA SIRI (Provincia di Matera).Secondo la tradizione il suo anticonome era Bellita, rifondata dopo ladistruzione di Siris. Nei pressiinsiste l’insediamento di Cugno deiVagni, ovvero di una estesa grossavilla, probabilmente costruitaall’inizio dell’età imperiale ed attivafino all’età severiana corredata diun impianto termale, collegabile adun vicino pagus.

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O identificato il sito della FonsBandusia citata da OrazioOLIVETO LUCANO (Provincia di

Matera). Nei pressi del centroattuale furono rinvenute “tombedell’epoca romana”.

PESCOPAGANO (Provincia diPotenza). Al 1926 rusale la notiziadi un ritrovamento di un anellodatato al III sec. a.C.OPPIDO LUCANO (Provincia di

Potenza). In questo sito, chnelquale già nel XVIII sec. vi avevanoindividuato l’antica Opinum, fuscoperta, presso Lago delle Noci, laTabula Bantina. Ad Oppido, infatti,« il suo territorio non è privo diantichi sepolcri, e se ne sonodisseppelliti alcuni, che hanprodotto oggetti di molto pregio,come vasi italo-greci, armi, bronzi,monete. Niun vestigio però difabbriche e altri ruderi antichi siosserva in quella contrada», anchese solo successivamente fu ranaldia trovare «tracce di recintiapparentemente identici a quelli diVaglio e Pietragalla ed alcuniaddirittura più antichi e che, ininfinite estensioni di terreni, sipossono raccogliere resti dimateriale archeologico sovente dinotevole interesse». Nel 1967 furinvenuto fortuitamente unsecondo frammento della TabulaBantina e furono rilevate alcunetombe con resti di abitazioni

BIBLIOGRAFIAF. P. Laviano, La vecchia Conza e ilcastello di Pescopagano, Trani,1926.PICERNO (Provincia di Potenza).Anche a Picerno si attribuisce unaltro nome, Acerronia, e vengonoaddotte alcune tombe risalenti al IIsec. a.C. rinvenute in contradaSerralta, già Campolongo (maprobabilmente si tratta di dueinsediamenti distinti), di cuiPicerno sembra essere quello piùesteso a ridosso del torrenteOntrato.Lungo le suggestive e tortuosestrade del paese non manca ilcastello, i cui resti sono evidenziatidai ruderi di una torre circolare,nella contrada urbana detta “Bassala terra” o “Toppo S. Leonardo”.Quest’ultimo toponimo deriva dallapresenza di un monasteroaddossato al castello appartenente,come riporta la tradizione, allafamiglia Pignatelli.PIETRAGALLA (Provincia diPotenza). In localita Torretta diPietragalla sorge nua necropoli e daun abitato con due cinte murariecostituite da blocchi parallelepipediche coprono una fase cronologicadal VII al IV sec. a.C.

Nella contrada S. Anastasia, laMasseria Pignatari-Ciccotti ècostruita su di una cisterna romana,a due piani, con contraffortiall’esterno, mentre a S. Gillio visono i resti di una grande villa concisterna realizzata in opus mixtumriferibile ad altre strutture databilial I-IV sec. d.C.

BIBLIOGRAFIAP. G. Guzzo, Le città scomparse dellamagna Grecia, Roma 1990, p. 363.BIBLIOGRAFIAPIETRAPERTOSA (Provincia diPotenza). Le notizie di rinvenimentiarcheologici relativi a Pietrapertosarisalgono prevalentemente alla finedel secolo scorso e consentono diaccertare una frequentazione delterritorio in età preistorica eprotostorica. Nel 1890, nel corso di

E. Magaldi, Lucania romana, Roma1947, I, pp. 85-87.

PPALAZZO SAN GERVASIO(Provincia di Potenza).Presso il centro, in localitàBoschetto di Paglione, viene

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lavori per la costruzione della lineaferroviaria Napoli-Metaponto,viene segnalata la scoperta di unagrotta con sepoltura probabilmenteeneolitica fra le stazioni di Albanodi Lucania e Campomaggiore;materiali e tombe riferibili almedesimo periodo sonodocumentati anche più a S indirezione di Metaponto. Alla tardaetà del Ferro sembrano databiliinvece gruppi di tombe rinvenuti incontrada S. Giovanni, a circa 10 km.da Pietrapertosa con materiali inbronzo anche figurati che trovanosignificativi riscontri nella coevanecropoli di Aia Orlando,individuata sempre sul finiredell’Ottocento nel territorio dellimitrofo comune di Castelmezzano.Notizie incerte, e comunque daverificare, si hanno sulla cittadinadi Pietrapertosa, che fanno risalireal console romano Guinio Bubulco lacostruzione di un insediamento diPietraperciata; lo stesso GuinioBubulco avrebbe fatto costruiredue accampamenti romani in duelocalità distinte, Campomaggiore eCampominore che dovevanodifendere il centro di Pietrapertosa.E' probabile che proprio lastrategica posizione geografica fecedi Pietrapertosa una funzionepreminente ed egemonica tra icentri abitati che sorgono intornoad essa nell’ambito del territoriodelle Dolomiti Lucane, anche sealtri centri come Cryptulae(Grottole), Tricarico e Brindisi diMontagna risultano abitati efortificati già in antico.L’insediamento prende il nomedall’antica Petraperciata, cioè“forata”, ed è il comune più altodella Basilicata, in quanto sisviluppa sulle rocce delle DolomitiLucane, ben protetto da eventualiincursioni dalla valle. Da qui siraggiunge il bosco di Gallipoli

Cognato ricordato nella vita di S.Guglielmo da Vercelli. Sappiamoche il Santo, dopo aver fondatoMontevergine, quando decise diritirarsi nei luoghi più inaccessibili,dimorò per qualche tempo presso illago Laceno, poi con S. Giovanni daMatera si inoltrò nella Lucaniagiungendo a Cognato. Il toponimo,riportato nelle fonti come MonsCuneatus (cioè con sporgenze esolchi vallivi), è ad oriente delLaceno e del Goleto. Qui fu costruitoil Monastero dedicato a S. Maria,luogo visitato da un comesRobertus Poletinus (forse Robertode Lauro, conte di Caserta). Oggi ilpunto più elevato del bosco diCognato è il Monte Croccia o laCroccia, m. 1149, che conserva iresti di un grande villaggiofortificato del X sec. a.C. Qui i dueSanti rimasero insieme per alcunigiorni, poi S. Giovanni proseguìverso Oriente, mentre S. Guglielmo,rimasto in quel luogo per unperiodo più lungo, scambiato peruna spia, fu ferito gravemente allatesta. Con l’aiuto degli abitanti peròegli fondò il Monastero della SS. maVergine Maria con annessa chiesa,di cui qualche traccia è visibilenella Cappella di S. Maria diCognato. Questa testimonianzaindica che la Basilicata è l’unicaregione, insieme alla Campania, adaver beneficiato maggiormentedella presenza e dell’opera deiVerginiani, senza contare quella deiBenedettini e degli Italo-greci.Il Catalogus Baronum (l’elenco deifeudatari e suffeudatari del Regnonormanno tra il 1152 e il1190)riporta il feudatario Roberto(§ 131: «Robbertus Petreperciatefrater Guillelmi de Petraperciatatenet in balium e principatuTarenti/ Petramperciatam quodsicut dixit est feudum duorummilitum et cum augmento obtulit/

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milites quatuor et servientes sex, etsi necesse fuerit in partibus illisquot quot (sic)habere poterit»; lostesso in § 69: «RobbertusPetreperciate tenet in balio depredicto Comite Campum Maioremet Trefogiam feudum/ triummilitum et cum augmento obtulitsex milites et quatuor servientes»).Considerando che, a quel tempoveniva fornito un milites (uncavaliere seguito da due scudieri)per una rendita di venti once d’oro,sappiamo che il feudatario Robertopossedeva una rendita massima di80-120 once d’oro, fatto che faipotizzare il feudo come abbastanzaricco. Probabilmente è questaricchezza che permette aPietrapertosa, a Castel Bellotto,villaggio abitato nella metà delDuecento e al casale di Trifoggio, difornirsi di una fortificazione che,proprio perché arroccata sullemontagne, si è perfettamenteconservata sia nell’architettura chenell’ameno paesaggio; il Castelloprimeggia su tutte le costruzioni.Iniziato, sembra, nel X sec. ad operadi alcuni musulmani guidati da uncerto Bomar, poggia direttamentesulla roccia e domina sull’abitato.

ceramici invetriati, fatto chepermetterebbe alla struttura unadatazione ancora più precisa. Lacaratteristica facciata si presentacome un muro continuo che siunisce da un lato, come si è detto,al torrione circolare, dall’altro allastessa roccia che conducedirettamente al punto più altodell’insediamento. Nel muro sonoriconoscibili due finestrerettangolari che ricordano le“batterie” del XV sec., edovviamente l’ingresso, che siattraversa per raggiungere il cortiledel castello. Esso fu costruito congrossi blocchi che formano un arcoa tutto sesto, lievemente ribassato.Appena entrati nella fortezza sinotano degli ambienti che siuniscono direttamente alla facciata.Sono riconoscibili almeno duelivelli, anche se forse se ne deveaggiungere un altro; a partire dalprimo piano, infatti, si può notare,in sezione, due vani voltati a botte,i cui muri portanti sembrano esserestati restaurati specialmente neirinforzi delle coperture, che oggiappaiono “a terrazzo”. Al secondolivello, che ad all’altezza di circa1,70 metri presenta un arco discarico, è visibile l’altro ambienteperfettamente collegatoall’impianto originario dellafacciata; a fianco, inoltre, si notano iresti di un canale in muratura,certamente un canale per le acquemeteoriche, che prosegue in bassodove non è presente alcunamuratura, ma se ne seguono letracce nella roccia. Sembra dunquechiaro che la maggior parte degliinterventi di scavo nella viva rocciadebba ascriversi al periodo dicostruzione della fortezza, che cosìsi caratterizza con un torrionecircolare ed un ambienterettangolare a più vani sovrapposti,ma dalla semplice planimetria. Nel

Il fortilizio conserva un torrionecircolare al quale si unisce un muroche delimita, all’interno, alcuniambienti, la cui descrizione sarà abreve. Il muro rappresenta, inrealtà, una facciata vera e propriarealizzata con corsi di pietrasubrorizzontali, un tempoprobabilmente stilati, nella cuimalta di allettamento sono presentialcuni frammenti ceramici cometegole e coppi; tra le tegole sonoriconoscibili quelle con i marginiricurvi ed incavati, ascrivibiligenericamente a partire dal XIIsino al pieno XV sec. Non sembra, almomento, che tra i componentidella malta vi siano frammenti

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“cortile interno” sono visibili duesettori importanti, quellomeridionale dove tutte le operesono eseguite in roccia, quellosettentrionale dove corre unastruttura muraria lunga, che seguegrosso modo l’andamento dellacollina quasi alla stessa isoipsa.Potrebbe essere, in realtà, di unmedesimo intervento, ma conalcuni rifacimenti abbastanzavisibili. In primo luogo, lungoquesta struttura muraria sonovisibili due “finestre”, in partetamponate, con arco a sestoribassato: non sono certo operebizantine, arabe o sveve, ma sitratta di un accorgimentoarchitettonico del XV- XVI sec.,come del resto credo si debbaattribuire tutto il versantesettentrionale del castello diPietrapertosa. Le differenze conquello meridionale non solo sonovisibili dalla disposizione dei conci,molto più regolari nel murosettentrionale, legati da una maltabiancastra molto compatta, letti diposa orizzontali e spessore piùaccentuato, ma anche da alcuni foriper travature rettangolari di 40 x50 cm. Circa che mostrano larealizzazione di un ambientesotterraneo, anch’essooriginariamente concepito lungouna discesa oggi quasicompletamente interrata. A questonon si esclude che nel corso dellafine del XV sec. Pietrapertosa sivede incrementare la popolazionecome, del resto, attestano lacostruzione della Chiesa Madre,dove si trovano ricche tele, un ciclodi affreschi ed un coro ligneo delCinquecento, e la realizzazione delConvento dei Frati MinoriOsservanti, costruito nel 1474 suun lato estremo dell’abitato.Durante il periodo svevo, nel XIIIsecolo, crebbe l’importanza militare

del castello di Pietrapertosa di cuisi ampliò l'edificio originale: lestrutture difensive vennerorinforzate soprattutto dal latosettentrionale e da quello orientaleassicurando così una maggioredifesa alla zona di accesso alcastello. A partire dal XIII secoloPietrapertosa non compare piùnegli atti ufficiali e nelle cronachecome centro di importanzarilevante per la regione Basilicata;solo nel settenbre del 1280 vieneinserito in quelle località tenutealla ricostruzione e al restauro delcastello di Melfi, per una tassa di 4once d’oro, 3 tarì e 12 grana. Sinoalla metà del XIV sec. non siconosce nulla dell’espansioneurbana e delle vicende politico-economiche dell’insediamento. Dopomolti passaggi nelle mani di diversifeudatari il feudo di Pietrapertosa,all'arrivo degli Aragonesi, èassegnato al Conte Ferrante di Alifaed in seguito incamerato dallaRegia Corte e da questa venduto aGiulio Carafa per ventisettemiladucati. Il feudo di Pietrapertosapassa da un signore all'altro: daiCarafa agli Aprano, poi ai Suardo eagli Juvara. Nel 1650 fu acquistatodai Sifola di Trani che ne rimaseroin possesso fino al periodomurattiano. Nel 1799 i contadini diPietrapertosa elessero la loroMunicipalità in seno allaRepubblica Partenopea epredisposero l'occupazione delleterre demaniali usurpate allepopolazioni dal conte diCampomaggiore. All'occupazionedelle terre del conte diCampomaggiore parteciparonoanche le popolazioni di Albano;Castelmezzano e Campomaggiore.Nel 1848 Giovanni BattistaMontano organizza le forze liberalidei paesi limitrofi. Dal 1861 la

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storia di Pietrapertosa è quella diun piccolo centro del sud d'Italia .

BIBLIOGRAFIAE. Bracco, Bosco Salice (Pisticci).Scoperta di una tomba di età post-romana, Notizie degli Scavi, 1947,pp. 84-86; D. Adamesteanu,Incoronata, in Aa.Vv., Popolianellenici in Basilicata, Catalogodella Mostra, Potenza, ottobre-dicembre 1971, Napoli 1971, pp.18-20; Id., La Basilicata antica.Storia e monumenti, Cava deiTirreni 1974, pp. 66-76; B.Chiartano, Le necropoli dell’età delFerro dell’Incoronata e di SanTeodoro (Scavi 1970-74), Notiziedegli Scavi, 1977, Suppl., pp. 9-190.

BIBLIOGRAFIAF. Lenormant, A travers l’Apulie etla Lucanie, Paris 1883, 14, pp. 339-340; F. Fiorelli, Regione III (Lucaniaet Brutti). Albano di Lucania eCampomaggiore, Notizie degli Scavi,1890, p. 21; Id., Regione III(Lucania et Brutti). Pietrapertosa.Scoperte di antichità nella lineadella strada ferrata tra Albano diLucania e Campomaggiore, Notiziedegli Scavi, 1890, pp. 166-167; L.Pigorini, Note paletnologiche sullaBasilicata, Bullettino di PaletnologiaItaliana, XVI, 1890, 137-144, 140;Id., L. Pigorini, Tombe prerornanedi Castelmezzano (Basilicata),Bullettino di Paletnologia Italiana,XXII, 1896, pp. 174-175; V. DiCicco, Antichità varie nconosciutenei circondarii di Matera e diPotenza. Pietrapertosa, Notizie degliScavi, 1898, pp. 218-221.

POLICORO (Provincia di Matera). Ilcentro archeologico più importanteè certamente quello di Siris-Heraclea, individuato già nella metàdel XVIII sec., quando Antonini,Troyli e Saint-Non visitarono iruderi, presso la collina di Policoro.La collina, che si estende per 1.700m., e presenta tre restringimentisul suo percorso corrispondenti adaltrettante porte urbiche.

PIGNOLA (Provincia di Potenza).Nei pressi sorge un insediamento dietà romana che ha restituito dueepigrafi funerarie.

Siris fu fondata, secondo Antiococitato da Strabone, da esuli Troiani,e le sue origini si riflettono nelculto di Athena Iliàs e nellapresenza dello xoanon della dea. Fuoccupata dai Chònes, ma giunseronella Siritide gli Ioni esuli diColofone, che erano sfuggitiall'invasione dei Lidii, intorno al675 a.C. Secondo la tradizione, iconquistatori furono così crudelinei confronti dell'etnia locale che liperseguitarono fin dentro il tempiodi Athena, strappando dalla cellacoloro che vi avevano cercatorifugio.

PISTICCI (Provincia di Matera). Inlocalità Bosco Salice fu rinvenutauna tomba tardoantica, ma nellacontrada Incoronata è stataconcentrata l’attenzione deglistudiosi per definire la chorametapontina nel territoriocompreso tra i fiumi Rasento eCavone.La collina presenta ceramicaindigena che dell’età del Ferrocopre un vasto arco cronologicosino al VII sec. a.C. ed oltre,mettendo in luce resti di abitazionicon esclusivamente vasi greci, siadi importazione che di produzionecoloniale e protocorinzia, inparticolare le coppe a vasca piattadecorate da raggi, databili tra il650 e il 630 a.C., che datano anchela fine dell’insediamento.

I veri lavori di indagine, a partequelli settecenteschi, sono durantegli anni Sessanta del XX sec.,attraverso le aerofotografie perconto dell’allora Soprintendenzaalle Antichìta di Taranto e dallaMissione Archeologica

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dell’Università di Heidelberg. Versola fine degli anni Sessanta inizianogli scavi regolari della MissioneArcheologica dell’Università diHeidelberg e della appena istituitaSoprintendenza alle Antichità dellaBasilicata, diretta da DinuAdamestanu.

Soprintendenza sulla collina delCastello di Policoro, sulla qualesorsero le colonie greche di Siris edi Heraclea, i quali stavanorestituendo una sorprendentericchezza di materiali relativi allavita delle due città.Tra le prime e più importantiscoperte di quegli anni, sirammentano quelle lungo le vallatedell'Agri del Sinni, dei centriindigeni, come S. Maria d'Anglona,Armento e Roccanova. L'ideainiziale tendeva a realizzare unMuseo didattico, inteso come Museodel territorio dove eranodocumentatee le presenze umanedella Siritide. Fu così inaugurato nel1969, tra i santuari e le aree sacredella città, a poca distanza dall'areaarcheologica scavata sullaretrostante collina del Castello.Attualmente il Museo di Policoroillustra i diversi aspetti della vitadelle due colonie greche, a partiredalla loro preistoria sino all’etàmedievale completando il quadrostorico del bacino dei fiumi Agri eSinni.

La prima fortificazione di Eracleasembra essere costituita da blocchiregolari provenienti da caveprovenienti dall’area salentina otarentina, mentre la fortificazionedell’allargamento della città bassa èrealizzata in blocchi ed alzato inmattoni crudi. La prima segue ingran parte la linea di quella inmattoni crudi di Siris nella cittàalta, mentre successivamentel’impianto di regolarizzazione deveattribuirsi al IV sec. a.C.All’interno vi erano almeno trearee sacre: la prima riferibile aDemetra, la seconda ad un tempiotempio arcaicoi e la terza ad unaserie di strutture. Le necropoli sonopiù o meno sparse e da esseproviene anche quella del “Pittoredi Policoro” (fine del V sec. a.C.).L’impianto di Eraclea configuratosinel corso del V sec. a.C. visse sinoalla fine del tardoromano, quandola parte occidentale della collinavenne invasa da tombe di etàimperiale e, successivamente, da unmodesto impianto medievale.

La prima sala è dedicata allapresentazione del territorio ed allefasi preistoriche individuate.Attraverso grafici, plastici e veduteaereofotografiche si offre unalettura del territorio e laricostruzione delle evidenzearcheologiche urbane di Heraclea.La Sezione Preistorica offre unquadro degli aspetti culturali dalNeolitico alla fine dell'Età delBronzo, con specifico riguardo allastratigrafia delle grotte di Latronicoe al villaggio dell'Età del Bronzo diTermitito (Scanzano Jonico), diattestazione anche micenea. Laseconda sala è dedicata alla coloniagreco-orientale di Siris, il cui nucleopiù importante è stato individuatosulla collina di Policoro, al di sottodell'abitato di Heraclea.

Nei pressi della zona archeologicasorge il Il Museo Nazionale dellaSiritide di Policoro, concepitoinizialmente come Antiquariumdell'area archeologica di Heraclea,per cui era destinato all'esposizionedei vasi della "Tomba di Policoro",scoperta nel 1963. Nel 1964, conl’istituzione della SoprintendenzaArcheologica della Basilicata, ilprogetto iniziale fu trasformatonell'attuale Museo Nazionale. Talescelta fu fortunata, dati gli scavisistematici iniziati dalla nuova

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Particolarmente ricca è ladocumentazione delle sue necropolicon i grandi vasi greco-orientali(usati come cinerari) esposti nellevetrine centrali. Nella terza salasono esposti i documenti dellasuccessiva colonia di Heraclea, tracui i prodotti delle sue attivitàartigianali (coroplastica, ceramica,ecc.). Di particolare rilievo sono itesoretti di monete e gioielli. Nellaquarta sala è presentata ladocumentazione del Santuario diDemetra. La divinità èrappresentata con la fiaccola ed unmaialetto in braccio, simbolo dellafertilità e della fecondità. Imateriali e le monete indicanol'ampio arco cronologico delcomplesso sacro, dalla fase di Sirisfino all'età romana.

armi e monili in bronzo nellesepolture maschili e femminili.La ricchezza del mondo enotrioprosegue svilupparsi per tutto ilVII fino ai primi decenni del V sec.attraverso il controllo dei trafficidiretti dalle colonie greche alversante tirrenico. In tale arcocronologico si collocano le grandinecropoli di Chiaromonte,Latronico, Roccanova e Alianello.Dalla fine del V sec. si assisteall'inizio del mondo e della culturapropriamente lucana, un mondoormai pienamente ellenizzato, comedimostrano, ad esempio, la grandenecropoli di S. Brancato, nellamedia valle dell'Agri, e i santuari diArmento o di Chiaromonte.Si è detto che il Museo nazionaledella Siritide sorge presso ilCastello, dove insiste anche il parcoarcheologico di Heraclea, checomprende un'area urbana sullacollina del Castello e un'area sacrasul terrazzo sottostante, accanto alMuseo. L'area urbana ha unimpianto regolare organizzato ininsulae (isolati) disposte lungo laplateia (arteria principale cheattraversa tutta la collina in sensoest-ovest) e divise da stenopoi(strade secondarie) perpendicolarialla plateia. In baseall'organizzazione degli ambienti eal materiale rinvenuto si possonodistinguere un’area occidentale,dove insistevano abitazioni, edun’area centrale come quartiereartigianale (Kerameikòs) per lapresenza di numerose fornaci, discarti e di matrici di statuettevotive. Nell'area sacra, accanto alMuseo sono le fondazioni di untempio, che pare faccia parte di unsantuario dedicato a Dionisio,attestato dalle famose Tavole diHeraclea, e le strutture delsantuario di Demetra tra le sorgentisacre. Heraclea, possedeva inoltre

La quinta e la sesta sala sonodedicate alle necropoli di Heraclea.Nella quinta sono esposti i correditombali databili tra la fine di Siris ela fondazione di Heraclea e, nellavetrina centrale, il corredo dellaormai famosa "Tomba di Policoro",con vasi attribuibili ai maggioripittori proto-italioti, con sceneispirate all'epos e alla tragediagreca. Nella sesta sala sono presentii notevoli corredi delle necropoliurbane di età ellenistica, constatuette femminili ed esempi dioreficeria.Attualmente il Museo Nazionale,diretto dal dott. Salvatore Biancodella Soprintendenza Archeologicadella Basilicata, è in corso diampliamento per ospitare ladocumentazione archeologica delleculture italiche (prima Enotri e poiLucani), attestate nelle aree internedel bacino dell'Agri e del Sinni. Diparticolare rilievo le ricchissimesepolture enotrie del primo Ferro(IX-VIII sec. a.C.), di S. Mariad'Anglona e di Chiaromonte, con

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una fortificazione a blocchisquadrati sono visibili nei pressidel Castello e nell' area antistante ilnuovo ufficio postale.

città di Tursi, Napoli 1851, p. 81; G.Racioppi, Storia dei popoli dellaLucania e della Basilicata, Roma1889, I, pp. 97-106.

Archiloco, il poeta del VII secoloproveniente da Paro, paragonòl'isola di Taso al dorso di un asino,ponendo a contrasto il suoterritorio con la bellezza el'attrattiva delle terre presso ilfiume Siri. La ricchezza della terraportò alla città prosperità e fasto.Ateneo (523 C) riferiva che gli Ioniabitanti a Siri si vestisseroelaboratamente con tunichecinturate. Oltre a trarre vantaggiodalla sua fiorente agricoltura, Siriera impegnata in una vasta rete direlazioni commerciali, che toccavaGrumento, per poi penetrare nellapenisola italica e raggiungere losbocco tirrenico di Pissunte. Siri ful'unica enclave ionica in unterritorio completamente dominatodai dorici Achei. La sua fine fudecretata dall'azione comune diCrotone, Sibari e Metaponto già allametà del VI secolo, probabilmenteper ragioni di tipo economico, perimpossessarsi della fertilissimapianura, ambita soprattutto daiMetapontini, e mettere fine alla suaconcorrenza commerciale. La cittàsopravvisse come centro minore sinquando non risorse come Eracleanel 433 a.C.

POMARICO (Provincia di Matera).L’antico abitato viene fattocoincidere con la Castro Cicurioovvero Pomarico Vecchio doverecenti scavi hanno messo in luceparte dell’abitato, con varicomplessi abitativi che vanno dallametà del IV sec. a.C. con sporadiciritrovamenti di età medievale.BIBLIOGRAFIAM. Barra Bagnasco (ed.), PomaricoVecchio, Galatina 1997.POTENZA (Capoluogo di Provincia).In contrada Barrata, Cugno leBrecce, Serra la Neviera e CozzoRivisco furono trovati i restidell’insediamento indigenodell’VIII-VI sec. oltre ai resti difattorie del IV sec. a.C.Sede, come si è detto, di un centroenotrio-lucano a sinistradell’affluente del Basento Tiera, lostesso che lambisce le propagginisudovest dell’altro abitato di Serradi Vaglio, il sito di Barrata fuscavato dopo il 1960 da Ranaldi,che rinvenne una serie di corredifune-rari, rinvenutioccasionalmente, con ceramicageometrica locale, e con qualcheinfiltrazione di ceramica grecacoloniale del VI sec. a.C.Recentemente sono stati condottiscavi archeologici per contodell’Amministrazione Provinciale diPotenza in località Barrata ha avutola finalità di fornire, per quantopossibile, maggiori elementi per ladatazione di un edificio absidato.

BIBLIOGRAFIAG. Antonini Barone di S. Biase, LaLucania. Discorsi storici divisi in treparti, Napoli 1745, 148ss.; C. R.Saint Non, Voyage pittoresque oudescription des royaumes deNaples et de Sicile, Paris 1783, III,pp. 81-86, D. M. Romanelli, Anticatopografia istarica del Regno diNapoli, Napoli 1815, I, p. 57ss., A.Lombardi, Topografia ed avanzid’antiche città nella Basilicata, MemInst, I, 1832, pp. 195-252; A. Nigro,Memoria topografica istorica della

L’occasione dei lavori di scavo èstata utile per mettere in luce larestante struttura absidatanell’arco sudovest, consentendo dievidenziare l’interesse archeologicoche riguarda in parte il degrado delmonumento, in parte la successione

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stratigrafica degli elevati ed, infine,l’individuazione di orizzonticulturali da suddividere in fasi eperiodi.

in sostanza sepolture la cuidatazione viene a collocarsi tra XIIIe XVI sec., anche se la tipologiadell’edificio rimanda ad una chiesaa pianta centrale divisa in trenavate. L’edificio, indubbiamente, èuna struttura dall’icnografiasemplice e comune in Basilicata. Inparticolare, per la tipologiacentrale, probabilmente concopertura a capriate -la piùcomune, vista la presenza di tegolee coppi- si rammenta la chiesedella Madonna di Macera edell’Incoronatella a Melfi, laseconda documentata a partire dal1585 e la chiesa di S. Maria in Agiis(Santa Maria della Gloriosa) in agrodi Montemilone, anche se questapresenta le tre absidi aggettanti, equindi è molto più antica (fine XIIsec.). La singola abside aggettante,non richiusa da alcun setto murariose non dall’invaso roccioso chedelimita la collina di Barrata, trovaconfronti stringenti con la maggiorparte delle chiese del Potentino, ilche dimostra una “tipologiaecclesiastica” tipica del periodopost-Controriforma: in particolarela Chiesa di S. Rocco nel Borgoomonimo di Potenza. Sia i corredidelle sepolture –tra cui una fibbia,probabilmente di scarpa- che letegole utilizzate in esse, oltre almateriale di superficie (marginirialzati), rimandano ad unacronologia che si avvicina al XIV-XV sec. Tale riferimento cronologicoè giustificato in ricognizioni pressoalcuni villaggi abbandonati comeCraco Vecchio (Mt) e Brienza (Pz).

Si preferito considerare la strutturaindagata come un semplice edificiola cui organizzazione spaziale verràspiegata nella parte finale di questarelazione.L’edificio presenta, attualmente,una planimetriapseudoqadrangolare di m. 13x12circa, orientata in senso est-ovest,con un’abside semicircolare deldiametro di m. 4,20 circa. Al centroemergono alcuni elementi murariche hanno fatto pensare a pilastricruciformi, ma si tratta difondazioni pilastrate che possonofare riferimento a veri pilastri apianta quadrangolare cheprobabilmente si univano ad unmuro di catena che si unisceall’abside. Tale accorgimentoarchitettonico è presente quandonegli edifici di una certa altezza ènecessario alleggerire le coperturecon archi e fondazioni correnti sottoil piano di calpestio.Un’eventuale preesistenza, daconsiderare tale solo comecronologia relativa e non assoluta, èla struttura realizzata con pietreangolari piatte poste “a coltello”,che farebbe pensare ad un eventocostruttivo provvisorio che hasubìto una rotazione dell’asse versoovest, insieme alla strutturaabsidata; alla struttura si uniscel’espediente della formazione di unpiano di tufina che termina sinoall’interno dell’abside. Un’altrapeculiarità consiste nel murod’ambito nord, che chiude l’edificiopiegando verso sud circoscrivendol’area di intervento dal 1998 al1999: esso è composto da undoppio paramento che formal’intercapedine posta a nordovest.Tutti i muri d’ambito racchiudono,

In conclusione, la struttura scavatanon è affatto riferibile ad epocapaleocristiana o dell’XI sec., inquanto non presenta le tipologietipiche di quei periodi, né si trattadi un edificio con battistero, ma diuna chiesa che va dal XIII sec. inpoi, con tendenza al ribasso, sino ad

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epoca post-medievale (XV sec.). Perquanto riguarda lo status dellestratificazioni intercettate vi è laconsiderazione che la giacituradelle stesse fa pensare ad almenodue momenti traumatici dovuti afattori di dissesto idrogeologico: lasistemazione di piano di calpestiocon tufina nel punto più infossatodel presbiterio, dalla granulometriapiù consistente e sicuramenteattribuibile ad un lavoro diricompattamento del fondo, indicacertamente la presenza di unafrana le cui tracce evidenti, e forseancora in movimento, sono nelfianco ovest della collina. Gli effettiturbativi hanno formato una seriedi piani suborizzontali non definiti,a volte eccessivamente pendenti,che forse già in fase di realizzazioneprogettuale sono documentati dalrinforzo del muro nord.

Nazionale di Melfi; sul bordo delLago Rendina le tracce di una villadai muri in opus incertum; muraromane presso la stazioneferroviaria), ma dati più sicuriprovengono da una bolla di PapaGiovanni XX datata 14 luglio 1028,e da un'altra bolla di Urbano II del1089, dove pare che la diocesi diRapolla fosse subentrata a quella diCisterna, che nel secondodocumento non viene piùmenzionata.Rivedendo inoltre la cronotassiepiscopale, sappiamo che questainizia con Oddone, mentre perUghelli è Ursone, anno 1079 menseJulio, lo stesso che vedremotrasferito sulla cattedraarcivescovile di Bari in ruolo distretta collaborazione con Roberto ilGuiscardo. Seguono tra i vescovi unGiovanni (1092), un anonimopresente a Trani in occasione dellatraslazione delle reliquie di SanNicola Pellegrino ed un altroanonimo sotto il pontificato diInnocenzo III.

BIBLIOGRAFIAA. Buccaro (ed.), Potenza, Roma-Bari 1997.

RRAPOLLA (Provincia di Potenza).Rapolla è un paese ubicato a 439metri sulle falde nord-orientali delVulture. Di origini alquanto incerteil suo toponimo pare derivare dallucano rappa, con il significato dispina o luogo di spine; il significatodi rappa in latino è invece localitàcoltivata a vigneto, attività nota nelterritorio. Diversamente Alessio lafa derivare da rapulla, diminutivodi rapula, "ravanello". In ogni caso,il toponimo non indica di certol'antichità della zona, anzi, sembrache anche questo possasvantaggiare chi si ostina a crederead una presenza umana dal passatoglorioso. I più antichi ritrovamentifanno riferimento ad unpopolamento sparso fra tardoanticoed altomedioevo (il sarcofagomicroasiatico trovato in localitàAlbero in Piano, ora al Museo

Nel periodo in cui si succedono iquattro vescovi, è probabile che lacittà fosse considerata una piccolaroccaforte preesistente alla diocesidi Oddone, come tenderebbe adimostrare un documento, falso, del967, dove un Pandolfo si dichiarasignore di Conza e Rapolla. Sebbenealtre argomentazioni faccianoritenere che l'estensione delladiocesi sia stata indice di ricchezza,in realtà il Catalogus Baronum fadesumere che la consistenzapatrimoniale del feudo nellepersone di Lisiardo, Sanson eGuidone fosse davvero misera. Dicerto però la penuria delle fontiscritte lascia intravedere che ilpopolamento medievale fosseavvenuto in un tempo dilatato eper opera di monaci italo-greci enon, come riporta Ughelli, durante

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il conflitto fra Normanni e Bizantini,tuttavia la rilevanza di Rapolla èevidenziata dalle stesse mura entrole quali, nel 1059, Roberto ilGuiscardo vi confinò il nipoteErmanno. Va ricordato inoltre chenel 1137 i soldati di Lotario IIIassalirono Rapolla con l'appoggiodei melfitani, che la occuparonodefinitivamente nel 1183; risultaancora chiaro che la presenza diquesto insediamento accentratoviene giustificata dal suo simbolomateriale, cioè le strutturefortificate. Resta dunque laconvinzione che oltre alle mura,forse preesistenti all'invasionenormanna, ci fosse un castello incui doveva risiedere nel 1203Gualtieri conte di Brenna e cheservì, sino alla sua esistenza, arendere ancora forte Rapolla, fino aquando nel 1254, per essersischierata con il pontefice, si videdistruggere –con il castello– daGalvano Lancia che la presed'assalto cum multitudine equitumet peditum, rendendola adextremam desolationem.

ritenere che la chiesa fosse sortadurante la dominazione bizantina(1027-1042), ma la critica piùrecente afferma che venne retta inetà normanna. Alla critica che havoluto togliere a Giustino Fortunatoil merito di aver segnalato l'edificio,aggiungerei il problema dellacattedrale. La chiesa di S. Lucia nonfu, come ancora si crede, sede delvescovo di Rapolla, poiché un'altrachiesa sorgeva nel luogodell'attuale chiesa cattedrale. Tuttoconcorre, ora, nel datare lefortificazioni di Rapolla, consistentiin un tratto di muro che unisce duebastioni, con andamento da nord adest, a protezione dell'anticoepiscopio e del castello di cui si hasolo la memoria.A Toppo Daguzzo sono stateindividuate due sequenzeprincipali, una nella zona piùelevata, l’altra sul versantemeridionale, mostrando una nettacesura nel momento di passaggiofra il Bronzo medio e recente e ilBronzo finale. Nell’insediamento piùelevato, lo scavo dello strato 2, checonteneva livelli subappenninici, equello dello strato 1B, della primaetà del Ferro avanzata, documentauna veloce trasformazione eprofondo sconvolgimento attestatida “livelli d’incendio che separanogli strati del Bronzo recente daquelli del Bronzo finale”, segnandola distruzione dell’abitato di etàsubappenninica . Questainterruzione è data dalla presenzain notevole quantità della ceramicaprotogeometrica iapigia, la cuitematica decorativa richiama loschema delle fasce parallele a zig-zag, soprattutto sul collo del vaso,vicina quindi al Miceneo IIIA2.Altri schemi sono i triangoli inseritil’uno nell’altro a scalare, le fasceaffiancate da file di punti, entrambiconfrontabili con lo stile di

La pianta di Rapolla mostrachiaramente uno sviluppourbanistico con le regole degliinsediamenti d'altura, e tra i restimonumentali le mura segnano unelemento ormai in estinzione,esattamente quello descritto in undocumento del 7 giugno 1276 comepaesaggio non più urbano marurale.Da una veduta di Pacichelli notiamola posizione anomala che presentala chiesa di Santa Lucia. Di impiantobasilicale con corpo longitudinalesul quale si ammorsano duetransetti non sporgenti coperti davolta a botte e cupole, essarichiama ad episodi ciprioti quali lechiese di San Lazzaro a Larnaca e diSan Barnaba presso Famagosta. Lostile indusse Giustino Fortunato a

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Lianokladi e nei materiali dell’etàdel Bronzo finale di varie localitàdella Macedonia, dove appareanche il motivo del triangolocampito a reticolo che però a ToppoDaguzzo si trova solo negli stratidove è abbondante la ceramicageometrica. Tra le formericostruibili evidenti sono il vaso acollo troncoconico, orlo everso ecorpo globoso con ansa abastoncello. Questa ceramica,nettamente distinta da quellageometrica, sembra affermarsi inun ambito cronologico oscillante tral’IX e il X sec. a. C. e comunqueanteriore al IX, periodo checonclude di certo la sequenzadell’abitato alto. La cronologia puòessere in qualche modo assimilabilead altre del versante ionico comequelle di Porto Perone-Saturo eTorre Castelluccia. Mentrel’insediamento di Porto Perone,fiorente già dalla fase inizialedell’età del Bronzo, si sposta nellafase subappenninica , nella vicinaSaturo lo “strato d” conteneva,frammenti di protogeometricoiapigio, datato da un’anforaprotogeometrica greca, al X sec. a. C.

Ferro. Sono imprecisate le notizierelative a reperti riferibili ad unperiodo più antico, il Neoliticomedio, rinvenuti da Fortunato. AMonticchio Sgarroni sorgono iruderi del castello normanno,abbandonato nel corso del XIV-XVsec., come attestano i ritrovamentiarcheologici.Alla fine dell’Ottocento, nei pressidella più recente Abbazia di S.Michele Arcangelo, fu rinvenutauna ricca stipe votiva di tipo italicopreromano, databile tra la fine delIV e gli inizi del III sec. a.C.Sempre a Monticchio, in localitàPaduli, furono rinvnute monetedella colonia di Turi e di epocaromana imperiale, presso alcuniimprecisati sotterranei di antichefabbriche pertinenti forse ad unedificio termale.Presso Serra S. Francesco furonoscoperte delle tombe a fossa ricchedi ceramica e bronzi databili allafine del V sec. a.C.; poco distantedalla città, a Torre degli Embrici,luogo suggestivo con residui dibosco medievale intatto, sono statiscoperti i resti di una villa di etàimperiale da cui provengono unmarmo di Afrodite con panneggioed un embrice con bolloEMINALIS.M.

BIBLIOGRAFIAM. Cipolloni Sampò, Toppo Daguzzo(Rapolla, Potenza), GuideArcheologiche. Preistoria eProtostoria in Italia (UISP), Forlì1991995, pp. 271-281.

Non sappiamo da dove provenganoalcune iscrizioni romane ora apalazzo Fortunato di Rionero,databili al III sec.RIONERO IN VULTURE (Provincia

di Potenza). Le più antichetestimonianze di frequentazioneumana a Rionero e nel suoterritorio sono localizzabili incontrada Monticchio, dove all’etàdel Ferro sono riferibili un agocrinale con pendaglio ornamentale,ed alcuni vasi in impasto scoperti aS. Maria di Luco, in prossimità diuna sorgente di acque curativesotto i quali furono trovateceramiche dell’età del Bronzo e del

BIBLIOGRAFIAG. Fiorelli, Rionero in Vulture,Notizie degli Scavi, 1887, p.460; U.Rellini, La caverna di Latronico e ilculto delle acque salutari nell’etàdel bronzo, Monumenti Antichi deiLincei, XXIV, 1916, pp. 461-515; C.K Andreau, La romanizzazione, inAA.VV., Civiltà antiche del MedioOfanto, Me/fi 1976, Napoli 1976,pp. 30-36; A. Comella, Tipologia ediffusione dei complessi votivi in

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Italia in epoca medio e tardorepubblicana. Contributo alla storiadell’artigianato antico, MEFRA,XCIII, 1981, 7, pp. 754-755; M.Torelli, Aspetti storico-archeologicidella romanizzazione della Daunia,in La civiltà dei Dauni nel quadrodel mondo italico. Atti XIIIConvegno di Studi Etruschi e Italici,Manfredonia 1980, Firenze 1984,pp. 325-336; P. Rescio, Archeologiae storia dei castelli di Basilicata ePuglia, Potenza 1999.

A. Bozza, La lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, p. 194;P. Bottini, La ricerca archeologicanel territorio di Rivello, in BasiliataRegione. Notizie, 2-3, 1996, pp.149-150.ROCCANOVA (Provincia diPotenza). La tradizione tramandache presso la Badia furonorinvenuti alcuni vasi “italo-grecicon altre cose antiche”.BIBLIOGRAFIAA. Bozza, La lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, p. 196.RIPACANDIDA (Provincia di

Potenza). Nei pressi del centroattuale fu rinvenuto un grandeabitato indigeno con capannesemicircolari annesso a necropolicon sepolture ad enchytrismos.

RUOTI (Provincia di Potenza). AFontana Bona è stato rintracciatoun piccolo santuario della fine delV-inizi del III sec. a.C., organizzatonei pressi di una sorgente, e quindicorredato di vasche per la raccoltadell’acqua, oltre che di una stipevotiva con staue di terracotta epiccoli recipienti a vernice nera.

Menzionata nel Catalogus Baronum,presenta un circuito viario siprotende per tornanti, mentre puressendo naturalmente difeso, ilpaese è rinforzato nei fianchifranosi da torri-bastioni a piantaquadrata, che sembrano ascriversiai secoli XIII-XIV, poichè è notoche il castello di Ripacandida èconcesso nel 1267 ad un Giovannicum pertinentiis suis et rebus aliisexistentibus in eodem, per passarepoi nel 1271 a Gauffrido Gazarello enel 1275 a tale Giacomo conte diAndria.

BIBLIOGRAFIAE. Fabbricotti, Ruoti (Potenza). Scaviin località Fontana Bona, Notiziedegli Scavi, 1979, pp. 347-413.RUVO DEL MONTE (Provincia diPotenza). A Ruvo del Monte sonostate individuate dall’archeologiadue fasi distinte di occupazione: laprima, del VII-V sec. a.C.individuata da necropoli; laseconda, del IV-III sec. a.C.,costituita dai resti di un abitato. Alprimo periodo si individua unasocietà tipica del periodo arcaico,con guerrieri e donne dediteall’attività di tessitura, mentre laseconda riporta ad un’attivitàcommerciale, documentata daabitazioni e resti di fornaci diceramica.

BIBLIOGRAFIAE. Setari, Produzioni artigianaliindigene. La ‘fabbrica’ diRipacandida, Siris, I, 1999, pp. 69-119.RIVELLO (Provincia di Potenza).Alla fine del XVIII sec. “nel suoterritorio si scavano molti antichiruderi ed anticaglie varie…Siconserva ancora nelle sue vicinanzeun antico tempietto od eroo, e vi siveggono le vestigia di un anfiteatro.Recenti ricerche sono stateeffettuate in località Serra con unabitato indigeno.

BIBLIOGRAFIAA. Bottini, Una nuova necropoli nelMelfese e alcuni problemi delperiodo arcaico nel mondoindigeno, Annali dell’IstitutoOrientale di Napoli-Archeol., 1979,pp. 77-94.BIBLIOGRAFIA

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S potrebbe quindi far ubicare l'anticaArmaterra sulla cosidetta Civita diS. Fele. Attualmente sono statemesse in luce la muraturedell’Abbazia, che scomparvero e dicui si era persa memoria, conritrovamenti di monete eproromaiolicche del XIII sec.,connesse a varie sepolture.

SAN CHIRICO NUOVO (Provinciadi Potenza). In località Serra eCugno Notaro sono state rinvenutenumerose strutture abitativecollocabili fra il V ed il IV sec. a.C.BIBLIOGRAFIAA. Russo Tagliente, Ediliziadomestica in Apulia e Lucania.Ellenizzazione e società nellatipologia abitativa indigena traVIII e III sec. a.C., Galatina 1992,pp. 261-262.

San fele si trova ad un'altidudine di960 metri, conserva una struttura apianta rettangolare che faindividuare quel castrum SanctiFelicis a cui erano tenuti allamanutenzione, nel 1277, gliabitanti di Rapone, Ruvo del Monte(Sancti Thome de Ruvo), Bella e delcasale di S. Maria di Perno. Dallarelazione di Arduini del 1674sappiamo che il castello era «diforma bislonga e fabricato a guisadi un vascello, ma è quasi distruttoe con la sola prospettiva di mura(...) Federico II (...) lo strinseanchora, e per renderlo del tuttoinespugnabile, e lo fiancheggiò dialcune mezze lune e torrioni, levestigia de quali si vedono, benchèrovinate e disfatte».

SAN CHIRICO RAPARO (Provinciadi Potenza). Durante i restauridell’Abbazia di S. MicheleArcangelo sul Monte Raparo sonoaffiorati reperti e strutturealtomedievali.BIBLIOGRAFIAF. Bubbico, G. Bertelli, in Monasteriitalo greci e benedettini inBasilicata. II. Le architetture,Potenza 1996, pp. 183-191SAN FELE (Provincia di Potenza).San Fele è un insediamento a circa872 metri s.l.m. posto all’estremitànordoccidentale della Basilicata,quasi al confine con il territorio diCalitri, in Irpinia. Esso si trova nelpunto in cui si incrociano le stradefra Atella, Rapone, Muro Lucano eRuvo del Monte, fatto che imponedi supporre che l’insediamentocorservi molto di più di quello cheè visibile, soprattutto se si pensa adun eventuale presenza normanna esveva nel territorio.

Il 27 agosto 1278 Carlo I ordina algiustiziere di Basilicata che per lacostruzione del castello di Melfivengano chiamati mag. Boamundusscappator, filius eius Laurentius etRobbertus gener notarii Iohannisde s. Felice…, mentre il 24settembre 1280 sono tassati per ilmedesimo motivo Mons Morconustar. 17 et gr. 14 Armateria unc, 2tar. 29 et gr. 14, s. Felix unc 15 tar.12 Acer mons unc. 3 tar. 29 gr. 8. Il29 settembre del 1280 Carlo Iimpone a numerosi insediamenti diprovvedere alla manutenzione delcastello di Melfi, e tra questiArmaterra per 18 tarì d’oro; S. Feleper 2 once,. 20 tarì ed 8 grana,Acer mons per 16 tarì e. 16 grana.

In contrada Civita, luogo oggidenominato anche Armaterra(anche se in realtà si tratta di duelocalità ben distinte), furonorinvenute un’iscrizione ed unmattone bollato.Fuori dal borgo e dal castello diArmaterra, nel luogo detto Perno oPierno, sorgeva la chiesa di SantaMaria, probabilmente costruitasotto gli auspici di Riccardo diBalvano prima del 1175, la quale

Dal punto di vista urbanistico SanFele si sviluppa lungo due versanti

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di un medesimo rialzo collinare lecui punte più alte sono il “MonteTorretta” (m. 1024,4) ed il “MonteCastello” (m. 936,9). Suquest’ultimo è rimasto il toponimorisalente ad epoca remota, quandol’insediamento venne abitato efortificato. In realtà non sappiamose esso sorse su delle preesistenze.

SARCONI (Provincia di Potenza).Nei pressi dell’abitato furonotrovate molte sepolture con “assaiossa umane mezzo bruciate e dentibenissimo conservati”BIBLIOGRAFIAA. Bozza, La lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, p. 213.SATRIANO DI LUCANIA(Provincia di Potenza). A questoterritorio si riporta la storia diSatriano, centro dell’Età del Ferrocon un periodo arcaico che va dalVI alla prima metà del V esc. a.C.,con una successiva occupazionemedievale

BIBLIOGRAFIAL. Cappiello-S. Pagliuca, Santamaria di Pierno: il santuario e iresti della badia, Basilicata Regione.Notizie, 92, 1999, pp. 137-150; P.Rescio, Archeologia e storia deicastelli di Basilicata e Puglia,Potenza 1999, p. 84ss. SCANZANO JONICO (Provincia di

Matera). Il sito di maggioreinteresse, Termitito, risale allamedia età del Bronzo, con materialiincisi a motivi geometrici asociati apiani pavimentali pertinenti ad unavilla romana di età repubblicana,pertanto sono da considerare ingiacitura secondaria.

SAN GIORGIO LUCANO (Provinciadi Matera). In località Sedonefurono rinvenute alcune tombe dietà ellenistica.BIBLIOGRAFIAE. Bracco, San Giorgio Lucano(Matera). Rinvenimento di tombe dietà ellenistica in località Sedone,Notizie degli Scavi, 1947, p. 122. BIBLIOGRAFIASAN MAURO FORTE (Provincia diMatera). Nei pressi del centroabitato furono rinvenute strutturerelative a terme (o pertinenti aduna villa) ed un peso da telaio con“iscrizione greca”.

A. De Siena, Termitito (ScanzanoJonico, Matera), GuideArcheologiche. Preistoria eProtostoria in Italia (UISP), Forlì1995, pp. 222-229.STIGLIANO (Provincia di Matera).Nel territorio furono scoperti variresti dell’età del Bronzo edindigena, ma privi di ogni contesto.

BIBLIOGRAFIAA. Bozza, La lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, p. 206;V. Di Cicco, San Mauro Forte, Notiziedegli Scavi, 1901, pp. 264-265; V.Valente, San Mauro Forte, Notiziedegli Scavi, 1941, p. 258.

BIBLIOGRAFIAF. Colonna, Stigliano. Scoperte diantichità nel territorio del comune,Notizie degli Scavi, 1904, p. 19.

SANT’ARCANGELO (Provincia diPotenza). Nel territorio circostantefurono trovati alcuni oggetti di etàellenistica.

TTITO (Provincia di Potenza). Aipiedi della collina del centrostorico, In Piede la terra, sono statemesse in luce delle tombe concorredi di età indigena e in localitàPiani del Mattino, furono rinvenutealcune monete d’argento di etàimperiale.

BIBLIOGRAFIAN. Catanuto, Sant’Arcangelo(Potenza). Scoperta fortuita di duehydriai, di una collana e di unpendaglio aureo, Notizie degli Scavi,1932, pp. 377-383. A questo territorio si riporta la

storia di Satriano, centro dell’Età55

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del Ferro con un periodo arcaicoche va dal VI alla prima metà del Vesc. a.C., con una successivaoccupazione medievale

TURSI (Provincia di Matera). Oltreal sito di Santa Maria d’Anglona,“tagliando il monte, vi fu trovatonello spessore del tufo, lo scheletropietrificato di un asino”,verosimilmente un fossile dalleinusuali dimensioni.

BIBLIOGRAFIAV. Valente, Necropoli di Tito,Notizie degli Scavi, 1949, pp. 110-113. A Santa Maria d’Anglona sorse un

abitato già intorno al Bronzorecente sino al III sec. a.C., chesuccessivamente venne rioccupatodall’insediamento medievale.

TOLVE (Provincia di Potenza). Incontrada Moltone furono rinvenutedue iscrizioni, una in osco ed uno inlatino, mentre in contradaCappuccini fu messa in luce unauna sepoltura con corredo databiletra la fine del VII-inizi del V sec.a.C.

BIBLIOGRAFIAA. Bozza, La lucania-Studii storico-archeologici, Rionero 1888, p. 225;U. Ruediger-H. Schlaeger, S. Mariad’Anglona; scavi nell’anno 1967,Notizie degli Scavi, 1967, pp. 171-197.

In contrada Gambarara, Difesa daCapo e Torre sono emersi alcunioggetti alla seconda metà del Vsecolo a.C. e a Magritiello si èscavato un sepolcreto databile trala fine del VII e la metà del VIsecolo a.C.

VVAGLIO DI BASILICATA(Provincia di Potenza). A Serra diVaglio si trova uno dei più grandied importanti centri della Lucania,alla confluenza fra i torrenti Tiera eRumnolo con il Basento. L’abitato fufrequentato già a partire dall’VIIIsec. a.C. con un insieme di capannedalla forma ellissoidale od ovale,realizzate con fondazioni in pietra ecoperture in legno, connesse ad ungrande ambiente atto allalavorazione della ceramica.

Recentemente nella Valle di Chiricosono emerse le strutture relativead una fattoria databile al IV-IIIsecolo a.C.BIBLIOGRAFIAAa.Vv., Da Leukania a Lucania,Roma 1992.TRICARICO (Provincia di Matera).Importante centro indigeno conuna serie di abitati, due dei quali inlocalità Civita e Serra del Cedro; nelprimo insediamento abbiamo unacinta muraria databile al IV sec.a.C. con all’interno una grande areasacra rappresentata da un tempioitalico del II-I sec.a.C., collegato aduno hestiatorion ; nel secondo scavirecenti hanno messo in luce unvasto settore databile al VI sec.,con continuità sino al IV sec. a.C.,cui si associa la necropoli posta piùa sud.

Con gli inizi del VII sec. lasituazione socio-economica cambiacompletamente ed è caratterizzatadalla differenziazione dei gruppi alivello tombale, dove appaionoaryballoi a testa di pantera e baciniad orlo perlinato, una tomba atumulo costituente un intero nucleofamiliare realizzata suun’abitazione a pianta circolarepolilobata.Intorno al VI sec. in località Braidasorge un edificio a caratteremonumentale a pianta rettangolare(24x12 m.) con fondazioni in pietresbozzate in facciavista, con fregiocontinuo di tipo ionico.

BIBLIOGRAFIAA. M. Patrone, Gli abitati fortificatidi Tricarico, Basilicata regione.Notizie, 2-3, 1996, pp. 125-126.

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Successivamente appaiono edificidecorati da sime traforate. L’abitatoarcaico sembra sopravvivere sinoal V secolo, quando si organizza suun grande asse viario cheattraversa la collina in senso est-ovest, ed intorno ad una grandearea lastricata priva di abitazioni; siprovvede alla realizzazione dellacosiddetta “casa dei pithoi” o“struttura 4”, costuito da due vaniin asse che riutilizzano le strutturemurarie di una casa del V sec.,unita ad un vano-deposito, il tuttocoperto da tetto a doppio spiovente.Nel IV sec. l’abitato provvede arealizzarsi un potente circuitomurario con blocchi isodomi.

presenza della cosiddetta ChiesaVecchia sono affiorati importantireperti di età tardoantica edaltomedievale. In età normanna siprocedette alla costruzione dellacosiddetta Incompiuta che invasel’abitato romano costituitosoprattutto dalla terme e dalBattistero altomedievale dovefurono rinvenute alcune sepolturelongobarde.La colonia latina, dedotta nel 291 a.C. e patria di Q. Orazio Flacco, che vinacque nel 65 a.C., si sviluppòlungo il tracciato romano della viaAppia e costituì uno dei poli disviluppo più importanti dellaBasilicata. Il centro antico è ricco diritrovamenti archeologici: dallacosiddetta Casa di Orazio allaTomba di Marcellino, ma ilcomplesso maggiore e benvisitabile è proprio il ParcoArcheologico che comprende leterme tardoantiche, le domusl’insieme dell’abitato, il cosiddettoComplesso Episcopale collocabile alV-VI sec. d.C. con vasca polilobata ela famosa Incompiuta, straordinariomonumento di epoca normanna icui blocchi sono tutti di reimpiego,provengono soprattutto dal vicinoAnfiteatro e denotano tracce dielementi e tecniche costruttivepropriamente normanne.

L’abbandono viene ascritto intornoal III sec. a.C., in seguito all’avventodei Romani e delle nuove tipologieinsediative.Nei pressi, in località Serra diVaglio, è visitabile un santurarioitalico realizzato con un piazzalerettangolare di m. 22x15 corredatodi canalette e fognatura da cuiprovengono oltre quarantaiscrizioni votive che vanno dal IVsec. aC. fino al I d.C. relativisoprattutto alla dea Mefitis conl’attributo di Utiana, Marte,Nummelos e Giove.Il santuario federale fu poiabbandonato lentamente (e non perun terremoto) per dissestogeologico e modifiche ambientali.

La zona è ricca di escavazioni inrupe dalle quali sono documentatepresenze ebraiche.BIBLIOGRAFIA

P. G. Guzzo, Le città scomparse dellaMagna Grecia, Roma 1990, pp. 357-358.

Al 1470 è collocabile il Castello diPirro del Balzo, oggi MuseoArcheologico Nazionale. Lacaratteristica costruzione -con duealte torri cilindriche di cui unacoronata da mensole di sostegno edaltre due più piccole ai vertici,rinforzate a loro volta da quattrocontrotorri a scarpa- deriva dalCastelnuovo di Napoli e fuimpiantato su un insediamentopreesistente, alcune cisterne

VENOSA (Provincia di Potenza).Noto complesso archeologico allostudio da numerosi decenni, a cuifanno riferimento i rinvenimentidel Paleolitico Inferiore di contradaNotarchirico e del circondario. Inparticolare l’area archeologica dimaggiore interesse è quella deiPiani della SS. Trinità dove la

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tardoromane occupate in epocaaltomedievale, quando forsesorgeva la Cattedrale di S.Felice,demolita proprio da Pirro del Balzoin seno ad un programma dirinnovamento urbano successivo alterremoto del 1456.BIBLIOGRAFIAM. R. Salvatore, Venosa. Un parcoarcheologico. Come e perche,Taranto 1984.VIETRI DI POTENZA (Provinciadi Potenza). In località Serrapola furinvenuta un’ascia neolitica odell’età del Ferro.

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