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Facoltà di Scienze della Formazione. Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria AA 2013/2014 CORSO DI GEOGRAFIA E DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA Docente: Andrea Corsale acorsale@unica.it. TESTI CONSIGLIATI: I testi di riferimento per la preparazione dell’esame sono: - PowerPoint PPT Presentation

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Facoltà di Scienze della Formazione

Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria

AA 2013/2014

CORSO DI GEOGRAFIA E DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA

Docente: Andrea Corsaleacorsale@unica.it

TESTI CONSIGLIATI:I testi di riferimento per la preparazione dell’esame sono:- Vallega A. (2004), Geografia umana. Teoria e prassi, Le

Monnier, Firenze (limitatamente al Capitolo 1);- Greyner A.L., Dematteis G., Lanza C. (2012), Geografia

umana. Un approccio visuale, UTET, Torino;- Persi P. (a cura di) (2003), Spazi della geografia.

Geografia degli spazi. Tra teoria e didattica, Edizioni Goliardiche, Urbino.

Si raccomanda di accompagnare lo studio del testo all’uso di un atlante geografico e di Google Earth.

La geografia insegna ad adottare uno sguardo d’insieme che non si accontenti di sterili dati, ma scopra relazioni, ponga interrogativi, ricerchi spiegazioni da cui nascano nuove domande e comportamenti responsabili di fronte al mondo che cambia.

La geografia non delimita, ma amplia e fa dialogare i saperi, rendendoli sinergicamente propositivi e coinvolgenti.

La geografia aiuta a comprendere il mondo e a decodificarne la complessità dei processi ambientali e sociali, a condividerne le risorse e ad agire da protagonisti autentici e responsabili.

L’insegnante di geografia e la scuola: un mezzo per aprirsi all’universo sociale, politico, economico e ambientale, allo “spazio geografico”, che, per la sua complessità, ha bisogno di interpretazioni.

Associazione Italiana degli Insegnanti di Geografia (AIIG), fondata nel 1954 con l’obiettivo di creare una sinergia fra scuola e università.

Geografia umana e geografia fisica.

Conoscenze geografiche scarse e spesso ridotte a mero nozionismo, proprio in un’epoca in cui la globalizzazione rende sempre più necessario interpretare i mutamenti in atto nel mondo.

Certo i potenziali contatti con la geografia si sono moltiplicati (es. internet e media, viaggi, migrazioni), ma manca spesso la competenza geografica che consenta di comprendere, interpretare, utilizzare e gestire le informazioni.

La didattica della geografia mira a coniugare esperienze pedagogiche e conoscenze geografiche e si applica a contesti concreti che riguardano le relazioni tra le società umane e lo spazio naturale.

Una delle sue chiavi di volta è l’interdisciplinarietà: la geografia stabilisce relazioni con tutti i saperi al fine di comprendere la complessità degli spazi e dei sistemi.

I requisiti dell’insegnante di geografia:• apertura mentale• spirito di innovazione• semplicità espositiva• capacità di dare senso allo spazio e ai luoghi• saper guidare la scoperta delle interazioni fra società e spazi geografici• stimolare la corretta percezione di sé, degli altri e dell’ambiente fisico e sociale• orientare e potenziare la capacità di soluzione dei problemi attraverso la partecipazione attiva all’organizzazione territoriale.

E’ essenziale che l’insegnamento e l’apprendimento siano fortemente problematici e non solo descrittivi.

E’ necessario aggiornare continuamente metodi e contenuti.

E’ importante evitare la frammentarietà dell’analisi perché spezza i legami fra gli elementi dello spazio geografico. Il paradigma sistemico è quello più adatto.

Va sempre tenuto presente l’aspetto educativo nella sua accezione più ampia: dall’educazione geografica nascono comportamenti corretti nei confronti dell’ambiente e della società.

Si “fabbrica” responsabilità civile. Si stimolano senso civico, partecipazione, cittadinanza attiva.

Cos’è la geografia? Quali sono i “confini” con la storia, le scienze naturali e le scienze sociali?

La geografia è la scienza del territorio, con le sue implicazioni sociali, politiche ed economiche e le sue connotazioni ambientali, geomorfologiche, idrografiche e bioclimatiche.

La geografia studia ciò che agisce sul territorio e lo trasforma, siano esse forze naturali, sociali o immateriali.

La geografia aiuta l’uomo a pianificare il territorio, rispettandone gli elementi naturali e sociali, e a ricercare un paesaggio ideale.

La geografia dialoga con le scienze sociali e con le scienze naturali, interviene laddove la frammentazione del sapere moderno spezza le connessioni che rendono complessa la nostra realtà.

Studia le dinamiche che legano geologia, geomorfologia, idrologia, meteorologia, biologia, sociologia, storia ed economia. Permette di comprendere le relazioni fra le società umane e gli ecosistemi, più o meno artificializzati.

La geografia è quindi una scienza olistica. Lega insieme passato, presente e futuro e ci richiama alle responsabilità individuali e collettive richieste dal paradigma dello sviluppo sostenibile.Ci aiuta a comprendere i limiti dello sviluppo e a proporre soluzioni contro gli squilibri ambientali e sociali.Come vedremo, la geografia sostiene al tempo stesso l’integrità degli ecosistemi, l’efficienza economica e la solidarietà intra- e inter-generazionale.

Cerchiamo di capire e comprendere come i gruppi umani vengano a patti con gli elementi fisici, con le risorse del suolo e del sottosuolo, con le acque, con il clima e con la biosfera.

Il fine ultimo è quello di formare cittadini sempre più responsabili, attenti e attivi, in grado di interpretare i fenomeni che trasformano il pianeta.

La geografia educa alla solidarietà internazionale, allo sviluppo sostenibile, alla comprensione della diversità e del cambiamento, alla valutazione integrata del territorio, alla percezione locale e globale dei fatti geografici, alla partecipazione, all’ecosostenibilità e alla scoperta dei ruoli individuali e collettivi dell’agire.

Ciò che studia è in continuo divenire.

“La geografia diventa piacevole e interessante là dove stimola l’immaginazione, suggerisce analogie e ipotesi, segue nel palinsesto della superficie terrestre l’organizzarsi di nuove forme e, esplorando lo spazio, esplora i rapporti che legano tra loro individui, classi, gruppi, nazioni, culture” (Giuseppe Dematteis, 1984)

“La geografia ricerca e interpreta i caratteri dei paesaggi geografici, studia i rapporti tra l’ambiente e le società umane, elabora e propone modelli di spiegazione dell’intervento degli uomini sul territorio” (Programmi didattici, 1985)

In Italia la geografia è tradizionalmente inserita nel raggruppamento disciplinare che comprende anche italiano e storia, oppure insieme alle discipline scientifico-naturalistiche.

Ne viene così indebolito il carattere transdisciplinare.

Troppo spesso la geografia è stata piagata dal nozionismo mnemonico.

Ciò che il geografo deve spronare è la capacità di comparazione dei dati, il corretto uso delle fonti, l’esame critico delle informazioni, la scoperta dei legami tra i fatti e gli elementi del territorio alle diverse scale, la curiosità verso il sistema-mondo.

Il metodo geografico è pluralistico (multifattoriale, multidimensionale, multistrumentale) e cerca di enucleare la conoscenza attraverso l’indagine di tutti gli aspetti e i processi che animano il territorio.

L’approccio induttivo

Il geografo avvia la ricerca iniziando dall’esperienza, dal mondo come gli appare o come egli lo vede, per giungere a regole più generali. Rischio di descrittivismo e di soggettivismo.

L’approccio deduttivo

Si parte da un’ipotesi da verificare e da dati quantitativi. Si determinano i trend, si fanno ipotesi, si realizzano piani. Tuttavia non tutto è quantificabile, le previsioni sono rischiose e i fenomeni si presentano differentemente in contesti diversi.

L’osservazione

La geografia studia le relazioni e gli effetti visibili che queste producono. L’osservazione visiva è importante, ma le relazioni, le reti, i flussi, spesso sono immateriali.

La localizzazione

Si studia l’oggetto in relazione alla sua ubicazione e distribuzione, tenendo conto però della dinamicità dei fenomeni.

La correlazione e la comparazione

Si ricercano le interconnessioni e le interazioni tra fatti e fenomeni. Si ricercano similitudini, differenze e rapporti attraverso lo spazio (relazioni orizzontali) ed il tempo (relazioni verticali). Consentono di comprendere il “vicino” ed il “lontano”.

La causalità e la concausalità

Si ricercano le forze scatenanti di determinati fatti e fenomeni. Nella natura e nella società i contesti mutano ad opera di più cause (concause, multifattorialità). Gli effetti possono diventare a loro volta cause di nuovi effetti (sistema a cascata o a catena). Tutto è annidato in un’invisibile e complessa rete di rapporti.

L’attivismo

Ogni elemento ed evento geografico si trasforma, la sua presenza ed azione nel tempo e nello spazio muta. Se tutto si modifica non ci sono verità assolute e questo dovrebbe stimolare riflessione e spirito critico. Di fronte al divenire, si può intervenire: atteggiamento possibilista, costruttivo, propositivo.

La globalità e la trasversalità

L’indagine geografica si muove per contesti sincronici e diacronici. Ricerca la localizzazione, la correlazione, la causalità, ricostruisce relazioni crono-spaziali, ricompone un disegno partendo da una visione analitica per approdare ad una visione unitaria, organica e sintetica (analisi integrante). Carattere transdisciplinare.

Attraverso la continuità educativa si tiene conto dello sviluppo psicologico, dei bisogni e degli interessi dell’allievo e si mira ad un arricchimento progressivo e graduale della personalità, tenendo conto dell’intero cammino formativo del ragazzo.

Continuità verticale, attraverso il percorso scolastico, e continuità orizzontale, attraverso le relazioni che legano la scuola alle altre agenzie di formazione e informazione (famiglia, associazioni, enti locali, ecc).

La geografia, grazie alla sua capacità di relazionare ambiente e società, assume un ruolo trasversale rispetto agli altri saperi e verticale attraverso i cicli scolastici che l’alunno è chiamato a percorrere.

Si possono valorizzare le esperienze e le abilità dell’alunno ancorandolo saldamente alle problematiche spaziali e storiche del territorio d’appartenenza, estendendo la ricerca al territorio percepito, uno spazio sempre più vasto e articolato.

L’ideale sarebbe giungere ad una effettiva continuità anche attraverso segmenti contigui della scuola, in particolare tra primaria e secondaria, attraverso un confronto tra insegnanti e discipline.

Il paesaggio: molte definizioni.

E’ il prodotto di più organizzazioni sociali di più territori che nel tempo si sono succeduti, riordinando e animando diversamente la morfologia terrestre, usando i suoli e le acque, modificando la copertura animale e vegetale, costruendo città e intensificando scambi e comunicazioni, al punto di arrivare al cosiddetto “villaggio globale”, un megasistema in cui tutto è profondamente correlato.

Il paesaggio nasce quindi dalle stratificazioni dei territori precedenti, di cui conserva le tracce più significative. Il paesaggio è quindi ciò che è visibile del territorio, nella sua evoluzione storica. Il paesaggio è un insieme irripetibile di sottili e innumerevoli legami geomorfologici, idrologici, atmosferici, biologici, storici, economici, demografici, ideologici ed estetici.

Il paesaggio è il risultato plurisecolare e plurimillenario di un confronto continuo tra uomo e natura, con ciclicità che si incontrano, si intersecano e si scontrano.

E’ una realtà complessa, in continua trasformazione.

E’ un bene quando l’uomo ne trae giovamento, è un male quando, per diverse cause, ne riceve effetti negativi.

Nell’accezione comune, il paesaggio è una valore ed una realtà positiva, in quanto riassume elementi storici ed identitari caratterizzanti.

“La cognizione del mondo deve essere un sistema. Nel sistema il tutto è prima delle parti” (Immanuel Kant)

Così il paesaggio può essere visto come manifestazione di forze, organizzate e dinamiche. Che si evolvono nel tempo per l’opera congiunta, ma non sempre concorde, della natura e degli uomini.

Il paesaggio nasce quindi dall’equilibrio dinamico e agonistico tra elementi naturali e antropici legati da scambi materiali ed energetici.

Gli elementi o componenti essenziali del paesaggio sono quindi, semplificando:

- le morfologie (forme concave, modellate da processi esogeni, e forme convesse di origine endogena o biologica);

- la copertura vegetale;

- le opere umane (insediamenti, infrastrutture, viabilità, ecc);

- elementi in movimento, tempo meteorologico, odori, suoni, ecc.

Per leggere e comprendere un paesaggio dobbiamo studiare i processi che legano i vari elementi tra loro, es.:

- le strutture geologiche condizionano il rilievo

- il rilievo condiziona il clima

- il clima condiziona l’idrografia

- l’idrografia condiziona la vegetazione

- la vegetazione condiziona l’uomo

E’ un sistema a cascata che mostra le concatenazioni causa-effetto che definiscono l’unità e l’integrità del sistema e, al contempo, lo rendono instabile.

Se si crea un equilibrio tra queste forze per un tempo abbastanza lungo, il paesaggio diventa stabile.

Una qualsiasi variante, tuttavia, può rapidamente modificare l’intero sistema.

Resistenza e resilienza

Un paesaggio può conservare tracce significative di organizzazioni e ordinamenti passati (es. centuriazioni romane, fortificazioni medievali, rivoluzione industriale), e di condizioni bioclimatiche diverse.

Lo spazio fisico

E’ il substrato sul quale le società umane si sono insediate e organizzate nel corso del tempo.

L’ambiente naturale è un sistema autoregolamentato sul quale l’uomo si è inserito codificando un insieme di leggi sociali che si sono sovrapposte a quelle naturali.

Il rapporto fra sistema ecologico e sistema antropico si è mantenuto in relativo equilibrio fino al diffondersi dell’industrializzazione e all’esplosione demografica.

La geografia ha il compito di ricostruire e comprendere l’intreccio di rapporti fra uomo e ambiente.

Per i geografi deterministi (Humboldt, Ritter, Ratzel) lo studio dell’ambiente era essenziale per capire come questo influenzasse e determinasse le attività, gli insediamenti, la cultura delle società umane.

Fine del XIX secolo: dal determinismo al possibilismo. Si osserva la realtà in chiave più problematica.

Pierre Vidal de la Blache: dal geocentrismo all’antropocentrismo. L’uomo ha la possibilità di scegliere, e saranno le sue scelte a determinarne i modi di abitare e produrre, più che il substrato fisico.

Lucien Febvre: non è più l’ambiente che determina le azioni dell’uomo, ma è l’uomo che interferisce con la natura e la plasma secondo le sue capacità ed interessi.

Le comunità plasmano l’ambiente non in base a imposizioni di tipo naturale, ma in relazione alla loro cultura che li porta a scegliere fra le possibilità offerte dalla natura.

Si distinguono così un ambiente naturale (risultante dall’interazione fra componenti biotiche e abiotiche) ed un ambiente umanizzato (risultante dal rapporto uomo-ambiente).

Il segno che le attività umane imprimono al substrato fisico dà vita al paesaggio, che fonde quindi la sfera naturale e quella umana.

Su substrati naturali simili possono nascere paesaggi diversi.

Il paesaggio è un archivio di dati naturali e antropici ed ha quindi valore di documento e testimonianza di tempi passati, simbolo di identità culturale.

Diverso è il concetto di territorio.

All’interazione fra agire umano e fenomeni naturali si somma la sfera politica con confini, reti amministrative, infrastrutture e servizi.

Il territorio è quindi una porzione di superficie terrestre delimitata da un punto di vista politico-amministrativo.

Il concetto di territorio implica l’esistenza di un sistema governato da un soggetto o da una collettività che ne determina la struttura organizzativa, lo controlla e ne definisce le linee di sviluppo, in un dato periodo di tempo.

Il paesaggio è il “contenitore” all’interno del quale si sono succedute diverse organizzazioni territoriali, stratificazioni attraverso cui leggere i sistemi di relazioni uomo-ambiente.

L’ambiente è l’unità di base su cui i gruppi umani organizzano un territorio. Il paesaggio deriva dall’unione e dalla sintesi di questi due elementi.

L’approccio sistemico. La distinzione fra ambiente biotico e abiotico, fra ambiente umano e ambiente naturale, e fra i diversi elementi del sistema, non è realmente possibile.

Il mondo è in realtà avviluppato da una fitta rete di relazioni che interferiscono fra loro.

La totalità degli ambiti biotici e abiotici si chiama ecosfera.

Il sistema ambientale che ne deriva si chiama ecosistema.

L’ecosistema è quindi la sfera ecologica nella sua totalità. Comprende gli elementi e le relazioni. L’ecologia è la scienza che li studia, concentrandosi in particolare sulle relazioni fra organismi viventi e habitat (ambiente in cui vivono).

Le sue componenti sono:- la comunità abiotica- la comunità biotica- i flussi di energia e le loro interazioni

Le scale di grandezza possono essere diversissime: da uno stagno ad una foresta pluviale.

Gli ecosistemi sono collegati da cicli materiali (es. ciclo dell’acqua, dell’ossigeno, del carbonio, dell’azoto).

Interferenze umane.

Antroposfera: comprende esseri umani e spazio costruito, ed indica quindi i cambiamenti prodotti dalle attività umane.

Geosistema: somma delle relazioni che si instaurano tra un sistema ecologico e il sistema delle attività umane, attraverso le modificazioni di tipo insediativo, produttivo, economico, sociale, culturale e spirituale.

Le cause del degrado ambientale:

- Incremento demografico

- Inquinamento

- Deforestazione

- Erosione del suolo e desertificazione

Lo sviluppo sostenibile: uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

- Aree protette per preservare ecosistemi ad alta naturalità- Pianificazione territoriale, urbanistica e paesistica- Valutazione d’impatto ambientale e costi-benefici degli interventi sull’ambiente

La conoscenza delle caratteristiche strutturali dell’ambiente e delle relazioni uomo-ambiente è un obiettivo fondamentale della geografia.

Importante è il contributo della geografia all’interno dell’educazione ambientale, che non deve limitarsi alla dimensione scientifico-naturalistica (educazione alla sostenibilità)

Lo spazio pensato

Si tratta di un luogo “costruito” nella nostra mente

Il nostro mondo interiore percepisce ed interpreta uno spazio, sia conosciuto attraverso l’esperienza diretta sia solo immaginato e mai esplorato.

Il soggetto sovrappone allo spazio un’interpretazione derivata dalla sua personalità.

La geografia si occupa dello spazio percepito perché da questo derivano i comportamenti degli individui e dei gruppi sociali, nonché il loro modo di rapportarsi con le risorse ambientali e umane.

E’ impossibile far apprendere la geografia senza tener conto della psicologia.

I processi cognitivi prendono avvio dall’acquisizione di elementi quali spazio e tempo. Quando i piccoli esplorano il mondo, avviano la loro “vita geografica”.

L’uomo percepisce ed esplora oggetti e situazioni. Osservando, egli trae informazioni sempre più complesse sulle cose e sulla loro disposizione spaziale nell’ambiente.

Le localizzazioni, attraverso le coordinate spazio-temporali, sono obiettive. Ma lo spazio è costruito anche dalle percezioni, e queste non sono razionalmente univoche.

L’indagine territoriale rimane basilare, ma si arricchisce con i modi di lettura e di interpretazione personali degli utenti e fruitori dello spazio.

Ognuno si accosta in modo diverso allo spazio, sulla base di necessità, bagagli culturali e aspettative personali. I media, in particolare, influiscono profondamente su immagini e aspettative, pur sempre attraverso i filtri interpretativi soggettivi.

Il risultato dell’osservazione dipende da ciò che un soggetto percepisce, dalla sua ideologia, dal suo sistema di valori, dagli stimoli dell’ambiente esterno. Lo stesso spazio è quindi percepito, visto e vissuto diversamente dai vari soggetti.

Un parco assume quindi aspetti diversi per un bambino, un anziano, una madre, un naturalista, un urbanista, un operatore ecologico, un amministratore, uno studente.

Un centro città può essere identificato da alcuni con una piazza, da altri con un monumento, o con una via commerciale, o con un luogo di lavoro.

Fruitori abituali o occasionali percepiscono diversamente.

La finalità è conoscere i modi, consapevoli o meno, di lettura del territorio da parte dei suoi fruitori. Questo è importante quando si pianifica il territorio. Quando emerge uno spazio estranei e alienato che l’uomo non riconosce, questo è un “non-luogo”.

Dalla “geografia dei numeri” alla “geografia della percezione”. Entra l’elemento soggettivo. Si studia come l’uomo vive nel mondo, come lo pensa e lo sogna, o come reagisce alle calamità, ai rischi, alle distanze (behaviorismo).

Nello studio delle migrazioni la percezione dei luoghi di provenienza e di arrivo è estremamente importante.

Nella pianificazione territoriale non si può prescindere dall’immagine ce la gente ha avuto, ha o potrebbe avere dei luoghi e degli spazi.

David Lowenthal, Roger Downs, Armand Frémont

La percezione nasce dall’elaborazione da parte del cervello delle informazioni raccolte attraverso i sensi.

Lo spazio mentale non è la riproduzione dello spazio fisico, ma è l’elaborazione logica dello spazio senso-motorio che determina una rappresentazione concettuale.

I processi mentali restituiscono il prodotto di stimoli sensoriali interagenti con le esigenze personali e le conoscenze elaborate mentalmente.

Ma lo spazio cos’è? Può essere inteso in diversi modi:- assoluto-euclideo (dimensioni misurabili e rappresentabili, spazio-contenitore)- relativo (relazione fra spazi ed elementi, es. carta geografica)- relazionale (relazioni, spazio-sistema)

Ma poi lo spazio viene filtrato, percepito, vissuto (elementi + immagini), rappresentato (in seguito ad emozioni)

Il docente deve considerare il modo in cui il bambino vede il proprio spazio. Occorre conoscere i sistemi di esplorazione che utilizza, i suoi filtri affettivi, culturali ed esperienziali che ne influenzano il modo di vedere le cose.

Può registrare bene i particolari dei luoghi del proprio vissuto ma non quelli di luoghi che conosce meno; località distanti possono essere percepite come vicine e viceversa.

Necessario sviluppare curiosità e attitudine alla scoperta per attirare l’attenzione sugli elementi essenziali. Esplorare gli spazi vicini, quali aule, corridoi, cortili, giardini, palestre, consentono di sperimentare lo spazio in diversi modi (vicino/lontano, sopra/sotto, stretto/largo). E permettono di distaccare il punto di vista da quello strettamente soggettivo e individuale, abituando il bambino ad accogliere punti di vista e prospettive diverse dalle proprie.

Nascono così le carte mentali.

Sono rappresentazioni dello spazio che il bambino costruisce, amplia, integra e corregge progressivamente.

Disegnando la carta il bambino organizza i dati sensoriali, sociali ed affettivi.

Ogni bambino costruisce una carta diversa.

Le carte mentali sono spesso incomplete, errate e distorte perché costruite secondo una selezione quantitativa e qualitativa di tipo personale, ma sono importanti perché attraverso di esse ci orientiamo e prendiamo delle decisioni.

Dalla visione tridimensionale a quella bidimensionale. Carte, simboli, coordinate.

La visione oggettiva non deve essere stereotipata, ma consentire un’interazione più facile con gli altri.

E’ utile iniziare dagli spazi già conosciuti, o facilmente conoscibili (casa, strada, piazza, giardino, scuola, aula), per poi passare ai percorsi (es. casa – scuola) e ai paesaggi conosciuti direttamente o indirettamente (es. spiaggia, montagna).

L’obiettivo deve essere quello di mostrare come diversi punti di vista possono rappresentare lo stesso spazio in maniera differente. Questo deve portare da un lato alla necessità di uniformare la rappresentazione, dall’altro all’accettazione di prospettive diverse dalla propria. Si tratta di abituare il bambino a vedere “con gli occhi degli altri”.

Lo spazio rappresentato

E’ la riproduzione grafica di un territorio, con i suoi elementi fisici e antropici, attraverso un sistema di segni e simboli che consente di considerare il mondo in termini di posizioni, dimensioni e distanze.

La rappresentazione è nata dalla necessità di ricordare e comunicare l’ubicazione di luoghi attrattivi e pericolosi.

Cartografia già presente nelle popolazioni preistoriche, poi sviluppata nel Vicino Oriente e in Egitto e in molte altre parti del mondo.

Cartografia e matematica (Grecia).

Cartografia e potere (Roma).

Innovazioni tecniche ed esplorazioni.

Geopolitica e sostenibilità.

La carta è uno strumento indispensabile per

- orientarsi

- conoscere

- comunicare

Aiuta la comprensione delle interazioni uomo-ambiente.

Primi contatti: mappe del tesoro, carte stradali, tabelloni dei giochi di società, schermate dei videogiochi, cartine topografiche dei boy scout.

La comprensione della visione zenitale, della riduzione in scala e della trasformazione di oggetti in simboli necessitano di addestramento.

Necessari, come prerequisiti, i concetti di lateralizzazione (destra-sinistra), esplorazione e interiorizzazione topologica (avanti-indietro, vicino-lontano).

L’approccio cartografico deve essere graduale.

Connessioni con storia, matematica, educazione all’immagine, scienze, letteratura, educazione motoria.

Strumenti: atlante, carte topografiche, carte e cartogrammi, da abbinare a testi, racconti, dati statistici, immagini, eventualmente strumenti quali bussole e altimetri.

Metodi: partire dall’ambiente di appartenenza per poi estendere e confrontare.Mostrare le correlazioni (es. rilievo-vie di comunicazione, fiumi-popolazione).Dimensione regionale come riferimento.

Primo obiettivo: comprendere la visione zenitale, a partire dall’osservazione delle impronte e di piccoli oggetti, poi, attraverso esercizi di ingrandimenti e rimpicciolimento, arrivare a spazi ben conosciuti (es. casa e aula).Utili i fogli quadrettati, per ingrandire e rimpicciolire.La matematica utile per ridurre in scala calcolando le dimensioni, o viceversa.Individuare elementi nella carta del quartiere o della città, e studiarne la storia.

Disegnare ciò che si vedeTracciare i percorsi sulle carteIndividuare punti di riferimento conosciuti nelle carteRiflettere sulla soggettività di alcuni riferimenti (es. destra-sinistra)Emergerà la necessità di uniformare il sistema di riferimento attraverso una convenzione.Si può partire, come si fece in origine, dal sole, dalle stelle, dal magnetismo terrestre e dalla rosa dei venti.

Quando si disegna una carta bisogna scegliere quali informazioni inserire e quali scartare. Carte fisiche, politiche, fisico-politiche.

Simboli e legenda.

Simboli imitativi e convenzionali, alcuni di origine antica.

Confronto fra fotografia, disegno, carta, immagini satellitari.

Confronto fra carte a diverse scale.

Confronto fra carte antiche e moderne.

Punti di riferimento diversi (es. Eurocentrismo)

Isoipse o curve di livello: uniscono tutti i punti situati ad una stessa altitudine sul livello del mare, rappresentabili come se fossero fette di pane.In alternativa si usano le zone d’ombra, a volte abbinate. Si utilizzano anche le tinte altimetriche o le riproduzioni tridimensionali.Reticolato e coordinate geografiche, Equatore, Greenwich, meridiani e paralleli. Da 0° a 90°.Utile l’esempio della battaglia navale e dei cruciverba.

Carte tematiche, per riprodurre i fenomeni, non sempre visibili.

Permettono creatività nell’uso di colori e disegni.

Carte del clima, dell’uso del suolo, della popolazione, delle attività economiche, ecc.

Colori, simboli, tratteggi.

Cartogrammi, in stretta connessione con la matematica.

Esercizi:

- una carta tematica sconosciuta – una carta tematica conosciuta – una carta tematica con legenda

- partendo dai dati scegliere i simboli e costruire una carta

- fare ipotesi e confronti su cartogrammi che includano più elementi (es. rilievo e densità di popolazione)

Lo spazio progettato

Definisce una porzione di superficie terrestre, distingue lo spazio naturale da quello antropizzato, circoscrive un ambito nel quale una società si appropria dell’ecosistema, lo trasforma e lo organizza (territorializzazione).

E’ un ambiente complesso, regolato da leggi naturali e sociali, organizzato sulla base dei dati fisici, ma anche della cultura e dello sviluppo socio-economico, è condizionato dai comportamenti sia individuali sia collettivi.

L’uomo proietta i suoi desideri e i suoi bisogni sul territorio, modificandolo.

Tutti gli ambienti e gli spazi terrestri sono ormai antropizzati, sebbene con diverse gradazioni.

Elementi materiali, culturali, significati, relazioni.

Conoscere i modi coi quali i territori sono organizzati rende gli individui consapevoli dei problemi e dei conflitti che scaturiscono dal rapporto uomo-ambiente e li educa ad un ruolo sociale attivo e costruttivo, affinché influiscano sulle scelte politiche di amministrazione e progettazione del territorio.

Il rapporto fra società e territorio cambia col cambiare dei bisogni, delle tecnologie, dell’economia. Lo spazio viene progettato tenendo sempre meno conto dei vincoli naturali.

Insediamento: una sede umana con una precisa funzione (città, fabbriche, centrali elettriche, strade, porti, ponti, aree sportive, ecc)

Popolamento: distribuzione della popolazione sulla superficie terrestre.

Popolamento e insediamenti dipendono da caratteristiche naturali (es. clima, fiumi, coste, giacimenti) e dalle vicende storiche.

L’uomo è condizionato sia dallo spazio naturale sia da quello artificiale (es. viabilità pregressa).

Relazioni verticali (condizionamenti esercitati dalla natura, per localizzare un insediamento in un luogo o in un altro)

Relazioni orizzontali (condizionamenti dovuti al sistema socio-economico)

Il suolo: come usarlo in maniera sostenibile? E come riconvertirlo e riusarlo?

Progettazione del territorio: politici, urbanisti, architetti, ingegneri, geografi, geologi, idrologi concorrono a realizzare un ambiente di vita nel quale i bisogni della popolazione e le risorse del territorio siano in equilibrio.

La comunità sociale esprime bisogni, idee e criticità.

L’obiettivo è realizzare un “paesaggio ideale”.

Ogni intervento umano modifica sia l’ecosistema naturale sia quello antropico.

Si è cercato di razionalizzare ed organizzare la progettualità attraverso i “piani regolatori”, nelle oro varie denominazioni, che fissano le linee guida per lo sviluppo di un territorio (viabilità, uso del suolo, insediamenti, protezione e conservazione, aree per il tempo libero) per ottimizzare lo spazio concordemente con le dinamiche socio-economiche passate, presenti e future.

Partecipazione, flessibilità. Il piano deve tenere conto dei reali bisogni della comunità e deve cercare di prevederne, a grandi linee, l’evoluzione futura.

Il piano paesistico regionale ha carattere prescrittivo, gli altri progetti hanno carattere via via più attuativo (es. piano urbanistico comunale, piano per l’insediamento produttivo, piano di zonizzazione acustica)

L’agricoltura è stata storicamente la prima forma di utilizzazione del suolo, la prima espressione dell’antropizzazione del globo. E’ condizionata dagli elementi fisici, ma a sua volta trasforma l’ambiente (deforestazione, bonifiche, fertilizzazione).

L’agricoltura modifica profondamente il paesaggio ed interferisce con il funzionamento dell’ecosistema naturale, formando un sistema instabile.

Gli obiettivi stabiliti dai Programmi del 1985 per la didattica della geografia

Obiettivi generali: •rendere l’alunno in grado di comprendere l’interazione uomo-ambiente e di orientarsi e collocarsi nello spazio vissuto dagli uomini; •far acquisire agli studenti uno specifico modo di osservare, nonché un linguaggio appropriato per descrivere e per rappresentare quanto precedentemente visto ed analizzato;

Obiettivi specifici:

Far acquisire le capacità operative di: •rappresentarsi mentalmente lo spazio; •osservare un ambiente e scoprire gli elementi costitutivi fisici ed antropologici che lo definiscono; •mettere in relazione tra loro gli elementi di un ambiente; •osservare ambienti diversi, descriverli e differenziarne i caratteri geografici; •utilizzare mezzi diversi di descrizione linguistica e di rappresentazione grafica; •costruire ed interpretare carte e mappe diverse per contenuto e scale; •ricercare l’informazione geografica attraverso la raccolta, la selezione ed il confronto dei dati

Le indicazioni metodologiche dei Programmi, per quanto concerne la ricerca geografica, sono:

•esplorare gli spazi direttamente esperibili dagli alunni, quali ad esempio casa, aula, scuola, quartiere e così via;

•agganciare l’attività didattica alla complessiva esperienza della vita degli alunni, utilizzando dibattiti, conversazioni e lavori di ricerca;

•predisporre specifiche attività che permettano l’esplorazione degli ambienti in modo intenzionale e finalizzato al perseguimento di specifici obiettivi;

•ricercare l’interdisciplinarietà;

•studiare lo "spazio", inteso nelle sue quattro specifiche accezioni di:

a) spazio fisico, come risultato dell’azione dell’uomo sul pianeta;

b) spazio rappresentativo, come espressione di valori;

c) spazio progettato, come campo di azioni possibili o ipotesi di intervento;

d) Spazio codificato convenzionalmente dalla cartografia

Concettualizzazione e astrazione

Riforma Moratti (2003): dalla prestazione all’apprendimento individuale, dal fine al mezzo. Obiettivi generali, specifici e formativi (competenze). Didattica laboratoriale, esperienziale e interdisciplinare. Ipotesi e verifiche. Elaborazione cognitiva dei nessi. Senso critico della ricerca.

Finalità principali dell’agire educativo:

1)educare-istruendo, ossia consegnare agli allievi il patrimonio del passato;

2)aiutare i bambini a costruire il futuro, fornendo loro le competenze fondamentali per inserirsi nel contesto sociale ed economico del nostro paese;

3)accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita personale, sostenendo la loro ricerca di senso e la costruzione della propria identità.

Si inserisce l’elemento della personalizzazione della didattica.

Non si utilizza più il vocabolo “programmi” ma si tratta sostanzialmente di indicazioni.

Favorire lo sviluppo non solo delle conoscenze degli alunni, ma anche (o forse sarebbe meglio dire soprattutto) delle competenze, grazie all’impiego di particolari strumenti, quali ad esempio il problem solving e l’apprendimento cooperativo.

Obiettivi Specifici di Apprendimento, che definiscono a priori quali competenze e quali abilità debbano essere sviluppate per ogni singolo alunno, suddivisi per classi.

Le Raccomandazioni definiscono come competenze "l’insieme delle buone capacità di ciascuno portate effettivamente al miglior compimento delle particolari situazioni date: […] quello che siamo effettivamente in grado di fare, pensare e agire adesso".

Le abilità sono, invece, relative al saper fare ossia "le azioni attuate con la consapevolezza del processo, con cui si otterrà un certo risultato".

Sapere, saper fare, saper essere.

Geografia. Obiettivi di apprendimento da raggiungere al termine della classe terza della scuola primaria.

•orientamento: ossia la capacità di muoversi consapevolmente nello spazio circostante, sapendosi orientare attraverso punti di riferimento e utilizzando gli organizzatori topologici (sopra, sotto, avanti, dietro, sinistra, destra e così via);

•carte mentali: quindi l’acquisizione della consapevolezza di muoversi ed orientarsi nello spazio grazie alle proprie carte mentali, che si strutturano e si ampliano man mano che si esplora lo spazio circostante;

•linguaggio della geo-graficità: quindi la capacità di rappresentare in senso verticale oggetti ed ambienti noti, nonché di leggere ed interpretare la pianta dello spazio vicino, basandosi su punti di riferimento fissi;

•paesaggio: ossia lo sviluppo della capacità di esplorare lo spazio circostante attraverso l’approccio senso-percettivo, di individuare gli elementi fisici ed antropici, che caratterizzano i vari tipi di paesaggio, di conoscere e descrivere gli elementi fisici ed antropici che caratterizzano l’ambiente di residenza e la propria regione.

Al termine della classe quinta della scuola primaria:

•orientamento: ossia la capacità di orientarsi nello spazio e sulle carte geografiche, utilizzando la bussola ed i punti cardinali;

•carte mentali: quindi la facoltà di estendere le proprie carte mentali al territorio italiano ed a spazi più lontani, attraverso gli strumenti dell’osservazione indiretta (filmati e fotografie, documenti cartografici, immagini da satellite, ecc);

•linguaggio della geograficità: quindi la capacità di analizzare fatti e fenomeni locali e globali, interpretando carte geografiche a diversa scala, carte tematiche, grafici, nonché di localizzare sulla carta geografica dell’Italia la posizione delle regioni fisiche ed amministrative;

•paesaggio: ossia lo sviluppo della capacità di conoscere e descrivere gli elementi caratterizzanti i principali paesaggi italiani, europei e mondiali, individuando le analogie e le differenze e gli elementi di particolare valore ambientale e culturale;

• regione: quindi la capacità di conoscere e applicare il concerto polisemico di regione geografica (fisica, climatica, storico-culturale, amministrativa), in particolar modo allo studio del contesto italiano;

• territorio e regione: cioè la capacità di comprendere che il territorio è costituito da elementi fisici ed antropici connessi e interdipendenti che l’intervento dell’uomo su uno solo di questi elementi si ripercuote a catena su tutti gli altri.

Curricolo 2012. Acquisizione del concetto di “sistema”.

L’alunno deve essere in grado di eseguire il raffronto della propria realtà (spazio vissuto) con quella globale, e viceversa, è agevolato dalla continua comparazione di rappresentazioni spaziali, lette e interpretate a scale diverse, servendosi anche di carte geo-grafiche, di fotografie e immagini da satellite, del globo terrestre, di materiali prodotti dalle nuove tecnologie legate ai Sistemi Informativi Geografici (GIS).

Obiettivi di apprendimento al termine della classe terza della scuola primaria

• Orientamento: Muoversi consapevolmente nello spazio circostante, orientandosi attraverso punti di riferimento, utilizzando gli indicatori topologici (avanti, dietro, sinistra, destra, ecc.) e le mappe di spazi noti che si formano nella mente (carte mentali).

• Linguaggio della geograficità: rappresentare in prospettiva verticale oggetti e ambienti noti (pianta dell’aula, ecc.) e tracciare percorsi effettuati nello spazio circostante. Leggere e interpretare la pianta dello spazio vicino.

• Paesaggio: conoscere il territorio circostante attraverso l’approccio percettivo e l’osservazione diretta. Individuare descrivere gli elementi fisici e antropici che caratterizzano i paesaggi dell’ambiente di vita della propria regione.

• Regione e sistema territoriale: comprendere che il territorio è uno spazio organizzato e modificato dalle attività umane. Riconoscere, nel proprio ambiente di vita, le funzioni dei vari spazi e le loro connessioni, gli interventi positivi e negativi dell’uomo e progettare soluzioni, esercitando la cittadinanza attiva.

Obiettivi di apprendimento al termine della classe quinta della scuola primaria

• Orientamento: orientarsi utilizzando la bussola e i punti cardinali anche in relazione al Sole. Estendere le proprie carte mentali al territorio italiano, all’Europa e ai diversi continenti, attraverso gli strumenti dell’osservazione indiretta (filmati e fotografie, documenti cartografici, immagini da telerilevamento, elaborazioni digitali, ecc.).

• Linguaggio della geograficità: analizzare i principali caratteri fisici del territorio, fatti e fenomeni locali e globali, interpretando carte geografiche di diversa scala, carte tematiche, grafici, elaborazioni digitali, repertori statistici relativi a indicatori socio-demografici ed economici. Localizzare sulla carta geografica dell’Italia le regioni fisiche, storiche e amministrative; localizzare sul planisfero e sul globo la posizione dell’Italia in Europa e nel mondo. Localizzare le regioni fisiche principali e i grandi caratteri dei diversi continenti e degli oceani.

• Paesaggio: Conoscere gli elementi che caratterizzano i principali paesaggi italiani, europei e mondiali, individuando le analogie e le differenze (anche in relazione ai quadri socio-storici del passato) e gli elementi di particolare valore ambientale e culturale da tutelare e valorizzare.

• Regione e sistema territoriale: Acquisire il concetto di regione geografica (fisica, climatica, storico-culturale, amministrativa) e utilizzarlo a partire dal contesto italiano. Individuare problemi relativi alla tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, proponendo soluzioni idonee nel proprio contesto di vita.

Nella didattica della geografia si deve perciò sempre tener ben presente che la dimensione locale acquista e mantiene il proprio valore solo quando può effettuare un confronto con quella globale e viceversa; questi sono infatti due elementi imprescindibili l’uno dall’altro. Di conseguenza non si può insegnare il globale senza ricordare agli alunni che è costituito da tanti locali, tra loro diversi, così come è impossibile parlare di locale senza evidenziare il fatto che questo nient’altro è che una delle tante espressioni possibili del globale.

I bambini sono ormai abituati, sin da subito, ad entrare in contatto con questi piccoli angoli di mondo, che sono sempre più parte integrante dei propri spazi di vita. La geografia non deve fare altro allora che aiutare gli alunni a prendere contatto consapevolmente con la diversità, intesa come risorsa e non come limite, in un’ottica totalmente nuova, che è ormai quella della “g-localizzazione”.

La geografia attuale individua il focus del proprio interesse nelle azioni territoriali, ossia in tutti quegli atti compiuti dall’uomo in un determinato territorio per controllarlo simbolicamente (denominazione), praticamente (reificazione) ed estensivamente (strutturazione).

Con il termine denominazione si indica l’attribuzione di significati simbolici da parte dell’uomo al territorio di riferimento;

Con il termine reificazione si vuole, invece, intendere la realizzazione concreta di opere;

Con il termine strutturazione si indica la costruzione di contesti di senso.

Spazio, ambiente, paesaggio, territorializzazione.

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