accademia magazine
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Anno 3 - N. 02 GIUGNO 2010
Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza de’ padri, e riponetevi in
cuore quello che fu il sentimento il voto il proposito di quei vecchi grandi
che han fatto la patria;
l’Italia avanti tutto! l’Italia sopra tutto!
Gabriele D’Annunzio
L’attività di comunicazione rappresenta
una delle più importanti leve di marketing
territoriale di promozione e sviluppo di
produzioni locali e turistiche del territorio.
Il progetto si articola essenzialmente in
obiettivi differenti, coniugati ed amalgamati
da un’unica linea di azione di marketing
territoriale. Le azioni mirano a promuovere
il territorio, le sue eccellenze e le
professionalità, mediante interventi finalizzati
alla valorizzazione del patrimonio culturale,
ambientale ed artigianale, puntando sulla
netta convinzione che lo sviluppo del territorio
debba necessariamente partire dal territorio
stesso, sviluppando e promuovendo ciò
che esso offre. I piaceri della buona tavola
occupano un posto di rilievo nella cucina
calabrese. Una cucina semplice, che da
sempre conta su sapori unici e sull’impiego
di prodotti naturali attraverso un’alchimia
di profumi, gusti e odori. L’arte antica
della lavorazione, i delicati passaggi della
trasformazione e le tecniche tramandate nella
conservazione dei prodotti, unite all’unicità del
clima calabrese, danno origine a produzioni
di eccellenza caratterizzati da sapori unici
accompagnati da gusti forti e decisi della
montagna e del mare. La degustazione
dei prodotti locali d’alta qualità, frutto di
tecniche colturali ed agronomiche, rispettose
dell’ambiente, riconducono a sensazioni sopite
ed a fragranze che sembravano perdute. Il
legame fra la gastronomia ed il territorio è
inscindibile e variegato poiché ancora legato
alle produzioni locali.
Al di là dell’uniformità che oggi racchiude tutto
e tutti in schemi di vita standardizzati, i mestieri
del passato rappresentano la vera identità
della gente che vive in un territorio. Un ideale
viaggio nel passato dei paesi ci proietta in
piccoli mondi di fervida operosità: vicoli, strade
e piazzette accolgono le numerose piccole
botteghe degli artigiani, dalle cui porte si
percepiscono suoni diversi che mescolandosi
accompagnano la quotidianità. Quel che ieri
era quotidianità, oggi è rarità e patrimonio
culturale. Nello scenario economico il
comparto turistico assume rilievo di primaria
importanza. L’evoluzione del mercato, il suo
rapido allargamento, la necessità di offrire
prodotti sempre più sofisticati e complessi,
ha posto il territorio nell’oggettiva necessità
di accelerare il processo di adeguamento
dell’offerta turistica e di creare le condizioni
per essere più competitiva, salvaguardando le
tradizioni e la cultura sociale. Nell’ambito del
progetto, una delle chiavi di lettura è l’aspetto
Sociale. Con lo sviluppo delle azioni contenute
nel progetto, è conseguenza naturale il
contestuale sviluppo del territorio e delle
produzioni, questo significherà un aumento
di mano d’opera soprattutto specializzata.
In quest’ottica, nelle varie fasi del progetto,
già dalla prima rassegna, si stanzieranno
dei fondi per finanziare delle borse lavoro a
favore di soggetti disoccupati, inoccupati,
con problematiche di devianza del territorio,
con conseguenti azioni di formazione ed
inserimento lavorativo presso le Aziende.
enoagriart
ACCADEMIA DELLE IMPRESE EUROPEA
VIA PALMI, 7 (INT. 10)
89132 REGGIO CALABRIA
TELEFAX 0965.920797
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RESPONSABILE COMUNICAZIONE:MANUELA IATÌ
RESPONSABILE UFFICIO STAMPA:MASSIMO CALABRÒ
COORDINAMENTO REDAZIONALE:ELISA BARRESI
HANNO COLLABORATO:
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AGOSTINO ANGELO CROCÈ
PIERA CATANOSO
MARGHERITA LIBRI
AMMINISTRAZIONE
IVANA ARIOBAZZANI
FEDERICA SPANÒ
IMPAGINAZIONE E STAMPA
ETTORE AMATO - UEBBIT.COM
DIREZIONE ORGANIZZATIVA
ANNUNZIATO MARINO
REG. TRIBUNALE
DI REGGIO CALABRIA N.12/90
Pag. 3 Il Gusto dei Sensi Giuseppe Ariobazzani
Pag. 4 L’UNIONE EUROPEA Nuove direttive Lara ComiPag. 5 I bilanci degli Enti Pubblici Roberto De DonnoPag. 6 Servizi finanziari ed etica nel mondo post-crisi Giovanni N. PesPag. 8 150 anni dall’Unità d’Italia Piera Catanoso
Pag. 10 L’Export Credit Risk Management Domenico Del SorboPag. 13 Marketing: l’importanza di una corretta comunicazione d’impresa Letizia GiorgianniPag. 14 Lusso Made in Italy Luisa MorgantePag. 16 Liguria, storia di una realtà imprenditoriale che non vuole arrendersi Daniela VercelliPag. 18 La tempesta non è ancora passata Vittorio FrattiniPag. 20 Imprese 2.0 VGiovanni Maria PorcelliPag. 21 Libri, Unimprese edita Bruno Latella
Pag. 22 Speciale Aspromonte Jonico Ivana Ariobazzani - Annunziato Marino
Pag. 32 2010 anno della Biodiversità Rosario PreviteraPag. 34 Fiera di Verona Coldiretti Calabria
Pag. 36 Ragazze Madri Vera CatalanoPag. 38 Daniele Amanti Cinzia Lacalamita
Pag. 40 La Calabria che vorremmo Giuseppe RomeoPag. 43 EnoAgriArt CalabriaPag. 46 Michelangelo Jerace Giuseppe Jerace
Pag. 48 Dagli anziani agli adolescenti Cristina Potenze - Adriano SerioPag. 50 Le fave tradizione italiana Francesca MarraraPag. 52 VI Giornata mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa Vera Catalano
Pag. 54 Roberto Benigni Elisa BarresiPag. 55 Sicilia Isola di musica Sara CavallaroPag. 55 Mondiali 2010 in Sud Africa Elisa Barresi
SOCIALE E TEMPO LIBERO
SALUTE E BENESSERE
SPECIALE ASPROMOTE
ATTUALITÀ
EDITORIALE
TURISMO E CULTURA
SPORT E SPETTACOLO
ECONOMIA E LAVORO
AMBIENTE E AGRICOLTURA
L’anima del commercio lo sappiamo bene è la pubblicità, il marketing.
Oggi più che mai siamo proiettati in un mondo virtuale che elargisce
mille opportunità, sicuramente allettanti e vantaggiose per poter pubbli-
cizzare e vendere “prodotti” senza dover rinunciare al confort della propria
poltrona.
Questa è la New economy o meglio l’e-commerce. È una realtà sempre
più presente alla quale sempre più imprese ricorrono per far conoscere e
vendere i loro prodotti. Ma può tutto questo rappresentare il futuro delle
nostre aziende?
A questa domanda la risposta che prepotente si fa sentire è No. La
dimostrazione più evidente a questa voglia di superare l’era del virtuale
sono i Centri Espositivi Permanenti. Quasi un ritorno al passato, verrebbe
voglia di dire. Sbagliato non sarebbe, perché in un mondo che ci ha
abituati ad andare sempre di corsa si è totalmente perso il gusto di
assaporare i piaceri della vita.
La nostra penisola è ricca di prodotti che dentro di essi custodiscono
la storia e le tradizioni del territorio. Frutti della nostra terra che il
mondo intero ci invidia. Questa storia viene completamente rimossa da
un clic che distrugge l’anima stessa di ciò che abbiamo conquistato.
Ecco perché sempre più forte si sente l’esigenza di dare la possibilità
di entrare in contatto, di degustare il prodotto. Lasciare che ci affascini
con i suoi colori e odori, sentire la sua consistenza e infine assaporarlo
lasciando a lui il compito di raccontarci la storia della sua terra. Così una
“bellissima” bottiglia di vino acquistata on-line si trasforma in autentica
poesia se degustata prima, restituendo dignità al prodotto e trasfor-
mandolo da bellissimo a buonissimo rispetto ai sensi dell’acquirente. Ecco
perché i centri espositivi sono la soluzione ideale. Ampi spazi dedicati
all’esposizione dei prodotti tipici, dove gli stessi possono soddisfare i palati
più esigenti che si lasciano sedurre dal gusto e dal piacere di entrare in
contatto con il prodotto piuttosto che dal fascino del risparmio.
Ci sono tradizioni che non si prestano alla trasmutazione virtuale, poiché
così facendo perderebbero del tutto le loro peculiarità. Il vino, come l’olio
o i mille formaggi che fanno dell’Italia uno dei paesi più “amati e imitati”
in tutto il mondo non possono adeguarsi ad un commercio che sminuisce
tutto ciò che rappresentano .
I Centri Espositivi Permanenti sono il porto ideale per dare spazio ai nostri
sensi perché il risparmio di tempo e di denaro può anche vedere internet
come unica possibilità ma il piacere di riscoprire un territorio attraverso
la degustazione dei suoi prodotti non ha prezzo.
Giuseppe AriobazzaniPresidente Accademia delle Imprese Europea
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Il Gusto dei Sensidal virtuale ai sapori della Terra
Attualità4
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Eppur si muove…
I differimenti di pagamento sono, oggi, causa di
problemi e insicurezza finanziaria per i fornitori
e, in particolare, per le piccole imprese che rappre-
sentano il cuore della nostra economia; risultano,
infatti, le più vulnerabili a causa delle limitate fonti
alternative di liquidità, della mancanza di sistemi
adeguati di gestione del credito, delle scarse risorse
disponibili per affrontare il problema dei pagamenti
in ritardo e dell’accesso limitato ai finanziamenti
alternativi. Il tempo medio di attesa, indicato dalle
ricerche di mercato, rileva che per riscuotere un
credito da una pubblica amministrazione occorrono
128 giorni contro i 67 della media UE, ma anche le
aziende private saldano i propri fornitori in 88 giorni,
con un ritardo di 31 giorni rispetto ai competitors
europei. Questi ritardi costano 934 milioni di euro
l’anno, e a farne le spese sono proprio le Pmi che,
alla fine, non hanno accesso al credito. Esiste,
comunque, ad oggi un meccanismo di messa in
mora in caso di ritardo che, però, ha avuto nella
pratica un impatto limitato; si verifica, spesso, che le
imprese non prevedono interessi di mora per timore
di danneggiare i rapporti con il cliente o perché non
sono consapevoli dei loro diritti. Tale meccanismo,
indicato nella direttiva 2000/35/CE, approvata
nel maggio 2000 e in vigore dall’8 agosto 2002, è
risultato insufficiente per mettere al riparo le imprese
dalle possibili conseguenze dei ritardi, richiedendo,
quindi, un intervento più incisivo. La Commissione
Mercato Interno del Parlamento Europeo ha previsto
una revisione della Direttiva per migliorare l’efficacia
e l'efficienza dei mezzi di ricorso contro i ritardi:
ha fissato tassativamente, con 30 voti favorevoli, 0
contrari e 6 astensioni, il termine di 30 giorni per
liquidare i crediti del settore pubblico e privato; si
tenta d’ imprimere, così, una forte accelerazione al
superamento della crisi economica contribuendo a
evitare ulteriori bancarotte e promuovendo il flusso di
capitale per rafforzare la competitività delle imprese
europee nel lungo periodo. Questo limite può essere
fissato in 60 giorni se , previsto nei contatti, non
determini, però, danni ingiustificati a una delle due
parti. Per il pubblico le regole sono più stringenti:
infatti sono necessarie “circostanze eccezionali” che
giustifichino un ritardo nel pagamento oltre i 30 giorni,
mentre non sono giustificati ritardi ulteriori al limite
dei 60 giorni. Fanno eccezione le istituzioni di sanità
pubblica e le istituzioni pubbliche medico-sociali
per la particolare natura di organismi quali ospedali
pubblici, che sono in gran parte finanziati attraverso
rimborsi nell'ambito dei sistemi di sicurezza sociale.
La direttiva ha abolito lo standard di risarcimento del
5% del conto, ma ha stabilito, invece, di aumentare
il tasso legale d’ interesse applicato se il pagamento
è in ritardo, al tasso di riferimento maggiorato di
almeno nove punti percentuali (invece di sette
punti, come proposto dalla Commissione). Inoltre, i
creditori riceveranno 40 € di risarcimento per i costi
amministrativi. La posizione della Commissione
Mercato interno dovrà passare al vaglio della
plenaria di Strasburgo a maggio o a giugno, la data
dipenderà dal raggiungimento di un accordo in
prima lettura tra Consiglio e Parlamento. E’ evidente
che l’impegno dei parlamentari del PDL sarà vigile
e attento per far emergere una diversa cultura
commerciale, più favorevole a una tempestiva
esecuzione dei pagamenti e per la quale i ritardi di
pagamento costituiscono un abuso inaccettabile a
danno del cliente e una violazione contrattuale, e
non una prassi normale.
l’Unione Europea ha adottato una direttiva, presentata dalla tedesca Weiler, che contrasta i ritardi nei pagamentinelle transazioni commerciali che, di fatto, penalizzanole imprese e, soprattutto, le Pmi
NUovE dirEttivE pEr coNtrastarE i ritardi sUi pagamENtile Piccole e medie imPrese ringraziano!
Lara Comi Europarlamentare
Attualità 5
A partire dagli anni Novanta si è avvertita
l’esigenza di dar maggior rilievo alle pari
opportunità tra uomini e donne nella vita politica
e sociale, rispettandone potenzialità e necessità e
favorendo un utilizzo pianificato di risorse pubbliche
in tal senso. Tale esigenza è stata recepita anche a
livello europeo, tanto che nel Trattato di Amsterdam
del 1997 si menziona espressamente tra i compiti
e gli obiettivi degli Stati membri l’eliminazione delle
diseguaglianze e la promozione della parità fra
uomini e donne.
Per tali ragioni è nato in diverse province italiane,
dapprima come esperimento e nel corso degli anni
sempre più ben definitosi, il Bilancio di Genere. Le
Province ed i Comuni sono stati individuati come gli
enti più adatti a dar concreto seguito alle intenzioni,
essendo più vicini ai cittadini ed al contempo in
grado di conoscere bene e coordinare un intero
territorio, non mancano tuttavia casi regionali come
Piemonte, Marche ed Emilia Romagna.
In Italia i bilanci di genere sono stati sperimentati
a partire dal 2000 e sostenuti dalla Comunità
Europea. Significative le esperienze dei Comuni di
Sestri Levante (primo in assoluto), Aosta, Torino,
Bari, Modena, e delle Province di Milano, Firenze,
Genova, Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Rimini.
Il Bilancio di Genere della Provincia di Bari, infine,
è in fase di pubblicazione.
Solitamente infatti non si limita a
una mera elencazione di dati ma è concepito per
tracciare un percorso evolutivo del ruolo della
donna nella società contemporanea, ponendo
rilievo sui dati più sensibili. Guardandoci alle spalle,
il cammino compiuto dalla donna negli ultimi cento
anni ha fatto passi da gigante: conquiste, lotte,
rivendicazioni, ma anche tradizioni, tutte hanno
contribuito a tracciare il profilo identitario della
donna oggi. Tuttavia si è ancora lontani dal raggiun-
gimento di effettive pari opportunità lavorative e
sociali: tanta è la strada ancora da percorrere ed
il Bilancio di Genere sarà strumento indispensabile
per portarla a termine con efficacia.
i bilAncidegli enti pubblici in chiAve di genere
Roberto De Donno
l’obiettivo del bilancio di genere è introdurre nel bilancio la prospettiva dell’uguaglianza tra
uomini e donne in tutte le fasi ed a tutti i livelli delle politiche pubbliche, con la finalità di aprire il confronto tra le Amministrazioni, aumentare la sensibilità sulle pari opportunità, fornendo infine indicazioni per la programmazione futura verso il riequilibriotra i generi.
Attualità6
P unti di riferimento che ormai sembravano persi dentro il vortice vizioso della finanza delle speculazioni,
della finanza rapace, della finanza dell’irreale, della finanza del nulla. Punti di riferimento che, invece,
oggi tornano ad essere più forti che mai, come pietre miliari nella strada dello sviluppo umano. Punti di
riferimento che sono tali non solo per l’altissimo valore concettuale, ma perché al contempo strettamente
afferenti alla realtà delle
cose, ai meccanismi
propri dell’economia e
della finanza.
Innanzitutto, il Santo
Padre abbatte una
volta per tutte il muro
concettuale tra impresa per il profitto e impresa sociale, sulla quale già Papa Giovanni Paolo II si era
espresso con chiarezza nell’Enciclica Centesimus Annus. Benedetto XVI scrive: “la gestione d’impresa
non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa. Deve anche farsi carico di tutte le
altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa”. Pertanto, si può fare impresa anche
se si perseguono fini di utilità sociale. Si deve fare impresa senza perdere il bene comune. Il Santo Padre
svuota, in tal modo, di ogni valore qualsiasi impropria dicotomia tra finanza e finanza etica. La finanza,
infatti, non dovrebbe essere concepita se non in una prospettiva di bene comune.
Il principio di sussidiarietà è un’altra delle pietre miliari espresse nell’Enciclica. Sussidiarietà, espressione
dell’inalienabile libertà umana. Sussidiarietà concepita come strumento teso, da una parte, a potenziare
i diritti ma, dall’altra a prevedere l’assunzione di responsabilità. Scrive il Pontefice: “La sussidiarietà e`
prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto
quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalista emancipatrici,
perché favorisce la liberta e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità. La sussidiarietà
rispetta la dignità della persona, nella quale vede un soggetto sempre capace di dare qualcosa agli
servizi finanziaried etica nel mondo Post-crisi Unariflessionesulpensierodi
Benedetto Xvi
Giovanni Nicola PesCapo Segretaria
Presidenza Comitato Nazionale Italiano
Permanenteper il Microcredito
Credo che il primo passo per uscire dalla ( ahimè! ) ancora attuale crisi debbaconsistereinunaprofondariflessionesull’etica,primaancorachesullaqualitàdeiserviziedeiprodottifinanziari.Intaleprospettiva,unaparticolareattenzionevariservataall’EnciclicaCaritasinVeritate,cheillustraallasocietàipuntidiriferimentodeinuoviparadigmidicrescitastrutturalesostenibile.
Attualità 7
altri. Riconoscendo nella reciprocità l’intima
costituzione dell’essere umano, la sussidiarietà
e` l’antidoto piuma efficace contro ogni forma di
assistenzialismo paternalista.”
In queste parole il Pontefice riassume in modo
magistrale il senso più profondo del microcredito e
della micro finanza, ossia il passaggio dalla logica
della beneficienza a quello della responsabilità. E'
anche questa la via italiana al microcredito. Una via
che, scommettendo nell'etica quale investimento
più redditizio, respinge una concezione distorta
dello sviluppo, secondo la quale il traguardo
economico è inteso come obiettivo unico ed
esclusivo, nella speranza che, solo in un secondo
tempo, ci si possa dedicare alle dimensioni
qualitative dell'esistenza umana. Una visione del
tutto erronea, come dimostra la storia. Occorre,
al contrario, come sostenuto magistralmente dal
Santo Padre, discostarsi dal paradigma esclusivo
del profitto e della crescita economica indiscri-
minata, misurando il progresso e lo sviluppo in
base al miglioramento delle condizioni di vita e non
solo degli indicatori economici.
Diocesi di Alba, CuneoFossano, Mondovi e Saluzzo
Incontro sacerdotale
Presentazione dell’EnciclopediaCaritas in Veritate di Benedetto XVI
Attualità8
150 Anni DALL’UNITA’ D’ITALIA
P er commemorare i 150 anni della partenza dei mille Genova
ha organizzato dall’ 11 al 16 Aprile la “GARIBALDI TALL
SHIPS REGATTA” che vede la partecipazione di spettacolari navi
dagli alti alberi tra cui la Palinuro la Orsa Maggiore della Marina
Militare Italiana che dopo aver sostato nel porto di Genova sono
partite il giorno 11 Aprile ripercorrendo la rotta dei Garibaldini
alla volta di Trapani.
Genova è stata anche protagonista della visita del Presidente
Napolitano. Il capo dello Stato si è fermato in prossimità dello
scoglio da cui il 5 maggio 1860 Giuseppe Garibaldi e le sue
camice rosse si imbarcarono sulle navi Piemonte e Lombardo
per raggiungere Marsala. Il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano ha dato il via ufficiale alle celebrazioni per i 150 anni
dell’Unità d’Italia deponendo una corona di alloro presso la stele
di marmo che ricorda la partenza della spedizione dei Mille da
Genova Quarto. In Italia, nella primavera del 1960, la situazione
politica era molto fluida, anche Cavour cominciava a pensare alla
possibilità di unificare la penisola.
Artefice di questa svolta poteva essere il “partito d’azione” di
cui era membro Giuseppe Garibaldi
il quale fu spronato ad agire anche in
seguito agli eventi siciliani dell’aprile
del 1860, quando a Palermo vi fu
l’ennesima rivolta contro il regno di
Francesco II. Garibaldi i primi di maggio
del 1860 passava all’azione con i suoi
mille volontari, che in realtà erano
1088 uomini più una donna Rosalia
Motmasson, moglie di Francesco
Crispi, principale mente politica della
spedizione. I volontari provenivano
da varie regioni: Lombardia, Liguria,
Veneto, Toscana e Sicilia pochissimi erano i piemontesi.
La composizione politica era di sinistra, quella sociale per metà
professionisti ed intellettuali, per l’altra metà operai artigiani e
commercianti, molti provenivano da esperienze cospirative.
Partiti da un piccolo approdo scoglioso nominato quarto a pochi
chilometri da Genova tra il 5 e il 6 Maggio del 1860.
Attualità 9
Si imbarcarono su due piroscafi
“Piemonte” e “Lombardo” di proprietà
della società genovese Rubattino
comandati rispettivamente da Giuseppe
Garibaldi e Nino Bixio. La prima breve
tappa fu nel porticciolo di Talamone dove
si rifornirono di armi e dove una piccola
colonna di camicie rosse (tale indumento
fu scelto da Garibaldi a causa degli scarsi
fondi utilizzando un tipo di panno di lana
rosso usato dai macellai per i loro camici)
si staccò dal gruppo per marciare su
Roma. Gli altri proseguirono la navigazione
e sbarcarono a Marsala l’11 Maggio.
Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!
Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam
popoli,
perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!
Uniamoci, uniamoci,
l’unione e l’amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!
Dall’Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!
Son giunchi che
piegano
Le spade vendute;
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!
Piera Catanoso
Inno di Mameli
economia e lavoro10
L ’evoluzione nei processi di internazionalizzazione dei mercati ha modificato radicalmente gli assetti
produttivi mondiali imponendo, inevitabilmente, nuove modalità di gestire le transazioni commerciali
e nuove regole per i nuovi scenari venutosi a creare.
Ormai, parlare di internazionalizzazione non può limitarsi più al semplice import/export e le tradizionali
strategie di internazionalizzazione risultano sempre meno efficaci per l’accresciuta dimensione dei mercati
che impongono, quindi, alle imprese una visione globale nella loro attività produttiva e commerciale. In
una visione globale, internazionalizzazione significa definire processi adeguati per strutturare presenze
stabili e durature sui mercati esteri, abbracciando tutte le fasi da quella operativa a quella strategica e per
tutte le imprese da quelle grandi a quelle medie e piccole.
Internazionalizzazione, infatti, non significa solo studiare un mercato, la concorrenza, la distribuzione, i
prezzi, ecc., ma significa anche dare valore al cliente, aggiungendo assetti intangibili, come la consegna
e come la dilazione di pagamento. Laddove, in passato, strumenti come la lettera di credito irrevocabile
o il pagamento anticipato erano considerati gli strumenti più adeguati per gestire il rischio di credito,
attualmente le esigenze degli operatori che effettuano transazioni con controparti estere sono molto più
complesse e non è più considerato sufficiente il ricorso esclusivo a tali strumenti. A questo punto occorre
fare delle riflessioni sul ricorso ad uno strumento piuttosto che ad un altro; in quanto, se la dilazione è
un valore che viene offerto al compratore, l’esigenza opposta del venditore è quella di avere la certezza
dell’incasso e di, eventualmente, smobilizzare il proprio credito. Oggi gli operatori di commercio interna-
zionale hanno a disposizione numerosi strumenti per gestire in maniera critica ed efficace il rischio di
credito. Possiamo riassumere gli strumenti nella tabella allegat
l’export credit risk Management: StruMenti e StrAtegie per ridurre i MAncAti pAgAMenti
Domenico Del Sorbo
economia e lavoro 11
Gli strumenti finanziari, utilizzabili su singole operazioni, annullano completamente il rischio di credito per la controparte venditrice (a
patto, ovviamente, che la prestazione sia effettuata nei termini previsti), mentre impongono alla controparte acquirente affidamenti
bancari. Gli strumenti assicurativi, invece, non consentono, tranne nel ML Termine, di lavorare su singolo credito, ma si possono
utilizzare su una globalità di crediti. La percentuale di copertura è inferiore al 100% e la controparte acquirente non deve utilizzare
affidamenti bancari.
Tra gli strumenti finanziari di breve termine troviamo la lettera di credito e le garanzie bancarie: con la lettera di credito si copre un
adempimento del venditore mentre con le payment guarantee si coprono inadempimenti del compratore. Strumenti finanziari di
medio-lungo termine sono il forfaiting e la polizza credito acquirente, anche nella struttura di crediti open. Si noti che gli strumenti
finanziari nel ML Termine consentono al venditore di annullare i rischi e di smobilizzare il credito relativo e, al contempo, consentono
al compratore di regolare la fornitura nel tempo, nel rispetto del cash flow relativo al bene di investimento acquistato. Tali strumenti,
per quanto graditi al venditore, sono, di solito, meno graditi ai compratori in quanto limita la capacità di indebitamento degli stessi.
Analizziamo, quindi, quali sono le caratteristiche degli strumenti assicurativi utilizzati nel medio-lungo termine. La polizza credito
fornitore, proposta da Sace, che si applica per operazioni extra Ue e per dilazioni di pagamento superiori a 24 mesi, finanzia
direttamente il fornitore e che si assicurano il credito dal rischio commerciale e politico.
potrebbe quindi essere opportuno ricorrere a strumenti alternativi di copertura del rischio ovvero agli strumenti assicurativi che, negli ultimi tempi,
riscontrano un’offerta più ricca e più vicina alle esigenze degli operatori.
Breve termine Medio / lungo termine
Strumenti finanziari • Lettera di credito• Garanzie bancarie autonone
• Forfaiting• Credito acquirente/Linee Open Voltura
Strumenti assicurativi • Polizze Globali (Euler Hermes, Atraidus, Coface, Sace Bt, altri)
• Polizza Multiexport - Sace Bt per la copertura su singolo acquirente
• Polizza Sace• Polizza credito fornitore
Fonte: Elaborazione propria
economia e lavoro12
L’Export Credit Risk Management: Strumenti e strategie per ridurre i mancati pagamenti
Facendo a questo punto delle considerazioni, si osserva che con il ricorso a strumenti di tipo finanziario
si ottiene la dilazione nei pagamenti e quindi si smobilizza ma occorre ricorrere all’affidamento bancario,
cosa spesso non gradita agli operatori commerciali, mentre con l’utilizzo di strumenti assicurativi si evita
l’affidamento bancario ma non si riesce a smobilizzare.
Questa era la situazione fino al 2004 anno in cui Sace ha introdotto la polizza Voltura Sace che si
colloca a metà tra strumento finanziario e strumento assicurativo con il quale si conciliano le esigenze
del compratore che evita l’affidamento bancario e ottiene la dilazione e quelle del venditore che ottiene il
pagamento immediato.
In definitiva, l’esportatore assicura il suo credito con Sace e ottenuti i titoli di credito, dopo aver adempiuto
ai suoi obblighi con la controparte estera, può rivolgersi ad una banca chiedendogli di scontargli pro soluti
i titoli di credito e se la banca accetta,in cambio chiede che gli venga volturata la polizza sottoscritta con
Sace. Tra gli strumenti assicurativi di breve termine molto innovativi sono le polizze proposte da Sace,
soprattutto perché molto vicine alle esigenze delle pmi.
Uno degli strumenti pensati per le piccole e medie imprese è la polizza multi export con la quale si
assicurano operazioni ripetute nel tempo che avvengono con uno o più acquirenti, con un periodo di
dilazione fino a 12 mesi.
Si tratta di una polizza globale che consente di assicurare merce di origine italiana, di origine Ue, di origine
extra Ue e merce, in presenza congiunta, di origine Ue ed extra Ue e la copertura assicurativa può essere
riferita sia a clienti che a paesi.
Sace copre sia dal rischio abbinato di natura politica e commerciale che dal solo rischio politico nel qual
caso il massimale viene stabilito di volta in volta a seconda del paese.
Il sostegno di Sace all’internazionalizzazione delle pmi non si limita solo all’intervento diretto ma anche
attraverso strumenti indiretti di riassicurazione e coassicurazione, garantisce il suo aiuto alle imprese
italiane. Nel caso della riassicurazione, Sace interviene come assicuratore indiretto dei rischi di credito
assunti da compagnie assicurative private mentre per quanto riguarda la coassicurazione si tratta di
accordi di cooperazione tra gli enti assicuratori all’interno dell’Ue.
La disamina degli strumenti esistenti per la gestione del credito ha evidenziato pregi e difetti di ognuno
di loro ne è emerso anche come la crescita delle imprese italiane nel mercato internazionale dipenda,
fortemente, dalla possibilità di annullare o minimizzare i rischi.
È fondamentale, quindi, munire le imprese italiane, le quali sono maggiormente di dimensioni piccole-
piccolissime e medie, di strumenti tali da renderle competitive all’estero e sono proprio gli strumenti
assicurativi che costituiscono una nuova opportunità nella riduzione dei rischi e della crescente presenza
sui mercati internazionali.
economia e lavoro 13
I n fine dei conti, alla base di qualsiasi
attività di scambio vi è proprio la
conoscenza, da parte del potenziale
acquirente, dell'esistenza sul mercato di
un determinato bene o servizio e delle sue
caratteristiche. Esistono vari mezzi che
consentono di sviluppare una comuni-
cazione verso l'esterno: la stampa (in
particolare le riviste specializzate), la radio,
la televisione, Internet, il direct marketing, il
contatto personale, la cartellonistica, mostre
e fiere; ognuno di questi ha un costo e una
specificità rispetto al prodotto o all'azienda.
Occorre però capire quale di queste
strategie sia più indicata per la propria
tipologia di prodotto o per l’immagine che
vogliamo comunicare ai nostri steakholders.
Del resto, l’immagine che un pubblico di
riferimento ha di un’impresa deriva spesso
dalla metodologia di comunicazione
(pubblicità) attuata da quest’ultima.
Comunicare in modo efficace fin dal
momento dell'apertura è la prima forma
di investimento di un’azienda. Bisogna
però tener conto che “comunicare” appare
oggi sempre più complicato: viviamo in un
era di globalizzazione dove ognuno di noi
riceve ogni giorno centinaia di messaggi.
Per questo, affinché gli investimenti in
comunicazione si traducano in messaggi
e relazioni efficaci , risulta opportuno
progettare una corretta strategia di
comunicazione e di marketing. L’immagine
di un’impresa è composta principalmente
da tre elementi: l’identità, ovvero ciò che
l’impresa è realmente, l’immagine riflessa,
ovvero ciò che il management ha strate-
gicamente definito debba essere la sua
realtà, il modo come si vorrebbe essere
percepiti dal pubblico esterno, ed infine,
l’immagine reale ovvero quella posseduta
dal pubblico. Occorre ricordare che
l'immagine è percepita dal pubblico come
qualcosa di stabile, quindi un'impresa
che possieda un'immagine forte e ricono-
scibile acquisisce un patrimonio che dura
nel tempo. L'immagine di un'azienda poi
andrà sempre testata, vagliata e ricont-
rollata nel tempo, affinché sia sempre in
sintonia con la propria strategia. Lo scopo
delle agenzie di marketing e comuni-
cazione è proprio quello di rendere al
mondo esterno l'azienda come questa
desideri apparire. Occorrerà dunque
progettare insieme al dirigente d’impresa
una strategia di marketing capace di
restituire al pubblico la corretta immagine
che si vuol dare alla propria impresa. Tutto
questo solitamente viene eseguito grazie
ad uno staff competente, costituito da
esperti in marketing, art director e grafici,
che lavorano nella pianificazione di una
strategia di immagine aziendale capace di
esprimere al meglio i valori dell’azienda e
la qualità dei prodotti o dei servizi in grado
di offrire.
marketingLetizia Giorgianni,“VideoMarketing”, Chianciano Terme (Si)
l’imPortanza di una correttacomunicazione d’imPresa
L a comunicazione d’impresa è una disciplina ormai praticata in tutteleaziende,spessoinmanierainconsapevole.Eppurerivesteunruolo
di primaria importanza, proprio perché riveste il mezzo tramiteilqualel’aziendasiponenelmercato.
Attualità14
Q uante sono le facce del lusso? Si tratta di un concetto molto comune, spesso legato a una certa
tipologia di abitudini di vita che ci fa pensare al business for business, cioè a dire all’economia per
sé, al consumo smisurato di beni e servizi apparentemente effimeri e quasi inutili.
In realtà però l’esaltazione del concetto economico, legato a beni e servizi consumabili e fruibili nell’ambito
di determinati tenori di vita non resta ascritto ad una sfera vitale frivola o del tutto priva di contenuti. In
Italia in particolare, questo ambito di mercato sviluppa e dichiara tutta la propria valenza attraverso l’alto
giro d’affari che dimostra di poter restare ben saldo nei diversi strati della popolazione e nel tempo. Nel
nostro Paese, infatti, non è così facile stabilire una netta differenza tra popolare e “aristocratico”
essendo la cultura della marca, del pezzo unico, del servizio eccellente in qualche modo insediata in
tutti gli strati della popolazione e apprezzata, esaltata e coltivata come quel valore aggiunto che ci fa
italiani a tutti gli effetti.
L’identità dell’italiano medio, ma anche di chi conduce un tenore di vita medio basso, non può infatti
prescindere dal buon gusto; la nostra passione per la moda, la cultura, la bellezza è qualcosa che con le
civiltà greche e latine nasce per restare iscritta nel nostro DNA nazionale.
Ed è tutta nazionale l’idea che ha dato i natali alla Tabai Corporate, un’agenzia di comunicazione e
Luisa Morgante
Lusso made in Italy
Speciale 15
pubblicità che mette al centro il consumatore per esaltarne le percezioni. L’obiettivo dell’azienda, nata
dalla creatività e intuizione del milanese Otto Tabai, è da molti anni, quello di far parlare il prodotto da
sé; questo non deve essere infatti pubblicizzato solo perché se ne parli il più possibile ma perché se ne
possa ben parlare, esaltandone le doti intrinseche ed uniche che lo rendono speciale e tipico quindi,
come dire appunto, di “lusso”. La Tabai è una realtà nazionale, leader nel settore del lusso che ha
sviluppato negli anni, importanti rapporti anche in ambito internazionale. Facendosi rappresentante di
testimonial altamente selezionate, propone per questi, strategie di comunicazione ampie e variegate che
vanno dall’organizzazione di eventi di alto livello a sfilate di Haute Couture fino alle importanti campagne
pubblicitarie di aziende del settore. Questo impegno multiforme ha permesso all’agenzia di sviluppare
intense collaborazioni con prestigiose aziende del fashion business quali Burberry, Paul Smith e Turati,
solo per citarne qualcuna.
Tra le attività della Tabai Corporate, bisogna esaltare quella svolta sui contenuti del canale televisivo
Fashion Vip Channel che lavora su una programmazione palinsestuale spalmata sulle 24 ore ininterrot-
tamente. Lo schermo televisivo diventa così la vetrina privilegiata per quei brand italiani che urlano sempre
più forte il loro bisogno di internazionalizzazione. Le numerose rubriche e le interviste alle più importanti
personalità che rappresentano il settore del lusso in Italia spaziano in tutti i settori di interesse, dalla moda
al design, dall’arte alla gastronomia fino ai viaggi a dimostrazione costante di quanto variegato sia in realtà
il mondo del lusso. Il volto del canale televisivo che, come la vetrina di un negozio in continuo allestimento,
monitora e racconta i cambiamenti e l’evoluzione di questo mondo è anche quello degli utenti della
newsletter online che può contare su un numero di oltre 270.000 iscritti a fronte di una media 20.000
contatti televisivi giornalieri. Le telecamere del Fashion Vip Channel sono sempre sull’evento, sulla novità,
sulla contemporaneità del bello e saranno infatti impegnate durante la prossima estate nell’organizzazione
e ripresa dei maggiori eventi di lusso in giro per il mondo, dalla Versiglia alla Costa Smeralda, per dire a
tutti che lusso è bello ma è anche identità, incontro, confronto, economia e crescita a molti livelli.
economia e lavoro16
liguria: terra racchiusa tra le montagne ed il mare.
M entre a nord sembra avere dei blocchi derivanti dalla morfologia del territorio, verso sud si aprono le porte
verso gli altri paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo e da qui verso il resto del mondo. La realtà impren-
ditoriale ligure è estremamente articolata ed ha sfaccettature estremamente contraddittorie. Come ogni regione che
si affaccia sul mare, per lunghissimi periodi ha tratto benefici dalle attività ad esso connesse. Uno dei più grandi porti
del Mediterraneo e la capacità mercantile delle famiglie genovesi hanno garantito benessere alla città e di riflesso a
tutta la regione. Per molti anni, nei secoli scorsi, Genova è stata considerata una delle capitali della marineria ed i
traffici sviluppati le hanno consentito di primeggiare a livello non solo nazionale ma anche internazionale. In tempi
più recenti, nei primi anni del ‘900, i piroscafi con linea fissa verso New York ed il Sud America permettevano non
solo il trasporto dei passeggeri in ambo le direzioni, ma anche il trasferimento di merci in import ed export. Succes-
sivamente, l’arrivo dei Liberty americani nel periodo bellico ed il loro abbandono da parte degli armatori d’oltre
oceano, aveva consentito l’acquisizione di una flotta quasi a costo zero che riutilizzata per fini commerciali era in
grado di generare ricchezza e benessere per l’intera regione. Si parla degli anni del primo dopoguerra, con una
gran voglia di ricostruire e soprattutto di riaprire i canali commerciali bloccatisi durante il periodo bellico. E’ negli
anni ’50 che l’Italia di Navigazioni (compagnia di Stato) decide di investire su Genova e diventa proprietaria di quelli
che venivano a ragione considerati gioielli della marineria nazionale e fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo. Con il
passare degli anni e l’affermarsi sempre più prepotente del trasporto aereo, questi transatlantici hanno cominciato
a segnare il passo e con l’avvento dei primi segnali di crisi anche il porto ha vissuto i primi momenti di difficoltà.
I piroscafi non erano in grado di competere con mezzi di trasporto più veloci, i passeggeri preferivano sistemi
di spostamento più consoni alle nuove esigenze, i carichi alla rinfusa stavano per lasciare il posto ai containers.
Iniziava una fase di declino per la città, che strettamente vincolata al porto e a tutto quel che esso rappresentava, si
trovava nella condizione di trovare una riconversione a livello prettamente industriale. Il terziario veniva penalizzato
a favore dell’industria pesante, gli sbocchi a mare che avevano garantito anche flussi turistici divenivano preda di
altiforni, il petrolio faceva il suo ingresso prepotente nella realtà economica ligure. Meno marinai e più dipendenti
dell’industria di Stato, meno terziario commerciale e più operai di grandi aziende. In poche parole, meno attività
legate alla piccola e media imprenditoria e più aziende di grandi dimensioni, meno turismo e più inquinamento.
liguriAstoria di una realtà imPrenditorialeche non vuole arrendersi
Daniela VercelliG.D.S. S.r.l.
Naval and Industrial Supplies
economia e lavoro 1717
Genova iniziava una fase nuova che solo col tempo si sarebbe rivelata
piena di criticità e problematiche tutt’ora irrisolte. Restavano indenni a
questo restyling le due riviere (ponente e levante) che continuavano ad
offrire opportunità ai turisti lombardi e piemontesi e l’entroterra ligure
che con quel poco di agricoltura consentita delle difficoltà del territorio
garantiva lavoro a chi non voleva migrare verso la grande industria. Gli
anni ’60 avevano portato da un lato l’avvento dell’industria pesante e
dall’altro il boom economico aveva garantito flussi turistici sempre più
importanti per le località di riviera. Le campagne si svuotavano per
dare nuova forza lavoro a queste imponenti realtà, le riviere vivevano
gli anni dell’urbanizzazione per consentire a molti la disponibilità di una
casa per le vacanze. La crisi della metà degli anni ’70, con il rincaro
dei prodotti petroliferi e la nascita di una concorrenza di levatura
internazionale nel settore siderurgico, colpivano duramente Genova
e la Liguria. Le grandi aziende non erano più in grado di garantire
occupazione se non a costo di continui interventi statali con ovvie
ripercussioni sulla collettività, mentre le attività connesse al turismo
risentivano pesantemente della generale diminuzione del potere di
spesa. Erano anni bui che presupponevano un nuovo cambiamento
nelle vocazioni commerciali liguri, ma un’ulteriore riconversione non
era né semplice né veloce da realizzarsi. Solo nel decennio successivo
si sarebbero visti i primi mutamenti, sempre a partire dal mare, con
l’arrivo di un polo dedicato ai containers ed un ammodernamento delle
aree portuali che ancora oggi è in atto. Erano anni di lotte sindacali
per non perdere diritti acquisiti, di piccoli e grandi operazioni ostruzio-
nistiche per non consentire l’ingresso di nuove realtà che avrebbero
potuto destabilizzare quello che veniva considerato, a torto o a ragione,
un sistema ormai consolidato e da tenere in vita a tutti i costi. Ed
arriviamo ai giorni nostri, con le problematiche di congiuntura interna-
zionale che tutti ben conosciamo e delle quali forse non siamo in grado
di valutare la portata.
Anche aree dedicate ai giochi per i bambini, ai turisti in arrivo e partenza
grazie alle navi da crociera, ad uno degli acquari più conosciuti al
mondo ed ai suoi visitatori. L’industria pesante sta lasciando il posto ad
aziende di piccola e media dimensione, il terziario si sta riprendendo
gli spazi che gli erano stati tolti, un polo tecnologico vedrà la luce e la
piena operatività nel giro di pochi anni. Ad oggi Genova sta evolvendo,
seppur a fatica e con molta lentezza, verso un mix tra pochissime
aziende di importanti dimensioni e tantissime piccole realtà produttive
e commerciali che sono la prerogativa principe della realtà economica
italiana. Le riviere invece soffrono ancora della concorrenza di mete
liguriAstoria di una realtà imPrenditorialeche non vuole arrendersi
Genova, 18 Maggio 2010
la liguria è cambiata. il porto di genova si è aperto alla città.non solo aree operative dove movimentare merci e svolgere attivitàprettamente lavorative.
economia e lavoro18
I l rapporto sulle regioni meridionali riguardante
il IV° trimestre 2009, realizzato congiuntamente
da ISAE, OBI ed SRM, tracciava un quadro
congiunturale sull’andamento dell’economia del
Mezzogiorno, inquadrato nel contesto europeo, di
recupero sia sul piano della risposta psicologica di
famiglie ed imprese che su quello più strettamente
parametrico, con indicatori di riferimento tendenzi-
almente in aumento rispetto allo stesso periodo
del 2008. La Grecia era lontana ma nessuno si
faceva illusioni sulla repentina soluzione della
crisi planetaria. L’indicatore di “Clima Economico”
elaborato dalla Commissione Europea passava da
79,5 ad 88,6 punti. Il medesimo parametro, riferito
al nostro Paese attestava un incremento dell’indice
da 89 a 95,3. La ripresa sembrava interessare
tutto il territorio con un particolare balzo in avanti
nel Mezzogiorno, con una marcata ripresa della
fiducia dei consumatori.Al di là degli indicatori
macro che, come sappiamo, pur se elaborati in
piena onestà intellettuale e professionale, risentono
dell’influenza dei criteri di calcolo e delle “politiche
di osservazione” dei fenomeni, eravamo sostanzi-
almente convinti che il nostro Paese se non aveva
ancora fatto riscontrare una tangibile inversione di
tendenza, aveva sicuramente dimostrato di “tenere”,
di limitare i danni meglio di quanto non avessero
fatto alcuni dei più importanti partners europei.
Certamente la crisi finanziaria che ha investito il
mondo “globalizzato” ha scosso il sistema dalle
fondamenta, come non era mai accaduto prima,
con ripercussioni sull’economia reale che hanno
visto vacillare negli operatori, come nei consumatori
le certezze del passato.
Da quel rapporto il nostro ottimismo ha subito
qualche flessione. La tempesta non ci ha ancora
lA teMpeStA nonè AncorA pASSAtAnon Si puo’ SventolAre il veSSillodel MeZZogiorno SoltAntoper lA ricercA di conSenSo
Vittorio FrattiniSegretario Nazionale
SINFUB - Banco di Napoli
economia e lavoro 19
superato, e questo non per fare del pessimismo
di maniera o, come si dice dalle nostre parti,
“gli uccelli del male augurio”. Non mettiamo in
discussione le analisi evidenziate dal rapporto
nella loro complessità ma proprio non riuscivamo
a convincerci, già allora, della “marcata ripresa
della fiducia dei consumatori”.Se ne avessimo
sentito qualcuno fiducioso forse ne saremmo
stati convinti anche noi. Per superare la crisi in
maniera definitiva, consolidata, è necessario che
le decisioni in materia di mercati finanziari non
continuino ad essere legate soltanto al buonsenso
ed al senso di responsabilità degli operatori e dei
singoli governi, ma che vi siano regole internazio-
nalmente condivise in grado di garantire il sano
funzionamento del sistema.
In quest’ottica, tutti i soggetti coinvolti nel sistema
paese, e ci riferiamo in particolar modo al nostro
Paese, dovranno fare la loro parte, dalla politica
ai sindacati, dalle imprese, alle banche. Soltanto
insieme è possibile superare il guado. Nessuno è al
riparo. E’ di questi giorni il nuovo crollo delle borse
che per vicende di “altri” ha visto far rinascere i
fantasmi dei mesi scorsi. L’Europa è pronta a
prendere provvedimenti drastici ma, soprattutto,
realmente “comunitari” per normare in maniera
più rigida le “politiche finanziarie” degli Stati
membri e garantire un sistema realmente orientato
all’economia reale, allo sviluppo e non alla improd-
uttiva speculazione. Le maggiori ripercussioni
dell’effetto crisi sono state avvertite, come noto,
in misura particolarmente grave nel Mezzogiorno
d’Italia soprattutto sul versante occupazionale, già
penalizzato da tempo oramai immemorabile con un
gap rispetto al resto del Paese che allarga sempre
di più la sua forbice. Ora, senza voler perseguire
fini di bandiera, in presenza di una delocaliz-
zazione delle attività produttive e di precariz-
zazione dei rapporti di lavoro, non può mancare
una prima risposta efficace verso questi fenomeni
che andranno contrastati sempre con maggior
forza. Ciò allo scopo di dare un’occasione concreta
a tante persone che sono in cerca di lavoro stabile
ma che non riescono ad entrare nel ciclo produttivo
o ne sono stati espulsi per effetto della crisi. E’
legittimo attendersi un contributo importante di
riflessione per tutto il sistema bancario e per quelle
imprese che continuano ad esternalizzare, su scala
planetaria, in aree dove il costo del lavoro è infimo e
i diritti e le tutele scarsi o negati.
E, per dirla con Antonino di Trapani, Responsabile
per il Mezzogiorno della Segreteria Nazionale del
SINFUB (Sindacato dei Bancari): “E’ ora che
tutte le forze politiche, sindacali e della società
civile realizzino un progetto di sviluppo realmente
sostenibile, mediante un sistema interattivo tra
tutti gli attori del territorio, con la consapevolezza
che lo sviluppo del Mezzogiorno è una opportunità
per il progresso di tutto il Paese. Gli appuntamenti
relativi alle varie consultazioni elettorali e a tutti i
momenti politici riguardanti il SUD debbono essere
un’opportunità seria per programmi da concre-
tizzare e non semplici slogan. E’ indispensabile
che le banche facciano la loro parte con strutture
dedicate, che abbiano piena autonomia decisionale
e management del territorio per il territorio”.
E’ necessario che ognuno faccia la propria
parte… altrimenti “del doman non v’è certezza”.
Regolamentare la globalizzazione selvaggia,è compito di tutti i soggetti coinvolti, della politica, delle organizzazioni sindacali internazionali,della mobilitazione della società civile.
economia e lavoro20
“Il Termine Web 2.0 è utilizzato per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet (e in
particolare del World Wide Web), rispetto alla condizione precedente.
Si tende ad indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno
spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook,
Myspace, Twitter, Gmail, Wordpress, Tripadvisor ecc.).”
Così come per il mondo virtuale, anche l’austero mondo economico aziendale italiano ha dato il suo
addio alla vecchia versione 1.0 arrendendosi al costante aumento tecnologico della nostra civiltà e
passare alla fase 2.0.
E’ chiaro ormai che la tecnologia incontra il gradimento delle persone quando consente loro di migliorare
attività che già si svolgono normalmente ma in modalità “analogica” o 1.0. Con lo sviluppo di internet,
il passaparola, unico mezzo oltre la pubblicità, ha stravolto la comunicazione in termini di velocità di
propagazione. Ma il salto qualitativo si è avuto appunto con l’evoluzione dei social network.
In Italia si contano quasi 25 milioni di utenti internet con rosee prospettive per i guadagni della pubblicità
on-line e proprio questa fetta di mercato sta cambiando il life style della società italiana e del mercato
della pubblicità, facendo spostare l’attenzione degli addetti al settore a favore dei new media.
I dati più recenti dimostrano come il tempo trascorso dalle persone allo schermo del pc stia superando
anche quello trascorso davanti alla televisione, il che stimola un’attenzione crescente da parte degli
investitori pubblicitari ma anche di tutti coloro che sono alla ricerca di strumenti nuovi che consentano di
comunicare in modo rapido, efficace e economico con milioni di individui ma anche con le categorie di
nicchia. Tutto ciò rappresenta un’enorme opportunità per l’Italia, il cui tessuto economico è caratterizzato
dalle pmi, cioè strutture che non hanno le risorse necessarie per finanziare campagne di comunicazione
sui mezzi classici ma che possono trovare in internet un alleato fondamentale.
In questo scenario il peso del web 2.0, che ha determinato un uso della Rete sempre maggiore, ha
permesso ai cosiddetti social network che erano nati come strumento di socializzazione per gli utenti
individuali, soprattutto per i più giovani, di conquistarsi ben altri spazi.
Il fenomeno è dilagante e la riflessione più interessante riguarda proprio la relazione esistente tra
espansione economica e utilizzo dei media sociali.
Si sta creando un rapporto sempre più stretto tra utenti e aziende, con una trasformazione sempre
maggiore dei contenuti e dei format di comunicazione. Se fino ad oggi abbiamo assistito all’affermarsi
degli used generated content “contenuti generati dagli utenti”, d’ora in avanti dovremo abituarci a vedere
anche lo sviluppo di user generated advertising “Pubblicità generate dagli utenti”, funzioneranno?
Se sono gli utenti a volerle ed a crearle, è quindi probabile che le sopporteranno!
iMpreSe 2.0
Giovanni Maria Porcelli
economia e lavoro 2121
A utore di numerosi articoli su temi energetici e ambientali, Latella tratta
in modo sintetico, chiaro, semplice e interessante uno dei più attuali
argomenti del nostro tempo - sottolinea Paolo Longobardi, presidente
nazionale di Unimpresa -. La nostra associazione, fin dal 2004 ha istituito
sul proprio sito la rubrica “Energia e Ambiente” per fornire ai propri
associati, micro, piccole e medie imprese di ogni settore produttivo –
assistenza e consulenza avvalendosi di tecnici altamente qualificati.
Queste fonti da sole non potranno risolvere in breve tempo i problemi
legati al fabbisogno energetico ed all’inquinamento ambientale
del pianeta, ma certamente daranno un notevole contributo in
attesa che il progresso scientifico e tecnologico fornisca nuove
e più adeguate soluzioni”. Laureato in Economia, Bruno Latella
è giornalista pubblicista ed esperto in marketing dei prodotti
agricoli, biologici e agriturismo. Alle collaborazioni con
numerose testate giornalistiche ed emittenti radio-televisive,
su temi di economia, cooperazione e mercati, soprattutto
legati al comparto agricolo, ha affiancato l’attività di docente
in tecniche pubblicitarie e consulente di marketing per
conto di aziende ed enti. Ha inoltre costituito, nell’ambito
di importanti sigle associative, organismi di studio e
ricerca in campo economico e sociale. Dopo aver diretto
i periodici “Agricoltura”, “Edilizia e opere pubbliche” ed
“Avvenire economico” firma oggi il periodico mensile,
italo-tunisino, “Il dialogo mediterraneo”.
libriUNIMPRESA EDITA“Fonti energetiche pulite e rinnovAbili”
”Fontienergetichepuliteerinnovabili.Perunosviluppoumanoecosostenibile”È il titolo del volume edito da Unimpresa, scritto da Bruno Latella, presidente onorario di Unimpresaededicatoaldelicatotemadell’ambiente.
Speciale22
È lo strumento che mette a sistema l'insieme
delle attività che il territorio, tramite i suoi
rappresentanti, pone in essere, per fronteggiare
la concorrenza e la sfida competitiva delle altre
località. L’analisi finalizzata all’inquadramento
territoriale rappresenta il background di riferimento
di tutto il progetto in quanto fornisce una chiave di
lettura completa ed articolata delle potenzialità del
territorio stesso funzionali alla sua promozione.
Lo studio delle valorizzazioni di base di un territorio
e delle micropotenzialità, quasi sempre sommerse,
rende all’esterno un’interfaccia diversa in termini di
promozione e valorizzazione dell’intero territorio.
Il marketing territoriale si pone quindi come
AZioni operAtive di MArKeting territoriAle
I lmarketing territoriale è lo strumento che analizza, pianifica e promuove il territorio,attraversol’implementazionediprogrammiperlavalorizzazionedellerisorselocali.
ASPROMONTEORIENTALE
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Ivana Ariobazzani
Annunziato Marino
Speciale 23
ASPROMONTEORIENTALE
"l'insieme degli strumenti per le promozioni del
prodotto del territorio", attraverso una comuni-
cazione capace di valorizzarne le potenzialità di
sviluppo e le caratteristiche socio-economiche e
ambientali e di incentivare l'imprenditorialità locale,
nazionale ed estera.
Per uno sviluppo mirato di marketing territoriale
di un’area specifica, è necessario individuare
immediatamente, tramite un’ analisi dettagliata del
territorio, i suoi punti di forza e debolezza, gli attori
principali da coinvolgere, la vocazione del territorio
stesso. Il piano di marketing territoriale attuato nel
comprensorio dell’ Aspromonte Orientale, prevede
linee di intersecazione e di sinergie tra gli attori
locali, (Pubbliche amministrazioni – cittadini –
imprese), le potenzialità del territorio stesso, lo
sviluppo delle microimprese locali attraverso due
piani di intervento, piano di intervento interno e
piano di intervento esterno.
Sul piano interno, l’attenzione e gli sforzi vengono
indirizzati verso i cosiddetti stakeholder, gli attori
principali del territorio, (residenti e imprese
insediate nel territorio).
Sul piano esterno, il marketing territoriale è
finalizzato a sviluppare l’attrattività del territorio,
verso soggetti esterni come turisti, investitori, nuovi
potenziali residenti, nuove imprese.
La strategia che ipotizzata per ottenere il massimo
della visibilità, attrattività e fruibilità del territorio
del PIAR Aspromonte Orientale parte della consta-
tazione che è necessario costruire una visione
univoca, integrata e sistemica di questo territorio,
che trascenda le specificità dei Comuni che ne
fanno parte.
piAr ASproMonte orientAle Il PIAR Aspromonte Orientale è lo strumento di
programmazione per lo sviluppo integrato delle
aree rurali del relativo territorio, come previsto dalla
Regione Calabria nell'ambito delle risorse del POR
2000-2006 (BUR n. 46 del 15/05/01).
La proposta strategica del PIAR Aspromonte
Orientale, concertata con il partenariato locale, si
basa sull’analisi del contesto dell’area di riferimento
e del fabbisogno è con la raccolta di proposte
progettuali.
È, inoltre, coerente con le linee di intervento per
il settore agricolo e le aree rurali individuate dalla
Regione nella programmazione dei fondi strutturali
2000-2006.
obiettivia. valorizzare la filiera produttiva e commerciale
delle erbe officinali e dei loro derivati, in tutti i
campi di utilizzazione (alimentare, aromatico,
farmacologico, cosmetico, ecc;
b. valorizzare le produzioni tipiche locali;
c. potenziare l’offerta ricettiva rurale;
d. incentivare l’associazionismo e l’integrazione fra
le attività forestali e le altre attività legate all’uso
multiplo del bosco;
e. sostenere l’emersione delle attività agricole e di
trasformazione dei prodotti agricoli sommerse;
f. migliorare le infrastrutture rurali a sostegno
dell’attività turistica e di trasformazione dei
prodotti agricoli;
g. migliorare il decoro urbano dei centri abitati ed il
potenziamento della segnaletica turistica.
AZioni previSte• iniziative private nel settore della ricettiva rurale
e delle produzioni tipiche locali;
• implementazione di processi di riconoscimento
dei prodotti agricoli di qualità (DOP E IGP);
• supporto alla razionalizzazione e adeguamento
di processo e di prodotto delle produzioni
forestali tradizionali;
applicazione di strumenti che favoriscano
l’emersione delle attività sommerse;
• investimenti pubblici nel settore delle
infrastrutture rurali; iniziative di valorizzazione
del patrimonio rurale e dei centri storici.
Speciale24
Soggetti proMotoriComunità Montana Aspromonte Orientale, Locride
Sviluppo Scpa (in qualità di soggetto per l'assistenza
tecnica), Comuni di: Africo, Antonimina, Careri,
Ciminà, Platì, Samo, San Luca, Sant'Agata del
Bianco, Partenariato economico e sociale.
Soggetti coinvolti EE.PP. Locali, imprenditori dell’area.
StAto d'AttuAZioneNel novembre 2002, è stato depositato alla Regione
Calabria il documento del PIAR e nel gennaio 2004 la
Regione ne ha comunicato la ricevibilità e si è avviata
la fase negoziale. Nel 2005/2006 sono stati pubblicati
i bandi da parte della Regione per gli investimenti dei
privati ed sono in fase di avvio le operazioni relative agli
interventi infrastrutturali di carattere pubblico.
Dall’analisi degli strumenti di programmazione
negoziata presenti sul territorio del PIAR
Aspromonte Orientale emerge fortemente che, la
partecipazione e il partenariato diffuso hanno ad
oggi favorito la costruzione di quel capitale sociale
senza il quale qualunque risorsa finanziaria attivata
risulta effimera. Un primo elemento da considerare
in chiave critica, è come la natura del contesto
non consenta ancora di attribuire al processo di
programmazione in atto il carattere “di rottura”
necessario per attivare quel circuito virtuoso di
sviluppo. Certo il ruolo dell’Agenzia Locride Sviluppo,
soggetto responsabile del Patto territoriale della
Locride e impegnata nell’assistenza tecnica per
l’implementazione del PIT della Locride e del PIAR
Aspromonte Orientale si configura come l’esperienza
più significativa finora messa in campo dal punto di
vista della complessità progettuale e della dotazione
finanziaria. Di recente Locride Sviluppo, anche alla
luce del fatto che il Patto territoriale è in fase di
ultimazione, ha modificato il proprio statuto trasfor-
mandosi in una società consortile senza scopo
di lucro ed individuando tre aree di intervento
sulle quali riposizionare l’attività sociale: servizi al
territorio ed alla Pubblica Amministrazione; servizi
alle imprese (in particolare per ciò che concerne
la commercializzazione e l’internazionalizzazione);
progettazione Europea (in particolare sui bandi
gestiti direttamente dalla Commissione UE). Infine,
Locride Sviluppo ha partecipato alla costituzione
dell'ATS Riviera dei Gelsomini, che ha l'obiettivo
di implementare il progetto “Paese Albergo nella
Riviera dei Gelsomini”, e della Fondazione Calabria
Mediterranea, che ha l'obiettivo di implementare
percorsi di alta formazione ed istruzione, nonché
attività per la diffusione dell’innovazione gestionale,
Speciale 25
organizzativa, di prodotto e di processo. Comples-
sivamente quindi la programmazione territoriale è
ben sviluppata dall’amministrazione pubblica.
Si tratta pertanto di rafforzare tali strumenti, garantire
il rispetto delle tempistiche di attuazione al fine di
consolidare i primi segnali di sviluppo endogeno e
trasformare le iniziative imprenditoriali, frammentate
e non collegate, in un vero e proprio sistema locale.
La costruzione del “capitale sociale” dovrà essere
la mission della programmazione messa in atto
dagli attori locali affinché sia possibile intervenire
su quei fattori produttivi, economici e territoriali che
consentano l’ispessimento del tessuto produttivo,
la cooperazione interaziendale e l’insediamento di
nuove imprese anche esterne al territorio.
Lo scenario in cui si colloca il PIAR Aspromonte
Orientale si presenta come un sistema di relazioni
ad alta complessità: al suo interno confluisce, si
produce e si riproduce uno spettro sempre più
ampio di differenze, punti di vista ed esigenze
che articolano i problemi della vita collettiva e
definiscono il campo dell'intervento pubblico.
La posizione competitiva di questa area geografica
viene definita agendo in particolare sugli elementi
che le consentono di far parte di un determinato
raggruppamento strategico, nello specifico la
Locride. Per realizzare un piano di marketing
territoriale è essenziale elaborare un’analisi
degli “stakeholder” (portatori di interesse) che,
a vario titolo, possono influenzare ed incidere
sullo sviluppo del progetto. La tabella seguente
sintetizza le categorie di soggetti che potrebbero
essere coinvolti secondo le rispettive competenze
nell’implementazione del piano di marketing
territoriali.
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Speciale26
concluSioni Dall’analisi degli strumenti di programmazione
negoziata presenti sul territorio del PIAR
Aspromonte Orientale emerge fortemente che,
la partecipazione e il partenariato diffuso hanno
ad oggi favorito la costruzione di quel capitale
sociale senza il quale qualunque risorsa finanziaria
attivata risulta effimera. Un primo elemento da
considerare in chiave critica, è come la natura
del contesto non consenta ancora di attribuire al
processo di programmazione in atto il carattere
“di rottura” necessario per attivare quel circuito
virtuoso di sviluppo. Certo il ruolo dell’Agenzia
Locride Sviluppo, soggetto responsabile del Patto
territoriale della Locride e impegnata nell’assistenza
tecnica per l’implementazione del PIT della Locride
e del PIAR Aspromonte Orientale si configura come
l’esperienza più significativa finora messa in campo
dal punto di vista della complessità progettuale
e della dotazione finanziaria. Di recente Locride
Sviluppo, anche alla luce del fatto che il Patto
territoriale è in fase di ultimazione, ha modificato
il proprio statuto trasformandosi in una società
consortile senza scopo di lucro ed individuando
tre aree di intervento sulle quali riposizionare
l’attività sociale: servizi al territorio ed alla Pubblica
Amministrazione; servizi alle imprese (in particolare
per ciò che concerne la commercializzazione e
l’internazionalizzazione); progettazione Europea
(in particolare sui bandi gestiti direttamente dalla
Commissione UE).
Infine, Locride Sviluppo ha partecipato alla
costituzione dell'ATS Riviera dei Gelsomini,
che ha l'obiettivo di implementare il progetto
“Paese Albergo nella Riviera dei Gelsomini”, e
della Fondazione Calabria Mediterranea, che
ha l'obiettivo di implementare percorsi di alta
formazione ed istruzione, nonché attività per la
diffusione dell’innovazione gestionale, organiz-
zativa, di prodotto e di processo.
Complessivamente quindi la programmazione
territoriale è ben sviluppata dall’amministrazione
pubblica. Si tratta pertanto di rafforzare tali
strumenti, garantire il rispetto delle tempistiche
di attuazione al fine di consolidare i primi segnali
di sviluppo endogeno e trasformare le iniziative
imprenditoriali, frammentate e non collegate, in un
vero e proprio sistema locale.
La costruzione del “capitale sociale” dovrà essere
la mission della programmazione messa in atto
dagli attori locali affinché sia possibile intervenire
su quei fattori produttivi, economici e territoriali che
consentano l’ispessimento del tessuto produttivo,
la cooperazione interaziendale e l’insediamento di
nuove imprese anche esterne al territorio.
inquAdrAMento territoriAleIl PIAR Aspromonte Orientale abbraccia l'area a
sud destinata al PIT Locride: nasce lungo la fascia
Jonica della Provincia reggina per svilupparsi verso
l'interno confluendo nel Parco Nazionale
dell'Aspromonte; tale territorio comprende 8
comuni: Africo, Antonimina, Careri, Ciminà, Platì,
Samo, San Luca, Sant'Agata del Bianco. In
generale l’economia locale è basata sulle attività
rurali, come l'agricoltura, la zootecnia, l'artigianato
e l'agriturismo.
Ma non è da sottovalutare, in termini di ricchezza
dell'area, il vasto patrimonio storico-artistico,
Antonimina
Africo
Speciale 27
archeologico e culturale, risalente soprattutto
all'epoca greca, bizantina e romana, alla dominazione
normanna e alle invasioni saracene.
L'elevata ruralità delle aree, le calamità naturali
e il fenomeno migratorio hanno condotto ad un
notevole indebolimento del tessuto sociale ed
economico, rimasto in gran parte ancorato alle
attività tradizionali: lo spopolamento dovuto al
massiccio trasferimento della popolazione attiva dai
centri interni verso la fascia litoranea, ha comportato
il cambiamento dell'economia e della cultura locale,
con conseguente degrado dei centri storici collinari.
SAnt’AgAtA del biAncoDistrutta quasi completamente dai terremoti del
1783 e del 1908, la sua storia è strettamente
legata a quella di Samo, di cui fu feudo, prima
di rendersi indipendente nel 1806 ed essere
proclamata Comune nel 1811. Successivamente,
di nuovo aggregata a Samo per un breve periodo,
divenne definitivamente autonoma nel 1946.
Da vedere i resti di un antico palazzo feudale
con un prezioso portale in pietra bugnata con
arco a tutto sesto, risalente al 400, e la chiesa di
Sant’Agata, seppur ampiamente rifatta. Sant’Agata
del Bianco ha dato i natali al filosofo Angelo Grillo
(1805-1875), al vescovo Francesco Antonio Grillo
(1744-1804) ed allo scrittore Saverio Strati (1924).
La sua economia è caratterizzata dall’allevamento
di bestiame, dalla coltivazione di agrumi, ortaggi e
olio, dalla produzione di formaggi e di ottimi vini. Si
pratica l’allevamento del baco da seta. In campo
artigianale si segnalano la costruzione di mobili
rustici, la pratica dell’arte del ferro battuto, e,
soprattutto, la tessitura di coperte e della caratte-
ristica "pezzara", tessuto realizzato con cascami di
stoffa dei più diversi colori.
de.c.o
Lo sviluppo di un’area passa soprattutto attraverso
la volontà degli amministratori locali di investire
nella valorizzazione del territorio, in particolare nella
“sfera” delle tradizioni locali, legate alla produzione
agroalimentare e artigianale, poiché ne rappre-
sentano il “segno” distintivo di un posto: la storia, le
abitudini ed il costume. In questa logica si inserisce
la certificazione delle Denominazioni Comunali di
Origine (De.Co.), che costituisce sia uno strumento
di salvaguardia delle produzioni locali, in quanto ne
conserva le pratiche e l’identità storiche, ma anche
uno mezzo efficace di promozione del territorio a
livello nazionale ed internazionale, divenendo al
contempo un efficace strumento di marketing
territoriale. La DE.CO., è il marchio Comunale, che
certifica la provenienza di un determinato prodotto
(del comparto enogastronomico o artigianale) da un
determinato territorio. E’ un marchio di qualità;
1. E’ regolamentato dalla legislazione che norma i
marchi collettivi;
2. Non è incompatibile con le Denominazioni
Europee (DOP; IGP..);
3. E’ un ottimo strumento per valorizzare un
determinato territorio:
• si presta a molteplici opportunità di marketing
territoriale;
• e’ un serio lavoro di analisi e censimento per
individuare quali sono i prodotti che rappr
sentano il territorio stesso;
4. Può precisare come un prodotto viene
elaborato e può valorizzare metodi tradizionali
al fine di accrescere il senso di appartenenza di
unacomunità;
5. Gli attori che devono essere coinvolti
dall’Amministrazione Comunale sono gli
allevatori, i produttori, i ristoratori (autentici
ambasciatori del territorio) attraverso lo
sviluppo di una sinergia volta alla valorizzazione
del territorio.
negli ultimi anni l’ente locale ha assunto un ruolo primario nello sviluppo del territorio, poiché rispetto al passato non è solo un fornitore di servizi ai propri cittadini, ma è divenuto un protagonista nellapianificazione complessiva della crescita territoriale.
Careri
Ciminà
Speciale28
le FASi operAtive dell'AdoZione dellA de.co.Le fasi operative per l’applicazione della Denominazione Comunale prevedono:
• Studio del territorio e interviste ai produttori.
• Individuazione dei prodotti tradizionali del territorio.
• Indagine per appurare l’appartenenza del prodotto alla storia del territorio.
• Stesura del disciplinare di produzione.
• Incontri con i produttori, i ristoratori e gli albergatori. Presentazione del Progetto a tutta la cittadinanza e
incentivo ad elaborare sinergie per la promozione dello stesso.
• Stesura delle delibere consiliari e giuntali, inclusive del disciplinare di produzione dei prodotti a Denomi-
nazione Comunale.
• Studio del marchio e registrazione.
Speciale 29
inForMAZione e proMoZioneAmpio è il progetto d’informazione e
promozione il cui ambizioso obiettivo
è quello di incentivare in maniera
organica lo sviluppo del territorio,
valorizzando e coordinando le varie
iniziative locali al fine di salvaguardare
le tradizioni, i prodotti tipici locali e il
patrimonio artistico e culturale. La comunicazione infatti, è un
tassello importante, ma non l’unico per rilanciare il territorio e
deve avere obiettivi e strategie coerenti rispetto al prodotto, al
target, all’offerta e deve essere in grado di tradurre le unicità
di un territorio in un’immagine forte, riconoscibile e positiva. La
promozione di un territorio può utilizzare molteplici strumenti sia
off-line (affissioni, brochure, locandine, catalogo commerciale)
che on-line (siti web, web marketing, e-commerce). Il web è
uno dei migliori mezzi di comunicazione che conosciamo per
affrontare le tematiche del marketing territoriale, nella fase in
cui si decidono gli strumenti della campagna pubblicitaria ed
informatica. Oggi il web-marketing territoriale può definirsi come
una strategia ad hoc che promuove le piccole realtà geografiche
e in particolare garantisce:
• focus sul sistema e non solo sul prodotto;
€ diversa interpretazione dello stesso concetto di “prodotto”,
inteso non più come singola entità a sé stante, ma come
parte di un’esperienza complessiva, e come tale anche come
porta di ingresso all’esperienza complessiva;
• maggiore quantità e migliore qualità delle informazioni
assunzione di responsabilità precise da parte del venditore-
comunicatore (veridicità e completezza delle informazioni;
chiarezza delle fonti);
• feedback territoriale del modello di comunicazione (possibilità
teorica e pratica di “far diventare” il territorio come lo si
propone, in base ad un preciso piano di comunicazione, che
rappresenta al contempo un piano di intervento – si pensi alla
rinascita dei borghi antichi, collegata agli itinerari enogastro-
nomici, o alla rinnovata attenzione per le tradizioni locali, il
folklore, la cultura popolare, tutte cose che oggi si possono
“acquistare” in un pacchetto turistico, ma anche in una linea
di prodotti).
La strategia di comunicazione risponde in maniera lineare
agli obiettivi indicati precedentemente e alle caratteristiche
dei target. Al primo obiettivo: “Sviluppare un’identità del
territorio generando delle ricadute positive su tutti i comuni del
comprensorio” si è inteso rispondere tramite la creazione di
un Logo-Marchio in grado di esprimere l’essenza del territorio.
La strategia di comunicazione trova nel logo-marchio il suo
elemento centrale. Di seguito si presentano i principali strumenti
di comunicazione e promozione che derivano dal logo-marchio.
economia e lavoro30
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Speciale 31
il logo-MArchio Un logo è, di fatto, una comunicazione ridotta alla estrema sintesi. A una
semplice immagine è affidato il compito di fornire una informazione complessa,
sfruttando meccanismi di associazione mentale inconscia (transfert), di
memoria, di analogia. Dunque il valore del logo non è tanto legato alla sua
funzione estetica, quanto al suo potere di comunicazione. Tanto più saprà
rendersi subito riconoscibile e facilmente memorizzabile tanto più sarà
funzionale alla realizzazione efficace degli obiettivi ad esso assegnati ossia:
• creare senso di appartenenza;
• produrre consenso;
• favorire la massima partecipazione;
• stimolare un miglioramento qualitativo dei prodotti/servizi;
• favorire la creazione di una rete tra tutti i soggetti interessati allo sviluppo
dell’area;
• sintetizzare i valori chiave del territorio;
• rappresentare in modo originale e creativo il territorio e le sue potenzialità;
• far emergere gli elementi distintivi del territorio;
• fungere da elemento di richiamo visivo per tutte le azioni di promozione
rivolte sia all’interno che all’esterno del territorio.
Platì
San Luca
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Ambiente e Agricoltura32
“lA nAturAper MigliorAre lA vitA”
è lo slogan con cui si apriranno le celebrazioni
dell’Anno internazionale della biodiversità
dichiarato dalle Nazioni unite per il 2010. Un
anno in cui si dovranno trovare le soluzioni su
scala globale per abbattere la costante perdita di
“diversità biologica”.
N ell’ultimo secolo si sono estinte 150.000 tra
specie e varietà vegetali ed animali. Le specie
si estinguono ad una velocità 100 volte superiore
a quella dell’era preistorica anche in relazione al
fatto che i processi di deforestazione fanno sì che
ogni 3-4 anni sparisca per sempre una superficie
di foresta pluviale equivalente alla Francia. Con
57.468 specie animali di cui l’8,6% endemiche e
12.000 specie di flora, delle quali il 13,5% specie
autoctone, l’Italia è ancora il paese Europeo più
ricco di biodiversità. Purtroppo parecchio di questa
ricchezza viene ad essere “sperperata” a causa
dell’uomo: attualmente sono a rischio di estinzione
i l 68% dei vertebrati terrestri,
il 66% degli uccelli, il 64%
dei mammiferi, il 76% degli
anfibi e addirittura l’88%
dei pesci d’acqua dolce.
Tra le minacce principali
troviamo la modifica degli
habitat e il consumo del
suolo. Non ultime il bracconaggio
ai danni di specie sempre più rare e la caccia.
Rischiamo di perdere, nei prossimi anni, specie
come l’orso bruno, la lontra, il capovaccaio, l’aquila
del Bonelli (presente anche in Aspromonte), la
pernice bianca, la gallina prataiola ma anche fauna
ittica come il delfino comune ed il tonno rosso.
In Italia non esiste ancora una legge quadro sulla
biodiversità e l’Italia ad oggi non ha sottoscritto
la Convenzione internazionale sulla Biodiversità
(CBD) e non è tra i Paesi che hanno già adottato
proprie Strategie e Piani d’azione a tutela della
biodiversità. Il WWF Italia propone i cinque pilastri
su cui si potrebbe basare la Strategia nazionale
della biodiversità, sostenuta dalla creazione di un
apposito Fondo per la biodiversità: 1) l’adozione
di strumenti legislativi quali una legge per la tutela
della biodiversità; 2) l’inserimento nella contabilità
nazionale di parametri che consentano di “tenere
in conto la natura”; 3) la definizione di obiettivi
strategici non solo su scala nazionale ma anche
regionale; 4) il coordinamento tra il Piano d’azione
nazionale e quelli regionali; 5) un piano nazionale
di sostegno alla conservazione delle ultime foreste
tropicali che sia promossa con politiche rivolte a
quei paesi in via di sviluppo che hanno stretti
rapporti commerciali con il nostro Paese (tra i
maggiori consumatori di risorse forestali).
I vari PSR regionali (PSR: Piano di Sviluppo Rurale)
che cofinanziano tra l’altro le aziende agricole
oltre che gli investimenti non produttivi a sostegno
dell’ambiente in ambito rurale, in relazione alle
recenti modifiche apportate con l’ Health Check
che consente di aggiungere ulteriori risorse con
obiettivi specifici, prevedono, tra gli altri, interventi
rivolti proprio alla salvaguardia e valorizzazione
della biodiversità in agricoltura e del paesaggio
rurale in genere. E l’agricoltura “conservativa”
svolge un ruolo fondamentale contro la perdita
di biodiversità e la tutela dell’ambiente e del
benessere in genere. Difendere la biodiversità in
agricoltura significa tenere lontani quei modelli
agricoli basati sulla monocoltura e sulla produzione
di alimenti “standard” ottenuti da materia prima
agricola poco “variabile”. Infatti, la perdita di
biodiversità varietale e genetica in agricoltura è
dovuta nel lungo periodo a sistemi di produzione
agricola intensiva e monocolturale, ad attività
edilizie ed estrattive senza controllo, al sovras-
fruttamento di foreste, oceani, fiumi, laghi e
suolo in genere, all’invasione di specie esotiche,
all’inquinamento e, sempre più, al cambiamento
proclamato dalle nazioni unite
2010 Anno della biodiverSità
Rosario Previtera
Dirigente del Settore 3Sviluppo rurale
Dipartimento Agricoltura,Foreste e Forestazione
Regione Calabria
Ambiente e Agricoltura 33
climatico. Le antiche colture di interesse agricolo
o le razze da allevamento una volta fondamentali
per l’economia rurale, nel tempo si sono ridotte
fino a scomparire sotto la pressione del mercato:
è aumentata la richiesta di frutta, ortaggi, grano,
mais sempre più resistenti alle malattie, sempre più
produttive e meno esigenti in termini di acqua o
concimi, sempre più standardizzate nell’aspetto o
nel loro valore tecnologico per la trasformazione.
Oppure si sono estinte perché non più economi-
camente valide, in quanto il loro prodotto è stato
soppiantato da quello proveniente dall’estero più
conveniente (altro effetto della globalizzazione). ù
La riscoperta dei “frutti antichi” o la costituzione
della “banca dei semi” costituisce il baluardo
per la salvaguardia della variabilità genetica. Così
come è possibile ed auspicabile valorizzare la
“biodiversità alimentare” basata sulla riscoperta
dei cibi tradizionali oppure di pietanze simili ma che
variano di zona in zona, di provincia in provincia a
testimonianza di “diversità tradizionali” legate alla
storia, alle risorse, alle produzioni locali, caratte-
ristiche e tipiche, alla cultura delle comunità rurali.
Nel mondo le varietà coltivate sono poche
centinaia rispetto alle migliaia di un tempo, le quali
si adattavano ai climi, ai territori di origine.
Territori spesso depauperati e difficili da recuperare,
a volte non più esistenti nella loro specificità.
Ecco perché l”International Year of Biodiversity”
punterà su iniziative tese non solo a trovare
soluzioni rispetto alla perdita costante di specie
animali e vegetali ma sarà anche improntato nel
valorizzare l’ambiente ed i sistemi naturali a partire
dai paesaggi rurali ed agrari che in esso si estrin-
secano Ed una delle caratteristiche fondamentali
dell’agricoltura italiana è la sua pluralità, la quale
in un contesto di biodiversità risulta un valore non
indifferente. Una pluralità ed una diversificazione
esistente delle produzioni agricole e dei modelli
aziendali che ci consente di affermarne l’originalità
rispetto a modelli produttivi standardizzati di altri
paesi europei. Una diversificazione e quindi una
biodiversità che si può trasformare in una grande
opportunità economica oltre che ambientale e
sociale. Ciò che è stato conservato nel tempo, grazie
allo spirito della civiltà contadina ed ha resistito alle
innovazioni, alle speculazioni ed alle regole del
mercato, oggi può invece costituire e diventare
strategicamente un punto di forza per il futuro; ci
riferiamo a quei saperi e sapori locali e tradizionali, a
quelle colture e quelle produzioni, spesso di nicchia
ma fortemente identitarie, connesse al territorio
di origine ed introvabili altrove, ottenute in aree
rurali che spesso posseggono, tra l’altro, anche
un potenziale turistico non indifferente. Colture e
culture ancora esistenti e persistenti che costitu-
iranno il grande mosaico vivente dell’agricoltura
italiana.
Ambiente e Agricoltura34
L a fortissima presenza delle imprese agroalimentari calabresi del vino,
olio e altre produzioni sono tra le realtà italiane che brillano alla fiera di
Verona del vinitaly, nel Sol olio e nell’agrifood che riguarda altre produzioni
di eccellenza del made in Calabria, per originalità, creatività, innovazione.
“I nostri prodotti hanno un alto gradimento -commenta soddisfatto Pietro
Molinaro presidente della Coldiretti Calabria presente all’importante rassegna
internazionale grazie anche alle idee, alle intuizioni, all'effervescenza messe
in campo dagli imprenditori tra i quali sono da annoverare molti giovani, che
si impegnano per il loro miglioramento qualitativo e per una sua corretta e
originale presentazione sui mercati. I dati parlano chiaro:il vino si conferma il
segmento più innovativo e dinamico del Made in Calabria, ma a ruota segue
l’olio che nell’indicazione del 100% olio italiano scelta fatta con convinzione
da tanti nostri produttori, sta vivendo una nuova stagione, ricca di prospettive
per l’intero comparto”. Il bilancio è senza dubbio positivo per l’agroalimentare
calabrese –aggiunge Molinaro – per riconoscimento unanime di operatori del
settore, opinion leader e consumatori si riscontrano ottimi livelli qualitativi e
di marketing che hanno permesso alle nostre imprese di ricevere nell’ambito
della kermesse fieristica importanti e significativi riconoscimenti e questo fa il
paio con il consolidamento della presenza sul mercato che non è più un sogno
ma realtà. L’agroalimentare si conferma trainante nella ripresa dell'economia
alla FiEra di vEroNabrillano le produzioni calabresi
COLDIRETTI CALABRIA
Ambiente e Agricoltura 35
con la conquista di nuovi mercati e l'offerta di
nuove opportunità professionali. Attorno alle
nostre produzioni ci sono, contenuti innovativi, che
richiedono nuove capacità manageriali, gestionali e
mobilitano risorse e competenze diverse ed articolate.
Certamente è importante non cullarsi sugli allori e
come viene richiesto dalle imprese stesse, occorre
che senza tentennamenti ci sia nella regione una
regia unica per la promozione dell’agroalimentare
in grado di dare una immagine ancora più forte e
autorevole. Altro tema assai importante –prosegue
Molinaro- è quello dei controlli, per evitare che la
contraffazione porti via valore aggiunto alle nostre
produzioni, che abbiamo stimato nel 2009 in un
danno di un miliardo di €uro”. Con il progetto di
una filiera tutta agricola ed italiana firmata dagli
agricoltori, portato avanti dalla Coldiretti, si evitano
gli inganni del falso made in Italy poiché ormai è
acquisito che “il carro del made in Italy,di cui la
Calabria si conferma un pezzo importante, è una
scelta produttiva ed imprenditoriale definitiva e non
un autobus dal quale si può scendere o salire a
secondo delle convenienze”. La forza al settore e
alle scelte imprenditoriali la danno i consumatori
che a stragrande maggioranza vogliono i prodotti
del territorio e questo significa anche che i fondi
comunitari devono essere spesi bene ed andare in
direzione delle vere imprese.
DELEGATO REGIONALE DEI GIOVANI COLDIRETTI
CALABRIA DANIELE PERRONE ELETTO
NELL’ESECUTIVO NAZIONALE DI GIOVANI IMPRESE
Un riconoscimento importante per i giovani impren-
ditori agricoli della Calabria. Daniele Perrone è un
imprenditore agricolo di Delianuova (RC) opera
nel comparto olivicolo con una straordinaria
capacità innovativa che ha puntato sulla qualità e
la valorizzazione di quello che è uno dei comparti
trainanti dell’agricoltura calabrese. Il neo eletto ha
dimostrato a livello sindacale una grande attenzione
al progetto economico della Coldiretti per una filiera
tutta agricola e italiana firmata dagli agricoltori, no
disdegnando una grande apertura nel sociale con
un confronto serrato e vivo con le realtà giovanili
della Calabria in particolare con percorsi comuni
con il Progetto Policoro voluto e portato avanti
dalle diocesi calabresi. Daniele Perrone insieme al
segretario regionale Onofrio Casuscelli e ai giovani
imprenditori delle altre province, stanno svolgendo
una percorso di crescita che ha come punti
essenziali la formazione continua e la crescita
delle imprese giovani.
brillano le produzioni calabresi
Sociale e tempo libero36
Sicilia
A dolescenza, esclusione e scarsa informazione:
sono le tre costanti che accompagnano il
percorso delle "ragazze-madri", al giorno d'oggi. Un
vero boom quello definito dalle stesse adolescenti
già mamme al di sotto dei 18 anni d'età, un po’
inconsapevoli, felici ma altrettanto impaurite nel
compiere una scelta che influenzerà indubbi-
amente l'intero arco della loro vita.
Come si spiega questa "epidemia"?
Vi sono sicuramente dei fattori che contribuiscono
al problema. Da diversi studi effettuati, risulta che
molte ragazze provengono da famiglie separate, è
quindi evidente che nelle famiglie nelle quali i figli
subiscono il disagio della separazione, le gravidanze
precoci sono più frequenti.
Inoltre, diversi psicologi hanno riscontrato che
spesso le ragazze-madri hanno un rapporto
instabile con la propria madre, a volte conflittuale
e privo di dialogo, e in questo rapporto incide
sicuramente l’assenza del padre a causa di divorzio
o di abbandono. Un altro elemento fondamentale
che spinge le adolescenti ad avere dei rapporti
prematuri con l'altro sesso è l'eccessiva sicurezza
di sé o la "curiosità", il semplice fatto di sentirsi
mature le spinge ad oltrepassare la soglia del
buon senso, nonostante siano consapevoli delle
conseguenze irrimediabili. In questi casi è doveroso
porsi delle domande:
Interviene la nostra società nei loro riguardi? Se si,
come? Esistono, in questa realtà, punti d'incontro
tra le due parti?
Come risposta ad esse, nel nostro tempo, restano
solo moltissimi punti interrogativi e se ci fossero
risposte sarebbero alquanto deludenti.
Questo, che rappresenta un cambiamento
sostanziale nella vita di ogni donna, non sembra
essere preso in considerazione in tutti i suoi aspetti,
anzi, molto spesso, le giovani mamme vengono
abbandonate "a loro stesse" dalle istituzioni,
piuttosto che essere aiutate laddove prive di
mezzi e sprovviste delle capacità necessarie per
provvedere al proprio figlio.
Questi interventi dovrebbero avere il fine ultimo di
rAgAZZe-MAdri: diSAgio SociAleo lieto evento?un grido di doloreche dalla Sicilia chiede riscatto
Sociale e tempo libero 37
Sicilia
prevenire il ricorso all'interruzione volontaria della
gravidanza, cercando di sostenere la giovane donna
nell’arduo percorso della maternità. Cercano lavoro,
cercano sostegni, cercano conforto in una società
che rimane indifferente alle loro problematiche,
escludendole e discriminandole. Forse perché
troppo giovani, forse perché troppo inesperte, ma
sopratutto perché divenute mamme in giovane
età. Sono madri di figli che la società stessa, a
volte, considera dei veri e propri "problemi", degli
ostacoli da eludere. Quando in teoria, andrebbero
tutelate dalla legge, le ragazze-madri vengono
"abbandonate" dalle istituzioni, dato che, i sussidi
e le agevolazioni sembrano manchevoli ed in certi
casi addirittura inesistenti. Il più delle volte come
già visto, le ragazze madri non hanno nemmeno
una famiglia alle spalle come punto di riferimento,
disposta ad aiutarle in maniera effettiva, per questo,
e per tanti altri motivi, sono spesso "costrette" a
ricorrere a qualsiasi mezzo e a svolgere qualsiasi tipo
di lavoro pur di poter mantenere i loro bambini.
Come dimenticare questo grido di dolore: "Sono
disposta a vendere un rene pur di poter sfamare
i miei figli”. Questo era l’appello disperato di una
ragazza-madre siciliana, della provincia di Gela,
apparso su tutti i giornali nel Gennaio scorso:
una ragazza-madre disoccupata, disposta a tutto
per mantenere i suoi bambini. Esistono moltissimi
di questi casi, che nonostante si voglia fare finta
che non esistano ci circondano quotidianamente.
Proprio per cercare di risolvere parte di queste
problematiche, solo nel corso degli ultimi anni, e
in particolar modo all'interno del territorio siculo,
sono nate diverse associazioni e diversi centri
d'accoglienza finalizzati proprio a fornire aiuti
concreti alle giovani mamme. Fra queste, nascono
proprio nel 1975 i "Centri di aiuto alla vita", associ-
azioni di volontari, apolitiche ed aconfessionali,
finalizzate ad aiutare le donne alle prese con
una gravidanza difficile, indesiderata o precoce.
Attualmente, su tutto territorio italiano ve ne sono
315 ma nonostante questo in tutta Italia, come in
Sicilia, questa realtà continua a fare paura. Ne
sono chiara dimostrazione, l’infinità quantità di
gruppi che nascono spontaneamente nei Network
più frequentati, come l’oramai celebre Facebook.
E qui che tantissime madri, che si sono sentite
abbandonate dalle istituzioni, cercano confronto e
aiuto in chi sta affrontando la loro stessa situazione,
e solidarietà dal resto del mondo virtuale. In Sicilia
molte realtà si stanno muovendo per dare sempre
più sostegno a queste giovani madri. Ne abbiamo
esempio a Giarre, Agrigento e Gela dove sono
nate associazioni ONLUS di aiuto e sostegno alla
vita.Il Sud e la Sicilia in particolar modo riveste
purtroppo ruoli troppo marginali in tutti i settori. Si
continua nonostante tutto a credere in una società
solidale che guardi soprattutto a chi, come queste
giovani madri, necessità prima di tutto di umanità
e sostegno.
rAgAZZe-MAdri: Vera Catalano
Sociale e tempo libero38
D aniele Amanti. In apparenza un semplice nome. In apparenza. In realtà, “Daniele Amanti” racchiude
in sé un amore sconfinato. L’amore di tante persone che, con incredibile costanza, giorno dopo
giorno, si preoccupano e si adoperano per lui. Per lui che è un bimbo di soli due anni affetto da Distrofia
Muscolare di Duchenne. Per quanto la Duchenne sia una malattia rara, sono comunque 3500 i bambini
in Italia che ogni anno ne vengono colpiti. Creature il cui destino, di solito, è segnato dalla sedia a rotelle
e da un’aspettativa di vita che non supera i 15/30 anni. Ma Daniele, oltre a fare i conti con tutto questo,
presenta un quadro genetico particolare che rende la sua situazione oltremodo complessa. Per questo
in tanti seguono giornalmente, attraverso i social network, ogni più piccola evoluzione. A tenere tutti con
il fiato sospeso è Fabio Amanti, il padre del piccolo. Persona coraggiosa, che affronta “il mostro” (così lo
chiama) con fierezza. Il suo motto è “Forza e Onore”. Nessuna connotazione politica in queste parole:
una citazione “rubata” a colui che si è rivelato un caro amico e che non smette di prodigarsi per il piccolo
Daniele: Luca Ward, doppiatore di Russel Crowe nel film "Il gladiatore". Di Daniele tutti vogliono sapere
tutto: non si tratta di una forma di bramosia, bensì di vero e proprio affetto. Attorno a questa famiglia si è
dAniele AMAntiun cucciolo dA AiutAre
Cinzia Lacalamita
Sociale e tempo libero 39
stretta una gara di solidarietà senza precedenti. Da ogni parte arrivano proposte per far crescere il Fondo
Daniele Amanti (www.danieleamanti.it) - istituito presso la Onlus Parent Project con la finalità di dare il
via ad un progetto di ricerca che prenda in considerazione le mutazioni meno comuni e, quindi, anche
quella di questo cucciolo di uomo -. Arriva danaro, arrivano messaggi di augurio e di speranza. C’è chi
si preoccupa per il progredire della malattia; c’è chi gioisce nell’apprendere che il piccolo ha imparato
a mangiare la minestra da solo; c’è chi esulta quando mamma Eliana racconta le nottate in bianco per
l’estrema vivacità del figlio.
Non lo accetta Gian Marco Tognazzi – Testimonial Ufficiale del bimbo -. Non lo accetta Silvia Tortora,
amica sempre presente, che si è prestata a scrivere la prefazione di un libro a mia firma che mi auguro
sia presto disponibile sugli scaffali delle librerie, considerato che i diritti d’autore andranno interamente al
Fondo Daniele Amanti. Forse, che il destino di Daniele sia segnato, meno di tutti lo accetto io. Ma rimango
comunque obiettiva. Credo poco nei miracoli, credo molto nella scienza. C’è la necessità che di Daniele
si parli a livello nazionale, non solo in rete. I motivi sono due. Il primo: sensibilizzare l’opinione pubblica
affinché si possa raggiungere la cifra che serve (circa 250.000 euro) per far partire il progetto di ricerca. Il
secondo: riuscire a suscitare interesse in uno o più ricercatori che si prendano a cuore questo caso. Forza
e Onore sempre, ma è tempo che si passi anche alle azioni concrete. Il mio è un appello a tutti coloro che
possono o vogliono fare qualcosa.
una vivacità che si spera possa non aver mai fine. il popolo di internet non accetta nemmeno il pensiero che il piccolo dani, ormai “nipotino virtuale” di tanti, possa un domani essere costretto sulla sedia a rotelle.
turismo e cultura40
che vorremmoCalabria
La
turismo e cultura 41
In una particolarissima e tutta italiana finzione di interesse per una terra
ancora troppo lontana dal cuore politico ed economico di un Paese scopertosi
autonomista solo per opportunità, e non per convinzione di pari dignità, torna di
scena il Sud e la Calabria.
I l nuovo slancio autonomista, in un Paese in emergenza al di là delle ottimistiche
previsioni di uscita da una crisi che ha attestato negli ultimi mesi anche un saldo
del Pil a meno 5%, cercherebbe di affermare l’idea di poter affrancare, finalmente,
il Mezzogiorno da logiche centrali attraverso un federalismo d’occasione. Tuttavia,
nonostante i buoni propositi, ci si interroga su alcune semplicissime questioni.
Anzitutto su quale sarebbe la leadership e dov’è la novità, negli uomini e nelle idee
in particolare. Perché i promotori di un federalismo senza idee e progetti, se non
fiscalmente amorfo nelle sue argomentazioni, dovrebbero scoprirsi oggi i “nuovi”
salvatori, dal momento che avrebbero potuto farlo ieri e, data la loro longevità,
politica s’intende, l’altro e l’altro ieri ancora in Calabria come in Sicilia o in Campania
senza rigirare le solite poltrone? Oggi molti si chiedono, al Nord come al Sud, come
mai tanti, tantissimi politici d’Oltrepo si sentano calabresi e magari cerchino di
guidare la vita politica di una terra di confine. Perché i calabresi “hanno i numeri”
al Nord? Perché nel risultato elettorale appena conclusosi al Sud si potrebbe
consolidare una leadership nazionale che vuole risalire da Sud ed ipotecare un
successo elettorale? Magari scoprendo il valore di un Mezzogiorno nonostante la
distanza economica e sociale, ma fedele sino a ieri, nella credulità del bisogno, alle
promesse di sempre? Perché si debbono consolidare nuovi personalismi al di sopra
della gente comune, come se non bastassero quelli già presenti? Credo, in verità,
che la Calabria, come buona parte del nostro Sud abbia già provato tutto ciò che
si poteva provare nella gestione disincantata di una terra privata di ogni interesse,
Giuseppe Romeowww.giusepperomeo.eu
turismo e cultura42
sottraendo ai calabresi qualunque possibilità
di essere protagonisti, edulcorando ogni
tentativo di costruire una coscienza nuova o
ricorrere al solito alibi della criminalità o alla
commiserazione di un nulla di fatto da patti
elettorali che valgono la promessa di un
voto. Oggi, come domani, nel destino della
regione si presentano scenari diversi che si
sovrappongono senza soluzione di continuità
e il prossimo gossip politico dell’estate alle
porte ci trascinerà nelle spiagge assolate a
scommettere se prevarranno annunci già
fatti o affidati a “fiction” risolutive dell’ultima
ora. Potremmo leggere tra le righe quanto,
ancora una volta, i destini della nostra
terra si decideranno in una via “in” di
Milano piuttosto che nei palazzi di Roma
o in Calabria nelle stanze conquistate da
un potere ormai da feudalesimo di vecchia
maniera, per non dire baronaggio di basso
profilo, che è maturato alle corti dei partiti
e dei governi di ieri, di destra e di sinistra
che fossero. la calabria, quella calabria
che vuole superare la frammentazione e
che si presenta con una consapevolezza
di essere comunità - superando il senso
di marginalità e di subordinazione
al potere del passato- deve iniziare a
ritrovare se stessa. Deve essere capace
di affermare un proprio orgoglio cercando
di evitare neocolonizzazioni politiche, facili
proclami giustizialistici spesso senza risultato
se non per affermazioni personali o a loro
volta per convenienze di partito, così come
si dovrebbero evitare guide senza appeal,
senza sentimento verso la nostra terra e
verso la nostra gente. Si tratterà di restituire
ad una comunità nelle sue difficoltà la
dignità di superare luoghi comuni e curare
patologie funzionali anche al sistema di
potere perché, in fondo se è vero che “…
la disperazione peggiore di una società è il
dubbio che vivere onestamente sia inutile”
, richiamando Alvaro, è altrettanto vero che
la trappola psicologica delle connivenze
trasversali per mantenere assetti di potere per
pochi è stata lo strumento migliore per giusti-
ficarli giocando sul paradosso, abbattendo il
valore del merito a favore di criteri vetero-
clientelari. La Calabria che vorremmo è una
regione nuova, protagonista, consapevole
delle proprie forze e della forza dei propri
figli presenti al Sud come Nord del nostro
Paese e nel mondo intero. La Calabria che
vorremmo è la regione che supera per una
volta le lusinghe della politica di cortile e
di …corte, di qualunque corte si tratti, che
tenta di rimodellare se stessa in un’ottica di
capacità e non di slogan. Una regione che
guarda alle mancate promesse, al disastro
della sanità come alla parzialità dei servizi,
alla provvisorietà degli assetti urbani come
alle poche attività produttive, alla limitata se
non fermata crescita dei territori come delle
ferite che devono essere curate dagli stessi
calabresi che ne sono i primi medici. Cure
adeguate, ricercate evitando di affidarsi alle
altrui magiche pozioni senza cuore, evitando
di rinchiudersi, nel momento dello sconforto,
o della resa, all’alibi della cattiva sorte
troppo spesso usato ad arte da alcuni per
far sopravvivere nell’incurabilità ricercata un
utile malato. La Calabria non ha bisogno di
druidi. Essa ha necessità di affermare, una
volta per tutte – parafrasando De Gasperi -
la differenza sempre meno chiara per molti,
tra un politico che pensa solo al risultato
elettorale e personalistico e la capacità di
essere statisti. La capacità di fare politica
attiva, vera, di amministrare assumendosi
l’onere della responsabilità dei risultati
perché credibili nei fatti. Tutto questo perché,
in un mondo che muta prospettive e valori,
nessuno può essere lasciato indietro, perché
al centro dell’azione politica di domani vi è il
futuro delle giovani generazioni: in Calabria
come nel resto dell’Italia.
turismo e cultura 43
Lo sviluppo del territorio
enoagriartcalaBria
turismo e cultura44
L a città di Roma è stata scelta dagli organizzatori come “culla” della prima
rassegna “EnoAgriArt Calabria” quale centro d’eccellenza internazionale,
patria della civiltà e degli scambi interculturali. La folta presenza di calabresi a
Roma ha motivato la scelta di presentare le aziende su un territorio così vasto e
attento alle produzioni locali, infatti, grazie all’intervento dell’Avv. Domenico Naccari,
delegato per i rapporti con i calabresi a Roma, il Comune, rappresentato dal
Sindaco Gianni Alemanno, ha voluto rendersi parte attiva nell’evento, rispondendo
positivamente e immediatamente all’invito degli organizzatori, con la concessione
del patrocinio e la messa a disposizione degli spazi espositivi. “EnoAgriArt Calabria” è la prima fase di un articolato progetto di marketing territoriale che
vuole promuovere il territorio e le sue peculiarità nell’ambito dell’enogastronomia
e dell’artigianato tipico locale. La manifestazione si basa sul binomio prodotto-
territorio, sulla capacità cioè di rafforzare la differenziazione della produzione a
partire dalle specificità dei singoli territori, sostenere la competitività delle imprese
attraverso un articolato sistema di economie esterne di localizzazione, comunicare
le città e i sistemi locali grazie ad attente e elaborate forme di marketing urbano
e d'area, connettere tecnologia e storia locale, cultura produttiva ed ambiente,
infrastrutture e «spirito del luogo». Obiettivo della rassegna è quello di selezionare
le eccellenze del territorio e di collocarle in una vetrina permanente su Roma,
una struttura polivalente a disposizione delle imprese e dei cittadini destinata a
favorire e creare le condizioni di sviluppo delle micro-imprese calabresi.
romacitta’ del mondo
foto
: etto
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mat
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turismo e cultura 45
L ’Ass. Cult. Calabria Nazione è un Associazione
di Promozione Culturale Calabrese attiva in
Roma. L’Associazione Calabria Nazione si attiva per
la promozione dello sviluppo economico e sociale e
culturale della Calabria, la promozione di qualsivoglia
iniziativa culturale per la diffusione della cultura
calabrese nel mondo al fine di incrementare la
conoscenza dell’arte, del folklore e di ogni espressione
di cultura popolare, la promozione della tradizione
eno-gastronomica del territorio calabrese nel mondo,
attraverso l’ individuazione di prodotti alimentari ed
enologici tipici e di ricette tradizionali, la promozione
all’informazione, alla formazione e all’educazione al
consumo anche mediante la pubblicazione di riviste,
agenzie di informazione, guide informative, ricerche
studi, test e sondaggi, osservatori, manifestazioni,
convegni e corsi di formazione, in proprio o per conto
di soggetti pubblici e privati.
Inoltre l’Associazione Culturale progetta, promuove
, organizza e divulga attività culturali e ricreative in
genere, nonché servizi, contribuendo in tal modo
alla crescita culturale e civile dei propri soci e una
più completa formazione umana. La stessa mette a
disposizione spazi e strutture per cultura, arte, sport
e attività musicali, strutture ricettive,centri di incontro
e di ricreazione, discoteche,
biblioteche, ludoteche,sale da
ballo, strutture informative,
formative, di ricerca e
studio e la realizzazione di
strumenti di studio, ricerca
e documentazione sui temi
inerenti la cultura e la tradizione del territorio.
L’Associazione Culturale assicura il diritto
all’informazione, all’educazione alla cultura calabrese
e alle tradizioni popolari e la tutela e difesa dei valori
storici della terra calabrese. L’Associazione Culturale
si attiva, inoltre, ad ottenere il pieno riconoscimento
dei diritti dei cittadini da parte delle amministrazioni
pubbliche e degli enti nonché di aziende che prestano
servizi di interesse pubblico,della legittimazione ad
agire in giudizio, in tutte le sedi, per la tutela degli
interessi patrimoniali e non patrimoniali del cittadino,
nonché della partecipazione a pieno titolo in organismi
pubblici e privati competenti ad intervenire in materia
di promozione sociale.
La promozione di una normativa comunitaria, nazionale
e regionale adeguata in materia di tutela delle tradizioni
locali in sintonia con le esigenze di tutela dell’identità
storica e sociale del popolo calabrese nonché per la
salvaguardia della qualità della vita di cittadini.
centro eSpoSitivoperMAnente
IlcentroEspositivoPermanente“CalabriaNazione”,centroculturale e di promozione turistica, è un luogo dove trascorrere momentipiacevoli,degustandoletipicitàlocali,un’occasione
unica per riscoprire la tradizione e i sapori della Calabria
turismo e cultura46
S ono particolarmente lieto di rievocare la figura del grande artista Calabrese
Michelangelo Jerace. Michelangelo Jerace è stato un protagonista della
pittura contemporanea; tutta la sua opera è pervasa da un particolare sentimento
d’amore, amore verso la natura, amore per le cose che lo circondavano. Ogni sua
creazione è immersa in una atmosfera dal sapore fiabesco, è come un canto, un
richiamo a momenti di straordinaria poesia in cui l’espressione, essenzialmente
verista, assume un valore individuale. Si potrebbe dire che Jerace ha forgiato la
natura seguendo un impulso istintivo; da essa ha tratto l’ispirazione infondendo
tutta la sua carica emotiva sostenuta da intensi cromatismi. Il disegno sapiente,
il tocco delicato e raffinato, gli accenti cromatici vivi di un intimo calore e l’abile
tecnica, costituiscono gli elementi che formano la struttura pittoresca di Jerace.
Gli elementi che Jerace ha rappresentato nelle sue tele, hanno sempre acquisito
una loro originalità, una nuova vita perché ricreati dal sentimento e dallo stato
d’animo del pittore, colori suadenti, caldi, che sfumano in tonalità dolcissime,
collocati in un determinato rapporto di luce e colore e dove il chiaroscuro anima le
forme e contribuisce a strutturare nella loro essenza intima le immagini.
Non è facile esprimere giudizi su una produzione artistica, specialmente quando ci
si trova di fronte ad un maestro come Michelangelo Jerace. Dopo questa premessa,
è più facile addentrarsi nel tempio di Michelangelo e rivivere per immagini il mondo
della natura che egli così splendidamente ha rappresentato. I colori intonati in modo
armonico conferiscono un effetto di serenità, di calma interiore. Potremmo definirli
classici quegli scenari di idillio campestre, dove non esiste impronta umana, che
contaminerebbe l’assoluto dell’arte e la perfezione degli elementi naturali.
Jerace non fu un ritrattista di volti umani; nella serie della sua produzione campeggia
un’unica figura: Gesù Cristo. L’espressione degli occhi, l’atteggiamento del volto
denotano una profonda spontaneità del nostro pittore che suggella il suo genio
creatore come fonte d’ispirazione divina. Michelangelo Jerace nacque a San Giorgio
Morgeto (RC) il 15 Settembre 1914 da Francesco – originario di Polistena (RC) e
primo cugino di Francesco, Vincenzo e Gaetano famosi artisti e da Francesca Fazzari
L’universo cromatico
diMichelangelo Jerace
Giuseppe Ierace
Unincontrotraarteevita. QuestoèJerace.
da San Giorgio Morgeto. Sin da ragazzo si dilettava
a dipingere, a disegnare ispirandosi alla natura e al
verismo calabrese tanto che venne inviato a Roma
presso Vincenzo Jerace (esimio architetto e scultore),
che dirigeva i lavori di restauro presso il Vaticano,
perché si perfezionasse nell’arte. Infatti divenne suo
discepolo e apprese da lui le tecniche pittoresche (i
monocromatici e i sanguigni) di cui era maestro. I
suoi primi lavori furono ammirati da Francesco Jerace
(celebre scultore) che lo incoraggiò a proseguire e
a coltivare le sue tendenze artistiche. Come i grandi
umanisti, riversava nell’arte tutto sé stesso avvertendo
la piena felicità di avere espresso nella creazione il
magma interiore. Dipinse fino a poche ore prima della
morte, avvenuta l’undici settembre del 1984. Tra i
successi artistici ricordiamo la nomina di Accademico
con medaglia d’oro assegnatagli nel 1980 nella città
di Salsomaggiore. Nello stesso anno ricevette un altro
premio a Firenze, intitolato a “Lorenzo il Magnifico”. Nel
1981 l’Accademia della Signoria di Firenze gli conferiva
il Premio Nazionale Leone d’oro. L’anno dopo, il 7
Marzo 1982, la Serenissima Accademia gli assegnava
il primo premio internazionale “Angelo d’Oro”. Sempre
nel 1982 ottenne una medaglia d’oro dall’International
Parlament degli Stati Uniti. L’Universidad Interame-
ricana de Ciencias Humanisticas Florida Departiment
of State USA, il 21 Aprile 1986, infine, gli attribuiva
il titolo di dottore in arte, honoris causa. Molti altri
premi gli vennero conferiti postumi. Michelangelo
Jerace espose al pubblico la sua produzione artistica
in Calabria solo intorno al 1966 perché prima aveva
preferito essere conosciuto all’estero, nel nord-Italia e,
principalmente a Roma, dove si era formato. Riscosse
subito successi dalla sua prima mostra svoltasi alla
Provincia di Reggio Calabria dal 1 al 17 Aprile 1966,
tanto che molti quotidiani ne parlarono elogiando la
sua pittura. Agli albori del 1970 Michelangelo Jerace
ripete l’esperienza delle mostre personali alla Provincia
di Reggio Calabria affascinando il pubblico ed i
giornalisti che non possono fare a meno di catalogare
la sua produzione. Accanto ai paesaggi del Nord,
Jerace ha mostrato al pubblico numerosi squarci della
nostra Calabria ed in particolare immagini viste sullo
Stretto. Paesaggi ricchi di toni e sfumature suggestive
che denotano, oltre ad una tendenza verso un realismo
classico, anche un grande amore dell’artista per la sua
terra. Egli dipinge i fiori vivi perché vuole farli vivere in
eterna giovinezza sulle sue tele, li coglie vivi e li lascia
vivere perché non vuole che i fiori abbiano vita breve.
Ed ora passiamo al suo paesaggio, ai suoi tramonti,
alle sue albe, ai suoi laghi e alle sue marine, ai suoi
boschi incantati nonché alla festosità cromatica del
mondo naturale. Pittura di verità, dunque, pittura di
sensazioni, forse di rimpianti, di desideri per quanto si
è visto un giorno per quanto si vorrebbe conservare per
sempre. Bellezza, dunque, e verità predominano nei
soggetti pittorici di questo artista del Sud che lavora in
silenzio per la sua appassionata eredità cromatica. La
sinfonia di colori irreali e fantastici si sincronizza con
la delicatezza di un’anima squisitamente sensibile.
Padrone del disegno, Jerace, si abbandona con i
suoi rossi sfumati, i suoi viola, i suoi verde smeraldo
pallido ed i suoi rosa alba-tramonto. Le luci e le ombre
sono intonatissime e, in alcuni dipinti, particolarmente
rilevante e spiccato è il senso della luminosità e della
profondità. Quest’ultima caratteristica è segno di
maturità pittorica e conferisce inoltre, all’artista un quid
di genialità. Alcuni suoi quadri, sono dipinti tutti con
un solo colore (monocromatici), al quale con perizia
degna di ogni lode fa assumere la più svariata tonalità.
La naturalezza delle immagini alla quale resterà fedele
fino all’ultimo giorno della sua vita, è evidenziata e
ribadita dai critici in tutte le mostre e in particolare
modo in quelle che concludono l’arco della sua
carriera artistica. Una pittura che produce immagini
immerse nel silenzio della natura al crepuscolo,
l’incanto della campagna resa cristallina dalla rugiada,
paesaggi pervasi da un senso di malinconica attesa
ma scrupolosamente calibrati. Il paesaggio calabrese,
tra l’altro, è uno scenario ricco di aspetti seducenti: i
casolari campestri, i vecchi mulini, gli alberi, i corsi
d’acqua che scorrono tra il fogliame rigoglioso, la
campagna, la marina. Una pittura, dunque, quella
di Jerace, che è specchio inconfutabile di un humus
interiore complesso, fatto di rigore esasperato, quello
che si coglie nella globalità della composizione ma
anche nel particolare.
Salute e benessere48
Il contestoCome è noto Genova è la città più anziana d’Europa, la percentuale di anziani residenti a Genova è infatti
la più alta di tutta l’Unione Europea.
Questa caratteristica della popolazione genovese porta con sé conseguenze inaspettate legate al fenomeno
dei flussi migratori.
Genova, a seguito dell’alto numero di anziani che necessita di assistenza domiciliare, è meta di un
importante flusso migratorio di donne provenienti da aree svantaggiate e da paesi in difficoltà. Una delle
migrazioni più significative è quella latino-americana che vede un gran numero di donne lasciare il proprio
paese in cerca di un’occasione per poter costruire un futuro per sé e per i propri figli. Questa occasione
è rappresentata dalla possibilità di lavorare come badanti sul nostro territorio.
Quando questa occasione si realizza spesso prendono il via i ricongiungimenti famigliari e le madri latino-
americane accolgono i loro figli in Italia per garantirgli un futuro e per poter vivere di nuovo insieme.
La fragilità di tali progetti è legata alla precarietà della relazione con gli anziani assistiti, spesso dopo
un lungo periodo di collaborazione le badanti perdono il lavoro semplicemente perché la persona che
avevano assistito fino a quel momento muore o passa in strutture di residenza.
Centro LeonardoCristina Potente
psicologa
Adriano Serioeducatore professionale
genovadagli anziani agli adolescenti
Salute e benessere 49
I ragazzi si trovano pertanto a vivere una situazione assai
complessa nella quale diviene difficile ipotizzare un futuro
possibile e un percorso di studi realmente sostenibile a seguito
delle inevitabili difficoltà economiche del nucleo. Questi ragazzi
rappresentano una realtà sociale importante sul territorio
genovese ai quali è difficile dare risposte adeguate e opportunità
di lavoro o di formazione, ma rappresentano solo una parte di
quella popolazione giovanile che non trova opportunità nel
mondo del lavoro.
Occorre infatti tenere conto che proprio a seguito delle caratte-
ristiche della popolazione genovese , la distribuzione delle
risorse impiegate dai Servizi Sociali è evidentemente orientata
a rispondere ai bisogni delle fasce più numerose di popolazione
che sono da individuarsi nell’area anziani e adulti.
Come illustrato dal grafico, le risorse destinate a servizi che si rivolgano ai ragazzi in età adolescenziale rappresenta il 25% della quota destinata ai minori che ammonta al solo 35% delle risorse totali stanziate dal Comune.
Utenti Servizi Sociali per fascia d’età - 2005/2006
L’offerta di servizi mirati, rivolta agli adolescenti rimane
contratta a seguito della mancanza di risorse e rappresenta un
problema reale sul territorio cittadino. L’offerta istituzionale non
è rispondente ai bisogni dei ragazzi e spesso le operatrici delle
diverse ATS (Ambito Territoriale Sociale) non hanno le risorse
sufficienti per attivare progetti realmente significativi. Si evidenzia
inoltre come la progettazione e l’offerta dei servizi sociali nell’area
minori tenda a privilegiare servizi rivolti alla “prevenzione al
disagio” orientandosi prevalentemente a rispondere ai bisogni e
alle difficoltà di minori della prima infanzia.
L’utenzaI nuclei famigliari che si rivolgono ai servizi consultoriali sono
spesso realtà multiproblematiche all’interno delle quali non vi
sono le risorse economiche o culturali per far fronte all’inevitabile
crisi che l’adolescenza porta in sé. Se a questo fisiologico
elemento di crescita si vanno a sommare fattori quali:
disagio socio-economico, mancanza di rete informale, isolamento
e insuccesso scolastico, i ragazzi non trovano altre strade che
quelle fortemente a rischio. Risulta evidente dai dati del Comune
di Genova come gli adolescenti in carico ai Servizi siano il
campione più significativo dell’area ad alta multiproblematicità.
Forniamo di seguito i dati e la leggenda per comprendere cosa si
intende con tale definizione.
Il profilo degli adolescenti: alta multiproblematicità
• sono soprattutto preadolescenti e adolescenti
• sono poco stranieri (20% vs 31%)
• sono i più noti all’autorità giudiziaria: circa un ragazzino su due
ha un provvedimento dell’autorità giudiziaria e il 27% è affidato
al servizio sociale il 19% vive al di fuori della famiglia d’origine
(in famiglie affidatarie o adottive o in strutture residenziali)
Conclusioni: uno sguardo al futuroA questi elementi di contesto va unita l’elevata complessità di
progettazione e realizzazione di percorsi di crescita rivolti ai
ragazzi in età adolescenziale.In una realtà come quella italiana
con livelli di natalità sempre più in dimunizione gli adolescenti
dovrebbero rappresentare la nostra futura forza lavoro e proprio
in relazione alla loro formazione professionale andrebbero attivati
percorsi di sviluppo e crescita, capaci di orientare e di formare la
futura classe lavorativa del nostro paese.
Salute e benessere50
L a fava, botanicamente chiamata vicia faba, è un legume
antichissimo: sono state ritrovate fave secche in tombe
egizie, nelle palafitte e nei villaggi del neolitico. Dunque oltre
cinquemila anni fa, le classi più povere si nutrivano abbondan-
temente di fave e fino a non molti anni fa le fave secche erano
simbolo di una mensa povera e considerate cibo da plebei. Nella
cucina di oggi le fave cotte sono cadute in disuso e pertanto sono
considerate una curiosità e quasi una ghiottoneria.
Nell’antica Grecia si riteneva che Cerere avesse donato a una
città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi tranne quelli delle fave,
cui erano legate varie superstizioni: come i suoi concittadini
anche Pitagora (che pur sembra fosse vegetariano) riteneva per
esempio che dentro ai semi si celassero le anime dei defunti.
Nell’antica Roma la dea Flora, protettrice della natura che
germoglia, veniva festeggiata con una cascata di fave: i romani
le gettavano infatti sulla folla in segno di buon augurio. Ma a
festeggiamenti conclusi questo legume tornava a essere ritenuto
impuro: il sacerdote di Giove non poteva toccarle, mentre al
Pontefice Massimo era addirittura vietato nominarle. Si tratta di
piante annuali, forti e vigorose, dal busto eretto e dai fiori gentili
e delicati di candido colore bianco. Da queste graziose infiore-
scenze si svilupperanno poi i baccelli, che avranno lunghezze
variabili fino a raggiungere anche i 30 cm. All’interno dei baccelli
sono collocati un numero variabile di semi di un bel verde
lucente dal sapore gradevole e adatto a essere sgranocchiati
crudi, magari accompagnati da un formaggio dal sapore deciso,
tipo un pecorino sardo o un pecorino toscano.
Valori nutrizionali per 100 grammi di prodotto fresco:
calorie 41proteine 5.20carboidrati 4.50grassi 0.40Fibra 5vitamine b2,b3, b1, A,c.
Minerali (in mg su 100 g di prodotto): fosforo 93 mg, potassio 200 g, magnesio 38 mg.
Alle fave è legato però il problema del favismo: un difetto di
tipo congenito, legato a un enzima (glucosio-6-fosfato-deidro-
LE FavE TradizioneItaliana
Francesca Marrara
FAVE IN VERDERegione Sardegna (x 6 persone)
ingredienti:
500 gr. di favette fresche, 2 spicchi di aglio,
8 foglie di menta, 1 ciuffo di prezzemolo,
peperoncino a piacere, 1 lt.di acqua, sale q.b.,
50 gr.di olio
Tritare la menta, il prezzemolo, olio, aglio e
peperoncino, a parte bollire l’acqua e unire le
favette per cuocerle, a fine cottura unire la salsa
verde. E’ un ottimo contorno per carni arrosto.
Per ottenere un condimento più ricco si può
aggiungere alla salsa 50 gr. di salsiccia soffritta
per 4 minuti.
FAVE AL GUANCIALERegione Lazio (x 4 persone)
ingredienti:
1 cipolla, 200 gr. di guanciale, 50 gr. di olio 3 Kg.
di fave, 100 gr. di vino, 100 gr. di acqua
Tritare 1 cipolla, aggiungere 200 gr. di guanciale a
dadini e 50 gr. di olio per 3 minuti, unire 3 Kg. di
fave sgusciate, 100 gr. di vino e 100 gr. di acqua
per 15 minuti, qualora si asciuga aggiungere un
po’ di acqua. Servire con pane tostato e peperoncinio
tritato. E’ un ottimo contorno a uova e carni.
SUGO ALLE FAVEPiatto Romano
ingredienti:
350 gr. di fave fresche sgusciate, 200 gr. di
ricotta, 2 cipolle, 1 cucchiaio di prezzemolo
tritato, olio, 50 gr. di pecorino, pepe e sale q.b.,
300 gr. di acqua
Tritare le fave con le cipolle e soffriggere, mettere
il tutto nell’acqua e aggiungere il prezzemolo
e il sale, a cottura ultimata unire la ricotta e
mescolare per amalgamare bene, condire la
pasta (conchiglioni, pipe o ditaloni) mescolando e
spolverizzare con pepe bianco e pecorino.
genasi), molto importante per la vita dei globuli rossi. Se manca questo enzima
purtroppo si manifesta una improvvisa distruzione dei globuli rossi (emolisi)
con conseguente comparsa di anemia emolitica con ittero.
Se il soggetto dunque mangia le fave o ad esempio dei farmaci (sulfamidici,
salicilici, chinidina, menadione, ecc) scatenano la reazione anemica improvvisa,
che si manifesta dopo 12-48 ore.
r
ricettea cura diFrancesca Marrara
Salute e benessere52
A ci Castello (CT) – Promossa dalla Società
Italiana dell Ipertensione Arteriosa (SIIA), il cui
Presidente è il Prof. Alberto Morganti, si è svolta
nella giornata del 16 Maggio 2010, la IV giornata
Mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa, che
ha visto impegnate non solo due Associazioni di
Volontari: la “Fratres” e la “Misericordia”, entrambe
presenti nell’hinterland catanese, ma anche due
medici: il Dott. Toscano ed il Dott. Musumeci.
Fra gli obiettivi raggiunti nell’arco di questa giornata,
non vi è stato solo quello di misurare la pressione
arteriosa ( obiettivo raggiunto, visti i 200 controlli
effettuati ) ma, sono stati sottoposti ad adeguati
controlli anche il peso, la statura ed il girovita,
attività tutte seguite dai Volontari, che allo stesso
tempo provvedevano alla distribuzione di materiale
informativo; dall'elaborazione della pagella dei
rischi all'indicazione dei comportamenti di vita da
seguire per prevenire l'ipertensione arteriosa.
che cosa è l’ipertensione Arteriosa?L’ipertensione è una malattia dal significativo
risvolto sociale vista la diffusione. La sua definizione
si basa arbitrariamente sui valori misurati e definiti
di Pressione Arteriosa del nostro organismo,
quest’ultima è la pressione del sangue esercitata
dal cuore sulla parete delle arterie durante le fasi
di attività cardiaca, rappresentate dalla contrazione
del ventricolo sinistro (sistole) e dal suo rilassamento
(diastole). Si parla di ipertensione arteriosa quando
si riscontra un aumento anormale della pressione
arteriosa. Pertanto il cuore dovrà faticare di più
per spingere il sangue in circolo e, a lungo andare,
questo stato porta al danneggiamento dei vasi
arteriosi, a cominciare dalle arteriole più piccole,
soprattutto dei reni e degli occhi. Partendo dal
presupposto che la pressione aumenta con l’età,
subisce variazioni durante la giornata, durante uno
sforzo o un’emozione, è importante comunque
definire un limite tra “normale” e “patologico”.
Questa malattia è stata definita recentemente un
“KILLER SILENZIOSO”, proprio per la scarsità
di sintomi premonitori, diremmo quasi del tutto
insufficienti. Secondo delle statistiche un iperteso
su quattro infatti non sa di esserlo, e fra quelli che
ne sono realmente a conoscenza solo la metà si
cura. Nel complesso, possiamo dire che solo un
iperteso su cinque è efficacemente protetto e gli
altri rischiano quindi di incorrere in gravi malattie
cardiovascolari (ictus cerebrale, infarto miocardico)
vi giornata mondialecontro l’iPertensionearteriosa Aci Cas tel lo
Vera Catalano
Salute e benessere 53
e renali (insufficienza renale con necessità di
ricorso alla dialisi).
Sensibilizzare ed informare sono stati i due punti
cardini di questo progetto promosso in tutto il
mondo dalla World Hypertension League.
E’ per questo motivo che a partire dal 15 Maggio,
in 150 piazze d’Italia , sono state allestite delle
postazioni per offrire alla popolazione l’opportunità
di un controllo gratuito; ma non solo, la stessa
opportunità è stata offerta all’interno di numerosi
Centri Ospedalieri per l’Ipertensione Arteriosa,
e nelle migliaia di Farmacie che hanno deciso
di aderire all’iniziativa, grazie al supporto della
FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani) e
di Federfarma (Federazione Nazionale Titolari
Farmacia Italiani). Iniziative come queste sono
davvero fondamentali, proprio per divulgare
quanto più possibile i principi basilari della sana
ed equilibrata alimentazione che possono aiutare
a prevenire l’ipertensione arteriosa fin dalla più
giovane età. Ricordiamo infatti che oggigiorno,
l’Ipertensione arteriosa sta riguardando strati di
popolazione sempre più ampi, fra i quali i bambini.
Una maggiore consapevolezza del funzionamento
del proprio corpo e l’adozione di un corretto stile di
vita possono aiutare tutti a vivere meglio!
perché non iniziare??Giornata Mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa,
promossa in tutto il mondo dalla World Hypertension
League. Il tema centrale di quest’anno è la lotta
all’obesità strettamente legata all’ipertensione
(I.A.) e che riguarda strati di popolazione
molto ampi, tra i quali sempre di più i bambini.
La Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa
(SIIA) promuove sul territorio nazionale iniziative
di informazione e sensibilizzazione dei cittadini sul
tema dell’ipertensione arteriosa e delle malattie
ad essa correlate. E’, infatti, sorprendente come
la percezione della pericolosità dell’I.A., sia, per
la scarsità di sintomi premonitori, del tutto insuffi-
ciente: un iperteso su quattro infatti non sa di
esserlo, di quelli che ne sono a conoscenza solo la
metà si cura e di questi solo la metà lo fa in maniera
efficace. Nel complesso, solo un iperteso su cinque
è efficacemente protetto e gli altri rischiano quindi
di incorrere in gravi malattie cardiovascolari (ictus
cerebrale, infarto miocardico) e renali (insuffi-
cienza renale con necessità di ricorso alla dialisi).
E’ per questo motivo che iniziative come quella
del 17 maggio 2010 sono importanti occasioni per
divulgare quanto più possibile i principi basilari della
sana ed equilibrata alimentazione che possono
aiutare a prevenire l’ipertensione arteriosa fin dalla
più giovane età. Una maggiore consapevolezza del
funzionamento del proprio corpo e l’adozione di un
corretto stile di vita possono aiutare tutti a vivere
in salute e consentire inoltre un notevole risparmio
delle spese sanitarie.
In questa occasione, sarà possibile effettuare
gratuitamente degli esami per verificare la presenza
di situazioni da ricondurre all’ipertensione: sarà
rilevata la pressione arteriosa, la lunghezza
del girovita e l’indice di massa corporea.
Lotta all’obesità dunque perché chi è in soprappeso
tende a sviluppare l’ipertensione.
la croce rossa scenderà in 150 piazze il 15 e il 16 maggio per informare e sensibilizzare i cittadinisu questa patologia. la prevenzione prima di tutto. A tal fine l’ideale è seguire una dieta sana e un costante esercizio fisico.
Sport e Spettacolo54
I l popolare comico toscano, amatissimo in tutto il mondo, nasce
il 27 ottobre 1952 a Misericordia, in provincia di Arezzo. Ancora
molto piccolo si stabilisce con la famiglia a Vergaio, nel Pratese,
paesino non lontano da quello natale. Personalità aperta e dall'allegria
contagiosa, Roberto Benigni sente molto presto l'esigenza di fare
nuove esperienze, di viaggiare e di vedere il mondo; soprattutto sente
il desiderio di mettersi in mostra e far ridere le persone, cosa che gli dà
un gusto inebriante. Il passo dalle "rappresentazioni" private a quelle
pubbliche è breve. Il successo immediato e crescente dello spettacolo
lo porta in tournée per l'Italia. Il monologo viene
ripreso e rielaborato da Bertolucci nel 1977 e
trasposto sullo schermo nel film "Berlinguer ti
voglio bene". Questa pellicola oggi come oggi
è divenuta un vero e proprio cult, a causa
soprattutto delle traversie che l'hanno segnata
e che hanno elevato Benigni a personaggio
scomodo e ribelle (immagine che nel tempo
andrà edulcorandosi). Alcune scene forti del
film spingono alcuni censori dell'epoca - quelli
dell'Italia democristiana - a stigmatizzare la
pellicola, impedendone la diffusione nelle sale.
D'altro canto anche la critica specializzata non
si schiera in modo chiaro dalla parte di Benigni che viene lasciato
senza un sostanziale supporto morale. Da questo momento Roberto
Benigni diventa un personaggio di nicchia, un folletto capace di
ribaltare le regole e di provocare deliziosi choc ovunque compaia. Nel
1980 presenta il Festival di Sanremo e partecipa al film di Arbore "Il
Papocchio", seguito l'anno dopo da "Il Minestrone" di Sergio Citti. Nel
1983 comincia a prendere in mano anche la parte registica delle sue
produzioni: esce "Tu mi turbi" un titolo che apre la strada al grande
successo popolare di "Non ci resta che piangere", interpretato in
coppia con Massimo Troisi e che offre una serie di gag e tormentoni
che hanno la forza di entrare nel linguaggio comune rimanendo ancora
oggi immortali. Durante le riprese di "Tu mi turbi" conosce l'attrice
cesenate Nicoletta Braschi: diventerà sua moglie il 26 dicembre
1991, momento dal quale l'attrice comparirà in tutti i film diretti da
Benigni. Nel 1988 Benigni manda in tilt i botteghini italiani con il film
"Il piccolo diavolo" al fianco di un mostro sacro come Walter Matthau.
L'anno dopo partecipa all'ultimo film di Federico Fellini "La voce della
Luna" e accetta con entusiasmo il ruolo di voce recitante nella fiaba
musicale di Sergej Prokofiev "Pierino e il lupo", accompagnato dalla
European Chamber Orchestra diretta dal maestro Claudio Abbado.
E' il 1990. L'anno seguente esce sugli schermi "Johnny Stecchino" e
firma un record di incassi per il cinema italiano: la gente fa la fila ai
botteghini e ovunque si accontenta di vederlo in piedi pur di entrare in
sala. Nel 1993 interpreta il figlio segreto dell'ispettore Clouseau ne "Il
figlio della Pantera Rosa", una commedia di un maestro del genere,
quel Blake Edwards sempre additato come esempio di comicità
intelligente. Nel 1998 arriva la vera e propria consacrazione interna-
zionale con l'acclamatissimo (ma anche da più parti contestato): "La
vita è bella". La pellicola suscita un vero e proprio vespaio a causa
dell'argomento trattato, quello della deportazione degli ebrei durante
la seconda guerra mondiale. L'ottica scelta non è quella "banalmente"
drammatica: la sceneggiatura utilizza un'inedita miscela di tragicomico,
il che in realtà non fa che aumentare in diversi punti la commozione
per lo scempio che l'immensa tragedia ha comportato. Critiche
e disquisizioni di lana caprina a parte, il film trionfa nell'edizione
degli Oscar del 1999, vincendo la statuetta non solo nella categoria
"miglior film straniero" ma anche come "miglior attore protagonista".
Memorabile l'esplosione di gioia di Roberto Benigni all'annuncio
del suo nome da parte di Sophia Loren, una scena che rimarrà
sicuramente negli annali delle cronache (il comico toscano balzò
addirittura sui braccioli delle sedie della sala in cui erano convenuti
tutti i divi di Hollywood). Fra gli altri riconoscimenti "La vita è bella"
raccoglie anche il Gran Premio della Giuria al 51° Festival di Cannes,
oltre a quello indiretto degli oltre 16 milioni di
persone che si sintonizzarono su Rai Uno per
seguirne la prima trasmissione in tv, stabilendo
un record d'ascolti difficilmente superabile. Dopo
questo exploit la fatica successiva è all'insegna
del divertimento e della leggerezza. Nel mese di
agosto 2001 inizia la lavorazione di "Pinocchio",
film uscito nelle sale nel 2002, scritto, diretto e
prodotto dallo stesso Benigni, e che ha il record
di essere il film in assoluto più costoso della
storia del cinema italiano Il suo ultimo film è del
2005, si intitola "La tigre e la neve", ancora una
volta campione di incassi. Il film ripropone, con il
metodo già de "La vita è bella", vicende di un altro tragico contesto,
la guerra in Iraq. Nel film con Roberto Benigni e Nicoletta Braschi,
appaiono Jean Reno e Tom Waits. Un rapporto particolare lega da
sempre l'attore toscano con la Divina Commedia di Dante: sovente
Benigni tiene letture sull'argomento in università e piazze italiane, ed
è molto apprezzato per le sue recitazioni - rigorosamente a memoria
- di interi canti del poema. Dal 2006 porta in giro per l'Italia le sue
letture dantesche in un tour chiamato "Tutto Dante", poi riadattato
per la tv e infine approdato in alcune carceri italiane durante il 2007.
Fra i numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, vanta il ricevimento
del premio Oscar per il film La vita è bella (1997), come attore
protagonista, e la candidatura al Premio Nobel per la letteratura 2007
(principalmente per l'impegno profuso in favore della diffusione della
Divina Commedia di Dante Alighieri). Noto e popolare monologhista
teatrale, dalla comicità ironica e dissacrante, è diventato personaggio
pubblico tra i più noti in Italia e nel mondo. Le sue apparizioni televisive
mettono in scena un carattere gioioso e irruente, facendo leva sulla
sovversione del clima dei programmi di cui è ospite. Spesso è stato
oggetto di polemiche intentate dalla classe politica, specie di centro-
destra, per la sua satira tagliente, che ha solitamente come bersaglio
esponenti politici di rilievo.
Elisa Barresi
robertobenigni
Sport, Moda e Spettacolo 55
L unga e ben salda è la tradizione musicale europea
che, nell’arco dei secoli, è stata soggetta a
continui mutamenti ed innovazioni. Dopo l’anno Mille,
in particolare, si è assistito al passaggio dal canto
gregoriano, incentrato sulla monodia ovvero sulla
presenza di un’unica linea melodica, alla polifonia.
Questa nuova tecnica, basata sul contrappunto
(scrittura in più parti che si adattano nota contro
nota), prevedeva che alla melodia originale si sovrap-
ponesse una nuova linea melodica, la quale procedeva
in maniera parallela alla prima. Rapido e sempre più
proficuo si rivela lo sviluppo della polifonia soprattutto
all’interno delle scuole delle grandi cattedrali, prima
tra tutte, Notre-Dame a Parigi. Questa nuova tecnica
rivela quanto fosse forte il desiderio dell’uomo di
mettersi alla prova e di perfezionare un gusto musicale
sempre più ricercato e sofisticato. Il Cinquecento
si è rivelato il secolo che per eccellenza ha visto lo
svilupparsi e il diffondersi del genere polifonico.
Si parla in questo periodo di «musica reservata» in
contrapposizione alla musica «communa» ovvero una
musica concepita destinata ad una ristretta cerchia di
fruitori, ascoltatori educati e scelti. Con il passare dei
secoli e con la nascita di nuovi strumenti musicali il cui
utilizzo si diffonde rapidamente, il genere polifonico
inizia a perdere il suo prestigio. Nonostante ciò, è
rimasto fortemente radicato nell’uomo il desiderio di
armonizzare con il canto i propri sentimenti. Come
in altre regioni, anche in Sicilia molti cori, uniti dalla
passione per il canto hanno costituito un’associazione
regionale, l’A.R.S. Cori (Associazione Regionale Cori
Siciliani) che è direttamente legata all’associazione
nazionale Feniarco (Federazione Nazionale delle
Associazioni Corali Regionali). L’obiettivo di entrambe
è quello di vedere la musica quale «collante tra passato
e presente» e nel coro «lo strumento mediante il quale
unire generazioni diverse che cantando ritrovano il
piacere di stare insieme». E’ tra queste corali che
si cimenta, con passione e dedizione, la Corale
Polifonica “Luca Marenzio” di Paternò (provincia di
Catania). Nata a Ragalna nel 1989, sotto la direzione
del M° Sebastiano Cavallaro, la corale è attualmente
composta da circa trenta elementi. E’ un complesso
a voci miste che si dedica allo studio ed alla pubblica
esecuzione di polifonia sacra, profana e rinasci-
mentale per coro a cappella e concertante, senza
tuttavia tralasciare il repertorio popolare e tradizionale
siciliano. Nel 1992, al gruppo iniziale si è aggiunta
la Schola Cantorum “S.Antonio Abate” di Paternò,
diretta dallo stesso Maestro. Riscuotendo successi e
vasti consensi di pubblico, la corale ha preso parte
a molte manifestazioni tra cui sono da ricordare: la
celebrazione giubilare nel 900° della Rifondazione
della Diocesi di Catania; vari Pontificali in onore di
S.Barbara (Patrona di Paternò) e in onore di Maria SS.
della Consolazione; Concerti di Natale, Concerti della
Passione, Concerti di Pasqua e il 25° anniversario
della presenza dell’opera S. Luigi Orione a Paternò.
Fortemente inserita nel contesto delle tradizioni locali,
accompagna da parecchi anni la solenne processione
del Venerdì Santo con l’esecuzione dei canti della
passione e del tradizionale canto dello Stabat Mater,
elaborato dal M° Cavallaro su musica del paternese M°
Motta. Proponendo lo stesso brano, ha recentemente
partecipato al VII Concerto Nazionale di Musica Sacra
di Alessandria della Rocca (Ag), vincendo il premio
“Italia delle Culture”, distinguendosi, per sensibilità di
esecuzione, tra parecchie corali provenienti da tutto il
territorio nazionale. Lo scorso 30 dicembre ha inoltre
festeggiato il suo ventesimo anniversario di attività con
un concerto tenutosi presso il Santuario Maria SS.
della Consolazione in Paternò. Il messaggio che questa
corale ha voluto trasmettere, proprio in occasione del
suo anniversario, è incentrato sull’importanza che deve
essere riconosciuta al connubio musica-tradizione.
«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande
anima della nostra terra. La responsabilità maggiore
di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti
perché soltanto nella musica e nel canto noi siciliani
sappiamo stemperare il nostro vero sentimento.
Ricordatelo!» (Francesco Paolo Frontini, Catania
6 agosto 1860 - 6 luglio 1939, compositore,
musicologo e direttore d'orchestra siciliano)
SiciliAiSolA di MuSicApolifonia: arte immortale
Sara Cavallaro
Sport, Moda e Spettacolo56
MondiAli 2010 Sud AFricA:per la prima volta il campionato mondiale di calcio sbarca in Africa.
La diciannovesima edizione del campionato mondiale
di calcio FIFA dunque si giocherà in Sud Africa; dopo
i Mondiali 2006 in Germania, trionfali per i colori italiani,
il Mondiale torna fuori dal Vecchio Continente. L’Africa e
in particolare il Sud Africa proveranno, attraverso questa
manifestazione, a farsi scoprire e conoscere dal mondo
intero. I Mondiali 2010 del Sud Africa si giocheranno
dall’11 Giugno 2010 all’11 Luglio 2010, giorno della
finale di Johannesburg (la capitale del Sud Africa). Il Sud
Africa è l’unica squadra qualificata di diritto ai Mondiali
2010, le altre partecipanti dovranno vincere le qualifi-
cazioni. E’ la prima volta che questa manifestazione è
ospitata da un paese africano. La decisione è giunta
dopo che la FIFA aveva stabilito di assegnare l’evento,
a partire dall’edizione del 2010, a rotazione tra le varie
confederazioni (politica che è stata poi abbandonata
nel mese di ottobre 2007, una volta scelto il Brasile
come nazione organizzatrice del campionato mondiale
del 2014) e a seguito del fatto che il primo continente
selezionato il 7 luglio 2001 era stato proprio l’Africa.
Dopo trentadue anni (l’ultima volta fu nel 1978 in
Argentina) il campionato mondiale di calcio si giocherà
dunque nell’emisfero australe e quindi in inverno
(secondo le medie climatiche di Johannesburg, la finale
dovrebbe disputarsi a una temperatura compresa tra i
16 °C e i 4 °C). Fin dal momento di tale assegnazione
però sono sorti molti dubbi riguardo l’effettiva capacità
del Sudafrica (o di qualunque altro stato africano) di
organizzare una manifestazione di tale portata, dubbi
che sono stati in seguito acuiti dalla lentezza con la
quale hanno proceduto i lavori di costruzione degli
stadi. Inoltre negli ultimi tempi in Sudafrica è sorto un
altro grave problema che potrebbe mettere in pericolo
l’organizzazione stessa della Coppa del Mondo e cioè
l’esplosione della violenze xenofobe in tutta la nazione.
In merito a tutta la questione, il presidente della
FIFA Joseph Blatter si è detto nonostante tutto molto
fiducioso anche se ha di converso dichiarato che se,
per motivi estremamente gravi, le tempistiche stabilite
non venissero rispettate (o in qualunque altro caso di
emergenza), sarebbe la Germania la prima scelta per
ospitare l’evento. Vi sarebbero anche altre nazioni in
regola per poter ospitare eventualmente il torneo, tra le
quali gli Stati Uniti d’America, il Messico, l’Inghilterra ,
il Giappone, la Spagna e l’Australia, ma considerando
il poco tempo che potrebbe rimanere per affidare la
competizione a una nuova nazione, sembra proprio che
l’ipotesi più accreditata nel caso di forfait del Sudafrica
sia un “Germania-bis 2010” proprio perché la Germania
è l’unica nazione che potrebbe risolvere per prima il
problema grazie all’esperienza e alle infrastrutture
nuovissime dell’edizione del 2006 (considerato dallo
stesso Blatter come il migliore campionato mondiale
mai organizzato). In ogni caso, Blatter ha fatto altresì
capire in una sua dichiarazione del 15 settembre 2008
che questa possibilità è estremamente remota. Il 26
settembre 2008 il neo-presidente della Repubblica
sudafricana Kgalema Motlanthe ha nuovamente
rassicurato la FIFA ribadendo il pieno sostegno politico
e governativo alla manifestazione.
La mascotte ufficiale dell’evento è stata svelata il
22 settembre 2008: il suo nome è Zakumi ed è un
leopardo dai capelli verdi. Il nome è composto dai suoni
“Za”, acronimo per “Sudafrica” in afrikaans, e “Kumi”,
che significa “dieci” in vari dialetti locali.
Gli italiani che questo sport lo hanno nel sangue,
credono negli azzurri e nella loro possibile vittoria. Per
ora si procede lentamente alla formazione della rosa dei
candidati e nel frattempo la notizia che fa più discutere
è la sostituzione di Lippi alla fine del mondiale. Il futuro
della nazionale italiana potrebbe essere di Cesare
Prandeli. Sarebbe lui il candidato numero uno alla
sostituzione di Marcello Lippi, intenzionato a passare
la mano dopo i mondiali. Prandelli sarebbe largamente
favorito su Carlo Ancelotti, il primo ad essere interpellato
dalla federcalcio. L’ex allenatore del Milan ha ringraziato
e declinato, preferendo continuare il proficuo lavoro al
Chelsea. E Lippi? Deluso dai fischi piovuti a più riprese
negli stadi italiani durante le qualificazioni, scosso per
le velate polemiche dovute ad una vicinanza, neanche
troppo mascherata, alla casa juventina (l’acquisto di
Candreva sarebbe stato caldeggiato proprio dal Ct è
pronto al ritorno in bianconero, stavolta con un ruolo
di direttore tecnico. Tra polemiche dovute alle grandi
esclusioni e alle scelte del Ct, cresce l’attesa di poter
rivivere l’emozione indimenticabile che ha fatto tremare
e sobbalzare l’Italia solo pochi anni fa.
mondiali 2010s u d a f r i c a
Elisa Barresi
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