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Ambra (Descriptio hiemis), «Tradizione. Biblioteca di studi e testi rinascimentali» by Lorenzode' Medici; R. BessiReview by: Edoardo FumagalliAevum, Anno 60, Fasc. 3 (settembre-dicembre 1986), pp. 613-614Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858115 .
Accessed: 14/06/2014 13:34
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RECENSIONI
Lorenzo de* Medici, Ambra (Descriptio hiemis),
Introduzione, testo e commento a cura di R. Bes
si, ?Tradizione. Biblioteca di studi e testi rina
scimentali?, Sansoni, Firenze 1986. Un volume
di pp. 130.
Rossella Bessi rielabora qui alcuni suoi contri
buti apparsi di recente intorno all'Ambra lauren
ziana: Nota a Lorenzo, ?Ambra?, 12 5-5, ?In
terpres?, 4 (1981-1982), pp. 422-424; Rtflessioni sul problema ecdotico dell'?Ambra? laurenziana: i co
dici laurenziani Pluteo XLI25 e Acquisti e Doni 264, in La critica del testo. Problemi di metodo ed
esperienze di lavoro, ?Atti del Convegno di Lecce, 22-26 ottobre 1984?, pp. 492-503; L'?Ambra?di
Lorenzo, ?Interpres?, 5 (1983-1984), pp. 70-110.
Quest'ultimo articolo, in particolare, e stato mas
sicciamente utilizzato, tanto che P Introduzione del
volumetto di cui diamo notizia ne e in sostanza una
riscrittura. Bastano questi pochi dati per testimo
niare l'impegno che da alcuni anni la studiosa de
dica aXY?Ambra?> cioe a un poemetto che, pur non
essendo certo fra le cose piu alte uscite dalla penna del Magnifico, presenta perd problemi cosi nume
rosi e cosi van, da scoraggiare fin qui un tentativo
serio di edizione critica. Le difficolta nascono su
bito: il titolo, Ambra, e apocrifo, e risale dXYedito
princeps curata nel 1791 da William Roscoe; Pal
teraativa Descriptio hiemis, esibita da tre codici (cui se ne deve aggiungere un quarto, il Palatino 208
della Nazionale di Firenze, che reca il volgarizza mento Deschritione del verno), ?a rigore, ben si
adatta solo alle prime 22 ottave del poemetto? (Bes
si, L'?Ambra?..., cit., pp. 70-71); un notevole scol
lamento tematico fra le prime 22 ottave e le suc
cessive 26; la circostanza, tuttavia, che le due parti
dell'opera sono congiunte Puna alPaltra da un av
verbio di tempo in 23,1 (?In guisa alhora di picco la isoletta?), il quale certo e un chiaro segno della
volonta delPautore di legare il mito eziologico del
la ninfa Ambra inseguita dal dio fluviale Ombrone
alia descrizione che lo precede; le incertezze sulla
cronologia; le difficolta relative alia costituzione del
testo, accentuate dal sospetto della possibile pre
senza, nella tradizione manoscritta, di varianti at
tribuibili a Lorenzo stesso; la vastita delle fonti
utilizzate o di cui, comunque, si pud cogliere un'e
co, forse anche indiretta.
C'e sicuramente ancora dell'altro, ma quanto si e detto basta a dare l'idea della complessita dei pro blemi che Rossella Bessi ha dovuto affrontare, e
che ha risolto con rammirevole conoscenza del mon
do laurenziano e con il sagace equilibrio che gia avevano dato prove convincenti, per esempio, con
l'edizione della Nencia da Barberino. Esaminiamo
brevemente i criteri seguiti e i risultati raggiunti. Per quanto riguarda la questione piu propriamen
te ecdotica, la studiosa si e trovata di fronte a un
garbuglio inestricabile, per cui, come si dimostra
alle pp. 46-61, ?i dati risultanti dalla collazione non
consentono di approdare a una classificazione cer
ta e generale? (p. 46); neU'impossibilita di seguire un metodo rigorosamente lachmanniano, ella si e
risolta a ripiegare sui soli criteri sicuri: ?adozione
di un testo-base cui far riferimento, come di con
sueto, per l'assetto grafico e formale; ricorso al iu
dicium nella scelta delle varianti attestate in tra
dizione, e, dunque, accoglimento di tutte quelle le
zioni che, a vario titolo, siano dimostrate poziori
rispetto a quelle del testo-base; opzione per le le
zioni del testo-base nei casi di adiaforia assoluta;
apparato non selettivo e alleggerito delle sole va
rianti grafiche e formali? (p. 61). Anche il problema della datazione non pud esse
re risolto con precisione in base agli elementi di cui
oggi disponiamo; le ricerche di E. P. Foster, A stu
dy of Lorenzo de' Medici's Villa at Poggio a Caia
no, New York-London 1978, integrate dall'articolo
di F. W. Kent, Lorenzo de' Medici's acquisition
of Poggio a Caiano and an early reference to his architectural expertise, ?Journal of the Warburg and Courtauld Institutes)), 42 (1979), pp. 250-257, hanno bensi sconvolto le idee tradizionali, che ve
devano nel 1486 il terminus post quern, mentre ora, come la Bessi ricorda alle pp. 29-33, il 4 novembre
1485, data della dedica dell'Ambra polizianea dal
la quale risulta compiuto quel lavoro di conteni mento degli straripamenti deH'Ombrone che offrono
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la materia al poemetto laurenziano, deve essere in
terpretato senza dubbio come terminus ante quern: le ottave sono dunque state composte tra il 1474, data di acquisto della tenuta della villa Ambra da
parte di Lorenzo, e la fine del 1485. Come si vede, i margini sono ancora molto larghi, ma il testo non
offre altri appigli per risolvere la questione. In compenso, esso offre problemi di un certo peso
riguardo allo stato stesso delPopera e ai rapporti fra le sue parti. Di fronte a una situazione caratte
rizzata da scarso rigore compositivo e dalPassenza di un finale convincente, la Bessi ha tutte le ragioni
quando prospetta, in alternativa a quella contra
ria, anche l'ipotesi che il poemetto sia composto di due tronconi, entrambi a uno stadio non ancora
definitivo, messi Puno di seguito alPaltro con un
espediente che, irreprensibile sotto il profilo gram
maticale, non riesce a occultare del tutto le diffe renze di ciascuna delle parti. Alle osservazioni della
studiosa che si leggono alle pp. 25-29 se ne pud ag
giungere un'altra, riguardante Paspetto metrico
stilistico. Nella prima parte, in 22 ottave compare tre volte la rima sdrucciola (12, 7-8 rigida: infrigi
da; 15, 7-8 argine: margine; 18,7-8 spumano: fu
mano), mentre questo fenomeno, cosi tipico della
poesia di quegli anni, e totalmente assente dalle 26
stanze successive. Non so come interpretare questo dato di fatto, la cui casualita non mi pare probabi
le; mentre in altri resti coevi la spiegazione di casi
analoghi e data dall'adeguarsi dello stile alia mate
ria trattata, qui la soluzione sembra da ricercarsi
altrove: incapace di sciogliere Penigma, mi accon
tento di averlo segnalato. Si e parlato finora di questioni tecniche relative
alia costituzione del testo, alia sua struttura e alia sua datazione; ma uno dei meriti piu grandi delPe
dizione sta nelPapparato di fonti che, a guisa di
commento, accompagna i versi (purtroppo, certo
per motivi tipografici, Papparato propriamente fi
lologico delle varianti rifiutate e posto in fondo al
volume, con grande pena di chi intende consultar
lo; e un peccato perche, oltre ai servizi consueti,
esso, presentando in una fascia anche le varianti o gli emendamenti introdotti dai precedenti edito
ri, consente allo studioso di controllare non solo
come il teso e stato scritto, ma anche come e stato
letto negli ultimi due secoli). La materia, per sua
natura, non sopporta di essere ridotta in esempi. Basti dunque accennare alia ricchezza di queste note e alia grande abbondanza di prestiti inventariati o
di luoghi paralleli individual: non solo da quegli autori, come Dante e Petrarca, per i quali il lavoro e reso agevole dalle concordanze, ma anche per i
poeti tre-quattrocenteschi per i quali occorre affi
darsi, oltre che alia lettura diretta, alia memoria, e per i classici latini e greci per i quali, a causa della
diversita della lingua, lessici e concordanze offro no un aiuto solo parziale.
Edoardo Fumagalli
Giovanni Santi, La vita e le gesta di Federico di
Montefeltro duca d'Urbino, Poema in terza ri ma (Codice Vat. Ottob. lat. 1305), a cura di L.
Michelini Tocci, ?Studi e Testi?, 305-306, Bi
blioteca Apostolica Vaticana, Citta del Vaticano 1985. Due volumi di complessive pp. XCVIII -
771.
II poema di Giovanni Santi, il padre di Raffael
lo, era gia noto agli studiosi, soprattutto agli stori
ci delParte, che non avevano mancato di prendere in considerazione le parti che piu direttamente ri
guardano le loro ricerche, finche uno di loro, lo
Holtzinger, si risolse a pubblicare il testo integrale in edizione diplomatica (Stuttgart 1893) dall'unico
manoscritto che ce lo conserva. L'impresa era dif
ficile, per i molti problemi non solo di lingua che
l'opera presenta; infatti l'edizione e manchevole, come anche si dimostra a p. LXXXI del primo dei
due volumi di cui stiamo discorrendo. Fra l'altro
bisognava risolvere un problema metodologico, ori
ginate dal fatto che il Santi torno a piu riprese sul
proprio lavoro, lasciando in diver si punti redazio ni diverse di cui l'editore non pub non tener conto; lo Holtzinger, invece, con disinvoltura eccessiva, trascurd la prima stesura, anche se, paradossalmen te, prese in considerazione interventi successivi, del Tinizio del secolo XVI ed estranei alia volonta dell'autore. 11 quale autore, come le successive re
dazioni dimostrano, pur accintosi alPimpresa con
entusiasmo quasi febbrile, certo subito dopo la mor
te del duca Federico sopraggiunta nel 1484, non ne
fu perd mai soddisfatto; e presumibile che la sua
intenzione fosse di offrire un codice di dedica a Gui
dobaldo di Montefeltro, figlio del glorificato, ma
la stessa collocazione attuale del manoscritto in un
fondo della Vaticana che non e quello Urbinate, malinconicamente dimostra che il progetto non andd a buon fine e che la Vita non entro mai a far com
pagnia ai tesori della biblioteca ducale.
Si diceva del tentativo dello storico dell'arte te
desco; perche l'impresa potesse avere delle proba bility di successo, occorreva che l'impegno fosse assunto da uno studioso che alia perizia tecnica unis se una larga conoscenza dei fatti narrati e dei luo
ghi nei quali essi avvennero. Queste caratteristiche si ritrovano in modo precipuo in Luigi Michelini
Tocci, e si capisce che Mario Salmi abbia pensato a lui quando cerco qualcuno da spronare alPim
presa smisurata. I risultati di lunghi anni di lavoro
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